Un giorno sulla panchina

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ATTO PRIMO

Un giorno sulla panchina

Commedia brillante in due atti di Massimo Gaggio

( 27 Marzo 2001 )

ATTO PRIMO

Scena prima

           

E’ un giorno d’autunno in un parco. Vediamo una panchina al centro del palcoscenico. Dietro e intorno, un tappeto di foglie secche. Sullo sfondo ci sono degli alberi quasi spogli e un cielo nebbioso. In fondo, sulla sinistra, un bidone della spazzatura. Sulla destra della panchina è seduta una signora: LUCIA, sulla cinquantina e di bella presenza, sul resto della panchina nessuno. Nell’aria si avvertono i suoni tipici di un parco di una grande città: cinguettio di uccellini, rumori d’auto, il suono delle campane ecc.

Lucia legge attentamente un quotidiano. Nonostante l’età è ancora molto piacevole ed elegantemente truccata e pettinata.

In quel momento un signore: MARCO, anch’esso sulla cinquantina e con in mano una ventiquattrore, costeggia la strada del parco passando davanti alla panchina. Anche lui, anche se non proprio di bella presenza, è molto ben curato; è quasi calvo, col pizzetto e porta giacca e cravatta. Mentre è davanti alla panchina si ferma e guarda compiaciuto Lucia. Sembra attratto da lei e si siede accanto alla sua destra. Poi, tutto ad un tratto, con scatto fulmineo, abbraccia Lucia e con impeto le dà un bacio sulle labbra. Durante il bacio si avvertono i mugolii di rifiuto e di ribellione da parte di Lucia. Finalmente lei riesce a liberarsi; il suo viso è inorridito. Invoca aiuto e impreca qualche frase sconnessa. Si pulisce le labbra, prima con le mani e poi col fazzoletto; poi lo guarda incredula…

LUCIA            …ma come si permette, è impazzito?! Lei è un maniaco sessuale, un violentatore, un…

MARCO         (Con molta dolcezza) Lei è un inno alla bellezza, un invito al fascino della vita. Lei è la luce della dolcezza ed il suo volto è splendido.

LUCIA            (Stupita ed irritata) Ma si rende conto di quello che ha fatto? Se ne rende conto?

MARCO         Mi scusi, non so cosa mi abbia preso… è stato un impulso più forte di me. Mi dispiace, sono terribilmentedesolato.

LUCIA            (pulendosi ancora le labbra col fazzoletto) …ma che schifo. Un bacio dato così… da uno sconosciuto poi!

MARCO         Be’… a questo posso rimediare. Io mi chiamo Marco e lei?

LUCIA            (Sorpresa) E le sembra questo il modo di presentarsi?

MARCO         Ha ragione, ma posso sapere almeno il suo nome?

LUCIA            Non riferisco le mie credenziali al primo maleducato che incontro per strada.

MARCO         Non è stata una mancanza di educazione. Mi creda, è stato più forte di me. Un impulso così forte non l’ho mai provato. Le assicuro che mi è mancato il controllo della situazione.

LUCIA            Ma è consapevole della sua mancanza di rispetto?

MARCO         Adesso sì, prima no. Sono stato impulsivo lo riconosco. Mi creda sono una persona corretta. (La guarda supplichevole) Per cortesia mi dica il suo nome.

LUCIA            Lucia.

MARCO         (Esterrefatto) Lucia!!! Come Lucia… Mondella!

LUCIA            Cosa c’entra adesso Lucia Mondella?

MARCO         Perché se penso al romanzo de’ “I promessi sposi” lei potrebbe essere Lucia Mondella alla sua età.

LUCIA            Cosa vuol dire alla mia età?

MARCO         Non lo so. Il Manzoni non scrisse l’età di Lucia quando concluse il romanzo. Lei potrebbe avere l’età di Lucia quando il romanzo era finito. (Dopo una breve pausa) Lei è vergine o sposata?

LUCIA            (Stupita ed incredula) Ma lei è incredibile! Ma che domande sono! Perché dovrei essere… o vergine o sposata?

MARCO         Mi scusi, è stata una domanda stupida. Stavo ancora pensando a Lucia Mondella che prima di sposarsi era sicuramente vergine… ma dopo il matrimonio nacque la prima figlia e (cita una frase del Manzoni) “…ne vennero poi col tempo non so quant’altri ,  dell’uno e dell’altro sesso; e Agnese, madre di Lucia, affaccendata a portarli in qua e in là l’uno dopo l’altro”.

LUCIA            (Seccata) Lei ha in mente solo «I promessi sposi»

MARCO         E’ un romanzo che adoro. Io sono molto romantico. Poi… vedendo lei ho visto Lucia Mondella (cita un’altra frase del Manzoni) “…Lucia, d’una modesta bellezza, rilevata allora e accresciuta dalle varie affezioni che si dipingevan sul viso: una gioia temperata da un turbamento leggero, quel placido accoramento che si mostra di quand’in quando sul volto delle spose, e, senza scompor la bellezza, le dà un carattere particolare”.

In quel mentre passa un non vedente: GUIDO; con occhiali scuri e col proprio bastone bianco. Tasta la panchina, le persone e, quando ha individuato un angolo vuoto alla destra di Marco, si siede e sta per i fatti suoi. Marco lo guarda incuriosito.

MARCO         (A Guido) Mi scusi; posso sapere come mai non le hanno dato un cane guida?

GUIDO           (Seccato) Cosa gliene frega! Vuol farmelo lei il cane?

MARCO         No. Mi scusi. (Un silenzio quasi imbarazzante per tutti e tre, poi Marco si rivolge a Lucia, notando che era ritornata a leggere il suo quotidiano). Perché legge il quotidiano? Di solito le signore leggono le riviste settimanali.

LUCIA            (Sbuffando) Perché io a volte gioco al Lotto e siccome ieri non ho potuto guardare la televisione, oggi mi sono comprata un quotidiano. Le basta come risposta o vuole anche sapere quanti denti cariati ha l’addetto alla ricevitoria!

MARCO         L’addetto alla ricevitoria ha i denti cariati?

LUCIA            (Parlando a voce alta tra sé e sé) E’ meglio che rimango zitta.

MARCO         No, era solo per sapere. Molte persone non si curano i denti perché hanno paura del dentista. (Lucia alza gli occhi al cielo) Io avrei molte cose da chiedere a un dentista… ma forse non le interessa vero? (Rivolto a Guido) Lei ha anche qualche problema di denti? (Guido non risponde e rimane immobile nella sua posizione. Marco lo guarda. Segue una pausa di silenzio. Marco guarda alternativamente Guido ed il quotidiano di Lucia e poi rivolgendosi sorridente al non vedente). Se le interessa potrei leggerle le ultime notizie. (Rivolto a Lucia) Mi presterebbe cortesemente un attimo il giornale?

GUIDO           (Quasi indignato) Non si disturbi, grazie. A casa ho la televisione.

MARCO         (Esclamando in modo naturale) Pensavo che ascoltasse solo la radio! (Guido ha uno scatto di nervi. Marco si accorge della gaffe e corregge a suo modo il tiro). O mi scusi! Dicevo così perché alla televisione fanno vedere i soliti film, anzi volevo dire: fanno SENTIRE i soliti film.

GUIDO           Lasci perdere per favore. Mi lasci qui tranquillo a SENTIRE i colori dell’Autunno e a SENTIRE il panorama circostante.

MARCO         (Si sente imbarazzato e guarda per terra. Poi guarda Lucia e sorride. Poi si guarda intorno e la tentazione di rivolgere un’ennesima domanda a Guido è più forte di lui). Come fa a sapere che questa era l’unica panchina con un posto vuoto? Le altre sono tutte occupate.

GUIDO           Perché io vengo qua tutti i giorni alla stessa ora e SO che su questa panchina ci sono dei posti liberi. E SENTO che oggi c’è un posto in meno e una persona in più che rompe le scatole.

MARCO         Allora lei viene qua tutti i giorni… senza cane?

GUIDO           Ma se glielo appena finito di dire che vengo qua tutti i giorni… senza cane.

MARCO         E conosce la signora qui presente accanto a me? (Rivolgendosi a LUCIA) Signora o signorina? (Lucia le risponde con un cenno poco educato).

GUIDO           (In modo seccato) Sì, la conosco.

MARCO         (Guardando alternativamente prima Lucia e poi Guido) E vi siete parlati qualche volta?

GUIDO           (Spazientito) Sì, qualche volta ci siamo parlati (a Lucia), vero che qualche volta ci siamo parlati?

LUCIA            (Rivolta a Guido con tono completamente diverso da quello rivolto a Marco) Certo che ci siamo parlati. A volte abbiamo anche affrontato problemi molto delicati.

MARCO         (A Lucia) … come il non affidamento dei cani ai non vedenti?

LUCIA            Le assicuro che questo argomento non l’abbiamo mai toccato. Abbiamo invece affrontato discorsi molto profondi.

MARCO         Di che tipo?

LUCIA            Ma che cosa gliene frega a lei di che tipo! Sono fatti nostri.

MARCO         Scusatemi tutti e due. Io pensavo che in un parco così romantico, su una panchina che invita alle confidenze, magari avete anche parlato d’amore. (Rivolgendosi a Guido) Lei per caso si chiama “Lorenzo o come dicevan tutti Renzo”?

GUIDO           Io non mi chiamo Lorenzo, non mi chiamo Renzo, non possiedo un cane e voglio essere lasciato in pace.

MARCO         Va bene ho fatto un’altra gaffe. (Si accende una sigaretta).

GUIDO           Se non le dispiace mi dà fastidio il fumo.

MARCO         Ma siamo all’aperto. (Poi si volta di scatto verso Guido meravigliato; guarda la sigaretta e guarda gli occhiali scuri di Guido) Ma come fa a sapere che sto fumando?

GUIDO           (Sull’orlo di una crisi) Lo sa che ai poveri ciechi come me sono rimaste le orecchie per sentire il rumore del suo accendino e delle sue profonde aspirate? E lo sa che mi sono rimasti questi due buchi nel naso per l’olfatto e per avvertire il suo puzzolente fumo di sigarette?

MARCO         Riesce anche a indovinare di che marca sono? (Lucia gli dà una gomitata).

GUIDO           Era meglio che rimanevo a casa. Oggi era proprio meglio che rimanevo a casa.

MARCO         Sono terribilmente dispiaciuto. Io riesco sempre a creare situazioni imbarazzanti. Nella mia vita, fin da piccolo, ho solo combinato terribili gaffe.

LUCIA            Fin da piccolo?!

MARCO         Be’… da piccolo chiamavo mamma mio padre e papà mia madre.

LUCIA            E come mai?! Non riusciva a distinguerli?

MARCO         No. La mia mamma era barbuta, soprattutto sul mento. Mentre mio padre non aveva neanche un pelo di barba ed in testa era calvo come un uovo. E così ho preso la barba di mia madre e i capelli di mio padre (fa cenno alla propria calvizie). Da allora con i miei gesti impulsivi e con le mie domande impertinenti ho combinato solo pasticci. (Rivolgendosi a Lucia) Mi scusi se prima l’ho baciata.

GUIDO           (A Lucia) Si è permesso di baciarla?!

LUCIA            Sì e sulla bocca. Io non me l’aspettavo proprio. Non mi ha neanche dato il tempo di respingerlo. E poi… senza neanche sapere se sono sposata o vergine…. Voglio dire… signorina.

GUIDO           (A Marco) Lei è un delinquente, un approfittatore, un maniaco, un animale! Se vedo un vigile, anzi se SENTO un vigile io la denuncio. Deve solo ringraziare che sono in queste condizioni altrimenti le avrei dato IO una lezione.

MARCO         (Rivolto a Guido) Meno male che non ha il cane. (Poi sottovoce) Altrimenti me lo avrebbe aizzato contro. (In quel momento dietro la panchina passa un signore zoppicando vistosamente. Al guinzaglio porta un cane. Marco si volta e lo guarda; poi si rigira e commenta) Poveraccio quel signore zoppo. Non ha neppure un bastone. (Poi guarda il bastone bianco di Guido) Com'è strano il mondo. C’è gente che ha il cane ma non il bastone e gente che ha il bastone ma non il cane.

GUIDO           (Si alza di scatto e con tono minaccioso) Adesso mi ha proprio seccato. E’ da quando sono qui che lei non fa altro che fare domande cretine e disturbare le persone! Adesso se ne vada o me ne vado io! (Rivolto a Lucia) Ma lei come fa a sopportare quest’individuo dopo quello che si è permesso di fare nei suoi confronti. Sa che potrebbe denunciarlo per... per tentata violenza? (Ritorna a sedersi).

LUCIA            (A Guido) Se è riuscito a campare così fino a quest’età, significa che c’è poco da fare. Avrà avuto ed avrà tuttora i suoi problemi come li abbiamo tutti noi. Lo sopporti come faccio io. Quando si sarà stancato se ne andrà per la sua strada.

