di Carlo Goldoni
PERSONAGGI
Monsieur FILIBERTO, ricco mercante olandese.
Madamigella GIANNINA, sua figlia.
Monsieur RICCARDO, finanziere.
Madamigella COSTANZA, sua figlia.
Monsieur de la COTTERIE, tenente francese.
MARIANNA, cameriera di madamigella Giannina.
Monsieur GUASCOGNA, cameriere del tenente.
La Scena si rappresenta all'Aja, in casa di Monsieur Filiberto.
Rizzoli Editore
AL MIO CARISSIMO AMICO
MONSIEUR FAVART CELEBRE AUTORE FRANCESE 1
Voi siete un uomo sì buono, sì amabile, sì compiacente, che mi lusingo riceverete in buon grado questa Commedia, che io dedico al vostro nome. Vogliono le buone regole, che ciò non si faccia, senza averne prima la permissione, ma queste sono le regole delle cerimonie, e non quelle dell'amicizia. Io dedico la mia Commedia ad una persona ch'io amo, a cui voglio dare un segno della mia stima e della mia cordiale sincerità, e non ve l'ho detto prima di farlo, perché son sicuro che avreste fatto il possibile per dissuadermi. Conosco il vostro carattere. Conosco quella vostra benedetta modestia, alla quale suoi dar un titolo più familiare l'amico nostro de Crébillon2tanto illustre per il nome insigne del Padre, quanto per le opere varie della sua mano. Sì, quella vostra eterna modestia, che vi rende insensibile agli onori, agli applausi, alle ricompense, vi avrebbe fatto trovare delle ragioni per obbligarmi a non farlo, ed io forse avrei dovuto cedere, mio malgrado. Voi, che vi nascondete dal Pubblico, per non ricevere i complimenti che meritate; Voi che fuggite dai Teatro, quando le vostre Commedie incontrano; Voi, che non leggete il Mercurio, quando temete cheil nostro benemerito, saggio, intelligente Monsieur de la Garde3vi dia degli elogi che vi convengono; Voi certamente avrete della pena a soffrire di vedervi tra questi fogli, in mezzo a persone illustri per sangue, per lettere, o per dignità; ma Voi ci state assai bene, e son certo che tutti ameranno d'avervi in compagnia loro, poiché il vostro merito e il vostro talento vi rende caro e stimabile a tutto il mondo. Non fate che la vostra umiltà mi rimproveri, s'io dico il vero, poiché l'umiltà, per essere una virtù, non può andar disgiunta dalla giustizia. Monsieur l'Abbé della Porta4, che fra le altre opere della elegante ed erudita sua penna ha dato al Pubblico ultimamente una Scuola dì Letteratura, dica egli s'io penso bene, e s'io ho ragion più di Voi. Se vi lamentaste di me, perch'io vi lodo, e vi qualifico per quell'uomo grande che siete, dovreste lamentarvi dì tutto il Pubblico che vi esalta. Lamentarvi dovreste del dotto ed integerrimo Monsieur la Piace5 che parlando anch'ei nel Mercurio delle vostre opere, raccolte in otto Volumi, dice di esse e di Voi molto più ch'io non dico, perché meglio di me sa dire e lodare, e perché, esercitando con vera imparzialità il suo difficile ministero, non porta rispetto alla vostra esimia modestia. Due sono le Commedie moderne, che mi hanno fatto il maggior piacere a Parigi: l'una è il vostro Inglese a Bordò; l'altra I Costumi del Secolo, del nostro celebre Monsieur Soren6, dell'Accademia Francese: due capi d'opera insigni, che caratterizzano il genio ed il talento di due stimabili autori. E se Monsieur Soren, oltre il genere della Commedia, riesce egualmente nel sublime della Tragedia, Voi avete altresì un altro genere a parte, che e quello dell'Opera Comica, e che ha dato a questo nuovo dominante divertimento la maggior riputazione. Vi ho nominato finora sei dei nostri amici e confratelli, coi quali viviamo tutte le Domeniche insieme, e siamo detti perciò Fratelli Domenicali. So che sono del parere medesimo, rispetto a Voi, gli altri due confratelli: il carissimo Monsieur Luis7, Professor Reale di Chirurgia e letterato insigne, e l'ottimo, sincero amico Monsieur Jouen8,direttore della famosa Accademia di San Sulpicio.
Acquietatevi dunque al parer concorde di chi vi ama, e di chi vi apprezza, e fate forza a Voi stesso per credere che niente ho fatto per Voi, che non vi convenga. Se mai la modestia vostra fosse tuttavia inflessibile, e vi facesse essere di mal umore, troverò ben io la maniera dì scuotervi e rasserenarvi. Un'aria tenera, modulata dalla voce angelica dell'unica Sorella nostra Domenicale, un'aria dell'incomparabile Madamigella Arnoud1avrà la forza di penetrarvi al cuore e d'intenerirvi a favore di un vero amico, che vi rispetta e vi adora. Se ciò ancor non bastasse, ho un altro mezzo a tentare, per me onorifico e per Voi interessante. Madama Favart, degnissima vostra sposa2, piena di merito, e di sapere, e dì gentilezza, ha della bontà grande per me, e son certo mi sarà mediatrice presso di Voi. Voi che l'amate tanto, le saprete Voi negare una grazia? Or su dunque, o in un modo, o nell'altro, mi lusingo che Voi mi perdonerete, e che cortesemente accetterete il dono del
Vostro Devotiss. Obbligatiss. Servitore, Amico e Confratello
Goldoni
L'AUTORE A CHI LEGGE
L'argomento di questa Commedia non è che un fatto vero, verissimo, accaduto, non ha molto tempo, in una città di Olanda. Mi fu raccontato da persone degne di fede in Venezia al Caffè della Sultana, nella Piazza di S. Marco, e le persone medesime mi hanno eccitato a formarne una Comica rappresentazione.
Il puro fatto, nella maniera colla quale mi venne esposto, era di tal maniera circostanziato, che quantunque vero, parea inverisimite, e tutta la mia maggiore fatica fu di renderlo più credibile, e meno romanzesco. Tanto è vero, che si danno delle stravaganze in natura, che non sono trattabili sulla Scena, perché contrarie troppo ai caratteri conosciuti, o eccedenti nell'ordine della condotta ordinaria degli uomini.
Il mio Olandese è un uomo di buon fondo, che ama i suoi amici, e che desidera far loro del bene, e vederli tranquilli. Fin qui non vi è niente che si opponga al comune delle persone dì buon carattere. Un poco d'imprudenza nel far del bene sarebbe anche perdonabile, in grazia dell'ottima inclinazione; ma che un padre che ha una figliuola da maritare, consigli un giovane a rapire la figliuola di un altro, e gli somministri il danaro per farlo, per solo motivo di compassione per il giovane amico, questo è quello che parerà incredibile, e per rapporto all'onestà e per rapporto all'umana prudenza. Ma io ho procurato di coonestare1 la cosa con delle ragioni che non si trovano nel fatto vero. Cento volte più imprudente fu quegli di cui mi fu narrata l'istoria vera. Io gli ho dato il motivo della collera contro un amico ingrato, ingiusto, ostinato. Io ho figurato equivoco di un'altra donna, supposta amante del giovane militare. Io ho fatto più cose in favore del verisimile, e se non ho fatto an-cor quanto basta per contentare gli animi delicati, non so che dire. Concluderò solamente esser verissimo che per le Commedie convien prendere i caratteri dalla natura, e gli argomenti dalla favola, piuttosto che dall'istoria.
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
(Camera in casa di Monsieur Filiberto.)
GUASCOGNA allestendo il baule del suo padrone, poi MARIANNA.
MARI ANNA Sì può dare il buon giorno a Monsieur Guascogna?
GUASCOGNA Sì, amabile Marianna, da voi mi è caro il buon giorno, ma mi sarebbe più cara la buona notte.
MARI ANNA Mi spiace, a quel ch'io vedo, che vi dovrò dare il buon viaggio.
GUASCOGNA Ah! cara la mia gioia, a una dolorosa partenza non può che succedere un viaggio dìsgraziatissimo.
MARIANNA Par che vi rincresca il partire.
GUASCOGNA Lo mettereste in dubbio? dopo sei mesi che io godo la vostra amabile compagnia, posso io partire senza disperarmi?
MARIANNA E chi vi obbliga a fare una cosa che vi dispiace?
GUASCOGNA Non lo sapete? Il padrone.
MARIANNA De' padroni non ne mancano all'Aja; e qui senza dubbio trovereste chi vi potrebbe dare assai più di un povero uffiziale francese prigioniero di guerra, ferito, e malconcio dalla fortuna,
GUASCOGNA Compatitemi, un simil linguaggio non è da giovane vostra pari. Sono parecchi anni, che ho l'onore di servire il mio buon padrone. Suo padre posso dire che me lo abbia raccomandato. L'ho servito alla guerra. Non ho sfuggito i pericoli per dimostrargli la mia fedeltà. È povero, ma è di buon cuore; son certo che, avanzando egli di posto, sarò io a parte d'ogni suo bene, e mi consigliereste di abbandonarlo, e lasciarlo ritornare in Francia senza di me?
MARIANNA Voi parlate da quei valentuomo che siete; ma io non posso dissimulare la mia passione.
GUASCOGNA Cara Marianna, sono afflitto al pari di voi. Ma ho speranza di rivedervi, e di essere in migliore stato, e potervi dire: son qui, posso mantenervi, e son vostro, se voi mi volete.
MARIANNA Il cielo voglia. Ma che fretta ha di partire il signor tenente? Il mio padrone lo vede assai volentieri, e credo che la figliuola non lo veda meno volentieri del padre.
GUASCOGNA Sì, pur troppo; ed ecco il motivo per cui egli parte.
MARIANNA Gli dà noia l'essere ben veduto?
GUASCOGNA Eh Marianna mia! Il povero mio padrone è innamorato della padrona vostra alla perdizione. Vive la più miserabile vita di questo mondo. Conosce che ogni dì più questo reciproco amore si aumenta, e non potendo più tenerlo celato, teme per se medesimo, e per madamigella Giannina. Il vostro padrone è assai ricco, ed il mio è assai povero. Monsieur Filiberto, che ha quest'unica figliuola, non vorrà darla a un cadetto, a un soldato, ad uno, in fine, che dovrebbe vivere sulla dote. Il tenente è povero, ma è galantuomo. Rispetta l'ospitalità, l'amicizia, la buona fede. Teme che amor non l'acciechi, dubita, di esser sedotto, o di esser in necessità di sedurre. Per ciò, facendo forza a se stesso, sacrifica il cuore alla sua onestà, ed è risoluto partire.
MARIANNA Lodo il bell'eroismo. Ma se dipendesse da me, non sarei capace di secondarlo.
GUASCOGNA Eppure convien separarsi.
MARIANNA Voi lo farete più facilmente di me.
GUASCOGNA Veramente noi altri uomini abbiamo il cuore più vigoroso.
MARIANNA Eh! no, dite piuttosto, che il vostro affetto è più debole.
GUASCOGNA In quanto a me, mi fate torto se così pensate.
MARIANNA Io credo a fatti, non a parole.
GUASCOGNA Che dovrei fare, per assicurarvi dell'a-mor mio?
MARTANNA Monsieur Guascogna non ha bisogno che io lo ammaestri.
GUASCOGNA Vorreste che prima di partir vi sposassi?
MARIANNA Questo sarebbe un fatto da non porre in dubbio.
GUASCOGNA Ma poi converrebbe che ci lasciassimo.
MARIANNA E avreste cuore d'abbandonarmi?
GUASCOGNA O che veniste meco.
MARIANNA Piuttosto.
GUASCOGNA Ma a star male.
MARIANNA Non mi comoderebbe, per dirla.
GUASCOGNA Se ci fermassimo qui, vi comoderebbe?
MARIANNA Assai.
GUASCOGNA Per quanto tempo?
MARIANNA Per un anno almeno.
GUASCOGNA E dopo un anno, mi lascereste partire?
MARIANNA Dopo un anno di matrimonio, si potrebbe facilitare.
GUASCOGNA Io dubito, che mi lascereste partir dopo un mese.
MARIANNA Non io credo.
GUASCOGNA Ne son sicuro.
MARIANNA Proviamolo.
GUASCOGNA Viene il padrone. Ne parleremo con più comodo.
MARIANNA Ah monsieur Guascogna! Il ragionamento di ora ha finito di precipitarmi. Fate di tutto... Mi raccomando... (davvero, non so quel ch'io mi dica). (Parte).
SCENA SECONDA
GUASCOGNA, poi Monsieur de la COTTERIE.
GUASCOGNA S'io non avessi più giudizio di lei, la baggianata sarebbe fatta.
COTTERIE (da sé) (Oh cieli! sono pure infelice! sono pure sfortunato!).
GUASCOGNA Signore, il baule è tosto riempiuto.
COTTERIE Ah! Guascogna, son disperato.
GUASCOGNA Oimè! che vi è accaduto di male?
COTTERIE Il peggio che mi potesse accadere.
GUASCOGNA Le disgrazie non vengono mai scompagnate.
COTTERIE La mia disgrazia è una sola, ma è sì grande, che non ho cuor di soffrirla.
GUASCOGNA M'immagino, che la riconosciate dal vostro amore.
COTTERIE Sì, ma ellasi è accresciuta per modo, che non vi è virtù che basti per superarla.
GUASCOGNA Che sì, che la vostra bella è indifferente alla vostra partenza, e non vi ama come credevate di esser amato?
COTTERIE Al contrario. Mai più tenera, mai più amorosa. Oh Dio! senti fin dove giugne la mia disperazione. L'ho veduta a piangere.
GUASCOGNA Oh! è male; ma mi credeva di peggio.
COTTERIE Disumano! insensato! o a meglio dire, animo vile, plebeo! Puoi immaginare di peggio al mondo oltre le lacrime di una tenera afflitta donna, che mi rimprovera la mia crudeltà, che indebolisce la mia costanza, che mette in cimento l'onor mio, la mia onestà, la mia fede?
GUASCOGNA Io non credeva di meritarmi rimproveri così ingiuriosi. Dopo dieci anni, la mia servitù è molto bene ricompensata.
