Un marito imbroglione

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DUJE CHIAPPARIELLE

  UN MARITO IMBROGLIONE

 (UN MARITO BUGIARDO)

Commedia brillante di Pasquale Calvino

(Iscrizione SIAE n. 180531)

2 atti, 2 scene (7-9 U- 5-7D 20000 parole circa)

Adattamento da Bisson e Scarpetta –Traduzione dal napoletano di Antonio Covino.

                                                                                 

   Per  averla con numero diverso di personaggi scrivere a calvinopasquale@gmail.com  tel. 347-6622400-

   I garzoni di Ciccio e Alonzo potrebbero essere delle cameriere e  portare a 7 il numero delle attrici diminuendo a 7 quello degli attori.(7+7)

   I nomi, cognomi  usati nel copione dovrebbero creare un effetto divertente ma possono essere anche sostituiti da altri diversi o più seri.

Personaggi

1m-Felice Culetto-marito di Luisella e amante di Rosina: marito imbroglione.

2m-Michele Culetto-impiegato delle ferrovie

3m-Antonio Zizzara- commerciante di vini(la z può essere letta come dolce o aspra(razzo è dolce-pazzia è aspro)

4m-D. Ciccio Iolanda-marito di Candida e padre di Luisella

5m-Alonzo Valtero-pastaio

6m-Achille Patata-capo ufficio ferrovie

7m-Errico- spasimante di Rosina

8m-Peppino-garzone di Ciccio

9m-Salvatore- garzone di Alonzo

D.a Candida-madre di Luisella e moglie di Ciccio

Luisella- moglie di Felice

Concetta-moglie di Alonzo e madre di Rosina

Rosina-amata da Enrico e desiderata da Felice

Gilda- moglie del vinaio con tic all’occhio

La scena avviene nel primo atto a Portici-Bellavista(Napoli); secondo atto a Torre Annunziata epoca della lira(anni 60-70)Ma può essere spostata in altri luoghi e epoche  e tradotta nei vari dialetti se autorizzati dall’autore.

ATTO PRIMO

Camera con porta in fondo. Tre laterali ed una finestra prima quinta a destra. Un lampadario appeso al soffitto ed avviluppato in un velo. Due mensole. Sedie, tavolino secondo la fantasia del regista e dello scenografo e in modo da poter servire con pochi cambiamenti(luci diverse) anche nel secondo att.

SCENA PRIMA

Luisella e Candida sono sedute e rammendano o fanno altri lavori.

CANDIDA- Il tuo defunto marito era una perla, non si sentiva e non si vedeva…era il marito ideale, ricco e dolce, non fastidioso…era solo un poco

 Anziano…

LUISELLA- Mammà quello teneva quasi 50 anni più di me…non stava nemmeno in piedi…

CANDIDA – Allora è meglio questo che non c’è mai…è sempre fuori casa… perché se ho capito bene…Felice non è tornato ancora?

LUISELLA: Non ancora….sta per arrivare…

CANDIDA: E bravo, che bella cosa, che bel marito, che bel galantuomo, e poi dite che io m’inganno, che non lo sopporto. Quel cretino, imbecille, deficiente di tuo padre ne ha la colpa, è stato lui che per forza te lo volle far sposare, piaceva a lui…aveva il posto fisso nelle ferrovie dello Stato…D. Cesarino, pace all’anima sua, quello si poteva chiamare marito…anzi era un marito con i fiocchi…era un padre per te…

LUISELLA: Mammà quello sembrava il mio bisnonno…era bravo ma centenario…Ma questo, mammà, nemmeno è cattivo, me lo sposai con tanto piacere e pure lui mi sposò con tanto piacere…

CANDIDA: Ah, sì, lo so, ti sposò con tanto piacere  perché gli portasti una dote di  9 appartamenti, terreni e conto in banca che ti lasciò il tuo defunto marito…e si venne a sistemare qui…a fare il signore, servito e riverito…tra cent’anni avrà pure i beni miei e quelli di tuo padre…che vuole più…era un disoccupato…un vagabondo…

LUISELLA: Ma no, questo non lo puoi dire, perché appena vide che tu e papà non eravate contenti che non lavorava…che  non faceva niente, subito cercò di trovare un impiego. E subito lo trovò…

CANDIDA: Ah, sì, che bella cosa, bell’impiego... Controllare i vagoni letto, per stare lontano dalla casa quattro giorni la settimana, dal Giovedì al Lunedì.

LUISELLA: Embè, che deve fare, quello è l’impiego, deve ispezionare i vagoni letto

CANDIDA: Guardate. Quello è donnaiolo… Ispezionare i vagoni dove stanno i letti, dove si spogliano pure le femmine.

LUISELLA: Eh, mi pare, certamente non  possono andare a dormire vestite.

CANDIDA: E si sa, ha trovato un bel lavoro veramente, un impiego che fa proprio per lui….

LUISELLA: Ma perché, che ci trovi di male ?

CANDIDA: Tutto il male possibile, a me quell’uomo non mi piace, non è sincero, èun lestofante. …Non vedi come guarda tutte le donne…se avesse potuto avrebbe fatto il ginecologo…il medico delle donne …Ma come, non ti sei accorta che in quei due giorni che sta qua, pare come avesse le spine sotto al piede, mai fermo un momento,  sempre distratto, sempre nella luna, e la mattina che deve partire, invece, sta allegro, contento… che se ne va.

LUISELLA: Sì, questo è vero, ma lui mi disse che sta allegro perché va a lavorare, a guadagnare il pane…deve pagare i debiti che aveva fatto il padre…poi  non ce la fa più a stare in ozio come una volta…

CANDIDA: Vattene, figlia mia, non sentire chiacchiere…quello lavora ma non ti da una lira perché deve pagare i debiti del padre…io non credo niente di quello che dice…per me è un truffatore disonesto. Niente, a me non mi fa fessa, non mi imbroglia!

LUISELLA: Ma insomma, che vuoi che faccia ?

CANDIDA: Voglio che ti svegli, che non credi a tutto quello che ti dice, e poi   non devi fare tanto la pecora, se no quello se ne approfitta, e per il resto ci penso io,  lo sorveglio io, e guai se scopro qualcosa. Io a Ciccillo mio marito, per un poco di odore di muschio che gli trovai addosso, lo feci stare due anni, senza farmi dare un bacio... eh, io so’ terribile, e così ha capito. Tu non ci pensare, ci sono io. Stamattina ho mandato tuo padre a Napoli, alla Ferrovia, direzione delle FS…, e là possiamo avere informazioni precise per sapere come si comporta e se veramente ha quest’impiego.

LUISELLA: Nientemeno! Pure questo mettete in dubbio? (Al pubblico)…Due anni di sciopero, di astinenza…chi sa quante corna gli avrà fatto papà!

CANDIDA: Io non lo so, vedremo, tu hai ragione di avere fiducia, e credere a tutto, perché hai avuto per marito, D. Cesarino Sanguetta, che perla, non doveva morire così presto!

LUISELLA- Mammà avevo oltre novant’anni!

CANDIDA- E che sono…c’è una signora che ne ha 117 e sta benissimo!

LUISELLA- Mammà ma mio marito Cesarino a 88 anni ha chiuso l’esercizio…diceva di non poter fare più l’amore…si stancava…era faticoso…

CANDIDA- Meglio figlia mia…risparmiavi tempo e danaro…poi è vero non ci ha dato un bambino Cesarino…ma nemmeno questo che è giovane e forte…cos’è non è capace?

LUISELLA- Mammà i primi tempi facevamo spesso l’amore…ora è sempre stanco…deve essere esaurito…non è più come ai primi tempi  quando eravamo freschi sposi …

CANDIDA- Io penserò male ma credo che lui spara il suo fucile non qui…in altri luoghi…chi pensa male fa peccato ma spesso indovina…

SCENA SECONDA

Ciccio e dette.

CICCIO: Eccomi qua

 LUISELLA: Oh, papà, che novità ci sono?

CICCIO: Allegria, allegria, buone notizie, Candida, moglie mia bella, ti prego, non la tormentare più a questa povera figlia nostra

 CANDIDA: Sei stato dove ti ho detto ?

CICCIO: Sissignore, alla direzione delle FS, mi sono diretto proprio al Capo Ufficio, Cav. Achille Patata, bravissima persona, e la combinazione, quello ora abita proprio qua, a Bellavista, per far prendere un poco d’aria alla moglie che non sta bene. Quando ha saputo che io ero porticese, ha detto: “Oh, diavolo, mi dispiace che vi siete incomodato fino a qua, potevate venire in casa mia che sta poco lontana dalla vostra”. Io poi che ne sapevo… M’ha fatto tante cerimonie. Anche lui è pittore dilettante come me, m’ha promesso che giorno di questi viene a vedere i miei quadri.

CANDIDA: Ma gli hai parlato di  Felice?

CICCIO: La verità, m’ero scordato, ma mentre me ne andavo lui stesso m’ha detto: Ma scusate, voi perché siete venuto da me?

CANDIDA: Al solito, non ricordi niente…ma fosse la malattia di…quel morto di NONSALZAMAIR.

LUISELLA- Morbo di ALZHEIMER…mammà

CICCIO: Non è colpa mia, non è il morbo di… Alzamai… sei  tu che mi stordisci dalla  mattina alla sera.

CANDIDA: E già, io ti stordisco, prima non ti stordivo mai? Prima mi trattavi con i guanti gialli…

CICCIO: Ma prima, quando?

LUISELLA: Basta, papà, ditemi che v’ha detto di Felice?

CANDIDA: Che informazione t’ha dato?

CICCIO: Buonissime! Mi sono consolato, perché avevo una rabbia, un nervoso perché lo tratti in quel modo….troppo male…

LUISELLA: Dice bene papà.

CANDIDA: Dice bene? Va bene! Sentiamo quale premio gli dobbiamo dare…

CICCIO: Io gli ho detto: Scusate, ditemi che condotta tiene quell’impiegato, da pochi mesi venuto qui come controllore dei vagoni-letto. Chi? M’ha risposto: Il Sig. Culetto? Precisamente, il Sig. Culetto….ha preso un librone e ha trovato….”Ah, buonissima condotta, non abbiamo di che lagnarci. Preciso, coscienzioso, discreto, intelligente, nessuno impiegato è stato mai tanto preciso e buono quanto Culetto, e m’ha confidato che domani il consiglio d’amministrazione gli noterà un aumento di stipendio, una gratificazione di 100 000 lire.

LUISELLA: Uh! Come son contenta!

CANDIDA: E come va che non è rientrato con te, sta ancora in viaggio?

CICCIO: No, è tornato stamattina, è stato in ufficio per fare il suo rapporto, e poi se n’è andato.

CANDIDA: E qua non è venuto ancora, dove è andato? vorrei sapere ?

CICCIO: Forse teneva degli affari.

CANDIDA: Degli affari? E che affare poteva tenere?

CICCIO: E io che ne so, qualche combinazione avrà avuto…

LUISELLA: Mammà, abbi pazienza, sempre a pensare male.

CANDIDA: E ne ho ragione, ne ho ragione, perché quando lo volete sapere, io stanotte ho avuto una visione.

LUISELLA: Na visione?

CICCIO: Tu stanotte che avevi ?

CANDIDA: Stanotte, verso le 3, mentre tu ronfavi come un porco, secondo il solito, io, vicino al comò, ho visto un bel giovane, con i capelli ricci e biondi, e con due ali, mi pareva proprio n’angelo, l’angelo della verità, il quale teneva afferrato per i capelli un diavolo, e non lo faceva muovere io, morta dalla paura, t’ho chiamato, ma tu non hai risposto, io mi sono ficcata sotto le lenzuola... ma dopo un poco ho sbirciato, e ho visto che il diavolo era appunto  Felice,  proprio lui !

LUISELLA: Mammà che dici.

CICCIO: Vai via strega malvagia… non farci voltare lo stomaco, la visione!... un sogno  hai fatto.

CANDIDA: Nossignore, non è stato un sogno, è stata una visione, n’avvertimento del Cielo! Io ci credo a queste cose…ho il sesto senso SESTO SENSO…sono esoterica….ESOTERICA…

CICCIO: Ma stai zitta, fammi il piacere. Io pure 3 notti fa non mi sognai che una balena mi rincorreva. Io avanti e quella appresso... una paura!

CANDIDA: Una balena. Ma stavi a mare?

CICCIO: No, in casa.

CANDIDA: E la balena correva per la casa?

CICCIO: E si capisce, perché, la terza vota, che mi girai, vidi che la balena eri tu..

CANDIDA: Che vuoi dire che sono una balena?

CICCIO: E perciò era un sogno.

CANDIDA: A te fu un sogno, ma a me no.

CICCIO: Va bene, come dici tu…come vuoi tu…tu hai sempre ragione(al pubblico)La ragione si da sempre ai fessi…e alle fesse…  A proposito, ora mi scordavo. Mentre salutavo il Cavaliere Patata, è entrato nell’Ufficio un uomo ben vestito, che cercava il Sig. Culetto, Controllore dei Vagoni-letto. Gli ho risposto io: Non c’è, ma lo potete trovare a casa fino a Giovedì mattina, gli ho detto che ero suo suocero, gli ho dato la carta da visita, e lui m’ha data la sua, dove l’ho messa... (Rovista nelle sacche.)

CANDIDA: E chi era quest’uomo ?

CICCIO: E che ne so,  molto distinto, pulito, educato... Ah, ecco qua la carta da visita. (La caccia.)

CANDIDA (la prende e legge):«Antonio Zizzara»-Vini e liquori

CANDIDA: E che vorrà questo signore da Felice.

CICCIO: M’ha detto che devono sistemare assieme una situazione molto personale.

CANDIDA: Certo qualche pasticcio di femmine. (Posa il biglietto di visita sul tavolo.)

LUISELLA: Ancora,  ma come, per forza qualcosa di brutto deve essere ?

CICCIO: Ancora…ancora   (Canta) perché io da quella sera non ho fatto più l’amore senza te…Senti ma sei una strega arcigna…  ma sei terribile…. Tu metteresti quel pover uomo con le spalle al muro per fucilarlo!

CANDIDA: E già, tu lo difendi sempre, perché quello la pensa come  te, avete fatto una bella coppia di femmenari…di donnaioli…

CICCIO: Io difendo la ragione! Capisco che Felice non si può paragonare con la buon’anima di Cesarino Sanguetta...

CANDIDA: Ma che, manco un pelo.

CICCIO: Quell’era altro tipo, altro carattere, calmo, tranquillo, voleva stare sempre in casa….ma era anche anziano…cioè maturo… più maturo di me…poteva essere mio padre!!!…Questo al contrario, è più giovane…gli piace il moto, la vita attiva, ma per il resto poi, è un galantuomo, e non ci possiamo lamentare

CANDIDA: Noie no, ma lei dice sempre che non le vuole bene più come una volta….capisci a me!

CICCIO- Ma che dici? Che devo capire?

CANDIDA- Non fa più l’amore come una volta…

CICCIO (a Luisa):Come? È vero questo?

LUISELLA: Sì, questo è vero. Al principio sposato, mi voleva più bene….voleva stare sempre abbracciato con me nel lettone grande…mi sbaciucchiava sempre…e poi…era bellissimo…ci amavamo e poi…stanchi e sazi ci addormentavamo abbracciati

CICCIO: Basta…ho capito…(riflette)Ma non, t’inganni figlia mia, e poi si sa, quello che si può fare al principio sposati, non si può fare dopo 3 anni…. Il matrimonio così è, vieni qua, ora ti porto un paragone sugli animali: Tutti gli sposi il primo anno sono passeri e passerotte, il secondo sono... gallo e gallina, dopo tre  anni sono un cavallo e una cavalla,mascolo e femmina, che mangiano, bevono, dormono, e tirano la carrozza insieme.

CANDIDA: Guardate che paragone, noi siamo una pariglia di cavalli ?

CICCIO: No, dopo 25 anni di matrimonio, la razza subisce una trasformazione, noi ora non siamo manco cavalli.

CANDIDA: E che siamo ?

CICCIO: Cane e gatta.

CANDIDA:  Tu sei un cane arrabbiato!

CICCIO: E tu sei una micia spelacchiata…senza manco un pelo!

SCENA TERZA

Felice, Peppino e detti.

FELICE):Peppì, pigliati questa valigia e portala dentro.

PEPPINO :Subito.

LUISELLA: Ah! Ecco qua Felice.

CANDIDA: (Si è ritirato finalmente).

FELICE (fuori):Papà, mammà, carissima Luisella. (Peppino esce con valigia che porta nella stanza a sinistra, poi esce e via pel fondo.)

LUISELLA: Già, carissima Luisella. A quest’ora sei venuto?

FELICE: E non potevo venire prima, so’ arrivato a Napoli col treno delle 9 e 40, immediatamente sono andato all’Ufficio per fare il mio rapporto.

CICCIO: Ce l’ho detto, ce l’ho detto

FELICE: Poi sono andato a trovare mia sorella Agatina che sapete come sta.

CICCIO: Ancora malata?

FELICE: Ancora malata? Quella tiene una febbre da cavallo, non si sa che diavolo è… m’ha fatto stare vicino a lei più di un’ora, poverella, non mi avrebbe voluto più lasciare. Per forza voleva che avessi mangiato con lei... ma ti pare, questo non può essere, mia moglie mi sta aspettando. E che fa, quando sa che stai con me non credo ne abbia dispiacere, ti faccio mangiare quattro gnocchi alla sorrentina proprio scic, ma non può essere, se ne parla un’ altra volta.

CANDIDA: E scusate,  Felì, vostra sorella Agatina malata di quella maniera, cu una febbre da cavallo, si mette a fare gli gnocchi alla sorrentina… ‘e strangulaprievete?

FELICE: Sicuro, e non li fa lei !  Li faceva la cuoca, e si capisce, con la febbre faceva gli gnocchi… e  strangulaprievete...no

CICCIO: Ma si  sa, che domanda sciocca!

FELICE: Da lì so’ sceso e andato sotto da Gilda a fare qualche piccola spesa:  un paio di tiranti, un pantalone, i boxer, una cinta, una coppola di lana, diverse cosette, poi te le faccio vedere… e pò mi sono messo nel treno della circumvesuviana, e sono venuto qua.

