Un giorno nella morte di Joe Egg

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UN GIORNO NELLA

MORTE DI JOE EGG

Commedia in due atti

Di PETER NICHOLS

PERSONAGGI

BRI

SHEILA

JOE

PAM

FREDDIE

GRACE

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

(Bri si precipita in scena. Si mette ad urlare al pubblico)

Bri                                 - Ho detto basta! (Pausa. Poi, quasi immediatamente, più forte) Ho detto basta! (Pausa. Fissa il pubblico. Ha 33 anni, ma sembra più giovane. Quasi sempre sovreccitato, si finge goffo, ma è un attore tutt'altro che monotono, è capace  di fare il buffone, e subito dopo il falso bullo e poi il malin­conico, pieno di pietà di se stesso) Un'altra parola e vi tengo qui fino alle cinque! Per me! Ho tempo da vendere, io. (Attra­versa il palcoscenico senza togliere gli occhi di dosso a loro) Non ero arrivato in fondo al corridoio, e il fracasso era tale che gli altri insegnanti si sono affacciati per chiedere che dia­volo succedeva. Qualcuno sta parlando, adesso! (Pausa. Li fis­sa di nuovo, come uno che stia cercando di ipnotizzare un cane arrabbiato) Chi è stato? Lei? Lei, signorino?... Non ho accusato lei: ho solo chiesto. Qualcuno nella fila di dietro? (Li fissa, senza aprir bocca per alcuni secondi. Si rilassa. Fa qualche passo, alza le spalle) Siete voi a rimetterci, non io. Chi è stato? (Si rivolta di nuovo verso di loro) Bene: mani dietro la nuca. Forza! anche lei. Metta via quel pettine. Guar­dare in avanti, senza voltarsi: seduti e busto eretto. Tutti: busto eretto. (Si mette lui stesso con le mani dietro la nuca, per alcuni secondi, cercando di sorprendere una mossa, un rumore; poi abbassa le mani. Improvvisamente ruggisce) Mani dietro la testa e guardare in avanti! Sto parlando a lei! Sarete stanchi quando avrò finito. Fermi su quelle sedie! E mani die­tro la nuca. Non importa cosa succede fuori, parlo a quello spiritoso là dietro. Voi guardate qui. Sguardo in avanti, mani dietro la nuca. (Attraversa il palcoscenico. Suona il campa­nello) Chi vi ha detto di muovervi!? Nessuno vi ha detto di muovervi. Mani dietro la nuca... Il primo che si lamenta lo metto in piedi sulla sedia. Voglio un minuto di completo silenzio, prima di lasciarvi uscire. (Guarda l'orologio) A co­sto di aspettare fino a mezzanotte. (Resta in piedi guardandoli per qualche secondo) Bravi. Cosi mi piace. E tenete la posi­zione finché non vado a scovare la mitragliatrice laggiù. (Si muove verso il fondo, volgendo loro la schiena. Poi si rivolta di colpo) Colpa mia, d'accordo. Un piccolo scherzo. Basta ridere. Guardare in avanti, mani dietro la nuca. (Aspetta un secondo in silenzio. Guarda l'orologio, mentre attraversa il palcoscenico rialza fulmineamente lo sguardo verso di loro, molto in collera) Chi è stato? Chiunque sia stato, apra subito la finestra prima di farci morire tutti asfissiati... Ehi! In tre?! Che siete, la società della puzza? Corra ad aprire quello più vicino alla finestra. Tutti gli altri, sguardo in avanti, mani die­tro la nuca... Bene. (Guarda l'orologio) La tipica esibizione del nostro amico vicino alla finestra mi costringe a tornare sulla questione dell'uscita. (Rialza lo sguardo bruscamente) Facciamo due minuti? (Riabbassa lo sguardo. Passano dieci secondi) Si poteva arrivare a questo molto prima. E non sta­remmo seduti qui, a perdere tempo, quando invece potremmo essere... beh, pensiamo tutti a quello che potremmo fare, in­vece di stare qui seduti, mentre tutti gli altri se ne sono an­dati a casa potremmo... (Parlando sottovoce, adesso, guarda nello spazio con aria assente; passano alcuni secondi. Quando parla di nuovo è come se fosse in trance) Si, sguardo in avan­ti, mani sui seni... Basta ridere! C'è chi vuole un altro mi­nuto? (Guarda di nuovo l'orologio e poi rialza gli occhi) Se quel che ho detto solletica tanto il vostro senso di umorismo preistorico, dopo che tutti i miei sforzi sono falliti... beh, te-netevelo per quando sarete usciti, il vostro umorismo. Adesso vado a prendermi il cappotto. E voi, muti come topi, no, come pesci, finché non torno. D'accordo? Non voglio sentir volare una mosca. Non un moscerino. (Esce. Le luci si accendono sulla scena dietro a lui, siamo nel soggiorno. È una stanza simpatica e confortevole, ammobiliata con un coraggioso mi­scuglio di mobili di seconda mano e mobili moderni com­prati a rate. Pareti a tinta unita, con due porte, che sono es­senziali, e una finestra, facoltativa. La porta in fondo con­duce all'anticamera e alle scale, che si intravedono quando la porta è aperta. La porta sull'altra parete conduce alla cu­cina. C'è un uccellino in gabbia. Ci sono pesci in un acqua­rio, e vasi di piante. Due quadri che rappresentano cowboys risaltano con grande vivezza. Sheila, in calzoni e pullover, entra nella cucina con il vassoio del tè. Ha 35 anni, ben piantata, seria e attiva; quando si veste con cura, può essere affascinante. Mette giù il vassoio e corre di nuovo alla porta della cucina, spingendola col piede, per tener fuori una bestia)

Sheila                            - Fuori! Sta li (Chiude la porta e torna indietro. La porta d'ingresso sbatte. Sheila comincia a versare il tè. Gri­da) Bri?

Bri                                 - (fuori) No!

Sheila                            - (grida) Il tè. (Bri entra. Si avvicina, prende il bacio che gli viene offerto, quindi si ferma in piedi accanto a lei e la fissa. Sheila ricomincia a versare il tè e gli porge la sua tazza. Lui non la prende, finché lei lo guarda in faccia, e cac­cia un urlo, quasi rovescia il tè) Cos'è quello?

Bri                                 - Cosa?

Sheila                            - Sulla tua faccia!

Bri                                 - Dove?

Sheila                            - Vicino all'occhio!

Bri                                 - Cos'è che?

Sheila                            - Una cosa nera.

Bri                                 - Per l'amor di Cristo...

Sheila                            - Un ragno...

Bri                                 - Lo tocco?

Sheila                            - Nero, grosso! tiralo via!

Bri                                 - Come?

Sheila                            - Sbattilo via! (Bri se lo toglie, sorridendo) Puah! (Lui se lo mette sul dorso della mano e glielo mostra)

Bri                                 - L'ho confiscato... (Lei lo sbatte via, in collera) ...A Terry Hughes!

Sheila                            - Sporcaccione!

Bri                                 - Lo è. Per aver tredici anni. Sheila'            - Intendevo te.

Bri                                 - Nell'ora di Religione.

Sheila                            - C'è poco da ridere.

Bri                                 - è quel che gli ho detto io. (Lei gli ha voltato le spalle. Lui si accorge di aver sbagliato e adesso tenta di farsi perdo­nare. Le si avvicina da dietro e le bacia il collo)

Sheila                            - Va' via!

Bri                                 - Sheila...

Sheila                            - Perché fai cosi? Sai che mi spavento e la prima cosa che fai...

Bri                                 - Scusa, tesoro.

Sheila                            - Ti avevo anche dato un bacio...

Bri                                 - Scusa. (Beve il tè. Anche lei beve. Lui posa la tazza e la bacia di nuovo. Poi l'accarezza) Oh, amore, sa­pessi quanto ho pensato a te...

Sheila                            - Rovescerai il tè.

Bri                                 - Andiamo a letto, su.

Sheila                            - Oh! non...

Bri                                 - Come?

Sheila                            - Hai le mani gelate, sei appena entrato...

Bri                                 - Andiamo a letto.

Sheila                            - Alle quattro e tre quarti?

Bri                                 - Sono venuto a casa presto per quello.

Sheila                            - Alla solita ora.

Bri                                 - Si, dopo la campana, ma volevo trattenerli in castigo.

Sheila                            - Chi?

Bri                                 - La quarta D.

Sheila                            - Li hai minacciati di farlo?

Bri                                 - Si.

Sheila                            - Glielo hai detto?

Bri                                 - Si.

Sheila                            - Allora, perché non l'hai fatto?

Bri                                 - Pensavo al nostro letto, alla nostra stanza, alle tue gambe inquiete...

Sheila                            - Quando imparerai?

Bri                                 - Alla mia lingua a metà strada, giù per la tua gola... (Le è di nuovo addosso)

Sheila                            - Devi portarle a fondo le tue minacce...

Bri                                 - ...Al treno che fischia nel tunnel...

Sheila                            - Non ti daranno più retta se...

Bri                                 - ...Alle onde che s'infrangono sugli scogli. (Lei si allontana. Pausa. Lui sorseggia il tè. Fa una smorfia) Zuc­chero. (Se lo mette nel tè)

Sheila                            - Bromuro, ti ci vuole.

Bri                                 - Voglio te. Ti voglio. (Si volta, finge di scherzare, pun­ta il dito verso di lei come in un annuncio pubblicitario) Voglio il formaggino Mio. Formaggino. Senti. Ti voglio. (Lei sorride. Lui si siede e beve)

 

 

Sheila                            - Dovevi trattenerli, mantener la minaccia.

Bri                                 - L'ho fatto, per un po'. Poi li ho lasciati con le mani dietro la nuca, sono andato a prendere il cappotto e tutto a un tratto non ho più avuto voglia di andare avanti e non sono più tornato indietro. Chissà fino a che ora son ri­masti li...

Sheila                            - Brian...

Bri                                 - Terry Huges, Fatty Brent... Glazebrook, il piccolo del negozio, ha un orologio nuovo. E Scanlon natural­mente... (Scuote la testa all'idea) ...L'anello mancante. Pite-cantropus Erectus.

Sheila                            - Ha dato di nuovo spettacolo?

Bri                                 -  Non agli insegnanti, comunque.

Sheila                            - Solo quella volta.

Bri                                 - Per lo meno la sola volta che gli insegnanti han fatto rapporto.

Sheila                            - Povera ragazza.

Bri                                 - Le più vecchie forse non fiatano. Sperando nel bis.

Sheila                            - E la ragazza?

Bri                                 - Sparita.

Sheila                            - Non mi sorprende.

Bri                                 - La più breve carriera d'insegnante che ricordi. Tren­tacinque minuti. (Bevono) No, non lo odio più, Scanlon. Acqua passata. Adesso me lo guardo e mi dico: sarà soltanto un mostro della mia fantasia? (Simula la voce del Diret­tore del Manicomio, come poi farà altre volte) "Certo, infermiera, ha strozzato una bambina, ma lo ha fatto perché si sente solo. Dobbiamo trovargli un'anima che lo compren­da." (Sheila sorride. Lui riprende a bere) Stamattina, per esempio, durante la ricreazione, sorseggiavo il mio Nescafè, sognando un improvviso incidente stradale indolore che avreb­be messo fine a tutto: di colpo mi rendo conto del silen­zio: troppo zitti, brutto segno, gatta ci cova, qualcuno degli elementi peggiori a sogghignare scambiandosi occhiate furbe. Mi giro in tempo per vedere Scanlon che sguscia nel cesso delle ragazze. Schizzo alla porta, grido: "Quel ragazzo, ehi, fuori di li!" Vedo uno che si abbottona in fretta, terro­rizzato. Non era Scanlon, per niente.

Sheila                            - No!

Bri                                 - No. il supplente nuovo.

Sheila                            - No!

Bri                                 - Si.

Sheila                            - Ha di quei gusti?

Bri                                 - Per niente! Non sapeva di essere in quello delle ra­gazze. Dimostra dodici anni, anche visto di fronte. E si veste come loro. Perché non si mette la nostra dannata uni­forme - giacchetta di tweed, i gomiti di cuoio      - cosi sappiamo come catalogarlo? (Pausa di nuovo. Mangia un biscotto)

Sheila                            - Lascia perdere. Tra due giorni hai finito.

Bri                                 - Sono anni che sono finito. (Mette giù la tazza. L'ab­braccia. Lei si svincola. Lui si guarda le mani) Devo met­termi i guanti?

Sheila                            - Non si può cominciare adesso. Joe sta per arri­vare.

Bri                                 - Beh?

Sheila                            - Beh! Bisogna darle la pappa, farle fare gli eser­cizi, il bagno, metterla a letto. Lo sai. (Pausa)

Bri                                 - Può aspettare.

Sheila                            - Eh?

Bri                                 - Non può?

Sheila                            - Perché dovrebbe? (Pausa) Comunque, ho le prove alle sette e io ho promesso di aiutare a dipingere le scene, prima. (Bri si allontana, scalcia via le scarpe e si spaparanza in poltrona. Lei gli versa dell'altro tè) Dovrei tornar presto, comunque la tua cena è nel forno. (Lui prende una siga­retta, scopre di non aver fiammiferi) Alle sette si spegne da solo. Tirala fuori quando ne hai voglia. Non sai la fatica che ho fatto per trovare una boccettina piccola di Kirsch. Mi offrivano vino rosé. L'ho trovata in centro. Dovevo por­tare dei vestiti vecchi alle Ragazze Madri. Stavano li a far tarme. Cosa cerchi?

Bri                                 - Fiammiferi. (Lei glieli dà) A far tarme? Le Ragazze Madri?

Sheila                            - I vestiti. Cosi, ne ho approfittato per prendere il Kirsch. Ah, ho sfamato tutta la fauna: i gatti, i porcellini d'India, i pesci dorati, le cavallette... (Pausa)

Bri                                 - E l'impianto di birra allo zenzero?

 

Sheila                            -  Tutte le piante. Oh, ricordati di non lasciar en­trare i gatti. Ho trovato una pulce in salotto, di nuovo. E oggi pomeriggio ho fatto una colletta per l'India e ho fatto la guardia ai bambini di Jenny che era andata dal dottore a provarsi l'anti-baby. Giornata campale, tutto sommato. A che pensi?

Bri                                - Sarebbe il caso di procurare un anti-baby al nostro porcellino d'India, alla porcellina, cioè. (Si gratta. Schizza su dalla sedia) Ce n'ho una! (Guarda attentamente la sedia in cerca di pulci)

Sheila                            - Se hai avuto una brutta giornata, perché non vieni con me?

Bri                                 - Chiamala brutta! Dovevi vedere la sala professori. Fratellanza natalizia, più di cosi non si può. "Pardon, ho l'impressione che lei stia usando il mio sapone!" - "Non mi rompa!" - "Prego?" - "Non mi rompa, capito?" - "Adesso andiamo di là e lei lo ripete!" - "Non se la prenda!..." - "Lo deve ripetere!" - "Ma quante storie!" -  Ho cantato "Santa notte, silenziosa" ma è stato un buco nell'acqua. (Bri si siede sul sofà. Lei si siede al suo fianco. Gli prende la mano) Ho detto alla mia classe, "Ed ora le decorazioni di Natale: le ghirlande di carta colorata". Voce di basso dal fondo della classe: "Roba da neonati". Gli faccio gli occhiacci e mi accorgo che non l'avevo mai visto prima. Era il fratello maggiore di uno dei ragazzi più deficienti. Era uscito di prigione, e aveva assistito alle le­zioni sin dal mattino. Nessuno si era accorto di lui.

Sheila                            - L'hai buttato fuori?

Bri                                 - E perché? (Sorride al ricordo) Nel porgermi una ghirlanda, mi dice: "Non ha mica la stoffa dell'insegnante, lei, sa?"

Sheila                            - Io lo avrei picchiato.

Bri                                 - Non lo ha detto con cattiveria. (Fuma) Mi troverò qualcos'altro da fare.

Sheila                            - Vieni con me alle prove. Ti fa bene levarti di qui, vedere gente.

Bri                                 - Che gente? Freddie?

Sheila                            - E dopo, whisky in abbondanza.

Bri                                 -  Il whisky lo vorrei prima...

Sheila                            - Va bene, prima...

Bri                                 - Se mi tocca conversare con Freddie...

Sheila                            - D'accordo.

Bri                                - ...Se mi tocca starti a guardare far smorfie e dir fesserie.

Sheila                            - Telefono a tua madre e sento se è libera?

Bri                                 - La miseria! Che programmino! Mia madre, Freddie.,.

Sheila                            - Sei stato tu...

Bri                                 - È tutto quel Kirsch che bolle, laggiù.

Sheila                            - Sei stato tu a presentarmi a Freddie. (Suona il campanello della porta)

Bri                                 - Ecco Joe.

Sheila                            - Ricordatelo. (Bri si alza e si dirige alla porta mentre Sheila grida) E per lo meno non startene seduto a coniare epigrammi... a crogiolarti nella pietà di te stesso! Io, per lo meno, faccio qualcosa!

Bri                                 - Tu e Freddie insieme, certo. (Esce)

Sheila                            - (urla) Per lo meno, tento di farmi una vita sop­portabile, invece di... (Si interrompe, sospira profondamente come se stesse facendo un esercizio di rilassamento) Insom­ma. (Appoggia le tazze sul vassoio e lo riporta in cucina) Se non ti scansi ti pesto i piedi. (Richiude la porta dietro di sé. Pausa. Bri ha lasciato aperta la porta dell'anticamera, lasciando scorgere l'anticamera e la parte inferiore delle scale. Rientra guidando Joe nella sua sedia di invalida, Joe ha dieci anni ed è fisicamente normale, eccetto per la rigi­dezza delle gambe e delle braccia. Le gambe in questo mo­mento sono coperte da una coperta, Joe non riesce a stare diritta da sola e bisogna aiutarla per cambiarla di posizione. Per la maggior parte del tempo giace supina. Ora siede chi­nata in avanti sul vassoio come se dormisse. La sua faccia è graziosa, ma priva di espressione. La voce è debole. Bri la spinge verso il centro del palcoscenico. Porta una piccola borsa a mano con le iniziali della BOAC)

Bri                                 - E adesso eccoci qui, tesoro. A casa, di nuovo. (La lascia. Appoggia la borsa, la guarda) Sana e salva. Sei stata una brava bambina?

Joe                                 - Aaaaah! (Questo è quel che sa fare di meglio quando parla)

 

Bri                                 - Veramente brava?

Joe                                 - Aaaaah!

Bri                                 - La signora che vi accompagna ha detto che sei stata brava. Ti sei seduta vicino al conducente?

Joe                                 - Aaaaah!

Bri                                 - Che brava!

Joe                                 - Aaaaah!

Bri                                 - (come se avesse capito) Visto gli alberi di Natale?

Joe                                 - Aaaaah!

Bri                                 - E i negozi tutti illuminati?

Joe                                 - Aaaaah!

Bri                                 - Cosa hai detto? Hai visto Gesù Bambino? Dov'era, dov'era Gesù, povera ciccina di papà? (Sheila ritorna)

Joe                                 - Aaaaah!

Bri                                 - Ho capito.

Sheila                            - Il mio grande, bel tesorino è a casa, finalmente? (Si inginocchia accanto alla sua sedia) Pronto un bel bacino per la mamma? (La bacia)

Joe                                 - Aaaaah!

Sheila                            - "Sono carina" ha detto.

Bri                                 - Pazza, ha detto, ma carina.

Sheila                            - È stata brava, papà? Lo ha detto la signora che l'accompagna.

Bri                                 - Molto brava, mamma. È stata seduta vicino al con­ducente.

Sheila                            - (finto stupore) Seduta vicino al conducente? Dav­vero, amore? (Sì comportano come due genitori che rice­vono a casa una bambina di due anni dall'asilo)

Bri                                 - Ha visto gli alberi di Natale, mammina.

Sheila                            - Hai visto gli alberi di Natale? Che brava!

Bri                                 -  E Gesù Bambino.

Sheila                            - Gesù?

Bri                                 - In un alone di luce, contro il cielo.

Sheila                            - (a parte, a Bri) Le manca una rotella, papà?

Bri                                 - No, mamma.

Sheila                            - Se ha visto Gesù.

Bri                                 - In cima all'edificio della Società elettrica.

Sheila                            - (sollevata) È vero. Per un momento ho pensato che desse i numeri, papà!

Bri                                 - A veder Gesù in un immondezzaio come questo? Al contrario, fa progressi, han detto.

Sheila                            - Papà è contento che tu ti sforzi, tesoro. E i bei voti che avrai! (Bri scoppia a ridere, poi riprende)

Bri                                 - Vorrai andare a una buona scuola.

Sheila                            - Non voglio che mi mettiate in una scuola scalci­nata, ha detto. (La bacia di nuovo)

Bri                                 - ...Come quella dove insegna paparino...

Sheila                            - ...Insieme a 40 o 50 bambini poveri o di colore.

