Un mese in campagna

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UN MESE IN CAMPAGNA

Commedia in cinque atti

di TURGHENIEV

Riduzione di Marta Abba

PERSONAGGI

ARKADI SERGUEITE ISSALAIEV, ricco proprietario anni 36

NATHALIA PETROVNA, sua moglie anni 29

KOLIA, loro figlio anni 1O

VERA, loro pupilla anni 17

ANNA SEMOINOVNA ISSALAIEV, madre di Issalaiev anni 55

LIZAVETA BOGDANOVNA, dama di compagnia anni 37

SCHAAF, governatore tedesco anni 45

MICHAILO ALEXANDROVITCH Rakitine, amico di casa anni 3O

SCHPIEGUELSKI, medico

ALEXEY NICOLAIC BIELAIEV, studente, precettore di Kolia anni 21

AFANASSI IVANOVITC BOLCHINNSTOV, vicino ANNI 48

MATWEY, domestico anni 4O

KATIA, domestica anni 2O

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

Un salotto. A destra tavolino da gioco e porta che dà nel gabinetto da lavoro. In fondo la porta principale per cui si accede al salone. A sinistra due finestre e una tavola rotonda. Di­vani agli angoli. Al tavolino da gioco Anna Semoinovna e Lizaveta Bogdanovna e Schaaf gio­cano a carte. Presso la tavola rotonda son seduti Rakitine e Nathalia Petrovna. Nathalia ricama; Rakitine ha tra le mani un libro. Il pendolo segna le ore tre.

Schaaf                         - Cuori!

Anna                           - Ancora! Ma di questo passo ci pren­derai fin l'ultimo centesimo!

Schaaf                         - (flemmatico) Otto di cuori!

Anna                           - (a Lizaveta) Impossibile giuocare con lui!

(Lizaveta ride).

Nathalia                      - (a Rakitine) Perché vi siete in­terrotto? Leggete!

Rakitine                      - (levando lentamente il capo) «Monte Christe se redressa haletant... ». V'in­teressa Nathalia Petrovna?

Nathalia                      - Affatto.

Rakitine                      - E allora perché dobbiamo leg­gere ?

Nathalia                      - Perché? Un'amica, giorni or sono, m'ha detto: « Non avete letto il Montecristo? Oh, leggetelo; è bellissimo». Lì per lì ho evitato di risponderle, ma ora potrò affer­marle di averlo letto e di non aver trovato che ne valesse la pena...

Rakitine                      - (chiudendo il libro) Tanto me­glio. Se ve ne siete già convinta...

Nathalia                      - Oh! Come siete pigro.

Rakitine                      - Niente affatto. Io sono pronto a continuare. (Cerca e ritrova la pagina) « Se redressa haletant at... ».

Nathalia                      - Avete visto mio marito quest'oggi?

Rakitine                      - L'ho incontrato sulla diga che stanno riparando. Spiegava qualcosa agli ope­rai e, per meglio farsi comprendere è entrato nella sabbia, fino al ginocchio...

Nathalia                      - Qualunque cosa faccia, è sempre eccessivo. Si dà troppa pena. È un difetto. Che ve ne pare?

Rakitine                      - Sono della vostra opinione.

Nathalia                      - È noioso; voi siete sempre della mia opinione. Suvvia, leggete.

Rakitine                      - Vorreste dunque che vi contra­riassi?

Nathalia                      - Ma sì, mi piacerebbe che mani­festaste una vostra volontà. Vi ho detto, leggete.

Rakitine                      - Obbedisco, signora. «Se...».

Schaaf                         - Cuori.

Anna                           - È intollerabile. Nathacha! Nathacha!

Nathalia                      - Mamma?

Anna                           - Sappi che Schaaf ci ha fatto saltare tutte due, una dopo l'altra, ha fatto sette o otto alzate a cuori.

Schaaf                         - Ed eccone un'altra. Sette di cuori.

Anna                           - Capisci? È terribile!

Nathalia                      - Terribile; proprio!

Anna                           - Ebbene, wist, lo stesso. Dov'è Kolia?

Nathalia                      - È andato a passeggio con il nuo­vo precettore.

Anna                           - Lizaveta Bogdanovna, v'invito.

Rakitine                      - Che precettore?

Nathalia                      - Ah, è vero, ho dimenticato di dirvelo. Durante la vostra assenza, abbiamo as­sunto un nuovo precettore.

Rakitine                      - Per sostituire Dufour?

Nathalia                      - No, un precettore russo.

Rakitine                      - E, com'è questo russo? Vecchio?

Nathalia                      - No, giovane. D'altra parte, non lo abbiamo impegnato che per l'estate. Tocca a voi Rakitine. A voi piace enormemente osser­vare le persone, analizzarle, frugare nei loro Segreti spirituali.

Rakitine                      - A che proposito?

Nathalia                      - Osservatelo! A me piace. È ma­gro, agile, occhi vivaci, un'espressione ardita. Lo vedrete. Forse un po' goffo e questo per voi...

Rakitine                      - Nathalia Petrovna, oggi mi pun­zecchiate volentieri.

Nathalia                      - Scherzi a parte, osservatelo.

Rakitine                      - Stuzzicate la mia curiosità.

Nathalia                      - Sul serio? Leggete. Leggete.

Rakitine                      - «Se redressa haletant...».

Nathalia                      - Ma dov'è andata Vera? Non l'ho vista da stamattina. Lasciate in pace quel libro, ho capito che per oggi non riusciremo a pro­gredire di un rigo. Raccontatemi piuttosto qual­che cosa.

Rakitine                      - Come vi piace. Ma, che posso raccontarvi? Ho passato qualche giorno dai Kri-nitz. Immaginate un po', gli sposi novelli già s'annoiano!

Nathalia                      - Come avete fatto ad accorger­vene?

Rakitine                      - Si può forse nascondere la noia? Qualunque altro sentimento è possibile, ma la noia no.

Nathalia                      - Ah, dite qualunque altro senti­mento si può mascherare?

Rakitine                      - Credo.

Nathalia                      - E allora che avete fatto dai Krinitz?

Rakitine                      - Nulla. Annoiarsi in compagnia di amici è cosa terribile. Si mostrano amabili e anche voi cercate di sembrarlo. Avete simpatia per loro, nessun motivo di rancore vi trattiene. E tuttavia la noia s'impadronisce di voi e vi dà un'uggiolina simile alla fame.

Nathalia                      - Deve capitarvi sovente di an­noiarvi in compagnia di amici.

Rakitine                      - Come se non sapeste per espe­rienza quel che si prova dinanzi a qualcuno a cui si vuol bene e che pure annoia.

Nathalia                      - Cui si vuol bene! Parole grosse. Espressioni un po' enigmatiche.

Rakitine                      - Perché?

Nathalia                      - È un vostro difetto. Volete che vi parli francamente, Rakitine? Voi siete senza dubbio molto intelligente, ma... talvolta, quan­do discorriamo, è come se intrecciassimo un merletto. Avete mai visto fare un merletto? Vi si lavora per lo più in stanze chiuse, senz'aria, in assoluta immobilità. Un merletto è cosa me­ravigliosa, ma una sorsata d'acqua pura, d'ac­qua fresca, in una giornata calda, è cento volte preferibile...

Rakitine                      - Oggi, Nathalia Petrovna siete...

Nathalia                      - Come sono?

Rakitine                      - In collera con me per qualche ragione...

Nathalia                      - Oh, queste persone fini! Come sono poco perspicaci. Io non sono affatto in col­lera con voi.

Anna                           - Ah, finalmente è punito, preso in trappola. Nathacha il nostro brigante ha pa­gato un'ammenda.

Schaaf                         - La colpa è di LizavetaBogdanovna.

Lizaveta                      - Scusatemi. Io non potevo sapere che Anna Semoinovna non aveva cuori...

Schaaf                         - È preferibile ormai non insistere, Lizaveta Bogdanovna.

Anna                           - E che colpa ne ha Lizaveta Bogda­novna... se voi giocate male?

Lizaveta                      - Che cosa può importarmene? Per me è indifferente...

Rakitine                      - Più vi guardo, Nathalia Petrovna, tanto meno vi riconosco oggi...

Nathalia                      - Veramente?

Rakitine                      - Trovo in voi qualche cosa di mutato.

Nathalia                      - Sì? In tal caso voi mi conoscete bene, vero? E allora, indovinate quel che ac­cade in me... Eh?

Rakitine                      - Bene. Aspettate un poco.

(Kolia entra bruscamente dal salone).

Kolia                           - Nonna, nonna... guarda che cos'ho... Vedi?