COTTERIE Ah! vestiti de' miei panni, e condanna, se puoi, i miei trasporti. Le mie ferite, il mio sangue, la prigionia di guerra che m'impedisce gli avanzamenti, la ristrettezza di mie fortune, tutto mi parve poco, accanto di una bellezza che m'innamorò, che mi accese. Il buon costume della fanciulla non giunse mai ad assicurarmi dell'intero possedimento del di lei cuore, e mi die' campo al generoso disegno di abbandonarla. Ah! che sul momento di congedarmi, le lacrime ed i singulti che le fermarono fra le labbra l'estremo addio, mi accertano di essere amato quanto io l'amo, e la mia pena è estrema, e la mia risoluzione mi sembra barbara, e nell'amore mi perdo, e la ragion mi abbandona,
GUASCOGNA Prendete tempo, signore. Di qui non vi scacciano. Monsieur Filiberto è il miglior galantuomo di questo mondo. L'ospitalità in Olanda è il pregio spe-cialissimo della nazione, e quest'uomo dabbene è impegnatissimo per voi o per la vostra salute. Non siete ancora perfettamente guarito, e questo è un ragionevole pretesto per trattenervi.
COTTERIE Pensa bene ai consigli che tu mi dai. Poco basta a farmi risolvere.
GUASCOGNA Per me, con vostra buona licenza, non tardo un momento a vuotare il baule. (Principia a vuotare).
COTTERIE (Che diranno di me, s'io resto, dopo di essermi congedato?).
GUASCOGNA (vuotando) (Marianna non dovrebbe essere di ciò malcontenta).
COTTERIE (Sì, se ho da fingere poca salute, la mia tristezza me ne somministra il motivo).
GUASCOGNA (come sopra) (Per verità, questa remora non dispiace a me pure).
COTTERIE (Ah! no, quanto più tardo, tanto più la fiamma si aumenta. E qual soccorso all'incendio? e qual lusinga al disperato amor mio?).
GUASCOGNA (come sopra) (Oh, il tempo accomoda di gran cose!).
COTTERIE (Eh, incontrisi una morte sola, per non moltiplicare i supplizi).
GUASCOGNA (come sopra) (Il padrone mi sarà poi obbligato).
COTTERIE Che fai?
GUASCOGNA Vuoto il baule.
COTTERIE Chi ti ha detto di farlo?
GUASCOGNA Io l'ho detto, e voi non me lo avete negato,
COTTERIE Stolido! rimetti gli abiti. Voglio partire.
GUASCOGNA E che occorreva mi lasciaste fare finora?
COTTERIE Non provocare la mia impazienza.
GUASCOGNA Lo rifarò questa sera.
COTTERIE Sbrigati in sul momento, e fa che prima del mezzogiorno sieno qui i cavalli di posta.
GUASCOGNA E le lacrime di madamigella?
COTTERIE Indegno! hai tu cuore di tormentarmi?
GUASCOGNA Povero il mio padrone!
COTTERIE (placidamente) Sì, compassionami, che ben lo merito.
GUASCOGNA (placidamente) Sospendiamo?
COTTERIE (mestamente) No.
GUASCOGNA (come sopra) Metto dentro dunque.
COTTERIE (come sopra) Sì.
GUASCOGNA (riponendo nel baule) (Fa pietà veramente) .
COTTERIE (Oh potess'io partire senza più rivederla!).
GUASCOGNA (come sopra) (Gli è ch'io temo, che qui non finiscan le scene).
COTTERIE (Mel vieta la convenienza, e dubito che me lo vieti l'amore).
GUASCOGNA (guardando fra le scene) (Oimè, povero padrone! Oimè, cosa vedo!),
COTTERIE Che fai, che non seguiti?
GUASCOGNA (confuso) Eh, seguito, sì, signore.
COTTERIE Sei confuso?
GUASCOGNA Un poco.
COTTERIE Che guardi?
GUASCOGNA Niente.
COTTERIE O cieli! madamigella Giannina! che incontro è questo? che mi consigli di fare?
GUASCOGNA Non saprei. Ogni consiglio è pericoloso.
COTTERIE Non abbandonarmi.
GUASCOGNA Non parto.
COTTERIE Partirò io.
GUASCOGNA Tutto quel che vi piace.
COTTERIE Non posso.
GUASCOGNA Vi compatisco.
COTTERIE Perché s'arresta? perché non viene?
GUASCOGNA Avrà timor d'inquietarvi.
COTTERIE No, avrà soggezione di te.
GUASCOGNA (in atto di partire) Io gliela levo immediatamente.
COTTERIS Fermati.
GUASCOGNA Sto qui.
COTTERIE Hai tabacco?
GUASCOGNA Non ne ho, signore.
COTTERIE Stolido! nemmen tabacco?
GUASCOGNA Corro a prender la tabacchiera. (Parte correndo).
SCENA TERZA
Monsieur de la COTTERIE, poi Madamigella GIANNINA.
COTTERIE Sentimi. Dove vai? Povero me! Guascogna.
GIANNINA Avete voi bisogno di nulla?
COTTERIE Compatitemi. Ho bisogno del mio servitore.
GIANNINA Se manca il vostro, ve ne saranno degli altri. Volete voi qualcheduno?
COTTERIE No, vi ringrazio. È necessario il mio per terminare il baule.
GIANNINA Ev'inquietate a tal segno per la fretta di terminare quest'opera così importante? Temete che vi manchi il tempo? Vi aspetta forse il corriere? Se l'aria di questo cielo non è più confacevole alla vostra salute, o per meglio dire, se il soggiorno di questa casa vi annoia, mi esibisco io stessa a servirvi per sollecitare la vostra partenza.
COTTERIE Madamigella, abbiatemi compassione. Non mi affliggete di più.
GIANNINA S'io sapessi da che provenga questa vostra afflizione, studierei, anzi che di accrescerla, di moderarla.
COTTERIE Cercatene la cagione dentro di voi mede-sima, e non avrete necessità ch'io vel dica.
GIANNINA Partite dunque per me?
COTTERIE Sì, per voi son costretto a sollecitare la mia partenza.
GIANNINA Cotanto odiosa sono divenuta a' vostri occhi?
COTTERIE Oh cieli! Mai più tanto amabile mi compariste. Mai più mi ferirono gli occhi vostri più dolcemente.
GIANNINA Ah! se ciò fosse vero, non vi vedrei sì sollecito alla partenza.
COTTERIE S'io amassi soltanto la bellezza del vostro volto, cederei al violento amore che mi stimola a rimanere. Amo la vostra virtù, veggio in pericolo la vostra quiete, e intendo di ricompensare la bontà che mi usaste, sagrificando le più belle speranze dell'amor mio.
GIANNINA Io non credo voi di sì poco spirito, che non possiate essere superiore a qualunque passione; ed è un torto che fate alla mia virtù, se mi credete incapace di resistere alle inclinazioni del cuore. Vi a-mai finora, senza arrossire dell'amor mio. Di tal virtuoso amore parmi che potrei compromettermi per tutto il tempo della mia vita, e non so persuadermi, che un uomo sia meli capace di me di sostenere con gloria l'interna guerra delle passioni. Posso amarvi, senza pericolo. Bramerei di vedervi per mio conforto. Voi all'incontro, partir volendo violentemente, andate in traccia di una tranquillità più felice, mostrando più che l'amore, l'intolleranza. Intesi dire, che la speranza è il conforto di chi desidera. Chi si allontana dai mezzi, mostra curarsi poco del fine, e voi, fuggendo soffrire la tormentosa inquietudine di chi spera, manifestate o una debolezza spregievole, o una indifferenza ingiuriosa. Qualunque sia lo stimolo, che a partire vi sprona, andate pure festoso del vostro ingrato trionfo; ma vergognatevi di una crudeltà senza pari.
COTTERIE Ah! no, madamigella, non mi tacciate d'ingratitudine, non mi addossate la crudeltà. Credei servirvi partendo; se m'ingannai, perdonatemi; se il comandate, io resto.
GIANNINA No, non fia mai che un mio comando vi sforai: seguite gli stimoli del vostro cuore.
COTTERIE Il cuor mi dice ch'io resti.
GIANNINA Obbeditelo senza tema, e se il valore non vi abbandona, assicuratevi di mia costanza.
COTTERIE Che dirà vostro padre del cambiamento mio di pensiere?
GTANNTNA Egli era della vostra partenza poco meno di me dolente. Non è contento della vostra salute, e in fatti, sia effetto della pericolosa ferita, o di qualche afflizione del vostro animo, i medici non vi credono ristabilito, e sembra al mio genitore intempestivo il viaggio che intraprendete. Egli vi ama, e vi stima, e sarà contentissimo che rimanghiate.
COTTERIE Ha egli mai penetrato, ch'io abbia dell'inclinazione per voi, e che voi l'abbiate per me?
GIANNINA La nostra condotta non gli diede adito di sospettare.
COTTERIE Possibile che mai gli sia passato per mente, che un uomo libero, che un militare possa accendersi della beltà e del merito della figliuola?
GIANNINA Un uomo del carattere di mio padre facilmente si persuade dell'altrui onestà. Il cuore aperto con cui vi accolse ospite in sua casa, lo assicura di tutta la fede di un uffiziale d'onore, ed il conoscimento del mio costume lo mantiene in placidissima quiete. Non s'ingannò egli né rispetto a voi, né riguardo a me. Nacque ne' nostri cuori la dolce fiamma, ma è rispettata da noi la virtù, e non delusa la sua credenza.
COTTERIE E non è sperabile, che la sua bontà si pieghi ad acconsentire alle nostre nozze?
GIANNINA Questo è quello ch'io vo' sperare dal tempo. Le difficoltà non dipendono dall'interesse, ma da un certo legame al costume della nazione. Se foste voi un mercante olandese, povero dì fortune, ma di aspettativa mediocre, avreste a quest'ora ottenuta non sol la mia mano, ma centomila fiorini per darvi stato. Il partito dì un ufficiale, cadetto di sua famiglia, si reputa qui da noi per un partito disperatissimo, e se mio padre inclinasse per se medesimo ad accordarlo, si farebbe una soggezione mortale dei parenti, degli amici e della nazione medesima.
COTTERIE Ma io non posso lusingarmi di migliorar condizione.
GIANNINA Possono combinarsi col tempo delle circostanze a noi favorevoli.
COTTERIE Ponete fra queste la morte di vostro padre?
GIANNINA Il ciel la tenga lontana; ma in tal caso sarei padrona di me medesima.
COTTERIE E volete ch'io resti in casa sua fin ch'ei vive?
GIANNINA No, caro tenente, stateci fin che la convenienza il comporta. Ma non vi mostrate ansioso d'an-darvene, quando avete delle buone ragioni per rimanere. Io non ispero unicamente la mia felicità dalla morte del mio genitore, ma ho motivo di lusingarmi dell'amor suo. Quest'amore convien coltivarlo, ed ogni opera esige tempo.
COTTERIE Adorata Giannina, quanto mai son tenuto alla vostra bontà! Disponete di me, che ne avete l'arbitrio intero. Non partirò, se voi medesima non mi direte ch'io parta. Persuadete voi il genitore a soffrirmi, ed assicuratevi, che niuna situazione al mondo può essermi più favorevole e più gradita.
GIANNINA Di una sola cosa vorrei pregarvi.
COTTERIE Non mi potete voi comandare?
GIANNINA Compatite un difetto mio, che non è stravagante in chi ama. Vi supplico non volermi dare motivi di gelosia.
COTTERIE Sarebbe mai possibile, ch'io cadessi in una simile trascuratezza?
GIANNINA Vi dirò: madamigella Costanza frequenta più del solito da qualche giorno la nostra casa. Ella vi guarda assai di buon occhio, e vi compassiona un po' troppo. Voi siete per costume gentile, ed io qualche volta, confesso la verità, ci patisco.
COTTERIE Userò in avvenire le più rigorose cautele, perché ella non si lusinghi, e perché voi viviate contenta.
GIANNINA Ma regolatevi in modo che non apparisca né la mia gelosia, né l'affetto vostro per me.
COTTERIE Ah! voglia il cielo, madamigella, che esciamo un giorno d'affanni.
GIANNINA Convien soffrire per meritarsi i doni della fortuna!
COTTERIE Sì, cara, soffrirò tutto per una sì gioconda speranza. Permettetemi ch'io cerchi il mio servitore, e che lo mandi a sospendere l'ordinazion della posta.
GIANNINA Erano già ordinati i cavalli?
COTTERIE Sì certamente.
GIANNINA Ingrato!
COTTERIE Compatitemi...
GIANNINA Andate subito, prima che il mio genitore lo sappia.
COTTERIE Oh mia speranza! oh mia consolazione! Il cielo secondi le nostre brame, e diaci il premio del vero amore e della virtuosa costanza. (Parte).
SCENA QUARTA
Madamigella GIANNINA, poi Monsieur FILIBERTO.
GIANNINA Non avrei mai creduto avermi da ridurre ad un simil passo. Impiegar io medesima le parole ed i mezzi per trattenerlo? Ma senza di ciò, ei partirebbe a momenti, ed io morrei poco dopo la sua partenza. Ecco mio padre, Spiacemi ch'ei mi sorprenda nelle camere del forestiere. Ringrazio il cielo ch'ei sia partito. Convien dissipare dal volto ogni immagine di tristezza.
FILIBERTO Figliuola, che fate in queste camere?
GIANNINA Signore, la curiosità mi ci ha spinta.
FILIBERTO E di che siete voi curiosa?
GIANNINA Di vedere un padrone da poco ed un servitore sguaiato ad allestire pessimamente un baule.
FILIBERTO Sapete voi quando egli si parta?
GIANNINA Volea partirsi stamane; ma nei muoversi per la stanza si reggea sì mal sulle gambe, che cominciò a temere di non resistere al viaggio.
FILIBERTO Io dubito che la malattia ch'ei soffre presentemente, sia originata da un'altra ferita un poco più penetrante.
GIANNINA Finora i medici non gli hanno scoperta che una ferita sola.
