Un gioco di pazienza

Stampa questo copione

Manlio Santanelli - Un gioco di pazienza

I testi on-line
Un gioco di pazienza

MANLIO SANTANELLI
a cura di Barbara Barone



La Vita

Manlio Santanelli

Le opere

Il teatro
Articoli Vari
Testi on-line

Apparati di consultazione

Bibliografia dell'autore
Bibliografia critica
Enciclopedie e dizionari

Terza Pagina

PERSONAGGI IN ORDINE DI ENTRATA:

AUGUSTO sopra la settantina. Asciutto, ancora in possesso di un certo vigore fisico. Incline alla cupezza, a tratti si accende di improvvisi furori istrionici

KETTY sotto la settantina. Di aspetto gradevole, tendente ad una rotondità che gli abiti non riescono a nascondere del tutto. Bamboleggia spesso, ma ciò non le impedisce di essere, all'occorrenza, dura e impietosa

ARIETE KID sulla quarantina. Tipico operaio edile, massiccio e alquanto sgraziato. A volte precipita in una volgarità che è quasi una forma di eleganza

PRIMO TEMPO

La sala da pranzo della “Pensione Ketty”. L’ambiente, vagamente liberty, è spazioso e confortevole.
Sulla parete di sinistra. una finestra che dà sulla strada. Davanti, un tavolino, due poltrone, un televisore (di spalle al pubblico) e un portariviste costituiscono l’angolo salotto.
Sulla parete di fondo, al centro, una porta (la comune) attraverso la quale si intravede una saletta di ingresso. A destra e a sinistra della porta alcune scaffalature con libri e oggetti vari.
Sulla parete di destra, nel punto che fa angolo con quella di fondo, la porta che dà nella cucina. Sulla stessa parete, in prima quinta, la porta che conduce alle varie stanze della pensione. Tra le due porte un credenzone che ha cassetti nella parte inferiore e vetrine in quella superiore. Nei cassetti e nelle vetrine è contenuto quanto occorre per apparecchiare la tavola.
Al centro dell’ambiente, una tavola con numerose sedie attorno suggerisce l’idea che la pensione, in altri tempi, abbia ospitato più di un pensionante.
Sul soffitto, più o meno in corrispondenza della tavola, un lucernario garantisce un’altra fonte di luce naturale.
Quando comincia l’azione la scena è immersa nella penombra del tramonto, che tuttavia ne lascia intravedere gli elementi essenziali.
Entra la signora Ketty, si guarda attorno con circospezione, poi punta verso il credenzone. Una volta lì, getta ancora uno sguardo all’ambiente, poi, certa ormai di essere sola, estrae dalla scollatura una chiave e apre il cassetto centrale. Sempre sul chi va là, ne controlla il contenuto, ha un breve sobbalzo come chi non trova quanto cerca, infine, rassicurata, si gode uno spettacolo dal quale siamo tutti esclusi. Soddisfatta, a questo punto chiude a chiave il cassetto e se ne torna dentro.
Non passa un istante, che entra il signor Augusto e va anche lui al credenzone cercando invano di aprirne il cassetto centrale. I suoi sforzi sono seguiti con particolare attenzione dal faccione di Ariete Kid, appena comparso dietro i vetri della finestra. Più di una volta Augusto, sentendosi osservato, si gira attorno, ma sempre Ariete Kid sparisce un istante prima di essere visto. Deluso, Augusto rinunzia alla sua ricerca e se ne torna dentro anche lui.
Ariete Kid resta ancora un attimo ad osservare l’interno della casa, poi si dilegua. La scena va al buio totale.

Quando, qualche istante dopo, riprende l’azione è sera. Augusto è seduto davanti al tavolino e regge in una mano una tazzina di caffè. Accanto a lui, in piedi, Ketty ha in mano una bottiglia di whisky...