Anna                           - Fai vedere, caro... Com'è bello, quest'arco! Chi te lo ha fatto?

Kolia                           - Lui... Lui!... (Indica Bielaiev).

Anna                           - Ma com'è ben costruito!

Kolia                           - Ho già tirato due volte su un albero, e tutte e due le volte ho colpito il bersaglio.

Nathalia                      - Fa vedere, Kolia!

Kolia                           - (corre presso di lei) Se tu sapessi, mamma, come lui! S'arrampica sugli alberi! Vuole insegnarlo anche a me! E m'insegnerà anche a nuotare. M'insegnerà tutto!

Nathalia                      - (a Bielaiev) Vi sono molto grata delle cure che avete per Kolia.

Kolia                           - Gli voglio tanto bene, mammina!

Nathalia                      - (accarezza la testina) Vorrei che ne faceste un ragazzo svelto, agile.

Kolia                           - Alexey Nicolaic, andiamo in scu­deria a portare il pane a Favorito.

Bielaiev                       - Andiamo pure.

Anna                           - Prima vieni a darmi un bacio...

Kolia                           - (scappando) Poi! Poi, nonna. (Fug­ge con Bielaiev).

Anna                           - Delizioso bambino, vero?

Lizaveta                      - Certo, signora.

Schaaf                         - Passo!

Nathalia                      - Ebbene, che ve ne pare?

Rakitine                      - Di che?

Nathalia                      - Mah... del precettore russo.

Rakitine                      - Oh, domando scusa, lo avevo dimenticato. Ero assorto nel quesito che m'a­vete posto. Del resto dall'aspetto m'è parso... Sì, mi piace; però mi sembra molto timido...

Nathalia                      - Infatti lo è.

Rakitine                      - Ebbene! Non ostante tutto, io non riesco ancora a rendermi conto...

Nathalia                      - Se ci occupassimo invece un poco di lui, Rakitine, perfezionando la sua edu­cazione. Ecco un'occasione eccellente per gente seria come noi. Perché noi siamo molto seri,no?

Rakitine                      - Quel giovanotto vi interessa? Se lo sapesse ne andrebbe orgoglioso.

Nathalia                      - Credete? Io no. Non è uno come noi. È questa la disgrazia, amico mio; noi siamo abituati a studiarci attentamente e con ciò crediamo di conoscere gli altri.

Rakitine                      - L'anima altrui è una foresta inac­cessibile. Perché continuate a punzecchiarmi?

Nathalia                      - Chi si deve fare stizzire, se non gli amici? E voi siete mio amico. E lo sapete bene. Siete anzi un vecchio amico.

Rakitine                      - Temo soltanto che il vecchio amico possa stancarvi.

Nathalia                      - Non ci si stanca delle cose che valgono.

Rakitine                      - Forse... Non è consolante.

Nathalia                      - Sssst!... Come se non sapeste ce que vous ètes pour moi.

Rakitine                      - Nathalia Petrovna, voi giocherel­late con me, come il gatto col topo. Ma il topo non se ne lamenta.

Nathalia                      - Povero topolino!

Anna                           - Io segno venti punti, Adamo Ivanci! Ah!

Schaaf                         - Ormai non insisto più, Lizaveta Bogdanovna!

Matwey                      - (entrando) Signora, è qui il dot­tore!

Schpieguelski              - (entrando) Non si annun­ziano i medici. I miei profondi rispetti a tutta la famiglia. Buon giorno, signora; vincete, se non erro!

Anna                           - Come vi sembra possibile? Ho ricu­perato appena quello che avevo perduto. E debbo ringraziare Iddio! È il malfattore che vince.

Dottore                       - È male, Adamo Ivanci, compor­tarsi così con le signore!

Schaaf                         - Con le signore! Con le signore!

Dottore                       - Buon giorno, Nathalia Petrovna! Buon giorno, Michailo Alexandrovitch.

Nathalia                      - Buon giorno, dottore; come state?

Dottore                       - Un medico che si rispetti non è mai ammalato. E se gli capita è cosa improv­visa, e ne muore. Ah! ah! ah!

Nathalia                      - Sedete. Io sto bene, ma son di cattivo umore. E anche questo è una malattia.

Dottore                       - Permettete, il polso. Ah, questi benedetti nervi! Voi non passeggiate abbastan­za, Nathalia Petrovna, non ridete abbastanza. Comunque si potrà prescrivervi qualche cal­mante a gocce.

Nathalia                      - Ma io non chiederei di meglio che ridere. Caro dottore, voi siete una cattiva lingua; ed è per questo, parola d'onore, che vi amo e vi stimo moltissimo. Su, raccontatemi qualcosa che mi diverta! Michailo Alexandro­vitch oggi non fa che filosofare.

Dottore                       - Eh! eh! Si direbbe che non siano soltanto i nervi a influire sulle vostre condi­zioni: anche la bile vi collabora un poco.

Nathalia                      - Ma come, anche voi? Dottore, osservateci tutti come meglio vi piace. Ma in silenzio. Sappiamo che siete terribilmente per­spicace. Lo siete entrambi moltissimo.

Dottore                       - Vi accontento, signora.

Nathalia                      - Dunque, narrateci qualche cosa che rallegri.

Dottore                       - Ai vostri ordini, signora. Ero ben lontano dal supporre... eh, trac, eccomi preso in trappola. Il racconto! Permettete almeno che fiuti una presa.

Nathalia                      - Ah, come siete noioso: ve la battete con Rakitine.

Dottore                       - Troppo onore, signora.

Anna                           - Oh, finalmente! Ho già le formiche alle gambe! Tu mi devi settanta copechi, vec­chio. Mi sembri pallida, oggi, Nathacha. Cos'è: ti senti poco bene? Dottore, credete che stia poco bene?

 Dottore                      - No, no, sta benissimo.

Anna                           - Tanto meglio. Io, prima di pranzo, voglio andare a riposarmi un po'; mi sento molto stanca! Lisa, venite. Oh le mie gambe, le mie gambe! (Esce).

Dottore                       - Ebbene, Adamo Ivanci: wie, befinden sie sich?

Schaaf                         - Grazie, voi?

Dottore                       - Senza esagerare. Cosicché non sa­pete quello che abbia oggi Nathalia Petrovna?

Rakitine                      - Parola d'onore, non lo so.

Dottore                       - Se nemmeno voi lo sapete! Avrei da parlarvi di un affaruccio, Nathalia Petrovna.

Nathalia                      - Veramente? Di che si tratta?

Dottore                       - Ma da solo a sola.

Nathalia                      - Che intendete dire?

Dottore                       - Ecco. L'affaruccio non riguarda voi soltanto. Un mio ottimo amico, mi ha inca­ricato d'informarmi... come dire?... circa le vostre intenzioni sulla vostra pupilla, Vera Alexanna.

Nathalia                      - Le mie intenzioni?

Dottore                       - Sì, sì; il che significa, a dirla con franchezza, che il mio amico...

Nathalia                      - Non vorrà mica chiederla in isposa?!

Dottore                       - Proprio così.

Nathalia                      - Scherzate.

Dottore                       - Affatto, signora.

Nathalia                      - Ma andiamo, via, una bimba! Che strano incarico.

Dottore                       - Strano in che, Nathalia Petrovna? Il mio amico...

Nathalia                      - Voi siete un ottimo uomo d'affarucci, Schpieguelski. E chi sarebbe il vostro amico ?

Dottore                       - Vogliate scusarmi: non mi avete ancora dato una risposta precisa.

Nathalia                      - Lasciate andare, dottore. Ripe­to: Vera è ancora una bambina e voi lo sapete benissimo.

(Vera e Kolia entrano).

Kolia                           - Rakitine, di' che ci portino un po' di colla.

Nathalia                      - Di dove venite? Come sei ac­caldata!

Vera                            - Eravamo in giardino. Buon giorno, Ignati Ilic!

Rakitine                      - Che ne devi fare della colla?

Kolia                           - Alexey ci fabbrica un aquilone. Di' che ce la portino subito.

Rakitine                      - Va bene.

Schaaf                         - Arlauben sie, sie, signor Kolia, non ha studiato oggi la sua lezione. Kommensie.

Kolia                           - Morgen, Herr, Schaaf, morgen!

Schaaf                         - Morgen, morgen, mai oggi. Così parla la gente pigra.

Nathalia                      - Con chi hai passeggiato tanto tempo? Non ti vedo da stamani.

Vera                            - Con Alexey Nicolaic... con Kolia.

Nathalia                      - Ah, bene! Kolia, che significa?