Bri                                 - No, ne ho avuto abbastanza, ha detto, dell'Asilo per gli Spastici. Tu vuoi andare al Centro di Rieducazione, vuoi aiutare a fabbricar penne a sfera. (Fruga nella borsa di Joe)

Joe                                 - Aaaaah!

Sheila                            - Farò del mio meglio, ha detto.

Bri                                 - Persevera, figliola. Ecco qui una nota dalla signora...

Sheila                            - Dell'asilo?

Bri                                 - Una pagella scolastica, mamma. (Legge) "Grazie del regalo per il compleanno di Colin". Chi è Colin?

Sheila                            - Il bimbo che ha avuto la meningite.

Bri                                 - Che non smette mai di mugolare?

Sheila                            - Quello.

Bri                                 - Gli hai mandato gli auguri?

Sheila                            - Un biglietto da visita. E un orsacchiotto.

Bri                                 - È il pensiero che conta. (Legge) "Pochissimi geni­tori se ne sono ricordati, e le donne della refezione hanno fatto una bella torta con sette candeline e abbiamo tenuto ritto Colin, che potesse vederle bruciare, poi lo abbiamo aiutato a spegnerle". (Senza guardarsi l'uno con l'altro, fan­no un suono "Aaaah" come il pubblico al cinema, a cui venga esibito un agnellino appena partorito) "La fisiotera­pista è venuta oggi, ci ha esaminato tutti e ha detto che le spalle di Josephine mostrano segni di miglioramento. Ha detto di continuare gli esercizi."

Sheila                            - Fai i tuoi compiti, da brava bambina. Paparino ti aiuta.

Bri                                 - (a Joe) La mamma no. La mamma esce: affari pri-44 vati.

 

Sheila                            - Lascia che telefoni a tua madre.

Bri                                 - (ignorandola continua a leggere) Ohi, ohi, cosa leg­go. Cos'è? "Oggi la piccola ha avuto qualche attacco, ma ritengo che sia stata l'eccitazione per la torta di Colin..."      - (Si muove per la stanza recitando la parte del padre in collera. Sheila smette la commedia e incomincia ad essere seriamente preoccupata)

Sheila                            - Oh Dio, cosa sarà stato?

Bri                                 - Senti, cara...

Sheila                            - Credevo che dagli attacchi fosse guarita.

Bri                                 - Come farai a essere la prima della classe, se conti­nui ad avere degli attacchi?

Sheila                            - È il primo in un mese, salvo qualche piccola convulsione.

Bri                                 - Quei cafoni, quelli dell'asilo, laggiù, sai che dicono? (Comincia a recitare grossolanamente la parte dello zotico del villaggio) "Si dà un sacco d'arie, la signorina Puzza-al-Naso, eccome! Ma guardatela bene: è tale e quale a noi: un'altra disgraziata."

Sheila                            - Povero coniglietto, povero fiorellino. (Accarezza Joe)

Bri                                 - Il medico pietoso fa la piaga...

Sheila                            - Perché han ricominciato?

Bri                                 -  Lo Stato del Benessere, oggi. Vita facile, latte gratis, spettacoli gratis. Fisioterapia. Candeline e canzoni. Che ave­vamo noi alla sua età? Incursioni aeree e tessere per il ve­stiario, e se non ci andava, mia madre diceva: "Questo è quel che passa il convento, bambino".

Sheila                            - Ehilà! (La testa di Joe si è voltata improvvisa­mente da destra a sinistra. Il suo corpo si tende. Essi la osservano in silenzio. Ha una breve convulsione. Sheila prende il biglietto dalla mano di Bri e lo legge) Incredibile, ecco. Spiega tutto.

Bri                                 - Cosa?

Sheila                            - Hanno di nuovo esaurito la medicina contro le convulsioni.

Bri                                 - Di nuovo?

Sheila                            - (leggendo) "...sia stata l'eccitazione per la torta di Colin. O, forse, perché siamo rimasti senza la sua medi­cina gialla."

Bri                                 - E lo chiamano un asilo specializzato!

Sheila                            - Quante volte è già successo?

Bri                                 - Perché non tengono qualche flacone di riserva nel frigo? Quei bambini, quasi tutti ne hanno bisogno.

Sheila                            - Ne fanno un uso tale che dovrebbero comprarne a bidoni. (Va in cucina. L'attacco di Joe ora è finito. Essa ricade sul vassoio della sedia. Bri è eccitato dal suggerimen­to di Sheila)

Bri                                 - A botti! E dovrebbero rifornire gli asisi e i centri spastici con carri tirati da cavallacci da tiro. (Recita la parte del commentatore della radio dalla voce piena di emozione. Tiene in mano un immaginario microfono) E qui - nella Farmacia Municipale, dovreste essere qui dove sto io, ora, nel centro nevralgico di questa grande operazione di misericordia a osservare una miriade di lavoratori impe­gnati nelle loro varie mansioni. (Sheila rientra con due bot­tiglie e un cucchiaio. Si inginocchiano uno da una parte e uno dall'altra della bambina)

Sheila                            - Dalle i fenobarbiturici.

Bri                                 - O qualcosa di meno antiquato dei cavalli... (Lei gli porge una bottiglia che egli apre e da cui estrae due pillole. Lei scuote l'altra bottiglia) Un po' più in armonia con la nostra società tecnologica progressiva. Un'area di servizio con serbatoi di medicina centrale e un vasto complesso di condotti sotterranei e chiusure a valvola.

Sheila                            - (a Joe) Presto starai meglio, fiorellino. (Bri apre con le mani le mascelle di Joe e le mette in bocca le pillole)

Bri                                 - Non l'approveranno mai.

Sheila                            - Chi?

Bri                                 - I contribuenti di Bristol. Costerebbe un patrimonio.

Sheila                            - Ecco, fiorellino, è buono, sa d'arancio. (Le mette in bocca un cucchiaio, con l'aiuto di Bri)

Bri                                 - No, troppo conservatori, quelle merde.

Sheila                            - Brava bambina! (Bri le chiude con le mani la mascella e la tiene chiusa)

Bri                                 - Ah, rinnovare quei mestieri morti! Il luccichio d'ottone dei finimenti, le zaffate dal grembiule di cuoio del bottaio!... (Produce con la bocca il rumore degli zoccoli del cavallo e nitrisce) a suon di cornamusa. (Sheila stappa i flaconi e bacia Joe)

Sheila                            - E poi, merenda speciale: mamma ha qui pronto il gelatino che ti piace. (Bri lascia andare le sue mascelle)

Bri                                 - Fatto.

Sheila                            - Di' a mammina: sei bagnata? (Bri guarda di nuo­vo dentro la borsa, lei mette la mano sotto la coperta di Joe) Fradicia?

Bri                                 - Questo è asciutto.

Sheila                            - (indignata) Ci risiamo! Daccapo! Quello che met­to nella borsa non lo toccano, e le lasciano addosso quello bagnato, tutto il giorno a mollo, come una pera nello sci­roppo! E col culetto tutto irritato.

Bri                                 - Forse era asciutta, prima dell'attacco.

Sheila                            - Ti par possibile tutto il giorno senza fare pipi?

Bri                                 - No.

Sheila                            - (guarda l'orologio) La cambi tu? Io devo andare a vestirmi. (Bri butta il pannolino sul vassoio di Joe, prende i flaconi dalle mani dì Sheila) Se la pelle è irritata, la po­mata è nella credenza. (Egli annuisce con un sorriso) E se fossi in te, la metterei sul pavimento, in cucina per cam­biarla!

Bri                                 - Non sono la nuova bambinaia. (Pausa)

Sheila                            - Lo so. Volevo dire...

Bri                                 - L'ho già fatto altre volte. Una o due volte, negli ultimi dieci anni. (Spinge la sedia di Joe verso la cucina)

Sheila                            - Brian. (Egli si volta) Telefono a tua madre di venire?

Bri                                 - Per fare?

Sheila                            - Cosi possiamo uscire.

Bri                                 - Il martedì sera non si sa mai dove andare. Lo zoo è chiuso. C'è un western, al cinema Gaumont.

Sheila                            - Vieni alle prove. Sbronzati se vuoi, basta che tu mi riporti a casa e mi prenda.

Bri                                 - (indicando) Pas devant...

Sheila                            - Che?

Bri                                 - Pas devant l'enfant.

Sheila                            - (dicendo le lettere) P-r-e-n-d-a. (Gli si avvicina. Lui si alza dalla sedia e le va incontro. Lei lo abbraccia) Dico sul serio. Telefono? (Lui la bacia. Nasconde il viso nei suoi capelli e poi riemerge)

Bri                                 - A proposito. Com'è l'amore con Freddie? (Lei si ir­rigidisce, poi lotta per staccarsi dall'abbraccio, ma lui la trattiene) Dai! Mi hai detto degli altri. Non di tutti, per forza...

Sheila                            - Lasciami.

Bri                                 - Solo di qualche esemplare...

Sheila                            - Ti mordo.

Bri                                 - ...Che emergeva dalla folla per caratteristiche spe­ciali...

Sheila                            - Tutti prima che incontrassi te.

Bri                                 - Ma Freddie è adesso.

Sheila                            - Lasciami.

Bri                                 - Qual'è la sua specialità?

Sheila                            - Anche se ne avesse voglia, e non ne ha...

Bri                                 - Pensi che io sia un cretino?...

Sheila                            - ...Freddie scapperebbe come una lepre al primo sentore di scandalo, e lo sai!

Bri                                 - Insomma, qual'è la sua specialità?

Sheila                            - Vieni, e chiedilo a lui.

Bri                                 - Per esempio...

Sheila                            - Vieni.

Bri                                 - I quattro americani, tutti e quattro, mi hai raccon­tato, ti facevano...

Sheila                            - Eh? Che storia è?

Bri                                 - Eh?

Sheila                            - Quattro americani!

Bri                                 - Sbaglio?

Sheila                            - Due americani.

Bri                                 - Oh!

Sheila                            - E un canadese.

Bri                                 - Ah. (La lascia andare) Bene. Ti facevan sdraiare sopra un cuscino. L'avran letto in Hemingway. E il gallese, il fuochista...

Sheila                            - Era un poliziotto.

Bri                                 - Oh, scusa. Quello si scandalizzava perché dicevi parolacce con un accento da signora. Ma quando si trattò di toglierti il vestito, era cosi affamato che te l'ha strappato.

Sheila                            - Vorrei non averti mai raccontato niente. Dicevi che dovevano essere sinceri e dirci tutto. Tu mi hai detto tutto delle tue donne, per primo.

Bri                                 - (annuendo) Di tutte e tre. Me la sono sbrigata in un'ora. Tu ci hai messo settimane, a fare un inventario... approssimativo.

Sheila                            - Mi ci hai costretta. (Pausa)

Joe                                 - Aaaaah!

Bri                                 - Devi essertela goduta, con quei tipi...

Sheila                            - No!

Bri                                 - Con uno o due di loro,

Sheila                            - Te l'ho detto.

Bri                                 - Allora, perché ci stavi?

Sheila                            - Una volta che si arriva a un certo punto è dif­ficile dire no.

Bri                                 - Quasi tutte ci riescono. Con me, per lo meno. Tre, su Dio sa quante decine di migliaia che ho tentato di...

Sheila                            - Non capivano niente, poverine. Tu sei stato l'unico a farmi godere.

Bri                                 - La prima volta che me l'hai detto quasi svengo. Sono andato in giro, per giorni, sentendomi una specie di simbolo fallico. Mi dicevo: "Caro mio, forse non fai cen­tro spesso, ma quando lo fai, salta il banco". (Lei sorride) Lei mi sarà fedele, mi dicevo beato, perché ho un super-zoom magico con un tigre nel motore.

Sheila                            - Ce l'hai, si.

Bri                                 - Fino a che Freddie...

Sheila                            - E dai!...

Bri                                 - Tra tanti uomini...

Sheila                            - Non mi ha mai sfiorato.

Bri                                 - Devi continuare a dirmi tutto. Anche di lui.

Sheila                            - Mi è indifferente.

Bri                                 - Ma preferisci passare la serata con lui piuttosto che con me.

Sheila                            - Sei stato tu a spingermi in questa filodrammatica, per distrarmi da...

Bri                                 - Qual'è la sua specialità? La sua briscola? Si tiene addosso l'impermeabile? (Sheila lo guarda in faccia per pa­recchi secondi. Poi se ne va al piano di sopra. Bri alza le spalle. Ritorna indietro nella stanza, sospira. Joe starnuta) Salute! (Lei starnuta di nuovo, cade in avanti sul vassoio della sedia e batte il viso) Ohilà! (Joe comincia a piangere; debolmente. Egli si avvicina) La piccola si è fatta male? Ha sbattuto il nasino? (La rimette dritta) Meglio? (La guarda da vicino) Sei pallidina, Joe. Sono gli attacchi? Non im­porta. (Le accarezza la mano) Che dolci, morbide manine hai! Come seta. Le mani di una signora. Non han mai la­vorato. (Si accoscia presso la sua sedia) Allora. Mammina è andata alle prove. Ad allenarsi. Cosi noi due ci facciamo due chiacchiere vicino alla stufa! Ciuccia la ciccia, guardia­mo i pagliacci... (Lei ha smesso di piangere) Immagino che ci saranno i pagliacci, in genere ci sono. (Consulta il "Radiocorriere") No. Non ci sono. (Joe sospira pesantemente e stancamente. È la logica conseguenza del suo pianto) C'è un film, su un grande chirurgo e la sua lotta contro l'ingiu­stizia nei quartieri poveri di Londra. (Glielo mostra) Lo so che adori i dottori. (Rivolto al pubblico) Se si pensa a quel che le hanno fatto! (Torna a parlare Joe) Ma prima, papà, le farà un buon tè. Joe e papà prenderanno un buon tè e poi Joe vorrà fare un bel bagno caldo e giocare con le ochette che galleggiano? (Riposa il Radiocorriere e guar­da su) li senti i passi? È mammina in camera da letto. Deve essersi tolta il vestito. Forse si infila le calze. Forse si sta cambiando tutta. Tutta. Si guarda allo specchio, nuda: si domanda: ho sempre un bel corpo? (Pausa. Si sofferma sull'immagine) Ma mi rifiuto di fare quelle scale, a tre gradini per volta, per buttarmi ai suoi piedi a supplicarla di non uscire. Mi rifiuto. Ho già fatto tutto quel che potevo... senza perdere la dignità. Dovevo immaginarlo che una volta entrata in teatro non avrebbe mai mancato a una prova. Ha un terribile senso del dovere, la tua mammina. (Guarda Joe che si dondola sulla sedia) Ma perché cavolo parlo con te? (Ritorna sul proscenio e parla al pubblico) Lo stesso che parlare al muro. (Poi, come un comico d'avanspettacolo) È una donna meravigliosa, mia moglie, questa donna, qua sopra: meravigliosa: in camera da letto, in palcoscenico, ovunque. Sul serio. (Lascia perdere la finzione, ritorna a se stesso) Una persona veramente integrata, il che è raro, lo sapete meglio di me. Vi dò un esempio: se una cosa la turba, lei non ne è sconvolta spiritualmente e basta; non si affligge e basta; ne fa una malattia. Alla lettera: si ammala: le vengono gli sfoghi cutanei. La febbre, il vomito. Mica per finta. Sta male sul serio, lei è un tutto unico. Non funziona un pezzo per volta. Non come me, per esempio: io sono un dissociato. Perché non comprate me per Natale? Vi diverti­rete un mondo. Mi fabbrico man mano con vecchi pezzetti di spago, cicche... ritagli di giornali, pezzi di film... un col­lage impastato con gli avanzi del pranzo scolastico della set­timana scorsa. Voglio dire: lei non potrebbe fingere una passione che non sente. Mentre in me un sentimento appas­sionato si ammoscia prima della fine della frase. Io comin­cio coll'urlo - aaaaho! Poi mi dico: ma sei matto, chi ti credi di essere, Dio? E mi dissocio. I pezzi cominciano a cadere, le ruote ad andarsene per conto loro, e i passanti rimangon feriti; terribile. Sapete com'è, se mai vi siete sor­presi a gigionare davanti allo specchio. O magari uno dice: "Mia moglie è stata appena investita da una macchina" e vi vien da ridere. Beh, potreste dire, perché no, se vi va di ridere. Ma agli altri non piace. E allora faccio finta. Mi avete visto far finta con Sheila. Mi sforzo di indovinare quali emozioni vorrebbe e poi ci affondo dentro i denti. E non mollo fino a che non arrivo all'osso. Come con Joe, qui. (Accenna in direzione della bambina) Ti senti bene? Bene. Non ce la facevo al principio. Beh, ora, dopo dieci anni, è una routine.

Sheila                            - adesso non vorrei provo­care una ressa di signori verso l'uscita - però Sheila abbraccia tutto quel che è vita. Davvero. È semplice lei, cosi semplice che per forza vincerà, alla fine. È tanto equi­librata da saper abbracciare tutto quel che è vita. Sta li seduta e tiene tra le braccia le cose vive. Il mio abbraccio me lo prendo quand'è il mio turno, tra il canarino e le ca­vallette. Per questo faccio tutti questi discorsi insensati. Richiamo l'attenzione su di me per essere sicuro di otte­nere un po' di più della mia razione. Se no cosa mi resta? "Guardate dritto davanti a voi, mani dietro la nuca" e una sgroppatina terapeutica una volta ogni morte di papa. E sono troppo giovane per morire; vi dico io!

Joe                                 - Aaaaah!

Bri                                 - Che ti succede, pazzerella?

Joe                                 - Aaaaah!

Bri                                 - Parolacce? Tu credi che queste siano parolacce! Ti presenterò a Scanlon. Sentirai che vocabolario! (A parte) Ma che signorina distinta! Beh, vediamo che cosa ci ha lasciato mamma per merenda.

Joe                                 - Aaaaah! (Lui fa un rumore di motore imballato e .spinge la sedia a rotelle fuori verso la cucina. Uscendo, deve lottare con i gatti) Indietro, puttane imbottite di pulci, fuori! (Si chiude la porta alle spalle. Pausa di almeno cin­que secondi. Sheila viene avanti da un angolo sul prosce­nio. Si è messa un vestito e si sta spazzolando i capelli)

Sheila                            - Uno di questi giorni lo picchio. Davvero. (Spaz­zola i capelli, guarda il pubblico) Lui crede che gli basta fare una scenataccia perché io me ne resti a casa a confor­tarlo, non vada alle prove e manchi di parola. Lui crede che basti mettersi a piangere per ottenere quel che vuole. Per me è colpa di sua madre. Gli ha dato quell'amore os­sessivo che gli fa credere che il mondo giri intorno a lui. Ma siccome è troppo intelligente per crederlo sul serio, ha questi alti e bassi di collera e di depressione. In quei mo­menti non so che farebbe per attirare l'attenzione! Quello scarafaggio sulla faccia, avete visto. E tutte quelle storie per Freddie. Ed è stato lui a farmi iscrivere alla filodram­matica, per togliermi dì casa, ha detto, per togliermi un po' da Joe. Ma Joe non mi pesa, lui, invece, si. Non so chi dei due sia più bambino. Dopo dieci anni che osservo una crea­tura limitata come Joe, mi sono convinta che il suo è uno dei tanti tipi di deformità. Tutti siamo "deformi" in qualche cosa. C'è un limite a quello che possiamo fare. Brian, per esempio, lui arriva fino a un certo punto e poi crolla. Più in su, lui non va. Ricasca sul pavimento, ed eccoci di nuo­vo alla autocommiserazione, ...alla disperazione. Io sono sicura, però, che s'è perseverasse potrebbe essere un grande pittore. E questo è l'altro motivo per cui mi sono iscritta alla filodrammatica. Pensavo che, costretto a starsene solo in casa parecchie sere alla settimana, si sarebbe messo a dipingere. E mettiamo che non sia bravo per niente, lo stesso ha bisogno di qualcosa che lo faccia sentire fiero di sé, qualcosa che gli smorzi la gelosia che lo rode, di tutti e di tutto quel che a me piace... parenti, amici, animali... persino piante. Sono sicura che è geloso del tempo che non dedico a lui. E di Joe, prima di tutti, povero amore... (Ap­poggia la spazzola su una tavola o su una sedia. Un pen­siero la riporta alla realtà) Beh, non dovete pensare che io sia sempre cosi. E anche quando sono un pò depressa, di regola non ne parlo in mezzo a tanti estranei. Ma tutte que­ste bambinate per Freddie, questa esibizione, è troppo, non ne posso più, sul serio! Non succederebbe anche a voi? (Controlla il suo aspetto in un immaginario specchio) Ecco perché vi racconto tutto questo. A voi, un mucchio di estranei. Non ne potreste più, anche voi1? Insomma: un uomo come lui, geloso della povera Joe... (Si interrompe perché vede Bri, che avanza da un angolo sul proscenio. Si guardano in silenzio)

Bri                                 - Che cosa gli stai raccontando?

Sheila                            - Eh?

Bri                                 - Ti ho sentito parlare. (Sheila si toglie un filo dal vestito) Ti ho sentito nominare Joe. (Nessuna risposta. Bri parla al pubblico) Sheila ha una sua teoria riguardo alla na­scita di Joe. Non biasima i dottori. Biasima se stessa.

