Un gesto per l’altro

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UN GESTO PER L'ALTRO

 


diJean Tardieu

Titolo originale   Un geste pour un autre

Traduzione di Gian Renzo Morteo

Da Teatro Giulio Einaudi Editore Torino - 1974

Persone

Il signor e la signora Garbuglio

L'Ammiraglio Sepolcro

La signora di San-Quaggiù

La Baronessa Lampreda

La signorina Caricamento

Il signor Siroppo

Cesare, domestico

L'azione si svolge al tempo dei romanzi di Giulio Verne. L'Am­miraglio somiglia al Capitano Grant:

divisa da ufficiale di ma­rina del 1860, scopettoni, redingote, binoccolo a tracolla, ecc.


ammiraglio (a capo scoperto, venendo davanti al sipario chiu­so) Allorché approdammo nell'arcipelago Innominato (deno­minato così perché nessun navigatore era ancora riuscito a sco­prirlo), ci siamo trovati, non senza stupore, di fronte ad una ci­viltà molto progredita: città completamente nuove, per via di frequenti bombardamenti; cittadini liberi, grazie ad una poli­zia onnipresente; abitudini pacifiche, difese da un esercito ar­mato fino ai denti; governo saldamente stabilito sull'instabilità delle opinioni; insomma, tutte le conquiste del progresso! Però, a prescindere da questa somiglianza fondamentale con la vita della nostra società, tutto ci sconcertava profondamente nei co­stumi di quel paese. Si sarebbe detto che uno spirito maligno si fosse divertito a fare un'assurda insalata dei nostri costumi, sì da portare quei cittadini ad assumere un atteggiamento per l'altro, un gesto per l'altro... A tutta prima noi fummo viva­mente sorpresi da questi usi; poi, a poco a poco, aiutati gen­tilmente dai nostri ospiti, ci siamo abituati a tal punto che, per parte mia, presi servizio nella marina del paese, divenni Ammi­raglio e vi rimasi più di vent'anni. Ritornato ora al mio paese natale, non capisco più molto bene perché la gente dalle nostre parti si stringa la mano quando si incontra, si tolga il cappello varcando le porte, si diverta a produrre fumo o a stropicciarsi, gli uni contro gli altri, a suon di musica... Abbiamo ricostruito i per voi un ricevimento in uno dei più eleganti salotti dell'arci-pelago Innominato... Qualche giorno innanzi noi avevamo ri-cevuto un invito così formulato: «La Signora di San-Quaggiù La prega di partecipare al trattenimento che essa offrirà nei suoi saloni, il 15 maggio alle diciotto... Si tossirà». (Saluta e scom­pare).

Il sipario si apre su un salone lussuoso, il cui arredamento non presenta nulla di strano, eccettuato il fatto che vi sono molti ta­voli e nessuna sedia, e che a destra, vicino alla porta d'ingresso, si alza uno scaffale pieno di cappelli d'ogni genere. Davanti allo scaffale, Cesare, il domestico, in livrea e guanti bianchi, è in pie­di e aspetta.

signora di san-quaggiù (entrando da destra. Cammina a piedi nudi)    Cesare! Tutto è pronto?

cesare         Sì, signora... Io credo, signora, che gli invitati della si­gnora stiano arrivando.

(La signora di San-Quaggiù va a seder­si su un tavolo. La porta si apre. Entra l'Ammiraglio Sepolcro, vegliardo pieno di nobiltà. Cesare prende sullo scaffale un bicorno piumato e glielo porge. L'Ammiraglio si toglie gli scar­pini e li consegna a Cesare, che li depone sullo scaffale. Cesare, annunciando)

 L'Ammiraglio Sepolcro!

ammiraglio   (avanza col bicorno in mano verso la signora di San-Quaggiù e le bacia rispettosamente il piede destro) Signora, sono incantato.

signora di san-quaggiù Lei è il primo, Ammiraglio. Si copra, la prego.

ammiraglio   (mettendosi con gravita il bicorno in testa) Si­gnora, giacché ho l'onore di essere solo con lei, mi permetta di togliermi le calze, e di offrirgliele. (Si toglie con difficoltà le cal­ze e le offre alla signora di San-Quaggiù).

signora di san-quaggiù (prendendo le calze con un sorriso di gio­ia e deponendole su un tavolo) Nulla avrebbe potuto render­mi più felice, Ammiraglio! Il prezioso ricordo occuperà un posto d'onore nella mia collezione.

