Un cadavere troppo ingombrante

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GIORGIO CASINI

GIORGIO CASINI

UN CADAVERE TROPPO

INGOMBRANTE

Commedia brillante in due atti

                   Personaggi

VIRGINIA DE MAIO

                   SABRINA,  sua madre

                   ALE, garzone

PROFESSOR LO CASTRO

                        SIGNORINA CHECCACCI

                   DOTTOR POPOF

                       

                  

                  

PRIMO ATTO

Soggiorno ingresso in casa dei coniugi De Maio. Ambientazione tipica di un locale deputato all'accoglienza e al disimpegno: quindi poltroncine, divano,tavolino, telefono, vaso con fiori, attaccapanni.

Tre uscite: a destra verso la cucina, la sala pranzo e, forse lo studio del padrone di casa, il signor Giuseppe De Maio, piccolo industriale, a sinistra verso la camera da letto, il bagno, forse una seconda camera per gli ospiti, al centro verso l'esterno.

All'aprirsi del sipario, una musica proviene da qualche parte, forse un vicino con lo stereo troppo alto. Virginia, la signora De Maio, padrona di casa, è distesa sul divano, ancora dorme con indosso gli abiti della sera precedente: niente di particolarmente elegante, visto che intendeva trascorrere in casa la sera, probabilmente da sola. Ha passato la notte sdraiata sul divano, forse senza rendersene conto.

Si agita, rischia di cadere e questo le consente di svegliarsi definitivamente. Può darsi che non ricordi di essersi addormentata sul divano, ora se ne rende conto ed è un po' stupita. Sul tavolino ci sono due bottiglie di spumante vuote e due bicchieri. Fa delle boccacce come chi è disturbato dalle eccessive libagioni della sera prima. Trova un pacchetto di sigarette sul tavolino, ne accende una: nuove boccacce, guarda la sigaretta, il pacchetto…

VIRGINIA. Ma non sono le mie! (Pensa). Come ci sono arrivate? (Ricorda). Dimitri!… o Vassili… come diavolo si chiama… Sarà andato via. Meglio. (Si stira, spegne la sigaretta che proprio non le piace, quindi si dirige verso il bagno. Entra. Si sente un urlo di terrore. Rientra congestionata, con le mani si preme il petto. Sulla porta, rivolta verso l'interno). Dimitri… svegliati! È tardi. Devi andare… Dimitri!… Vassili, come ti chiami!… che razza di nomi!… Petruska, alzati… no, non si chiama Petruska… Ivan… o Igor!… No, no: Dimitri, lo ricordo bene… Dimitri, alzati che è tardi… Se lo spumante ti fa questo effetto, non dovevi berne così tanto!… Non risponde… non si muove… non respira! (Entra. Altro grido. Ritorna affannata). È… è morto… sì, proprio morto… E ora come faccio?… La polizia! (Va al telefono, compone il numero). Centotredici… Pronto polizia… volevo denunciare… mi chiamo… (abbassa di colpo). No, no stiamo calmi… Ci sarà un altro sistema. (Accende una sigaretta, questa volta delle sue. Riflette. Solleva ancora il telefono, compone un numero). Mamma… ci sei, meno male!… Sono Virginia… sto bene… hai ragione: proprio bene no… Mamma, sono in un guaio tremendo… non posso spiegarti per telefono… vieni immediatamente… Più presto che puoi… è un'emergenza… Non posso chiamare i vicini! E poi, non c'è nessuno… Vieni subito, mamma, vola! (Abbassa il telefono. Cerca di sistemare i fiori nel vaso. Si accorge di essersi appena alzata, vorrebbe pettinarsi, cambiarsi d'abito ma per fare questo dovrebbe passare dalla camera del morto. Si aggiusta i capelli con una mano, si stira un po' il vestito. Si fruga. Trova in tasca una scatola di tranquillanti, va in cucina, ritorna con un bicchiere d'acqua, prende la pastiglia. In quel momento suona il campanello. Sobbalza. Va ad aprire. C'è Ale sulla porta, ragazzo robusto e sorridente. Ha una lista in mano. Indossa una blusa con la scritta C.F. entra)

ALE. Casalinghe Felici!

VIRGINIA. Eh?

ALE.Casalinghe Felici. (Mostra la scritta).impresa di pulizie! Non ho mica sbagliato? Lei è la signora De Maio, quinto piano, interno ventiquattro?

VIRGINIA. Sì.

ALE. Forse ho sbagliato giorno? (Consulta la lista che ha in mano). Giovedì. Oggi è giovedì, vero?

VIRGINIA. Sì, certo… ma, ad essere sincera mi ero assolutamente dimenticata. Temo che adesso non sia un buon momento.

ALE. Capisco…

VIRGINIA. Ma ti pagherò… senz'altro…

ALE.Wauuu! Grandioso! Sublime!

VIRGINIA. Vado a prendere il borsellino. (Si avvia verso la camera, si ricorda del morto, torna indietro). Ora che ricordo, il borsellino non l'ho qui… tra poco arriva mia madre. Ti pagherà lei.

ALE. Posso tornare più tardi…

VIRGINIA. No, non occorre. Mia madre arriverà tra pochi minuti. Aspetta.

     Suona il campanello. Virginia apre, c'è la signorina Checcacci.

CHECCACCI. Signora De Maio, sono tornata! Sono appena arrivata!

VIRGINIA. Ha fatto buon viaggio, signorina Checcacci?

CHECCACCI. Meraviglioso! Abbiamo visitato dei posti bellissimi. La nostra associazione va lasciata star4e per questo. (Spiega a Ale). Il Club dei Singles! Siamo tutte persone non sposate, uomini e donne… ma ci vediamo solo per organizzare il tempo libero: facciamo gite, andiamo a teatro, insomma ci divertiamo!

ALE. Benissimo! Sono contento, signora…

CHECCACCI. Signorina, prego.

ALE. Ah, già: il Club dei Singles…

CHECCACCI. Però, pensi quante poche cose sappiamo del mondo in cui viviamo. La Costa Brava: ho sempre creduto che fosse in Svezia, invece non te l'hanno messa in Spagna?.. Avevo riempito la valigia di vestiti pesanti; beh, appena arrivati ho sentito un gran caldo! Ho saputo poi che la Costa Brava si trova sulle coste del Mediterraneo! Ormai c'ero, che dovevo fare? Mi sono comprata dei vestiti più leggeri.

ALE.È proprio sicura che fosse il Mediterraneo? Oggi, con questi cambiamenti climatici, l'effetto serra, l'ozono, l'energia atomica…

CHECCACCI. Oh, no. Era proprio la Spagna! C'era anche una corrida! Io non ci sono andata perché il sangue mi fa impressione, ma me l'ha garantito l'autista del pulman!

ALE. Ah, beh, allora…

CHECCACCI. Lei come si chiama?

ALE. Ale. Sarebbe Alessandro, ma è così lungo… gli amici più intimi addirittura mi chiamano Al.

CHECCACCI. È sposato, signor Al?

ALE.Io? No! Assolutamente!

CHECCACCI. Perché non si iscrive alla nostra associazione?

ALE.Per visitare la Costa Brava della Svezia? Vedremo, ma non ci speri troppo.

CHECCACCI. Ci pensi. A meno che non abbia intenzione di sposarsi, nel qual caso sarebbe costretto a restituire la tessera.

ALE.Per carità! Non voglio rischiare certe sventure!

CHECCACCI. Signora DE Maio, appena arrivata mi sono sentita in dovere di bussare alla sua porta per ringraziarla di quanto ha fatto durante la mia assenza.

VIRGINIA. Non lo dica. Pippo è molto simpatico.

CHECCACCI. Davvero? Trova? (A Ale). Pippo è il mio gatto. La signora De Maio lo ha custodito durante la mia assenza. Due volte al giorno andava a dargli i croccantini, le scatolette, l'acqua… a pulire la lettiera. Devo dire che l'ho trovato un po' dimagrito. Ma non fa niente, riprenderà.

VIRGINIA. Penso che non ci sia più bisogno di me. Le restituisco le chiavi di casa (le prende da un cassetto e gliele dà).

CHECCACCI. Grazie infinite, signora Virginia. Posso chiamarla così?

VIRGINIA. Se le fa piacere…

CHECCACCI. (A Ale). Dare le chiavi di casa ad un'estranea, lei penserà che è una pazzia, di questi tempi, ma oramai ci conosciamo da tanto di quel tempo… Se qualcuno tentasse di accusarla di qualcosa, correrei subito in tribunale a testimoniare!

VIRGINIA. Testimoniare, cosa?

CHECCACCI. In suo favore, signora Virginia! Se qualcuno osasse dire, non so… tanto per fare un esempio… che ha ammazzato qualcuno, ebbene io correrei subito in tribunale e davanti al giudice, giurerei sulla costituzione della Repubblica Italiana che la signora De Maio è assolutamente innocente!

VIRGINIA. (Tornata ai problemi suoi). Innocente di che?…

CHECCACCI. Di avere ucciso un uomo! assolutamente! Lo giurerei!

VIRGINIA. Grazie per la fiducia… Ma, dovrà disfare la valigia… con i vestiti pesanti…

CHECCACCI. Li ho gettati via tutti! Mi sono fatta un guardaroba primaverile! Colori pastello e tessuti leggeri.

ALE.E se capiterà una gita in Svezia?

CHECCACCI. Getto via tutto e compro un guardaroba invernale! (A Ale). Giovanotto! È così che si vive!

ALE.Se lo dice lei…

CHECCACCI. Bene, vado a coccolare il mio Pippo, è tanto che non stiamo assieme. (A Virginia). Di nuovo tante grazie e, stia tranquilla: quell'uomo non l'ha ucciso lei!

VIRGINIA. (Con un filo di voce). Quale uomo?

CHECCACCI. Uno qualsiasi! In tribunale, un morto ci si trova sempre! Ma lei, non si preoccupi: ci sono io!… Io! (Esce).

ALE.Che tipo! Abita qui vicino?

VIRGINIA. La porta accanto, sul pianerottolo.

ALE.L'altra porta, in fondo, invece…

VIRGINIA. Ci abita il professor Lo Castro. Anche lui non sposato.

ALE.Anche lui… Club… come si chiama… Singles?

VIRGINIA. Non lo so, non credo; è una persona molto riservata, uno studioso: filosofia o lettere antiche, non ricordo bene

ALE. C'è un'altra porta.

VIRGINIA. Ci abita una ragazza che vorrebbe fare l'attrice, ma la chiamano di rado. Ora però, è in Calabria per girare un film. Non ricordo il titolo.

ALE. Bene, visto che qui non ho nulla da fare, ne approfitterei per andare a prendere un po' di sole, giù al fiume.

VIRGINIA. Aspetta un momento. Fra poco sarà qui mia madre: lei ha i soldi, io non li ho… Tu sei nuovo? Veniva sempre un altro… come si chiama…

ALE. Yuri.

VIRGINIA. Russo anche lui?