CANDIDA: Tutte queste spese inutili, la buon’anima di Cesarino Sanguetta, le faceva con me, non voleva mai andare da solo.

LUISELLA: Mai, sempre unito con mammà e con me…

FELICE: Ma per me sarebbe stato un onore, vi pare... anzi, mi avrebbe fatto un grande piacere ma siccome mi trovavo a Napoli, per non incomodarvi.

CICCIO: E  dove siete stato in viaggio ?

FELICE: Ah, magnifico, una cosa troppo bella. Sono stato a Monaco. Che paesaggi. Marsiglia, Cannes, Nizza, la Riviera. Oh, io so’ contentissimo di quest’ impiego, è strapazzoso, si è vero, qualche volta un poco seccante, pieno di responsabilità, ma io mi trovo bene, non me ne lagno affatto, meglio questo che stare senza far niente….poi così posso pagare tutti i debiti del mio povero papà…

LUISELLA: Ah, sicuro.

CICCIO: A proposito, Felì, io ti devo dare una bella notizia, una notizia che ti farà assai piacere.

FELICE: E sarebbe?

CICCIO: Un’ ora fa ho parlato col Cavaliere Achille Patata.

FELICE: (Patate?).

CICCIO: Il quale mi ha parlato tanto bene di te, si può dire, ch’è pazzo di te.

FELICE: Veramente? Grazie tante, troppo buono. E a proposito di che?

CICCIO: Come a proposito di che? A proposito del tuo lavoro.

FELICE: (Ah!). Ho capito.

CICCIO: Pare che non ti faccia piacere?

FELICE: Assai piacere, vi pare.

CICCIO: M’ha detto che sei un impiegato modello, attivo, intelligente, capace, onesto...

LUISELLA: E domani il Consiglio di amministrazione ti fa un regalo di 100 000 lire. È vero papà?

CICCIO: Perfettamente.

FELICE: Oh, questo  non me l’aspettavo. E avete parlato proprio con lui, col Cavaliere Patata?

CICCIO: Proprio col capo ufficio, un  buon uomo, non tanto vecchio.

FELICE: Così, così... grassoccio

CICCIO: No, che grassoccio, normale.

FELICE: Già, ora s’è fatto più normale. Tiene la barba.

CICCIO: No, un pizzetto

FELICE: Già, prima aveva la barba, poi la tagliò.

CICCIO: Ma che maniera, che gentilezza.

CANDIDA: (Pare come se non lo conoscesse). E scusate Felì, da quanto tempo se l’ha tagliata la barba?

FELICE: E che ne so, forse da qualche mese.

CANDIDA: Voi insomma non l’avete conosciuto con la barba?

FELICE: Già... io veramente non me lo ricordo... non ci feci caso, ma teneva una bella barba, una barba  così lunga…

CANDIDA: Poi se la tolse, e adesso tiene il pizzetto. Permettete? Io vado dentro, ci vediamo tra poco. A volte ci sono pizzetti che sembrano barbe... già... permettete? (Via a sinistra.)

FELICE: Io poi non capisco che significa quella presa in giro: la barba, il pizzetto... non so, siamo arrivati ad un punto con tua madre che non posso parlare più.

CICCIO: Non darle retta…Felì, quella è mezza pazza, tu sai  il carattere. Io torno subito, voglio aggiustare quei quadri nella camera mia che stanno tutti in disordine. Stai allegra Luisè,  Felice ti vuole bene sempre, te lo assicuro io. Non è certo la buon’anima di Don Cesarino Sanguetta, te l’ho detto, quell’era un altro tipo, ma di questo non ti puoi lagnare, a tra poco (Via a destra.)

LUISELLA: Siedi un poco vicino a me, parliamo un poco. (Prende una sedia.)

FELICE (La buon’anima di D. Cesarino Sanguetta non ce la faccio più a sentire questo nome!).

LUISELLA: Dimmi una cosa, sti quattro giorni che sei stato in viaggio, hai pensato mai a me?

FELICE: Ma sempre, sempre, Luisella mia, e ti pare, a chi potevo pensare…a te pensavo sempre…notte e giorno! Specialmente la notte quando finito il  controllo andavo a riposare solo soletto nella mia cuccetta…

LUISELLA: Veramente?

FELICE: Veramente.

LUISELLA: Ma che so…mi sembra…che tu non mi desideri più come una volta... tu pare che c non mi vuoi più bene come  una volta, quando sei vicino a me, sei freddo, stonato, indifferente, mentre prima, al principio sposati, mi dicevi tanta belle cose, mi facevi tante cerimonie….facevamo tanti giochi come i bambini: L’ammalata e il dottore, la bella addormentata nel bosco…

FELICE: Ma  Luisella mia, tu ti devi persuadere, che quanto più tempo passa...

LUISELLA:  meno bene mi vuoi, lo so….meno mi desideri…meno facciamo l’amore, le coccole…

FELICE: Ma no, non dico questo, al principio sposato, capirai è un’ altra cosa, io anzi ti posso dire che ora ti voglio più bene di prima, ma credo che sia inutile fare tutte quelle moine che facevamo prima…erano giochi stupidi…da adolescenti…

LUISELLA: Oh, per me non sono  inutili affatto. Io sono sempre la stessa. Tu, capisco, ti sei stancato di me, e ora mi  vuoi bene, sì, ma come il gallo con la gallina. Fortunatamente ci vuole tempo per diventare cavalli, perché altrimenti.

FELICE: Come,  dobbiamo diventare…diventiamo cavalli ?

LUISELLA: E si capisce, di questo passo diventiamo cavalli prima del tempo.

FELICE: Ma come, io non sto capendo niente…Hai bevuto molto limoncello…vino?

LUISELLA: Noo… Papà m’ha detto che tutti i mariti e mogli, i primi tempi sposati, sono passeri e passerine, dopo due anni sono galli e galline, e dopo 3anni diventano due cavalli, mascolo e femmina, che mangiano, dormono, e tirano la carrozza insieme.

FELICE (ridendo):Ah, ah, questa è bella!... Ma vattene, fammi sto piacere. Quello papà ha scherzato, che cavalli e cavalle,  gallo e gallina,  uccello e uccella…cioè passero e paserotta…io ti voglio bene sempre come  una passerotta, sei la mia passerottona bellissima…

LUISELLA: E io ti credo. Ma però non puoi negare che da qualche tempo a questa parte, tu hai cambiato carattere. Quando stai in casa ti vedo sempre stonato, arrabbiato, di cattivo umore... perché?  Qual è la ragione ?

FELICE: Sì, veramente... c’è una ragione, ma non è una ragione che riguarda  te. Sai, francamente, io sono stanco del modo come mi tratta tua madre, dubita sempre di me, sta sempre col  fucile in mano. Non mi posso muovere, non posso parlare. È n’affare serio. La cosa poi che più m’indispone, è quella di sentire nominare sempre la buon’anima di  D. Cesarino Sanguetta. E , D. Cesarino Sanguetta era buono, e D. Cesarino Sanguetta era un galantuomo, e D. Cesarino Sanguetta era una perla, e sai, sta cosa m’ha seccato assai!

LUISELLA: Ma allora tu me lo potevi dire e non si sarebbe nominato più. Pover’uomo, non campò che 6 anni soltanto, e ti posso assicurare che non lo volevo bene quanto voglio bene a te.

FELICE: Sì, ma tu pure,  prima di partire ultimamente, mi dicesti: Ah, Cesarino, Cesarino, era un’altra cosa.

LUISELLA: Sì, mi scappò il confronto, perché tu mi salutasti freddamente, ma giacché tu sei geloso, ti giuro che non lo faccio più.

FELICE: Speriamo.

LUISELLA: E mi vuoi bene come prima ?

FELICE: Ma sì, anzi, di più.

LUISELLA: Bravo! E vuoi fare merenda ? (Si alza.)

FELICE: Sì, una piccola cosa. (Si alza.)

LUISELLA: Ti mando a prendere una costata e te la faccio fare presto presto.

FELICE: Grazie tante.

LUISELLA (per andare poi torna):Vedi, ti voglio farerimarcare una cosa... prima,…quando ti lasciavo, mi davi sempre un bacio... ora invece no...

FELICE: Ah, sì, che vuoi da me, io poi me ne dimentico, vieni qua.

LUISELLA: No, ora non lo voglio...ora sono io che non lo voglio.(triste…piangendo) Che non lo voglio più. (Via fondo a sinistra.)

FELICE: E non fa niente…non prendertelo…, che vuoi da me! Voi vedete che guaio che ho passato, Mannaggia al momento che capitai in questa casa! Mannaggia la miseria! Ma io poteva mai pensare di trovare quella specie di mamma, questa specie di moglie seccante! Ne ho colpa io. A me lo dicevano gli amici miei: Come ti prendi una vedova ? E vedrai che guai… che guai grossi che passi. Ti sentirai sempre nominare il marito morto, e così è stato. Non c’è momento nella giornata che non si parla della felice memoria di D. Cesarino Sanguetta, per me insomma è una vera sanguetta, una sanguetta affamata! Io però ho trovato il mezzo per stare un poco quieto. Tanto pensai che finalmente trovai l’impiego, un impiego comodo, e quello ch’è bello che non esiste. Controllore dei Vagoni-letto, così sto 3 giorni qua e 4 giorni da Rosinella mia a Torre Annunziata. Che bella guagliona, 19 anni, una rosella di maggio, e il padre e la mamma, che gente simpatica! Tutto l’opposto di questi. D. Cesarino Sanguetta là non esiste. Ecco qua il ritratto di Rosinella. Lo tengo nell’orologio. Che occhi! Che boccuccia ! Che seno…il resto lo tengo per me (Caccia l’orologio, l’apre, guarda il ritratto e lo bacia. Dalla sinistra compare Candida.)

SCENA QUARTA

Candida, poi Ciccio e detti.

CANDIDA: (Che sta facendo? Sta sputando nell’orologio ?).

FELICE (s’accorge di Candida):Che orologio, che bella macchina, come va esatto, non lo darei manco per 100 mila lire..

CANDIDA: Felice genero mio, eccomi a voi.

FELICE: Cara mammà.

CANDIDA: Vi prego di non chiamarmi mammà, chiamatemi Candida….signora…come volete… ma no mammà... Questo titolo io l’accordavo solamente alla felice memoria di  Cesarino...

FELICE: (Sanguetta e ci poteva mancare….)

CANDIDA: Solamente lui mi poteva chiamare madre, voi no.

FELICE: Va bene, da oggi in poi vi chiamerò Signora Candida.

CANDIDA: Se fosse possibile preferirei: Signora suocera e signor genero altrimenti  vi chiamerò solamente Felice…signor Felice  . Ditemi una cosa. Avete detto che appena arrivato a Napoli, siete stato da vostra sorella Agatina?

FELICE: Sissignore.

CANDIDA: Poi siete stato solo a fare qualche piccola spesa per voi, e avete comprato tra l’altro, un paio di tiranti, una cinta, e una coppola di lana?

FELICE: Perfettamente.

CANDIDA: Bravo!... E scusate, questo corsetto come lo tenete voi nella vostra valigia ? (Mostrandolo.)

FELICE: (Sangue di Bacco, il corsetto che m’ha dato la mamma di Rosina!).

CANDIDA: Rispondete, e non trovate pretesti.

CICCIO (uscendo con quadro):Che cos’è neh? Il solito?

CANDIDA: Zitto tu!... Guardate che ho trovato nella valigia del signor genero. Tu che lo difendi sempre,  che cos’è questo?

CICCIO: Questo ? E nu corsetto, un reggiseno con busto.

CANDIDA: Lo so, ma di chi è, perché lo teneva nella valigia ?

CICCIO: Già, sicuro, perché lo tenevi nella valigia.  Rispondi ?

FELICE: Basta che mi date il tempo di rispondere. Questo corsetto (Ride.) Questo stringe la vita... questo qua fascia il torace e sorregge il seno…avete capito?

CICCIO: E lo sappiamo

FELICE: Questo corsetto, è di una persona che voi non conoscete, è della signora …del Capostazione di Monaco, questa è la verità.

CANDIDA: Cioè, la vostra amante!

CICCIO: Zitta! Non gridare!

CANDIDA: Voglio gridare, perché non intendo che quella povera figlia mia, deve essere ingannata così.

FELICE: Ma che ingannata. La padrona di questo corsetto è una donna di 75 anni.

CANDIDA: Allora non è suo ?.

FELICE: Ma sissignore. Siccome s’è fatta più grassa m’ha pregato di comprare a Napoli un corsetto, 3 centimetri più largo, e m’ha dato il vecchio per mostra…A Monaco erano finiti!

CICCIO: Mi  sembra una cosa credibile…non ti pare ?

CANDIDA (svolge il corpetto e legge l’etichetta):Già, per te sono  tutte cose...A Monaco non si vendevano i corsetti più larghi… Va bene, voglio ammettere quello che avete detto. Vado a mettere il corsetto dove l’ ho trovato... ma badate D. Felì, badate che se scopro qualche cosa, saranno guai per voi …Voi potete far fessa a Luisella , potete imbrogliare a quel torso di pennello del padre ma con me fate fiasco… perché io capisco assai, ho il sesto senso… e poi ho delle visioni chiare che mi dicono tutto, tutto, capite? Quello che fate al giorno, io l’appuro la notte, perciò state attento. E questo lo dico pure a te, Ciccio, marito mio, stai attento! Capisci a me…stai attento! (Via a sinistra.)

FELICE: Scusate, papà, se credete che possiamo andare avanti così, io non ce la faccio più a sentirla, io sono stufo.

CICCIO: Abbi pazienza, che ti devo dire, quella fa lo stesso pure con me. Devi compatirla, tiene quell’unica figlia, e non vorrebbe la si prendesse in giro.

FELICE: Ma chi la prende in giro. Io, mi pare che più di quello che faccio, non posso fare.

CICCIO: Che vuoi, quella è una fissazione, parla sempre di te, e quando è la notte, non potendo parlare perché dorme, ti sogna.

FELICE: Possibile!

CICCIO: Già, stanotte ha sognato un angelo, l’angelo che stringeva per i capelli un diavolo; e il diavolo chi era ?

FELICE: Chi era?

CICCIO: Tu, proprio tu !

FELICE: Io?

CICCIO: Già, e il bello che per lei non è un sogno, ma un avvertimento. (Ride.)

FELICE: E allora come posso stare quieto io pover uomo.

CICCIO: Vado a far mettere una cornice a questo quadro e vengo... quanto sono asino… ciuccio, distratto, ho preso un quadro per un altro. Permettete, ora torno, mò torno. (Via a destra poi torna.)

FELICE: Io ora se potessi fare una pazzia la vorrei far morire di paura! Nella piazza s’è aperto un negozio che vende certi registratori audio minuscoli, ce n’è  uno molto piccolo che parla così chiaro  che pare una voce umana. Se potessi sistemerei da qualche parte quel coso, e quando la vecchia... Sicuro, vado a chiedere quanto costa. (Via fondo a destra.)

SCENA QUINTA

Ciccio, poi Candida.

CICCIO (con altro quadro):Eccomi qui Felì... se n’è andato. E dove è andato ?

CANDIDA: D. Felice dove sta ?

CICCIO: Sarà andato a fare merenda…

CANDIDA: Ecco leggi questo bigliettino che stava appuntato con una spilla vicino al corsetto (Lo dà.)

CICCIO (legge):«Tre centimetri più largo, di raso crema con bordi di merletto bianco, spedirlo alla Signora Concetta Valtero  c/o Pastificio Valter di Torre Annunziata».

CANDIDA: Capisci, questo è l’uomo che tu difendi sempre, questo è il buono marito che hai dato a quella povera tua  figliola disgraziata!

CICCIO: Zitta, non farlo sentire a Luisella.

CANDIDA: Se n’è venuto con la moglie del Capostazione di Monaco, imbroglione, birbante!

CICCIO: E chi sarà sta Concetta Valtero?

CANDIDA: E chi ne sa niente, chi ne sa niente, povera creatura, povera figlia mia! Ma sì l’ho detto, la visione è stata troppo chiara, l’angelo lo teneva afferrato per i capelli, e non lo lasciava.

CICCIO: Come potremmo fare per sapere questa donna chi è?

CANDIDA: Lui teneva la faccia di un diavolo, e l’angelo lo teneva forte forte.

CICCIO: A me mi sembra che sta Concetta Valtero...è la moglie del pastaio di Torre Annunziata

CANDIDA: Perciò l’angelo mi guardava e rideva. Come avesse detto: Ecco, questo vi inganna... Figlia mia, figlia mia!

CICCIO: Statte zitta, mannaggia l’anima di chi ti è…vivo! Io ti rompo il quadro in testa! Noi dobbiamo prima capire.

CANDIDA: Ci penso io, ci penso io, non ti preoccupare.  Deve camminare diritto se no sono guai per lui! (Via a sinistra.)

CICCIO: Ma vedete la combinazione. Quella va a trovare il biglietto appuntato vicino al corsetto, è distratto pure. Gli uomini sono uomini…sono cacciatori…ma bisogna saper cacciare la selvaggina… Io, per esempio, quando ho fatto qualche scappatella, ho badato a tutto, non mi ha mai scoperto, le cose bisogna saperle fare….gli uomini hanno bisogno di cambiare la minestra…poi dopo tornano più affettuosi alle mogli…è una terapia anti impotenza…ma bisogna saperla fare…

SCENA SESTA

Luisella, poi Peppino, Michele e detto.

LUISELLA: Papà, Felice dove sta?

CICCIO: Non lo so, starà nella camera sua. Io vado a far mettere la cornice a questo quadro, a tra poco…Figlia mia stai allegra. (Povera figliola, quella non sa niente della signora Concetta Valtero). Allegria, allegria. (Via fondo a destra.)

LUISELLA: Ma si capisce, e che voglio morire Mammà non fa altro che sospettare di Felice, e ha torto in verità.

PEPPINO (introducendo Michele):Favorite, accomodatevi, a chi volete?

MICHELE: Il Signor Francesco Iolanda

PEPPINO: Il padrone mio….lo chiamiamo Ciccio… Uh! diavolo, e uscito proprio adesso. Voi chi siete?

