Un dramma italiano… coi tempi che corrono

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IL DRAMMA

                           UN DRAMMA ITALIANO…

                             COI TEMPI

                            CHE CORRONO

    

                                                      Commedia in tre atti di

                                                           Patrizia De Cristofaro

                                               TRAMA

Napoli. Maggio. Anni 2000.

Donatella Navarra è una bella donna di 45 anni. E’ sposata da 16 anni con l’onorevole Agostino Taddei. La signora è una donna in carriera, infatti è responsabile della “Solaris s.p.a.”. Da una precedente e fugace relazione col dottor Mario Cersosimo, affermato cardiochirurgo, ha avuto un figlio, Gaetano Maria, ora diciottenne e fidanzato di Alessia, figlia di Donatella e Agostino. Donatella scopre che suo marito ha una relazione con Anita, moglie di Paolo, che di professione fa l’accompagnatore  e che ormai da un anno fa coppia fissa con la signora durante le frequenti cene di lavoro di lei. L’avvocato Lucio Difico, amico di Agostino, mette nell’orecchio dell’uomo la pulce che i rapporti tra sua moglie e Paolo non si limitano alla semplice compagnia… Inoltre la madre di Donatella, Vittoria, ha una tenera amicizia con Riccardo, il padre di Mario…

PERSONAGGI

AGOSTINO TADDEI (STINUCCIO), onorevole

DONATELLA, sua moglie

ALESSIA, loro figlia

ROSARIA, cameriera

VITTORIA, madre di Donatella

PAOLO VARGAS, accompagnatore

ANITA SPERANZINI, sua moglie

LUCIO DIFICO, avvocato e amico di Agostino

ALBERTO CANTALAMESSA, segretario di Agostino

ROMILDA FARINA, sua moglie

ROSSELLA FELICETTI, avvocato

MARIO CERSOSIMO, cardiochirurgo

GAETANO MARIA, suo figlio

RICCARDO, padre di Mario

ADELAIDE

ITALIA                              amiche di Vittoria

LILINA

NERINA INSIDIOSI, giornalista

PAPARAZZO

MAFALDA, segretaria dell’avvocato Felicetti

BARISTA

                                          PRIMO ATTO

   L’elegante soggiorno della casa dell’onorevole Agostino Taddei, sita in via Petrarca a Napoli. In primo piano, verso destra, c’è un tavolo tondo con quattro sedie. In fondo vi è un divano in pelle bianca, dietro cui ci sono un’ampia finestra e una porta a vetri che dà accesso su una terrazza con vista panoramica. Addossata alla parete di sinistra, una libreria; a destra, una porta; davanti al divano, un solido e basso tavolino.

   E’ un gradevole (climaticamente parlando) pomeriggio di maggio.

   La signora Vittoria sta giocando a burraco con le amiche: signora Lilina, signora Italia e signora Adelaide.

VITTORIA Lili’, tocca a te.

LILINA Sì. (Prende la carta) Questa la metto qua e ho chiuso.

ITALIA (amara) E’ finita un’altra partita.

ADELAIDE (sfottente) Ita’, tu perdi perché non sai giocare. Devi andare a scuola.

ITALIA (risentita) Perché, tu saresti la maestra?

ADELAIDE (c.s.) No, ma mi difendo. Scusa, tu prima stavi in coppia con me e abbiamo perso, poi ti sei voluta mettere con Vittoria e hai perso…

ITALIA (c.s.) Eh, va bene… Facciamo i conti, va’.

LILINA  I conti sono presto fatti. Tu mi devi dare venti euro, Adelaide me ne deve dare dieci e io devo dare dieci euro a Vittoria.

Tutte cominciano a pagare o a incassare l’importo. Entra Rosaria, portando un portavivande contenente tazze di tè e pasticcini. La giovanissima cameriera si avvicina alle signore.

ROSARIA Signora Vitto’, ‘o ttè.

VITTORIA Grazie. (Rimproverandola con bonarietà) Tesoro mio, già te l’hodetto tante volte: cerca di parlare un poco meglio.

ROSARIA Signo’, p’’a precisione vuie m’’o state ricenno ‘a quanno so’ venuta a servizio cca che aggi’’a cerca’ ‘e parla’ in italiano, ma io accussì saccio parla’, che aggi’’a fa’. Si ve conviene, bene, si no, me ne vaco e buonanotte.

ADELAIDE (compiaciuta) E brava!

ROSARIA (ricordando a volo) Ah. Primma è venuto l’avvocato Fico.

VITTORIA (correggendola aspramente) Difico.

ROSARIA Signo’, ‘o ssaccio, ma io ‘o chiammo Fico pecchè è troppo bono! (Smaniosa) Uè, signo’, m’’o facesse proprio!

VITTORIA (taglia corto) Va bene, va bene… Che voleva?

ROSARIA Vuleve parla’ cu l’onorevole, ma io ce aggia ritto che nun ce steva. Allora isso ha ritto che torna cchiù tarde. Ma… Chi sa l’onorevole quanno se retira… (Maliziosa) Signo’, vuie avite visto ‘ncoppa ‘o giurnale?

VITTORIA (c.s.) Rosa’, puoi andare. (La ragazza esce. Amara) Mio Dio! Dove siamo arrivati! Le cameriere moderne!...

LILINA E va bene… Alla fine Rosaria è una brava ragazza.

VITTORIA (ammette) Ah, sì, sì, questo sì. (Poggiando i pasticcini e il tè sul tavolo) Mangiamoci un dolcetto e pigliamoci un poco di tè. Prego.

LILINA (dopo aver osservato attentamente i pasticcini, felice) Uh! I baci di dama! Non so da quanto tempo non li mangio. Vitto’, io faccio la scostumata e me ne piglio due. (E li prende)

VITTORIA Prego, Lili’, prego. Ita’, mangia, non fare cerimonie.

ITALIA Grazie. Prendo soltanto un “babarino”.

ADELAIDE Io invece mi piglio una deliziosetta. Ecco qua. (La mangia) Squisita! Vitto’, sti dolci li hai pigliati da Moccia?

VITTORIA E per forza, Adela’. Sentite, io dico che l’unica pasticceria che lavora bene e con coscienza è Moccia.

ADELAIDE Hai ragione. (Piccola pausa) Neh, ce la vogliamo fare un’altra partita? Che dite?

LILINA E sì, giochiamo.

ITALIA Ma sì! Mi voglio rifare. Mi metto un’altra volta in coppia con Vittoria. Eh, Vitto’?

VITTORIA (un poco impacciata) No… Scusami… Io direi… Magari… Magari continuiamo domani perché… (Senza alcun preavviso scoppia in un pianto dirotto)

LILINA (spaventata) Vittoria…

ITALIA Non ti senti bene?

ADELAIDE (stizzita, come per scuotere l’amica) Vitto’, ch’è stato?

VITTORIA (mentre si asciuga gli occhi e si soffia il naso) No… Niente… Scusatemi. (Disperata) Mio Dio! Che figura! Che figura!

ADELAIDE (c.s.) Ma ch’è stato? Quale figura?

VITTORIA (c.s.) Povera figlia mia! Il marito la tradisce.

Pausa.

LILINA (incredula) Ma chi? L’onorevole?

ITALIA (incredula) Vitto’, tu dici veramente?

ADELAIDE Scusa, ma tu come lo sai? Chi te l’ha detto?

VITTORIA (che si è ripresa) Stamattina stavo sfogliando una di quelle riviste che compra la cameriera e ho visto la fotografia di mio genero che saliva in macchina con una donna. Io immediatamente ho strappato il giornale per non farlo vedere a Donatella, ma non si può mai sapere. Mah! Speriamo che Donatella non si è accorta di niente.

LILINA (sospirando) Come no.

ITALIA Così speriamo. Intanto tu hai fatto bene a strappare il giornale.

ADELAIDE (risoluta) Se ha fatto bene o ha fatto male, questo non ha importanza. Piuttosto… Scusa, Vitto’, io ti voglio bene e ti devo essere sincera sempre e comunque. Secondo me, la colpa è anche di Donatella. Quando Agostino va a Roma per le riunioni parlamentari, Donatella lo dovrebbe accompagnare. Vitto’, parliamoci chiaro: il marito di tua figlia è ricco, è un bell’uomo e…

VITTORIA (con rabbia) Adela’, tu che stai dicendo?! Ma ti pare che mia figlia, con gli impegni che tiene qua, deve accompagnare il marito solamente perché Agostino è ricco ed è un bell’uomo? Ma stiamo scherzando? (Fiera) Donatella è dirigente responsabile della “Solaris s.p.a.”, lavora quasi undici ore al giorno, spesso deve andare ai pranzi e alle cene di lavoro… Sai, per le relazioni…

ADELAIDE (ammettendo e obiettando nel contempo) Già, già, è vero. Però… Proprio perché ti voglio bene, ti devo dire quello che penso. Io so che tua figlia paga trecentocinquanta euro ogni volta a un certo Paolo per farsi accompagnare a questi pranzi e a queste cene di lavoro.

VITTORIA E’ logico! Quel disgraziato del marito non c’è mai… Paolo fa l’accompagnatore come lavoro e si prende trecentocinquanta euro a prestazione.

ADELAIDE (lievemente ironica) A prestazione.

VITTORIA (marcando) Ogni volta che l’accompagna. E poi… Sono più di sei mesi che Donatella non lo chiama più.

ADELAIDE Sì? Come mai?

VITTORIA Sai, la gente incominciava a parlare e… Mia figlia ha pensato giustamente di mettere a tacere ogni cosa.

DONATELLA (entra in fretta dalla terrazza. Ha sul braccio sinistro un abito da mezza sera) Mamma. Buonasera.

Le amiche di Vittoria fanno eco al saluto.

VITTORIA Che c’è?

DONATELLA Ma Rosaria dove sta?

VITTORIA Starà in cucina, credo.

DONATELLA Madonna mia! La sto chiamando da tre ore! (Verso l’interno) Rosaria?

ROSARIA (entra) Eccomi qua. Dite, signo’.

DONATELLA (consegnandole l’abito) Tieni. Stiramelo. Scusa, Rosa’, fai presto, per piacere. Devo uscire.

ROSARIA Subito. (Ed esce)

VITTORIA Devi uscire?

DONATELLA Sì. Madonna mia! Che pizza! Devo andare al Royal. Un industriale tedesco vuole acquistare i nostri prodotti e… Ci saranno quest’industriale con la moglie, il suo segretario con la compagna e io…

VITTORIA (facendole dei cenni col capo per farle capire che deve dire di sì) E tu vai da sola, eh?

DONATELLA No, mamma, che dici? Io come al solito mi faccio accompagnare da Paolo. (Le amiche si scambiano sguardi significativi tra loro) L’ho chiamato prima. Altri trecentocinquanta euro. Ieri pure l’ho chiamato... Mamma, non ci sono soldi che bastino. Queste due uscite mi costano settecento euro.

VITTORIA (distratta) Ah.

DONATELLA (sospirando) Va be’. Non fa niente. (Ironica e un tantino nervosa) Se il mio caro maritino ha sempre da fare e non c’è mai… (Uscendo per la terrazza) Scusate.

ITALIA Prego.

LILINA Figurati! Fai, fai.

Donatella esce.

ADELAIDE (sarcastica) Erano più di sei mesi che tua figlia non usciva più con quel bellimbusto perché la gente incominciava a parlare, eh?

VITTORIA (confusa) Eh… Io pensavo… (Stizzita) Ma voi che volete da me!

LILINA Niente. Andiamo, va’.

ITALIA Sì, è meglio.

ADELAIDE (melliflua, baciando la padrona di casa) Ciao, Vitto’. Ci vediamo domani per la partita.

LILINA A domani.

ITALIA A domani.

VITTORIA (c.s.) Vi accompagno.

Le quattro donne escono. Pausa. Entra Rosaria. Ha sotto il braccio un pc portatile. La ragazza si siede al tavolo ed apre il computer.

ROSARIA (mentre accende il pc, più che divertita) No, e io chistu fatto l’aggia mettere ‘ncopp’ a Facebook. (Scrivendo) “Che felicità!!! Oggi aggia fatto na scoperta mondiale! L’onorevole fa ‘e ccorn ‘a signora Donatella. (Entra Donatella) L’agg liggiut stammatina ‘ncopp’ a ‘B’.”

DONATELLA Rosa’.

ROSARIA (molto a disagio) Signo’, sto… sto qua.

DONATELLA Che stai facendo?

ROSARIA (c.s.) No… Niente, signo’, niente… Stevo nu poco ‘ncopp’ a Facebook. (Spegne in fretta il computer) Dite.

DONATELLA Il vestito l’hai stirato?

ROSARIA No ancora. Roppo v’’o stiro, nun ve preoccupate. E’ fatto che vuie avit’’a asci’ mo.

DONATELLA Certo, certo. Va be’, stiralo quando vuoi.

ROSARIA (ammirata) Signo, che bellu vestito! A maneche a giro… scullato… Bello! (Entra Vittoria) Signora Vitto’, vuie ogni giorno ve facite ‘a partetella a carte, eh? Viate a vuie! Io vaco a stira’ ‘o vestito. (Esce portandosi il pc)

VITTORIA A che ora devi uscire?

DONATELLA Alle nove. Come al solito.

VITTORIA Ah. (Piccola pausa) Secondo me, tu stai esagerando con queste cene di lavoro. Ieri pure ne hai fatta un’altra, sabato scorso pure… Tu così ti stressi troppo.

DONATELLA Mamma, se sapessi con quale piacere vado a queste cene… Ma è il mio lavoro. Specialmente la cena di stasera… Te la raccomando… Con due tedeschi che poco parlano e capiscono l’italiano… Mah!... Meno male che viene Paolo, così mi aiuta lui.

VITTORIA A proposito di Paolo, non ti sembra che lo stai chiamando un poco troppo spesso?

DONATELLA E che devo fare?! Sto spendendo un capitale, ma non fa niente. Stinuccio non mi può accompagnare mai. Dice che è sempre impegnato con la politica, le riunioni parlamentari… E mi trascura.

VITTORIA Questo è vero, però…

DONATELLA Però…?

VITTORIA (materna) Donate’, bella di mamma tua, stai attenta.

DONATELLA (incuriosita) In che senso?

VITTORIA (c.s.) No, non te lo dico per i soldi… Cioè, cioè pure per i soldi… Trecentocinquanta euro… Non so se mi spiego… Comunque i soldi sono l’ultimo dei problemi. Figurati! Anzi, che possano entrare in questa casa per mille anni! No, no. Donate’, se ti ho avvertita che devi stare attenta è perché la gente incomincia a parlare. Io alle mie amiche ho detto che erano più di sei mesi che tu questo Paolo non lo chiamavi più, però loro hanno capito che non è così. E già, perché quando sei venuta per dare il vestito alla cameriera… Anzi, io ti ho fatto pure un segno per farti capire che pure tu dovevi dire che alla cena ci andavi da sola; però, giustamente, eh?, tu non hai capito e…

DONATELLA (con rabbia) Senti, mamma, mo te lo dico una volta e per sempre, poi la finiamo qua. Intesi? La gente parla? Lasciala parlare… D’altra parte la bocca è fatta per mangiare, baciare e parlare, no?...  Paolo questo fa, fa l’accompagnatore. Lui si limita ad accompagnarmi, a riportarmi a casa e basta. Questo è tutto. La mia coscienza è a posto, se è questo che vuoi sapere.

VITTORIA (c.s.) Io lo so, figlia mia, però… Tu a tuo marito non ci pensi. Stinuccio è una persona in vista e non vorrei…

DONATELLA (c.s.) Mamma, Stinuccio mi tradisce, ha un’altra.

VITTORIA (simulando grande sorpresa) Veramente? Tu che mi dici?

DONATELLA (sarcastica) Ah, perché, tu non lo sai? Stamattina stavi leggendo quel giornale che stava in cucina. Che, non hai visto niente?

VITTORIA (impacciatissima) Beh… Insomma…

DONATELLA (rabbiosa) Stinuccio deve stare soltanto zitto. E ringraziasse Dio che io non sento il desiderio di fare altrettanto.

ALESSIA (entra. Allegra) Ciao, nonna. Ciao, ma’. (Si avvicina a Donatella) Ma’, mi servono cinquanta euro. Sgancia, fai presto.

VITTORIA (quasi scherzosa) Altri soldi? Ma tu che ne fai di tutti questi soldi?

ALESSIA (c.s.) Devo uscire con Gaetano Maria. (Donatella impallidisce) Andiamo a farci una pizza e poi andiamo a ballare.

DONATELLA (con molta agitazione) Mamma, per piacere, lasciami un momento sola con Alessia.

VITTORIA (allarmata) Donate’, che c’è? Sei diventata bianca come la cera.

DONATELLA (c.s.) No, niente… Ti prego, adesso lasciami sola con mia figlia.

VITTORIA (mogia) Va bene. (Esce)

DONATELLA (c.s.) Chi è questo Gaetano Maria?

ALESSIA (infastidita) Uffà! Che palle!!! (Dispettosa, alludendo a Gaetano Maria) E’ un bravissimo ragazzo; è figlio di un cardiochirurgo, so che  il papà si chiama Mario Cersosimo, ma non l’ho visto mai: non ti posso essere più precisa sul nonno perché non lo conosco. Io e Gaetano Maria stiamo insieme da due settimane. Va bene?

DONATELLA (c.s.) Sì. (Pausa) Senti, Alessia, tu sai benissimo che io più che mamma sono una tua amica. E’ inutile che usi questo tono con me. Non ti pare?

ALESSIA Sì, scusami. Ma’, però pure tu… Quando esco, mi fai l’interrogatorio di terzo grado. Io ho quindici anni.

DONATELLA Hai ragione. (Accarezzandola su una guancia) Ma devi sapere che per i genitori i figli sono sempre bambini.