ALE. No, italianisimo. La cultura dei satelliti: Gagarin; i suoi genitori furono contagiati, evidentemente.

VIRGINIA. Non c'è più?

ALE. Ha preso qualche giorno di ferie, doveva andare dalla fidanzata. Io lo sostituisco. Ma non ho intenzione di continuare questo lavoro.

VIRGINIA. Perché?

ALE. Mi avevano detto: casalinghe, donne sole in casa, capiteranno chissà quante avventure… Per ora, tutte donne anziane,un po' bruttine… Non dicevo per lei, naturalmente.

VIRGINIA. Voglio sperare.

ALE. Okey. Se devo aspettare, posso rendermi utile in qualcosa? Giusto per tenere i muscoli in esercizio. La camera, per esempio andrà rassettata.

VIRGINIA. No! Non occorre! Non è sfatta! Stanotte… ho dormito fuori.

ALE. Capisco: quando il marito non c'è…

VIRGINIA. Come sai che mio marito non c'è?

ALE. Ci vuole poco a capirlo: capelli in disordine, vestito un po' sgualcito… bottiglie vuote, bicchieri sporchi… non ci vuole l'ispettore del tredicesimo distretto per capire…

VIRGINIA. (Con veemenza).Non è vero! Cioè, non è come sembra… Se proprio vuoi fare qualcosa mentre aspetti, getta via queste bottiglie e pulisci i bicchieri. Puoi anche dare una passata alla cucina, di là! (Con intenzione, indica la parte opposta alla camera). Il fornello sarà sicuramente sporco. Io non so fare nulla senza imbrattare tutto.

ALE. Okey. Detersivi, spazzole, è tutto di là? Bene. (Esce portando via bottiglie e bicchieri).

VIRGINIA. Ci mancava anche le "Casalinghe Felici"!… Quanto sta la mamma! (Si affaccia alla camera. Un gesto di raccapriccio. Si sente suonare il campanello, va ad aprire. C'è Sabrina, sua madre). Oh, mamma! Finalmente sei arrivata!

SABRINA. Che c'è, mia cara? Hai una faccia… sembra che tu non abbia riposato per niente questa notte.

VIRGINIA. Indovinato. Ma, parla piano (accenna alla cucina).

SABRINA. Chi c'è?

VIRGINIA. Casalinghe Felici

SABRINA. Casalinghe come?

VIRGINIA. Felici, mamma. L'impresa delle pulizie.

SABRINA. Oddio! Un facchino! Ha tentato di violentarti?

VIRGINIA. Ma che dici mamma!

SABRINA. Dimmi che non c'è riuscito! Hai saputo difenderti, vero?

VIRGINIA. È un bravissimo ragazzo, mamma. Il guaio è un altro.

SABRINA. Un altro facchino? Figlia mia, dovresti sceglierti amicizie in ambienti un po' più altolocati. Tuo marito è un industriale. Carta da imballaggi, d'accordo, ma sempre un' industria è. Tuo padre, pace all'anima sua, era… lasciamo perdere. E tu, vai a confonderti con l'ultimo livello della scala sindacale!

VIRGINIA. Mamma, per favore, stiamo ai fatti.

SABRINA. Va bene, tu sai che sono sempre pronta ad aiutarti. Che c'è?

VIRGINIA. Non so come dirtelo… è così… così sconvolgente…

SABRINA. Sono una madre di larghe vedute. Allora?

VIRGINIA. Mamma, c'è un cadavere nel mio letto!

SABRINA. Un cadavere di che, mia cara?

VIRGINIA. Un cadavere… il corpo di un essere umano… maschio… bianco…

SABRINA. Vuoi dire Cesare, tuo marito! Oh, poveretto, come è successo?

VIRGINIA. Non è Cesare. Lui è a Milano, grazie al Cielo, per quel suo convegno.

SABRINA. E allora, chi è?

VIRGINIA. È un russo, o qualcosa del genere. Dimitri, si chiama. O almeno credo.

SABRINA. No, no. È uno scherzo! Quanto manca al primo d'aprile?

VIRGINIA. Domani è il quindici settembre.

SABRINA.davvero? come passa il tempo! Ma, quando è morto?

VIRGINIA. Durante la notte… a qualche ora.

SABRINA. Vuoi dire che ha passato la notte qui, cioè là, nella vostra camera?

VIRGINIA. Appunto. È una situazione terribile!

SABRINA. So che non sono affari miei, ma sono profondamente sconvolta. Ho sempre creduto che tu e Cesare foste una coppia felice. E ora…

VIRGINIA. Mamma, non è affatto vero, ma purtroppo è ciò che tutti penseranno. Pensavo che almeno mia madre avrebbe potuto credermi.

SABRINA. Ti credo, Virginia bambina mia ma, siamo concreti: sei sicura che sia proprio morto?

VIRGINIA. Certo. È immobile, freddo…

SABRINA. Hai provato a fargli la respirazione bocca a bocca?

VIRGINIA. Mamma! Che gusti macabri hai!

SABRINA. Vorrei controllare di persona.

VIRGINIA. Sei sicura di poter sopportare?

SABRINA. Frequentai un corso di volontariato alla Pubblica Assistenza, tempo fa.

VIRGINIA. E… quanti cadaveri hai visto?

SABRINA. Nemmeno uno! Ma so come si comportano. Andiamo. (Entra nella camera. Virginia resta fuori). È vestito. Non sento il polso. (Rientra). Avevi ragione: è piuttosto freddo.

VIRGINIA. Che ne dici?

SABRINA. Un bicchiere di cognac! Mi ci vuole un bicchiere di cognac.

VIRGINIA. Ti fa male, mamma. Non hai mai sopportato gli alcolici. (Le versa il cognac).

SABRINA. Potrei cominciare ora. Comunque, quel signore là,è freddo. (Beve). Oh, dunque, potresti raccontarmi cos'è successo? Cominciando dall'inizio, possibilmente.

VIRGINIA. Cesare è andato a Milano: una riunione della piccola industria, rinnovo delle cariche a quanto ne so. Ero sola, ho stappato una bottiglia di champagne e ne ho bevuto forse un bicchiere; stavo guardando un vecchio film alla televisione, giusto per aspettare l'ora di andare a letto.

SABRINA. Quel film… western, con John Wayne… bello… quella cavalcata…

VIRGINIA. No, era una commedia degli anni trenta.

SABRINA. Non era John Wayne? Beh, non importa, tanto lo avevo già visto, tanti anni fa, al cinema. Vai avanti.

VIRGINIA. Hanno suonato alla porta. Lui stava lì con una bottiglia di champagne in una mano e un mazzo di rose nell'altra. Quelle. (Indica i fiori nel vaso). Mi ha chiesto se la ragazza che abita al ventidue, l'attricetta sai, fosse in casa. Gli ho detto che si trova in Calabria per girare un film, che poi vero, con quella faccia da luna piena che si ritrova, potrà fare una contadina dell'ottocento, niente di più.

SABRINA. Gli piacciono le contadine?

VIRGINIA. A chi?

SABRINA. Al cadavere. Da vivo, intendevo.

VIRGINIA. Che ne so! Insomma lui, che parlava con accento russo… ecco perché si chiama Dimitri, mi ha chiesto di accettare la bottiglia e i fiori. Ormai li aveva comprati.

SABRINA. Non poteva gettarli.

VIRGINIA. Aveva dei modi piuttosto gentili, l'ho invitato a bere un goccetto insieme a me…

SABRINA. Brava! L'ospite è sacro!

VIRGINIA. Abbiamo parlato, abbiamo bevuto tutta la sua bottiglia abbiamo scolato anche la mia…

SABRINA. E poi?

VIRGINIA. Mi sono svegliata stamani, stesa su quel divano.

SABRINA. Virginia. Bambina mia: a me gli occhi! Sei sicura di non averlo colpito con qualcosa? Un portacenere per esempio. Per autodifesa! Lui ha cercato di approfittare di te mentre eri ubriaca e tu, l'hai colpito. (Conclude l'ipotetica arringa). Legittima difesa! Assoluzione piena!

VIRGINIA. Ma no, certo che no.

SABRINA. A me, puoi dirlo. Sei molto attraente. Anch'io, quand'ero giovane… ma non è mai successo (sospira) a te, invece, sarebbe potuto succedere.

VIRGINIA. Non è successo! Non farne un dramma. Era un vero gentiluomo, attempato, simpatico. È successo per cause naturali.

SABRINA. Era straniero, hai detto.

VIRGINIA. Sì, russo o almeno parlava con quell'accento. Perché?

SABRINA. (Con gravità). Pensavo ad un complotto politico.

VIRGINIA. Io penso piuttosto ad un attacco di cuore.

SABRINA. Infarto fulminante. Può succedere in certe situazioni… dici che non l'avevi mai visto prima?

VIRGINIA. Mai.

SABRINA. Sicura?… Sicura sicura?

VIRGINIA. Assolutamente!

SABRINA. Allora non devi preoccuparti. Chiamiamo la polizia, con il medico legale e loro penseranno a portarlo via. Dopo l'autopsia, naturalmente.

VIRGINIA. Hai pensato a cosa succederebbe se chiamassi la polizia? Domande, spiegazioni… i vicini poi! Ci sono quarantotto appartamenti nel palazzo, te li immagini i commenti ironici, le battute: "Una notte con quella e ci lasci la pelle!". Cesare! Te lo immagini: gli chiederebbero subito di aumentare la sua assicurazione! È mio marito, ed io lo amo troppo per esporlo ad un simile ludibrio.

SABRINA. Bello. Dove l'hai letto?

VIRGINIA. Non so, forse l'ho sentito alla televisione.

SABRINA. Impossibile! Alla televisione non dicono mai parole così intellettuali.

VIRGINIA. Che possiamo fare?

SABRINA. (Pensa un po'). Dobbiamo far sparire il corpo!

VIRGINIA. Come? Trascinandolo giù per le scale?

SABRINA. Fino al garage. Lo infileremo nella bauliera dell'auto!

VIRGINIA. È dal meccanico, la pompa dell'acqua. L'altra è a Milano, con Cesare.

SABRINA. Nel garage, qualche macchina ci sarà.

VIRGINIA. Mamma, è assurdo. Siamo due donne, non possiamo trovare la forza per spostarlo, trascinarlo giù…

SABRINA. Siamo due donne, è vero. Non molto robuste, è vero. Ma intelligenti! Qualcosa riusciremo a escogitare!

VIRGINIA. Ecco, cerca di far lavorare le tue cellule grigie, io devo uscire un momento: qui mi sembra di impazzire.

SABRINA. Dove vai, cara? Non ti metti un vestito più consono al passeggio?

VIRGINIA. Non posso: i vestiti li ho nell'armadio, proprio davanti al signor Dimitri.

SABRINA. Giusto: le convenienze… Ma il signor Dimitri è morto! Puoi spogliarti tranquillamente davanti a lui: non ti vede.