Kolia                           - Il signor Schaaf, mamma...

Rakitine                      - Gli stavano fabbricando un aqui­lone, e vogliono infliggergli la lezione.

Schaaf                         - Neadige frau...

Nathalia                      - Obbedite. Per oggi basta cor­rere. Andate col signor Schaaf.

Kolia                           - Fai portare lo stesso la colla.

Schaaf                         - Kommensie, mein herr. (Via).

Nathalia                      - Siedi, devi essere stanca.

Vera                            - Oh no, signora!

Nathalia                      - Dottore, guardatela: non è vero che ha l'aria stanca?

Dottore                       - Ma per una ragazza va bene.

Nathalia                      - E così, che avete fatto in giar­dino?

Vera                            - Abbiamo giocato, signora, abbiamo corso. Prima di tutto abbiamo visto scavare la diga; poi il signor Bielaiev si è arrampicato su un albero per rincorrere uno scoiattolo: è sa­lito molto in alto e si è messo a scuotere la cima dell'albero. Abbiamo avuto paura tutti... Alla fine lo scoiattolo è caduto e Tresor per poco non lo ha preso... Ma la bestia è riuscita a fuggire.

Nathalia                      - E poi?

Vera                            - Poi, il signor Bielaiev ha costruito un arco per Kolia, ma in quattro e quattr'otto. Poi si è avvicinato in punta di piedi alla mucca e le è saltato in groppa. La mucca si è messa a correre e a calciare. E lui rideva. Poi Bielaiev ha voluto fabbricarci un aquilone. E per questo siamo venuti qui.

Nathalia                      - Bambina, bambina, sei una vera bambina! Non sembra anche a voi, Schpieguelski ?

Dottore                       - Sono della vostra opinione.

Nathalia                      - Vedete bene?

Dottore                       - Ma questo non impedisce... Al contrario.

Nathalia                      - Credete?

Dottore                       - E io che dimenticavo... Il vostro cocchiere è malato e non sono ancora andato a vederlo.

Nathalia                      - Pranzate con noi, dottore?

Dottore                       - Se vi fa piacere. (Via).

Nathalia                      - Mon enfant vous feriez bien de mettre un'autre robe pour le dìner.

Rakitine                      - Ho mandato tutto il necessario al signor Bielaiev...

Vera                            - Grazie. (Via).

Rakitine                      - Nathalia Petrovna, ditemi la ve­rità: che avete?

Nathalia                      - Niente, Michel, proprio niente. E anche se ho potuto avere qualche cosa, ora m'è passato. A chi non capita? Il cielo stesso talvolta s'annuvola. Perché mi guardate così?

Baritine                       - Vi guardo e sono felice.

Nathalia                      - Aprite la finestra, Michel... È così bello il giardino! Vento, ti saluto. Si direbbe che stesse in agguato! Vedete come s'è impadronito di tutta la stanza! Non riusciremo più a scacciarlo, ormai.

Rakitine                      - In questo momento voi siete tranquilla, quieta come una sera dopo l'ura­gano.

Nathalia                      - Dopo l'uragano? Perché, vi è stato un uragano?

Rakitine                      - Si preparava.

Nathalia                      - Sì? Sapete, Michel, che non sa­prei immaginare un uomo migliore di voi? No, lasciatemi dire tutto! Siete indulgente, affabile, fedele. Non cambiate mai. Vi sono grata per tante ragioni.

Rakitine                      - Perché mi dite queste cose, pro­prio ora, Nathalia Petrovna?

Nathalia                      - Non so, sono contenta.

Rakitine                      - Siete buona come un angelo.

Nathalia                      - Non me lo avreste detto poco fa. I nostri rapporti, Michel, sono così limpidi, così sinceri, eppure non sono semplicissimi. Noi possiamo guardare francamente negli occhi non soltanto mio marito, ma chiunque. Pure, è pro­prio la ragione per cui soffro talvolta, divengo cattiva e mi sento disposta, come un fanciullo, a far scontare la mia collera a chi capiti, e spe­cialmente a voi Michel. Questa preferenza non vi offende, vero?

Rakitine                      - Al contrario.

Nathalia                      - Piace, qualche volta, fare soffrire chi si ama. Chi si ama.

Rakitine                      - Nathalia Petrovna, voi siete...

Nathalia                      - Sì, vi amo. Ma volete sapere, Rakitine, che cosa mi sembra strano talvolta? Che questo sentimento così limpido, così sereno mi dia non un turbamento, ma un benessere, una dolcezza intima. Non mi avete mai fatto piangere. Che cosa significa?

Rakitine                      - È una domanda che non attende risposta.

Nathalia                      - Ed è già molto tempo che ci conosciamo.

Rakitine                      - Quattro anni. Siamo vecchi a-mici.

Nathalia                      - Oh, voi, per me siete più che un amico.

Rakitine                      - Non tocchiamo questo tasto, Na­thalia Petrovna; ho paura che la felicità sva­nisca nelle vostre mani.

Nathalia                      - No, no, la verità è che voi siete troppo buono. Siete troppo indulgente verso di me. Mi avete viziata. Mi capite?

Rakitine                      - Vi capisco, signora.

Nathalia                      - Non posso indovinare la vostra opinione... ma per mio conto non desidero altra felicità. Molti potrebbero invidiarmi. Non è così?

Rakitine                      - Sono nelle vostre mani. Fate di me quello che volete.

Issalaiev                      - (di dentro) Allora siamo intesi.

Nathalia                      - È lui! In questo momento non potrei parlargli. (Via).

Rakitine                      - Che cosa nasconde tutto questo? Il principio della fine o la fine senz'altro?

Issalaiev                      - (entrando) Buon giorno, Michel!

Rakitine                      - Ci siamo già visti quest'oggi, Issalaiev.

Issalaiev                      - Oh, scusami, sono così frastor­nato! È curiosissimo. Il contadino russo capisce facilmente; è intelligentissimo, io ne ho molta stima, tuttavia, gli si parla talvolta, si cerca di spiegargli, di dimostrargli, si ha l'impressione che abbia compreso, e invece si è buttato il fiato. Il contadino russo manca di...

Rakitine                      - Continui a guastarti il sangue a proposito della diga?

Issalaiev                      - Manca di... come devo dire? In­somma non ha voglia di lavorare, ecco. Proprio così! Non ha l'amore del lavoro... non vi dà nemmeno il tempo di spiegarvi. Dice: «Ho capito, padre », ma in realtà non ha capito nulla. Un tedesco è un'altra cosa. Il russo non ha pazienza. Ciò non ostante, ad onta dei suoi difettacci, io lo stimo... Non sai dove sia Na­thalia?

Rakitine                      - Era qui un momento fa.

Issalaiev                      - Insomma, che ore sono? Sarebbe tempo di pranzare. Io sono in piedi da stama­ne... Un mucchio di cose da fare... e tu ridi, eh? Ci vuol pazienza. Ognuno ha da curare i propri interessi. Io sono un uomo pratico, po­sitivo, nato per badare alla proprietà e basta. In altri tempi, è vero, avevo ben altro per il capo. Ma tutto è andato in fumo, mio caro. Mi ci sono bruciato le dita, e come. Perché Bielaiev non viene?

Rakitine                      - Chi è Bielaiev?

Issalaiev                      - Il nuovo precettore, un russo an­cora in stato selvaggio, ma si farà. Non è stu­pido affatto. L'ho pregato di dare un'occhiata ai lavori di costruzione. (Entra Bielaiev). Ah, eccolo qui. Ebbene? Marciano? Dite la verità, O fanno niente!

Bielaiev                       - No, signore, lavorano.

Issalaiev                      - Hanno collocato la seconda fila di pietre?

Bielaiev                       - Si è già messo mano alla terza.

Issalaiev                      - E per il coronamento, che di­cono?

Bielaiev                       - Che hanno sempre fatto così.

Issalaiev                      - Va bene, grazie. (Nathalia entra). Ah, Nathacha, buon giorno!

Rakitine                      - Ma che fissazione è la tua, oggi, di dare il buon giorno a tutti una ventina di volte ?

Issalaiev                      - Te l'ho già spiegato: troppi pen­sieri. A proposito: non ti ho ancora fatto vedere il nuovo mulino a vento. Vieni, è interessante. Un ciclone, mio caro, un vero ciclone. Abbiamo il tempo aspettando il pranzo, vuoi?

Rakitine                      - Con piacere.

Issalaiev                      - E tu, Natacha, non vuoi accom­pagnarci?