AUGUSTO E’ mai stata a Basilea?
KETTY (posando sul tavolino la bottiglia) Mai.
AUGUSTO Allora chiudiamo qui.
KETTY (accorata) Perché?
AUGUSTO Perché, cara la mia signora Ketty, non può capire quello che intendo dire.
KETTY Provi lo stesso. (siede nell’altra poltrona e riprende il suo lavoro all’uncinetto) Qualcosa accadrà.
AUGUSTO Un miracolo? Ma bene, benone: adesso ci mettiamo a puntare sui miracoli!... (si alza) Io me ne vado a dormire. Buona notte. (fa per andare)
KETTY (provando a fermarlo) Ma no, aspetti... Non sono una bigotta. Credo, è vero, ma con regolarità. E, comunque, che male c’è nel confidare nei miracoli, sentiamo.
AUGUSTO Tutto!... I miracoli sono la droga della ragione. Che dal suo canto è l’unica luce in grado di rischiarare la nostra vita. La fiaccola che deve precederci nel cammino dalla culla al sepolcro. (si ascolta con palese compiacimento) “Come è spedito il suo passo, signora Ketty! Complimenti!... Come fa?” “Semplice: uso la pila della ragione”. (pausa) Mi dia retta, non c’è altra scelta. Specie alla sua età...
KETTY (calma, tornando a sedere) Che poi è anche la sua, signor Augusto.
AUGUSTO Anche la mia, anche la mia. (si risiede anche lui, beve l’ultimo sorso di caffè, poi) Grazie agli Emirati Uniti, ancora una volta abbiamo soddisfatto il nostro vizietto serale.
KETTY (fraintendendo) Si sbaglia: è dal Brasile che viene quella miscela.
AUGUSTO So quel che dico. Sono gli Emirati i nostri maggiori fornitori di petrolio.
KETTY (alza gli occhi al cielo) E il tipo più caro. Io tratto bene i miei ospiti... E poi, cosa vuole da me? Le avevo proposto una tisana... Un infuso è più indicato la sera... alla sua età...
AUGUSTO (pronto) Che poi è anche la sua.
KETTY Anche la mia, anche la mia. Il caffè, infatti, io non l’ho preso.
AUGUSTO Gli avvelenatori si guardano bene dall’assaggiare i propri intrugli...
KETTY (perdendo la pazienza) La sua ironia non mi sfiora neppure, caro il mio ambasciatore. E’ brezza. Che soffia a mille miglia dalla mia persona.
AUGUSTO Sarà. (perfido) Ma intanto quell’altro suo cliente, il capitano, se l’è filata. Con il pretesto di un breve soggiorno al paese d’origine...
KETTY Non è vero!
AUGUSTO Tre anni sono un breve soggiorno?
KETTY Lei mente. E questo è indegno per un uomo del suo rango.
AUGUSTO Ah, non è così?... (caricando di teatralità parole e gesti) Capitano!... Venga qui a smentirmi. (lo chiama, lo cerca anche nei posti più assurdi) Capitano Volpi, esca fuori!... La signora Ketty ha pronto per lei uno dei suoi inimitabili caffè!...
KETTY (sinceramente addolorata) Che ho fatto di male, Signore Iddio, per meritarmi un simile pensionante!
AUGUSTO (va a frugare tra i libri) Su, non abbia paura!...Un valoroso del suo stampo...
KETTY Lei doveva fare l’attore, non il diplomatico.
AUGUSTO (mostrandole un porta bombons vuoto) Neanche qui.
KETTY L’attore? Il pagliaccio!
AUGUSTO Come vede ho ragione io: si è dato alla fuga..
KETTY Ma mi ha scritto. (fiera) Una lettera piena di “elle”
AUGUSTO Di elle? Ha imparato il cinese?!
KETTY Elle, plurale di ella. “Mia cara signora, ella comprenderà... le mie esigenze...” “Ella sarà tanto gentile da restituirmi gli effetti personali da me lasciati...
AUGUSTO Nella mia precipitosa ritirata”! (ridacchia)
KETTY Eh, lui sì che era un gentiluomo. Mi adorava!
AUGUSTO Davvero? Interessante.
KETTY Nutriva per me un sentimento di pura venerazione:
AUGUSTO Santa Ketty, capisco. Strano, però, che in due mesi di frequentazione...pronuba questa sontuosa dimora... non me ne sia mai accorto.
KETTY Silenziosamente, mi adorava. (sospira)
AUGUSTO Sindrome di Stoccolma, si chiama.
KETTY Che cosa?
AUGUSTO L’attaccamento morboso della vittima al suo carnefice. (dopo un tempo) No, ha avuto paura. Per questo se n’è andato. Ma non del suo caffè.
KETTY E di che cosa, allora. Parli!
AUGUSTO (indicando la finestra) Di... di quello che stanno facendo là fuori.
KETTY Di quei quattro trabiccoli? Ma non sia ridicolo!
AUGUSTO Trabiccoli?... Macchine da guerra. E puntate contro di noi!
KETTY (sbottando) Una psicosi, la sua. Si faccia curare, finché è in tempo.
AUGUSTO “Una semplice risistemazione del quartiere”!... (ride amaro) Soltanto la sua dabbenaggine ha potuto abboccare.
KETTY E la lettera dei tecnici del Comune? Gliel’ho mostrata. “In previsione della nuova tangenziale...”
AUGUSTO Glieli raccomando, quei tipi lì! (cupo) Ce n’è uno, in particolare... una specie di orango... arroccato sulla sua torretta...
KETTY (allarmata) Lei pensa che abbiano secondi fini? Avanti, parli!
AUGUSTO Se lo sapessi... Ma ho come il presentimento che un giorno o l’altro... del resto non hanno fatto così con lo stabile di fronte?... raderanno al suolo anche noi!
KETTY Una villetta... Che fastidio può dare?
AUGUSTO La guerra è guerra. E, ahimé, glielo dice un diplomatico.
KETTY (perdendo la testa) Se ne vada anche lei, allora.
AUGUSTO (trionfante) Dunque se n’è andato, il capitano. Avevo ragione io!...
KETTY (scattando in piedi) Subito! Non un minuto di più!...
AUGUSTO (guardando l’ora) Domani, magari. Si è fatto tardi...
KETTY Non un minuto di più, ho detto.
AUGUSTO Si calmi, avanti. Io scherzavo, lo sa bene.
KETTY (sempre più furibonda) Se non sopporta più il mio caffè, abbia il coraggio di farsi la valigia, infilare quella porta e sparire.
AUGUSTO Lasciandole sei mesi pagati? Le piacerebbe, eh?
KETTY Un uomo di principi così fa.
AUGUSTO Un uomo di principi, non lo sono mai stato. E poi...
KETTY E poi?
AUGUSTO Non è soltanto il caffè, che non sopporto di lei.
KETTY E che altro, sentiamo.
AUGUSTO Vuole un elenco? Bene. Il caffè è stato detto. Due: gli stracci su cui bisogna pattinare ogni lunedì mattina. D’accordo, lei dà la cera ai pavimenti. Ma perché glieli devo lucidare io con i miei passi? Tre: quella sua spaventosa carta igienica a fiorellini rossi. Sembrano tracce di sangue. Ogni volta che ne faccio uso non capisco dove finisce l’opera del creativo di turno e dove comincia quella delle mie emorroidi. Quattro: la speciale attenzione che dedica a quella credenza. (la indica) Un’attenzione religiosa, direi... al limite dell’idolatria!... Ma cosa rappresenta per lei, un luogo di culto, un altare?
KETTY Un ricordo di famiglia, tutto qui. (offrendogli un sigaro, per distrarlo) Un buon sigaro? Dopo il caffè...
AUGUSTO Sarà, ma a parer mio...
KETTY (interrompendolo) Aveva cominciato a raccontare... di uno dei suoi tanti viaggi, mi pare... Era partito come un treno... (sospira) Peccato!
AUGUSTO Lei non mi deragli, e io continuerò la mia corsa. Dove ero rimasto?
KETTY A Basilea. Lei, signor Augusto, mi ha chiesto se ci sono mai stata. E io le ho risposto di no.
AUGUSTO Bene. Vede, mia cara signora Ketty, chi non è mai stato a Basilea non può intendere a pieno quello che dico. Sì, tutte le città di fiume, in qualche modo, si rassomigliano... Questo elemento fluido che le attraversa... questa sorta di autostrada liquida... E ogni via dà l’impressione di volerti condurre là, sul lungofiume. (pausa) A Basilea, no. La città fa di tutto per dissuaderti dal cercare il suo corso d’acqua, il maestoso padre Reno. Finché non sei a pochi metri da lui, non punteresti una mela marcia sulla sua esistenza. Consulti la mappa... quella ti dice che voltando l’angolo ci sei. E tu pensi: ‘si sarà sbagliato il mappista’.
KETTY Il mappista!?
AUGUSTO IL compilatore della mappa, il topografo. Devi arrampicarti sugli argini... alti quanto... le mura di Troia... e soltanto da lì sopra riesci a vederlo. Capisce che roba?
KETTY (dopo un silenzio) E lei mi ha impedito di vedere il giallo in TV per raccontarmi una simile sciocchezza?
AUGUSTO Io le ho impedito...
KETTY Avevo acceso, e già mi pregustavo quel brivido dietro alla schiena che mi piace tanto... E lei si è catapultato a spegnere!
AUGUSTO (imbarazzato) Ma... il mio racconto non è mica finito qui. E’ appena cominciato, anzi.
KETTY (severa) Vada avanti, allora. (indicando il televisore) O accendo!
AUGUSTO (tossicchia, poi) Sono lì, in cima all’argine, in contemplazione di quel fiume carico di storia... Quando avverto una sensazione strana... come di freddo...
KETTY Era entrato con i piedi nell’acqua, semplice.
AUGUSTO (infastidito) Una sensazione astratta, un disagio interiore... Alzo lo sguardo, e noto a qualche metro da me una presenza femminile... Una donna ancora giovane e piacente, vestita interamente di nero...
KETTY (pronta) Un’altra delle sue “donnesche imprese” (cantando dal Don Giovanni) Ma in Ispagna son già mille e tre”.
AUGUSTO (le fa un perentorio cenno di tacere, poi) Una figura ieratica, sacerdotale... Non si cura affatto di me. Ma... come dire?... sembra essere là soltanto perché ci sono anch’io. Per un istante penso: “E’ un’aspirante suicida. Devo intervenire”. Ma non ho il tempo di fare un passo, che lei si avvia giù per le scale con la stessa solennità manifestata passeggiando sugli argini. Decido di seguirla!
KETTY E che dubbio c’era?
AUGUSTO (non le bada) Quella figura mi ha messo addosso un’agitazione che non riesco a controllare... La vedo attraversare e voltare al primo angolo. Ma quando sono lì, lei non c’è più. Pfui! Sparita. Mi fermo ad un caffè per una birra. Avverto come una sorta di arsura, di gola secca...
KETTY Di bocca asciutta...
AUGUSTO (come sopra) Mentre bevo, automaticamente tiro fuori dalla tasca il biglietto del volo di ritorno Basilea-Roma. Ore diciassette! Diciassette, capisce?... Comincio a tremare...Non posso fare a meno di collegare quel numero con la figura nerovestita. Finisco la mia birra e torno in albergo per ritirare il bagaglio. Solo allora mi accorgo che ho occupato la stanza numero...
KETTY (pronta) Diciassette!
AUGUSTO Salgo sul bus per l’aeroporto con lo spirito di chi va al patibolo. (sospira, si asciuga la fronte) Sull’aereo, rincantucciato nel mio posto, faccio mentalmente la pace con i passati rancori, giudico per la prima volta serenamente i molti errori commessi, dico addio ad ogni desiderio insoddisfatto, e mi dispongo ad aspettare la fine. (prende il sigaro prima rifiutato)
Ketty prende l’accendino dal tavolino e glielo porge. Augusto mette via il sigaro...
KETTY (dopo un tempo, esageratamente interessata) E poi? Cadde l’aereo, cadde?
AUGUSTO Certo che cadde. E lei ha davanti a sé il fantasma di Augusto Cernecchi. (pausa) Ma ragioni, prima di tirar fuori dalla bocca simili stronzate... pardon, baggianate. Rincasando, ero ancora nello stato d’animo di chi ha chiuso con la vita. Di conseguenza, tutto mi sembrò estraneo: la casa, i parenti, il gatto, gli oggetti cari... E ora che ci ripenso, posso dire che da quel giorno con la vita non ho più riaperto.
KETTY (dopo un tempo) Che giorno era, però, non me l’ha detto.
AUGUSTO Il Primo Maggio, perché?
KETTY Tutto è chiaro, allora.
AUGUSTO Chiaro?
KETTY Che ricorrenza è il Primo Maggio?
AUGUSTO La festa dei lavoratori.
KETTY E il destino non è forse un gran lavoratore? Avrà incrociato le braccia anche lui, quel giorno.( decisa, va ad accendere la TV)
AUGUSTO Ma che fa?
KETTY Cerco di recuperare.
AUGUSTO Che cosa?
KETTY Il tempo sprecato.
AUGUSTO (amaro) Le ho consegnata un pezzo di me. Il più intimo e delicato, forse...
KETTY Se lo riprenda pure. Non so che farmene.
AUGUSTO Certo: se si eccettua quel sordido patto in virtù del quale alla fine del mese io le consegno quasi per intero la mia pensione... in cambio dei servizi del tutto inadeguati che lei mi fornisce... tra noi non c’è niente in comune.
KETTY E che ci dovrebbe essere, stima, devozione, amore?...
AUGUSTO Mi basterebbe un moderato rispetto. Sono un uomo, alla fin fine, non un cane randagio.
KETTY Un uomo randagio. Siamo lì. Senza un amico...
AUGUSTO Che fa, allude?
KETTY Dico pane al pane.
AUGUSTO No, lei dice fiele al miele.
KETTY In tre anni che è qui, non ha ricevuto una sola visita.
AUGUSTO Le visite le faccio io agli altri. Non è luogo per ospitare amici, questo.
KETTY E neanche una lettera!
AUGUSTO La posta vado a ritirarla di persona.
KETTY Bugiardo! E le bugie sono il degno companatico dei crimini più efferati.
AUGUSTO L’arteriosclerosi s’è messa a galoppare.
KETTY (urlando) E io criminali nella mia pensione non ne voglio!
AUGUSTO Non urli! (con voce impostata) “Forse che un po’ di urli mi sciuperanno i timpani? Non ho io, forse, in vita mia sentito leoni ruggire? E non ho udito, io, il mare tempestato dai venti, furibondo come un cinghiale schiumante di rabbia? Non ho sentito, io, più di una volta i reboanti comandi sul campo di battaglia e i cannoni di Giove rintronare per la cappa del cielo?”
