Un capriccio di Luisella

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Pippo Spampinato

Pippo Spampinato

due atti e un prologo

Un capriccio di Luisella

Personaggi:

Sig. Carmelo Lo Tauro, possidente meridionale

Sig.ra Agrippina, sua moglie

Dott. Felice Lo Tauro, medico-ginecologo, loro figlio

Dott. Totò Scirè, chimico-farmacista, suo amico

Mirella, giovane donna delle pulizie

Emma, settentrionale, amica di Luisella

Donna Rosa, serva-governante di Totò (non parla)

Gilberto, coiffeur, amico di Mirella (parla poco)

Un capriccio di Luisella

P R O L O G O

PRIMA CHE INIZI LA COMMEDIA, FELICE E TOTO’, CON VOCE FUORI CAMPO, OPPURE CON LA LORO PRESENZA SULLA SCENA, LEGGONO I BRANI DELLE SEGUENTI LETTERE:

( PRIMA VOCE )

Pavia, 2 febbraio

Caro Totò,

                  ho arredato l’appartamento qui a Pavia ed oggi ho fatto sistemare l’insegna che è di ottone e porta la scritta seguente: “Dottor Felice Lo Tauro – Ginecologo”. Non vedo l’ora di visitare la prima paziente. Ho deciso di non farmi pagare la visita. Quando vieni a trovarmi?...

( SECONDA VOCE )

Militello Val di Catania, 4 marzo

Caro Felice,

                    beato te che vivi in città, specialmente costì in Continente. Io sono al Sud, purtroppo! A proposito della prima visita, ti consiglio di farti pagare. Chi ben comincia... A Catania i medici si futtunu i soldi. Io sono pentito di essermi laureato in Farmacia. Tu lo sai. Se non fosse per la farmacia di mio padre... Per il momento non posso viaggiare. Sto lavorando ad un’importante ricerca. Cari saluti a Luisella. A quando le nozze? Abbracci, Totò.

( PRIMA VOCE )

Caro Totò,

                  spero che  hai ricevuto il mio invito. Sarai mio testimone alle nozze. Vieni prima e avrai l’appartamento a tua disposizione. Per quanto riguarda la prima visita, resto sempre dall’idea di non farmi pagare, però rimando a dopo le nozze. Ho promesso a Luisella di aprire lo studio al ritorno dalla luna di miele. Non vuole farlo capire, ma è molto gelosa.

( SECONDA VOCE )

Caro Felice,

                    mi sto preparando per il viaggio. Arrivo a Pavia mercoledì. Mi rallegro per la gelosia di Luisella. Brava! Si comporta come una donna siciliana. Fai bene a rimandare la visita...

SI APRE IL SIPARIO E SI DA’ INIZIO ALLA COMMEDIA

Un capriccio di Luisella

 

LA SCENA

( unica per i due atti )

Una stanza spaziosa.

Nella parete sinistra, in prima, vi è una porta interna che immette nella camera da letto. Nella parete destra vi è un’altra porta interna che dà nello studio.

In fondo, sollevata da qualche gradino, vi è una larga apertura ad arco che lascia vedere una parte del corridoio con al centro una finestra a vetri sporgente sulla strada sottostante e sulla destra un appendiabiti. Il corridoio, andando verso destra, conduce all’ingresso e alla saletta dello studio, mentre verso sinistra conduce alla cucina ed al resto dell’appartamento.

Sul lato destro vi è collocato un divano con un basso tavolinetto dove è poggiato il telefono. Sedie ed altri mobili a piacere. Dai vetri chiusi della finestra entra la luce del giorno.

 

     L’AZIONE SI SVOLGE A PAVIA NEGLI ULTIMI ANNI DEL ’900

Un capriccio di Luisella

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

( Carmelo e Felice )

ALL’APERTURA DEL SIPARIO LA SCENA E’ VUOTA. DOPO ALCUNI SECONDI SI ODE IL SUONO DEL CAMPANELLO ALLA PORTA D’INGRESSO. UNA PAUSA, POI DALL’INTERNO SI SENTE LA VOCE DI CARMELO GRIDARE: “ U campanellu! ”. ANCORA UNA PAUSA E UN ALTRO TRILLO DI CAMPANELLO. SUBITO LA VOCE DI CARMELO CHE GRIDA SEMPRE PIU’ FORTE: “ Agrippina!!! Stannu sunannu!!! ”. DOPO UN POCO CARMELO APPARE DALLA PORTA INTERNA A SINISTRA. E’ SENZA CAMICIA E CON LE BRETELLE CHE GLI PENDONO DAI PANTALONI. CONTEMPORANEAMENTE DAL FONDO, VENENDO DALLA PARTE SINISTRA DEL CORRIDOIO, APPARE FELICE CHE ATTRAVERSA PER ANDARE AD APRIRE L’INGRESSO. FELICE VESTE ELEGANTE ED HA I BAFFI.

 

CARMELO   ( Scorgendo il figlio ) Felice, stannu sunannu!

      FELICE          Sì, papà. Ho sentito. Ma non c’è di bisognu però di gridari a stu modu. Non semu o’ paisi ca facemu vuci e non ni senti nuddu. Ccà semu a Pavia e le abitazioni sunu attaccati. C’è u pianu di supra, chiddu di sutta... I mura sunu di cartavilina.

CARMELO    Ma doppu ca paremu ‘ntuppati! Unn’è to matri?

FELICE          ‘Nto terrazzinu da cucina. Si sta gudennu u panorama da città.

CARMELO    Vah! Vidi si è stu binidittu varveri.

FELICE          Credo che sia lui. ( Va via per il corridoio a destra ).

CARMELO    ( Rimasto solo prepara una sedia mettendola al centro della stanza per sedersi e farsi ràdere ) Na tuvagghia...( Chiama a gran voce )Agrippi...( Ricordandosi della raccomandazione fattagli, si blocca; allora chiama senza gridare ) Agrippina!... Agrippina!... Chidda non c’è mai quannu unu avi di bisognu. (Nel frattempo ritorna Felice ) Non è u varveri?

FELICE          No, papà. E’ Mirella. Ma perché non usi il mio rasoio elettrico?

CARMELO    No, no! M’arrasca a facci, e poi mi porta prurito. Pazienza, aspittamu! ( Va via per la porta di sinistra ).

SCENA SECONDA

( Felice, Mirella e poi Agrippina )

MIRELLA      ( Appare dal fondo venendo dalla parte destra. E’ una bella ragazza formosa e  sexy; indossa una minigonna. Mentre entra si toglie la giacchetta e l’appende sull’appendiabiti, poi indossa un grembiule sul davanti ed è pronta per iniziare a fare le pulizie ) Che novità, dottore? Tutto bene?

FELICE          Bene, bene! Ma non hai la chiave dell’ingresso, tu?

MIRELLA      Sì che ce l’ho! Ma oggi, sapendo che c’erano a casa i sui genitori, mi è sembrato giusto suonare.

FELICE          Lo hai avvertito quel tuo amico coiffeur? Mio padre è abituato che in paese chiama il barbiere...

MIRELLA      Certo! Gilberto verrà tra poco. Io, per fare prima ho preso un taxi. Ieri la sua mamma, quando è arrivata, mi ha raccomandato di venire presto. E’ a letto la signora?

FELICE          ( Quasi a sé ) Me matri havi di cincu ca è susuta. ( Poi a Mirella ) E’ di là in cucina. Vai, fatti vedere!

MIRELLA      Va bene, dottore. ( Si avvia per il corridoio a sinistra, ma dalla stessa parte entra Agrippina ).

FELICE          Oh, mamma! Ccà c’è Mirella.

MIRELLA      Buongiorno, signora.

AGRIPPINA  Buongiorno. Ti avevu raccumannatu, figghia, di vèniri chiù prestu...

FELICE          Mamà bonu è! Chiù prestu di com’ora? Poi Mirella sta luntanu. Avanti, dicci chiddu ca devi fari. Iù staiu jennu a’ stazioni a pigghiari a Totò. ( Si avvia per il fondo a destra ) Non ci fari fari vuci o’ papà ( va via ).

SCENA TERZA

( Agrippina e Mirella, poi Carmelo )

AGRIPPINA  ( Togliendo la sedia che si trova al centro della stanza ) Cchi è sta seggia?

MIRELLA      ( Avviandosi a sinistra ) Posso pulire la stanza della signora?

AGRIPPINA  Non c’è di bisogno. E’ già fatta.

MIRELLA      Di già?! Poteva aspettarmi.

AGRIPPINA  Haiu l’abitudini di susìrimi prestu...  ( chiarendo meglio ) Alzarmi presto. E non sacciu stari senza fari nenti.

MIRELLA      Come la mia mamma. Vado nella stanza del dottore...

AGRIPPINA  ( Fermandola ) ‘A fici macari! Dacci, inveci, na spolverata ‘nto studio.

MIRELLA      Subito! Il dottore mi ha promesso che appena apre lo studio ed inizia a visitare, mi assume come infermiera.

AGRIPPINA  ( Stupita ) Infermiera?

MIRELLA      Ho il diploma, io! ( Va per il corridoio a destra ed esce ).

AGRIPPINA  ( Sola ) ‘Nfirmera?! Mah!... Troppu vìvula mi pari!

CARMELO    ( Venendo dalla porta di sinistra ) E arristai ccà comu na cucca! ( Scorgendo Agrippina ) Ah, ccà si?! U vidi? Sempri ppi vìnciri tu. E iù u bestia ca ti lassu fari. A st’ura, si fussimu in albergo, mi n’avissiru mannati deci barbieri. Bastava telefonare al burrò.

AGRIPPINA  Unni?

CARMELO    Al burrò, dda sutta, all’ingresso ‘nto purteri.

AGRIPPINA  Sì, sì! E cu sapi quantu ti l’avissiru fattu custari. Ti lu ricordi a Napoli? ‘Nta dd’albergu, quannu mi fici fari a permanenti macari iù? Ah? Comu ni tusàru boni?!

CARMELO    Ma cchi vai pinsannu? Vinticinc’anni arredi...  Poi ccà semu a Pavia, più al Nord.

AGRIPPINA  Vah, vah! Levati! Tri jorna in albergu... Ppi quali santu? Si cci avemu, grazie a Diu, unni pusari. Mi pari ca sta casa ca ci accattasti a to fighiu, la pagamu cu li nostri soldi, no?

CARMELO    ‘A pagamu? La strapagamu! Ppi quantu custau stu purtusu d’appartamentu ccà a Pavia, avissimu pututu accattari ‘n palazzu a tri piani o’ paisi. Comunque, non nni parramu chiù! D’accussì vosi iddu? E accussì fìcimu. Oramai è medico. Specializzato... Fra tri jorna si marita...

AGRIPPINA  Vulennu s’avissi pututu maritari a Militeddu. Macari dda ci sunu carusi ca non disprizzannu...

CARMELO    ... Sunu una chiù brutta di l’autra. Vah, levati! Unni l’aveva a truvari a na carusa bedda comu a Luisella? Macari u nomu havi beddu. E poi: colta, intelligente, disinvolta, spigliata, moderna...

AGRIPPINA  ... Macari troppu!

CARMELO    Cchi voi diri?

AGRIPPINA  Troppu spigliata, troppu moderna. Cridu ca fuma, macari.

CARMELO    Fuma? A vidisti, tu?

AGRIPPINA  Davanti a mia, no. Però quannu mi vasau, assira a stazioni, mi parsi di sentiri fetu di sigaretta.

CARMELO    E macari?! Cchi ci fa? Fuma dda brattapilusa di Teresa a figghia da Ciocia, chidda ca cci vulevi dari a to’ figghiu. L’haiu vistu iù, o’ paisi, strati strati. E voi ca non ha fumari na carusa a Pavia? Ccà, tutti fumunu: màsculi e fìmmini. Cchi cci fa? Niente! E’ normale! Possono fare aumentare, ‘nto  ‘mmernu, la nebbia.

AGRIPPINA  To figghiu ca sta a Pavia, non fuma.

CARMELO    Me figghiu è medico. Ginecologo. Lo fa per la sua salute e per la salute delle pazienti e successivi nascituri. ( Pausa ) Unn’è ora? Chiamulu! Vidi si ccitelefona a stu varveri.

AGRIPPINA  Niscìu. Ju a stazioni a pigghiari a Totò.

CARMELO    Ma allura cu c’è dda banna ‘nto studiu?

AGRIPPINA  Mirella, ca sta facennu a pulizia.

CARMELO    Addumannicci si allivòti si lu scurdau.

AGRIPPINA  Cchi si scurdau?

CARMELO    Ppi fari veniri o’ barbiere. Dici ca cci lu diceva ad un amicu so’.

AGRIPPINA  Ah, sì! ( Si porta in fondo e chiama ) Mirella, vieni qua un momento.

MIRELLA      ( Appare nel corridoio venendo da destra ) Signora...

AGRIPPINA  Te lo hai ricordato di fare venire quel tuo amico barbiere?

MIRELLA      Certo, signora. A momenti arriva. ( Scorgendo Carmelo ) Buongiorno signore.

