Teatro Comico Italiano
UN GIORNO IN OSPEDALE
COMMEDIA IN DUE ATTI
Autore:
Camillo Vittici
Iscrizione S.I.A.E. N.118123
(In caso di traduzione dialettale si prega di specificare alla SIAE il titolo originale dell'opera)
PERSONAGGI
Piero |
Un paziente |
Serafino |
Un paziente |
Giacomo |
Un paziente |
Primario |
Primario del reparto Chirurgia |
Aiuto |
Aiuto del Primario |
Rosa |
Infermiera |
Luisa |
Infermiera |
Girolamo |
Donatore di sangue |
Giuseppa |
Moglie di Serafino |
Giornalaio |
Addetto al carrello dei giornali |
Don Firmino |
Il cappellano dell’ospedale |
La storia si svolge in una camera di un reparto di chirurgia
La storia
Scene d'un giorno qualunque in un ospedale di provincia. Un involontario scambio di cartelle provoca una serie di equivoci in cui i tre ricoverati in corsia sono vittime ignare. Una trasfusione di sangue, un tentativo di espianto organi e un Primario che si aggiorna su “Il piccolo chirurgo”. Situazioni al limite dell’irreale. Ma la realtà è davvero diversa?
PRIMO ATTO
(Tre letti, due ai lati del palco e uno sullo sfondo. Entra Rosa con Piero che porta con sé un vaso da notte)
ROSA: Forza 21, si faccia forza; siamo quasi arrivati al suo lettino. Ancora due passi
PIERO: Come 21? Non sono mica un numero io! Io sono il Piero, il Piero Mangiafichi, non il 21
ROSA: Qui tutti hanno un numero. È per la privacy. Comunque sbrighiamoci e vada a letto
PIERO: No no, aspetti un attimo. Devo usare il mio vasino
ROSA: Ma come… usare il vasino? Mica la potrà fare qui
PIERO: Ma io non ce la faccio più; mi scappa, mi scappa
ROSA: Ma c’è il pappagallo
PIERO: Cosa centra il pappagallo? Dov’è il pappagallo? Non lo sento
ROSA: Ma non il pappagallo che pensa lei, quello che le servirà a letto per i suoi bisognini
PIERO: Li dovrei fare a letto? Ma dai… quelli li facevo da bambino, ma allora avevo il pannolino
ROSA: E noi allora le metteremo il pannolone. Su, forza, dai che ci siamo. Su, a letto. (Si adagia)
PIERO: Il vasino dove lo metto?
ROSA: Lo mettiamo qui nel comodino, va bene?
PIERO: No, lo tengo qui in fondo al letto, non si sa mai; appena mi scappa…
ROSA: Ma no, guardi che le metto la padella (La infila sotto)
PIERO: Ah, cos’è ‘sta roba? (Scoppia in una risata). Mi fa solletico
ROSA: Solletico? Solletico alle gambe?
PIERO: No, alle chiappe! La mia Giulia non riesce mai a farmi una puntura nel sedere perché, quando mi strofina il cotone con l’alcol snaturato, mi fa venire da ridere per il solletico. Immaginati con quel coso qui sotto le chiappe. Tiralo via che mi viene da ridere
ROSA: Allora mettiamo il pannolone
PIERO: Mi fa ridere anche quello
ROSA: Ma non le porta le mutande?
PIERO: Mai, mi sfregano la pelle e mi fanno ridere anche quelle
ROSA: E i calzoni allora?
PIERO: Prima di metterli mi metto il borotalco smerdolato per non sentirli
ROSA: Come smerdolato? Si chiama mentolato. Ma si può sapere perché si è ricoverato?
PIERO: Eh, la prostica
ROSA: La prostata vorrà dire
PIERO: Voglio dire che il dottore ha detto che ce l’ho grossa come un melone e la vescica che non tiene; dice che è nel continente
ROSA: Nel… nel continente? Vorrà dire incontinente
PIERO: Ecco perché devo andare sempre in giro col vasino
ROSA: Ha fatto l’ecografia?
PIERO: No, ho fatto la varicella e anche l’asiatica, ma non mi ricordo quando, però è venuto un esploratore…
ROSA: Dall’Africa?
PIERO: Non dall’Africa, ma nell’ambulatorio del dottore. Insomma, mi hanno fatto l’esplorazione del rettile. Che male! Peggio che mettere una supposta al peperoncino. Il dottore era un bestione di più di cento chili con un dito grosso come un paracarro. Ha presente i dolori del parto? Peggio!
ROSA: Ma come fa a dirlo se lei non ha mai partorito?
PIERO: Io no, ma ho visto come urlava la mia Ginetta
ROSA: Poverina; ha sofferto molto?
PIERO: Dovevi vederla e sentirla! Tre giorni senza mangiare, rotolava come una trottola da una parte all’altra, gli occhi che volevano uscire dai loro buchi…
ROSA: E poi?
PIERO: E poi è nato finalmente; grande e grosso come un vitello…
ROSA: No, come un vitello?
PIERO: Certo, la mia Ginetta è la mia mucca preferita. (Entra Giacomo, lo accompagna Luisa)
LUISA: Ecco Giacomo, quello è il suo letto. Si infili lì dentro che presto arriverà il medico. Luisa, ti chiamano in Pronto Soccorso; qui mi fermo io
ROSA: Allora vado; te li affido
LUISA: Ci penso io Rosa; vai pure; sarò io il loro angelo custode. (Rosa esce). Forza Giacomo, si infili nel letto. (Giacomo va a letto). Posso lasciarvi soli un momento? Vado a prendere le cartelle cliniche del reparto
PIERO: Non abbiamo mica paura, neh?
LUISA: Se avete bisogno suonate il campanello
PIERO: Quale campanello?
LUISA: E’ quel pulsante lì in parte. Allora vado
PIERO: Vadi. (Luisa fa per uscire. Piero suona il campanello)
LUISA: Chi ha suonato?
PIERO: Io
LUISA: Che c’è?
PIERO: Prova pulsante, prova pulsante
LUISA: Senta Piero, vuol stare un po’ buono? Vado?
PIERO: Vadi. (Luisa fa per uscire. Piero suona il campanello)
LUISA: Che c’è ancora?
PIERO: Mi ha detto di suonare il campanello se ho bisogno
LUISA: E allora?
PIERO: Allora ho un bisogno
LUISA: Cioè?
PIERO: Ho bisogno del mio vasino
LUISA: Per fare?
PIERO: Secondo lei cosa si fa con un vasino?
LUISA: Che ne so? Si mettono dentro dei fiori; ma quale vasino?
PIERO: Guardi lì; è quello che mi ha messo in fondo al letto, ma non ci vorrei mettere i fiori
LUISA: Ma siamo matti? Qui si usa la padella
PIERO: Ma quale padella? Nella padella si mettono le bistecche, non… altra roba, e che, per di più, puzza
LUISA: Eh no carino! Lei usa la padella e basta! (Luisa mette la padella)
PIERO: Ah, mi scappa da ridere
LUISA: Meglio se le scappa da ridere
PIERO: Ma a me scappa un’altra cosa
LUISA: E allora la faccia!
PIERO: La faccio, la faccio; visto che non ce la faccio più… Ah, che goduria, fatto. E adesso che si fa?