Sheila                            - Non dico questo, dico che non è stata tutta colpa dei dottori.

Bri                                 - (annuendo) È stato perché durante la gravidanza cercava di cacciarla indietro.

Sheila                            - In parte.

Bri                                 - Perché era andata a letto con troppi uomini.

Sheila                            - In parte. Si, ero stata promiscua, e il mio sub­cosciente mi faceva contrarre, mi faceva rifuggire dalla ma­ternità. (Pausa. Lui guarda altrove. Lei continua ad agghin­darsi)

Bri                                 - Quel vicario ci disse che era opera del diavolo. Perché non ci credi? È un'ipotesi quasi altrettanto brillante.

Sheila                            - (si stringe nelle spalle) Coincide, alla fin fine, con quel che credi tu.

Bri                                 - Te lo dirò, quel che credo io.

Sheila                            - Lo so, quel che credi tu.

Bri                                 - (indica il pubblico) Ma loro non lo sanno. (Al pub-blico) Io sono convinto che il dottore abbia lavorato coi piedi. Nessun altro motivo. (A Sheila) Il pediatra ha detto la stessa cosa, ha detto che non c'entra la tua vita di prima ...o eventuali tare in famiglia, o il troppo fumare.

Sheila                            - Ma non ha nemmeno detto che era stata colpa del dottore. (Pausa. Lui la guarda)

Bri                                 - No, hai ragione. Non l'ha detto. Verissimo. Non ha detto: "Si, è ancor meno di una levatrice il mio collega, non vale una cicca, è sempre stato cosi. Vedrò di farlo cancellare dall'albo dei medici". Verissimo. E questo inde­bolisce il mio argomento.

Sheila                            - Oh, come sei profondo!

Bri                                 - Ha detto solo che c'era una probabilità su un mi­lione che potesse succedere di nuovo.

Sheila                            - Mmm, non abbiamo avuto ancora occasione di controllarlo. (Entrambi pausa)

Bri                                 - E per questo Joe vive a casa con noi.

Sheila                            - È nostra figlia!

Bri                                 - (al pubblico) Joe era in viaggio prima che ci spo­sassimo, e questo alimenta il fuoco della colpa.

Sheila                            - Non c'è bisogno di raccontargli tutto. (Al pub­blico)

Bri                                 - Ci siamo sposati in gran pompa.

Sheila                            - Per far piacere a papà. Era sagrestano ed aveva sempre sognato di poter suonare le campane a festa per sua figlia all'uscita di chiesa. Tu hai detto che non avevi niente in contrario.

Bri                                 - Esatto. Al rinfresco che ne segui, i campanari erano le uniche persone cui valesse la pena dì parlare: tutti reu­matizzati e rattrappiti. Da sognarseli di notte, a dondolar su e giù aggrappati alle loro corde. (Cerca di immaginarseli)

Sheila                            - Dovevamo prenderlo come cattivo auspicio. La bambina nacque sei mesi dopo. Avevo fatto tutti gli esercizi, e letto valanghe di libri sul parto indolore, soprattutto quelli che lo descrivono come una cosa semplice, come farsi otturare un dente.

Bri                                 - Però più romantico.

Sheila                            - Oh si, il marito seduto accanto al tuo letto, che ti tiene la mano e ti guarda con occhi innamorati... (Bri esegue)

Bri                                 - E che batte il tempo della respirazione non addomi­nale. (Esegue)

Sheila                            - (al pubblico) Non so se qualcuno di voi ha provato la stessa cosa ma mi aspettavo di sentire da un mo­mento all'altro brani del coro dell'Alleluia.

Bri                                 - Io mi sentivo partecipe, ma ero nauseato. L'idea di condividere la nascita mi sembrava logica "qua idea"... ma poco divertente, quando si arriva al sangue o alle acque.

Sheila                            - Per come sono andate le cose, potevi anche non preoccuparti.

Bri                                 - Vero! (Al pubblico) Quanto vi durano, a voi, le doglie? Due, tre ore? Un giorno? Quisquilie! (Addita Sheila) Cinque giorni!

Sheila                            - Dalla prima doglia all'ultimo giro di forcipe. Cin­que giorni.

Bri                                 - Sono sicuro che mi direte: 'Lui avrebbe dovuto fare qualcosa", ma io non lo sapevo, allora. Voi non lo sa­pete, no?

Sheila                            - Adesso lo sai.

Bri                                 - Una esperienza utilissima.

Sheila                            - (al pubblico) Il dottore insisteva coi calmanti.

Bri                                 - Eri intontita.

Sheila                            - Non riuscivo a ricordare più gli esercizi.

Bri                                 - Piangevi e basta.

Sheila                            - (spiegando) Non riuscivo a spiegarmi, non avevo più saliva, non potevo inghiottire, e cosi mi sono tenuta la fame. E speravo che tu fossi li, quando aprivo gli occhi, in­vece era sempre la levatrice o tua madre.

Bri                                 - Non sempre!

Sheila                            - Quasi sempre. Tu ti stavi ubriacando al bar.

Bri                                 - Che altro potevo fare?

Sheila                            - (al pubblico) Avevo perduto la facoltà di artico­lar le parole. Non riuscivo a dir loro: "Basta coi calmanti, voglio partorire". (Per il resto dell'atto essi mantengono il dialogo tra loro due e il pubblico. Non viene data nessuna didascalia, a meno che sia essenziale al testo)

Bri                                 - Poi è arrivato il nostro medico curante con la sua faccetta da ragazzino: "Ho l'impressione che il marmoc­chio non abbia nessuna voglia di venire alla luce". E io: "Tanta fatica per venir alla luce per poi passare il resto della vita a cercar di tornare nel buio". E ci spanciavamo dal ridere. E giù un altro whisky.

Sheila                            - Non ti è venuto in mente che durava troppo?

Bri                                 - Si, ma sono cose che riguardano loro, no? La mam­ma mi aveva insegnato a credere ai dottori e, durante le tue doglie è stata un esempio di serena fiducia.

Sheila                            - E più tardi, invece, quando Joe era malata, ha detto che lo sapeva, che il parto durava troppo.

Bri                                 - Lei sa sempre tutto, dopo.

Sheila                            - Il dolore era atroce, ma la cosa peggiore era non riuscire a parlare.

Bri                                 - (al pubblico) Il quinto giorno credevo che morisse. (A Sheila) E, non te l'ho mai detto, amore...

Sheila                            - Cosa?

Bri                                 - Non ci crederai. Ho pregato. Non sono di regola un tipo religioso... salvo per le piccole necessità quotidiane, le solite genuflessioni al Supermarket e al totocalcio. Non mi vergogno di ammetterlo, ho pregato...

Sheila                            - Davvero? O è un altro scherzo?

Bri                                 - Giuro. Sono caduto in ginocchio e ho pregato. Ho detto: "Dio, l'ho appena trovata, il bambino non importa, se è questione di un baratto..."

Sheila                            - (lo bacia) Aaaah!

Bri                                 - E mi sono accorto che ero cosi sbronzo da non riu­scire a rialzarmi.

Sheila                            - La tua preghiera è stata esaudita.

Bri                                 - Si: mi ha sentito, lui, lassù. Mi ha sentito. (Al pub­blico) Io lo immagino come un giocatore di rugby affetto da psicosi depressiva. Ha guardato giù e si è detto tra sé: "Lo sistemo io, quel delinquente". (Scuote il pugno verso l'alto) E lo ha fatto!

 

Sheila                            - Quando il danno ormai era fatto, mi hanno por­tata all'ospedale, poi non ricordo altro, fino al momento che mi hanno messo in mano la bambina, calva e gialla, e con cicatrici di forcipe. Stupenda. Quando ritornammo a casa le cicatrici e l'itterizia se n'erano andate, stava bene; tu avevi il raffreddore.

Bri                                 - Esatto.

Sheila                            - E ho dovuto curarti. Per non sentir lamenti e soffiate di naso.

Bri                                 - Più di un raffreddore: influenza. A scoppio ritar­dato. Ero proprio uno straccio. (Lei sorride poi continua a parlare col pubblico)

Sheila                            - Presto mi accorsi di strane contrazioni... Doman­dai ai nostri amici che avevano dei bambini, e dissero che probabilmente era aria. Alla fine, ci decidemmo a farla vedere. (Bri ha preso un cuscino tubolare dalla stanza che ora è nella penombra. Il cuscino è della forma e della fi­gura di un bambino in fasce. Sheila lo culla)

Bri                                 - La nostra bambina... (Indica se stesso) Il dottore. Simpatico e un po' tonto. (Negli sketch che seguono Brian fa la parte dei vari uomini e Sheila se stessa. Lo fanno co­me se stessero ripetendo il dialogo di un fdm favorito, a volte improvvisano, divertendosi un mondo. Bri mima l'ope­razione di aprire una porta sul lato del palcoscenico, Sheila va dalla parte opposta e attende) Arrivederla, signora... ehm... si freghi bene il petto con questo e starà bene. (Mima l'atto di chiudere la porta, ritorna al centro, grida) Il prossimo, per favore! (Sheila entra. Brian si china a scrivere qualche cosa, e mette via la scheda dell'ultimo paziente. Volta la schiena a Sheila) 'sera, avvocato... Si sente meglio?

Sheila                            - È mattina, dottore. (Al pubblico) Deve avere bevuto.

Bri                                 - Certo, che è mattina.

Sheila                            - È... la prima volta che vengo qui.

Bri                                 - Noo?

Sheila                            - Siamo nuovi, nel quartiere.

Bri                                 - Cos'è che non va?

Sheila                            - Non so, ecco, strani sussulti, contrazioni del viso...

Bri                                 - Dica "aaaa".

Sheila                            - Non io: il bebé. (Bri guarda il cuscino)

Bri                                 -  Il bambino ha l'aria di star bene.

Sheila                            - Bambina.

Bri                                 - Bambina. Sussulti, ha detto? Che genere di sussulti?

Sheila                            - Spaventosi!

Bri                                 - Che forma prendono?

Sheila                            - Sbatte gli occhi, rovescia la lingua, scuote la testa, poi si affloscia.

Bri                                 - (solleticando il neonato, gli parla) Ma non ti vergo­gni, birbona, alla tua età! Non sta bene!

Sheila                            - Cosa sarà?

Bri                                 - Aria.

Sheila                            - È quel che dicono i nostri amici.

Bri                                 - È sempre bene avere una seconda opinione. Avete provato la limonata Roger?

Sheila                            - Si.

Bri                                 - Mia madre diceva ch'era miracolosa. Cura tutto, diceva. Beh, vediamo cosa posso trovare. (Fruga nel cas­setto, trova una medicina, legge l'etichetta) Ecco qua, questo dovrebbe calmarla: è arrivata stamattina con la posta. La ditta che la fabbrica dice che è straordinaria.

Sheila                            - Dottore, vorrei che lei potesse vedere uno di questi sussulti.

Bri                                 - Oh, li posso immaginare benissimo. Ci sono ben tre mostricciattoli in casa mia.

Sheila                            - Mi dispiace, non credevo che...

Bri                                 - Cosa?

Sheila                            - Che i suoi bambini, tutti... ehm...

Bri                                 - Dei piccoli selvaggi, intendevo dire. No, non mostri. Il suo primo, eh? Il primo bambino?

Sheila                            - Si.

Bri                                 - Allora le spiego. Lei butta un mucchio di intrugli dentro questo buco di bocca. È come rodare una macchina. Ci vuol pazienza. Finché punterie e interruttori non si adat­tano. Lo stesso con questi bambini. (Solleva il cuscino, guar­da di nuovo la medicina) Vediamo. Tre volte al giorno dopo i pasti. Ogni quanto allatta?

Sheila                            - Ogni quattro ore.

 

Bri                                 - Il quattro in ventiquattro ci sta sei volte. Sei volte al giorno...

Sheila                            - Guardi, forse ne arriva uno. (Guarda il cuscino per dieci secondi. Bri guarda l'orologio) No.

Bri                                 - Ho l'anticamera piena di gente, cara. La provi e ritorni, se non c'è nessun miglioramento, tra - vediamo un po' - tra una settimana. Si assicuri che faccia il suo bravo ruttino. E non si agiti. (La conduce all'uscita) Sono diavoletti molto resistenti, sa? Bye-bye, signora, ehm. (Mi­ma l'atto di accompagnarla all'uscita e chiude la porta) Tre giorni più tardi. (Mima l'atto di aprire la porta e chiama) 11 prossimo, prego. (Sheila rientra immediatamente col cu­scino) Buongiorno, signora, ehm...

Sheila                            - (in fretta) Dottore.

Bri                                 - Un momento. Prendo la sua cartella.

Sheila                            - Ma la bambina...

Bri                                 - Si accomodi, prego. (La fa sedere e guarda la sche­da) Non le avevo detto di tornare tra una settimana? Per­ché cosi presto?

Sheila                            - Sta molto male.

Bri                                 - Ha preso la medicina?

Sheila                            - Non ha preso niente. Sono due giorni che non mangia. (Bri guarda il cuscino, l'ausculta, batte le mani ver­so di esso. Finalmente lo scrolla come se fosse un salva­danaio)

Bri                                 - (come se dicesse: "Non c'è male") Ah~ah! Ehm. (Mu­golando va alla sua scrivania. Mima l'atto di formare un nu­mero telefonico) L'ospedale dei bambini... Presto! Non si spaventi, signora: una richiesta dì routine. Suo marito è con lei?

Sheila                            - In sala d'aspetto. Crede che la piccola...

Bri                                 - (al telefono) Pronto? Si, vorrei che visitasse un bam­bino... ehm... (a Sheila) Bambina?

Sheila                            - Si.

Bri                                 - Bambina. Femmina. Non mangia e non ha riflessi. (A Sheila di nuovo) Ha la macchina?

Sheila                            - No.

Bri                                 - Pronto?... Non ha la macchina. Si può mandar una ambulanza?... D'accordo. (Rimette giù il telefono. Si volge di nuovo a Sheila)

Sheila                            - È molto grave, vero?

Bri                                 - Non si preoccupi, signora. Ecco, glielo posso spiega­re cosi: è come quando il motorino d'avviamento dell'auto sì inceppa. Sembra grave, li per li. Poi, lei ingrana la se­conda, dà due scrollate alla macchina e quella va che è una bellezza.

Sheila                            - Non me ne intendo, non abbiamo la macchina...

Bri                                 - Io voglio che lei... Sa dov'è l'ospedale dei bambini? (Lei annuisce) Ci vada subito, con suo marito, senza dimen­ticare la bambina. Prenda un autobus, qui all'angolo, e... nil desperandum. (L'accompagna alla porta come prima, apre la porta, la spinge. Sta già per richiudere la porta quando si ricorda qualcosa e le grida dietro) Trentadue!

Sheila                            - Come?

Bri                                 - L'autobus. Il numero 32.

Sheila                            - Oh!

Bri                                 - (chiude la porta, tira fuori un fazzoletto, si asciuga la fronte) Cristo!

Sheila                            - (volgendosi al pubblico) Sull'autobus ho detto a Brian: "Ho il presentimento che non la riporteremo a casa". Ma, come sapete, l'abbiamo riportata. Alla fine.

Bri                                 - Piove sempre sul bagnato.

Sheila                            - Sono rimasta in ospedale con lei alcune settimane, poi l'ho lasciata        - le facevano delle analisi - per venire a curare Brian: gli era venuta la crosta lattea. (Bri, nell'om­bra, si accende una sigaretta) Era molto doloroso non poter allattare, cosi Brian mi si inginocchiava davanti e con la bocca tentava di mungerlo lui.

Bri                                 - Era proprio uno spettacolo, qualcosa come il Khamasutra.

Sheila                            - Alla fine, una infermiera della clinica mi tirò via tutto il latte con una trombetta di vetro. (Bri prende dal fondo un tavolino, ci mette sopra il cuscino e sta in piedi dietro ad esso) Poche settimane dopo mi chiamarono dall'ospedale perché mi riprendessi Joe: e ormai avevamo capito che non sarebbe mai stata normale. Però io ero decisa a sapere il meglio e il peggio. Il pediatra era tedesco, o viennese, non sono sicura. (Per questo sketch Bri usa un accento tedesco da musical)

Bri                                 -  Pène, matama kvesta fostra pampina è ora stato in­teramente profato e noi sappiamo molto pisogno di lettini. Cosi è meglio che foi portiate pampina a casa. Io penso, io posso promettere che non darà fastidio. Tenetela calma. Imbottitela di sedattivi e non fi accorgerete che c'è.

Sheila                            - Ma dottore. (Lui sta andando verso la porta, si volta con riluttanza)

Bri                                 - Ja?

Sheila                            - Non può dirmi i risultati?

Bri                                 - Risultati?

Sheila                            - Delle analisi.

Bri                                 - Kvali analisi? Ce ne sono state tante!... (Leggera risa­tina. Le elenca sulle dita) Elettroenkefalocramma, tredimen-sionali raggi igse, analisi del sangue, urina e feci, kvesta storia con gli aghi nella fontanella...

Sheila                            - Per questo l'hanno rasata?...

Bri                                 - Pène, sicuro...

Sheila                            - Le eran cominciati a crescere da poco. Sono stati gli aghi a farle quella cicatrice in testa?

Bri                                 - Cicatrice?

Sheila                            - (indicando) Qui.

Bri                                 - Ach, nein! Qvella è stata piccola piopsia per pren­dere piccolo campione del cervello.

Sheila                            - Meno male. (Sorride rapidamente) Credevo che le aveste fatto un buco per far uscire il demonio. (Bri guar­da con interesse, conferisce col suo assistente)

Bri                                 - Idea non essere cattifa. Afete profato?... Ah!!! (A Sheila) Il mio collega dice non si usa più. (Alza le spalle) Peccato! Pène, se volete escusarmi... (Va verso l'uscita)

Sheila                            - Ma, dottore, dottore.

Bri                                 - Donner und blitzen!

Sheila                            - Cosa può farei

Bri                                 - Fare? Niente, può fare.

Sheila                            - Mai, mai?

Bri                                 - Matama, mi lasci profare che io le dica a che cosa fostra figlia è simile. Sapete cosa intendo se dicesssi che fostra figlia fosse un fegetale? (Sheila ci pensa un mo­mento, ci arriva, sorride)

Sheila                            - Lei vuol dire: "era un vegetale!"

Bri                                 - Ach Hìmmel! essere, essere ancora, è ancora, sarà sempre! Non riesco a imparare kvesti ferbi!

Sheila                            - Ma, se mi chiedono "che specie di minorata è vostra figlia", devo dire che è un vegetale?

Bri                                 - Folete una parola per lei? (Alza le spalle) Potete dire: lei è una spastica con la corteccia cerebrale tanneg-giata, multiplegica, epilettica, ma con nessuna malforma­zione orcanica del cervello.

Sheila                            - È una parola un po' lunga.

Bri                                 - (gaiamente) Per kvesto io preferire "fegetale".

Sheila                            - Vegetale!

Bri                                 - Vegetale.

Sheila                            - Ma perché? Se il cervello è sano fisicamente, per­ché non funziona? (Bri la guarda, pensa)

Bri                                 - Immagini un centralino. Un centralino telefonico, ja?

Sheila                            - Ho lavorato come centralinista, una volta.

Bri                                 - Das ist wunderbar! Pène. Immacini che lei è seduta là, atesso, davanti al kvadro. Si?

Sheila                            - Si.

Bri                                 - Alcune linee, essere inserite; altre aspettare per esse­re usate: improvvisamente, br-br, br-br, br-br, br-br...

Sheila                            - Chiamata in arrivo?

Bri                                 - Esatto! Lei inserisce una spina. (Sheila mima l'atto di inserire la spina, assumendo l'allegra voce di una centra­linista)

Sheila                            - Universale Tubi di scolo!

Bri                                 - (uscendo dalla sua personificazione) Che?

Sheila                            - Era la ditta per cui lavoravo.

Bri                                 - Questo, non l'avevi mai detto, le altre volte.

Sheila                            - (alzando le spalle) Oggi ho pensato di mettercelo.

Bri                                 - Universale Tubi di scolo? Autobiografia! (Lei lo guar­da freddamente. Bri si schiarisce la voce e ricomincia a fare la parte del dottore) Ma, in kvel momento, un'altra chiama­ta in arrifo: br-br, lei sì confonde, la inserisce nel primo buco e i due-parlano, uno con l'altro e lei risponde altra chiamata che folere la ferrovia, ma lei si confonde, lo mette sui risultati del calcio, e tutte le lampadine fan "zzzz" e lampeggiano. E kvesto essere troppo, e lei non capire più niente e staccare tutte le spine. Kaputt! Ecco: kvesto es­sere l'attacco epilettico. Grand Mal o Petit Mal, secondo la intensità, secondo il numero delle telefonate. Pène? (Va di nuovo verso la porta)

Sheila                            - Ma, dottore, dottore... (Lui guarda l'orologio)

Bri                                 - Gott in Himmel! Sono un uomo occupato, signora, sono..,

Sheila                            - Lo so, lo so che...