MARCO         (Rattristato) E per quale strada dovrei andare… sono disoccupato.

LUCIA                        (Stupita a Marco) Da come veste non sembra una persona senza lavoro.

MARCO         Sono stato licenziato questa mattina. Mi hanno buttato letteralmente fuori dalla porta. Nella mia vita ho fatto un sacco di lavori diversi. La mia fortuna è sempre stata di trovarli subito, mentre la mia sfortuna… quella di perderli dopo pochi giorni.

LUCIA            E perché è stato licenziato?

MARCO         Il mio grande problema è fare domande o commenti sbagliati nei momenti sbagliati. In questo ultimo impiego ero dipendente di un’impresa di pompe funebri. Mi piaceva come lavoro. Ero a contatto diretto col pubblico, quello rimasto vivo intendo.

GUIDO           E mi è permesso sapere quali domande o quali commenti sbagliati ha fatto?

MARCO         Il guaio è che io non mi accorgo che sono sbagliati. Se ne accorgono sempre gli altri. Ad esempio cosa c’è di male a dire ai parenti del defunto: “Coraggio, gli prepareremo una confortevole casettina di legno che lo preserverà dalla decomposizione anche nella più fredda ed umida terra”.

GUIDO           (A Marco) Ci vuole proprio un bel coraggio a dire certe cose ai familiari di una persona appena deceduta. Ecco perché i becchini mi sono sempre stati antipatici!

MARCO         Questa mattina invece mi sono capitati dei parenti che continuavano a mormorare: “Aveva novant’anni ed era la faccia della salute. Sembrava più giovane di noi tutti. Era dinamico, atletico, brillante, entusiasta della vita. Era ricchissimo, aveva un sacco di soldi… Ed è andato a morire in un incidente stradale”. E a quel punto ho domandato spontaneamente: “Chi di voi lo ha tirato sotto? Magari… anche involontariamente”.

LUCIA                        Ed è per questo che è stato licenziato?

MARCO         Sì, è intervenuto il mio principale per calmare le acque ma ormai i parenti del defunto erano andati tutti via. E allora mi ha detto: “Vattene via anche te”.

LUCIA            Sembra incredibile che lei sia così ingenuo e che dica delle cose così inopportune.

MARCO         E’ ancora in collera con me per il bacio di prima?

LUCIA            Lasci perdere.

MARCO         Non scherzavo mica quando le dicevo che mi ricordava Lucia Modella. Per me ci sono due libri al mondo che adoro. Il primo naturalmente è il Vangelo ed il secondo “I promessi sposi”.

LUCIA            Allora è anche una persona religiosa.

MARCO         Ohh…sì.  Ci sono poi dei brani del Vangelo al quale sono particolarmente affezionato. Per esempio c’è un passo del Vangelo secondo Matteo che dice: “L’occhio è la lucerna del corpo. Se dunque l’occhio tuo è sano, tutto il tuo corpo sarà illuminato. Ma se l’occhio tuo è guasto, tutta la tua persona sarà nelle tenebre”.

GUIDO           Ecco… io dico… ma con tutti i brani del Vangelo che ci sono, perché proprio questo doveva tirare fuori.

MARCO         Mi creda non l’ho fatto con alcuna intenzione nei suoi confronti… se vuole… le recito un altro brano.

GUIDO           Sì, magari proprio l’altro pezzo di S. Matteo che dice: “… ma se un cieco guida un altro cieco, tutt’e due vanno a finire in una fossa” !!!

LUCIA            (Titubante ed anche per ammorbidire la tensione che si era creata, rivolgendosi a Marco) Ma lei è sicuro di essere anche un cattolico praticante?

MARCO         Certo! Vado spesso a Messa. Anzi, suonavo l’organo in Chiesa durante le funzioni religiose ma sono stato esonerato dall’incarico.

GUIDO           (Si volta di scatto verso Marco) Anche da quello. E perché?

MARCO         La Domenica suonavo a tutte le Messe e dopo la terza funzione religiosa del giorno, ero un po’ stanco di sentire le stesse parole e la mia attenzione andava verso il confessionale che era proprio lì vicino.

 

LUCIA            Non mi dica che andava ad origliare i peccati che i cristiani andavano a confessare?!

MARCO         No no. Non mi permetterei mai di fare una cosa simile. Non m’interessano i peccati degli altri. La mia curiosità era un’altra…

GUIDO           E quale?

MARCO         Dopo che le persone si erano confessate e avevano recitato la loro penitenza, io le raggiungevo e chiedevo semplicemente: “E’ sicuro di aver detto proprio tutti i suoi peccati?”. Penso che sia umano dimenticarsene qualcuno.

LUCIA            E loro come reagivano?

MARCO         Qualcuno ritornava a confessarsi dopo avermi detto qualche parolaccia ed avermi trattato male. Ed è per questo che il prete lo ha saputo e mi ha esonerato.

GUIDO           (A Marco) Ma l’ha esonerato o scomunicato?

MARCO         No no. Solo esonerato. Purtroppo l’organo era molto pesante e non potevano spostarlo lontano dal confessionale ed allora hanno preferito spostare me.

LUCIA            Ma se facessero a lei le domande che rivolgeva a quelle persone come avrebbe reagito?

MARCO         Io non ho bisogno di confessare per intero i miei peccati. Un giorno il prete mi ha parlato a lungo e mi ha detto: “Marco, i tuoi unici peccati sono quelli di fare domande e commenti sbagliati, per cui è inutile che mi continui a chiedere in che ordine cronologico devi dirmeli, quale penitenza vale quello e quale penitenza vale quell’altro. Mi fai perdere un sacco di tempo”.

GUIDO           E allora?

MARCO         Allora siamo rimasti d’accordo che durante la confessione lui mi dice: “Dimmi il numero dei tuoi commenti e delle tue domande impertinenti”. Io dico il numero e lui mi dà la soluzione. Una volta però ho sbagliato il numero e gli ho detto “Cinquantasei” anziché di “Cinquantasette”. Quando sono ritornato per dirglielo mi ha cacciato via e mi ha risposto che invece gli avevo riferito correttamente “Cinquantasette”. Io sono sicuro di no, ma… non bisogna parlare male dei preti.

LUCIA            Probabilmente parlando sottovoce non vi siete capiti bene. A volte succede…

GUIDO           (A Lucia) Succede che anche i preti perdono la pazienza!

LUCIA            (A Marco) Forse incomincio a comprendere la sua leggerezza e la sua ingenuità. Tutto sommato abbiamo capito quale è il suo problema.

GUIDO           E come se lo abbiamo capito!

LUCIA            (A Marco) Senta, sono disposto a perdonarla per quello che ha fatto prima.

MARCO         Davvero? “Dio perdona tante cose, per un’opera di misericordia”. Questo diceva Lucia Mondella all’Innominato quando era prigioniera. Lei le assomiglia proprio.

GUIDO           Dio ha fatto anche crepare di peste Don Rodrigo perché rompeva le scatole al prossimo!

LUCIA            (A Guido con dolcezza) Lasci perdere Guido; non se la prenda.

MARCO         (Stupito a Guido) Guido?!!! Lei si chiama… Guido!!

GUIDO           Sì perché? Cosa c’è di strano a chiamarsi Guido?

MARCO         Cosa c’è di strano?!! Mio Dio non riesco a trattenermi… Ma come fa a chiamarsi GUIDO un non vedente! Ma con tutti i nomi che ci sono al mondo…GUIDO!

GUIDO           (Si alza e rivolto a Marco) Lei non ha rispetto per nessuno! Basta me ne vado. Non ne posso più. Non mi faccio offendere dal primo cretino che incontro per la strada (incomincia ad incamminarsi).

MARCO         (A Guido) La prego non se ne vada. E’ per la storia del cane che si è offeso?

LUCIA            (A Marco) Lo lasci andare. Questa volta l’ha detta troppo grossa. Ha ragione di sentirsi offeso.

MARCO         (A Guido) Vuole che l’accompagni?

GUIDO           (Si gira indignato) Non vorrei che mi accompagnasse neanche se camminasse in ginocchio con una museruola e con la croce rossa attorno alla vita come il cane guida che non ho!! (Se ne va).

MARCO         Per me ha sofferto molto per il fatto che non gli hanno dato un cane.

LUCIA            (Ridacchiando) Penso che individui come lei ce ne siano pochi al mondo.

MARCO         Sì, ma con oggi mi sa che ho già superato di molto… la quota “Cinquantasette” e devo già ritornare a confessarmi.

LUCIA            (Ancora ridendo) Guido è già permaloso e oggi lei è riuscito veramente a fargli perdere la pazienza.

MARCO         Sa che quando ride è ancora più bella?

LUCIA            Grazie.

MARCO         Perché non mi parla un po’ di lei?

LUCIA            Se promette di non fare troppe domande.

MARCO         Prometto.

LUCIA            Cosa vuole che le dica. Io sono la prima di cinque figli. Mia madre è morta giovane e così ho dovuto dedicare tutta la mia vita a mio padre e ai miei fratelli. Non ho mai avuto tempo da dedicare a me stessa. Per cui, rispondendo alla sua domanda di prima, non sono sposata.

MARCO         Sembra impossibile che nessuno l’abbia cercata fino ad oggi. Come hanno fatto gli uomini a non notarla?

LUCIA            Forse qualcuno ci ha provato, ma quando sapevano che accettando me dovevano accettare anche mio padre ed i miei quattro fratelli… lasciavano perdere.

MARCO         Ma adesso non sono cresciuti i suoi fratelli?

LUCIA            Mio padre è morto qualche anno fa ed i miei fratelli sono tutti sposati. Ma non mi dica che ho ancora l’età per iniziare una nuova vita.

MARCO         Dipende da come una persona voglia affrontare la vita. Io non sono d’accordo col fatto che lei abbia rinunciato a tutta la sua esistenza e che continui a farlo.

LUCIA            Sa che sembra quasi una persona normale in questo momento?

MARCO         Non è vero. Io continuo a venir preso dall’impulso di baciarla un’altra volta.

LUCIA            Mi raccomando, faccia il bravo e si comporti da gentiluomo.

MARCO         Secondo lei assomiglio alla descrizione di Renzo Tramaglino fatta ne’ “I promessi sposi”.

LUCIA            Devo essere sincera?

MARCO         La prego.

LUCIA            Neanche un po’.

MARCO         La ringrazio per la franchezza. Eppure ho anch’io le dita affusolate come lui. Renzo faceva il filatore di seta.

LUCIA            Non è per le dita affusolate…

MARCO         (Dopo una breve pausa tastandosi il naso) … allora è per via del naso! Il mio naso è un po’ più grosso di quello di Renzo.

LUCIA            (Guardandolo sorridendo) E va bene, è solo ed esclusivamente per via del suo naso.

MARCO         Lo ha detto con troppo sarcasmo. Mi dica la verità. Pensando ai “Promessi sposi” quale personaggio potrei essere? (Lucia lo guarda per qualche secondo e poi scoppia in una fragorosa risata).

MARCO         Io già sono curioso per le cose futili, figuriamoci adesso!

LUCIA            (Continuando a ridere) Si ricorda quando Renzo portava i tre capponi al Dottor Azzeccagarbugli?

MARCO         Vuol dire che assomiglio al Dottor Azzeccagarbugli?

LUCIA            No, voglio dire che assomiglia ad uno… dei tre capponi (continua a ridere).

MARCO         Sembra che lo spirito non manchi neanche a lei.

LUCIA            Sto scherzando, però se le fa piacere, anch’io adoro i “Promessi sposi”.

MARCO         Be’, abbiamo trovato un punto in comune. (Dopo una pausa) Abita lontano da qua?

LUCIA            No, sono a quattro passi da casa. Mi piace venire tutti i giorni su questa panchina. Questo parco mi dà un senso di libertà. Vedo la gente che passa, ritrovo me stessa, scambio qualche parola con Guido.

MARCO         Chissà perché non gli hanno dato il cane.

LUCIA            La prego, non ricominci da capo. Perché non prova a trattenersi dai commenti e dalle domande.

MARCO         (Rattristato) E’ più forte di me. Non riesco. Dovrei pensare a qualcos’altro…

LUCIA                        Perché non facciamo una prova?

MARCO         Di che tipo?

LUCIA            Io le dico delle situazioni e lei mi dice che domanda o che commento farebbe. Poi invece le spiego ciò che sarebbe opportuno dire e opportuno non dire.

MARCO         Mi piace questa proposta.

LUCIA            Vediamo un po’… cosa avrebbe detto a quel signore zoppo che ha visto passare prima?

MARCO         Gli avrei chiesto semplicemente: “Come mai ha i soldi per comprarsi un cane e non li ha per comprarsi un bastone?!”

LUCIA            Magari il cane glielo hanno regalato.

MARCO         Ammettiamolo pure, ma quanto costa a mantenerlo? Tra mangiare ed assicurazione, poi il veterinario, i vaccini, il secchiello, la paletta… E non poteva comprarsi un bastone visto che zoppica così tanto?