Arrivano il signore e la signora Garbuglio. Tolgono le scarpe e le dànno a Cesare, che le depone sullo scaffale. Cesare dà una co-rona di finto lauro al signor Garbuglio e un velo alla signora Garbuglio.

cesare         (annunciando)    Il signor e la signora Garbuglio!

signora di san-quaggiù (saltando elegantemente giù dal tavolo e andando incontro agli ospiti) Come siete stati gentili a veni­re! Copritevi, vi prego! (Il signore e la signora Garbuglio si co­prono. La signora Garbuglio va a sedersi su un tavolo. La signo­ra di San-Quaggiù facendo le presentazioni) Il signor Garbuglio, nostro poeta nazionale... L'Ammiraglio Sepolcro.

ammiraglio e signor garbuglio (andando l'uno verso l'altro e stringendosi scambievolmente la punta del naso) Felicissimo, signore!... Onoratissimo, Ammiraglio!

signora di san-quaggiù (conducendo l'Ammiraglio verso la si­gnora Garbuglio) L'Ammiraglio Sepolcro, la signora Garbu­glio.

ammiraglio   (sul tono di un complimento, dopo aver baciato ri­spettosamente il piede destro della signora Garbuglio) Ho udito parlare molto di lei, signora, durante la mia ultima cam­pagna. Si dice che suo marito non abbia alcun talento e che lo debba a lei. È il privilegio di una bella donna, quello di regna­re a tal punto sul cuore dello sposo sì da privarlo d'ogni valore personale.

signora garbuglio (ingenuamente e chinando il capo) Troppo gentile, Ammiraglio!

signora di san-quaggiù L'Ammiraglio pecca soprattutto di mo­destia. Finge di dimenticare ch'egli stesso, se è riuscito a perde­re la famosa battaglia del Golfo di San Pedro... fu in grazia del fascino incomparabile della sua sposa.

ammiraglio   (lanciando un sospiro)    Verissimo! Tempi beati!

La porta si apre di nuovo. Arrivano, l'uno dopo l'altro, la Ba­ronessa Lampreda, la signorina Caricamento e il giovane Si-roppo. Medesima cerimonia che per i precedenti. Gli invitati si levano le scarpe, Cesare le prende, le allinea sullo scaffale, dà cappelli ai signori e veli alle signore. Durante questo tempo, il signor Garbuglio tira fuori di tasca una penna di pollo e solleti­ca solennemente le narici di sua moglie e dell'Ammiraglio, fin­ché questi ultimi starnutiscono e dicono «Mille grazie».

cesare         (annunciando) La Baronessa Lampreda!... La Signorina Caricamento!... Il Signor Siroppo junior!...

signora di san-quaggiù (dicendo a ciascuno una parola gentile e facendo marameo) Cara amica... Cari vicini... Bambina mia!... Cari amici, vogliate coprirvi!

(Le signore vanno a sedersi sui ta­voli. I signori baciano loro il piede destro, poi si salutano strin­gendosi scambievolmente la punta del naso. Quindi gli uomini si dispongono, in piedi, gli uni accanto agli altri. Cesare distri­buisce loro delle canne: essi vi si appoggiano, ora con la mano destra, ora con la mano sinistra. La signora di San-Quaggiù si siede su un tavolo, al centro).

Miei cari amici, vi avevo promes­so che avremmo tossito: è per mantenere la promessa che pre­go il signor Garbuglio di leggerci una delle sue più brutte poe­sie... Mio caro Garbuglio, affili l'arma (con spirito) o meglio, ci passi per le armi!