Bri                                 - Il fostro non essere la sola creatura anormale nel paese.

Sheila                            - Lo so.

Bri                                 -  Ne nasce uno ogni otto ore.

Sheila                            - Non lo sapevo. Ma davvero?

Bri                                 - Oh, ja, ja. Non tutti cosi brutti come kvesto, natu­ralmente...

Sheila                            - Ma cosa dobbiamo fare?

Bri                                 - Per giofe! Lei deve nutrirla, lavarle i pannolini, te­nerla calta, come tutte le matri.

Sheila                            - Per quanto tempo?

Bri                                 - Chi può tire? Tutto può accatere, lei lo sa. Difteri­te, polmonite... tosse convulsa... afta epizootica... (Sheila ride. Tutti e due si dimenticano del loro personaggio)

Sheila                            - Oh, è terribile. L'afta epizootica!

Bri                                 - Mi è venuto in mente, per caso.

Sheila                            - È terribile.

Bri                                 - E cosi, ce la siamo riportata a casa.

Sheila                            - E l'ospedale ha scaricato la responsabilità del caso al nostro medico curante.

Bri                                 - Il vegetale.

Sheila                            - Doveva fornirci di barbiturici e tenerci contenti. Veniva una volta la settimana, per spiegarci gli attacchi di Joe. In termini adatti ai profani.

Bri                                 - Ma non ha appreso molto, signora?

Sheila                            - Riguardo agli attacchi, no. Però ho imparato ciò che avviene nei centralini telefonici, quando le linee si in­crociano.

Bri                                 - O a uno scambio ferroviario, se c'è la nebbia.

Sheila                            - Ma un giorno, gli ho domandato di chi era la colpa.

Bri                                 - E fu allora che suggerì che il vicario ci venisse a trovare.

Sheila                            - Simpatico, il vicario. Un uomo sensibile. Cosi preoccupato e sconvolto dalla vista di

Joe                                 - gli attacchi erano più violenti del solito, quel giorno - che l'abbiamo lasciata nella culla e siamo andati a parlare in un'altra stanza. (Getta il cuscino a Bri che lo mette sul sofà. Lunga pausa in cui essi si preparano per la prossima scena. L'umore cam­bia leggermente, Bri permette a Sheila di prendere l'iniziativa e recita la parte del vicario in modo tranquillo, persino se­rio, da principio. Vanno al fondo e lei lo accompagna sul proscenio quando sono pronti) Eccoci qua, prego, prenda un banco. (Bri, come vicario, ride) Oh! (Lei ride, pure)

Bri                                 - È una bella bambina.

Sheila                            - Vero?

Bri                                 - È una tragedia. Mi dica: quando, per la prima volta, avete capito che non c'era niente da fare, cos'avete provato?

Sheila                            - Beh, sa, uno se ne rende conto a poco a poco, non di colpo. Però, c'è un momento in cui, in cui si accet­ta. Ed è... (Scuote la testa) Oh, è orribile. Ci si chiede: "Perché a me? Proprio a me". Non so le altre madri, ma io continuavo a dirmi, "perché a me, perché a noi", tutto il giorno. Poi ci si arrende e ci si chiede: "Perché non a me?".

Bri                                 -  È cosi: si impara l'umiltà. Ci rendiamo conto di essere in una valle di lacrime e che non siamo una eccezione.

Sheila                            - Mi son resa conto di essere peggiore degli altri. Ero stata... promiscua. Uomini di ogni tipo. Mi sentivo re­sponsabile per Joe, mi sentivo punita.

Bri                                 - No, no.

Sheila                            - Non mi son spiegata. Volevo che non venisse alla luce perché mi sentivo colpevole.

Bri                                 - Cara signora, non deve sentirsi colpevole. Tante don-50 ne ne han fatte di ogni colore e dopo son diventate madri esemplari. Le esperienze prematrimoniali non sono più con­siderate un serio ostacolo per essere accolti tra le pecorelle del Signore.

Sheila                            - No?

Bri                                 - Lei non ha Ietto le nostre ultime pubblicazioni? Le legga. Oggi la chiesa anglicana è più aggiornata di quanto lei non creda.

Sheila                            - Davvero?

Bri                                 - Certo! Siamo sulla cresta dell'onda.

Sheila                            - Io non ho mai commesso adulterio.

Bri                                 - Lo vede! È splendido, meraviglioso! È favoloso. Non ci pensi più. Mi dica: qual'è stata la reazione di suo ma­rito riguardo alla bambina?

Sheila                            - Diceva: "Pensa a qualcosa di peggio". E natural­mente era facile. Joe avrebbe potuto diventare grande, di­ventare una persona, prima che questo le capitasse. O es­sere una bambina spastica molto intelligente, o senza l'uso degli arti. Deve essere peggio, credo, che non essere una specie di vegetale.

Bri                                 - Mi permetta di citare: "Contiamo le benedizioni che Dio ci ha concesso".

Sheila                            - Si.

Bri                                 - E questo le darà forza.

Sheila                            - Non me la dà, ma è sempre qualcosa. Quando uno si trova di fronte a una disgrazia come questa, a un atto di Dio... (Bri si schiarisce la gola) ci si sente cosi an­nientati che è necessario trovarci un senso, altrimenti uno...

Bri                                 - Perde la speranza?

Sheila                            - Si. Mio marito non sente il bisogno di trovare il senso di niente. Vive nella disperazione.

Bri                                 - (uscendo dalla personificazione) Gli hai detto cosi?

Sheila                            - Perché no?

Bri                                 - Indelicato, a un parroco.

Sheila                            - Non è la verità?

Bri                                 - Non è il momento.

Sheila                            - (riprendendo la scena) Lui dice che anch'io non dovrei cercare spiegazioni.

Bri                                 - Non crede in Dio?

Sheila                            - Nel suo tipo di Dio. Un giocatore di rugby, af­fetto da psicosi depressiva.

Bri                                 - È sempre un principio. Provvede una qualche base per una discussione. (Sorride)

Sheila                            - Non gli piace che io preghi.

Bri                                 - Lei ha pregato?

Sheila                            - Che altro posso fare? Guardo questo corpicino senza difetti, questi occhi stupendi, e prego che avvenga un miracolo, che la metta in moto. Mi sembra che, se sol­tanto conoscessimo la chiave, la combinazione, che si po­trebbe metterla in moto. Non crede che la storia della Bel­la Addormentata sia la storia di una bambina spastica?

Bri                                 - Chi può dirlo, figliola? (Si alza in piedi, cammina un po') Cara signora, la malattia della sua bambina non è gra­dita al Signore. In realtà, credo che Io rattristi molto.

Sheila                            - Allora, perché lo permette?

Bri                                 - Come possiamo saperlo, noi?

Sheila                            - Allora, come sa che lo rattrista?

Bri                                 - Non lo sappiamo. Possiamo solo indovinare. Forse la malattia e l'infermità son dovute al disuso della libertà che Egli ci ha concesso. Forse esistono come uno stimolo alla ricerca.

Sheila                            - Ricerca?

Bri                                 - Contro l'infermità e la malattia.

Sheila                            - Se Lui non permettesse la malattia, noi non avrem mo bisogno di fare ricerche.

Bri                                 - Ma Lui lo permette, e cosi noi cerchiamo. (Essa sospira, scuote la testa) Figliola, il diavolo si dà da fare di notte e di giorno. Dio fa del suo meglio, ma noi non Io aiutiamo molto. Ogni tanto qualche spettatore sprovveduto capita sotto il fuoco incrociato del bene e del male, e... (Fa rumori di sparatoria, rimbalzi di proiettili, si lascia cadere in modo complicato, stringendosi il petto, si rialza, si spol­vera, poi riprende. Sheila lo osserva con calma) Oppure, immagini che la fillossera devasti un vigneto...

Sheila                            - Per favore, basta con le parabole, ne ho avute tante dal dottore!

Bri                                 - Ma come posso spiegare, senza delle immagini...

Sheila                            - Lei mi ha frainteso. Non voglio spiegazioni. Ho interrogato i medici: dovevano, loro, essere in grado di darmele, e non ci sono riusciti.

Bri                                 - Che cosa vuole, allora?

Sheila                            - La bacchetta magica.

Bri                                 - Ci stavo arrivando. Due o tre volte, in questi anni, abbiamo avuto, in questa parrocchia, creature come la sua piccola.

Sheila                            - In condizioni cosi disperate?

Bri                                 - Oh, si, altrettanto disperate. Per quei poveri inno­centi, io ho fatto l'imposizione delle mani.

Sheila                            - Che cos'è?

Bri                                 - Una cerimonia semplice che si fa in casa. Poche preghiere, un inno o due, una benedizione, una imposizio­ne delle mani. Nessuna pompa.

Sheila                            - Chi dovrebbe presenziare?

Bri                                 - Lei, suo marito, e chi vuole lei.

Sheila                            - Mio marito?

Bri                                 - Si. E mi dà l'idea che abbia bisogno di essere un po' istruito. Ci aiuterebbero ben poco, preghiere indirizzate a un giocatore di rugby schizofrenico.

Sheila                            - Già.

Bri                                 - Dio potrebbe prenderlo per un affronto.

Sheila                            - Già.

Bri                                 - È fatto di carne ed ossa anche lui. Ma no, che sto dicendo!

Sheila                            - Provi a parlargli. Magari sopra una pinta di birra.

Bri                                 - Ah, a suo marito!... Perché no. Non che ci sia niente di male, nel rugby, le mie mischie me le sono fatte anch'io per anni. Ma non dobbiamo farcene una religione.

Sheila                            - Con quei bambini, lei... ha avuto fortuna? Iddio è stato, ecco...

Bri                                 - Un bambino, era grave come Joe, è guarito cosi, rapidamente dopo un paio di imposizioni delle mani, che i medici si dichiararono esterrefatti. Ormai ha dodici anni, e questa primavera è stato finalista ai campionati di Tip-Tap nel distretto del Sud-Ovest.

Sheila                            - Fantastico! (Bri comincia a danzare e a cantare)

Bri                                 - "Piedi Felici, ho questi Piedi Felici, datemi un ritmo lento"... (Balla e canta senza parola. Poi si ferma)

Sheila                            - Lei crede davvero che potrebbe operare un mi­racolo?

Bri                                 - Non io, figliola. Se un miracolo ha luogo, io sono l'intermediario e basta. Ma si ricordi della figlia di Jairo: "Fanciulla, io dico a te: levati". Chissà! Forse tra pochi anni vedremo la piccola Joe. (Danza e balla di nuovo, can­tando una vecchia canzoncina di Shirley Tempie) "Quando grande io sarò, non venite su, verrò io giù, sentite un pò!".

Sheila                            - (in piedi, uscendo dallo sketch) Ma tu non hai voluto pregare! (Si allontana, Bri smette di fare il vicario) Era un buon uomo gentile e sincero.

Bri                                 - Si, si.

Sheila                            - E quel bambino è guarito.

Bri                                 - Migliorato, per lo meno. Finalista nel campionato di Tip-tap nel distretto del Sud-Ovest, ma, ma non era mai stato grave come Joe!

Sheila                            - * Non ha importanza...

Bri                                 - Mi sono informato.

Sheila                            - Non dovevi.

Bri                                 - Ho chiesto in giro...

Sheila                            - Che c'è di male? Che altro ci restava?

Bri                                 - Niente.

Sheila                            - E allora!

Bri                                 - Preferisco niente a un sacco di bugie.

Sheila                            - Sei assurdo.

Bri                                 - Prima lo avrebbe fatto per noi soli, poi ci avrebbe portato anche i colleghi per dare alle preghiere più slancio, più flou! Più flou! E in men che non si dica ce lo avrebbe fatto fare in chiesa, con tutti quegli avvoltoi a guardarci avidamente, come le vittime di un'alluvione.

Sheila                            - Avrebbe potuto funzionare, avrebbe potuto esor­cizzarla.

Bri                                 - Meglio fermare tutto allora, piuttosto che più tar­di, dopo aver alimentato le tue speranze, Sheila. (Lei lo guarda e gli sorride) Comunque, se il vicario fosse riuscito a metterla in moto, Joe avrebbe avuto una personalità e basta. Cosi, invece, gliene abbiamo date a dozzine.

 

Sheila                            - (al pubblico) Non appena ammessi alla setta dei genitori degli spastici, ci siamo accorti che Joe aveva an­che meno personalità degli altri bambini. E allora abbia­mo cominciato a inventargliene.

Bri                                 - Alcune di queste personalità non hanno mai fun­zionato.

Sheila                            - No. Come quella della pianista morente di tu­bercolosi.

Bri                                 - O quella della ragazza innamorata di un negro, con­tro la volontà dei genitori.

Sheila                            - Quella basata su "Permettereste a vostra figlia di sposarne uno?".

Bri                                 - A me piaceva molto la parte dell'ubriacona che ci tirava i vuoti in testa se non le portavamo del gin e la

Pipa-

Sheila                            - Ma erano, tutte, troppo movimentate. La sua faccia non si addiceva.

Bri                                 - E quella che ci piace ancora è quella della gran signora che viaggia sul pullman, feltro rosa, guanti bianchi, scarpe col tacco cubano, paletot a campana...

Sheila                            - Pillole contro il mal di mare in borsetta, per il caso che ci siano troppi tourniqués.

Bri                                 - Odia gli stranieri...

Sheila                            - ...Le case popolari...

Bri                                 - E i Tubi di scolo. Ha imparato, a sue spese, a cosa possono condurre.

Sheila                            - Ama la Regina...

Bri                                 - E Gesù. Lo considera un eccentrico gentiluomo in­glese. Una specie di Lawrence d'Arabia.

Sheila                            - Disapprova i divertimenti.

Bri                                 - Non tutti i divertimenti. Un bel film di Julie An­drews e poi un tè...

Sheila                            - Un tè nel foyer...

Bri                                 - Niente di più bello. A proposito: dovrei darle la merenda, nel giochetto di oggi. (Guarda l'orologio)

Sheila                            - L'abbiamo tirata in lungo.

Bri                                 - Lei ci troverà da ridire. Mi farà il processo. "Bella roba, alzarsi da tavola, prima di finire, piantarmi in asso come una pera..." - (Esce. Sheila lo guarda sparire)

Sheila                            - lo ci sto a questi scherzi; per fargli piacere. Se questo lo aiuta a vivere con lei, non ci vedo niente di male, e voi? Lui non crede affatto che Joe migliorerà. Io, vedete, io sono convinta che anche se desse prova di qual­che miglioramento, Brian non se ne accorgerebbe. È cosi impermeabile, riguardo alla fede... La fede non è credere nelle fiabe, ma è essere in uno stato mentale ricettivo. Io sto sempre in attesa di un segno... (Guarda di nuovo verso le quinte per essere sicura che Brian non torni) Un giorno, avrà avuto - quanto? avrà avuto un anno, era sdraiata sul pavimento, e scalciava, io facevo le pulizie. Le avevo fatto una piccola torre con quattro cubi colorati, quei cubi di plastica, sul tappeto, vicino alla testa. Io continuo a spol­verare, mi volto e vedo che ha sbattuto giù la torre. Rimetto su i quattro cubi e questa volta la osservo. Sapete, quei suoi occhi, sempre vaganti? Devono essere stati colpiti da quei colori vivaci. Poi il braccìno, da quella parte, comin­cia a dar segni di un'intenzione... la manina si stringe e si allarga nello sforzo. L'altro braccio, tenuto cosi (Alza il braccio piegato al livello della spalla) non si muove. Per niente! La capite l'importanza? Per la prima volta usava un braccio solo e non tutti e due. Aveva visto qualcosa, l'aveva toccato e aveva scoperto che quando lo toccava, quel qualcosa "cambiava": cadeva. E allora il suo braccino si mette a tremare verso quei cubi. Ci avrà messo, diciamo, dieci minuti, di strenua fatica, per riuscire a toccarli con le dita... poi la mano si è contorta in uno spasimo e ha tirato giù la torre. (Rivivendo l'episodio si mette le mani sul viso per ricomporsi) Non so dirvi cosa è stato, ma potete im­maginarlo! Quante volte la mano ha sfiorato la torre e l'ha mancata, e lei tentava di nuovo. Questa era la cosa più bella: aveva una volontà, una personalità tutta sua. Appena Bri è rientrato, gliel'ho detto, e ha reagito con le solite spi­ritosaggini: "Magnifico! Iscriviamola a un corso di piano­forte". Ma poi, quando l'ha messa alla prova, costruendole torri a portata delle due braccia, e anche fuori portata, in modo che dovesse allungarsi per raggiungerle, beh, si capi­sce, ha visto che era vero. Non era granché: il movimento  completo di un braccio solo, e non tutte le volte. O si ad­dormentava, o la luce del fuoco la distraeva; e a volte lo sforzo le provocava un attacco. Però, più spesso che no, ce la faceva... e un vegetale, non ci sarebbe riuscito mai. Chi veniva a trovarci non ci credeva. Non avevano la pa­zienza di restare ad osservare. E mi stupivo - mi ricordo di essere rimasta di stucco - quando mi son resa conto che non volevano che mi facessi illusioni... Prima cosa, non erano illusioni. E poi, che altro potevo fare? Cominciammo ad essere molto presi da questi giochi: le compravamo pal­le colorate, campanelli, ed un kelly, quei pupazzi col piom­bo che si raddrizzano sempre. Poi prese un virus, e si am­malò. Un attacco dietro l'altro, l'epilessia, non le convulsioni, e fu una ricaduta totale. Quando l'ebbe superata, tentammo di nuovo con i cubi, ma non li vedeva nemmeno. Fu allora che Bri si disinteressò a Joe. Io ci provo ancora, però non glielo dico neppure, a lui. Glielo dirò se accadrà qualcosa. Mi sembra normale buon senso: se l'ha fatto una volta, po­trebbe rifarlo di nuovo. Io dico, finché c'è vita c'è speran­za, no? Vorrei che parlasse di Joe con più rispetto. (Guarda verso le quinte) Mi domando se s'immagina come sarebbe se il suo cervello funzionasse. Io me l'immagino. E la ma­dre di Brian dice sempre: "Non sarebbe deliziosa, se po­tesse correre per casa?". E questo fa spanciare Bri dalle risa. Ma anch'io lo penso. Forse perché sono una donna. (La luce si sposta via da Sheila. Si porta sullo scenario sul fondo, una luce molto forte, come un lampo continuo, joe salta con la corda)

Joe                                 - Signora Di - signora Difn - difficò - diffi - col - tà!!! Signora Di - signora Diffi - difficò - difficoltà. (Smette di saltare con la corda) Signore e signori, ora ci sarà un in­tervallo. Dopo di che, la commedia, con cui è iniziato lo spettacolo, continuerà, per mostrarvi ciò che avviene quando Sheila torna a casa con i cari amici, Freddie e Pam. Grazie... (Si inchina e riprende a saltare la corda)

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

(Buio. Sheila apre la porta dell'anticamera e guarda den­tro. Staccandosi sullo sfondo luminoso)

Sheila                            - No. (Entra, accende le luci) Non c'è. Starà lavo­rando. Miracoli ne accadono sempre. (Freddie e Pam en­trano dietro di lei. Freddie indossa un completo con la cra­vatta della scuola, ride in modo cordiale, rumoroso, senza umorismo, è della stessa età di Bri, però la sua sicurezza nelle relazioni col pubblico, lo fa sembrare più vecchio. Pam è ben vestita, pronuncia le parole deformandole in una specie di gergo molto sofisticato e i suoi atteggiamenti e i suoi modi sono copiati dalle riviste più alla moda. Essa posa in questo modo per mettere in evidenza il suo distacco in contrasto con la cordialità di Freddie)

Freddie                         - Non c'è?

Sheila                            - Starà lavorando in soffitta.

Pam                               - O sarà andato a letto.

Freddie                         - Alle dieci?

Sheila                            - Che si sia nascosto? (Guarda in giro per la stan­za dietro ai vari mobili. Freddie e Pam si scambiano oc­chiate) No, lavora.

Pam                               - Che stanza favolosa!

Sheila                            - Pam, non Io dire!

Pam                               - Favolosa, ti dico. Non tanto la stanza, quanto quel che ne hai saputo fare!

Sheila                            - È costata una sciocchezza.

Pam                               - È terribilmente G.C.N. Non è vero, caro?

Sheila                            - Come?

Pam                               - G.C.N.: Gente-Come-Noi. Quella credenza, per esem­pio...

Sheila                            - Dodici scellini...

Pam                               - No!

Sheila                            - Ad un'asta in campagna.

Pam                               - Assolutamente favolosa. Da crepar d'invidia, no, Freddie?

Freddie                         - Ma quanti strati di pittura hai dovuto raschiare?

Sheila                            - Tre. Uno giallo, uno marrone e uno verde.

Pam                               - Oh, questi plebei, coi loro colori da latrina!

Sheila                            - Freddie, ho la sensazione di avervi fatto violenza...

 

Freddie                         - Eh?

Sheila                            - Portandovi qua. Vi prego, accomodatevi.

Freddie                         - No. Perché?