VIRGINIA. Starò qui, sul pianerottolo, fumerò una sigaretta. Voglio indagare se i vicini sospettano qualcosa.

SABRINA. La signorina… come si chiama, è una gran pettegola!

VIRGINIA. Era qui pochi minuti fa. È appena tornata da un viaggio. Il professore! Voglio parlarci, cercare di coinvolgerlo nell'operazione "smaltimento cadaveri".

SABRINA. Mi raccomando, sii prudente.

VIRGINIA. Lascia fare a me. Andrò con la scusa… di chiedere che ore sono.

SABRINA. Non hai l'orologio?

VIRGINIA. Si è fermato.

SABRINA. Forse la pila. Lo dico sempre: non le fanno più le pile di una volta! Ma, hai l'orologio in cucina, la sveglia sul comodino… il televideo!

VIRGINIA. Tutta roba elettrica. È mancata la corrente!

SABRINA. Le valvole! O il salvavita! Brava! Puoi chiedergli di venire ad aggiustarli e, quando è qui, il più è fatto!

VIRGINIA. Mi hai dato un'idea!

SABRINA. Mi raccomando: stai nel vago, dire e non dire… soprattutto non dire.

VIRGINIA. Qualcosa dovrò pure dirgli. Lascia fare a me. Tu, intanto dovresti pagare quel ragazzo dell'impresa delle pulizie. Avevo fissato per due ore, mettici il diritto di chiamata… penso trenta euro saranno sufficienti. Poi, fallo sloggiare.

SABRINA. Ci vuole un piano scientifico: organizzare le cose nei minimi dettagli. Tu esci, hai la tua missione da compiere, io mi metto qui, prendo un pezzo di carta, una penna e comincio a uttare giù le idee. Sceglieremo le migliori.

VIRGINIA. Fai pure. Ricordati del ragazzo delle pulizie: pagalo e mandalo via. Allora vado.

SABRINA. In bocca al lupo!

VIRGINIA. Crepi! (Esce).

SABRINA. (Rimasta sola cerca un foglio per scrivere. Non lo trova. Si ricorda di Ale. Chiama). Giovanotto! Ehi, dico a te, come ti chiami… donne di casa allegre, contente… come diavolo è quella storiella…

ALE. (Appare dalla cucina). Casalinghe Felici! Tutto per la gioia della donna di casa! È il nostro motto. wwwpuntocasalinghefelicipuntocom tutto minuscolo.

SABRINA. Cos'è? Un rebus o un codice fiscale?

ALE. È il nostro sito Internet. Con un semplice clic puoi avere la felicità fra le tue mura domestiche. Spot televisivo.

SABRINA. Dio mio che orrore! Non guarderò mai più la televisione… Mia figlia mi ha incaricato di pagare. Quanto vogliamo fare?

ALE. Sa cosa pensavo, mentre risciacquavo il frullatore? Con quell'arnese ci si può triturare di tutto: verdure, frutta…

SABRINA. (Affascinata dall'idea). Carne…

ALE. Per quello c'è il tritacarne. Ci puoi fare gli hamburger o il polpettone.

SABRINA. Un polpettone! Ci starà?

ALE. Cosa?

SABRINA. Lì, nel tritacarne. Bisognerà fare dei pezzi molto piccoli. Le ossa poi…

ALE. In certe cucine hanno anche il tritarifiuti: un bidoncino nel quale si infila tutto, dalla spazzatura agli ossi del coniglio, della bistecca…

SABRINA. Aspetta un momento. (Fruga nella borsetta, tira fuori un taccuino ed un lapis. Scrive). Tritarifiuti… oh, dico: siamo sicuri che non restano pezzi voluminosi?

ALE. Finisce tutto nel sacco della spazzatura e poi nel cassonetto.

SABRINA. Il cassonetto! Ecco la soluzione!

ALE. Di cosa?

SABRINA. Cose mie… Ma tu, leggi molti libri gialli?

ALE. No, leggo qualche albo di Topolino o Paperino ma libri no, e tantomeno gialli.

SABRINA. Allora li scrivi! Sei uno scrittore?

ALE. Per ora solo sui muri: abbasso il Milan! Viva la Fiorentina! Secondo i casi.

SABRINA. Quando scriverai un libro, fammene avere una copia! Per ora, ti ringrazio dell'idea.

ALE. Quale idea?

SABRINA. Il tritarifiurti! S'infila tutto dentro, carne, ossa… e poi…

ALE. Non è mica adatto per tritare cadaveri!

SABRINA. (Delusa). Ah, no? peccato. Rimane il cassonetto. Ce n'è uno in fondo a questa strada.

ALE. Allora, se non c'è altro, andrei… il sole è già alto, al fiume si starà bene. Mi leverò questo giubbetto, resterò in canottiera.

SABRINA. Mi dispiace non poter venire con te.

ALE. Lei doveva darmi… qualcosa?

SABRINA. Io? Che cosa? Ah che sbadata! La colpa però, è anche un po' tua. Il tritarifiuti! Il cassonetto!

ALE. Se ha qualcosa da tritare, me lo dia, provvederò io.

SABRINA. Faresti questo?

ALE. Certo. Sempre al servizio delle clienti, soprattutto se simpatiche e… danarose. Naturalmente le porterò la scatola con la roba triturata.

SABRINA. Eh, no! Allora è meglio non farne di niente. Però, terrò presente. Quanto devo darti?

ALE. Faccia lei. Non è stato un servizio vero e proprio.

SABRINA. Mia figlia ha detto di darti trenta euro, va bene?

ALE. Per me, va benissimo.

SABRINA. (Estrae dal portamonete una banconota da cinquanta euro). Non credo li rivedrò più questi soldi, figurati se mia figlia… (porge i soldi) ecco qua.

ALE. Non ho il resto.

SABRINA. Non ho pezzi più piccoli.

ALE. Posso vedere di cambiarli, le porterò il resto più tardi.

SABRINA. No! Più tardi no!Abbiamo da fare, mia figlia ed io: dobbiamo uscire.

ALE. Come possiamo fare?

SABRINA. Fai una cosa: tieni tutti i cinquanta euro e non parliamone più.

ALE. Grazie signora, ma non credo di averli meritati.

SABRINA. Non importa. Vai pure, vai a prendere il sole e buon pro ti faccia. (Lo accompagna all'uscita, dove si intuisce la presenza della signorina Checcacci che sta rincasando). Signorina Checcacci, come sta? Quanto tempo che non la vedevo!

ALE. Signora, tante grazie. Signorina… buongiorno a tutti. (Esce).

SABRINA. Non vuole entrare un momento?

CHECCACCI. (Entra. Ha una borsa della spesa con poche cose dentro). Solo un momentino, voglio raccontarle una cosa che se gliela dico, lei non ci crede… Sua figlia non c'è?

SABRINA. È uscita, tornerà fra poco.

CHECCACCI. Un po' d'aria fresca le farà bene. Se ne sta sempre chiusa in casa…

SABRINA. Ma tornerà fra pochi minuti.

CHECCACCI. Dicevo: lo scontrino della spesa! (Lo prende dalla borsa) Veda… guardi… controlli e mi dica lei se è possibile andare avanti così. Poche cose, la borsa piena a metà e venticinque euro! Si rende conto? Con la mia pensione non ce la faccio più! Venticinque euro! Dove andremo a finire!

SABRINA. La vita è dura per tutti, cara signorina!

CHECCACCI. Non le parlo poi della vita sociale: teatri, concerti, un tè. Impossibile! Fortunatamente io ho l'associazione: con una minima quota annuale, posso frequentare la sede e passare un po' di tempo.

SABRINA. Una buona soluzione.

CHECCACCI. Vero? Perché non si iscrive anche lei?

SABRINA. Ho già tante cose da fare! Poi, io, non so se posso essere considerata "single".

CHECCACCI. Ha ragione. Bisogna che chieda alla segretaria; per quanto: vedova, sola, non ha un compagno. È single! Come una separata!

SABRINA. La ringrazio per l'interessamento. Chieda alla segretaria, ma ora dovrei uscire.

CHECCACCI. Va bene. Che idea! Perché non viene alla pagoda delle sette felicità?

SABRINA. Cos'è, un ristorante cinese?

CHECCACCI. No, è un tempio dove si fanno sedute…

SABRINA. Spiritiche?

CHECCACCI. Non proprio, ma qualcosa di esoterico c'è. Si avverte la presenza di qualcosa… che ti sta sopra…

SABRINA. Al soffitto? Speriamo che sia legato bene!

CHECCACCI. Lei ha sempre voglia di scherzare, fa bene! L'allegria è il sale della vita, lo dice anche il nostro guru.

SABRINA. Il vostro che?

CHECCACCI. Guru, santone maestro, esperto di dottrine orientali e appassionato di scienze occulte e magia.

SABRINA. (Segue un suo pensiero). Ci vorrebbe proprio una bella magia.

CHECCACCI. Qualcosa la turba?

SABRINA. (Sospiro). No, va tutto bene.

CHECCACCI. Meglio, ma non perda l'occasione: venga alla pagoda…

SABRINA. Dei sette peccati?

CHECCACCI. Lei fa confusione. Sette felicità!

VIRGINIA. (Entra). Oh, signorina Checcacci, di nuovo qui?

CHECCACCI. Perdoni, signora De Maio, mi ero fermata un momento a parlare con sua madre: donna di alta e squisita sensibilità.

VIRGINIA. Tu? Non me lo avevi mai detto!

SABRINA. Ciascuno ha la sua privacy.

VIRGINIA. Ha fatto una buona passeggiata, signora Virginia?

VIRGINIA. Io? Certo… per quanto…

CHECCACCI. Sono contenta. Allora vi lascio alle vostre occupazioni. Signora Sabrina. Passerò a prenderla per condurla al Tempio delle Sette Felicità. Le farò conoscere il nostro maestro, il guru. Assisterà ad esperimenti… incredibili. Buona giornata. (Esce).

VIRGINIA. Cos'è questa storia… le sette felicità?

SABRINA. Non ho capito gran che l'unica cosa che ti posso garantire è che non è un ristorante cinese!

VIRGINIA. Cinese o no, mi ci vorrebbe proprio, comincio a sentire n certo languorino…

SABRINA. Povera piccola. Vado a prepararti qualcosa.

VIRGINIA. Lascia perdere. Sta arrivando il professor Lo Castro.

SABRINA. Viene? Per aggiustare la valvole?

VIRGINIA. Ma no…

SABRINA. Allora il salvavita!

VIRGINIA. Mamma, l'impianto elettrico è perfettamente funzionante!

SABRINA. Allora, cosa viene a fare?

VIRGINIA. Ad aiutarci a far sparire il signor Dimitri!

SABRINA. Gli hai detto tutto?

VIRGINIA. Detto e non detto… ho buttato là qualche allusione, qualche mezza parola… Insomma: ha promesso di aiutarci.

SABRINA. Lui sa come si sezionano i cadaveri?