FILIBERTO Oh! si danno delle ferite, che non sono dai medici conosciute,
GIANNINA Qualunque colpo, benché leggiero, forma al di fuori la sua impressione.
FILIBERTO Eh no, vi sono delle armi che colpiscono per di dentro.
GIANNINA Senza ferir la pelle?
FILIBERTO Sicuramente.
GIANNINA Per dove passano sì fatti colpi?
FILIBERTO Per gli occhi, per le orecchie, per i meati del corpo.
GIANNINA Intendete voi delle impressioni dell'aria?
FILIBERTO No, intendo parlare di quelle del fuoco.
GIANNINA In verità, signore, non vi capisco.
FILIBERTO Avrei piacere che non mi capiste.
GIANNINA Mi credete voi maliziosa?
FILIBERTO No, vi credo una brava ragazza, saggia, prudente, che conosce il male dell'uffiziale, e che mostra di non conoscerlo per onestà.
GIANNINA (Meschina di me! questo modo suo di parlare mi mette in agitazione).
F1LIBERTO Giannina, mi pare che siate divenuta un po' rossa.
GIANNINA Signore, voi dite cose che mi fanno necessariamente arrossire. Comincio ora a comprendere le misteriose ferite di cui parlate. Comunque ciò siasi, io non conosco né il suo male, né il suo rimedio.
FILIBERTO Figliuola mia, facciamoci a parlar chiaro. Monsieur de la Cotterie era risanato quasi perfettamente un mese dopo che è qui venuto. Stava bene, mangiava bene, principiava a riacquistar le sue forze, aveva un buon colorito, ed era il piacere della mia tavola, e della nostra conversazione. A poco a poco cominciò ad attristarsi, perdé l'appetito, divenne smunto, e si conversero le sue lepidezze in sospiri. Io sono un poco filosofo. Credo la di lui malattia più dello spirito, che del corpo, e per parlarvi ancora più chiaramente, io lo giudico innamorato.
GIANNINA Può essere che la cosa sia come dite. Ma penso poi, che se fosse qui innamorato, non cercherebbe d'allontanarsi.
FILIBERTO Oh! anche sopra di ciò la filosofia somministra delle ragioni. Se mai per avventura quella che lo ha innamorato fosse ricca, dipendesse dal padre, e non potesse accordargli alcuna buona speranza, non sarebbe fuor di proposito, che la disperazione lo consigliasse a partire.
GIANNINA (Pare che egli sappia ogni cosa),
FILIBERTO E il tremor nelle gambe sopravvenutogli poco prima della partenza, dico io filosofìcamente pensando, non potrìa derivare dal combattimento delle due contrarie passioni?
GIANNINA (Starei quasi per maledire la filosofia).
FILIBERTO Fin qui m'interessa la benevolenza ch'io gli professo, l'ospitalità a cui sono di buon cuore inclinato, e l'umanità stessa che mi fa sollecito per il bene del prossimo; ma non vorrei che nella di lui malattia vi fosse frammischiata quella di mia figliuola.
GIANNINA Oh! sì, che or mi fate rider davvero. Pare a voi ch'io sia smunta, pallida, lagrimante? Che dice la vostra filosofia sui segni esterni del mio volto e della mia ilarità?
FILIBERTO Mi tiene fra due giudizi sospeso. O che abbiate avuta la virtù di resistere, o che abbiate quella di saper fingere.
GIANNINA Signore, avete mai potuto. comprendere ch'io sia mendace?
FILIBERTO No, non l'ho mai compreso, e per questo ne dubito.
GIANNINA Che abbiate fissato dentro di voi medesimo, che l'uffiziale sia innamorato, cammina bene, e può darsi; ma io non sono l'unica, sopra di cui possa cadere il sospetto delle sue fiamme.
FILIBERTO Siccome il signor tenente esce tanto poco di casa, è ragionevole sospettare che qui sia nato il suo male.
GIANNINA Vi sono delle bellezze forestiere, che vengono qui da noi, e che potrebbono averlo acceso.
FILIEERTO Anche questo potrebbe darsi, e voi, che siete della partita, e non mancate di spirito e di cognizione, dovreste saperlo precisamente, e sapendolo, fareste bene a trarmi fuor di sospetto.
GIANNINA Veramente io avea promesso di non parlare.
FILIBERTO Il padre dee eccettuarsi da simili promissioni.
GIANNINA Sì certo, allor specialmente che col tacere gli posso dar del rammarico.
FILIBERTO Via dunque, buona figliuola, parlate. (M'in-duceva a sospettar di lei con fatica).
GIANNINA (Trovo il ripiego mio indispensabile). Sappiate, signore, che il povero monsieur de la Cotterie è acceso e delirante per madamigella Costanza.
FILIBERTO Che è la figliuola di monsieur Riccardo?
GIANNINA Sì, quella appunto.
FILIBERTO Gli corrisponde la giovane?
GIANNINA Colla maggior tenerezza di questo mondo.
FILIBERTO E quali difficoltà si frappongono all'onesto fine de' loro amori?
GIANNINA Io credo che il padre della fanciulla non acconsenta di darla ad un uffiziale, che ha scarso modo di mantenerla.
FILIBERTO Bella fantasia davvero! E chi è egli monsieur Riccardo, che abbia da concepire delle massime sì rigorose? Non è finalmente che un finanziere, sollevato dal fango, ed arricchito al suono delle esclamazioni del popolo. Vorrebbe egli mettersi in gara coi negozianti d'Olanda? Le nozze di un uffiziale onorerebbero la sua figliuola, e non avrebbe mai spesi meglio i suoi danari male acquistati.
GIANNINA Per quel ch'io sento, se foste voi il finanziere, non gli neghereste la vostra figlia. FILIBERTO No certamente.
GIANNINA Ma essendo un negoziante d'Olanda, non vi converrebbe il partito.
FILIBERTO No, non mi converrebbe. Voi lo sapete; non mi converrebbe,
GIANNINA Pensava anche io nello stesso modo,
FILIBERTO Voglio interessarmi a favore di monsieur de la Cotterie.
GIANNINA In qual maniera, signore?
FILIBERTO Persuadendo monsieur Riccardo ad accordargli la sua figliuola.
GIANNINA Non vi consiglio poi inoltrarvi tanto in sì fatto impegno.
FILIBERTO Sentiamo che cosa dice il tenente.
GIANNINA Sì, sentitelo. (È necessario ch'io lo prevenga).
FILIBERTO Non crederei ch'egli volesse partir per ora.
GIANNINA So per altro che egli aveva ordinato la posta.
FI LIBERTO Mandiamo tosto a vedere.
GIANNINA Anderò io, signore. (Non vorrei per far bene aver fatto peggio). (Parie).
SCENA QUINTA
Monsieur FILIBERTO solo.
Parevami intieramente di far un torto alla mia figliuola, dubitando di lei. Ho piacere di essermi sempre più accertato della di lei bontà. Egli è vero, che fra le sue parole si potrebbe nascondere la bugia; ma non la posso credere sì artifiziosa. E'figliuola di un padre che ama la verità, che non sa fingere nemmen per ischerzo. Tutte le cose che ella mi ha detto, sono assai ragionevoli. L'uffiziale sarà invaghito di madamigella Costanza. Quel superbaccio di suo padre non lo crederà partito bastevole per contentare ladi lui vanità, ed io, se posso, voglio essere mediatore di queste nozze. Da una parte un poco di nobiltà sfortunata, dall'altra un poco di ricchezza accidentale, parmi che si bilancino fra di loro, e che ciaschedun ci abbia da ritrovare il suo conto.
SCENA SESTA
MARIANNA e detto.
MARIANNA Signore, non è più qui la padrona?
FILIBERTO No; è partita poc'anzi.
MARIANNA fin atto di partire) Con sua licenza.
FILIBERTO Dove andate sì tosto?
MARIANNA A rintracciar la padrona.
FILIBERTO Avete qualche cosa di premuroso da dirle?
MARIANNA Ci è una signora che la domanda.
FILIBERTO E chi è?
MARIANNA Madamigella Costanza.
FILIBERTO Oh! è qui madamigella Costanza?
MARIANNA Sì, signore, e giudico, venendo ella a quest'ora insolita, che qualche cosa di estraordinario la mova.
FILIBERTO (ridendo) Eh! lo so io l'estraordinario movente. Dite a madamigella Costanza che, prima di passare da mia figlia, favorisca, se si contenta, di venir qui.
MARIANNA Sarà servita.
FILIBERTO Ehi! l'uffiziale è in casa?
MARIANNA Non signore, è sortito.
FILIBERTO Subito che egli viene, mandatelo qui da me.
MARIANNA Sì, signore. Crede ella che parta oggi il tenente?
FILIBERTO Sono persuaso che no.
MARIANNA In fatti ha sì poca salute, che si precipita se si mette in viaggio.
FILIBERTO Resterà, Guarirà,
MARIANNA Per quanto gli s'abbia detto, vuole andare a sagrificarsi.
FILIBERTO Non anderà. Resterà; resterà, e guarirà.
MARIANNA Caro signor padrone, voi solo gli potreste dare la sua salute.
FILIBERTO Io eh? La sapete voi pure la malattia del tenente?
MARIANNA Io la so; e voi, signor, la sapete?
FILIBERTO So tutto.
MARIANNA Chi ve l'ha detto?
FILIBERTO Mia figlia.
MARIANNA (maravigliandosi) Davvero?
FILIBERTO Che maraviglia vi fate? La figlia non ha da partecipare la verità a suo padre?
MARIANNA Anzi ha fatto benissimo.
FILIBERTO Così si può rimediare.
MARIANNA Finalmente è un amore onesto.
FILIBERTO Onestissimo.
MARIANNA Il tenente è una persona civile.
FILIBERTO Civilissima.
MARIANNA Non c'è altro male, che non è ricco.
FILIBERTO Una buona dote può migliorare la sua condizione.
MARIANNA Quando il padre è contento, non c'è più che dire.
FILIBERTO Un padre, che non ha altri al mondo che questa sola fanciulla, trovando da collocarla decentemente, nonpuò negare di soddisfarla.
MARIANNA Che siate benedetto. Queste sono massime veramente da quel grand'uomo che siete. Sono consolatissima per parte del giovane e della fanciulla. (Ma molto più per me stessa, se meco resta il mio adorato Guascogna). (Parte).
SCENA SETTIMA
Monsieur FILIBERTO, poi Madamigella COSTANZA.
FILIBERTO Le opere buone non possono essere che lodate, ed ogni persona che ha lume d'intelletto, le conosce e le approva.
COSTANZA Signore, sono ai vostri comandi.
FILIBERTO Oh! madamigella Costanza, vi vedo assai volentieri.
COSTANZA Effetto della vostra bontà.
FILIBERTO Piacemi che siate amica di mia figliuola.
COSTANZA Ella merita molto, ed io l'amo con tutto il cuore.
FILIBERTO Oh! non dite con tutto il cuore; non istà bene il dire delle bugie.
COSTANZA Credete voi ch'io non l'ami sinceramente?
FILIBERTO Sinceramente lo credo, ma con tutto il cuore non credo.
COSTANZA Donde traete mai un tal dubbio?
FILIBERTO Perché se amaste mia figlia con tutto il cuore, non vi resterebbe cuore per altri.
COSTANZA Mi fate ridere. A chi debbo io farne parte?
FILIBERTO Furbetta! ci siam capiti.
COSTANZA Davvero non vi capisco.
FILIBERTO Oh via! ponghiamo la signora modestia da un canto, e favorisca la signora sincerità.
COSTANZA (Io non so a che tenda un simile ragionamento).
FILIBERTO Ehi dite. Siete voi ora venuta per visitare mia figlia?
COSTANZA Sì, signore.
FILIBERTO Non signore.
COSTANZA E perché dunque?
FILIBERTO Sappiate, madamigella, ch'io sono astrologo; ho uno spirito che mi dice ogni cosa, e mi dice lo spirito in questo punto: madamigella Costanza, non è venuta per visitare chi resta, ma per complimentare chi parte.
COSTANZA (Io dubito che sia vero che qualche demonio gli parli).
FILIBERTO E che no, che non mi saprete rispondere?
COSTANZA Vi risponderò francamente, che se fossi anche venuta per usare un'arte di civiltà ad un vostro ospite, non meriterei di essere rimproverata.
FILIBERTO Rimproverata? Lodata, applaudita. Gli atti di civiltà non si devono omettere, molto più poi quando la civiltà è animata da un poco di tenerezza.
COSTANZA Voi avete volontà di ridere questa mane.
FILIBERTO E voi, mi pare, avreste volontà di piangere; ma e che sì, che io vi rallegro gli spiriti?
COSTANZA Davvero?
FILIBERTO Sì certo.
COSTANZA E come?
FILIBKRTO Con due parole.
COSTANZA E quali sono queste belle parole?
FILIBERTO Sentitele. Venite qui, accostatevi. Il te-nente non parte più. Ah! che dite? Vi sentite brillar il cuore a quest'annunzio non aspettato?
COSTANZA Di grazia, monsieur Filiberto, mi credete voi innamorata?
FILIBERTO Dite di no, se potete.
COSTANZA Signor no; l'ho detto.
FILIBERTO Giuratelo.
COSTANZA Oh! non si giura per così poco,
FILIBERTO Voi volete nascondermi la verità. Come
se io non potessi farvi del bene, e non mi desse l'animo di consolar voi, e di consolare quel povero addolorato.
COSTANZA Addolorato per chi?
FILIBERTO Per voi.
COSTANZA Per me?
FILIBERTO Oh sì, veramente noi siamo al buio! che non si vede chiaro l'amor che ha per voi? Che non si sa di certo, che vuol partir per disperazione?
COSTANZA Disperazione di che?
FILIBBRTO Di vostro padre, che non acconsente di darvi a lui, per superbia, per avarizia. Eh, figliuola mia, si sa tutto.
COSTANZA Sapete più di me, a quel ch'io sento.
FILIBERTO Voi sapete, e non volete sapere. Compatisco la verecondia: ma quando un galantuomo vi parla, quando un uomo del mio carattere si esibisce a prò vostro, avete da lasciar andar la vergogna, ed aprire il cuore liberamente,
COSTANZA Io resto sorpresa a segno, che mi mancano le parole.