ROSARIA (entrando, seguita da Gaetano Maria) Trase. Alessia sta qua.

GAETANO MARIA (timido) Buonasera. Ciao, Ale.

ALESSIA Ciao. (Presentando) Gaetano Maria, mia madre. Ma’, lui è Gaetano Maria, il mio fidanzato.

DONATELLA (ammirata) Brava Alessia! Ti sei scelta un bellissimo fidanzato!

ALESSIA Hai visto?

GAETANO MARIA (ad Alessia) Andiamo?

ALESSIA Sì. Ma’, i soldi.

DONATELLA Subito, cara.

ROSARIA Signo’, io ‘o vestito l’aggia stirato e l’aggia miso ‘ncopp’ ‘o letto. Signo’, mo che l’aggia stirato, chillu vestito è ancora cchiù bello!

DONATELLA Brava. (Ed esce. Anche Rosaria esce)

ALESSIA Senti, mia madre è una palla! Ogni volta che esco, vuole sapere dove vado, con chi, perché… Ti giuro: non vedo l’ora che faccio diciotto anni, così non devo dare conto più a nessuno.

GAETANO MARIA (dolce) Ale, tua madre è buonissima rispetto a mio padre. Quando usciamo, mi hai mai visto col cellulare in mano?

ALESSIA Non ci ho fatto caso.

GAETANO MARIA Ce l’ho sempre spento, se no papà rompe ogni due minuti.(E ride con Alessia)

DONATELLA (entra. Dando la banconota a sua figlia) Ecco. Vai e divertiti.

ALESSIA Grazie. (Baciandola) Ciao. Ma’, io prendo le chiavi perché ritorno non prima delle quattro.

DONATELLA Va bene.

GAETANO MARIA Buonasera.

DONATELLA Buonasera. (I due ragazzi escono. Rimasta sola, Donatella prende a misurare la stanza in lungo e in largo, agitatissima) E adesso? Che faccio? Madonna! Non ho nemmeno uno schifo di numero per poterlo rintracciare! (Dopo aver riflettuto un attimo) No! Una cosa la posso fare. (Chiama stizzita) Rosaria!

ROSARIA (entra. Spaventata) Signo’, che c’è?

DONATELLA (c.s.) Per piacere, portami il telefono portatile. Fai presto: è urgente.

ROSARIA Subito. (Esce e rientra col cordless, che dà a Donatella) Ecco.

DONATELLA (c.s.)  Grazie.

ROSARIA (mentre l’altra compone nervosamente un numero, chiede timida) Signo’, io poss’i’ ‘int’ ‘a cucina?

DONATELLA (c.s.) Sì, sì. (La cameriera esce. Al telefono, cortese) Buonasera. “Villa Rosa”? (Ascolta) Sono Donatella Navarra. Potrei parlare col dottor Cersosimo? (C.s.) Accidenti! Sa, è una cosa abbastanza urgente e… (C.s.) Scusi, ma lei per caso è la signora Claretta? (C.s.) Oh, signora Claretta! Non si ricorda di me? (C.s.) Bene. E lei? (C.s.) Senta, la prego, mi faccia questa cortesia: devo parlare urgentemente col dottor Cersosimo. (C.s.) Grazie. (C.s.) Ciao, Mario. Sono Donatella. .Come va? (C.s.) Bene. Senti, dovresti venire da me: ti devo parlare di una cosa importante. (C.s.) No, adesso non ti posso dire niente. (C.s. Esitante) Alle… nove? (C.s.) No, niente… E’ che… io alle nove dovrei uscire… (Decide) Sì, vieni, vieni pure alle nove. Tanto, se esco alle nove e mezza, non succede la fine del mondo. Va bene, ti aspetto alle nove. (Entra Vittoria) Un abbraccio. (E stacca)

VITTORIA Con chi stavi parlando?

DONATELLA Con Mario.

VITTORIA Ah. Come mai?

DONATELLA (mentendo) Niente. Mi andava di sentirlo e l’ho chiamato.

VITTORIA Bene.

ROSARIA (dall’interno, parlando a qualcuno) Aspettate nu mumento. Vaco a vere’ si ‘a signora sta int’ ‘o soggiorno.

RICCARDO  (dall’interno) Grazie.

ROSARIA (entra e si avvicina a Vittoria. Circospetta) Signora Vitto’, è venuto ‘o spasimante vuosto. ‘O faccio trasi’?

VITTORIA (infastidita) Rosa’, che significa “’o spasimante vuosto”? E’ venuto il signor Riccardo.

ROSARIA Pecchè, signora Vitto’, ‘o signore Riccardo nun è ‘o spasimante vuosto?

VITTORIA (tagliando corto) Fallo entrare.

ROSARIA (verso l’interno) Accomodatevi. ‘A signora sta cca.

RICCARDO  (entrando) Permesso? (E’ un distintissimo uomo di 68 anni. Ha in mano uno stupendo fascio di fresie) Buonasera. Cara Vittoria. (Le bacia la mano)

VITTORIA (intimamente felice) Oh, Riccardo! Come mai da queste parti? Oggi non ti aspettavo.

RICCARDO Hai ragione. Avrei dovuto avvertirti, ma… Tu sai che io ogni pomeriggio mi faccio una passeggiatina a piedi… Cara mia, sessantotto anni non sono uno scherzo: bisogna che le articolazioni e i muscoli stiano sempre in movimento… Bene. Passando nei paraggi, ho notato un negozio di fiori e… Ormai ci frequentiamo da tre mesi e conosco abbastanza bene i tuoi gusti. So che tu adori le fresie e te le ho portate. (Gliele consegna con un inchino)

VITTORIA (c.s., commossa) Grazie. Che pensiero gentile! Mio Dio! Che belle! (Aspirandone estasiata il profumo) Profumatissime! (Porgendo i fiori alla cameriera) Rosaria, metti in un portafiori.

ROSARIA Subito. (Esce)

Pausa.

RICCARDO  Cara, che ne diresti se andassimo a bere qualcosa fuori a quella caffetteria che ti piace tanto, quella caffetteria nella galleria, eh?

VITTORIA Certo. Vado a prendermi la giacca e andiamo. (Si avvia per uscire)

DONATELLA Mamma, scusa, ma il signore chi è?

VITTORIA Oh! Che sbadata! Non vi ho presentati. Cara, il signore è un mio amico. Riccardo, lei è mia figlia.

RICCARDO  (stringendole vigorosamente la mano) Molto lieto, signora. Riccardo Cersosimo.

DONATELLA (farfuglia) Do… Donatella. Pia… piacere.

VITTORIA Vado a prendere la giacca. (Esce)

DONATELLA (c.s.) Chiedo scusa… Cersosimo… ha detto?

RICCARDO Sì, signora: Riccardo Cersosimo.

DONATELLA (c.s.) Per caso… lei è parente di… Mario Cersosimo… il… cardiochirurgo…?

RICCARDO Parente?! Perbacco! Mario è mio figlio. Perché, lo conosce?

DONATELLA (mentendo) Di vista. Sono una sua paziente.

RICCARDO Bene.

VITTORIA (entra. Ha indossato una giacca di lino in lana. Vezzosa) Eccomi qua. Ricorico, io sono pronta. Andiamo?

RICCARDO Sì.

VITTORIA (baciando Donatella) Ciao, cara. Divertiti.

DONATELLA (tanto per dire) Buona passeggiata.

RICCARDO Arrivederla, signora. (Avviandosi per uscire con Vittoria, le sussurra galante) Cara, stasera sei deliziosa!

VITTORIA (lusingata) Dici?

RICCARDO  (c.s.) Come no! (Esce con Vittoria)

DONATELLA No, non ci posso credere! Ricorico… Mamma si è fatta il pappagallo! Questo è troppo! Troppo!

ROSARIA (dall’interno, svenevole) Accomodatevi, prego, di qua.

LUCIO (entrando, seguito da Rosaria. Lucio è un giovane avvocato. E’ molto attraente e molto serio) Grazie. Donatella carissima!

DONATELLA (in fretta) Ciao, Lucio. Scusami. Devo uscire e mi devo andare a preparare. (Esce)

Pausa durante la quale Rosaria è incantata a guardare Lucio con occhi di triglia.

LUCIO  L’onorevole è tornato?

ROSARIA (c.s. e maliziosa) No ancora. Seh! E chillo mo torna! Tene nu sacco ‘e cose ‘a fa’…

LUCIO Beh, certo. Me l’ha detto anche l’altra sera: è molto preoccupato per quel disegno di legge e per quell’emendamento… Mah!

ROSARIA (c.s.) Seh! ‘O disegno… ‘o ‘ndamento… Che cosa! Avvoca’, vuie avite liggiuto “B”?

LUCIO  “B”? Che cos’è?

ROSARIA (c.s.) E’ nu giurnale ‘e ‘nciuciatorie.

LUCIO  (molto infastidito) No. Io questi giornali non li leggo.

ROSARIA (c.s.) Allora vuie nun sapite chello che saccio io.

.LUCIO  (c.s.) Cioè?

ROSARIA (c.s.) Avvoca’, l’onorevole ce fa ‘e ccorne ‘a signora Donatella. E io saccio pure cu chi c’’e ffa. Cu na bella femmena che se chiamma “la dama misteriosa”.

LUCIO  (esasperato) Signora…

ROSARIA (c.s.) Signorina, prego. Ma si ‘e ccose vanno comme ric’io, fra poco addevento signora.

LUCIO Ho capito. Va bene, va bene, lei è fidanzata.

ROSARIA (c.s.) No ancora. (Avvicinandosi sempre più a Lucio, che si allontana) Però… si vuie vulite… Avvoca’, vuie site spusato?

LUCIO Sposatissimo! E, signorina, si faccia gli affari suoi.

AGOSTINO  (dall’interno) Albe’, non so se mi sono spiegato: quel disegno di legge, così come è stato presentato, non va bene. (Entra con Alberto Cantalamessa, il suo segretario. Scorge Lucio e lo saluta molto amichevolmente) Oh! Caro, vecchio Lucio! (Stringendogli la mano) Come va la vitaccia?

LUCIO Bene, bene, non mi posso lamentare. E tu, te la passi bene?

AGOSTINO  Beh, potrebbe andare meglio. Comunque… (Presentando Alberto) Il mio segretario.

LUCIO  (scherzoso) E poi il vecchio sono io, eh? Ti sei scordato che il tuo segretario lo conosco già? Alberto Cantalamessa. Giusto?

ALBERTO Esattamente. Alberto Cantalamessa.

AGOSTINO (non ricorda affatto, tuttavia finge che si ricorda benissimo) Ah, sì! Certo! Come no! Sai, le preoccupazioni sono troppe. Adesso, per esempio, c’è questa proposta di legge di Mandelli… (A Rosaria) La signora?

ROSARIA (insinuante) Se sta priparanno tantu bello. (Mostrando con le mani sul petto l’ampiezza della scollatura) Nu vestito  scullato accussì. (Breve pausa) Onore’, ‘a verità, facite buono vuie che quanno ve capita… (E zittisce)

AGOSTINO (brusco) Che cosa?

ROSARIA (intimorita) No, no, niente, niente. (Nuovamente insinuante) ‘A mugliera vosta stasera esce n’ata vota cu ll’accompagnatore.

AGOSTINO  (severo) Queste sono cose che non ti riguardano. Chiaro? (Più pacato) Impicciati dei fatti tuoi, per cortesia. Vai, vai. (La ragazza fa per uscire) No, aspetta. (Rosaria si ferma) Lucio, Albe’, un aperitivo, un fernet ghiacciato?...

LUCIO No, ti ringrazio.

ALBERTO Sinceramente, il mio stomaco lo prenderebbe volentieri un aperitivo, ma la gastrite dice no. No, no, meglio di no.

AGOSTINO Va bene, non insisto. Rosa’, tu puoi andare. Vai, vai. (La ragazza esce. Volendo riprendere il discorso interrotto, ad Alberto) Tu scherzi?! Io… e non lo faccio nei miei interessi… tu mi capisci… Io assolutamente non posso votare una legge che se venisse approvata, ci manderebbe indietro di cinquant’anni.

ALBERTO Sì, Agosti’, tu hai perfettamente ragione. Però… io ti consiglierei di riflettere bene. Così facendo, tu ti metteresti contro l’opinione dell’intera coalizione.

AGOSTINO Albe’, ma chi se ne frega della coalizione! Io mi dissocio. (Infervorato) A costo di fare una seduta – fiume nella quale spiegherò ai colleghi parlamentari i miei motivi. Mandelli ha presentato un disegno di legge ad personam. A palazzo Chigi, a Montecitorio, a palazzo Madama… insomma in tutto l’ambiente politico si sa che la moglie di Mandelli è una… Lasciamo perdere, va’… Ma veramente stiamo scherzando?!

ALBERTO D’accordo, d’accordo. Però… (Pausa) A pensarci bene, l’approvazione di questa legge potrebbe convenire anche a te. Facciamo un’ipotesi… Beninteso, non succederà mai, però potrebbe, e sottolineo il condizionale, potrebbe succedere che tua moglie…

AGOSTINO  (brusco) Mia moglie? Che c’entra mia moglie.

ALBERTO No, no, stai calmo. Donatella non c’entra niente. Sto facendo soltanto un’ipotesi. Supponiamo che un bel giorno tu vieni a sapere che tua moglie ti tradisce. Che fai? Le lasci campo libero?

AGOSTINO Albe’, allora io non mi sono spiegato. Perché, tu che faresti? La manderesti in galera per adulterio? E’ assurdo! Va’, va’! (Pausa) E poi… Donatella non mi tradirebbe mai. Ne sono sicuro.

ALBERTO Scusa, ma come fai? Ad esserne sicuro, voglio dire. (Mettendo immediatamente le mani avanti) Non sto insinuando, non ti preoccupare. Però nella vita può succedere di tutto, no?

AGOSTINO Sì, questo è vero. Come si dice? Stammo tutte quante sotto ‘o cielo. (Quasi a se stesso) Donatella è una donna in carriera. Figuriamoci! Se non dovessi avere fiducia in lei… altro che Otello! Tra noi c’è un’intesa talmente forte che la faccio scortare da un accompagnatore nelle sue uscite serali per lavoro.

LUCIO  (dopo una lunga pausa) Vedi, Stinu’, il tuo segretario non ha tutti i torti.

AGOSTINO  (ironico) Perché, anche tu sei per l’arresto per reato di adulterio?

LUCIO  (grave) Non dico questo. Tu hai una relazione con Anita, che ormai è diventato il segreto di Pulcinella.

AGOSTINO (preoccupato) Ah. Che vuoi dire?

LUCIO  (c.s.) Stinu’, è inutile continuare a girare intorno alle cose. La tua relazione è su tutti i giornali. Anche la cameriera ha visto.

AGOSTINO (bellicoso) Lucio, sia ben chiaro un fatto: Anita è  un’avventura e basta. Certo, per il momento stiamo insieme perché… (Scrolla ripetutamente la testa e se la regge con le mani, mentre ridacchia) Dio! Dio! Quello che mi sta capitando è una cosa da non credere. E’ stata lei a cercarmi. E sai perché? E’ a dir poco pazzesco! Vuole entrare nel mondo del cinema dalla porta principale: vuole che io le presenti Sorrentino. Io dove lo vado a pescare sto Sorrentino? Chi lo conosce? No, Lucio, stai pur certo che faccio passare qualche altro giorno e me la levo di torno.

LUCIO (incalza) Donatella non ti crederà mai. Il suo accompagnatore ha trent’anni e tu ne hai quarantasei, ed è pure un bell’uomo. Tira le somme. Ti pare che Donatella spenda i soldi solo e soltanto per farsi accompagnare? A maggior ragione ora che la tua relazione è di dominio pubblico?

Che ingenuo sei!

Lungo silenzio.

AGOSTINO  (pensa ad alta voce) E già… Lucio ha ragione. Due più due fa quattro. Sono stato un emerito idiota a credere che nel ventunesimo secolo… Devo parlare con Donatella e se lei è d’accordo, ci separiamo senza rancori di sorta,  anche perché questa è la cosa più semplice da farsi. Chi la convincerebbe  che io sto con Anita soltanto per questo Sorrentino, che tra parentesi non so manco chi sia? Bravo Lucio!  Se le cose stanno come mi hai detto, io chiedo la separazione e tu mi difenderai.

LUCIO Via, Stinu’! Io non ho parlato di separazione, ti sto consigliando semplicemente di fare attenzione.

AGOSTINO Scusami, scusami. Sai, io sono un impulsivo…

ALBERTO  (non credendo ai suoi occhi) Tu?! Un impulsivo?!

AGOSTINO  (sorpreso a sua volta) Che, ti fa meraviglia?

ALBERTO Assolutamente no. Mah!... Sarà… Agosti’, allora io adesso vado. Ci vediamo domani mattina.

AGOSTINO D’accordo. Alle sette e mezza, mi raccomando.

ALBERTO Certo. Ciao. Avvocato.

LUCIO Arrivederci.

Alberto esce. Pausa.

AGOSTINO Senti, Lucio, tu a me mi devi dire la verità. Siamo amici, no? Ma secondo te tra Donatella e l’accompagnatore c’è qualcosa oltre…

LUCIO (spazientito) Ah!!! Ma allora come te lo devo dire? Io ti ho consigliato soltanto…

AGOSTINO Sì, sì, ho capito. (Preoccupato e grave) No, perché… Se davvero ci fosse del tenero tra Donatella e quell’uomo, io sarei la persona più felice del mondo. Io Anita l’amo, capisci?

LUCIO (basito) Stinu’, tu che stai dicendo?

