Un
Maschio Siciliano
di
Carlo
Barbera
liberamente tratta dal romanzo
Il BellAntonio
di
Vitaliano Brancati
Personaggi
Alfio Magnano
Sara sua moglie
Nunzio fattore
Barbara Puglisi loro nuora
Ermenegildo fratello di Sara
Notaio Puglisi padre di Barbara
Peppa cugina dei Magnano
Lautore a chi legge
Lidea di affrontare una sceneggiatura de Il BellAntonio nata dallaver
assistito ad alcune rappresentazioni di questa storia, messe in scena da attori
di tutto rispetto. Ci che mi interessava era il personaggio di Alfio ed il suo
dramma interiore, che, teatralmente, poteva diventare una bella commedia. Cos,
cercando di differenziarmi da tutti gli altri allestimenti, ho portato in scena
soprattutto Un maschio Siciliano, distaccandolo da quanto si fatto fino ad
ora.
Ho pensato anche che il testo andasse affrontato in epoca pi recente e lho
trasferito allinizio degli anni 50, spogliandolo di ogni riferimento al
fascismo ed alla guerra, che nel romanzo di Brancati condizionano pesantemente
gli eventi, tanto che Alfio, alla fine, muore sotto un bombardamento.
Ho lavorato in direzione psicologica coi personaggi, evitando la volgarit che
a volte circonda gli allestimenti teatrali e cinematografici di questo romanzo.
Ci che volevo venisse fuori era la sicilianit, il senso dellorgoglio
maschile, cercando di fare di Alfio Magnano quasi un Ciampa pirandelliano,
tutto teso a salvare la faccia prima di tutto.
Credo che, in fondo, certi concetti sulla virilit e sullessere uomo, troppo
spesso scambiato con lessere maschio, siano ancora tali quali erano cento anni
fa. Cos, sfruttando ci che la commedia in costume pu corrispondere agli
spettatori, ma anche agli attori, ho voluto con questo testo dare anche un
messaggio di speranza, discostandomi dal pessimismo di Brancati, che
sicuramente traeva dalla Sicilia della sua epoca.
Se oggi il gallismo esiste sicuramente meno esagerato e schizzofrenico di
allora.
Il resto filosofia e comicit siciliane, il tutto inserito in una borghesia
terriera decadente, che puntava tanto sui figli, fino al punto da volere in
essi la propria continuit.
Cos, lessere gallo continuamente in simbiosi con lessere padre di
famiglia. Luomo cacciatore dice Alfio ma limportante che la famiglia
sia al centro della sua vita.
BellAntonio dunque non tanto una commedia quanto una tragicommedia, nella
quale il disagio di Alfio si risolve ora in risata ora in tragedia vera e
propria, che sfocia in riflessioni ben precise, sempre presenti nel mio teatro.
E ancora una volta, non tanto la morale della favola che mi interessa quanto
i vari messaggi che riusciamo a cogliere allinterno del testo. Naturalmente,
il tutto, nella speranza che vi piaccia.
A T T O P R I M O
Terrazzo in casa di Alfio Magnano: lo sfondo dell'Etna sul fondo, due usci
laterali, sedie e tavolini. Al levarsi della tela, la scena sar vuota, subito
dopo entrer Alfio, stiracchiandosi e cantando. Aprir la porta dingresso e
prender il giornale. L'azione si svolge in Estate in Sicilia negli 50.
**********************
ALFIO: (Cantando) Saran belli gli occhi neri!
Saran belli gli occhi blu!
Ma le gambe! Ma le gambe
a me piacciono di pi!
(Leggendo) Signori miei! Vaddati chi cosi chi succedunu!
Il professore Maniace stato denunciato per violenza carnale
nei confronti della cameriera! La ragazza si faceva vedere, ha dichiarato
linsegnante, in disabillet in casa, cos provocava i suoi istinti maschili.
Ma quando mai? Se quella povera moglie la fece morire senza mai darle una vera
e propria felicit coniugale...(Chiamando) Sara! Sara!
Ma stu caf avia lossu? Oppure lo dovevi tostare ora?
La mattina, me lo fa desiderare un sorso di caff!
Sara! Sara! Il caff!
SARA: (Entra col caff) Eccomi, qua sono, dammi il tempo.
ALFIO: E se non ti sbrighi mai...
SARA: Lacqua deve avere il tempo di bollire.
ALFIO: Ma guarda che notizia! Oh, Peppino Maniace stato denunciato per aver
violentato la cameriera.
SARA: Mih! Questa bella!
ALFIO: E bellissima, non bella.
SARA: Glielavevi detto tu.
ALFIO: E certo che glielavevo detto. Chidda ci girava per casa
in camicia da notte...Un uomo ancora giovane, vedovo da
dieci anni...Non che fosse tutto questo gran maschione...
Per, sempre vedovo . E poi, diciamo la verit: a picciotta
merita: simpatica !
SARA: Eh, quantera bella la povera Lucia! Nni vulia di dda carusa!
ALFIO: La femmina pi bella di Catania era!
SARA: Pure pi bella di me, allora?
ALFIO: E che c da fare il paragone? Tu sei una donna normale,
uno ti pu incontrare in qualunque posto del mondo.
Lucia, no, Lucia aveva una bellezza interplanetaria, lunare...
Sara, quella donna sembrava scesa da un altro mondo.
SARA: E che era? Brutto scimmione! Picch non ti spusavi a idda?
ALFIO: Se mi avesse voluto...
SARA: Puru, continui!
ALFIO: (Va ad abbracciarla) Avanti, lo sai che scherzo! (Pausa)
Tu lo sai che nostro figlio Antonio si incontrava con la cameriera di Peppino.
SARA: Prima di sposarsi.
ALFIO: Si, prima di sposarsi. Una ragazza caldissima. Eh, beato lui, che
giovane e non deve avere vergogna di fare qualche scamplino!
SARA: Meno male che lo sai che un uomo adulto fa mala figura. Lascialo stare
tuo figlio, non gli fare questi discorsi, ch quello sposato ed ha una moglie
giovane. Tu parli con lui come parli con quegli scimmioni del circolo, tutti
vecchi con le mogli in menopausa.
ALFIO: Meno male che tu non sei in menopausa.
SARA: Ci mancherebbe: iu sugnu picciotta.
ALFIO: Nostro figlio non muore nel suo letto. Ed giusto, perch
un figlio di buona madre come quello, stai tranquilla, che
muore ammazzato da qualche marito cornuto.
SARA: Hai la testa sempre in un posto, come se tutto quello che importa nella
vita sia il sesso, le donne...
ALFIO: Un Magnano deve essere un Magnano: noi siamo di razza.
Mio figlio ha tanto di pedigr: Antonio Magnano, toro da
monta e da combattimento. Beddu du pap! Lho mandato a Roma a studiare e ha
massacrato met della fauna femminile! Che uomo! Poi mi ha detto: Pap, mi
voglio sposare. Ma sei ancora giovane, divertiti, esplora, pu darsi che
trovi qualche altra bella pollastra... Niente, la figlia del Notaio Puglisi ha
voluto e la figlia del Notaio Puglisi gli ho dovuto
dare. Barbara...Bella, virtuosa e intelligente. Come prepara mia nuora la pasta
ncaciata non la sai preparare neanche tu.
NUNZIO: (Da fuori) Alfio! Sara!
ALFIO: Questo quel pecoraio di mio fratello. (Va al balcone)
Nunzio, qua siamo...Non c bisognu chi ti ietti di buci.
(Va ad aprirgli e Nunzio entra)
NUNZIO: Salutamu!
ALFIO: Salutamu.
SARA: Ciao, Nunzio. Il caff fatto ora...
NUNZIO: No, grazie! A questora mi fa male.Mi manciai un piatteddu i faciola,
che mi era rimasto di ieri sera e mi ho bevuto un bicchierino di quel vinello
di Mazzara...
ALFIO: Cu saluti!
NUNZIO: Grazie! Iu a matina mhaiu a ghinchiri u stomucu, se no
non riesco a lavorare.
SARA: E che si dice? Come vanno gli aranci?
NUNZIO: Malamenti.
ALFIO: (Sorpreso) Che vuol dire, malamenti?
NUNZIO: Ma picch, unni su staranci?
SARA: Suprallarbiri.