Sheila                            - Ho questa sensazione. Mi son comportata in un modo! Piangendo. Non ho fatto che sudar freddo, da allora. Non ditelo a Bri.

Freddie                         - Cosa?

Sheila                            - Che ho pianto.

Freddie                         - Se non vuoi, no.

Sheila                            - Per favore. Come lo prendi, il caffè?

Freddie                         - Con molto latte. Non c'è da...

Sheila                            - Pam?

Pam                               - Niente latte, per favore.

Freddie                         - Non è una vergogna, piangere. Vorrei anch'io essere capace di esprimere le mie emozioni. Sono anni che non riesco a dare il via al mio pianto idraulico.

Pam                               - Anch'io.

Freddie                         - È una capacità invidiabile.

Pam                               - Mi fa venire la pelle d'oca, un uomo in lacrime.

Freddie                         - È per questo che riesci a dare tanto, quando reciti.

Sheila                            - Andava bene, stasera?

Freddie                         - Bene? Più che bene, cara.

Sheila                            - No, sul serio.

Freddie                         - Sul serio. Una serata elettrica.

Sheila                            - A me è sembrato moscio, lo spettacolo.

Freddie                         - Pam, tu c'eri: era moscio?

Pam                               - Favoloso, e tu assolutamente favolosa.

Sheila                            - È una bella parte.

Freddie                         - Riesci ad attingere ai pozzi profondi della com­passione.

Sheila                            - Sei molto carino. (Lui le bacia la mano. Sheila, imbarazzata, sorride a Pam come per includerla. Pam ri­cambia il suo sorriso. Sheila va sul fondo del palcoscenico e chiama verso le scale) Bri! Sto facendo il caffè, se ne vuoi un po'. (Richiude la porta dietro di sé. Freddie guar­da i quadri dei cowboys. Come se pensasse di comprarne uno. Pausa. Pam lo guarda)

Freddie                         - Belli. (Abbaia) Li ha dipinti Brian, sai!

Pam                               - Quella si che era buona: "fatto violenza"!

Freddie                         - Come?

Pam                               - Mi ha fatto quasi svenire, quella battuta.

Freddie                         - Non ti capisco.

Pam                               - Violenza a te! Avevi una tale smania di venire in questa casa, che sei cascato dall'automobile! (Freddie torna a guardare i quadri, fa una pausa, se ne allontana)

Freddie                         - Sono caduto perché la caviglia mi si è impi­gliata nella cinghia di sicurezza. (Pam ride. Ha aperto la borsetta e si è presa una sigaretta) Continua pure. Sputa fuori. Sbracati!

Pam                               - Non essere volgare.

Freddie                         - E quel cretino in motocicletta, quasi mi mette sotto.

Pam                               - Hai un fiammifero?

Freddie                         - Credevo che tu li volessi aiutare.

Pam                               - Non io, tesoro.

Freddie                         - Hanno bisogno di aiuto. Gliene possiamo dare, noi. (Accende la sigaretta) Hai fumato come un camino, tutta la sera.

Pam                               - E tutto il giorno. Fumo, quando mi annoio.

Freddie                         - Se ti annoi, va a casa. La tua macchina è li fuori.

Pam                               - Mi annoio anche a casa. Sempre.

Freddie                         - Allora interessati a qualcun altro. A Sheila, per esempio. Abbiamo fatto molto per Sheila, tesoro. Non dob­biamo smettere adesso.

Pam                               - Tu, non io.

Freddie                         - (spiegando, al pubblico) Beh, io non sono di quelli che stanno a guardare e non fanno un cavolo; cosi, appena ho sentito che aveva già recitato qualche volta, ho capito in che modo potevo aiutarla. L'ho persuasa a iscri­versi alla filodrammatica: gente simpatica, atmosfera cor­diale... è stato un toccasana, tanto che il povero Brian ha co­minciato a dare i numeri. Crede che io me la faccia con Sheila.

Pam                               - Non mi stupisce. La bambina resta sulle braccia a lui.

 

Freddie                         - Esatto.

Pam                               - Alla lettera.

Freddie                         - Tragico. Per questo sono qui. Uno: per dirgli che tra me e Sheila non c'è niente. Due: per persuaderli ad avere un po' più di buon senso, tutti e due, circa la poverina. Tre: per ridare al povero Brian un interesse nella vita. (Pam fa una smorfia e guarda l'orologio)

Pam                               - Sono le dieci passate. Che genere di cose hai in mente?

Freddie                         - Per cosa?

Pam                               - Per ridargli un inter...

Freddie                         - Persuaderlo a venire a veder recitare sua mo­glie, tanto per cominciare.

Pam                               - Dici per scherzo.

Freddie                         - No.

Pam                               - Se hai detto che odia il teatro.

Freddie                         - È una posa. Se veramente ama sua moglie, e lui afferma di amarla...

Pam                               - E non è nemmeno brava.

Freddie                         - Vuoi star zitta? (Guarda nervosamente in dire­zione della cucina. Pam non abbassa la voce. Pausa. Freddie si muove di nuovo, nell'atteggiamento del padre imbronciato)

Pam                               - Recita bene, secondo te? Capirà, subito che lo fai per carità, Bri, e non è, mi pare, il tipo che...

Freddie                         - Credo di conoscerlo un tantino meglio di te. Siamo stati a scuola insieme.

Pam                               - Nella stessa scuola, negli stessi anni. Non lo chia­merei "insieme".

Freddie                         - (al pubblico) Non ha torto. Bri era sempre tra i ripetenti, sempre all'ultimo banco, a far pernacchie eccetera.

Pam                               - Freddie!

Freddie                         - E cervello ne aveva. Solo che si era imbrancato in cattiva compagnia. Ti sembrerà conformismo, ma basta guardarlo. A metà del cammino della vita, senza un diplo­ma, senza un futuro, senza       - quasi             - un passato... alle prese con i peggiori elementi di una scuola comunale e con una utilitaria scassata. (Sheila entra dalla cucina)

Sheila                            - È mica entrato un gatto a macchie gialle?

Pam                               - Non l'ho visto. (Sheila fa per andarsene) Posso aiu­tare?

Sheila                            - No, grazie. (Freddie si gratta un braccio; Sheila lo guarda. Pam si gratta la coscia. Sheila esce)

Freddie                         - Non che io abbia molto di che vantarmi. Ho semplicemente ereditato da papà la direzione della fabbrica.

Pam                               - Oh, non è esatto, tesoro, hai fatto miracoli.

Freddie                         - Perché il lavoro mi piace. Ma non sono intel­ligente come Brian, non ho nemmeno il suo ingegno, e come socialista l'ingiustizia non mi va giù. Lo spreco! Dai tempi della scuola, a dire la verità, l'ho visto appena sei mesi fa. In treno. Mi sono chinato in avanti e ho detto: "Dum spiro spero, non le dice niente? niente, per lei?".

Pam                               - A me, niente.

Freddie                         - Il motto della nostra scuola. "Finché c'è vita c'è speranza".

Pam                               - Un po' antiquato!

Freddie                         - (risoluto) Ma io sono antiquato! Comunque, (Continua a parlare al pubblico) lui non poteva tagliare la corda, e ci siamo fatti una bella rimpatriata. Mi ha detto tutto della povera piccola, di come Sheila ne era ossessionata, di quanto avrebbe voluto che rientrasse nel giro.

Pam                               - Sheila?

Freddie                         - (meravigliato) Si.

Pam                               - Non il mostrino.

Freddie                         - Il che?

Pam                               - Hai capito. (Pausa)

Freddie                         - Non chiamarla cosi, cara.

Pam                               - Lo so, tesoro, è un'autentica cattiveria. Però Io è, un mostrino. (Pausa)

Freddie                         - Cerca di immaginarti che uno dei nostri fosse saltato fuori cosi.

Pam                               -  (colpita) Tesoro! Ma se sono favolosi! (Pausa. Fred­die rinuncia e si volge di nuovo al pubblico)

Freddie                         - Non voglio sembrare autoritario o fascista, ma c'è un solo modo utile di affrontare qualsiasi problema uma­no: positivamente. Non serve dire: "Non è vita starsene tutte le sere in casa, in compagnia di un caso clinico disperato". Non serve a niente. Idem con la delinquenza giovanile: non dici: "Cattivo, va subito nel cantone". Dici: "Prendi chiodi e martello, al lavoro". Allora si, che funziona. (La porta si apre e Freddie si volta per trovarsi di fronte un grande quadro di cowboy a grandezza naturale, alquanto simile a una vecchia fotografia, che viene spinto lateralmente attra­verso la porta semiaperta. Da dietro sporge una mano con una rivoltella, che spara cartucce a salve. Freddie fa la sua risata simile a un latrato. Bri esce da dietro il quadro, lo porta in scena completamente, chiude la porta. Ha addosso il vestito vecchio che si mette per dipingere) Be', be'!

Bri                                 - Bella sorpresa, Fred. Salve, Pam. Bello, avere un po' di compagnia. Chiuso in casa, tutte le sere come una pera.

Pam                               - Come chi?

Bri                                 - Una pera. La mia nonnina diceva sempre: "Seduto là, come una pera", se le toccava di star con le mani in mano, sola sola.

Freddie                         - È un secolo che siamo arrivati. Non ci hai sen­tito?

Bri                                 - Ero nella mischia, lontano. Nel Far West.

Freddie                         - In soffitta. Sheila ha detto che tu...

Bri                                 - Nel Far West. Facevo il ritratto a Bill Hickock. Ha posato per me, proprio prima della sua ultima partita a poker. L'hanno colpito alle spalle... Guardate che posa. Si credeva cosi sicuro...

Freddie                         - Molto bello. Veramente. Eccellente, spiritoso. (Ride) E quello, della stessa serie? (Indica uno dei quadri sulla parete)

Bri                                 - Ah. Questa è una storia a fumetti. "Quand'è che ar­rivano quei fetenti dei nostri?". Il forte assediato resiste, in attesa della cavalleria che non arriva. All'ultimo round, i Sioux si fanno sotto. Inserto: un cavalleggero che si lucida i finimenti, sorridente, in posa: "arruolatevi in cavalleria". (Arriccia il naso guardandolo) Un po' troppo impegnato...

Freddie                         - Perché no? Se è di un messaggio che abbiamo bisogno...

Bri                                 - Io, personalmente, preferisco la pura immagine eroica. Come questa. (Muove verso il terzo quadro) Il Talidomide Kid. La più veloce pistola del West. Al minimo impulso dei suoi arti rudimentali, le mani d'acciaio volano alla fondina, mezzo giro sulle sue rotelle di gomma, e pschuuu! (Imita con la bocca il rumore degli spari)

Freddie                         - Un po' troppo morboso, per me. (Bri appoggia il quadro contro la parete. Freddie si allontana. Bri si porta davanti al pubblico. Girandogli attorno) Datemi un buon messaggio, sono sempre pronto ad accoglierlo.

Bri                                 - (al pubblico) Ma cosa ci fa, lui, qui? (A Freddie) Questa sera volevo dipingere Geronimo, ma ho dovuto occuparmi di Joe... (Sheila entra con quattro tazze) ...e dopo che l'avevo messa a letto, non valeva quasi più la pena di tingermi la faccia.

Sheila                            - E hai dipinto.

Bri                                 - (sulla difensiva) Ho messo il vestito vecchio.

Sheila                            - Brian, perché ti scusi? Io voglio che tu dipinga. È il solo motivo per cui mi son messa a recitare.

Bri                                 - E com'è andata la prova?

Freddie                         - Oh, sangue, sudore, e lacrime, però vien fuori.

Sheila                            - Cosa dicevi di Joe?

Bri                                 - Che ho dovuto occuparmi di lei.

Sheila                            - Intendevi come il solito?

Bri                                 - C'è qualcosa da bere in casa, Sheila?

Sheila                            - Brian!

Bri                                 - (guardando nella credenza) Cosa?

Sheila                            - Intendevi come il solito?

Bri                                 - Un po' più del solito.

Sheila                            - Spiegati.

Bri                                 - Vino di Cipro o cognac spagnolo. Cristo!

Sheila                            - (urla) Brian! (Lui si volta e la fissa) Cosa in­tendi per "un po' più del solito"?

Bri                                 - (urla) Beh, c'è stato un litigio. È uscita sbattendo la porta.

Sheila                            - Non fare scherzi sciocchi. Sta bene?

Bri                                 - Preferirei non parlarne. Eccoci qui, pronti a con­versare tra persone civili e tu insisti a parlare di quella di­sgraziata. Cognac spagnolo, Fred?

Freddie                         - (imbarazzato, leggermente in collera) Grazie.

 

Bri                                 - I genitori di Sheila l'hanno portato da Torremolinos. O preferisci del sidro?

Freddie                         - No. Perché?

Bri                                 - Cognac spagnolo e Nescafé. La dolce vita con la paga

Freddie                         - Non io. Per me sono idee sballate. Credono di colpire il Fascismo o l'Apartheid? Figuriamoci! Chi vien danneggiato, è il poveraccio che tira la carretta. (Riempie i bicchieri che vengono distribuiti)

Bri                                 - Cognac spagnolo e Nescafé. La dolce vita con la paga di un professore maestro di scuola. (Si siede e beve)

Sheila                            - Brian, le scarpe!

Bri                                 - Beh?

Sheila                            - Hai tenuto le scarpe di scuola e guarda, son tutte coperte di pittura.

Bri                                 - Oh, Dio!

Sheila                            - Guardatele! Freddie, che direbbe Pam se ti met­tessi a dipingere con le scarpe dell'ufficio?

Bri                                 - Mi dispiace, tesoro, giuro.

Sheila                            - E non viene via.

Bri                                 - Lo tiro via io.

Sheila                            - Perché non pensi! Vai a cambiartele, vai.

Bri                                 - È fatta, ormai! E poi, ho finito.

Sheila                            - È il colmo! (Pausa) Come se non avessi potuto cambiartele. (Pausa. Bevono)

Freddie                         - Com'è, insegnare?

Bri                                 - Oh, li teniamo lontani dalla strada, mani dietro la nuca, sguardo in avanti.

Freddie                         - Continua a non piacerti?

Bri                                 - Non è esattamente "Arrivederci, Mister Chips"!

Freddie                         - Ti invidio lo stesso. Davvero. Oh, quante volte vorrei aver fatto il maestro.

Bri                                 - Invece del capitano d'industria, ricco e potente: ci si deve sentire molto soli. (Sheila ride per togliere l'asprezza della battuta)

Freddie                         - (latrando) Ricco? Chi ti ha messo in mente che sia ricco?

Pam                               - Noi non siamo ricchi.

Sheila                            - Agiati?

Pam                               - Agiati, si, ma non ricchi.

Freddie                         - E nemmeno potenti! (Latra) Guardi troppo la televisione. Castrato, piuttosto. Come quei vecchi coloniali, sulle ultime trincee dell'impero, che continuano a dirigere la baracca fino a che gli indigeni non ne sapranno abbastanza da prendere le redini, loro.

Bri                                 - Ah, si? (Con voce di rimprovero) Dove andremo a finire.

Freddie                         - Come vanno le cose sul fronte domestico?

Bri                                 - Sempre le stesse.

Freddie                         - Incastrato, come una pera?

Bri                                 - Già.

Freddie                         - Senti, forse non tocca a me di parlare...

Pam                               - Ma parli. (Freddie latra)

Freddie                         - Insomma perché non senti tutti i dottori che puoi, gli dici che vuoi un altro figlio. Scusa la franchezza, chiedigli perché non ne avete altri.

Sheila                            - Oh, abbiamo fatto fare i conteggi sulla fecondità. È questo che vuoi dire?

Freddie                         - Avete fatto che?

Bri                                 - Si. Lei era A meno, io ero B più. Devo concentrarmi di più.

Freddie                         - Però. Ammiro il vostro coraggio. La maggioran­za preferisce restare nel dubbio.

Sheila                            - Specialmente gli uomini. Un cliente del nostro dottore, un ex-maggiore, si è inferocito, quando gli hanno detto che aveva una fecondità sotto la media. Non voleva crederci. Continuava a dire: "Ma io ho fatto lo sbarco di Normandia!".

Bri                                 - "Esigo che si facciano i conteggi"!

Freddie                         - (ride a latrati) Aahah! Povero diavolo. Che cosa spaventosa! E... i potenziatori?

Bri                                 - Eh?

Freddie                         - I potenziatori della fecondità.

Sheila                            - Non so.

Freddie                         - Conosco un ginecologo, a Londra, che ha fatto meraviglie per un mio amico, tanto che sua moglie ha chiesto di essere sterilizzata.

Pam                               - Giorgina?

 

Freddie                         - Ti fisso un appuntamento?

Sheila                            - Se volete...

Freddie                         - E se non funziona, metto in moto il meccani­smo dell'adozione. Sono cose che van per le lunghe, ma io so a chi mettere il pepe sotto la coda. Intanto si vedono i bambini, e c'è sempre tempo di fare marcia indietro se vi capita di far centro. (Sheila rabbrividisce) Comunque vada, avrete un bambino normale.

Sheila                            - (alzando le spalle) Due bambini invece di uno.

Bri                                 - A Joe non piacerebbe, mam.

Sheila                            - A Joe piace regnare da sola, pap.

Freddie                         - Ma cara ti senti disposta a dedicare la vita solo alla piccola Joe perché non c'è nessun altro, ma aspetta di avere una creatura sana e che ti guarda, che ti sorride. Lei vi sorride?

Bri                                 - Quasi mai.

Sheila                            - Spesso, spesso!

Freddie                         - Un bambino che sorriderà ogni volta che lo guar­derete. E piangerà, anche. Vi farà alzare di notte, andrà gattoni, camminerà, parlerà...

Sheila                            - Si, ne ho visti. E allora?

Freddie                         - Allora... allora potrete decidere.

Sheila                            - Cosa?

Freddie                         - Se mettere Joe in un istituto.

Bri                                 - Abbiamo provato anche questo.

Freddie                         - Oh?

Sheila                            - A rinchiuderla.

Freddie                         - Non dire cosi.

Sheila                            - Che altro è?

Bri                                 - Mam non si dava pace. Non ha voluto lasciarcela.

Freddie                         - Io faccio parte del Consiglio di Amministrazione di un istituto meraviglioso. Non sono prigioni. Ve lo assi­curo, sono in mano a insegnanti dedicati e affettuosi, e mal pagati, mi sto dando da fare perché sì-

Sheila                            - Che mi fa se le infermiere sono brave! Chiedetelo a lei. Là non ci si trovava.

Bri                                 - Cambiamento di dieta.

Sheila                            - Si lamentava di continuo.

Freddie                         - Quello non è un ospedale, è un Istituto specializ­zato.

Bri                                 - Che ora è, Pam?

Freddie                         - Una villa tra gli alberi...

Pam                               -  (a Sheila) C'era un articolo favoloso, su quell'Istitu­to, sulla rivista "Nova". Ti ricordi?

Sheila                            - No.

Freddie                         - E se migliora, può seguire i corsi.

Bri                                 - Corsi?

Freddie                         - Pittura... giardinaggio, stando nella sedia a ro­telle... terapia delle corde vocali...

Bri                                 - Questo, a lei, meglio non dirlo, vero, mam? Lei cre­de di parlare cosi bene. Se c'è una cosa di cui va fiera è questo.

Sheila                            - (a Freddie) Non le va l'Istituto specializzato. Lo abbiamo visto: altro che villa, altro che colonne palladiane, con ettari di parco meraviglioso...

Bri                                 - E nemmeno Gotico Vittoriano.

Sheila                            - Baracche scartate dall'esercito, come un campo di transito.

Bri                                 - Ma non transitano, restano li.

Sheila                            - Freddie, grazie per averci provato, ma è troppo tardi, ormai, dovrò starle vicino finché vive.

Bri                                 - O finché muori tu.

Sheila                            - A chi toccherà.

Freddie                         - È possibile?

Sheila                            - Cosa?

Freddie                         - Che ti sopravviva?

Sheila                            - Ne conosciamo uno di settantasei anni, l'hanno appena promosso boy-scout. Erano stufi di tenerlo tra i lupetti.

Freddie                         - Questi scherzi! Posso dire la mia in proposito? Lo so vi hanno aiutati a superare le vostre crisi. Un ane­stetico salutare. Ma non credete che questi scherzi vi stiano prendendo la mano?

Sheila                            - Credevo che tu volessi parlare a Bri di...

Freddie                         - Fatemi finire. Lo sapete qual'è il sofisma dello scherzo morboso? Uccide il dolore ma lascia le cose come stanno. Ecco, quando ci siamo incontrati, - quando è stato? sei mesi fa? ricordo che per descrivere lo stato men­tale dj Sheila hai usato una metafora che mi ha colpito. Hai detto che una cataratta le aveva oscurato gli occhi, come le tendine di rete di tua madre, che fanno da paravento al mondo di fuori.

Bri                                 - Ho detto questo?

Freddie                         - Un paragone azzeccato.

Bri                                 - E presuntuoso.