AGOSTINO  (c.s.) Lo so: a una certa età si ha il dovere di riflettere sulle cose, ma l’amore, ahimè, non fa riflettere. Ti annebbia a tal punto la mente che… (Con disperazione sincera) Guarda, Lucio, io… Io a volte mi faccio schifo! Che Anita voglia entrare nel mondo del cinema e che voglia conoscere Sorrentino è stata una menzogna detta perché… Capirai, presente il mio segretario, non potevo, né volevo parlare. Io devo separarmi: non intendo continuare ancora questa storia. Lucio, io ormai per Donatella non provo più niente.

LUCIO (sospirando) Mi rendo conto. Beh, stando così le cose… Ma… Tu hai una figlia. Sei sicuro al cento per cento di volerti separare da tua moglie?

AGOSTINO  (c.s.) Sicurissimo, cavolo!

LUCIO (c.s. dopo una piccola pausa) Ah. Certo che ti sei impegolato in un grossissimo guaio.

AGOSTINO (c.s.) Guaio? Io sono rovinato! (Maggiormente disperato) Anita non la voglio perdere. Tu mi devi aiutare.

LUCIO Vedi, io voglio aiutarti, ma così, su due piedi… L’unica cosa che posso dirti è di aspettare. Vedrai che col tempo…

AGOSTINO (furente) Lucio, qui non c’è altro tempo da perdere, capisci?

LUCIO (calmissimo) Sì. Ma… Per esempio, tu che faresti?

AGOSTINO (c.s.) Non lo so. (Pausa) No, anzi, lo so. Deve essere lei a chiedere la separazione. Non si dica mai che l’onorevole Agostino Taddei… Perderei tre quarti dei miei sostenitori. Con tutti gli scandali che ci sono oggi… Figurati! Però… Però… Se la cogliessi in flagrante… Beh, in tal caso salverei la forma. Ti pare?

LUCIO Sì… Campa cavallo… Stinu’, ma tu ragioni? Vuoi coglierla in flagrante? (Ride)

AGOSTINO  (serio e incuriosito) Beh? Che c’è da ridere? Tu stesso poco prima mi hai datodell’ingenuo. Allora vuol dire che qualcosa me la nascondi. Dunque…

LUCIO (quasi scherzoso) Oh, sei di coccio! (Serio) Ti ripeto che ho ipotizzato, ma non ti nascondo nulla. Anzi, ti dico di più: sono convintissimo che Donatella non ti tradirebbe mai.

AGOSTINO (perplesso) Tu dici? Va bene: aspetterò. Ad ogni buon conto, però, un’eventuale richiesta di separazione deve partire da lei. Per una questione formale.

LUCIO Certo, certo. (Entra Donatella. Indossa un abito estivo generosamente scollato e un coprispalle. Ha il cellulare all’orecchio. Dopo qualche secondo allontana il telefono e sbuffa. Va a sedersi sul divano. Lucio consulta l’orologio) Scusami, adesso non mi posso trattenere oltre. Devo andare. Ciao.

AGOSTINO Ti accompagno.

LUCIO Ciao, Donatella.

DONATELLA (distratta) Ciao.

AGOSTINO (ipocritamente ammirato) Ehilà, come sei elegante! Esci? (Donatella non gli risponde) Dove vai di bello? (La donna c.s.) Ho capito: hai un appuntamento galante e non me lo vuoi dire, eh?

LUCIO (prontissimo) Stinu’, io avrei una certa fretta. Se tu mi vuoi accompagnare…

AGOSTINO Sì, sì, andiamo. (E i due escono)

DONATELLA (invia forse per l’ennesima volta la stessa chiamata. Dopo poco piagnucolando) Uffà! Che bella giornata! Sto scemo che non risponde…

PAOLO (dall’interno, spigliato e cordiale) Oh, buonasera, onorevole. Io sono Paolo. Finalmente ci conosciamo.

AGOSTINO (dall’interno, affabile) Eh, sì. Buonasera. Venga, venga. Mia moglie la sta aspettando. Faccio strada.

PAOLO (c.s.) Grazie.

AGOSTINO (entra, seguito da Paolo) Cara, c’è il signor Paolo che è venuto a prenderti.

DONATELLA Ah, sì. Ma…

AGOSTINO  (in fretta) Beh, io vado. Buon divertimento, cara. Fai cose buone. (Esce)

DONATELLA (nervosamente scherzosa) Accidenti a lei! Io vorrei sapere a che cosa le serve il cellulare se non risponde mai.

PAOLO (svagato e tastandosi dappertutto) Io?... Il cellulare?... Ah. E’ vero. L’ho dimenticato a casa. (Un poco preoccupato) Ma perché? E’ successo qualche cosa? Lei mi ha chiamato?

DONATELLA Sì, le volevo dire che era inutile che stasera lei venisse a prendermi. Un quarto d’ora fa più o meno mi ha telefonato il segretario del tedesco e mi ha detto che l’appuntamento doveva essere rimandato perché Von… come si chiama lui si è sentito male.

PAOLO Ho capito. Va bene, non si preoccupi. Me ne vado. Sarà per la prossima volta. (Pausa) Peccato, però. Donatella, stasera lei è incantevole!

DONATELLA Grazie. (Scherzosa) Beh, ho aperto l’armadio e ho preso il primo vestito che mi è capitato sotto mano.

PAOLO (beffardo) Come no! (Dopo un’altra breve pausa, ammiccante) Ma… Che ne direbbe se uscissimo lo stesso? Beninteso, stavolta le offrirei io la serata. Conosco un ristorantino al bacio.

DONATELLA E no, mi dispiace. Oltre al telefonino, lei ha dimenticato anche i patti. Lei mi deve accompagnare e basta. (Amara) Anche se…

PAOLO (speranzoso) Anche se…? La prego, continui pure. Ci ha ripensato.

DONATELLA (c.s.) No. E’ che… Beh, visto che ormai lei è venuto… Paolo, io ho bisogno di sfogarmi con qualcuno. Paolo, mio marito ha un’altra. Lei mi deve credere: se ne sentissi la voglia e se ne avessi il coraggio, io… io gli renderei pan per focaccia. Ebbene sì! Anche con lei! (Disperata) Ma non posso! Io lo amo nonostante tutto!

PAOLO (non sa cosa dire) Beh, certo… (Dopo un poco) E… scusi se sono indiscreto… Come lo ha saputo? La classica lettera anonima, forse?

DONATELLA (c.s.) L’ho visto con questi occhi su “B”, sa, uno di quei giornali cretini… “B” lo compra la cameriera e stamattina ho visto la foto di Stinuccio che passeggiava e saliva nella macchina con l’altra. Però non so chi è. Si fa chiamare “la dama misteriosa”. Che fantasia, eh?! Paolo, se in questo istante avessi mio marito a portata di mano, non… non so che cosa gli farei. (Lungo silenzio. Entusiasta) No. Ho deciso! Sa che cosa faccio? Faccio una vendetta più crudele. Mi metto in sciopero. Lei se la ricorda Lisistrata?

PAOLO Come dice? Lisistrata? No… Sinceramente non me la ricordo. Chi è? Una sua amica? La conosco anch’io?

DONATELLA (ridendo) Ma che sta dicendo?! “Lisistrata”, la commedia di Aristofane.

PAOLO (imbambolato) Ah, sì!... La commedia… Mi scusi… No, non me la ricordo bene… Che ha fatto questa Lisistrata?

DONATELLA Lisistrata era una donna greca. Siccome suo marito la trascurava perché era impegnato a fare la guerra nel Peloponneso, lei decise di non fare più l’amore con lui fino a quando il marito non firmava la pace e non ritornava a casa. Ecco, io voglio fare come Lisistrata: mi nego a Stinuccio fino a quando lui non mi darà una spiegazione e non ritornerà da me. Dopo, forse… lo perdonerò.

PAOLO (c.s.) Certo… Brava… (Improvvisamente frettoloso) Beh, adesso me ne vado. No, dal momento che stasera non la devo accompagnare, vorrei chiamare il signor… (Sospirando) Cara Donatella, mia moglie è una donna bellissima, non si offenda, e nelle mie vene scorre un poco di sangue siciliano… mio nonno era di Patti, un paese in provincia di Messina. Voglio dire… Sì, sono geloso. Mi sono rivolto a un investigatore privato per scoprire… Beh, lei mi ha capito, no? Adesso vorrei telefonare a questo signore per vedere se ci sono novità. La saluto.

DONATELLA Va bene. L’accompagno. (Facendo strada) Prego.

PAOLO Grazie. (Esce insieme a Donatella)

NERINA (entrando quasi contemporaneamente dalla terrazza con Rosaria, che ha una rivista in mano. Eccitatissima) Uè, Rosa’, tu veramente he’ fatto na scoperta mondiale! Chisto è nu scup sensazionale! Io appena aggia letto ‘ncopp’ a Facebook ‘o post tuoio che diceva che l’onorevole faceva ‘e ccorne ‘a mugliera, so’ venuta ‘e corza.

ROSARIA (fiera del suo operato) Neri’, e che te crire tu?! Io nun so’ scema. Io chillu post l’aggia scritto apposta: ero sicura che tu subbeto ‘o liggive e che venive immediatamente cca.

NERINA (c.s.) Sta bene a ‘amica mia! Mo però m’he’ ‘a ricere n’ata cosa: comme se chiamma sta femmena?

ROSARIA (alquanto rammaricata) No, chesto nun ‘o ssaccio.

NERINA Mannaggia! Rosa’, tu chesto aviv’’a scopri’.

ROSARIA (c.s.) Eh, ‘o ssaccio. (Mostrando la rivista) Io l’aggia letto cca ‘ncoppo. Ce sta scritto sulo “la dama misteriosa”.

NERINA Eh. Io po’ scrivo “la dama misteriosa”. E chisto che schifezza ‘e scup è?!Jammo!...  Io aggi’’a fa’ nu scup universale! (Strappandole la rivista dalle mani) Ramme cca. Famme vere’ a me. (Osserva le foto, quindi ammirata) Oh, oh! Ih che piezzo ‘e femmena! Va buo’, saccio comm’è e chesta già è na cosa. Rosa’, facimmo na cosa: tu appena viene a sape’ comme se chiamma, miettelo ‘ncopp’ a Facebook, che io ‘o lleggo e subbeto vengo cca. E vengo pure cu nu paparazzo.

ROSARIA Cu chi viene?

NERINA Cu nu fotografo. ‘E fotografe ‘e gossip se chiammeno ‘e paparazze.

ROSARIA Aggia capito. (In tono complice) Neri’, nun te preoccupa’, staie senza penziero. (Dall’interno giungono delle voci confuse. Allarmata) Mamma mia! Io sento cierti voce. Mo io ricesse è meglio che ce ne jammo.

NERINA Sì, sì, rice buono. (Ed escono per il terrazzo)

DONATELLA (introducendo Mario) Prego.

MARIO  Mi devi scusare. Mi sono sbrigato  un poco prima e mi sono precipitato da te. Ho fatto male?

DONATELLA No, anzi.

MARIO  (ammirandola con compiacimento) Devi uscire?

DONATELLA Dovevo uscire, ma l’appuntamento è stato rinviato…

MARIO (c.s.) Donate’, sei stupenda! Questo colore ti dona. (Con una punta di amarezza e sospirando) Eh… Mi sto ricordando che indossavi un vestito di questo stesso colore anche quando ti invitai… (Cambia tono e argomento) Allora? Che cosa mi devi dire?

DONATELLA (molto a disagio) Siediti. (Mario si siede) Ti posso offrire qualcosa?

MARIO Ti ringrazio, no. Dunque?

DONATELLA (piangendo) Mario, una cosa terribile! Nostro figlio sta con mia figlia.

MARIO (dopo un attimo di smarrimento) No!

DONATELLA (c.s.) Sì, invece! Mio Dio! Mario, io… io non so cosa devo fare… come mi devo comportare…

MARIO Come l’hai saputo?

DONATELLA (c.s.) Oggi… oggi me l’ha detto mia figlia. E’ stata una doccia gelata. Ho rivisto anche Gaetano Maria… Che bel ragazzo è diventato!... perché è venuto a prenderla.

MARIO (con tutto il peso dell’affermazione) E’ grave!

DONATELLA (c.s.) Mario, è gravissimo!

MARIO (superficiale) Ma conoscendo Gaetano Maria… Come si chiama tua figlia? Fabiana, Monica, Simona…?

DONATELLA (che non piange più) No, Alessia. Perché?

MARIO (c.s.) Allora puoi stare tranquilla. Tua figlia non rientra nelle fidanzate di Gaetano Maria.

DONATELLA (trasognata) Io tranquilla? Alessia non rientra tra le fidanzate di nostro figlio? Mario, che stai dicendo?

MARIO (c.s.) Ma sì! Vedi, attualmente Gaetano Maria ha qualcosa come una ventina di fidanzatine e di Alessia non mi ricordo che me ne ha mai parlato. E’ un’infatuazione: gli passerà. Stai tranquilla.

DONATELLA (per niente convinta) Bah… Se lo dici tu… Ah, mia madre e tuo padre escono insieme.

MARIO (c.s.) Questo lo so. Alla loro età… Si fanno compagnia e… niente di più… (Si accorge che l’altra ha lo sguardo perso nel vuoto. Alquanto divertito) Donatella? Ehi, Donatella, mi hai sentito?

DONATELLA (in sé) Sì, sì, hai detto che tuo padre e mia madre si fanno compagnia. No, stavo pensando che nostro figlio in fatto di donne ha preso da te.

Dal terrazzo entra Agostino. E’ alla ricerca di qualcosa.

MARIO (amaro) Eh, sì. Proprio così. Intanto… (Si alza) Vedi? Devo correre subito a casa. Con mia moglie si scherza poco. Avessi sposato te…

DONATELLA Pazienza.

MARIO (sfiorando la fronte di Donatella con un bacio) Beh, ciao.

Agostino è impietrito.

DONATELLA (mentre si alza) Ciao, Mario. Ti accompagno.

MARIO (premuroso) Ci mancherebbe. Comoda, comoda. (La bacia ancora sulla fronte) Lo sai, no? Quando hai bisogno, sono sempre a tua disposizione.

DONATELLA Grazie.

AGOSTINO  (dominandosi) Scusa, cara, non trovo gli occhiali. Li hai visti tu?

DONATELLA (dominandosi anch’ella) No. (Alludendo a Mario) Stinuccio, lui è il mio ex. Te ne ho parlato.

AGOSTINO  (c.s.) Sì. (Stringendo la mano di Mario) Piacere, Taddei.

MARIO Cersosimo.

ROSARIA (entra. Ha in mano un paio di occhiali, che dà ad Agostino) Onore’, ‘e llente voste. V’’e site scurdate ‘ncopp’’o tavolo r’’a cucina.

AGOSTINO  Grazie.

MARIO Beh, buonasera.

DONATELLA (c.s.) Rosaria, per piacere, accompagna il dottore.

ROSARIA Subito. Venite, venite, dotto’. (Ed esce, seguita da Mario)

Pausa.

AGOSTINO (con rabbia, ma in fondo soddisfatto) Sai, prima è venuto Lucio e ha insinuato che… Insomma che tu e quel Paolo… Io mi sono adombrato, ma lui mi ha tranquillizzato.

DONATELLA (che davvero non ha capito) Stinu’, che dici?

Rosaria rientra.

AGOSTINO (rincarando, c.s.) Però in quello che ha detto c’è qualcosa di vero. Non è Paolo il tuo amante, ma il tuo ex, eh?

DONATELLA (ironica) Senti da quale pulpito viene questa predica! E tu, allora? Tu che ti fai immortalare mentre sali in macchina con la “dama misteriosa”?

AGOSTINO (brusco) Questi non sono affari tuoi. Rispondi a me, adesso. Il tuo ex è il tuo amante?

DONATELLA Stinu’, ma vuoi dare i numeri?

AGOSTINO (c.s.) Niente affatto! Che c’è tra te e lui?

DONATELLA (ironica) Siamo andati a letto. Va bene? Sei contento?

AGOSTINO (c.s.) Non mi meraviglio. Quando ti ha salutata, ti ha baciata non una, ma due volte.

DONATELLA (c.s.) Sta’ a vedere che adesso due baci, per giunta sulla fronte, significano tradimento.

AGOSTINO (c.s.) Oggi ti ha baciata sulla fronte, domani ti bacerà in bocca e poi…

DONATELLA (esasperata) Basta, Stinu’! Tu vuoi la guerra? E sarà guerra!

AGOSTINO (c.s.) Che vuoi dire?

DONATELLA (c.s.) Che voglio dire? Voglio dire che telefono subito a Rossella Felicetti, fisso un appuntamento e avvio le pratiche per la separazione. Così ognuno va per la sua strada. Sono stufa!

AGOSTINO (c.s.) Va bene. Fai quello che vuoi. (Esce per la terrazza, mentre Rosaria esce per la porta)

DONATELLA (prende il telefono, forma un numero e attende) Rossella? Ciao, sono Donatella. Come va? (Ascolta) Diciamo bene. (C.s. e con una certa fretta) Eh… Poi ti dico. Senti, Rosse’, ci dovremmo vedere al più presto. Per una consulenza legale. (Ascolta. Sente dei passi che si avvicinano. A bassa voce) No, ora non posso parlare. (Rosaria entra. Ha il pc sotto il braccio. Avviandosi ad uscire) Magari ci sentiamo dopo. Ciao, ciao. (Esce)

ROSARIA (sedendosi al tavolo ed accendendo il portatile, super soddisfatta) Uè! Io mo mòro p’’a cuntentezza!!! (Comincia a scrivere)

                                    FINE DEL PRIMO ATTO

                              SECONDO ATTO

Lo studio dell’avvocato Rossella Felicetti.

