Un lancio riuscito proprio bene

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UN LANCIO RIUSCITO PROPRIO BENE

Azione filmica

Di UMBERTO SIMONETTA

PERSONAGGI

ANNA

IL PADRE

PORTINAIA

FAVRET

PORTA

NESPOLI

SANTINI

SERVA

UOMO N. 1

UOMO N. 2

UOMO N. 3

DONNA

CAMERIERE

PRESIDE

VECCHIO

Commedia formattata da

Abitazione di Anna Cerato. Mattina presto. Interno stanza da soggiorno. Piuttosto modesto ma con qualche pretesa di decoro. Due pareti sono completamente prese da scaffali pieni di libri e oggettini scemi. Sulla terza parete un grande specchio barocco. Sotto allo specchio un mobiletto di gu­sto orrendo su cui è posata una radiolina accesa che trasmette ignobile musica a basso volume. In un angolo due poltron­cine e un divanetto vagamente veneziani, in un altro an­golo un tavolo da gioco di quelli pieghevoli con nel mezzo una fruttiera vecchia Bassano, e ai lati del tavolo due sedie dalla spalliera alta. Qualche stampa dove resta posto, una pianta grassa e triste. Davanti alla finestra - una finestra grande aperta che dà su un minuscolo balcone - il padre di Anna, seduto su una sdraio con una coperta che lo copre per metà. Ha un libro sulle ginocchia. È anziano e non gode evidentemente di ottima salute. Il solito raggio di sole filtra a illuminare la stanza.

Padre                               - (grida) Il latte l'han già portato? (Aspetta qualche istante poi ripete la domanda polemicamente) Anna! il latte non l'hanno ancora...

Voce di Anna                  - (senza un minimo di pazienza nella voce) Sì papà, l'han già portato... (Primo piano del padre che legge. Il padre grugnisce qualcosa e riprende  il libro.  Stacco  su Anna che entra con il bicchiere di latte)

Anna                                - Ecco il latte.

Padre                               - L'hai fatto scaldare un momento?

Anna                                - Si, sì, l'ho fatto scaldare... Come va?

Padre                               - Malissimo... Sto malissimo.

Anna                                - Non è cancro, papà, è inutile che... Non è cancro, lo sai benissimo.

Padre                               - In queste cose purtroppo non si sa mai nulla di preciso...

Anna                                - Ulcera.

Padre                               - Ricorda alla portinaia di portarmi su i giornali.

Anna                                - Si. Ciao. Bisogna che vada. (Anna si avvia)

Padre                               - Non t'arrabbiare...

Anna                                - Ma no. Leggi, leggi. Ciao. (Anna esce. Scende le scale. Si ferma davanti allo stanzino della portinaia, mette dentro la testa) I giornali, mi raccomando signora.

Portinaia                          - Stia   tranquilla  professoressa,  glieli   porto   su appena ho finito, qua. Come al solito. Come va il papà?

Anna                                - Benissimo, grazie. Arrivederci Clara.

Portinaia                          - Ngiorno professoressa.

(Strada. È mattina presto come abbiamo visto, c'è il sole co­me abbiamo visto. In piena attività la strada: macchine, bi­ciclette, tram, pedoni. Anna si ferma davanti al portone, un secondo, cava dalla borsa un pacchetto di esportazioni ne ac­cende una. Tira due boccate e prosegue verso la fermata del tram, a due passi da li. Tre giovanotti dall'aria tonta la incro­ciano: una donna che fuma per la strada! si girano e rigirano imbecilli, si scambiano impressioni che non udiamo. Anna è arrivata alla fermata del tram. C'è gente in attesa. Una signora di mezza età la saluta, lei risponde col medesimo buongiorno. Ecco il tram. Anna butta la sigaretta. Sale. Il tram è abbastan­za pieno, ma Anna trova un posto. Prima si sarà fermata a esibire il tesserino al bigliettario che gliel'avrà bucato con un minimo saluto. Seduta al suo posto Anna fissa il vuoto. Un signore con gli occhiali, anziano, siede sul tram davanti a Anna. Accanto a lui non c'è nessuno: il tram è vuoto, c'è solo il signore anziano. Ha in mano un libro, legge. Solleva gli occhi. Primissimo piano del signore anziano)

Signore anziano               - (ironico) Complimenti cara, complimen­ti. Un buon lavoro. Un po' didascalico però... (Stacco su Anna sempre seduta al suo posto. Il tram è nuovamente pieno, di fronte a Anna c'è una signora grassa con la borsa della spesa vuota. Attorno a Anna altra gente. Chi si alza chi sa­le chi scende ecc. La signora grassa con la borsa si trasforma nel signore anziano di prima. Agita nervoso il libro. Ripete la frase con tono polemico) Un po' didascalico però. Un po' didascalico però. Complimenti mia cara, un po' didascalico però.

Anna                                - (primissimo piano, mormora) Cretino. Vecchio cre­tino. (Un giovanotto in piedi davanti a Anna la guarda sor­preso. Il tram si ferma, Anna si alza, scende. Un pezzo di strada a piedi per raggiungere la scuola. Un'occhiata all'oro­logio da polso. Affretta il passo. Lungo la strada, appoggiati a un muretto, due giovani e due ragazze canticchiano in coro una canzonetta alla moda accompagnandola dai consueti gesti. Anna li osserva. Anche i giovani osservano lei. Ad Anna sembra che il gruppo stia cantando con parole diverse da quelle della canzone) Coro          - (cantano) È un po' didascalico... È un po' didascalico... È un po' didascalico... (Anna osserva ancora il gruppo e stavolta le parole della canzone vengono cantate come sono nella realtà. Il coro canta la canzoncina. Anna davanti alla scuola. Solito edificio. Ragaz­zi e ragazze sparpagliati. Quando Anna passa la salutano) ...ssoressa... ...rina Cerato... ...ngiorno ssa Cerato...

(Anna risponde con un cenno. Davanti al portone due colle­ghi: il prof. Favret e il prof. Porta. I due la salutano con ostentata cordialità)

Favret                              - Ooh la cara Cerato!... Sempre più affascinante... Come va, cara, come va?