Freddie                         - Era vero, non capisci? Ed ora - secondo me - la situazione si è capovolta. Sheila è guarita e la cataratta ce l'hai tu. Spara pure, se dico fesserie. Tento solo di vedere la cosa nei suoi termini essenziali. Sto pensando ad alta voce.

Bri                                 - Non potresti pensare meno forte?

Freddie                         - Sto gridando? Scusa. Tendo ad alzare la voce quando aiuto la gente.

Bri                                 - La testa mi scoppia.

Freddie                         - D'accordo. (Si siede accanto a Bri e gli parla sottovoce, intensamente) Quando vedo due giovani sprecar la vita dietro a una causa persa, il sangue mi ribolle. Io sono un Socialista. Lo spreco! No, non posso tacere. Perché mi dico: Io sono il custode di mio fratello, per la miseria, se lo sono!

Bri                                 - Questo l'hai detto più sottovoce, grazie. (Pausa)

Freddie                         - E tu scherza e sghignazza.

Pam                               - Freddie, è ora di andare...

Freddie                         - Tutto si conclude in sghignazzi. Io vi getto un'an­cora di salvezza e voi sghignazzate! Quest'isola se ne va a catafascio, tra gli sghignazzi.

Pam                               -  (a Bri) Ha avuto una crisi, stasera.

Bri                                 - Cosa?

Freddie                         - Pam...!

Sheila                            - Avevi promesso di non...

Pam                               - Un mare di lacrime. (A Freddie) È ora di...

Freddie                         - (prendendo in mano la situazione) Non c'è la fa più coi tuoi sospetti e le tue gelosie. Cosi le ho detto che sarei venuto io a chiarire un punto o due.

Pam                               - Sprechi fiato, tesoro.

Freddie                         - Primo: noi, a letto insieme, non ci andiamo.

Bri                                 - (a Sheila) Pettegola!

Freddie                         - Secondo: la cosa è improbabile perché, primo: lei ti ama; secondo: io amo Pam; e terzo: io ho tre favo­losi bambini.

Pam                               - Tesoro, anch'io ti amo.

Freddie                         - Ed è improbabile che io voglia gettar via tutto questo per un bocconcino fuori legge - per quanto prelibato sia(sorridendo a Sheila) e anche se non vado in chiesa, so che il mio dovere è di...

Bri                                 - Si, ma Freddie, è ora di...

Freddie                         - E io            - antiquato o no - al dovere, ci credo.

Pam                               - Tesoro! (Si baciano)

Bri                                 - Ora non so più come spiegarlo, dopo questo attacco a fondo ai miei scherzi. Ma, ecco... si tratta di un'altra fan­tasia morbosa. Lo so che non l'hai mai toccata, lasciamo andare fottuta.

Pam                               - È pazzo.

Bri                                 - Volevo ravvivare i nostri rapporti coniugali. Rimuo­vere le acque stagnanti, una specie di afrodisiaco emotivo.

Pam                               - Se tu ci provassi con me, ti pianterei.

Freddie                         - Sarò antiquato, ma morboso no.

Sheila                            - (a Bri) Sei cosi contorto...

Bri                                 - Non vuoi che ti tocchi. È tutto il giorno che mi passano davanti immagini eccitanti: noi due, a farne di tutte, sul letto, appagati. E invece, guarda che cosa trovo: "Hai le mani gelate!"

Pam                               - Com'è puerile, andiamocene.

Freddie                         - Lui non vuole di meglio. (Bri si versa dell'altro vino) Voglio aiutarlo. (Va verso il pubblico) Sto sprecando il fiato, dite? (Si sentono voci di bambini fuori scena che cantano "Santa notte, silenziosa")

Bri                                 - Ma li sentite. A quest'ora! Come farà la gente a sen­tire la televisione?

Sheila                            - Oh, lei adora i canti di Natale. La vado a pren­dere.

Pam                               -  (dando segni di panico) No! Stiamo andando via.

Sheila                            - Non l'avete mai vista. Non volete vederla?

Freddie                         - Io si.

 

Pam                               - Sono le dieci e venti.

Freddie                         - (stringendosi nelle spalle) La au-pair sarà andata a dormire.

Pam                               - Il tuo treno, domattina.

Freddie                         - Che treno? Non domattina...

Pam                               - Non era domattina?

Freddie                         - No, tesoro. Ti farebbe piacere vederla, vero?

Pam                               - Certo. Dammi un fiammifero.

Freddie                         - (latra) Ti verrà il cancro ai polmoni!

Pam                               -  (irritata) I polmoni sono miei. (Sheila sta uscendo)

Bri                                 - Sheila, no!

Sheila                            - Che?

Bri                                 - Mi scordavo di dirti quel che è successo mentre tu eri fuori. (Pausa. Lei torna sui suoi passi)

Sheila                            - Cosa?

Bri                                 - Devo dirtelo?

Sheila                            - Successo dove?

Bri                                 - Qui. Prima cosa ho dato da mangiare a Joe. (A Freddie) Era costipata. Era una settimana che non andava, cosi le ho dato, per cena, un bel vasetto di prugne passa­te. Mia nonna le chiamava gli spazzacamini. (Sorride con un gran sorriso da comico di avanspettacolo, poi smette) Pas­sate, le prugne, perché i dentini di Joe sono poco affilati. Dopo averle fatto trangugiare l'intero vasetto, anch'io ho mangiato un boccone, e ho letto il giornale. Ma lei conti­nuava ad avere dei piccoli attacchi e a lamentarsi, cosi l'ho portata di là. Pensavo: "Forse i crampi la fanno soffri­re" e ho tentato di farla rilassare con un po' di ginnastica.

Sheila                            - La costipazione la fa soffrire.

Bri                                 - (spiegando a Freddie) Il crampo è nella schiena, tra due scapole. Sheila ha imparato un metodo per farglielo pas­sare, da una campionessa di judo che aveva incontrato a un party della FAO, contro la fame nel mondo.

Sheila                            - (sorride a Freddie) Una fisioterapista.

Bri                                 - Le prendi le braccia, e gliele incroci sul petto - cosi - e le tieni ben forte; poi le spingi la testa in avanti e in giù, finché il mento si trova incastrato fra le due clavi­cole. Come se provassi a fare un pacco. (Dimostrazione) Non so fino a che punto funzioni. Forse questo a lei non giova, però io ci provo gusto! Mi scopro a sorridere quando lei piange. Per lo meno è uno sfogo. Ma stasera non ha smesso, nemmeno quando l'ho mollata.

Sheila                            - Questi attacchi la sconvolgono.

Bri                                 - Allora l'ho svestita e le ho applicato una supposta. Le ho messo sotto un lenzuolo di plastica e l'ho ripiegata, come si chiude un libro... poi le ho premuto forte, sullo sto­maco, per aiutarla... e alla fine, dopo una mezz'oretta, è riu­scita a far la popò.

Sheila                            - Meno male! Era quello che le dava fastidio, po­vero amore.

Bri                                 - Non aveva quasi finito di farla che attacca a boccheg­giare, a schioccare le labbra, a spalancare le braccia e a stra­buzzare quei suoi occhi ciechi... l'epilessia oh Dio, ci siamo, mi son detto, in pieno, tutto, dolore e convulsioni. E non per la prima volta, in questi dieci anni, mi sono detto: ma ne vale la pena?

Freddie                         - Non ne vale mai la pena.

Sheila                            - Di che?

Freddie                         - Di tanti sacrifici.

Sheila                            - Non abbiamo scelta.

Freddie                         - L'avete, come no.

Bri                                 - Comunque. Finito l'attacco, l'ho infilata, dritta nella sua sedia, io dietro di lei, le ho messo un cuscino sulla bocca e sul naso e gliel'ho tenuto cosi, e ho contato fino a cento. Non ha fatto resistenza, niente, come se dormisse. (Gli altri lo guardano immobili. Pausa)

Sheila                            - Cosa?...

Pam                               - Dio!

Bri                                 - Poi, ho tirato via il cuscino e... ho detto: "Infer­miera, lei non ha visto niente. In questa faccenda, siamo complici, io e lei". Alzo gli occhi, e vedo l'infermiera che si toglie la mantella rivelando la figura tarchiata del sergente Blake di Scotland Yard.

Sheila                            - (sollevata) Insomma, Brian!

Bri                                 - Ci hai quasi creduto, eh?

Freddie                         - Non quasi. Ci ho proprio creduto.

Sheila                            - Dovrei conoscerti, ormai. Lei sta bene"?

 

Bri                                 - Si.

Sheila                            - Vado a vederla. (Fa per uscire. Bri la ferma)

Bri                                 - Non hai sentito sollievo, neanche un pochino cosi, quando hai creduto che l'avessi fatto?

Sheila                            - Non dire sciocchezze.

Bri                                 - Neanche un pochino, pochino cosi, al pensiero che tutto era finito?

Sheila                            - Ma come potrei? Insomma, Bri! (Esce e va su per le scale)

Bri                                 - E voi?

Freddie                         - Cosa?

Bri                                 - Avete sentito sollievo?

Freddie                         - No di certo. Che orrore, piuttosto!

Bri                                 - Sarebbe un assassinio?

Freddie                         - Ogni vita, è sacra, fratello.

Bri                                 - La sua vita, cos'è?

Freddie                         - Che c'entra?

Bri                                 - Non l'avete vista, voi.

Freddie                         - Vorrei vederla.

Bri                                 - La vedrai tra un minuto.

Pam                               - Tesoro, sono già le...

Bri                                 - (ignorandola) Non è una cosa viva. Non può fare niente.

Freddie                         - Non ha importanza.

Bri                                 - Asfissia dilazionata per dieci anni dalle medicine.

Freddie                         - Dovrebbe essere rinchiusa.

Bri                                 - Tutti continuano a dire: "Fai qualcosa", ma quando suggerisco un'idea, me la bocciano.

Freddie                         - Se tutto quel che sai suggerire è l'omicidio...

Bri                                 - A vivere con Sheila si finisce col desiderare la morte. Con la vita che germoglia in ogni fessura. (Si muove, fa­cendo l'elenco di queste vite) Flora, fauna, pesci rossi... tortorelle, violette africane, colibrì... gatti... pulci dei gatti...

Pam                               - Mi sembrava di sentire prurito!

Bri                                 - Sono le pulci di Mussolini o di Angelica Balabanoff? Non sappiamo esattamente di chi.

Freddie                         - Ci sono due grandi...

Bri                                 - Sheila abbraccia tutte le cose vive. (A Pam, in fretta) Eccetto Freddie. Freddie, non lo abbraccia mai.

Freddie                         - Ho detto che ci sono due grandi comandamenti morali, l'unica speranza di fronte al caos. Ama il tuo ne­mico. Non ammazzare. (Bri si accende una sigaretta) Lo sai dov'è cominciata "la soluzione finale" del problema ebrai­co? Nei manicomi. Da li ad Auschwitz c'è un solo gradino.

Bri                                 - Auschwitz, certo, crea una brutta fama all'assassi­nio legalizzato, ma, e le altre forme allora? Il bombardiere si prende la medaglia al valore, ma chi lascia morire Joe si becca dieci anni.

Freddie                         - I casi sono diversi. Il raziocinio sa distinguere tra i due.

Bri                                 - Già. L'ho notato.

Freddie                         - Mettiamola cosi. Non approvi l'omicidio?

Bri                                 - (si stringe nelle spalle) No.

Freddie                         - Ma se un pazzo ti arriva in casa e tenta di violentare tua moglie, che fai?

Bri                                 - Lo ammazzo.

Freddie                         - Esatto. Ammazzare è inevitabile, in certi casi.

Bri                                 - Non ammazzare, a meno che non sia assolutamente necessario.

Freddie                         - (dubbioso) Già...

Bri                                 - (al pubblico) Ma da che parte sta, quello? (Bri fuma. Pausa. Fuori hanno smesso di cantare)

Pam                               - Tesoro, sono le dieci e mezzo.

Freddie                         - (improvvisamente) Sembri un orologio a cu-cu. (Si allontana)

Pam                               - Come sei gentile. (Guarda tutti e due gli uomini, che la ignorano e si ignorano anche tra loro. La separazione tra queste tre persone sul palcoscenico è completa, Pam al pubblico) Non è stata un'idea mia, quella di venire qui, parola. Ma appena Freddie mette gli occhi "su un infelice, è finita; è come parlare al muro. Io continuo a guardare quella porta, da un momento all'altro rientrerà con il povero mostrino. Lo so che è orrendo, ma è una mia... sapete, una mia debolezza. Nessuno di noi è perfetto... Io non posso sopportare niente che non sia F.N.A., Fisicamente-Non-At-traente. Vecchie in bikini... malattie della pelle... storpi... vecchi straccioni coi peli che gli escono dalle orecchie... e sputano in continuazione. Non posso guardarli. Lo so che Freddie ha ragione riguardo a Hitler, cose atroci. Eppure io Brian lo capisco. E voi? Nel modo in cui lo ha descritto lui, no. Dovrebbe pensarci lo stato. Freddie non vuol sentir­ne parlare, naturalmente. Ma adora gli infelici. Ogni anno compra tanti di quei biglietti della lotteria degli spastici, che finisce sempre per vincere un apparecchio televisore e ogni anno lo regala a un ospizio per i vecchi. Aveva tentato di portarmi con sé in quelle sue visite, ma io ho detto che non faceva per me, e ci ha rinunciato. Una volta, ci sono andata, tutti mostri con teste enormi, e altre cose, e... l'unico pen­siero è: oh, fateli smettere di soffrire! Be! Non sarebbero sopravvissuti, lasciati alla natura, è solo la medicina moderna che li salva, e allora alla medicina moderna dovrebbe esser permesso di farla finita con loro. Un comitato di dottori e di benefattori, naturalmente, per esser sicuri che non si fac­ciano scherzi. Se dico "camera a gas", suona orrendo. Ma insomma, che finiscano di soffrire. Quando Freddie si sdi­linquisce davanti a questi casi, io gli dico: "Tesoro, se uno dei nostri bambini stesse per morire e ci fosse una me­dicina, che tu sai che è stata scoperta in quei laboratori nazisti, rifiuteresti di usarla?" Io, noi Io amo la mia famiglia, e basta. Più in là non ce la faccio. Voglio andare a casa a rivedere i miei piccoli. Non saranno dei campioni di intelli­genza e di educazione, però nessuno, sano di mente, potrà dire che sono F.N.A., Fisicamente-Non-Attraenti. (Volge le spalle al pubblico) Freddie, io vado. Tu potrai chiamare un taxi, e... (Sheila porta dentro Joe, in camicia da notte e vestaglia)

Sheila                            - Aaaaah! I canti di Natale sono finiti.

Bri                                 - Sono finiti, si.

Freddie                         - Questa è la piccola Josephine?

Sheila                            - Questa è Joe. Di' ciao allo zio Freddie.

Freddie                         - (le stringe la mano) Ciao, Joe, cosa mi racconti?

Bri                                 - Poco, molto poco.

Sheila                            - E alla zietta Pamela.

Pam                               - Ma ha... proprio... un visino molto grazioso...

Sheila                            - A conoscerla bene, è molto G.C.N., Gente-Come-Noi. Vero, tesoro?

Bri                                 - Sono carina, dice lei.

Sheila                            - Ma stranamente inerte, stasera. Non ti sei scor­dato della medicina?

Bri                                 - Saresti stranamente inerte anche tu - dice lei - se avessi avuto convulsioni e attacchi di pianto e popò a palline.

Sheila                            - Ma tiene a malapena gli occhi aperti.

Bri                                 - Chi vuol tenere gli occhi aperti nel mezzo della not­te!, dice lei. Quel che si dorme prima di mezzanotte conta doppio, dice lei. (Egli le abbraccia ambedue. Lui e Sheila cominciano a cullare Joe)

Sheila                            - Ti sei persa i canti di Natale, tesoro. Peccato.

Bri                                 - Natale di già, dice lei... Arriva ogni anno più in fretta.

Sheila                            - (canta) Là nella stalla, senza un lettino. (Bri si unisce a lei e cantano insieme, facendo ballare Joe per il palcoscenico) Posava il capo, Gesù Bambino. Stelle d'ar­gento, nel cielo blu. Guardavan nel fieno dormire Gesù... Il bue muggisce... (Verso la fine del secondo verso Bri deve trattener Joe dal cadere in avanti)

Bri                                 - Oplà!

Sheila                            - (accorgendosi immediatamente che arriva l'attacco) Qui, subito. (La mettono su una sedia che guarda verso il fondo del palcoscenico)

Freddie                         - Cos'è?

Sheila                            - Un attacco. Mi pareva troppo assonnata per aver­ne uno...

Freddie                         - Possiamo aiutare?

Bri                                 - (a Joe) Un giorno, bambina, ci rimani, se continui a far cosi.

Sheila                            - Chiamiamo il dottore?

Bri                                 - Dovrebbe essere a letto. La porto su.

Sheila                            - A che serve? Ha perso la conoscenza.

Bri                                 - A che serve tenerla in salotto? (Suona il campanello della porta d'ingresso) Sono i cantori. Dirò che siamo mu­sulmani.

Sheila                            - Dagli uno scellino per conto di Joe. Mi piacciono le tradizioni, dice lei.

 «M

 

Freddie                         - Qua. (Dà della moneta a Bri) Da parte di Joe. (La prende goffamente ed esce)

Pam                               - Dobbiamo andare.

Freddie                         - Non credevo che fosse cosi... inerte. Uno riesce a immaginarsi un mongoloide o un atetoide o un monoplegico. Ma lei, realmente, è cosi senza vita...

Sheila                            - È peggio del solito, non è vero, fiorellino? (Bri ritorna)

Bri                                 - £ mia madre. (Fa dei gesti frenetici e spasmodici a Sheila che silenziosamente sospira guardando il soffitto. Sì riprendono mentre Grace entra)

Sheila                            - Salve. Oh, che brava a venire!

Grace                            - Non ho intenzione di fermarmi, Sheila. Oh, non mi avete detto che avevate gente.

Bri                                 - Il signore e la signora Underwood. Mia madre.

Pam                               - Stavamo andando.

Freddie                         - Piacere.

Grace                            - No, no, no, non ho intenzione di fermarmi, ma è che sono stata in città e al ritorno, ho pensato, gli lascio il golfmo nuovo per Josephine... (Va verso il pubblico e parla. Bri le ha tolto il cappotto e va a portarlo in antica­mera. Gli altri accendono le sigarette. Chiacchierano ecce­tera, durante il suo a solo. Bri ritorna e li raggiunge. Grace ha sessantacinque anni. È provinciale, pignola. Indossa un tailleur di colore chiaro, con troppi fronzoli. I guanti e le scarpe dello stesso colore della borsetta. È molto miope ma rifiuta di portare occhiali. Oltre alla borsetta, ha una borsa piena di acquisti. Il suo modo di fare è generalmente vivace però si abbassa molto di tono quando passa alle lamentele. In sua presenza Brian è più infantile e lotta per sfuggire alla sua influenza) Non sarei piombata all'improvviso - non lo faccio mai, specialmente se hanno gente           - solo che di martedì la signora Parry ed io andiamo sempre al cine­ma, se danno qualcosa di buono. Beh, finite le pulizie non si sa come riempire i pomeriggi, e non è divertente starsene a casa come un'idiota, e non ridete! ma per i pensionati an­ziani c'è il prezzo ridotto. Nessuno ci tiene ad essere un pensionato anziano, ma quando bisogna arrangiarsi con po­co, due scellini sono qualcosa. Mio marito ci aveva pensato, ha pagato sempre le sue brave quote, per l'assicurazione su­gli infortuni, ma lo dicono, no? che sono le classi medie che hanno sofferto di più per l'inflazione? Comunque, la setti­mana scorsa la signora Parry mi ha telefonato e mi ha detto che martedì non poteva; - me l'ha detto giovedì: o era venerdì? perché doveva stare in casa per quelli dell'aspi­rapolvere. E io ho detto: "Possono venire di mattina o un altro pomeriggio, non quando dobbiamo uscire noi". E lei mi dice: "Mia cara, oggigiorno, se ti dicono che è in arrivo un aspirapolvere il martedì, puoi fare ben poco per fer­marli". "Facciamo più tardi", dico io, "faccio le ultime spe­sene di Natale e ci incontriamo nel foyer. Va bene alle sei? e Julie Andrews la vediamo dopo." Al week-end ho finito il golfino per Josephine. Beh, il lavoro a maglia fa passare il tempo; se non hai qualche diversivo, te ne stai là, una mo­naca di clausura. Nessuno, nessuno con cui parlare o con cui prendere una tazza di tè. (Sospira. Si passa il fazzoletto sul naso e sugli angoli della bocca) Io non dò confidenza ai vicini. Una cosa tira l'altra, coi vicini, gli dai la mano, ti prendono il braccio, cosi sono molto sola, piantata li come una pera e nessuno con cui parlare. Perché le faccio tanti golfini? II povero topino sbava, e non sbava come un neo­nato, peggio. Lo so, non è bello parlarne, ma pare che non riesca a regolare l'efflusso. Quel che ha addosso dopo un po', diventa tutto duro di saliva. (Si asciuga gli angoli della bocca) Il che significa un mucchio di roba da lavare per sua madre, e io l'ho detto, a Sheila, tante volte: "Dovresti metterle un bavaglino di plastica, sarebbe un tale risparmio di lana!"; ma, naturalmente, non si può insistere, senza di­ventare la suocera invadente. Sono sicura che se dicessi: "Sheila, fa tutto ma non metterle il bavaglino di plastica", il povero topino sarebbe condannato a bavaglini di plastica di notte e di giorno, inamidata, come una monaca. (Di nuo­vo verso gli altri) E quando siamo uscite dal cinema ho pensato: prendo l'autobus con la signora Parry e lascio giù il golfmo per Joe, e, magari, se Brian non ha troppo da fare, mi accompagna a casa.