FILTBERTO Concludiamo il discorso. Ditemi la verità da quella onesta giovane che siete: amate voi mon-sieur de la Cotterie?
COSTANZA Mi obbligate in modo, che non lo posso negare.
FILIBERTO Sia ringraziato il cielo! (Eh, mia figlia non sa mentire). Ed egli vi ama con pari affetto?
COSTANZA Questo poi non loso, signore.
FILIBERTO Se non lo sapete voi, ve lo dirò io: vi ama perdutamente.
COSTANZA (Possibile che non me ne sia mai avveduta?).
FILIBERTO Ed io sono in impegno di persuader vostro padre.
COSTANZA Ma lo sa miopadre, che io amo quest'uffiziale?
FILIBERTO Lo deve sapere sicuramente.
COSTANZA A me non ha fatto parola alcuna.
FILIBERTO Oh sì, vostro padre verrà a dialogare con voi su questa materia!
COSTANZA Mi lascia venir qui liberamente.
FILIBERTO Sa che venite in una casa onorata. Non può temere che vi si conceda maggiore libertà di quella che a fanciulla onesta conviene. In somma, se io mi ci frammetto, sarete contenta?
COSTANZA Giusto cielo! contentissima.
FILIBERTO Brava, così mi piace; la verità non si dee celare; e poi che gioverebbe il negar colle labbra ciò che manifestano ì vostri occhi? Vi si vedono in volto le bragie che vi abbrustoliscono il cuore.
COSTANZA Avete la vista molto penetrativa.
FILTBERTO Oh! ecco qui l'ufficiale,
COSTANZA Con licenza, signore.
FILIBERTO Dove andate?
COSTANZA Da madamigella Giannina.
FILIBERTO Restate qui, se volete.
COSTANZA Oh! non ci resto, signore; compatitemi. Vi son serva. (Son fuori di me. Non so in che mondo mi sia). (Parte).
SCENA OTTAVA
Monsieur FILIBERTO, poi Monsieur de la COTTERIE.
FILIBERTO Son pur vaghe queste fanciulle. Formano una certa alternativa di ardire e di vergogna, che è un piacere a sentirle. Ecco l'appassionato. Se mi riuscirà consolarlo, avrà l'obbligazione a mia figlia,
COTTERIE Signore, mi hanno detto che mi domandate.
FILIBERTO Avete voi veduto madamigella Giannina?
COTTERIE Non l'ho veduta.
FILIBERTO Ma io non vi vorrei veder sì malinconico.
COTTERIE Quando manca la salute, non si può nutrir l'allegrezza.
FILIBERTO Non sapete voi ch'io son medico, e che ho l'abilità di guarirvi?
COTTERIE Non ho mai saputo, che fra le altre vostre virtù possediate ancor questa.
FILIBERTO Eh, amico, la virtù qualche volta sta dove meno si crede.
COTTERIE Ma perché finora non vi siete adoperato per la mia guarigione?
FILIBERTO Perché prima non ho conosciuto l'indole del vostro male.
COTTERIE Ed ora credete voi di conoscerla?
FILIBERTO Sì certo, perfettamente.
COTTERIE Signore, se siete istrutto nell'arte medica, saprete meglio di me quanto ella sia poco certa, e quanto fallaci sieno le congetture, che conducono a rilevare le cause del male,
FILIBERTO Gli agnostici, che ho della vostra malattia formati, hanno tal fondamento, che son sicuro di non ingannarmi; e solo che vogliate fidarvi della mia amicizia, non andrà molto che vi ritroverete contento.
COTTERIE E come intendereste voi di curarmi?
FILIBERTO La prima ordinazion ch'io vi faccio, è abbandonare affatto per ora il disegno di andarvene, e profittar di quest'aria, che può esser per voi salutare.
COTTERIE All'incontrario, signore, dubito per me quest'aria perniciosissima.
FILIBERTO Sapete voi, che anche dalla cicuta si traggono de' salutari medicamenti?
COTTERIE Non ignoro questa nuova scoperta. Ma il paragone ha del metafisico.
FILIBERTO No, amico, vedrete che, rispetto all'ambiente di questo cielo, siamo nella medesima circostanza. Parliamo senza metafora. Il vostro male è originato da una passione; l'allontanarvene pare a voi un rimedio ed è una disperazione. Portereste con voi da per tutto la spina nel cuore, e se volete guarir davvero, è necessario che quella mano che ve l'ha fitta, ve la ritragga.
COTTERIE Signore, un simile ragionamento mi giugne nuovo.
FILIBERTO Non fate meco le viste di non intendere. Parlate ora con unamico che vi ama, e che è interessato pel vostro bene, come lo sarebbe per un figliuolo. Considerate, che dalla vostra simulazione può dipendere l'abbandono della vostra salute. Oltre l'amore, che ha in me suscitato per voi la cognizione del vostro merito, e l'uso d'avervi meco per vari mesi, mi si aggiugne la dispiacenza che in casa mia originata siasi l'infermità del vostro cuore, e tutto ciò ardentemente m'impegna e mi sollecita a risanarvi.
COTTERIE Caro amico, e donde avete voi rilevata la fonte delle mie afflizioni?
FILIBERTO Volete ch'io vi dica la verità? Me ne ha assicurato mia figlia.
COTTERIE Oh cieli! ella stessa ha avuto cuore di dirlo?
FILIBERTO Sì, certo. Si è fatta un poco pregare, poi me l'ha detto.
COTTERIE Deh, per quell'amore di cui vi compiacete degnarmi, compatite la mia passione.
FILIBERTO Vi compatisco. Conosco al pari di voi l'umana fralezza e le violenze d'amore.
COTTERIE So ch'io non doveva alimentar questo fuoco, senza parteciparlo alla vostra cara amicizia.
FILIBERTO Di ciò appunto unicamente mi lagno. Non avete usata meco quella leal confidenza, che mi credeva di meritare.
COTTERIE Mi è mancato il coraggio.
FILIBERTO O via, lode al cielo, siamo ancora in tempo. So che la fanciulla vi ama; me lo ha confessato ella stessa.
COTTERIE E che dite voi, signore?
FILIBERTO Io dico, che un tal maritaggio non mi dispiace,
COTTERIE Voi mi consolate all'estremo.
FILIBERTO Vedete, s'io sono quel bravo medico che ha conosciuto il male, e sa ritrovarvi la medicina?
COTTERIE Non sapea persuadermi di una sì grande felicità.
FILIBERTO E perché?
COTTERIE Apprendeva per insuperabile obbietto la ristrettezza di mie fortune,
FILIBERTO Il vostro sangue ed il vostro merito possono equiparare una ricca dote.
COTTERIE Voi avete per me una bontà senza pari.
FILIBERTO L'amor mio non ha ancora fatto niente per voi. Prendo ora l'impegno di adoperarmi a formare la vostra felicità.
COTTERIE Questa non può dipendere che dal vostro bel cuore.
FILIBERTO Conviene studiare il modo per superare le difficoltà.
COTTERIE E quali sono, signore?
FILIBERTO Le convenienze del padre della fanciulla.
COTTERIE Amico, non vorrei che vi prendeste spasso di me. Dal modo con cui mi ragionaste finora, crederei ogni difficoltà superata.
FILIBERTO Io ancora non gli ho parlato.
COTTERIE A chi non avete parlato?
FILIBERTO Al padre della fanciulla.
COTTERIE Oh cieli! E chi è il padre della fanciulla?
FILIBBRTO Oh bella! Non lo conoscete? Non sapete voi, che ilpadre di madamigella Costanza è quell'austero, selvatico monsieur Riccardo, che s'arricchì col mezzo delle finanze, e non conosce altro idolo che l'interesse?
COTTERIE (Son fuor di me. Sono precipitate le mie speranze).
FILIBERTO Riccardo non vien da noi. Voi uscite poco di casa, non sarebbe gran fatto che non lo conosceste.
COTTERIE (Ah! son forzato dissimulare, per non iscoprire importunamente1 il mio fuoco).
FILIBERTO Ma come sapete voi, che il padre non acconsenta a darvi la figlia, se né tampoco lo conoscete?
COTTERIE Ho delle ragioni per crederlo a ciò contrario, e però la mia disperazione non ha rimedio,
FILIBERTO Non son io il vostro medico?
COTTERIE Saranno inutili tutte le vostre attenzioni.
FILIBERTO Lasciate operare a me. Vado ora a ritrovare monsieur Riccardo, e mi lusingo...
COTTERIE No, signore, fermatevi.
FILIBERTO Non vorrei che la consolazione vi facesse dar nei deliri. Poc'anzi mi compariste lietissimo. Da che nasce ora un tal cambiamento?
COTTERIE Son certo di dover essere sfortunato.
FILIBERTO Una tale viltà è indegna di voi, e sarebbe indegna di me.
COTTERIE Non vi esponete a far maggiore la mia disgrazia.
FILIBERTO Temete che il padre insista? Lasciatemi provare.
COTTERIE No certo, per parte mia vi dissento.
FILIBERTO Ed io per parte mia lo vo' fare.
COTTERIE Partirò dall'Aja; partirò sul momento.
FILIBERTO Non mi userete una simile inciviltà.
SCENA NONA
Madamigella GIANNINA e detti.
GIANNINA Che sono, signori miei, queste altercazioni?
FILIBERTO Monsieur de la Cotterie mi usa dell'ingratitudine che non mi conviene.
GIANNINA Possibile che egli sia di tanto capace?
COTTERIE Ah! madamigella, io sono un povero sfortunato.
FILIBERTO Starei per dire, che egli non sa quello che si voglia. Confessa la sua passione, si raccomanda perché lo aiuti, e allorché mi esibisco di fargli ottenere madamigella Costanza, dà nelle furie e minaccia di allontanarsi.
GIANNINA Mi meraviglia che il signor tenente parli ancor di partire.
COTTERIE (a Giannina, ironicamente) Mi consigliereste voi di restare, in grazia di una così bella speranza?
GIANNINA Dovete restare in grazia di chi vi ama. Con licenza del mio genitore, sentite ciò che mi ha detto ora di voi madamigella Costanza.
FILIBERTO (a Giannina) Non posso sentire io?
GIANNINA fa Filiberto) Compatitemi. L'amica mi ha incaricato di dirlo a lui solamente.
GIANNINA (piano a Cotterie) (Un mio ripiego ha fatto credere al genitore, che siate di Costanza invaghito. Fingetevi tal, se mi amate, e non parlate più di partire).
COTTERIE (O sottigliezza d:amore!).
FILIBERTO E bene! Persistete voi nell'ostinazione?
COTTERIE Ah no, signore, mi raccomando alla vostra bontà.
FILIBERTO Volete che io parli a monsieur Riccardo?
COTTERIE Fate quel che vi aggrada.
FILIBERTO Dite più di voler partire?
COTTERIE Vi prometto di trattenermi.
FILIBERTO (Quai prodigiose parole hanno fatto mai un simile cambiamento? Son curiosissimo di saperle).
COTTERIE Scusate, vi supplico, le mie stravaganze.
FILIBERTO Eh sì, gl'innamorati ne fan di peggio. Dite, Giannina, madamigella Costanza è partita?
GIANNINA No signore. Mi aspetta nelle mie camere.
FILIBERTO Signor tenente, andate a tenerle un poco di compagnia.
COTTERIE Ma non vorrei, signore...
GIANNINA Andate, andate. Sentite. (piano a Cotterie) (Aspettatemi nell'anticamera, che ora vengo).
COTTERIE Vado subito, per obbedirvi. (Parte).
SCENA DECIMA
Monsieur FILIBERTO e Madamigella GIANNINA.
FILIBERTO (Gran virtù di parole!). (A Giannina) E che cosa gli avete detto?
GIANNINA Che vada, che la sua cara l'aspetta.
FILIBERTO E la prima volta?
GIANNINA Che madamigella Costanza ha delle buone speranze che si persuada suo padre.
FILIBERTO Non glielo potevate dir ch'io sentissi?
GIANNINA Qualche volta le cose che sì dicono in via di segreto, sogliono far più impressione.
FILIBERTO Non dite male.
GIANNINA Con licenza, signore.
FILIBERTO Dove andate?
GIANNINA Ad incoraggiare quel pusillanime.
FILIBERTO Sì, fatelo. Ve io raccomando.
GIANNINA Non dubitate, ch'è bene raccomandato. (Parte).
FILIBERTO Mia figlia è di buon cuore, ed io lo sono al pari di lei. (Parte).
ATTO SECONDO
SCENA PRIMA
(Camera di Madamigella Giannina.)
Madamigella COSTANZA a sedere.
Chi avrebbe mai potuto pensare, che monsieur de la Cotterie avesse tanta inclinazione per me? Egli è vero, che mi ha usate sempre delle onestà, e volentieri trattava meco; ma segni di grand'amore non posso dire d'averne avuti. Io sì l'ho amato sempre, e non ho avuto coraggio di manifestare la mia passione. Dunque, per la ragione medesima, posso lusingarmi che egli ardesse al pari di me e fosse al pari di me ritenuto. Veramente un uffizial vergognoso è una cosa strana, e peno a crederlo tuttavia. Pure se monsieur Filiberto l'ha detto, avrà avute le sue ragioni per dirlo, e mi giova il crederlo, finch'io non abbia delle prove in contrario. Eccolo qui davvero il vezzoso mio militare... Ma è seco madamigella Giannina. Costei non ha mai permesso che siamo soli un momento. Sospetto ch'ella possa essere mia rivale.
SCENA SECONDA
Madamigella GIANNINA, Monsieur de la COTTERIE, e detta che si alza.
GIANNINA Accomodatevi, madamigella. Scusatemi se ho dovuto alcun poco lasciarvi sola. So che siete assai buona per compatirmi, e poi (accennando monsieur de la Cotterie) ho qui meco persona che saprà conciliarmi il vostro compatimento.
COSTANZA In casa vostra non avete a prendervi soggezione di una vera amica. Mi è cara la vostra compagnia, senza vostro incomodo.