Tutti ridono con distinzione.

signor garbuglio (avanzando di qualche passo ed estraendo un foglio di tasca) Eccovi un'ode intitolata Ode di Mare. L'ispira­zione è marittima, come d'altronde è detto dal titolo. L'ho scrit­ta un giorno in cui ero particolarmente giù di forma: perciò l'ho dedicata a mia moglie.

Mormorio d'approvazione. La signora Garbuglio pare lusinga­ta. La signorina Caricamento fa udire un timido colpo di tosse.

signora di san-quaggiù La nostra amica, signorina Caricamen­to, è impaziente di tossire! Bravissima! Però, cara mia, pazienti ancora un momento: tra poco il nostro poeta nazionale gliene darà l'occasione!

signor garbuglio (leggendo con enfasi)

ode de mer

Tous mes aieux ont couru sur la mer

Aussi loin que je remonte dans ma famille

Je retrouve la mer toujours la mème mer

La mer salée la mer partout la mer à tous

C'est pourquoi la mer est ma mère

La mer est ma grand-mère

La mer est ma grande soeur

La mer est la soeur de mon oncle

et le frère de ma mère et la mère de mon frère

et la grande soeur de mon grand-pére

Tous mes aieux ont couru sur la mer.

signora di san-quaggiù Gran Dio, quanto è brutta questa poe­sia! (Tossisce). Incredibilmente brutta! (c. s.) E mal fatta, per di più, mal architettata, non vi pare? (Tossisce sempre più forte)

invitati       (caricando la dose e tossendo a gara) Orribile! Priva di senso, stupida! Raramente ho ascoltato una poesia tanto bana­le! Oh! Strazio, stupenda delusione!

La signorina Caricamento ha un accesso di tosse così violento che tutti smettono di tossire e restano ad ascoltarla pieni di am­mirazione; poi la tosse diventa di nuovo generale. Il signor Si-roppo, frattanto, dà segni di evidente disagio; non dominandosi più, egli si avvicina cautamente a Cesare.

signor siroppo (a bassa voce, come se avesse vergogna di ciò che domanda) Per favore, amico, mi dica dove si trova la... sala da pranzo...

cesare         (sullo stesso tono, indicando la porta di sinistra, e con una impercettibile sfumatura di disgusto mescolata a commiserazio­ne)   In fondo al corridoio, a sinistra, signore!

signor siroppo (con angoscia)    C'è tutto l'occorrente?

cesare         (sempre a bassa voce, quasi con disprezzo) Certamente, signore!

signor siroppo Grazie, amico! (Esce rapidamente, cercando però di non farsi notare).

Cesare prende sullo scaffale un recipiente chirurgico smaltato e fa il giro degli invitati.

cesare         (chinandosi cerimoniosamente) Sputi, per favore, spu­ti, per favore, grazie! Sputi, per favore, sputi, per favore, grazie, grazie tante!

Gli invitati sputano con delicatezza nel recipiente.

signora garbuglio (inchinandosi verso la sua vicina, la Baronessa Lampreda) È uno dei ricevimenti meglio riusciti tra quelli cui mi è stato dato di assistere. Che stile, che eleganza in ogni cosa!

baronessa    Sì, è uno dei salotti in cui si tossisce e si sputa me­glio. (Rivolgendosi alla signora di San-Quaggiù) Cara amica, è intervenuta all'ultimo concerto della Società Filarmonica?

signora di san-quaggiù Certamente! È stata una serata indi­menticabile, un grandissimo successo! Nessuno è riuscito ad ascoltare una sola nota, tale era l'entusiasmo del pubblico!

ammiraglio   Non si era più vista una cosa simile dopo quel fa­moso concerto per pianoforte, in cui il pianista fu costretto a smettere di suonare. Ricordate? Allorché, soffocato dalla gra­titudine e sopraffatto dalla commozione, quell'irraggiungibile virtuoso fuggì dietro le quinte, l'entusiasmo della folla assunse proporzioni di delirio collettivo: in un batter d'occhio, il pub­blico ha dato la scalata al palcoscenico e ha letteralmente pol­verizzato il pianoforte; è stata una vera gara per riuscire a pren­dere come souvenir un tasto, una corda, un pedale. Ho un ami­co che ebbe l'onore di metter le mani su tre tasti bianchi e due neri!

signora garbuglio (con candore) Grande prova d'amore per la musica!