NUNZIO: Suprallarbiri? Fogghi ci su.
ALFIO: E chiddi chi visti iu chi sunnu, pumadoru o cucuzzi, comu a to testa?
NUNZIO: Tu mi poi nciuriari fina dumani matina. Ma iu non ci pozzu fari
nenti. Si poi divintasti sciabbacotu...
ALFIO: Non niscemu fora du rinali, Nunziu.
NUNZIO: Si tu dici chi chiddi sunnu aranci...
ALFIO: Senti, testa di sceccu, tu non poi veniri cca cu tutta a matina a
farimi ncazzari.
NUNZIO: Ma perch ti ncazzi? Tu ci devi pensare a tempo opportuno. Tuo marito,
cara Sara, havi a testa dura comu
un pedi di ruvulu vecchiu di centanni. Non ha nessuna
preponderanza verso la modernitudine.
ALFIO: E perch, se lecito?
NUNZIO: Chi cuncimi hai voluto che ci mettessi?
ALFIO: Quello di sempre: lo stallatico.
NUNZIO: U fumeri.
ALFIO: Certamente, perch se andava bene prima, non capisco perch non debba
andare bene anche ora.
NUNZIO: Ca picch ora ci sono altri tipi di concime: quelli chimichi.
E cos, ci ritroviamo noi che facciamo duemila chili di roba e
altri proprietari che neanche ci vedono. E sai comu finisci?
ALFIO: Finisce ca iu ti pigghiu a pidati e ti caccio dalla mia propriet. E
cos smetti di derubarmi.
NUNZIO: Iu non rubu a nuddu.
ALFIO: No, tu rubi a mia.
NUNZIO: Non veru, iu non rubu a nuddu.
ALFIO: Ti ho detto che tu mi derubi.
NUNZIO: Iu non ti rubu.
ALFIO: (Perde le staffe e comincia ad urlare) No, tu mi derubi, lhai fatto
sempre, da quando eravamo bambini.
SARA: Ma finitela! Ma comu? Due fratelli di latte...
NUNZIO: Perch lui si rubava il latte mio; si mpizzava a minna di
me matri ddattava. E iu ristava mortu di fami.
ALFIO: Capirai! To matri, in quel gran seno, ne aveva per me, per
te e pi nautru figghiu.
NUNZIO: Ma il latte era mio e tu non avevi nessun diritto. Chi tu
dissi iu di sucariti u me latti? No. Dunca...
SARA: Dunca, basta, finitela cu sti fissarii!
NUNZIO: La verit una sola: tu sei pricchio, non voi nesciri un soddu e
questi aranci pigghiunu sempri parreti. E poi te
la prendi con me. Iu travagghiu comu un toru pi fariti
fruttari stu giardinu. Che vuoi? Oggi, non basta cchi u
fumeri, a mbivira...Oggi, ci vogliono i sistemi moderni: il
trattore, il tagliaerbe...Nui ancora avemu laratru...e spatti,
mancu tiratu di boi, ma di vacchi. Non hai voluto spendere i soldi nemmeno
per comprare du belli ienchi pi tirari laratru. Quantu travagghiu hanna fari
i vacchi?
ALFIO: Quando non fanno latte, tirano laratru.
NUNZIO: Bellu ragiunamentu!
ALFIO: Tu parri comu si non ci fussi stata na guerra mondiali.
NUNZIO: Ma ora finiu.
ALFIO: Ma se concime non se ne trova abbastanza...
NUNZIO: Quello che non si trova nei magazzini si trova in altri posti.
ALFIO: Di contrabbannu?
NUNZIO: Sissignore, di contrabbannu. Il Duca di Bronte lha comprato al mercato
nero, e questanno ha gli aranci ca ci stricunu nterra.
ALFIO: Il Duca di Bronte non havi un camperi bestia comu a tia.
NUNZIO: E poi, c unaltra cosa. Se tu non recinti la propriet
e ci abbiji dda intra na picca di cani, ddi quattraranci, ca
ci sunnu, te li rubano.
SARA: E questo si pu fare.
ALFIO: Si, si, hai ragiuni. Ma deve venire il comunismo.
NUNZIO: Ah, puru u comunisimu hava veniri?
ALFIO: Un corpu di comunismu forti.
NUNZIO: E tantu, iu chi ci perdu? A roba toi.
ALFIO: Ci perdi, ca ti attaccunu a un pedi darbiru e ti fannu
travagghiari comu un cani.
NUNZIO: Tu si pazzu!
SARA: Nautra vota?
NUNZIO: ma non vedi come mi tratta?
SARA: Ma non lo sai che fatto cos?
ALFIO: Ma certu, tu sei orbo.
NUNZIO: Orbu?
ALFIO: Sissignore, orbu. Ma io non capisco: gli alberi carichi di
frutti e iddu ci insisti ca non ci nni sunnu.
NUNZIO: Vaiu vidennu ca si fora di sintimentu.
ALFIO: E perch?
NUNZIO: Ca picch tantu u disideriu di vidiri laranci supra
allarbiri, ca camini nto giardinu e vardi tutti ddi belli
fogghi, ma la tua pazzia ti fa vidiri tanti belli aranci.
E allura pensi: Chi su belli! Varda quanti su! Com bravo
mio fratello Nunzio! Guarda, solo col fumiere abbiamo questa
bella carica di frutti!...Ruspigghiti! Questanno non ci pigghiamu mancu i
spisi.
ALFIO: Non ci pigghiu i spisi.
NUNZIO: No, non ci pigghiamu, picch tantu tu poi non mi paghi.
ALFIO: Oltre tutto sei pure imbroglione.
NUNZIO: Iu non sugnu mbrugghiuni.
ALFIO: Lo stesso , sei bugiardo.
NUNZIO: Iu non nni dicu bugii.
ALFIO: (Urlando) E inveci, si!
NUNZIO: Che debbo fare col concime?
ALFIO: Vallu a ccattari.
NUNZIO: E si non nni trovu?
ALFIO: Ccattilu di contrabbannu.
NUNZIO: vabbeni. Mi nni vaiu.
ALFIO: Vidi ca cchi tardu scinnu e vogghiu vidiri si sugnu pazzu e sciabbacotu.
In casu cuntrariu, tu si latru e mbrugghiuni.
NUNZIO: Ha statu sempri tintu. Ti salutu, Sara.
SARA: Ti accompagno. (Escono)
ALFIO: Chi frati tintu che ebbi aviri! Era megghiu ca ddanticchia di latti
mu davunu di crapa!
SARA: (Entrando) Alfio, guarda chi venuta a trovarci stamattina!
ALFIO: Barbarella!
BARBARA: Buongiorno, pap!
ALFIO: (Abbracciandola) Che sorpresa! Una sedia dobbiamo girare.
Dico, non che successo qualcosa a mio figlio!
BARBARA: No, pap, tutto a posto.
ALFIO: Sai, figlia mia, mi preoccupo: non sei mai venuta a trovarci a quest'ora
di mattina.
BARBARA: Ogni tanto si cambiano le abitudini.
SARA: Dicono che i giovani hanno molto bisogno di dormire, invece,
superando la quarantina, bisogna dormire di meno.
BARBARA: Io credo che avr sempre un gran sonno, in vita mia.
ALFIO: E allora, puoi stringerti la mano con mia moglie.
SARA: Ma quando mai? Io la mattina mi sveglio alle sei.
ALFIO: Picch ti iettu du lettu iu.
SARA: E fai male. Che cosa abbiamo da fare a quellora?
BARBARA: Vi guardate lalba!
SARA: Si, ci guardiamo lalba...E che lui, la sera vuole andare a
letto con le galline; non vuole uscire; non mi vuole portare
mai ad una festa, un ricevimento...
BARBARA: E perch?
SARA: Perch dice che negli ambienti altolocati si scambiano le
mogli.
ALFIO: (Cambia discorso) E allora, Barbara, come mai a quest'ora del mattino?
BARBARA: Per dire la verit, mi sono svegliata presto e non avevo
nulla da fare, per cui ho pensato di uscire per stare all'aria fresca. Fra
l'altro, quella cameriera che mi avete
mandato un fulmine, non mi fa fare nulla.
SARA: E non sei contenta?
BARBARA: Si, certo. Ma cos finir per poltrire come un cuscino.
SARA: Che ti dovevamo mandare una pappa molla?