GIANNINA Sentite, signor tenente? Vi pare che le nostre Olandesi abbiano dello spirito?
COTTERIE Non è da ora che io ne son persuaso.
COSTANZA Monsieur de la Cotterie è in una casa che fa onore alla nostra nazione, e s'egli ama le donne di spirito, di qui non può distaccarsi.
GIANNINA (inchinandosi) Troppo gentile, madamigella.
COSTANZA Vi rendo quella giustizia che meritate.
GIANNINA Non disputiamo del nostro merito. Lasciamone la cognizione al signor tenente.
COTTERIE Se aveste bisogno di una sentenza, vi con-siglierei di scegliere un giudice di miglior valore.
GIANNINA Per verità, non può esser buon giudice chi è prevenuto,
COSTANZA Ed oltre alla prevenzione, ha l'obbligo di riconoscenza verso la sua padrona di casa.
GIANNINA Oh! in Francia le prime attenzioni si usano alle forestiere. (A Cotterie) Non è egli vero?
COTTERIE L'Olanda non è meno accostumata del mio paese.
COSTANZA Che vale a dire, si distingue più chi più merita.
GIANNINA (a Costanza) E per questo fa maggiore stima di voi.
COTTERIE (Questa conversazione vuole imbrogliarmi).
COSTANZA Con licenza, madamigella.
GIANNINA Volete andarvene così presto?
COSTANZA Sono attesa da una mia zia. Le ho data parola di pranzare oggi con lei, e anticipar non è male.
GIANNINA È ancor di buon'ora. Vostra zia è avanzata; la troverete forse nel letto.
COTTERIE (piano a Giannina) (Non impedite che se ne vada).
COSTANZA (a Giannina) Che dice il signor tenente?
GIANXINA Mi sollecita, perché io vi trattenga.
COSTANZA (inchinandosi) Mi confonde la di lui gentilezza.
COTTERIE (Ha piacere di tormentarmi).
GIANNINA Che dite, amica, non son io di buon cuore?
COSTANZA Non posso che lodarvi della vostra leale amicizia.
GIANNINA (a Cotterie) Confessate anche voi l'obbligazion che mi avete.
COTTERIE (ironico) Sì, certo, ho giusto motivo di ringraziarvi. Voi che conoscete il mio interno, saprete ora qual sia la consolazione che mi recate.
GIANNINA fa madamigella Costanza) Sentite? È con-solatissimo,
COSTANZA Cara amica, giacché avete tanta bontà per me, e tanta interessatezza per lui, permetteteci di parlare liberamente, il vostro amabile genitore mi ha dette delle cose che mi hanno colmata di giubbilo e di maraviglia. Se tutto è vero quel ch'ei mi disse, prega-te voi monsieur de la Cotterie, che si compiaccia di assicurarmene.
GIANNINA Questo è quello ch'io meditava. Ma il ragionamento non può esser breve. La zia vi aspetta, e si può differire a un altro incontro.
COTTERIE (Voglia il cielo che non mi metta in maggior impegno).
COSTANZA Poche parole bastano per quel ch'io chiedo.
GIANNINA Via, signor tenente, vi dà l'animo di dirle tutto in poco?
COTTERIE Non mi dà l'animo veramente.
GIANNINA No, amica, non è possibile ristrignere in brevi termini le infinite cose ch'egli ha da dirvi.
COSTANZA Bastami ch'egli me ne dica una sola.
GIANNINA E che vorreste ch'ei vi dicesse?
COSTANZA Se veramente mi ama.
GIANNINA Compatite, madamigella. (Accenna se medesima) È troppo onesto il signor tenente per parlar d'amori in faccia di una fanciulla. (in atto di partire) Posso bensì, partendo, facilitare il vostro colloquio, togliendo a voi la soggezione di spiegarvi.
COTTERIE Fermatevi, madamigella.
COSTANZA Sì, fermatevi, e non mi mortificate più ol-tre. Assicuratevi che non avrei ardito parlar di ciò, se voi non me ne aveste dato l'eccitamento. Non arrivo a comprendere gli accenti vostri. Parmi di riconoscervi della contraddizione; ma comunque ciò siasi, attenderò dal tempo la verità, e per ora mi permetterete che io parta.
GIANNINA Cara amica, compatite le oneste mie convenienze. Siete padrona di andarvene e di restare, qual più vi aggrada.
SCENA TERZA
Monsieur FILIBERTO e detti.
FILIBERTO Bellissima compagnia! Ma perché in piedi? Perché non vi accomodate?
GIANNINA Costanza sta per partire.
FILIBERTO (a Costanza) Perché sì presto?
GIANNINA Ha la zia che l'aspetta.
FILIBERTO No, figliuola, fatemi il piacer di restare. Possiamo aver bisogno di voi, e in questi affari i momenti sono preziosi. Ho mandato ad avvisar vostro padre, che assai mi preme di favellargli. Son certo che egli verrà. Gli parlerò a quattrocchi; ma niente niente ch'io lo trovi disposto ad acconsentire, non voglio lasciargli adito al pentimento. Vi chiamo entrambi nella mia camera, e si conclude sul fatto.
COTTERIE (Ah, sempre più il caso nostro peggiora!).
FILIBERTO (a Cotterie) Che vuol dire, che mi parete agitato?
GIANNINA (a Filiberto) L'eccesso della consolazione.
FILIBERTO (a madamigella Costanza) E in voi che effetto fa la speranza?
COSTANZA È combattuta da più timori.
FILIBERTO (a madamigella Costanza) Riposate sopra di me. Intanto contentatevi di qui rimanere, e siccome non può sapersi l'ora precisa in cui verrà vostro padre, restate a pranzo con noi.
GIANNINA fa Filiberto) Non ci può restare, signore.
FILIBERTO E perché?
GIANNINA Perché ha promesso ad una sua zia di essere a pranzar seco stamane.
COSTANZA (Capisco che non vorrebbe ch'io ci restassi).
FILIBERTO (a madamigella Costanza) Questa zia che vi aspetta, è la sorella di vostro padre?
COSTANZA Per l'appunto.
FILIBERTO La conosco, è mia padrona ed amica. Lasciate la cura a me, che manderò con essa a disimpe-gnarvi, e quando non venisse monsieur Riccardo da noi prima del mezzogiorno, farò sapere a lui stesso che siete qui, e non vi sarà che dir con nessuno.
COSTANZA Son grata alle cordiali esibizioni di mon-sieur Filiberto. Permettetemi ch'io vada per un momento a visitare la zia, che non sta molto ben di salute, e poi ritorno subito a profittare delle grazie vostre.
FILIBERTO Brava: tornate presto.
COTTERIE (Come mai mi riuscirà di trarmi dal laberinto?).
COSTANZA Permettetemi. A buon rivederci fra poco.
GIANNINA Servitevi pure. (E se più non torni, l'averò per finezza).
FILIBERTO Addio, gioia bella. Aspettate un poco. Signor ufficiale, per essere stato alla guerra, avete poca disinvoltura, mi pare.
COTTERIE Perché mi dite questo, signore?
FILIBERTO Lasciate partire madamigella senza nemmen salutarla? Senza dirle due gentilezze?
COSTANZA Per verità, me ne ha dette pochissime.
COTTERIE (a Filiberto) Non deggio abusarmi della libertà che mi concedete.
FILIBERTO (Ho capito) (La chiama) Giannina, sentite una parola.
GIANNINA (si accosta a Filiberto) Che mi comandate?
FILIBERTO (piano a Giannina) (Non istà bene che una fanciulla si trattenga in mezzo a due innamorati. Per causa vostra non si possono dire due parole).
GIANNINA (piano a Filiberto) (Oh! se ne hanno dette bastantemente).
FILIBERTO (piano a Giannina) (E voi le avete sentite?).
GIANNINA (piano a Filiberto) (Hanno però parlato modestamente).
FILIBERTO (a Cotterie) Via, se avete qualche cosa da dirle.
COTTERIE Non mancherà tempo, signore.
FILIBERTO (a Giannina) Badate a me, voi.
COSTANZA (piano a Cotterie) (Assicuratemi almeno dell'affetto vostro).
COTTERIE (piano a Costanza) (Compatitemi, madamigella...).
GIANNINA (Tossisce forte).
COTTERIE (Sono imbarazzatissimo).
COSTANZA (forte, che tutti sentono) Possibile ch'io non possa trarvi di bocca un sì, ti amo?
GIANNINA (a Costanza, con sdegno) Quante volte volete ch'ei ve lo dica? Non ve lo ha confermato in presenza mia?
FILIBERTO (a Giannina, con sdegno) Non ci entrate, vi dico.
COSTANZA Non vi sdegnate, madamigella. A bel vedere, ci manca poco. Serva divota. Addio, signor tenente. (Ha soggezione di quest'importuna). (Parte).
SCENA QUARTA
Madamigella GIANNINA, Monsieur de la COTTERIE, e Monsieur FILIBERTO.
FILIBERTO (a Giannina) Non mi piace cotesto modo.
GIANNINA Ma, caro signor padre, lasciatemi un po' divertire. Io che sono lontanissima da questi amori, ho piacere qualche volta a far disperar gli amanti. Finalmente sono io stata quella che ha discoperto le loro fiamme, ed hanno a me l'obbigazione della prossima loro felicità. Possono ben perdonarmi, se qualche gioco mi prendo.
FILIBERTO Siete diavoli voi altre donne. Ma verrà il tempo, figliuola, che conoscerete voi pure quanto costino a quei che si amano queste picciole impertinenze. Siete negli anni della discrezione, e al primo buon partito che mi capita per le mani, preparatevi a rassegnarvi. Che dite, monsieur de la Cotterie, parlo bene?
COTTERIE Benissimo.
GIANNINA (a Cotterie) Signor Benissimo, non tocca a lei decidere, tocca a me.
FILIBERTO (a Giannina) E non vi volete voi maritare?
GIANNINA Se potessi sperare di ritrovar un marito di genio...
FILIBERTO Desidero che si trovi di vostro genio. Ma prima ha da essere di genio mio. La dote che io vi destino, può farvi degna di uno dei migliori partiti d'Olanda.
GIANNINA Lo stesso può dire il padre di madamigella Costanza.
FILIBERTO Vorreste mettere monsieur Riccardo a confronto mio? Vorreste voi paragonarvi alla figliuola di un finanziere? Mi fareste uscir dai gangheri. Non ne vo' sentire di più.
GIANNINA Ma io non dico...
FILIBERTO Non ne vo' sentire di più. (Parte).
SCENA QUINTA
Madamigella GIANNINA e Monsieur de la COTTERIE.
COTTERIE Ah! Giannina mia, siamo sempre in peggiore stato che mai. Quant'era meglio non fare il passo che avete fatto!
GIANNINA Chi mai potea prevedere, che mio padre si volesse impegnare a tal segno?
COTTERIE Non veggo altro rimedio, che un mio improvviso allontanamento.
GIANNINA Questa viltà non me l'aspettava.
COTTERIE Ho da aderire alle nozze di madamigella Costanza?
GIANNINA Fatelo, se avete cuore di farlo.
COTTERIE O volete che si manifesti l'inganno?
GIANNINA Sarebbe un'azione indegna l'espor me al rossore di una menzogna.
COTTERIE Suggerite voi qualche cosa.
GIANNINA Quello ch'io posso dirvi, è questo. Allontanarvi, no certo. Sposarvi a Costanza, nemmeno. Scoprir l'inganno, mai certamente. Pensate voi a salvare l'amore, la riputazione e la convenienza, (Parte).
COTTERIE Ottimi suggerimenti, che mi aprono la via a ripararmi! Fra tanti no, qual sì mi resta da meditare? Ah cieli! non restami che una fatale disperazione. (Parte).
SCENA SESTA
(Altra camera.)
Monsieur FILIBERTO, poi MARIANNA.
F1LIBERTO Non crederei che monsieur Riccardo negasse di venire da me. Sa chi sono, e sa che non sarebbe di suo interesse di disgustare uno che gli può fare del bene, e gli potrebbe fare del male. Si ricorderà ch'io gli ho prestati diecimila fiorini, quando è entrato- nelle Finanze. Benché costoro i benefici se li scordano facilmente, e quando non hanno più di bisogno, non guardano in faccia né a parenti, né a amici,
MARIANNA Signor padrone, se non vi reco disturbo, vi vorrei parlar d'una cosa.
FILIBERTO Sì, ora non ho niente che fare.
MARIANNA Vorrei parlarvi di un affare mio.
FILIBERTO Ma sbrigati, perché aspetto gente,
MARIANNA In due parole mi spiccio. Signore, con vostra buona licenza, io vorrei maritarmi.
FILIBERTO Maritati, che buon prò ti faccia.
MARIANNA Ma, signore, non basta. Sono una povera figlia, sono dieci anni che servo in questa casa, con quell'amore e fedeltà che conviene; vi chiedo, non per obbligo, ma per grazia, un qualche picciolo sovvenimento.
FILIBERTO Bene, qualche cosa farò in benemerenza del tuo buon servizio. Lo hai ritrovato lo sposo?
MARIANNA Sì, signore.
FILIBERTO Brava, Me ne rallegro. Si viene a dirmelo a cose fatte?
MARIANNA Compatite, signore. Io non ci avrei pensato per ora, se l'accidente di dover coabitare con un giovane parecchi mesi, non me ne avesse data occasione.
FILIBERTO E che sì, che ti sei innamorata del servitore dell'uffiziale?
MARIANNA Per l'appunto, signore.
FILIBERTO E non hai difficoltà di andar con lui per il mondo?
MARIANNA Io mi lusingo che resti qui. Se il suo padrone si marita egli pure, come mi dicono...
FILIBERTO Sì, è facile che si mariti.
MARIANNA Niuno lo può sapere meglio di voi.
FILIBERTO Io sono impegnatissimo per consolarlo.
MARIANNA Quando siete persuaso voi, io conto la cosa per bell'e fatta,
FILIBERTO Vi ponno essere delle difficoltà, ma spero di superarle.
MARIANNA Per parte della fanciulla non crederei.
FILIBERTO No, anzi è innamoratissima.