Porta                                - Arte e moralità in Antonio Fogazzaro! Ho letto una rencensione su Minerva... il mese scorso... Diceva... (An­na guarda Porta ma non sente le sue parole giuste. Sente invece) ...Barabru nigredi sama sami sami sami sami sami sa-mi... (Primo piano di Porta. Ora Anna sente) ...Comunque ca­ra io se fossi in lei non sarei affatto amareggiato... Dopotutto si tratta del suo primo lavoro, voglio dire che come debutto, no? come debutto non è... (Anna gli tronca le parole, si congeda)

Anna                                - Scusi Porta, lei è un cretino.

Porta                                - Cocome?

Anna                                - Devo andare in classe. (Anna entra. I due commen­tano)

Porta                                - Ha detto cretino?

Favret                              - Cretino, cretino. L'ho sentita io.

Porta                                - Ah. Capisci. Si dà  delle arie  adesso.  Insulta. È stata brusca.

Favret                              - Brusca è poco. Villana. Poveretta... (Ride) Le frustrazioni della giovane Cerato...

Porta                                - Be', giovane... Mica più tanto giovane nemmeno lei... Cos'avrà la Cerato?

Favret                              - Oh, la Cerato ti dico subito... Dovrebbe essere del trenta mi pare... (Suona il campanello)

Porta                                - Ci siamo. Ciao Favret.

Favret                              - Ossequi illustre.

(Primo piano di Anna. A poco a poco, lentamente panoramica dal volto di Anna a inquadrare la professoressa seduta die­tro la sua cattedra, poi tutta l'aula: ai banchi gli allievi licea­li. In piedi, accanto alla cattedra Roncoroni, un allievo che ha terminato di essere interrogato)

Poncoroni                        - ...In  sostanza un   interessamento per tutte le scienze che servono a regolare la società umana, gran fidu­cia in queste scienze e...

Anna                                - (interrompe) Va  bene,  vada.  Sei.  Sentiamo...  (Si china sul registro) ...La Nespoli, si è preparata oggi? (Un'allie­va si alza dal banco. È, ovvio, la Nespoli. Grassoccia)

Nespoli                            - Si, signorina.

Anna                                - Venga  qua  allora, coraggio.   ...Sentiamo  un  po'... Mi parli dell'ambiente e dei personaggi del Goldoni...

Nespoli                            - L'ambiente e i personaggi  del  Goldoni... Dun­que... L'ambiente è quello di Venezia, praticamente la pic­cola e la media borghesia... pescatori... le servette...

Anna                                - Questi sono i personaggi...

Nespoli                            - Si, i personaggi. L'ambiente appunto è quello di Venezia, la Venezia del Goldoni... le locande, i campielli, i caffè... Il Goldoni nelle sue commedie... (Le ultime battute della Nespoli sfumano: Anna la sta guardando fissa. Musi­chetta. Flash: casa di Anna. Lei sta sfogandosi col padre, che è sempre davanti alla finestra, sulla sdraio)

Anna                                - Lo sai benissimo papà cosa m'è costato: tre anni di lavoro... E cosa ho ottenuto, cosa? non una riga seria da nessuna parte!

Padre                               - Ma no, non è detto... Usciranno anche recensioni più ampie... Si sa, al giorno d'oggi se non si è intrallazzati...

Anna                                - Sarebbe stato meglio se non l'avessi pubblicato...

Padre                               - Ma perché, non dir cosi... Non far la bambina An­na, via...

Anna                                - Per quel che ci ho guadagnato... Ai colleghi già non ero mai riuscita molto simpatica... Lo sai cosa m'ha det­to il preside, quel deficiente maniaco?

Padre                               - Anna, via, via...

Anna                                - Complimenti, un buon lavoro... Un po' didascalico però... (Fa il verso) Un po' didascalico però... Cose da pazzi! Un saggio di trecento pagine sul Fogazzaro e lui tutto quel­lo che riesce a dire è che è un po' didascalico...

Padre                               - Invidia, tutta invidia. Naldoni è sempre stato un perfetto imbecille anche quand'era giovane, figuriamoci ades­so. Non dar peso.

Anna                                - Ma si, certo ch'è invidia, lo so benissimo. Ma non mi consola. Il Buttiroli mi aveva praticamente promesso una recensione su Critica Recente, invece zitto... È passato com­pletamente inosservato...

Padre                               - Il Buttiroli, altro buono. Ai miei tempi non gli avrebbero fatto scrivere neanche gli indirizzi sulle buste... Tutta gente che non conta... non ti far sangue marcio... (Stop musichetta Flash. Stacco sulla Nespoli che, evidentemente avendo terminato, sta ad aspettare con la facciona stupita)

Anna                                - (alla Nespoli) Va be'... e poi?

Nespoli                            - Eh... non so... mi pare d'aver detto tutto quel che c'era da dire...

Anna                                - Si, si, va bene. Torni al posto. Sei.

Nespoli                            - (offésa) Sei?!

Anna                                - Sette, contenta? Sette. Su, via, via. (Sfoglia il re­gistro) Venga... (Rivolge un'occhiata alla classe) ...venga San­tini... (La macchina inquadra Santini. Un bel giovanotto, ciuffo di capelli sugli occhi, vestito con giacca di pelle, ma­glietta, jeans di velluto, cinturone. Si alza, va verso la cat­tedra. È il classico tipo di Apollo periferico, bello ma dallo sguardo non illuminato dall'intelligenza) ...s'è preparato lei, Santini?

Santini                             - (con un sorriso un po' ebete) Insomma...

Anna                                - (insofferente) Cosa significa insomma?

Santini                             - Eh, studiato ho studiato... solo... (La classe ride)

Anna                                - Silenzio.   Sentiamo   Santini.   Mi   parli   del   Campa­nella. (Primo piano del Santini cui la domanda non sembra tornar gradita)

Santini                             - Dunque... Il Campanella... Domenico Campa­nella...

Anna                                - Tommaso.

Santini                             - Si, Tommaso. Tommaso Campanella è nato a... dunque, è nato a...

Anna                                - A Stilo.

Santini                             - Si, a Stilo. Nel 1568.

Anna                                - Nel 1568, va bene. Vada avanti, mi dica qualcosa delle opere.