Nella stanza il contrasto classico – post moderno regna sovrano. Infatti ad una massiccia scrivania d’epoca , a sinistra, si contrappongono le due poltroncine davanti ad essa in stile avveniristico. A destra vi è un austero mobile – archivio dell’età borbonica su cui ci sono oggetti trasparenti, metafisici. Le pareti sono addobbate con quadri  rinascimentali che si alternano a coloratissime tele a soggetto astratto. Alla destra dell’archivio, quasi ad angolo, c’è una porta, così come in fondo. Sulla scrivania, a sinistra, vi sono un telefono e un computer fisso. Una finestra chiusa, apribile verso l’interno, a sinistra.

Sono le quattro e mezza del pomeriggio.

Al levarsi del sipario, la signorina Mafalda sta cercando di mettere ordine in quell’ammasso di carte, documenti e fascicoli che occupano l’intero ripiano della scrivania. Dopo un poco Rossella  Felicetti entra trafelata dal fondo.

ROSSELLA (è una giunonica donna sulla quarantina. Ha i capelli lunghi e le abbondanti curve del suo corpo sono evidenziate da una gonna molto attillata. Nell’entrare mette gli occhiali da sole sulla fronte, a mo' di fermacapelli) Mamma mia! Le corse! Le corse! (Guarda l’orologio su una parete) Che?! Le quattro e mezza?! Cavolo! E’ tardissimo!

MAFALDA Ciao, avv.

ROSSELLA Ciao, Maf… No, è meglio che ti chiamo Mafalda, altrimenti sembra che ti sto mandando al diavolo. (Si siede dietro la scrivania e tira un profondissimo sospiro di sollievo) Ah!!! Pant pant! Sono distrutta! Da stamattina alle sei non mi sono fermata un momento. Questi sandali col tacco poi hanno fatto il resto. Ma mi piacciono. Va be’, l’ho voluto io. Che caldo! Mafalda, cortesemente apri la finestra. Aria! Aria!

MAFALDA (eseguendo) Avv, Ylenia è partita per la gita scolastica?

ROSSELLA Sì. E’ andata a Bressanone. Mi sento addosso un’agitazione che non ti dico. E’ la prima volta che Ylenia si allontana da me per cinque giorni. (Pausa) Ah! Mi sto riprendendo! Meno male. Dalle sei di stamattina è stato un continuo. Preparati; accompagna Ylenia al pullman; aspetta che parte… dovevano partire alle otto, sono partiti alle nove e mezza… ritorna a casa; sistema un poco; fai un salto allo studio per sbrigare certe cose; vai a giocare a tennis…

MAFALDA (incredula) In tutto questo sei andata pure a giocare a tennis?

ROSSELLA E certo! Se proprio mi devo stancare, mi voglio stancare anche per me, se permetti.

MAFALDA Giusto! Le cose o si fanno bene o non si fanno.

ROSSELLA Dopo il tennis vai a casa; fatti una doccia; prepara da mangiare; mangia un boccone e ritorna qua. Bello, eh?

MAFALDA Bellissimo! E’ chiaro che mo stai distrutta.

ROSSELLA Va be’… Mi tocca. (Accendendo il pc) Mettiamoci all’opera. Spero soltanto che oggi non ci siano molti appuntamenti.

MAFALDA Non ti preoccupare: ci sono solo due appuntamenti. (Porgendole un foglio) Questa è la lista.

ROSSELLA (dopo aver letto mentalmente un nome, sbotta) Va’ a quel paese! Ancora stu Cantalamessa! Ma che altro vuole?! L’altra sera mi ha fatto perdere due ore a spiegargli che la disponibile.… Va be’… (Legge tra sé e sé un altro nome, poi sorpresissima) Paolo Vargas?! Madonna! Da quanto tempo non lo vedo! Questi sono tutti gli appuntamenti?

MAFALDA Sì.

ROSSELLA Dovrebbe venire anche una mia cara amica. Si chiama Donatella Navarra. Appena viene, mi avverti.

MAFALDA Va bene.

ROSSELLA Cantalamessa già è arrivato?

MAFALDA Ti sta aspettando dalle tre.

ROSSELLA Per la serie “quando uno se sceta cu chillu penziero”! Fallo entrare.

MAFALDA Sì. (Apre la porta di destra e chiama) Signor Cantalamessa, prego. (Lascia passare Alberto e Romilda, ed esce chiudendo la porta)

ALBERTO (mentre stringe la mano a Rossella) Caro avvocato! Come va?

ROSSELLA (sbrigativa) Non ne parliamo.

ALBERTO Io sto un’altra volta qua.

ROSSELLA Vedo.

ALBERTO (presentando Romilda) Mia moglie. Questa volta ho portato pure lei. (A Romilda) L’avvocato Felicetti.

ROSSELLA (formale) Piacere.

ROMILDA Romilda Farina.

ROSSELLA (indicando le poltroncine) Prego, prego, accomodatevi.

ALBERTO (sedendosi) Grazie. Romi’, siediti. (Sua moglie si siede)

ROSSELLA Scusatemi un momento. (Mentre forma un numero sulla tastiera del telefono) Se non mi prendo subito un succo di pompelmo, io svengo. Oggi fa un caldo micidiale. (Al telefono) Pronto. Cortesemente un succo di pompelmo nello studio dell’avvocato Felicetti. A temperatura ambiente, mi raccomando. Grazie. No, aspetta un momento, scusa. (Ai suoi clienti) Gradite qualcosa?

ALBERTO (convenzionale) No, grazie. (A Romilda) Tu vuoi qualcosa al bar? No, eh?

ROMILDA Sì, grazie. Un caffè senza zucchero lo prendo volentieri.

ALBERTO (irritato) Ti pareva! Tu devi dare sempre fastidio!

ROSSELLA Ma no! Che fastidio! S’immagini! (Al telefono) Allora, un succo di pompelmo e un caffè senza zucchero. Grazie. (Stacca la comunicazione) Ecco fatto. Allora?

ALBERTO Dunque, avvocato, io sono venuto per quella faccenda dell’eredità… Ricorda?

ROSSELLA Come no! Ma mi sembra di averle già spiegato che i tre quarti dell’asse ereditario di suo padre devono essere ripartiti in parti uguali tra lei e suo fratello, e che del restante quarto, che sarebbe la cosiddetta disponibile, suo padre poteva farne ciò che voleva. E’ la legge, signor Cantalamessa. E suo padre ha voluto lasciarlo a questo suo zio che vive in Norvegia.

ALBERTO Sì, sì. Lei l’altra sera è stato molto chiaro ed esauriente. Però… Quando tornai a casa, feci alcuni calcoli e mi accorsi che c’era qualcosa che non quadrava. La quota disponibile non ammonta a cinquantamila euro, come disse lei, ma a quarantottomila e cinquecentosettanta euro, per essere precisi.

ROSSELLA (superficiale) Va be’… Questi sono cavilli.

ALBERTO Indubbiamente. Le ho voluto specificare il particolare perché… Sa, io sono il segretario di un onorevole e devo essere sempre preciso al millimetro. Deformazione professionale.

ROMILDA (piuttosto infastidita) Va be’, Albe’, la deformazione professionale all’avvocato non interessa. Mo lascia parlare me, pe’ cortesia. Avvoca’, la cosa importante è questa. Il giorno dopo che mio marito è venuto qua, io mi sono informata. Questo zio di mio marito, che tra le altre cose a lui, come si dice a Napoli, nun c’è neppure sale cuotto perché è il figlio di un cugino di secondo grado di mio suocero, mo sta in carcere. E’ uno spacciatore di droga. Avvoca’, mi dica lei: io devo dare cinquantamila euro a un delinquente? Ma stammo pazzianno?!

ROSSELLA Capisco, signora; però se suo suocero ha disposto così nel testamento, io non posso fare niente.

ROMILDA Ma mio suocero e questo tizio che sta in Norvegia non si sono mai conosciuti, caro avvocato. Dalle ricerche che ho fatto è risultato che il cugino di mio suocero se ne andò in Norvegia nel 1964. Secondo me… mi posso pure sbagliare, eh?... quando mio suocero fece testamento, si dovette ricordare di questo nipote, diciamo così, e non sapendo a chi donare la disponibile, l’ha lasciata a lui. Ma… Io penso che ci possiamo aggrappare a qualche cosa. O no? Poi…

Si sente picchiare alla porta di fondo.

ROSSELLA Arrivo. (Alzandosi) Scusate. (Apre la porta ed entra il barista recando un vassoio con il succo di pompelmo e il caffè) Ah. Vieni, vieni. (E va a risedersi dietro la scrivania)

BARISTA Buonasera. (Poggia il vassoio, quindi sbuffa asciugandosi il sudore con un fazzolettino di carta) Uff! Avvoca’, e che calore!

ROSSELLA A chi lo dici. Quant’è?

BARISTA Quattro e sessanta.

ALBERTO (fermando il gesto di Rossella che sta prendendo i soldi) Stia, stia. Se permette, offro io. (Si alza e prende il portafogli da una tasca)

ROSSELLA Ma no! Ci mancherebbe!

ALBERTO No, avvocato, non lo posso permettere. Io qua sono l’unico maschio in mezzo a due belle signore. Pago io.

ROSSELLA Ma…

BARISTA Pe’ piacere, mettiteve d’accordo ‘ncopp’ a chi m’add’’a pava’ e facite ampressa. Fa troppo cauro.

ROMILDA (prendendo una banconota da 5 euro dalla borsa) Ho capito. (Consegnandola al barista) Tieni.

BARISTA Brava ‘a signora! Ha fatto subbeto subbeto. (Mentre prende delle monete) Aspettate, signo’: ‘o riesto.

ROMILDA Lascia stare.

BARISTA (intascando la banconota) Grazie, signo’. Buonasera. (Esce per la porta di fondo)

ROSSELLA (prende il suo bicchiere. A Romilda, mettendole il caffè davanti) Prego.

ROMILDA Grazie. (Beve in due grandi sorsi) Ottimo!

ROSSELLA Buono, eh? Sì, devo dire che questo bar fa un caffè eccellente.

ALBERTO (a sua moglie) Sì, però adesso non ti accendere la sigaretta perché qua non si può fumare.

ROMILDA Ma chi ti ha detto che voglio fumare!

ALBERTO No, ti ho prevenuta perché ti conosco bene.

ROSSELLA (beve qualche sorso di bibita, quindi soddisfatta) Ora mi sento meglio! Allora. Che cosa stavamo dicendo? (Di tanto in tanto fa qualche sorso)

ROMILDA Stavo parlando io. Avvoca’, io sono diplomata in pianoforte.

ROSSELLA Bello!

ROMILDA Sì. Per sette anni ho insegnato nelle scuole medie, poi ho conosciuto mio marito, ci siamo sposati e…ho dovuto abbandonare l’insegnamento. Avvoca’, lei si renderà conto che la casa, i figli… Noi teniamo tre figli.

ALBERTO  (infastidito) Va bene, va bene… Questo all’avvocato non importa. Vieni al dunque.

ROMILDA (stizzita) Un momento. (A Rossella) Insomma, mo faccio la casalinga a tempo pieno. Durante la settimana, un giorno sì e un giorno no, mi vedo con delle amiche e gioco a poker, così, per svagarmi un poco.

ALBERTO E perdi sempre. Questo all’avvocato glielo devi dire.

ROMILDA Non è vero. Qualche volta perdo, qualche volta vinco… Albe’, e poi alla fin fine che vado a perdere? Massimo trenta euro. Questo è tutto.

ALBERTO Hai detto niente, hai detto!

ROMILDA E certo! Quando tu le cose non le vuoi capire… Avvoca’, pe’ cortesia, glielo dica lei che questa è l’unica distrazione che una casalinga madre di tre figli si può concedere.

ROSSELLA Beh, certo. Allora?

ROMILDA E allora. Martedì dell’altra settimana, dopo che ebbi raccontato il fatto dell’eredità con tutti gli annessi e connessi, la mia amica Adelaide mi disse proprio: “No, Romi’, tu non devi mollare. A parte il fatto che la buonanima di tuo suocero non sapeva nemmeno se questo tale è vivo o è morto, da quello che ho capito chisto ha da essere nu bellu fetente!”. Avvoca’, parole sue. (Pausa. Ansiosa) Si può fare qualche cosa?

MAFALDA (entra dalla porta di destra) Chiedo scusa. E’ arrivato il signor Vargas.

ROSSELLA Grazie. Dieci minuti e sono a lui.

MAFALDA Va bene. (Esce per dove era entrata)

ROMILDA (c.s.) Allora?

ROSSELLA Purtroppo non c’è niente da fare. (Pausa) Cioè, cioè… Se questo vostro lontano parente è vivo, la parte disponibile spetta a lui, persona perbene o delinquente che sia. Ma se è morto e non ha eredi diretti… Però bisogna fare una ricerca molto lunga e scrupolosa. Per intenderci, c’è da perdere molto tempo… Di questo me ne occupo io, se siete d’accordo.

ROMILDA Avvoca’, io sono d’accordo.

ALBERTO Aspetta. Non correre. (Perplesso e imbarazzato) Mi scusi, avvocato, ma… da profano in materia… non si potrebbe fare una cosa… (allusivo) senza perdere tempo? Una cosa… adesso mi viene in mente una parola brutta… sotto banco…?

ROSSELLA (sorridendo) Beh, se lei vuole rischiare la galera con l’accusa di falso…

ALBERTO  Già, già… E… in termini economici la sua perdita di tempo quanto mi costerebbe?

ROSSELLA Mah… Su per giù… sui venticinque - ventiseimila euro.

ALBERTO (perplesso, a Romilda) Che dici?

ROMILDA Secondo me… Certo, ventiseimila euro non sono pochi, però…

ALBERTO Va be’. Dilazionati, logicamente, no?

ROSSELLA Certamente.

ALBERTO (prendendo il libretto degli assegni) Come caparra duemila euro vanno bene?

ROSSELLA S’immagini! Vanno benissimo.

ALBERTO Le faccio un assegno.

ROSSELLA Perfetto.

ALBERTO (riempie l’assegno, poi lo stacca e lo dà a Rossella) Fatto. Grazie.

ROSSELLA A lei. (E conserva l’assegno in un cassetto della scrivania)

ALBERTO (tendendo la mano all’avvocato) La saluto.

ROSSELLA (stringendogliela con un radioso sorriso) Arrivederci. Stia tranquillo: appena ci saranno novità, glielo farò sapere.

ALBERTO Quanto prima, spero.

ROSSELLA Certo. (Stringendo la mano a Romilda) Buone cose.(Si alza e si avvia verso la porta laterale) Prego, prego.

ALBERTO Buonasera. (Esce)

ROMILDA Arrivederci. (Esce)

ROSSELLA (verso l’interno) Mafalda, fai accomodare il signor Vargas.

MAFALDA (dall’interno) Subito. Signor Vargas, prego.

PAOLO (entrando con Anita) Grazie. (Più che gioviale) Rossella!

ROSSELLA (festosa, gettandogli le braccia al collo con molto trasporto e baciandolo) Paolo! Tesoro! Quanto tempo! (Chiude la porta, va a sedersi dietro la scrivania, dopo di che invita i nuovi arrivati a fare altrettanto) Prego. (Paolo ed Anita si seggono) E questa bella signora chi è?

PAOLO Mia moglie. Ancora per poco.

ROSSELLA (scherzosa) Ti pareva! Non sei cambiato per niente: hai sempre la battutina tagliente pronta. (Mentre stringe la mano molle di Anita) Piacere, Rossella Felicetti.

ANITA (è una donna che decisamente non passa inosservata. E’ chiaro che crede di essere una superdonna. Infatti ha una costante puzza sotto il naso ed ha la “erre” moscia. Con sufficienza) Ciao. Anita Speranzini.

ROSSELLA (allegra) Ragazzi, posso offrirvi qualcosa?

PAOLO Per me un caffè freddo va bene. Grazie.

ANITA (c.s.) Grazie, un cordial Campari con molto ghiaccio.

ROSSELLA (compone il numero del bar  sul telefono e resta in attesa) Pronto. Cortesemente un caffè freddo e un cordial Campari con molto ghiaccio allo studio dell’avvocato Felicetti. Grazie. (Riattacca. A Paolo, divertita) Allora. Che mi racconti? Ma che storia! Io e te abitiamo nella stessa città e non ci vediamo mai. Quanto tempo è passato?

PAOLO (divertito) Mah… Saranno almeno quindici – sedici anni.

ROSSELLA (ricordando, c.s.) Sì. Sì. L’ultima volta che ci siamo visti è stato al mio matrimonio.

PAOLO (c.s.) Proprio così. Ogni tanto mi incrocio con tuo marito, ma te proprio… Ti sei rintanata.

ROSSELLA (c.s.) Caro mio, cosa vuoi… Il lavoro, la casa, una figlia… (Squilla il suo cellulare. Prendendolo dalla borsa) Scusami. (Dopo aver letto il nome sul display) Che ti dicevo? Mia figlia. E’ andata a Bressanone con la scuola. (Al telefono) Ylenia! Sei arrivata? (Ascolta) Bene, bene. Tesoro, adesso ti devo lasciare: sto lavorando. Ci sentiamo in serata. Ti chiamo io. Ciao. (Stacca. Riponendo il telefono, divertita) Mio marito mi ha detto che poi finalmente te la sei presa la laurea in Scienze politiche? Di che ti occupi? Stai facendo la carriera diplomatica?

PAOLO No. Faccio l’accompagnatore.

ROSSELLA (incuriosita) L’accompagnatore? In che senso l’accompagnatore?

PAOLO Beh, accompagno la gente a congressi, meeting, pranzi di lavoro… Insomma, se qualcuno è solo, mi chiama e io l’accompagno. Sai, è un lavoro che mi piace. Si guadagna abbastanza bene.

ROSSELLA Sono contenta per te.