LUCIA            Forse è meglio prendere un altro esempio… dunque… cosa direbbe a un uomo balbuziente?

MARCO         Dipende da quello che mi direbbe lui.

LUCIA            Facciamo finta che viene qui un signore che tartaglia e le chiede: “Posso sedermi su questa panchina?”. Lei cosa risponderebbe.

MARCO         Risponderei semplicemente: “Se me lo chiede cantando tartaglia lo stesso?”.

LUCIA            Non è la risposta corretta.

MARCO         Allora potrei dirgli: “Ma con tutte le nuove cure che ci sono non è ancora riuscito a guarire?”.

LUCIA            Neanche questa è la risposta corretta.

MARCO         Mi faccia pensare… ho trovato: “Lei è balbuziente dalla nascita o lo è diventato dopo uno spavento?”.

LUCIA            No, no, no. Prima di tutto non bisogna rispondere a una domanda con un’altra domanda. Seconda cosa non bisogna infierire sui difetti degli altri. Io risponderei semplicemente: “Prego si accomodi”.

MARCO         Tutto qui? E non le verrebbe la tentazione di verificare se è vero che quando i balbuzienti cantano non tartagliano?

LUCIA            No.

MARCO         Come è possibile! (Si alza e si guarda in giro) Io adesso solo simulando questa situazione andrei a cercare disperatamente un balbuziente per sapere se è vero che quando canta non tartaglia. Lei conosce qualcuno che tartaglia?

LUCIA            Si sieda e stia buono. (Marco si siede) Ora, visto che la cosa non sembra funzionare mi parli un po’ della sua vita, visto che prima le ho parlato della mia.

MARCO         Da che parte vuole che cominci?

LUCIA            E’ una storia molto lunga? Anche perché fra un quarto d’ora vorrei tornare a casa.

MARCO         A parte i miei sbagli da quando sono nato, potrei parlarle dell’unico lavoro che sono riuscito a restare per ben sei mesi.

LUCIA            (Con sarcasmo) Addirittura?! Come mai!

MARCO         Era una grossa fabbrica di giocattoli e a me i giocattoli, a parte le pistole, piacciono. La fabbrica era così grossa che per farmi fare il giro di tutti i reparti produttivi, hanno impiegato sei mesi.

LUCIA            E perché le hanno fatto girare tutti i reparti produttivi?

MARCO         Me lo sto chiedendo ancora adesso. Succedeva che dopo una settimana mi cambiavano di posto. Eppure ero sempre puntuale e non ho mai fatto un giorno di malattia. Anzi, ogni capo reparto dopo qualche giorno mi diceva: “Ma tu non ti ammali mai, non hai qualche permesso da prendere, qualche impegno per cui ti devi assentare?”. “No” rispondevo io; e dopo venivo spostato. Alla fine mi hanno costretto ad andarmene.

LUCIA            Come hanno fatto?

MARCO         Mi hanno sistemato in una stanza isolata e insonorizzata a collaudare proprio le pistole giocattolo. Se lo immagina? Tutto il giorno a sparare: PIM, PUM, PAM. Proprio a me che non piacciono le armi!

LUCIA            (Ancora un po’ sarcastica) Che coraggio.

MARCO         In compenso mi sono fatto una cultura di pistole. Be’, sono durato solo un altro mese e poi ho dato le dimissioni.

LUCIA            Ma come mai non le piacciono le armi; le è successo qualcosa durante il periodo di leva?

MARCO         Io non ho fatto il militare; mi hanno riformato subito dopo la prima visita.

LUCIA            Aveva qualche difetto fisico?

MARCO         No no, anzi, a quell’età ero più sano di un pesce. La visita, infatti, è andata benissimo. E’ solo il colloquio finale che è andato male.

LUCIA            Cosa è successo?!

MARCO         C’era il tale del colloquio, non so se era un maresciallo o una capitano, che aveva sulla fronte una grossa cicatrice a forma di triangolo. Io semplicemente gli ho chiesto se gli era caduto un ferro da stiro sulla testa. Lui si è molto arrabbiato e mi ha risposto che era stata una granata di non so quale guerra ed era stato colpito. Per le sue capacità militari era stato anche decorato con una medaglia a valor militare. Io ho ribadito che per me era un ferro da stiro. Mia madre ne aveva uno uguale alla cicatrice della sua fronte che se l’avessi sovrapposto avrebbe coinciso perfettamente.

LUCIA            Le ha detto anche questo? (Lucia chiude il giornale e lo ripiega).

MARCO         Purtroppo sì, dico purtroppo perché dopo mi ha insultato. Tra le tante cose mi ha detto anche che persone come me avrebbero degradato la patria e la bandiera. (Notando il gesto di Lucia) E’ riuscita a fare qualche terno al lotto?

LUCIA            No, sono la stessa poveretta di prima. Senta, ma perché non riesce ad accettare la situazione degli altri. Se lo guardassero in testa e le dicessero come mai non ha fatto un trapianto o perché non mette il parrucchino, lei cosa risponderebbe?

MARCO         Io non ne ho bisogno… mi accetto così.

LUCIA            E non pensa che anche un balbuziente o uno zoppo si accettino come si accetta lei senza capelli?           

MARCO         Può essere, però se un balbuziente cantasse senza tartagliare, si accetterebbe di più.

LUCIA            Provi a vedere le cose nel suo giusto verso.

MARCO         Ha ragione, devo solo riuscire a farlo. Mi parli ancora di lei.

LUCIA            Penso di aver detto tutto. Senta, ma lei invece non ha mai trovato la sua compagna ideale? La sua… Lucia Mondella?

MARCO         Non sono sposato. Però non me la sento di parlarle delle mie avventure amorose. Sono così tante le delusioni che ho preso che diventerei tristissimo anche solo a ricordarne una.

LUCIA            Mi ascolti. Da quello che ho potuto capire, lei non lo fa apposta a fare le sue domande ed i suoi commenti sbagliati. Provi un attimo a concentrarsi e ad immedesimarsi in qualche persona alle quali ha fatto le sue domande inopportune.

MARCO         (Marco chiude gli occhi e si copre il viso con le mani nel tentativo di concentrarsi) … non riesco ad immedesimarmi nelle altre persone.

LUCIA            E’ questo il suo principale difetto! Non riesce a vedere il punto di vista degli altri.

MARCO         E’ grave?

LUCIA            Secondo lei?

MARCO         Sì, è gravissimo!

LUCIA            E secondo me?

MARCO         Penso che anche per lei sia grave.

LUCIA            Bravo! Ha visto che è riuscito a mettersi nei miei panni.

MARCO         E’ vero! Ci sono riuscito.

LUCIA            Provi a mettersi nei panni di Guido. Come pensa che la giudichi?

MARCO         Come un rompiscatole che non si fa i cavoli propri.

LUCIA            Bravo. E’ riuscito anche a mettersi nei panni di Guido.

MARCO         (Meravigliato) E’ vero. Ce l’ho fatta. Devo solo esercitarmi… un bel po’. Anzi a casa incomincio ad allenarmi con questo criterio. Lei è fantastica. Grazie. Senta, potrei avere ancora il piacere di vederla?

LUCIA            Be’, io tutti i pomeriggi sono qua.

MARCO         Allora va bene la settimana prossima?

LUCIA            Ma non deve cercarsi un altro lavoro?

MARCO         Per la settimana prossima dovrei essere già stato licenziato e potrò esserci.

LUCIA            (Un po’ stupita) … come vuole lei.

MARCO         Ma a lei fa piacere rivedermi?

LUCIA            Diciamo di sì, anche perché sarei curiosa di vedere i suoi miglioramenti.

MARCO         Allora facciamo la settimana prossima di questo giorno e… posso illudermi che mi penserà un pochino?

LUCIA            Farò di più. Le accenderò un cero in Chiesa affinché non sia licenziato.

MARCO         Ma se non verrò licenziato quand’è che potrò vederla?

LUCIA            Io sono qui anche al sabato e alla domenica.

MARCO         A questo punto possiamo darci anche del “TU”?

LUCIA            … diamoci del “TU”…

In quel momento si vede passare lo zoppo di prima che torna indietro sempre dietro la panchina. Non ha più il cane e porta un bastone per appoggiarsi. Marco se ne accorge e guarda incredulo Lucia.

MARCO         Incredibile! Da quando ho cominciato a mettermi nei panni degli altri vedo le cose per il verso giusto! (Sottovoce) … Lo zoppo di prima ha il bastone e non ha più il cane!

LUCIA                        (Sottovoce) L’ho notato anch’io.

Il quel momento lo zoppo si accorge che ci sono dei posti vuoti sulla panchina. Torna sui suoi passi e chiede gentilmente tartagliando:

ZOPPO          Scu-scusate, po-posso se-se-sedermi su-su qu-questa pa-panchina?

                       

A Marco incominciano a brillare gli occhi di morbosa curiosità. Lucia si alza di scatto e lo prende per un braccio con forza.

LUCIA                        Marco andiamo!

MARCO         Perché! Lasciami qui un momento… dovrei fare semplicemente un paio di domande

LUCIA                        Marco andiamo!! (Lo trascina con forza sulla sua sinistra).

Buio, musica.

Fine scena prima

Scena seconda

La scena è la medesima. Poiché l’autunno è inoltrato e fa freddo, vediamo i nostri personaggi più coperti rispetto a prima. Marco ha un giaccone sopra il vestito ed è accanto a Lucia. Lui le sta leggendo un passo de’ “I promessi sposi”. Lucia ascolta la lettura del libro mentre Guido è in un angolo opposto della panchina quasi per non voler sentirsi parte della comitiva.

MARCO         (Leggendo il libro de’ “I promessi sposi”)“…Diede un’occhiata, al di sopra del muricciolo, ne’ campi: nessuno; un’altra più modesta sulla strada dinnanzi; nessuno, fuorché i bravi. Che fare? Tornare indietro, non era a tempo: darla a gambe, era lo stesso che dire, inseguitemi, o peggio.

Durante la lettura ogni tanto Guido sbuffa e ostenta gesti di seccatura

MARCO         … Non potendo schivare il pericolo, vi corse incontro. Affrettò il passo, recitò un versetto a voce alta, fece ogni sforzo per preparare un sorriso; quando si trovò a fronte dei due galantuomini, disse mentalmente: ci siamo; e si fermò su due piedi.”

GUIDO           (Interrompendolo) Ma a che capitolo siamo?!

MARCO         Come a che capitolo siamo? Abbiamo appena iniziato ed è la terza volta che me lo chiede. Comunque siamo ancora al primo capitolo. Poi adesso viene il più bello. Dunque… (Continua a leggere dal punto interrotto) “…Signor curato,” disse un di que’ due, piantandogli gli occhi in faccia. “Cosa comanda?” – rispose subito don Abbondio, alzando i suoi dal libro. “Lei ha intenzione.” Proseguì l’altro “di maritar domani Renzo Tramaglino e Lucia Mondella!”

GUIDO           (Ad alta voce ed interrompendo Marco) …E il bravo disse: “Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai”

Marco lo guarda stupito.

GUIDO           Sa cosa le dico Signor Marco? Speravo tanto che non la licenziassero.

LUCIA            (Parlando a voce alta tra sé e sé) Eppure il cero che ho acceso in Chiesa  era bello grosso.

Nel frattempo compare un barbone sullo sfondo. E’ molto ricurvo, malvestito e cammina molto piano e a stento. Ha con se delle buste di nylon semivuote che tiene con le mani tremanti. Ogni tanto si china per terra a guardare tra le foglie per cercare qualcosa che potrebbe servirgli. Il suo sguardo è fisso per terra e lentamente si dirige verso il bidone della spazzatura. Marco si volta e lo guarda, poi guarda Lucia e si volta di nuovo a guardare il barbone; e così alternativamente per alcune volte.

LUCIA            (Con voce metodica a Marco) Scommetto che muori dalla voglia di sapere sotto quale ponte dorme o in quale panchina della stazione trascorre la notte.

MARCO         (Entusiasta) E’ vero! Stavo giusto alzandomi per chiederglielo. Perché? Che male faccio a fargli queste domande?

GUIDO           (Rivolto a Marco) Nessuno! Le sue domande sono il simbolo della sapienza e della conoscenza. La sua intelligenza nel porre domande appropriate, nei posti appropriati, alle persone appropriate, per cose appropriate… non ha limiti!

Proprio in quel momento, il barbone fruga nel bidone della spazzatura e tira fuori un tozzo di pane secco mezzo morsicato. Guarda il pane soddisfatto e lo porta alla bocca addentandolo. Marco si alza di scatto.

MARCO         … e no questo è troppo; io devo intervenire. (Lucia tenta di fermare Marco ma lui ha già raggiunto il barbone) Ma cosa stai facendo!? Non vedi che quel pane è tutto morsicato? Magari lo ha addentato uno più conciato di te! (Gli strappa via il pane e lo butta nel bidone.)