MICHELE (mostra una carta da visita):Questa è la mia carta da visita,  ho bisogno di parlare col Signor Francesco Iolanda, capite, non me ne vado se non gli parlo.

LUISELLA: Chi è, Peppì?

PEPPINO: Questo giovane vuole parlare col padrone.

LUISELLA: Ora proprio è uscito.

PEPPINO: Gliel’ ho detto, questa è la carta di visita sua.

LUISELLA (la prende):Se volete attendere?

MICHELE: Sicuro che attendo.

PEPPINO: Accomodatevi, accomodatevi.

MICHELE: Grazie, io non seggo mai.

PEPPINO: (Questa qua, è la figlia di D. Francesco Iolanda, se volete parlare con la Iolanda)

MICHELE: (Ho capito, vattene).

PEPPINO: (Vattene a me…ora vado a prendere il coltello…non si sa mai). (Via.)

LUISELLA (che ha letto il biglietto):  Michele Culetto- controllore di vagoni letto-Questa è una cosa curiosa lo stesso cognome e lo stesso impiego di mio marito. (Legge il biglietto:) «Michele Culetto. Controllore di Vagoni-letto». Vedete che combinazione!, Mi dispiace che dovete aspettare un poco, 5minuti prima, lo trovavate qua.

MICHELE: Non fa niente, io aspetto, tanto non ho che fare.

LUISELLA: Se volete parlare con me, è la stessa cosa…sono la figlia di Ciccio Iolanda!

MICHELE: Si, con piacere …cara Iolanda…Se non vi dispiace?

LUISELLA: Ma no anzi accomodatevi.

MICHELE: Grazie. (Seggono.) Ecco qua, signora Iolanda, io voglio sapere dal Sig. Francesco Iolanda, vostro padre, perché, per quale motivo si interessa dei fatti miei, e mi fa fare delle cattive figure.

LUISELLA: Papà?

MICHELE: Sicuro papà vostro. Stamattina è stato alla compagnia dei Vagoni-letto?

LUISELLA: Sissignore.

MICHELE: Ha parlato col Cavaliere Patata, nostro capo ufficio, e l’ha lasciato questo biglietto di visita? (Lo mostra.)

LUISELLA: Sissignore.

MICHELE: E fatemi capire, scusate, come gli viene in testa a papà di presentarsi come mio suocero, mentre io sono scapolo, credo che papà sarà pazzo!

LUISELLA: (Che sento!).

MICHELE: Poi s’è messo a dare un sacco d’informazioni di me, tutte false, tutte bugie, ha detto a un signore che mi cercava, che io abitavo con lui, ma perché, domando io, chi lo conosce a papà vostro? So io quanto ho lavorato e stentato per avere quel posto, e raccomandazioni, e protezioni, e preghiere, ho fatto cose da pazzi, per mezzo di Consiglieri, Deputati, perfino un Ministro… tutti amici di mammà, per poco non andavo pure dal Presidente della Repubblica per avere quel posto .. ora se ne viene papà vostro e cerca di rovinarmi, ma io lo lo devo denunziare a  papà vostro!

LUISELLA: Calmatevi, calmatevi... voi avete ragione, ma papà non ha nessuna colpa, è stata una combinazione, voi avete lo stesso impiego di mio marito, mio marito è come voi, Controllore dei Vagoni-letto.

MICHELE: Ah, vostro marito è pure Controllore dei Vagoni-letto.

LUISELLA: Perfettamente.

MICHELE: E come si chiama vostro marito?

LUISELLA: Felice Culetto…ha lo stesso cognome vostro…voi vi chiamate Michele e lui Felice….

MICHELE: Felice Culetto?

LUISELLA: Voi dovreste conoscerlo, è un collega?

MICHELE: Io non lo conosco affatto, e non è mio collega.

LUISELLA: Impossibile!

MICHELE: È un anno e mezzo che sto alla compagnia, non c’è mai stato altro Culetto furi che il mio…cioè fuori di me!.

LUISELLA Veramente?

MICHELE: Ve lo giuro!

LUISELLA: Ma allora Felice m’ha ingannata? Aveva visto bene mammà che questa cosa non era vera. Birbante! Assassino! (Quasi piangendo.)

MICHELE: Mi dispiace che per causa mia vi dovete prendere tanta rabbia... se io avessi potuto supporre...

LUISELLA: Ma no, che, anzi, m’avete fatto piacere. Scusate voi, che vi trovate in certi pasticci senza averne colpa… che non vi riguardano.

Vedi che imbroglione! Che assassino  !

MICHELE: (Quanto è simpatica!). Accomodatevi, signora, accomodatevi. Vedete la combinazione. Dunque vostro marito v’ha dato intendere che era Controllore dei Vagoni-letto?

LUISELLA: Sissignore.

MICHELE: E regolarmente vi lasciava sola con la scusa del servizio?

LUISELLA: Quattro giorni alla settimana. Dal Giovedì al Lunedì, e io gli ho creduto, ci ha imbrogliati tutti e quel povero papà mio se l’ è bevuta.

MICHELE: No, papà, deve essere proprio un  cret…credulone. Quello ha fatto questo imbroglio, perché forse, scusate che ve lo dico, terrà qualche altra distrazione….donne ?

LUISELLA: E si sa. Oh! Ma me la pagherà, me la pagherà a caro prezzo!

MICHELE: Brava! Vendicatevi! Fate voi pur lo stesso.

LUISELLA: Io ?

MICHELE: Eh, mi pare che se lo merita. Io, vedete, al vostro posto non perderei tempo. Questi mariti traditori così si trattano. Io v’assicuro che mi sento più rabbia di voi, perché sono cose che non si fanno... io sarei capace... vedete... a rischio di qualunque cosa... già, io non mi metto paura di niente... sarei capace...di tradirlo col primo uomo che incontrassi, per vendetta, tremenda vendetta… che so… alle volte... insomma, se in questo fatto posso esservi utile in qualche cosa, disponete pure di me senza riguardi.

LUISELLA: Grazie tante.

MICHELE: Voi non mi conoscete, ma v’assicuro che sono un buonissimo giovine, ho un cuore molto sensibile. Io sono pentito di avervi fatto scoprire tutto, perché vi ho dato un dolore che voi non meritate, così bella, così graziosa. Vorrei riparare al male che ho fatto, e in che modo? Vorrei far ritornare vostro marito in sé, vorrei trovare un mezzo di farvi chiedere scusa, e dedicarsi interamente a voi.

LUISELLA: Oh, è inutile. Quando un marito fa queste cose, è segno che s’è seccato della moglie.

MICHELE: Ma no, non s’è seccato, è perché, è convinto che voi gli volete bene, se arriva a sospettare qualche cosa di voi, se incomincia a dubitare del vostro amore, voi vedrete un cambiamento. Papà mio era lo stesso, faceva tanti imbrogli, cameriere, lavandaie, appena vide che mammà non lo curava più, che faceva delle tolette splendide e se ne andava alla passeggiata con un amico… diceva d’infanzia… incominciò il pensiero, il dubbio di essere tradito, allora abbandono tutto e ritornò affezionato e fedele come prima, e ora sono 15 anni, non c’è stato più una questione fra di loro. Sentite a me, fate come fece mammà, io mi metto a vostra disposizione, e vi giuro che lo faccio tornare a voi pentito e confuso…pure se devo sacrificarmi…pure se dobbiamo tradirlo…sono disponibile a tutto…

LUISELLA: Ma che volete fare ?

MICHELE: Niente di male, voi però mi dovete secondare. Quello, vedete, è certo che voi non lo tradite, e perciò vi lascia quattro giorni alla settimana. Noi lo dobbiamo fare entrare in gelosia, voi dovete tenere una simpatia per me, ecco tutto...poi si vede…

LUISELLA: Io? Ma voi scherzate, caro signore.

MICHELE: E che male c’è, è una finzione.

LUISELLA: Ah! Per finzione?

MICHELE: Per finzione.

LUISELLA: Ho capito. (Voce di Felice di dentro.) Zitto, è lui che viene.

MICHELE: Benissimo! All’opera, e secondatemi, sapete?

LUISELLA: Io non mi faccio vedere ancora, vengo dopo.

MICHELE: Molto bene!!

LUISELLA: (Che assassino! Che traditore!). (Via a sinistra.)

MICHELE: Quant’è aggraziata! Che simpatica femmina! E quello la lascia quattro giorni alla settimana. Lo voglio aggiustare io lo voglio! Ha il coraggio di pigliare il posto mio. Vediamo se mi riesce di prendere a me il suo posto… con la moglie sua…

SCENA SETTIMA

Felice e detto.

FELICE (con involto):Ecco qua il registratore, ora vediamo... (Vedendo Michele.) Chi è?

MICHELE: Buongiorno.

FELICE: Buongiorno. (dove l’ho visto a questo ?).

MICHELE: (Mi pare di conoscerlo).

FELICE: A chi aspettate?

MICHELE: Debbo parlare col Signor Felice Culetto

FELICE: E sono io, io proprio.

MICHELE: Controllore dei Vagoni-letto?

FELICE: Come? Ah si…e voi chi siete?

MICHELE: Bravo! Ecco qua. (Gli dà una carta di visita.) Da questa carta da visita potete capire lo scopo della mia venuta.

FELICE (legge) «Michele Culetto, Controllore dei Vagoni-letto». (Statevi bene!).

MICHELE: Credo che capite di che si tratta?

FELICE (ride):Ho capito, ho capito... Voi siete Michele Culetto, e io sono Felice Culetto. (Ride.) Due culetti

MICHELE: Nel senso del cognome… Vi faccio osservare che nella compagnia dei Vagoni-letto, c’è uno solo che tiene questo cognome. Dunque, o io, o voi, abusivamente, abbiamo preso un nome un’identità  che non ci spetta….che non ci appartiene…è un furto d’identità…un furto di culo…di cognome e professione

FELICE: E si capisce. Ma aspettate, ora mi ricordo, voi siete quel giovine che l’anno scorso stava sul vagone-letto da Napoli a Milano… io mi trovavo in viaggio per affari di mio suocero… parlammo tanto tempo insieme ? Vi ricordate?

MICHELE: Sicuro, adesso mi ricordo anch’io. Foste tanto gentile con me, e mi domandaste tante cose sulla mia professione, che cosa ero obbligato a fare, che mensile avevo...

FELICE: Sicuro, sicuro...

MICHELE: Ah, ora capisco quale fosse lo scopo di quelle domande.

FELICE: Avete capito? Bravo!... Embè, sì, lo confesso, confesso tutto, accomodatevi.

MICHELE: Grazie, non c’è bisogno.

FELICE: A me l’idea mi venne quando seppi che avevamo lo stesso cognome. Io da tanto tempo cercavo di trovare un mezzo come potere stare lontano dalla casa quattro giorni alla settimana. Quando sentii che vi chiamavate Culetto di culetti non c’è n’è molti…come cognomi…, figuratevi che gioia: ecco trovato il mezzo: ora  dico che ho avuto il posto di Controllore dei Vagoni-letto, il vero cognome Culetto c’è,  non potrò mai essere scoperto, perché se  vanno ad informarsi, trovano un Culetto, capite ?

MICHELE: Ho capito, fu una bella pensata, una pensata meravigliosa, una trovata tipo “EUREKA”…di Archimede… ma mi dispiace dirvi, caro signore, che ora vado a farvi una bella querela.

FELICE: Na querela! E che querela?... E io che male vi ho fatto, che danno vi ho portato?

MICHELE: Come che danno?... Danno sicuro!... Ma che credete che sia uno scherzo fare quello che avete fatto ? Voi vi fate credere un altro, voi vi fate credere quello che non siete! (Forte.)

FELICE: Non gridate per carità.

MICHELE: Come, voi vi usurpate il mio onorato cognome, la mia identità, la mia dignità…il mio onore…

FELICE: Avete ragione, ma non vi fate sentire, là c’è mia moglie, mio suocero, mia suocera, voi mi fate passare un guaio!

MICHELE: E a me che me ne importa.

FELICE: Lo so, ma mi  importa a me. Abbiate pazienza, perdonatemi, siate generoso, non mi rovinate. Vi ricordate, nel treno, vi detti due sigari ?

MICHELE: Bella cosa, erano tutte e due una schifezza…

FELICE: E ora ve li do buoni, ve ne do dieci, 20, 30, pure cento, non credo che mi volete fare un male per una pazzia qualunque.

MICHELE: Una pazzia qualunque! Na pazzia qualunque! Lo vedremo in tribunale se è stata una pazzia. Chi ve li leva due mesi di carcere.

FELICE: (Non voglia mai il Cielo!). E avreste il cuore di mandarmi carcerato? Per guadagnare poi che cosa? Niente!... oh, no, non lo credo, voi non tenete la faccia di un cattivo giovine, voi tenete una fisionomia dolce, bonaria, voi non siete capace di fare male a nessuno, e vostro padre dev’essere lo stesso, dev’essere un galantuomo tutto cuore.

MICHELE: Altro che, papà è stato agente superiore delle tasse.

FELICE: E dunque, voi siete suo figlio, dovete essere per forza buono. E poi, scusate, abbiamo lo stesso cognome, potremmo essere parenti. Papà come si chiama?

MICHELE: Raffaele.

FELICE: Raffaele? Ma sì, ora  che me ricordo, io tengo un fratello cugino, se chiama Rafele…agente delle tasse… non lo vedo da tanto tempo, questo certo deve essere papà vostro. Sicuro...prima faceva il parrucchiere

MICHELE:  Esatto…è mio padre…E allora io che vi sarei…parente?

FELICE: Figlio!... no, aspetta che figlio,  mi saresti nipote, nipote stretto.

MICHELE: No, largo...figlio di un cugino di primo grado cioè figlio di un fratello di mio padre…con lo stesso cognome…

FELICE: Stretto, se fossi stato largo saresti stato figlio di una sorella di mio padre…con cognome diverso… perciò non mi rovinare, vedi, io ti parlo col tu, perché sono certo che mi sei nipote. Nipote mio bello(lo abbraccia)

MICHELE: Ma  caro zio, scusa, queste sono cose che non si fanno.

FELICE: Mi  sono trovato condizionato, ho fatto una sciocchezza…una bestialità, lo so... ma fammi capire, tu come hai fatto per scoprire sta cosa?

MICHELE: Perché D. Francesco Iolanda, tuo suocero, è andato all’Ufficio e ha lasciato la carta da visita sua.

FELICE: Ah, già, mi ricordo, allora veramente c’è andato. Ma sai che il capo ufficio, è contento assai di te. Domani avrai un aumento di stipendio di 200 000 lire.

MICHELE: Veramente? È stato buono, mi servono proprio.

FELICE: Io per me dico che questo impiego deve essere una bella cosa, tutte le dolcezze della vita, gratificazioni, avventure, vedere sempre belle figliole.

MICHELE: Eppure alle volte si passano certi guai non volendo. L’altra sera partendo da Torino m’è capitata una cosa strana e curiosa.

FELICE: E racconta, racconta.

MICHELE: Una bella figliola entrando nello scompartimento del vagone letto, mi guardò fitto fitto, e poi mi fece con l’occhio così. (Fa il cenno come chi invita ad entrare con sé).

FELICE: Sangue di Bacco, che fortuna!

MICHELE: Seh, fortuna!... Io mi guardai attorno, ero solo,... ma pure ebbi la prudenza e non le badai. Quella dopo un poco esce e mi fa di nuovo l’occhiolino… mi fa la stessa cosa. (Ripete il cenno.)

FELICE: Tu allora vedendo ripetere la cosa...

MICHELE: Eh, mi pare, non persi tempo e entrai, me l’abbracciai e me la baciai.

FELICE: Benissimo!

MICHELE: Eh! Benissimo!... Quella mi azzeccò uno schiaffo cosi forte che mi fece ballare tutti i denti!... Poi si mise a strillare: Maniaco…Mascalzone! Insolente! Imbecille!... Fece svegliare tutti i viaggiatori. Avrai da fare con mio marito! Esci! Mi dette uno spintone, e mi chiuse la porta in faccia!

FELICE: Oh, questa è bella!... E allora perché fece quel segno con gli occhi ?

MICHELE: E che ne so, forse doveva essere pazza!..… oh, ma a proposito, ti sei finto Controllore dei Vagoni-letto, per stare 4 giorni alla settimana lontano dalla casa, ma non mi hai detto ancora perché?

FELICE: Perché... ma...sono cose personali…

MICHELE: Oh, ti pare….siamo parenti…

FELICE: Bada che io parlo ad un mio nipote, al sangue mio?

MICHELE: Ma si capisce, sarà un segreto tra noi…

FELICE: Tre giorni li passo qua, e 4 giorni li passo da una persona... che...

MICHELE: Ho capito. Un’altra fiamma.

FELICE: Ma una figliola onesta però, lo faccio, così, per passare un poco di tempo,  fa bene a me e faccio del bene a lei…io sono contento e lei è felice…credo sia felice…le ho detto però che sono vedovo…un giovane vedovo

MICHELE: Ah, bravo.

FELICE: Lei sa che me la sposo. (Ride.)

MICHELE: E sta fresca! (Ride.) Per conseguenza non c’è stato niente ancora di positivo? Non avete consumato?

FELICE: No…Niente ancora.

SCENA OTTAVA

Luisella, poi Candida e detti.

LUISELLA (esce e finge di cercare qualche cosa sul tavolino).

FELICE: (Zitto mia moglie!). Luisè che vai trovando ?

LUISELLA: Le figurine di moda, stavano qua. Signore. (Salutando Michele.)

MICHELE: Signora. (A Felice.) (Che bella figliola, che tipo, che sciccheria!) Presentami

FELICE: (E noi teniamo lo stesso cognome, quella po’ entra in sospetto. assecondami). Luisè, io ti presento un amico mio carissimo, e collega nei Vagoni-letto, il Signor Luigi Farfalla.

LUISELLA: Luigi Farfalla? Tanto piacere.

FELICE: Luisa mia moglie.

MICHELE: Fortunatissimo. (Stringe la mano.) Vedete che combinazione, Luisa e Luigi. Siete sposata da poco?

LUISELLA: Sono 3 anni.

MICHELE: 3 anni? Brava! Non avete fatto mai un lungo viaggio in vagon lì?