VIRGINIA. Ma no, non gli ho parlato di cadaveri… per ora

SABRINA. Se è un professore…

VIRGINIA. Professore di lettere antiche. Ma penso che potrà aiutarci… con qualche idea e con i muscoli delle sue braccia. (Suona il campanello). È qui! (Va ad aprire, introduce il professor Lo Castro). Venga, professore.

PROFESSORE. Con permesso?

VIRGINIA. Entri pure, con tutta tranquillità. Permetta che le presenti mia madre… il professor Lo Castro.

SABRINA. Sabrina Capelli, vedova Zuppa.

PROFESSORE. Enchanté (Baciamano).

SABRINA. Molto galante, professore.

PROFESSORE. Per carità. Noblesse oblige.

VIRGINIA. Il professor Lo Castro è molto gentile.

PROFESSORE. Un semplice omaggio alla bellezza, alla femminilità,alla signorilità di una così squisita dama.

SABRINA. Come parla bene, dice delle cose… giuste.

PROFESSORE. Non ci vuole molta scienza per valutare, in simili situazioni… Mi sento quasi come Paride quando dovette dare il pomo alla più bella.

SABRINA. Un pomo? Una mela.

PROFESSORE. Un pomo d'oro! (Madre e figlia si guardano stupite). Fu quello che scatenò la guerra di Troia!

SABRINA. La guerra? Per un pomodoro?!

PROFESSORE. Dieci anni! Signore mie, dieci anni durò la guerra di Troia… cantami o diva, del pelìde Achille… e se non c'era Ulisse con quel suo cavallo, sarebbe andata avanti chissà quanto.

SABRINA. La cavalleria… vinceva tutte le guerre. (Virginia le fa cenno di tacere).

PROFESSORE. Incendi, morti, stragi, distruzioni:una città, tra le più belle e famose, rasa al suolo.

SABRINA. Bello! Però, alla televisione non si è visto nulla.

VIRGINIA. Mamma, il professore forse, voleva spiegare come intende procedere per risolvere il problema… che le ho accennato prima. Vero, professor Lo Castro?

PROFESSORE. Per favore, dimentichiamo i titoli accademici. Mi piace sentirmi parte di voi, vivere i vostri problemi, anche se non ho ancora ben capito quali possano essere.

VIRGINIA. Vede, professore. (Gesto di Lo Castro). Volevo dire: signor Lo Castro.

PROFESSORE. Aboliamo ogni formalità. Ho un nome di battesimo, adoperiamo quello.

VIRGINIA. E… sarebbe?

PROFESSORE. (Sospira). Oronzo.

VIRGINIA. (Falsamente complimentosa). Bel nome.

SABRINA. (C.S.). musicale. C'è sul calendario?

PROFESSORE. Mio padre: aveva un amico, un collega… gli doveva rispetto… non so se mi spiego… insomma, fu costretto ad impormi il nome del suo… diciamo amico.

SABRINA. Eh, i nomi!guardi me, per esempio: da ragazza Capelli, da sposata Zuppa. Che viene: Capelli in Zuppa!

PROFESSORE. Succede, cara signora, succede.

SABRINA. Nossignore! Sono piuttosto ordinata! Non sarò tanto brava come cuoca, ma pulita sì! Capelli nelle minestre o zuppe che cucino io, non ce ne trova!

PROFESSORE. Non lo metto in dubbio

VIRGINIA. Forse sarebbe bene lasciar perdere i nomi.

PROFESSORE. Saggia decisione: terreno paludoso e scivoloso.

VIRGINIA. Appunto, parliamo del nostro problema. Lo ha afferrato profes… scusi: Oronzo?

PROFESSORE. Nelle sue grandi linee. Mi manca qualche dato ma, sicuramente lo risolveremo.

SABRINA. Dunque. Siamo scientifici: le valvole e il salvavita sono a posto e l'impianto elettrico funzione perfettamente. Lo ha detto mi figlia.

VIRGINIA. Queste cose, al nostro amico, non interessano.

PROFESSORE. Sicuramente. Io, di elettricità non me ne intendo proprio. Se vi necessita un aiuto del genere, potrei mandarvi il bidello del mio liceo. Sa fare un po' di tutto, è un brav'uomo.

VIRGINIA. Grazie, ma non si tratta di elettricità.

SABRINA. (A Virginia). Se questo suo amico sa fare di tutto, saprà anche come far sparire il signor Dimitri.

VIRGINIA. Non allarghiamo il giro… delle conoscenze. Restiamo fra di noi.

PROFESSORE. Sempre saggia, la nostra amica! Perché fare partecipare altre persone? Questo… Dimitri, mi pare di aver capito, chi è? Conobbi una volta un Dimitri, funzionario di ambasciata.

VIRGINIA. Non è lui!

PROFESSORE. Lo credo bene! È morto da alcuni anni!

VIRGINIA. Dimitri, non è un uomo.

PROFESSORE. Cos'è, una donna? Non è un nome femminile.

VIRGINIA. Infatti, non è nemmeno una donna… è… quella cosa, che dobbiamo spostare…

SABRINA. Perché, dove sta ora è parecchio ingombrante!

PROFESSORE. Dimitri? Ah, capisco: un armadio, un canterano, una cassapanca. I mobilieri usano dei nomi propri per denotare lo stile ma, fino a questo momento avevo sentito di un certo Luigi… quattordici… sedici… ma uno stile Dimitri, mi giunge nuovo. È molto che lo avete?

VIRGINIA. No, pochissimo: un giorno.

PROFESSORE. (Tra se). Un giorno, e già è da buttare…

SABRINA. Lo vuole vedere?

PROFESSORE. Sarebbe molto interessante…

VIRGINIA. Ma non so… E va bene… se insiste… Venga, è di qua, in camera.

PROFESSORE. È un secretaire?

SABRINA. È steso sul letto.

PROFESSORE. Lo stipo? Cioè, il secretaire?

SABRINA. Si accomodi. (Va nella camera con il professore. Virginia rimane in scena).

VIRGINIA. (Giunge le mani. Alza gli occhi al cielo). Fammi la grazia… (Sta in ascolto). Non grida… forse non ha capito bene… Forse è morto anche lui! Almeno svenuto!

SABRINA. (Rientra col Professore). Lo ha visto. Ha detto che è piuttosto pesante, poco maneggevole, ci vorrebbero almeno due uomini… robusti.

PROFESSORE. O forse tre! I pesi inanimati sono tremendamente ostici. Non pensavo ad un cadavere, pensavo ad un Luigi.

SABRINA. È morto anche lui? Quanto mi dispiace!

PROFESSORE. Luigi quindici… o sedici. Lei, signora Virginia non mi aveva detto che si trattava di un cadavere.

VIRGINIA. Non le avevo nemmeno detto che si trattava di un mobile.

PROFESSORE. È stata molto diplomatica, devo ammetterlo. D'altra parte, ho dato la mia parola…

SABRINA. Quando si dà la parola, c'è un impegno!

PROFESSORE. Esatto. E gli impegni, purtroppo, vanno onorati. Mettiamoci qui e studiamo la situazione.

SABRINA. Studiamo un piano! Scientifico!

VIRGINIA. Sono sicura che lei troverà il sistema.

SABRINA. Gradirebbe una tazzina di caffè?

PROFESSORE. Volentieri. La nera bevanda per eccitare le cellule grigie.

VIRGINIA. Bello! L'ha inventato lei?

PROFESSORE. (Modesto). Cosucce…

SABRINA. Allora io vado a riscaldare le cellule grigie… quando l'acqua bolle ci metto… cosa ci metto? Qualcosa troverò. Con permesso. (Va in cucina).

PROFESSORE. Dunque: far sparire un cadavere!… Ma perché ho studiato la filosofia e non ho mai considerato la letteratura poliziesca?

VIRGINIA. Sarebbe stato molto utile.

PROFESSORE. Cerchiamo di rimediare. Una laurea, a qualcosa dovrà pur servire… anche se non nel campo specifico… procediamo con ordine. Uno: dobbiamo far uscire il signor Dimitri da questo appartamento.

VIRGINIA. Dal condominio!

PROFESSORE. Giusto. Per ora, mettiamolo in cantina. Lei ha una cantina?

VIRGINIA. No. Il condominio è sprovvisto da cantine.

PROFESSORE. Già: gli architetti moderni… Nei film polizieschi c'è sempre una cantina!

VIRGINIA. Consideri che per spostarlo, senza dare tanto nell'occhio andrebbe sistemato in una cassa, un baule.

PROFESSORE. Giusto! Un baule… Un trasloco! Lo portiamo… lo portiamo al deposito bagagli della stazione… e poi, bruciamo lo scontrino!

VIRGINIA. Sì, ma sarà pesante, non possiamo farcela.

PROFESSORE. Uno spedizioniere! Due facchini…

VIRGINIA. E non ho nemmeno il baule… ho solo un contenitore in plastica per la biancheria sporca.

PROFESSORE. Punto e da capo. (Pausa). Quando torna suo marito?

VIRGINIA. Stasera, piuttosto tardi suppongo.

PROFESSORE. Dove era andato?

VIRGINIA. A Milano, per un congresso.

PROFESSORE. Facciamo una festa!

VIRGINIA. Sono contenta che mio marito ritorni ma, proprio una festa…

PROFESSORE. Una gran festa! Con molta gente. Pasticcini, bevande, un buffet ricco e gustoso, per celebrare la gioia di rivedere suo marito… come si chiama?

VIRGINIA. Cesare.

PROFESSORE. Bene: Cesare che torna… se tornava dalle Gallie era meglio, ma anche da Milano, non è male. I Longobardi! C'è una piccola discrepanza cronologica ma, chi se ne accorge?

VIRGINIA. Chi?

PROFESSORE. Nessuno!

VIRGINIA. Allora festeggiamo i Longobardi? Chi sono?

PROFESSORE. Non ha importanza. Quello che conta è radunare qui molta gente.

VIRGINIA. Posso fare un giro di telefonate… ma non so quante persone potrò raccattare. Ah, mio marito è presidente di un club di tifosi biancogialloverdi.

PROFESSORE. Che roba è? Una frittata di sedani?

VIRGINIA. La squadra di calcio. Potremmo invitare i giocatori… ma stanno sempre in ritiro quelli"

PROFESSORE. I miei studenti! Non reggono al miraggio di un vassoio con pasticcini e bevande più o meno alcoliche!

VIRGINIA. Ammesso che riusciamo a radunare qualche decina di persone…

PROFESSORE. Centinaia!

VIRGINIA. Non esageriamo. Dove le infiliamo? E quanto mi verrebbe a costare?

PROFESSORE. In certi casi non si bada a spese!

VIRGINIA. Beh, i solfi sono miei. Se devo essere sincera, non ho ancora ben compreso…

PROFESSORE. Mi segua:qui sarà pieno di gente per festeggiare il ritorni di Cesare, purtroppo non vittorioso dalle Gallie; pazienza. Quando questo appartamento sarà gremito di persone, lei, con un urlo selvaggio, troverà il cadavere!