PAOLO (con un’inflessione piuttosto triste nella voce) Poi, ahimè!, mi sono sposato.

Ancora una volta si picchia alla porta in fondo.

ROSSELLA (alzandosi ed andando ad aprire) Deve essere il bar. (Apre la porta. Fa entrare il barista) Vieni, vieni. (Si risiede) Quant’è?

BARISTA (mostrandolo) Ce sta ‘o scontrino. So’ sei e trenta.

ROSSELLA (estrae dal portafogli una banconota da cento euro e la dà al barista) Dammi il resto.

BARISTA (arrogante) Avvoca’, ma vuie ve crerisseve che io so’ ‘o preserente ‘e tutte ‘e bbanche r’’o munno? Vuie pe’ sei euro e trenta ve presentate c’’a ciento euro! Nun ‘o tengo ‘o riesto. Va buo’, faccio signa’. (Rossella rimette a posto la banconota) Avvoca’, ‘a prossima vota quanno telefonate, ricite a ‘o padrone tutto chello che vulite e io v’’o pporto int’ a na vota sola. Mo accummencia a fa’ cauro e io a gghi’ e a veni’ m’allento. Stateve bbona. (Esce per la porta in fondo)

ANITA (schifata) Che razza di gente! Io glielo direi, al suo datore di lavoro.

ROSSELLA (minimizzando) Va be’, sorvoliamo. (Colloca il caffè davanti a Paolo e l’aperitivo davanti ad Anita) Prego.

PAOLO Grazie. Tu non ci fai compagnia? (Beve)

ROSSELLA Io già ho preso il succo di pompelmo.

ANITA (constatato che il barista ha portato l’aperitivo nel bicchiere di plastica, c.s.) Ma questo che bar è?

ROSSELLA Il bar qui all’angolo. Perché?

ANITA (c.s.) Fa schifo! E’ assurdo! Un cordial nel bicchiere di plastica! Senza stuzzichini…

PAOLO Che fa?...

ANITA (scattando) No, prego! Io così non lo bevo!

PAOLO (taglia corto) Va bene, fai come vuoi. Veniamo a noi. Cara Rossella, io sono venuto da te, oltre che per il piacere di rivederti dopo tanti anni, perché devo assolutamente separarmi. Ormai io e lei siamo arrivati al capolinea.

ROSSELLA (preoccupata) Sul serio? Ti ricordavo più riflessivo.

PAOLO (sospira) Eh, cara mia… Ma qua c’è poco da essere riflessivi. Scusa, quando scopri che tua moglie ha un altro, restano poche cose da fare. O la spari…

ROSSELLA (sorridendo) Beh, non mi sembra il caso.

PAOLO Naturalmente. O ti spari tu, oppure chiedi la separazione.

ROSSELLA Ma ci sarebbe un’altra cosa. Parlare e chiarirsi. Non ti pare?

PAOLO L’ho fatto. Però, ahimè, non sono approdato a niente. Vedi, una settimana fa mia moglie lasciò il computer aperto sulla posta elettronica e io, più per curiosità che per altro, mi misi a spulciare. Ebbene c’erano ben undici messaggi di stitadde chiocciola tiscali punto it che rispondevano alle sue richieste di appuntamenti.

ANITA (c.s.) E no! Tu devi dire tutta la verità. Innanzitutto quello che hai fatto si chiama violazione della privacy, no, Rossella?

ROSSELLA Beh, in un certo senso…

PAOLO Non è una violazione perché io i messaggi non li ho letti.

ANITA (rincara) E poi… Lui fa l’accompagnatore. Ora, che io sappia, un accompagnatore di professione deve accompagnare chiunque, anche i commendatori con la pancia e con la bava alla bocca. Invece mio marito i clienti se li sceglie e, guarda caso, si sceglie quasi sempre donne belle e ricche. Per esempio, mi risulta che da un anno e mezzo lui spesso e volentieri accompagna la moglie di un uomo politico. Ma non è questo il problema. Figurarsi! Il discorso semmai è un altro. Devi sapere che due mesi fa circa…

MAFALDA (bussa alla porta laterale. Entrando) Posso? (Avvicinandosi a Rossella) Chiedo scusa. Avv, è arrivata la tua amica.

ROSSELLA Ah. Falla aspettare un poco. Grazie. (Tentennando, mentre si alza e si risiede) Anzi…

MAFALDA (alludendo all’amica di Rossella) E’ venuta con suo marito e con l’avvocato del marito.

ROSSELLA Bene.

MAFALDA (piuttosto divertita) Scusami. Una curiosità: la tua amica è la moglie dell’onorevole Agostino Taddei?

Anita ha un lieve sussulto.

ROSSELLA (non risponde. Si alza decisa. Avviandosi ad uscire per la porta a destra, ai clienti) Scusate un attimo. Mafalda, tieni tu un poco compagnia ai signori. Io torno subito. Voglio andare di persona a salutare la mia amica e a dirle di aspettare qualche minuto. (Esce)

ANITA (leggermente esitante) Signora, i clienti devono uscire per forza da là? (Indica la porta di destra)

MAFALDA No, si può uscire anche direttamente da qua. (E addita la porta in fondo) Scusi, perché mi ha fatto questa domanda?

ANITA (c.s.) Così… Per curiosità…

MAFALDA Voi siete venuti con la macchina?

PAOLO Sì.

MAFALDA Dove avete parcheggiato?

PAOLO In piazza.

MAFALDA Allora vi conviene uscire da là (indica la porta laterale): fate prima.

PAOLO (ad Anita) Ma perché, tu vorresti uscire per di qua?

ANITA (c.s.) Beh… Sì. Hai sentito? C’è l’onorevole Taddei e io preferirei non incontrare uno che è contrario al disegno di legge di Mandelli… Lo dovrei anche salutare…

PAOLO Ma fammi il piacere! Che te ne importa?!

ROSSELLA (entra dalla porta a destra) Eccomi di ritorno. (Sedendosi) Mafalda, vai pure. (La segretaria esce per la porta laterale) Ritorniamo al discorso. Anita, mi stavi dicendo…?

ANITA (cavando sigarette e accendino dalla borsetta) Posso fumarmi una sigaretta?

ROSSELLA Io solitamente nello studio non faccio fumare, ma visto che sei la moglie di un caro amico… per te faccio un’eccezione. Fuma.

ANITA (accende la sigaretta e poggia il pacchetto e l’accendino sulla scrivania) Allora. Circa due mesi fa stavo facendo shopping a san Pasquale a Chiaia e mi scipparono la borsa. Per fortuna non caddi, ma lo spavento fu grosso. Tra l’altro, mi avevano fatto un danno non indifferente: cinquecento euro in contanti; la borsa di Biagiotti; le chiavi; i documenti; il cellulare; eccetera… Un signore molto gentilmente mi si avvicinò, mi chiese che cosa era successo e m’invitò a prendere una cosa calda al bar. (Sorridendo compiaciuta) Sai com’è, no? Una parola tira l’altra; da cosa nasce cosa… In parole povere, da due mesi sono l’amante di questa persona. Capita, no?

ROSSELLA Beh, in un certo senso… Insomma, adesso voi due chiedete la separazione consensuale.

PAOLO Sicuramente.

ANITA (puntualizzando, goffamente imbronciata) E’ lui che la chiede perché non vuole accettare l’attuale stato di cose.

ROSSELLA (prendendo nota) Avete figli?

PAOLO Una bambina di tre anni.

ANITA Che deve restare con me. Io non intendo assolutamente affidarla a uno scavezzacollo come te.

ROSSELLA (ridendo) Scavezzacollo… Addirittura?!

ANITA Sì, scavezzacollo, scavezzacollo!

PAOLO (con pazienza) Va bene. Poi si vedrà. (A Rossella) No?

ROSSELLA Certo: deciderà il giudice. Beni immobili?

ANITA (con sussiego) Sì. La casa dove abitiamo, che, disgraziatamente, è in comproprietà tra me e lui. Una casa in montagna (con forza) mia e una casa in Liguria (sottolineando) mia.

ROSSELLA Okay. Credo che per il momento possa bastare. Paolo, appena so qualcosa, ti faccio sapere, tranquillo. Soltanto… Mi devi dare un po’ di tempo per avviare le pratiche… Per concordare la data della prima udienza…

PAOLO (alzandosi, imitato da Anita) Grazie. Rosse’, sei stata gentilissima e disponibilissima. Ma già lo sapevo che potevo contare su di te. Mi è dispiaciuto soltanto che ci siamo rivisti in una circostanza non proprio piacevole.

ROSSELLA (superficiale) Va be’… (Compone un numero al telefono) Fai accomodare. Grazie. (A Paolo) L’importante è che ci siamo rivisti. (Si alza) Vi accompagno.

PAOLO (pronto) Stai, stai. A presto. (Apre la porta di destra)

DONATELLA (nell’entrare vede Paolo e si meraviglia) Anche lei qui? (L’accompagnatore annuisce, Un po’ preoccupata) Come mai?

PAOLO (a disagio) Beh… Poi le spiegherò. (Esce in fretta. Donatella va a sedersi di fronte alla scrivania)

AGOSTINO (sulla soglia, scherzoso ad Anita) Che sorpresa! Scommetto che tu sei venuta dall’avvocato per la stessa ragione per la quale sono venuto io. Eh, cucciolotta?

ANITA (mielosa) Credo proprio di sì. Ci vediamo. Domani?

AGOSTINO (evasivo) Non lo so. Forse. Avrei degli impegni… Ci sentiamo, eh?

ANITA (c.s.) Va bene. Cerca di liberarti. Ciao. (Esce)

ROSSELLA (sedendosi di nuovo, invitante) Onorevole, Donate’, sedetevi, prego. (I nuovi venuti ringraziano e si seggono) Vorrei offrirvi qualche cosa, ma qui non ho niente e non voglio chiamare il bar perché… Sentite, sono cose da mettersi le mani nei capelli!... Io non sono classista. Assolutamente. Ma dico: tu barista invece di ringraziare Dio che ti faccio venire ogni tanto, mi fai la sceneggiata perché fa caldo e non vuoi andare e venire? Cose da pazzi!

DONATELLA E’ vero, però un poco di ragione ce l’ha anche lui: oggi si sono superati i trenta gradi.

LUCIO (entrando) Permesso? Si può?

AGOSTINO Vieni, Lucio, vieni.

LUCIO La porta la chiudo?

ROSSELLA Sì, grazie.

Difico chiude la porta laterale e si avvicina agli altri.

AGOSTINO (presentando Lucio a Rossella) Il mio avvocato, Lucio Difico. Prima non c’era perché era andato a parcheggiare meglio la macchina.

LUCIO (stringendo la mano alla sua collega) Piacere.

ROSSELLA Piacere, Rossella Felicetti. (Fa l’atto di alzarsi) Vado a prendere un’altra sedia.

LUCIO  (subito) No, io sto in piedi, non si preoccupi.

ROSSELLA Come vuole.

DONATELLA (piangendo) Rosse’, io... io non ce la faccio più, mi devi credere. Io… io devo trovare una soluzione. Che devo fare, la figura della moglie contenta? Già l’ho fatta abbastanza. Adesso basta! Non ne posso più!

AGOSTINO (ironico) Ecco che la mia signora inizia a fare il teatrino.

DONATELLA (scattando) Perché, Stinu’, non è vero che tu me faie ‘e ccorne c’’a “dama misteriosa”?

AGOSTINO (calmissimo) Sì, sì, lo ammetto. Però…

DONATELLA (investendolo con crescente veemenza) E allora? Invece di farti trovare la valigia fuori la porta e di cambiare la serratura, come logica vorrebbe, ho preferito venire a consultare il mio avvocato e chiedere la separazione.

AGOSTINO (leggermente ironico) Mi fai terminare il discorso, per piacere? Me lo concedi?

DONATELLA (aspra) Quanto sei simpatico. Avanti, parla.

AGOSTINO No, volevo soltanto mettere a fuoco il particolare che neanche tu sei stato e sei tuttora uno stinco di santo. Questo al tuo avvocato glielo devi dire.

DONATELLA (c.s.)E certo che glielo dico. Qual è il problema?

LUCIO (venendo al nocciolo della questione) La qui presente moglie del mio assistito, cara collega, tempo addietro ha avuto una brevissima relazione con  un cardiochirurgo. Relazione dalla quale nacque un figlio.

ROSSELLA (semplice) Lo so. Io e Donatella siamo amiche di lunghissima data.

LUCIO (continuando) E relazione che adesso è ripresa dopo tanti anni.

DONATELLA (c.s.) Sì? Come fai a dirlo? Ci hai visto a letto insieme?

LUCIO No. Ma ci sono tutti i presupposti perché questo accada prima o poi.

DONATELLA Rosse’, praticamente è successo che mia madre…

ROSSELLA (l’interrompe) A proposito, come sta mamma?

DONATELLA  Bene, bene.

ROSSELLA (ammirata e divertita) Che fenomeno che è la signora Vittoria! Mi ricordo che lei, fosse venuto il finimondo, ogni pomeriggio si doveva fare la partita a carte con le amiche. Se la fa ancora?

DONATELLA  Altroché!

ROSSELLA Quando la vedi, me la saluti.

DONATELLA Grazie. E ti dicevo: mia madre si frequenta col padre del mio ex. Ma questo non ha importanza. Il problema è che ho scoperto che nostra figlia sta con nostro figlio.

ROSSELLA Aspetta. Adesso mi sto perdendo… A questo punto dovresti mettere le frecce… Dunque, tu hai un figlio con il tuo ex. Dico bene?

DONATELLA Sì.

ROSSELLA Che vive con te.

DONATELLA No, vive col mio ex. Rosse’, praticamente io ho un figlio col mio ex e una figlia con mio marito. Mo è successo che i due ragazzi si sono conosciuti e, non sapendo che in pratica sono quasi fratello e sorella, diciamo, si sono messi insieme.

ROSSELLA Ah ecco. Adesso è chiaro.

DONATELLA Stando così le cose, ti renderai conto che ho fatto venire immediatamente a casa mia il mio ex per trovare insieme una soluzione. Lui mi ha dato due (marcando l’aggettivo) innocentissimi baci sulla fronte e mio marito ha iniziato a farsi i film – luce in testa.

LUCIO  D’accordo. Però c’è qualcosa che non quadra in quello che hai detto. Dimmi una cosa: voi due già l’avete trovata una soluzione?

DONATELLA Beh, più o meno…

LUCIO Ecco. Lo vedi? Qui ti volevo. Ciò sta a dimostrare che ci saranno degli altri incontri tra te e il tuo ex. (Donatella fa per reagire, ma Difico non gliene dà il tempo) Collega, io sto parlando con  cognizione di causa.

ROSSELLA Non lo sto affatto mettendo in dubbio.

LUCIO Voglio dire che il mio assistito mi ha riferito di aver sentito rimpiangere dal dottor Cersosimo l’occasione di non aver sposato la qui presente signora.

MAFALDA (entra dalla porta laterale e rimane sulla soglia. Vittoria, dietro la segretaria, muove la testa nel tentativo di farsi scorgere. Incerta) Scusatemi. Avv, c’è una signora che vuole parlare con te urgentemente. E’ venuta all’improvviso, senza appuntamento.

ROSSELLA (professionale e incuriosita) Chi è?

VITTORIA (timida) Sono io. Rosse’, scusami.

ROSSELLA (alzandosi) Ah, la signora. (A Donatella) Tua madre.

DONATELLA (quasi tra sé e un poco preoccupata) Mamma? (Si alza. Agostino fa allo stesso modo)

ROSSELLA (va incontro a Vittoria. Invitante e baciandola) Prego, signora, entrate. (A Mafalda) Puoi andare, grazie. (La segretaria esce e chiude la porta. Una volta raggiunti gli altri, a Vittoria,, con cordialità) Allora? Come state? Vi trovo un amore!

VITTORIA (sorridendo forzatamente) Eh. Ringraziamo il Signore. Rosse’, tu mi devi scusare ancora per questa mia improvvisata.

ROSSELLA (c.s.) Ma niente! Figuratevi! Anzi… Quando si dice la telepatia!... Proprio poco fa ho chiesto di voi e Donatella mi ha detto che non rinunciate mai alla partita pomeridiana con le vostre amiche.

VITTORIA (c.s.) Ah, sì.

ROSSELLA (indicando una poltroncina, c.s.) Accomodatevi.

VITTORIA (c.s.) No, grazie.

DONATELLA (impaziente) Mamma, che ci fai qua? Che cosa sei venuta a fare?

VITTORIA  Io? Tu che cosa sei venuta a fare, figlia mia. Dico: ma sei impazzita? E’ venuto a prendermi Riccardo, io ti volevo avvertire che uscivo e la cameriera mi ha detto che tu eri venuta dall’avvocato perché ti vuoi separare.

AGOSTINO E chi gliel’ha detto a Rosaria?

DONATELLA Perché, è una novità che quella fa finta di non sentire e non vedere, ma tiene le orecchie come i radar e gli occhi come i laser? (Trattando sua madre alla stregua di una bambina da convincere) Comunque, mamma, mo fai la brava. Vattene a fare le tue cose. Questi sono fatti nostri.

VITTORIA (con un nodo in gola) E no, figlia mia. Questi sono pure fatti miei, se permetti. Io sono tua madre e ho il dovere di farti ragionare. Il cuore di una mamma non s’inganna. Io ho capito che è successo. E’ successo che dàlle e dàlle, ‘o tarallo è diventato tallo. Tu hai perduto la testa per quel marcantonio del tuo accompagnatore e mo ti vuoi separare. Va bene. Ma… alle conseguenze ci hai pensato? Figlia mia, quando si verrà a sapere una cosa del genere, tu farai la figura della sgualdrina. E tuo marito? Come, un onorevole separato? No, no… Donate’, stai sbagliando. Stinu’, diglielo tu pure.