LUISELLA: No, lì  mai…lì….noi qui stiamo sempre… sempre qui…

MICHELE: Oh, e perché, una cosa deliziosa viaggiare nel letto, con tutte le comodità.

LUISELLA: Papà forse deve andare a Milano per affari, mi ha promesso di portarmi, lo pregherò di prendere due posti nel vagone-letto.

MICHELE: Oh, vedrete, signora, vedrete che cosa piacevole... spero di trovarmi in quel vagone dove sarete voi. Oh, sarebbe per me una vera fortuna.

LUISELLA: Speriamo.

MICHELE: (Invitatemi a pranzo per domani).

LUISELLA: (Va bene).

CANDIDA (uscendo):Luisè, hai trovate le figurine?

LUISELLA: No, mammà. Il Sig. Luigi Farfalla, amico stretto di Felice. Mia madre.

MICHELE: Servitore umilissimo.

CANDIDA: Piacere tanto.

FELICE: Dunque, mio caro Luigi, ti ringrazio della visita, a rivederci.

MICHELE: A rivederci. (Alle donne.) Signore...

LUISELLA: Venite domani, voglio farvi conoscere papà, anzi, venite a pranzo con noi, così, a tavola, parlando, potete invogliarlo di prendere due posti nel vagone-letto quando va a Milano.

MICHELE: Ah, sicuro. Allora accetto con piacere il vostro gentile invito, sarà per me una giornata deliziosa!... Signora. Carissimo Felice.

FELICE: Caro mic…Luigi... amicone mio.

CANDIDA (prende la carta da visita lasciata sul tavolino da Ciccio): ? (Felice e Michele si voltano insieme.)

MICHELE: Signora.

FELICE: Mammà.

CANDIDA: Ho chiamato mio genero.

MICHELE: Scusate.

CANDIDA: Conoscete questo signore? (Gli mostra la carta.)

FELICE (legge):«Antonio Zizzona». No.( la Z si può pronunciare con la z dolce di  zero, zio o con  aspra di vizio, pizze, pazzia- le zizze in napoletano sono le tette)

CANDIDA: Dice che deve regolare con voi un affare personale.

FELICE: Con me?

CANDIDA: Ha trovato mio marito alla compagnia dei Vagoni-letto, e gli ha dato questa carta da visita.

FELICE: (Allora è cosa che riguarda a lui). Luigino, vedi, conosci sto signore? (Gli mostra il biglietto.)

MICHELE (legge):«Antonio Zizzona». No, non l’ho mai sentito nominare.

FELICE: Allora quando torna, sentiremo che cosa vuole.

CANDIDA: Dunque queste figurine?

LUISELLA: Staranno nella camera da pranzo, vado a vedere.

CANDIDA: Oppure nel salottino... Permettete?

MICHELE: Fate pure. (Candida via prima a sinistra.)

LUISELLA: A domani dunque?

MICHELE: A domani. (Bacia la mano. Luisella  e via in fondo a sinistra.)

FELICE: Michelì, ma tu non devi fare il don giovanni, figlio mio, così non andiamo bene.

MICHELE: Che don giovanni… sono gentilezze che si usano, e po’ quella m’è zia, che paura

hai?

FELICE: Va bene. Dunque ci vediamo domani, e ti raccomando,  non  tradirmi, devi essere sempre Luigi Farfalla…

MICHELE: Si capisce.

FELICE: Grazie tante

MICHELE: Stammi bene. (Via pel fondo.)

FELICE: Mannaggia la vita sua…(la foca vergine o altra invettiva), m’ha fatto sudare una camicia, quello veramente mi poteva fare un guaio! Sono da solo, facciamo l’operazione. (Svolge l’involto che ha portato e ne caccia un piccolo registratore portatile ) Ecco qua ... una cosa sorprendente. Il venditore me lo ha fatto provare, ma voglio subito usarlo. voglio vedere come si sente, e dove lo metto? Ah! Là nel lampadario, sotto al velo,( o in un cassetto) bravissimo! (Sale sopra una sedia, dà corda al fonografo e lo mette nel lampadario.) Sangue di Bacco, eccola !

SCENA NONA

Candida, poi Luisella, poi voce di fonografo, poi Ciccio, poi Peppino e detti.

CANDIDA: Ecco qua le figurine, stavano sopra al divano. (Con figurini di moda.)

LUISELLA: Mammà, nella camera da pranzo non ci sono.

CANDIDA: Eccoli qua, le ho trovate.

LUISELLA: Ah, bravo! (Li prende e li guarda.)

FONOGRAFO (imitando bene la voce):Candida... Candida...

CANDIDA: Chi è?

FELICE: Non so.

LUISELLA: Ho sentito una voce…come se qualcuno mi avesse chiamato….

FONOGRAFO: Candida, mia bella Candida.

CANDIDA: Mia bella Candida? E chi è?

FELICE: E chi ne capisce niente... è una cosa curiosa.

FONOGRAFO: Candida, Candida, sono l’angelo di stanotte, l’angelo della verità.

CANDIDA: Che!Mio Dio…che emozione! (le gambe fanno giacomo giacomo)

FELICE: È una voce che viene proprio da Cielo!

LUISELLA: Da Cielo!

FONOGRAFO: Zitto, inginocchiatevi. Fatevi la croce. (Felice, Candida e Luisella eseguono.)

FONOGRAFO: Candida bella... tu... tu. (Tossisce.)

FELICE: (Sangue di Bacco, quando m’è venuta la tosse!).

FONOGRAFO:  Tu saprai tutto, tutto da me. La notte sarò a te vicino.

CANDIDA: Angelo benedetto!

CICCIO (uscendo):Neh, è pronta la colazione? Che c’è neh, c0s’è?...la benedizione?

CANDIDA: Zitto! Inginocchiati!

FELICE: In ginocchio ! (Ciccio esegue.)

FONOGRAFO: Candida, la notte non dormire.

PEPPINO (uscendo):Signò, le costate stanno a tavola.

FELICE: Silenzio, inginocchiati. (Peppino esegue.)

FONOGRAFO: Addio, addio, Candida. Io me ne volo in cielo!

CANDIDA: Angelo benedetto! (A tutti.) Faccia a terra. (Tutti si gettano a terra.)

DISSOLVENZA INCROCIATA DI LUCI: Lenta chiusura fino al buio che consentirà uno spostamento degli attori e  lenta riapertura

SCENA PRIMA

Candida, Ciccio, Felice, Michele, Luisella, che finiscono di prendere il caffè, e Peppino.

MICHELE: Ma come, voi dite veramente, avete inteso una voce che veniva dal Cielo?

LUISELLA: Oh, ve l’assicuro io ho sentito una voce che faceva paura….

FELICE: Io sono rimasto atterrito….impressionato…impaurito…

CICCIO: Io sto tremando ancora.

MICHELE: E di chi era sta voce?

CICCIO: Mia moglie dice era l’angelo della verità.

MICHELE: L’angelo della verità? E come l’è venuto in testa di venire in questa casa?

CICCIO: E chi lo sa, forse sapendo in questa casa non si dicono molte bugie.

MICHELE: Ah, sicuro, questo è vero. (Ride.)

CANDIDA: Signori, vi prego di non scherzare su queste cose, parliamo d’altro.

MICHELE: Io non scherzo affatto, signora, ho risposto a D. Ciccio. Del resto non c’è da meravigliarsi poi tanto. Quando avete in casa un angelo qual’è vostra figlia, non mi sembra affatto strano che comparisca un altro angelo per farle compagnia.

CICCIO: Oh, siete troppo gentile.

LUISELLA: Troppo squisito.

MICHELE: Ma no, è la verità. Io v’assicuro che non ho visto mai una donna tanto bella, tanto dolce e graziosa come siete voi.

LUISELLA: Ma no, Sono gli occhi vostri. (Peppino prende le tazze le mette nella guantiera e via pel fondo.)

FELICE: (Eppure va a finire, che io do una botta in testa a Michelino).

CICCIO:  Felì, prendiamo una bottiglia di Rhum…quello buono…quello giamaicano

FELICE: Subito. Amico mio, accetti una presa di Rhum profumatissimo…

MICHELE: Con piacere.

FELICE: (Ti raccomando, non fare tanto il don giovanni con mia moglie). (Via a sinistra.)

CANDIDA: Io Rhum non ne voglio. Permettete, me ne vado nella camera mia.

MICHELE: Fate il vostro comodo, signora.

CANDIDA: (Stanotte non ho dormito, mi credevo che veniva l’angelo, e mi diceva chi è sta Concetta Valtero, ma invece non s’è visto. Tengo un sonno da morire.) (Via a sinistra. Ciccio prende un giornale e si mette a leggere.)

LUISELLA (a Michele):(Vi devo dire una cosa).

MICHELE: (Parlate).

LUISELLA: (Ieri nell’ orologio di Felice, trovai il ritratto di una donna).

MICHELE: (Voi che dite!).

LUISELLA: (Già, una figliola che io non conosco, deve essere l’amante).

MICHELE: (E che ne faceste ?).

LUISELLA: (Ne feci mille pezzi e al suo posto misi il ritratto di mammà).

MICHELE: (Bravissima! Non vi preoccupate, voi statemi a sentire, e vedrete che soddisfazioni vi faccio avere). Dunque D. Cìccio, fate fare subito questo viaggio a vostra figlia? (S’alza, e cambiando posto siede vicino a Luisella.)

CICCIO: Sì, il mese prossimo tengo n’affare a Milano. Altre volte è andato D. Felice, mio genero, ma ora, siccome ha un impiego che non si può muovere, ci vado io personalmente, e mi porto pure a lei.

LUISELLA: Bravo papà.

MICHELE: Ma sì, caro D. Ciccio, fatela divertire un poco, povera donna, sta sempre qui a Bellavista chiusa in casa.

CICCIO: Oh, ma lei non se ne lamenta affatto. Oramai è abituata a questa vita, che si deve fare, il marito è occupatissimo, io tengo gli affari miei, chi volete che la faccia divertire ?

MICHELE: Ma è un peccato però, un vero peccato. Ma già, dev’essere così, le cose belle stanno sempre nascoste. Un tesoro, un gran tesoro a volte è chiuso in un posto che nessuno conosce.

CICCIO (ride):Ah, ah, bellissimo il paragone!

LUISELLA: Mi pare che sia troppo veramente.

MICHELE: Ma no che troppo, è sempre niente a confronto di quello che meritate. (Entra Felice con  guantiera e con 5 bicchierini e bottiglia di Rhum, si ferma accanto alla porta.) Voi siete qualche cosa più d’un tesoro! (Bacia la mano.)

SCENA SECONDA

Felice, poi Candida di d. e detti.

FELICE: Ecco qua il rhum

CICCIO: Bravissimo! Questo è magnifico, sapete. Costa un sacco di soldi (Felice versa il liquore nei bicchierini, e tutti bevono.)

MICHELE (offrendo il suo bicchierino a Luisella):Signora.

LUISELLA (lo prende):Grazie.

FELICE: (S’è alzato da là, e si è seduto là... Ah, vediamo sto fatto come finisce!). E mammà non c’è ?

CICCIO: No, se n’è andata nella camera sua.

FELICE: (Certo è andata a dormire, aspettava l’angelo stanotte, cosi può essere che sto quieto di giorno).

CANDIDA  Luisella? Luisella?

LUISELLA: Mammà mi chiama. Con permesso.

MICHELE: Fate pure. (Luisella via a sinistra.)

CICCIO: Io  vado a fumare la solita pipa fuori al giardino, sotto al pergolato. Se venite, mi fate piacere.

MICHELE Ah, sicuro. Veniamo subito.

CICCIO: Io là sto. (Via pel fondo.)

FELICE: Michelì, parliamo un poco, e seriamente, tu hai visto io come ti sto trattando, t’ho raccontato tutti i miei segreti, ti ho reso padrone della casa, si può dire che ie voglio bene per tutte leragioni, prima perché mi sei nipote, diavolo, tieni lo stesso sangue mio, ma anche se non mi fossi nipote, ti vorrei bene lo stesso, perché mi sei simpatico, non so perché, ma questo è il fatto, mi sei simpatico. Tu però devi essere franco con me.

MICHELE: In che senso? io non capisco!

FELICE: Ecco qua, tu forse non te ne accorgi, ma fai troppe cerimonie a mia moglie, tu devi stare un po’ al tuo posto, quella non è una donna facile... ma capirai, dalle, dalle e dalle.

MICHELE: Ma come, zio sei geloso di me?

FELICE: No, non dico questo; ma sai, tu sei molto ingenuo, e certe cose le fai senza riflettere.

MICHELE: Vedi zio Felì, io sono chiaro nelle mie cose, quello che tengo qua (indica il cuore) lo tengo qua. (Indica la bocca.) A me tua moglie mi piace assai, è troppo bella.

FELICE: Bravo! Mi fa piacere che sei franco.

MICHELE: A te, poi scusa, che te ne importa, tu tieni quell’altra.

FELICE: Che centra, quella è un’altra cosa, quella non m’è moglie…quella è secondaria…

MICHELE: Ma tu a tua moglie non le puoi voler bene, se no non faresti questi imbrogli.

FELICE: Che c’entra. Io faccio questi imbrogli per altre ragioni, per stare quieto 4 giorni e non sentire nominare la buonanima di D. Cesarino Sanguetta, tu non sai che significa sposare una vedova, non senti parlare d’altro che del marito morto….poi io ho la capacità di voler bene a più persone: mia moglie sta al primo posto…insomma io voglio bene a tutt’e due …gli arabi vogliono bene a venti trenta donne…io ne ho solo due…e poiché le donne sono più degli uomini…chi è molto altruista, chi può dare molto amore…può avere più donne…altrimenti si avrebbero molte donne sole…poi non ci dimentichiamo mia suocera che parla sempre di quant’era caro, dolce e bello il novantenne marito della figlia…sposare una vedova è un grosso problema…

MICHELE: Tu zio mio dici così, eppure se ziaLuisa fosse vedova, io me la sposerei con tutto il cuore.

FELICE: Allora tu mi vorresti far morire ?

MICHELE: No, voglio dire, se l’avessi conosciuta prima di te

FELICE: Basta, io ti prego, di non fare moine con lei se no mi arrabbio.

MICHELE: Va bene. Io mi credevo che essendo tuo nipote, e per conseguenza pure nipote a tua moglie, le potevo fare qualche cerimonia soverchia, non c’era niente di male. Ma una volta che ti prendi  collera, una volta che sei tanto geloso di me, allora io ora lascio d’essere Luigi Farfalla, e dico che mi chiamo Michele Culetto

FELICE: Ecco, queste, per esempio, so’ cose da bambino, una persona seria questi dispetti non li fa.

MICHELE: Anzi, io mi ritengo che sono troppo serio. Ho preso uno sbaglio, mi credevo che standomi zitto, che non facendoti un male, che non facendoti querela, che avendoti risparmiato un carcere, un carcere sicuro, tu ti sentissi obbligato e mi facevi fare quello che volevo io, mi sono ingannato!

FELICE: Ma tu  cosa volevi fare, scusa, fammi capire ?

MICHELE: Non ne parliamo più. Siamo intesi.

FELICE: (Questo mi rovina!) Fra le altre cose, tieni un carattere cosi curioso ch’è n’affare serio, subito t’innervosisci, lo stesso carattere di Rafele,  padre a te e cugino a me. Che t’ho detto di male, vorrei sapere ? T’ho pregato di non fare tante cerimonie a mia moglie. Non ne puoi fare a meno…Ce le vuoi  fare per forza  e falle, è fatto. Solamente, quando sto io avanti, mantieniti un poco... Questo mi pare che lo puoi fare ? Andiamo, io non ce la faccio a serbarti rancore. Adesso vado a prendere due sigari e ce li fumiamo fuori al giardino. Che scemo, io gli dico una cosa ingenuamente, e quello s’indispone, mannaggia che ti sono zio, mannaggia la foca vergine(la montahna…) (Via a destra.)

MICHELE (ride):Com’ è  curioso, ha paura de me.

SCENA TERZA

Luisella e detto.

LUISELLA: Che mi dite, v’ha detto niente quell’assassino?

MICHELE: Se l’è presa che io vi faccio troppe cerimonie, Signò, io ve lo faccio ritornare più affezionato di prima. Ma voi, mi dovete assecondare, scusate, voi non fate niente?

LUISELLA: Ma che volete che faccio, che devo fare?

MICHELE: Come che dovete fare, ma vi pare che una femmina che ha pigliato una simpatia per un uomo, se ne sta freddo così, con questa indifferenza. Voi dovete stare sempre vicino a me,  parlare sempre  zitto zitto,  ci deve sorprendere in certi atteggiamenti. Per esempio, ora che viene,  facciamoci trovare abbracciati.

LUISELLA: No, scusate, questo non lo voglio fare!

MICHELE: Ma sarebbe l’unico mezzo per farlo arrabbiare e farlo pentire di quello che ha fatto! L’uomo, vedete, è capace di trascurare la sua donna, non la cura, ma non appena s’accorge che un altro le fa la corte, incomincia a volerle bene, e pensa sempre a lei. Quello ora esce, facciamoci trovare almeno che vi sto baciando la mano?

LUISELLA: Ma non pensate che potete compromettervi seriamente ?

MICHELE: Volete dire forse che mi uccide? E che me ne importa. Io accetto, mi faccio uccidere, sì, mi faccio uccidere, basta che voi, dopo, siete felice con lui.     Quello sta venendo, datemi la mano. (Prende la mano.) Che bella manina, che bianchezza, che morbidezza, (Bacia la mano diverse volte.)

LUISELLA: Vedete, sta venendo?

MICHELE: Non ancora, ma è a momenti.

LUISELLA: Embè, e che facciamo allora, baciate inutilmente?

MICHELE: Non fa niente, lo dobbiamo far soffrire, deve ingelosirsi

LUISELLA: Questo che faccio per finta lo meriterebbe veramente, io sono una stupida, una ciuccia! Il ritratto di quella se lo mette pure nell’orologio. Vedi che cuore, che stomaco! Come si può fare ? ?... Che fate, state al vostro posto. (A Michele che lascia la sua mano.)

MICHELE: Mi sto preparando, può essere che sta uscendo.