Nathalia                      - Che ne capisco io dei mulini a vento? Andate, ma fate presto.

Issalaiev                      - Torniamo subito. (Via).

Nathalia                      - Dove andate Alexey Nicolaic?

Bielaiev                       - Io, signora? Io...

Nathalia                      - Se desiderate passeggiare...

Bielaiev                       - No, signora. Sono stato in giro tutta la mattina.

Nathalia                      - E allora, sedete qui. Non abbia­mo ancora avuto il tempo di discorrere un poco e... vorrei conoscervi.

Bielaiev                       - Signora, io sono lusingatissimo.

Nathalia                      - Voi mi temete ancora, lo sento. Ma quando mi avrete conosciuta non avrete più paura di me. E... quanti anni avete?

Bielaiev                       - Ventuno, signora.

Nathalia                      - E i vostri genitori vivono an­cora?

Bielaiev                       - Mia madre è morta. Non ho più che il babbo.

Nathalia                      - E avete fratelli, sorelle?

Bielaiev                       - Non ho che una sorella più gio­vane di me.

Nathalia                      - Come si chiama?

Bielaiev                       - Nathalia!

Nathalia                      - Strano! Anch'io mi chiamo così. E le volete bene?

Bielaiev                       - Sì, signora.

Nathalia                      - Dite un po': che ve ne pare del mio ragazzo?

Bielaiev                       - È un bel ragazzo.

Nathalia                      - Vero? è così affettuoso! Figura­tevi: in così poco tempo s'è già affezionato a voi. Mi piacerebbe farne, a poco a poco, un uomo sul serio. In ogni caso, vorrei che potesse ricordarsi sempre con piacere della sua infanzia. Cosa che non è avvenuta a me. Non che mio padre fosse cattivo, ma era severo, irritabile. Tutti in casa, a cominciare dalla mamma, lo temevano. Mio fratello ed io stessa, quando ci chiamava, facevamo di nascosto il segno della croce. Talvolta si metteva anche a carezzarmi; pure le sue più dolci carezze non riuscivano mai a cancellare le prime impressioni della fan­ciullezza. Posso dire anzi che l'ombra di quella spaurita soggezione non sia ancora interamente scomparsa in me. So che chi m'avvicina per la prima volta, io sembro, come dire?, gelida. Ma mi accorgo che invece di parlarvi di Kolia, vi sto parlando di me. Volevo dirvi soltanto che so per esperienza come sia utile per un ragazzo crescere in piena libertà. E voi, da bambino?

Bielaiev                       - Che debbo dire, signora? Certo nessuno badava a me.

Nathalia                      - Nessuno si è occupato della vo­stra educazione?

Bielaiev ..................... - Nessuno. E credo che si veda.

Nathalia                      - Può darsi, tuttavia... A propo­sito, Alexey Nicolaic, eravate voi ieri in giar­dino a cantare?

Bielaiev                       - Sì, signora. Non pensavo che si potesse udirmi.

Nathalia                      - Ma non scusatevi! Avete una voce piacevolissima, un bel timbro... Avete stu­diato musica?

Bielaiev                       - No, signora. Canto a orecchio canzoni popolari.

Nathalia                      - Ma le cantate molto bene. Qual­che volta vi pregherò, quando ci conosceremo meglio, perché diverremo amici, no?... (Entra a tempo il dottore). Ah, siete voi dottore? Sta­vamo Alexey Nicolaic ed io...

Dottore                       - Immaginate, Nathalia Petrovna, quel che capita in casa vostra. Sono entrato nella stanza dei domestici per chiedere ove fosse il cocchiere ammalato. E non me lo trovo lì, a ta­vola, la bocca piena, intento a liquidare una enorme pagnotta ripiena di cipolle crude? Dopo di che andate a esercitare la medicina.

Vera                            - (entra correndo) Alexey Nicolaic! Alexey Nicolaic!

Nathalia                      - Che c'è? Chi lo vuole?

Vera                            - Kolia... cioè Kolia mi ha pregato di chiamarlo per l'aquilone.

Nathalia                      - Ah, bene! On entre pas, contrae qa dans une chambre... cela ne convieni pas...! A proposito, che ore sono, dottore? È l'ora di andare a pranzo, credo?

Dottore                       - Adesso? Vi dirò l'ora precisa. Solo le quattro e venti.

Bielaiev                       - Ma è possibile?

Vera                            - Sì, sì è proprio come vi dico, è ca­duta!

Nathalia                      - Chi è caduto?

Vera                            - Niente, signora. È Alexey Nicolaic, che ci ha installato un'altalena. Allora Lizaveta Bogdanovna ha voluto...

Nathalia                      - Dite un po', Schpieguelski, ve­nite qui. E si è fatta male?

Vera                            - No, signora.

Nathalia                      - Meglio così. Tuttavia, Alexey Nicolaic, sarà bene levarla.

Matwei                       - (entra) La signora è servita.

Nathalia                      - Ma dov'è Arkadi? Non tarderà ancora con Rakitine?

Matwei                       - Sono già in sala da pranzo, si­gnora.

Nathalia                      - E la mamma?

Matwei                       - Anch'ella è di là, signora.

Nathalia                      - Allora andiamo anche noi... Allez, era avant, avec Monsieur.

Dottore                       - Avevate qualche cosa da dirmi?

Nathalia                      - Ah, sì; avete ragione. Riparle­remo della vostra proposta. (S'incamminano).

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

Un giardino con panchine. Alberi a destra e a sinistra, ecc.

Katia                           - (coglie lamponi canticchiando) Non è il fuoco quel che brucia, ne la resina si scio­glie. Solo il cuore ardente brucia e in silenzio si consuma. Ma non è per il babbo e mamma che nel petto si discioglie, né per babbo né per mamma.

(Bielaiev e Vera entrano con l'aquilone).

Bielaiev                       - Perché hai smesso di cantare, Katia?... «Arde e brucia sol per te».

Katia                           - Noi diciamo: sol per te.

Bielaiev                       - Stai cogliendo lamponi? Fam­mene assaggiare.

Katia                           - Prendeteli anche tutti.

Bielaiev                       - Perché tutti? Signorina Vera, voi ne volete? Ecco, basta, grazie. Sediamo su que­sta panca, Vera Alexanna. Vediamo di accomo­dare l'aquilone. Aiutatemi. Ecco. State attenta. Tenetelo in equilibrio. Ebbene che fate?

Vera                            - Ma così non vi vedo.

Bielaiev                       - Che bisogno avete di vedermi?

Vera                            - Intendevo dire: veder in qual modo accomodate l'aquilone.

Bielaiev                       - In tal caso ecco qui. Katia, perché non canti ancora? Canta.

Vera                            - Dite un po', signor Bielaiev, anche a Mosca lanciavate in aria, talvolta, aquiloni come questo?

Bielaiev                       - A Mosca non avevo il tempo di badare a simili cose. Tenete forte la cordicella... Sì, così... Pensate che a Mosca non abbiamo nulla da fare?

Vera                            - Che fate a Mosca?

Bielaiev                       - Che facciamo?... Si studia. Si va ad ascoltare le lezioni, dai professori...

Vera                            - Che cosa v'insegnano?

Bielaiev                       - Tutto.

Vera                            - Voi dovete essere più diligente degli altri...

Bielaiev                       - Purtroppo no, sono pigro...

Vera                            - E avete amici?

Bielaiev                       - Lo credo bene! Ma com'è diffi­cile. Questa funicella non è solida...

Vera                            - E siete affezionato a essi?

Bielaiev                       - Certo! Non amate forse i vostri amici anche voi?

Vera                            - Non ho amici.

Bielaiev                       - Perché dite di non averne? Ed io chi sono?

 Vera                           - Voi... voi... è diverso. (Pausa). Scri­vete versi?

Bielaiev                       - No. Perché questa domanda?

Vera                            - Così... Noi avevamo, alla pensione, una signorina che scriveva versi... Ce li leggeva e noi piangevamo.

Bielaiev                       - Siete stata educata a Mosca?

Vera                            - A Mosca. Presso la signora Bolus. Nathalia Petrovna venne a prendermi là un anno fa...

Bielaiev                       - Amate Nathalia Petrovna?

Vera                            - È così buona!... L'amo molto...

Bielaiev                       - E io avrei scommesso che aveste soggezione...

Vera                            - Infatti un poco...

Bielaiev                       - Chi vi aveva messo in quella pen­sione ?

Vera                            - La madre di Nathalia Petrovna, pri­ma che morisse. Son cresciuta in casa sua. Sono orfana, non sapete?