 Il barbone guarda Marco con due occhi spalancati senza alcuna reazione. Marco affonda una mano nel bidone frugando tra le immondizie alla ricerca di qualcosa; trova una pagnotta intera, se la strofina sul giaccone e la porge al barbone.

MARCO         Tieni, mangia questo panino che almeno è più pulito e non lo ha addentato nessuno.

Il barbone lo guarda ancora con gli occhi spalancati; accetta il pane e lo porta alla bocca. Mentre sta mangiando, Marco gli curiosa dentro le buste di nylon.

MARCO         Fammi vedere che cosa porti dentro quelle buste. (Frugando nella prima, tira fuori dei pezzettini di pane e delle posate in plastica e in metallo) Guarda qui come sei conciato! Tu lo sai chi ci ha mangiato con queste posate eh?! Lo sai? (Il barbone solleva ancora lo sguardo mentre continua a mangiare il panino) Vedi? Non lo sai. (Butta le posate nel bidone e poi, mostrandogli i pezzettini di pane) E questi avanzi di chi erano eh?! Lo sai di chi erano?! (Il barbone alza ancora lo sguardo e non risponde) Lo sai che queste cose le fanno solo i barboni eh!? Lo sai? Fammi vedere che cosa hai nell’altra busta.

Marco gli prende l’altra borsa e fruga dentro; il barbone continua a mangiare senza alcuna reazione. Marco tira fuori mezzo rotolo di carta igienica, la guarda indignato e gliela mostra.

MARCO         E che cosa ci fai con questo mezzo rotolo di carta igienica? (Il barbone alza ancora lo sguardo in silenzio) Ma tu lo sai chi si è pulito prima di te con questa carta igienica? Non lo sai vero? Ora questa carta non è più igienica! (La prende e la butta nel bidone) Guarda come ti sei ridotto. Ma da quanto tempo è che non ti guardi più allo specchio eh? Cosa hai fatto nella vita per ridurti così!

Marco fruga ancora nel bidone e trova mezzo sacchetto di pasta nella confezione originale trasparente e la mostra al barbone.

MARCO         Guarda qui cosa ho trovato. Questa pasta anche se è scaduta almeno è ancora nel sacchetto. Tieni! (Gliela mette in una delle due buste) Questa roba almeno te la puoi cucinare, o sotto un ponte o presso una panchina della stazione. E guarda bene che non ti sto chiedendo presso QUALE ponte o presso QUALE panchina vai a trascorrere le tue nottate (mentre pronuncia queste parole, guarda se Lucia lo sta guardando). Non voglio sapere niente di te, della tua vita, del tuo passato, del tuo futuro. Non voglio sapere neanche perché ti sei ridotto così… se è perché sei stato lasciato da una donna o perché sei stato licenziato. Io sarò stato piantato almeno cento volte; le donne mi evitavano per il mio carattere… per non parlare poi delle mie occupazioni! Mi avranno licenziato almeno mille volte… eppure? Eppure non mi sono conciato come te.

Poi lo guarda e riflette. Si sfila il giaccone e lo indossa al barbone senza che questi faccia la minima delle reazioni. Tira fuori dal portamonete delle banconote e gliele mette in mano.

MARCO         Tieni; vai a mangiare un pasto decente. (Gli sfila il panino che stava mangiando e glielo butta nel bidone. Guarda le due buste in nylon, gliele strappa di dosso e butta anch’esse nel bidone). Vai ora… e non dire a nessuno in quale ponte o in quale panchina della stazione vai a dormire.

Il barbone lo guarda per l’ennesima volta meravigliato. Si rimira il giaccone che ha indosso; volge lo sguardo al danaro che si ritrova in mano. Guarda per l’ultima volta Marco e poi, piano piano, riprende il suo lento cammino. Marco ritorna soddisfatto sul suo posto in panchina accanto a Lucia.

MARCO         Poveraccio quel tale. Mi ha fatto quasi compassione. Per un momento mi sono immedesimato in lui.

LUCIA            (Rivolta compiaciuta a Marco) Sai che ti sei comportato veramente da gentiluomo verso quella persona? Sei generoso. Gli hai lasciato dei soldi, il tuo giaccone… ma ora non hai freddo?

MARCO         No. Poi ho sotto la canottiera di lana, mentre quel poveraccio era in maniche di camicia…

GUIDO           Io avrei preferito rimanere in maniche di camicia fino alla morte… piuttosto che incontrare certe persone.

MARCO         (Facendo finta di non sentire e riprendendo in mano il libro de’ “I Promessi sposi” e sfogliandolo) Ora continuiamo la nostra lettura. Dunque… dove eravamo arrivati?      

Improvvisamente si sente una sirena della polizia fermarsi proprio davanti al parco. Si può nitidamente vedere sul fondo il riflesso abbagliante del fanale blu intermittente della volante. La sirena cessa il suo ululato e quasi subito vediamo entrare in scena un poliziotto che guardandosi in giro si rivolge ai presenti…

POLIZIOTTO Avete visto qualcuno che correva con indosso un passamontagna e con in mano un borsone nero?

MARCO         Io no… e tu Lucia?

LUCIA            Non mi sembra, mi pareva tutto tranquillo.

MARCO         Non abbiamo visto nessuno… a parte un povero barbone che non mi ha neanche detto dove andava a dormire questa notte. (Poi con voce triste indicando Guido) E neanche lui può averlo visto poverino (Guido sbuffa). Senta e di che colore ce l’aveva il passamontagna?

POLIZIOTTO Non lo so perché?

MARCO         Niente, era per sapere semplicemente qualche notizia in più.Se lo aveva di colore giallo o marrone poteva mimetizzarsi tra le foglie secche del parco.

POLIZIOTTO Ascoltatemi, può essere pericoloso rimanere qui perché c’è appena stata una rapina alla gioielleria qui vicino. Il ladro che stiamo cercando è fuggito in questa direzione ed è armato. State attenti mi raccomando.

LUCIA            (Spaventata) Oh mio Dio!

MARCO         (Al poliziotto) Lei ha indosso il giubbotto antiproiettile?

POLIZIOTTO Sì, perché?

MARCO         E la ripara bene dalle pallottole?

POLIZIOTTO Spero di sì e mi auguro di non doverlo mai sperimentare!

MARCO         E se le sparano alla testa?

POLIZIOTTO (Seccato) Arrivederci, vado che ho fretta. (Sta per avviarsi).

MARCO         (Quasi gridando) Signor poliziotto!

POLIZIOTTO (Ancora più seccato) Mi dica...

MARCO         Non sa per caso a chi bisogna rivolgersi per fare domanda di affidamento di cani guida per i non vedenti? (Guido trasale mentre il poliziotto fa un gesto con le mani come se ne avesse le tasche piene).

LUCIA            (A Marco) Cosa facciamo?

MARCO         Niente, rimaniamo qua. Chissà ora dove sarà finito il rapinatore. Tranquillizzati Lucia (Rivolto a Guido) e anche lei Signor Guido.

GUIDO           (Irritato) Ma chi le ha detto che sono agitato!

 Avvertiamo la sirena della polizia che si allontana. Marco ritrova la pagina del capitolo de’ “I promessi sposi” e continua dal punto che aveva interrotto.

 MARCO        “Ma, signori miei,” replicò don Abbondio, con voce mansueta e gentile, “ma, signori miei, si degnino di mettersi ne’ miei panni. Se la cosa dipendesse da me… vedon bene che a me non ne vien nulla in tasca…”. “Orsù” interruppe il bravo, “se la cosa avesse a decidersi a ciarle, lei ci metterebbe in sacco. Uomo avvertito…. Lei c’intende.”. “Ma lor signori son troppo giusti, troppo ragionevoli….”

Mentre Marco continua a leggere il contesto di cui sopra, si vede arrivare dietro la panchina un losco individuo con un passamontagna e con un grosso borsone nero. Cammina guardingo con passo felpato. Con scatto felino salta e va a nascondersi dietro la panchina. Guido percepisce il rumore e tasta più volte la gamba di Marco per avvisarlo di quella presenza…

MARCO         (Irritato a Guido) Per cortesia, stia fermo…Siamo ancora al primo capitolo (continua a leggere) “Ma”, interruppe questa volta l’altro compagnone, che non aveva parlato fino fin allora, “ma il matrimonio non si farà, o…. chi lo farà non se ne pentirà, perché non ne avrà tempo, e…. (Guido gli tasta ancora la gamba con più forza). Senta, se non la smette le leggo tutto il pezzo della Monaca di Monza, sono quaranta pagine!

In quel preciso istante il ladro emerge da dietro la panchina e mettendo un braccio intorno al collo di Lucia le punta la pistola alla tempia. Lucia è terrorizzata.

LADRO          Solo un non vedente poteva accorgersi della mia presenza. Ho il passo felpato come quello di un ghepardo.

MARCO         (Notando la presenza del rapinatore, prontamente risponde) … Allora signor Ghepardo perché non torna nella Jungla tra i suoi simili? Oppure c’è uno zoo qui vicino; se la può interessare…

LADRO          Silenzio. Fate assoluto silenzio! Se fate anche un solo gesto falso ammazzo la signora qui presente. Ora io mi abbasso dietro la panchina e attenti che ho la pistola puntata contro di voi. (Rivolgendosi a Marco) … e tu testa pelata continua a leggere quel libro fino a quando la polizia non si è allontanata definitivamente.

MARCO         (Marco sfoglia il libro cercando un brano più appropriato all’occasione e trovatone uno adatto lo legge enfatizzando ed aggiungendo alcune parole) “Lucia era aspettata dall’innominato, con un’inquietudine, con una sospension d’animo insolita. Cosa strana! Quell’uomo,QUEL FARABUTTO, QUEL LADRO DI GIOIELLI DA STRAPAZZO, che aveva disposto A SANGUE FREDDO DI TANTE VITE, che in tanti SUOI FATTI non aveva contato per NULLA i dolori DA LUI CAGIONATI, se non qual per ASSAPORARE in essi una SELVAGGIA VOLUTTA’ di VENDETTA, ora, nel metter la mani addosso a questa SCONOSCIUTA,(indicando Lucia) a QUESTA POVERA CONTADINA(Lucia guarda Marco con dissenso) sentiva come un RIBREZZO, direi quasi un TERRORE…UNO SCHIFO RIPUGNANTE E DISGUSTOSO DI SE’ STESSO E DI QUELLO CHE AVEVA APPENAFATTO.” (Dopo una pausa, mutando completamente il tono della voce e sussurrando rivolgendosi al ladro) Quanto le ha fruttato la rapina? (Lucia gli dà una gomitata).

LADRO          Se non stai zitto palla da biliardo, ti spedisco all’altro mondo! Continua a leggere quel maledetto libro o incomincia a recitare le tue preghiere per dare l’addio alla vita!

Marco fa la faccia di uno che sta per fare l’ultimo saluto poi sfoglia il libro fino a quando non trova un contesto inerente alla situazione.

MARCO         “ADDIO, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendio, come branchi di pecore pascenti; ADDIO!” (Rivolgendosi di nuovo al ladro) Senta, non possiamo lasciare andar via questo poveraccio? (indicando Guido) … che oltre ad essere cieco non ha neppure un cane. Forse ha anche problemi di denti.

LADRO          Bravo! Così va dalla polizia a raccontare tutto ciò che ha visto!

MARCO         Come può raccontare ciò che ha visto se non ci vede!

LADRO          Senti brutta testa di cocomero, se non la smetti ti faccio saltare le cervella! (A questo punto, preso dalla rabbia, il ladro prende Marco per il collo e gli punta la pistola alla tempia. Marco nota qualcosa e parla al rapinatore con voce decisa).

MARCO         Senta signor ladro. La prima cosa che ora deve fare è arrendersi. La seconda è restituire il mal tolto alla gioielleria. La terza è andarsi a confessare nella Cappella della prigione ricordandosi di dire proprio tutti i suoi peccatacci! (Lucia e Guido rimangono ammutoliti e spaventati).

LADRO          E perché dovrei farlo razza di idiota?! Comincia a recitare le preghiere che ti ricordi perché ora ti ammazzo.

MARCO         E’ più facile che ammazzino lei. L’unica consolazione che dopo le rimarrà e di finire in una casettina di legno, magari confortevole e che la preservi dalla decomposizione anche nella terra più umida e fredda.

LADRO          (Esce allo scoperto e gli punta la pistola al cuore) Ora premo il grilletto e ti uccido.

MARCO         Forza, avanti, prema il grilletto. Quella è una pistola giocattolo. Se ci sono cose che conosco bene sono proprio le pistole giocattolo. MI faccia PIM, PUM, PAM al cuore e dopo qualcun altro farà PIM, PUM, PAM al lei, magari colpendola agli occhi. Oh, a proposito, se diventerà cieco non le daranno neanche una cane guida. Non lo hanno dato a lui, figuriamoci a lei.