LUISELLA: E quando esce lo facciamo. (Si tira la mano.) Io m’ero accorta che non mi trattava più come una volta, e mammà aveva ragione che sospettava sempre, quella è femmina fina. Come faceva la parte naturale quando partiva e quando tornava: Che bella cosa... che paesaggi!... Imbroglione! Fedifrago!

MICHELE: Zitto, sta venendo! (Prende la mano e bacia.)

LUISELLA: (Voglio vedere che fa!).

MICHELE: Oh, Luisa mia, tu non puoi credere io quanto ti amo, benedico il momento che sono capitato in questa casa!

LUISELLA: (È venuto?).

MICHELE: (Non ancora, sta per venire). È impossibile io non posso frenare l’amore che sento per te, perché tu sei troppo bella. Dimmi una parola, una sola parola di conforto, Luisa mia, fammi sperare che tu pure mi possa amare. (Bacia la mano.)

LUISELLA: (È venuto?).

MICHELE: (Non ancora).

LUISELLA: E ma allora che facciamo, mi baciate sempre?

MICHELE: E che fa, a voi che ve ne importa, mi debbo lamentare io che bacio la mano senza scopo.

LUISELLA: (Vedi che bel tipo ch’è questo!).

MICHELE: Sento rumori, questo di certo è lui, datemi la mano. (Prende la mano.) Baciandoti questa mano, tu non puoi capire, Luisa mia, quello che provo, non puoi capire quanto sono felice in questo momento. Non sai che vorrei fare con questa tua bella mano (Bacia la mano, in questo momento esce. Achille introdotto da Peppino.)

SCENA QUARTA

Achille, Peppino e detti.

ACHILLE: È permesso? (Introdotto da Peppino che va via.)

LUISELLA: Chi è?

MICHELE: (Sangue di Bacco! Il capo ufficio!).

ACHILLE: Mi dispiace che vengo ad interrompere una scena di famiglia tanto affettuosa. Voi certamente siete la signora Culetto, non è vero?

LUISELLA: Sicuro.

ACHILLE (a Michele):Vostra moglie?

MICHELE: Perfettamente.

ACHILLE: Bravo! Tanto piacere, signora. Ve ne faccio i miei complimenti, avete saputo scegliere.

MICHELE: Il Cavaliere Achille Patata mio Capo Ufficio.

ACHILLE: Fortunatissima. Mi dispiace che siete venuto in un momento...

ACHILLE: Ma che, anzi, mi ha fatto immenso piacere. Quando marito e moglie si vogliono bene così, io me ne consolo.

MICHELE: Oh, figuratevi, Cavaliere, ci amiamo tanto.

LUISELLA: (Vedete che combinazione!).

ACHILLE: Vostro padre mi disse che si dilettava a dipingere, e m’invitò a vedere i suoi quadri, siccome siamo vicini, ed io pure faccio qualche cosetta, così, mi sono permesso di venire oggi, se non vi dispiace?

LUISELLA: Ma che, anzi papà sarà contentissimo di questa vostra visita. Vado ad avvisarlo.

ACHILLE: Grazie.

LUISELLA: (Che pasticcio è questo, come la combiniamo?). (A Michele.)

MICHELE: (Non vi preoccupate, quando esce papà, io me ne rientro). (Luis. via pel fondo.)

ACHILLE: Bravo Culetto, avete veramente gusto, e non posso capire come, con una moglie tanto bella, voi... dovete sapere che io non sono venuto qua solamente per vedere i quadri di vostro suocero, ma anche per parlarvi di una cosa importantissima!

MICHELE: Una cosa importantissima? E di che si tratta?

ACHILLE: Per la vostra esattezza, e per la vostra buona condotta, l’amministrazione aveva deciso di farvi domani un regalo di 100 mila lire, ma per la mancanza che avete commessa, non avrete più nulla, anzi sarete multato…

MICHELE: E che mancanza, scusate?

ACHILLE: Poche sere fa col diretto di Torino- Roma, avete abbracciata e baciata una viaggiatrice.

MICHELE: (L’hanno appurato!).

ANTONIO: Volete negarlo forse?

MICHELE: Ecco qua, Cavaliere, io non è che lo nego... ma il fatto vi è stato riferito con qualche esagerazione... io non la voleva abbracciare... voi sapete io come la penso... fu una combinazione...

ACHILLE: Capisco, fu una strana combinazione, beveste forse un po’ di liquore in più...eravate ubriaco… Vergogna! Un giovine onesto nelle funzioni del proprio dovere... ammogliato... si permette abbracciare una donna sconosciuta.

MICHELE: Forse il marito è venuto a fare qualche reclamo?

ACHILLE: No, è il controllo del treno 54che ha fatto il suo rapporto. Oh, si prenderanno seri provvedimenti per questo fatto, bisogna dare un esempio.

MICHELE: (Ho perso i soldi e posso perdere pure l’impiego... Però, ho fatto una pensata). Oh, insomma, Cavaliè, io non posso fare questa figura con la compagnia, con l’amministrazione, con tutto il personale, perché???...  Per salvare un parente... e che sono matto... fino ad un certo punto un individuo si può accollare una colpa che non ha, ma quando si tratta di perdere soldi, e questo sarebbe niente, ma quando si tratta di perdere la reputazione, la propria dignità, allora bisogna confessare tutto. Dovete sapere che il colpevole non sono io.

ACHILLE: Non siete voi? E chi è?

MICHELE: È un mio zio che si trovava a fare il viaggio con me.

ACHILLE: Possibile?

MICHELE: Possibilissimo. Ah, eccolo qua per l’appunto. (Va incontro a Felice e gli dice sottovoce.) Ditegli sempre di si…

SCENA QUINTA

Felice e detti.

FELICE: Chi è?

MICHELE: Ecco qua mio zio, Felice Culetto. Il Cavaliere Achille Patata- Capo Ufficio della compagnia dei Vagoni-letto, è venuto a parlarmi del fatto di alcune sere fa, il fatto del diretto Torino, Roma. Tutti credono che sono stato io quel Culetto che commise quella brutta mancanza... Ti prego, caro zio di mettere le cose a posto, di chiarire il fatto, si tratta di perdere l’impiego, capisci... perciò, parla, dici la verità tutta la verità che cioè sei stato tu ad abbracciare e baciare quella signora viaggiatrice?

FELICE: Ecco qua... io... Signor Capo Ufficio... questa cosa veramente mi... fa meraviglia... io sì, sono Culetto, lui pure è Culetto.. ma... io credo...

MICHELE: È inutile, caro zio, che cerchi di negare, perché il Controllo ha fatto il suo rapporto.

FELICE: Chi, controllo ?

MICHELE: Quello del treno N. 54. Perciò, ti prego di confessare tutto, altrimenti mi fai un male immenso, e pensaci…pensaci bene… !

ACHILLE: Insomma, signore, bisogna dire la verità per salvare questo povero giovine. Foste voi che abbracciaste quella donna?

FELICE: Sissignore. In un momento, direi quasi di  follia…di sconvolgimento sensoriale!

ACHILLE: Va bene, penserò io a spiegare l’equivoco e non se ne parlerà più.

MICHELE: Io non capisco poi, come si può abbracciare e baciare una donna che non si conosce... sono cose che io non ho mai capito.

FELICE: (Ma che  assassino delinquente è questo!).

ACHILLE: E spero che non capirete mai, perché avete per moglie una graziosa donnina.

MICHELE: Che amo tanto, Cavaliere.

ACHILLE: Oh, me ne sono accorto, me ne sono accorto, sono capitatoqui in un momento di grande tenerezza fra lui e la moglie.

FELICE: Ah!

ACHILLE: Sicuro. Sembravano due innamorati.

FELICE: E bravo. Bravo mio nipote.

SCENA SESTA

Ciccio, Luisella e detti.

LUISELLA: Ecco qua, papà.

CICCIO: Egregio Cavaliere.

ACHILLE: Disturbo forse?

CICCIO: Ma che disturbo, anzi è stata per me una gran sorpresa e un grande piacerer. Favorite nel mio studio. (Indicando la prima a sinistra.)

ACHILLE Grazie.

CICCIO: Vieni, Luisè. (Ciccio, Achille e Luisa vanno prima a sinistra.)

FELICE: Insomma, se ti sembra una bella cosa quello che stai facendo?

MICHELE: Che sto facendo?

FELICE: Come! Tu dici che so’ stato io che ho abbracciata e baciata a quella signora?

MICHELE: E già, e allora dicevo ch’ero stato io per perdere l’impiego, come ti pare? E poi a te che te ne importa ?

FELICE: Come che me ne importa ? E se quello lo dice a D. Ciccio, a mia moglie... io sto sudando freddo!

MICHELE (guardandolo)Nossignore…gli sta facendo vedere i quadri.

FELICE: Oh, dimmi una cosa, si può sapere quando è venuto il Capo Ufficio, tu che stavi facendo con mia moglie?

MICHELE: Niente, che potevo fare ?

FELICE: Come niente, quello ha detto che v’ha trovato in un momento di grande tenerezza.

MICHELE: Ah, sì, le stavo baciando le mani, e che male c’è , io gli so’ nipote.

FELICE: Oh, Michelì, questa storia deve finire. Tu nientemeno, dici che mia moglie è moglie a te …

MICHELE: Io? Ma sei pazzo, caro zio Felice. È stata lei che l’ha detto.

FELICE: Lei ?

MICHELE: Già. Quando il Cavaliere le ha domandato: Voi forse siete la Signora Culetto? Lei ha risposto: Sissignore.

FELICE: Va bene, ma Culetto sono io….

MICHELE: E sono pure io …

FELICE: Ma io sono il marito.

MICHELE: In sostanza, ma in apparenza sono io.

FELICE: Perché?

MICHELE: perché? Perché tu ti sei fatto credere Controllore dei Vagoni-letto, e D. Ciccio andò a prendere informazioni di me, dicendo che avevo sposato la figlia. Che devo fare, devo dire al capo ufficio: no, non è vero, io a questa non le sono marito? Allora quello si rivolge a D. Ciccio: Signore, voi mi avete detto una bugia, vostra figlia non ha sposato Culetto? D. Ciccio chiama a te e ti presenta al Capo Ufficio, e sei rovinato!

FELICE: Vuoi dire che il Capo Ufficio deve sapere che tu sei il marito di mia moglie ?

MICHELE: E se capisce.

FELICE: Ma, in apparenza però? Spieghiamoci.

MICHELE: Ah, si sa, quella m’è zia.

FELICE: Oh, Rosina, Rosina... che sto passando per te!

MICHELE: Ah, si chiama Rosina?

FELICE: Rosina! Una vera rosella di Maggio!

MICHELE: È bella assai?

FELICE: Una  sfogliatella…una cassata, un babà…

MICHELE: Sangue di Bacco, la vorrei proprio vedere !

FELICE: La vuoi vedere ?

MICHELE: Hai la foto?

FELICE: Tengo una testina.

MICHELE: D’agnello ?

FELICE: No, di capretto!... Tengo una foto piccola del viso

MICHELE: E dove sta, fammi vedere.

FELICE (dopo precauzioni prende l’orologio e l’apre):Eccola qua, vedi che dolcezza di fisionomia. (Mostra l’orologio a Michele che lui guarda a sinistra se viene qualcuno.)

MICHELE (guardando):Bella! Bella veramente!

FELICE: Che sciccheria, mio caro, altro genere.

MICHELE: Bel tipo!

FELICE: E che grazia! Che maniera! Che dolcezza di carattere!... Teh, un bacio. (Bacia il ritratto, poi si ferma a guardare.) Ma questa non è Rosina... questa mi pare D. Candida.

MICHELE: D Candida! La mamma di tua moglie ? (Guarda.) No, che dici e che diavolo, sei cieco ?

FELICE: Ma non è Rosina, questo vuole sapere di Rosina più di me, e poi questa è grassa è una donna fatta.

MICHELE: Ma tu stai  scherzando, neh zio . Felì. grassa questa,  è una fisionomia così delicata, altro che donna fatta… questa può avere sui 18 o 19 anni.

FELICE (guarda):Questa è D. Candida, Michelì, questa è Candida….mia suocera…

MICHELE: Candida... senti... io non ti vorrei spaventare, ma c’è una malattia agli occhi che così comincia. Uno si crede di vedere una cosa, e invece quella è un’altra cosa, è un’allucinazione della vista….un delirio visivo… Io lo so perché ci stava un capo stazione ch’ebbe questa malattia, la chiamano: Cheratite. Parenchimatosa schizofrenica delirante

FELICE: Come?

MICHELE: Cheratite Parenchimatosa, è una debolezza della cornea, tu tieni la cornea indebolita  e fatti vedere da un oculista, perché quel pover’uomo, passò brutti guai. Quello a volte scambiava una femmina per uomo, un cane pe una pecora , una gatta per una gallina. Che brutta cosa, mamma mia. Non si volle curare, s’infiammò l’iride, si consumò la pupilla, e divenne cieco. Se la prese tanto a dura, poverello, che dopo due mesi passò a miglior vita… morì.

FELICE: Come hai detto che si chiama ?

MICHELE: Cheratite Parenchimatosa delirante schizofrenica in soggetto oligofrenico fenilpiruvico…è complessa la malattia…

FELICE: Cheratite Parenchimatosa... e questo ci mancherebbe!... Ma come, questa non è D. Candida?

MICHELE: qua D. Candida, ma che scherzi, questa è una gioia di figliola!

FELICE: E questo capostazione in principio che si sentiva?

MICHELE: Niente, anzi ci vedeva bene... ma certi momenti vedeva una cosa per un’altra.

FELICE: Sarebbe proprio il caso mio... Proprio ora, vado in piazza, c’è un medico degli occhi, un oculista... adesso vado a farmi visitare un momento.

MICHELE: E vai, presto... quando la malattia è in principio, si cura, e finisce tutto.

FELICE: Io non ho mai sofferto con gli occhi. Se mia moglie mi cerca, le dici che torno subito, che sono  arrivato al caffè all’angolo.

MICHELE: Va bene, vai vai…chi tardi arriva male alloggia….

FELICE (guardando l’orologio):D.a Candida,  è lei,  cosa da diventare pazzo. Cielo mio, fa che sia cosa de niente, e se no io come faccio. (Via pel fondo.)

MICHELE: Io muoio dal ridere, non ce la faccio più. (Ride.)

SCENA SETTIMA

Luisella e detto, poi Peppino, poi voce del fonografo, indi Antonio e Gilda da di d° poi fuori.

LUISELLA: Che mi dite, che novità ci sono?

MICHELE: Cose belle, cose belle. M’ha fatto vedere il ritratto nell’orologio, io gli ho dato a credere che veramente era quella che diceva lui  e che …che non era mammà, e gli ho fatto mettere un brutto pensiero nella testa.

LUISELLA: Che pensiero?

MICHELE: Gli ho detto che vedeva una cosa per un’altra, ch’era un’allucinazione della vista, una brutta malattia degli occhi. Allora là per là, senza perdere tempo, è andato a farsi visitare da un medico in mezzo alla piazza. (Ride.)

LUISELLA: Bravo, avete fatto bene.

PEPPINO (dal fondo con fonografo fra le mani):Signorì, scusate, ho trovato questo registrato sotto al letto, fosse roba di papà vostro?

LUISELLA: Un registratore, no…non credo….

PEPPINO: E chi l’ha messo là sotto?

LUISELLA: E che ne so?

MICHELE: Forse papà l’ha comprato per farvi divertire un poco, ora  sentiamo che dice.

ANTONIO :È permesso? (è con Gilda, la complice)

MICHELE: Chi è? (Va a guardare.) (Sangue di Bacco, quella signorina che io abbracciai nel vagone. Sta con un uomo, deve essere il marito!). Signò, non ci facciamo vedere da questi, andiamo a sentire il registratore nell’altra camera. (Nell’andar via Michele e Luisella a seconda a destra il registratore incomincia a parlare.)

FONOGRAFO: Candida, Candida, mia bella Candida. (Luisella si sorprende e via con Michele.)

PEPPINO: L’angelo un’altra volta! (Guarda in cielo, poi va a seconda a sinistra e grida.) Signò... signò?

ANTONIO ( più forte): È permesso?

PEPPINO: Favorite, favorite.

ANTONIO (esce con Gilda):Finalmente!

PEPPINO: Scusate, signore...

ANTONIO: Ma che scusate, e che scusate, che maniera è questa, farci tanto aspettare.

PEPPINO: Ditemi chi siete?

ANTONIO: Antonio Zizzona, questa Signora è Gilda mia moglie.

PEPPINO: Il mio padrone sta occupato con un signore nel suo studio, ma adesso esce, accomodatevi. (Dà le sedie.)

ANTONIO: Grazie. Siediti, Gilda mia! (Fa sedere Gilda.)

PEPPINO: Permettete? (l’angelo ha visto gente e s’è zittito.) (Via pel fondo.)

GILDA (quando si è assicurata che non c’è nessuno):D. Antò, vi prego, non mi fate fare più sta cosa, perché mi sono scocciata!... Voi mi diceste, al massimo 3 volte al mese, mi pare che lo stiamo facendo quasi ogni giorno, e a me non mi conviene. Vi pare, posso correre appresso a voi di qua e di là ?

ANTONIO: Non gridare e abbi pazienza, io mi pare che te lo dissi, bella mia, questo fu il patto. Tu volevi venire come cameriera, io dissi: Nossignore, tengo un progetto, ho fatto una pensata, che mi gioverà molto nel commercio del vino. Invece di cameriera, ti presenterò a tutti come mia moglie.

GILDA: Bella cosa! E mi fate baciare da tutti ?

ANTONIO: E perciò invece ti ho raddoppiato lo stipendio mensile… che vuoi figlia mia, alla fine poi non sono mazzate… è un abbraccio,  un bacio….tue cose belle…

GILDA: Come siete tomo, mi faccio baciare sempre ?

ANTONIO: Nossignore, alla fine del mese ci riposiamo un poco. Tu capisci che in poco tempo ho smaltito più di un vagone di vino... e perché? Per questa gran pensata che feci, per questa nuova pubblicità. Nel treno ti ricordi, che chiasso facemmo perché quell’ impiegato ti baciò ? Embè, tra tutta quella folla che si fece, combinai 37 commissioni, addirittura 50 botti, e poi la clientela che ho acquistata… quel bacio andò proprio bene!... Non buttare tutto all’aria adesso.