Bielaiev                       - Ah! E non avete conosciuto né vostro padre né vostra madre?

Vera                            - No.

Bielaiev                       - Anche mia madre è morta. Siamo orfani entrambi. Ma non bisogna scoraggiarsi per questo!

Vera                            - Dicono che gli orfani divengano fa­cilmente amici fra loro...

Bielaiev                       - Sul serio?... E voi lo credete?

Vera                            - Io sì.

Bielaiev                       - Sto pensando: da quanti giorni son qui?

Vera                            - Oggi è il ventottesimo.

Bielaiev                       - Che memoria! Ecco fatto! L'aqui­lone può volare... Bello, eh?

Katia                           - Volete ancora lamponi?

Bielaiev                       - No, grazie, Katia. (Katia si ri­tira. A Vera:) Perché sospirate?

Vera                            - Non so... Che cielo limpido!

Bielaiev                       - E per questo sospirate? Forse vi annoiate ?...

Vera                            - Io? Annoiarmi? Affatto. Anzi, tutto il contrario... Forse non sto tanto bene... Figu­ratevi, ieri sono salita per prendere un libro e tutto a un tratto ha sentito il bisogno di se­dermi sulle scale e mi sono messa a piangere. Che significa? Pure di salute mi sento benis­simo.

Bielaiev                       - Eh, capita a molte! (Pausa). Vera Alexanna, vado in cerca di Kolia?

Vera                            - Perché non mi chiamate Vera?

Bielaiev                       - E voi potreste chiamarmi Alexey!

Vera                            - Perché no? Ah!

Bielaiev                       - Che è stato?

Vera                            - Nathalia Petrovna viene qui, con Rakitine.

Bielaiev                       - Andiamo da Kolia. Ormai deve essere terminata la sua lezione.

Vera                            - Andiamo, altrimenti mi prendo un rimprovero. (Via in fretta).

Nathalia                      - Ah, ecco, vedete, sono là!... Si direbbe che fuggano.

Rakitine                      - Può anche darsi.

Nathalia                      - Vera non dovrebbe intrattenersi con un giovanotto, in giardino, senz'altra com­pagnia... È una bimba, ma non mi sembra con­veniente... Glielo dirò.

Rakitine                      - Quanti anni ha?

Nathalia                      - Diciassette! Eh sì, già dicias­sette... Che caldo fa oggi! Mi sento stanca. Se­diamo un po'... Schpieguelski se ne è andato?

Rakitine                      - Sì.

Nathalia                      - Avete fatto male a non tratte­nerlo. È molto divertente; mi fa ridere!

Rakitine                      - Credevo che oggi non foste dis­posta a ridere.

Nathalia                      - Avevo bisogno di parlargli.

Rakitine                      - Di che? Si può saperlo?

Nathalia                      - No. Vorreste sapere tutto quello che mi passa per la testa? È seccante. Siete uno che mi osserva dalla mattina alla sera.

Rakitine                      - Vuol essere un rimprovero?

Nathalia                      - Può anche darsi...

Rakitine                      - Ma siccome vi osservo dalla mat­tina alla sera permettetemi di farvi un'osserva­zione... Da qualche tempo, Nathalia Petrovna, voi siete in uno stato di continuo nervosismo. Nervosismo involontario, intimo. Si direbbe che lottiate con voi stessa, che esitiate... Talvolta sospirate profondamente come sospirano le per­sone stanche, che non riescono a trovare pace...

Nathalia                      - E quale sarebbe la conclusione, signor osservatore?

Rakitine                      - Nessuna. Ma la cosa mi preoc­cupa...

Nathalia                      - Vi prego. Cambiamo discorso...

Rakitine                      - Non avete l'intenzione di far at­taccare i cavalli, oggi?

Nathalia                      - No.

Rakitine                      - Il tempo è splendido.

Nathalia                      - Conoscete Bolchinnstov? Che uomo è?

Rakitine                      - Non pensavo che potesse interes­sarvi. Stupido, fastidioso. Ma che idea vi ha presa ?

Nathalia                      - Nessuna.

Rakitine                      - Guardate, Nathalia Petrovna, come quell'albero si stacca nel cielo azzurro?

Nathalia                      - Rakitine, noto da gran tempo che voi sentite con profonda delicatezza d'a­nimo quelle che chiamiamo le bellezze della natura. Fate loro la corte come un marchese profumato corteggia una graziosa contadinella... La natura è molto più semplice, grazia a Dio, e sana!...

Rakitine                      - Vorreste dire, in parole povere, che il malato sono io?

Nathalia                      - Non voi soltanto. Credete sul serio che noi due siamo perfettamente sani?

Rakitine                      - Conosco questo modo di dire le cose spiacevoli, con le parole meno offensive.

Nathalia                      - Riflettete. Siamo qui, seduti su questa panchina, allo stesso posto che occupa­vano poco fa due veramente giovani...

Rakitine                      - Bielaiev e Vera? Evidentemente sono più giovani di noi, ma questo non vuol dire che noi siamo due vecchi!

Nathalia                      - La differenza non consiste sola­mente nell'età.

Rakitine                      - Ah! Voi invidiate la loro inge­nuità, la loro freschezza, la loro innocenza: di­ciamo pure la loro stupidità.

Nathalia                      - Ah! li credete bestie? E a che cosa serve l'intelligenza, se non sa divertirci? Non v'è nulla di più pesante che uno spirito triste.

Rakitine                      - Ah, perché non mi dite franca­mente che vi annoio? Perché prendervela con lo spirito, povero diavolo, quando non si tratta che di me?

Nathalia                      - Ah, Katia, sei andata a cogliere lamponi ?

Katia                           - Sì, signora!

Nathalia                      - Fa' vedere. Bellissimi! Come sono rossi! E le tue guance anche di più! Va bene, puoi andare. (Katia esce).

Rakitine                      - Ecco un'altra creatura giovine che deve piacervi.

Nathalia                      - Certo. (Si leva).

Rakitine                      - Dove andate?

Nathalia                      - Vorrei prima vedere che cosa fa Vera... vorrei che rincasasse... Ci rivedremo fra poco!... buoni amici, vero? (Gli porge la mano).

Rakitine                      - Buonissimi amici!

Nathalia                      - Arrivederci! (Apre l’ombrellino e via).

Rakitine                      - Un capriccio... non conoscevo donna meno mutevole di lei... che quello stu­dente... Ah eccolo qui in carne e ossa, l'acerbo e ingenuo giovinotto... Adesso vedremo di che si tratta... Ah! Anche voi venite a prendere una boccata d'aria.

Bielaiev                       - Si, signore.

Rakitine                      - A dire la verità l'aria oggi non dà molto refrigerio. Fa un caldo atroce; qui però sotto gli alberi è tollerabile. Avete visto Nathalia Petrovna?

Bielaiev                       - L'ho incontrata or ora... È rien­trata in casa con Vera.

Rakitine                      - Non eravate voi, qui, poco fa, in compagnia di Vera?

Bielaiev                       - Si, signore. Ho passeggiato in­fatti con lei.

Rakitine                      - Ah! Ebbene? Vi piace la vita di campagna?

Bielaiev                       - Si, mi piace molto la campagna; e qui non c'è che una cosa che non va: la caccia.

Rakitine                      - Siete cacciatore?

Bielaiev                       - Si, signore. E voi?

Rakitine                      - Io no. Sono un tiratore pessimo. Son troppo pigro...

Bielaiev                       - Son pigro anch'io, ma non per camminare.

Rakitine                      - E per che cosa lo siete allora? Per leggere?

Bievaiev                      - No, leggo molto. Son pigro per occuparmi a lungo della stessa cosa.

Rakitine                      - E per discorrere con le signore?

Bielaiev                       - Oh non burlatevi di me! Le si­gnore m'intimidiscono enormemente...

Rakitine                      - Come potete credere che mi burli di voi?

Bielaiev                       - D'altra parte, non v'è alcun male... Potreste dirmi dove si possa trovare pol­vere da sparo?

Rakitine                      - Ma io credo in città... Ve ne oc­corre ?

Bielaiev                       - Per la carabina e per far dei fuo­chi artificiali.

Rakitine                      - Ah siete capace di fabbricare dei fuochi artificiali?

Bielaiev                       - Si, ed ho già scelto il posto adatto. Dietro lo stagno... Dicono che tra una settimana ricorrerà la festa di Nathalia Petrovna...

Rakitine                      - Nathalia Petrovna gradirà questa attenzione. Le piacete, ve lo dico sinceramente.

Bielaiev                       - Ne sono lusingato... A proposito, potreste prestarmi la rivista che ricevete...?