Il ladro, preso dalla rabbia preme il grilletto e la pistola spara. Guido sussulta mentre Lucia caccia un urlo. Marco si riversa immobile sulla panchina come morto lasciando cadere il libro.

LUCIA            Lo ha ucciso! Mio Dio lo ha ucciso! (Rivolto a Marco) Marco! Marco!

GUIDO           Era un rompiscatole ma non meritava di fare una fine così. Ha fatto una fine peggiore di quella di Don Rodrigo.

LADRO          Ei, non facciamo scherzi! Questa pistola me l’avevano data veramente come giocattolo! Ei signor pelato, non fare finta di essere morto. (Marco rimane sempre immobile. Il ladro lo scuote mentre Lucia gli accarezza la testa). Signor pelato, mi risponda! Io non sono un assassino.

LUCIA            Adesso che incominciavo a sperare di aver trovato il mio Renzo Tramaglino. (Rivolta supplichevole a Marco) Marco ti prego rispondi. (Rivolto al ladro) Ma perché lo ha ammazzato! Era un po’ originale come persona ma non meritava di morire.

Avvertiamo di nuovo la sirena della polizia coi riflessi blu del fanale.

LADRO          (Piagnucolando) Io non sono un assassino, io non sono un assassino!

In quell’istante entra inscena il poliziotto di prima. Vede la scena e prende il ladro ammanettandolo con le mani dietro la schiena e requisendogli il borsone contenente la refurtiva.

POLIZIOTTO            (Al ladro) Stai fermo e non muoverti. (Il ladro non oppone alcuna resistenza). Sei anche un assassino. L’ergastolo non te lo leva nessuno.

LADRO          Non volevo ammazzarlo lo giuro. E lui che ha voluto che gli sparassi, mi ha istigato a tal punto che ho premuto il grilletto.

POLIZIOTTO            (Al ladro) E’ proprio lo sparo che ti ha tradito. Ho sentito partire un colpo e sono corso subito qui. (Rivolto a Lucia indicando Marco) Questo signore non è quello che prima faceva le domande stupide?

LUCIA            (Al poliziotto) Si è lui. Bisogna chiamare un’ambulanza anche se ormai non c’è più niente da fare.

POLIZIOTTO            Strano; non è macchiato di sangue. Dove è stato colpito?

MARCO         (Apre gli occhi e tutto sorridente) … SCHERZINO…. (Lo stupore è generale).

LADRO          Ma allora sei vivo, pezzo di testa d’uovo! Mi hai preso in giro! Mi hai fatto arrestare! (Il ladro si divincola ma il poliziotto lo tiene saldamente fermo. Marco lo guarda compiaciuto).

POLIZIOTTO            Stai fermo!

GUIDO           Me lo sentivo che non era morto. Certi individui sono duri a morire.

LUCIA            Marco, mi hai fatto prendere un colpo.

LADRO          (A Marco) Adesso vado in prigione per colpa tua, brutta palla da bigliardo. Ma io quando esco ti perseguito. Ti uccido davvero, ti faccio morire lentamente tra le torture più atroci.

 

POLIZIOTTO            Stai fermo ti ho detto! Ora andiamo insieme in un bel posto. (Rivolto ai presenti) Se volete esporre denuncia per minacce e maltrattamenti potete farlo al più vicino commissariato di Polizia.

MARCO         Io non ho alcuna intenzione di esporre denuncia e tu Lucia?

LUCIA            A parte lo spavento sono ancora tutta d’un pezzo. No nemmeno io voglio esporre denuncia. (A questo punto tutti gli occhi sono puntati su Guido).

POLIZIOTTO            (A Guido) E lei signore?

GUIDO           Io?! Io non ho visto niente sono un povero cieco… ed oltre ad essere cieco non ho neppure un cane guida. Forse ho anche problemi di denti.

POLIZIOTTO            (Ai presenti) Be’, se cambiate idea potete farlo. Arrivederci. (Se ne va con il ladro ammanettato. Si vede ancora la luce blu intermittente e si sente la sirena della polizia che si allontana).

LUCIA            (Dopo una pausa di rilassamento) Non riesco ancora a credere a quello che è successo. (A Marco) Non so neanche se considerarti un eroe o un pazzo suicida.

GUIDO           Io lo so come considerarlo! Ma è meglio che mi trattenga per educazione. (Rivolto a Marco) Suppongo che adesso incomincerà a leggere di nuovo quel libro… sapete allora io cosa faccio? Me ne vado a casa. Anche se non ho visto niente, un bello spavento me lo sono preso lo stesso. Arrivederci. (Si alza).

MARCO         (A Guido) Vuole che l’accompagni?

GUIDO           No grazie. Mi creda, non si offenda… ma la sua presenza oggi non riesco proprio a sopportarla. Anche se non è colpa sua… (Se ne va col suo bastone bianco).

LUCIA            (A Guido) Arrivederci Guido. (A Marco) Credo che si sia spaventato moltissimo anche lui poverino, io tremo ancora tutta.

MARCO         Lucia… posso farti una domanda?

LUCIA            E’ una delle tue solite domande?

MARCO         Spero di no.

LUCIA            Sentiamo.

MARCO         Prima, mentre fingevo di essere morto hai detto qualche cosa di carino nei miei confronti.

LUCIA            Ero sicura che era una delle tue solite domande.

MARCO         Ma non è vero! Cosa intendevi dire con: “Adesso che incominciavo a sperare di aver trovato il mio Renzo Tramaglino?”

LUCIA            Ho detto così?

MARCO         Sì, sì.

LUCIA            Sai che non me lo ricordo proprio? (Come per cambiare discorso) Ma adesso è tardi, non dobbiamo andare a casa anche noi?

MARCO         (Mette via il libro nella ventiquattrore e tastando le mani sulle tasche della giacca e facendo una faccia di uno che si è reso conto di una tragedia). Lucia… sono rimasto senza chiavi.

LUCIA            Quali chiavi?

MARCO         Le chiavi della macchina, le chiavi di casa, tutte le chiavi che mi servono.

LUCIA            E dove le hai messe?

MARCO         Le avevo nella tasca del giaccone che ho regalato al barbone di prima.

LUCIA            E adesso?

MARCO         Adesso non so cosa fare… L’unica volta della mia vita che mi sono trattenuto dal chiedere sotto quale ponte o quale panchina della stazione andava a dormire. Se lo sapevo, ora potevo farmi ridare le chiavi.

LUCIA            (Comincia a ridere) L’unica volta che volevi fare una domanda che ti sarebbe servita, io te l’ho impedito.

MARCO         E’ bello vederti ridere. Ma adesso dove vado a dormire? Ora che arrivo a casa con un taxi e chiamo un fabbro per farmi sfondare la porta arriva notte fonda. Forse faccio prima a cercare il barbone e se non lo trovo, per questa notte dormirò in albergo.

LUCIA            Forse c’è un’altra soluzione, ma non so se proportela…

MARCO         Quale?

LUCIA            Se prometti di comportarti da gentiluomo, per stanotte puoi dormire a casa mia sul divano. In fondo è colpa mia se non sai dove è andato a dormire il barbone.

MARCO         Davvero!? (Pausa) Sai… ho paura a dirti di sì. E se poi non mi comporto bene… e se poi ho la tentazione di…

LUCIA            (Col viso spaventato) …di?

MARCO         …di baciarti…. Lucia… ormai hai capito che ti voglio bene.

LUCIA            (Un po’ più rilassata) Tu non farai niente di tutto ciò. Ora mi accompagni in un bel ristorantino, ceniamo insieme e poi andiamo a casa mia. Io mi chiuderò a chiave nella mia stanza così eviteremo ogni tentazione del caso.

MARCO         E’ bella robusta la porta della tua stanza?

LUCIA            Sì, è bella robusta.

MARCO         Allora si può tentare questo rischio.

LUCIA            Per ulteriore sicurezza, prima di coricarmi ingoierò tre spicchi d’aglio e due cipolle. Ah… a proposito della mia casa, volevo avvisarti che è un modestissimo appartamento di ringhiera. C’è solo la sala e la camera da letto ed i servizi purtroppo sono all’esterno.

MARCO         All’esterno?!

LUCIA            Sì.

MARCO         Anche il lavandino?

LUCIA            Sì.

MARCO         E in casa non hai il lavabo per la cucina?

LUCIA            No.

MARCO         E come fai a lavare i piatti?

LUCIA            Mi arrangio come posso.

MARCO         E come fai a lavarti?

LUCIA            Mi arrangio come posso.

MARCO         Allora anche il water è all’esterno?

LUCIA            Ma se ti ho già detto che tutti i servizi sono all’esterno (poi tra se e sé ad alta voce) Mi ha già fatto pentire di averlo invitato.

In queI mentre si vede di nuovo il riflesso abbagliante del fanale intermittente della volante ma senza sirena.

MARCO         Mio Dio ancora la polizia. Speriamo che non sia scappato il ladro se no questa volta mi fa veramente la festa.

LUCIA            (Stringendosi a Marco) Marco io ho paura.

Quasi subito vediamo entrare ancora in scena il poliziotto di prima che si rivolge a Marco.

POLIZIOTTO Meno male che siete ancora qui.

MARCO         E’ successo ancora qualcosa?

POLIZIOTTO (A Marco) Direi proprio di no. Sono ritornato apposta per dirle che il proprietario della gioielleria l’attende nel suo negozio per ringraziarla del suo gesto. Se non fosse stato per lei il caso non si sarebbe risolto così presto… oltre tutto il valore della refurtiva era molto alto. La gioielleria è qui a due passi in fondo a quella via.

MARCO         Grazie Signor Poliziotto… (Rivolto a Lucia) Mi accompagni?

LUCIA            Volentieri.

MARCO         (Al poliziotto) Mi scusi, l’ha ancora addosso il giubbotto antiproiettile?

POLIZIOTTO Sì, perché?

MARCO         Mi fa solo vedere come è fatto?

POLIZIOTTO (Rassegnato a Marco) … Senta, faccia una bella cosa: vada subito dalla gioielleria che fra poco chiude. Arrivederci.

FINE ATTO PRIMO

ATTO SECONDO

Scena prima

           

All’apertura del sipario la scena è buia. Avvertiamo il rumore delle chiavi che aprono la porta d’ingresso dell’appartamento e dopo l’accensione della luce di casa, entra Lucia seguita da Marco. Vediamo un modesto soggiorno con due porte laterali ed una finestra con delle tendine. La porta alla destra del palcoscenico è l’ingresso, mentre quella a sinistra è la porta della camera da letto. In fondo alla stanza c’è un angolo cottura con un fornello a gas. Accanto a destra c’è una curiosa poltroncina ovale ben visibile con lo schienale e senza braccioli; è completamente ricoperta da un tessuto colorato che la copre totalmente ed arriva penzoloni fino al pavimento. Al centro della stanza c’è un tavolino con delle sedie. Appoggiata alla parete di destra un divano. Qua e là qualche mobile e qualche quadro.

LUCIA                        (Soddisfatta di sé) Benvenuto nella mia modesta dimora di ringhiera.

MARCO         (Guardandosi in giro per qualche secondo) E’ proprio un bell’appartamentino. E’ tutto veramente carino e semplice. (Indicando la  poltroncina ovale) Che curiosa quella poltroncina colorata. Sembra una poltrona per le bambole.

LUCIA            (Con finta noncuranza) Già…

MARCO         Deve essere anche comoda. E quella porta dove conduce?

LUCIA            Nella camera da letto. L’appartamento è tutto qui: sala e camera da letto. (Con dolcezza) Siediti, accomodati pure sul divano.

MARCO         (Si siede appoggiando la sua ventiquattrore in un angolo e strofinandosi le mani) Sai che ho patito un po’ di freddo stasera?

LUCIA            Per forza sei rimasto in giacca e camicia. Qui starai al caldo. Vuoi bere qualcosa di forte per scaldarti?

MARCO         No, no grazie. Al ristorante oltre alla cena, ci è scappato anche qualche bicchiere di troppo. Ma sai… quando si è in buona compagnia…

LUCIA            A me gira anche un po’ la testa. Però con tutte le emozioni di oggi al parco, avevamo bisogno di rilassarci un pochino. (Dopo una breve pausa) Marco… posso chiederti una cosa… se non sono indiscreta?

MARCO         (Con struggente dolcezza) Tutto quello che vuoi Lucia. Chiedimi tutto quello che vuoi.

LUCIA            (Si siede su una sedia accanto al divano) Marco… non sei curioso di aprire la busta che ti ha dato il gioielliere per ringraziarti della sventata rapina?

MARCO         (Un po’ stupito) Si che lo sono, ma sai… non volevo fartelo notare. (Con fare pensieroso) Chissà perché poi alla fine il gioielliere si è arrabbiato?