MARIANNA Certamente, così mi pare.
FILIBERTO E tu, quando pensi di voler fare il tuo matrimonio?
MARIANNA Se vi contentate, lo farò anch'io, quando si sposerà la padrona.
FILIBERTO Qual padrona?
MARIANNA La mia padrona, vostra figliuola.
FILIBERTO Quand'è così, vi è tempo dunque.
MARIANNA Pensate voi che si abbiano a differir lungamente le di lei nozze?
FILIBERTO Bellissima! si ha da parlar di nozze, prima di ritrovarle lo sposo?
MARIANNA Ma, non c'è lo sposo?
FILIBERTO Lo sposo? l'avrei da saper anch'io.
MARIANNA Non lo sapete?
FILIBERTO Povero me! non so niente io. Dimmi tu quel che sai, non mi nascondere la verità.
MARIANNA Voi mi fate rimanere di sasso. Non deve ella sposarsi a monsieur de la Cotterie? Non mi avete detto che lo sapete, e che ne siete contento?
FILIBERTO Sciocca! Pare a te che io volessi dare mia figlia ad un uomo d'armata, ad un cadetto di casa povera, ad uno che non avrebbe il modo di mantenerla com'ella è nata?
MARIANNA Non mi avete voi detto, che monsieur de la Cotterie si marita? e che siete impegnatissimo per consolarlo?
FILIBERTO L'ho detto certo.
MARIANNA E chi ha da essere la di lui sposa, se non è madamigella Giannina?
FILIBERTO Sciocca! Non vi sono all'Aja altre fanciulle che lei?
MARIANNA Egli non pratica in veruna casa.
FILIBERTO E qui non ci vien nessuno?
MARIANNA Io non so che egli usi le sue attenzioni ad altri che alla padrona.
FILIBERTO Sciocca! Non sai nulla di madamigella Costanza?
MARIANNA Una sciocca non può sapere di più.
FILIBERTO Qual confidenze ti ha fatto la mia figliuola?
MARIANNA Mi ha sempre parlato con grande stima dell'uffiziale, e si è espressa che ha della compassione per lui.
FILIBERTO E tu hai creduto che la compassione procedesse dalla passione.
MARIANNA Io sì.
FILIBERTO Sciocca!
MARIANNA E so di più, che egli Voleva partire per disperazione.
FILIBERTO Bene.
MARIANNA Temendo che il padre non acconsentisse.
FILIBERTO Benissimo.
MARIANNA E non siete voi quegli?
FILIBERTO E non ci sono altri padri che io?
MARIANNA Voi me la volete dare ad intendere.
FILIBERTO Mi maraviglio della tua ostinazione.
MARIANNA Ci scommetterei la testa, che quel ch'io dico è la verità.
FILIBERTO Impara meglio a conoscere ed a rispettare la tua padrona.
MARIANNA Finalmente è un amore onesto...
FILIBERTO Va' via di qui.
MARIANNA Io non ci vedo questo gran male.
FILIBERTO Vien gente; ecco monsieur Riccardo. Va' via di qui.
MARIANNA Colle buone, signore.
FILIBERTO Sciocca!
MARIANNA Vedremo chi sarà più sciocco da me a...
FILIBERTO Da te a chi?
MARIANNA Da me a quello che passa or per la strada. (Parte).
SCENA SETTIMA
Monsieur FILIBERTO, poi Monsieur RICCARDO.
FILIBERTO Impertinente! Si mariti o non si mariti, non la voglio più in casa mia. Pensar così di mia figlia? Non è capace Giannina, non è capace.
RICCARDO Servitore, monsieur Filiberto.
FILIBERTO Buon giorno, monsieur Riccardo. Compatitemi, se vi ho incomodato.
RICCARDO Che cosa mi comandate?
FILIBERTO Ho da parlarvi. Accomodatevi.
RICCARDO Ho poco tempo per trattenermi.
FILIBERTO Avete molte faccende?
RICCARDO Sì, certo. Fra le altre cose sono circondato da mezzo mondo per causa di un contrabbando arrestato.
FILIBERTO Mi è stato detto. Quelle povere genti sono ancora in prigione?
RICCARDO Ci sono, e ci staranno sino all'intero esterminio delle loro case.
FILIBERTO E avete cuore di soffrire le lacrime del loro figliuoli?
RICCARDO Hanno avuto cuore eglino di usurparci il dritto delle finanze? Vorrei che di costoro ne capitassero soventemente. Non sapete voi che i contrabbandi arrestati ci pagano le male spese?
FILIBERTO (Oh il brutto mestiere!).
RICCARDO Ditemi quel che mi avete da dire.
FILIBERTO Monsieur Riccardo, voi avete una figliuola da marito?
RICCARDO Così non l'avessi.
FILIBERTO V'incomoda il tenerla in casa?
RICCARDO No; m'incomoda il dover pensare alla dote.
FILIBERTO (Cattivo principio). Pure, s'ella il desidera, vi sarà indispensabile il collocarla.
RICCARDO Lo farò, se sarò costretto a doverlo fare, ma con una di queste due condizioni: senza dote, se maritasi a modo suo; buona dote, se maritasi a modo mio.
FILIBERTO Avrei una proposizione da farvi,
RICCARDO L'ascolterò, ma sbrigatevi.
FILIEERTO Conoscete voi quell'uffiziale francese che è ospite in casa mia?
RICCARDO Me lo proporreste voi per mia figlia?
FILI SERTO Se ve lo proponessi, ci avreste delle difficoltà?
RICCARDO Uffiziale, e francese? Né con dote, né senza dote.
FILIBERTO Avete voi dell'avversione ai Francesi ed ai militari?
RICCARDO Sì, agli uni e agli altri egualmente. Molto peggio, se l'uno e l'altro sia la stessa persona. Abborrisco i Francesi, perché non sono amici del traffico e della fatica come siamo noi: non pensano che alle cene, agli spettacoli, al passeggi. Dei militari poi ho ragione di essere malcontento. So il danno che mi hanno recato le truppe; pretendono che noi finanzieri siamo obbligati a mantenere i loro fanti e i loro cavalli; e quando sono a quartiere, darebbero fondo ad un arsenale di monete.
FILIBERTO Il Francese, l'uffiziale di cui vi parlo, è onest'uomo: non ha difetti, e poi è di sangue nobile.
RICCARDO È ricco?
FILIBERTO È cadetto di sua famiglia.
RICCARDO Se non èricco, stimo poco la sua nobiltà, e molto meno il di lui mestiere.
FILIBERTO Caro amico, parliamo fra voi e me, che nessuno ci senta. Un uomo come voi, beneficato dalla fortuna, spenderebbe male cinquanta o sessantamila fiorini per fare un nobile parentado?
RICCARDO Per questa ragione non ispenderei dieci lire.
FILIBERTO A chi volete voi dare la vostra figlia?
RICCARDO Se ho da privarmi di qualche somma, la voglio mettere in una delle migliori case d'Olanda.
FILIBERTO Non ci riuscirete.
RICCARDO Non ci riuscirò?
FILIBERTO Non ci riuscirete.
RICCARDO Perché non ci riuscirò?
FILIBERTO Perché le buone case d'Olanda non hanno necessità di arricchirsi per questa strada,
RICCARDO Vi preme tanto questo galantuomo?
FILIBERTO Sì, mi preme assaissimo.
RICCARDO Perché non gli date la vostra?
FILIBERTO Perché... perché non gliela voglio dare.
RICCARDO Ed io non gli voglio dare la mia.
FILIBERTO Fra voi e me vi è della differenza.
RICCARDO Io non la so vedere questa differenza.
FILIBERTO Si sanno i vostri principi.
RICCARDO E di voi non si può sapere il fine.
FILIBERTO Siete troppo arrogante.
RICCARDO Se non fossi in casa vostra; direi di peggio.
FILIBERTO Vi farò vedere chi sono.
RICCARDO Non ho soggezione di voi.
FILIBERTO Andate, e ci parleremo.
RICCARDO Sì, ci parleremo. (Ci cascherà un giorno nelle mie mani. Se posso trovarlo in fraude di un menomo contrabbando, giuro al cielo, lo voglio precipitare). (Parte).
SCENA OTTAVA
Monsieur FILIBERTO, poi Monsieur de la COTTERIE.
FILIBERTO (passeggiando) Villano, zotico, senza civiltà, impertinente.
COTTERIE (Le altercazioni seguite mi lusingano che gli abbia data la negativa).
FILIBERTO (Non son chi sono, s'io non te la faccio vedere).
COTTERIE (a Filiberto) Signore...
FILIBERTO Burbero, animalaccio...
COTTERIE Viene a me il complimento?
FILIBERTO Perdonatemi. La collera fa travedere.
COTTERIE Con chi siete voi adirato?
FILIBERTO Con quell'indiscreto di monsieur Riccardo.
COTTERIE E che sì, che egli non acconsente al maritaggio di sua figliuola?
FILIBERTO (Mi dispiace di dover dare al povero tenente questo nuovo travaglio).
COTTERIE (Sia ringraziato il cielo! La fortuna vuole aiutarmi).
FILIBERTO Figliuolo mio, non fate che la bile vi guasti il sangue.
COTTERIE Ditemi il vero. Ha egli ricusato il partito?
FILIBERTO Gli uomini di mondo hanno da essere preparati a tutto.
COTTERIE Io sono impaziente di sapere la verità.
FILIBERTO (Oh! se gliela dico, mi muore qui).
COTTERIE (Questa è una seccatura insoffribile).
FILIBERTO (Eppure conviene che egli lo sappia).
COTTERIE (In atto di partire) Signore, con vostra buona licenza.
FILIBERTO Fermatevi. (Non vorrei che si andasse ad affogare per disperazione).
COTTERIE Ci vuol tanto a dirmi quel che vi ha detto?
FILIBERTO Non vi alterate, figliuolo, non vi disperate per questo, che se un padre avido, presuntuoso, ignorante, nega di collocare decentemente la figlia, ci può esser modo di averla a dispetto suo.
COTTERIE No, signore. Quando il padre non acconsente, non è giusto che io persista a volerla.
FILIBERTO E che pensereste di fare?
COTTERIE Andarmene di qua lontano, e sagrificare gli affetti miei all'onestà, al dovere ed alla quiete comune.
FILIBERTO Ed avreste cuore di abbandonare una fanciulla che vi ama? di lasciarla in preda alla disperazione, per attendere quanto prima la trista nuova della sua infermità, o della sua morte?
COTTERIE Ah! monsieur Filiberto, voi mi uccidete, così parlando. Se conosceste il peso di queste vostre parole, vi guardareste bene dal pronunciarle.
FILIBERTO Le mie parole tendono al vostro bene, alla vostra pace, alla vostra felicità.
COTTERIE Ah! no, dite piuttosto alla mia confusione, alla perdita della mia vita.
FILIBERTO Mi maraviglio, che un uomo di spirito come voi, sia così poco capace di darsi animo.
COTTERIE Se sapeste il mio caso, non parlereste così.
FILIBERTO Lo so benissimo; ma io non lo prendo per disperato. La fanciulla vi ama, voi l'amate teneramente. Sarebbe questo il primo matrimonio, che stabilito si fosse fra due giovani onesti, senza il consenso del padre?
COTTERIE Approvereste voi ch'io sposassi la figlia, senza il consentimento del genitore?
FILIBERTO Sì, nel caso in cui siamo, esaminando le circostanze, l'approverei. Se il padre è ricco, voi siete nobile; voi onorate la sua famiglia colla nobiltà, egli accomoda gl'interessi vostri colla sua dote.
COTTERIE Ma! signore, come potrei io sperare la dote, sposandola in cotal modo? Il padre irritato negherà di darle verun soccorso.
FILIBERTO Quando è fatta, è fatta. Egli non ha che un'unica figlia. Gli durerà la collera qualche giorno, e poi farà ancor egli come hanno fatto tanti altri. Vi accetterà per genero, e forse forse vi farà padrone di casa.
COTTERIE Tutto questo potrei sperare?
FILIBERTO Sì, ma vi vuol coraggio.
COTTERIE Del coraggio non me ne manca. La difficoltà sta nei mezzi.
FILIBERTO I mezzi non son difficili. Sentite quel che mi suggerisce il pensiere. Madamigella Costanza dev'essere ancora dalla di lei zia. Fate quel ch'io vi dico, sagrificate il pranzo per oggi, ch'io pure in grazia vostra farò lo stesso. Andatela a trovare. Se ella vi ama davvero, fate che si disponga a dimostrarvelo con i fatti. Se può sperare la zia favorevole che implori la di lei protezione, e se vi acconsente, sposatela.
COTTERIE E se il genitore sdegnato minacciasse la mia libertà?
FILIBERTO Conducetela in Francia con voi.
COTTERIE Con quai provvedimenti? con qual danaro?
FILIBERTO Aspettate. (Va ad aprire un burò),
COTTERIE (Oh cieli! Ei non s'avvede che mi anima ad una intrapresa, il di cui danno potria cadere sopra di lui medesimo).
FILIBERTO Tenete; eccovi cento ghinee in danaro, ed eccovene quattrocento in due cedole. Cinquecento ghinee possono essere sufficienti per qualche tempo. Accettatele dall'amor mio. Penserò io a farmele restituire dai padre della fanciulla.
COTTERIE Signore, io sono pieno di confusione...
FILIBERTO Che confusione? Mi maraviglio di voi. Vi vuoi spirito, vi vuol coraggio. Andate tosto, e non perdete i momenti invano. Io intanto andrò ad osservare gli andamenti di monsieur Riccardo, e se potrò temere ch'ei venga a sorprendervi, troverò persone che lo tratterranno. Avvisatemi di quel che accade, o in persona, o con un viglietto. Caro amico, mi pare di vedervi già consolato. Giubbilo per parte vostra. Addio. La fortuna vi sia propizia. (Non vedo l'ora di veder fremere, di vedere a disperarsi Riccardo). (Va a chiudere il burò).
COTTERIE (Mi dà il consiglio, e mi dà i danari per eseguirlo? Che risolvo, che penso? Prendasi la fortuna per i capelli, e non si dolga che di se stesso, che meditando l'altrui cordoglio, procaccia a se medesimo la derisione). (Parte).