Ketty lo guarda interdetta...
AUGUSTO (calmo) Shakespeare, La Bisbetica Domata, atto primo scena seconda. (poi cupo) Lei mi giudica, mi inquisisce. Non smette mai. Da come tossisco, dal modo di tirar su le serrande, dalle pieghe che porto ai pantaloni...
KETTY (per svicolare estrae una scacchiera da un cassetto) Una partitina a dama?
AUGUSTO (non le bada) E il verdetto è sempre lo stesso, sempre!
KETTY (sbandierando un cruciverba) I rebus?... Ce n’è uno cifrato, difficilissimo. Ma per lei, signor Augusto...roba da poppanti!
AUGUSTO (come sopra) E perché? Perché lei non ammette modelli di vita diversi dal suo. Al mio paese questa si chiama intolleranza. Meglio: integralismo. Al confronto, Komeyni è stato un dilettante.
KETTY (agitando una scatola) Gioco dell’oca?
AUGUSTO Non si sforzi di tentarmi con i suoi diversivi.
KETTY Scarabeo?
AUGUSTO Le uniche tentazioni dalle quali non so ancora difendermi non me le può certo suscitare lei.
KETTY Porco!
AUGUSTO (con finta ingenuità) Un ennesimo gioco di pazienza? Non lo conosco.
KETTY Il porco è lei! Con i suoi pensieri osceni... il suo vergognoso...
AUGUSTO (prevenendola) ...passato. Ci stavo arrivando, cara la mia signorina Goretti Santa Maria... un tantino più “agée”... (spavaldo) Mi sono goduto la vita, sicuro! Ho arraffato a piene mani quanto mi è capitato a tiro, mi creda. Dalle tavolate in onore di Venere, per parlar fiorito, mi sono sempre levato sazio di tutto. Se la decenza me lo passa, ruttante per aver spazzolato fino all’ultima briciola. (si lecca le dita con carnale spudoratezza)
KETTY Che schifo!
AUGUSTO Lei, invece, cosa ha fatto, sentiamo.
KETTY La mia vita non la riguarda.
AUGUSTO Ha digiunato. E’ stata a guardare quelli come me impegnati nella sola occupazione per cui vale la pena di sostare in questo cesso di mondo. Guardona!...
KETTY Per sua norma e regola, io non ho gettato neanche la più fuggevole occhiata su simili sconcezze.
AUGUSTO Guardona!... Lei sì, che mi fa schifo.
KETTY Vada, vada fiero del suo ‘operoso’ passato.
AUGUSTO Lo può ben dire! Una occasione che è una, non me la sono fatta scappare.
KETTY Un caprone all’interno di un gregge.
AUGUSTO (fiero) Negli ascensori, nei capanni al mare, nelle cabine telefoniche...
KETTY Voleva rassomigliare a un caprone? Complimenti, ci è riuscito.
AUGUSTO Nei bagno della stazione, nei guardaroba dei ristoranti, nelle cestovie di montagna...
KETTY Ma ora che il suo manto è tutto spelacchiato... il gregge le ha dato il benservito!
AUGUSTO (incalzante) Nei gabbiotti incustoditi dei passaggi a livello custoditi, negli spogliatoi per sole donne delle piscine, nelle cabine tipo “quattro foto mille lire”...
KETTY (pronta ) E magari in un letto, mai.
AUGUSTO (cantando) “Del meglio mi scordavo, del meglio mi scordavo...”
KETTY Caprone!
AUGUSTO Sicuro. Come è sicuro che a farla parlare è l’invidia. In cuor suo avrebbe voluto fare altrettanto, se non peggio. Ma le è sempre mancato il coraggio. Il coraggio di affrontare il giudizio della gente cosiddetta perbene.
KETTY Parla a vanvera, caccia vento dalla bocca.
AUGUSTO E allora si è inventata, a suo uso e consumo, la storia dell’amore unico, eterno, incorruttibile. Ci metterei la mano sul fuoco.
Imprevedibile, Ketty afferra l’accendino di marmo... Augusto arretra istintivamente...
KETTY (agitando in direzione sua una fiamma lunga e minacciosa) Ce la metta, la mano sul fuoco, su!
AUGUSTO (terrorizzato) Posi quell’aggeggio!
KETTY Dimostri che le sue non sono mere chiacchiere ma verità profonde.
AUGUSTO Le può sfuggire di mano. E qui prende fuoco tutto!...
KETTY (invasata) I martiri cristiani non arretravano. Se la verità è dalla sua parte, non si farà la minima scottatura.
AUGUSTO (stretto in un angolo) Lei non ci sta con la testa.
KETTY Un’ordalia, un giudizio di Dio le chiedo. Tutto qui.
AUGUSTO Non ci è mai stata, del resto.
KETTY (suadente) Mi dia la mano, avanti.
AUGUSTO La smetta! Ci siamo divertiti anche troppo,
KETTY (cantando)” Che gelida manina, se la lasci riscaldar...”
Terrorizzato, Augusto raggiunge il telefono...
KETTY Che intende fare?
AUGUSTO Chiamare la polizia. (alza la cornetta) Accidenti, non c’è linea.
KETTY No, purtroppo.
AUGUSTO (allarmatissimo) Ha tagliato i fili. Vuole ammazzarmi, o cosa?
KETTY Ma non dica scemenze!... Stanno cambiando la centralina, non ricorda?
AUGUSTO (afferra una statuina) Metta via quel lanciafiamme, o le spacco la testa!
KETTY (spegne e va a sedersi) Lo avevo conosciuto ad un concerto...
Augusto la guarda interdetto...
KETTY Mi ci aveva portato la mia insegnante di educazione musicale. Lui era un pianista già celebre nonostante la giovane età.
AUGUSTO (mettendo via la statuina) L’altra volta mi ha parlato di un pilota di sommergibili...
KETTY Non me la sentivo di raccontarle tutta la verità.
AUGUSTO Leggevate insieme... insieme trepidando... ”Ventimila leghe sotto i mari”...
KETTY Adesso sento che posso. Che lei non farà un uso scorretto della fiducia che le accordo aprendole una finestrella sul mio cuoricino.
Espressione di disgusto da parte dell’altro...
KETTY (lanciata, riprende) Siedo in prima fila... Sul fondo, dietro la pedana, un affresco con figure mitologiche... ”Amore e Psiche”, mi sussurra all’orecchio l’insegnante... Fisso quelle figure e via via mi sento soffocare...
AUGUSTO Erano nudi?
KETTY (vergognosa, fa cenno di sì con la testa, poi) Ma non sono i loro corpi... senza veli... a togliermi il respiro. Sono i loro volti!...( ispirata) Due volti giovani, bellissimi, che esprimono nello stesso tempo dolcezza e struggimento. Mentre la sala rumoreggia in attesa del concertista, fisso più intensamente le due figure... E a un tratto nel volto di lei...mi pare di riconoscere... non si stupisca... di riconoscere me. Me, capisce? Più bella, forse... In quel punto entra il pianista, salutato da uno scoppio di applausi... Lui si inchina... a ringraziare il pubblico... resta qualche istante in quella posizione di rispetto... Quando va per tornare eretto...
AUGUSTO (incontenibile, si produce in un’altra delle sue “mattane”) Non ce la fa!... Il colpo della strega: piegato in due!... Formidabile. “Tutti a casa, il concerto è rimandato a strega da stabilire, i paganti passino al botteghino per il rimborso...”
KETTY Bastardo!... Con il suo cinismo lei è capace di rovinare tutto!..
AUGUSTO Perché ormai so come vanno a finire le sue storie. (le fa un cenno di attesa con la mano) Dunque... Quando lui va per sollevare la testa... uguale sputato al dio Amore raffigurato alle sue spalle.
KETTY Come ha fatto a indovinare?
AUGUSTO (sornione) Chissà!
KETY Lei avrà dei traffici con il Demonio. Con quei suoi precedenti, del resto...
AUGUSTO Me lo sono trovato spesso sul mio cammino. E sempre mi ha dato la precedenza. Ma lasciamo perdere e arrivi al sodo. Che cosa successe? Dopo il concerto, intendo. Fuggiste assieme?
KETTY (candida) Perché avremmo dovuto?
AUGUSTO Se non altro, per onorare il messaggio dell’affresco. Che vi indicava di entrare nel primo bosco e mettervi nudi anche voi.
KETTY Si sbaglia. E’ stato proprio quella sera che, attraverso quell’affresco, mi si è chiarito il mio avvenire... Che ho capito di essere destinata ad amori strettamente platonici, contemplativi, spirituali...
AUGUSTO E allora ha scambiato un mito per un altro. Quei due, Amore e Psiche, se non lo sa, scopavano come ricci!
Profondamente turbata dal linguaggio forte di lui, Ketty ha un mancamento...
AUGUSTO (tranquillo) E sviene. Non si possono chiamare le cose con il loro nome, che lei sviene. (la soccorre come può) Su, non è morto nessuno, (facendole bere dell’acqua) le farà bene... o non le farà niente... Chi sono non si sa, ma medico di certo no. (risistemandola nella poltrona) Ha messo qualche chiletto, signora mia. L’ultima volta che è andata giù pesava di meno. (le dà qualche buffetto sulle guance) Lei, però, com’è fatta, dovrebbe dirigere un’Opera Pia, non una pensione. Non siamo al porto ma neanche davanti all’Altissimo!
KETTY (riavendosi) Che... cosa... è successo?
AUGUSTO Dalla mia bocca è partita una parola che per poco non l’ammazzava.
KETTY Crudele!... Lo sa che non reggo le espressioni forti... Che il linguaggio troppo colorito mi manda in...
AUGUSTO ... in corto circuito, lo so. (come ripetendo un ritornello) La sua particolare educazione...
KETTY Figlia di magistrato...
AUGUSTO Collegio di suore...
KETTY E la solitudine. La solitudine di cui...
AUGUSTO ... di cui si è sempre cibata. (secco) Balle!... Lei si sente male perché quelle parole risvegliano di colpo i suoi desideri inappagati, gliel’ho già detto. Lei ha compresso la sua vera personalità. Lei, signora Ketty, è una donna ad aria compressa. Tutto quanto avrebbe voluto fare e non ha fatto...
KETTY (interrompendolo) Chi le dà tanta certezza!?
AUGUSTO La ragione, come sempre.
KETTY A me l’istinto assicura che...
AUGUSTO (ora è lui che la interrompe) Non ci serviamo dallo stesso fornitore di certezze, è chiaro. “Le rose che non colsi”, per dirla con Gozzano. Glielo garantisco io, che ne ho fatte di cotte e di crude...
KETTY (Gli si accosta con goffa seduzione) Davvero?
AUGUSTO (allontanandola) Di scotte, mai!
KETTY (malcelando la mortificazione) E cosa dovrei fare, secondo lei? Per guarire, intendo. Immergermi nel turpiloquio? Lasciarmi trascinare dalla sua eloquenza in un otto volante di espressioni stomachevoli a base di lacerti, e non i più decenti, del corpo umano?...
AUGUSTO Non sono problemi miei. Io me ne vado a letto.
KETTY Aspetti!
AUGUSTO (dalla soglia) Sono stanco. Buona notte.
KETTY (portando la voce) Ero morta, morta!... Non davo più segno di vita.
Augusto, di spalle, sulla soglia, si ferma come folgorato...
KETTY (soddisfatta, prosegue) Sei settimane. Quaranta e più giorni tra la vita e la morte.
AUGUSTO (voltandosi) Dove? Quando?
KETTY Qualche mese dopo la ben nota sera del concerto. (pausa) A quel tempo avevo da poco terminato gli studi superiori... Ma non potevo permettermi l’Università.
AUGUSTO E il padre magistrato?
KETTY Non tolleravo l’idea di farmi mantenere dai miei. (poi con finta mortificazione) Ma lei stava andando a dormire... E io la trattengo... Mi scusi, come non detto.
AUGUSTO La sua morte, anche se soltanto sfiorata, mi incuriosisce tanto da togliermi il sonno. Continui pure.
KETTY Ogni mattina setacciavo gli annunci economici dei giornali. Quelli, per intenderci che cominciano con la parola “cercasi” Fu in annuncio di quel genere che mi riportò sul sentiero assegnatomi dal destino. “Cercasi segretaria, bella presenza, buona conoscenza inglese e francese”. La presenza, a quel tempo, non era da buttar via. E quattro parole, nell’una come nell’altra lingua, riuscivo a metterle in fila... Mi precipito all’indirizzo riportato sul giornale. Chi mi viene ad aprire?
AUGUSTO (pronto) Il pianista.
KETTY (andando su e giù per la stanza) No, questo è troppo. Lei è la reincarnazione di Nostradamus!
AUGUSTO Più modestamente, ho dato assieme a lei qualche occhiata alle telenovelas.
KETTY Pallido in volto: un cencio! E disperato. Mi disse che quell’annuncio era “demodé”... proprio così.... dal momento che, abbandonato dal suo amore, aveva in “programma”...in programma, sì... di togliersi la vita
AUGUSTO E lei?
KETTY Mi istallai in quella casa decisa a guarirlo dal suo sconforto, o a morire con lui!... Passarono giorni e giorni durante i quali io condivisi i suoi lugubri silenzi... asciugai il suo pianto torrenziale... seppi essere l’ascoltatrice ideale dei suoi furori verbali... Finché una mattina successe l’irreparabile!
AUGUSTO Si sparò? Lo trovò impiccato nel bagno?
KETTY Fece ritorno il suo amore!
AUGUSTO E parla di “irreparabile”? Che pozzo di egoismo è lei! Arriva la medicina che può guarire la persona che ama, avrebbe dovuto gioire con lei...
KETTY E così fu. Quando sentii che la “Tarantella” di Rossini, eseguita a quattro mani, aveva scacciato via dalla tastiera del pianoforte la “Marcia Funebre” di Chopin, suonata fino a qualche minuto prima... e ossessivamente con un dito solo... mi misi l’anima in pace. “Almeno lui tornerà a vivere, a distribuire a destra e a manca i doni del suo talento” E in punta di piedi mi accostai alla porta.
AUIGUSTO E’ una guardona, l’ho già detto.
KETTY Niente affatto! Volevo andarmene via portando con me l’immagine di lui di nuovo felice accanto al suo ritrovato amore. Quell’immagine mi avrebbe dato la forza di affrontare la solitudine che mi attendeva. Il sacrificio, signor ambasciatore. Che piacere ineffabile, il sacrificio!
Espressione di disgusto dell’altro...