CARMELO    Ma cci l’hai saputo dare l’indirizzo? Allivòti addizzàu a n’autra banna?

MIRELLA      Come dice, signore?

CARMELO    ( Volendo parlare in lingua ) Dico: alle volte lo hai indirizzato in altro sito?

AGRIPPINA  ( Intervenendo ) Ma cchi cci stai dicennu? Quali “zito”? E’ sulu un amico.

CARMELO    Muta statti! Ho detto “sito”, no “zito”.

MIRELLA      Conosce la casa, signore. Mi viene a prendere qui, quando si fa tardi la sera.

AGRIPPINA  ( Stupita ) La sera? E cchi veni a fari tu, la sera? La pulizia non la fai di mattina?

MIRELLA      Qualche volta non posso e allora il dottore vuole che vengo la sera. Poi si fa tardi... Io abito all’altro lato della città e allora prego Gilberto di venire con la moto.

CARMELO    Perciò veni con la moto? Non cridu ca si sfasciau e iù aspettu a cu’ non veni mai?!

MIRELLA      Cosa dice?

CARMELO    Dico: forse avrà avuto un guasto alla moto?...

MIRELLA      No, no! Verrà a momenti.

CARMELO    ( A sé, ma forte ) Ca quali mumenti?! ‘Ssà unnu si sdurrubbàu, a st’ura.

MIRELLA      Cosa dice?

AGRIPPINA  ( Intervenendo ) Nenti, nenti! Puoi andare.

MIRELLA      ( Va via da dove è entrata ).

AGRIPPINA  Macari di sira! A sintisti? Ma dicu iù: ‘nta sta città non ci nni sunu fimmini chiù vecchi ca fannu a pulizia? Chista è carusa... Ca testa liggera... A cumminari qualche pastizzu non ci voli nenti.

CARMELO    Ma cchi vai pinsannu? Qua cci hanno un’altra mentalità. Ccà semu al Nord. Non u sintisti ca veni a pigghialla l’amicu ca moto?  ( Quasi a sé ) Di sira... suli... Ssà unni si nni vannu?!

AGRIPPINA  Si la vìdunu iddi! A mia interessa me figghiu. Na carusa, sula... ‘nta na casa... cu ‘n màsculu...

CARMELO    Con un medico.

AGRIPPINA  Sempri màsculu è!

CARMELO    Chiddu havi autri pinseri per ora, s’havi a maritari fra tri jorna.

AGRIPPINA  Ca spiramu ca non c’è statu nenti.

CARMELO    Nenti! Non ti preoccupari. Nenti! Comu nenti ci nn’è di stu varveri. Chistu non veni e iù ora nesciu! Lu vaiu a circari iù un barbiere. ( Avviandosi alla porta di sinistra ) Mi vaiu a vèstiri.

AGRIPPINA  Unni vai? Ti pari ca semu a Militeddu ca nesci, arrivi ‘nta chiazza e trovi a don Micio prontu ca ti fa a barba? Ccà cu sapi quantu avissi a girari.

CARMELO    E giro!

AGRIPPINA  Anzamài ti perdi?!

CARMELO    ( Bloccandosi ) Ma varda chi haiu a sèntiri: “mi perdu”. Vah, megghiu ca mi vaiu a vèstiri!

AGRIPPINA  Non essiri pricipitùsu o’ solitu to’; non ci fa nenti si stai ‘n pocu ca barba longa.

CARMELO    ( Tagliando corto ) Haiu a nesciri! Vogghiu jri ‘nto risturanti, vulissi cuntrullari i porzioni di filettu. Chistu ssà cchi nni ‘npuni e ssà cchi mala cumparsa ni fa fari. Poi vogghiu jri ‘nto fioraio... Haiu a cuntrullari  ppi bomboniere...

AGRIPPINA  Non ti preoccupari. Cci hannu pinsatu a tuttu i carùsi. E’ tuttu a postu!

CARMELO    ( Deciso ) Haiu a nèsciri! ( Si avvia per la porta di sinistra ).

AGRIPPINA  Vidi ca sta arrivannu Totò.

CARMELO    ( Fermandosi ) E perciò?

AGRIPPINA  Fussi giustu ca cci si tu intra a ricivillu.

CARMELO    A Totò? E cu era u Papa? Cchi m’interessa a mia di Totò?! Ca quannu arriva, arrivàu!

AGRIPPINA  Non lu puoi vìdiri a stu poviru Totò... Eppuri, u carùsu è educatu...

CARMELO    E’ deficiente! E si non era ppi l’amicizia con la famiglia... Si non era ca Egisto ci veni patri...

AGRIPPINA  Intantu cu Felice hannu statu sempri cumpagni, dalle elementari...

CARMELO    ‘U vidi? Iù non mi capàcitu comu si potti lauriari?! Ma già: i soldi... fannu chistu e autru! Vah, camìna, pigghimi na cammìsa. ( Va via ).

AGRIPPINA  ( Sola ) Certu ca na lauria in farmacia non è comu chidda in medicina. A Pavia, poi. ( Si sente la voce di Carmelo che chiama “Agrippinaaa” ) Accuminciàu a fari vuci. Vegnu! Vegnu! ( Si avvia verso la porta di sinistra, mentre contemporaneamente al secondo richiamo di Carmelo, si sente il trillo del campanello d’ingresso. Allora ritorna e si avvia per il fondo, ma prima di uscire per il corridoio verso destra, è bloccata dalla voce di Carmelo che per la terza volta la chiama ancora più forte. A questo punto rivolgendosi verso destra a Mirella ) Vai alla porta, Mirella! Vidi cu è! ( E si avvia per la porta di sinistra, borbottando ) Botta di sali! Sempri arraggiàtu!... ( Esce ).

LA SCENA RIMANE VUOTA PER UN ATTIMO,

 POI DAL CORRIDOIO, VENENDO DA DESTRA,

 ENTRA TOTO’ SEGUITO DA MIRELLA

SCENA QUARTA

( Totò e Mirella )

TOTO’            ( In mano tiene una grossa valigia ed una più piccola la tiene stretta sotto il braccio. Con l’altra mano porta una piccola gabbia con dentro un porcellino d’India. Sotto il braccio di questa mano tiene stretto anche un plaid ed un berretto e gli pendono poi: un ombrello, un cappotto, un impermeabile ed una larga sciarpa di lana. Appena entrato si porta al centro della stanza e depone sul pavimento le due valigie ).

MIRELLA      ( Rimasta sul fondo ) Scusi, lei è il dottore che viene dal Sud?

TOTO’            ( Ironico ) Sì, dall’Africa.

MIRELLA      ( Correggendosi ) E’ l’amico del dottore che doveva venire dalla Sicilia? Il dottore farmacista?

TOTO’            In persona! E tu sei Mirella!

MIRELLA      Mi conosce?

TOTO’            Dalle lettere. Tutti cosi sacciu di tia. Sacciu macari ca ti pigghi a pìnnula. ( Si porta nel corridoio e rivolto verso destra dice al taxista che non si vede ) Ddocu!... Ddocu!... Metteteli lì ca ora cci pensa Rosa. Grazie buonomo! U taxi vu pagài... Potete andare! ( Si riporta nella stanza ).

MIRELLA      Ci penso io! ( Esce per il corridoio a destra e ritorna subito portando due grosse valigie, due borse ed alcuni pacchi che depone accanto a quelle portate da Totò. Poi cercando di farsi dare l’impermeabile ed il cappotto ) Dottore, dia a me...

TOTO’            No, no! Lassa ca ora ci pensa Rosa. ( Porgendole la gabbia ) Teni chistu, inveci!

MIRELLA      ( Sta per prenderla, ma scorgendo l’animale si spaventa ) Oh, mamma! E’ un topo?!

TOTO’            Ca quali topo? Un porcellino d’India è! Una cavia! Non hai visto mai cavie per esperimenti di ricerca? ( Pausa ) Comunque, lascia stare ca ora ci pensa Rosa.      ( Si porta sul fondo e chiama verso destra ) Rosa!... Rosa!... Arristau ‘nta scala?  ( Poi rivolto a Mirella ) Va’ dacci na manu... Vai ad aiutare Rosa, la tua collega.

MIRELLA      ( Non capendo ) Cosa?

TOTO’            La mia governante. Viaggia con me. Vai, muoviti!

MIRELLA      Subito! ( Si avvia ancheggiando per il fondo ).

TOTO’            ( Guardandola ammirato ) E comu si movi?! Precisu comu mi la descrivìu ‘nta littra. Auh, ma è bona!

SCENA QUINTA

( Totò e Carmelo, poi Agrippina e Mirella )

CARMELO    ( Si affaccia dalla porta di sinistra. Ha indossato la camicia e sta sistemando la cravatta ).

TOTO’            ( Stupito di trovarlo ) Vossìa?!... Cu’ cci lu porta ccà intra?

CARMELO    Chi cosa voi diri?

TOTO’            Non si n’aveva a jri ‘nta l’albergu?

CARMELO    Iù?

TOTO’            Certu! Vossìa!

CARMELO    ( Accortosi dei bagagli ) Ma di unni sbarcasti? Cchi sunu tutti sti valigi?               ( Vedendo che Totò tiene in mano la gabbia e l’ombrello ) Mi stai parennu mastru Austinu Miciaciu.

TOTO’            C’è Rosa cu mia.

CARMELO    Rosa? Ti purtasti macari a Rosa? To’ matri, ah? Ta ‘mpunìu!

TOTO’            No, no! Cosi mei, cchi nni po’ capìri vossìa!... ( Va a deporre ciò che ha addosso. Poi muovendosi come se conoscesse la casa ) Staiu attruvannu a casa precisa comu Felice mi l’ha descritto ‘nte littri. ( Indicando ) I du scalùna, il corridoio...  ( indicando la porta a destra ) chista è a porta interna ca duna nello studio, quannu Felice voli nèsciri dall’interno... ( indica la porta a sinistra ) di ccà si va ‘nta stanza da letto... ( Avviandosi ) Vogghiu vidiri com’è sistematu u lettu...

CARMELO    ( Bloccandolo ) Aspetta!... C’è me muggheri ca forsi si sta vistennu.

TOTO’            ( Stupito ) A signura Agrippina? Ma allura v’aviti curcàtu ccà?!

CARMELO    Sì! pirchì non ni cci putevumu curcàri? Non è da mia a casa?

TOTO’            Bravu! E iù?

CARMELO    Tu?...

TOTO’            Iù! Iù! Unnu mi curcu? Cchi cci capèmu. C’è Rosa! Io ho bisogno di spazio...

CARMELO    Ma pirchì tu, ti vulevi ristàri ccà?

TOTO’            Ca certu! Accussì èrimu rimasti!... Accussì mi scrissi!

CARMELO    Felice?! E va bene! Ti nni vai in albergo.

TOTO’            Cui? Vossìa si nni va in albergo. Iù oramai sugnu ccà. Cci haiu i bagagli... ( li indica ).

CARMELO    ( Con ironia ) Ca certu!  Pari ca stavi sturnànnu di casa. ( Poi arrabbiandosi di colpo ) Mi nni futtu, iù! T’ammogghi sti barattelli e ti cerchi ‘n albergu! Varda che bella, oh! ‘Nta me casa?!...

TOTO’            Pirchì s’incazza?

AGRIPPINA  ( Appare dalla porta interna a sinistra ).

TOTO’            ( Andandole incontro cerimonioso ) Oh, signora Agrippina! Mi scusi... so maritu mi fa parrari... Mi perdoni! ( Cambia tono ) Comu l’ha fattu u viaggiu?

CARMELO    Bonu, bonu! Magnificùni!

TOTO’            Staiu parrannu cu so muggheri. Ad idda cci staiu dumannannu.

CARMELO    E t’arrispunnu, iù!

AGRIPPINA  ( Volendo calmare le acque ) Carmelo, ppi opira di carità!...  ( Poi chiama ) Felice!...Felice!... Unn’è Felice?

TOTO’            Unn’è, unn’è? ( Lo cerca ) Felice!... Unn’è Felice?

CARMELO    ( Fermandolo ) A tia ti sta dumannannu! Unn’è me figghiu?

TOTO’            A mia? E u voli sapìri di mia? Iù di Militeddu vegnu! Unn’è Felice?

CARMELO    Non era cu tia a stazioni?

TOTO’            Quali stazioni?

AGRIPPINA  Ti vinni a pigghiari...

TOTO’            Ah?! Ho capito! Felice ju a stazioni. E no! Iù vinni cu taxi.

CARMELO    Cu taxi?

AGRIPPINA  Di Militeddu?

TOTO’            No! Di Bologna. Sbagghiai stazioni... e scinnii dda!

CARMELO    Oh lu bestia!

TOTO’            Cosi ca càpitanu. Però non mi persi d’animo. Ho alzato l’ingegno e mi pigghiai un taxi.

CARMELO    ( Ironico ) Certu! Intelligente!

TOTO’            Mi non si preoccupa! Tuttu a spisi mei!

CARMELO    Ca cci mancava autru...