Santini                             - Dunque, le opere... Il Campanella occupa come poeta un posto diciamo a sé... È stato condannato e...

Anna                                - Per che cosa è stato condannato, se lo ricorda?

Santini                             - Si. Eeeh. È stato condannato per... Per eresia.

Anna                                - Per eresia, va bene. L'anno, se lo ricorda in che anno?

Santini                             - L'anno... mi pare... verso i primi del seicento, una cosa cosi... (La classe ride)

Anna                                - 1602. Va bene. Stavolta ne sa più del solito, mi congratulo... Mi parli di un'opera in prosa del Campanella.

Santini                             - Di un'opera in prosa del Campanella... Dunque... Il Campanella ha scritto molte poesie che sarebbero un po' 66      il contrario di quelle del Marino... In prosa invece il Campanella ha scritto... dunque...

Anna                                - (suggerendo) La città...

Santini                             - (prendendo il titolo per definitivo) La città. Ha scritto La città.

Anna                                - Avanti. La città... com'è 'sta città?

Santini                             - La città... eeh... dunque, la città... ideale.

Anna                                - La città del sole.

Santini                             - Del sole, si. La città del sole.

Anna                                - Be', sentiamo... di cosa tratta questa città del sole? Santini      - (parte col tono di chi sta per iniziare una dotta chiarificazione ma si ferma subito) Dunque, la città del so­le tratta...

Anna                                - I suoi abitanti come vivono?

Santini                             - I  suoi  abitanti  vivono...  Vivono... cosi, vivono un po'... un po' cosi insomma... (La classe ride)

Anna                                - Non mi faccia perder tempo e non dica scempiag­gini. Lo sa o non lo sa?

Santini                             - No, per esser sincero questa parte qui non l'ho ripassata. Cioè si, l'ho letta ma non la ricordo... (Anna fissa con interesse Santini)

Anna                                - Torni pure al posto. Quattro.

Santini                             - Come quattro, le ho detto anche la data di na­scita giusta.

Anna                                - L'ha chiamato Domenico invece di Tommaso.

Santini                             - Si va be' ma... Poi le ho detto anche dell'eresia li... Almeno cinque.

Anna                                - Su non facciamo storie. Quattro, quattro. Torni al posto.

Santini                             - Ma... (Anna continua a fissare con interesse il giovane. Un sorrisino di compiacimento le sfugge, quando lo rimanda al posto definitivamente)

Anna                                - Torni al posto, Santini... su, da bravo... Andrà me­glio la prossima volta... (Anna annota il voto sul registro, poi apre un libro, si rivolge alla classe) ...Ripassiamo da pagina 277... Prendete a pagina 277... Tra la fine del seicento e i pri­mi del settecento... Li dove dice polemiche fra italiani e fran­cesi... (Suona il campanello di fine lezione. Macchina sulla classe. Gli allievi si preparano a lasciare l'aula frettolosamen­te e rumorosamente. Passando davanti alla cattedra salutano. Quando passa Santini, Anna lo trattiene) Aspetti Santini. Si fermi un momento. Santini           - (stupito) Chi, io?

Anna                                - Si, lei, lei. (Gli indica un banco) Si accomodi li un attimo. (Santini a malincuore evidentemente si siede al banco mentre i suoi compagni stanno sfollando. Anna prende appunti su un quaderno, poi, finalmente, quando gli allievi so­no usciti tutti si alza e va sorridendo verso Santini) Allora, caro il mio Santini... Gli abitanti della città del sole di Tom­maso e non di Domenico Campanella vivono una vita con­forme a filosofia, sottoposta solo ai dettami della ragione e i loro beni sono in comune... Questo riassunto brevemente. Capito?

Santini                             - Sissignora. Io l'avevo letto ma poi sa com'è, uno si dimentica...

Anna                                - Lo so, lo so. Ha diciannove anni, no?

Santini                             - Quasi diciannove, si.

Anna                                - È un po' indietro. Ha ripetuto qualche anno?

Santini                             - Eh, ho dovuto rifare la terza ma non per colpa mia: perché mio padre è stato obbligato a trasferirsi qua, da La Spezia:   che avevo già cominciato a frequentare là, poi siccome che mio padre ha aperto una nuova produzione qua, cosi io poi ho finito che ho perso l'anno... (La caotica e poco corretta esposizione delle vicende familiari ha messo un po' in agitazione il Santini: ha invece divertito Anna, che sor­ride in modo incoraggiante al ragazzo)

Anna                                - (come se pensasse a voce alta) Santini, Santini... San­tini Luigi... caro Luigi Santini...

Santini                             - (sorride impacciato) Però mi ha dato quattro.

Anna                                - Caro Santini... Santini Luigi... Bene. Oggi pomerig­gio verso le cinque l'aspetto a casa mia.

Santini                             - (il ragazzo è stupito ed è portato a fraintendere l'invito) —A casa sua?

Anna                                - Via degli Olivetani sette. (Santini ora fa un'espres­sione che infantilmente dovrebbe essere da play boy)

Santini                             - Olivetani  sette...  va  bene,  senz'altro, signorina. Alle cinque. (Anna torna alla cattedra, prende il registro, si avvia alla porta. Santini s'è alzato anche lui. Anna si volta)

Anna                                - Capito bene Luigi Santini? Via degli Olivetani set­te... (Santini sorride equivoco)

Santini                             - Si si, ho capito. Ho capito benissimo.

Anna                                - (sorride) Ciao. (Musichetta sullo stacco, che rimane in sottofondo. La macchina posta di fronte al portone della scuola riprende l'uscita dei ragazzi che vengon fuori a frot­te:   ridendo,   correndo,   sparpagliandosi.   La   macchina sco­prirà anche, in un punto qualsiasi, il Preside: cioè il signore anziano, con occhiali, che abbiamo visto nel primo flash, sul tram. I ragazzi saluteranno il Preside che risponderà al saluto. Stop musichetta. Stacco su una mano che regge un pac­chettino che, palesemente, contiene dolci. Carrellata indietro a scoprire per intero la figura del Santini che attende davanti alla porta della casa di Anna, pacchetto in mano. La porta si apre, appare una donna di mezza età, la serva a ore, con una sporta in mano: sta per uscire)

Serva                               - Ah è lei. L'aspetta. Il Saltini, no?