Il signor Siroppo ritorna asciugandosi la bocca col fazzoletto, e scivola discretamente accanto alla signorina Caricamento.

signorina caricamento (a bassa voce al signor Siroppo)    Non si sente bene, giovanotto?

 signor siroppo (a bassa voce)    Oh! Stavo soltanto crepando di fame!

La signorina Caricamento tossisce con aria imbarazzata.

signora di san-quaggiù (facendo un cenno a Cesare) Cesare, per favore, faccia circolare il vassoio!

Cesare fa girare un vassoio pieno di piccoli fischietti muniti di palloncini sgonfi, fatti con budella d'animali.

cesare         (a mezza voce, inchinandosi rispettosamente) Una pal­la di pelle di pollo, Baronessa? Una palla di pelle di pollo, Am­miraglio? Una palla di pelle di pollo, signore? Una palla di pelle di pollo, signorina?

A seconda dei casi, gli uni rispondono «sì, grazie, volentieri», o «no, grazie, io non soffio». Coloro che hanno accettato si mettono immediatamente a soffiare nel fischietto, in modo da gon­fiare il palloncino, con la medesima naturalezza con cui noi accendiamo una sigaretta.                                                        

baronessa    Lei vuol proprio viziarci, cara amica!

ammiraglio   È da molto tempo che non soffio con tanto piacere!

signora garbuglio Queste palle di pelle di pollo sono delizio­se! Dove le trova?

signora di san-quaggiù Le faccio venire dalla montagna, da un modesto artigiano che lavora soltanto per noi!

signor garbuglio (soffiando in un palloncino che si gonfia alla perfezione) Guardate quanto è bella! Si direbbe una palla di pelle di pollo per nozze o per battesimo!

signora garbuglio (sempre ingenua) Sono proprio una gran bella prova di amicizia, queste palle di pelle di pollo!

signora di san-quaggiù Troppo buona, cara amica! Ahimè! Io, dopo la morte del mio povero marito, ho completamente ri­nunciato a soffiare!

baronessa Povera amica mia! Che terribile vuoto nella sua vita! La compiango di cuore! Per conto mio, invece, non saprei proprio farne a meno. Soffio persino in viaggio!

signor garbuglio (alla signora di San-Quaggiù) Mi permetta almeno di vellicarla!

signora di san-quaggiù    Volentieri, caro poeta!

signor garbuglio (tira fuori di tasca la stessa penna usata al prin­cipio, si avvicina alla signora di San-Quaggiù e le solletica le na­rici finché essa starnutisce) Ecco! Però non vale una buona palla di pelle di pollo!

signora di san-quaggiù La sua penna è deliziosa! È la penna con cui scrive?

signor garbuglio    No, questa è una penna da cerimonia!

signora di san-quaggiù (dopo aver starnutito) Grazie!... E adesso, se facessimo un po' di ginnastica!

baronessa    (smettendo di soffiare) Splendida idea! Starei per dire che aspettavo con impazienza questa proposta!

signora garbuglio    Bella prova di salute, la ginnastica!

signora di san-quaggiù Cari amici, vogliate togliere i vostri copricapi, per piacere. Cominceremo subito!

(I signori tolgono i loro cappelli, le signore i loro veli. Cesare raccoglie cappelli e veli e li allinea sullo scafale).