TOTO’            Cchi è ca dici?

AGRIPPINA  ( Intervenendo ) Nenti!... Facisti beni!

TOTO’            Ah signura Agrippina, mi senti chista: scinnennu du trenu a Bologna, Rosa si la vuleva fari a pedi sinu a ccà.

AGRIPPINA  Rosa? Quali Rosa?

CARMELO    Cu Rosa vinni! ( Indicando le valigie e tutto ) Varda cchi si purtàu: u cappottu, l’umbrella, a cuperta... In agosto! A jaggia...

AGRIPPINA  Bih! Donna Rosa a Pavia?!... Cu l’aveva a diri?!... Chidda ca non ha nisciùtu mai!... Mischina! E unn’è?

TOTO’            Sta acchianannu. E’ càrrica e si sta facennu i scali alleggiu alleggiu.

CARMELO    Càrrica? Ancora cci n’è?

DAL FONDO APPARE MIRELLA.

 STRETTO SOTTO UN BRACCIO TIENE UN GRANDE QUADRO

AVVOLTO CON CARTA DA REGALO;

 SOTTO L’ALTRO BRACCIO, UNA BORSA E

CON LE MANI REGGE DUE GROSSI PANIERI

MIRELLA      ( Con apprensione ) Dottore...

TOTO’            ( Interrompendola ed indicando i panieri ) Ah! Du ficu! Ppi Luisella, la sposina. Felice mi scrissi...

MIRELLA      ( Interrompendolo a sua volta ) Dottore, scusi, la signora è rimasta nelle scale. Si sente male!

AGRIPPINA  ( Accorrendo in fretta ) Madonna santa! Povera donna Rosa! ( Va via per il fondo a destra ).

TOTO’            ( Con calma, dopo aver guardato l’orologio, esclama tra sé ) Ci semu! ( Poi forte con una certa soddisfazione ) Lo so! E’ la reazione. Ci dura due-tre minuti e poi scompare. ( A Mirella che sta deponendo i panieri, il quadro e la borsa ) Ah! Vidi ca Rosa è signorina. Se la chiami signora, capàci ca s’affenni.

MIRELLA      ( Avviandosi per il corridoio a destra ) Sì, sì!.. Certo, dottore!... ( Va via in   fretta ).

CARMELO    Ma cchi cci acchiappa a botta? Soffri d’epilessia?

TOTO’            No! Quali botta? Staiu facennu inveci degli esperimenti per controllare alcuni accertamenti. E sugnu a buon punto.

CARMELO    Quali accertamenti?

TOTO’            Ricerche contro la stitichezza. E se la formula la trovo ccà ‘nta sta casa... Vossìa può ritenersi fortunato, pirchì sta casa passerà alla storia. Sicuramente ci metteranno una lapide: “Qua, in queste mura, fu scoperta la cura per la stipsi”.

CARMELO    ( Che si è  trattenuto da esplodere ) Senti: si non fussi ca si u figghiu di un mio carissimo amico...  Ti n’avissi datu una... ( e fa l’atto di dargli uno schiaffo ).

TOTO’            Pirchì?

CARMELO    Ppi quantu si pallunaru, scunchiudutu e puddicinedda!

TOTO’            Cchi fa non ci cridi? Menu mali ca c’è Rosa ca parra.

CARMELO    Rosa? Cchi fa Rosa?

TOTO’            Cchi fa? Nenti! Non fa propriu nenti. Alle volte ci sono due-tre settimane di blocco totale. Stipsi maximam. E può anche succedere che ci veni una peritonite acuta, infiammatoria e irreversibile. Poi, a causa di questa stipsi... di questa stitichezza, vah! Ci cumparìu ‘nto pettu l’angioma.

CARMELO    Che cosa? L’angiova?

TOTO’            Sì! Il tonno sott’olio. L’an-gio-ma! Una macchia rossastra ccà ( indica )alla mammella sinistra. ( Pausa ) Con la mia cura, però, e con la pomata ca cci fricài, cci scumparìu.

CARMELO    L’angiova?

TOTO’            No! La mammella. Non l’ha vistu, vossìa, quantu è bedda liscia? E con la scomparsa della mammella è logico ca cci scumparìu anche la macchia. Ora, però, mi tocca fricaricci a pumata nell’altra parte del petto e faricci scumpariri l’altra mammella. Po’ stari cu un vunchiarozzu sì e unu no? Bisogna appariggiari tutto! Ci vuole anche il lato estetico, no?

CARMELO    ( Al colmo dell’ira ) Senti: si non fussi figghiu di Egisto...

TOTO’            Cu è Egisto?

CARMELO    Comu cu è? To patri, bestia!

TOTO’            Ah! Ca già! Non ci aveva fattu casu. Doppu ca iù u chiamu sempri papà.

SCENA SESTA

( Detti, Rosa, Agrippina e Mirella )

ROSA             ( Entra dal corridoio a destra sorretta da Agrippina e da Mirella. E’ una donna baffuta ).

AGRIPPINA  ( Tirandola verso il divano ) Ccà! Stinnitivi ‘nto divanu...

ROSA             ( Fa resistenza, si stacca e si va a sedere sugli scalini. E’ pallida. Alla vista di Carmelo lo saluta riverente senza parlare. Ad un tratto ha un conato di vomito, allora si alza e si muove per la stanza in cerca di un posto dove può rimettere. Agrippina e Mirella, le stanno ai lati e la sorreggono. Poi si calma e si rimette a sedere come prima con gli occhi fissi nel vuoto ).

AGRIPPINA  Mischina! Cci veni di rimèttiri.

TOTO’            ( Soprappensiero ) Mali! Ora stu rovesciu non ci vuleva.

CARMELO    Facitila curcàri ca è megghiu.

TOTO’            Sì, sì! Megghiu è! Unn’è cunzàtu u lettu?

CARMELO    Quali lettu? Ddocu facitila curcàri! Ddocu ‘nterra! Ca ora cci passa.

TOTO’            Bisogna appuntarlo! ( Tira fuori  fuori un taccuino e la penna ).

ROSA             ( Ha un altro conato di vomito. Si alza come prima e si muove per la stanza, poi si avvicina a Carmelo prendendolo di mira, ma questi si scanza subito ).

TOTO’            ( Scrivendo ripete ) Ro- ve- scio…

MIRELLA      ( Suggerendo ) Venga in bagno, signora... Scusi, signorina.

AGRIPPINA  Sì, sì! ‘Nto bagnu! Forsi rimittennu si sentirà megghiu. ( Lei e Mirella conducono Rosa per il fondo nel corridoio a sinistra ).

TOTO’            ‘N mumentu! Senza jttàri nenti! Ci haiu a fari l’analisi! ( Apre in fretta una valigia o borsa e ne esce un vaso da notte ) Ccà, ccà! ( E va via di corsa seguendo le altre ).

CARMELO    ( Solo ) Macari u rinàli si purtàu! ( Si prepara per uscire e si avvia per la porta di sinistra ad indossare la giacca, ma prima di andare via, entra Felice ).

 

SCENA SETTIMA

( Carmelo e Felice )

FELICE          ( Venendo dal corridoio a destra e vedendo le valigie ) Oh! Arrivàu Totò?! E comu vinni?

CARMELO    Cu tassì. Sbagghiau a scinniri, lu bestia! Scinnìu prima, a Bologna! E varda cchi si purtàu ( indica i bagagli ). Capàci ca vinni cu ‘n camiu. Cu qualchi camio-taxi a rimorchiu. Oh lu bestia! ( Indica i panieri ) Macari i ficu! Du panara!

FELICE          Nenti ci fa, papà. Sapi ca a Luisella cci piaciunu i ficu..

CARMELO    E nni purtava quattru, ‘nta na scàtula.

FELICE          ( Dopo una pausa ) Papà... tu, ti nni vulevi jri ‘nta l’albergo... no?

CARMELO    ( Turbandosi ) Pirchì?

FELICE          ( Dopo un’altra pausa ) No, nenti! Staiu pinsannu n’autra cosa, inveci.

CARMELO    ( C. s. ) Chi cosa?

FELICE          L’appartamentu ‘nto pianu di supra è di un amico miu. Un veterinario calabrese. E sta sira avissi a partiri ppi Reggio... Videmu si mi lassa a chiavi.

CARMELO    ( Preoccupato ) Ppi cui?

FELICE          Ppi Totò. U sai com’è?! ‘Nta l’albergo non cci sapi stari. Dici ca non c’è abituatu...

CARMELO    ( Rassicuratosi ) Ah! Mi pareva...

FELICE          ( Avviandosi per uscire ) Acchianu ccà supra ‘nta st’amicu miu. Prima ca parti.... Staiu turnannu!

CARMELO    Iù nesciu macari. Mi vo fazzu sta barba.

FELICE          E pirchì? Ora veni u barbiere. Aspettulu ca veni! ( Va via per il corridoio a destra )

CARMELO    ( Solo ) Ca quali veni?! Si fici minzijornu... e sugnu ancora ca barba di du jorna...

SCENA OTTAVA

( Carmelo, Mirella e poi Totò )

MIRELLA      ( Entrando dal corridoio a sinistra ) Scusi signore, sua moglie dice di sistemare i bagagli. Dove li metto?

CARMELO    Unni cci li voi sdirrubbàri cci sdirrubbi.

MIRELLA      Cosa dice?

CARMELO    Mettili nell’ingresso. Macari fora ‘nto ballatoio. Na’ scala. ( Vedendo Mirella indecisa, indica a destra ) Di là, di là! Ca ora sloggia.

MIRELLA      ( Prende alcuni bagagli e va via per il corridoio a destra ).

TOTO’            ( Rientra dal corridoio a sinistra ) Menu mali, vah! ( Rivolto a Carmelo ) U sapi? Mi ero preoccupato. Però ora sugnu tranquilizzatu. E’ scuncertu di altra natura e per altra causa. S’ammaraggiàu cu taxi. ( Prende una valigia e la depone sul tavolinetto ) Pirchissu si la vuleva fari a pedi...

CARMELO    ( Senza dargli retta va via per la porta interna a sinistra ).

TOTO’            ...Se l’immagina, vossìa: a pedi di Bologna sino a ccà... ( Trovandosi solo ) E cchi parru sulu? Mah! ( Apre la valigia ) Intantu, si Rosa rimette, iù cci fazzu u stissu l’analisi. Non bisogna trascurari niente! ( Dalla valigia prende un camice bianco).

MIRELLA      ( Rientra e va a prendere altri bagagli ) Il signore ha detto di portare tutto di là.

TOTO’            Fai, fai cara!Appena Rosa si rimette ti aiuta. Chiù prestu rimetti, chù prima si rimette! Insomma: si rimette se rimette. E se rimette si rimette.

MIRELLA      Cosa?

TOTO’            Voglio dire: se vomita si sentirà meglio e così ti aiuta.

MIRELLA      Non è necessario. Faccio tutto da sola. ( Ancheggiando si avvia ed esce per il corridoio a destra  ).

TOTO’            Lo so che sei brava! ( Ammirandola mentre si muove ) Sei brava e ... bona!... Chiù bona  ca brava!... ( A sé ) Mih! E comu s’annàca?! ( Rimasto solo ) Perciò... Senza distrazioni! Nervi a postu, altrimenti cci sbagghiu l’analisi. Dunque, spiramu ca no mi scurdai nenti. ( Guardando dentro la borsa ) Allura: a spiritera... e c’è! L’alcool, l’alambicco, l’imbuto... cci sono! I guanti... I guanti... Voi vìdiri ca mi scurdai i guanti? No, no! Ccà sunu! Tuttu a postu!

MIRELLA      ( Rientra per prendere altri bagagli, e abbassandosi voltando le spalle a Totò, a causa della minigonna e del grembiule che copre solo davanti, lascia scoperte le cosce di dietro ).

TOTO’            ( Sta per indossare il camice e notando l’atteggiamento di Mirella si blocca turbato ).

MIRELLA      ( Si volta, pur rimanendo piegata, e trovando Totò immobile col camice indossato a metà ) Dottore, che gli succede?

TOTO’            Mi stava cuncintrànnu ppi faricci l’analisi e... arristai cuncintràtu.

MIRELLA      Vuole che l’aiuti?

TOTO’            Sì! Megghiu è! Scùncentrimi! ( Le si avvicina. Mirella lascia i bagagli e lo aiuta ad indossare il camice standogli dietro. Egli, che si trova con le spalle rivolte alla porta interna a sinistra, perde tempo e con le mani cerca di toccarla, ma Mirella si stacca subito ).

MIRELLA      Ma che fa?

TOTO’            Pirchì non ni cuncintramu tutti dui? ( Si volta di scatto per abbracciarla. Ma, in questo preciso momento, entra Carmelo dalla porta interna a sinistra. Totò, imbattendosi con lui, lo abbraccia ).

CARMELO    ( Stupito e contrariato ) Cchi ti pigghia? Cchi fai?

TOTO’            Di unni spuntàu vossìa?...

MIRELLA      ( Si allontana ed esce per il corridoio a destra portando via altri bagagli ).