AGOSTINO Signora, vostra figlia vi ha pregato…

DONATELLA (scatta) Stinu’, aspetta. Mo spiego io a mia madre come stanno realmente le cose. Mamma, Paolo non c’entra niente. (Puntando l’indice contro suo marito) Lui mi ha accusato ingiustamente. Ha detto che io e Mario stiamo un’altra volta insieme, capisci? E’ lui che invece ormai mi fa schifo! Lui intrattiene una tresca con la “dama misteriosa”. Che schifo!

VITTORIA (piangendo) Lo so, figlia mia. Ma… per un uomo è differente. Stinuccio è un onorevole importante. Si capisce che… (impacciata e pudica) se una donna gli gira intorno… E non mi fare dire altre cose.

MAFALDA (apre la porta laterale ed entra) Chiedo scusa…

ROSSELLA (esasperata) Ancora?! Che altro c’è?

MAFALDA E’ ritornata la signora che prima è venuta da te, la moglie del signor Vargas. Ha detto che forse ha dimenticato le sigarette e l’accendino sulla scrivania.

ROSSELLA Sì, sì. Stanno qua. (Consegna gli oggetti alla segretaria) Ecco. Portaglieli. (Ci ripensa) Anzi, no. (Ripigliandosi sigarette e accendino) Dammi qua. Fai entrare la signora. Vorrei sapere… (Ai presenti) Voi permettete, no? Soltanto un minutino. Si tratta… (Gli altri glielo danno con parole appropriate. A Mafalda, alludendo ad Anita) Falla accomodare e tu cerca di non entrare più. Grazie.

MAFALDA Va bene. (Esce. Dall’interno) Prego, signora, si accomodi.

ANITA (entra.  Donatella si sbianca in volto. Altezzosa e ipocrita  a Rossella) Mi dispiace. Non ti volevo disturbare, ma, sai, se io non ho le sigarette mi sento morire.

ROSSELLA (restituendole con l’accendino) A te. Le avevi lasciate sulla scrivania.

ANITA (c.s.) Meno male. (E fa per andarsene)

ROSSELLA (prontissima) Scusa, Anita…

ANITA (c.s.) Sì?

ROSSELLA Ritornando al discorso di prima, tu hai detto che oltre all’appartamento dove abiti, che è in comproprietà con tuo marito, hai altre due case: una in montagna e una in Liguria. E’ giusto?

ANITA (c.s.) Certamente. Perché, lo metti in dubbio?

ROSSELLA Assolutamente no.  No, non è questo… .Di  quanti vani è formata ogni casa?

ANITA (c.s.)  La casa qui a Napoli ha sei vani, cucina e doppio bagno. Quella in montagna ha cinque vani e un soppalco e la casa al mare ha sette vani e doppi accessori.

ROSSELLA (pensierosa) Ah.

Pausa.

ANITA (c.s., sarcastica) Hai bisogno di altre delucidazioni. Posso andare?

ROSSELLA Sì. Grazie.

Anita esce per la porta laterale.

DONATELLA (a Rossella,alludendo ad Anita) Scusa, per caso la signora è la moglie di Paolo Vargas?

ROSSELLA Sì. La conosci?

DONATELLA (sprezzante)  Fortunatamente no.

AGOSTINO (visto che il suo cellulare sta vibrando) Scusate. (Si allontana dagli altri. Al telefono) Pronto. (Ascolta e s’irrigidisce quasi impercettibilmente) Adesso? (Con intenzione)  Sono ancora dall’avvocato di mia moglie. (Gli scappa detto) Ma se hai visto tu stessa… E’ urgente? D’accordo. Vengo subito. (Riponendo il telefono in tasca)  Era il commercialista. Devo andare subito da lui.

VITTORIA (allarmata) Stinu’, che è stato?

DONATELLA (acida) Sì, il commercialista… (A suo marito) Vai,  vai. Io ho delle altre cose da dire a Rossella.

AGOSTINO (frettoloso) Va bene. Ci vediamo a casa. Lucio, scendi con me?

LUCIO Sì. Non ho null’altro da esporre alla collega.

AGOSTINO (c.s.) Avvocato, la saluto.

LUCIO Buonasera.

VITTORIA Stinu’, nun me chiamma’ seccante: pe’ cortesia, mi dai nu passaggio fino a casa?

DONATELLA (di rimando) No, mamma, tu devi rimanere qua. Non ti preoccupare: dopo ce ne andiamo insieme. (Ad Agostino) Vai, vai.

AGOSTINO (c.s.) Buonasera. (Esce per la porta laterale. Lucio lo segue)

DONATELLA (sarcasticamente) Rosse’, hai visto? Mio marito l’amante se l’è scelta proprio bene.

ROSSELLA (interessata) Tu la conosci?

DONATELLA (c.s.) E certo! L’amante di mio marito è simpatica, alla mano… E soprattutto saluta sempre!

ROSSELLA (che ha afferrato) No! Mi stai dicendo che Anita Speranzini…?

DONATELLA (sorridendo) Ma va’!... (Alludendo ad Anita) Ed è la moglie del mio accompagnatore.

VITTORIA Donate’, ma che stai dicendo?

DONATELLA(riferendosi ad Anita, a denti stretti e nervosa) Che faccia di bronzo! Rosse’, hai visto? Quella stronza appena è uscita di qua, ha chiamato mio marito.

ROSSELLA Ah, la telefonata… Tu dici che era lei? Noo, non penso proprio e poi… come fai ad esserne così certa? Scusa, tuo marito non ha detto che andava dal commercialista?

DONATELLA (ironica) Come no! Te la ricordi la canzone di Claudia Mori? “Buonasera, dottore”?

ROSSELLA (davvero incuriosita) Sì. Beh, che c’entra?

DONATELLA Così ha fatto mio marito. Ha fatto “Buonasera, commercialista”. Tu non ci hai fatto caso, ma io me ne sono accorta. Quel porco ha detto: “Hai visto tu stessa”. (Quasi piangendo) Dio mio! Che essere schifoso! (Pausa. Risoluta) Basta! Rosse’, io non ce la faccio più! Mi voglio e mi devo separare.

ROSSELLA Questo l’ho capito. Dammi un po’ di tempo…

DONATELLA Tutto il tempo che vuoi. Ciao. Ci aggiorniamo.

VITTORIA (timida) Donate’, bella di mamma tua, riflettici bene.

DONATELLA (agitatissima) No, no e no! Mi sono stancata! Ho riflettuto abbastanza! Andiamo! (Ed apre la porta laterale)

MAFALDA (dall’interno, gridando) Signora, questa sua insistenza è totalmente fuori luogo: le ho detto che qua non c’è nessuna Anita. E adesso se ne deve andare. Via! Via!

VITTORIA (sussultando) Mamma mia! Che sta succedendo?

ROSSELLA (prende la cornetta del telefono e compone un numero) Mafalda, abbassa la voce. (Ascolta) Sì, vieni pure. (Dopo un poco la segretaria entra dalla porta laterale) Che cosa è successo?

MAFALDA Avv, è assurdo!

ROSSELLA Ma chi era?

MAFALDA Una giornalista. Una certa Nerina Insidiosi. Voleva parlare con la signora Anita Speranzini. Io le ho detto che non c’era, ma lei ha insistito. Alla fine l’ho dovuta mettere alla porta.

ROSSELLA Hai fatto bene.

MAFALDA (sulla soglia della porta a destra) Io vado di là. (Esce)

DONATELLA Ciao, Rosse’. Andiamo, mamma. (Ed esce anche lei per la porta laterale)

VITTORIA (patetica) Rosse’, io sto nelle mani tue. Fai ragionare tu a chella pazzarella perché quello che vuole fare non sta bene.

                           FINE DEL SECONDO ATTO

                                       TERZO ATTO

La scena del primo atto. Dopo tre giorni. E’ l’imbrunire.

Nella stanza si trovano Rosaria, Nerina e un paparazzo. Mentre la cameriera e la giornalista stanno parlottando fittamente tra loro, il fotografo si aggira con aria spaesata per il soggiorno. Ogni tanto si ferma o a guardare la ricca libreria o a sbirciare verso la terrazza.

NERINA (continuando un discorso) Uh! Rosa’, allora tu nun he’ capito?

ROSARIA (risentita) Neh, ma tu m’avisse pigliata pe’ na cretina? Aggia capito. Me meraviglia ‘o fatto che nun he’ cumbinato niente. Chest’è. Tu he’ fatto comme t’aggia ritto io?

NERINA E comme! So’ gghiuta addu chesta avvocatessa Felicetti, però chella scustumata r’’a segretaria m’ha cacciato fore. Io però ce aggia fatto perdere nu poco ‘a pacienza pecchè aggia insistito. Chesto l’aggia ricere, eh? Ha ritto: “Qua non c’è nessuna signora Anita Speranzini. Via! Via! Via!”

ROSARIA (disorientata) Anita Speranzini? Che c’entra.

NERINA Rosa’, Anita Speranzini è l’amante ‘e ll’onorevole.

ROSARIA Ih che scuperta! ‘O ssaccio, Neri’, t’’o scrivette io ‘ncopp’ a Facebook. Ma tu aviv’’a i’ addu l’avvocato pe’ parla’ cu l’onorevole. Isso steve llà. Che c’entra Anita?

NERINA No, io vulevo cerca’ ‘e parla’ primma cu sta signora Anita: nun vulevo arriva’ direttamente all’onorevole. He’ capito?

ROSARIA Ah. (Breve pausa) E ‘a vulive truva’ ‘ncopp’’o studio ‘e ll’avvocato?

NERINA (con circospezione) Sissignore. Era iuta pure essa llà.

ROSARIA (vogliosa di sapere) Neh? E a te chi te l’ha ritto?

NERINA (offesa) Rosa’, io so’ giurnalista!

ROSARIA Ah, già.

NERINA Mo so’ venuta cca pe’ vere’ si pozzo parla’ cu l’onorevole. Ce sta?

ROSARIA No. Ma mo ‘o vire ‘e turna’. Ha ritto che ghieva n attimo ‘o partito e turnava. Sarà prossimo.

NERINA (pettegola, alludendo ad Agostino e a Donatella) Rosa’, ma secondo te se dividono?

ROSARIA (rammaricata) No, Neri’, chesto nun ‘o ssaccio. ‘A tre giorni, ‘a quanno so’ gghiute addu ll’avvocato, nun parlano e io nun aggia pututo sape’ niente. ‘A stammatina ‘a signora Vittoria sta moscia moscia… mo sta ‘int’’a stanza soia… M’ha fatto telefona’ ‘e ccumpagne pecchè nun se vo’ fa’ nemmeno ‘a partetella che se fa tutte ‘e giorni. Ha telefonato pure all’avvocato r’’a signora Donatella p’’a fa’ veni’ pe’ vere’ ‘e accuncia’ ‘a situazione. Cchù tarde avess’’a veni’ pure l’avvocato ‘e l’onorevole… Neri’, secondo me isso ‘a vulesse ‘a separazione.

NERINA (ironica) E menu male che nun he’ pututo sape’ niente! Buono, buono!

Suona il campanello.

ROSARIA Chisto ha da essere l’onorevole. (Avviandosi) Aspetta. Mo vengo. (Esce. Dall’interno, sollevata) Ah, siete voi. Vo’ ricere che ‘a signora Vittoria sta meglio. Meno male! Accomodatevi.

LILINA (entrando, seguita da Italia, Adelaide e Rosaria) No, Rosa’, non penso proprio che la signora Vittoria si sente meglio, anzi…

ITALIA E noi per questo siamo venute.

ADELAIDE (alla cameriera) Dopo che tu mi hai chiamata e mi hai detto che la signora Vittoria oggi non si sentiva bene e che non voleva farsi il solito burraco, mi sono impressionata. Ho ritelefonato e Vittoria mi ha detto… (Scorgendo Nerina e il fotografo) I signori…?

ROSARIA Non vi preoccupate, potete parlare. La signora è una giornalista che sta aspettando all’onorevole per l’intervistare, e il signore è un paparazzo che scatta le fotografie.

ADELAIDE (irridendo la cameriera) Brava! Hai fatto bene a specificare che il signore è un paparazzo che fa le fotografie, altrimenti noi non lo sapevamo. (Alle due amiche) E’ vero?

ITALIA (irritata) Adela’, e pe’ favore, no?! (Sottovoce) Quella poi è una serva. Capisce questo?

ADELAIDE (riprendendo il discorso, a Rosaria) E ti stavo dicendo: la signora Vittoria mi ha detto che oggi non se la sentiva di giocare a carte perché stava succedendo l’irreparabile. Ma che sta succedendo?

ROSARIA Signo’, io non so niente. Aspettate, mo vi vado a chiama’ ‘a signora Vittoria. (A Nerina a bassa voce) Quanto m’è antipatica ‘a signora Italia! Ha ritto che io so’ na serva! Ce simme scurdate! Essa è na pezzente resagliuta… (Esce)

ADELAIDE (alle amiche) Sentite, ma io l’avevo capito che qua ci stava qualche cosa sotto che puzzava. Ieri al Circolo Romilda Farina… quello poi il marito di Romilda è il segretario dell’onorevole… Dunque, statemi a sentire: Romilda mi ha detto che Donatella sta facendo carte false per separarsi. Ma si capisce! Quando una nasce zoccola, zoccola rimane! Quella chi sa da quanto tempo Donatella se l’intende con l’accompagnatore! Mo i nodi sono venuti al pettine e…

ITALIA (sospirando) Come no!

LILINA A proposito, Romilda ha risolto il fatto del parente del marito in Norvegia? Che fa? Ce la deve dare la disponibile?

ADELAIDE (al corrente) No, che deve dare?! Lili’, andando scavando, hanno scoperto che questo signore è morto.

LILINA Ah, allora, con l’aiuto di Dio, sta storia è finita. Mi fa piacere per Romilda. Ma voi vi ricordate? Quella aveva un diavolo per capello.

VITTORIA (entra. Rosaria la segue. Mogia) Buonasera.

LILINA Buonasera a te.

ITALIA Eh!... E che è sta faccia appesa?! Vitto’, non da te.

ADELAIDE (studiatamente scherzosa) Salute! Vitto’, quando mi hai risposto a telefono, tenevi una voce… Invece stai una bellezza!

VITTORIA E’ tutta apparenza. Se tu sapessi…

NERINA Signora, buonasera.

PAPARAZZO (bofonchia) Ossequi.

VITTORIA Buonasera. (Alle amiche, credendo che Nerina sia una “new entry”) La signora è una nuova amica? Bene.

ADELAIDE No, è una giornalista che sta aspettando tuo genero per intervistarlo.

VITTORIA Ah, ah. (Stringendo la mano a Nerina) Molto lieta, signora. Io sono la suocera dell’onorevole. Aspetti pure. Non so mio genero quando rientra.

NERINA Non si preoccupi: posso aspettare.

ADELAIDE Invece questo signore è un paparazzo che scatta le fotografie.

ITALIA (ad Adelaide, a denti stretti) E dalle! La vuoi finire di sfottere a quella povera…

ROSARIA (impermalita e aggressiva) …serva? Signo’, io mo che v’aggia risponnere? E sissignore! Io so’ na cameriera, ma so’ perbene e onesta, mentre vuie site… nun me facite parla’ pecchè cierti ccose io nun ‘e ssaccio ricere… Signora Vitto’, è meglio che me ne vaco int’’a cucina. (E muove per andare)

VITTORIA (la ferma. Materna) No, no. Bella mia, stai calma. La signora Italia non ti voleva offendere. (Per troncare la discussione, alle amiche) Prego, sedetevi. (Le tre prendono posto intorno al tavolo) Rosaria, per cortesia, fai il tè e porta pure i pasticcini. Grazie.

ROSARIA Subito.

ITALIA (pronta) No, grazie, Rosaria.

LILINA Lascia stare.

ADELAIDE No, no.

VITTORIA E che miseria è questa! Almeno un pasticcino, su! (Invogliante) Ho comprato un’altra volta i pasticcini secchi da Moccia.

ADELAIDE Ah, quelli so’ buoni, ma a quest’ora… No, no.

VITTORIA Ita’, Lili’, voi lo gradite un pasticcino?

ITALIA Ma che dolci! Vitto’, noi siamo venute soltanto… (E zittisce)

LILINA (prosegue la frase) … perché Adelaide ci ha detto che tu non ti sentivi bene, invece… (Scherzosa) Mannaggia la testa tua! Ci hai fatto impressionare inutilmente.

VITTORIA (in un sospiro profondo) Eh, sì, sì… Lili’, io veramente stavo morendo. Qua sta succedendo una tragedia!... Va be’, poi vi spiego. (Passa intenzionalmente di palo in frasca) Rosa’, hai offerto qualche cosa ai signori? (Allude a Nerina e al paparazzo)

ROSARIA Signora Vitto’, io volevo fare il caffè, ma non hanno voluto niente.

VITTORIA (facendola breve) Va bene, va bene. Vai, cara, vai. (Rosaria esce)

ADELAIDE Vitto’, e siediti. (Vittoria si siede lentamente) Allora?

VITTORIA (dopo una pausa, sospira triste) Eh… Allora… Una tragedia! L’irreparabile! (Non ne può più e si lascia andare a un pianto incontenibile e disperato) Dio mio, Dio mio! Che vergogna! Che figura!

LILINA (azzarda con dolcezza) Tua figlia se n’è accorta che il marito…? (Vittoria annuisce con un breve cenno della testa, sempre piangendo)

ITALIA (nervosissima) Ah! Santa pace! Quando il diavolo ci mette la coda!

ADELAIDE E mo Donatella che intende fare?