VIRGINIA. Io? Con un urlo? Selvaggio?

PROFESSORE. Ci sarà il solito caos, come in tutti i ricevimenti: metà degli ospiti che non conoscono l'altra metà. Nessuno troverà così strano di non averlo incontrato prima che il suo cadavere fosse scoperto.

VIRGINIA. Un paio di persone svengono sempre. Ma che diremo alla polizia?

PROFESSORE. Che no sappiamo chi sia. Forse un amico di uno degli ospiti, forse… un intruso capitato qui per mangiarsi due pasticcini in tutta tranquillità… o addirittura qualcuno che ha sbagliato festa.

VIRGINIA. Prima che venga scoperto…

PROFESSORE. Lei lo scoprirà!

VIRGINIA. D'accordo io. Con urla e scena isterica. Ma fino a quel momento come facciamo a non farlo vedere da nessuno?

PROFESSORE. Chiudiamo la porta della camera!

VIRGINIA. C'è sempre qualche curioso.

PROFESSORE. (Colpito da un'idea). I cappotti! Metteremo i cappotti degli ospiti sul letto! Una pila così! Uscendo, ognuno va a prendere il su cappotto e qualcuno si accorge del signor Dimitri.

VIRGINIA. L'idea è buona.

PROFESSORE. Per guadagnare tempo, bisognerebbe invitare un medico, che stenderà il certificato di morte seduta stante e a lei non resterà che chiamare le pompe funebri.

VIRGINIA. Il dottor Bellini! È un amico, oltretutto! Un momento. I cappotti: è settembre, la gente ancora non porta cappotti.

PROFESSORE. (Pausa).Le giacche! Si beve, si balla, tutti avranno caldo. Portiamo tutto sul letto e, al momento opportuno il dottor Bellini…

VIRGINIA. Alt! Un momento! Il dottore si accorgerà che è morto già da parecchie pre. Come potremo spiegarlo?

PROFESSORE. Siamo tornati al punto di partenza.

SABRINA. (Entra con il caffè). Ecco un buon caffè! Beviamolo finché è caldo, ci farà bene. (Bevono il caffè). Avete trovato qualcosa?

VIRGINIA. Abbiamo valutato molte situazioni, ma siamo al punto di partenza.

SABRINA. Io, nel mio piccolo, avrei trovato la soluzione.

PROFESSORE. Lei?

VIRGINIA. Tu, mamma? Parla.

SABRINA. Stavo lì, in cucina. Ho caricato la macchinetta del caffè (a mo di spiegazione) va riempita ma senza pressare troppo, e dopo non va lavata.

PROFESSORE. Come?

SABRINA. Mai! Si perderebbe tutto l'aroma! Purtroppo le mie macchinette non durano a lungo.

VIRGINIA. Dicevi dell'idea…

SABRINA. Ah, sì. Mentre aspettavo, sono uscita sul terrazzino, mi sono affacciata tenendomi alla ringhiera: mi girava la testa, l'altezza mi fa questo effetto.

PROFESSORE. Quinto piano. Comincio ad afferrare.

SABRINA. Lo buttiamo giù. Nessuno saprà mai da quale terrazzo è caduto!

PROFESSORE. Geniale! Ma il cortile è pieno di finestre e terrazzi. Ci sono tanti sfaccendati che stanno lì a godersi il fresco, figurati se qualcuno non va a riferire alla polizia.

VIRGINIA. Magari di notte…

PROFESSORE. C'è tanta gente che soffre d'insonnia.

SABRINA. Parti! Vai in vacanza! Vengo anch'io. Andiamo… andiamo… da qualche parte andremo!è un ladro che si era introdotto per rubare, ha avuto un malore e, al nostro ritorno lo troveremo in quelle misere condizioni.

VIRGINIA. Non mi sembra realizzabile. Cesare torna stasera, crede di trovarmi qui, avrei dovuto parlargli della vacanza.

SABRINA. Puoi lasciargli un biglietto accanto al telefono. È il posto dove di solito, si lasciano le comunicazioni importanti.

PROFESSORE. Non è male, come idea ma la cosa andava preparata prima. Ma poi, questo signore, può anche essere una persona facoltosa, uno che non va in giro a rubare.

Suona il telefono. Virginia va a rispondere.

VIRGINIA. Pronto?… sì… oh, Cesare, tutto bene?… quando torni?… Il congresso non è ancora terminato… non ti preoccupare: due giorni, va bene… certo che mi manchi, ma se hai da fare… gli industriali… Dirò a mia madre di venire a tenermi un po' di compagnia… santa donna, lo so!… Allora ci vediamo fra due giorni… non anticipare nulla! Va bene così!… Ciao ciao… baci baci. (Riattacca). Finalmente una notizia buona! Cesare si trattiene altri due giorni. Il congresso continua.

SABRINA. Sei sicura che sia il congresso? O piuttosto una congressista. O anche peggio!

VIRGINIA. Fossero anche cento donne, in questo momento, le amerei tutte!

SABRINA. Non occorre, ci pensa già tuo marito!

PROFESSORE. Due giorni. Bene. Per quanto, i problemi restano ma in due giorni, possiamo vedere di risolverli. Ricapitoliamo: è proprio uno sconosciuto o lo aveva già incontrato?

VIRGINIA. L'ho visto ieri sera per la prima volta: sento il campanello, vado ad aprire e mi trovo davanti questo signore con un mazzo di fiori in mano, tenuto alto, che gli copriva il viso, e una bottiglia di champagne nell'altra. Era venuto a cercare la vicina che però non c'era e allora… che dovevo fare? È entrato, abbiamo bevuto, parlato, fumato, ascoltato un disco… bevuto ancora e stamani… mi si è presentata la scena.

PROFESSORE. Per cui, se avesse trovato la signorina Checcacci… sarebbe entrato all'interno ventisette e sarebbe ancora lì.

VIRGINIA. Ma non cercava la signorina Checcacci, cercava la signorina… la divetta… che non c'è.

PROFESSORE. Dunque, prima di ieri sera, non lo aveva mai visto?

VIRGINIA. Mai!

PROFESSORE. È un punto a nostro favore.

Suona il campanello. Virginia va ad aprire. Appare Ale con un mazzo di fiori che si tiene davanti al viso e una bottiglia di champagne nell'alatra mano.

Virginia dà un grido e cade su una sedia, Sabrina, per non essere da meno cade su un'altra sedia. Ale soccorre Virginia, il Professore soccorre Sabrina. Scena a soggetto.

FINE DEL PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

  

Stessa scena. Pochi minuti dopo. Le due donne si sono riavute. Ale è accanto a Virginia, il Professore vicino a Sabrina.

ALE. Tutto bene?

VIRGINIA. Ma cosa ti è saltato in mente! Volevi farmi morire?

SABRINA. La mia bambina. Ha il cuore sano. Non somiglia suo padre, fortunatamente.

VIRGINIA. (A Ale). Ti rendi conto: sarei potuta morire!

SABRINA. Due salme in casa sarebbero un po' troppe.

ALE. Due? Chi è l'altra?

PROFESSORE. Probabilmente la signora Sabrina voleva accennare al fatto che anche lei ha provato un bello spavento.

ALE. Mi dispiace di avere creato tutto questo scompiglio ma, non credevo di avere a che fare con persone così impressionabili.

VIRGINIA. Non è questione d'impressionabilità, è che mi si è ripresentata agli occhi quella scena…

ALE. Sono dolente, i fiori erano un piccolo omaggio alla signora (indica Sabrina) che mi ha superpagato.

SABRINA. Per me? Oh, caro! L'ho sempre detto: quel giovanotto è tanto un caro ragazzo! E, la bottiglia?

ALE. Per fare un po' di bisboccia tutti assieme.

SABRINA. Oh, caro ragazzo. Vedo che sai spendere bene i soldi che riesci a guadagnare.

PROFESSORE. Scusata e mi intrometto, ma non credo sia il momento giusto per mettersi a bere, magari ballando al ritmo di qualche canzone da osteria.

SABRINA. Professore, la prego: mia figlia è ancora digiuna, non ha fatto colazione.

PROFESSORE. Mi dispiace, non sapevo. In casa devo avere qualcosa… una coscia di pollo! Avanzata da ieri sera. È in frigorifero.

SABRINA. (Sospira). Pollo arrosto… con patatine?

PROFESSORE. Senza.

VIRGINIA. Mamma, non potrei mandare giù un boccone di roba… arrosto…

SABRINA. Una bella tazza di latte caldo?

ALE. Posso fare un salto giù al bar. Un cappuccino… con cornetto?

VIRGINIA. Va bene così, non preoccuparti. Va passando.

PROFESSORE. Se il malessere è scomparso, potremmo riprendere lo studio per la soluzione del nostro problemino.

ALE. Avete qualche problema? Se posso rendermi utile…

PROFESSORE. Non credo.

ALE. Ne sarei felice. La signora, poco fa, è stata così generosa e gentile con me…

SABRINA. L'ho sempre detto: un gran bravo ragazzo!

VIRGINIA. Ma sì… perché no! Due braccia in più possono farci comodo.

SABRINA. Anche una mente in più.

VIRGINIA. Per ora limitiamoci alle braccia.

PROFESSORE. Gli arti superiori. Come avrebbe intenzione di utilizzarli?

VIRGINIA. Il… materiale da spostare, sarà pesante. Due uomini possono farcela… due donne…

SABRINA. Debilitate da un lungo digiuno…

VIRGINIA. Non esageriamo. Risolviamo prima il problema Dimitri, quindi potremo rifocillarci.

ALE. Posso darvi una mano? Mi farebbe piacere.

PROFESSORE. (A Virginia). Sarà prudente?

VIRGINIA. Prudente o no, dobbiamo risolvere il problema. Il nostro amico Ale, non ci darà delle noie, vero caro?

ALE. Noie? Il nostro motto è: fare felice ogni casalinga!

VIRGINIA. È il momento di dimostrarlo. Hai la macchian?

ALE. Ho il furgone della ditta, giù al portone. Decorato con il logo – Casalinghe Felici –

PROFESSORE. Non coinvolgiamo troppe femmine nell'operazione; le donne sono sempre state cagione di guai… cominciando da Eva, la storia della mela, e poi giù: Cleopatra, Messalina, Lucrezia Borgia… naturalmente i presenti sono sempre esclusi.

SABRINA. Meno male. Essere paragonata a Messalina… chi era?

VIRGINIA. Le Casalinghe Felici cui alludeva il nostro caro Ale, è soltanto un'impresa di pulizie. Potrebbe servirci da copertura. (A Ale). Dunque: tu hai il camioncino della ditta, vero?

ALE. Sì, con la scritta…

PROFESSORE. Quanto è grande?

ALE. È un motocarro; tre ruote. Omologato per quaranta all'ora, in pianura.

PROFESSORE. Non è molto.

ALE. Se lo lancio, può arrivare a sessanta!