LUISA: Adesso la portiamo via. (Esce con la padella)
PIERO: (A Giacomo). Ehi, tu; come ti chiami?
GIACOMO: Giacomo, ma qui sono il 22
PIERO: E cosa ci fai qui?
GIACOMO: Secondo te, pensi che sia qui a divertirmi? In discoteca?
PIERO: Cos’hai?
GIACOMO: Il dottore mi ha detto che ho la privacy e che non lo devo dire a nessuno
PIERO: La privacy? Ma che strana malattia; non l’ho mai sentita nominare, speriamo non sia infettiva
GIACOMO: Non è una malattia, anzi, è una malattia, ma non posso dire che è una malattia. Capito?
PIERO: Certo che ho capito, il Piero è mica tonto; ma non capisco quello che mi hai detto
GIACOMO: Il dottore mi ha detto che devo tenere la bocca chiusa
PIERO: Questa volta ho capito; se devi tenere la bocca chiusa vuol dire che hai la lingua ammalata. Magari hai i vermi
GIACOMO: Che schifo!
PIERO: E quindi dovresti prendere il Vermifugo Ciccarelli. A me lo dava sempre la mia mamma quando mi passavano i vermi lunghi così; sembravano dei pitoni
GIACOMO: Cosa centra il Vermifugo Ciccarelli? Se mai si chiama Callifugo Ciccarelli, per i calli!
PIERO: Ecco perchè i vermi non mi passavano mai; in compenso non mi è mai venuto un callo ai piedi, me lo diceva sempre lo specialista dei piedi
GIACOMO: C’è anche lo specialista dei piedi?
PIERO: Certo, il pediatra. Ma mi dici o no per cosa sei stato ricoverato?
GIACOMO: Il cuore
PIERO: Non hai il cuore?
GIACOMO: Certo che ce l’ho il cuore, ma batte in modo strano, due colpi sì e uno no. Il dottore mi ha detto che sembra un motore diesel
PIERO: Speriamo che non ti facciano pagare il bollo. Al mio amico Giovanni per sistemare i battiti del cuore gli hanno messo un apparecchio qui. Si chiama… Black & Deker
GIACOMO: Quello me l’hanno già messo, ma devono averci messo delle batterie di seconda mano perché sono già scariche
PIERO: Ma allora qui non è il tuo posto
GIACOMO: E quale sarebbe il mio posto?
PIERO: Dovresti andare dall’elettrauto; una bella ricarica e via!
GIACOMO: No, non sono d’accordo; meglio che lo faccia il cuorologo
PIERO: E qui c’è il cuorologo?
GIACOMO: Certo che c’è il cuorologo. Pensa che nel suo studio c’è una grande fotografia con su lui che tiene una conferenza e, dietro, una bandiera con su il disegno del cuore. (Piero ride). Cos’hai da ridere?
PIERO: Pensa quando faranno la conferenza dei ginecologi cosa ci sarà disegnato sulla bandiera
GIACOMO: Mio fratello invece ha una malattia infettiva
PIERO: E’ in ospedale?
GIACOMO: No, lo teniamo a casa; è troppo scomodo per noi andare a trovarlo tutti i giorni all’ospedale
PIERO: Ma, se è infettivo, potreste beccare qualcosa anche voi
GIACOMO: Mica siamo scemi; l’abbiamo rinchiuso giorno e notte nel bagno che teniamo chiuso a chiave
PIERO: E cosa mangia?
GIACOMO: A colazione un cracker e una fetta di prosciutto, a pranzo un cracker e una fetta di prosciutto e a cena…
PIERO: Spero che a cena gli diate qualcosa di diverso
GIACOMO: E a cena un cracker e una fetta di prosciutto
PIERO: Questa però non l’ho capita. Perché mangia solo un cracker e una fetta di prosciutto?
GIACOMO: Beh, sono le uniche cose che riusciamo a far passare sotto la porta del bagno
PIERO: Anch’io ho un fratello malato. Abbiamo pensato che abbia l’Altzeimer
GIACOMO: Quella sì che è una brutta malattia. Ma come avete fatto ad accorgervi?
PIERO: Beh, avevamo notato qualcosa che non andava…
GIACOMO: Per esempio?
PIERO: Per esempio… Quando al mattino si svegliava lasciava sul cuscino della moglie cento euro pensando di aver trascorso una notte di fuoco con chissà chi e invece aveva dormito come un angioletto. Se questo non è Altzeimer… Altrimenti fa colazione dopo aver svegliato il vicinato urlando come un ossesso perchè il caffé non "viene su". Solo dopo tre quarti d'ora si accorge di non aver acceso il gas! Se questo non è Altzeimer… Un'altra volta ha tentato di far partire l’auto con le chiavi di casa. Altre volte, quando va in bagno, si dimentica di alzare la tavoletta del water, però tira l’acqua. Se questo non è Altzeimer… (Entra Luisa)
LUISA: Ecco, queste sono le vostre cartelle. Le lascio ai piedi dei vostri letti perchè fra poco arriverà il primario e il suo aiuto per la visita. Le altre del reparto per ora le lascio qui. Che non le tocchi nessuno perché sono tutte in ordine numerico. (Cartelle ai piedi dei rispettivi letti e il resto su un tavolino. Entra Rosa con Serafino)
ROSA: Dammi una mano Luisa a mettere a letto il 23
SERAFINO: Guardi, signora infermiera, che sono capace da solo ad andare a letto. Cosa crede lei, che tutte le sere mi metta a letto la mia Gilda? Come farebbe? È magra come un’acciuga e pesa la metà di me. D’altronde, se la chiamano la mia metà…
PIERO: Per me ha ragione, non è mica handicappato
GIACOMO: E non ha nemmeno la paralisi infantile nelle gambe
LUISA: Ehi, voi; guardate che questo non è un pollaio; portate un po’ di rispetto all’ambiente in cui vi trovate! Chiudete la bocca e state zitti!
PIERO: Porca zoccola, non saremo in un campo di concentramento!
GIACOMO: E neanche in galera
SERAFINO: E neanche in un convento di suore di clausura (Si mette a letto. Le infermiere escono)
PIERO: E tu cos’hai?
SERAFINO: Ho le tonsille
PIERO: Anch’io ho le tonsille
GIACOMO: Anch’io
SERAFINO: Ma le mie sono diverse dalle vostre
GIACOMO: Le avrà d’oro lui…
PIERO: Magari ne ha quattro
SERAFINO: No, solo due, ma sono marce e piene di pusso
GIACOMO: Di pusso… Puzzano?
PIERO: Allora bastava fare i gargarismi
SERAFINO: Macchè puzzano, hanno il pusso; quelle placche bianche che si attaccano lì e ti fanno venire la febbre
GIACOMO: Il pus allora, non il pusso
SERAFINO: Ma io volevo dirlo in italiano
PIERO: E cosa ti devono fare?
SERAFINO: Toglierle, strapparle via
GIACOMO: Madonna che impressione!