VITTORIA (c.s.) Si vuole separare. Sono tre giorni che sto cercando di dissuaderla, di farla ragionare. In fondo si tratta di una scappatella. Questo è tutto. Ma… Niente, niente! Non ci sta niente da fare! Figuratevi che Donatella è arrivata al punto che quando sente parlare del marito, si tappa le orecchie e s’innervosisce. (Si asciuga gli occhi e non piange più. Mesta) Ma quello che più mi indispone è l’atteggiamento di Stinuccio: come se ne avesse piacere. Stamattina ho telefonato a Rossella Felicetti, l’avvocato di Donatella, che è pure amica sua. Voglio vedere se perlomeno lei, come amica…

ITALIA (soddisfatta) E sì. Hai fatto bene. Può darsi…

VITTORIA (c.s., seguendo il filo del suo ragionamento) … se no… No, non ci voglio pensare nemmeno… Se veramente succede un fatto del genere, la famiglia nostra dove va a mettere più la faccia! E Stinuccio? Lui è così in vista! Per la vergogna deve lasciare la politica e si deve mettere a fare un’altra volta quello che faceva prima: il tecnico dentista. Che figura!

LILINA Sì, va bene, la figura. Fino a un certo punto, però. Qua la cosa importante è che Donatella e tuo genero tengono una figlia che è ancora una ragazzina, che deve essere seguita.

ADELAIDE (risoluta) No, no, nu mumento, Lili’. Quello che dici tu è giusto, però fra due – tre anni Alessia piglierà la strada sua. Secondo me… Vitto’, diciamola quant’è. Tua figlia non si vuole separare solo perché ha scoperto che Stinuccio ce fa ‘e ccorne. Io penso che lei pure non tiene la coscienza troppo pulita.

VITTORIA (dura) Adela’, che vuoi dire?

ADELAIDE (che vorrebbe addolcire la pillola) No… Io penso che pure tua figlia avrà fatto qualche scappatella… E’ chiaro, dopo che si è accorta…

VITTORIA No, ti sbagli . Donatella è onesta! La coscienza sua è pulitissima.

ROSARIA (dall’interno) Buonasera. Onore’, ce sta na giurnalista che vo’ a vuie.

AGOSTINO  (dall’interno) Grazie. (Entra, seguito da Lucio Difico) Buonasera.

LUCIO Buonasera.

LILINA Buonasera.

ITALIA Buonasera.

ADELAIDE (con più familiarità) Buonasera, Stinu’.

AGOSTINO (si guarda intorno, quindi si rivolge a Vittoria) Rosaria mi ha detto che una giornalista mi cercava. Chi è?

NERINA (che all’inizio della discussione di Vittoria con le amiche si era trattenuta sulla terrazza col fotografo, ora entra in fretta) Sono io. Sono qui. (Stringendo la mano ad Agostino) Buonasera, onorevole. Nerina Insidiosi. Ho portato con me anche un fotografo. Non le dispiace, vero?

AGOSTINO S’immagini!

NERINA (verso il terrazzo) Vieni, vieni.

PAPARAZZO (entrando) Buonasera.

AGOSTINO Buonasera.

ADELAIDE (leggera alle amiche) Beh… Gioventù, ce ne vogliamo andare noi?

LILINA Sì, andiamo, andiamo.

ADELAIDE Vitto’, stammi bene. Ci vediamo domani per il burraco.

LILINA A domani.

ITALIA A domani.

VITTORIA Vi accompagno.

ADELAIDE (agli altri) Buonasera.

ITALIA E LILINA (quasi all’unisono) Buonasera.

Vittoria e le amiche escono, chiacchierando.

AGOSTINO Signora, io sono solito rilasciare interviste previo appuntamento. (A Lucio) E’ vero?

LUCIO Eh, sì. In questo periodo l’onorevole è impegnatissimo.

AGOSTINO Comunque, se ci sbrighiamo…

NERINA (sfoderando il più rassicurante dei sorrisi) Non si preoccupi. Le ruberò soltanto un paio di minuti.

ROSARIA (introducendo Alberto) Trasite, trasite. L’onorevole sta cca.

ALBERTO (con una certa fretta nel tono di voce) Agosti’… Buonasera.

Rosaria inizia a fare la svenevole per attirare l’attenzione di Difico, che la ignora.

AGOSTINO Il mio segretario, signor Cantalamessa. La signora Insidiosi, giornalista.

ALBERTO (c.s.) Piacere.

AGOSTINO  (ad Alberto) Che c’è?

ALBERTO (c.s.) La catastrofe! Agosti’, devi scendere immediatamente giù perché… (parlando per sottintesi) la senatrice Della Speranza vorrebbe discutere con te… la legge sul suicidio.

AGOSTINO  (più che disorientato) Albe’, che stai dicendo?... Quale legge sul suicidio? Chi è questa senatrice Della Speranza? Io non la conosco.

ALBERTO (c.s., traendo Agostino in disparte) Scusate un momento. (A bassissima voce) Agosti’, non hai capito? Giù ci sta Anita Speranzini. Ha detto che non ti vede da tre giorni e che se non vai subito da lei, si prende il veleno. Guarda che non sta scherzando. Me l’ha fatto anche vedere.

AGOSTINO  (allarmato e sottovoce) Il veleno? (Alberto annuisce grave) Ah. Come vedi, in questo momento non posso.

ALBERTO  (c.s.) Manda via la giornalista e scendi con me.

AGOSTINO  (c.s., dopo aver meditato un poco) Adesso vedo che cosa si piò fare.. (Con voce normale) Grazie. Alberto, trattienila un poco. Io ti raggiungo subito.

ALBERTO (c.s., avviandosi) D’accordo. Buonasera. (Ad Agostino) Fai presto.

AGOSTINO  Signora, mi dispiace. Devo uscire urgentemente. Sarà per un’altra volta, eh? Anzi, a pensarci bene, un’altra volta è meglio. Lei fissa un appuntamento preciso col mio segretario e saremo tutti più tranquilli. (Stringendo la mano a Nerina) Arrivederci. E’ stato un piacere.

NERINA (infastidita, pestando i piedi a terra) Oh, no! Ho aspettato tutto questo tempo…

ROSARIA (facendo mille moine) E ghiammo, onore’, accuntentate ‘a signora. ‘A signora è n’amica mia. Sta pure essa ‘ncopp’ a Facebook. (Ammiccante, dando una lieve gomitata a Difico) Jammo, avvoca’, mettitece vuie ‘o…

LUCIO (arrogante) Ma… Signorina, mi lasci in pace. La smetta con queste allusioni volgari e oscene!

ROSARIA (sbotta) Neh, avvoca’, ma vuie che avite capito? Io stevo ricenno: mettitece vuie nu buonu cunziglio. Ih comme v’appicciate ampressa!

LUCIO  (c.s.) Basta! Non s’immischi. L’onorevole ha da fare.

ROSARIA (c.s.) Eh! Mamma mia! E chesto che è?! Avvoca’, e comme ve site fatto brutto! Io aggia ritto sulo  na parola. Mamma ma’!

AGOSTINO  Calma, Rosaria. Stai calma. Non è successo niente. Tu puoi andare di là. Grazie.

ROSARIA  Va bene. (Mentre esce, sbraita, alludendo a Lucio) Ih quant’è brutto! (Esce)

LUCIO  (commenta, alludendo a Rosaria) E’ terribile, quella!

AGOSTINO  Lasciala perdere. Signora, sono dolente, ma io proprio non potrei… Però… Dal momento che lei mi stava aspettando da un’ora e più e visto che è amica della mia cameriera, mi faccia pure qualche domanda. A patto che sia soltanto (evidenziando) qualche domanda. Intesi?

NERINA (felice) Intesi. Stia tranquillo. Cominciamo subito. Dunque, mi risulta che lei, dissociandosi dall’opinione della sua coalizione, voterà contro l’approvazione della cosiddetta legge Mandelli. Come mai?

AGOSTINO Mi sembra di aver già chiarito il mio pensiero. Il disegno di legge proposto dall’onorevole Mandelli, così come sarà sottoposto all’approvazione di Camera e Senato, è una legge ad personam. Non potrà fare il bene del Paese e degli italiani. Inoltre, farà regredire l’intero sistema di vita sociale di sessanta – settanta anni.

NERINA Questo è verissimo, però… parlo a titolo puramente personale, sia chiaro… una legge del genere non crede che converrebbe anche a lei?

AGOSTINO  (secco) No! Io sto agendo unicamente per il bene della collettività, mi sembra, ed è mia intenzione continuare su tale linea di condotta. E poi, scusi, perché mi dovrebbe convenire?

NERINA (stringendosi nelle spalle) Mah… Non so… Sa… Le ripeto: è un parere prettamente personale… I casi della vita sono tanti… Non si può mai sapere…

AGOSTINO (che sta intuendo dove vuole arrivare la sua interlocutrice) Lei è amica di Rosaria. Si vede. La prego, stia nei limiti.

ROSARIA (entrando come una furia) Onore’, onore’.

AGOSTINO  Che c’è?

ROSARIA Vuie tenite ‘o cellulare stutato, eh?

AGOSTINO Ah, sì. L’ho spento perché non voglio essere disturbato.

ROSARIA Avvoca’, pure vuie ‘o tenite stutato?

LUCIO (taglia corto) Sì, sì.

ROSARIA Onore’, avite fatto malamente. Ha telefonato ‘o segretario vuosto. Aggia risposto io. Ha ritto che ‘a senatrice… Speranza… Rasperanza… Nun aggio capito buono comme se chiamma.

AGOSTINO (impaziente) Della Speranza. Beh?

ROSARIA Insomma, chesta signora ha ritto che ‘a legge ‘ncopp’ ‘o… Onore’, quand’ uno s’accire isso sulo…

AGOSTINO  (c.s.) Suicidio. Allora?

ROSARIA ‘O segretario vuosto ha ritto che chesta leggia cca sta passanno. Ha ritto pure che vuie avit’’a correre abbascio. Primma che passa tutta quanta. Ha ritto proprio accussì. Ah, po’ ha ritto che isso nun ce ha fa cchiù a truva’ argomente pe’ nun ‘a fa’ passa’.

AGOSTINO (frettoloso) Ho capito. Vado subito. (Stringendo nuovamente la mano a Nerina) Signora, mi dispiace, la devo lasciare. Arrivederci. Sa, c’è in discussione una legge importantissima. Discussione alla quale non posso assolutamente mancare. Mi scusi.

NERINA S’immagini. Grazie.

AGOSTINO  (c.s., avviandosi ad uscire) A lei. Lucio, scendi con me?

LUCIO Sì, ti accompagno. Buonasera.

NERINA  Onorevole, un’ultima cosa. Una foto non me la deve negare. (Al paparazzo) Dai, scatta, fai presto. (Il fotografo scatta l’istantanea. Agostino e Lucio escono)

ROSARIA (pettegola) Neri’, allora? Famme senti’ che he’ saputo.

NERINA (con amarezza) Niente, Rosaria mia, nun aggia pututo sape’ niente. Stevemo parlanno, io stevo cercanno ‘e scava’, po’ si’ venuta tu e l’onorevole se n’è dovuto andare. (Intanto è entrata, molto annoiata, Alessia. Ha un libro di filosofia in mano. La ragazza si siede sul divano, poggia il cellulare che ha in mano sul tavolino e apre il libro. Brevissima pausa) Rosa’, ma stasera ce sta quacche riunione ‘a Camera?

ROSARIA (sgarbata)‘E vvote tu me faie cierti domande… Io che nne saccio.

NERINA Uè, nun t’allumma’. Me crerevo che tu sapive quacche cosa, datosi che he’ parlato ‘e na legge sul suicidio.

ROSARIA Ah. No, saccio sulamente che ha telefonato ‘o segretario ‘e ll’onorevole che ‘on Agostino avev’’a i’ a parla’ cu chella senatrice ‘e chella leggia che he’ ritto tu.  (Suona il campanello)

NERINA Va buo’. Mo me ne vaco. Faccio comme ha ritto l’onorevole: piglio n appuntamento preciso c’’o segretario suoio. (Al paparazzo) Possiamo andare. (A Rosaria) Ciao.

ROSARIA Ciao. (Avviandosi alla porta) Viene.

PAPARAZZO Non v’incomodate, signori’: facciamo noi. Grazie. Arrivederci.

ROSARIA Nun ve preoccupate. Hanno sunato ‘a porta: vaco pure a vere’ chi è. (Esce seguita da Nerina e dal paparazzo)

Squilla il cellulare di Alessia.

ALESSIA (al telefono, leggermente meno annoiata) Sveva? (Ascolta) Sto cercando di studiare la filosofia. Du’ palle! (C.s.) Ebbene sì! Sono due giorni che non mi chiama. (C.s.) Secondo te? (C.s.) Ho provato, ma è sempre non raggiungibile. (C.s., dopo di che allarmata) No! Sve’, tu che mi dici? Ma sei sicura? (C.s., triste) Ah. (C.s., facendola breve) Va bene. Ci vediamo alle dieci. Ciao. (Posa nuovamente il cellulate sul tavolino e riprende a leggere)

ROSARIA (entrando) Trasite, dotto’.

MARIO (entra) Grazie. La signora Donatella è in casa?

ROSARIA Nossignore. E’ asciuta.

MARIO Da quanto tempo?

ROSARIA Puteveno essere ‘e ccinche quando è asciuta.

MARIO Sa, io sono passato soltanto a farle un salutino.

ROSARIA ‘O ssaccio, dotto’, ‘o ssaccio.

MARIO Potrei aspettarla?

ROSARIA E comme, no?! Facite comme si stisseve ‘a casa vosta. Permettete. (Esce)

Lunga pausa.

MARIO Tu sei Alessia?

ALESSIA (annoiata) Così dicono. (Mario sorride) E lei?

MARIO Io sono un amico di mamma. (Ancora una pausa) Che stai leggendo di bello?

ALESSIA (c.s.) Di bello proprio niente. Mi sto preparando per l’ultima interrogazione di filosofia. Sto studiando Shopenhauer.

MARIO Ah! Shopenhauer. Interessante. Bello.

ALESSIA Sì, soprattutto allegro! Il pessimismo, la noia… Proprio divertente!

MARIO (sorride) Hai ragione. Studiare Shopenhauer alla fine dell’anno scolastico, con il caldo che incalza…non è il massimo… Su, piccola, un altro sforzo, poi vai in vacanza e se ne riparlerà a settembre.

Squilla il cellulare.

ALESSIA (legge sul display e tira un sospiro di sollievo) Finalmente! (Al telefono, carezzevole) Ciao, amore. (Sbotta, guardando il display) Che stronzo!

MARIO (sobbalzando) Che c’è?

ALESSIA No… Niente… Mi scusi. No, è che il mio fidanzato mi ha chiuso il telefono in faccia.

MARIO Gaetano Maria.

ALESSIA (meravigliata) Sì… Chiedo scusa, ma lei come fa a saperlo?

MARIO (rincara) Il figlio del cardiochirurgo.

ALESSIA (c.s.) Sì… Ma…

MARIO (c.s.) Stavate… Eravate fidanzati all’incirca da due settimane.

ALESSIA (c.s.) Diciotto giorni…

MARIO (c.s.) E adesso ti ha fatto capire che non ne vuole sapere più di te sbattendoti semplicemente il telefono in faccia. Eh, piccola, lo so: questo non è un buon comportamento, ma lui è fatto così.

ALESSIA (esasperata) Senta, lei sa troppe cose di Gaetano Maria. Ma chi è lei? (Ironica) Montalbano, Manara?... Chi cacchio è?

MARIO (volutamente superficiale) No. Io mi chiamo Mario Cersosimo e sono il papà di Gaetano Maria.

ALESSIA (più che sorpresa, gli fissa addosso uno sguardo allucinato) Che??? Lei è… lei è il papà di Gaetano Maria???

Pausa.

MARIO (pentito) Scusami. Forse non avrei dovuto dirtelo, almeno non in modo così brusco.

ALESSIA (calma) Bene. Allora sappia che suo figlio non conosce le regole del bon ton. Non è questa la maniera di trattare le donne. Ma per chi mi ha presa? Per una pezza da piedi?

DONATELLA (entra. Ha in mano una grossa busta, che poggia sul tavolo. Allegra) Ciao, Mario. La cameriera mi ha detto che stavi qua. Beh, se stai aspettando da molto, mi dispiace, ma io non sapevo che mi avresti fatto una sorpresa. Sono andata a fare un giretto per i negozi e mi sono comprata due vestiti.

ALESSIA (superficiale e divertita) Ma’, lo sai che il tuo amico poteva diventare un nostro parente? E’ il papà di Gaetano Maria, il mio ex. Sì, ma’, ci siamo lasciati e non lo voglio sentire più. (Prende il libro e il cellulare e si avvia per uscire)

DONATELLA Lo so, cara.

ALESSIA (perplessa) Che cosa? Che ci siamo lasciati?

DONATELLA No. Che il dottor Cersosimo è il papà di Gaetano Maria.

ALESSIA Ah, ecco. (Piccola pausa) Ma’, io vado in camera mia. Vado a vedere se riesco a quagliare questa palla di Shopenhauer. Buonasera. (Esce)

MARIO Ciao.

DONATELLA Vai, vai. (A Mario) Gliel’hai detto tu che sei il padre di Gaetano Maria?

MARIO Sì.

DONATELLA (leggermente contrariata) Ma perché glielo hai detto?

MARIO Quando sono arrivato, tua figlia ha ricevuto la telefonata di nostro figlio, che le ha fatto capire che si era stancato di lei sbattendole il telefono in faccia. Che ci vuoi fare? Gaetano Maria così è fatto… Tua figlia naturalmente è rimasta male, si è sfogata e… Comunque, come hai potuto vedere, Alessia non ne ha fatto un dramma.

DONATELLA (orgogliosa) Ho visto. Alessia è molto matura per la sua età. (Ansiosa) Senti, le hai detto anche di…me e te?