 TOTO’           ( Rimessosi ) Nenti!... mi tava mittennu u càmici...

CARMELO    E ti vai a sdirrubbàri ‘ncoddu a mia?

TOTO’            Siccomu è strittu... m’haiu a girari di bottu annunca non mi trasi.

CARMELO    Cchi devi fari cu stu càmici?

TOTO’            Mi preparo ppi faricci l’analisi a Rosa se per caso avissi a rimettere.

CARMELO    ( Preparandosi ad uscire ) L’analisi ti l’avissiru a fari a tia... ‘nto cervellu.

TOTO’            Cchi è ca dici?

CARMELO    ( Non risponde ).

TOTO’            Unni sta jennu cu sta barba longa? Mi vidi ca a barba si l’ha fari ogni matina. Ccà a Pavia, semu! Cchi n’avemu a fari diri: “Terun”?  Vossia varda a mia: rasato e pulito. Macari i baffi mi livai!

CARMELO    ( Che si è bloccato sul fondo, ha un moto di rabbia, ma si frena ed esce con furia per il corridoio a destra ).

TOTO’            ( Rimasto solo, dopo aver notato l’atteggiamento di Carmelo ) Hannu propriuragiuni! ( S’ode il rumore della porta d’ingresso sbattuta fortemente ) Ecco! Comu l’armàli di chiana! ( Come se gli gridasse dietro ) Terrun!

SCENA NONA

( Totò, Mirella, Agrippina, Rosa e poi Emma )

AGRIPPINA  ( Entra assieme a Rosa dal corridoio a sinistra e la fa accomodare su una sedia ) Ccà, ccà! Assittativi ‘n pocu e v’arripusàti! ( Rivolta a Totò )Chiù arrizzitàta è! Pari ca è tuttu passatu.

TOTO’            ( Osservandola ) Ca quali passatu?! Non la vidi quantu è pallida? ( Prendendo una deccisione ) Vah, ora ci pensu iù! ( A Rosa ) Veni ccà, rapi a vucca!... ( Le si avvicina e afferrandola per il naso, glielo stringe chiudendo le narici e costringendola, così, ad aprire la bocca ) Ranni ranni!... Ranni ranni!... Tutta ràpila! ( Rosa esegue, suo malgrado ) Oh! Brava! Ora ferma accussì! ( Ad Agrippina ) Vossìa mi veni ccà, signura Agrippina, non ci la facissi chiudiri.         ( Agrippina si porta accanto a Rosa e così fa anche Mirella che è rientrata ) Cci tinissi a vucca accussì: bedda spalancàta... ( Osservandole la gola ) Matri!... Scanzàtini!... Cosi di spaventu!... Macari mi scantu a talialli. E cchi sunu baddi di bigliardu?!

AGRIPPINA  Cchi c’è? Cchi avi?

TOTO’            Comu cchi avi? Non li vidi cchi sorti di tonsille? Comu campa, mancu iù u sacciu...

AGRIPPINA  Cchi cci fa? Si non cci portunu disturbu...

TOTO’            Però mi devo decidiri a livariccilli.

AGRIPPINA  Oramai a ‘st’età cchi cci fai livari?

                           SI SENTE IL TRILLO DEL CAMPANELLO D’INGRESSO

AGRIPPINA  Mirella, vidi si è me figghiu.

MIRELLA      ( Avviandosi ) Non credo, il dottore ha le chiavi. ( Va via per il corridoio a destra ).

TOTO’            Parola d’onore, qualche giorno cci li fazzu scumpariri! ( A Rosa che si muove cercando di chiudere la bocca ) Ferma stai! A vucca tènila sempri aperta, ca ora ci pensu iù! ( Si porta alla valigia che si trova sul tavolinetto, ne prende un paio di guanti chirurgici e li indossa. Nel frattempo Rosa cerca di parlare e fa segni che vuole chiudere la bocca ) Ah? Cchi è ca dici? Ferma! Senza chiudiri a vucca... Parra!

AGRIPPINA  Può parrari ca vucca aperta?

TOTO’            Allura comu ha parrari ca vucca chiusa? Mi fa rìdiri, vossìa.

AGRIPPINA  Cridu ca si stancàu e vulissi chiudiri a vucca.

TOTO’            Prontu sugnu! ( Si avvicina a Rosa e si prepara a metterle in bocca due dita per farla vomitare ) Ferma, ah? Ferma ca ora ti passa tutto!

AGRIPPINA  ( Non avendo intuito l’intenzione di Totò ) Ma cchi voi fari?

TOTO’            A fazzu rimettiri iù! Cci ‘nficcu du dita ‘nta vucca! ( Ed esegue. Ma Rosa è lesta a chiudere la bocca. Allora Totò, che è rimasto con le dita serrate, comincia a gridare cercando di liberarsi ) Aih!... Aih!... Rapi!... Rapi!... ( Finalmente si libera ed in preda al dolore si muove per la stanza smaniando ed impregando ) Aiaih!... Armàli!... Sarvaggia!... Cannibale!... I dita mi stava facennu satàri!

ROSA             ( Di colpo ha un conato di vomito; allora si alza e scappa uscendo per il corridoio a sinistra ).

TOTO’            ( Subito ad Agrippina ) Signura Agrippina, mi cci va subito! Prima ca rimette casa casa.

AGRIPPINA  ( Si precipita ed esce per il corridoio a sinistra ).

TOTO’            ( Gridandole dietro ) Cci raccumannu: intra u vasìno! ( Dopo una pausa, si toglie i guanti e li osserva ) E cci appizzài macari ‘n paru di guanti. E cchi era lo squalo?! Mah!... Ppi mia può mòriri. Iù non cci dugnu nessuno aiuto! ( Rimette i guanti dentro la valigia ).

MIRELLA      ( Rientra dal corridoio a destra ) C’è di là una signora. Ha chiesto del dottore. E’ venuta per una visita.

TOTO’            ( Scattando ) Cchi? Una visita? Non può essiri! ( Una breve pausa ) E... unn’è? Dov’è questa signora?

MIRELLA      Si è accomodata nella saletta.

TOTO’            Una signora hai detto?! Anziana?

MIRELLA      No, no! Giovane.

TOTO’            Bravu! Dicci di jrisinni. Dicci che il dottore non può visitare.

MIRELLA      Ma il dottore, se vuole, può iniziare a visitare. Mi sembra di aver capito che la signora ha un appuntamento.

TOTO’            Non può essiri! Per ora il dottore non può visitare. U sacciu iù! Mi lu scrissi ‘nta l’ultima littra. Dici ca Luisella, la fidanzata, vuole che lui apre lo studio dopo le nozze, al ritorno dalla luna di miele.

MIRELLA      La signorina vuole così?

TOTO’            Proprio! Cchi cci vuoi fari? Un capriccio!

MIRELLA      Ma perché?

TOTO’            Comu perché?! Ca per... trovarlo integro, illibato...

MIRELLA      Non capisco.

TOTO’            Vedi: noi siciliani quando ci troviamo al cospetto di una donna nuda... ci alteriamo... ci entusiasmiamo... ci... N’acchiana u sangu in testa, vah!                       ( Cambiando tono, chiede ) Cchi è bona?

MIRELLA      Cosa?

TOTO’            La signora di là. Dicisti ca è giovane... Ed è bona?

MIRELLA      ( Risentita ) Ma la signora è una paziente... E’ venuta per...

TOTO’            ( Volendo rimediare ) E per questo dico: è bona di salute, oppure è sofferente?... Non si vidi che aspetto ha.

MIRELLA      Sembra stia bene in salute. E’ una bella donna. Si muove come una vispateresa.

TOTO’            Vah, vah! Mandala via subito! Spicciti! Prima ca veni Felice. Livamu subito la tentazione.

MIRELLA      Ho capito. La mando via! ( Esce per il corridoio a destra ).

TOTO’            ( Solo ) Scanzàtini! Giovane... bella... vispateresa... continentale... Matri! Ssà comu s’ha moviri?! ( Impregando ) Comu potti sbagghiari laurea, iù!

EMMA            ( Appare dal fondo entrando dal corridoio a destra. E’ giovane e bella. Crede di trovarsi al cospetto di Felice ) Buongiorno. Dottore, io sono Emma. ( Si avvicina stendendo la mano a Totò ).

TOTO’            ( Rimasto estesiato ) Miiih!

EMMA            ( Correggendo ) “Mma”. Em-ma! ( Dopo una pausa ) Perché non vuole visitarmi?

TOTO’            ( Non sapendo cosa rispondere ) Visitarla?... Ma io, veramente...

EMMA            Pago la visita, io!

TOTO’            Sì, però...

EMMA            Una mia amica mi ha consigliato di farmi visitare da un medico siciliano.

TOTO’            Aòra?!

EMMA            Lei, addirittura, sta per sposarne uno. Un medico siciliano... focoso... passionale...

MIRELLA      ( Appare dal fondo venendo da destra ).

TOTO’            ( Mandandola subito via ) Puoi andare Mirella. Per la signora ci penso io!

MIRELLA      ( Prende i due panieri e va via uscendo per il corridoio a sinistra ).

EMMA            ( Appena Mirella va via ) Io sono divorziata.

TOTO’            ( Con stupore ed ammirazione ) Divorziata?!

EMMA            Sì, sì! Ho avuto un marito, purtroppo! Ma me ne sono liberata subito. Sa, un poco di buono.

TOTO’            ( Capendo male ) Un poco... poco? ( Fa segno come per dire: un impotente ).

EMMA            ( Non afferrando l’allusione ) Proprio! Come marito: un uomo impossibile.

TOTO’            Pacienza! Cosi ca càpitano. ( Chiede, pur essendone certo ) Continentale, vero?

EMMA            Chi?

TOTO’            L’ex marito. Questo... diciamo: uomo?!

EMMA            No. Era siculo!

TOTO’            ( Alquanto stupito ) Siculo?... Siciliano?... No. Non può essere!

EMMA            Siculo, siculo!

TOTO’            ( Rassegnato ) E... sì! Cci nn’è anche in Sicilia. Sono rari, ma cci nni sunu.

EMMA            Non poteva farne a meno. Gli piacevono tanto le gonnelle.

TOTO’            Le gonnelle?... Cci piaceva indossare la gonnella?... Vistirisi di fimmina?... Insomma, faceva il travestito?!

EMMA            Ma no! Cosa ha capito? Era un donnaiolo, invece! Mio marito mi tradiva quasi ogni giorno. Per questo l’ho piantato. ( Con un largo sospiro ) Oh, i siciliani!

TOTO’            Appunto! Non puteva essiri ca un sicilianu, se si marita... se si sposa...

EMMA            ( Subito ) Possa essere un marito fedele?

TOTO’            No, cchi c’entra? Ci sunu chiddi comu a mia per esempio, che sono come l’edera: dove si attacca muore.

EMMA            Come mai non ha i baffi?

TOTO’            ( Preso alla sprovvista ) Cchi?

EMMA            Lei. E’ senza baffi.

TOTO’            Ah! Mi livài. Li ho tolti per non sembrare meridionale. Ma mi veni ancora d’allisciàlli chi manu ( fa l’atto ).

EMMA            Peccato! ( Ammaliatrice ) A me piacciono moltissimo gli uomini con i baffi...

TOTO’            Daveru?

EMMA            Proprio! Mol-tis-si-mo! E’ eccitante sentire quel delizioso solletico quando un uomo... un maschio siciliano coi baffi... ti bacia!

TOTO’            Mih!... E comu mi potti livàri?!

EMMA            Non so immaginare un siciliano senza baffi.

TOTO’            ...E ca còppula! ( Breve pausa ) A còppula ma purtài. ( La prende ) Eccola! ( La indossa ) U vidi? A còppula cci l’haiu! I baffi cci l’aveva!

EMMA            ( Indicando il berretto ) Lo porta anche a casa?

TOTO’            Sempre! ‘Stati e ‘mmernu. Traduco: In estate ed in inverno. Lo porto sempre! Poi macari pirchì mi sta spuntannu ‘n pocu di tigna.

EMMA            Come?

TOTO’            ( Spiegando ) Calvizie. Comu a Pippo Baudo. Però iddu si fici u trapianto. I soldi...

EMMA            ( Tagliando corto ) Allora dottore, mi visita?

TOTO’            Iù, a visitassi...

EMMA            Bene! Faccio una telefonata, permette? ( Si porta al tavolinetto, dove si trova l’apparecchio e facendo il numero si piega voltando le spalle a Totò ).

TOTO’            ( Rimane un poco in estasi e turbato dall’atteggiamento di Emma. Poi, per controllare che non entri Mirella, si allontana portandosi nel corridoio verso sinistra, non avendo, così, modo di ascoltare la telefonata ).

