Un gentiluomo

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UN GENTILUOMO

UN GENTILUOMO

Un salotto elegante. La marchesa è seduta in poltrona. Il conte le è vicino.

MARCHESA                       Sono molto preoccupata, conte!

CONTE                     Di che cosa, marchesa, se è lecito?

MARCHESA                       Conte occorre dirlo? Siamo soli in casa. Mio marito è in viaggio, la

servitù è uscita…

CONTE                     Ebbene?

MARCHESA                       E voi siete un uomo.

CONTE                     E con questo?

MARCHESA                       Dio mio, conte, sembrate nato ieri. Soli in casa, io, una donna giovine e

bella. Voi un uomo.

CONTE                     Si, ma dimenticate, marchesa, che sono anche un gentiluomo.

MARCHESA                       Non dico di no. Ma voi sapete come si dice, conte, l’occasione fa

l’uomo ladro.

CONTE                     Marchesa, voi mi fate torto. Niente m’indurrebbe a venire meno ai miei

doveri di gentiluomo, mancando al riguardo che vi è dovuto.

MARCHESA                       Bubbole, caro conte. Non mi fido.

CONTE                     Vi assicuro marchesa. Ve lo prometto.

MARCHESA                       Promesse da marinaio.

CONTE                     Vi do la mia parola d’onore.

MARCHESA                       Scusatemi conte. Conosco il valore che date alla vostra parola d’onore.

Ma permettetemi ugualmente di non essere tranquilla. Siamo fragili

creature.

CONTE                     Ma no, marchesa, vi giuro…

MARCHESA                       Dite quel che volete, ma non potete impedirmi, conte, d’essere piena

d’apprensione.

CONTE                     Marchesa, ve lo ripeto. Non saprei mai perdonarmi uno strappo ai

doveri che incombono in un gentiluomo. Volete credermi o no?

MARCHESA                       Ehi, ehi, ehi! Non vorrete per caso sfidarmi a duello!?!

CONTE                     No. Ma intendo essere creduto.

MARCHESA                       Ebbene, fate quel che volete ma io non vi credo. L’uomo è cacciatore.

CONTE                     E allora non mi resta che una cosa per tranquillizzarvi. Con permesso.

Vi lascio per un attimo. ( il conte esce)

MARCHESA                       ( sola) Che si sia offeso? Non credo…E’ troppo gentiluomo. Però è

bene che io lo abbia posto sull’avviso. L’uomo è cacciatore.

Il conte rientra con uno scatolino d’onice in mano.

CONTE                     Merchesa, vi porgo questo scatolino. Vi troverete di che tranquillizarvi.

E spero che non avrete più timori sul fatto che io non sia con voi un gentiluomo. ( le ultime parole saranno leggermente in falsetto ).

MARCHESA                       Come? Vi saretse per caso…

CONTE                     Si… ma non per caso, marchesa. Guardate…(tira fuori dalle tasche un

paio di forbici ).

MARCHESA                       Ma perché?!?!?…ma perché lo avete fatto…

CONTE                     Ve l’ho già detto: per tranquillizzarvi, marchesa.

MARCHESA                       Me questo è eccessivo. Non era necessario arrivare a tanto.

CONTE                     Marchesa, io non sono per le mezze misure.

MARCHESA                       Me ne aggorgo, conte. Ma debbo dirvi anche che siete un’imbecille.

Scusatemi, ho un po’ di corrispondenza da sbrigare. Ecco il vostro scatolino, conte. E buongiorno.

CONTE                     I miei rispetti, marchesa! (esce con lo scatolino tra le dita).

MARCHESA                       ( sola) Gentiluomo!