SERAFINO: Il dottore mi ha detto che se non le tolgo mi vengono i dolori romantici dappertutto e il cuore che soffia. (Entra il primario, l’aiuto e le due infermiere)
LUISA: State fermi e tranquilli che c’è il primario per la visita
ROSA: Questa è la cartella dell’ultimo arrivato, il 23
PRIMARIO: Beh, andiamo per ordine; direi di partire dal 21
PIERO: Neh, signor primario, guardi che anche alla stazione centrale c’è il binario 21, ma io non sono un treno. Io sono il Piero Mangiafichi e non il 21
AIUTO: Non si interrompe il primario; questa è una regola da rispettare in ogni ospedale serio
PIERO: Mai saputo che ci fosse anche un ospedale ridicolo…
PRIMARIO: Comunque, cosa dice, esimio collega, la cartella del 21?
PIERO: E dagli col 21…
AIUTO: Vediamo… “Ipertrofia prostatica con vescica a colonne, stenosi dell’uretra e idronefrosi renale con inginocchiamento dell’uretere”
PRIMARIO: Non c’è che dire; è decisamente malconcio. O si opera e non campa affatto
PIERO: Ah, andiamo bene; ma cosa vogliono dire tutte quelle parolone lì? Hanno un senso o servono solo a spaventare gli ammalati? A me hanno detto che ho la prostica e basta. Almeno fosse venuta a mia moglie… Invece no, lei è sempre sana come un pesce
AIUTO: La prostata le donne non l’hanno; se mai un polipo all’utero
PIERO: Allora ce l’ha la mia Giulia, però ho i miei dubbi perché non so come farebbe ad avere lì dentro un polipo
LUISA: E cosa ci sarebbe di strano?
PIERO: Di strano c’è che il polipo non lo può avere perché non è mai andata al mare
AIUTO: E allora che ne facciamo del 21?
PRIMARIO: Un bell’intervento e che non se ne parli più
PIERO: Eh no, prego; ne parliamo ancora invece. La prostica è la mia e voglio sapere dopo il bell’intervento cosa mi succede
AIUTO: Succede che farà meglio la pipì, ma si può dimenticare il sesso
PIERO: Perché, non avrò più la memoria?
ROSA: Non la memoria, ma la voglia
PIERO: La voglia di fare?
AIUTO: La voglia di… Glielo spieghi lei infermiera
LUISA: Vede Piero… quando si toglie la prostata non si ha più il desiderio sessuale
PIERO: Tutto lì? Pensavo chissà altro. L’importante che con la mia Giulia funzioni ancora tutto
ROSA: Eh no, con la Giulia non funzionerà più un bel niente
PIERO: Allora dovrei cercare qualcun’altra, una supplente insomma. Potrei provare con l’amica della mia Giulia; la chiamano la sostituta
ROSA: La sostituta? La prostituta vorrà dire
PIERO: No, proprio sostituta, perché, quando la sua Egidia, che lo fa di mestiere, è indisposta, al suo posto ci va lei per non farle perdere la piazza. Ecco perché la chiamano sostituta
LUISA: Forse non ha ancora capito bene… Non funzionerà più e basta. Con nessuno
PIERO: Non mi direte che diventerò un trans!
AIUTO: Un trans no; rimarrà sempre maschio, ma senza la dote di un maschio
PIERO: Ma chi se ne frega! Ho sposato la mia Giulia senza la dote e mi è andata bene lo stesso
PRIMARIO: Basta così, la discussione è durata fin troppo; passiamo al 22. (Vanno al letto di Giacomo). Legga
AIUTO: “Mega cardiopatia ipertensiva con episodi di tachicardia parossistica alternati ad altri di aritmia totale da fibrillazione atriale con extrasistoli ventricolari”
GIACOMO: Hai visto Piero che le parole della mia malattia sono più difficili della tua? E, mi dica signor primario, ce l’ha la cura giusta per guarire?
PRIMARIO: Ci sono due sole soluzioni; la prima fare una cardioversione…
GIACOMO: Invertire che cosa? Mi vorrete mica farmi diventare gay?
LUISA: Zitto 22 quando parla il primario
PRIMARIO: Cardioversione, non inversione
GIACOMO: Cardio versione… Vuol dire che mi dovrei convertire?
PRIMARIO: Ripeto, e non voglio interruzioni. Due soluzioni; la prima fare una cardioversione…
GIACOMO: E cosa sarebbe quella cosa lì?
AIUTO: Le applichiamo due elettrodi sul petto, diamo una forte scossa e il cuore riprende a battere regolarmente
PIERO: Per me, Giacomo, ti mettono alla sedia elettrica
SERAFINO: Per me lo cuociono al forno come un capretto
LUISA: Zitti voi due lì!
PRIMARIO: La seconda soluzione è togliere il suo cuore e trapiantarne un altro. Semplice no?
SERAFINO: Meno male che io ho solo le tonsille
GIACOMO: Ma io ho già impiantato il Black & Deker
AIUTO: Evidentemente non funziona più
GIACOMO: Ah già, le batterie scariche
PRIMARIO: Quindi, in prima battuta, programmiamo la cardioversione. Passiamo al 23. (Vanno al letto di Serafino). E qui cos’abbiamo?
AIUTO: “Tonsillite purulenta”
SERAFINO: Tutto qui?
AIUTO: Come tutto qui? Non le basta?
SERAFINO: Eh no; perché con loro due avete usato tutte quelle parolone difficili a me solo tonsillite polverosa?
LUISA: Purulenta, non polverosa
PRIMARIO: Operare; operare in giornata così avremo un letto libero. Però…
SERAFINO: Però?
PRIMARIO: C’è un però… Che dice, esimio collega; guardi il colore della cute di questo paziente
AIUTO: Vedo vedo… Sentiamo il polso… Non batte!
PRIMARIO: Sentiamo il cuore… Uhm, pochi battiti e anche quelli deboli e confusi. È come un motore diesel vecchio e arrugginito. Per me è morto
AIUTO: O se non è morto sta per morire
SERAFINO: Mi scusino neh, lo so che voi siete dei lampadari della scienza… Non vorrei darvi torto, non mi permetterei mai, ma tengo a farvi sapere che non sono mica morto
PRIMARIO: Ma chi è il primario qui, io o lei?
SERAFINO: Lei, signor primario, ma a me sembra di respirare ancora
PRIMARIO: Sarà un’impressione, ma, viste le sue condizioni, le consiglierei di telefonare alla Pompe Funebri e organizzare il suo funerale. O vuole farsi cremare?
SERAFINO: Ma no, signor primario. Non voglio diventare un criminale
AIUTO: Comunque, esimio collega, se parla vuol dire che non è morto
PRIMARIO: Acuta osservazione, ma questo… non dura, insomma, lo stiamo perdendo
SERAFINO: Basta che qualcuno poi mi trovi… Magari telefonate a Chi l’ha visto… Non per essere curioso, neh, ma potrei sapere che malattia ho oltre le tonsille?
PRIMARIO: Lei ha una malattia che non è ancora stata scoperta
AIUTO: Sarà l’autopsia a dirci chiaramente di che cosa è morto
SERAFINO: E quando mi faranno quella cosa lì?
AIUTO: Appena avrà esalato l’ultimo respiro
SERAFINO: Non ho mai saputo di avere un respiro salato. La mia Giuseppa dice che ho il fiato che puzza come un mucchio di letame, ma salato… mai. E sì che mi lavo sempre la bocca con l’Ava come Lava, perché costa di meno
PRIMARIO: Che mi dice, esimio collega; e se programmassimo già ora quali sono i suoi organi da espiantare? Potremmo affidarlo all’AIDO
AIUTO: Per primo potremmo espiantare il fegato
SERAFINO: No il fegato no
PRIMARIO: Perché no?