Santini                             - San-tini.

Serva                               - Si, è lei, è lei... (Lo guarda in modo strano) Entri, entri. La professoressa mi ha spiegato. Io vado, ho finito. Entri, entri. (Fa entrare, quasi spingendolo, il ragazzo e si appresta a scendere le scale. La macchina la seguirà un atti­mo poi con rapido stacco: Santini in anticamera)

Santini                             - È permesso?

Voce del Padre di Anna - Venga avanti... Santini, venga avanti... (il ragazzo entra nel soggiorno. Il padre di Anna è sempre davanti alla finestra, sulla sedia a sdraio, nella po­sizione in cui l'abbiamo visto al mattino)

Santini                             - Buongiorno...

Padre                               - Ngiorno. Si accomodi... (Indica il divano) Anna viene subito. (Chiama) Anna è arrivato... (Santini non ha il tempo di sedersi che entra Anna. S'è sciolta i capelli, ora li porta sulle spalle, ha un vestito meno sobrio del tailleur in­dossato al mattino: qualcosa di frivolo. Cerca di essere se­ducente, e lo è anche: il tutto in modo piuttosto vistoso)

Anna                                - Santini, caro... Venga, venga... (Vede il pacchettino) Ma perché? ma no, mio Dio che sciocchezza... (Al padre) Papà non fa un po' troppo fresco adesso? non sarebbe meglio che rientrassi in camera tua?

Padre                               - Non cominciare a romper le scatole. Sto qui.

Anna                                - (minimizza) Quando mio padre è di buon umore usa un linguaggio da trivio. (Indica i dolci) Davvero perché? non era il caso... (Apre la scatola ne prende uno) Uhmm... che bontà. Papà, vuoi un cioccolatino?

Padre                               - No. Vorrei un bicchier di latte.

Anna                                - Ne hai già presi quattro, ti fan male. (Offre a San­tini) Uno anche lei? Cosa le offro? (Bambineggiando) Il tè non ho voglia di farlo, abbia pazienza... un anicino, una cosa come non so... un vermuttino, un pernod? Santini        - (imbarazzato ma fermamente convinto del proprio fascino) Grazie, no, niente, sul serio... Mai alcool io, mai...

Anna                                - (versa due bicchierini) Un vermuttino quello fa be­ne, non è alcool... Dunque caro Santini... la posso chiamare Luigi? (Si accomodano tutti e due: Anna in poltrona, il ra­gazzo sul divano)

Santini                             - Si si, eccome, certo, come no.

Anna                                - Benissimo Luigi, bravo. Ti darò anche del tu. È più semplice. (Sospira ostentamente) Sei cosi giovane, mio Dio... (Primo piano del Santini con la faccia lusingata, ebete) ...eh sì, giovane, proprio giovane...

Santini                             - (rozzo e maldestro) Lei non è mica vecchia, pro­fessoressa.

Anna                                - Non son decrepita no, questo no. Ma non chia­marmi professoressa, almeno qui. A scuola si sa. Chiamami Anna.

Santini                             - Anna? Devo proprio chiamarla Anna?

Padre                               - (interviene) Mi pare un po' citrullo il giovinetto. Se te lo dice lei, chiamala Anna.

Anna                                - (con rimprovero) Papà... Vai di là in camera tua... (Borbottando il padre si alza, prende libro e coperta e se ne esce. Anna vorrebbe aiutarlo ma lui ricusa)

Padre                               - Va bene, va bene. Ce n'è rimasto ancora di latte nel frigo?

Anna                                - (impaziente) Si si, ce n'è rimasto. Su da bravo, pa­ pà, vai dunque, caro Luigino. Ho visto tutti i tuoi voti... non eccelli neppure nelle materie scientifiche... Strano, di so­lito... Non importa. Ho proprio l'impressione che lo studio non sia il tuo pane, o sbaglio?

Santini                             - Sa, io... cosa vuole... mi applico... Per applicarmi mi applico, ma.... vede professoressa, io...

Anna                                - (correggendolo) Anna. Non professoressa.

Santini                             - Si, scusi. Anna... (Si esalta maldestramente) Bel nome. Anna. Come... come Anna Bolena.

Anna                                - (insofferente ma cerca di trattenersi) Si va be', che c'entra...

Santini                             - Vede, io... non so, forse non sono tagliato per la scuola...

Anna                                - E che intenzioni hai per il tuo futuro?

Santini                             - (con supponenza) Tenterò di prendere la matu­rità, poi m'iscrivo a qualche facoltà... non so, pensavo legge... per male che vada tanto entro nella ditta di mio padre...

Anna                                - Che ditta ha tuo padre?

Santini                             - Mio padre?

Anna                                - (spazientita dalla stupidità del giovane) Tuo padre si, tuo padre. Che ditta ha?

Santini                             - Eh, lui fabbrica collettori per motori elettrici...

Anna                                - Dev'esser bello. (Un attimo di silenzio durante il  quale Anna fissa Santini, che è sempre più imbarazzato, non rinunciando però al sorriso ebete del conquistatore) ...Caro Luigi... ti dirò la verità: tu non hai nessuna probabilità di farcela. La maturità per te è lontanissima... Se continui di questo passo...

Santini                             - (interrompe, preoccupato) Dice che sarò boc­ciato?

Anna                                - Eh be', credo proprio di si. Un altro vermuttino? (Versa)

Santini                             - Grazie. Dovrei applicarmi di più, lo so. Forse se lei mi aiuta...

Anna                                - Appunto, caro. Io sono qua per questo. Per questo ti ho detto di venire a trovarmi... (Anna fissa Santini, come se guardasse il vuoto. Musichetta fissa del Flash. Flash: il Presi­de, seduto al posto di Santini, col bicchiere del vermut in mano)

Preside                             - Un po' didascalico, un po'  didascalico... (Stop musichetta fissa del Flash. Santini nuovamente seduto sul di­vano. Anna prosegue)

Anna                                - Ti propongo un gioco.

Santini                             - Come sarebbe un gioco?