EMMA            ( Dopo una breve attesa ) Cara, sei tu? Sono Emma. Mi trovo in casa Lo Tauro. Sì... il dottore mi visiterà. Come?... Ma ora, subito!... Come vedi avevo ragione io! Il lupo perde il pelo... A proposito: si è tagliato i baffi!... Certo... Vuole camuffare... mi capisci? Oh, i siciliani!... Tutti uguali! ( Piano e con voce misteriosa ) Hai perso la scommessa, cara Luisella!... ( Pausa ) Certo!... Puoi controllare chiamando tra poco. Ciao! ( Posa la cornetta e si rivolge a Totò, mentre comincia a sbottonarsi  ) Possiamo andare!

TOTO’            ( Senza staccarle gli occhi da dosso, la fa entrare nella porta interna a destra e la segue ammirato ).

MIRELLA      ( Subito dopo entra dal corridoio a sinistra. Sta per portare via alcuni bagagli, quando trilla il telefono. Allora accorre e alza la cornetta ) Pronto?... Sì, casa del dottor Lo Tauro. Come?... Chi sono? Perché lo vuol sapere?... Sì, sono la donna delle pulizie. Come dice?... Sì, sì... c’è una signora...  Non conosco il suo nome. Una signora che è venuta per una visita... Sì... Sì... E’ lei!... E’ di là col dottore... Prego? ( Si interrompe la comunicazione ) Ha chiuso! ( Posa la cornetta ) Mah! Vai a capire la gente! ( Ritorna a sistemare i bagagli, ma si ferma, sentendo rumore provenire dallo studio. Allora accorre alla porta interna, origlia e poi si decide ad aprire, ma la trova chiusa. Indispettita alza le spalle e va via per il fondo da dove è entrata ):

SCENA DECIMA

( Felice solo, poi Totò )

FELICE          ( Non appena Mirella va via, entra venendo dal corridoio a destra. Subito trilla il telefono e accorre alzando la cornetta ) Pronto?... Oh! Sei tu Luisella?!... Come?... ( Poiché la comunicazione si è interrotta ) Pronto?... Pronto?... Luisella?... Pronto?... ( Alquanto stupito di ciò che ha sentito e deluso per l’interruzione della comunicazione, con movimenti lentissimi posa la cornetta del telefono ).

                   nel frattempo,

                       si apre la porta interna di destra e appare Totò.

                          e’ un po’ traballante, sconvolto in viso,

                             con gli abiti in disordine,

                            il berretto girato sulla tempia.

                               di là, tra lui ED Emma, vi È STATA una COLLUTTAZIONE.

felice          ( Rivolto a Totò, ma come se parlasse a se stesso ) Era Luisella!... Mi dissi: “porco”.

TOTO’            A tia?

S I P A R I O

Fine del primo atto

  

Un capriccio di Luisella

  ATTO SECONDO

La stessa scena del primo atto

L’i n d o m a n i

SCENA PRIMA

( Agrippina sola, poi Mirella )

AGRIPPINA SI TROVA SEDUTA NEL DIVANO,

INTENTA A SFOGLIARE L’ELENCO DEL TELEFONO.

AGRIPPINA  E’ inutili! Chistu è diversu... Non mi sacciu capacitàri... Poi non cci vidu chiù, botta di sali! Si fussi stata o’ paisi, avissi chiamatu a qualcunu... Ccà, a cu chiamu?... Scinnissi Totò... Mah! Eppuri cci devi essiri scrittu. Perciò: “emmi”. Circamu a “emmi”... “Mo-ral-di”. Avissi ad èssiri facili... Maòra! Ccà mancu a “emmi” c’è! “erri”... “erri”.... Chiù arredi. “effi”... Chiù avanti. “effi”... “gi”... Ancora chiù avan...

MIRELLA      ( Entra dal fondo a destra e rimanendo nel corridoio, si toglie la giacchetta ) Buongiorno, signora.

AGRIPPINA  ( Si spaventa ) Matri! Cu è?

MIRELLA      Sono io, signora! Scusi il ritardo.

AGRIPPINA  Mi facisti satàri, figghia! Ca comu accussì all’intrasàtta?!... Ma cchi c’era a porta aperta? Me maritu e Felice si la pòttiru scurdari quannu nisceru.

MIRELLA      No, la porta era chiusa. Ho aperto io.

AGRIPPINA  ( Stupita ) Comu? Hai aperto, tu? E comu rapisti?

MIRELLA      Con la chiave. ( La mostra ) Eccola!

AGRIPPINA  ( Ancora più stupita ) Hai a chiavi? La chiave da porta d’ingresso?

MIRELLA      Me l’ha data il dottore. Ha fiducia in me.

AGRIPPINA  Perciò... trasi e nesci a piacìri?! ( Piano, a sé ) Ora iù, non li capisciu certi cosi! Troppa... troppa fiducia!

MIRELLA      ( Sempre dal fondo ) Vado a pulire la stanza del dottore ( sta per avviarsi per il corridoio a sinistra ).

AGRIPPINA  ( C. s. ) Sempri dda l’havi a testa?! ( Forte ) Non c’è di bisognu. Veni ccà! Cercami inveci, il numero di telefono da signorina a fidanzata di me figghiu         ( Mirella si avvicina e prende in mano l’elenco ) Cerca u nomu di so patri: “Moraldi”. Professore Moraldi. Vidi ca cci deve essere “professore”. A strata non mi la ricordu. Havi un nomu curiusu...

MIRELLA      ( Mentre sfoglia l’elenco ) “Moraldi”... E il nome?

AGRIPPINA  Si ti dicu: “Moraldi”! Professore Moraldi. Accussì si chiama.

MIRELLA      ( C. s. ) Ho capito. Ma il nome?... Forse questo? ( Legge ) Professor Moraldi Antonio, via: Re Alboino.

AGRIPPINA  ( Subito ) Iddu è! Ddocu sta, ‘nta stu babbuinu! Chiama e fatti passari a signurina Luisella. Cci vogghiu parrari iù! ( Con un largo sospiro ) La mamma sapi comu parraricci e aggiustari ogni cosa.

MIRELLA      ( Fa il numero. Poi dopo avere atteso un poco la comunicazione ) Non risponde.

AGRIPPINA  E’ occupato?

MIRELLA      E’ libero. Chiama, ma non risponde. ( Le avvicina la cornetta ) Sente?

AGRIPPINA  ( Poggiando l’orecchio ) Comu pò esseri? Si me maritu, prima di pàrtiri, cci telefunau... ( A Mirella ) Fallu n’autra vota. Allivòti sbagghiasti...

MIRELLA      ( Rifà il numero ) Il signore è da molto che è uscito?

AGRIPPINA  Havi chiù di tri uri. Non avemu pututu dòrmiri stanotti. Sempri facennu vuci.

MIRELLA      ( In attesa della comunicazione ) Grida continuamente il signore!

AGRIPPINA  Veramenti tantu tortu non havi. Cchi voli diri: si rumpi u fidanzamentu a tri jorna du matrimoniu? Unni s’ha dittu mai? Oh, santa carusa!

MIRELLA      Niente! Non risponde. Non ci sarà nessuno in casa

AGRIPPINA  O forsi non volunu rispunniri.

MIRELLA      ( Deponendo la cornetta ) Sarà, ma intanto non risponde. ( Dopo una pausa ) Scusi se mi intrometto, signora. Ma io dico: sarebbe meglio che il dottore vada lui dalla signorina.

AGRIPPINA  Certu! Cci ju macari iddu cu me maritu. Cridu ca stanotti mancu iddu ha durmutu.

MIRELLA      Stia certa allora che il dottore aggiusterà ogni cosa. Le darà un bacio... Lui è tanto bravo!

AGRIPPINA  ( Preoccupata ) Cui me figghiu? ( Poi, indagatrice ) Cchi nni sai, tu?

MIRELLA      L’immagino. Tutti gli uomini sono bravi a fare le moine.

AGRIPPINA  ( Credendo chissà che cosa ) Cchi cosa?... Cchi è ca fannu?

MIRELLA      Le moine... le carezze... i bacetti... E il dottore lo sa lui come comportarsi.

AGRIPPINA  Certu ca u sapi. Non è ‘n picciriddu.

MIRELLA      Cosa?

AGRIPPINA  ‘N picci... Un bambino. Non è più un bambino e sape quello che fa. Mi scantu, inveci, di me maritu ca cci vosi jri macari iddu. Spiriamu ca non sdirrubba di chù, inveci di cunzari. Iù sula cci pozzu cummàttiri.

MIRELLA      ( Dopo una pausa ) Si sono trovati bene il dottore farmacista e la signorina nell’appartamento del piano di sopra?

AGRIPPINA  Ancora non s’hannu vistu stamatina. Dda pòvira donna Rosa era stanca morta du viaggiu. Idda ca non ha viaggiatu mai!

MIRELLA      Vuole che salgo io a fare le pulizie?

AGRIPPINA  Non c’è di bisognu ca c’è donna Rosa.

MIRELLA      Se la signorina è stanca e vuole ancora rimanere a letto...

AGRIPPINA  No, ca quali lettu?! Havi di stamatina prestu ca sentu camminari... ‘nto bagnu. ‘Nta sti casi moderni di città, si senti macari quannu unu ciatìa. Ah! Quantu vàlunu ddi beddi càmmiri, o’ paisi, cu ddi dammusi riali...

SI SENTE RIPETUTAMENTE IL TRILLO

DEL CAMPANELLO D’INGRESSO.

AGRIPPINA  Chistu è me maritu di sicuru! Vo’ ràpicci!

MIRELLA      ( Si avvia in fretta per il corridoio a destra ed esce ).

SCENA SECONDA

( Agrippina, Totò e poi Mirella )

TOTO’            ( Entra dal fondo a destra con furria ) Signura Agrippina!... Unn’è Felice?... Prestu! Si deve abbattiri la porta!

AGRIPPINA  Quali porta? Cchi successi?

TOTO’            Rosa arristàu chiusa ‘nto bagnu! Dapprima mi rispunneva, ora non mi rispunni chiù. Sugnu preoccupatu. Capaci ca è svinuta dda intra...

AGRIPPINA  Ma cchi stai dicennu? Spiegati megghiu.

TOTO’            Stamatina mi rusbigghiai e non truvai cchiù a Rosa. Circannu ‘nta tutti i stanzi, finalmente a truvai ‘nto bagnu. E’ chiusa dda intra senza putiri nèsciri... Di stanotti!

AGRIPPINA  Di stanotti?

TOTO’            Annunca! Assira si nni ju ‘nto bagnu, chiusi a porta ca chiavi e... arristau bloccata. Dici ca mi chiamau tanti voti, ma siccomu iù era ‘nto primu sonnu... A puteva sèntiri? Poi, dici ca si stancau a chiamari e s’assittàu.

AGRIPPINA  S’assittàu?

TOTO’            S’assittàu aspittannu c’agghiurnava.

AGRIPPINA  E passau a nuttata ‘nto cessu?

TOTO’            No! Dici ca s’ha jutu susennu ppi cangiari posizione. ‘N pocu assittata ‘nto cessu e ‘n pocu ‘nto bidè.

AGRIPPINA  Mischina! Varda cchi cci n’avvinni?!

TOTO’            Ma dicu, iù: un appartamentu novu... precisu comu chistiu ccà sutta; cu bagnu macari novu... Pirchì non ci la faciti aggiustari la serratura? No! Devi stari sfasciata! ( Cambia tono ) U sapi cchi fici st’amicu di Felice? U patruni di casa di l’appartamentu di dda supra? Ci ‘mpiccicàu ‘n cartellu ‘nta porta, con scritto: “Serratura guasta – Non chiudere!” E a modu so si livau a responsabilità.

AGRIPPINA  Ah! C’era scrittu?!

TOTO’            C’era scrittu, sì! E difatti iù u liggii e non mi chiusi. Cchi era cretino? Rosa, inveci...

AGRIPPINA  Ma sà comu fu?!... Cchi voi diri ca donna Rosa è cretina?

TOTO’            No. E’ analfabeta!

AGRIPPINA  Ca già!

TOTO’            Ora, cu è ca pava u dannu? Cchi è assicuratu u cessu di st’amicu di Felice? Maòra! E si chidda mori dda intra?

AGRIPPINA  Ma cchi vai dicennu? Pirchì non cerchi, inveci, di livaricci a serratura? Na vota, a Militeddu, macari iù arristai chiusa, ma poi me maritu cu ‘n cacciaviti e na pinza...

TOTO’            E unni i pigghiu? ( Battendosi il palmo della mano sulla fronte ) Eccu la cosa ca mi scurdai di purtarimi: a scàtula cu l’attrezzi! Stu-na-tu!

AGRIPPINA  Ora cci dumannu a Mirella. ( Chiama ) Mirella!...

MIRELLA      ( Appare dal fondo ).

AGRIPPINA  ( Subito ) Mirella, vai a cercare un cacciavite... un martello, una tinaglia...

TOTO’            Na lima, un pedi di porcu...

MIRELLA      Cosa?

TOTO’            Un piede di maiale... Un attrezzo, insomma, per aprire la porta del bagmo al piano di sopra

AGRIPPINA  Dda povira donna Rosa arristàu chiusa ‘nto bagnu.

MIRELLA      Oh, poverina! Come è stato?

TOTO’            Analfabetismo meridionale!