SERAFINO: Perché devo avere la cittosa pallida
AIUTO: Ignorante, si chiama cirrosi epatica
SERAFINO: E poi anche l’epatite virile
PRIMARIO: Quindi per il fegato nulla da fare
AIUTO: Io opterei per il cuore allora, magari potremmo usarlo per trapiantarlo al 22
SERAFINO: No, il cuore no, ogni tanto mi fa male, ma devono essere le coronariche, una volta mi hanno trovato la vagina pecoris. Un po’ mi fa male anche adesso
PRIMARIO: Le fa male il cuore? Non c’è alcun problema. Infermiera…
ROSA: Comandi signor primario
PRIMARIO: Sarebbe così gentile da mettere la sua mano sugli occhi del paziente?
ROSA: Obbedisco. (Gli copre con la mano gli occhi). Fatto
PRIMARIO: Lo sente ancora il dolore al cuore?
SERAFINO: No. Non lo sento più
PRIMARIO: Visto? Guarito
AIUTO: Posso sapere, esimio collega, come ha fatto?
PRIMARIO: Semplice, occhio non vede, cuore non duole
AIUTO: Quindi vuol dire che, se gli cavassimo gli occhi, guarirebbe il cuore. Quindi potremmo espiantargli le cornee
SERAFINO: No, le corna no! L’ho detto un sacco di volte alla mia Giuseppa che se mi avesse messo le corna sarei venuto tutte le notti a grattarle i piedi dopo morto
PRIMARIO: Non le corna, ma le cornee, lo strato più superficiale degli occhi
SERAFINO: Me spiace darle torto, ma anche gli occhi non sono tanto buoni
AIUTO: Come mai? Mi sembrano a posto
SERAFINO: Lo dice lei, ma il dottore oculare mi ha detto che in un occhio ho una scatarrata e l’altro è fuori uso perchè sono presbitero
PRIMARIO: Ma allora si può sapere cos’ha di buono da espiantare?
AIUTO: Mi dica buon uomo, quanti figli ha avuto?
SERAFINO: Undici figli e sei abordi, ma quelli, sia i figli che gli abordi, li ha fatti la mia Giuseppa, non io
AIUTO: Oh, finalmente abbiamo trovato qualcosa che vale la pena di espiantare
PRIMARIO: Se vuol essere più chiaro, esimio collega…
AIUTO: Deduzione logica; se è stato capace a mettere al mondo undici figli e sei aborti vuol dire che almeno un organo che funziona ce l’ha e quindi…
SERAFINO: Piano piano lampadari della scienza… Ho capito il ragionamento, ma non sono d’accordo
PRIMARIO: E perché non sarebbe d’accordo di grazia?
SERAFINO: Altro che grazia, sarebbe una disgrazia. Se prima ero la Freccia Rossa, adesso che ho compiuto i settanta sono solo un accelerato. Una vecchia locomotiva che ha solo bisogno di fare acqua. Pensi che, quando voglio violentare la mia Giuseppa, bisogna che lei mi aiuti
PRIMARIO: Quindi il discorso dell’espianto degli organi non funziona
AIUTO: Penso proprio che di questo non vi sia niente da tener buono
LUISA: Mi scusino, signori dottori, ma se facessimo al paziente una trasfusione? Può darsi che si riprenda
PRIMARIO: Trasfusione dice lei? E di cosa
SERAFINO: Magari con un litro di Valpolicella o di Chianti. Sicuramente verrei subito a star meglio
AIUTO: Zitto lei che ha già un piede nella fossa
SERAFINO: Me, veramente, più che la fossa preferirei un colombaro, magari esposto al sole. Con tutti i dolori romantici che ho vorrei evitare l’umidità
PRIMARIO: Pensandoci bene… una trasfusione.. E di cosa?
ROSA: Mi scusi se mi permetto… Di sangue
PRIMARIO: Di sangue
AIUTO: Certo, di sangue, ma non lo dica a nessuno che è stata lei a consigliarcelo
PRIMARIO: E allora facciamo questa trasfusione di sangue
LUISA: Mi sa dire paziente…
SERAFINO: Paziente paziente, mica tanto paziente perché, a questo punto, la pazienza la sto perdendo. Forza allora, facciamola questa confusione e che sia finita
LUISA: Non confusione, ma trasfusione. Dovremmo sapere il suo gruppo
SERAFINO: Glielo dico subito, faccio parte del gruppo della curva nord delle Brigate del …. (Si indichi una squadra di calcio)
ROSA: Gruppo sanguigno, signore
SERAFINO: Signore? Ciao signore, se qui c’è un poveraccio sono proprio io. E poi io non so cos’è questo gruppo sanguinario
LUISA: Lei ha lo zero, A o B?
SERAFINO: Zeta!
LUISA: Come zeta?
SERAFINO: Zeta come zecca. L’unica volta che ho visto il mio sangue è stato quando sono stato morsicato da una zecca
PRIMARIO: Senta, non ci faccia perder tempo
AIUTO: Io direi di guardare al colore delle palpebre. Vediamo… Bianche, quindi a sangue stiamo quasi a zero
PRIMARIO: Quindi il suo gruppo sanguigno non può essere che zero
AIUTO: Pertanto non ci rimane che telefonare all’Avis qui al piano di sopra che ci mandino in reparto un donatore del gruppo zero. Esegua infermiera (L’infermiera telefona)
ROSA: Pronto, parlo con la sede dell’AVIS? Ci serve con urgenza del sangue gruppo zero. Come finito? Ma no! Quello che era rimasto l’hanno usato gli impiegati a fare la torta di sangue? E adesso come facciamo? Ma sì, buono anche quello. Fatelo scendere immediatamente e useremo il suo sangue
PRIMARIO: Allora?
ROSA: Siccome sono rimasti senza sacche ci mandano direttamente un donatore. È l’unico che è rimasto, oltre la segretaria, perché è domenica. È l’uomo delle pulizie
SERAFINO: Ah, andiamo bene; l’hanno trovato nell’immondizia
AIUTO: Non importa chi sia, l’importante è che arrivi
LUISA: Dovrebbe essere già qui; la sede è al piano di sopra
PRIMARIO: Infermiera, da ora in avanti faccia lei. Appena avrà la sacca piena ci chiami e lo trasfonderemo al paziente. A più tardi. (Primario e aiuto escono)
SERAFINO: E io che pensavo di avere sole le tonsille…
PIERO: Su coraggio, vedrai che forse non muori
GIACOMO: Tranquillo, diremo una preghiera a San Giuseppe
SERAFINO: Perché proprio a San Giuseppe?
GIACOMO: Perché è il patrono dei moribondi
SECONDO ATTO
(Giuseppa è seduta al letto di Serafino)
GIUSEPPA: Ma insomma Serafino, non ti si può tirar fuori una parola di bocca; cosa ti han detto i dottori?
SERAFINO: Hanno detto che sono completamente senza globi
GIUSEPPA: Quali globi?