Rakitine                      - Volentieri... ma conoscete il francese?

Bielaiev                       - No. Ho tradotto un romanzo di Paolo di Koch: La Fermière de Montfermeih, lo avete forse letto? per 5O rubli di compenso... Ma non so una sola parola di francese. Potete immaginare gli errori che ho commesso... Ho tradotto quatre vingt dix: quattro venti dieci... Mi è sembrato di udire il grido di un uccello in giardino.

Rakitine                      - Si, può darsi, dove andate?

Bielaiev                       - A prendere il fucile. (Si dirige a sinistra e incontra Nathalia).

Nathalia                      - Dove andate Alexey Nicolaic?

Bielaiev                       - Andavo a prendere il fucile.

Nathalia                      - Oh, vi prego non sparate nel giardino... Lasciate vivere in pace gli uccelli... Potreste tra l'altro spaventare la mamma.

Bielaiev                       - D'accordo signora.

Nathalia                      - Ah! Alexey Nicolaic, come si fa a rispondere a questo modo « d'accordo signo­ra»? Si parla così? Vi prevengo che abbiamo deciso di occuparci della vostra educazione... C'è tutto un complotto contro di voi, state in guardia! Ecco ora si, d'accordo, vero?

Bielaiev                       - Ma anzi si d'accordo, ve ne prego.

Nathalia                      - Anzitutto, non siate timido. La timidezza non vi dona. Vedrete come tutto andrà bene. Voi baderete a Kolia e io... e noi, a voi!...

Bielaiev                       - Ve ne sarò infinitamente grato.

Rakitine                      - Il signor Bielaiev stava narrando in qual modo ha tradotto un libro francese, senza conoscere affatto la lingua.

Nathalia                      - Ah! Ebbene, v'insegneremo an­che il francese. E dove avete messo l'aquilone?

Bielaiev                       - Mi è sembrato che vi dispiacesse...

Nathalia                      - Che idea! Forse perché ho man­dato a casa Vera? Ecco Kolia a quest'ora deve aver terminato la lezione: andiamo a prenderlo, insieme con Vera e con l'aquilone. E andremo tutti a correre sui prati. Volete?

Bielaiev                       - Con piacere Nathalia Petrovna.

Nathalia                      - Benissimo. E allora andiamo. Of­fritemi il braccio! Come siete maldestro! Sbri­ghiamoci. (Via).

Rakitine                      - Che slancio! E che gaiezza, non ho mai visto sul suo viso una simile espres­sione... da così a così. (Entrano Schpieguelski e Bolchinnstov) Buon giorno signori; vi confesso Schpieguelski, che non speravo di vedervi quest'oggi!

Dottore                       - Nemmeno io lo prevedevo... Ma sono andato da lui... e l'ho trovato che montava in vettura per venire qui. Allora ho mutato pro­gramma e l'ho accompagnato. Ci è stato detto che eravate tutti in giardino... Certo è che il salone è deserto...

Rakitine                      - Non avete incontrato Nathalia Petrovna ?

Dottore                       - No. Ma non veniamo direttamente da casa. Afanassi Ivanovitc Bolchinnstov, ha vo­luto dare uno sguardo al parco, per vedere se non ci fossero funghi...

Bolchinnstov              - Io?

Dottore                       - Come no? È risaputo che siete an­che molto ghiotto di prugnoli... Dunque, Na­thalia è già rincasata? Pazienza. In tal caso pos­siamo ritornare sui nostri passi...

Bolchinnstov              - Evidentemente.

Rakitine                      - Nathalia Petrovna non è rientrata in casa se non per invitare tutti a fare una pas­seggiata. Rimanete, andrò ad avvertirla. Arri­vederci signori. (Via da sinistra).

Dottore                       - Arrivederci. Ebbene Afanassi Iva­novitc...

Bolchinnstov              - Che vi è saltato in mente Ignati Ilic di parlare di funghi? che funghi?

Dottore                       - Eh! Non potevo mica dire: Afa­nassi Ivanovitc ha avuto paura, non ha voluto venire direttamente e mi ha costretto a prendere la via più lunga!

Bolchinnstov              - Questo è vero. Tuttavia, po­tevate trovare di meglio che quella storia di fun­ghi... Non saprei... forse avrò torto.

Dottore                       - Certo, che avete torto, amico mio! Pensate piuttosto che siamo qui, secondo il vostro desiderio... E fate attenzione a non pic­chiarci il naso...

Bolchinnstov              - Ma, Ignari Ilic... Se mi ave­te detto... Ecco vorrei sapere qual'è stata la ri­sposta precisa!

Dottore                       - Rispettabilissimo Anafassi Ivano-vitc, dal vostro villaggio a qui ci sono press'a poco 15 verste, ad ogni versta mi avete fatto tre volte almeno la stessa domanda... Non credete che basti? Bene, ascoltatemi; ma è l'ultima vol­ta che vi rispondo: ecco quel che mi ha detto Nathalia Petrovna. Io...

Bolchinnstov              - Si.

Dottore                       - Si, che cosa? Se non ho ancora detto nulla? Io non conosco bene il signor Bol­chinnstov; però mi sembra una persona a modo. D'altronde non ho alcuna intenzione di contra­riare Vera. Sarà meglio perciò che venga da noi, e se lo merita...

Bolchinnstov              - Se lo merita ? Ha detto pro­prio così? Se lo merita?

Dottore                       - Se saprà meritarsi la sua benevo­lenza, né Anna Semionovna né io ci oppor­remo...

Bolchinnstov              - Ci opporremo? Come avete detto...?

Dottore                       - Ma si... che uomo curioso, siete? «Non ci opporremo alla loro felicità».

Bolchinnstov              - Eh?

Dottore                       - Alla loro felicità. Adesso Afanassi Ivanovitc, fate bene attenzione a quello che do­vete fare. Dovete convincere Vera in persona, che il matrimonio con voi rappresenta proprio la felicità; dovete sapervi conquistare la sua fiducia...

Bolchinnstov              - Si, si... è giusto... Sono anch'io della vostra opinione.

Dottore                       - Avete preteso che vi conducessi qui oggi stesso, a qualunque costo... E ora come vi comporterete?

Bolchinnstov              - Come mi comporterò?

Dottore                       - Ma di che avete paura?

Bolchinnstov              - C'è un rischio...

Dottore                       - Quale?

Bolchinnstov              - Un rischio signore; un grave rischio. Debbo confessarvi che io... in realtà... ho avuto... scarsi rapporti col sesso femmi­nile e non immagino neppure di che cosa si possa discorrere, da solo a sola, con una donna...

Dottore                       - Mi stupite. Io al contrario, non so di che cosa si possa parlare...

Bolchinnstov              - ...Non potreste suggerirmi come preambolo qualche parolina gentile... Do­po continuerei per conto mio... Cercherei cavar­mela alla meglio...

Dottore                       - Beh se volete vi darò un con­siglio...

Bolchinnstov              - La mia gratitudine... Con­tate sulla troika che vi ho promesso...

Dottore                       - Ma smettetela Afanassi Ivanovitc, non faccio mercato! So bene che siete un uomo irreprensibile, sotto ogni rapporto! Con le vostre spiccate qualità... mi sembra, possediate tre­cento anime.

Bolchinnstov              - Trecentoventi esattamente.

Dottore                       - Ebbene, vedete? Vi dicevo che siete un uomo eccellente e un partito invidia­bile. Ma se mi dite che con le signore non avete avuto che scarsi contatti...

Bolchinnstov              - ...è così. Posso precisarvi Ignati Ilic, che dalla più tenera infanzia, mi son sempre tenuto distante dal sesso debole...

Dottore                       - Non è certo un difetto per un fidanzato! Al contrario. Tuttavia dovendo fare una dichiarazione d'amore, bisogna saper dire qualche cosa... Altrimenti Vera Alexanna po­trebbe pensare che vi sentite poco bene... Al vostro posto direi...

Bolchinnstov              - Da solo a sola.

Dottore                       - Certamente. Da solo a sola!... Vera, io vi amo e chiedo la vostra mano. Sono un brav'uomo semplice e tranquillo e tutt'altro che povero... datemi la risposta quando vorrete: io son pronto ad aspettare ed aspetterò: con gioia ».

Bolchinnstov              - «Con gioia». Ecco. È bel­lissimo! Sono della vostra opinione. Soltanto voi avete creduto di dire la parola « tranquillo » che io sono un uomo tranquillo...

Dottore                       - Perché, non lo siete?

Bolchinnstov              - Si, ma mi sembra... Non sa­rebbe meglio per esempio...