               SI SENTE IL TRILLO DEL CAMPANELLO D’INGRESSO

MIRELLA      ( Va ad aprire ).

TOTO’            Cci lu diceva, iù: “Vattinni a scola a sira!”.

AGRIPPINA  ( Forte a Mirella ) Cu è me figghiu?

MIRELLA      ( Dall’interno ) No, signora!

AGRIPPINA  ( C. s. ) Me maritu?

MIRELLA      ( Si affaccia ) No, signora! E’ venuto Gilberto.( Rientra ).

AGRIPPINA  ( Spiegando a Totò ) U barbiere. Un amicu di Mirella.

TOTO’            U sacciu, u sacciu! Chiddu ca veni a pigghialla ca moto. Tutti cosi sacciu. Felice m’ha scrittu tuttu.

MIRELLA      ( Si riaffaccia e rimane sul fondo ) Gilberto si scusa. Ha detto che ieri ha avuto un guasto alla moto.

TOTO’            ( Con intenzione, rivolto a Mirella ) Ah, sta moto!... ( Poi ad Agrippina ) I carusi...  Ca s’addivertunu!

MIRELLA      Gilberto è di là. Gli ho detto d’aspettare il signore. ( Si avvia per il corridoio a sinistra ) Vado a prendere gli attrezzi! ( Va via ).

AGRIPPINA  Bih! Ma allura ddu santu cristianu di me maritu niscìu ca barba longa?! Matri! Iù ‘nta sta cunfusioni mancu cci fici casu. Scungiuru! Sa chi cosa ponu diri ddi cristiani a vidillu spuntari ca barba longa?

TOTO’            Nenti ci fa, signura Agrippina. Mi non si pigghia di collira. A sti pulintuna diccà supra, ci piace il meridionale col pelo lungo. Difatti, iù mi staiu facennu ricrisciri i baffi.

AGRIPPINA  Ca già... No ha’ statu chi baffi, tu? Chi baffi comu a Felice?! Quannu ti livasti?

TOTO’            Avantijeri, supra u trenu. E u voli sapìri pirchì? A tutti i passeggeri cci pareva ca era figghiu di Rosa. Propriu! Pirchì iù e Rosa, avevumu i stissi baffi.

AGRIPPINA  ( Sorridendo ) A donna Rosa mi la ricordu sempri baffuta. Ca veramenti, idda cci la putissi fricari qualcosa...

TOTO’            ( Dopo aver acconsentito col capo più di una volta ) Cci l’haiu fricatu! Ma nenti!

MIRELLA      ( Entra e porta un cacciavite, un martello e una tenaglia ) Ecco, dottore! Ho trovato questi.

TOTO’            ( Li prende ) Mi permette, signura Agrippina, videmu si la pozzu liberare. Sempre si la trovu in vita! ( Va via per il corridoio a destra ).

AGRIPPINA  ( Collocando una sedia al centro della stanza ) Priparamucci a seggia... ( Si avvia per la porta interna a sinistra ) Vaju a pigghiari na tuvagghia di facci.

MIRELLA      Cosa?

AGRIPPINA  ( Volendo spiegare ) Una asciugamanu... ca servi pp’asciucàri a facci. Cioè, una asciugafacci... Una... Na tuvagghia, vah! ( Va via ).

MIRELLA      Ci penso io, signora. Lo prendo dal bagno. ( Si avvia per il fondo, ma incontra Totò che rientra dal corridoio a destra ).

TOTO’            Auh! Mi staju sintennu pigghiatu di Turchi! ( A Mirella ) Dda banna c’è unu ca... annaca ‘n picciriddu.

MIRELLA      Cosa dice, dottore?

TOTO’            Di là c’è un tale che dondola... voglio dire: che culla un neonato. Cu è?

MIRELLA      E’ Gilberto, dottore. E’ venuto col bambino.

TOTO’            Gilberto? Ma cchi fa a baby-sitter?

MIRELLA      No. Fa il coiffeur! Oggi è venuto per fare la barba al papà del dottore ed allora ha portato anche il bambino.

TOTO’            Comu si fussi u giuvini... il ragazzo spazzola. Ma cchi vai dicennu? C’è un neonato intra una carrozzina. Pirchì si lu porta d’appressu? Di cu è stu picciriddu? Questo neonato?

MIRELLA      E’ mio! E’ il mio bambino. Lo lascio nella bottega di Gilberto...

TOTO’            ( Alquanto stupito ) Comu, comu? E’ il tuo bambino? Vuoi dire che è u to? E’ un figlio tuo?

MIRELLA      Proprio così: mio figlio!

TOTO’            ( C. s. ) Aòra?! Perciò cci aviti un figghiu e iù non ni sacciu nenti? Felice mi lu puteva scrìviri. Ma allura voldiri che convivete.

MIRELLA      Con chi?

TOTO’            Comu, con chi? E cchi voi fari a santarellina, ora? Ca con Gilberto! Chiddu c’annaca dda banna. E già, ccà supra si usa l’amore libero, senza matrimonio. Ca addivirtemuni! Finu a quannu però la santa Matri Chiesa non si siddìa. Troppa libertà c’è! Troppa libertà! ( Sta per avviarsi ).

MIRELLA      Gilberto non è il babbo.

TOTO’            ( Si blocca ) Non è figghiu di Gilberto? Aòra?! E allura di cu è figghiu?

MIRELLA      ( Alza le spalle ).

TOTO’            ( Preoccupato ) Nooo! Non mi diri nenti!... Madonna santa, varda cchi pastizzu?!... Eccu pirchì non m’ha scrittu nenti.

MIRELLA      Cosa vuole, dottore... E’ successo!...

TOTO’            Certu! ( Con ironia ) Successo... Successone! Bene, bravo, bis... No, no! Quali bis? Firmamini ddocu ca è megghiu.

MIRELLA      Ma non fa niente. Io sono contenta così. Ho il mio bambino e mi basta. Gilberto lo sa e anche lui è contento. Lui vuol bene al bambino. E’ contento!

TOTO’            E certu! Cchi culpa n’havi dd’anima innocente?

                         SI SENTE PROVENIRE DALLA SALETTA IL PIANTO DI UN NEONATO

MIRELLA      Oh Dio! Il bambino s’è svegliato! ( Va via in fretta per il corridoio a destra ).

TOTO’            ( Solo ) Accurdàmu ora sta chitarra. ( Dopo una pausa ) Però havi ragiuni me patri ca cunsigghia sempri il metodo antico. E’ inutile! Ancora a pinnula non è sicura!

               CESSA IL PIANTO DEL BAMBINO

AGRIPPINA  ( Rientrando dalla porta interna a sinistra ) M’aveva parsu sèntiri ciànciri un addevu.

TOTO’            ( Acconsente col capo ).

AGRIPPINA  Ah? Veru è?!

TOTO’            ( Senza parlare acconsente ancora col capo e col martello che ha in mano indica verso destra, come dire: “E’ di là” ).

AGRIPPINA  Dda banna? E cu cci lu porta?

MIRELLA      ( Rientrando da dove è uscita ) S’è addormentato!... Oh, scusi signora. C’è il mio bambino. L’ha portato Gilberto.

AGRIPPINA  ( Alquanto stupita ) Il tuo bambino?!... Quali bambino? Non eri signurìna?

TOTO’            Era! Ora ci havi un figghiu... dda banna, intra a carruzzìna, cu Gilberto ca l’annaca.

AGRIPPINA  A mia dicisti ca non eri mancu zita... con Gilberto. Ora inveci arrisultàu ca è maritu?!

TOTO’            Ca quali maritu? Non è iddu u patri du picciriddu.

MIRELLA      Gilberto è un caro amico

TOTO’            E u voli beni comu un figghiu so.

AGRIPPINA  Non lu staiu capennu.

TOTO’            Pazienza! Cchi cci vulemu fari? Oramai!... ( Cambia tono ) Beddu è, u sapi?

AGRIPPINA  ( Preoccupata ) Di cu è stu picciriddu? Di unni spuntò?

TOTO’            Cchi voli diri di unni spuntò? Si u fici idda... Di unni puteva spuntari? Ca cosi ca succèduni. “Tanto va la gatta al lardo... che ci lascia lo zampino”... e poi nàsciunu i picciriddi. Però non si deve preoccupare pirchì ccà supra, al Nord non cci fannu mancu casu. Non è ca unu si l’havi a maritari ppi forza.

MIRELLA      Io mi contento così. Il bambino è felice!

TOTO’            ( Subito ) Preciso! Si vossìa u vidi: u nasu, a vucca, i capiddi... I suli baffi ccimàncunu.    

AGRIPPINA  ( Si sente male ) Matri!... Mi sentu mancari... Comu si fa, ora? E me figghiu non m’ha dittu nenti...

TOTO’            A mia mancu. Nessuno accenno ‘nte littri.

AGRIPPINA  Madonna santa!... Chiddu s’havi a maritari fra tri jorna.

TOTO’            Non ci fa nenti, cci dicu! Ccà è una cosa normale. Normalissima!

AGRIPPINA  Iù mi sentu mancari u stissu. ( Cerca una sedia ).

TOTO’            ( La fa sedere ) Mi s’assetta!... Mi s’assetta!...

MIRELLA      Quando io ho conosciuto il dottore, avevo il bambino.

TOTO’            ‘N autru? ( Spiegando ad Agrippina ) N’aveva ‘n autru picciriddu. Ssà quantu ni spuntunu!

MIRELLA      No! Il bambino è quello ed è solo mio!

TOTO’            Ha visto? S’accolla tuttu idda. Pirchì si pigghia di còllira? Ccà sunu n’autra razza! Si fussi statu o’ paisi, si non si la maritava subito, mìnimu mìnimu ci aveva ammiscàtu na scupittàta nel basso ventre.

AGRIPPINA  ( Si sente venir meno ) Me maritu... Vo cerca a me maritu... ( Le viene una crisi di nervi. Sviene e comincia a tremare per tutta la persona ).

TOTO’            ( Preoccupato ) Signura Agrippina!... Mi si calma!... ( A sé ) Matri!... Attirantàu!... E comu facemu?... Signura Agrippina mi rapi l’occhi... Mi s’arrisbìgghia!... ( Fa l’atto di darle un colpo di martello in testa ) Ora cci ni dugnu ‘n colpu!... Videmu si rinveni.

MIRELLA      ( Fermandogli il bracco ) Ma che fa? Le farà male. ( Gli toglie gli attrezzi ).

TOTO’            Un colpettino... Ti pari ca cci lu dava forti? ( A sé ) Quantu sunu curaggiusi sti fimmini. ( A Mirella ) Veni ccà! Sciùscicci!... Sciùscicci!...

MIRELLA      Cosa?

TOTO’            Scio-scia-cci!... Soffiacci, vah! Facci un po’ di vento sul viso. Accussì! ( Fa l’atto di farle vento con un lembo della giacca ) .

MIRELLA      ( Va al tavolinetto, posa gli attrezzi, prende l’elenco del telefono e, con questo, le fa vento ).

                           SI SENTE IL TRILLO DEL TELEFONO

TOTO’            ( Accorre ed alza la cornetta ) Pronto?... Come?... Cchi è ca dici?... Non staiu capennu nenti! ( A Mirella )Veni ccà, rispondi tu. Cridu ca parra a pulintuni e non si fa capiri. ( Al telefono ) Un momento... Ora viene la ragazzache è di quassù, di queste parti, e tra di voialtri vi capite. ( Lascia la cornetta a Mirella e si porta da Agrippina per farle vento ) Spiramu ca chista rinveni! ( La scuote ) Signura Agrippina!... Mi senti?... Iù sugnu: Totò!... Maòra! Niente! Pari in letargo. Matri! E si cci veni un collasso cardiaco?! ( Si rivolge al cielo ) Signuri, facitila rìnveniri! Faciticci u miraculu!... Signore salvatila!

MIRELLA      ( Al telefono ) Sì, sì! Sono Mirella! ( Rivolta a Totò ) E’ il signore!

TOTO’            ( Con grande meraviglia ) U Signuri?... Gesù?...

MIRELLA      Il papà del dottore.

TOTO’            ( Riprendendosi ) Ah?! Iddu era? Mi parsi ca parrava milanisi.

MIRELLA      No! Parla in dialetto, anzi grida... Ed io non comprendo.

TOTO’            ( Portandosi al telefono ) Dammillu a mia!

MIRELLA      ( Esegue e ritorna da Agrippina ).

TOTO’            Pronto? Iù sugnu: Totò... Cchi è ca dici?... Comu?... Unni semu? Cchi voli diri?... Alleggiu!... Alleggiu ca non staiu capennu nenti...

AGRIPPINA  ( A poco a poco rinviene ).

TOTO’            ( C. s.) La via? Quali via?... Ah?... Comu?... In quali via semu?... Ma pirchì u voli sapiri? ( Vedendo che Agrippina si è svegliata del tutto,  le si rivolge ) E’ so maritu!

AGRIPPINA  Fallu vèniri sùbitu!