Anna                                - Un gioco. Niente di losco, per carità. Niente d'ir­regolare. Un giochino. Farò di te una persona importante...

Santini                             - Importante, io? (Ride melenso) Eh, magari. Ma perché vuol giocare proprio con me?

Anna                                - Perché mi sei simpatico, Luigi. Molto simpatico. E son convinta che sei duttile, sapendoci fare.

Santini                             - (Primo piano di Santini, ebete e lusingato) Dut­tile?

Anna                                - Farò di te un personaggio. Un caso.

Santini                             - Un caso?

Anna                                - Un caso letterario. Hai mai sentito parlare di Rimbaud, di Radiguet... Che scema, no, certo che no... Non importa: diventerai qualcuno... La gente parlerà di te. (Sot­tolinea) Dovrà parlare di te, per forza... Ti sorride l'idea?

Santini                             - Per sorridermi mi sorride ma è impossibile. Io sono indietro... come può lei...

Anna                                - Posso, posso. Tutto è possibile al mondo. C'è tut­to e tutto si può. Una condizione sola: tu dovrai seguire punto per punto i miei consigli. Alla lettera. Nel dettaglio. Capito? Ti va?

Santini                             - Che consigli sarebbero?

Anna                                - Consigli idonei, si capisce. (Persuasiva, civetta) Al­lora, Luigino... Ti va? Hai fiducia in me?

Santini                             - Si si. Tanto è un gioco, no? E quand'è che si co­mincerebbe?

Anna                                - Subito, si capisce. Subito. Alzati in piedi. (Santini si alza. Anna gli si avvicina. Gli sfiora i capelli, il giubbotto, provocante) ...Ecco, vedi, bisogna partire da zero. Questi ve­stiti... questo giubbotto... la camicetta... i pantaloni... via, via, sparire... non vanno più, non si può più vestirsi cosi... È con­venzionale, ovvio... Domani pomeriggio usciremo assieme... Tutta questa roba deve scomparire...

(Dissolve sul medesimo ambiente. Santini è in piedi, come l'abbiamo lasciato. Soltanto il suo abbigliamento è comple­tamente mutato: ora veste rigorosamente con abito doppiopet­to, flanella, camicia con farfallino, scarpe inglesi, fazzolettino nel taschino. Dalla tasca della giacca gli spunta un gior­nale. Dettaglio del giornale: è il Times. / capelli sono petti­nati all'indietro, con riga. Anna davanti a lui, nello stesso tono che aveva prima della dissolvenza)

Anna                                - ...Nella nostra epoca l'abbigliamento è importante, credimi Luigino. È tutto... (Lo spinge davanti allo specchio barocco) Guardati...

Santini                             - Sembro una persona seria... (Ride) Orco cane, sembro serio sul serio...

Anna                                - La pipa.

Santini                             - Ah già. (Cava dalla tasca della giacca una pipa e se la mette in bocca) Ma io non ho mai fumato la pipa.

Anna                                - Apparenza, caro. Apparenza. Non è necessario che la fumi. Averla fra i denti, questo è indispensabile. Adesso siediti. Rilasciati. E stai bene attento. (Sequenze veloci. Parte una musichetta tipo Ridolini)

Voce di Anna                  - (interno di una sala di conferenze. La mac­china inquadrerà il tavolo del conferenziere, poi il pubblico: tra questi isolerà Santini, pipa in bocca. Accanto a lui, Anna) Frequentare assiduamente tutte le riunioni di circoli cul­turali... esperienza fondamentale... I primi tempi ti starò vi­cina poi dovrai far da solo... (Interno di una libreria affollata. L'autore, circondato da gente, sta firmando copie del suo li­bro. La macchina scopre Santini, con pipa) ...Le presentazioni in libreria sono assolutamente indispensabili... Gli incontri con l'autore vanno seguiti... Conoscere da vicino uno scrittore per capirne la mediocrità... (Santini si avvicina all'autore, con il libro in mano, per farsi apporre la firma) No, questo mai. Errore. Tu te ne devi stare in disparte... Guardare gli altri, gli scemi, che compiono il rito, con un sorrisino scettico. (Primo piano di Santini con sorriso ebete) Scettico non ebe­te... (Santini muta sorriso e tenta di trasformarlo in scettico. Altra  sala.  Il conferenziere ha  terminato,  tra gli applausi. Santini è in mezzo a due signori dall'aspetto scioccamente severo) ...Dibattiti... discussioni... tutta roba inutile e utilissima. Mettiti in mostra, frequenta... frequenta... frequenta...

Signore A                        - (a Santini) Particolarmente felice, direi.

Santini                             - È in gamba quello li, proprio in gamba. Voce di

Anna                                - No, mai.  Errore.  Non  dovrai mai aprir bocca!

Santini                             - Mai? (Si torna al soggiorno di Anna. Davanti allo specchio barocco ora c'è una lavagna. Anna in piedi, col gesso in mano; Santini seduto su una sedia. Davanti alla fi­nestra il padre, col libro e la coperta)

Anna                                - Mai. Per il momento. La trasformazione deve es­sere graduale. Per un certo periodo di tempo dovrai limi­tarti, qualsiasi domanda ti facciano, a scuotere la testa... scuotere la testa... Scuoti! (Santini scuote la testa) Non cosi in fretta. Più malizia e disprezzo nello scuotimento. (Santini riscuote la testa, adagio) Pipa in bocca! (Santini si mette la pipa in bocca) Scuotere la testa... Alzar le spalle... Alza! (San­tini esegue) Allargar le braccia... Allarga! (Santini esegue) Mugolare dei maaah! pieni di sospetto e di supponenza.... Mugola! (Santini esegue ma ne vien fuori un versacelo gut­turale) Mugolare, non ringhiare. Mugolare.

Santini                             - È che mugolare con la pipa in bocca mi riesce difficile.

Anna                                - Riproviamo... (Stacco su Anna e Santini che cam­minano in un parco, o in un giardino, o attraverso strade poco affollate. I due sono presi di fronte, da lontano prima, poi sempre più da vicino, fino al primo piano) ...Scuotere la testa con aria dubbiosa... allargare le braccia, mostrare di di­sapprovare questo e quel discorso... far capire come tu giu­dichi inutili, superati, fuori dal tempo tutti i discorsi, tutte le parole in genere... Ogni tanto dovrai far cadere un nome... Pesantemente:  Randinski... Gustav Frech... Cohen-Lehar...