ALFIO: Mia nuora deve fare la signora. Certe faccende, dove ci si
sporca le mani, falle fare alla donna di servizio.
SARA: 'A cammarera 'a gioia d''a casa. Quando noi ci siamo sposati, mio
suocero, per prima cosa, prese la sua cameriera personale e me la mise a
disposizione. "E' un'usanza dei Magnano" mi disse...
ALFIO: Mia moglie per, putruna pi com'era, non si lament mai dello zelo
mostrato dalla cameriera.
SARA: Putruna era? Ma si avia sidicianni!
BARBARA: Una bambina!
SARA: A casa mia non avevo fatto mai niente. Cresciuta come una
principessina ero stata!
ALFIO: Principessa sul pisello...Quando andai a chiedere la sua mano, a truvai
supra all'altalena, ca jucava c''a pupa.
SARA: Altri tempi, altri tempi!
ALFIO: E che fidanzamento! In tre mesi un bacio...sulla fronte.
SARA: E quanto lo pagammo quel bacio?
ALFIO: Una settimana di consegna: niente visite, niente incontri... Incontri?
Sul divano del salotto, con suo fratello, che mi diceva: "Non tuccari a
manu di Saridda".
BARBARA: Su, via, niente lamentele, siete una bella coppia, soprattutto voi,
pap, siete molto giovanile. Le donne, quando passate per le vie di Catania,
fanno commenti...
ALFIO: I commenti che fanno le donne sulla mia persona li conosco:
maschiaccio, mandrillo, toro da monta...
BARBARA: Siete ancora molto piacente.
SARA: Per carit! Non ci diri cos, ca no ricugghiemu cchi!
ALFIO: La verit sta dicendo, la pura verit. E tu pensa se un uomo vigoroso
come me (immagina chiddu ca era a vintanni) doveva accettare quel
fidanzamento-gabbia.
SARA: Mio padre, per che ti disse? "Per ora trattieniti, poi avrai
la ricompensa che ti meriti".
ALFIO: Capirai! La ricompensa eri tu, che la sera, prima di venire
a letto con tuo marito, ti facivi sidici cruci! E dopu ti
flagellavi, chiedendo perdono a tutti i santi!
SARA: Che vuoi? Io fui educata dalle Ancelle Riparatrici.
ALFIO: 'U ciriveddu t'aviun'a riparari e inveci t''u spasciaru in tuttu. Io,
mentre ero fidanzato con lei, ne avevo a decine: sposate, schetti...Poi, le
cameriere di casa Magnano tutte sotto il giogo passavano: belle, brutte,
zoppe...Sai come si diceva ai miei tempi? "Basta ca fimmina e
respira".
Tanto che mia madre, sant'anima, alla fine ne assunse una che aveva sessantre
anni. E quasi quasi...
BARBARA: Quasi quasi?
ALFIO: Se non fosse stata cento chili e puru sciancata...
SARA: Brutta razza, figlia mia!
ALFIO: Razza di Galli: Galli da monta e da combattimento!
BARBARA: (Dopo una pausa, trova il coraggio) Stamani ho lasciato Antonio a
letto.
ALFIO: A letto?
SARA: E il lavoro? Non che sta male! Barbara, parla, se c'
qualcosa, devi dircelo. Non schirzamu. Prima hai detto che andava tutto bene...
BARBARA: Non lo so, non so niente. Per c' qualcosa che non quadra, non ha
voluto mangiare ieri sera, stato tutta
la serata chiuso nel suo studio. Ha detto che stava
lavorando ad una causa importante. Ma, passando
davanti alla porta pi volte, ho notato che la luce era
spenta.
SARA: E non potevi entrare? Scusa, poteva sentirsi male.
BARBARA: Non ho voluto disturbarlo, magari voleva restare solo
con i suoi pensieri.
SARA: Un marito non vuole mai restare solo coi suoi pensieri.
E' inutile, inutile: 'a matri matri.
BARBARA: Cosa volete dire?
ALFIO: Non ci fare caso: mia moglie scunchiuduta. E' stata sempre cos, fin
da quando l'ho sposata. Non ha mai capito quando deve parlare e quando deve
stare zitta.
SARA: Certo, perch una vede un marito chiuso nello studio tutta la serata e 'u
lassa sulu con i suoi pensieri. Io quante volte
vengo e ti chiedo se stai bene, quando ti vedo gi?
ALFIO: E spesso mi dai fastidio, perch non sempre uno vuole parlare dei suoi
problemi con un'altra persona.
SARA: La moglie non un'altra persona.
ALFIO: A volte, si.
SARA: Lo sai che ho ragione. Ma siccome mi devi sempre dare torto...
ALFIO: E torna parrinu e ciuscia! Ti voi zittiri?
SARA: E vabbene, vabbene, mi zittu.
ALFIO: Barbara, cosa accaduto?
BARBARA: Ma niente, niente di grave. Almeno, per quello che so,
non accaduto niente.
SARA: Ma non pu...
(Si zittisce fulminata dallo sguardo di Alfio)
ALFIO: Avanti, Barbaruzza, noi siamo andati sempre d'accordo. Se mio figlio sta
male, se esaurito, tu me lo devi dire.
SARA: L'abbiamo cresciuto nella stoppa, comu un puddicinu...
nonostante luniversit a Roma, cui io ero contraria...
ALFIO: Certu, laviuma teniri sutta na campana i vitru...
SARA: Ma no, solo che tutte quelle donne...
ALFIO: Bene gli potevano fare.
SARA: E perch il prete mi disse in quel modo? Mi disse che il Signore lo
avrebbe fatto morire o accecare, perch spingeva le donne a peccare?
ALFIO: Perch era invidioso. Siccome mio figlio le donne le fa arrapare e a
lui, invece, neanche lo guardano...Lo dimostra il fatto che la domenica in
chiesa, appena entra Antonio, l'altare maggiore si sposta nel suo banco e il
prete non lo ascolta pi nessuno. E poi, le donne gli hanno fatto bene.
SARA: Si, ma ora, dovendosi accontentare di una sola...
BARBARA: Non tocchiamo questo tasto.
ALFIO: E certo, ha ragione, perch quel mascalzone chiss quante
gliene sta facendo passare.
BARBARA: (Poco convinta) Gi!
SARA: E stai fresca! Io ci rinunciai presto alla gelosia con questo
scimmione di mio marito: ce l'hanno nel sangue i Magnano.
E suo padre sai che mi diceva? "I Magnanu fannu corna!"
BARBARA: Come se fosse un vanto?
SARA: Certo. Ma non si accorgono di quanto sono ridicoli.
ALFIO: Non diciamo minchiate! L'uomo si sa che cacciatore, ma
l'importante che la famiglia sia al centro di tutto il suo
mondo. E poi, se noi Magnano siamo belli, se le donne ci
mettono in croce, che ci possiamo fare? Ora io non ci credo
che tu non sappia il problema di tuo marito.
BARBARA: Ve lo ripeto, non so nulla.
ALFIO: Ma non ci devi prendere in giro, perch quando io poco fa ti ho chiesto
se fosse successo qualcosa, potevi dirmelo che avevi lasciato Antonio a letto.
BARBARA: Ma non sar nulla di grave.
ALFIO: E vabbene, allora indagher io, personalmente.
SARA: Caso mai, tocca a me farlo: la madre parla coi figli a cuore
aperto.
ALFIO: No, voglio andare a cercare mio figlio: ci parler io, vediamo se vorr
confidarsi con me, come una volta.
BARBARA: Non vi dir nulla, non parler. Anche perch non credo che ci sia
qualcosa di cos grave. Sar un problema di lavoro.
SARA: Ma si, forse Barbara ha ragione. Magari sar una indisposizione
momentanea e poi si sentir meglio.
ALFIO: Per mi devi fare il favore di mandarmelo qua.
BARBARA: Vabbene. Adesso vado.
ALFIO: Unni?
BARBARA: A casa.
ALFIO: No, lascialo dormire. Ora, sai che facciamo? Ti faccio svagare un p,
vieni con me che ti mostro gli aranci.
BARBARA: Ma io dovrei tornare...
ALFIO: Camina, che quella un giorno sar anche propriet tua.
BARBARA: Come volete...
ALFIO: Sara, ci vediamo dopo.