Bri                                 - Certo,

 

Grace                            - Dicevo che non ho intenzione di fermarmi. (Siede accanto a Joe) E come sta la nipotina prediletta di nonna? Guarda cosa t'ha portato la nonna! Sto dormendo, dice lei.

Sheila                            - Sta male, molto male.

Grace                            - Sto facendo un pisolino, dice lei.

Bri                                 - Sta benissimo.

Grace                            - Quel che si dorme prima di mezzanotte conta doppio.

Bri                                 - Dicono!

Grace                            - Vediamo come le va? (Mentre parla appoggia il golfino contro Joe) Non sarebbe carina se potesse correre per la stanza?

Freddie                         - Una bella creatura.

Grace                            - Prima volta che la vedete?

Sheila                            - Per questo l'ho portata giù.

Grace                            - Dici che le maniche sono corte?

Sheila                            - Ha le braccia sempre contratte.

Grace                            - Bisogna tener conto di questo, già.

Sheila                            - Già.

Grace                            - Un dito di più.

Sheila                            - Ti secca?

Grace                            - Per niente. Si deve fare quel poco che si può.

Freddie                         - Proprio.

Grace                            - (ancora provando il golfino) Dovevate vedere i negozi, oggi. Ho detto alla commessa della Casa della Lana: "Sarà contenta quando Natale è passato!"

Bri                                 - E lei cos'ha detto?

Grace                            - Ha detto: "Altro che!" (Bri scuote la testa len­tamente, come stupito) "A parte la ressa - ho detto alla signora Parry - è bello da vedere" le decorazioni e i gio­cattoli, e i pappagalletti. E i completi dì spugna per gabi­netto.

Bri                                 - Visto Gesù?

Grace                            - Pardon?

Bri                                 - Hai visto Gesù?

Grace                            - (cauta, senza guardarlo) Beh, se l'ho visto non me ne sono accorta.

Bri                                 - In cima al grattacielo della società elettrica.

Grace                            - (scuotendo la testa) Questa religione, la cacciano dappertutto. (Pausa. Osserva il golfino) Bel colore, eh? Con quelle cose rovinano il Natale.

Bri                                 - Con Gesù?

Grace                            - (per chiarire) È la festa dei piccoli, io dico. Brian, ti ricordi il primo anno che ti ho portato a vedere Babbo Natale?

Bri                                 - Mm...

Grace                            - Non lo scorderò mai. Gli dà un'occhiata e dice: "Mammi, non mi piace quell'uomo buffo". (Freddie ride per cortesia. Bri è come se non avesse udito) Ma ti piaceva il reparto giocattoli. Dicevi sempre: "Mammina, li voglio tutti, tutti per me solo, li voglio". (Sheila non riesce a controllarsi. Scoppia a ridere)

Bri                                 - Abbiamo portato Joe da Babbo Natale. Puzzava di alcool denaturato e offriva orsacchiotti siberiani di gomma piuma e pizzicava le ragazzine.

Freddie                         - Perché dici queste cose?...

Bri                                 - È vero!

Freddie                         - Non è vero. Ce ne sono pochissimi, sempre gli stessi e selezionati.

Bri                                 - Ma se ne abbiamo uno noi! Ci ha il piombo nel sedere, non cade mai.

Freddie                         - Non dicevo gli orsacchiotti! L'altra cosa.

Bri                                 - Ma è vero. Appena Joe gli si è seduta in grembo, al Babbo Natale, ha avuto un attacco. Cosi quello ha dovuto smettere.

Grace                            - (si dà una granatina, e a Sheila) Credo di essermi presa un piccolo ospite. Al Cinema Odeon, chi l'avrebbe detto!

Bri                                 - L'hai preso qui, dal nostro gatto. La casa è infestata.

Grace                            - Davvero, Sheila? Le pulci, ecco qualcosa che cre­do di non aver mai visto in casa mia. Tu riesci a ricordar­tene, Brian?

Bri                                 - Qualche tarlo, ogni tanto...

Grace                            - 1 tarli non sono pulci. (Si muove nervosamente)

Sheila                            - È Angelica Balabanoff. Adesso la teniamo fuori casa.

Grace                            - Direi. Lo so che ami gli animali, Sheila, ma è un affetto che dovresti moderare.

 

Sheila                            - È la prima volta che abbiamo pulci.

Grace                            - C'è sempre una "prima volta". (Torna a sedersi accanto a Joe) Vero, pupa bella, bella, bella, bella?

Sheila                            - Guarda! Un altro attacco. (Grace si alza in piedi e fa qualche passo indietro)

Grace                            - Povera piccola!

Sheila                            - (esamina Joe) Sta peggio. Guarda.

Bri                                 - Dorme. Le sta passando. Non ha avuto il sedativo, all'asilo, e adesso...

Sheila                            - Chi te lo dice?

Bri                                 - Cosa?

Sheila                            - Che le passa.

Grace                            - Bisognerebbe sopprimerla.

Sheila                            - Un altro po' di sedativo. (Va in cucina)

Grace                            - Se dipendesse da me...

Bri                                 - Chi, mamma?

Grace                            - La come si chiama, la gatta, con una iniezione...

Bri                                 - Oh.

Grace                            - Le pulci portano malattie. (Bri si siede accanto a Joe e la esamina intensamente, guardando ansiosamente ver­so la cucina)

Pam                               - All'asilo di mia figlia, c'è stata una epidemia di insetti, portata da un qualche bambino dei quartieri poveri...

Freddie                         - Come lo sai?

Pam                               -  (spaventata dalla sua collera) Non dò la colpa ai bambini.

Grace                            - Colpa dei genitori.

Pam                               - Emma ha avuto uno sfogo tremendo.

Grace                            - Ci sono bambini particolarmente sensibili. Brian ha avuto sempre la pelle delicata.

Bri                                 - Lascia stare, mamma...

Grace                            - Penso alla sua crosta lattea... (Sheila viene dalla cucina con la bottiglia vuota)

Sheila                            - Ho trovato solo questa, vuota. Dov'è andato a finire?

Bri                                 - Già! L'ha rovesciata Joe. L'ha buttata per terra. (Una pausa) Durante un attacco. Ho pensato solo a lei.

Sheila                            - Ma se è come melassa! Come ha fatto a versarsi?

Bri                                 - Beh, è successo...

Sheila                            - È stato lavato.

Bri                                 - Le ho dato la dose ch'era rimasta, io poi ho lavato la bottiglia. (Pausa. Lei mette giù la bottiglia)

Sheila                            - Devi procurarle dell'altro sedativo.

Bri                                 - Ne ha avuto abbastanza per stanotte. (Tutti guar­dano la bambina) Io sono partita, dice lei.

Sheila                            - Continua ad avere gli attacchi.

Bri                                 - Non molto forti.

Sheila                            - La indeboliscono. Ha bisogno dell'anticonvulsivo.

Bri                                 - Che ora è?

Pam                               - Venti minuti alle undici.

Bri                                 - Capirai!

Grace                            - C'è la farmacia notturna.

Freddie                         - Vado io.

Bri                                 - Non occorre.

Sheila                            - La ricetta.

Grace                            - Copriti bene, Brian. Mettiti la sciarpa. (Parla a Pam che sente istintivamente affine) È sempre stato il mar­tire dei raffreddori. Mi ricordo che mi arrivava in lacrime con quei suoi poveri ditini tutti lividi, quando gli altri bam­bini ancora scorrazzavano. Dovevo strofinarglieli e dargli qualcosa di caldo e farlo sedere accanto al fuoco finché gli era passato. (Bri ascolta tutto questo e poi sorride e se ne va)

Sheila                            - (tenendo la mano di Joe) Ma cosa tramava, pa­parino, eh, rosellina? (Pausa. L'attenzione di Freddie si è ora svegliata)

Freddie                         - Pensi che stia tramando qualcosa?

Sheila                            - È una medicina molto densa. E impossibile ver­sarla tutta. La bottiglia era piena, mah! Ce lo ha detto lui che l'aveva uccisa.

Freddie                         - Non era vero, perciò...

Grace                            - Vi ha detto che?

Sheila                            - Che l'aveva uccisa... Si.

Grace                            - No!...

Freddie                         - Uno scherzo puerile.

Grace                            - I suoi scherzi? Io non li ascolto.

Freddie                         - Tutto per attirare l'attenzione.

 

Grace                            - Proprio per attirare l'attenzione.

Sheila                            - È come un bambino. Per distrarre la mia atten­zione da Joe e attirarla su di sé. Esaurito quello scherzo, at­tacca con un altro, dove fa la parte dell'omicida o del ca­davere, è lo stesso, purché sia la parte più importante.

Grace                            - Brian? Non posso immaginarlo, a meno che non sia provocato.

Freddie                         - L'altro scherzo di stasera, è stato che io e Sheila abbiamo una relazione. E quanto a questo, gliel'assicuro, né io né lei lo ha minimamente provocato.

Grace                            - Forse lei no.

Sheila                            - Prego?

Grace                            - Non mi stupisce che Brian pensi che c'è qualcosa.

Freddie                         - Perché?

Grace                            - Ecco, forse, sapendo quel che sapeva, era logico che sospettasse...

Sheila                            - Sapendo quel che... cosa?

Grace                            - E probabilmente, se lo aspettava. (A Pam) Voglio dire, se l'è sempre un po' aspettato.

Sheila                            - Come sarebbe?

Grace                            - Niente.

Sheila                            - Spiegati.

Freddie                         - Francamente... io...

Grace                            - Mi è scappata, scusa.

Sheila                            - Perché avrebbe dovuto aspettarselo?

Grace                            - Non lo sai?

Sheila                            - No.

Grace                            - Lo sai, Sheila. Brian sapeva tutto del tuo pas­sato anche prima di sposarti.

Sheila                            - Certo, gliel'ho detto io.

Grace                            - Appunto.

Sheila                            - Tu come lo sai?

Grace                            - Me l'ha detto lui.

Sheila                            - Ah!

Freddie                         - Dio dei Cieli!

Pam                               - Ma che orrore!

Freddie                         - Avete sentito partire la macchina?

Sheila                            - Avrei voluto esserci a sentire la tua reazione.

Pam                               - Io no!

Grace                            - Te la dico subito!

Freddie                         - Vado a dare un'occhiata.

Grace                            - Gli ho detto: "Brian, devi essere tu a decidere".

Freddie                         - (a Sheila) Vado a dare una mano a Brian. (Esce dalla porta d'ingresso)

Sheila                            - Scommetto che ti è venuto uno shock quando lui si è deciso.

Grace                            - Cioè?

Sheila                            - Dato che tu hai sempre deciso per lui.

Grace                            - (a Pam) Gentile, vero?

Sheila                            - L'hai rovinato tu.

Grace                            - Sentitela!

Sheila                            - Distrutto.

Grace                            - Grazie. (Silenzio. Entrambe le donne per il mo­mento sono rimaste senza parole. Si muovono per la stanza)

Sheila                            - Dov'è Freddie?

Pam                               - La macchina non si era messa in moto. È andato ad aiutare.

Sheila                            - Non si è messa in moto... (Fa per uscire ma Bri e Freddie rientrano)

Bri                                 -  Non parte.

Freddie                         - Ci hai provato? Eri seduto in macchina senza far niente, quando sono...

Pam                               - Lasciami andar via con la mia macchina.

Sheila                            - Devi proprio?

Pam                               - Dovevo andar via prima. (Tra sé) Qualunque cosa, pur di andare..

Bri                                 - Ti accompagno. Ti insegno una scorciatoia.

Pam                               - Non occorre. (Sta uscendo)

Freddie                         - (a Bri) Dalle la ricetta. (Bri la trova, la lascia cadere, la raccoglie, ecc.)

Sheila                            - È gialla, sembra melassa. (Pam esce)

Bri                                 - Venticinque sterline mi è costata, quella macchina, e dopo soli tre anni, guardala li!

Grace                            - Non sei mai stato molto abile con le mani, tu. Hai preso da tuo padre. (A Freddie) Poveretto, passava giornate dietro alla radio e alla fine dovevamo chiamare il tecnico.

Sheila                            - (improvvisamente, con violenza, a Bri) Bambinone viziato! Cocco di mamma!

Freddie                         - Sheila, andiamo! È inutile ora...

Sheila                            - (a Freddie) Lui sa che per ottenere quel che vuo­le, deve strillare e pestare i piedi, ma è un po' grottesco, alla sua età, e allora, lui, attacca col "poveretto me", ma nessuno gli dà retta e allora attacca con gli scherzi e tutti ridono, il che è meglio di niente, e allora sotto con gli scherzi e quando tutti gli altri se ne sono andati, io mi devo sorbire il "poveretto me". (Si volta verso Grace) Perché tu l'hai viziato.

Freddie                         - Senti, Sheila, abbiamo tutti avuto...

Grace                            - In casa mia non c'erano pulci, lo ammetto. Fa­cevo le pulizie di Pasqua ogni anno e non una volta ogni cinque. Si capisce, quando era un topino gli premevo le orec­chie all'indietro per timore che gli sporgessero in fuori, aveva sempre l'acqua che bolliva nella sua stanza, quando aveva la faringite. E gli facevo il bagno di senape contro il raffreddore, e badavo che fosse riparato dall'aria. In una casa non devono esserci correnti. (A Bri) Non ce ne sono in casa mia: nella tua casa, Brian. Sei il benvenuto, te l'ho detto, specialmente da quando son rimasta sola. Più che una casa, oggi, mi sembra un convento. E io li, incastrata tra quelle pareti come una monaca.

Sheila                            - (a Freddie) Eccoci! "Poveretta me!"

Freddie                         - Ssssh!

Grace                            - Che hai detto?

Sheila                            - Anche tu, come lui: "Poveretta me!"

Grace                            - Vedrai, quando sarai sola tu!

Sheila                            -  Perché non ti metti insieme con la tua amica?

Grace                            - Con la signora Parry?

Sheila                            - Si. Perché no? Ve ne state in due, case senza correnti d'aria, con due televisori, due stufe, due falciatrici elettriche e due garage vuoti, a lagnarvi tutte e due che vivete come monache. Chi ve lo impedisce?

Grace                            - Una ha bisogno della sua indipendenza.

Sheila                            - Tu si? Io no. Io la odio.

Grace                            - Guai, se fossimo tutti uguali.

Sheila                            - (improvvisamente a Freddie) Lo vedi, il loro egoi­smo! Stiamo parlando di nuovo di loro. Joe è qui, sta ve­ramente molto male, e noi che facciamo? (Notando Joe di nuovo, si ferma. Va accanto a lei, la guarda da vicino)

Grace                            - Il povero topino è sempre stato molto male.

Sheila                            - Dobbiamo chiamare il dottore. È bianca come un lenzuolo e ha le labbra blu. È il cuore.

Bri                                 - La rimetto a letto, che ci dorma su.

Sheila                            - Respira appena...

Bri                                 - Un tocco di flatulenza, lei dice.

Sheila                            - No.

Bri                                 - Brucior di stomaco. (Sheila lo fissa con occhi sbar­rati. Egli fa per prendere in braccio Joe)

Sheila                            - Lasciala! (Bri la lascia)

Grace                            - Dovrebbe essere all'ospedale.

Sheila                            - Ce la porto io!

Grace                            - Doveva andarci anni fa.

Sheila                            - Ma che Brian non la tocchi.

Grace                            - Allora sì che questo matrimonio poteva riuscire. (Sheila rifiuta di alzarsi, va verso la porta) Non si può aspettarsi che un uomo stia al secondo posto con un figlio come quello.

Freddie                         - Calma, calma!

Grace                            - Non è colpa di Brian, se è una spastica!

Sheila                            - Come hai detto? Non è colpa sua? Colpa di chi, allora?

Grace                            - Di nessuno.

Sheila                            - Dillo!

Grace                            - Non intendevo "colpa tua". Non è colpa tua. Non sei responsabile se c'era nella tua famiglia. Quando la cosa è congenita, non si può parlare di colpa...

Sheila                            - (a Freddie) Ma di che parla?

Grace                            - Degli accessi. (Pausa)

Sheila                            - Che accessi?

Grace                            - Di tuo zio.

Sheila                            - Dello zio? Che zio?

Grace                            - Che zio era, Brian?

 

Sheila                            - Le hai detto che mio zio aveva dei "disturbi"?

Bri                                 - Oh, mammi!

Grace                            - Si.

Bri                                 - (a Sheila) Tuo cugino Geoff.

Sheila                            - "Disturbi" appena nato? Quale bambino non soffre appena nato?

Grace                            - Nessun bambino della nostra famiglia, tanto per cominciare!

Sheila                            - Su questo non c'è dubbio, si sa! (A Bri) Perché le hai detto di mio cugino Geoff? Sai che lei...

Bri                                 - (annuendo, per pacificarla) Mi aveva appena edotto sulla epilessia nella nostra famiglia.

Grace                            - Come?

Bri                                 - E per consolarla ho nominato qualcuno dei tuoi. Tu hai scelto il momento buono per rinfacciarglielo, eh?

Grace                            - Epilessia in casa nostra? Ma chi te l'ha detto?

Bri                                 - Tu! Lo zio Neville.

Grace                            - Lo zio Neville! Oh! (Ride)

Bri                                 - Lo zio Neville.

Grace                            - Che c'entra con la nostra famiglia? È uno zio di acquisto. Ha sposato la zia May. (Annuendo) Certo! Ma May non ha avuto figli. La signora Parry dice che quando c'è una tara in famiglia, si dovrebbe evitare di aver figli-

Sheila                            - Tutte le scuse son buone per quella mummia.

Grace                            - Ti prego, modera il tuo linguaggio. E tu, Brian non reagisci mentre quella insulta tua madre in pubblico.

Bri                                 - Non te, mamma, la signora Parry.

Grace                            - La mia migliore amica.

Bri                                - Non ti aspetterai che io difenda la signora Parry! (Facendo la parte del dottore del manicomio) Infermiera, infermiera, ce l'abbiamo fatta, glielo dico io! Con questa c'è da rendere sterili interi continenti. L'antifecondativo a cui hanno lavorato tutti questi anni: la signora Parry! (Ride da matto. Silenzio)

Grace                            - Non riesci a essere serio per un momento.

Bri                                 - Ti porto a casa.

Grace                            - (stupita) Come? Al convento!

Bri                                 - Si.

Grace                            -  Grazie. Bella riconoscenza. (È sull'orlo delle la­crime, ora che è evidente da che parte egli si trova)

Freddie                         - Credevo che tu non riuscissi a partire.

Bri                                 - Ma se dò l'aria al motore...

Freddie                         - Vuoi dire che non gliela avevi data prima... (Fred­die e Sheila si guardano)

Grace                            - Avevo una borsa...

Sheila                            - E Joe? La lasci sola con Freddie?

Bri                                 - Perché? Esci?

Sheila                            - Per telefonare al dottore.

Bri                                 - Lo faccio io, quando torno. Se proprio vuoi di­sturbarlo.

Sheila                            - No, adesso. Ha perso la conoscenza.

Bri                                 - Sto via venti minuti.

Sheila                            - Mezz'ora, se sei fortunato, Lei ti farà il tè.

Bri                                - Non mi fermerò per il tè...

Grace                            - Ho... ho quei biscottini con l'uvetta, che a te...

Bri                                - Va bene. Telefonerò da là. (A Grace) Posso?

Grace                            - Ti ho mai detto di no?

Bri                                 - (a Sheila) Okay?

Sheila                            - No. Adesso.

Freddie                         - Telefono io.

Bri                                 - Eh?

Freddie                         - Mentre tu riaccompagni tua madre. Da un tele­fono pubblico.

Sheila                            - Davvero, Freddie?

Freddie                         - Ma certo!

Bri                                 - Bastardo invadente!

Freddie                         - Cerco di aiutare...

Bri                                - Aiutare? Sei un bel rompiballe!

Grace                            - (a parte) Detesto il linguaggio volgare.

Sheila                            - Hai un gettone? (Freddie si cerca in tasca il denaro mentre continuano a parlare)

Grace                            - Forse ne ho uno io. (Anche lei cerca)

Freddie                         - Quella che suggerisci non è una via d'uscita.

Bri                                 - È l'unica via.

Freddie                         - Una volta su quella strada, si arriva subito alla anarchia... 59

 

Bri                                 - Magari!