Santini                             - Chi sarebbero?

Anna                                - Non ti preoccupare. Ripeti,

Santini                             - Randinski... Gustav Frech... Cohen-Lehar...

Anna                                - (sorride,   compiaciuta) Il  più  è  fatto.  Al  settimo giorno  Dio si riposò. (Passano  davanti a  un  vecchio  che chiede l'elemosina, accovacciato sul  marciapiede.  Anna lo fissa)

Vecchio                           - Fate la carità, fate la carità... (Musichetta fissa del Flash. Anna fissa il vecchio. Primo piano del vecchio che ora dice con la stessa intonazione di prima) Un po' dida­scalico... un po' didascalico... un po' didascalico... (Anna sorride in primo piano, poi scoppia in una risata. Anna fa un gesto a scacciare ricordi, e in primo piano il vecchio tor­na a ripetere) Fate la carità... fate la carità... fate la carità... (Stacco netto su un grande salotto. È in corso un party cultu­rale ene fico-mondano. Parecchi invitati, mezzecalze, stronzi. Un cameriere gira fra gli ospiti recando un vassoio colmo di bicchieri. La gente si serve. Gruppi conversano fra loro. In un angolo la macchina isola Santini, circondato da tre uo­mini di mezza età e una giovane bella donna, capelli lun­ghi, abbigliamento postesistenzialista)

Uomo n. 1                       - ...mah, io l'ho letto e non m'è parso affatto male... non so... lei che ne dice?

Uomo n. 2                       - No no, un'ottima cosa... L'ingegno non man­ca... Dovrebbe piacere anche a voialtri giovani, no? (Santini allarga le braccia, scuote la testa, alza le spalle)

Santini                             - Maah...

Uomo n. 2                       - Non è d'accordo? Non le è piaciuto?

Santini                             - Maah... Cohen-Lehar... Nient'altro che Cohen-Le­har... (/ quattro si guardano mortificati depressi. La macchi­na carrella a scoprire, seduta in poltrona, Anna che sorride compiaciuta. Nuovamente la macchina su Santini. Passa da­vanti a lui il cameriere col vassoio)

Cameriere                        - Aperitivo, signore? (Santini allarga le braccia, scuote la testa, sorride scettico)

Santini                             - Maah... Cohen-Lehar... (Stacco sui 4 di prima)

Uomo n. 1                       - Ma come si chiama quel giovanotto?

Donna                              -  Luigi Santini.

Uomo n. 1                       - E di cosa si occupa?

Donna                              -  Non so. È sempre dappertutto. Lo si incontra in tutti i posti.

Uomo n. 2                       - Però veramente questi giovani intellettuali si danno un sacco di arie. Ai miei tempi...

Uomo n. 3                       - Non rivanghiamo, Cesare. Quel giovanotto è uno che sa il fatto suo. Si nota immediatamente. Ha uno sguardo vivo, curioso, molto vitale... (Alla donna) Come ha detto che si chiama, cara?

Donna                              -  Luigi Santini...

Uomo n. 3                       - Ah si, Santini. Mi pare di averlo già sentito da qualche parte. (Santini passa di li e il n. 3 lo ferma) ...Senta Santini, perché non mi fa un pezzo per Critica Recente?

                                        - (Santini allarga le braccia, scuote la testa, alza le spalle, la pipa è in bocca)

Santini                             - Maaah...

Uomo n. 3                       - Naturalmente scelga lei il tema che preferi­sce... (Sorride ruffiano) Critica Recente paga sa... non è una delle solite riviste che... poi lei lo saprà già perfettamente... Ha l'aria di essere un tipo informato su tutto... (Stacco su det­ti. Mano che tiene un pacchettino di dolci. La macchina in­quadra la porta della casa di Anna che dopo un secondo si apre. Appare Anna nel vano. Davanti a lei, col pacchettino, Santini)

Anna                                - Vieni, entra. Sto finendo l'articolo... (Entrano. Sul tavolino del soggiorno c'è una macchina da scrivere col fo­glio inserito. Fogli sparsi ovunque, libri) ...È il quinto in un mese. Stai facendo carriera. Te l'avevo detto. Sei contento?

Santini                             - Sa, io non ci capisco niente... Devo tutto a lei...

Anna                                - Non essere modesto. La tua parte la stai facendo benissimo. Tutti parlano di te. Stai crescendo ogni giorno di più. Sei esploso. Dov'hai messo il Times?

Santini                             - (si guarda la tasca della giacca, il giornale non c'è) Il Times?

Anna                                - Non farti sempre ripetere le cose. Il Times, si. Ti ho detto che devi sempre farlo sporgere dalla giacca. E sa­rebbe anche ora di aggiungerci il New Yorker. Domani lo compriamo. Senti, senti cosa dice di te quel cretino di Dario Viganoni... (Anna apre una cartella ch'è sul tavolo, ne estrae un foglio di giornale. Legge) "Un ottimo intervento, ben ca­librato, m'è parso infine quello del Luigi Santini, un giovane studioso che in questi ultimi tempi ha fatto moltissima strada e di cui certo avremo presto occasione di riparlare, e mi au­guro, più estesamente. Il suo articolo su Gosse, in chiave psicoanalitico-mitologica..."

Santini                             - Cosa vuol dire psicoanalitico...?

Anna                                - (irritata) Ti ho spiegato mille volte che quando non sai qualcosa, quindi sempre, non devi chiedere informazioni... Devi dire... Cosa devi dire?

Santini                             - (altezzoso) Mi spiace. Non posso seguirla su que­sto piano.

Anna                                - Bene. Ricordatelo. Mi spiace, non posso seguirla su questo piano. (Riprende la lettura del giornale) Dunque... senti: "Il suo articolo su Gosse, in chiave psicoanalitico-mi­tologica, è, nei limiti della critica giornalistica sia pure avan­zata, assolutamente esemplare, e mi fa piacere citarlo..." sei contento?