KETTY Aprii quella porta con estrema cautela. Non per la paura di venire scoperta, no: per il rispetto che mi ispirava quella imprevista felicità. (grave) Un istante dopo non capivo più niente. Dov’ero, che giorno era, chi ero me stessa!... (si copre la fronte con la mano) Il colpo fu terribile!
AUGUSTO (lanciandosi in una sua ennesima “mattana”) La porta si apre giusto mentre lei si accosta per guardare. Una “portata” in pieno grugno... formidabile, sensazionale!... Sangue dalle narici a fiotti. Tamponi, garze, ghiaccio, emostatici, principio di trauma cranico, prognosi riservata...
KETTY (insorgendo) Non fu la porta a colpirmi, ma quello che vidi al di là della porta! Sei settimane di febbre a quarantuno. E nel delirio sempre la stessa immagine, sempre: due spazzole!
AUGUSTO Due spazzole?
KETTY Pelo contro pelo.
AUGUSTO Che razza di allucinazione... Ah, ci sono: il dettaglio... Le è rimasto impresso nella retina il primissimo piano dei due sessi che...
KETTY I baffi di quei due che si baciavano!...
AUGUSTO I baffi? (riflette, poi) Ah, intendo: la giovanotta...sì, insomma, l’oggetto del desiderio infelice del suo artista era un giovanotto...
KETTY (coprendosi il volto con entrambe le mani) Oh, Dio, Dio, Dio!...
AUGUSTO Conclusione: il suo impossibile amore era... un garofano verde. Ecco perché impossibile, chiaro. (saggio) Be’ succede. Quello che non succede è di entrare in coma davanti a cose del genere.
KETTY Ma queste cose io non le sapevo... Non arrivavo neanche lontanamente a sospettarle!
AUGUSTO Ma ora le sa. E da un pezzo. Dunque, non è il caso di farne una tragedia ancora oggi.
KETTY L’universo intero mi appariva in una luce differente. Un’amica, incontrandomi per strada, mi abbracciava e mi baciava? Io restavo impietrita a immaginare chissà quali imbarazzanti implicazioni. Vedevo in un cortile due galline razzolare e rotolarsi assieme? L’omosessualità è arrivata anche tra i polli, era la mia impressione. Di più! non riuscivo, sul lavello della cucina, a mettere due bicchieri impilati l’uno nell’altro senza pensare: li sto costringendo a un rapporto inconfessabile! (accorata) Si fa presto a dire: colpa tua, se non ti sei costruita un’esistenza normale. Io ho subito un trauma, Vogliamo tenerne conto, sì o no?
AUGUSTO (secco) No.
KETTY Perché?
AUGUSTO Non era questo, sarebbe stato un altro. Lei era predestinata, purtroppo, cara signora.
KETTY Ma come, lei non crede al destino e crede al predestino!?
AUGUSTO Diciamo allora predisposta.
KETTY A che cosa?
AUGUSTO A prendere le porte in faccia. Non siamo fatti tutti allo stesso modo. Ci sono le pellacce e ci sono le pelli delicate. Le carte da imballaggio, di quelle cerate, sa.... che puoi strapazzarle come credi, non succede niente; e le carte veline, che al minimo strappo si lacerano... Si rassegni all’estinzione, mia cara signora Ketty, pelle di neonata. Agli esemplari della sua specie non rimane che scomparire. E forse, tra qualche millennio, farà la sua bella figura in un museo di Storia Naturale, per la gioia delle scolaresche di quel tempo. (girandole attorno) Da lei può venire un fossile meraviglioso!... Eh, sì. Più la osservo, più me ne convinco. Mi faccia la cortesia di mettersi in questa posa...( la modella al pari dei fossili preistorici) Braccia in avanti... Spalle leggermente ricurve... Ecco, così!
Ketty, in posizione da dinosauro, stranamente disponibile lo lascia fare...
AUGUSTO Magari incompleto. Un avambraccio in meno, una tibia lesionata... Non sempre si giunge ai posteri tutti interi. Metà scheletro e metà calco di gesso. E un cartellino alla base: “Kettysaurus eccetera eccetera...” Darwin!... La selezione naturale! (poi, acido, le dà uno scossone) Lei è di troppo, in poche parole. Si levi dai piedi, e lasci il posto a me.
KETTY Ah, finalmente!
AUGUSTO Finalmente, cosa?
KETTY Finalmente mi è chiaro il suo disegno!
AUGUSTO Quale disegno? Non ho disegni, io.
KETTY Ma sciocca io, che mi sono fidata, che l’ho messa a parte di tanti piccoli segreti... Come si tiene la contabilità... Le dichiarazioni d’obbligo al commissariato... Il salumiere che vende il prosciutto al prezzo migliore...
AUGUSTO Ma che sta rimestando, in quel tegame che tiene per scatola cranica?
KETTY Dovevo aspettarmelo!.. Da uno che schizza fuori dal nulla, senza referenze... senza garanzie che non siano le sue stesse chiacchiere...
AUGUSTO Allora? Vuol parlare chiaro?
KETTY Ha parlato chiaro lei per conto mio.
AUGUSTO Quando?
KETTY Un attimo fa. “Si levi dai piedi, e lasci il posto a me”. Lei si è messo in testa di eliminarmi e di gestire questo esercizio in proprio. Infame!
AUGUSTO Ah, lei ha pensato... (beffardo) Sicuro! E ci metterò delle donnine compiacenti, che attireranno quei clienti che ora latitano. “Chez Augusto”, a grandi caratteri rossi... Il tutto da copertura a uno spaccio di droga: “Gliela incarto o la consuma qui?” Danari a palate, un Eldorado!
KETTY E io la denuncio. Domani, a prim’ora. Anzi no: subito (va al telefono)
AUGUSTO E la linea? Ha dimenticato che è stata tagliata?
KETTY (interdetta) Un biglietto... Scriverò un biglietto...
AUGUSTO (cupo) Ma come le è potuto saltare per la testa?... Un rudere di ostello... quattro mura marce... fuori da ogni transito... Sulle quali da un momento all’altro può passare un colpo di spugna, e amen!
KETTY Spugna?
AUGUSTO Uno di quei bulldozer cancellatutto.
Ketty scoppia in un pianto non del tutto sincero, una sorta di infantile capriccio...
AUGUSTO Ancora!?... Ma quanto dovrò penare, stanotte?
KETTY (battendo i pugni) Non voglio morire, non voglio morire!...
AUGUSTO (paziente) Non muoia. Cosa vuole che le dica?
KETTY La morte mi fa orrore, non posso neanche pensarci. Finire sottoterra, marcire in una tomba... I vermi, i miasmi della decomposizione...
AUGUSTO Si faccia cremare, allora.
KETTY Dovrei, comunque, morire prima.
AUGUSTO E chi è lei, sentiamo, per rivendicare il diritto all’eternità?
KETTY Non lo so e non lo voglio sapere.
AUGUSTO E io? Che dovrei fare io?
KETTY Che vuole che mi importi di lei?!
AUGUSTO Ah, gli altri possono schiattare quando e come credono. Lei no: lei si rifiuta, presenta ricorso, sottoscrive un patto di immortalità...
KETTY (singhiozzando) E va bene, accetto.
AUGUSTO Deo gratias!
KETTY Ma non prima di cambiare. Non posso, non posso e non posso!
AUGUSTO Che cosa?
KETTY Morire prima di aver fatto le ossa.
AUGUSTO (sadico) Morire è appunto il modo per fare le ossa.
KETTY (non gli bada) Finire i miei giorni senza... (imbarazzatissima) senza...
AUGUSTO Senza?
KETTY Senza prima aver conosciuto... la parte di esistenza della quale sono rimasta all’oscuro.
Ora ad essere imbarazzato è Augusto...
KETTY (prevenendolo) A parole, beninteso... Io sono disposta a provare... Sarò un’allieva modello.
AUGUSTO E il maestro?
KETTY Lei, chiaramente. Non le farò perdere tempo. Studierò, mi eserciterò giorno e notte. Come alla scuola del recupero. Ma lei mi deve garantire che userà un po’ di delicatezza in considerazione della mia particolare condizione. Che non mi farà dire subito tutto quanto. Che in principio adopereremo delle immagini, dei giri di parole... Che procederemo per gradi, insomma...
AUGUSTO Un corso triennale, è così? (di scatto) Buona notte!
KETTY Mi aiuti, mi dia una mano!... La prego!... Lei, signor Augusto, ne ha viste di tutti i colori. E ne ha fatte, anche. Mi trasferisca le sue esperienze. (cauta) Non tutte, beninteso: quelle che ritiene più formative. Mi aiuti a sciogliere questo terribile nodo... (si tocca all’altezza dello stomaco) a scardinare questa porta blindata che mi ha sempre tagliato fuori da ogni...da ogni...( non sa procedere)
AUGUSTO (avvilito) Ma che cosa pretende da me?
KETTY Lei mi deve insegnare a guardare in faccia anche le realtà più crude senza provarne terrore. Tutto qui.
AUGUSTO E le sembra poco? ( dolente) E’ tardi, ormai. Si rassegni. Da tempo siamo a bordo di un treno, mia cara signora Ketty. Un treno in corsa. Anche se ne raggiungiamo la coda, non per questo arriveremo a destinazione dopo gli altri viaggiatori.
Per tutta risposta, Ketty singhiozza...
AUGUSTO Siamo vechi, vecchi!... Lo vuol capire, sì o no?... Io stesso, che a suo dire ne ho viste e fatte di tutti i colori, quando la mattina esco dalla doccia...e lo sguardo per caso mi va a cadere sullo specchio... e dunque ho modo di constatare in che stato è ridotto quello che... (fiero) non per vantarmi, era uno spettacolo niente male... (cupo) devo chiudere gli occhi, o guardare da un’altra parte. E lo stesso non posso fare a meno di rabbrividire.
KETTY (con un’impennata di isteria) Non riduca, come sempre, tutto alla stessa cosa. Non è al caprone che mi appello ma all’uomo.
AUGUSTO (imbestialito) Ah sì? E allora mi stia bene a sentire. E’ mezzanotte passata. Di una serata squallida come poche. Funestata, oltretutto, da una cena di fronte alla quale il rancio di San Quintino è un saggio di alta cucina.
KETTY (risentita) Il mio arrostino!...
AUGUSTO (recitando) “Secco, credimi, tutto un carbone! E a me è perfino proibito perché produce bile, che ingenera collera. E siccome siamo un tantino collerici tutti e due, non sarebbe stato male restar digiuni fino a domattina, piuttosto che aggravarsi lo stomaco di carni ultrarrostite”. (dimesso) Sempre “La Bisbetica”, atto quarto, scena seconda.
KETTY L’attore! L’ho detto che doveva fare l’attore.
AUGUSTO (non le bada) E per dopocena, come se non bastasse, mi sono dovuto ingollare il sorbetto di tutte le sue stronzate di vecchia zitella in soluzione di acido solforico.
KETTY Questo, però, non è più Shakespeare.
AUGUSTO Infatti sono tornato ad essere io. E nella mia migliore forma!
Ketty si tura le orecchie per non sentire...
AUGUSTO Vede due froci che si baciano e le si bloccano le mestruazioni per tutta la vita. Mi dica se non sono stronzate?
KETTY Non ho detto questo, non ho detto questo!
AUGUSTO (andando a staccarle le mani dalle orecchie) Stronzate, ha sentito benissimo. (ormai lanciato) Stron-za-te. Plurale di stronzata, sostantivo femminile che deriva da stronzo, sostantivo, maschile questa volta, che sta ad indicare la forma tipicamente cilindrica che assume la merda quando ci esce dal culo. “Ci“ esce. Anche a lei, gentile signorina tutta spirito... Culo: ha capito cosa intendo per culo? Questo. (si tocca dietro) E questo! (tocca il didietro di lei)
Ketty è sul punto di venir meno... Afferra un bicchiere d’acqua e lo beve tutto d’un sorso...
AUGUSTO Culo, sostantivo maschile, che sta ad indicare l’orifizio posteriore addetto a funzioni espellenti... dall’interno verso l’esterno. Anche se c’è chi preferisce attribuirgli funzioni impellenti... vedi il pianista e il suo amore... ovvero dall’esterno verso l’interno...Che comunque non sono cazzi nostri!
KETTY Mi sento male!
AUGUSTO Cazzo, sostantivo maschile che sta ad indicare l’organo della riproduzione, il creapopoli, per dirla alla Rabelais. Buona notte!
KETTY Sto per svenire, abbia un briciolo di pietà.
AUGUSTO La scuola del recupero non è mica un asilo d’infanzia. Buona notte!
KETTY Ho paura. Non vede che tremo tutta? Mi tenga almeno la mano...
AUGUSTO (dalla soglia) Se la tenga con l’altra. Faccia tutto da sola. Onanismo, si chiama. O masturbazione, se preferisce.
KETTY Ho la gola arsa!... Mi dia da bere ancora!
AUGUSTO Orini nel bicchiere e mandi giù.
KETTY Ho freddo, sono gelata!
AUGUSTO Si caghi addosso. La sua merda la riscalderà. Fine della prima lezione! (esce)
Ketty resta qualche istante interdetta, poi va alla credenza. Ma una volta là...
AUGUSTO (rientrando) Brava, si inginocchi davanti al suo altare e chieda aiuto a Dio sa chi. Quanto ai suoi sospetti sulla mia vera identità, voglio dirle che sono fondati. Lei non offre la sua ospitalità a un diplomatico ma ad un avvocato, e che avvocato.! Un principe del foro. Perché ho smesso di esercitare? Perché dopo aver stravinto in un difficilissimo processo... un caso rifiutato da tutti i miei colleghi perché ritenuto disperato... ho inteso smettere la toga. Come i grandi tenori che dicono addio alle scene prima dell’inevitabile declino. Buona notte! (esce definitivamente)
KETTY (sorniona) Sì, come se non sapessi che anche questa è una menzogna. Un’ennesima maschera dietro la quale nasconde il suo vero volto. Ma stia allerta! Se il diavolo fa le pentole e non i coperchi, a fare i coperchi ci pensano le donne. (tira fuori la chiave del cassetto segreto, lo apre, accarezza con soave godimento qualcosa che non si vede...)
Sull’espressione soddisfatta di Ketty...