SERAFINO: Quelli bianchi, quelli rossi…
PIERO: Anche le piastrelle
GIUSEPPA: O Dio, non farmi spaventare Serafino
GIACOMO: Ma no signora Giuseppa; non si spaventi; non è poi così grave
GIUSEPPA: Meno male; che paura m’è venuta addosso
PIERO: Hanno detto solo che deve morire e basta
GIUSEPPA: Che deve…
GIACOMO: Ma no; che un giorno, non si sa quando, ma anche lui dovrà morire
PIERO: Come non si sa quando? Presto, molto presto
GIACOMO: Ma no, il Piero ha sempre voglia di scherzare. Fra poco gli fanno una confusione di sangue gruppo zeta e salterà in piedi come un puledro
GIUSEPPA: Serafino… Hai fatto l’assicurazione sulla vita che ti dicevo?
SERAFINO: Sì Giuseppa, l’ho fatta, ma l’ho fatta sulla tua di vita
GIUSEPPA: Come sulla mia? Era sulla tua che la dovevi fare
PIERO: Magari lei ha un polipo preso su qualche spiaggia
GIACOMO: Magari quello, piano piano e giorno dopo giorno, si muove lentamente, le stringe il cuore con i suoi tentacoli…
PIERO: Lo schiaccia come una noce e rimane lì secca, defunta e trapassata
GIACOMO: E il Serafino se la spassa con i soldi dell’assicurazione
GIUSEPPA: Neh, beccamorti che non siete altro, guardate che sono quasi sempre gli uomini che schiattano prima delle donne. Dopo tutto guardatevi allo specchio; non avete notato che faccia precadaverica che avete?
PIERO: Io non ho bisogno dell’assicurazione; ho delle terre al sole
GIACOMO: Davvero? Quanti ettari?
PIERO: Ettari non so, sono quattro o cinque vasi di gerani
GIUSEPPA: Senti Serafino, tu stai qui…
SERAFINO: Ma dove vuoi che vada? Tu stai qui… per forza devo star qui; e chi si muove da qui?
GIUSEPPA: Sta qui perché vado al piano di sotto dove c’è l’ufficio dell’Assicurazione “Vita Breve”, sai, quello che sta di lato dell’impresa delle Pompe Funebri “L’ultimo Respiro” e ti faccio subito l’assicurazione. Non si sa mai; se capita… capita, ma almeno avrò il futuro assicurato. Aspettami, torno fra poco. Tieni duro ancora per un po’. (Esce. Entra Girolamo. È balbuziente. Entra anche Rosa)
GIROLAMO: Permesso… Sono il Girolamo, l’operatore ecologico del piano di sotto. Mi hanno detto di scendere perché qualcuno dovrebbe farmi un salasso. Però io vi avverto; ho i globi rossi che sono più bianchi di quelli bianchi e per dar loro più colore mi devo fare ogni giorno un bottiglione di barbera che contiene ferro perché viene dal Monferrato
ROSA: Non importa buon uomo; il sangue è sempre sangue.
PIERO: E adesso cosa fa?
ROSA: Gli togliamo quattro etti di sangue
GIACOMO: Madonna che impressione
ROSA: Luisa! Vieni un attimo. Porta una poltrona o una sdraio per la trasfusione (Entra Luisa). Fammi una cortesia; accompagna in corridoio il 21 e il 22. non vorrei mi morissero di paura
LUISA: Su ragazzi, venite con me. (Escono Luisa, Giacomo e Piero con vasino)
ROSA: Si sieda su questa poltrona Girolamo. Tiri su la manica, mi faccia vedere i gomiti
GIROLAMO: (Si sforza di vomitare). Uah, uha… Non ci riesco
ROSA: Ma che sta facendo?
GIROLAMO: Me l’ha detto lei di fare i gomiti , ma io non riesco a gomitare
ROSA: I gomiti, questi, per entrare con l’ago
GIROLAMO: Porca zozza che paura! No, l’ago no! Mi fa impressione
ROSA: Cosa dovremmo usare secondo lei? Il trapano elettrico? Il martello pneumatico? E lei non guardi
GIROLAMO: È una parola, guardi che non sono orbo
ROSA: (Avvicina l’attrezzatura –sacca o flacone tipo flebo, cannula e ago). Fermo….
GIROLAMO: (Prima ancora che lo buchi lancia un urlo). Ahiaaa! Madonna mia che male!
ROSA: Ma se non l’ho ancora bucato!
GIROLAMO: Non importa, mi sono portato avanti. È meglio che urli adesso che dopo che sarò morto per uno schioppone al cuore
ROSA: Allora chiuda gli occhi e pensi a qualcosa di bello
GIROLAMO: A qualcosa di bello? A chi?
ROSA: A sua moglie per esempio
GIROLAMO: Cosa? A mia moglie, la Purissima, che mi fa le corna con un mio amico? Ma se lo pesco… A mio figlio che è in galera perché ha rubato in chiesa? A mia figlia che fa quel mestiere? Alla mia suocera che è peggio di un’arpia e che con crepa mai e per di più è senza pensione e a mio carico?
ROSA: Visto?
GIROLAMO: Visto cosa?
ROSA: Che l’ho già bucato e non s’è nemmeno accorto
GIROLAMO: Per forza, a pensare alla suocera m’è venuto un balordone alla testa, come avessi fatto l’autopsia totale
ROSA: Guardi come scorre il suo sangue
GIROLAMO: Come si chiama lei signorina?
ROSA: Rosa, come il fiore di maggio
GIROLAMO: Io pensavo, Rosa, che lei si potrebbe chiamare Dracula per via del mestiere che fa
ROSA: Ma non è contento di sapere che con questo suo gesto salverà la vita di una persona?
GIROLAMO: Ah sì? E chi sarebbe quella persona fortunata alla quale sto salvando la vita?
ROSA: Eccolo qui, è il signore qui in parte
GIROLAMO: Aspetta, aspetta un momento… Ma io quello lì lo conosco… Non sei per caso il Serafino Mangiaratti?
SERAFINO: Sì, sono proprio io
GIROLAMO: Disgraziato di un Serafino! Proprio a te devo dare il mio sangue? Proprio a lui che mi ha fatto le corna con la mia Purissima? Me per amor di Dio, chiudi subito il rubinetto! Nemmeno una goccia devo darne a quello lì
ROSA: Fatto, la sacca è piena e l’ago estratto, il suo dovere l’ha fatto
GIROLAMO: Ma che gli vada tutto per traverso questo sangue. Hai capito Serafino? Sono stanco di sentirmi dire dalla Purissima che lui parla come un libro stampato mentre io balbetto come una mitraglia
ROSA: Ora vada a mangiare un panino
GIROLAMO: Un panino con che cosa?
ROSA: Ci deve essere del prosciutto nella dispensa dell’ospedale
GIROLAMO: O pane con la mortadella o niente. Anzi, proprio niente, perché, da quando ho saputo che il mio sangue va a salvare quell’individuo, la fame mi è passata. Vi saluto, anzi no, saluto solo tu, lui no! (Esce. Entrano i medici e Luisa)
PRIMARIO: Pronta la sacca?
ROSA: Sacca pronta, piena e abbondante
AIUTO: Allora prepariamoci alla trasfusione
PRIMARIO: Prego, proceda lei Luisa
LUISA: E’ pronto signor Serafino?
SERAFINO: Capirà, anche se non fossi pronto, avete sempre ragione voi
PRIMARIO: Allora procediamo
SERAFINO: Stop, stop un momento! Non mi fate l’anestesia totale?
PRIMARIO: Ma vuole che le facciamo l’anestesia totale per un semplice buchetto?