LUCIA            Perché?!? Ma se gli hai fatto un sacco di domande strane! A momenti riprendeva indietro la busta. Continuavo a guardarti per fartelo capire ma tu continuavi imperterrito.

MARCO         (Stupito) Quali domande?

LUCIA            Hai cominciato a chiedergli nei minimi particolari cosa ha provato durante la rapina… se in quel momento ha pensato alla morte, alla moglie, ai figli, alla mamma e a tutti i suoi parenti e amici. Poi gli hai chiesto se gli è venuto la nausea, il vomito …. e perfino se gli è venuto anche un attacco improvviso di diarrea.

MARCO         Ma hai notato che mentre rispondeva continuava ad alzare le spalle così… (Scimmiotta il gioielliere alzando ripetutamente le spalle). Io ho continuato a fare domande per cogliere in lui le vere emozioni della rapina, ma lui con quei gesti sembrava dire: “Chi se ne frega se mi rapinano ancora” (Imita ancora il gioielliere che alza le spalle).

                       

LUCIA            Ma quello era un tic nervoso, Marco! E la cosa che più lo ha ferito e lo ha fatto innervosire è quando gli hai detto: “Vedo che ormai ha le spalle grosse per le rapine”… Be’, ora apri la busta che sono curiosa anch’io.

MARCO         (Marco tira fuori la busta dalla ventiquattrore e la apre. Ci sono dentro parecchie banconote) Lucia! Guarda quanti soldi! Saranno diversi milioni di lire.

LUCIA            Sono veramente tanti! Probabilmente il valore della refurtiva era veramente molto alto per donarti una simile ricompensa.

MARCO         (Imbarazzato) Lucia, mi sento in difficoltà per tutto questo denaro. Veramente non so che farmene… Sai, vorrei spenderlo per qualcosa di positivo.

LUCIA            Be’ visto che sei ancora disoccupato, puoi tenertelo per le tue spese quotidiane.

MARCO         Lucia… io un’idea ce l’avrei.

LUCIA                        Quale?

MARCO         Ascoltami; perché a Guido non gli hanno dato un cane guida?

LUCIA                        Ancora con questa storia?

MARCO         Rispondimi. Perché!

LUCIA            Non lo so; forse non lo ha mai richiesto o forse la sua domanda non è stata accettata. Guido vive solo di pensione e magari non ha potuto permetterselo.

MARCO         Lucia, io so cosa fare con questi soldi. Io non ho nessuno al mondo e con questo danaro penso di poter tranquillamente acquistare un cane per Guido. Domani voglio informarmi dove e a chi rivolgermi. Ho saputo che ci sono dei “Club” specializzati dove addestrano cani guida. Con il resto mi rifarò tutte le serrature che mi servono incluso il lavoro del fabbro. Sono certo inoltre che mi resterà ancora qualcosa per me.

LUCIA            E’ incredibile la tua generosità. Prima il barbone, poi mi difendi dal rapinatore, poi Guido… Ma come fai a non preoccuparti del tuo futuro, della tua disoccupazione, del tuo avvenire…

MARCO         Io Lucia credo fermamente nella Divina Provvidenza; quella tanto decantata ne’ “I promessi sposi”. Credimi, in tutta la mia vita non ho mai avuto bisogno di soldi, mi accontentavo di quel che avevo senza mai pretendere di più, Non ho mai chiesto a nessuno di diventare ricco (lo sguardo si sofferma ancora verso la poltroncina ovale). Sai che è proprio strana quella poltroncina ovale?

LUCIA            Andiamo a letto ora. Siamo stanchi tutti e due. Io non ho molti posti per dormire. Tu dovrai accontentarti del divano. Purtroppo non ho neanche un pigiama e delle pantofole da uomo. A proposito, se hai bisogno di andare in bagno, come ti ho detto, i servizi sono fuori sulla destra della ringhiera. Sentirai un po’ di freddo, ma purtroppo non ho altro da offrirti. Comunque una trapunta te la posso dare, almeno quando ti corichi sarai al calduccio.

                       

MARCO         Non così subito, ti prego. Prima di andare a dormire mi piacerebbe sapere qualcosa di più della tua vita, della tua famiglia… Non hai delle foto da farmi vedere?

LUCIA            Ho un bell’album di famiglia ma ho quasi timore di fartelo vedere.

MARCO         Perché?

LUCIA            Non lo so… tu a volte sei imprevedibile e magari te ne esci con qualche novità.

MARCO         Lucia, se mi capitasse di dire qualcosa di inopportuno, non farti problemi. Dimmelo pure se esagero... Sai? che più guardo quella poltroncina ovale e più mi ricorda qualcosa.

LUCIA            (Tira fuori un album da un mobile e si siede sul divano accanto a Marco. Lo apre alla prima pagina e lo presenta a Marco). Questa è la mia famiglia al completo. In centro c’è mio padre e mia madre. Questa a sinistra sono io a sedici anni, poi mio fratello Valerio, il secondogenito di quattordici anni, poi Luca, Giuseppe e Mario.

MARCO         Avevi un papà e una mamma bellissimi. Lei senza barba e lui coi capelli. Senti… e perché Valerio ha il cappello in testa fino a coprirgli le orecchie?

LUCIA            Mio fratello Valerio ora gestisce una scuola privata dove è responsabile dell’insegnamento di materie approfondite sulla gestione delle risorse umane. Sono corsi di formazione per persone che nel lavoro svolgono funzioni di responsabilità: i così detti “Capi”.

MARCO         Corsi… di che tipo? 

LUCIA            Corsi sulla comunicazione con le altre persone, corsi per rispondere in modo calmo alle domande provocatorie, corsi sull’anti-stress eccetera. Organizza addestramento di gruppo per abituare le persone a vivere in società senza sentirsi timidi o irritati.

MARCO         Deve essere interessante. Gira pure pagina.

LUCIA            Qui è la festa di quando ho compiuto il mio diciottesimo anno. Guarda come sono carina con questo vestitino bianco.

MARCO         Sembri il volto della semplicità… sei bellissima! Guarda… anche qui Valerio porta il cappello!

LUCIA            Un’altra cosa che devi saper di Valerio… E’ buono e bravo ma è di un’irascibilità sorprendente. E’ permaloso e se riceve una scortesia non lo dimentica più per tutta la vita. Mi fa quasi paura quando si arrabbia.

MARCO         Forse è una persona che devo evitare assolutamente.

LUCIA            Temo proprio di sì… Questa invece è la foto del matrimonio di Luca con Chiara. Valerio faceva il testimone…

MARCO         … Con il cappello in testa.

Suona il telefono. Lucia guarda preoccupata Marco.

LUCIA            Chi sarà a quest’ora? E’ tardissimo. Speriamo che non siano brutte notizie. (Alza la cornetta). Pronto… oh sei tu Guido; cosa c’è? Sì, tutto bene… non rispondevo perché sono stata a cena con Marco. (Mentre Lucia parla al telefono, Marco continua a sfogliare l’album facendo delle facce stupite). Stai tranquillo è stata una bellissima serata. E tu sei ancora spaventato? Va bene, buonanotte… grazie per la telefonata…Ciao. (A Marco) Era Guido; era preoccupato per me perché non rispondevo al telefono… Perché facevi quelle facce strane mentre guardavi l’album?

MARCO         Perché in tutte le foto tuo fratello Valerio porta il cappello.   

 

LUCIA            Ma possibile che ti interessa solo il cappello che porta in testa Valerio?!

MARCO         Scusami Lucia. Ma non riesco a trovare una risposta logica… e allora entro in una specie di circuito e soffro… fin quando non ho trovato una risposta. Possibile che tuo fratello Valerio, in questo album, non si faccia mai vedere col capo scoperto?

LUCIA            Ho capito. Allora ti dò la risposta che aspetti con tanta ansia: mio fratello ha due enormi orecchie a sventola.

MARCO         Ed è per questo che tiene sempre il cappello in testa? Per coprirsi le orecchie?

LUCIA            Sì.

MARCO         … e anche quando insegna tiene il cappello in testa?

LUCIA            Non se lo è mai tolto. Preferisce dire che ha una malattia ai capelli piuttosto di dire che ha le orecchie a sventola.

MARCO         … e non ha mai provato a fare un piccolo intervento, usare della colla…

LUCIA            Non è solo questione di averle a sventola; le ha proprio grosse.

MARCO         (Mentre sfoglia distrattamente il resto dell’album) Mi piacerebbe fargli qualche domanda interessante.

LUCIA            Per carità! Valerio su questa cosa è crudele, è terribile. Se sapesse che te l’ho detto non mi perdonerebbe mai.

MARCO         … Più guardo quella poltroncina e più mi ricorda qualcosa.

LUCIA            (Prendendo in mano l’album e chiudendolo) Ora vado un attimo di là a prenderti una trapunta (ripone l’album nell’armadietto e va in camera da letto).

Mentre Lucia è in camera, Marco corre di corsa alla poltroncina, la tasta ben bene, toglie la coperta colorata e scopre un water. Rimane incredulo ai suoi occhi mentre Lucia ritorna in sala con la trapunta cogliendolo in fragrante. Vedendo quella scena, Lucia diventa molto triste. Marco guarda il water, poi guarda Lucia, poi ancora il water e poi ancora Lucia.

MARCO         … E’ un water!

LUCIA                        Sì, è un water.

MARCO         Con l’asse…

LUCIA                        Sì, con l’asse.

MARCO         … e con il copri asse… e la maniglia (La maniglia era nascosta dal copri asse alzato)

LUCIA                        Con il copri asse… e la maniglia…

MARCO         … ed è funzionante perché c’è dentro l’acqua…

LUCIA                        Funzionante perché c’è dentro l’acqua.

MARCO         … e la coperta lo nascondeva…

LUCIA                        E la coperta lo nascondeva… Vuoi anche sapere dove tengo la carta igienica. Guarda è in questo armadietto. (Abbassa lo sguardo; è molto triste e rassegnata) … e tu ora Marco semplicemente mi chiederai: perché c’è un water in soggiorno accanto all’angolo cottura? Ed io ti rispondo semplicemente: perché ho una certa età e, alzarmi la notte per uscire a freddo per fare i miei bisogni fisiologici mi costa tanta fatica e ho paura di prendermi gli accidenti. E allora tu semplicemente mi chiederai: ma perché; ma perché proprio in soggiorno e non in camera da letto. Ed io semplicemente ti rispondo: perché l’idraulico mi ha detto che il tubo dell’acqua e lo scarico più vicini erano accanto all’angolo cottura. Se avessi voluto farlo installare in camera da letto avrei dovuto rompere il pavimento ed abbattere due pareti ai vicini di casa, pagare un sacco di soldi in più e far saper a tutto il palazzo che la signora Lucia ha una latrina in camera da letto. Vuoi chiedermi qualcos’altro o semplicemente ti basta? Io… in questo momento mi sento piena di vergogna ed umiliata. Mi sento scoperta per un peccato che non ho commesso. Mi sento a terra, distrutta. Mi sento colpita nel mio orgoglio e ferita profondamente dentro.

MARCO         Ti prego Lucia, non sentirti così, ne soffro tanto anch’io… Volevo solo farti una sola ed unica domanda.

LUCIA            Dimmi Marco…

MARCO         Ti capita di farla… anche mentre cucini?

LUCIA            (Scoppia in lacrime coprendosi il volto con un fazzoletto e tirando la trapunta sul divano) Marco, perché sei così imbecille! Perché non ti accorgi del male che mi fai. Marco! Marco! Sei uno stupido, un idiota, un rompiscatole, un povero curioso da strapazzo. Io non voglio provare più niente per te, non voglio più vederti, voglio dimenticarti! Fermati pure qui stanotte; dormi pure su quel divano… ma domani sparisci dalla mia vita! Non farti mai più vedere; non venire più su quella panchina. Prima di conoscerti al parco non avevo mai notato che c’erano i non vedenti senza cani guida, i barboni, gli zoppi col cane senza bastone che tartagliano, i ladri delle gioiellerie, i poliziotti col giubbotto antiproiettile! Speravo che cambiassi perché tu sei buono, sei romantico, sei generoso. Ma quel difetto, quel difetto che ti porti addosso dalla nascita è più grande di te. TU da Lorenzo Tramaglino ti trasformi in Don Rodrigo, ti trasformi in uno dei più spregevoli e disprezzanti dei “Bravi” come il Griso. Ti trasformi in uno di quelle carogne dei “Monatti” che raccoglievano senza cuore né pietà i moribondi e i corpi degli appestati privi di vita. Addio Marco. Non venire neanche a salutarmi domani mattina. Vattene in silenzio e lasciami per sempre sola. (Si ritira in camera grande da letto sbattendo la porta e si sentono fuori scena i suoi singhiozzi; poi tra le lacrime urla) … E spegni la luce grande che la corrente mi costa un sacco di soldi!