Freddie                         - Non essere puerile, l'ordine è necessario. "Quin­to, non ammazzare."

Bri                                 - Salvo quando le nostre rotte commerciali vengono danneggiate...

Grace                            - Avrei giurato di averlo, un gettone.

Bri                                 - In quel caso dovrai scannare quanti potrai dei ne­mici della General Motors e della British Petroleum.

Sheila                            - E tu Freddie, non ne hai?

Freddie                         - No.

Sheila                            - La mia borsa è disopra.

Freddie                         - Supponiamo che l'eutanasia venga legalizzata e che facciamo morire tua figlia. Passano vent'anni e si trova una cura.

Sheila                            - Trovato?

Grace                            - Cos'è questo? Non ci vedo.

Sheila                            - Un gettone per la lavanderia.

Freddie                         - Pensa un po'!

Bri                                 - Cioè il cervello comincia a funzionare?

Sheila                            - Ecco!

Bri                                 - Un cervello di neonato, in un corpo di trent'anni?

Sheila                            - Non è un gettone.

Grace                            - C'è cosi poca luce! E queste pulci, che ti man­giano!

Freddie                         - No, una specie di innesto.

Bri                                 - Con un cervello di adulto?

Freddie                         - Non lo so, si.

Sheila                            - Brian, ce l'hai un gettone? (Bri comincia a cer­care)

Bri                                 - Il cervello di una donna morta a trent'anni? Eccone uno. (Sheila lo prende) E l'anima di chi?

Sheila                            - Eccolo, Freddie. (Gli dà il gettone. Bri si ri­prende indietro il gettone. C'è una piccola lotta)

Freddie                         - Ma che facciamo? lo chiamo il Pronto Soccorso. L'ospedale. Non occorre gettone.

Sheila                            - Si, l'ambulanza! Di' che è urgente. Ti mostro dov'è la cabina.

Grace                            - Si metta il soprabito. Fa un freddo cane. (Ma sono usciti) Anche tu, copriti bene, Brian, se devi portarmi a casa. (Prende dalla sua borsetta degli articoli di cosmetica e passa alcuni minuti a ricomporsi la faccia, senza quasi rendersi conto di quello che accade dietro di lei) Uscire da un locale riscaldato in una notte come questa, è il sistema migliore per prendersi un raffreddore. Uscendo dal cinema il vento tagliava come la lama di un coltello. (Bri, senza ascoltarla, va da Joe e cerca di sentirle il cuore, le prende il polso) Ho detto alla signora Parry: "Signore, che notte!" e lei ha detto, che hanno detto che sarà cosi fino a tutto feb­braio. "Che sciagura per i vecchi", ho risposto, e lei ha detto: "Grace, mi dispiace di dovertelo ricordare, ma i vec­chi, ora, siamo noi". (Bri alza gli occhi. Grace continua a rifarsi la faccia. Bri guarda Joe, poi guarda la porta. Solleva la creatura e se la butta sulla spalla. Va con lei alla porta della cucina, esce e si chiude la porta dietro) Se mi accom­pagni, copriti bene, perché non è tanto il freddo, quanto la differenza di temperatura. (Si guarda intorno, vede che è uscito e continua a parlare al pubblico) Sto parlando da sola. È una macchina vecchia, senza riscaldamento, con l'a­ria che entra da tutte le parti, e lui è sempre stato molto facile ai raffreddori. (Sheila ritorna dalla porta d'ingresso) Beh, se uno è fatto cosi, perché deve vergognarsi?

Sheila                            - Dov'è Joe?

Grace                            - Pardon?

Sheila                            - Joe è uscita.

Grace                            - Come può essere uscita? (Vede che non c’è più)

Sheila                            - L'ha portata via lui. Dove?

Grace                            - Non l'ha detto. (Durante questo colloquio, Bri porta Joe attraverso la scena dietro la schiena di Sheila, dalla porta d'ingresso posteriore alla porta d'ingresso ante­riore)

Sheila                            - (in collera) Non l'hai visto uscire?

Grace                            - Un momento gli stavo parlando, e un momento dopo parlavo da sola.

Sheila                            - (al fondo delle scale, chiama) Bri! (Corre di sopra)

Grace                            - L'avrà messa a letto, povero topino. Non do­vrebbe stare sempre in salotto, l'ho pensato appena sono entrata. (Parla al pubblico di nuovo) Il padre di Brian diceva sempre: "Grace, io ho avuto la mia vita, se soltanto potessi dare alla piccola quel che mi rimane, lo farei". Sono sicura che diceva sul serio. Per quanto, come poi è risul­tato, gli era rimasto poco, perché è morto l'anno dopo. (Si sente Sheila che chiama Bri al piano di sopra mentre Bri entra dalla porta d'ingresso)

Bri                                 - Sei pronta, mamma?

Grace                            - Come?

Bri                                 - Pronta ad andare?

Grace                            - Sto preparandomi.

Bri                                 - Allora, mettiti il cappotto.

Grace                            - Tu non te lo metti?

Bri                                 - Non c'è tempo. Vado a vedere se parte.

Grace                            - La conosco quella macchina. Comincia a metterla in moto. (Sheila scende le scale. Grace improvvisamente si ricorda e chiede) Cosa ne hai fatto di Josephine?

Sheila                            - Bri! (Bri corre in cucina, chiudendo la porta. Sheila entra nella stanza) Sopra non c'è. Non lo trovo. Dev'essere uscito.

Grace                            - Era qui un minuto fa.

Sheila                            - Con Joe?

Grace                            - No.

Sheila                            - Dov'è andato?

Grace                            - Là fuori.

Sheila                            - In giardino?... (Sheila esce per la cucina, lascian­do la porta aperta)

Grace                            - Attenzione ai gatti. (Chiude la porta della cucina e si gratta. Bri entra dalla porta principale con il cappotto di Grace)

Bri                                 - Pronta?

Grace                            - Ma che fretta! Sei riuscito a farla partire?

Bri                                 - Mettiamoci dentro. Se non parte, la spingo io.

Grace                            - Attento a non farti uno strappo.

Bri                                 - Infilati il cappotto.

Grace                            - Sheila è andata in giardino a cercarti.

Bri                                 - Spicciati.

Grace                            - Che ne hai fatto della piccola?

Bri                                 - Io? Niente. Non è con Sheila?

Grace                            - Sheila la sta cercando. (Intanto egli è riuscito ad infilare a Grace il cappotto) Devo parlare a Sheila del golfetto.

Bri                                 - Non è il momento, mamma. (Raccoglie le cose dì Grace e fa per andare) Presto!

Grace                            - Ma non aspetti il tuo amico? Ecco Sheila... (E Bri corre fuori per la porta d'ingresso con tutta la roba di Grace. Sheila entra dal giardino per la porta della cucina)

Sheila                            - Non li trovo. E sta nevicando.

Grace                            - Nevica? Signore! Brian, copriti!... (Vede che è uscito)

Sheila                            - Era qui?

Grace                            - Dov'è andato, adesso?

Sheila                            - Con Joe.

Grace                            - Dev'essere andato alla macchina.

Sheila                            - Con Joe?

Grace                            - No. Non l'aveva vista. Mi stava facendo una gran fretta ma io gli ho detto: "Aspetta, devo chiedere a Sheila se il golfetto di Josephine va bene, a parte le maniche..." (Sheila è andata a guardare in anticamera. Ora si sente un'esplo­sione in cucina, non molto forte, ma abbastanza forte da far interrompere a Grace il discorso e da far rientrare Sheila nella stanza. È seguito da un suono di vetro che cade} Signore!

Sheila                            - È di là!

Grace                            - Mi è sembrato il gas. Hai lasciato aperto il gas? (Sheila va in cucina) Che i gatti non vengano dentro.

Sheila                            - (fuori) Vetri in frantumi! E questa roba che appic­cica!

Grace                            - Cos'è stato? (Esce, chiudendo la porta. Freddie e Pam entrano dalla porta d'ingresso di fronte, Pam porta la bottiglia della medicina gialla)

Freddie                         - Sarà disopra.

Pam                               - Perché è aperta la porta d'ingresso? (Sheila entra dalla cucina)

Freddie                         - Han mandato l'ambulanza.

Pam                               - La porta d'ingresso è aperta.

Freddie                         - Entrando, ho incontrato Pam.

Grace                            - Che disastro!

Freddie                         - Che?

 

Grace                            - Vetri in frantumi...

Sheila                            - È scoppiato l'impianto per la birra allo zenzero.

Freddie                         - Dov'è Brian?

Sheila                            - Impazzito. È corso fuori con Joe in braccio...

Freddie                         - Fuori?

Pam                               - Nevica di nuovo, lo sai?

Freddie                         - Non l'abbiamo visto.

Pam                               - La porta era aperta.

Sheila                            - Nevica... (Va verso l'ingresso ma Bri entra por­tando Joe)

Bri                                 - Credo che sia tutto finito. (La posa sul sofà)

Freddie                         - Cosa, finito?

Bri                                 - Guardatela. (Sheila si inginocchia accanto al sofà, prende Joe tra le braccia, la coccola e la riscalda, ricopren­dola tutta e cullandola)

Sheila                            - Mio povero fiorellino...

Freddie                         - (quieto, autoritario) Che cosa è successo?

Bri                                 - L'ho portata fuori.

Freddie                         - E che hai fatto?

Bri                                 - Niente, l'ho lasciata li, sul sedile posteriore della macchina.

Freddie                         - A che scopo?

Sheila                            - ... vermetto, povero piccolo verme...

Bri                                 - Una frase che ha detto mamma mi ha suggerito l'idea.

Grace                            - Io? Non ho mai suggerito di portarla...

Bri                                 - No.

Grace                            - In una notte come questa?

Bri                                 - Hai detto...

Grace                            - Brian!

Bri                                 - Hai detto che era freddissimo, volevo lasciarla in giardino, ma non ho avuto il coraggio...

Sheila                            - Nessuno, che sappia fare la respirazione bocca a bocca?

Freddie                         - Io no.

Bri                                 - Cosi l'ho messa nella macchina. Non so bene cosa volevo, solo che smettano di continuare a salvarla. Quando sei andato al telefono io ho pensato...

Sheila                            - No. Non Io sento. Oh, povero uccellino. È ge­lata.

Freddie                         - Forse è stato Io shock.

Grace                            - Signore! Brian, non so cosa ti ha indotto a fare una cosa simile... (Grace prende una delle mani di Joe e la frega vigorosamente tra le sue)

Freddie                         - Avete uno specchio?

Grace                            -  Nella mia borsetta...

Sheila                            - Fatti forza, uccellino, piccioncino mio... (Freddie cerca nella borsa di Grace)

Grace                            - Oh, Brian, non dovevi! Per quanto malata, povero topino, non dovevi farlo, deliberatamente.

Freddie                         - Lo specchio. (Lo asciuga. Lo dà a Sheila, che lo tiene davanti alla bocca di Joe)

Sheila                            - Prova, dolcezza, prova, tesoro, fallo per mam­ma... (Bri guarda, atterrito. Gli altri sono raggruppati attorno al sofà) Prova, amore, starai bene, vedrai... (Bri si allontana, si siede ' da parte)

Grace                            - Forse il vetro non è abbastanza freddo, per ve­dere la condensazione. Proviamo una piuma... Il minimo movimento d'aria... (Cerca tra i cuscini una piuma)

Pam                               - (a Freddie) È orrendo.

Grace                            - Va bene?

Freddie                         - Si.

Grace                            - Ecco. Vicino alla bocca. Fu cosi che capimmo che il povero papà se n'era andato. (Sì sente squillare il campanello della porta d'ingresso)

Freddie                         - Sono arrivati. Non dite niente, nessuno. Rispon­derò io alle domande. Concentratevi sulla piccola. Non peg­gioriamo le cose. D'accordo?...

Sheila                            - Fiorellino dolce, torna... (La alzano e si muovono in gruppo verso la porta)

Grace                            - (a Pam) Non sarebbe graziosa se potesse cor­rere in giro per la stanza? (Le luci si attenuano. Bri si fa avanti verso il proscenio)

Bri                                 - Sheila ed io siamo saliti con lei nell'ambulanza. Mamma nella macchina di Pam, ad aspettare le notizie. L'O­spedale tutto in subbuglio, infermiere volontarie che corre­vano come cani sanbernardo... (Finge di avere in mano un microfono e parta con voce scossa come un reporter) Se qualcosa può rincuorare, in un simile disastro, è il modo meraviglioso in cui è stata messa in atto questa grande ope­razione di misericordia, e, beninteso, l'ottimismo, che sem­pre distingue noi inglesi; e che improvvisamente, nei mo­menti di crisi, sembra soffondere tutta la nauseante atmo­sfera. Mi ricordo, nel momento in cui vennero dentro, il marito inciampava e tremava come una foglia, ma nessuno sapeva cosa fare. (Smette di fare la parodia) Comunque i macellai si decisero a mettersi al lavoro con l'ossigeno: "C'è qualche speranza, infermiera... forse la nostra fatica non andrà perduta"... Conclusione: la piumetta di mammà si è messa a vibrare. (Guarda la scena, con una pausa di pochi secondi) Sheila non si reggeva in piedi, un po' per l'an­sietà e un po' per il sollievo, cosi le han preparato un letto, li, per la notte. Joe è stata ricoverata, non han detto per quanto, forse una settimana. Io me ne sono andato con Fred­die che ha riaccompagnato mia madre in convento; e mi ha pregato di restare da lei. "Ti preparo una bella borsa d'ac­qua calda" mi ha dettò, e visto che non attaccava: "La mia coperta elettrica, allora?". E io: "No, mamma. Ciao, mi farò vivo". Allora ha proposto di accendere la stufa Valor, che mi piaceva tanto perché proiettava bagliori di luce sul soffitto della camera da letto. Sono quasi svenuto dalla ten­tazione, ma ho stretto i denti, ho detto no, dovevo dar da mangiare al colibrì'. E lei a insistere, che aveva il mio vec­chie tutto era finito bene e che bisognava ringraziare Iddio. È chio orsacchiotto e il sonaglio, da qualche parte... Sono scap­pato via di corsa. Freddie ci tirava su di morale, dicendo che tutto era finito bene e che bisognava ringraziare Iddio. È troppo buono di cuore, Freddie, troppo debole, troppo a-mante dell'ordine e della legge. In quanto a Pam! Lei ha le idee giuste, per le ragioni sbagliate. Secondo me. Eccomi qua, mi metto anche a giudicare il prossimo. Bri, chi ti credi di essere, Dio? Cosi, dopo avermi sganciato a casa se ne sono tornati via, dai loro tre favolosi bambini, al riscaldamento a nafta... al loro yacht di materia plastica. Sono stato felice, quando se n'è andato. Non è possibile pensare con quel megafono che blatera e blatera. Non che io avessi molto a cui pensare. Solo dei dettagli. Il nostro matrimonio a-vrebbe funzionato come tutti gli altri, se non fosse stato per Joe. Io ero troppo giovane per il matrimonio, è vero, natu­rale. Lo sarò sempre. Ma Sheila mi avrebbe trascinato a urlacci a diventare uomo. Invece, sono stato uno del suo zoo, mi voleva bene come si vuol bene a qualsiasi pesce rosso o a una pianta. Cosi adesso la questione era come dirle che io me ne andavo. E quando ho cominciato a stu­diare la questione, ho visto che non si trattava soltanto di Joe, ma anche delle mie ambizioni... E della prima volta che avevo visto Babbo Natale e - questo malessere oggi è peggio di ieri - i bagliori della stufa sul soffitto... e cosi alla fin fine farò bene a strisciare via in silenzio... (Va nella stanza e comincia in fretta a mettersi in tasca vari oggetti, si infila il cappotto ecc.) Mi son fatto la barba, mi son lavato... ho preparato la valigia... (Porta la valigia dall'anti­camera e ci sta in piedi vicino) Non ho ancora deciso dove andare. Dovrò sparire, immagino. Nella giungla o in Austra­lia. (Guarda l'orologio) Se fosse una giornata come le altre, sarebbe ora di uscire e attaccare col: "Guardare dritto in avanti, mani dietro la nuca"... ma non lo farò mai più, lo giuro! Voglio un lavoretto tranquillo... calmo... Guardiacac-cia nel Kenia, o guardiano allo Zoo... o meglio ancora, all'Orto Botanico... (Guarda la stanza, con la schiena al pub­blico, come per fissarsela per sempre) Bene. (Si sente rumore fuori. La porta si apre. Bri si nasconde dietro la parete. Cerca una via d'uscita ma Sheila entra. Non lo vede. Egli tenta di uscire e lei lo sente. Egli tira fuori la pistola e fa fuoco su di lei)

Sheila                            - Sei sveglio. Pensavo che tu fossi a letto.

Bri                                 - Devo andare a scuola.

Sheila                            - Non ci andrai mica!

Bri                                 - Si.

Sheila                            - No. Datti assente.

Bri                                 - Mancano solo due giorni. Come stai? (Ma Sheila guarda ancora la porta d'ingresso)

Sheila                            - (chiamando) Grazie! (Va alla porta d'ingresso. Bri cerca una strada per cui fuggire. L'altra porta finestra, ecc. Ma non ha speranze. Sheila rientra trascinando Joe nella sua sedia a rotelle) Eccoci qui, a casa di nuovo, fiorellino.

                                      - (La lascia al centro della stanza)

Bri                                 - (sì avvicina a loro) Pensavo che la tenessero là ancora un po'.

Sheila                            - Volevano, ma perché? Le ho curato io la polmo­nite, l'influenza, non so quanti raffreddori. Perché seccare delle infermiere che han tanto da fare?      - (Ora stanno in piedi o accovacciati uno da una parte e uno dall'altra, di Joe, come nella prima scena)

Bri                                 - Come stai tesorino?

Sheila                            - Ancora un po' assonnata, ma il polso è più so­stenuto e respira bene. (Bri sorride. Joe sospira e volta la testa. Essi la guardano. È tutto quello che Bri riesce a sop­portare. Poi guarda l'orologio) Certo, non potrà tornare all'asilo questo trimestre. E neanche tu, alla scuola.

Bri                                 - Ma devo, amore. (Bri si avvicina)

Sheila                            - Tutta la notte ho continuato a dirmi: "Passerò tanti giorni a Ietto, con te, Bri..."           - (Comincia a sbottonargli il cappotto) Telefonerò io, al Preside, se tu non hai il co­raggio di farlo.

Bri                                 - Non è bello verso i miei colleghi. (Lotta per svin­colarsi e lei gli fa il solletico. Egli è costretto a ridere)

Sheila                            - Pensavo: arriverò a casa prima che lui si alzi, gli porterò la colazione a Ietto. Hai preso qualcosa di caldo?

Bri                                 - Tè e un toast. Si. E ho nutrito tutto lo zoo. E ho ripulito un po'.

Sheila                            - - Gli porterò tutto a letto, ho pensato. E dopo mi infilerò nel letto accanto a lui e guarda che cosa trovo! Dovrò cavargli tutti questi vestiti. Ce ne staremo in casa tutto il giorno e fuori la neve, fredda e silenziosa. E noi, in casa, a fare i nostri giochini... (Lo abbraccia. Egli ha smesso di lottare) La notte scorsa, mentre me ne stavo sdraiata a pensare a quello che avevi tentato di fare a Joe...

Bri                                 - (in fretta) Avevo perso la testa, lo sai, mammina... Tra mia madre e Freddie...

Sheila                            - No, non intendevo biasimarti. È stata colpa mia. Ti avevo chiesto troppo. Lo sai che cosa farò? Cercherò un bell'istituto, dove sono sicura che la custodiranno bene, e che lei non si lamenterà. E quando l'avrò trovato, sai cosa? (Lei sta guardando il pubblico. Luì la guarda) La lascere­mo là... per... non so, molte settimane, anche un mese, tutti gli anni. Così potremo andare all'estero. Undici anni che non ci andiamo. Sarà una seconda luna di miele. Sei con­tento? Cominciamo subito! (Gli passa le mani addosso)

Bri                                 - Vado a telefonare alla scuola. (Riesce a liberarsi)

Sheila                            - Corri fino alla cabina e torna di corsa. Non posso più aspettare! E anche se sono pochi metri, copriti bene.

Bri                                 - Vado in macchina.

Sheila                            - Per andare solo fin là?

Bri                                 - Se la cabina è occupata, ne cerco un'altra.

Sheila                            - Sii prudente e fa presto.

Bri                                 - Promesso. (Rimane immobile, fissandola. Lei sta per andare in cucina, però si sente come costretta a dire qual­cosa di più)

Sheila                            - Io vado su. La porti tu, Joe, nella sua stanza, quando torni? È cosi pesante! (Bri annuisce. Lei va in cu­cina. Bri prende la valigia, ed esce. Si sente sbattere la porta. Sheila rientra, chiude la porta per via dei gatti. Si gratta il braccio. Ai pesci) Papà vi ha dato da mangiare? È un buon papà. (All'uccellino) Hai avuto i tuoi semini? Che buon papà! (A Joe) Non siamo fortunate? (Esce e va su per le scale. Joe rimane. Sipario)

 

FINE