SCENA NONA
Monsieur FILIBERTO solo.
Veramente mi rimorde un poco l'interno per un sì fatto suggerimento. Penso che ho ancor io una figliuola, e non vorrei mi venisse fatto un simile torto; e insegna la natura, e comanda la legge, che ad altri non si procuri ciò che a se medesimo non piacerebbe. Ma sono spinto violentemente da più ragioni. Una certa tenerezza di cuore, inclinata all'ospitalità, all'amicizia, mi trasporta ad amare ed a favorire il tenente, e ad interessarmi per lui, come s'ei fosse del mio medesimo sangue. Il maritaggio mi pare assai conveniente, e trovo ingiusta la resistenza di monsieur Riccardo, e tirannica la di lui austerità per la figlia. Aggiugnesi a tutto ciò il trattamento incivile che ho da lui ricevuto, e la brama di vendicarmi, e la compiacenza a vedere avvilito il superbo. Sì, a costo di perdere le cinquecento ghinee, ho piacere di veder contento l'amico, e mortificato Riccardo.
SCENA DECIMA
Madamigella COSTANZA e detto.
COSTANZA Eccomi a voi, signore.
FILIBERTO (con inquietudine) Che fate qui?
COSTANZA Non mi avete invitata?
FILIBERTO (come sopra) .Avete veduto Monsieur de la Cotterie?
COSTANZA Non l'ho veduto.
FILIBERTO (come sopra) Ritornate subito da vostra zia.
COSTANZA Mi discacciate di casa vostra?
FILIBERTO Non vi discaccio; vi consiglio, vi prego. Andate tosto, vi dico.
COSTANZA Vorrei saper la ragione...
FILIBERTO La saprete, quando sarete da vostra zia.
COSTANZA Novità ve ne sono?
FILIBERTO Sì, ve ne sono.
COSTANZA Ditemele dunque.
FILIBERTO Ve le dirà monsieur de la Cotterie.
COSTANZA Dove?
FILIBERTO Da vostra zia.
COSTANZA Il tenente non ci è mai stato.
FILIBERTO Ci è andato in questo momento.
COSTANZA A far che?
FILIBERTO Tornateci, che lo saprete.
COSTANZA Avete parlato a mio padre?
FILIBERTO Sì, domandatelo al vostro sposo.
COSTANZA Al mio sposo?
FILIBERTO Al vostro sposo.
COSTANZA A monsieur de la Cotterie?
FILIBERTO A Monsieur de la Cotterie.
COSTANZA Posso crederlo?
FILIBERTO Andate subito da vostra zia.
COSTANZA Ditemi qualche cosa per carità.
FILIBERTO Il tempo è prezioso. Se perderete il tempo, perderete lo sposo.
COSTANZA Oimè! corro subito. Vorrei avere le ali alle piante. (Parte.).
SCENA UNDICESIMA
Monsieur FILIBERTO, poi Madamigella GIANNINA.
FILIBERTO Valeranno più due parole del tenente, che diecimila delle mie ragioni.
GIANNINA Signore, è egli vero quel che mi ha detto monsieur de la Cotterie?
FILIBERTO E che cosa vi ha detto?
GIANNINA L'avete voi consigliato a sposar la figlia senza del padre?
FILIBERTO Vi ha fatto egli la confidenza?
GIANNINA Sì, signore.
FILIBERTO (Quest'imprudenza mi spiace).
GIANNINA E gli avete dato cinquecento ghinee, perché lo mandi ad effetto?
FILIBERTO (Incauto! Mi pento quasi d'averlo fatto).
GIANNTNA Chi tace, conferma; è la verità dunque.
FILIBERTO Che vorreste dire per ciò?
GIANNINA Niente, signore; mi basta di aver saputo che ciò sia vero. Serva umilissima del signor padre.
FILIBERTO Dove andate?
GIANNINA A consolarmi.
FILIBERTO Di che?
GIANNINA Delle nozze di monsieur de la Cotterie.
FILIBERTO Non saranno ancora eseguite.
GIANNINA Si spera che succederanno fra poco.
FILIBERTO Avvertite di non parlar di ciò con nessuno.
GIANNINA Non vi è pericolo. Si sapranno quando saranno fatte. E voi avrete il merito di averle ordinate, ed io sarò contentissima che siano fatte. (Parte).
FILIBERTO Non vorrei che si formalizzasse del mal esempio. Ma non vi è dubbio. È una buona fanciulla; sa distinguere, quanto me, i casi e le convenienze. E poi so come l'ho educata, e sotto la mia vigilanza non vi è pericolo che mi accadano di tai disastri. (Parte).
ATTO TERZO
SCENA PRIMA 1
Monsieur FILIBERTO e MARIANNA.
MARIANNA Signor padrone, scusate s'io torno ad importunarvi.
FILIBERTO Verrai a dirmi qualche nuova bestialità?
MARIANNA Io spererei che non aveste più a dirmi sciocca.
FILIBERTO Basta che non ritorni a dire delle sciocchezze.
MARIANNA Io altro non dirò, se non che sono al caso di maritarmi, e mi raccomando alla grazia vostra.
FILIBERTO Hai risoluto di farlo prima della padrona?
MARIANNA No, signore. S'ella lo fa oggi, io lo farò domani.
FILIBERTO E non vuoi ch'io ti dica sciocca?
MARIANNA Ancora me lo volete tener nascosto?
FILIBERTO Che cosa?
MARIANNA Il maritaggio della mia padrona.
FILIBERTO Sciocchissima.
MARIANNA Orsù, per farvi vedere che non sono sciocca, m'accuserò d'una mancanza commessa per curiosità. Sono stata dietro la portiera a udir parlare monsieur de la Cotterie colla mia padrona, ed ho sentito che si è stabilito di far le nozze segretissime, e che voi avete sborsato cinquecento ghinee a conto di dote.
FILIBERTO (ridendo) A conto didote?
MARIANNA Io credo a conto di dote. Le ghinee le ho vedute con questi occhi.
FILIBERTO Sì, sciocca, e poi sciocca, e tre volte sciocca.
MARIANNA (Mi fa un veleno, che lo ammazzerei colle mie proprie mani).
FILIBERTO (Il tenente per altro si è condotto assai male. Non doveva parlare di ciò con mia figlia, e molto meno col pericolo d'esser sentito).
MARIANNA Se volete celarmi il fatto, temendo che da me si sappia, fate torto alla mia onestà.
FILIBERTO Bell'onestà! andar di soppiatto ad ascoltar gli altrui fatti! e poi intender male, e poi dire delle sciocchezze!
MARIANNA È vero, non doveva ascoltare; ma circa all'intendere, io so che ho inteso la verità.
FILIBERTO Tu vuoi trarmi di bocca, o di mano, qualche cosa che ti dispiaccia.
MARIANNA Oh cospettonaccio! dove è andata poco fa la padrona?
FILIBERTO Dove è andata?
MARIANNA Non è andata con monsieur de la Cotterie?
FILIBERTO Dove?
MARIANNA Intesi dire, che andavano da madama Geltruda.
FILIBERTO Da mia sorella?
MARIANNA Per l'appunto.
FILIBERTO Ci sarà andata Giannina, non il tenente.
MARIANNA Io so che sono sortiti insieme.
FILIBERTO Il tenente l'avrà accompagnata. Mia sorella sta poco lungi dal luogo dove egli doveva andare. Mia figlia avrà piacere di esser più vicina, per saper le nuove. So tutto, va tutto bene, e tu sei una sciocca.
MARIANNA (Sento proprio che la bile mi affoga).
FILIBERTO Guarda chi c'è in sala. Ho sentito gente.
MARIANNA (Oh, la sarebbe bella che il vecchio rimanesse gabbato! Ma mi pare ancora impossibile). (Parte).
SCENA SECONDA
Monsieur FILIBERTO e poi GUASCOGNA.
FILIBERTO Prego il cielo che la cosa abbia buon fine: non avrà mancato però dalla imprudenza del tenente il cercar di precipitarsi. La gioventù è soggetta a simili debolezze. Io, per grazia del cielo, sono stato accorto da giovane, e lo sono molto meglio in vecchiezza.
GUASCOGNA Servitore di monsieur Filiberto.
FILIBERTO Buon giorno, amico. Che c'è di nuovo?
GUASCOGNA Il mio padrone gli fa i suoi umilissimi complimenti.
FILIBERTO Dov'è il tenente? Che fa? Che dice? Come passano gl'interessi suoi?
GUASCOGNA Credo che da questo viglietto potrete essere interamente informato.
FILIBERTO Sentiamo. (Apre il viglietto).
GUASCOGNA (Se non mi dice d'andarmene, ho volontà di restare).
FILIBERTO Vi è dentro una carta, il cui carattere mi par di mia figlia. Sentiamo prima, che cosa dice l'amico.
GUASCOGNA (Marianna ascolta dalla portiera. Ella non è men curiosa di me).
FILIBERTO Monsieur. I vostri consigli m'hanno animato ad un passo, che io non avrei avuto coraggio d'intraprendere con tutte le sollecitazioni dell'amor mio.Sì, certo, egli non avea coraggio. Ho condotto la figlia in luogo onesto e sicuro, vale a dire in casa della di lei zia paterna.Dice di averla condotta! Avrà incontrata per via madamigella Costanza, e sì sarà accompagnato con essa. Ho fatto bene io a sollecitarla che andasse. Tutta opera mia. Le lacrime della fanciulla hanno intenerito la buona vecchia, ed ella ha condisceso alle nostre nozze.Buono, buono, non poteva andar meglio. Si è mandato a chiamare un notaro, ed alla presenza di due testimoni abbiamo celebrati gli sponsali.Benissimo, si è portato bene. Non posso per altro esprimervi la mia confusione, e non avendo io coraggio d'impetrar più oltre la grazia vostra, suppliranno i caratteri di vostra figlia, a cui perdonerete forse più facilmente, e vi bacio le mani.Che cosa mai vuol da me, che non ha coraggio di chiedermi, e si vale di mia figliuola per ottenerlo? Leggiamo l'inclusa. Convien dire, ch'egli sia andato subito da mia sorella per comunicare il fatto a Giannina. Che dice la mia figliuola? Carissimo Genitore.Scrive assai bene, ha un bel carattere mercantile. Gran brava fanciulla! Il cielo me la benedica. Permettetemi che col mezzo di questa carta mi getti a' vostri piedi, e vi domandi perdono.Oh cieli! che cosa ha fatto? Assicurata da voi medesimo del consiglio che deste a monsieur de la Cotterie, e dal danaro somministratogli per l'effetto, mi sono abbandonata alla mia passione, ed ho sposato il tenente.Ah indegna! Ah mentitore! Traditori, ribaldi, mi hanno assassinato.
GUASCOGNA Che c'è, signore?
SCENA TERZA
MARIANNA e detti.
MARIANNA Che cosa è stato, signor padrone?
F1LIBERTO Aiutatemi, sostenetemi. Non mi abbandonate per carità.
MARIANNA Che cosa può far per voi una sciocca?
FILIBERTO Hai ragione. Beffami, vilipendimi, bastonami ancora. Io lo merito, e ti do licenza di farlo.
MARIANNA No, anzi vi compatisco.
F1LIBERT0 Non merito di essere compatito.
GUASCOGNA Signore, non vi abbandonate alla disperazione. Finalmente il mio padrone è persona onesta, è persona nobile.
FILIBERTO Ha rovinato mia figlia, ha precipitate le mie speranze,
MARIANNA Voi avete il modo di dargli stato.
FILIBERTO E avrei da gettare il mio in cotal modo?
GUASCOGNA Perdonatemi, signore, con quelle stesse ragioni, con cui volevate convincere monsieur Riccardo, procurate di persuader voi medesimo.
FILIBERTO (a Guascogna) Ah maladetto! tu mi rimproveri con malizia.
MARIANNA (a Filiberto, con caldo) Parla bene Gua-scogna, e voi non l'avete da rimproverare.
FILIBERTO Sì, insultami, disgraziata.
MARIANNA Vi compatisco, perché la bile vi accieca.
GUASCOGNA Rimproverate a voi stesso il frutto di un cattivo consiglio.
FILIBERTO Perché ingannarmi? Perché farmi credere che gli amori dell'uffiziale tendessero a madamigella Costanza?
GUASCOGNA Perché amore è ingegnoso, e insegna agli amanti celar le fiamme, e procurare la propria felicità.
FILIBERTO E se Riccardo aderiva alle nozze della figliuola, qual figura doveva io fare in un tal maneggio?
GUASCOGNA Il padrone vi ha mai pregato di farlo?
FILIBERTO No, ma ha acconsentito ch'io lo facessi.
GUASCOGNA Dite piuttosto, che voi non l'avete capito.
FILIBERTO Insomma mi hanno tradito, mi hanno ingannato. Mia figlia è una perfida, il tenente è uno scellerato.
GUASCOGNA Parlate meglio, signore, di un uffiziale.
MARIANNA Badate bene, che i militari sono avvezzi a tenere la spada nn mano.
FILIBERTO Oh la sarebbe bella, che per giunta mi a-vesse ancor da ammazzare!
GUASCOGNA Il mio padrone non ha sì barbari sentimenti. Verrà a domandarvi perdono.
FILIBERTO Non lo voglio vedere.
GUASCOGNA Verrà per lui vostra figlia.
FILIBERTO Non me la state più a nominare.
MARIANNA Il vostro sangue, signore,
FILIBERTO Ingrata! Era l'amor mio, la mia unica consolazione.
GUASCOGNA Al fatto non vi è rimedio.
FILIBERTO Lo so, insolente, lo so pur troppo.
GUASCOGNA Non vi riscaldate con me.
MARIANNA Compatitelo. La passione l'opprime. Povero il mio padrone!Sperava di maritare a piacer suo la figliuola, ed averla sempre vicina, e veder nascere i nipotini, e consolarsi nell'abbracciarli e nell'allevarli egli stesso.
FILIBERTO Mie perdute speranze! Mie perdute consolazioni!