FINE PRIMO TEMPO


SECONDO TEMPO



Sono passate alcune settimane. Nella sala da pranzo della “Pensione Ketty” l’arredamento si presenta così come era disposto nella prima parte. C’è, però, di nuovo che i suoi elementi costitutivi - sedie, poltrone, quadri alle pareti, televisore... - ora sono coperti da tanti patchworks, tutti differenti fra loro. Il che conferisce all’ambiente una nota arlecchinesca, facendolo rassomigliare alla casa di una bambola. Ciò nonostante, l’impressione che se ne riporta è piuttosto incubica, sinistra, ossessiva...
Quando comincia l’azione è mezzogiorno circa, dalla finestra e dal lucernario penetra la luce dell’esterno, e la tavola, coperta per tre quarti dal suo patchwork, per il restante quarto è apparecchiata per una sola persona. Questa persona è rozzamente intenta a pulire il piatto con un pezzo di pane.
ARIETE KID (colui il cui volto abbiamo intravisto all’inizio del primo tempo) Ah!...Mhhh!... (emette grugniti di piacere seguiti da un sonoro rutto)
KETTY (entrando con un’altra pietanza) Vedo che ha fatto onore...
ARIETE (greve) Sai, donna. A me quello che metti davanti, quello arraffo e getto in pancia.
Ketty appare un tantino delusa...
ARIETE Io non sono uno che prima di assaggiare annusa. Mi importa un frego dell’odore, a me. Io annuso, è vero, ma la mattina dopo, quando con decenza parlando... mi libero e faccio posto al pranzo del giorno. Soltanto allora, se l’odore non è da voltastomaco, concludo: ieri, grazie a Dio, ho mangiato bene. Rendo l’idea?
KETTY Alla perfezione. (e gli serve la nuova pietanza)
ARIETE Comunque, questa roba non ha bisogno della prova del giorno dopo. Si sente a tre chilometri che ti tratti bene... che compri generi di prima qualità... e che in cucina ci sai fare, donna.
KETTY (fiera) Vorrei che la sentisse una certa persona.
ARIETE Che persona?
KETTY Un tipo di mia conoscenza, che non fa che lamentarsi del vitto di questa casa.
ARIETE (nettandosi le mani sul davanti della tuta) Ti riferisci a quella specie di cadavere in libera uscita, per caso?
KETTY (leggermente risentita) Il signor Augusto, prego! Ha un nome, lui.
Ariete, masticando, biascica qualcosa...
KETTY E’ stato un celebre avvocato, lui.
ARIETE Muoiono anche quelli lì, non soltanto gli operai. Due più due fa quattro. E senti quello che ti dico: è morto, il tuo signor Augusto. Lui non lo sa perché non glielo ha detto mai nessuno, ma è morto lo stesso. Non guardi mai la sua faccia?... Quando dalla torretta della mia gru lo vedo che esce... non posso fare a meno di pensare agli zombi... “Contenti, contenti, è il giorno dei morti viventi!”, dico. E mi viene voglia di tirarlo su con il cucchiaio della mia macchina, sbatterlo giù in un fosso e ricoprirlo di terra. (idealmente a lui) Non te lo hanno fatto gli altri, il funerale? Te lo faccio io. E gratis, pure.
KETTY E’ generoso, lei.
ARIETE Questione di igiene. I morti vanno seppelliti, se no appestano i vivi. (beve di gusto) Buono, questo vinello!
KETTY Io non sono così... sbrigativa, ciò nonostante anche io lo trovo insopportabile quando con la faccia disgustata allontana da sé la pietanza. Una pietanza per la quale magari sono stata tre ore davanti ai fornelli, a penare.
ARIETE Pelate? Che sono, patate?
KETTY Penare. Dolori, sono.
ARIETE Colpa tua. Gli devi mettere davanti un mazzo di garofani. Ai morti i garofani si danno. (poi, soddisfatto, allontana il piatto) E anche questa roba è passata a miglior vita.
KETTY Che cosa posso offrirle ancora? Del formaggio, una pera?
ARIETE Frena, frena... Nell’intervallo cerco di tenermi leggero. Devo restare lucido. (beve ancora) Se no, butto giù una casa per un’altra.
KETTY (allarmatissima) Vuole scherzare...
ARIETE Scherzare? L’altro mese non è successo per un pelo. E proprio con questa villetta qui.
KETTY Un caffè, allora. Doppio, magari. (e gli allontana la bottiglia del vino)
ARIETE Prima, però tu mi porti quel formaggio e quella pera che mi hai promesso. Leggero, sì, ma fino a un certo punto. Sulla torretta dove lavoro tira un vento boia! Se non mi zavorro a dovere...
KETTY Vado e torno. (esce)
Rimasto solo, Ariete Kid si alza e con circospezione va a controllare che la donna sia veramente uscita... Poi con passo rapido si porta alla credenza e cerca di aprirne il cassetto centrale. Ma il cassetto non cede. L’uomo tenta ancora qualche istante di forzarlo... La voce di Ketty , da fuori scena, lo costringe a tornare al suo posto in tutta fretta...
KETTY (ancora fuori scena) Formaggio e mele va bene lo stesso? (entrando) Le pere mi sono finite. Devo andare al supermercato e...
ARIETE (strappandole il piatto dalle mani) Metti qua. Va benissimo.
KETTY Anche se il proverbio suonerebbe diversamente...
ARIETE Me ne sbatto dei proverbi, io. (si ingozza con la solita voracità, poi, sollevando la testa) E invece quello lì non è morto per niente. Il tuo... avvocato. E’ più vivo di me e di te messi assieme, senti che ti dice Ariete Kid.
KETTY (curiosa) Lei crede?
ARIETE (sicuro) Fa lo stranito per non dare nell’occhio. E realizzare meglio il suo piano.
KETTY Il signor Augusto ha un piano?! Che piano?
ARIETE Mettere le sue manacce sul tuo gruzzoletto, colombella mia.
KETTY (stupefatta) Ma io non ho... gruzzoletti.
ARIETE Via!... Mi vuoi dare a bere che una donna sola... con una vita di lavoro alle spalle... in questo ramo (indica l’ambiente) che qualche frutto lo dà... non tiene da parte quel tanto di grana che può far gola a un uomo senza scrupoli come quello lì?
KETTY Non ci si crederà ma è così. Sono una vecchia spiantata, senza il becco di un quattrino. Ho sgobbato sempre, questo sì, ma dai miei clienti non ho ricavato che conti in sospeso e assegni scoperti. (riflettendo) E poi, nel caso presente... il signor Augusto sarà un tipo bislacco, non lo nego... una specie di orso... sempre pronto a digrignare i denti... Ma ladro, via... non posso crederci.
ARIETE E allora perché sta sempre ad armeggiare a quel cassetto? (lo indica)
KETTY Armeggiare a...( sobbalzando) E lei come lo sa?
ARIETE Ogni volta che resta solo va a trafficare là. Spera di trovarlo aperto. Pensa: una volta si dimenticherà di chiuderlo, la stordita.
KETTY Risponda a me: chi glielo ha detto?
ARIETE L’ho visto, semplice. Dalla mia torretta. (ride) Voi del quartiere, una volta a casa, vi credete al riparo dagli occhi degli altri. Badate ai passanti, tutt’al più... O ai dirimpettai... Ma con le tendine abbassate dormite tranquilli. Non avete fatto i conti con Ariete Kyd!... (si batte sinistramente in petto) Ariete kid, che aleggia su tutti voi. E dall’alto della sua torretta vede. Vede e tira le somme! Chi ha fatto arrestare, secondo te, il droghiere per frode fiscale?
KETTY Lei?
ARIETE Io!. Vedevo che non rilasciava mai la ricevuta. E chi, secondo te, ha messo in guardia la professoressa Rendano e il geometra Cròcoli?
KETTY Sempre lei?
ARIETE Sempre io. Vedevo ogni giorno il signor Rendano scavalcare il muro del terrazzo non appena il geometra usciva, e andarsi ad infilare nella camera da letto della compiacente signora Cròcoli. Due più due fa quattro.
KETTY Sicché lei si diverte a scoperchiare i tetti delle abitazioni per vedere quello che c’è di sotto?
ARIETE Io non perdo tempo a scoperchiare tetti. Semmai, butto giù tutta la casa. (saggio) Io l’umanità la guardo dall’alto. E credimi, da quella posizione non mi sfugge niente. Il tuo signor Augusto, dà retta a me, le sue rogne da nascondere ce le ha. Si comporta in maniera sospetta, l’amico... Si guarda attorno dieci volte, prima di cacciar fuori la testa dalla tana. Porta sempre il bavero del cappotto alzato fino al nato, il cappello calato sugli occhi...E non cammina come tutti noi, no: scivola sui muri. Ma soprattutto...
KETTY (ansiosa) Ma soprattutto?
ARIETE Non sputa mai! Un uomo che non sente mai il bisogno di sputare in terra... sta a sentire Ariete Kid... nasconde in corpo qualcosa di grosso, bella.
KETTY Forse dipende dall’educazione oppressiva ricevuta in famiglia... O dal carattere particolarmente timido...
ARIETE Non vuol dare nell’occhio, ascoltami.
KETTY (dopo un tempo) Qualcosa, devo ammetterlo, la nasconde.
ARIETE (soddisfatto) Che ti dicevo, vecchia?
KETTY (irritata) Preferisco quando mi dice “bella”.
ARIETE Bella vecchia, va bene?
KETTY (rassegnata) Va bene, va bene.
ARIETE E cosa nasconde, secondo te?
KETTY La sua vera identità. Si, magari si chiama proprio Augusto. Ma diplomatico, certamente non è stato. E neanche avvocato, come s’è fatto uscire ultimamente. Tutte maschere. Per coprire il suo vero volto.
ARIETE E tu come lo sai?
KETTY Mi sono informata. Ho preso le mie precauzioni,
ARIETE Hai scoperchiato il suo tetto!
KETTY Dovevo! E’ a pensione qui da me. E ogni sera non fa che raccontare storie, una storia diversa dall’altra. Poi se ne dimentica, e alla fine risulta che so... che nello stesso giorno è stato a Pechino, a Vancouver e a Bassano del Grappa. Sono entrata in sospetto. E così ho rintracciato una vecchia conoscenza ben introdotta presso il Ministero degli Interni. Un coro generale: mai sentito nominare!
ARIETE Sarà sei servizi segreti. Deviati, magari.
KETTY Deviato, un tantino lo è.
ARIETE Se diventa pericoloso fammi un fischio.
KETTY Perché?
ARIETE Te lo sistemo io. Alzo il mio ariete, aspetto che passa a tiro e... zac!, te lo schiaccio sul marciapiede come una formica.
KETTY (insorgendo) Santo Iddio, no!
ARIETE Lo difendi?
KETTY Difendo lei, signor Ariete Kid. Potrebbe finire in galera.
ARIETE Allora prima gli parlo...
KETTY Così va meglio.
ARIETE ...E poi lo schiaccio.
Nel riquadro della finestra appare Augusto, il bavero alzato, il cappello calato sugli occhi...
KETTY (indicandolo) Eccolo!... Sta rientrando. Facciamo finta di niente, la prego. (gli dà una sistematina alla tuta, mette ordine sulla tavola) Parli!... Se ci trova silenziosi sospetterà chissà cosa. Parli!
ARIETE Abbiamo tempo, comunque. Prima di ritirarsi, passa sempre a comprare il giornale.
KETTY E’ vero, ma parli lo stesso.
ARIETE Parlo... si fa presto a dire... Di che cosa devo parlare...
KETTY (sempre molto agitata, copre tovaglia e piatti con la copertina che era stata sollevata, poi disponendosi sulla poltrona) Non lo so, ma parli. Magari, sì.... magari mi dica come mai si chiama Ariete Kid.
ARIETE Ti interessa?
KETTY Moltissimo. Ma non osavo chiederglielo.
ARIETE (si schiarisce la voce) Nome d’arte, ovviamente. Ero un birillino alto così (indica mezzo metro da terra) e già mi piacevano da morire le cariche.
KETTY Ambizioso? Sì, voleva diventare sindaco, assessore...