GILDA: Ma allora, scusate, facendolo più spesso mi dovete aumentare la paga ?

ANTONIO: Va bene, ti darò una percentuale sugli utili… Tu poi lo sai, io ho le spese di viaggio, albergo, trattoria, e poi ti vesto. Alla fine del mese poi ti faccio pure un bel regalo. Siediti neh, abbi pazienza, speriamo che in questa casa ci stesse molta gente. Zitta, sento rumore. Attenta quando vedi a uno nuovo, ricordati la mossa nervosa…

GILDA: Non dubitate.

SCENA OTTAVA

Luisella, poi Felice e detti.

LUISELLA: (Che imbroglione lestofante! Prese il registratore e fece credere a mammà ch’era l’angelo che parlava!). Chi è?

ANTONIO: Signora, io sono Antonio Zizzona, questa è mia moglie, sono venuto per parlare col Signor Culetto

LUISELLA: Mio marito?

ANTONIO: Perfettamente.

FELICE (uscendo):(Il medico non c’era). Chi è ?... Signori.

LUISELLA: Ecco qua, mio marito.

ANTONIO: Siete voi Culetto?

FELICE: Per servirvi.

ANTONIO: Controllore dei Vagoni-letto?

FELICE: Ai vostri comandi.

LUISELLA: (Voglio andare a dire a mammà il fatto del registratore, poverella, quella stanotte non ha chiuso occhio). Permettete signori?

ANTONIO: Fate pure.

LUISELLA: (Vedi che faccia tosta. Chi si poteva mai credere di passare questo guaio!). (Via seconda a sinistra.)

FELICE: Accomodatevi, prego. (Chi sarà questo?). Mi dovete dire qualche cosa?

ANTONIO: Sicuro, una piccola cosa.

FELICE: Accomodatevi allora.

ANTONIO: Grazie, io sto sempre in piedi…mi piace stare in piedi. Sappiate che io sono Antonio Zizzona  ricordatevi bene: Antonio Zizzona, e questa Signora è Gilda mia moglie.

FELICE: Signora Zizzona tanto piacere…(al marito)Tanto piacere. Se non sbaglio, foste voi che parlaste ieri con mio suocero, alla Compagnia dei Vagoni-letto?

ANTONIO: Perfettamente. E foste voi che baciaste mia moglie 3 sere fa, nel diretto di Torino Roma?

FELICE: (Ora iniziamo un’altra tragedia!).

ANTONIO: Foste voi? Lo volete negare forse?

FELICE: Ecco qua... Signor Zizzone... prima di tutto, vi prego di non gridare... io non ho baciato vostra moglie.

ANTONIO: Come!

FELICE: Sono stato io sì, ma in apparenza... mentre che in sostanza...

ANTONIO: Che sostanza e apparenza, l’avete baciata, l’avete confessato, ed è affare fatto! Ora sono venuto da voi per avere la soddisfazione che mi spetta. Non temere Gilda...

FELICE:  Ma, vedete... ragioniamo un poco.

ANTONIO: Io non ragiono mai!

FELICE: E io sì!... Io vi dico una cosa che forse non sapete.  vostra moglie, la signora Zizzona, ha avuto un bacio da me... ma l’ha avuto, perché alla signore le prude la…la testa.. (Ridendo.)

ANTONIO: Come s’intende?

FELICE: E s’intende benissimo! Perché quando la signora vostra moglie, non vuole essere molestata, bisogna che stia al suo posto. (Ora li faccio litigare).

ANTONIO: Come al suo posto, e perché?

FELICE: Perché mi fece certe mosse con gli occhi, l’occhiolino la prima e la seconda volta... che faceva capire chiaramente... osate, osate. (Gilda guarda Felice e poi fa il gesto accennato da Felice.) Vedete, come sta facendo adesso.

ANTONIO: Uh! Gilda mia. Gilduzza mia, e che c’entra, quello è un tic, un tic nervoso.

FELICE: Un tic?

ANTONIO: Stai ferma, Gilduzza mia. Un galantuomo non deve abusare di un’infermità.

FELICE: Ma allora dovete camminare con un cartello in mano: Mia moglie tiene il tic... Io che ne sapevo.

ANTONIO: Basta signore, lo scandalo si fece, ed io ho bisogno di una riparazione, capite, una riparazione! (Gridando.) Non temere Gilduzza.

FELICE: Sangue di Bacco! D. Ciccio!

SCENA NONA

Ciccio, poi Achille, poi Felice e Antonio, poi Peppino, poi Felice, Antonio e Achille, in ultimo Ciccio.

CICCIO: Feliciè, la scatola con i sigari dov’è ?

FELICE: Nella camera, sulla scrivania.

CICCIO: Che vedo! Il Signor Zizzone!... Mi dispiace che sono occupato col Capo Ufficio... ma vengo subito... Signora. (Che bella figliola!). Cinque minuti di permesso? (Via seconda a destra.)

ANTONIO: Voi  o  mi fate baciare 10 volte la vostra signora…o ci accordiamo diversamente…! (Forte.)

FELICE: Come?  …Signore, io vi prego, qua non possiamo parlare, andiamo in giardino.

ANTONIO: Dove meglio credete, io non ho paura di nessuno! (Gridando.) Aspetta qua. Gilda, e non temere…. Andiamo.

FELICE: Favorite. (Via con Antonio pel fondo.)

ACHILLE (dalla sinistra):Mi hanno lasciato solo... Complimenti siete molto…simpatica.. (Che bella donna!). Tanto piacere. (La guarda, Gilda ripete il gesto degli occhi.) Come? (Gilda ripete il gesto.) Veramente? (Si guarda intorno.) (E dove andiamo, questa non è casa mia). Siete proprio una simpaticona! (‘abbraccia e bacia)

GILDA (gridando):Che! Che schifo è questo!... Antonio…Totonno! Totonno mio... Totonno!

ANTONIO (uscendo con Felice):Gilduzza mia, che cos’è?

GILDA: Questo signore mi ha  abbracciata e baciata…!

ANTONIO: Che! Anche voi?!

FELICE: (c’è capitato pure il  Capo Ufficio!).

ACHILLE: Io vedete... ho creduto...

ANTONIO: Silenzio signore. Voi l’avrete da fare con me, io sono il marito, Antonio Zizzone!

FELICE: Ma zitto, per carità, andiamo a parlare nello studio.

ACHILLE: Io vi assicuro...

ANTONIO: Andiamo!

FELICE: Favorite. (Via nel salotto con Antonio e Achille.)

PEPPINO (dal fondo):(Il padrone ancora deve uscire, e questi che aspettano qua). Quel signore che stava con lei forse è entrato nello studio ?

GILDA: Sì, nello studio.

PEPPINO: (Che bella figliola, chi sa quello chi è). (La guarda, Gilda ripete il gesto.) (Guè... e cos’è neh?). (Gil. c.s.) Uh! Mamma mia, a me... devo  esserle simpatico assai! (Gil. c.s.) (Eh!... e cosa aspetto). Voi siete un babà…una sfogliatella! Siete stupenda…(L’abbraccia e la bacia)

GILDA (gridando):Che! Che schifezza…Che violenza ... Totonno, Totonno mio. Totonno?

ANTONIO (seguito da Felice ed Achille):Gilduzza mia, che cos’è?

GILDA: Questo signore m’ha abbracciata e mi ha dato un bacio...

ANTONIO: Anche lui, quest’imbecille!

FELICE: Tu che hai fatto?!

PEPPINO: Ch’aggio fatto?... Quella è stata lei che mi ha fatto l’occhiolino due volte!

FELICE: Entra pure tu — andiamo a parlare dentro.

ANTONIO: Vendetta, tremenda vendetta!

PEPPINO: Ma io vi posso giurare...

ANTONIO: Mascalzone imbecille!

FELICE: Entrate, entrate (Viano.)

CICCIO (esce dalla destra):(Quell’assassino di Felice s’ha fumato una scatola di sigari, meno male che ne ho trovati due nella la scrivania). Signora... (E cos’è, lasciano a questa sola...) Il Sig. Capone dove sta?

GILDA: Nello studio.

CICCIO: Ah! bravo! (Quanto me piace questa signora... è proprio il mio tipo!). (La guarda, Gilda ripete il gesto.) (oh, sangue de Bacco!... Questa è bella

Ci sta!). (Gilda c.s.)- Gli piaccio… Sicuro, andiamo dove volete... vi ho fatto forse una bella impressione? (Gilda c.s.) Quanto siete graziosa!... Io farò tutto per voi! (Le dà un bacio.)

GILDA (gidando) Che! Un altro maniaco sessuale…Che schifo è questo!... Totonno, Totonno mio, Totonno?

SCENA DECIMA

Antonio, Achille, Felice, Peppino e detti.

ANTONIO: Che cos’è ? (Achille, Felice e Peppino lo seguono.)

GILDA: Questo maniaco sessuale, m’ha dato un bacio!

ANTONIO: Ancora un altro?... Ah! Ma questo è troppo!... Aspettatemi giù in carrozza, vengo subito. (Gilda s’alza e via pel fondo.) Signori, l’offesa è grande, è terribile, io ne voglio soddisfazione! (Gridando.)

CICCIO: Zitto per carità, se sente mia moglie, io so rovinato!

FELICE: E mia moglie...!

ACHILLE: Se s’appura sta cosa, io che figura faccio!

PEPPINO: A me la signora mi licenzia!

ANTONIO: Volete riparare senza far chiasso?

FELICE: Sissignore!

ANTONIO: Allora sappiate che è tutta pubblicità… quella figliola non è mia moglie, è una a cui do uno stipendio al  mese e me la porto viaggiando con me. Quel tic è finto, appena ha un bacio, io corro, faccio  chiasso, e quando s’è fatta una bella folla di gente, io faccio la pubblicità al mio vino di Manduria, Barletta…

TUTTI: Possibile?!

FELICE: (Devi morire impiccato!).

ANTONIO: Vino puro, sincero, c’è il secco, l’amabile…il dolcetto tutti franco a domicilio, datemi le vostre commissioni, se non vi prendete il vino, io mi metto a strillare e chiamo le guardie! (Caccia un taccuino.) Culetto?

FELICE: Un barile. (Antonio scrive.) Bellavista-Portici. (Guarda Michele e Achille.)

ANTONIO (a Ciccio):Voi?

CICCIO- Due barili…, medesimo indirizzo. (Antonio scrive.)

ANTONIO: E voi. (Ad Achille.)

ACHILLE: Tre barili. Achille Patata, stazione centrale fs- Napoli

ANTONIO: E tu? (A Peppino.)

PEPPINO: Cinque litri.

ANTONIO: Io non vendo al minuto.

PEPPINO: Allora, una damigiana. Giuseppe Passera, Via Diaz 55.

ANTONIO: È fatto. Vi ringrazio, e raccomandatemi agli amici. (Via pel fondo, tutti seggono tremando.)

(Cala la tela.)

ATTO SECONDO

Cameretta di campagna. Tre porte laterali e finestra prima a destra. In fondo porta grande con cancello a due che lascia vedere il giardino. In fondo a sinistra una credenza. Nel mezzo una tavola. Quadri alle pareti. Due vasi di fiori a destra e due a sinistra del cancello. Un innaffiatoio. Sedie ecc. Un sifone d’acqua di Seltz.(o come vuole il regista e lo scenografo)

SCENA PRIMA

Errico, poi Concetta.

ERRICO (dal cancello):Non c’è nessuno, D. Alonzo l’ho visto   in piazza nella bottega del salumiere che si faceva affettare del prosciutto. Io oggi sono venuto deciso, o Rosina fa quello che dico io o sono guai! Io la vita non la curo. Voglio bene a Rosinella più degli occhi miei, e prima di vederla moglie di un altro mi faccio uccidere. D. Ignazio il pastaio m’ha chiesto il piacere di portare questa lettera a D. Alonzo, io subito mi sono offerto così posso vedere Rosina e sapere che intenzione tiene. D. Alonzo non sa leggere, e tutte le lettere che riceve, se le fa leggere dalla figlia. Io cosa ho fatto ? Ho aperta sta lettera, e sotto ho scritto a Rosina quattro parole mie. Ah, zitto, ecco la mamma.

CONCETTA (dalla sinistra):Io vorrei sapere Alonzo perché non viene ancora. Il magazzino è chiuso perché è festa, chi sa dove si trattiene.

ERRICO: Cara Donna Concetta.

CONCETTA: Uh! Errico, stavi qui

ERRICO: Sissignora

CONCETTA: (Questo ronza sempre da queste parti, e quando mi vede fa gli occhi rossi... non vorrei che se ne accorgesse mio marito).

ERRICO: So’ venuto per portare una lettera a D. Alonzo.

CONCETTA: Non c’è, ma torna presto.

ERRICO: È una lettera mandata da D. Ignazio il pastaio

CONCETTA: E perché l’hai portata tu?

ERRICO: Siccome non aveva nessuno, ha pregato a me per questo servizio. Io ho subito accettato. (Sospira.) Ah!

CONCETTA: (Tanto ch’ha fatto che m’ha incontrata sola!). Perché sospiri  Errì?

ERRICO: Che vi devo dire, D. Concetta mia, che vi devo dire! Non sono io che sospiro, è il cuore, è questo povero cuore mio, che ha perduta la pace e il riposo.

CONCETTA: E perché?

ERRICO: Pe una donna, un angelo di femmina, che non mi fa dormire, non mi fa mangiare., non mi fa pensare a niente più.

CONCETTA: (Uh! Povero giovane, e questo se ne muore!).

CICCIO: Io, vedete, Donna. Cuncetta, se non può essere mia…quando avrò perso tutte le speranze, o uccido lei e vado in galera, o mi uccido io, oppure  prima uccido lei e poi me, così non vado in galera… e faccio fare i numeri a tutta Torre Annunziata!

CONCETTA: Non voglia mai il Cielo! Nossignore, tu non devi fare niente di ciò.

ERRICO: Da voi, D.a Cuncè, da voi dipende tutto, voi soltanto mi potete salvare, se voi volete potrete evitare una grande tragedia…(Concetta si lusinga)a voi che vi costa, voi mi conoscete…sapete che sono un bravo giovane..(Concetta se ne va di testa) e v’assicuro che se mi sposo a Rosina vi vorrò bene più di una mamma.

CONCETTA Che ? Come! Tu di Rosina parli ?

ERRICO: Sissignore. Per  vostra figlia, per quella donna io non ragiono più, ne sono pazzo !

CONCETTA: (Meno male che non mi sono sbilanciata). Errico mio, questo è un pensiero che te lo puoi levare dalla testa, perché prima di tutto tu non hai niente.

ERRICO: Come, io tengo la bottega di panettiere?

CONCETTA: Ma non è tua, è  di tuo zio, e poi, Rusinella è già promessa ad un signore che sta bene di posizione, ha un buon impiego fisso,, un posto statale e perciò tant’io, quanto Alonzo abbiamo subito acconsentito.

ERRICO: E Rosinella se lo sposa con piacere?

CONCETTA: Rosinella fa tutto quello che vogliamo noi. Si capisce che si deve sposare con piacere, e dove lo trova meglio di quello, e po’ ci siamo compromessi seriamente, non  abbiamo a che fare con un lazzarone? Quello è un signore, che figura ci faremmo ?

ERRICO: Ma tante volte questi signori non vengono seriamente ma per divertirsi.

CONCETTA: Per divertirsi ? Quello per fine mese si vuole sposare!

ERRICO: Vuole sposarsi ? E va bene! Io per la fine del mese... faccio tutto!... Tutte cose! Ne vedremo delle belle!

SCENA SECONDA

Alonzo, Salvatore e detti.

ALONZO (di d. gridando):Salvatò, cammina, avanza il piede.

SALVATORE :Eccomi , principà. (Errico s’affaccia alla finestra.)

ALONZO (fuori con diversi involti. Tipo di negoziante di pasta di Torre Annunziata. Giacca scura, calzone e gilè a grossi quadroni, cravatta rossa e colli bassi, due basette lunghe. Berretto colorato blù e bianco o come crede il regista. Salv. lo segue.) Cammina, mannaggia la foca vergine, altrimenti Concetta se la piglia con me... Ah, eccola qua, la gallinella mia, la femmina mia!

CONCETTA: Già, la gallinella tua  vorrebbe sapere cos’hai fatto in tutto questo tempo? che hai fatto?

ALONZO: (a Salvatore)Che t’ho detto che stava col pensiero, quando cammini sei una tartaruga,… Concettella, abbi pazienza, ho fatto parecchie spese. Ho comprato 10 costate fiorentine, due kili di salsicce, il pesce…5 passere belle grandi…possono mangiare 10 persone… due pollastri, salami, provolone, mozzarelle…deve essere una grande festa….poi ho comprato, dell’insalata, della frutta. Poi una torta da D. Alessio il pasticciere, sfogliate, cannoli siciliani, babà al rhum, ho pigliato pure due bottiglie  di limoncello... Embè, oggi è la nascita tua, e dobbiamo fare qualcosa in più. Ho detto a tutti gli operai che stasera sono invitati per un rinfresco a buffet con taralli sugna e pepe e tante cose sfiziose…

SALVATORE (mostrando due grossi involti):Eccoli, i taralli,  sono una bellezza capo, se squagliane in bocca.(ne prende un altro e entra in cucina con le borse)

ALONZO: Li hai assaggiati e basta…Tu saresti capace di mangiarteli tutti…Questi poi sono un paio di orecchini che mi piacevano molto, e te li ho presi. (Li mostra.) Vedi se ti piacciono ?

CONCETTA: Davvero sono belli... me li metto stasera.

ALONZO: E mi vuoi dare un bacetto, ora ?

CONCETTA: Con tutto il cuore !

ALONZO: Patatona mia! Farfallona mia bella!

SALVATORE: (Ora mi viene il voltastomaco!).

CONCETTA: Teh, invece di un bacio due , due, di qua e di là.

ALONZO: Mannaggia il diavolo! Non la cambierei con nessuna femmina del mondo tiene tutto: qualità, quantità, peso e misure. Una figlia m’ha fatto e me l’ha fatta bella e bona come lei !