TOTO’            ( Al telefono ) M’aspetta ca staiu parrannu cu so muggheri, ca s’arrisbigghiàu... Comu?... Ca quali “angileddu”? Cchi è ca dici? Via “Lancillotto”. Sissignore! Sta casa è in via “Lancillotto”, no ‘nta “l’angileddu”. Via Lancilotto numero tre.              ( Rimane un poco in ascolto ).

AGRIPPINA  Totò, fallu vèniri urgenti.

TOTO’            Ca quali urgenti?! Dici ca si persi!

AGRIPPINA  Comu: si persi?

TOTO’            Si persi, si persi! Ssà unni si ju a tèniri?! Dici ca non s’arricorda u nomu da strata... e menu mali ca s’attruvava scrittu u nummiru du telefunu...

AGRIPPINA  Ma non c’è Felice cu iddu?

TOTO’            No! Dici ca Felice s’arristau nni Luisella e iddu s’avvinturàu sulu. ( Al telefono, parlando a voce alta ) Vossìa mi non si scuraggia. Mi si pigghia un tassì e ccidici a via, ca l’accumpagnunu ccà. Comu fici iù. Ah?... No! No! Non è “l’angileddu”. “Lancillotto”! Lancillotto, chiddu du Re Artù... Via Lancillotto numero tre. Oh! ( A sé ) Si fissàu cu l’angileddi?! Ssà ‘nta quali chiesa si fa accumpagnari?! ( Cerca di parlare al telefono, ma non vi riesce perché investito dal continuo parlare di Carmelo in modo arrabbiato. Rivolto ad Agrippina ) Cu vossìa l’havi! Dici ca cci la jttàu finu ca si persi ppi daveru. ( Dopo un poco ) Chiusi! ( Posa la cornetta ).

MIRELLA      Signora, si sente bene? Le voglio far capire che il dottore suo figlio non è il padre del mio bambino. Il dottore non ha niente a che fare col pupo.

AGRIPPINA  Cchi stai dicennu? Me figghiu non c’entra?

TOTO’            ( Subito ) Finge! Ppi non la fari pigghiàri di còllira ( Con ammirazione ) Popoli nordici! Ammirevoli, perdio!

MIRELLA      E’ la verità. Il dottore è stato molto buono. Ha saputo del bambino e... mi ha fatto lavorare.

TOTO’            Ha visto? Prima a misi incinta... poi a fici lavorare. Forse per abortire.

MIRELLA      ( A Totò ) Ma cosa dice? Il dottore è estraneo. Io avevo di già il bambino. (Ad Agrippina ) Cosa ha capito, signora?

AGRIPPINA  Stai dicennu ca me figghiu è estraneo?... Ca non c’entra cu stu picciriddu?... Non è figghiu so, vah?!

MIRELLA      Ma no! Il dottore è una brava persona!

AGRIPPINA  Signuri v’arringraziu! ( A Mirella ) Scùsami figghia, ma na matri... ( Si alza e si avvia per la porta interna a sinistra ) Cchi spaventu, Signuri! Cchi spaventu!...     ( Va via segnandosi e biascicando una preghiera ).

TOTO’            Però u patri devi essiri siciliano! Vero?

MIRELLA      ( Seccata ) Nooo! ( Si porta nel corridoio e rivolta verso destra chiama Gilberto invitandolo ad entrare ) Gilberto, vieni! Portalo qui il pupo.

SCENA TERZA

( Detti, Gilberto, poi Rosa )

GILBERTO    ( In tenuta da motociclista, appare dal corridoio a destra spingendo una carrozzina, dove si presume ci sia un bambino. Entrando fa molleggiare la carrozzina in modo da cullare il bambino e intona a bassa voce la seguente ninna nanna in dialetto lombardo: )

                     “Stela stelin

                        La notte la se visina

                        E tuti fan la nina

                        E tuti fan la nana

                        Anca ti bel pupo de la mama

                        Fa la nina, fa la nana

                        Fa la nana per un pes

                        Cume un bel pupo de ges”...

MIRELLA      ( Durante la ninna nanna si rivolge a bassa voce a Gilberto ) Puoi preparare che il signore arriva a momenti. ( Va via per il corridoio a sinistra per andare a prendere l’asciugamano ).

GILBERTO    ( Senza parlare, lascia la carrozzina al centro del corridoio e dopo aver preso la borsetta degli attrezzi di lavoro, che si trova appesa al manubrio della carrozzina, scende gli scalini e si porta nella stanza. Poggia la borsetta sul tavolinetto, l’apre e ne esce fuori un camice da barbiere che indossa sul giubbotto, poi prende le forbici, il pettine, il rasoio e se li sistema nel taschino; prende anche il pennello e la tazzina col sapone e si prepara a scioglierlo ).

TOTO’            ( Che lo aveva osservato in silenzio, esclama tra sé ) Ca poi, tantu cuntentu non mi pari. ( Si avvia per uscire dal corridoio in fondo a destra. Ma prima di andare via, si porta alla carrozzina per guardare il bambino. Dopo averlo guardato dice: ) Ppi mia è sicilianu! ( Sta per allontanarsi, ma si blocca poiché il bambino comincia a strillare. Allora ritorna alla corrozzina e cerca di calmarlo. Prima molleggiando solamente la carrozzina, poi intonando a gran voce stonata la seguente ninna nanna:  )

                        “Ooh, ooh, oh! Dormi beddu e fai la vò!

                        Ooh, ooh, oh! Dormi màsculu da mamma tò!

                        E si iddu non voli durmiri...

                        Corpa ‘nto culu sà quantu n’ha aviri!

                        Ooh, ooh, oh!”...

                        ( E’ inutile. Il bambino strilla più forte. Allora interviene Gilberto, il quale, dopo aver deposto la tazzina e il pennello, va a prendere la carrozzina, la porta avanti e la sistema nell’angolo della stanza a destra. Poi, dopo aver mormorato a bocca chiusa la solita ninna nanna e cullato per un poco il bambino riesce ad addormentarlo. Totò che è rimasto sul fondo, sta per andare via, ma ricordandosi di avere dimenticato di prendere gli attrezzi, si ferma e battendosi una mano sulla fronte e sclama: ) Bih! Mi nni stava jennu a ligna senza corda. Gli attrezzi! ( Con furia si avvicina al tavolinetto ).

GILBERTO    ( Paradoglisi davanti ) Alt! Luntan da chì. Non se tocca el piscinin.

TOTO’            ( Scostandolo ) Ca lèvati! Iù haiu a pigghiari u marteddu ppi libirari Rosa.             ( Prende il martello, la tenaglia e il cacciavite dal tavolinetto, dove li aveva messi Mirella, e si avvia per il fondo a destra ).

GILBERTO    ( C. s. ) Per il pupo ci penso io!

TOTO’            Bravo! Tu pensa ppu pupu, ca iù pensu ppi Rosa. ( Il bambino ricomincia a strillare. Allora, prima di uscire, gli dice con sfottò ) Annaca!... Annaca!... ( E va via ).

GILBERTO    ( Rimasto solo, va alla carrozzina e riprende a cullare il bambino cantando a bassa voce la ninna nanna. Nel frattempo dalla finestra compaiono i piedi di Rosa che scendono penzoloni dal piano di sopra. Si fermano a metà finestra e per un poco annaspano nel vuoto. Finalmente si poggiano sul davanzale. Il bambino si riaddormenta e Gilberto smette di cullarlo; poi riprende la tazzina ed il pennello e in silenzio continua a sciogliere il sapone. A questo punto Rosa, pur tenendosi a malapena in equilibrio, riesce acrobaticamente a sporgere il volto dietro i vetri della finestra e a battere su questi ripetutamente. Gilberto se ne accorge e con molta flemma settentrionale va alla finestra, l’apre e aiuta Rosa a scendere. Rosa, dopo una complicata manovra entra, si porta traballante al centro della stanza e si accascia sulla sedia rimanendo immobile, di fronte al pubblico, con gli occhi fissi nel vuoto. Gilberto continua il suo lavoro standole accanto e, più di una volta stupito, le si avvicina di più per guardarla in viso ).

MIRELLA      ( Entra dal corridoio a sinistra portando un asciugamano. Si accorge di Rosa ) Oh, signorina! E’ stata liberata?! Bene!

 

                         SI SENTE IL TRILLO DEL CAMPANELLO D’INGRESSO

                        ( Consegnando l’asciugamano a Gilberto ) Scusami... Suonano! ( Va via per il corridoio a destra ).

GILBERTO    ( Mette poggiato sul braccio l’asciugamano e continua a sciogliere il sapone, fissando però, con occhi bramosi, il labbro baffuto di Rosa ).

SCENA QUARTA

( Detti e Carmelo )

             CARMELO, SEGUITO DA MIRELLA,

                    ENTRA DAL CORRIDOIO A DESTRA E RIMANE SUL FONDO

MIRELLA      ( Indicando Gilberto ) Questo è Gilberto, signore.

CARMELO    Si avissi aspittatu a iddu, a st’ura mi l’avissi pigghiatu cchi pedi. ( A Gilberto ) Giovanotto, grazie! Ho usato il rasoio elettrico. Per la prima volta... ma l’ho usato. E devo dire ca mi cci attruvai bene. ( Rivolto a Mirella ) Unn’è me muggheri? La signora?

MIRELLA      ( Indicando a sinistra ) E’ di là, signore.

CARMELO    ( Va via in fretta per il corridoio a sinistra senza accorgersi della carrozzina né fa caso a Rosa ).

MIRELLA      Pazienza, Gilberto! Sai, ha sempre fretta il signore. ( Si sente la voce di Carmelo che chiama Mirella ) E poi grida. Oh Dio, come grida! ( Avviandosi ) Scusami... Ciao! ( Esce in fretta per il corridoio a sinistra ).

GILBERTO    ( Contrariato per non aver potuto prestare la sua opera, sta per mettere tutto dentro la borsetta, ma si ferma e come preso da un raptus, prende l’asciugamano, lo mette addosso a Rosa, rimasta ancora immobile quasi in ipnosi, ed in un baleno, prima le insapona e poi rade il labbro superiore. Finito il lavoro, rimette tutto dentro la borsetta e soddisfatto va via per il corridoio a destra, spingendo la carrozzina ).

SCENA QUINTA

( Rosa, Agrippina, poi Totò )

ROSA             ( Non ancora del tutto sveglia, si alza dopo aver tolto da dosso l’asciugamano)

AGRIPPINA  ( Entra dalla porta interna di sinistra ) Bravu, donna Rosa! Siti ccà, finalmenti! Cosi ca succedunu, cchi cci vuliti fari? ( Vedendo che tiene in mano l’asciugamano ) Purtatila ‘nto bagnu sta tuvagghia.

ROSA             ( Si avvia per il corridoio a sinistra, ma prima di uscire si blocca e ritorna piano piano sui suoi passi ).

AGRIPPINA  Cchi c’è? Purtatila ‘nto bagnu. ‘Nto ba-gnu!

ROSA             ( Senza parlare fa segno di diniego col capo, come se dicesse: “No, mai!”. E’ evidente che ha paura di entrare nel bagno ).

AGRIPPINA  ( Capisce ) Vih!... Ragiuni aviti! Quali bagnu?! Mittitila ddocu a banna ( indica la porta interna di sinistra ). Ci pensa poi Mirella.

ROSA             ( Esce trabballante per la porta interna di sinistra, lasciandola aperta ).

TOTO’            ( Appena uscita Rosa, entra con furia dal corridoio a destra venendo dall’ingresso lasciato aperto da Gilberto;  stravolto si porta al centro e quasi balbettando esclama: ) Staiu murennu!... Sugnu mortu!...

AGRIPPINA  Cchi fu? Cchi successi?

TOTO’            Rosa... Rosa!... Scumparìu!

AGRIPPINA  Ma cchi vai dicennu?

TOTO’            Trasii ‘nto bagnu e non attruvai chiù a Rosa. Orvu di l’occhi! Rosa non c’è! E comu potti scunpariri? U purtusu du cessu è libero. A st’ura s’avissi ‘ntuppatu, no?

AGRIPPINA  Ma si Rosa è ccà. Cchi c’entra u purtusu? ( Chiama verso la porta interna a sinistra ) Donna Rosa... viniti ccà!

TOTO’            ( Si precipita  portandosi in avanti e scorgendo Rosa dalla porta di sinistra aperta, grida ) Idda è... Idda è!... ( Poi segnandosi, si inginocchia e manda baci verso l’alto ) Signuri, v’arringraziu!... Eru sicuru ca s’avìa abbiàtu du terzu pianu!... Rosa!... Rusidda!... ( Piangendo di gioia le va incontro uscendo a sinistra ).

AGRIPPINA  ( Sola, guardando verso la porta di sinistra ) Mischina! Pari na morta ca camina!

 

SCENA SESTA

( Agrippina e Carmelo )

CARMELO    ( Appare, venendo da sinistra del corridoio e chiama a gran voce la moglie ) Agrippina!

AGRIPPINA ( Si spaventa ) Matri! Mi facisti satari! E di unni spunti?