ARIETE Ma che ha capito? La mia passione era caricare. Davanti a un ostacolo, umano soprattutto, facevo qualche passo indietro, prendevo la rincorsa e...bam! picchiavo con tutto me stesso: Avevo l’istinto del caprone.
KETTY Caprone anche lei? Ma è una persecuzione!
ARIETE Perché, chi altro?
KETTY Niente, niente. Continui.
ARIETE A scuola, comunque, quando arrivavo tardi e trovavo il cancello chiuso, mica mi ci rompevo la testa contro: giravo sui tacchi e me ne tornavo a casa. E dunque ho concluso molto poco. Due più due fa quattro. Nello sport, invece: nazionale di rugby! Poi, però, ho chiuso anche con quello. Tre anni dentro, mi sono fatto. Colpa di un coglione di mediano inglese! Tu mi sai, dico io, e ti piazzi sulla linea dei tre quarti per non farmi andare a meta? Adesso mantengo la vedova e i suoi tre figli. Non ero tenuto, chiaro. Ma come ho dura la scorza, così ho tenero il cuore. Certo, mi costano un occhio della testa. Ma io nell’edilizia, grazie a Dio mi sono fatta la mia strada. Quest’uomo qui (si picchia il petto con un pugno) alla guida di uno di quei bestioni meccanici, da solo vale un’intera squadra di demolitori. E perché? Perché lavoro con la testa!
KETTY Un intellettuale della muratura.
ARIETE Non so cosa vuoi dire. Ma per me le case sono come le donne. Anche la più solida, che a vederla ti viene di dire: e chi la stende, quella lì?... ha il suo bravo punto debole. Se la infili da quella parte lì, dico, non può resisterti, deve mollare. (con vanità) E’ stato sui cantieri che mi hanno messo nome Ariete Kid. Dalla torretta del mio bulldozer... che ha sul davanti una trave estraibile... un ariete... per prima cosa io mi studio come si deve la casa da gettare giù. Ci giro attorno.. ne valuto l’altezza, la larghezza, il tipo di muratura, i pilastri...E l’età, soprattutto.
KETTY (sorpresa) L’età?
ARIETE Le vecchie sono più facili da spianare soltanto all’apparenza... Ma io non mi perdo in chiacchiere. E quando ho trovato il punto debole... che solitamente è il portone centrale, ma può essere anche un ingresso retrostante...
KETTY (con orrore) Oh!...
ARIETE ...Mi posiziono con la mia macchina, caccio fuori la trave e infilo la casa per quel varco lì. Una volta dentro, qualche scossone a regola d’arte, e la casa viene giù come se fosse di burro. Allora ritiro l’ariete... faccio raffreddare il motore... mi fumo una sigaretta... e dieci minuti dopo; avanti un’altra!
KETTY (ammirata quanto preoccupata) Ne ha messe distese molte? di case, intendo.
ARIETE Non si contano più.
KETTY (canticchiando) “Ma in Ispagna son già mille e tre!”
ARIETE Mai lavorato in Spagna. Perché?
KETTY (vaga) Così. E’...che vorrei chiederle una certa cosa...Ma non oso, ho troppo pudore.
ARIETE Pudore? Ma è roba da monache! Parla, è tardi. Sto per tagliare la corda.
KETTY Prima però mi deve dire sinceramente se l’ho trattata bene. Se è stato di suo gusto quanto le ho servito...
ARIETE Al bacio, vecchia, al bacio! Come sempre.
KETTY Ecco, io vorrei che lo tenesse bene a mente quando...
ARIETE Quando?
KETTY Quando l’ingegnere le ordinerà...
ARIETE Mi ordinerà? E dai, sputa fuori il rospo.
KETTY (tutto d’un fiato) Di buttar giù anche questa casa.
ARIETE Voglio metterti tranquilla. Intanto, ancora non si sa se questa casa dovrà fare la fine delle altre. E poi, quando si decide una demolizione, noi diamo una voce con l’altoparlante. Noi si corre, vecchia. Se no, la penale che l’impresa scuce per il ritardo se la trattiene dalle nostre buste paga.
KETTY Con l’altoparlante ci avvertite? E in che maniera?
ARIETE (con le mani alla bocca, a simulare l’altoparlante) “Isolato quattro! Tempo un quarto d’ora, fuori dalle palle!”
KETTY (ironica) Domani scrivo ai giornali per segnalare la grande umanità delle maestranze edili.
ARIETE Brava! Tieni, comunque, le orecchie sempre bene aperte. Qualcuno si è lamentato. Dicono che l’altoparlante gracchia, quando proprio non funziona del tutto.
Sulla soglia compare il signor Augusto...
Ariete fa per alzarsi ma Augusto gli fa segno di restare seduto...
KETTY (imbarazzata) Dove è stato di bello?
AUGUSTO (secco) In giro, per le pratiche della cremazione.
ARIETE (a Ketty) Allora gliel’hanno detto che è già morto! (ridacchia)
AUGUSTO Che ha da ridere, il cavernicolo?
Ariete, si alza, fa qualche passo indietro e sta per caricare...
KETTY (pronta) No!... (trattenendolo) La prego, signor Ariete Kid, non lo faccia. Non può neanche immaginare che tipaccio sia quello.
ARIETE Quello lì? Ma in polvere, lo riduco!...
AUGUSTO In cenere non sarebbe possibile. Risparmierei un bel po’ di soldi.
In quel punto suona la sirena del cantiere...
ARIETE (ad Augusto) Hai ragione che devo andare. (a lei) Ma se ti infastidisce... o peggio!... non hai che da farmi un fischio, vecchia. Perché lo faccio?... Perché, tutto sommato, mi sei simpatica, vecchia! (passando davanti ad Augusto) Ringrazia la sirena, tu. (si guarda attorno come per dire “ci siamo intesi”, poi esce deciso)
AUGUSTO Perché Ariete Kid?
KETTY Un nome d’arte, guadagnato sul campo. Stasera, dopo cena, la metto al corrente di tutto. Perché deve sapere che...
AUGUSTO (prevenendola) Non si incomodi. Posso farne a meno. (poi guardando con disgusto l’ambiente) Queste orribili copertine. Ogni giorno ce ne sono di più.
KETTY Preferisce restare soffocato dalla polvere? Orribili, poi... E io, sconsiderata, che ci rimetto la vista!
AUGUSTO (tra sé) Il Creatore ha faticato tanto per distinguere un colore dall’altro, e lei glieli rimescola tutti...
Ariete passa nel riquadro della finestra, guarda dentro, poi sputa in terra con una vistosa gestualità di tutto il corpo...
KETTY (per giustificarlo) Lui si esprime così. Una prerogativa caratteriale.
AUGUSTO Capisco.
Ketty, sempre più imbarazzata, prova a portar via i piatti dalla tavola cercando di non dare nell’occhio... Augusto se ne accorge, va a sollevare il lembo di copertina e scopre la tovaglia sottostante...
KETTY (con un piatto in mano) Vado di là. Torno subito.
AUGUSTO (la blocca e osservando il piatto) Ah, li tratta bene i suoi pupilli. Tutta roba che io in tre anni non ho mai avuto il piacere di...
KETTY Deve pranzare? E’ rimasta dell’altra minestra.
AUGUSTO E mi stima tipo da accontentarsi dei... resti altrui?!
KETTY Non se ne esca con le sue ridicole gelosie! Io lo faccio anche per lei, signor Augusto.
AUGUSTO Per me? Che cosa farebbe anche per me, sentiamo.
KETTY Non le è chiaro? Tengo buono il nemico, cerco di ammansirlo, di mitigarne la furia devastatrice.
AUGUSTO Al nemico si fanno ponti d’oro quando fugge, non quando avanza.
KETTY Si sbaglia. Può sempre avanzare in un’altra direzione e risparmiare noi. (vanitosa) E poi cosa vuole? Quel baldo giovane mi è simpatico... E apprezza le mie doti di cuoca.
AUGUSTO E’ sbocciato una amore, dunque! “Cuori tra le macerie” Personaggi e interpreti...
KETTY (civettando) Di simpatia, ho parlato. Se poi son rose...
AUGUSTO Ma bene! Io passo la mattinata negli uffici più lugubri del mondo... tra moduli e depliants... a considerare il tipo di inceneritore... perché anche lì più paghi meglio sei servito... Nel senso che le tue ceneri vengono di un colore più chiaro, meno bruciaticcio... E poi il tipo d’urna... classica ma non vistosa... in carattere con quello che si è stati in vita... E lei, qui, a darsi alla pazza gioia con il primo venuto.
KETTY Perché non dovrei, avanti.
AUGUSTO Perché io mi sto occupando anche delle sue future ceneri. Ecco il modulo che la riguarda. (le porge un foglio di carta) Deve riempirlo in ogni sua voce e firmare in calce.
KETTY (glielo strappa dalle mani) Io non riempio e non firmo un bel niente (lo fa in mille pezzi) Quanto poi a quello lì (indica fuori), sappia che non è il primo venuto. O almeno non è venuto la prima volta. Viene ormai da più di una settimana.
AUGUSTO (curioso) Ogni giorno?
KETTY (precisa) Ogni giorno lavorativo.
AUGUSTO A pranzo?
KETTY Quando ha l’intervallo.
AUGUSTO E mangia sempre di buon appetito?
KETTY Sempre!
AUGUSTO Ho ragione io, allora.
KETTY Si spieghi meglio.
AUGUSTO Lei fa la recita.
KETTY Che recita?
AUGUSTO Della miseria. Non passa giorno che non mi sfinisce con il carovita... E giù con le geremiadi che non può più tirare avanti... che la retta che le versiamo noi pensionanti non copre neanche le spese di luce e gas...
KETTY Certo! Voi pensionanti vi riducete a uno solo: lei! Se avessi la pensione piena...
AUGUSTO E’ lei che la vuol tenere vuota.
KETTY Io!?
AUGUSTO Se non fosse così, continuerebbe a mettere l’inserzione sul giornale. Come ho conosciuto questo posto, risponda!
KETTY Dal giornale.
AUGUSTO Ma lei, il giorno dopo il mio arrivo, ha eliminato quell’inserzione. Non le pare una coincidenza quantomeno sospetta?
KETTY E cosa ne vuol dedurre?
AUGUSTO Se si accontenta di guadagnare di meno, è segno che di soldi ne ha, e anche parecchi.
KETTY E piangerei miseria, in questo caso?
AUGUSTO Sicuro. Per tenere i malintenzionati lontani da... quel cassetto lì. (lo indica)
KETTY (barcolla, poi) Ancora con quel cassetto lì?!... Che cosa conterrebbe, sentiamo, quel cassetto lì? Il tesoro del sultano del Brunei?
AUGUSTO Non lo so. Ma dalla guardia che gli fa... dal tempo che passa con la testa infilata lì dentro... deve trattarsi di qualcosa di molto prezioso.
KETTY E lei, tutte queste cose, come le sa?
AUGUSTO Soffro d’asma. Malattia che costringe l’asmatico ad un continuo bisogno d’aria. La notte, spesso, lascio la porta mezza aperta. E più di una volta ho visto!
KETTY Visto, cosa? Parli!
AUGUSTO Lei aggirarsi lì accanto... spettrale, sonnambolica... nel suo camicione da notte veleggiante come un galeone... (critico) una camicia dalla velatura più ridotta non sarebbe fuori posto.
KETTY Ah, ora mette il naso anche nella mia lingerie?... Quanto al cassetto, la casa è mia, se lo ricordi. E non c’è nulla di strano che, all’ora che pare e piace a me, mi venga voglia di verificarne la segretezza. Strano, invece, è che lo faccia lei!
AUGUSTO Che faccio io? Mi ha mai visto là vicino, parli.
KETTY Io no.
AUGUSTO E allora chi?
KETTY Qualcuno che tutto vede e tutto sente: E aleggia invisibile attorno a noi. Sopra di noi!
AUGUSTO (cedendo ad una delle sue “mattane”) La crisi mistica!... L’estasi di Santa Teresa!... “Signore, nel tuo abbraccio divino mi esalto e mi smarrisco... E la mia carne si trasforma in luce!” (pratico) Le presenze soprannaturali, comunque, non sono ammesse a testimoniare in tribunale.
KETTY Chi l’ha sorpresa nell’atto di forzare quel cassetto è una presenza naturale. Anche troppo!