CONCETTA (arrossendo per la vergogna):E va bene, finiscila…

SALVATORE: Speriamo che D.a Rosinella avesse la stessa fortuna che avete avuto voi, padrone mio

CONCETTA: Così speriamo.

ALONZO: No, che speriamo, cosi è. D. Felice è un buon giovane, galantuomo, faticatore e affezionato, e sono certo che la farà felice. La combinazione, domani finiscono i quattro giorni che spettano a lui, e domani verrà. Se veniva oggi, sarebbe stato meglio…ma domani compreremo altro cibo…più di oggi….

SCENA TERZA

Rosina e detti.

ROSINA (dalla destra con Salvatore):Mammà, io nelle salsicce ci ho messo un poco d’acqua, se no  dentro non si cuociono e si attaccano, ho fatto bene ?

CONCETTA: Si, hai fatto bene, ma ora vado io. Andiamo, Salvatore, dacci una mano per cucinare

SALVATORE: Subito signora! 

ROSINA: (Che vedo! Errico!).

CONCETTA: A proposito, Alò, qui c’è  Errico, che ti deve dare una  lettera di D. Ignazio il pastaio.

ALONZO: Oh, Errì, stai qua ? E dove stavi, io non t’ho visto?

ERRICO: Stavo un poco affacciato alla finestra.

CONCETTA: Io vado in cucina.

ALONZO: Va, passerottona mia, pastiera napoletana, babà mio, sfogliatella mia…

CONCETTA: Ciao Pancione bello! (Via a destra.)

SALVATORE: (Tanto fanno che verrà a piovere!). (La segue.)

ALONZO: Fate presto, che io tengo fame. Dunque D. Ignazio t’ha dato una lettera per me?

ERRICO: Sissignore, ha detto ch’era una cosa di premura, che dovete leggerla tutta quanta, da sopra a sotto. (Marcato a Ros.)

ALONZO: E si sa, che la leggo da sotto a sopra ? (Prende la lettera.) Rosì, teh, fammi sentire che dice. (Dà la lettera a Ros.) Oggi è stato festa anche per il mio scrivano. Quando non sto nel magazzino, mia figlia mi fa i conti, scrive, legge lettere, fa tutto lei. Io faccio solamente i numeri da uno a dieci e niente più, embè che devo fare, non ho avuto il tempo di andare a scuola a imparare. (Siede.)

ROSINA (leggendo sottovoce):«Tu sei la mia fata, la mia stella, e se sarai la moglie di un altro, io ti giuro che mi levo dal mondo!» (Mamma mia!).

ALONZO: Che dice?

ROSINA: Ecco qua... dice così... che tu... che lui..

ALONZO: Io o lui.. ch’è stato? Che vuole ? (S’è seduto, apre un involto di prosciutto e lo dispone in un gran piatto che prende dalla tavola.)

ROSINA (leggendo):«Caro D. Alonzo,Domani scade il mio debito di lire 2 milioni. Io non vi posso pagare perché questi ultimi mesi sono andato molto male con gli affari».

ALONZO: E che me ne importa a me! Ah, sarebbe bella questa, lui la roba se l’è presa.

ROSINA (c.s.):«Vi prego di rinnovarmi la cambiale per fine Gennaio».

ALONZO: (Pover uomo, deve passarsela proprio male!). Questo è tutto? Va bene, ce la rinnoviamo.

ROSINA (c.s.):«Tanto più che l’ultima partita di farina che mi avete mandata i compratori non l’l’hanno trovata buona».

ALONZO: Oh, questo non lo doveva dire! La farina mia non la tiene nessuno! E un disonesto mentitore bugiardo, è un truffatore, e se domani non mi paga, la mando in protesto. Siedi Rosìnè e scrivi quello che ti dico io. (Ros. siede e scrive.) «Caro D. Ignazio».

ROSINA (sottovoce scrivendo):«Errico mio».

ALONZO: «Nessuno mai s’è lagnato della pasta mia...».

ROSINA: «Tu non puoi credere io quanto ti voglio bene».

ALONZO: «Queste sono scuse per non pagare».

ROSINA: «Io non faccio altro che pensare a te».

ALONZO: Hai fatto?

ROSINA: Sissignore.

ALONZO: «Vi avrei rinnovata la cambiale, perché sapete che cuore tengo».

ROSINA: «Non ci pensare che questo cuore sarà  tuo, tuo solamente».

ALONZO: «Ma perché avete detto che la  farina mia non è buona voglio essere pagato domani senza meno!». Punto acclamativo.

ROSINA: Aspettami nel giardino che più tardi ci vediamo senza meno. (Ripete forte.) Senza meno!

ALONZO: «Vi saluto e sono Vostro Alonzo Valtero

ROSINA: «Tua eterna Rosina».

ALONZO: Piega la lettera e fa la sopraccarta. (Ros. esegue.) «Al Signor Ignazio Tenga».

ROSINA: «Al signor Errico Marrizza». Ecco fatto.

ALONZO: Dammi qua. (Prende la lettera, la guarda.) Va bene, sta bene. (Ad Errico.) Tieni, portacela, e fammi sapere la risposta.

ERRICO (prende la lettera):Vi servo subito, non dubitate. Comandate…Servo vostro…serve altro?   

ALONZO: Niente, grazie.

ERRICO:  Appena ho la risposta ve la porto. Statevi bene D.a Rosinè, servo vostro,  cento di questi giorni…anzi che possiate campare altri  cent’anni, sempre con buona salute. (Via.)

ALONZO: Grazie, grazie. Rusinè, prepara la tavola, facciamo presto, io vado a vedere in cucina a che stanno... Salvatò... (Via a destra.)

ROSINA: Loro hanno voglia di fare, hanno voglia di dire che io a D. Felice non me lo sposo. A Errico voglio bene e quello sarà mio marito. E poi non sposerei mai uno che sta tre giorni la settimana lontano dalla moglie... bella cosa, e perché? Perché quello è l’impiego che tiene... e che me ne importa a me. Io il marito lo voglio tenere sempre vicino…me lo voglio godere…

SCENA QUARTA

Felice e detta.

FELICE (di d. cantarellando):Ma n’atu sole cchiù bello oinè, ’o sole mio sta nfronte a te….Te veco, te voglio, te chiammo…

ROSINA: Uh! , è venuto oggi e canta…doveva venire domani.

FELICE (uscendo seguita a cantare):Chiù luntane me staie, chiù vicino te tengo. (Sotto al braccio tiene un involto e altri due in mano.) Eccomi a te, Rosinella mia.

ROSINA: Oh, voi, non dovevate venire domani ?

FELICE: Sì, lo so, dovevo venire domani, ma stavolta sono due giorni di servizio e non tre. T’è dispiaciuto che so’ venuto oggi ?

ROSINA: No anzi, vi pare.

FELICE: Tu come stai, sempre bona, sempre bella, sempre più squisita…sei un dolce…una pastiera napoletana…una cassata siciliana!

ROSINA- E voi siete un cannolo siciliano(fa segno ironico al pubblico)

FELICE- Grazie…troppo buona! Mamma e papà, stanno bene?

ROSINA: Sissignore.

FELICE: Io quando vengo un’altra vota le porto il corsetto che essa voleva. A te poi t’ho portato una cosettina bella…

ROSINA: Ma perché tanto fastidio?

FELICE: Ma che fastidio, è dovere. Teh, un bell’ anello. (Lo fà vedere.)

ROSINA: Oh, veramente è bello!

FELICE: Te lo voglio mettere io stesso. (Esegue.) Che bella mano che bianchezza... che forma... si può dipingere. (Bacia la mano.)- Ti ho portato anche un completino intimo!(ribacia la mano con trasporto e sale con bacetti sul braccio)

ROSINA: State fermo D. Felì.

FELICE: Ma siamo soli. So’ 3 mesi che vengo, e non ho mai potuto avere un bacetto! Mentre ti voglio tanto bene. Io benedico quel momento che entrai nella bottega vostra per cambiare un biglietto da 50 000 lire … Tu stavi mettendo a nota un quintale di farina che avevano richiesto dalla Pignasecca a Napoli. Ti ricordi ? Farina per fare i paccheri…la pasta…mi dicesti

ROSINA: E voi mi diceste: Ah! Quanti paccheri mi prenderei se mi vorreste bene.

FELICE: Papà senti, e mi buttò un sacchetto di farina  in faccia!

ROSINA (ridendo):Già, mi ricordo.

FELICE: Poi facemmo pace, io mi spiegai, e ora posso dire che sono l’uomo più felice della terra. Ma tu però non devi essere tanto scontrosa con me, una bella guagliona come sei tu, deve tenere più maniera col fidanzato. Sei sempre di cattivo umore…

ROSINA: D. Felì, io vi devo dire una cosa, un segreto per il quale sono in pena.

FELICE: Nu segreto! E che segreto? Parla.

ROSINA: Dovete sapere, ma…che non si sappia

FELICE: Ma nossignore, confidati con me.

ROSINA: Dovete sapere che prima di conoscere voi facevo l’ammore con un bravo giovane! Voi pure siete bravo, ma quello era meglio di voi.

FELICE: (E questo è un altro D. Cesarino Sanguetta!).

ROSINA: Non si poteva presentare a papà perché non ha niente, io lo volevo bene assai, e se mi vedete sempre così, di cattivo umore, è perché non me lo posso scordare.. (Tirando fuori il fazzoletto dalla tasca lascia cadere la lettera di Ignazio.)

FELICE: Questa, per esempio, è stata una confessione spontanea che m’è piaciuta assai, si vede che hai una gran stima di me, e mi dici tutto. Brava. E dopo che hai conosciuto a me, che hai fatto con quest’uomo ?

ROSINA: Quest’uomo …  si chiama Errico.

FELICE: Ah, si chiama Errico? Mi credevo un altro nome…

ROSINA: Nossignore: ci siamo lasciati, sì, ma però, ci vogliamo sempre bene. Lui mi scrive, e io gli rispondo sempre.

FELICE: E bravo.

ROSINA: Che ne dite di questo fatto?

FELICE: Che devo dire, seguitatevi a scrivere, che male c’è ?

ROSINA: Come! E voi ?

FELICE: E io cercherò piano piano di allontanarmi.

ROSINA: Ah, quanto siete buono, ora si che vi voglio bene!

FELICE: Ti posso abbracciare ?

ROSINA: Ma si, con tutto il cuore. (Felice l’abbraccia e bacia.)

SCENA QUINTA

Michele e detti.

MICHELE: Neh, scusate... che vedo! Voi qua?

FELICE: (E  poteva mancare !).

MICHELE: Scusate, signorina, se vengo a disturbarvi.

ROSINA: Ma niente.

MICHELE: Io sono il nipote di questo signore, mi chiamo Michelino.

FELICE: Già, mio nipote Michelino.

MICHELE: Ho lo stesso impiego suo.

FELICE: Già.

MICHELE: E la signorina è forse?

FELICE: La mia prossima sposa Rosinella.

MICHELE: Tanto piacere. (Dà la mano.)

ROSINA: Oh, il piacere è mio.

FELICE: Michelì, nipote mio, dimmi una cosa, come ti trovi da queste parti ?

MICHELE: Ah, sono stato mandato dalle Ferrovie che vuol mettere un deposito di vagoni, qua a Torre Annunziata.

FELICE: Ah, sei di passaggio ?

MICHELE: E che ne so, zio mio, devo vedere i locali, che capienza hanno, se sono umidi, che prezzo vogliono... Che posso fare… se si fa tardi... me ne vado domani.!

ROSINA: Ma allora restate a mangiare qua.

MICHELE: Oh, grazie.

ROSINA: Sicuro, ce lo dico io a papà, ne avrà assai piacere.

MICHELE: Ma vedete... non vorrei dare incomodo.

ROSINA: Ma che incomodo... vi pare  ... siete il nipote di D. Felice.

MICHELE: Quando volete così, allora accetto.

ROSINA: Bravo. Aspettate, vado a chiamare a papà e a mamma. (Via a destra.)

MICHELE: Quanto fastidio, Dio mio.

FELICE: Insomma, io non  posso levarmi da torno questo guaio passato!

MICHELE: Ma vedete che combinazione, manco l’ avessimo fatto apposta.

FELICE: È inutile, tu sei la mia persecuzione!

MICHELE: Questa è quella tale Rosinella?

FELICE: Questa è lei !

MICHELE: Hai  ragione, zio Felice, è troppo aggraziata, io subito l’ho riconosciuta, perché mi ricordo del ritratto che hai nell’orologio.

FELICE: Ah, questo ? (Caccia l’orologio e l’apre.) Da. Candida,  ce l’ho sempre davanti agli occhi ?

MICHELE: Ora ricominciate, che Da. Candida, questa è Rosinella la vostra fidanzata !

FELICE: Eh, non   ci stanno chiacchiere, devo farmi visitare.

MICHELE: Aprite un poco gli occhi. (Felice esegue.) Uh! Avete la pupilla con una piccola macchia sopra, tale e quale come la teneva il capostazione che morì. Curati zio. Felì, curati, questa è proprio la vera cheratite parenchimatosa….oligofrenica fenilpiruvica… Vi sentite niente?

FELICE: No.

MICHELE: Ci vedi bene?

FELICE: Magnificamente!

MICHELE: E allora  è lei, i primi sintomi della  malattia,  fà vedere una cosa per un’altra.

FELICE: E la macchietta dove la tengo?

MICHELE: Tu sei la macchietta…volevo dire la macchia la tieni sulle due pupille….è la malattia cheratite parinchematosa  schizofrenica delirante i soggetto oligofrenico fenilpiruvico…ma si guarisce se presa in tempo…

FELICE: Sia fatta la volontà del Cielo!

SCENA SESTA

Alonzo, Concetta, Rosina e detti.

ALONZO: Dove sta, dove sta ? (di d.)

ROSINA: Eccolo qua papà. (Uscendo.)

ALONZO (fuori):Bravo! Voi siete nipote a D. Felice?

MICHELE: A servirvi.

ALONZO: Favorirmi sempre. E che lavoro fate, che impiego tiene?

FELICE: Lo stesso impiego mio.

ALONZO: Ah, bravo. E tu come va che sei venuto oggi?

FELICE: Sta settimana ho fatto due giorni di servizio, c’era poco lavoro.

ALONZO: Vedete la combinazione, questa è stata proprio una fortuna. Oggi è la nascita di Concetta, giusto giusto, abbiamo fatto qualcosa in più di mangiare, c’è pure tuo nipote, vogliamo passare una bella giornata.

FELICE: E io vi voglio far provare il polpettone con gli spinaci che faccio io, vi voglio far leccare le dita: Dentro il polettone c’è il salame, il provolone, la provola e le uova sode…è una squisitezza…o preferite la frittata?

ALONZO: Ah, tu sai pure cucinare ?

FELICE:  Faccio qualche cosetta, ma  i polpettoni sono la mia specialità…faccio anche quello con i funghi…è una specialità mia….faccio benissimo anche le frittate…sono più semplici e sempre squisite…..

ALONZO: Veramente?

MICHELE: Ve le raccomando, le frittate che fa mio zio, non le fa nessuno….sono la fine del mondo…specialmente quella con le cipolle…con la frittata con le cipolle l’orologio si ferma! Si incanta pure l’orologio!

ALONZO: E ora vediamo, vediamo se è vero. Ma facciamo presto, che io tengo appetito. Tu vai a pigliare l’argenteria, le salviette buone, embè dobbiamo fare onore agli invitati.

CONCETTA: Si capisce. (Via a sinistra.)

ALONZO: Io vado in cucina a vedere la situazione (Via a destra.)

ROSINA: (Errico mi sta aspettando nel giardino, questo è il momento). Io vado a cogliere un poco di insalata. (Prende un cestino.)

MICHELE: Se permettete v’aiuto anche io…

ROSINA: No, grazie, perché vi dovete incomodare ?

MICHELE:, per me non è affatto incomodo. Voi mi fate vedere dove sta, e io la colgo, cosi non v’abbassate voi.

ROSINA: Grazie tante.

MICHELE: Andiamo. Zio, permettete? (Via con Ros. fondo a sinistra.)

FELICE: Eppure questo mi fa andare in galera!... Ora con la scusa di cogliere la frutta, vado in giardino pure io. (Prende un cestino, fà per andare e vede a terra la lettera caduta da Ros.) Una lettera. (Legge:) «Caro D. Alonzo» è caduta a D. Alonzo. (Legge:) «Domani scade il mio debito di 2 milioni di lire… Io non vi posso pagare perché questi ultimi mesi, sono andato male con gli affari, vi prego di rinnovarmi la cambiale per fine Gennaio. Tanto più che l’ultima partita di farina che m’avete mandata, i compratori non l’hanno trovata buona. Vostro affezionatissimo Ignazio. Tu sei la mia fata, la mia stella, e se sarai la moglie di un altro, ti giuro che mi levo dal Mondo! (Rilegge le ultime parole, poi pausa.) E ched’è D. Ignazio si vuole sposare  a D. Alonzo... è impossibile avrò sbagliato. (Rilegge le ultime parole: ) «Tu sei la mia fata ecc. Chi sa cosa c’è scritto, e io  vedo una cosa per un’altra... Questa è la cheratite... Sissignore la malattia sta avanzando. La cheratite Parenchispinosa... quarenchinquacchiosa...oligofrenica fenilpiruvica… che so, come ha detto quello. Assolutamente mi devo far visitare. (Via fondo a sinistra.)

SCENA SETTIMA

Concetta e Alonzo, poi Ciccio, Candida, Luisella, poi Salvatore e detti.

CONCETTA (con posate d’argento e salviette):Ecco qua le posate, le salviette.

ALONZO: Ecco qua il  vino. (Con due bottiglie di vino.) Su, che le pappe buone sono pronte

CONCETTA: E Rosina, D. Felice,  dove stanno ?

ALONZO. Credo fuori al giardino. (Chiamando.) Rusenè? Rusenè? (Guarda in fondo a destra.) Chi è? Vengono dei signori da questa parte.

CICCIO: È permesso?

ALONZO: Favorite, favorite.

CANDIDA: Grazie. (Luis. la segue.)

CICCIO: Qui abita una certa Concetta Valter?

ALONZO: Mia moglie. Sissignore….Valtera

CICCIO: Ah, Concetta Valtera v’è moglie ?