MARCO         (Marco risistema il water con la coperta; spegne la luce e accende la l’abat-jour accanto al divano) Penso che me ne andrò subito. Ma prima voglio che tu sappia una cosa: io ti voglio bene Lucia, te ne voglio tanto. E se mi credi, queste domande idiote mi vengono da sole senza cercarle. Sono fatto così purtroppo. Nessuno al mondo mi ha mai capito ed è per questo che non ho amici ed i miei parenti mi evitano. Speravo che tu incominciassi a comprendermi… Ora mi sento veramente isolato. Per la prima volta mi sento veramente solo. Oh Lucia, Lucia; so di averti ferito, ma prima di andarmene voglio fare un’ultima e sola cosa… voglio leggerti questa specie di poesia che ho scritto per te (tira fuori un foglio dalla tasca). Poi me ne andrò da questa casa a cercare il barbone sotto i ponti o alla stazione e se non lo troverò, questa notte dormirò io sotto i ponti o alla stazione. Non ho mai scritto nulla per una donna, non ho mai scritto nulla per nessuno… ma questa cosa l’ho scritta per te e, credimi, è stata dettata dal mio cuore. Anche se mi hai messo alla porta… prima di andarmene voglio che tu l’ascolti: (comincia a leggere la poesia con voce tremante e piena d’espressione).

Cara Lucia, tu non sai che io t’amo

come quel Renzo del grande Manzoni,

e vorrei stringere la tua piccola mano

anche se ti sembro… uno dei tre capponi.

Tu mi piaci Lucia, sei troppo carina,

le tue labbra carnose mi fanno gioire,

ed io ringrazio la Provvidenza Divina

per avermi fatto, di TE impazzire.

Ringrazio Dio per averti creato,

ringrazio il Cielo che ci ha fatto incontrare,

ciò che provo per te, non lo ho mai provato

e se ti perdessi non saprei dove andare.

In quel momento esce Lucia in vestaglia; ha gli occhi lucidi e lo sguardo innamorato e ascolta la poesia di Marco. Piano, piano si avvicina a lui senza che se n’accorga.

Mia gioia di vivere, mio unico amore,

Lucia bellissima, Lucia Divina,

mi ha cominciato a battere il cuore

in quel bel giorno sulla panchina…

Marco alza lo sguardo e vede Lucia accanto a lui. Lei ha gli occhi lucidi e lo sguardo innamorato.

LUCIA            Nessuno, dico mai nessuno; mi aveva dedicato delle parole così belle. Marco, nessuna persona al mondo mi aveva mai dedicato una poesia. Ti prego, scusami per prima. Per la vergogna ho perso la pazienza…

Marco si alza, la guarda a lungo negli occhi… Lucia incontra il suo sguardo. Le loro labbra si avvicinano piano, piano fino a sfiorarsi. Un respiro profondo di entrambi… Poi un abbraccio spontaneo per qualche secondo.

LUCIA                        Marco…

MARCO         Lucia…

LUCIA            (Si alza dal divano, lo guarda dolcemente e si allontana delicatamente da lui) Basta fermati. Per stasera va bene così. In questi attimi ho provato delle sensazioni che non credevo esistessero più. Ora sediamoci sul divano perché mi sta veramente girando la testa. (Marco le mette il braccio intorno alle spalle e Lucia si accoccola accanto a lui). Allora, cosa intendi fare domani?

MARCO         Come ti ho detto prima sistemo la porta e tutte le serrature che mi servono… e poi… vado ad informarmi per un cane per Guido…

LUCIA            … e poi verrà mezzogiorno e tu dovrai essere accanto a me per portarmi in un posto molto carino a fare un intimo pranzo insieme… e dopo andremo sulla nostra panchina del parco.

MARCO         E il mio lavoro che devo cercare?

LUCIA            Giorno più, giorno meno… io domani voglio averti vicino. Dopo domani cercherai il tuo nuovo lavoro. Ora vado a dormire…buona notte. Ti prego, non tentare di baciarmi di nuovo. Per stasera va bene così (si alza dolcemente, si dirige verso la camera, poi si gira e sorride teneramente a Marco chiudendo dolcemente la porta della camera).

MARCO         (Si corica sul divano e si copre con la trapunta. Dopo pochi secondi) Lucia…

LUCIA            (Fuori scena) Cosa c’è Marco?

MARCO         Mi consideri ancora uno dei tre capponi? (Lucia non risponde)… Lucia…

LUCIA            (C.s.) Sì Marco.

MARCO         Ti ho chiesto se mi consideri ancora uno dei tre capponi.

LUCIA            (C.s.) Dai che scherzavo quel giorno. Non te ne eri accorto?

MARCO         Anche se non assomiglio a Renzo Tramaglino ti vado bene lo stesso?

LUCIA            (C.s.) Ti ho già detto che ti voglio bene.

MARCO         (Dopo una piccola pausa) … Lucia…

LUCIA            (C.s.) Dimmi Marco.

MARCO         Ma tu riesci a dormire?

LUCIA            (C.s.) Ci provo Marco, ci provo…

MARCO         Lucia, facciamo un bis? (silenzio assoluto dalla camera) Lucia… se mi avvicino alla camera da letto ed apro la porta, cosa succede? Lucia mi senti? (Marco si alza silenzioso dal divano e con passo felpato raggiunge la porta della camera da letto. Appoggia l’orecchio alla porta e poi pian piano apre la porta. In quel momento si trova all’improvviso Lucia sull’uscio, con in mano un grosso mattarello da cucina con l’atto di darglielo in testa. Marco caccia un urlo) Mi hai fatto spaventare!

LUCIA            Guarda che in questo momento sono molto pericolosa (fa la voce severa ma si percepisce che scherza).

MARCO         Lucia; posso farti solo l’ultimissima domanda?

LUCIA            Quando dici così sono pronta a tutto. Guarda che questo mattarello è pesante ed ho intenzione di usarlo sulla tua testa… Fammi questa ultimissima domanda.

MARCO         Lucia; passi pure il water che è in soggiorno accanto all’angolo cottura, ma perché tieni il mattarello della pasta in camera da letto?

LUCIA            (Apre la porta di scatto e scherzando incomincia a correre dietro a Marco col matterello) E’ per tirarlo in testa a te.

Buio, musica.

Fine scena prima

Scena seconda

La scena è la medesima di prima. Lucia sta rassettando mentre canticchia una canzoncina allegra. In quel momento squilla il telefono…

LUCIA            Pronto? Oh, ciao Valerio, che piacere sentirti; come stai?… anch’io grazie. Cosa?! Sei in un albergo a pochi minuti da casa mia?… E come mai ti trovi da queste parti? Sì lo so che vai a trovare personalmente i tuoi futuri potenziali allievi. Certo… mi fa piacere se mi vieni a trovare… è che ho un impegno… Sì. Ora sono le undici e mezza e verso mezzogiorno dovrebbe arrivare un mio amico che mi ha invitato a pranzo… Uno che non conosci… Ti ho detto che mi fa piacere se vieni a trovarmi… ma…purtroppo non ti posso invitare a pranzo a casa mia… Ah ho capito… ti intrattieni solo per un quarto d’ora perché poi devi scappar via… No, no, non stavo pensando a niente in particolare. Luca, Giuseppe e Mario stanno bene? E sì… io conduco la mia solita vita solitaria. Questo amico?… Si chiama Marco… L’ho conosciuto al parco… Come che tipo è… è un uomo come tutti gli altri. E come potrei descrivertelo… non è il massimo della bellezza… però è simpatico e generoso… Come carattere? È… è un po’ originale. Be’… è un po’ diverso dagli altri… no, non so se è laureato, non glielo chiesto. No, non so neanche se è diplomato. Ascolta… ma quando conosco una persona non è che prima di parlargli gli chiedo il titolo di studio… penso però che sia un letterato perché sa quasi “I promessi sposi” a memoria. No anche il Vangelo. Sì… è molto religioso. Valerio… perché mi fai tutte queste domande? Guarda che sono ultra maggiorenne e fino a prova contraria sono io che mi sono sempre occupata di voi. Va bene… quando vieni lo conoscerai… Sì, a volte mi ha parlato del suo lavoro ma non ho ancora ben capito che lavoro faccia… Dovrebbe fare i turni perché a volte lavora e a volte non lavora. Sì, penso che cambi molti lavori. Non so dirtelo… ti prego Valerio… non essere così incalzante come il tuo solito! Va bene… fra un quarto d’ora ci vediamo. (Riattacca. Si siede ed è piena di sconforto) Ma perché proprio oggi! Ma perché proprio adesso! E’ due mesi che non si fa vivo… ed adesso viene qui.

Suonano alla porta. Lucia apre e si presenta Marco con un nuovo giaccone e un mazzo di rose. E’ tutto allegro e pimpante.

MARCO         Ciao Lucia (le porge i fiori).

LUCIA                        (Con voce triste) Ciao Marco… Grazie, sono molto belli… (posa le rose distrattamente in un angolo e guarda Marco pensierosa).

MARCO         Sono riuscito a fare tutto quello che dovevo fare. Sai che ho trovato dove si possono acquistare i cani guida? Si chiama “Training Dog Club” e in poco tempo ti addestrano un cane guida per non vedenti. Non vedo l’ora di dirlo a Guido. (E’ così felice che non si accorge della tristezza di Lucia) Coi soldi ci sto dentro benissimo; la porta l’ho riparata e ho tutte le serrature e le chiavi che mi servono. (Agita un mazzo di chiavi) E poi con i soldi che mi avanzano andiamo dal nostro amico gioielliere… anzi no… forse è meglio un altro… e ti voglio comprare un anellino… (In quel momento si accorge della tristezza di Lucia) Lucia… che cosa c’è?

LUCIA            Ho una brutta notizia…

MARCO         Una brutta notizia? Cosa è successo? (Si toglie il giaccone e lo appende sull’attaccapanni).

LUCIA            Fra poco viene a trovarmi mio fratello secondogenito.

MARCO         Ed è una brutta notizia? Così avrò il piacere di conoscere almeno uno dei membri della tua famiglia. Vorrà dire che verrà a pranzo con noi.

LUCIA            Non hai capito Marco, non viene uno qualsiasi dei miei fratelli… viene Valerio… capisci? Valerio!

MARCO         Urca! Quello con il cappello!

LUCIA            Sì.

MARCO         Quello con le orecchie grosse a sventola!

LUCIA            Sì.

MARCO         (Dopo un breve pausa e pensieroso) Ho capito… hai paura che ti faccia fare delle brutte figure…

LUCIA            … E’ permaloso, diffidente, irritabile, altezzoso… Non so cosa fare… Mi ha già chiesto se sei laureato, diplomato, se lavori… Io gli ho risposto che lavori un po’ sì e un po’ no…

MARCO         Be’… gli hai detto la verità.

LUCIA            Sì… ma non gli ho detto che ora sei disoccupato.

MARCO         Qual è il problema? Domani troverò un nuovo lavoro.

LUCIA            Lui ha un altro modo di vedere le cose…

MARCO         Ho capito… Vuoi che me ne vada. E anche in fretta, visto che sarà qui a momenti (Lucia non risponde) Lucia, non preoccuparti; ci vediamo nel tardo pomeriggio sulla panchina del parco e staremo vicini.

LUCIA            … Cosa pensi di me?

MARCO         Assolutamente niente. Ti evito una situazione imbarazzante e poi saremo ancora assieme più felici di prima.

LUCIA            Ti dispiace?

MARCO         No, Lucia; stai tranquilla. Ora è meglio che me ne vada subito… ciao, a più tardi.

Sta per uscire quando Lucia lo chiama quasi urlando.

LUCIA            Marco! No Marco; tu non te ne andrai.

MARCO         Perché?!

LUCIA            Perché anch’io ho diritto di vivere la mia vita come voglio. Anch’io ho diritto a scegliermi le persone che più mi piacciono senza rendere conto a nessuno di quello che faccio. Tutta la mia esistenza l’ho dedicata ai miei fratelli… e adesso? Non sono neanche padrona di avere una persona a cui voglio bene? Marco! Tu rimani qui perché non voglio vergognarmi di te. Tu mi piaci così come sei e sai cosa penso? Che sei veramente il mio Renzo Tramaglino. L’unico uomo al mondo che mi ha dedicato una poesia.

MARCO         Grazie Lucia. Tu mi onori… tu mi lusinghi. Rimango qui volentieri… se proprio vuoi…

LUCIA            Però ti prego Marco… quando sarà qui mio fratello non esagerare, non esasperarlo. Ti prego, ti supplico… cerca di contenerti.

MARCO         Non temere Lucia. Metterò tuo fratello a suo agio completo e, mai, mai e poi mai, farò intendere che sono al corrente del suo difetto.

Proprio in quel mentre suonano alla porta. Lucia va a sbirciare dalla finestra e fa segno a Marco che è Valerio. Marco si sente impacciato… Si guarda in giro ed è illuminato da un’idea; prende un grosso fazzoletto dalla tasca facendo quattro nodi agli angoli e se lo caccia in testa. Sull’uscio appare Valerio. Una persona molto elegante e austera con un raffinato cappello di stoffa che gli calza fino a coprirgli le orecchie.