AUGUSTO Il nome!... Mi dica come si chiama, allora.
Ketty fischietta con aria misteriosa...
AUGUSTO (fa per uscire) Addio!... La lascio in compagnia delle sue allucinazioni. E dei suoi misteri.
KETTY E se ne torna in compagnia dei suoi. La diplomazia... l’avvocatura... Mi sono informata. Nessuno la conosce, Augusto Cernecchi, neanche per sentito dire. Nell’uno come nell’altro campo.
AUGUSTO (sbrigativo) I giovani di oggi non sanno niente delle vecchie glorie.
KETTY Le mie fonti sono coetanee delle sue vecchie glorie.
AUGUSTO (contrariato) Bene!... Io non avevo ancora messo piede qui dentro, e lei già mi faceva pedinare. (eccitandosi) Ebbene, sì: buffone, come mi definisce lei!... Pagliaccio, istrione, giocoliere, jonglieur, cantimbanco, per dirla come una volta. Vita marginale, sempre controcorrente, sempre soggetta a orari diversi rispetto ai comuni mortali. La notte, ancora per la strada mentre tutti dormono. La mattina, a letto fino all’una quando tutti già sono in piedi da mezza giornata. Disordine amoroso, figli disseminati qua e là, affanni economici e pettegolezzi di categoria... E alla fine una misera sepoltura, magari in disparte, separata da quelle delle persone cosiddette perbene. Ecco la vita dell’attore. (con orgoglio) Ma emozioni a torrenti... il delirio della folla al termine della recita... il piacere ineffabile... e non si creda a chi dice il contrario... di essere riconosciuti dovunque... ”La bisbetica Domata” E io ero un Petruccio irresistibile. (recit ando) Sul mio comando io. E lei è tutto il mio patrimonio: lei le mie robe, lei la mia casa, le mie masserizie, il mio campo di grano, il mio cavallo, il mio bue, il mio asino, la mia ogni cosa: è lei! Si provi qualcuno a torcerle un capello... l’avrà a fare con me!” (poi calmo) Caterina, alla fine, mi professava obbedienza assoluta non perché fosse scritto nel copione, ma perché io ero stato così trascinante, che la poverina non aveva altra scelta.
KETTY Lo so, lo so.
AUGUSTO (non le bada) Al diavolo Augusto Cernecchi! Diplomatico, avvocato e quant’altro si voglia. Io sono stato... e rimango... Augusto de Bellis, il grande Augusto de Bellis!... talento senza uguali nel genere comico come in quello tragico!
KETTY Lo so, lo so.
AUGUSTO Certo. Gliel’ho appena finito di dire io.
KETTY Lo so... vuol sapere da quanto? Avevo sedici anni la prima volta che l’ho vista... nella “Bisbetica Domata” appunto. Ora ne ho sessanta e passa... Lo so da circa mezzo secolo.
AUGUSTO Lei mi ha visto!? Dove? Quando?
KETTY A teatro. Una recita per le scuole.
AUGUSTO (cupo) Capisco. Una di quelle “corride” che a noi attori toccano di tanto in tanto per accostare i più giovani al teatro. Sara stata una recita penosa!
KETTY Al contrario: lei fu meraviglioso! Magnetico, oserei dire. Non erano passati neanche cinque minuti che noi belve, completamente domate, pendevamo dalla frusta della sua voce.
AUGUSTO (con vanità) Mi è capitato, a volte.
KETTY E alla fine, con le palme che ancora mi fumavano per quanto le avevo battute... l’ingresso nel sacello... nel Sancta Sanctorum! In punta di piedi, col fiato sospeso per non contrariare la divinità immersa nella penombra...
AUGUSTO (ottuso) Una chiesa accanto al teatro? Può darsi.
KETTY Ma no! La visita al suo camerino, Augusto de Bellis! L’insegnante che ci ha accompagnato procede ad una rapida selezione: soltanto le più diligenti saranno ammesse al cospetto del mito. Io sono tra quelle. (pudica) E il mito è... in mutande!...
AUGUSTO Cosa vuole, non si può mica tornare a casa in costume. Potresti ritrovarti in questura o, peggio, al manicomio. E così, dopo lo spettacolo ragione vuole che ci si cambi. Ecco perché in mutande.
KETTY Un’emozione in più. Per delle ragazze di buona famiglia come noi, che in mutande non vedevano neanche il loro papà... Ma , una volta nel suo camerino, mentre lei si è reso presentabile e ora risponde alle domande delle più audaci di noi...io mi giro attorno per stamparmi bene negli occhi e nella mente quel luogo di sortilegi... che agita le mie più inconfessabili fantasie di adolescente... Quando a un tratto lei si libera dell’asciugamano che aveva attorno al collo. (spiritata) Sento che devo appropriarmene, che non ne posso fare a meno. Quel pezzo di stoffa è passato su e giù lungo le sue braccia, le sue spalle... Se non ho modo di stabilire un rapporto diretto con lei... se me ne manca il coraggio... che mi porti via per lo meno qualcosa di suo!... Feticismo, dice?
Augusto, a disagio, tace...
KETTY E va bene: feticismo. In quel punto si veniva profilando tutto intero il mio destino. Me ne sarei resa conto qualche istante dopo, sulla via di casa... mentre tenevo ben nascosto sotto il cappotto quell’asciugamano che racchiudeva in sé, come in uno scrigno, l’afrore della sua persona.
AUGUSTO (riduttivo) Le ragazzine sono le prime vittime dei miti. Prenda oggi. Fanno quel po’ po’ di chiasso per i gruppi rock.
Ketty tace...
AUGUSTO Poi, vivaddio, crescono e mettono la testa a posto.
Ketty continua a tacere...
AUGUSTO Anche lei, dunque, non si sarà comportata diversamente... Prima o poi si sarà sbarazzata di quello straccio, usato per giunta.
Ispirata nel volto, con passo sacerdotale Ketty raggiunge la credenza, apre il cassetto con la chiave che porta al collo, ne estrae una scatola di cellophane e viene a deporla al centro della tavola... Augusto, perplesso, viene alla tavola anche lui e si protende su quel misterioso contenitore... Con esasperante lentezza Ketty solleva il coperchio della scatola e tira fuori un asciugamano ingiallito dal tempo... Augusto arretra per un istintivo moto di ribrezzo...
KETTY (fiera) Il mio tesoro! Il bene prezioso al quale ho fatto buona guardia giorno e notte!
AUGUSTO La credevo toccata nel cervello, ma non fino a tanto!
KETTY Dovrebbe farle piacere, invece. Quanti sono gli uomini che si imbattono in una simile dedizione femminile?
AUGUSTO Mi fa orrore, altro che piacere!
KETTY E perché? Qui dentro è racchiusa la sola testimonianza della sua giovinezza. Testimonianza della quale, durante cinque decenni e passa, io sono stata vestale insonne.
AUGUSTO (cedendo al morboso fascino della situazione) La mia giovinezza!... (glielo toglie di mano e se lo stringe contro il viso) Quella giovinezza che non tornerà mai più!...( vi affonda la testa dentro)
Passa un lungo istante durante il quale Ketty osserva la scena con espressione soddisfatta...
AUGUSTO (gettando via di scatto il panno) Sa di formalina!... Io non ho mai saputo di formalina.
KETTY (calma) La formalina l’ho aggiunta io.
AUGUSTO Lei?
KETTY Per conservarlo meglio. O preferiva trovarlo tutto tarlato?
AUGUSTO (infuriato) Imbalsamatrice!... Sa perché lei ha tanta paura della morte? Perché se la porta dentro, da quando è nata. E’ la sua religione, la sua maniera di respirare nell’universo. Aria di tomba, lei immette nei suoi polmoni. Almeno fino a quando di aria non gliene occorrerà più. Lei si è lasciata vivere come altri si lasciano morire, ecco la verità.
KETTY (persuasiva) Ragioni, non siamo fatti tutti alla stessa maniera: Lo dice in continuazione anche lei.
AUGUSTO E allora?
KETTY E allora ognuno di noi sceglie il suo personale modello di vita. Cos’è, del resto, la vita se non un modo di passare il tempo? Lei, la sua, l’ha vissuta saltabeccando da un’esperienza all’altra, all’insegna del “giorno dopo giorno”. E cosa ne ha ricavato? Ben poco, mi pare. Almeno a giudicare dal pozzo di solitudine nel quale è finito. Io, la mia, l’ho vissuta aspettando lei.
AUGUSTO Aspettando me!?
KETTY Una voce, in quel camerino, mi parlò: ”Se sarai paziente, un giorno quest’uomo arriverà a te. Ti si presenterà solo, nudo alla meta, senza altre radici che non siano quelle che tu lo aiuterai a mettere da quel punto in poi!” Il ricordo di quella voce mi ha sorretto nel corso del tempo. E’ stato un binario sicuro, indeformabile, lungo il quale ha proceduto la mia fede nel nostro finale ricongiungimento. Certo, le probabilità erano una su un milione. Ma io ho avuto il coraggio di puntare su quella. Dall’ombra in cui era bene che rimanessi, con certosina pazienza ho assistito, signor Augusto de Bellis, a tutte le tappe del suo degrado umano e professionale...
AUGUSTO (minimizza) Degrado, ora... Non tutte le ciambelle riescono col buco, è noto.
KETTY (impietosa) Degrado, degrado!... Il primo matrimonio miseramente naufragato per manifesta indecorosità della sua “signora”... L’alcool come anestesia quotidiana... I primi imbarazzanti vuoti di memoria sulla scena... L’infatuazione per la giovane suonatrice di bicchieri, che si fece intestare la casa all’arrivo di un bebé, e poi le dette il benservito togliendole la casa e la certezza che il figlio fosse suo... La ricaduta verticale nell’alcol... Sa che la sera in cui... fu nelle “Tre sorelle”, se non erro... in cui lei inciampò al proscenio, rovinò giù per la scaletta che dà in platea e finì in braccio ad una abbonata della prima fila... io ero in teatro, ben nascosta tra quelli del loggione?
AUGUSTO Non lo so, ma non ho difficoltà a crederle. Per questo sono caduto. (feroce) Jettatrice!
KETTY Io?!
AUGUSTO Lei, lei! Menagrama, profetessa di lutti, genio del male, strega, fattucchiera!... Lei non ha assistito per caso alle mie disgrazie. Con la sua costante presenza le ha propiziate. E perché? Perché portavano acqua al suo mulino.
KETTY Che vile!... Sbaglia ogni mossa della sua vita, e poi la colpa sarebbe la mia.
AUGUSTO E allora mi dica: quando, a costo di indicibili sacrifici, mi sono tirato fuori dall’alcool...al punto da non poterlo sentire neanche nominare... deve era lei?... Risponda, dov’era?
KETTY Non so. Sarà stato l’unico anno in cui l’ho persa di vista.
AUGUSTO (cupo) M’avesse perso di vista per sempre, a quest’ora non sarei qui, a marcire nella sua squallida pensione.
KETTY Nella mia? ( seducente) Nella nostra!
AUGUSTO (pronto) Ah, no! Questo rudere è tutto suo. Non ci provi neppure! Non mi farò tirare dentro una simile società. Grazie, ma non accetto.
KETTY Non sarà suo, se non vuole. Non per questo cesserà di essere stato messo su... questo rudere... per ospitare lei, nessun altro che lei.
AUGUSTO Questa non me la dà a bere, mia cara signora. Ne pensi un’altra, questa proprio non la mando giù.
KETTY (persuasiva) Ma ragioni: ho l’aspetto di una proprietaria di pensione?
AUGUSTO Che mi frega del suo aspetto? Io qui dentro ce l’ho trovata, e tanto mi basta.