MARIO Non ti preoccupare, me ne sono guardato bene. Ho detto soltanto che sono un tuo amico.

DONATELLA  (sollevata) Bene, bene. E come mai mi hai fatto questa sorpresa?

MARIO (con indifferenza) Niente… Passavo nei paraggi e ho pensato di venirti a fare un saluto.

DONATELLA Quando vieni, è sempre un piacere, lo sai. Ti offro qualche cosa?

MARIO No, grazie. (Guardando l’orologio) Adesso devo andare. Magari un’altra volta, eh? (Insinuante) Non ci dobbiamo vedere più?

VITTORIA (entra. Ha ascoltato l’ultima frase di Mario. Con sincero strazio) No. Buonasera, Mario. E’ meglio che per un po’ di tempo lei smettesse di frequentare mia figlia.

MARIO (amaro, dopo una pausa) Ho capito. Cara signora, lei teme che io possa ancora… No. Le assicuro che adesso io e Donatella siamo soltanto buoni amici. Non mi permetterei giammai di toccarla con un dito.

VITTORIA (c.s.) Lo so, ma… mi stia a sentire.

MARIO (seriamente allarmato, a Donatella) Ma… C’è qualche problema?

DONATELLA (volutamente evasiva e scherzosa) Macché! Mamma fa sempre una montagna di ogni granellino di sabbia. Poi ti spiego.

MARIO Beh, io vado. Non ti muovere. Ciao. (Baciando la mano a Vittoria) Arrivederci. (Ed esce)

DONATELLA Mi sono comprata due vestiti. Mo te li faccio vedere. (Li prende dalla busta e li mostra) Guarda. Belli, eh?

VITTORIA Sì, belli. Quanto li hai pagati?

DONATELLA (ridendo) Mamma, un capitale. Non è vero: ho pagato settanta euro tutti e due.

VITTORIA Trentacinque euro ognuno? Brava!

DONATELLA (rimettendo gli abiti nella busta) Glieli voglio fare vedere pure a Stinuccio. A proposito, dove sta?

VITTORIA (rincuorata visibilmente: se non altro è stata la stessa Donatella a parlare del marito) Mah… Non saprei. Forse è uscito un momento.

ROSARIA (facendo entrare Rossella) Accomodatevi, avvoca’.

ROSSELLA (allegra) Permesso. Buonasera.

DONATELLA Uè, Rosse’! Ciao. (Fa per baciarla)

ROSSELLA  (c.s.) Aspetta. Voglio salutare prima mamma. Signora, come andiamo?

VITTORIA Non c’è male. Permetti: io vado di là. Vi lascio sole. Tra amiche c’è sempre molto da dire. (Sottovoce a Rossella, con intenzione) Oggi il mare è calmo: puoi lavorare bene. Mi raccomando a te. (Esce)

DONATELLA (ansiosa) Rosse’, novità?

ROSSELLA (c.s.)Aspetta. Ne parliamo dopo.

DONATELLA Rosa’, per piacere, vai a mettere sta busta in camera da letto. (E gliela consegna. La cameriera esce. Sulle spine) Allora?

ROSSELLA (c.s.) Mamma mia! Quanta fretta! Aspetta. (Rosaria rientra) Innanzitutto vorrei un bicchiere di succo di pompelmo, se è possibile. Ho una sete…

DONATELLA No, Rosse’. Il succo di pompelmo non ce l’ho. Ti posso dare il succo di tamarindo. Va bene uguale?

ROSSELLA Mai assaggiato. Va be’, vada per il tamarindo!

DONATELLA Rosa’, per piacere…

ROSARIA Subito. (Fa per uscire)

ROSSELLA A temperatura ambiente. Grazie.

ROSARIA Va bene, avvoca’. (Esce)

DONATELLA (in tono canzonatorio) Mo posso parlare?

ROSSELLA (c.s.) Ah, ah, ah. Sì.

DONATELLA Ci sono novità?

ROSSELLA (seria e professionale) No, però… tu sei sicura al milleuno per cento che vuoi avviare la pratica di separazione? Donate’, adesso ti parlo come amica e come avvocato. Vai a spendere una cifra… Ti conviene? D’accordo, io ti farei uno sconto consistente, però… E poi… Va bene, tu adesso sei nella fase… come ti posso dire… del re – innamoramento e non riesci a ragionare, a valutare… Donate’ a questo punto io mi sento in dovere di farti fermare un attimo a riflettere. Il tuo ex ha un figlio con te; tu hai una figlia con il tuo attuale marito; i due ragazzi sono fidanzati… Se ti separi da tuo marito e ritorni con l’ex, ti vai a impegolare in una situazione dalla quale non riuscirai a uscire. Guarda, te lo sto dicendo con tutto il cuore.

DONATELLA (che ha ascoltato attentamente l’amica, ora chiede dubbiosa) Ma… Scusa, Rosse’, il mio ex che c’entra?

ROSSELLA Sì, va be’… Tu hai capito.

DONATELLA No, Rosse’, non è come credi tu. Non c’è niente tra me e Mario, e non c’è manco un altro uomo. Rosse’, in altri termini io mi voglio separare perché Stinuccio mi ha provocata.

ROSSELLA (superficiale) Ah, va be’, ti ha provocata perché lui c’ha l’amante.

DONATELLA Ed è proprio perché ci sta quest’altra donna che Stinuccio mi ha provocata. (Piccola pausa) Rosse’, io non mi volevo separare. E’ lui che si vuole dividere.

ROSSELLA (sincera) Non capisco. (Entra Rosaria con il tamarindo, che offre all’ospite) Grazie. (Fa qualche sorso, poi) Ottimo! Non lo avevo mai assaggiato. (E continua a bere)

DONATELLA Rosa’, per piacere, parla.

ROSARIA (disorientata) E… Signo’, che aggi’’a ricere?

DONATELLA Quello che hai detto a me oggi pomeriggio.

ROSARIA (molto perplessa) Ah. Pozzo parla’?

DONATELLA (rassicurante) Sì, puoi parlare, non ti preoccupare. Anzi, devi parlare.

ROSARIA E va bene. Avvoca’, io mo ve rico tutte cose, però io so’ na guagliona che comme me verite accussì me screvite. Io nun ce voglio ave’ niente a che ffa’ c’’a leggia, c’’o tribunale… Avvoca’, ‘a signora Donatella è ‘nnucente. E’ l’onorevole che è nu zezzuso puorco e se vo’ spartere. Avvoca’, l’onorevole se mantene a n’ata femmena e io sentette che cu ll’amico suoio, l’avvocato Fico, facette cunziglio ‘e volpe e rammaggio ‘e galline. Chillu puorco ‘e onorevole ricette ca isso senza chest’ata femmena nun puteva campa’ cchiù e che se vuleva spartere. Ma ce sta un altro particolare. Siccome ‘o marito r’’a signora Donatella fa ‘e gioche ‘e prestigio… (Donatella ha un risolino)

ROSSELLA (l’interrompe) Aspetta un attimo. Scusa. (All’amica) I giochi di prestigio? Che significa?

DONATELLA (ridendo) No, Rosaria vuole dire che Stinuccio gode di un certo prestigio tra la gente.

ROSSELLA (divertita) Ah.

DONATELLA Rosa’, vai avanti.

ROSARIA (proseguendo) …penzaie ‘e fa’ in modo che fosse stata ‘a mugliera a dicere: “Io me voglio spartere.” ‘A cumbinazione vulette che chella sera venette ‘o duttore: l’onorevole ‘o ‘ntuppaie e dicette che ‘a signora Donatella era l’amante r’’o duttore. Chiste so’ ‘e fatte.

DONATELLA (a Rossella) Hai capito? Mio marito ha montato tutta una storia.

ROSSELLA (esultante) Allora abbiamo vinto! Senza arrivare chissà dove, una bella lettera per diffamazione e il gioco è fatto!

DONATELLA (soddisfatta) Benissimo!

LUCIO (dall’interno, perentorio) Stinu’, ti devi calmare!

ROSSELLA (a Donatella) Tuo marito.

ROSARIA ‘O puorco.

DONATELLA (in tono di rimprovero) Rosaria.

ROSSELLA Va be’. Io adesso devo scappare. Non ho preparato ancora la cena. (All’amica) Ti faccio sapere. Quanto prima scriverò la lettera. Ciao.

DONATELLA Ciao.

ROSSELLA (esce. Dall’interno) Buonasera.

ROSARIA Signo’, so’ ‘e nove manco nu quarto. Io me ne poss’i’?

Senza parlare, come un cane bastonato, affranto, distrutto, entra Agostino. Sorretto da Lucio, si butta letteralmente sul divano.

DONATELLA (dopo una pausa, chiede impaurita e apprensiva) Lucio, ma è successo qualche cosa? (L’altro non risponde. Si avvicina a suo marito. Dolcemente) Stinu’, non ti senti bene? (Non ottiene alcuna risposta)

ROSARIA Signo’, io allora me ne poss’i’?

DONATELLA No, è meglio che te ne vai più tardi, scusa. (Nuovamente al marito con dolcezza) Ma che è stato? Se ti posso aiutare…

AGOSTINO (grida disperato) No, perdio! Ormai non mi può aiutare più nessuno. (Rendendosi conto di aver esagerato nei confronti di Donatella ignara, le dà un bacio sulla tempia, poi aggiunge pentito) Scusami, cara. Cortesemente mi lasci solo con Lucio?

DONATELLA (c.s.) Sì. Andiamo, Rosa’.

ROSARIA (timorosa e a bassa voce) Mamma mia! Signo’, ih comme sta arraggiato l’onorevole! (Esce con Donatella)

AGOSTINO (schiaffeggiandosi) Per la miseria! E’ pazzesco! E’ pazzesco! (Si alza)

LUCIO (con forza) E basta! Ti fai male!

Silenzio.

AGOSTINO  (con un filo di voce) Ma… Ma qual è stata la dinamica?

LUCIO (molto infastidito) Uh, Stinu’!!! Allora ho ragione quando dico che sei cocciuto! Te l’ho ripetuto mille volte: quando siamo scesi, il tuo segretario stava trattenendo Anita. Anzi, sembrava che tutto  si era risolto perché Anita e Alberto stavano chiacchierando e scherzavano.

AGOSTINO  (c.s.) Sì, va bene… E poi…?

LUCIO (c.s.) E poi e poi… Poi tu le hai chiesto scusa per il fatto che per tre giorni non l’hai cercata, vi siete messi in macchina e siete andati allo chalet. Almeno così mi hai detto.

AGOSTINO (come se stesse rivivendo un angosciante sogno) Già… Già… Poi ci siamo rimessi in macchina… Dovevamo andare a casa sua… Suo marito non c’era… E… E all’improvviso lei è svenuta… Io ti ho chiamato di precipitarti sul posto… Siamo corsi in ospedale… Ma… Ma non c’è stato nulla da fare…

LUCIO  Abbiamo fatto tutto quello che potevamo.

AGOSTINO (prende l’amico per il bavero e lo scuote violentemente, gli occhi sbarrati) Perdio! Anita l’ho uccisa io! Capisci? Perdio! Non mi sono accorto che aveva preso quelle maledette pillole con la Coca cola ghiacciata. (Esausto, si lascia ricadere sul divano)

LUCIO (suadente) Stinu’, tu sei troppo giù. Dico alla cameriera di prepararti una camomilla?

AGOSTINO (abbattuto) No, grazie, non voglio niente. Vorrei sprofondare. (Alludendo ad Anita) L’ho perduta per sempre e la colpa è stata mia, soltanto mia.

LUCIO  (c.s.) No, la colpa non è stata di nessuno. E’ stato il destino. Stinu’, il medico dell’ospedale ha chiesto l’autopsia, che, sono convinto, confermerà la sua diagnosi.

AGOSTINO (c.s.) Per forza! Gliel’ho detto io che Anita si è sentita male poco dopo aver ingerito i barbiturici. Non c’è bisogno dell’autopsia.

LUCIO E invece sì. Stinu’, chi veramente si vuole suicidare, non lo spiffera ai quattro venti: lo fa e basta.

AGOSTINO (c.s.) Già… Già… (Sospira) Eh… Caro Lucio, però purtroppo questo non è stato il caso di Anita. Lei si è voluta suicidare. L’ho vista io, perdio! Ha preso… e io non ho fatto niente per impedirglielo.

LUCIO E hai fatto bene. Quelle erano delle banali vitamine. (E sorride enigmaticamente. Agostino lo guarda basito. Pausa) Tu ti sei avviato alla macchina e io ho detto che prendevo un caffè e ti raggiungevo. Ti ricordi?

AGOSTINO (c.s.) Sì… Non mi reggevo in piedi. Beh?

LUCIO Non so perché, ma ho rovistato nella borsetta di Anita. Ho trovato soltanto un flacone di compresse di vitamine. Sono ritornato dal medico e gliel’ho fatto vedere. Lui ha detto che presumibilmente Anita soffriva di stomaco e che con molte probabilità era morta per un blocco gastrico.

AGOSTINO (c.s.) La Coca cola ghiacciata?

LUCIO Proprio così.

AGOSTINO (dopo un’intima meditazione) E adesso?

LUCIO E adesso… niente. Stinu’, Anita non si è suicidata per colpa tua. Stai tranquillo e sereno.

AGOSTINO (ancora più abbattuto) Ma io l’ho perduta… E’ terribile!

LUCIO Lo so. Te ne devi una ragione. Io me ne vado. (Dandogli una pacca sulla spalla) Senti a me: tu adesso mangi qualche cosa, vai a dormire e domani andrà meglio. Ciao.

AGOSTINO (triste) Ciao. (Lucio esce. Tra sé, quasi piangendo) Perdio| E’ morta! E’ morta!

VITTORIA  (entrando e continuando un discorso con sua figlia) Donate’, allora non devi uscire più?

DONATELLA (che indossa un abito elegante, spazientita) Mamma, il tedesco mi ha scocciata! E’ la terza volta che rimanda l’appuntamento. Se ci ha ripensato e non è più intenzionato a comprare i nostri prodotti, me lo dicesse chiaro e tondo!

VITTORIA Hai ragione. Hai avvertito Paolo?

DONATELLA (ridacchiando con nervosismo) Oggi sono riuscita ad avvertirlo. Una volta tanto aveva il cellulare con lui.

ROSARIA (dall’interno) Signora Vitto’, venite a telefono. E’ il signore Riccardo.

VITTORIA Sì, vengo. (Esce)

AGOSTINO (dopo una lunga pausa, c.s.) Anita è morta.

DONATELLA (sussulta, quindi sincera) Mi dispiace. E… Come è morta?

AGOSTINO (c.s.) Un blocco allo stomaco. Chissà… Forse una vecchia sofferenza che si è riacutizzata all’improvviso.(Pausa. Ammirato e passionale) Stasera sei bellissima!

DONATELLA (lusingata, ma riottosa) Stinu’, che vorresti fare? Chiodo scaccia chiodo?

AGOSTINO (serissimo) No. Dovevi uscire?

DONATELLA Sì, ma quel cretino del tedesco ha disdetto ancora. (Notando che Agostino si è incupito, affettuosa) Stinu’, che c’è? Certo, una morte improvvisa… Che ci vuoi fare? Come si dice? La vita continua.

AGOSTINO Lo so, ma… stavo pensando…

DONATELLA (c.s.) Che cosa?

AGOSTINO Che… Vorrei chiederti una cosa, però… Le tue perplessità ora sono legittime…  (Scuote ripetutamente la testa, preso da un pensiero che lo diverte e lo rabbuia allo stesso tempo) Guarda, Donate’, è incredibile! Certe volte la vita è talmente strana, talmente imprevedibile da farti andare avanti con i paraocchi, senza farti vedere quello che hai lì, a portata di mano… E si soffre. E io ho sofferto, sebbene credendomi felice… Eppure… Sarebbe bastato un attimo per fare marcia indietro. Invece… Donate’, io per Anita mi sono distrutto, mi devi credere. Ho cercato la gioia con mille sotterfugi, e non ho voluto accorgermi che la felicità ce l’avevo… in casa… Comunque, vogliamo andare a cena fuori?

DONATELLA ( che ha ascoltato con estrema attenzione, sorpresa e felice) Io e te?

AGOSTINO Sì.

DONATELLA (c.s.) Come… prima?

AGOSTINO Come prima.

DONATELLA E perché no? (Chiama) Rosaria.

ROSARIA (entra) Signo’?

DONATELLA Noi usciamo. Tu te ne puoi andare.

ROSARIA Va bene. Onore’, avite sentuto? ‘A signora Speranzini, salute a vuie, è morta. Eh. L’ha ritto ‘o telegiornale r’’a Campania r’’e ll’otte. Puvurella! E’ morta all’ospedale. Aveva bevuto na Coca cola gelata. Signo’, io me so’ misa appaura e aggia levato tutte ‘e butteglie r’’o frigorifero.

DONATELLA Sì, così con l’acqua calda facciamo il brodo. Rosa’, non essere esagerata! Metti le bottiglie nel frigorifero e poi te ne vai.

ROSARIA Va bene. Buona serata. (Esce)

AGOSTINO  (cingendo le spalle di Donatella) Allora? Andiamo?

DONATELLA Andiamo. (Appoggia la testa sulla spalla di lui. I due escono)

Pausa. Entra Rosaria. Ha il pc sotto il braccio. Si siede al tavolo, apre il computer e scrive:

ROSARIA “Tengo na notizia mondiale ‘a ve rà. ‘A mantenuta ‘e ll’onorevole è morta. Requie e pace all’anema soia. Mo ll’onorevole e ‘a mugliera so’ asciute ‘nzieme. Secondo me hanno fatto pace. Chi ‘o ssape……”

                                                   FINE