ALONZO: Sissignore. Eccola.

CONCETTA: Serva vostra.

CICCIO: Padrona mia. Questa è mia moglie, e questa è mia figlia. Siamo venuti per parlarvi di un fatto serio, serio assai!

ALONZO: Nu fatto serio assai?... E di che se tratta?

CICCIO: Ecco qua. Noi vogliamo sapere se conoscete un tale Felice Culetto?

ALONZO: Si lo conosco, lo conosco bene.

CICCIO: Bravo! E sta qua ?

ALONZO: Sissignore. È nel giardino col nipote.

CICCIO (a Candida e Luis.):(Il nipote? Quale nipote?).

LUISELLA: (Sarà D. Luigino che si è fatto credere nipote).

CICCIO: (Ah, già).

CANDIDA: (Che truffatore!).

LUISELLA: (D. Luigino ha detto che se non lo trovavamo alla stazione, è segno ch’aveva scoperto tutto e ci aspettava qua).

CICCIO: (Perfettamente).

ALONZO: (Questi che vogliono?).

CONCETTA: (E chi ne sa niente).

CICCIO: Ditemi una cosa, scusate, voi forse avete una figlia?

ALONZO: Sissignore. E si deve sposare appunto a questo che cercate, D. Felice Culetto

CICCIO: Che sposare e sposare, sangue di Bacco, vi faccio passare un guaio a tutti quanti!

LUISELLA: Traditore, assassino! (Passeggia.)

CANDIDA: Brigante, malfattore! (Passeggia.)

CICCIO: Vi faccio una querela, e te faccio arrestare a te,  a tua moglie, tua  figlia e lui. Disturbatori delle famiglie oneste!

CONCETTA: Voi che dite ?

ALONZO: Mio signore bada come parli, perché altrimenti prendo il fucile e ti faccio correre un poco!

CONCETTA (lo trattiene):Alò, marito mio!

ALONZO: Chi sì tu? Che vuoi? Che vai cercando? Guai? Sangue? !

SALVATORE (con grosso coltellaccio):Ch’è stato princpale, ch’è successo?

CANDIDA: Parlate con me.

CICCIO: (Qua le prendiamo di brutto!). Nossignore, parlate con me, e ragioniamo con tutta la calma. Dovete sapere che D. Felice Culetto

ALONZO: Che volete da quello ? E un galantuomo, è un giovane onesto e faticatore!

CICCIO: Ecco qua, D. Felice Culetto è...

ALONZO: Io gli voglio bene con tutto il cuore, come fosse mio figlio, e male a chi gli dice una parola!

CICCIO:  Calmatevi…dunque dicevo: D. Felice Culetto è

ALONZO: Si deve sposare a mia figlia e nessuno lo impedirà.

CICCIO: D. Felice deve sposare…

ALONZO: Si deve sposare mia figlia!

CICCIO (gridando):Feliceè sposato, è il marito di mia figlia!

LUISELLA: Sissignore! (Pausa. Conc. e Alon. si guardano.)

ALONZO: Come! Come …come avete detto? È sposato?

CICCIO: Signore, è sposato da tre anni con questa povera disgraziata!

ALONZO: Voi che dite !

CICCIO: Con la scusa dell’impiego che teneva, stava 3 giorni qua, e 4 giorni dalla moglie.

ALONZO: Come! Non è vero che tiene l’impiego alla ferrovia?

CICCIO: Niente affatto!E’ un disoccupato scanzafatiche e donnaiolo!

CONCETTA: Uh! Che scellerato!

ALONZO: Ma allora c’è venuto a ingannare, c’è venuto a imbrogliare. Salvatò, chiamalo, sangue di Bacco, me lo voglio mangiare vivo!

SCENA OTTAVA

Michele, poi Rosina, indi Felice e detti.

MICHELE: Uh! Voi state qua ? Bravo!

ALONZO: Dove sta vostro zio ?(si scorcia le maniche della camicia)

MICHELE: Quale zio, quello non m’è niente, l’ho detto per prenderlo in giro.

ALONZO: Chiamatelo, chiamatelo.

MICHELE: Ma voi che gli volete fare, lo volete bastonare, lo volete uccidere ? E che ne ricavate? Fate solo chiasso, uno scandalo e domani sarete sulle bocche di tutti a Torre Annunziata  e fate una bella figura... Invece voi gli potete fare una cosa,  un castigo tremendo che vi farà fare anche quattro risate.

CANDIDA: Niente, deve avere una buona mazziata e molti calci nel culo!

MICHELE: Ma che mazziata e mazziata, ch’ è una creatura? E poi anche voi ne avete colpa!

CANDIDA: Io?

MICHELE: Sicuro! Perché non gli avete dato pace nominando sempre la buon’anima di D. Cesarino Sanguetta, non ce la faceva più, e perciò si trova in questo imbroglio! Fate quello che vi dico io.

CICCIO: Ma che volete fare ?

MICHELE: Zitto, sento rumore, sarà lui. Venite con me, ho fatto una bella pensata.

ROSINA (uscendo):Cos’è tutta sta gente?

MICHELE: Giusto giusto, venite pure voi.

ROSINA: Dove ?

MICHELE: in questa camera, vi dico cosa fare.(A Salv.)Tu non dire niente

SALVATORE: Va bene.

MICHELE: Andiamo venite, ci faremo delle risate a crepapelle

TUTTI: Ma...

MICHELE: Venite, venite. (Tutti vanno a sinistra meno Salv.)

SALVATORE: Vedi che pezzo d’assassino, quello era sposato e veniva a fare la commedia con la figlia del principale.

FELICE (dando la voce delle fragole):Gelsi gelsi freschi…A neve int’è ceveze c’è colata! Cioccolata!.

SALVATORE Seh, dà la voce dei gelsi tu,   senti che nespole e pigne ti aspettano!

FELICE (uscendo):Gelsi, gelsi freschi….. Tu che fai qua ?

SALVATORE: Niente, sto aspettando a voi per portare in tavola

FELICE: E si, porta, che tengo una fame che me la vedo con gli occhi.

SALVATORE: Oggi, D. Felì, farete un bel pranzo?

FELICE: Lo so. Uova ce ne stanno in cucina?

SALVATORE: Uh! Avete voglia.

FELICE: Sai che vuoi fare, Salvatò, fammi trovare venti uova sbattute, e fammi trovare le cipolle…e il romano grattugiato…duecento grammi bastano….ho cambiato idea faccio la frittata…il polpettone è troppo complicato!

SALVATORE: Va bene.

FELICE: La padella è pronta ? Tanto strutto e un poco di burro.

SALVATORE: Non dubitate. (Eh! Ora vedi che frittata!). (Via a destra.)

FELICE: Non so se è stato il sole, o è sta malattia agli occhi, ma io mi sento la testa stonata... pare come avessi pigliato un sedativo…. Io devo domandare a qualcuno cosa c’è scritto sotto questa lettera, è possibile che D. Ignazio diceva sti parole a D. Alonzo, non può essere, c’è scritto qualche altra cosa.

SCENA NONA

Concetta, poi Michele, Alonzo, Rosina e detto.

CONCETTA: D. Felì, dove siete stato?

FELICE: Nel giardino a cogliere i gelsi rossi.

CONCETTA: Bravo, avete fatto bene.

FELICE: Però mi sono sporcato le mani, permettete, me le vado a lavare ?

CONCETTA: Fate presto che cominciamo a mangiare. Anzi, dite a Salvatore che portasse a tavola.

FELICE: Subito. (Via a destra.)

CONCETTA: Ma vedete che faccia di corno vecchio. (Alla porta a sinistra.) Venite, venite.

MICHELE: Vi raccomando, non fate rumore, e voi non vi tradite. (Escono Alonzo e Rosina.)

ALONZO: Dove sta ? Dove sta ?

CONCETTA: E’ andato a lavarsi le mani.

ALONZO: Che svergognato!

ROSINA: (Ah! Cielo mio, ti ringrazio!).

MICHELE: Ricordatevi bene quello che abbiamo detto. Sedetevi a tavola. (Tutti vanno a sedere a tavola, Felice al centro, alla sua destra Concetta, poi Michele, alla sinistra Rosina, poi Alonzo.) Zitto eccolo.

FELICE: Ah, bravi, state  a tavola, e che fate, non mangiate?

ALONZO: Ah, questo no, aspettavamo a te.

FELICE: E io che ne sapevo... eccomi qua... sono pronto. Che magnifico prosciutto, papà, questo l’avete pigliato voi ?

ALONZO: Sì, figlio mio.

FELICE: E bravo papà. Io per esempio, non saprei comprarlo, non me ne intendo.

CONCETTA: E se capisce. (Tutti mangiano.)

MICHELE: D. Alonzo se ne intende, ma di tante cose, non solo di prosciutti. Anche di  scegliersi questa moglie, bella, buona, e di cuore.

CONCETTA: Grazie,  bontà vostra.

FELICE: Pe riguardo alla moglie però anch’io me ne intendo, e credo di aver saputo scegliere.

MICHELE: Oh, questo è certo.

ALONZO: Lo zio vostro per queste cose sceglie bene! A proposito, la frittata quando andate a farla ?

FELICE: Quando volete .

ALONZO: Subito, deve essere il primo piatto.

CONCETTA: Sì, sì, la vogliamo adesso.

FELICE: Per primo ? E io vi servo subito. Cinque minute di tempo, permettete? (Via a destra.)

MICHELE (s’alza in fretta e va alla porta a sinistra):Alzatevi. E voi, venite.... zitto, zitto.

SCENA DECIMA

Ciccio, Candida, Luisa, poi Felice, poi Alonzo, Concetta e Rosina.

CICCIO: Eccoci qua.

LUISELLA: Dove sta ?

MICHELE: È andato a fare la frittata!

CICCIO: E bravo, fa pure la frittata!

CANDIDA: Gli vorrei cecare un occhio !

MICHELE: Zitta, sedetevi a tavola, e fate quello che v’ho detto io.

CICCIO: Signori miei, scusate, che vi devo dire?

ALONZO: Ma niente, per carità. (Alonzo, Concetta, Rosina s’alzano e cedono i posti a Ciccio, Candida e Luisella.)

MICHELE: Andate dentro voi.

ALONZO: Sissignore, andiamo. (Via a sinistra con Conc. e Ros.)

MICHELE (sedendo a tavola):Mangiatevi un poco di prosciutto.

CANDIDA: È impossibile, io tengo il veleno sulle labbra!

CICCIO: Come si può mangiare, si è chiuso lo stomaco! (Mangia una fetta di prosciutto.) Queste so’ cose nuove, so’ cose terribili!

LUISELLA: Io si non sfogo, crepo!

MICHELE (a Luis.):(Vì ho promesso che tornerà a voi affezionato come prima? E non dubitate che manterrò la parola... ma vi dovete separare da mammà, se no quel pover’uomo si butta dalla finestra, è troppo assillante vostra madre!).

LUISELLA: (Oh, questo è vero!).

FELICE (di d. gridando):E’ venuta una squisitezza…

MICHELE: Zitto, sta venendo. Fate vedere che mangiate. (Gli altri eseguono.)

FELICE (fuori con frittata):Eccomi qua, frittata di cipolle... si deve raffreddare se no non si taglia bene! (Pausa, guarda Candida poi Luisella e poi Ciccio. Scena a soggetto di spavento, poi si tocca gli occhi, e guarda Michele.) Ora vi faccio io le porzioni, vedrete che sapore! (Movimento.) Questo che cos’è... ma come, la cheratite a questo punto è arrivata? Forse so’ stato troppo vicino al fuoco. (S’alza.) Michelì?

MICHELE: Che cos’è?

FELICE: Tu sì Michelino?

MICHELE: E chi se no ?

FELICE: Michelì, io mi sento troppo male con la vista... io vedo cose che non dovrei vedere... che potrei fare ?

MICHELE: E che so. Sciacquatevi gli occhi in un secchio d’ acqua fresca.

FELICE: La testa mi bolle come in una pentola.

MICHELE: È cosa da niente. Mettetevi un fazzoletto bagnato sulla fronte.

FELICE: Dici bene. Vado e vengo. Cielo mio, aiutami tu! (Via a destra.)

MICHELE: Ah! Ah! Muoio dal ridere !

CICCIO (ride):È veramente una cosa curiosa!

LUISELLA: Ha fatto la faccia da morto!

MICHELE (alla porta a sinistra):Venite, venite.

ALONZO: Oh, ma sto scherzo quando finisce? Io tengo fame. (Conc. e Ros. lo seguono.)

MICHELE: Un altro po’, siamo a buon punto. Sedetevi come prima. E voi entrate dentro. (I tre seduti eseguono  Gli altri tre seggono ai loro posti.)

ALONZO: Ah! questa è la frittata. Bravo! (Mangia.)

CONCETTA: Che ha fatto quando ha visto la moglie con la mamma e col padre?

MICHELE: Per poco non moriva !

ROSINA: E si capisce.

MICHELE: Zitto, eccolo.

SCENA ULTIMA

FELICE (con la fronte avvolta in una salvietta):Pare che il freddo m’ha fatto bene, mi sento un poco meglio. Eccomi qua. (Siede e guarda intorno.)

ALONZO: Dove sei stato Felì?

CONCETTA: Perché vi siete alzato dalla tavola?

FELICE: No, niente, tengo mal di testa, sono andato a mettermi una salvietta bagnato in fronte.

ALONZO: Ah, sicuro, il fresco per la testa fa bene. Basta, sai che sta frittata è una cosa troppo buona?

CONCETTA: Io però, ne voglio ancora un po’ perché m’è piaciuta assai…è squisita!

ALONZO: Dagliela, Felì, che so, mi pari uno scemo oggi.

FELICE: E avete bisogno di me? Servitevi. (Io sto impazzendo, ma sono io o non sono io ?).

CONCETTA: Rusì, mangia, vedi com’ è saporita.

ROSINA: E che buon odore….il profumo della cipolla fa svenire…

MICHELE: Io ve l’ho detto mio zio fa belle frittate! (Cand. esce piano piano dritta come una statua. Si situa dietro Mich.)

ALONZO: Ma questo mal di testa come t’è venuto? Tu poco fa non lo tenevi ?

FELICE: E che so, forse cogliendo i gelsi, il sole era un poco cocente, siccome non sono abituato... poi mi sono messo vicino al fuoco per fare la frittata... ma appena ho messo questo panno  s bagnato in fronte, subito mi sono sentito meglio... ora mi sento soltanto un poco stonato, un po’ un peso alla testa. (Dicendo queste parole ha fissato lo sguardo su Cand.) Ma si tratta di capire perché vedo una cosa per un’ altra, Una cosa che è ferma, non si muove.? (Prende il sifone dell’acqua di Seltz e lo scarica addosso a Cand.)

CANDIDA: Ah! Devi morire di subito… mi ha bagnata tutta quanta! Assassino! Criminale!

LUISELLA (uscendo):Scellerato!

CICCIO (uscendo):Bifolco!

ALONZO: Eri venuto a rovinare la mia famiglia!

CONCETTA: A rovinare sta povera figliola! (Esce Sal. ed Err.)

FELICE: Michelino, questo servizio me lo hai combinato tu !

MICHELE: No, ve l’ha fatto il  corsetto che D.a Candida trovò nella valigia!

CANDIDA: Imbroglione, svergognato!

ALONZO: Permettete un momento!

CONCETTA: Alò, pe carità!

ROSINA: Papà, che volete fare ?

ALONZO: Niente. (Fa per domandare qualcosa, si morde un dito, poi si gratta la testa, e poi dice:) Va bene , vattene.

CICCIO: Con permesso, scusate... (Per inveire.)

LUISELLA: Papa...

CANDIDA: Che vuoi fare ora?

CICCIO: Signore... altro che signore…assassino la tua condotta è indegna di un maiale, il maiale è un signore di fronte a te…tu non puoi più stare nella mia famiglia!

FELICE Si capisce, e non ci vengo più! Perché per causa vostra mi sono trovato in questi guai ! Mi avete fatto odiare la casa! E D. Cesarino Sanguetta, e D. Cesarino Sanguetta! Non ce la facevo più... Se mia moglie mi vuole perdonare e stare da sola con me, io giuro che non mi muovo più da vicino a lei, e non la faccio più arrabbiare….Perdonami Luisella, ti giuro non lo faccio più se non sento più nominare il tuo ex marito…(si inginocchia)…perdonami amore mio!

CICCIO: Figlia mia, che vuoi fare ?

LUISELLA Va bene... gli voglio dare un’altra possibilità…lo perdono…andiamocene a casa.

FELICE: Oh! Moglie mia cara! (L’abbraccia.)

MICHELE: E io?

FELICE: Tu Michelì se non te ne vai e non ti fai vedere mai più…prima ti do quintali di calci nel Culetto e poi prendo il fucile…e ti sparo nel Culetto !

ALONZO: Intanto questa povera guagliona, stava tanto allegra perché si sposava, ed ora non si sposa più

MICHELE: Se mi credete degno di vostra figlia?

ERRICO (afferrandolo per una recchia si fa avanti):Non ti permettere nemmeno di guardarla…D. Alò, io faccio l’amore con Rusinella da due anni, fatemela sposare !Vi prego…altrimenti mi suicidio…

ALONZO: Tu Errico?

ROSINA: Si, papà, ci vogliamo tanto bene…Enrico è un bravo giovane…io gli voglio molto bene…o lo sposo o mi faccio monaca!

ALONZO: Bravi! E io non ne sapevo niente!

ERRICO: Non ve l’ho mai detto perché io non tengo niente…sono povero!

ALONZO: Non tieni niente, lo so, ma non m’ importa, sei un bravo giovane, ti conosco... e acconsento a questo matrimonio.

ENRICO: Grazie papà(gli bacia le mani) non ve ne pentirete mai!

ROSINA: Oh, sono felice!(si abbraccia con Enrico)

FELICE: Vedete che gli  imbrogli miei hanno portato dei seri vantaggi. Ho fatto tre cose buone. Ho contentata la figlia vostra, mi sono diviso dalla mia insopportabile suocera Nerina, altro che Candida, e soprattutto ho divertito, spero,  questo rispettabile pubblico!

(Cala la tela.)

Fine della commedia