SERAFINO: E dove me lo fareste quel buchetto lì?
LUISA: Nel braccio
SERAFINO: Nel braccio? Madonna mia che paura! Non potreste infilarmi quel tubetto in bocca?
AIUTO: Assolutamente no! Solo nel braccio
SERAFINO: Padre, perdona loro perché non sanno quello che mi fanno. (L’infermiera gli infila l’ago). Mamma mia che male! Peggio dei dolori del parto! Peggio di quando mi è caduto il martello sul ditone del piede. E adesso cosa succede?
LUISA: Adesso il sangue del donatore si versa e scorre nelle sue vene
SERAFINO: E dura tanto questa storia?
LUISA: Pochi minuti e lei non sarà più anemico e sarà in piena salute
PRIMARIO: Le affidiamo il paziente infermiera
AIUTO: Lo lasciamo nelle sue mani. Prego, esimio professore
PRIMARIO: Esco con lei, carissimo collega (Escono con Rosa)
LUISA: Pronto?
SERAFINO: Pronto! Signore, lascia che si allontani da me questo calice amaro
LUISA: Macchè calice, questa è solo una sacca di sangue. Ecco fatto. Fatto male?
SERAFINO: Niente, nientissimo! Posso dirle una cosa signorina?
LUISA: Dica pure
SERAFINO: Posso chiamarla mani di fata? Io da lei mi farei bucare tutti i giorni. Non è per caso che lei potrebbe uscire con me una sera in balera?
LUISA: Ah, però; vedo che sta già meglio. Comunque io non so ballare
SERAFINO: Ma le insegno io; mica per dire, ma sono peggio di Rodolfo Valentino. Le insegnerò a ballare la lombata, la salsa, la meringa
LUISA: Non sono cose che fanno per me. Le meringhe poi non mi piacciono per niente
SERAFINO: Peccato; a guardare lei resusciterebbero anche i morti. (Da questo momento inizia a calbettare). Lei è la più bella donna che io abbia conosciuto, io, per lei, perderei la testa
LUISA: Ma che fa, cosa succede signor Girolamo?
SERAFINO: (Ora balbetta di brutto). Qui infatti c’è qualcosa che non quadra… Vuoi vedere che il Girolamo, si è vendicato? Quel disgraziato, col suo sangue, mi ha passato anche la sua balbuzie. Assassino di un Girolamo! Stavolta è stato lui a fregarmi. Ho fatto bene ad andare con la Purissima!
LUISA: Ma si calmi Serafino; vedrà che le passerà.
SERAFINO: Qui non passa proprio niente…
ROSA: Tutto fatto; adesso le tolgo sacca e cannula e porto tutto di là. (Esce Rosa e entra Giuseppa)
GIUSEPPA: Brutte notizie; niente assicurazione. Mi hanno detto che la fanno solo a quelli che nella vita non hanno mai avuto malattie, neanche il morbillo o la vaccinella. Che cani! Quindi cerca di guarire perché da te, soldi, nisba! Capito Serafino?
SERAFINO: (Sempre balbettando). Capito
GIUSEPPA: Serafino… sei tu?
SERAFINO: No, sono Richard Gere o, se preferisci, Alain Delon
GIUSEPPA: Ma cosa ti è capitato?
SERAFINO: Tras… tras…
GIUSEPPA: Cosa? Sei diventato trans?
SERAFINO: No, tras…tras… fusione
GIUSEPPA: Mamma mia; hanno fuso il mio Serafino! Infermiera! Venga infermiera. (Rientra Rosa con gli altri due pazienti)
ROSA: Cos’è successo?
GIUSEPPA: È successo che il mio Serafino parla a rate
ROSA: Ma no, è solo stress da trasfusione; è stata solo un piccola ripicca del donatore perché il qui presente Serafino ha frequentato…
SERAFINO: (Sempre balbettando). Stop! Stop!
GIUSEPPA: Frequentato chi?
SERAFINO: Si fermi per piacere Rosa! Ho frequentato quei due malnati di questi due mie amici che mi hanno fatto arrabbiare
GIUSEPPA: Vili! Voi uccidete un uomo morto! Allora ti vendico io. (Raccoglie le cartelle dai tre letti, le unisce a quelle sul tavolino e con quelle colpisce i due che tentano di sottrarsi correndo per la stanza . Qualcuna cade. Entra Luisa)
LUISA: Ma si può sapere cosa succede? Cos’è tutto questo casino? Si fermi signora e rimetta al loro posto le cartelle. Subito! (Giuseppa ne getta tre a caso sui tre letti e rimette le rimanenti sul tavolino)
GIUSEPPA: Ma non finisce qui; è andata male con l’assicurazione, ma andrà meglio in tribunale! Vedremo se qualche soldo di risarcimento non me lo daranno! Cosa si deve fare per beccare qualche soldo! (Esce)
LUISA: Via a letto voi due e non una parola! Andiamo Rosa, fra poco c’è il giro. (Le infermiere escono. I tre sono di nuovo a letto. Entra l’uomo dei giornali con carrello)
GIORNALAIO: L’Unita! La Repubblica! Il Giornale! Novella 2000! Chi!...
GIACOMO: Chi… chi?
GIORNALAIO: Chi ha detto chi?
GIACOMO: Sei tu che hai detto chi; volevi dire chi c’è qui? Ci siamo noi, i tre dell’Ave Maria
PIERO: Vorrai dire i tre del Requiem Aeterna
GIORNALAIO: Ma Chi è una rivista di gossip! Visto!
PIERO: Cos’hai visto?
GIORNALAIO: Come chi ho visto?
PIERO: L’hai detto tu, visto; chi hai visto?
GIORNALAIO: Io devo aver sbagliato reparto; credevo di essere in chirurgia e invece devo essere capitato in psichiatria. Qui mi sembrano tutti rincoglioniti
SERAFINO: Pia… pia… no. Prima di tutto…
GIORNALAIO: Neh tu, chi dovrebbe andare piano? Io o tu? Perché tu, non solo vai piano, ma ti si è spento l’interruttore della lingua
PIERO: Senti un po’; non è che hai il Giornale della Prostata?
GIORNALAIO: Il gio… Strano, questo non mi è mai arrivato. Di cosa parla?
PIERO: Se è il giornale della prostata non parla mica di ricette
GIORNALAIO: Forse della crostata; devo aver qui qualche giornale di cucina
PIERO: Di prostata, non di crostata!
GIACOMO: E non hai il giornale del cuore?
GIORNALAIO: Vorrai dire quelli con la posta del cuore
GIACOMO: Bravo, proprio quelli. Tanto per divertirci un po’ in questa stanza di lacrime. Insomma, uno di quei giornali dove si parla di infarti, di arresti cardiaci, di rottura improvvisa dell’aorta, di morti improvvise…
GIORNALAIO: Ho capito a cosa ti riferisci, al calendario della Buona Morte con le preghiere dei defunti
SERAFINO: Li hai i giornali porno?
GIORNALAIO: Certo che li ho, ma non posso venderli sia in chirurgia che in cardiologia perché in entrambi i casi potrebbero far alzare ai pazienti la pressione e provocare dei cactus cerebrali
SERAFINO: E le cassette porno le hai?
GIORNALAIO: Ho dei DVD. Vediamo… Giovannona Coscialunga
SERAFINO: Quello a me!