GUASCOGNA Credete voi, signore, che un genero, buon francese e buon militare, non vaglia a provvedervi di nipotini?
MARIANNA Non passa un anno, che vi vedete bamboleggiare d'intorno il più bel ragazzino del mondo.
FILIBERTO L'odio del padre mi farebbe odiare anche il figlio.
MARIANNA Eh il sangue, signore, fa dimenticare ogni oltraggio.
GUASCOGNA Avete un'unica figliuola al mondo, e avreste cuore di abbandonarla, per non vederla mai più?
FILIBERTO Ho tale angustia di animo, che mi sento morire,
MARIANNA Guascogna. (Si copre la faccia colle mani).
GUASCOGNA Che dite?
MARIANNA (gli fa cenno che vada) Mi avete capito?
GUASCOGNA Ho inteso.
MARIANNA Ora è il tempo.
GUASCOGNA Si può provare.
FILIBERTO Che cosa dite?
MARIANNA Dico a Guascogna che se ne vada, che non v'inquieti d'avvantaggio, e che non si abusi della vostra bontà.
FILIBERTO Sì, lasciatemi solo.
GUASCOGNA Vi riverisco, signore. Se più non vi rivedessi, scusatemi se in casa vostra avessi commesso qualche mal termine. Il mio padrone, per quel ch'io vedo, sarà forzato a partire, e condurrà seco in Francia la sposa. Non mi dite nulla da dire alla vostra povera figlia?
FILIBERTO (a Guascogna) Credete voi ch'egli voglia partire sì presto?
GUASCOGNA Mi disse, che se non aveva da voi qualche buona risposta, andassi pure ad ordinare i cavalli.
MARIANNA Gran dolor per un padre il dire: non vedrò mai più la mia figlia!
FILIBERTO Vedete, se il vostro padrone è un barbaro, è un ingrato? Poteva io fare per lui più di quello che ho fatto? Ed egli può usarmi maggiore barbarità? Strapparmi dal cuore la figlia, senza che io la possa nemmen vedere?
GUASCOGNA Io credo ch'ei ve la condurrebbe dinanzi assai volentieri, se non temesse gli sdegni vostri.
FILIBERTO Perfido! Ho da lodarlo per sì bell'azione? Ho da ringraziarlo del suo tradimento? Sfugge i rimproveri di un padre offeso. Gli scotta il sentirsi dir traditore?
GUASCOGNA Ho capito. (In atto di partire) Con permissione.
FILIBERTO Non gli diceste mai, che ardissero di venir da me. Io non li voglio, io non li desidero.
GUASCOGNA Ho capito benissimo. (La natura non può mentire). (Parte).
SCENA QUARTA
Monsieur FILIBERTO e MARIANNA.
MARIANNA (La cosa è vicina ad accomodarsi).
FILIBERTO (Mio danno. Mi sta bene. Mio danno).
MARIANNA Signore, per divertirvi un poco, posso or parlarvi degli affari miei?
FILIBERTO Non mancherebbe altro per inquietarmi, che tu mi parlassi del tuo matrimonio. Odio questo nome fatale, né vo' sentirne a discorrere fin ch'io vivo.
MARIANNA Voi vorreste, a quel ch'io sento, che finisse il mondo.
FILIBERTO Per me è finito.
MARIANNA Povero padrone! A chi anderanno le vostre facoltà, le vostre ricchezze?
FILIBERTO Il diavolo se le pigli.
MARIANNA Voi morirete ricco, e la vostra figliuola viverà miserabile.
FILIBERTO Povera disgraziata!
MARIANNA E vorrete campar con quest'odio, e morire con questo rimorso?
FILIBERTO Ma taci, demonio, taci. Non tormentarmi di più.
SCENA QUINTA
Madamigella COSTANZA e detti.
COSTANZA Monsieur Filiberto, vi prendete gioco di me?
FILIBERTO (Ci mancava ora costei).
COSTANZA Son due ore che io aspetto, e non si vede a comparire nessuno.
FILIBERTO (Io non so che rispondere).
COSTANZA Non mi eccitaste voi a ritornar dalla zia, dicendomi che colà sarebbesi introdotto il signor tenente?
MARIANNA Vi dirò io, signora, come andò la faccenda. Il signor tenente doveva andar dalla zia, e dalla zia è andato: doveva intendersi con madamigella, e con madamigella si è inteso. Ma il povero galantuomo ha sbagliata la casa. In luogo di portarsi dalla zia Ortensia, si è trovato dalla zia Geltruda, e invece di sposare madamigella Costanza, ha sposato madamigella Giannina.
COSTANZA Come! sarebbe mai possibile, cheiofossi beffata a tal segno? Parlate voi, monsieur Filiberto; sinceratemi su questo fatto, e non mi crediate sì vile per tollerare un'ingiuria.
FILIBERTO Oh cospetto di bacco, se la tollero io, l'avete da tollerare anche voi.
COSTANZA E che cosa dovete voi tollerare?
FILIBERTO Per cagion vostra, ho contribuito alla rovina di mia figliuola.
COSTANZA Per causa mia?
FILIBERTO Sì, per voi si è alzata una macchina, che si è poi diroccata sulle mie spalle.
MARIANNA Fortuna che ha buona schiena il padrone.
COSTANZA Io di tutto ciò non capisco niente.
FILIBERTO Vi dirò io netta e chiara com'è la cosa. Sappiate dunque...
SCENA SESTA
Monsieur RICCARDO e detti.
RICCARDO (a Costanza) Che fate voi qui?
FILIBERTO (Ecco il resto).
COSTANZA Signore, voi non mi avete vietato mai di frequentar questa casa.
RICCARDO Principio ora a vietarvelo. So perché ci venite. So gli amori vostri col forestiere, e so che qui si tendono insidie al vostro decoro, ed alla mia autorità.
FILIBERTO (A Riccardo, con sdegno) Voi non sapete nulla, e se sapeste quel che so io, non parlereste così.
RICCARDO Fondo il discorso mio su quel che mi avete detto, e non è poco, e bastami per obbligare mia figlia a non venire più in questa casa.
MARIANNA Avete voi paura che ve la maritino a dispetto vostro?
RTCCARDO Posso temere ancor questo.
MARIANNA Sentite. Se non isposa il padrone, qui non c'è altri.
RICCARDO Dov'è il Francese? Dov'è l'uffiziale?
MARIANNA (a Filiberto) Signore, permettete ch'io glielo dica?
FILIBERTO Ah! pur troppo si ha da sapere.
MARIANNA Sappiate dunque, che il signor uffiziale ha bravamente sposato la mia padrona.
RICCARDO (con ammirazione) Eh!
FILIBERTO (con dispetto) Oh!
COSTANZA Ecco l'Ingiuria di cui temeva. Ah! signor padre, vendicate l'insulto che mi vien fatto. Si sono valsi di me per mascherare gli affetti loro; mi hanno lusingata per dileggiarmi, e l'affronto che è fatto a me, viene ad offendere la nostra casa.
RICCARDO Sì, vendicherò l'offesa che mi vien fatta. Voi sarete chiusa fra quattro mura, e monsieur Filiberto mi pagherà l'insulto col rossore di se medesimo.
FILIBERTO (Mi sta bene. Merito peggio).
COSTANZA (Meschina di me! A quale stato mi ha condotto la passione, la debolezza e l'inobbedienza!).
FILIBERTO Caro amico, scusatemi de' miei trasporti. Conosco l'ingiustizia ch'io vi faceva, e giustamente il cielo mi punisce delle mie cattive intenzioni. Ah! monsieur Riccardo, ho perduta la mia figliuola, ed io medesimo ho procurato la mia disgrazia.
RICCARDO Perduta? se è maritata, non è interamente perduta.
FILIBERTO Dubito di non vederla mai più. Chi sa che ora quel cane non me la trasporti lontano? Io medesimo gli ho dato cinquecento ghinee per portarmi via il cuore. La mia figlia, la mia unica figlia, l'amor mio, l'unica mia passione. Ah! potessi abbracciarla una volta almeno. Vo' saper se è partita, vo' procurar di vederla. S'ella è sparita, mi voglio uccidere colle mie mani. (Andando via s'incontra colla figliuola).
SCENA ULTIMA
Madamigella GIANNINA e detti; poi Monsieur de la COTTERIE.
GIANNINA Ah caro padre!
FILIBERTO Ah ingratissima figlia!
GIANNINA Perdonatemi, per carità. (S'inginocchia).
FILIBERTO Non meriti ch'io ti perdoni.
GIANNINA È giustissimo il vostro sdegno.
FILIBERTO (Mi sento morire).
RICCARDO (Il caso è compassionevole per tutti e due).
COSTANZA (Sarei vendicata, se il padre non le perdonasse).
FILIBERTO Alzati.
GIANNINA Non mi alzerò senza il vostro perdono.
FILIBERTO E avesti cuore di darmi un sì gran dolore?
GIANNINA Ah signore, il vostro consiglio...
FILIBERTO Taci, non mi tormentar di vantaggio. Non mi parlare mai più della mia ignoranza, della mia debolezza. Alzati, a questa condizion ti perdono.
GIANNINA Oh amorosissimo genitore! (S'alza).
COSTANZA (Le costa poco il suo pentimento).
GIANNINA Deh, signore, sieno le grazie vostre compite...
FILIBERTO Non mi parlare di tuo marito.
GIANNINA O accettatelo nel cuor vostro, o sarò costretta ad abbandonarvi.
FILIBERTO Perfida! così parli a tuo padre?
GIANNINA La fede coniugale mi obbliga a quest'eccesso.
FILIBERTO (Oh dura legge di un padre! Ma mi sta bene, merito peggio).
RICCARDO Amico, la cosa è fatta, non vi è rimedio. Vi consiglio ad accomodarvi, prima che si sparga per la città il curioso accidente che vi è accaduto.
FILIBERTO Mi raccomando a voi, mi raccomando a madamigella che non si sappia, per l'onor mio, per il mio concetto. (A Marianna) Avverti tu non parlare. (A Giannina) Figlia mia, non lo dire a nessuno.
GIANNINA No, per amor del cielo, che non si sappia. Presto, accomodiamo tutte le cose, prima che escano da queste mura. Presto, caro sposo, venite innanzi, gettatevi a' piedi dei mio caro padre, domandategli perdono, baciategli la mano. Ei vi perdona, vi accetta per genero e per figliuolo. Presto, e zitto, che nessuno lo sappia. (Fa eseguire con violenza tutte le cose che ha dette).
FILIBERTO (Sono stordito, non so che mi faccia).
COSTANZA (Non ho coraggio di resistere alla vista di quell'ingrato!). (Parte).
COTTERIE (a Filiberto) Signore, mi avete voi perdonato?
FILIBERTO Pare a voi di meritare ch'io vi perdoni?
GIANNINA Per amor del cielo, non parliamo più oltre. Badate a non far sapere a nessuno quel che è accaduto. Preme a mio padre di salvar il decoro della famiglia, e soprattutto vi avverto, non rammemoraste mai, per vostra giustificazione, che egli vi ha consigliato a un tal passo, e che vi ha dato cinquecento ghinee per l'esecuzione.
FILIBERTO (a Giannina, con sdegno) Vi ho comandato di non parlarne.
GIANNINA Non ho fatto che partecipare allo sposo il vostro comando.
RICCARDO E bene, monsieur Filiberto, siete pacificato?
FILIBERTO Che volete ch'io faccia? Sono costretto dalla necessità, dall'amore, dalla dabbenaggine mia a pacificarmi. Non so che dire. Siete sposi, siete in casa, stateci, che il cielo vi benedica.
GIANNINA Oh consolazione perfetta!
COTTER1E Signore, spero che non avrete a pentirvi di avermi compatito e beneficato.
MARIANNA Zitto, presto, che nessuno lo sappia.
FILIBERTO Che hai ora?
MARIANNA Vi è un'altra picciola cosa presto e zitto da terminare. Guascogna ha da esser mio marito. Con licenza di lor signori.
GUASCOGNA Con licenza del mio padrone. (Si danno la mano).
MARIANNA Zitto e presto, che nessuno lo sappia.
GIANNINA Di questo tuo matrimonio non vi è niente che dire. Del mio potrebbesi mormorare, confessando da me medesima aver trascorso i limiti del dovere, mancando del dovuto rispetto al padre, ed esponendo al pericolo il decoro mio ed il buon nome della famiglia. Il mondo, che ora mi vede contenta, e non punita, guardisi dal ritrarne cattivo esempio. Dica piuttosto, che il cielo ha voluto mortificare il padre, e non esenta dai rimorsi e dai timori la figlia. Umanissimi spettatori, sia il frutto di questa nostra rappresentazione la cautela nelle famiglie, e sia effetto della vostra bontà il vostro umanissimo aggradimento.
FINE DELLA COMMEDIA
1 Ch.-S. Favart (1710-1792) fu fecondo e fortunato autore drammatico, scrittore di canzoni popolari molto in voga, e grande e sincero amico del Goldoni durante il suo soggiorno in Francia.
2 Claude Jolyot de Crébillon (1707-1777), figlio del poeta tragico Prosper, e noto perciò come «Crébillon fils », fu autore di racconti assai liberi.
3 Ph. Bridard de la Garde (1710-1767) fu critico, teatrale prima e in seguito direttore del « Mercure de France ».
4 L'abate J.de la Porte (1713-1779) fu anch'egtì un autorevole critico teatrale.
5 P.-A. de la Place (1707-1793), autore teatrale e benemerito traduttore di Shakespeare, diresse il « Mercure-de France » dal 1760 al '63.
6 B.-J. Saurin (1706-1781), autore drammatico.
7 A. Louis (1723-1793), ritenuto invero miglior medico che letterato.
8 Jouen, al quale il Goldoni accenna anche nel Mémoires (III, V).
1 Sophie Arnoud (1740-1802), celebre cantante lirica.
2 M.-J. Duronceray (1727-1772), sposa del Favart nel 1745.
1 « Contestare », nell'edizione Pasquali.
1 Inopportunamente.
1 Manca, da parte dell'autore, l'indicazione del luogo ove si svolge il terzo atto. Evidentemente, «in una camera di Monsieur Filiberto».