Dottore                       - Per esempio?

Bolchinnstov              - Per esempio... D'altra par­te, in fin dei conti, si può anche dire tran­quillo...

Dottore                       - Eccoli qua... dove andate? un'al­tra volta in cerca di funghi? non perdetevi di coraggio! (Entrano tutti).

Nathalia                      - Buon giorno signori. Non vi aspettavo oggi, ma sono sempre felice di ve­dervi...

Dottore                       - È stato questo signore a volermi condurre qui ad ogni costo.

Nathalia                      - Gliene sono grata... Dunque bi­sogna costringervi perché veniate a farci visita?

Dottore                       - Domando scu­sa... Ero qui anche stamani, io...

Nathalia                      - Vi confondete, signor diplomatico, vi confon­dete!

Dottore                       - Mi fa molto pia­cere, Nathalia Petrovna, di ve­dervi, se mi è concesso notar­lo, di così ottimo umore, così allegra...

Nathalia                      - E vi sembra proprio il caso di notarlo? Mi accade dunque così di rado?...

Dottore                       - No... ma...

Nathalia                      - Signor diplo­matico, balbettate sempre peg­gio...

Kolia                           - Ebbene, mamma, quando lanciamo l'aquilone?

Nathalia                      - Quando vuoi tu... Andiamo sul prato, noi tre. Credo che a voi questo gioco non possa interessare...

R aiutine                     - Come potete credere che non ci interessi, Nathalia Petrovna?

Nathalia                      - Gente seria, po­sata... vi sembrerà puerile! ma fate come credete... Non vi proibisco certo di seguirci... andiamo...

Dottore                       - Caro Afanassi Ivanovitc, date il. braccio a Lizaveta Bogdanovna!

Bolchinnstov              - Col molto piacere!

Dottore                       - Guardateli come corrono... andiamo a veder la partenza dell'aquilone... An­che se siamo gente posata...

Bolchinnstov              - Si può dire che oggi il tempo è ec­cellente!

Lizaveta                      - Oh, eccellente!

Dottore                       - Che vi prende?

Rakitine                      - Nulla... pensa­vo che siamo finiti, voi ed io, alla retroguardia.

Dottore                       - Le avanguardie, sapete bene, passano facilmen­te alla retroguardia: tutto di­pende dalla via che si segue... (Tutti escono a destra).

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

Dottore                       - E allora Michailo Alexandrovitch. La mia situazione è troppo stupida. Ho con­dotto qui Bolchinnstov, per desiderio di Nathalia Petrovna e adesso mi fanno il muso. Tutti lo evitano e anche a me nessuno rivolge più la parola. In fin dei conti che colpa ho commesso?

Rakitine                      - Io mi stupisco di una cosa sola: che ve la prendiate tanto a cuore...

Dottore                       - Bè, non voglio mentire con voi. Ecco qua... Una delle bestie della mia troika ha le zampe che non reggono più. E allora egli mi ha promesso...

Rakitine                      - Di darvene un'altra?

Dottore                       - ...più... tutti tre i cavalli...

Rakitine                      - Bisognava dirmelo prima...

Dottore                       - Io, non avrei mai acconsentito, sa­rebbe contrario ai miei principi. Ma non cono­sco Bolchinnstov che per un galantuomo, ed è timidissimo. E siccome non ha ombra di fiducia in sé, bisogna incoraggiarlo...

Rakitine                      - Eppoi i cavalli sono belli...

Dottore                       - Ecco. Ne prendete?

Rakitine                      - Ma son cose che non mi ri­guardano.

Dottore                       - Come se non si sapesse che Nathalia Petrovna vi stima molto e non di rado, vi da ascolto! Amico, padre, benefattore pero­rate la mia causa! Due sauri rossi ai lati e un baio nel mezzo! Non fatemeli perdere!

Rakitine                      - E sia!

Dottore                       - Conto su di voi!

Nathalia                      - (viene dal gabinetto di lavoro) Ah! siete qui... Vi credevo in giardino...

Rakitine                      - Si direbbe che vi spiaccia...

Nathalia                      - Ma che dite? Siete solo?

Rakitine                      - Schpieguelski mi ha lasciato in questo momento.

Nathalia                      - Quel Talleyrand del distretto... che vi diceva? Non fa che gironzare qui at­torno...

Rakitine                      - Oggi mi sembrate mal disposta verso di lui, mentre ieri...

Nathalia                      - È buffo; divertente, ne convengo. Ma... s'immischia di cose che non lo riguardano.

Rakitine                      - Ieri lo giudicavate altrimenti.

Nathalia                      - Può darsi. Così, che vi diceva?

Rakitine                      - Mi ha parlato di Bolchinnstov...

Nathalia                      - Di quell'imbecille?

Rakitine                      - Anche lui, ieri, lo giudicavate diversamente.

Nathalia                      - Oggi non è ieri.

Rakitine                      - Per me tra ieri e oggi non c'è nessuna differenza.

Nathalia                      - Comprendo il vostro rimprovero, ma v'ingannate. Lasciatemi dire... Credetemi Michailo, con nessuno ho tanta confidenza quan­to con voi... Non mi credete?

Rakitine                      - Vi credo... ma oggi avete un'aria triste. Che vi è accaduto?

Nathalia                      - Mi sono convinta che non si può sempre rispondere di sé né impegnarsi verso chicchessia. Spesso non comprendiamo più il nostro passato: come volete che si risponda dell'avvenire ?

Rakitine                      - Questo è vero.

Nathalia                      - Vorrei essere molto sincera con voi. Probabilmente vi rattristerò... ma la mia simulazione alla fine vi darebbe una tristezza più profonda... Vi confesso, Michailo, che quel gio­vane studente... ha prodotto su me una grande impressione...

Rakitine                      - Lo sapevo.

Nathalia                      - E da quando?

Rakitine                      - Da ieri.

Nathalia                      - Ah!

Rakitine                      - Ieri l'altro, vi ricordate? vi par­lai dei cambiamento che avevo notato in voi... Ma ieri, dopo il nostro colloquio... là sul prato... Se aveste potuto vedervi! Ridevate, saltavate, eravate allegra come una bimba... lo guardavate con una curiosità fiduciosa, con un'attenzione piena di gaiezza. Anche in questo momento il vostro volto s'illumina, al solo ricordo...

Nathalia                      - No, Rakitine, per amor del Cielo, non allontanatevi da me... si la sua gio­vinezza mi ha vinta, come un contagio, ma non c'è altro. Io non sono mai stata giovine, voi co­noscete la mia vita... e allora me ne sono ine­briata, ma passerà. Non vai la pena neppure di parlarne... Ma voi non volgetemi le spalle. Ve­nitemi in aiuto...

Rakitine                      - In aiuto... Ma come potete... Voi non vedete chiaro in voi stessa. Siete convinta che non valga la pena di parlarne e allo stesso tempo mi chiedete aiuto!...

Nathalia                      - Si. Si come a un amico...

Rakitine                      - Posso anche, signora, compren­dere la vostra fiducia... ma permettetemi di farvi notare... che questo mi turba, mi smarrisce.

Nathalia                      - Perché? Vi è qualcosa di mutato?

Rakitine                      - Basta, in nome di Dio! Parliamo piuttosto di Bolchinnstov. Il dottore aspetta una risposta, circa Vera.

Nathalia                      - Siete offeso?

Rakitine                      - Oh no! Mi fate pena.

Nathalia                      - Queste parole mi feriscono, Mi­chailo! Il dottore aspetta una risposta, avete detto? E chi gli ha chiesto di occuparsi...

Rakitine                      - Voi stessa...

Nathalia                      - Può darsi... ma mio Dio! Infine che male c'è in tutto questo? Su, datemi la mano... Vi siete proprio allontanato da me?... Siete geloso?

Rakitine                      - Non ho il diritto di esserlo Nathalia Petrovna...

Nathalia                      - Come volete. In quanto a Bolchinnstov, non ho ancora parlato di lui a Vera...

Rakitine                      - Posso chiamarla subito.

Nathalia                      - Subito? Perché?... Fate come volete.

Rakitine                      - Debbo chiamarla? Mi date or­dine di chiamarla?

Nathalia                      - Si. (Rakitine via). Bisogna uscire al più presto... al più presto. (Vera entra).

Vera                            - Mi avete fatto chiamare Nathalia Pe­trovna?

Nathalia                      - Si, volevo vederti...

Vera                            - Non state bene?

Nathalia                      - Perché?

Vera                            - Avevo creduto...