GIORNALAIO: Susanna tutta calda
GIACOMO: Qello a me che ho sempre freddo
GIORNALAIO: Le notti inquiete di Gisella la monella
PIERO: A me, a me!
GIORNALAIO: Vi avverto che ognuna costa 15 euro
PIERO: Ma non li passa la mutua?
GIORNALAIO: No, la mutua questi non le passa
GIACOMO: Lascia stare Piero, tanto qui non c’è il registratore per vederli
SERAFINO: Io li farei vedere alla mia Giuseppa perché impari qualcosa di nuovo
PIERO: Senti chi parla; proprio lui che ha avuto undici figli e sei abordi
GIORNALAIO: Ho già capito, qui non si vende niente. Inalfabeti! (Si avvia verso l’uscita e incrocia il primario e l’aiuto)
PRIMARIO: Ah, già che la vedo… Si è ricordato di procurarmi quel libro che le avevo ordinato?
GIORNALAIO: Certo, deve essermi arrivato ieri. Eccolo qua… “Il piccolo chirurgo”
PIERO: Grazie; sa, ci dobbiamo pure tenere aggiornati. Quanto pago?
GIORNALAIO: Per lei niente dottore, magari, al posto del 10% sulle mie vendite in ospedale, a fine anno potremmo accordarci sul 5%
PRIMARIO: Di questo parleremo nel mio studio. Sa, la privacy…
GIORNALAIO: Già che la vedo signor primario; c’è mia cognata che vorrebbe prenotare una visita da lei con la mutua. Mi saprebbe dire quando potrebbe avere l’appuntamento?
PRIMARIO: Vediamo vediamo… mi lasci guardare sulla mia agenda… con la mutua ha detto?... Ecco, qui c’è un posto libero. Esattamente fra undici mesi e venti giorni
GIORNALAIO: Ma dottore; non è troppo in là? Quella farà in tempo a morire prima di…
PRIMARIO: I tempi di attesa sono questi buon uomo
GIORNALAIO: E se lo facesse in privato?
PRIMARIO: Vediamo vediamo… Domani mattina alle nove!
GIORNALAIO: Va bene, gielo dirò
AIUTO: E il mio?
GIORNALAIO: Il mio cosa?
AIUTO: Il libro che le ho ordinato
GIORNALAIO: Ah sì, ora me lo ricordo; penso che arrivi domani; però mi sono dimenticato il titolo
AIUTO: “I cento modi di dire ad un paziente che deve morire”
GIORNALAIO: Domani ci sarà. Buongiorno a tutti. (Esce)
PRIMARIO: Ora voi tre datevi una mossa e filate in sala operatoria. Io mi vado a preparare. E portatevi le relative cartelle. Mi mandi il primo (Esce)
AIUTO: (Va da Piero). Per primo ci vada lei 32
PIERO: Come 32? Ma se ero il 21?
AIUTO: Sulla sua cartella c’è scritto 32; non vorrà contestare quello che dico, no?
PIERO: Bah, chissà perché mi hanno cambiato numero… Non è che la Giuseppa ci abbia sbattuto sul letto la cartella sbagliata? Vorrà dire che li giocherò al lotto
AIUTO: Luisa! (Che entra). Accompagni il 32 in sala operatoria. (Luisa accompagna fuori Piero che ha sempre con sé il suo vasino).
AIUTO: (Al letto di Giacomo). Adesso faccio accompagnare fuori anche lei 38
GIACOMO: Ma se prima ero il 22?
AIUTO: Rosa! (Che entra). Aiuti il 38 ad uscire. (Luisa l’aiuta ad uscire. Rivolto a Serafino). Penso che lei non abbia problemi ad andarsene da solo 44
SERAFINO: Ma veramente ero il 23
AIUTO: Le cose cambiano nella vita. Su su, si sbrighi che il primo dovrebbe essere già sistemato. (Esce anche Serafino. Al cellulare). Senti Augusta, dovresti farmi un favore… Hai acceso internet? Brava… Vai su Google e fa una veloce ricerca per me… Cerca… terapia dei calcoli biliari… Anzi… Cerca di capire se il fegato è a destra o a sinistra… non vorrei fare delle figure in sala operatoria… E poi, sai, non vorrei deludere l’Onorevole che mi ha raccomandato per ottenere il mio posto di Aiuto Primario. E già che ci sei cerca anche appendicite… Sai, nel paziente cha abbiamo operato ieri non l’abbiamo trovata… Cosa dice? Che è a destra? Ecco perché non siamo riusciti a trovarla! Magari fa un bel disegnino che stasera me lo guardo e domani saprò come trovarla. Grazie e ciao. A stasera. (Entra Piero, accompagnato da Luisa, con un braccio e una gamba ingessati. Lo mette a letto). Oh, finalmente uno è sistemato
PIERO: Sarò anche sistemato, ma vorrei capire che differenza c’è fra me e una mummia. Ma non dovevo essere ricoverato per la prostica?
AIUTO: Vediamo… Sulla sua cartella n. 32 c’è scritto “Frattura dell’ulna del braccio destro e del femore della gamba sinistra”. Non vorrà mettere in dubbio la diagnosi di un medico, no?
PIERO: Non mi permetterei mai, però mi da l’impressione che ci sia qualcosa che non vada. Comunque, se lo dice lei… (Entra Giacomo, che cammina a gambe larghe, accompagnato da Rosa che, con Luisa, lo aiuta a mettersi a letto e poi esce)
GIACOMO: Che male ragazzi! Non ho mai avuto così male nemmeno quando sono caduto su un forcone nella stalla e mi sono fatto un buco così nel sedere
ROSA: Ma dai Giacomo; quante storie per un’operazioncina alle emorroidi
GIACOMO: Ma io ero qui per il cuore! Non ho mai saputo che per curare il cuore dovessero prima togliermi le emorroidi
AIUTO: Le faccio notare che anche per curare un raffreddore si usano le supposte e non si mettono certo nel naso. Si comincia da giù per curare su. Comunque sulla cartella del 36 c’è l’indicazione “Emorroidi sanguinanti con ipoplasia dello sfintere e prolasso del retto”
LUISA: Non è contento che l’abbiamo sistemato?
GIACOMO: A me sembra che mi abbiate sistemato per le feste. Magari sarà una pura impressione, ma non vorrei essere stato preso per il sedere. (Entra Serafino accompagnato dalla Giuseppa)
GIUSEPPA: Ma si può sapere cosa avete combinato al mio Serafino? È più bianco dei panni appena usciti dalla lavatrice. Al suo confronto, guardate qui, un cadavere è più in gamba di lui
AIUTO: Come cos’abbiamo fatto. La cartella del 44 parla chiaro, “Ipertensione arteriosa di alto grado. Necessita di doppio salasso di sangue”. Fatto il salasso?
SERAFINO: (Non balbetta più). Come no? Mi han tirato fuori un bottiglione, anzi, una damigiana di sangue grande così; non finiva più di uscire
GIUSEPPA: Ma Serafino; com’è che non parli più a rate?
GIACOMO: È vero! Sopra la panca la capra canta, sotto la panca la capra crepa. Sono guarito!