PROFESSORE. La velocità non è un dato importante. Mi riferivo alla grandezza del mezzo: praticamente un Ape. Non c'è molto spazio.

ALE. Ci sta tranquillamente un secchio con a saponata, due scope, diversi stracci per strofinare e qualche barattolo di detersivi.

PROFESSORE. È poco! È poco per Dimitri.

SABRINA. Forse ripiegato. Avevo un gatto, una volta, Sirio si chiamava, in piedi era lungo così (indica) quando dormiva, acciambellato, era… così.

ALE. Dobbiamo trasportare un gatto? Avrà la sua gabbietta…

VIRGINIA. Non si tratta esattamente di un gatto.

ALE. Un cane, allora… no si tratterà di un rinoceronte!

SABRINA. Un rinoceronte che si chiama Dimitri! Mai sentito!

PROFESSORE. Vede, giovanotto, Dimitri è un nome fittizio, che abbiamo scelto noi.

ALE. Ho capito: un nome in codice! Che dritto, professore! Ma, dico, non si tratterà di droga, esplosivo, denaro sporco…

VIRGINIA. Niente di tutto questo! Professore, spieghi lei. Io andrei in cucina a mettere qualcosa sotto i denti. È da ieri sera che non mangio.

SABRINA. Certo cara. No credo che ci sia molto, ma qualcosa troveremo… in ultima ipotesi possiamo sempre optare per la coscia del professor Lo Castro.

PROFESSORE. Pollo! Coscia di pollo!

SABRINA. Arrosto. Senza patatine. Ci adatteremo. Andiamo Virginia.

VIRGINIA. Intanto, voi due, fatevi venire qualche idea. (Esce con Sabrina).

PROFESSORE. Giovanotto, a noi! Come ti chiami?

ALE. Ale. Sarebbe Alessandro, ma è lungo. Gli amici più intimi già cominciano a chiamarmi Al.

PROFESSORE. Perché? Alessandro è un bel nome. Alessandro Magno! Ci sono stati re, imperatori, papi, zar con questo nome. Al, invece, è solo un nome da gangster. Al Capone. Chicago, proibizionismo, la grande depressione americana…

ALE. Non ci avevo pensato.però è corto, memorizzabile. Una volta provai a farmi chiamare Alex. Non ebbe molta fortuna.

PROFESSORE. Affari tuoi. Io invece, sono il professor Oronzo Lo Castro, insegno lettere antiche al liceo Carducci.

ALE. Complimenti. Sa che io non ho mai messo piede in un liceo?

PROFESSORE. Piuttosto grave. Ma, non è mai troppo tardi! Che cosa fai? Di mestiere, intendo; come campi?

ALE. Attualmente sostituisco un mio amico che è in ferie alle "Casalinghe"

PROFESSORE. E, quando questo tuo amico terminerà il suo periodo di ferie, che farai?

ALE. Qualcosa capiterà.

PROFESSORE. Potresti sostituire il prossimo dipendente che va in ferie! Quanti sono in questa azienda?

ALE. Dodici, compresi due impiegati.

PROFESSORE. Trenta giorni di ferie ciascuno, fanno dodici mesi. Avresti il lavoro assicurato per tutto l'anno! Pensaci!

ALE. Okey, professore, ci penserò. Piuttosto, questo lavoretto… Dimitri nome in codice. Di che si tratta?

PROFESSORE. È qua, nell'altra stanza. Vieni, ti faccio vedere… Tu, sei forte, non è vero?

ALE. Mi deve vedere quando gioco al calcio! Nessuno mi resiste! Magari sono un po' scarso nel gioco di testa, ma per il resto…

PROFESSORE. Non alludevo alla prestanza fisica, che pure è necessaria. Intendevo "forte" caratterialmente… la volontà, i sentimenti…

ALE. Lo chieda alle donne che ho avuto. Non sono molte ma sufficienti per testimoniare… i miei sentimenti… e qualcosa d'altro!

PROFESSORE. Credo si ameglio andare dal signor Dimitri. Il toro va preso per le corna.

ALE. Va bene, prendiamolo.

Entrano nella camera. La scena rimane vuota. Si sentono le loro voci.

PROFESSORE. (Di dentro). Questo sarebbe il signor Dimitri.

ALE. (d.d.).Dorme?

PROFESSORE. (d.d.). Sì, qualcosa di più di un normale sonno.

ALE. (d.d.). Ha un sonno pesante, non si muove.

PROFESSORE. (d.d.). La rigidità comincia a manifestarsi.

ALE. (d.d.). Posso toccarlo?

PROFESSORE. (d.d.). Fai pure.

ALE. (d.d.). È freddo! Professore: questo signor Dimitri nome in codice, è proprio defunto senza codice.

PROFESSORE. (d.d.). Esatto. (Rientrano). Il problema è quello di farlo sparire.

ALE. Occultamento di cadavere, per quel che ne so… c'è la galera!

PROFESSORE. Nessuno lo ha ucciso. È morto per cause naturali: infarto, si suppone.

ALE. Non si potrebbe chiamare il centodiciotto? O il centotredici? O tutti e due!

PROFESSORE. Chiama il telefono azzurro! Capisci che la signora Virginia si troverebbe al centro di pettegolezzi, assolutamente ingiustificati. È sposata, ha un marito che l'adora, almeno credo e… far trovare n morto nell'alcova…

ALE. Dove?

PROFESSORE. Nel suo letto.

ALE. Sì, ma… rischiare la galera… Io ho da sostituire tutta la ditta… com'è quella storia… trenta giorni di ferie… moltiplicato dodici…

PROFESSORE. Non ci sarà nessun pericolo. Basta sistemarlo da qualche parte, purché fuori da questo appartamento… qualcuno lo troverà, penserà che sia capitato lì per caso: morto sul colpo. Nemmeno il tempo di chiamare soccorso.

ALE. Capisco… le due donne… invece due uomini…

PROFESSORE. Non correre con la fantasia. Non stiamo girando un telefilm americano dove c'è sempre la villetta isolata con ampio garage, il macchinone con ampio bagaglio dove un cadavere ci sta comodamente sdraiato. Una corsa sulla statale diciassette, fino al promontorio messo lì apposta per gettare un cadavere in mare.

ALE. Noi abbiamo soltanto il furgoncino delle "Casalinghe".

PROFESSORE. Non c'è spazio.

ALE. Anche lasciando fuori il secchio della saponata…

PROFESSORE. Poi si dovrebbe attraversare il marciapiede: troppo in vista.

ALE. Potrei mettere il furgone sopra il marciapiede, come facio quando non trovo un parcheggio.

PROFESSORE. Troppo complicato. E inutile, perché il "coso" non ci sta… anche togliendo la saponata e i barattoli del detersivo.

ALE. Idea! In fondo a questo pianerottolo c'è l'ascensore. Ce lo infiliamo dentro e lo portiamo giù, usciamo dal portone e lo sistemiamo sul marciapiede. Quanta gente muore per strada? Può essere uno dei tanti!

PROFESSORE. Geniale… in linea di massima. Un po' meno nei particolari: due persone che trasportano un cadavere, una per le braccia ed un per la gambe, non passano inosservate. Qualcuno certamente ci vedrà, ci riconoscerà, avvertirà la polizia.

ALE. Idea! (Gesto di sufficienza del Professore). Un'altra.questa è da premio Nobel: una carrozzella da invalidi! Ce lo sistemiamo sopra e lo possiamo portare dove vogliamo!

PROFESSORE. Un po' meglio… ma la carrozzella da invalidi, chi ce l'ha?

ALE. Non so. Bisognerebbe trovarla in qualche farmacia.

PROFESSORE. Troppo laborioso. Senza contare che sarebbe facilissimo risalire a noi, quindi essere coinvolti.

ALE. Però, come idea non era male.

PROFESSORE. Un momento! Forse ho trovato!

ALE. Cosa ha trovato?

PROFESSORE. La sedia a rotelle! Non occorre che sia proprio una carrozzella da invalidi, potrebbe essere una di quelle sedie girevoli, da ufficio, con rotelle, che servono per spostarsi da un tavolo all'altro.

ALE. Geniale! E dove possiamo trovarla?

PROFESSORE. In casa mia! Ne ho una!

ALE. Professore, lei è un mago!… Piuttosto, ci starà sopra? Non cascherà?

PROFESSORE. Saggia considerazione, mio giovane amico. Ma tu non sai che possiedo anche una corda, sai quegli elastici per legare i pacchi sul tettuccio dell'automobile.

ALE. Lei ha un'automobile?

PROFESSORE. L'avevo. Poi mi resi conto che serviva solo per collezionare contravvenzioni, cocci, graffi… beghe con l'assicurazione, la polizia stradale… il pronto soccorso… così pensai bene di disfarmene. Unico ricordo: quella fune di cui non volli disfarmi.

ALE. Fece bene! Ci legheremo quel Dimitri.

PROFESSORE. I cadaveri hanno la brutta abitudine di lasciarsi andare e ciondolare in maniera sconveniente.

ALE. Lo legheremo ben stretto.

PROFESSORE. Okey!… Che mi fai dire… andiamo. Sarà meglio avvertire le signore. (Chiama). Signora De Maio! Per favore…

VIRGINIA. (Viene dalla cucina con Sabrina). Che c'è? Avete trovato la soluzione?

PROFESSORE. Crediamo di avere risolto il problema.

ALE. Il professore è un genio! Dovrebbe giocare al calcio!

PROFESSORE.Fui un discreto centravanti in gioventù. Poi, le lettere antiche ebbero il sopravvento.

SABRINA. Il fascino dell'antichità… Notti d'oriente, califfi con la barba e le babbucce a punta…

VIRGINIA. Mamma, non stiamo parlando di un profumo.

SABRINA. Ah, no? Peccato.

VIRGINIA. Avete pensato qualche sistema per il viaggio del nostro Dimitri?

ALE. Il professore ha una sedia con le rotelline!

PROFESSORE. (Modesto). Da ufficio… come tante.

ALE. E una corda elastica per legare i pacchi sull'automobile!

VIRGINIA. Cosa c'entrano i pacchi?

PROFESSORE. Potrebbe tornare utile per fissare il poveretto alla sua sedia.

ALE. I cadaveri hanno la brutta abitudine di scivolare.

VIRGINIA. Può essere una soluzione. Portarlo fuori di qui e poi… poi vedremo.

PROFESSORE. Noi andiamo a recuperare la sedia, in casa mia. Torniamo fra un minuto.

VIRGINIA. Lascio la porta aperta.

SABRINA. Attenti, c'è sempre qualcuno che osserva attraverso lo spioncino della porta.

VIRGINIA. Non c'è nessuno.. c'è solo la signorina Checcacci.

SABRINA. Appunto!

VIRGINIA. Andate e state attenti.

I due escono. Si imbattono nella signorina Checcacci che sta uscendo, si sentono le loro voci sul pianerottolo. Controscena di Virginia, rimasta affacciata alla porta con Sabrina.