Mi auguro che il nostro caro Am­miraglio accetterà di dirigere i movimenti della nostra piccola squadriglia!...

ammiraglio   Col più grande piacere, cara amica! Cesare, mi dia il gong! (Cesare prende sullo scaffale un gong e un martelletto e li consegna all'Ammiraglio). Signore e signori, siamo pronti? Bene! Allora cominciamo. Uno, due, uno, due; flettere le ginoc-chia... in piedi! Il braccio destro teso, il braccio sinistro, il braccio destro, abbassare la testa, bene! Su! Giù! Su! Giù! Su! (Sottolinea i comandi con altrettanti colpi di gong).

Si ode tra le quinte una musichetta simile a quella che di solito accompagna gli esercizi ginnastici alla radio.

signor siroppo (mentre esegue gli esercizi assieme con gli al­tri)    Che ne pensate... della situazione politica?

Gli invitati rispondono con voce rotta, senza interrompere gli esercizi.

baronessa    (sfiatata) Io penso... che il governo... cadrà... que­sta sera... e che sarà sostituito con un altro... domani!

signora garbuglio È... una gran prova... per un governo... ca­dere!

baronessa    Avete letto... l'ultimo libro... di Motus?

signor garbuglio Io penso che è un libro che capita... a pro­posito...

signora di san-quaggiù    Che cosa intende dire?

signor garbuglio Capita a proposito... per far dimenticare... i precedenti!

signora garbuglio È una gran prova... d'amore per la lettera­tura... dimenticare ciò che si è letto!

ammiraglio   (molto sfiatato anche lui) Mi pare che la Barones­sa cominci ad ansimare. Autorizzatemi a por termine a questa stupenda seduta che, ahimè, non è più adatta alla mia età!

signora garbuglio    Io avrei continuato per ore e ore!

signora di san-quaggiù Sarei desolata di averla stancata, Am­miraglio! Ma come concepire un ricevimento senza ginnastica? (Fa cenno a Cesare il quale porta a ciascun invitato il suo copri­capo).

invitati       È stata una cosa davvero deliziosa, di gusto squisito! Ci si sarebbe creduti a corte! È il più bel gioco di società che sia mai stato inventato.

signor garbuglio (a sua moglie) Mia cara amica, si è fatto tardi! Penso che sarebbe ora di mettere alla porta la nostra ospi­te!

invitati       Sì; si; è ora! Non dobbiamo abusare! Questo ricevi­mento è cosi ben riuscito! Alla porta! Alla porta! Alla porta!

signora di san-quaggiù (vezzosa) Come volete! Però, prima che me ne vada, sarete cosi gentili, nevvero, da offrire qual­cosa?

invitati       (a gara) Ma certamente, cara amica! E come no? Sono io che la prego di accettare!

signora di san-quaggiù (facendo un cenno a Cesare) Cesare, prenda i ricordi, per piacere!

cesare         (portando un vassoio vuoto e inchinandosi davanti ad ogni invitato) Per la povera madre della signora, per la po­vera madre della signora, per la povera madre della signora!

Gli invitati depongono sul vassoio, chi un orologio d'oro, chi un anello, chi una collana, una penna stilografica, un fazzolet­to ricamato, un biglietto di banca...

baronessa    (deponendo gli orecchini) Le siamo veramente gra­ti, cara amica, per tutte le sue squisite attenzioni!

ammiraglio   Non voglio lasciarla andar via, cara amica, senza averle detto quanto io abbia gradito la sua accoglienza! Penso d'altronde d'essere l'interprete di tutti i suoi ospiti, per i quali sarà un vero piacere dormire questa sera a casa sua, mentre lei sarà fuori. Tutti noi le auguriamo una pioggerellina rinfre­scante che le permetta di trascorrere una piacevole notte davanti alla porta di casa!

signora di san-quaggiù (commossa) Troppo galante, Ammira­glio! Grazie e a ben presto! (Esce).

cesare         (prendendo sullo scaffale guanciali e coperte, e distribuen­doli ) Guanciali! Coperte!... Guanciali! Coperte!... Guanciali! Coperte!...

Gli invitati si coricano in terra sbadigliando rumorosamente.