Santini                             - Ma l'articolo l'ha scritto lei!

Anna                                - Che c'entra. Nessuno lo sa. Il merito è tutto tuo. Vedrai, Luigino, vedrai...

Santini                             - Oggi intanto ho preso tre in fisica...

Anna                                - Non ti preoccupare...

Santini                             - ...e due in chimica...

Anna                                - Ultimo sui banchi di scuola primo nella vita, è una vecchia regola.

Santini                             - Sarà, ma la vedo grigia. Eppoi il fatto che lei non m'interroga più è stato notato da tutti i miei compagni....

Anna                                - Ah si? Cosa dicono quei piccoli dementi?

Santini                             - Eh, dicono... Dicono tante cose.

Anna                                - Cerca di essere stringato.

Santini                             - Ci hanno visto uscire assieme, tanto per comin­ciare...

Anna                                - E allora? Una professoressa non può forse andare a spasso con un suo allievo? (Civettona) Che c'è di tanto strano, Luigino?

Santini                             - Non capisce? Pensano che io e lei...

Anna                                - Su, su, su, non voglio sentir altre scemenze. Dai qua i cioccolatini. E non portarmene più. Mi fanno ingras­sare.

Santini                             - Ma so che le piacciono.

Anna                                - Non discutere. Mi fanno ingrassare. Non portarne più. Siedi li che finisco l'articolo. (Anna si mette a scrivere a macchina. Per qualche istante si sente solo il ticchettio. Poi Anna guarda fisso Santini, e ha uno scatto d'impazienza) Non star li senza far niente. Pensa almeno.

Santini                             - A cosa devo pensare?

Anna                                - (tace un istante, sorride. Poi) Al tuo libro.

Santini                             - Il mio libro?

Anna                                - Si. Hai scritto un libro. Stai per pubblicarlo. Edi­zioni di Critica Recente. Questa è la lettera. (La mostra) Con­gratulazioni.

Santini                             - E di cosa si tratta, cos'è, un romanzo?

Anna                                - No, qualcosa di più esplosivo. Luigi Santini tu hai scritto un libro che sarà il più grosso caso letterario dell'an­no. Carteggio confidenziale fra Alexis Hugenin e Sarah Mittelhauser.

Santini                             - Chi sono?

Anna                                - Te lo dirò al momento giusto. Intanto tu ficcati be­ne in testa questi nomi: Alexis Hugenin e Sarah Mittelhau-ser...

 

Santini                             - (meccanicamente ripete) Alexis Hugenin e Sarah Mittelhauser... (Stacco su primo piano del Prof. Porta. Si sente in sottofondo la voce dell'Uomo n. 3 che sta parlando) Porta  - (sottovoce) E pensare che a scuola era un perfetto cretino. (La macchina carrella indietro a scoprire accanto a Porta il prof. Favret e il Preside, cioè l'uomo del flash)

Favret                              - Incredibile. A volte l'ingegno ama nascondersi dietro i volti più impensati.

Preside                             - Cari colleghi la realtà è che ancora una volta dobbiamo riconoscere che la scuola, come istituzione cul­turale, non sempre adempie a quei compiti per i quali... (Sfuma e vengono in primo piano le parole dell'Uomo n. 5. Carrellando la macchina scopre tutta la sala piena di pubbli­co, pubblico in piedi e seduto in varie file di sedie, e scopre anche l'Uomo n. 3 che in fondo alla sala/ seduto davanti a un grosso tavolo, sta parlando. Ha accanto l'Uomo n. 2, l'Uo­mo n. 1, la Giovane Donna e il Santini. Durante l'esposizione del n. 3 la macchina con improvvisi stacchi mostrerà Anna seduta fra il pubblico. Anna sarà ripresa in primo piano, in piano americano ecc. in tutti i modi possibili cioè, dall'alto, dal basso, ecc.)

Uomo n. 3                       - ...Concluderò, signore e signori, ricordandovi che questo libro, che io stesso ho voluto pubblicare e scusa­temi se me ne attribuisco un po' la scoperta, scusate questo atto di piccola vanità... d'altra parte non c'è nulla che possa confortare di più un vecchio letterato come me che tenere a battesimo, un battesimo laico ma non meno sacro di quello religioso... di tenere a battesimo dunque un giovane, un gio­vane che, ve lo posso garantire, mi impegno a garantirvelo, ha davanti a sé un avvenire luminosissimo... Alludo è ovvio al nostro Luigi Santini... (La macchina carrella fra il pubblico che applaude e si ferma su Anna, mentre in sottofondo si sente la voce dell'Uomo n. 3) Un libro che rinnova profonda­mente nelle sue strutture l'arcaica concezione di quella critica crociana e postcrociana che... (Anna s'è alzata in piedi. Un sorriso vendicativo. Primo piano di Anna)

Anna                                - Vorrei chiedere al signor Santini una cosa... (Rapi­do susseguirsi di primissimi piani di Anna e Santini)

Uomo n. 3                       - Ah, benissimo. Beninteso che il gentile pub­blico è invitato, come del resto è sempre stata nostra consue­tudine, vero, è invitato dunque a porre domande... Benissi­mo, benissimo... Dica signora, dica pure...

Anna                                - Desidererei sapere chi erano Alexis Hugenin e Sarah Mittelhauser...

Uomo n, 3                       - Ma cara signora, o signorina, mi scusi, ma la sua domanda è inammissibile.. Ne abbiamo parlato per quasi due ore... Forse, mi spiace dirglielo, forse lei è stata disat­tenta, distratta... Comunque si legga il libro e lo saprà... (Ri­sate del pubblico)

Anna                                - Vorrei saperlo adesso. E dal signor Santini. (Pri­missimo piano di Santini, sconcertato)

Uomo n. 3                       - Signora, Sarah Mittelhauser e Alexis Hugenin, come tutti sanno erano... mio Dio, signora, come si possono porre domande tanto... tanto... Insomma, glielo spieghi lei Santini, abbia la cortesia...