SARA: Andate.
(Alfio, e Barbara escono. Musica)
SARA: Ora viditi: me' maritu si chiudi 'nt''o studiu e iu non vaiu,
perch non devo disturbarlo. Cosi! Cosi!
PEPPA: (Da fuori) Cugino Alfio! Cugina Sara!
SARA: Accomodatevi!
PEPPA: (Entrando) Buongiorno, cugina!
SARA: Cugina Peppa!
(Si baciano)
PEPPA: Che bella giornata, ca nisciu oggi! Si sente nell'aria il
profumo degli aranci.
SARA: Avannu malamenti sunnu l'aranci.
PEPPA: Comu mai?
SARA: Poca roba.
PEPPA: Ma forsi saravi 'na cosa sulu vostra, picch iu sacciu ca ci
sunnu propriet unni ci misiru 'i furceddi sutta a l'arbiri.
SARA: Ma non lo so, Alfiu parrava di cuncimi...
PEPPA: Per esempiu, il Duca di Bronte dicono che abbia una
produzione non indifferente.
SARA: Sar la zona o la fortuna.
PEPPA: Si, la zona o la fortuna...E' vostru maritu ca non voli
spenniri soldi per la coltivazione. Oppuru Nunziu ca non
ci sta attentu. Sapete, cugina, 'a genti si ruba l'aranci e mancia.
SARA: E il Duca di Bronte chi cchi spettu?
PEPPA: Havi 'na firriata di camperi, che camminano col fucile alla
spalla e sparano a vista.
SARA: Noi non possiamo permettercelo.
PEPPA: Lo so, lo so.
SARA: E che si dice in giro?
PEPPA: E che si deve dire?
SARA: Via, cugina Peppa, pi nenti vi chiamunu 'A Finanza?
PEPPA: Un soprannome non indicato, picch io mi fazzu i fatti mei:
sono gli altri che vengono a raccontarmi le cose.
SARA: Ma voi li ascoltate.
PEPPA: E chi fazzu? Mi 'ntuppu 'i ricchi?
SARA: Magari...
PEPPA: Magari, nenti. Cugina cara, ci sono delle cose che non si
possono non sentire.
SARA: Per esempio?
PEPPA: Per esempio, per ora ce n' una voce in giro, che non so chi l'ha messa,
ma molto interessante e, se volete, strana.
In base alla quale, sono sicura che molto presto ci saravi un tirrimotu.
SARA: L'Etna?
PEPPA: Peggio! Molto peggio!
SARA: Insomma, parrati.
PEPPA: Non so se sia il caso di aspettare il cugino Alfio.
SARA: Ma lui non torna subito.
PEPPA: E allora, aspettiamo che venga.
(Sara presa dal sospetto. Musica)
SARA: Ma picch? Scusati...Non sar qualcosa che riguarda la
nostra famiglia...
PEPPA: Veramente, si, cara cugina.
SARA: E allora, parlate immediatamente.
PEPPA: Io non so se devo dirvelo oppure pretendere che ci sia qui vostro
marito...
SARA: Sapete che mio marito molto sensibile, pertanto meglio
che ne parliate con me. Dopo, vedr io se sar il caso di dirglielo.
PEPPA: Ma, cugina, credetemi...
SARA: Cos mi tenete sulle spine.
PEPPA: E gi, avete ragione, cugina. Dunque, quand' cos parler.
Ho sentito in giro che Barbara Puglisi sposa il Duca di
Bronte.
SARA: Barbara? Ma se Barbara mia nuora...
PEPPA: Appuntu.
SARA: Appuntu, chi?
PEPPA: Mi parso strano.
SARA: E chi ve l'ha detto?
PEPPA: Catania china.
SARA: (Scappa al balcone e chiama Alfio) Alfio! Alfio!
ALFIO: (Da fuori) Che c'?
SARA: Vieni subito qua!
ALFIO: Ma sto facendo girare il giardino a Barbara.
SARA: Glielo far girare Nunzio. Vieni subito qua, ch devo dirti una cosa
importantissima!
ALFIO: Vabbene, arrivo.
SARA: Ora vedremo se vero che Catania china...e si me' maritu
sapi quarche cosa e...
PEPPA: Gli interessati sono sempre gli ultimi a sapere.
SARA: Ma questa una cosa assurda, ridicola!
PEPPA: Io ho solo riferito.
ALFIO: (Entra, spolverandosi) Ah, gi fa caldo!...Oh, la cugina
Peppa! Qual buon vento vi mena in casa mia? Un cristianu
non pu girarsi in pace il giardino, che deve essere subito
importunato da sua moglie.
SARA: Non scherzare, chi cca i cosi sunnu rancidi.
ALFIO: Addirittura? E che successo? Un minuto ti ho lasciata
sola, torno e trovo le cose rancide? Parlate, chi fu?
SARA: La cugina Peppa ha sentito una voce in giro talmente ridicola, che non so
se debbo ridere o piangere.
Perch, nello stesso tempo, di una cattiveria inaudita.
Dite, cugina, dite.
PEPPA: Mi hanno detto...che...Barbara Puglisi sposa...il Duca di Bronte.
ALFIO: (Comincia a ridere a crepapelle) Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!
Non sai se ridere o piangere? E chiaro: ridere devi.
Comu? Ma se Barbara sposata a mio figlio Antonio...
E chi divintammu maomettani al contrario?
Ma come potete credere a una minchiata cos grossa?
Questa cosa da teatro, da pagliacci del circo...
Io non mi rendo conto di come possono circolare certe
voci e di come una donna come voi la possa ripetere.
Ma, allura, ribbamministu prima d''u tempu.
PEPPA: Sentite, cugino, io non ribbamminia nent'affattu. Io ho solo
riferito una voce che ho sentito in giro. (Pausa)
Il Notaio Puglisi andato dal Vescovo di Catania per presentare una domanda
alla Sacra Rota per l'annullamento del matrimonio.
SARA: Come? La Sacra Rota?
ALFIO: E come si permesso di fare questo senza consultarmi?
La Sacra Rota viene tirata in ballo nei casi di matrimonio non regolare, non
consumato...
PEPPA: Infatti, il matrimonio non stato consumato.
ALFIO: Quanto ne abbiamo oggi?
SARA: Perch?
ALFIO: Si un Pisci d'Aprili, cucinnedda, meglio finirla subito.
PEPPA: Cugino Alfio, io sono venuta ad avvertirvi, perch ho pensato alla
gravit della cosa. Questa voce ha gi fatto
il giro di mezza Catania, con la giunta che mio cugino Antonio quello che
difetta.
ALFIO: Comu? Mio figlio Antonio?
PEPPA: Si.
ALFIO: Mio figlio Antonio, detto Spaccafemmine?
SARA: Alfiu, comu facemu?
ALFIO: Pi chistu Barbara mi spuntau stamatina a casa. (Sputa)
Puh! Buttana!
SARA: Forse voleva dire qualcosa, ma non ne ha avuto il coraggio.
ALFIO: E come poteva dire una marronata del genere? Mio figlio
Antonio, che le femmine le ha avute a dieci a dieci...
Cugina, voi lo sapete che a Roma, quasi quasi, dovevano fare
il botteghino davanti a casa sua, per far pagare il biglietto
a tutte le signore che andavano a cercarlo?
SARA: Non pu essere.
PEPPA: Ma , sicuramente.
ALFIO: Cosa? Che mio figlio purpo?
PEPPA: No, no: il fatto della Sacra Rota.
ALFIO: Ma quali Sacra Rota! Ddoccu gatta ci cova, stanno tramando
qualche diavoleria.
SARA: La colpa tua, perch, se fosse dipeso da me, mio figlio non la sposava
a quella la. Ora voi vedete, signore mio, una vede il marito che si chiude
nello studio giornate intere e non va neanche a chiedergli cosa stia
succedendo!
PEPPA: Donne moderne! Ma voi, cari cugini, non vi dovete angustiare cos. La
storia si aggiusta.
ALFIO: Come si aggiusta? Mio figlio passa per impotente in tutta
Catania e vari paesi Etnei...Mio figlio Antonio, che le
femmine facevano la fila per vedere la sua foto a Piazza di
Spagna.
SARA: E i suoi compagni di stanza si alzavano di notte per vederlo
dormire nudo.