KETTY E c’è una spiegazione anche a questo. Quando lei fu sfrattato dall’ultimo padrone di casa.... un incauto disposto ad affittare ad un cane randagio suo pari... io mi precipitai a rilevare questo fatiscente esercizio proprio per fornirle un tetto da mettere sulla testa. Dormire sotto i ponti!... O nella sala attesa di una stazione ferroviaria!.. L’idea che le toccasse una simile fine mi sembrò insostenibile.
AUGUSTO Mi sta dicendo che il pianista frocio... il grande, impossibile amore della sua vita... era soltanto una bugia?
KETTY E lei, a me, di bugie non ne ha dette?
AUGUSTO (afferrandosi all’ultimo appiglio) Un momento! C’era un altro cliente, quando io misi tenda qui. Il capitano Volpi...
KETTY Il capitano Volpi? (con un sorrisetto) Un mio cugino che in quell’occasione si prestò di buon grado. Bisognava pur dare un’apparenza di credibilità a questo luogo.
AUGUSTO Ha qualche ascendenza orientale, signora Ketty?
KETTY Perché?
AUGUSTO E’ stata sulla riva del fiume ad aspettare il passaggio del mio cadavere. Se non è orientale tutto questo...!
KETTY Si sbaglia: io la volevo vivo, non morto.
Dopo un istante di riflessione, Augusto punta verso il tavolino, afferra l’accendino e lo regola in modo da tirarne fuori una lunga fiamma...
KETTY (terrorizzata) Che fa!?
AUGUSTO (con lucida follia) Le do fuoco. E’ il trattamento riservato alle streghe, o sbaglio?
KETTY Metta giù quell’arnese!... (va al telefono) O chiamo la polizia.
AUGUSTO E’ sempre isolato, non ricorda?
KETTY (desistendo) Maledetto cantiere!
AUGUSTO (ridacchiando) Cremazione a domicilio. E tutto gratis.
KETTY Non sono infiammabile. Non da lei, almeno. Resterà deluso.
AUGUSTO Mi basterà sentire odore di bruciaticcio. Come quello dei suoi arrostini. Non pretendo molto di più.
KETTY (eroica) Attraverserò le fiamme invulnerabile. Come una vergine paleocristiana!
AUGUSTO Ne dubito. Specie dopo il mio trattamento. (va a prendere la bottiglia del whisky e la spruzza più volte)
KETTY Aiuto!...
AUGUSTO Ora vediamo se brucerà o no. Io dico di sì.
KETTY Ma... è medioevo, il suo!
AUGUSTO Sono pronto a sottoscriverlo. Non per questo lei la passerà liscia.
KETTY Aiuto!... (fuggendo per la stanza) E’ pazzo, fermatelo!... Augusto ha appena afferrato un lembo della gonna di Ketty e sta per accostargli la fiamma, quando il lucernario posto sotto il soffitto si spalanca e, in una luce “soprannaturale”, cala un gabbiotto con dentro Ariete Kid... Ketty e Augusto, terrorizzati, fuggono in modo da ritrovarsi da un lato e dall’altro della scena...
ARIETE (ad Augusto, minaccioso) Tu la vecchia la devi rispettare. Se no ti schiaccio come un pidocchio!
AUGUSTO Ah, sì? E allora perché la vecchia non rispetta me?
KETTY (pronta, a lui) Non si permetta di chiamarmi vecchia!
AUGUSTO Ah, lui sì e io no?
KETTY Lui è un’altra cosa.
ARIETE Sono un’altra cosa, hai inteso, pidocchio?
AUGUSTO Certo, cavernicolo.
KETTY Non lo provochi, per carità! Altrimenti ci sodomizza la casa.
AUGUSTO Cosa fa?!
KETTY Troppo lungo da spiegare. Un’altra volta.
ARIETE (sempre in alto, al centro della scena, come un ‘deus ex machina’) Ma perché vi intossicate quel morso di vita che vi rimane?
AUGUSTO Pensi alla sua. Gli omicidi bianchi sono in continua crescita.
ARIETE (ad Augusto) A te, che fai tanto il galletto... La vecchia ti vuole bene. La vedo io come ti segue con lo sguardo quando esci...
AUGUSTO Mi spia!
ARIETE (non gli bada) Con quanta ansia ti sta a osservare mentre attraversi la strada... “Ora cade, ora cade!”, mi sembra che dice. Una volta s’è fatta anche il segno della croce. Ogni passo che fai, là fuori, lei si affida al tuo santo protettore, se i tipi come te ne hanno uno... E quando non torni per tempo, la so io la sua angoscia dietro i vetri... Allunga il collo come una tacchina, la poveraccia. E si dà pace soltanto quando ti vede spuntare in fondo al viale. Tu sei solo al mondo. Oh, due più due fanno quattro. Vuoi tirare le cuoia su una panchina dei giardini pubblici, con la gente intorno che non sa chi avvertire oltre la polizia?
KETTY Dio mio, no!
ARIETE Fossi in te, approfitterei di questa situazione. Per te, cane senza padrone, è una vera pacchia. E quando la trovi più una donna che ti serve come il prete all’altare?
Ketty, orgogliosa, non sta nei panni...
ARIETE Certo è noiosa, hai ragione anche tu. Una rottura di palle!...
Controscena di Ketty, risentita...
ARIETE E cucina di schifo. San Quintino è il Grand Hotel, al confronto.
KETTY Questa l’ha sentita da lui!
ARIETE Chiudi il becco, vecchia! Che adesso parlo io.
AUGUSTO (pronto) Lo ha invocato a gran voce? Se lo ciucci tutto intero, adesso!
ARIETE I vecchi io li conosco. Dall’alto della mia torretta li vedo, i vecchi, la mattina, quando vanno... con decenza parlando...a svuotarsi... e poi, per rialzarsi dal cesso devono puntellarsi con le braccia sul lavabo, se no restano seduti là fino alla mattina appresso...
KETTY Non guardi dalla mia parte. Io ancora salgo e scendo le scale facendo i gradini a due a due.
ARIETE (non le bada) Li vedo, i vecchi, quando si svegliano e tirano fuori dal bicchiere la dentiera... E ogni volta gli scappa una bestemmia, dato che la bocca si fa più stretta un poco ogni notte...
KETTY Io ho ancora i miei denti: Tutti. O quasi.
ARIETE (come sopra) Li vedo, i vecchi quando si scordano il gas aperto... e devo pensarci io, se no qualcuno suona alla porta e salta tutto in aria... Insomma, della vecchiaia, e di quanto è faticosa... da lassù non mi scappa niente. E non è bello da vedere, credetemi. E neanche da sentire. I versi che gli scappano quando camminano o stanno seduti...! E a me mi prende la ridarella...come se mi facessero il solletico sotto le ascelle... Perché mica li accettano, quei rumori, come uno dei normali inconvenienti dell’età, no: fanno finta che è stato chi sa chi...E quando proprio non hanno neanche il gatto da incolpare, tossiscono, muovono ad arte una sedia... Come se le scorregge si potessero confondere con qualunque altro rumore...
KETTY (portando la voce) Ma insomma con chi si crede di parlare, costui?!
AUGUSTO E lo chiede a me?
ARIETE Ma il più triste di tutti è il vecchio che rimane solo. Quello non ha neanche bisogno di tossire o smuovere le sedie...Pure la Comare Secca lo scansa. Passa appresso dicendo: ”Ma siamo pazzi, o che? Io, la Comare Secca, mi metto a perdere tempo soltanto per lui!” E se ne va dove può fare più guasti. Che so, un pullman di scolari da spingere in una scarpata, una nave carica di materiale tossico da sbattere contro una scogliera... E il vecchio rimane sempre più solo.
KETTY (scattando) Insomma, si può sapere che cosa vuole da noi?
AUGUSTO (intonandosi) Venga al dunque: Questa farsa è durata abbastanza.
KETTY Ben detto: Il dunque, signor Ariete Kid.
ARIETE Il dunque? Eccomi a voi, Io non vi posso certo dire: “Auguri e figli maschi”. Non mi pare il caso.
KETTY Deo gratias!
ARIETE Ma per lo meno campate senza cacciarvi i denti come due cani arrabbiati. E ringraziate il Signore Iddio, ora ci vuole...Che la solitudine, almeno quella, ve l’ha risparmiata. Oh, due più due fanno quattro. (ad Augusto) A te!... C’è qualcosa di questa donna che non ti va a genio?
AUGUSTO (calcando l’intonazione) Ehhh!...
ARIETE Va bene, diciamo quella che ti manda più in bestia.
AUGUSTO I suoi stomachevoli caffè.
ARIETE (a lei) E spendili quei tuoi miseri soldi! O conti di portarteli nella fossa? Da oggi in poi farai i suoi caffè con la migliore miscela che esiste sul mercato. Intesi, vecchia?
KETTY Tutti?
ARIETE E che, vuoi farne uno sì e uno no?
KETTY D’accordo.
AUGUSTO Poi, però, me lo mette per iscritto.
ARIETE (a lei) E a te!... Che cosa non ti va di lui?
KETTY (calcando l’intonazione) Ehhh!...
ARIETE Va bene, diciamo quella che ti manda più in bestia
KETTY (sicura) La sua trivialità.
ARIETE Che?
KETTY Le volgarità che si fa uscire dalla bocca.
ARIETE (a lui) Da oggi tu elimini dalla tua parlata le parole “cazzo” e “vaffanculo”, d’accordo?
AUGUSTO Guardi che la mia... trivialità è un tantino più sofisticata, meno...
ARIETE (lo interrompe) Poche chiacchiere! Ti è entrato nella zucca?
AUGUSTO E sia!
KETTY Poi, però, mi firma una carta.
ARIETE E soprattutto non mi costringete a ritornare. Dico a tutti e due. Perché in tal caso sarò molto meno ragionevole: una spallata del mio ariete e...amen!
AUGUSTO Faremo come ha detto lei. Ma chi ci garantisce che questa casa non sia...Sì, che non ci spazzerete via con uno di questi mostri meccanici?
ARIETE Nessuno, pollastrelli. Ho gettato un occhio sulle piante dell’ingegnere. Non ci ho capito niente. Ma che volete fare, puntare tutto sulla vita? E se poi esce la morte? Una ragione in più per campare in pace, prima che in pace dovrete riposare. Due più due fa quattro! (prende un lungo respiro, si schiarisce la gola e caccia fuori uno sputo di considerevole dimensione che, sotto lo sguardo esterrefatto di Augusto e di Ketty, dopo una breve parabola si va a stampare al centro della scena)
Augusto e Ketty si scambiano gesti eloquenti indicando lo sputo... Soddisfatto, Ariete Kid aziona la pulsantiera della sua macchina e se ne risale attraverso il lucernario, che si richiude dietro di lui... Augusto e Ketty, ai due lati della scena, dopo qualche istante di esitazione, a passi lenti e cadenzati convergono verso il centro della scena, gli occhi sempre fissi su quel singolare “stemma” lasciato da Ariete Kid... Una volta lì accanto, restano ad osservarlo come fosse un oggetto piovuto dallo spazio...
AUGUSTO Che raschio formidabile!
KETTY Lui si esprime così.
AUGUSTO Una prerogativa caratteriale.
AUGUSTO Ha le dimensioni di una crepe.
AUGUSTO Di una crepe, è vero. Le ho raccontato di quando, a Parigi, mentre passeggiavo con una nobildonna polacca...
KETTY Lasci perdere. Non è il momento. Ora conviene rimuovere quella lordura. Prima che si rapprenda per l’eternità.
AUGUSTO Giusto. Ma come?
Ketty si guarda attorno in cerca di qualcosa con cui effettuare l’incresciosa operazione, poi punta decisa verso la poltrona e torna con il ben noto asciugamano...
AUGUSTO Cosa fa!?
KETTY Quello che abbiamo detto or ora. (e, sotto lo sguardo impietrito di Augusto;, si china per rimuovere lo stomachevole lascito di Ariete Kit)
AUGUSTO (In un patetico slancio) La mia giovinezza!...
KETTY Ebbene?
AUGUSTO Non ci si crede!... Passa tutta la vita in adorazione di quello straccio, ne fa la guardia giorno e notte, vigila che nessun altro lo sfiori soltanto, e poi...
KETTY A cosa mi serve più, ora?
AUGUSTO E come mai?
KETTY (fiera) Ora ho te!

FINE

torna su
torna all'autore