CHECCACCI. (d.d.). Oh, professore! Quale combinazione!stavo giusto uscendo. Il destino! Lei crede nel destino?

PROFESSORE. (d.d.). Ma, non so, forse… Se permette, dovrei fare un salto a casa mia. Devo cercare… un libro per questo giovanotto.

CHECCACCI. (d.d.). C'è anche il signor… Casa… Casalegno… no: Casalinghe, ecco!

ALE. (d.d.). Felici! Se permette…

CHECCACCI. (d.d.). certo, la cultura prima di tutto… Signora De Maio, come sta? C'è anche sua madre, la signora Sabrina? Permette, vorrei dirle una cosa. Posso entrare un momento?

VIRGINIA. La prego, si accomodi.

CHECCACCI. (Entra). Signora Sabrina, sa dove sto andando? (Diniego di Sabrina). Sto andando alla pagoda!

SABRINA. Quella delle felicità? Quante erano? Tre… quattro?

CHECCACCI. Sette! Le sette percezioni extrasensoriali dell'essere umano.

VIRGINIA. Interessante. Studiate queste materie, lì alla pagoda?

CHECCACCI. Certo. Il Maestro ci parla, ci rende partecipi, ci disseta con queste dottrine mistiche e, devo dire, affascinanti.

VIRGINIA. Deve essere un tipo molto convincente questo maestro.

CHECCACCI. Un santone! Un guru! Conosce il destino, sa prevedere quello che accadrà… però è strano: lo cerco da stamani me non risponde, deve avere il cellulare spento.

SABRINA. Non immagina che qualcuno lo sta cercando? (Occhiataccia della Checcacci). Se sa tutto…

CHECCACCI. Starà catechizzando qualche nuovo adepto… gli presentai la signorina Denise, che abita qui in fondo al pianerottolo… A proposito: nemmeno lei è reperibile! Non vorrei… siccome il Maestro aveva mostrato un certo interessamento per la piccola…

VIRGINIA. Non c'è. Si trova in Calabria per girare un film

SABRINA. Fa la contadina dell'ottocento.

CHECCACCI. Ah, ecco. Allora tutto si spiega.

VIRGINIA. Perché non fa un salto lì, alla palestra (cenno interrogativo della Checcacci) come si chiama… il ristorante cinese… la pagoda.

CHECCACCI. Delle sette felicità!

VIRGINIA. Può darsi che lo trovi lì. Il santone

CHECCACCI. Infatti, stavo andando. Prima però voglio suonare alla signora Mariani, al piano di sotto interno sedici, anche lei è un'adepta. Nuova conversa. È ancora allo studio fra umano e trascendentale e tra poco. Anche lei potrà salire all'Empireo e vedere ciò che agli umani non è concesso conoscere.

VIRGINIA. La signora Mariani? Anche lei fa parte di questa… associazione?

CHECCACCI. L'ho introdotta io! Io, le ho fatto assaggiare il primo seme della conoscenza! E lei, signora Sabrina e anche lei, signora Virginia, non volete proprio conoscere l'infinita bontà, l'infinita salute dello spirito?

VIRGINIA. Ho tanto da fare per casa, che non mi resta mai un momento libero.

SABRINA. Io, in quanto a salute non mi lamento: una leggera influenza l'inverno scorso, ma per il resto…

CHECCACCI. Almeno al Club dei Singles, dovrebbe iscriversi. Stiamo preparando una nuova gita.

SABRINA. Con vestiti pesanti o leggeri?

CHECCACCI. Non ci saranno questi problemi. Andremo su di una spiaggia da sogno, dove indosseremo solo costumi da bagno.

SABRINA. Uno slip? Ci penserò… le farò sapere.

CHECCACCI. Ci conto! Io vado… (esce. Voce di dentro). Mi fermo qui giù dalla signora Mariani, può darsi che lei sappia qualcosa.

VIRGINIA. Non prende l'ascensore?

CHECCACCI. (d.d.). Oh no, un piano di scale, in discesa è un esercizio fisico che giova all'organismo. Arrivederla.

VIRGINIA. Brava. Fa bene. Arrivederla.

SABRINA. Fare le scale è un esercizio che ritempra il fisico. Soprattutto se la scala è in discesa.

VIRGINIA. (Era rimasta a guardare fuori). Eccoli che tornano. Venite, venite.

Entrano Professore e Ale con una sedia con rotelle e una corda per automobile.

ALE. Non andava più via quella signorina!

PROFESSORE. Finalmente ce l'abbiamo fatta!

SABRINA. (Si siede). Bella! Come ci si sta bene! Mi piacerebbe farci un giro!

VIRGINIA. Mamma non è per te. È per il signor Dimitri.

SABRINA. (Si alza). Peccato.

PROFESSORE. Andiamo a sistemare. Approfittiamo dell'assenza della signorina Checcacci.

VIRGINIA. Avete bisogno di aiuto?

SABRINA. Io frequentai un corso di volontariato alla Pubblica Assistenza. Diversi anni fa.

PROFESSORE. (Uscendo con Ale). Nel caso, chiameremo.

SABRINA. Devo comperarmi una di quelle sedie, ci si sta d'incanto. Ci vorrebbe qualcuno che mi spingesse. Non ha motore.

VIRGINIA. Ti conviene non comprarla.

SABRINA. Forse hai ragione. Dove hanno intenzione di portare il signor Dimitri?

VIRGINIA. Giù, da qualche parte. Una volta messo dentro l'ascensore, il più è fatto.

SABRINA. Che emozione! Mi sembra di stare dentro un film… quel regista americano… che fa solo film gialli. Che lui ama lei ma poi arriva l'altro, la rapisce, la tiene nascosta in una cantina, dove c'è una scala lunga lunga che arriva fino in cima al campanile…

VIRGINIA. Dalla cantina?

SABRINA. Sì, arrivati lassù in cima voleva gettarla di sotto, dove c'era un incrocio con motissime automobili che aspettavano il verde, lui invece aspettava il rosso e, appena scattato il giallo la prese per le braccia, stava per darle una spinta quando arrivò lo sceriffo che lo arrestò in nome della legge e lai, finalmente lo sposò.

VIRGINIA. Lo sceriffo?

SABRINA. No, lui, il suo fidanzato. Fecero un bel viaggio di nozze in Alaska… o nel Sahara, non ricordo bene. Insomma vissero felici e contenti.

VIRGINIA. E lo sceriffo?

SABRINA. Fi arrestato! Faceva il contrabbando di mucche fra il Texas e l'Arizona! Ci piansi tanto!

ALE. (Rientra). Un paio di occhiali scuri. Grandi, per favore.

VIRGINIA. (Li cerca, poi glieli porge). Dovrei averli. Dove li avrò messi?… Eccoli, tieni. A cosa servono? (Gli occhiali sono molto grandi e colorati, moda femminile).

SABRINA. Non c'è sole. È piuttosto nuvoloso.

ALE. Servono per mascherare la faccia del morto. Tiene gli occhi chiusi e non è normale.

VIRGINIA. Non saranno un po' troppo da donna?

ALE. Al cadavere vanno bene

SABRINA. Lui non può nemmeno vederli.

VIRGINIA. A che punto siete?

ALE. Quasi fatto: un altro giro di corda, li occhiali e siamo a posto. Con permesso. (Esce).

VIRGINIA. Speriamo che vada tutto bene. Meno male che, tra le altre cose, Cesare ha ritardato il suo rientro.

SABRINA. Io non starei troppo tranquilla! Sono uomini…

VIRGINIA. In questo momento vorrei che avesse un'amante! Anche due… cento!

SABRINA. Poveretto.

VIRGINIA. Fino a domani!

SABRINA. Beh, in un giorno solo…

VIRGINIA. Oddio! Mi è venuto uno strano presentimento!

SABRINA. Le cento amanti di tuo marito! Poveretto.

VIRGINIA. No! Dimitri! Quando arrivano giù nell'ingresso, aprono il portone, escono sul marciapiede e lo depongono da qualche parte. Qualcuno certamente li vedrà, a quest'ora c'è sempre un gran passeggio! Due persone che tolgono un uomo da una sedia e lo sdraiano in terra, non passano inosservate.

SABRINA. Con quegli occhiali!

VIRGINIA. Bisogna cambiare programma!

SABRINA. Come? Non è mica un televisore che premi un tasto sul telecomando e vedi quello che vuoi. Cioè: quello che vogliono farti vedere.

ALE. (Entra, si sofferma sulla porta e si inchina cerimonioso). Signore mie, vi presento l'ospite d'onore: il signor Dimitri!

Entra il Professore che spinge la sedia con Dimitri sistemato sopra, legato, con un cappello a tesa che gli ricade sulla fronte e gli occhiali che gli nascondono una buona parte del viso.

PROFESSORE. Ce l'abbiamo fatta!

SABRINA. Però, si mantiene bene. Mi pare un po' ingrassato dall'ultima volta.

PROFESSORE. Non è colpa nostra. Noi abbiamo fatto il possibile per sistemarlo adeguatamente. Non sarà venuto un capolavoro…

ALE. Il tempo. Un'altra mezz'ora e veniva… da esposizione!a

PROFESSORE. Ora comincia il bello. Dobbiamo portarlo giù e lasciarlo steso in terra da qualche parte. La sedia, sapete, è un caro ricordo: mi fu regalata dai maturandi di quattro anni fa.

VIRGINIA. Stavo pensando, caro professore, che mettersi a trafficare sul marciapiede, con gente che passa in continuazione, liberare il signor Dimitri dalle corde, prenderlo e sistemarlo sul selciato, è operazione che non può passare inosservata. C'è sempre qualche curioso che non si fa i fatti suoi e magari, non avendo nulla da fare, telefona alla polizia.

SABRINA. Ci sono cabine telefoniche, qui nei pressi?

VIRGINIA. tutti hanno un cellulare!

PROFESSORE. Ancora una volta lei, mia giovane amica, ha colto nel segno. L'intuito femminile supera di gran lunga quello maschile.

SABRINA. Anch'io lo avevo pensato!

ALE. Allora, che possiamo fare? Lasciarlo lì, così com'è… Già: la sedia è un caro ricordo.

PROFESSORE. Anche la corda.

VIRGINIA. ci sono le impronte digitali: sarebbe facile risalire a voi.

ALE. Idea! (Professore lo guarda con sospetto). Volevo dire che non è proprio necessario trascinarlo fuori, nel traffico metropolitano, basta infilarlo nell'ascensore! Dopo avere recuperato la sedia e la corda, beninteso.

VIRGINIA. l'ascensore è molto trafficato: ad ogni piano c'è sempre qualcuno che sale, che scende… Perché non lo portate giù, al piano di sotto e lo sistemate sulle scale: non ci passa mai nessuno. Può restarci chissà quanto.

SABRINA. Più il tempo passa, più si perdono le tracce.

PROFESSORE. Avete ragione, facciamo così: lo portiamo fino al piano di sotto, lo sciogliamo e lo sistemiamo sugli scalini. Poi torniamo.