ALFIO: Tanto perfetto, ca ci piaci magari 'e masculi.
PEPPA: Ma che c' bisogno di dirlo? Io l'ho cresciuto.
SARA: Gioia!
(Le due donne si abbracciano e piangono)
ALFIO: Oh, maliditti piuli, finitela! Chi ci cianciti? E poi, scusate, cugina
Peppa, per forza mio figlio deve essere femmina?
PEPPA: Che intendete dire?
ALFIO: Io...penso...che sia lei...che frigida e non si fa toccare.
Lo dimostra il fatto che Antonio ancora mantiene varie
relazioni in giro per Catania.
PEPPA: No, no, la cosa chiara: (Imitando la voce del Notaio)
"Mia figlia Barbara ha tentato pi volte in questi anni
di spingerlo al suo dovere di marito, ma iddu non nni senti".
ALFIO: Cornuto! Cornuto! Cornuto! E per questo andata a farsi
schifiare dal Duca di Bronte, questa potentissima mignotta!
SARA: Alfio, calmati!
ALFIO: Mi calmo? Mi calmo? Ma io vado la e glielo dimostro chi sono i Magnano,
razza di grandi Galli, che le femmine le abbiamo sempre accatastate come legna.
SARA: E tu pi sta bucca pati peni!
PEPPA: Mandate a chiamare il padre e chiarite una volta per tutte. Se volete,
mentre vado a casa, ve lo mando io.
ALFIO: No, cugina cara, voi restate qua a fare da testimone.
PEPPA: E vabbene, resto!
ALFIO: (Va al balcone) Nunzio!
Voce di NUNZIO: Che c'?
ALFIO: Mia nuora dov'?
Voce di NUNZIO: Se n'' andata.
ALFIO: Fammi un piacere, fratello mio, chi poi t''u pagu.
Vai dal Notaio Puglisi e digli di venire immediatamente qua.
Digli che debbo parlargli di una cosa molto urgente.
Voce di NUNZIO: E si non veni?
ALFIO: T''u 'mpuni supra 'e spaddi e 'u porti 'i pisu!
Voce di NUNZIO: Vabbeni.
ALFIO: E cos, ora vediamo se mio figlio Antonio maschio o
femmina.
SARA: Si, per vatti a vestire, non lo puoi ricevere in pigiama.
ALFIO: Hai ragione. Vieni con me, aiutami.
SARA: Cugina Peppa, aspettate qua.
PEPPA: Si, cugina.
ALFIO: Con permesso. (Esce, seguito da Sara)
PEPPA: Ma non mi putia stari muta? Non era megghiu chi non
parrava? Era molto meglio.
BARBARA: (Entra timidamente) Buongiorno.
PEPPA: Barbara!
BARBARA: Ho sentito mio suocero che urlava e mi sono precipitata.
Cosa successo?
PEPPA: E me lo domandi? Voi Puglisi dovreste vergognarvi.
BARBARA: Perch?
PEPPA: Perch il tradimento una cosa tremenda, dalla quale non si potuto
guardare nemmeno nostro Signore.
BARBARA: Tradimento?
PEPPA: E' inutile che fai l'ingenua. Comunque, ora, quando arriver tuo padre
si chiarir tutto, una volta per tutte.
BARBARA: Mio padre? Ma per fare cosa? Non capisco.
PEPPA: Capisco io che tuo padre sta chiedendo l'annullamento della
Sacra Rota del tuo matrimonio ed ha riempito tutta la citt
della calunnia che mio cugino Antonio femmina.
BARBARA: Mio padre? Ma cosa state dicendo?
PEPPA: Mio cugino Alfio e mia cugina Sara, poveri Cristi, stanno
morendo di crepacuore. Se non per tuo marito, potevi dimostrare un p di
rispetto per quei due sventurati genitori.
BARBARA: Non pu essere, non pu essere: mio padre vuole bene ad Antonio.
PEPPA: A tal punto da riempire la citt che Antonio impotente.
Quando un un uomo d'onore ha qualcosa da mettere in chiaro, non 'mpizza i
manifesti: affronta la cosa con l'interessato.
BARBARA: Difatti lui ci ha parlato.
PEPPA: Dunque sai tutto?
BARBARA: Quando ho sposato Antonio avevo diciotto anni e tutto il mio mondo da
allora stato lui. Avrei voluto un figlio, ma lui mi rispondeva che non era il
momento, in quanto eravamo giovani, lui voleva affermarsi nella professione.
PEPPA: E non ti sembra un discorso responsabile?
BARBARA: Certo, che io condividevo. Per standogli accanto, venivo colta dal
desiderio di andare oltre quei baci e quelle carezze, che lui mi dava. Cos, un
giorno, decisi di parlare con mia madre; vinsi la vergogna che l'argomento mi
portava e confessai tutto. A casa mia ci fu il terremoto; mio padre si mise ad
urlare come un ossesso: Matrimonio non consumato. E quando Antonio spieg a mio
padre la situazione, lui avr deciso di chiedere l'annullamento.
Adesso che succeder?
PEPPA: Tuo padre e tuo suocero avranno un chiarimento doveroso:
dopo si vedr il da farsi.
BARBARA: E il mio matrimonio?
PEPPA: Figlia mia, un uomo e una donna non si sposano per essere
amici. Il matrimonio...anzi, l'amore, che lega l'uomo alla
donna e viceversa, si distingue dalla semplice amicizia,
proprio perch c' l'intimo e da li nascono i figli e tante
altre belle cose. E questa storia del Duca di Bronte chi
l'ha messa in giro?
BARBARA: Quale storia?
PEPPA: Che tu devi sposarlo.
BARBARA: Ah, c' anche questo?
PEPPA: Beh, sar stato il solito amico.
BARBARA: Mia madre mi ha spiegato che la Chiesa non tollera che
si trascinino avanti matrimonii come il mio.
PEPPA: Infatti. Ecco perch faranno intervenire la Sacra Rota:
per dimostrare a tutti che tu sei ancora come ti fece tua
madre e poterti permettere di convolare a nuove nozze.
Ma ora, senti a mia, vai a casa.
BARBARA: No, voglio restare qua, voglio sentire cosa diranno.
PEPPA: Vabbene, aspetteremo qui, io e tu; io debbo fare da testimone e tu farai
da accusatrice o da imputata. Boh, non lo so: ma sar un processo vero e
proprio.
(Si siedeno, musica e cala la tela)
FINE DEL PRIMO ATTO
A T T O S E C O N D O
La medesima scena del primo atto: passata unora. Al levarsi della tela in
scena il Notaio Puglisi, Barbara e Peppa.
*******************
NOTAIO: La prego di credere, signora, che non ho altra scelta.
Non posso sacrificare mia figlia con un uomo, che non ...
Ca non n carni n pisci. Noi eravamo preoccupati che
la ragazza dovesse affrontare un giovane, che aveva girato, vissuto...Ma u
picciottu difetta, difetta: non ci
riuscito. Ecco, questa lespressione esatta.
PEPPA: E no, notaio, mi scusi, ma qui si sbaglia. Le gesta di mio
cugino Antonio sono note in fatto di fimmini.
NOTAIO: Saranno pure note, io non lo metto in dubbio, perch anche a noi, al
tempo, ci arriv qualche parola, ma mia figlia ancora illibata come la fece
sua madre. 'I ghiacchiri vannu a nenti, ma 'u putiaru voli 'i soddi. A me
dispiace per mio compare Alfio e per la commare Sara, che sono persone di tutto
rispetto. Ma non che io posso tenermi mia figlia in casa in tali condizioni.
E allura, scusati, a facia monica.
Il matrimonio prevede alcuni risvolti fondamentali, sia dal
punto di vista religioso che da quello umano. Permettetemi
di ricordare che io sono un uomo di legge.
BARBARA: Per avresti potuto dirmelo che si stava annulando il mio matrimonio.
NOTAIO: Avrebbe dovuto dirtelo tuo marito, che era gi al corrente
della situazione. Una cosa cos importante non era necessario che gliela
chiedessi tu. Doveva essere lui a
mettertene al corrente. Dopo tutto, la responsabilit di
quanto sta succedendo tutta sua. E' stato un vile,
avrebbe dovuto avvertire almeno te della sua impotenza.
Lui sapeva come si conduce un matrimonio.