VALERIO       Permesso… Ciao Lucia (si abbracciano e si baciano).

LUCIA                        Ecco… ti presento il mio amico Marco.

MARCO         Piacere (si stringono la mano. Valerio guarda incuriosito Marco col cappello fatto col fazzoletto).

LUCIA            (Guardando preoccupata Marco) Prego Valerio; accomodati.

MARCO         Prego… si accomodi pure. Attento però a non accomodarsi sul water (Lucia lo fulmina con lo sguardo) Cioè… su quella poltroncina ovale a forma di water… Ecco… si sieda qui… (porge una sedia del tavolo).

VALERIO       (Si toglie il cappotto lasciando il cappello in testa). Fa freddo oggi…

Sia Valerio che Marco si siedono al tavolo.

MARCO         (Accendendosi nervosamente una sigaretta) …E’ vero! E’ per questo che porto anch’io il cappello in casa… perché ho freddo. In casa però lo porto leggero, ma quando lavoro… o lavorerò… ne porto uno uguale elegante come il suo. Ma oggi… eh, eh, sono in ferie… e siccome non lavoro… ho solo quello di tessuto leggero…

VALERIO       Vedo… (Lo guarda silenzioso e sospettoso).

MARCO         Sua sorella Lucia mi ha parlato molto di lei e delle sue grosse… (Si ferma appena in tempo).

VALERIO       Delle mie grosse?…

MARCO         Delle sue grosse… opportunità di lavoro. So che ha una scuola privata amministrata personalmente da lei… e insegna delle materie molto interessanti… e le insegna con molta professionalità e… col cappello in testa…

VALERIO       (Guardando Marco con molto sospetto e diffidenza) Ho saputo che fra poco andrete a pranzo fuori; io non mi tratterrò molto. A proposito, ho abitato da queste parti per parecchio tempo… Dove andrete a mangiare? Ci sono molti posti carini qui che conosco…

MARCO         Il nome del ristorante non me lo ricordo… ma mi hanno detto che cucinano delle orecchiette  con le cime di rape, che sono una favola…

VALERIO       (Guardando Marco con ostilità) Bene; visto che ci siamo presentati, mi racconti qualcosa di lei.

MARCO         Le spiego subito… Mia mamma aveva una folta barba sul mento…e allora per sembrare più donna, portava delle grosse orecchie agli orecchini. Anzi no; volevo dire dei grossi orecchini alle orecchie piccole, piccole… (Fa una breve pausa con atteggiamento disorientato) Con questo mica volevo dire che lei, Signor Valerio, abbia delle grosse orecchie. Invece mio padre era pelato e non ascoltava mai mia madre, faceva finta di sentire ma… faceva come si suol dire… le orecchie da mercante. O mi scusi…

Lucia, in tutta questa situazione, manifesta visibilmente la sua apprensione guardando ora Valerio ed ora Marco.

VALERIO       (Guardando Marco con odio contenuto) Lei sta per caso provocandomi? Stia molto attento a scherzare su certi difetti fisici delle persone.

MARCO         No, no… cosa ha capito! Io sono sempre andato d’accordo con persone che hanno certi difetti fisici. Per esempio vado d’accordo con: storpi, balbuzienti, zoppi… con quelli che hanno un naso grosso così… oppure hanno una testa... (Si mette le mani vicino alle orecchie) ovale così… come quella poltroncina a forma di water. Lei invece non ha nessun difetto fisico… si vede subito che ha delle orecchie normali.

VALERIO       Come fa a sapere che ho delle orecchie normali se porto sempre il cappello?

MARCO         Lo so perché sua sorella mi ha sempre detto: se ho un fratello in gamba… è perché le sue orecchie sono normali…

VALERIO       Lucia, hai detto così a questo signore?

LUCIA            (Con voce tremante) Sì… probabilmente… sì.

MARCO         (Cercando di cambiar discorso) Signor Valerio, ho saputo che lei ha una scuola privata. Mi vuol parlare di come è nata questa professione? Lucia mi ha detto che insegna delle materie molto interessanti.

VALERIO       Deve sapere che prima di iniziare questa professione, frequentavo il Conservatorio… suonavo il pianoforte.

MARCO         Oh che combinazione! Io suonavo l’organo in Chiesa. Allora sa benissimo che per suonare uno strumento bisogna avere anche molto orecchio… (Si mette la mano davanti alla bocca).

VALERIO       (Con tono minaccioso ma ancora celato) Lucia; per caso questo signore sa qualcosa di un mio segreto che solo tu sapevi!!

LUCIA            (Con gli occhi bassi) … Non lo so… non mi ricordo…

VALERIO       (Con tono incalzante) Lucia! Voglio la verità!

MARCO         No, no; sua sorella non c’entra. Non mi ha detto niente delle sue grosse orecchie a sventola. (Lucia trasale con uno spasimo).

VALERIO       (Con tono minaccioso) E come fa a sapere allora che ho le orecchie grosse a sventola?

MARCO         Ho detto… orecchie grosse a sventola?

VALERIO       (C.s.) Sì, ha detto proprio così.

MARCO         Mio Dio, ho fatto la frittata!!

LUCIA            Marco; Marco! (Si copre il volto disperata).

MARCO         Dimmi Lucia… sono tutt’orecchi. (Si tappa ancora la bocca) Oh; mi scusi Signor Valerio.

VALERIO       (Con tono imperativo ormai al colmo dell’ira) Lucia! Tu mi ha disonorato. Proprio TU che sai il tipo di carattere che ho. Proprio TU, la mia sorella maggiore… Colei che mi ha fatto da mamma… ora mi fa sentire l’uomo più deriso del mondo. (A Marco) E lei non si faccia mai più vedere da me. Se dovesse frequentare ancora mia sorella allora sappia che mia sorella ha perso un fratello. Lei è un deficiente, un povero cretino senza arte né parte, uno stupido essere che fa ribrezzo solo a guardarla. Lei mi fa schifo e se non se ne va via subito me ne vado via io. Non so che cosa mi trattenga da metterle le mani addosso.

MARCO         (Togliendosi il fazzoletto dalla testa e rimettendosi il giaccone) Me ne vado subito. Però volevo solo farle una domanda: lei sarebbe il docente che insegna alle altre persone i metodi antistress? Ma quali metodi antistress può insegnare LEI… che è il primo ad offendersi per le sue orecchie a sventola. E lei pretende di insegnare alle persone di comunicare tranquillamente di fronte a domande provocatorie? Ma lei sa cos’è la comunicazione? Non si è mai accorto come il clima ostile o il clima cordiale condiziona la comunicazione? Lei oggi ha creato un clima ostile perché ha utilizzato una comunicazione aggressiva… e sa questo cosa significa? Poca stima di sé, poca stima degli altri e ascolto critico. Mentre invece un clima cordiale è creato da una comunicazione aperta da chi ha grande stima di sé, grande stima degli altri e ascolto partecipativo.

VALERIO       (Esterrefatto) La prego…Continui…

MARCO         Poteva addirittura considerare un’ottima esercitazione antistress il mio modo di comportarmi ed invece è andato su tutte le furie. Mi chiedo come faccia lei ad insegnare alle persone che nel lavoro svolgono mansioni di responsabilità, ai così detti “Capi”, la gestione delle risorse umane. Io ne ho avuti tanti di “Capi” e nessuno è stato giusto nei miei confronti. Per me, ad un “Capo” bisogna insegnare ad essere capace, ad avere gesti cordiali, ad essere aperto, riflessivo, fiducioso e a rispettare gli altri.

VALERIO       … è vero!

MARCO         Un vero “Capo” deve basarsi sui fatti e non sulle opinioni, deve gratificare, deve sollevare il morale ai propri collaboratori, deve delegare, deve…

VALERIO       (Interrompendolo) Ma come fa a conoscere tutte queste cose?!

MARCO         Lei che dovrebbe insegnare ad affrontare serenamente le critiche, a saper correggersi, ad imparare dai propri errori… ora mi butta fuori da una casa che non è nemmeno la sua.

VALERIO       (Meravigliato e cambiando completamente atteggiamento) Lucia questo signore ha ragione, questo signore mi sta dando una lezione di umiltà. (A Marco) Sa che lei in pochi secondi mi ha fatto comprendere un sacco di realtà che nella mia vita non avevo mai capito? Io che pretendevo di insegnare l’antistress ero il più stressato di tutti per colpa delle mie orecchie… E quanto ho sofferto stupidamente per questo difetto… Per quanti anni ho nascosto la mia vergogna per una cosa di cui non ho alcuna colpa! Io... Marco… le chiedo ufficialmente scusa per come mi sono comportato nei suoi confronti…e chiedo scusa anche a mia sorella. (Guardando dolcemente Lucia)… Scusami Lucia. (Sorridendo a Marco) Senta… mi tolga una curiosità… ma dove ha imparato tutte queste cose?

MARCO         Dove le ho imparate? Le ho imparate osservando le persone che involontariamente provocavo con le mie domande e i miei commenti inopportuni. Mi soffermavo a riflettere come potevano reagire positivamente… anziché di trattarmi male come mi ha trattato lei oggi. Ho sempre pensato che una persona capace di sopportarmi per un po’ di tempo avrebbe imparato molto a controllare sé stesso e il proprio modo di comportarsi.

VALERIO       … Fantastico! Ma lei attualmente che lavoro fa?

MARCO         Oggi sono disoccupato ma ora, visto che me ne devo andare, andrò a cercarmi un nuovo lavoro.

VALERIO       No! Le ho già presentato le mie scuse; per cortesia rimanga…(Lucia è raggiante) E poi volevo chiederle un’altra cosa… sarebbe disposto a lavorare per me?

MARCO         (Un po’ titubante) Cosa dovrei fare?

VALERIO       Desidero immediatamente che venga ad insegnare nella mia scuola. Penso che una persona come lei sia la più preziosa che abbia mai trovato. Senta, ora devo proprio scappare…Questo è il mio biglietto da visita. Domani mattina l’aspetto nel mio ufficio; accetta?

MARCO         Così sui due piedi? (Riflette un pochino; poi sorridendo) Penso che accetterò volentieri… anche perché forse è l’unico lavoro che saprei fare nel migliore dei modi e senza timore di sbagliare… (Sorridono tutti).

VALERIO       Ed ora, prima di andarmene voglio togliermi il cappello per dimostrare a voi e a me stesso che le mie orecchie grosse a sventola non sono più un problema.

MARCO         No guardi… non lo faccia… è meglio che non le veda.

VALERIO       Perché?!

MARCO         Perché non riuscirei a trattenermi dal chiederle se ha mai provato a volare come l’elefantino Dumbo.

VALERIO       (Scoppia in una risata) Lei è imprevedibile. Sono proprio contento di averla come docente nella mia scuola. A domani allora… ciao sorellina (Si rimette il cappotto, stringe la mano a Marco e bacia affettuosamente Lucia).

Rimasti soli, Lucia lo guarda estasiata.

LUCIA            Marco; non riesco ancora a crederci. Sei riuscito a trasformare mio fratello Valerio. Ma chi sei in realtà?

MARCO         In questo momento sono solo un uomo innamorato… e non mi sembra vero che sia andato tutto così liscio.

LUCIA            Anch’io penso proprio di essermi innamorata di te. Vogliamo uscire allora? (Si abbracciano e restano a guardarsi dolcemente per qualche secondo)

MARCO         Sì… e dopo andremo ancora nel parco sulla nostra panchina… Quella panchina che non dimenticherò mai. (Guardandola teneramente) Lucia… Tu saresti disposta a continuare il cammino della tua vita accanto a me?

LUCIA            Sbaglio… o mi stai proponendo di unire i nostri destini.

MARCO         Sì, è quello che voglio. Tu saresti disposta?

LUCIA            Quanto tempo mi dai per pensarci?

MARCO         Tre secondi.

LUCIA            Hai timore che trascorsi i tre secondi, possa cambiare idea? (Lo guarda negli occhi con finto sospetto e poi gli sorride) La mia risposta Marco è… sì. Desidero che i nostri destini si uniscano. (Si abbracciano).

MARCO         … E’ meraviglioso… Sai Lucia… vorrei concludere questa storia…

LUCIA            (Interrompendo Marco) Con la famosa frase “… E vissero felici e contenti?”

MARCO         No Lucia; vorrei concluderla con la stessa frase finale de’ “I promessi sposi” … me lo concedi?

LUCIA            (Sorride; guarda il pubblico in sala, guarda Marco e poi di nuovo il pubblico) … Perché allora non la dici rivolgendoti al nostro pubblico in sala?

MARCO         (Rivolgendosi al pubblico e prendendo per la mano Lucia) …Se questa storia… “Non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha raccontata. Ma se ivece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta”.

Inchino.

Sipario.