VIRGINIA. Perfetto! Andate, prima che torni la signorina Checcacci. Fate presto.

PROFESSORE. Ci bastano tre minuti!

SABRINA. Rimettiamo gli orologi! (Tutti la guardano). L'ora ics. Nei film gialli c'è sempre!

ALE.  Prepariamolo alla porta. Io vado a chiamare l'ascensore. (Dispongono la sedia davanti alla porta. Ale esce, parlerà da fuori). L'ascensore è qui. Venga professore. (Il Professore spinge la sedia fuori).

VIRGINIA. speriamo che tutto vada bene. Giuro solennemente che non aprirò mai più ad uno sconosciuto!

SABRINA. E non ti scolerai mai più due bottiglie di spumante!

VIRGINIA. Non le ho bevute tutte io! C'era anche il… coso…

SABRINA. Il signor Di… (Virginia la interrompe).

VIRGINIA. Alt! Non pronunciare quel nome! Voglio dimenticarlo! Non esiste più il signor Dimitri. Ah! L'ho detto! Non volevo! Voglio dimenticarlo!

SABRINA. Basta immaginarlo con un altro nome… Agenore, per esempio

VIRGINIA. Troppo lungo.

SABRINA. (Pensa). Pio.

VIRGINIA. Troppo corto.

SABRINA. (Pensa). Adalberto Giovanni Carlo Maria dei conti Tamberlani Centurione Scotti… detto Cicci, per gli amici.

VIRGINIA. Cicci! Che strazio!

SABRINA. Angelo. Conoscevo un Angelo: individuo celestiale.

VIRGINIA. Non ho bisogno di visioni paradisiache.

SABRINA. Allora vediamo… Cirano!

VIRGINIA. Con quel naso!

SABRINA. Non ci avevo pensato. Ciro, re di Persia.

VIRGINIA. Paese orientale. Anche Dimitri era orientale. Uh! L'ho detto un'altra volta!

SABRINA. Ho trovato! Qualcosa che gli somigli ma che non sia! Il prefisso Di ci può stare, è una locuzione nobiliare… dopo il Di, ci possiamo mettere… Caprio!… ho già sentito questo nome.

VIRGINIA. È un attore.

SABRINA. Di Mani, che in linguaggio poetico, dimani significa domani. Domani è un altro giorno! Via col vento! Cinema americano, sai quanti nomi ci trovi e tutti famosi.

VIRGINIA. Lasciamo stare,lo dimenticherò con il suo nome.

SABRINA. Come vuoi. Forse è meglio… Alcide, ti starebbe bene?

VIRGINIA. No, non parliamone più!

VIRGINIA. D'accordo, hai ragione… Gregorio?… Come non detto.

VIRGINIA. Saranno pronti? (Si affaccia alla porta). Ha detto tre minuti.

VIRGINIA. Sono passati. Consideriamo qualche imprevisto: un nodo che non si scioglie…

SABRINA. Quando siamo di fretta, c'è sempre un nodo che resiste! Pare impossibile! Invece, quando c'è calma, che un minuto in più non danneggerebbe, allora i nodi si sciolgono subito.

VIRGINIA. (Spia dalla porta). L'ascensore è qui… escono… sono loro! (Entrano Professore e Ale con sedia e corda). Tutto bene?

ALE. Tutto okey!

PROFESSORE. Operazione scale conclusa brillantemente!

VIRGINIA. Com'è andata?

PROFESSORE. Usciti dall'ascensore, al piano di sotto…

ALE. Lo abbiamo sciolto…

PROFESSORE. Un nodo non voleva disfarsi.

SABRINA. (A Virginia). Che ti dicevo? Tutti uguali i nodi!

ALE. Finalmente lo abbiamo sollevato e adagiato sul terzo scalino… terzo o quarto, professore?

PROFESSORE. Quinto, ma non ha importanza.

ALE. (Non convinto del quinto scalino). Lo abbiamo lasciato lì.

PROFESSORE. Adagiato sul fianco destro.

ALE. Io volevo stenderlo sul fianco sinistro. Restava più in ombra.

PROFESSORE. La parte del cuore. Una pressione prolungata può danneggiarlo.

ALE. Ormai!

PROFESSORE. Abbiamo operato in modo che lo spigolo di qualche scalino non premesse troppo su parti vitali e danneggiasse organi essenziali per la vita.

SABRINA. Ma se è morto?

PROFESSORE. Giusto. Non ci avevo pensato.

ALE. Poi abbiamo riportato la sedia nell'ascensore e siamo tornati su.

PROFESSORE. Nessuno ci ha visti. Non ci sono testimoni!

VIRGINIA. Bravi! Siete stati eccezionali! Mia madre ed io non ne saremmo mai state capaci.

PROFESSORE. (Falsamente modesto). Cosucce… roba insignificante… vero, amico Ale?

ALE. Certo, caro Oronzo, per tipi come noi ci vuole ben altro!

VIRGINIA. Non saprò mai come ringraziarvi!

SABRINA. Vogliamo festeggiare?

VIRGINIA. Certamente! Un brindisi per celebrare! Ci deve essere una bottiglia in frigorifero.

PROFESSORE. Solo un goccio, per partecipare. Non vorrei… sono astemio.

SABRINA. Dobbiamo festeggiare, Oronzo!

VIRGINIA. Ale, fai il favore: vuoi prendere la bottiglia?  Porta anche i bicchieri, tu sai dove stanno.

ALE. Con piacere. (Esce).

PROFESSORE. Tutto è bene quel che finisce bene!

SABRINA. Rimane il problema Cesare.

PROFESSORE. Non è tornato dalle Gallie?

SABRINA. No, è ancora a Milano… non sappiamo con chi. Ma tanto, ha il permesso distare con cento donne! Prima di averle consumate tutte…

VIRGINIA. Eh, no! L'offerta delle cento donne non vale più! Se vengo a sapere che è stato con una donna, quando torna lo ammazzo!

SABRINA. Ti sei appena sbarazzata di un cadavere! Vuoi ricominciare da capo?

PROFESSORE. Sarebbe meglio cambiare sistema. Magari ucciderlo in un giardino pubblico.

ALE. (Rientra con bottiglia e bicchieri). Voila! Festeggiamo alla grande! Abbiamo vinto!

Suona il campanello,

VIRGINIA. Chi sarà? Avranno scoperto qualcosa?

PROFESSORE. Vediamo. Apriamo la porta.

Ale va ad aprire. Appare Dimitri, ancora con cappello e occhiali, avanza di qualche passo. Si toglie cappello e occhiali. Virginia caccia un grido e si accascia sul divano, assistita da Ale. Sabrina sviene accanto alei, assistita dal Professore.

POPOF. Buona sera.

CHECCACCI. (Sbuca alle spelle di Popof). Signori, vi presento il dottor Popof!

VIRGINIA. (Appena riavutasi). Lui…

CHECCACCI. Il dottor Popof è il nostro medium, il santona, il guru, il Maestro della pagoda delle sette felicità.

SABRINA. (In un rantolo). Il fachiro…

CHECCACCI. È appena tornato da un viaggio astrale, ai confini dell'inconscio. Ero appena uscita dalla signora Mariani, ho inforcato le scale… attività motoria, sapete. Sul terzo scalino, c'era il dottor Popof!

Ale indica "tre" con le dita al Professore cone a dire: avevo ragione io.

VIRGINIA. sulla scala…

ALE. Terzo scalino!

CHECCACCI. Dovete sapere che il dottor Dimitri Popof…

VIRGINIA. si chiama Dimitri…

CHECCACCI. Diplomato in scienze occulte e visioni astrali all'università di Ulan Bator, nella Mongolia Esterna, può cadere in trance, autoipnotizzarsi e volare… su, su, fino all'Empireo.

PROFESSORE. Quindi era in trance, non era morto.

CHECCACCI. Morto? Che dice! Stato trascendentale! Sembra morto: rigidità, respirazione nulla, ipotermia. A volte rimane così per parecchi giorni, in viaggio… negli spazi ultraterreni e celesti.

SABRINA. Un cosmonauta. È stato anche sulla Luna?

CHECCACCI. Più oltre! Ben più oltre! Con lo spirito, naturalmente. A volte può restare così anche per parecchi giorni.

ALE. Senza mangiare?

CHECCACCI. E senza bere!viene nutrito da forze soprannaturali: astrali, appunto. Il suo corpo sospende ogni attività fisica e vive solo di puro spirito, abbeverandosi alle fontane del cielo. Rugiada, solo rugiada. Dove è stato, Maestro?

POPOF. Su… su in alto, molto in alto, dove tutto è musica, tutto è armonia.. ho vissuto le sette felicità.

SABRINA. Tutte?

POPOF. Tutte. Sette felicità sette. Meravigliose, inenarrabili…

PROFESSORE. (Alla Checcacci). Come ha fatto a tornare… normale?

CHECCACCI. L'ho richiamato io sulla Terra. Me lo ha insegnato lui, lì alla pagoda: lo colpisco leggermente con il polpastrello del dito indice, alla base della protuberanza occipitale, proprio qui dietro il lobo dell'orecchio, poi gli passo sotto il naso una boccetta di profumo.

SABRINA. Acqua di rose?

CHECCACCI. In mancanza di meglio.

ALE. In assenza di profumi, una bottiglia con il detersivo profumato al limone?

CHECCACCI. Non è la stessa cosa ma si può provare.

PROFESSORE. Buono a sapersi per la prossima volta!

CHECCACCI. Maestro, si sente bene? È tornato fra noi. Andiamo. Alla pagoda ci aspettano… Maestro, cosa c'è? Si sente male?

Popof sipassa una mano sugli occhi, vacilla, sta per cadere.

SABRINA. Gli riprende! Va di nuovo in trance! Parte per un altro viaggio?

CHECCACCI. Sì, forse non aveva ancora esplorato Andromeda… o Calliope…

SABRINA. Chi sono?

CHECCACCI. Costellazioni, universi, mondi…

VIRGINIA. Questa volta però, il suo viaggio non lo farà qui, in casa mia. (Prende la sedia a rotelle e la mette dietro a Popof, appena in tempo perché questi ci cada sopra). Ale! Oronzo! Portatelo fuori! Non voglio un altro morto in casa! Via!

CHECCACCI. Da me, da me, voglio partecipare all'esperimento…

I due uomini spingono fuori scena la sedia con Popof, seguiti dalla Checcacci. Virginia chiude la porta e ci si piazza davanti a braccai spalancate a mo' di barricata.

VIRGINIA. Fuori! Fuori da casa mia!

SABRINA. Ce l'abbiamo fatta! È stata dura ma ci siamo riuscite!

VIRGINIA. Festeggiamo! Qui c'è una bottiglia, brindiamo noi due! Gli altri,lasciamoli andare… nell'Empireo delle sette felicità!

Comincia a stappare la bottiglia mentre si chiude il sipario. A sipario chiuso, si sente il botto del tappo che vole via mentre le due donne gridano "Evviva!" "Alla salute!"