Donna, abbiate pazienza! Io capisco laffetto che vi lega
al ragazzo, ma si chiddu non funziona...Avrfemo anche il diritto io e la madre
di garantire a questa ragazza un
minimo di felicit.
PEPPA: Notaio, non vi scordate che sono signorina.
NOTAIO: Non mu scordu, non vi preoccupate.
SARA: (Entra insieme ad Alfio) Buongiorno, compare!
NOTAIO: Buongiorno, commare Sara! Buongiorno, compare Alfio!
ALFIO: Si, si, buongiorno. Ma veniamo a noi. Questa faccetta di
Santa Chiara stamattina venuta qua a farmi visita e si
limitata solo a dirmi che suo marito si chiudeva nello
studio, ma lei non si arrischiava di chiedergli il motivo.
Mi ha preso pure per l'inamovibile. Ma io ho fatto finta di
niente, perch ho capito che lavete mandata voi.
NOTAIO: Mia figlia non sapeva nulla di nulla.
ALFIO: Gi, allora lo sapeva mio figlio?
NOTAIO: Infatti. Vostro figlio sapeva ogni cosa, ma la vergogna gli
ha tappato la bocca.
ALFIO: Mio figlio parler e scopriremo la verit.
NOTAIO: La verit gi la sappiamo...(Fa un gesto con le dita, come
per significare limpotenza di Antonio)
ALFIO: (Lanciandoglisi contro, ma prontamente fermato dalle donne) Razza brutta
siete, razza brutta. Aveva ragione mia moglie, ma io mi sono fatto ingannare
dalle apparenze.
La bocca dolce e il culo amaro avete.
NOTAIO: Se cominciate ad offendere noi ce ne andiamo. Io sono
il Notaio Puglisi, non ve lo scordate. Non ho intenzione di accettare il vostro
turpiloquio!
SARA: No, vi prego di scusarlo, mio marito sconvolto dalla notizia.
ALFIO: Quale notizia? Dalla calunnia. Persino la cameriera sapeva
tutto, mia cugina Peppa sapeva tutto...tutta Catania! E io, che camminavo
tranquillo per via Etnea come se niente fosse. Con quella gente, capite?
"Vih, vadda cu c':
Arfiu...Vih, vadda cu veni: 'u patri di Antonietta...".
NOTAIO: E' inutile che ve la prendete, compare...
ALFIO: Io non ho compari all'infuori del mio padrino e della mia
madrina di battesimo, gi morti da tempo. Vi prego di chiamarmi Signor Magnano
o, meglio ancora, don Alfio.
NOTAIO: Si, e vi bacio pure le mani...
ALFIO: Sarebbe il caso.
NOTAIO: Vabbene, don Alfio...E' perfettamente inutile che ne facciate una
tragedia. Queste sono cose che succedono anche nelle migliori famiglie. Dico,
la colpa non vostra. Voi ci avete messo tutto limpegno, ma u picciottu
nisciu di dda manera. Le ciambelle non riescono tutte col buco.
ALFIO: E mancu 'i maccarruni comu a vui.
NOTAIO: Ora basta! Barbara, andiamo! Io sono venuto qui a dare
soddisfazione, anche se non ne ero tenuto! Se avete intenzione di discutere
discutiamo, si no mi nni vaiu. Tanto, la Sacra Rota mi dar ragione, ed anche
lopinione pubblica.
PEPPA: Ma no, calmatevi. Cugino Alfio, cercate di chiarire la
faccenda, se no, che parlate a fare?
ALFIO: Infatti, inutile che parliamo. Quando si vuole mettere alla gogna
unintera famiglia, in questa Sicilia maledetta, si pu soltanto gettare
munnizza in fatti di sesso. E allora, si
comincia: quella buttana, ch se la fa col tizio e col caio;
quello pedirasta, ch si ncontra col sempronio; chiddu
cos, ddautru e coll...Ma mio figlio Antonio era vostro
genero, e prima di fare qualunque cosa, dovevate parlare
con me.
NOTAIO: E' stato un incidente di percorso. Io che ci posso fare?
ALFIO: Ma iu un sulu figghio haiu.
NOTAIO: E iu 'na sula figghia. Ma che volete? Dovrei tanermi questa storia
sulla pancia? E picch? Per non fare parlare la gente? Voi avete ragione che
chi sar colpita sicuramente la vostra famiglia, ma iu chi ci pozzu fari?
Ognunu si tira a so cuperta.
SARA: Vediamo di appianare la faccenda.
ALFIO: Ma quale faccenda? Che questo viene a dire in tutta Catania che il
figlio di Alfio Magnano pederasta?
NOTAIO: Pederasta non l'ho mai detto, ma non posso fare finta che
niente sia successo, se vengo a sapere che mia figlia
vergine come una neonata, e vostro figlio in questi anni non le ha dato altro
che baci e carezze. Eh, voi lo sapete
che le carezze non sodisfano nessun aspetto del matrimonio.
ALFIO: Significa che la ragazza frigida.
BARBARA: Un momento, che frigida? Io non sapevo neanche cosa fosse il sesso fra
marito e moglie.
ALFIO: Figghia bedda! Damucci u ititeddu! (Le porge il mignolo)
SARA: Alfio, finiscila...
ALFIO: E leviti i cca! Ancora li difendi, dopo quello che hanno
fatto a nostro figlio?
NOTAIO: Vostro figlio un farabutto, l'ha ingannata, dicendole che
il loro fosse un rapporto perfetto e che lui la rispettava.
Ma chi rispittava? Chistu non rispettu di maritu. Chistu
sapiti comu si dici? Essiri pappa modda.
ALFIO: Certamente...Il ragazzo non sapeva nemmeno come fosse vostra figlia,
magari, quando l'ha vista nuda, ha trovato qualche sospresa e gli sar passata
tutta la voglia. Chissacciu, un malu difettu, una carenza fisica, qualcosa
di
finto...
BARBARA: Questo no, non potete dirlo, se no mi spoglio qua stesso
e poi vediamo se ci sono sorprese.
NOTAIO: Tu stai calma! Ch le sorprese solo positive potevano essere. Una
figlia doro come questa ve la sognavate voi
Magnano. Gli uomini avrebbero fatto la fila e quello l se
n approfittato...
ALFIO: Oh, ma che mi volete dare a bere? Io dovrei credere che mio figlio non
sente pi la quaglia? Mio figlio un carrarmato ; uno di quelli che le donne le
disintegrano. Quand'era a Roma era capace di affrontarne due o tre per volta.
SARA: Pure a duello lo sfid un nobile del posto, perch la moglie si era
avvelenata per causa sua.
NOTAIO: Si vede che non la serviva per bene...
BARBARA: Pap, per favore!
ALFIO: Persino il parroco gli augurava la morte perch spingeva le
donne a peccare. E ora mi venite a dire che purpo?
SARA: Quella perfezione di figlio!
NOTAIO: No, non ve lo dico: ve lo dice mia figlia, che in tre anni
non si mai sentita trattare come una moglie.
ALFIO: Ma se non lo sapeva cosa fanno marito e moglie...
PEPPA: La ragazza si sentiva attratta, ma non riusciva a capire dove portasse
quest'attrazione.
ALFIO: Cugina, voi siete per me o per loro?
PEPPA: Per voi, cugino.
ALFIO: E allora, pipa! Anzi, doppia pipa! Siete o no una testimone?
Dunque, parlate solo se interrogata.
SARA: (A Barbara)E tua madre non pens bene di venire a parlare con noi, ma
fece in modo che la nostra famiglia diventasse la favola di tutta Catania...
ALFIO: ...e paesi etnei.
SARA: E paesi etnei.
BARBARA: Mia madre ne parl a mio padre.
NOTAIO: Gi, a me.
ALFIO: E voi avete riempito il mondo che mio figlio era femmina,
invece di venire a dirmi: "Compare"...allora dovevate
usare la parola Compare..."Dico, compare, ma vostro figlio
a mia figlia non la sistema per le feste e per i lavoranti?
Chi fa, a varda comu si fussi a statua di SantAita?".
Io avrei indagato per trovare la disfunzione della coppia.
E poi, quel cretino di mio figlio non poteva raccontarmi
quello che stava succedendo?
SARA: Cos lo rinnegavi.
ALFIO: E perch avrei dovuto rinnegarlo?