CARMELO    ( Ironico ) Di l’ariu. ( Serio ) Di unni puteva spuntari?

AGRIPPINA  ( Con stupore ) Di lariu? T’accumpagnaru cu l’elicotturu

CARMELO    Quali elicotturu? Cchi stai dicennu?

AGRIPPINA  Non fu veru, allura, ca ti pirdisti?!

CARMELO    ( Amaro ) Mi persi! ( Con rabbia ) Sangu di Giuda! Comu ‘n picciriddu! ( Le grida in faccia ) Jttatùra!

AGRIPPINA  Lassa perdiri. Cchi nutizii porti, ‘nveci? Cci parrasti?

CARMELO    Certu ca cci parrai. Ed ora è tuttu a postu.

AGRIPPINA  ( Contenta ) Daveru?

CARMELO    A postu, a postu! Non cci ji iù?!

AGRIPPINA  Ma llura to figghiu...

CARMELO    Cosi di carusi. Ai nostri tempi li chiamavumu: “ sgricciunàti d’amuri”. E’ ca Luisella è un pocu gilusa.

AGRIPPINA  Gilusa?

CARMELO    Propriu! Gi-lu-sa!

AGRIPPINA  Megghiu è! Accussì si volunu chiù beni. “Bon sangue non mente”: so nannu dici ca era di Marpassu.

CARMELO    E to figghiu di Militeddu. Cchi c’entra? A fimmina quannu s’accorge di qualchi cosa, o è di Belpasso o è di Pavia...  Comunque, tutti cosi s’aggiustaru!

AGRIPPINA  ( In apprensione ) Ma pirchì, cchi cumminàu Felice

CARMELO    Non lo so! Però appena si vistiru, dapprima idda si stesi muta ‘ncagnàta, poi quannu Felice si cci avvicinàu, si cci allanzàu e u stava pinnannu tuttu paru.

AGRIPPINA  Daveru? Ppi modu di diri?!...

CARMELO    No, no! Ppi modu di fari! Figurati ca cci vuleva scippari i baffi.

AGRIPPINA  I baffi?

CARMELO    I baffi, i baffi! Ma poi si calmau... e allura si l’ abbrazzàu e... si vasaru. Sì, sì! Si vasàru! Arristàu allippàta a to figghiu, comu ‘n aranciu di mari. ( Agrippina si commuove ) Ddocu: i lassai suli...

AGRIPPINA  Ca u Signuri i vulissi fari felici! Felici è filici!...

CARMELO    Luisella è Luisella!... Ma cchi vai dicennu?

AGRIPPINA  Dicu ca Felici è felice di essiri filici, pirchì Felici ca è filici... Matri chi cunfusioni! Ma pirchì non l’avevumu a chiamari “Bastianu” comu a me patri?

SCENA SETTIMA

( Detti, Totò, poi Felice )

TOTO’            ( Entra dalla porta interna a sinistra, camminando in punta di piedi ) Siiit!... Silenzio!... Si-len-zio!... Rosa s’addurmiscìu!

CARMELO    ( Forte ) Rosa?! Unn’è?

TOTO’            E cchi parru turcu? Cci dicu di fari silenziu?! ( Ad Agrippina ) Signura Agrippina, si vossìa a varda, curcàta ‘nta ddu lettu, pari ‘n angileddu. Ora s’arrizzittàu, finalmente!

CARMELO    ( Scattando ) ‘Nto lettu? Dda banna è curcata? ( Indica a sinistra ).

AGRIPPINA  ( Calmandolo ) Carmelu, ppi favureddu... Nenti cci fa! Dda povira donna Rosa ha passatu na mala nuttata.

TOTO’            A sula nuttata? E a matinata? U sapi di unni scinnìu? Da finestra. Sissignura! Tinènnusi ‘nta cannalàta. S’immagina cchi spaventu?!

AGRIPPINA  Comu, comu?

TOTO’            E chistu è nenti! U spaventu chiù forti l’ebbi quannu, dda banna, si taliàu ‘nto specchiu e... patapuffete ‘nterra!

AGRIPPINA  ( Superstiziosa ) Matri!... Si rumpìu? Sett’anni di disgrazie! Propriu ora alla vigilia du matrimoniu!

TOTO’            No! Mi non si preoccupa. U specchiu non si rumpìu, arristau sanu. Idda cascau ‘nterra.

CARMELO    ‘Nterra?

AGRIPPINA  E pirchì?

TOTO’            Ca certu: di bottu si visti senza baffi. Si l’immagina vossìa ad una ca s’ha vistu sempri cchi baffi... ad un tratto si guarda ‘nto specchiu e non si li trova chiù?...

AGRIPPINA  Cchi stai dicennu?

TOTO’            La verità! Rosa è senza baffi. Ed è tutto merito miu! Certi voti si fa una ricerca e, senza volerlo, si scopre un’altra cosa. Comu fu ppa pinnicillina?! Ho scoperto una pomata depilatoria efficacissima. Si sapissi com’è pulita ‘nta facci? ( Ad Agrippina ) Mi la va a vidiri, metri ca dormi, ca è misa a panza all’aria.                 ( Spingendola verso la porta di sinistra ) Alleggiu... senza fari sgrusciu.

AGRIPPINA  ( Va via ).

TOTO’            ( A Carmelo ) A voli vidiri macari vossìa? Vada, vada! Vada a controllare l’effetto della pomata miracolosa. Auh! Cci nni fricài na jtata sula, quann’erimu supra u trenu, mentri ca durmeva. Dopu du jorna, ecco il risultato. Un miracolo! Putenti!... Certu ca comu u sapi me patri...

CARMELO    ( Si trattiene dall’esplodere, ma a quest’ultima battuta non resiste e con furia si avvia per il fondo, imbattendosi, quasi a cozzare con Felice che entra dal corridoio a destra ).

FELICE          Papà, unni stai jennu cu sta gran fùria?

CARMELO    Ho deciso di usare il rasoio elettrico. Mu staiu jennu a comprare.

FELICE          Comu? Non t’arrasca chiù! Dicevi ca ti purtava prurito.

TOTO’            ( Intervenendo ) Prurito? Cci porta manciaciùmi? Vossìa mi fa vidiri a facci. Barba difficile, averu? Ora cci arrisolvu tuttu ca pumata. Nenti chiù prurito ‘nta facci!

CARMELO    ( A denti stretti ) Iù, inveci u pruritu cci l’haiu ‘nte manu... ( Volendo essere calmo si avvia per uscire verso destra ) Vah! Quantu m’accattu stu rasoio, annunca sbottu! ( Va via ).

TOTO’            ( Gli grida dietro ) M’ascuta a mia: du dita di pumata e vossìa sgavita sti soldi.      ( Pausa ) Mah! Ognunu è patruni da so facci.

SCENA OTTAVA

( Felice, Totò, Mirella, poi Emma )

FELICE          ( Dopo una lunga pausa ) Totò, u sai? Ficimu paci cu Luisella.

TOTO’            Ca certu! Cchi ti diceva, iù? “Porticci i ficu e faciti paci”.

FELICE          No. Non foru i ficu! I ficu ancora cci l’haiu a purtari. Cci siamo riappacificati ppi baffi.

TOTO’            I baffi?

FELICE          Precisamente! Cci pareva ca erano finti... Poi quannu visti ca erano i mei e ca non mi l’aveva livati... M’abbrazzàu... Mi strincìu forti forti... e mi desi ‘n vasuni.

TOTO’            ( Disperandosi ) Mi ‘ntappassi a testa ‘nto muru, iù! Com’è ca mi potti livari? Bestia! Cretino! Ignorante!

                     SI SENTE IL TRILLO DEL CAMPANELLO D’INGRESSO

MIRELLA      ( Entra dal corridoio venendo da sinistra, attraversa per il fondo ed esce a destra per andare ad aprire ).

FELICE          E menu mali ca ti livasti!

TOTO’            Pirchì?

FELICE          Pirchì si tu, ieri cci avevi i baffi comu a mia... Iù forsi, sta matina non avissi pututu fari paci cu Luisella.

TOTO’            Non ti staiu capennu. Iù però mi staiu facennu ricrìsciri. Ho capito che ccà supra, al Nord i baffi ci volunu.

FELICE          ( Con intenzione ) Specialmente per visitare le donne divorziate.

TOTO’            ( Vedendosi scoperto ) Cu tu dissi, Mirella? Spiuna! ( Breve pausa ) Mi devi scusare Felice, ma iù non vuleva visitarla... e se l’ho fatto, u fici ppi tia.

FELICE          Ppi mia?

TOTO’            Certu! Ppi livari la tentazione. Non mi scrivisti ca Luisella non vuleva ca tu visitavi prima delle nozze? Perciò... per non coinvolgerti... Chidda s’aveva cuminciatu a spugghiari...

FELICE          E con ciò?

TOTO’            Comu “Con ciò”? chidda si spugghiau!

FELICE          Certu! Si vuleva esseri visitàta...

TOTO’            Nuda! Si spugghiau nuda!

FELICE          Ma dicu iù: ppi forza si deve pensare ca unu ca è sicilianu, appena vede a na fimmina nuda, subito la deve sedurre? Totò, iù sugnu medico e fimmini nudi non sacciu quantu n’haiu vistu.

TOTO’            Tu. Iù chi sugnu medico? Perciò...

FELICE          Perciò... appena a vidisti, ci assaltasti e a stavi pinnannu tutta para.

TOTO’            Sempri Mirella, averu? Oh, la spiuna! A st’ura taliàva du purtusu da porta. Ti dissi tutto!

FELICE          No! Mu dissi Luisella.

TOTO’            Cchi c’entra Luisella?

FELICE          C’entra! Pirchì chidda ca vinni ieri ppi fàrisi visitari. Quella giovane donna divorziata è un’amica di Luisella; un’ex compagna di collegio. E siccomu è convinta dell’infedeltà coniugale dei siciliani, datu ca idda cci ‘ncagghiàu cu so maritu, fici una scommessa cu Luisella per mettere alla prova la mia fedeltà. E poiché a mia non m’aveva mai visto, mi scangiau cu tia. ( Breve pausa ) Dici ca non aveva mai incontrato un uomo così “vùlcanico”. Paroli so! Un uomo così irruente, così impetuoso, passionale... ( Cambia tono ) Totò, quant’avi ca non vidi a na fimmina?

TOTO’            Ma era bedda, u sai? Troppu bedda!

FELICE          Dici ca cci paristi un Orlando furioso.

TOTO’            Orlando innamorato, devi diri. Beddamatri Felice, m’innamurai subito appena a visti. E’ bedda, bedda, bedda! Auh, ma ‘nsunnài macari sta notti.

MIRELLA      ( Entra dal corridoio a destra ed annuncia ) Dottore, c’è la signora che è venuta ieri per la visita.

TOTO’            ( Eccitato ) Turnau?!

FELICE          Oh! Lupus in fabula. ( A Mirella ) Falla accomodare nello studio. Vengo subito.

MIRELLA      Veramente ha chiesto del dottore ( indica Totò ).

TOTO’            ( C. s. ) A mia?... ( Avviandosi per il fondo ) Felice, scusami... datu ca voli a mia...

FELICE          Certo! ( A Mirella ) Puoi andare Mirella. Pensa a tutto il dottore.

MIRELLA      ( Va via per il corridoio a sinistra ).

TOTO’            ( Sta per uscire, ma si ferma e guardando Felice ) Ah, si mi putissi pristari i to baffi!

FELICE          ( Avvicinandoglisi ) Curri! Macari senza baffi, ca cci piàci u stissu! Iù cci vo portu i ficu a Luisella. ( Va via per il corridoio a sinistra ).

TOTO’            ( Rimasto solo sul fondo, dopo aversi sistemato i capelli ed il vestito, si prepara per uscire dal corridoio a destra. Nel frattempo dalla porta di destra che immette nello studio, appare Emma ).

EMMA            Dottore, mi vuol visitare?

TOTO’            ( Si blocca e guarda Emma ammirato, poi con voce tremante ) Cu tuttu u cori!

EMMA            ( Con movenze da esperta spogliarellista comincia a spogliarsi ).

TOTO’            ( Rimane estasiato a guardare per un poco, poi quasi alla fine dello spogliarello ) Ferma!... Alt!... ( Si porta in avanti e grida ) Sipario!... Sipario!   ( Poiché il sipario rimane aperto, si porta alla ribalta spostandosi, eccitato, ora a destra, ora a sinistra. Alla fine si decide a chiudere lui il sipario tirandolo da un lato. Quando arriva a un piccolo spazio, prima di chiuderlo tutto, si rivolge al pubblico ) Scusate... l’haiu a visitari!... ( Chiude tutto il sipario e scompare. Subito dopo si affaccia dal centro, sporgendo solamente la testa, e si rivolge ancora una volta al pubblico ) Signuri mei, vi nni putiti jri e’ casi, pirchì iù mi cunnuciu!…( Muovendo il capo, come a indicare dentro, strizza l’occhio, poi saluta e scompare ).

 

 F I N E

Un capriccio di Luisella

 

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