LUISA: Gliel’avevo detto che era solo dovuto allo stress
SERAFINO: No, credo di aver capito. Mi hanno levato il sangue del… donatore e mi è passata anche la sua malattia
GIUSEPPA: E adesso come faccio io che sono già stata dall’avvocato per la denuncia di malasanità?
AIUTO: Semplice, la ritira. Non ci vorrà far credere che in questo ospedale ci sia qualcosa che non va, no? Qui tutto fila liscio
GIACOMO: Sì, come l’olio di ricino che mi hanno dato per tener pulita la pancia per via delle emorroidi
GIUSEPPA: Mettiti a letto Serafino che io torno dall’avvocato a disdire tutto. Ho già capito, anche da qui non si tira fuori un soldo. Però dopo mi racconterai com’è la storia del donatore che ti ha passato la sua malattia; c’è qualcosa che non ho capito
SERAFINO: Va Giuseppa, va pure e metti il cuore in pace.
GIUSEPPA: Il cuore è in pace, è il portafogli che piange. (Esce)
LUISA: Tutto è bene quel che finisce bene
GIACOMO: Certo, ma io le mie tonsille marce le ho qui ancora che mi fanno male
PIERO: E io la mia prostica grande e grossa come un melone
GIACOMO: E il mio cuore? È sempre matto, matto da legare…
AIUTO: Ehi, voi; basta con questa cagnara! Luisa dobbiamo finire il giro. Chi dobbiamo vedere di là?
LUISA: Allora… La prostata del 21, il cuore del 22 e le tonsille del 23
PIETRO: Ma non erano i nostri numeri?
AIUTO: Su allora, forza che sistemiamo anche quelli. (Escono. Entra don Firmino)
DON FIRMINO: (Con toni declamatori). Buongiorno fratelli. Sono don Firmino, il cappellano dell’ospedale. Qualcuno di voi ha bisogno di confessarsi? Sapete, non sempre si esce da qui, o meglio, si esce, sempre si esce, ma spesso e quasi sempre si può uscire cadaveri. (Scongiuri da parte dei tre). Avete letto, vero, le parole scolpite sulla grande lapide all’ingresso di questo ospedale?. Sono di Dante, il sommo poeta. “LASCIATE OGNI SPERANZA O VOI CHE ENTRATE”. (Altri scongiuri). Polvere sei e polvere diventerai ha detto il Signore e, se non l’ha detto lui, l’ha detto qualcun altro, ma il senso è lo stesso. Ricordatevi che tutti dobbiamo morire, forse anch’io, ma voi avete più probabilità di farlo visto come siete conciati. Da parte mia pregherò che i vostri medici continuino a curarvi come vi hanno curato fin’ora, con la stessa coscienza e professionalità. (A Piero). Tu, figliolo, cos’hai da dirmi? Vedo che sei già stato trattato. Incidente di strada?
PIERO: No, accidente di prostica
DON FIRMINO: E ti hanno ingessato anche quella?
PIERO: No, spero che me la ingessino dopo che mi avranno tolto questi gessi
DON FIRMINO: (A Giacomo). E tu, figliolo?
GIACOMO: Io ho il cuore
DON FIRMINO: E te l’hanno già curato?
GIACOMO: Mah, ho l’impressione che, per curarlo, siano partiti dal fondo
DON FIRMINO: (A Serafino). E tu? Ma guarda che faccia cadaverica! Fossi io in te mi confesserei subito. Vuoi che ti dia l’estrema unzione, che ti reciti un de profundis?
SERAFINO: Un de profundis? Per due tonsille infiammate?
DON FIRMINO: Tutto può accadere da un momento all’altro figliolo. Lo vuoi un funerale cristiano? I miei confratelli ti potrebbero accompagnare al campo santo e, con una modica somma, abbonarti alle sante messe perpetue sicchè stasera o al massimo domani potresti già arrivare in paradiso. Per cui confessati figliolo e avrai la vita eterna
SERAFINO: Va beh, se lo dice lei… Ma a me non sembra di essere così grave
DON FIRMINO: Questo lo dici tu; magari, fra un minuto, potresti essere passato a miglior vita senza accorgertene. Siccome noto che stai ancora respirando, finchè siamo a tempo… dimmi tutto figliolo, vuota il tuo cuore e le tue tonsille dei tuoi peccati
SERAFINO: Ho litigato con due miei amici; sono questi che sono in camera con me. A quello, preso dalla rabbia…
DON FIRMINO: L’ira è un vizio capitale, come l’avarizia, la lussuria, l’accidia e tutti gli altri, ma va avanti, dimmi…
SERAFINO: Ecco, mi dimenticavo, ho anche l’accidia
DON FIRMINO: E cos’hai fatto per avere l’accidia?
SERAFINO: Doveva sentire tutti gli accidenti che ho detto all’infermiera quando mi stava facendo il salasso
DON FIRMINO: Hai altro da aggiungere figliolo?
SERAFINO: A quello lì ho prima rotto un braccio e poi una gamba. È un peccato grave?
DON FIRMINO: Direi che è davvero una rottura. Infatti vedo che è stato ingessato. E poi?
SERAFINO: All’altro ho dato un calcione nel sedere…
DON FIRMINO: (Rivolto a Giacomo). È vero figliolo? Ti fa tanto male?
GIACOMO: Malissimo; aspetto che l’infermiera venga a farmi gli impacchi perché non ne posso più dal dolore e dal prurito. È come se mi avessero infilato, al posto di una supposta, un carciofo con tutte le spine
DON FIRMINO: Hai altro da confessare, figliolo?
SERAFINO: Beh, ci sarebbe qualcosa da dire anche a proposito della Purissima…
DON FIRMINO: Se è purissima sicuramente non sarà stata sfiorata dal peccato per cui ti assolvo figliolo e muori in pace. Che il Signore ti accolga fra i suoi santi, cherubini e serafini. Vado figlioli, altri peccatori mi stanno attendendo. Vi lascio i santini con la preghiera per un santo trapasso. Che la pace, ed eventualmente la buona morte, sia con voi. (Esce benedicendo. Entra Rosa)
ROSA: Fermi tutti. Abbiamo scoperto che c’è qualcosa che non va nelle vostre terapie. Vediamo di rimediare. Un po’ di attenzione prego. Lei Piero è il numero 16 vero?
PIERO: No, prima ero il 21 e dopo il 32
ROSA: E adesso è il 16. “Ulcera gastrica sanguinante con eteroplasia cellulare e reflusso gastro-esofageo”. Quindi lei si prepari alla gastro-duodenoscopia. Il Giacomo quindi sarebbe il numero 26
GIACOMO: No, prima ero il 22 e dopo il 38
ROSA: E adesso è il 26. “Ematoma cerebrale con compressione del talamo e ipotalamo”, quindi gioverà certo di una craniotomia decompressiva. Il Serafino, che è il 52…
SERAFINO: No, prima ero il 23 e dopo il 44
ROSA: E adesso è il 52. “Distorsione violenta del muscolo sterno-cleido-mastoideo con ernia cervicale e secondaria brachialgia sinistra” per cui si prepari ad un’infiltrazione di cortisone. State pronti che fra poco saremo da voi. (Rosa esce)
PIERO: Ragazzi; state pensando anche voi a quello che penso io?
SERAFINO: È esattamente quello che sto pensando anch’io
GIACOMO: Dai, forza; via; si salvi chi può! (Tutti tre, furtivamente, scappano dalla sala)