BARBARA: Perch siete fissato, il sesso voi ce l'avete qua. (Fa cenno sulla
fronte) Lui, invece, vostro figlio, diverso.
ALFIO: Picciotta, vedi ca il sesso io non ce l'ho solo qua, ma dove giusto
averlo. Tu a mia aviva truvari, e poi ti giustava.
SARA: Alfio, finiscila.
ALFIO: E si m''i scippa d''i gomiti...
PEPPA: E la storia del Duca di Bronte?
ALFIO: Appunto, appunto!
NOTAIO: Il Duca di Bronte, appena saputa la notizia, venuto a
chiedere la mano di Barbara.
BARBARA: Pap, avresti potuto parlarmene.
NOTAIO: Te ne avrei parlato a suo tempo.
BARBARA: Ma insomma, tu chiedi l'annullamento della Sacra Rota del
mio matrimonio senza che io sappia niente. E, come se non
bastasse, ti ricevi anche una proposta di matrimonio, senza nemmeno avere
inoltrato la pratica per l'annullamento!
NOTAIO: Ho solo parlato col Vescovo.
BARBARA: Non tenendo in considerazione il fatto che a me possa anche andar bene
questo tipo di rapporto, che ho con mio marito.
NOTAIO: E no, la Chiesa non lo accetta. "Unitevi e moltiplicatevi"
disse nostro Signore Ges Cristo. Ecco perch dichiarato
nullo il matrimonio che non venga consumato.
ALFIO: Ora, per giustificare le nostre malefatte tiriamo in ballo
nostro Signore Ges Cristo.
NOTAIO: Io Cattolico sono.
ALFIO: E voi avete acconsentito al matrimonio di vostra figlia col
Duca di Bronte, prima ancora di sistemare la faccenda della
Sacra Rota? Bellu cattolicu: Ama a Diu e futti u prossimu.
E se non desse l'annullamento?
NOTAIO: Come? Ma voi scherzate.
ALFIO: Mettiamo caso che si venga a scoprire che vostra figlia non cos
illibata come voi dite.
SARA: Alfio, ma che dici?
ALFIO: Insomma, Sara, tu sei con me o contro di me?
SARA: Che centra?
ALFIO: E allura, tripla pipa!
SARA: Si, Alfio.
ALFIO: Dico, dico, imbecille! E tu statti muta! A me chi garantisce che la
ragazza fosse vergine, quando spos il mio Antonio?
BARBARA: Ma, pap, non dite eresie!
ALFIO: Pu essere pure che mio figlio, non avendola trovata come
doveva essere, ha preferito tenerla lontana.
NOTAIO: Ma se vostro figlio non l'ha neanche sfiorata!
ALFIO: Questo lo dite voi. Magari Barbara ha una tresca col Duca di Bronte e
per aggiustare la faccenda voi uscite questa storia.
BARBARA: E no, a questo punto io sono pronta a farmi visitare...
ALFIO: In mia presenza?
BARBARA: Perch in vostra presenza?
ALFIO: Perch dei medici non mi fido.
SARA: Via, Alfio, smettila!
ALFIO: Non ci posso credere che mio figlio impotente!
NOTAIO: E allora, chiedetelo a lui. Fatevi dire quello che ha fatto
in questi tre anni e cercate soprattutto di scoprire se
vero che ha avuto tutte queste donne. Cosa, sulla quale, ho molti dubbi.
ALFIO: Oh, ora non dicemu minchiati! Poi, io non ho nulla da chiedere a mio
figlio. Se vi siete messi in testa di annullare questo matrimonio per dare
Barbara al Duca di Bronte...
SARA: Che ci ha sempre gli alberi carichi di aranci...
ALFIO: ...potete anche farlo. Faremo stabilire il tutto alla Chiesa.
Per vi voglio dire una cosa. Antonio Magnano figlio mio...
Ricordatevelo chi siamo noi Magnano. Nella nostra famiglia
pederasta non ce ne sono. Ora, fatemi il favore di togliervi
dalla mia vista.
BARBARA: Ma, pap...
ALFIO: Pap, niente, non mi chiamare cos. Se metti la firma su quella
richiesta e vai a farti miscidiari dai madici, meglio che anche tu mi chiami
don Alfio.
BARBARA: Io vi voglio bene! (Gli si avvicina, ma Alfio si gira
dallo altro lato) Mamma, vi prego, non potete trattarmi
cos: non ho colpa io! (C.S.) Ho capito: la colpa mia!
E gi, perch la colpa sempre delle donne!
Se ti maltrattano, se abusano di te, colpa tua! Se ti
violentano, sei tu che hai provocato! Se tuo marito non ti
tocca per niente, devi sopportare! Se vuoi sopportare, la
Chiesa contraria! E che deve fare una povera ragazza?
Farsi monaca o ammazzarsi?
(Sara e Peppa la prendono sotto braccio ed escono di scena. Alfio se ne va
verso il fondo e si gira di spalle.
Il Notaio Puglisi lo osserva e poi va via)
ALFIO: Arrivederci, Notaio Beccamorto! (Si gira verso il pubblico)
Il mio Antonio masculu di punta e ve lo dimostrer a tutti!
Spaccafemmine lo chiamano e spaccafemmine devono continuare a chiamarlo! Se no,
giuro su Dio che lo ammazzo con queste mie mani!...
ERMENEGILDO: (Da fuori) Si pu?
ALFIO: Entra, cognato!
ERMENEGILDO: Eccomi qua.
ALFIO: Allora, ci hai parlato?
ERMENEGILDO: Una montagna ho dovuto scalare: l'Etna tuo figlio.
ALFIO: Lo sapevo, lo sapevo: un vulcano . Ora glielo dico io a quel beccamorto
di Puglisi e poi vediamo se il difetto di Antonio o di quella pappa molla di
sua figlia. Io ero sicuro:
un Magnano non poteva essere diverso dagli altri.
ERMENEGILDO: Ma che hai capito?
ALFIO: Chiddu ca dicisti. Hai detto che mio figlio lEtna?
Certo, focoso, comu a so patri! Fuoco ardente! Fuoco dellEtna!
ERMENEGILDO: No, non hai capito niente. Tuo figlio una montagna
nel senso che per farlo parlare ho dovuto sudare.
Non centra niente col carattere sbruffone di suo
padre. Anzi, tuo figlio chiuso, chiusissimo.
ALFIO: Ma alla fine ha parlato?
ERMENEGILDO: Certo, non poteva negarlo a suo zio. Del resto, tu
mi hai mandato la, sapendo che fra me e lui c
sempre stato un rapporto particolare. Ha parlato,
ha raccontato tutto.
ALFIO: E dimmi la verit: quannu ti cuntau di tutti ddi fimmini,
ti ha fatto venire linvidia. Ah, quello figlio di padre!
Semu di razza! Magnano! Razza gallesca!
ERMENEGILDO: E finiscila una buona volta cu sta razza gallesca!
Ma non te ne accorgi di quanto sei ridicolo?
Ma io non capisco: un uomo alla tua et, per quanto ancora sei giovane, ma
smettila di parlare e di sparare sempre marrunati! Forza, fammi parrari.
ALFIO: E parra.
ERMENEGILDO: Caro cognato, bene che ti rassegni ed accetti questa disgrazia.
Perch mi rendo conto che per te
una disgrazia.
ALFIO: Quale disgrazia? Che stai dicendo? Anche tu credi a quello che dicono
quei beccamorti?
ERMENEGILDO: Io credo a quello che mi ha detto Antonio.
ALFIO: Antonio! Antonio! Tutte le mie speranze! Come ha potuto farmi questo?
Sposare la figlia di Puglisi e non toccarla per tre anni. Putia diri:
"Pap, non mi piaci cchi. Quannu 'a visti nuda non mi fici cchi n
cauddu n friddu". E invece lui che fa? Si fa annullare il matrimonio e
passa per pederasta.
ERMENEGILDO: E' proprio qui il punto. Tuo figlio attratto da sua
moglie; sostiene che sia la femmina pi bella che ha
conosciuto; dice che quando si spogliata la prima
volta...
ALFIO: Allora l'ha vista nuda?
ERMENEGILDO: Certo.
ALFIO: Non dire certo, picch io a to' soru non ci potti mai vidiri
'u buddicu.