Santini                             - Alexis Hugenin e Sarah Mittelhauser... (Macchi­na su Santini. Santini allarga le braccia, scuote la testa, sorri­de scettico)

Anna                                - Apprezzo la laconicità del signor Santini. Ma poiché egli non mi vuol spiegare esaurientemente chi erano Sarah Mittelhauser e Alexis Hugenin, limitandosi a scuotere la te­sta e a allargar le braccia, sarò costretta e rivelarlo io... Signo­ri, Sarah e Alexis non sono mai esistiti... Li ho inventati io. Mi smentisca se può, signor Santini. (Brusio. Mormorio)

Santini                             - (primissimo piano di Santini. Sorridente) Mi spia­ce signorina. Non posso seguirla su questo piano. (Risate. Ap­plausi)

Voce di Favret                - È la solita Cerato!

Voce di Porta                  - Cacciatela fuori!

Voci                                 - Fuori la disturbatrice! Non raccogliamo le provocazioni! La smetta, buffona!

Uomo n. 3                       - Signori, signori... vi prego... vi prego, un po' di rispetto. In quanto a lei signorina, mi consenta di dirle che il suo intervento non è stato un esempio di buon gusto... (Anna, ormai fuori di sé, si è avvicinata al banco, lo tempesta di pugni. È in preda a crisi isterica, urla verso il Santini che rimane impassibile)

Anna                                - Luigi, diglielo tu! Diglielo che è tutta roba mia! Che tu non hai mai scritto una riga... Che non sai niente... Provate... provate a interrogarlo... su qualsiasi cosa, qual­siasi argomento... Tasso, Ariosto, Chiabrera... E il Campa­nella!  Lo chiamava Domenico... Diglielo  che lo  chiamavi Domenico! Capite signori? Ho inventato tutto io... Per­ché capirete, capirete finalmente... Il popolo è una be­stia varia e grossa... ch'ignora le sue forze... (Fuori di sé, declama. Mentre lei sconvolta dalla crisi non se ne rende con­to, l'Uomo n. 3 con un gesto chiama due inservienti che ac­corrono e incominciano a strapparla da li per trascinarla fuori) Tutto è suo, quanto sta fra cielo e terra, ma noi cono­sce e se qualche persona... di ciò l'avvisa e' l'uccide e l'at­terra... (Mentre vien trascinata via, continua a urlare) È la verità! È la verità... Diglielo Luigi... Santini... Santini spiega­glielo tu... Santini... (Brusio, confusione fra il pubblico)

Voci                                 - Matta, matta... Incredibile... Che scena disgustosa...

(Primo piano di Santini, immobile, serio. Macchina su Porta, Favret e il Preside)

Preside                             - Poveretta, io l'ho sempre pensato che fosse un po' tocca...

Porta                                - (ride) Arte e moralità in Antonio Fogazzaro... S'è rovinata col Fogazzaro, ecco tutto...

Preside                             - Non era brutto come saggetto... Un po' didasca­lico però...

(// piazzale davanti alla scuola. Le lezioni sono terminate. Escono studenti, professori. Esce Favret, Porta, Preside, Ne­spoli, Roncoroni, ecc. È una mattinata di sole. Anna attra­versa il piazzale. Una motocicletta l'affianca. È il Santini)

Santini                             - Anna.

Anna                                - (ironica) Oh. Buongiorno caro.

Santini                             - Sali Anna, facciamo un giro.

Anna                                - Non essere demente come al solito. Non salgo sulle motociclette.

Santini                             - Scendo io. (Esegue)

Anna                                - A lasciarla o prenderai la multa.

Santini                             - Cosa dovevo fare, dimmi tu... Se mi avessi mes­so al corrente del tuo piano...

Anna                                - Non essere demente.

Santini                             - ...forse insieme avremmo potuto trovare qualcosa di meglio...

Anna                                - D'accordo, d'accordo.

Santini                             - No, stai a sentire. Sei stata ingiusta con me.

Anna                                - O mio Dio.

Santini                             - Sono stato una cavia per le tue vendette.

Anna                                - Ah, Madonna.

Santini                             - Lo so cosa pensi.

Anna                                - Adesso sa anche cosa penso. È incredibile.

Santini                             - Mi hai creato, mi hai costruito, io non valgo nulla. È stato un gioco, uno scherzo... Ora tutto è finito. Tut­to è chiaro.

Anna                                - Che atto è?

Santini                             - Smettila. Non avevi il diritto di distruggere quel­lo che tu stessa avevi creato.

Anna                                - Stupendo.

Santini                             - Io ti sto parlando...

Anna                                - Smettila di dir sciocchezze, Luigi.

Santini                             - (tenta di. cingerle la vita ma Anna si sottrae decisa) Anna, io...

Anna                                - Previsto. Com'è monotona la vita.

Santini                             - Anna... ascolta Anna. Io... (Ritenta di cingerle maldestramente la vita)

Anna                                - No, per favore. Sapevo fin dall'inizio che avresti finito per innamorarti di me. Sei giovane e scemo. Il lato sentimentale della vicenda non mi sorprende. Ma non m'in­teressa...

Santini                             - Anna...

Anna                                - La cosa non m'interessa, capisci? Non m'interessa, sul serio. Dovrebbe anche essere piacevole far l'amore con te, suppongo. Ma non me ne frega niente. Ciao. Sposta la moto, prenderai la multa. Zona verde. Auguri Luigi.

(Anna si allontana. Primissimo piano di Santini, turbato. Meccani­camente il ragazzo si rimette la pipa in bocca)

Santini                             - Anna... Ciao Anna. (Si avvicinano Preside, Porta, Favret. Circondano Santini)

Favret                              - La Cerato! Cosa voleva?

Santini                             - No, niente. (/ tre sono avidi di pettegolezzo)

Porta                                - Raccontaci, su. Cosa vuole ancora?

Santini                             - (rientra nel personaggio) Stupidaggini... Poveret­ta. Vorrebbe che dessi un'occhiata alle bozze di un suo sag­gio... Ma non ho tempo, gliel'ho detto. Non ho tempo.

Porta                                - Un altro saggio?

Santini                             - Risultanze di un'inchiesta sul linguaggio pubblici­tario. Superato come tema.

Preside                             - Superatissimo, certo.

Santini                             - Poveretta. Gran brava donna.

FINE