ERMENEGILDO: Altri tempi.
ALFIO: Altri tempi.
ERMENEGILDO: La prima volta che si spogliata, nel guardarla, si accorto che
era la donna pi bella che aveva conosciuto.
ALFIO: E picch non ci desi a suppappa? Che si spaventava di
sciuparla? Idda chiddu vulia. Come la maggior parte delle donne. Gi, fannu
tutti i santareddi. E quando tu le rispetti, non le tocchi, ti appioppano il
marchio di purpo. Ma a me non pu succedere, perch io ci provo con tutte. Se poi
non ci stanno, almeno non possono dire che non sono un maschio. Capisci? Quella
voleva essere violentata. Certu, povira carusa, cresciuta in quella casa, cu
ddu ziu parrinu...Dopu tanti anni di fami e di preghieri, la ragazza voleva lo
sfogo.
Ora, io dico, picch non ci u desi?
ERMENEGILDO: E picch...picch...perch Antonio non mai stato
quello che tutti credevano.
ALFIO: Cosa, quello che tutti credevamo?
ERMENEGILDO: Insomma, quel masculazzo di punta...
ALFIO: Ma allora veramente femminella?
ERMENEGILDO: No.
ALFIO: Insomma, Ermenegildo, nella vita o si maschi o si femmine. Io non
nni canusciu via di mezzo.
ERMENEGILDO: E invece c', caro cognato. L'uomo non una bestia
e ci sono momenti in cui pu subire dei traumi che
rallentano l'attivit sessuale ed, in un secondo momento, possono anche
inibirla fino a fare scomparire quelle voglie regolari, che un giovane come
Antonio deve avere.
ALFIO: Insomma, tu mi stai dicendo che tutte quelle storie che lui ci
raccontava erano tutte minchiate. Invenzioni.
ERMENEGILDO: In parte, si.
ALFIO: Ma perch?
ERMENEGILDO: Perch la prima rovina di tuo figlio stato il padre.
ALFIO: Quale padre?
ERMENEGILDO: 'U patri 'i to' figghiu cu' ?
ALFIO: Iu.
ERMENEGILDO: Appunto. L'hai fatto crescere con la fissazione che per essere
uomini bisognava prima essere mandrilli.
ALFIO: E che avevo torto?
ERMENEGILDO: Si. Perch l'uomo i genitali non ce li ha solo per
andare a femmine, ma anche per fare tante altre cose.
ALFIO: Si, per metterseli sotto sale e mangiarli nei periodi di freddo. Ma chi
mi vai 'nchucchiannu?
ERMENEGILDO: Il ragazzo piange al solo pensiero di una tua reazione a questa
storia.
ALFIO: Si, ha ragione. Era meglio che morisse quannu ci vinni
dda malatia: era ancora piccolo e non poteva fare danno.
ERMENEGILDO: Non parlare cos, Alfio! Cerca di essere ragionevole,
umano!
ALFIO: Umano, ah? Umano!
ERMENEGILDO: Tuo figlio ha mentito per non perdere la nostra stima, ma, in
particolare, la tua.
ALFIO: E la storia della cameriera, che si lazzariava le carni dietro la sua
porta..."Pap" mi disse "che devo mettermi con una che puzza di
capra?"...E mi muntuau 'na decina di signore della Catania bene...
ERMENEGILDO: Ma quale puzza di capra? Non sentiva la quaglia.
Lo vuoi capire che tuo figlio, i primi tempi che stava a Roma, riusciva ad
avere un rapporto la settimana al
massimo?
ALFIO: Mih, comu 'e furnara? E perch, ci mancavano le donne?
ERMENEGILDO: No, anzi doveva trovare sempre una scusa per evitare. Gli bastava,
non ne sentiva il bisogno.
ALFIO: E vabbene, anche una volta la settimana...un anno fatto
di docici mesi? Un mese di quattro settimane? Dunque sono
quarantotto settimane. Quarantotto per tre anni sono
esattamente centoquarantaquattro rapporti che poteva avere
con sua moglie. E stai tranquillo chi poi 'a Rota s''a
putia 'mpizzari 'o coddu 'u Nutaru.
ERMENEGILDO: No, non cos facile. Il ragazzo a Roma ha vissuto
un'avventura, che lo ha portato a diventare un
impotente fisico.
ALFIO: Ha il desiderio della femmina, ma non riesce a coprirla.
ERMENEGILDO: E chi era 'na cani?...Comunque, hai capito perfettamente.
ALFIO: Mi parlava di orgie, di cose pazzesche...Ero felice, contento,
la, se vuoi: sodisfatto. Pensavo: "Mih, proprio figlio mio,
tale e quale me"...anzi, era migliore di me: l'allievo che
superava il maestro. I mariti quando lo incontravano per via Etnea con le mogli
sottobraccio, lo salutavano di fretta
e le signore non alzavano mai lo sguardo, perch mio figlio
aveva gli occhi magnetici e le conquistava senza bisogno di
parlare. I suoi amici se lo portavano alle feste a Roma, per
avere attorno la massa delle femmine presenti, cos in mezzo
qualche bruttona la arraffavano anche loro. I letti di mezza
Roma e di tutta Catania ha girato. E chi fici? Durmiu? O si
sintia sempri sodisfattu?
ERMENEGILDO: Quando arrivava all'atto pratico, si bloccava.
ALFIO: (Distrutto) Si bloccava, ah!
ERMENEGILDO: Coraggio, cognato, che vuoi fare? Devi accettarlo
come un castigo di Dio per quello che tu hai fatto
in vita tua. E poi, nella vita ci sono tante altre
belle cose.
ALFIO: Altre belle cose? E che altro c di bello oltre le donne?
ERMENEGILDO: Ma tuo figlio un ragazzo che ha tante risorse.
ALFIO: No, non ci riesco! Non lo sento pi come figlio mio!
ERMENEGILDO: Alfio...
ALFIO: Ermenegildo, perch debbo mentire pure con te? Io sono
cresciuto con unaltra mentalit. Noi, con gli amici miei, quanderavamo
ragazzi, annaumu nelle case dappuntamento e si faceva la gara di resistenza. I
garisti ci chiamavano.
ERMENEGILDO: Aviu troppi soddi e pochi pinseri.
ALFIO: Devo accettarlo...E come? E cu p nesciri cchi cu sti gintazzi? Tu
immagini in via Etnea? "Vih, vadda cu c'? Alfiu! Vih, vadda, vadda dda,
Alfiu Magnanu, chiddu ca havi 'u figghiu fanculista! Alfio! Alfio! (Si tocca le
orecchie per significare lo stato del figlio) E come potr uscire pi nella
citt di Catania? Questa citt che amavo, dove sono nato,
unni nasciu me figgiu...
SARA: (Entra) Ermenegildo, allura?
ALFIO: Allura, chi? Era come dicevo io: mio figlio un gallo...
(Nel dire questo scoppia in lacrime e si abbraccia alla moglie) Un cappone, non
un gallo, un cappone!
SARA: Alfio, non fare cos! Ti prego! Ma che fai, piangi?
Ma comu, un omu comu a tia cianci?
ALFIO: E che mi resta da fare? U pozzu mmazzari?
ERMENEGILDO: Io vado.
ALFIO: Cognato, io ti ringrazio del tuo aiuto.
ERMENEGILDO: Stai bene, Alfio? (Alfio fa cenno di si) Mi nni vaiu, allura.
(Esce)
SARA: Alfiuzzu, chi voi fari? Io lo so che per te un dolore.
Ma cosa credi, che io sia contenta? E sempre nostro figlio,
il nostro Antonio. Ora andiamo a trovarlo e gli facciamo
capire che suo padre e sua madre gli vogliono bene.
E a dda povira carusa lassila stari, ch lei in buona fede .
ALFIO: Se fossimo pi giovane, un altro figlio dovremmo fare,
per riscattare lonore della famiglia.
SARA: E allora, andiamo?
ALFIO: Vatti a preparare, io ti aspetto qua.
SARA: Come vuoi. (Esce)
(Alfio rester solo sulla scena, accender una sigaretta e comincer a girare,
rimanendo solo col suo dolore. Entrer Sara, pronta per uscire, gli annoder
la
cravatta, che si era precedentemente allentata, lo
prender per mano ed andranno via, mentre caler la
tela)
FINE
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