Nathalia                      - Oh, non è nulla... il caldo... Siedi. Debbo parlarti cara, seriamente. Hai di­ciassette anni... è tempo di pensare al tuo avve­nire. Ti voglio molto bene, tu lo sai, proprio come a una figlia, ma agli occhi del mondo tu sei un'orfanella, e sei povera. Può accadere che, coll'andare del tempo, tu senta una certa stan­chezza di vivere in casa d'altri, perciò, ascol­tami bene: non vorresti diventare padrona di una casa tua?

Vera                            - Non vi comprendo Nathalia Petrovna.

Nathalia                      - Mi è stata chiesta la tua mano. Non te lo aspettavi? Non occorre ti dica che non ho la minima intenzione di forzarti...; anzi, a mio modo di vedere è ancora presto, per te, di maritarti... ma mi sono creduta in dovere d'informartene. Vera? Che hai? Piangi? Tremi tutta! Non avrai paura di me spero?

Vera                            - Son cosa vostra Nathalia Petrovna...

Nathalia                      - Non ti vergogni di piangere così, Vera e di dire simili cose? Che idea ti sei fatta di me? Ti parlo come parlerei a mia figlia e tu... Ah! Voi siete cosa mia, signorina? Bene! Allora v'invito a sorridere immediatamente! Ve lo ordino! Così... Vera, bambina mia cara, fai conto che io sia proprio tua madre, o meglio ancora una tua sorella maggiore, e discorriamo di questi fatti straordinari... Vuoi?

Vera                            - Come credete, signora.

Nathalia                      - Anzitutto, poiché è stabilito che tu sei la mia sorellina, non ho bisogno di ripe­terti che questa è casa tua... Per conseguenza devi respingere l'idea che ci si voglia liberare di te... capisci? Ora, un bel giorno, tua sorella viene da te e ti dice: «Immagina un po' Veruccia che ti hanno chiesto in isposa! ». Tu che le rispondi? Che sei troppo giovane? Che non hai ancora pensato a un simile passo?

Vera                            - Si, signora.

Nathalia                      - Non dirmi «si signora». Chi da della signora alla propria sorella?

Vera                            - Non lo dirò più.

Nathalia                      - Tua sorella dice che hai ragione; ringrazieremo il pretendente e la cosa finirà qui.

Vera                            - Si, si, si.

Nathalia                      - Ma se questo pretendente è un uomo per bene e ricco? Se è disposto ad at­tendere nella speranza di riuscirti gradito un giorno ?

Vera                            - E chi sarebbe?

Nathalia                      - Curiosona! Non lo indovini?

Vera                            - No.

Nathalia                      - Lo hai visto anche oggi. Si, non è né bello ne giovane, questo è vero... si tratta di Bolchinnstov...

Vera                            - Ma voi scherzate.

Nathalia                      - No... Però mi basta per capire che Bolchinnstov non ha più nulla da fare qui.

Vera                            - Scusatemi... Non mi aspettavo dav­vero... Ma che ci si può sposare ancora alla sua età?

Nathalia                      - Non parliamone più; è morto e sotterrato. Ed è logico... Voi ragazze sognate matrimoni d'amore. Vero?

Vera                            - Si, Nathalia Petrovna... anche voi non lo avete forse sposato per amore Arkadi Sergueitc ?

Nathalia                      - Certamente. Si, Vera... Ti ho chiamata bimba, ma le bimbe hanno ragione. La questione è esaurita. Vedi che avevi torto poco fa, a temere di me?

Vera                            - Perdonatemi, Nathalia Petrovna.

Nathalia                      - Intesi. D'ora innanzi saremo al­lora due buone amiche che non hanno segreti l'una per l'altra. Vero?

Vera                            - Si, si.

Nathalia                      - E se io ti chiedo Vera: dimmi in un orecchio se è solo perché è vecchio e non è bello che non vuoi sposare Bolchinnstov?...

Vera                            - Che intendete dire, signora?

Nathalia                      - Non ami ancora nessuno?

Vera                            - Amo voi... Kolia... e amo anche Anna Semoinovna...

Nathalia                      - Questo si sa; io dico tra i giovinotti che hai potuto conoscere qui, o fra i tuoi amici, ve n'è forse qualcuno che ti piaccia?

Vera                            - Si, ve n'è che mi piacciono, ma...

Nathalia                      - Dai Krinitzine, ho notato, per esempio, che hai ballato tre volte con quell'uffi­ciale alto... come si chiama?

Vera                            - Con un ufficiale?

Nathalia                      - Si, che porta i baffi lunghi...

Vera                            - No, quello non mi piace affatto.

Nathalia                      - E allora, Rakitine?

Vera                            - Voglio molto bene a Michailo Alexan-drovitch...

Nathalia                      - Si, come un fratello... E Bielaiev ?

Vera                            - Alexey Nicolaic?... Si, Alexey Nicolaic mi piace...

Nathalia                      - È infatti un bravo ragazzo... Ma così scontroso con tutti...

Vera                            - No, signora, con me non lo è affatto.

Nathalia                      - Ah!

Vera                            - Con me parla volentieri. Forse vi è sembrato così, perché ha soggezione di voi... non ha ancora avuto il tempo di conoscervi...

Nathalia                      - Come fai a sapere che gli dò soggezione ?

Vera                            - Me lo ha detto.

Nathalia                      - Ah! Te l'ha detto... È dunque più espansivo con te che con gli altri?

Vera                            - Non so come si comporti con gli altri, ma con me... forse perché siamo orfani tutti e due... e poi, ai suoi occhi, io non sono che una bambina...

Nathalia                      - Credi? Del resto, anche a me piace molto. Deve avere buon cuore...

Vera                            - Oh, si, signora! Se sapeste! Tutti gli vogliono bene qui! E così affettuoso! È pronto a render servizio a chiunque. Un giorno ha colto per me un fiore sull'orlo di un precipizio. Dallo spavento ho dovuto chiudere gli occhi... Te­mevo che cadesse da un momento all'altro ucci­dendosi. Ma invece è così agile!

Nathalia                      - È vero.

Vera                            - Vi ricordate quando correva coll'a-quilone, come ha saltato il fosso? Non lo ar­resta nulla.

Nathalia                      - È proprio vero che ha colto per te un fiore in un luogo pericoloso...? Si direbbe che ti ami...

Vera                            - È sempre allegro... sempre di buon umore...

Nathalia                      - Chi sa perché davanti a me...

Vera                            - Ve l'ho già detto, signora, perché non vi conosce abbastanza. Ma lasciatemi fare, glielo dirò io. Gli dirò di non aver paura di voi.

Nathalia                      - Grazie.

Vera                            - Vedrete... Mi dà ascolto, benché io sia più giovine di lui...

Nathalia                      - Non sapevo che foste già tanto amici... Però stai attenta, Vera. Sii prudente. Ecco che mi guardi di nuovo con timore... È così che si guarda la propria sorella? Su dim­melo in un orecchio. Vera: È certo che non ami nessuno?... Questi occhietti hanno l'aria di vo­lermi confidare qualche cosa... Lo ami? dim­melo, lo ami?...

Vera                            - Ah! Io stessa non so quel che...

Nathalia                      - Tu! Sei innamorata... Sei inna­morata... e lui, Veruccia di... e lui?

Vera                            - Perché me lo chiedete...? Non so... Non so... forse... Che avete Nathalia Petrovna?

Nathalia                      - Io...? Nulla... che domanda!... Nulla...

Vera                            - Siete impallidita, Nathalia Petrov­na... Che avete... Volete che suoni?

Nathalia                      - No, no, non chiamare nessuno... Non è nulla... Passerà... Vorrei restare sola.

Vera                            - Non siete mica in collera Nathalia Petrovna?

Nathalia                      - . Affatto. Ma adesso lasciami sola, te ne prego.

Vera                            - Nathalia Petrovna?!...

Nathalia                      - Lasciatemi. (Vera esce lenta) Si amano... E io ho potuto credere... Che mi prende? Non mi riconosco più... Arkadi! Si, mi getterò tra le sue braccia... lo supplicherò di perdonarmi, di difendermi, di salvarmi... lui solo può farlo! Nessun altro. Ma non potrebbe essersi ingannata...? Dio mio, risparmiami il dolore di dover disprezzare me stessa... (Entra Rakitine).

Rakitine                      - Nathalia Petrovna...! Nathalia!

Nathalia                      - Chi è? Ah, siete voi?

Rakitine                      - Non vi sentite troppo bene mi ha detto Vera.

Nathalia                      - Non è vero. Come ha potuto dire questo?... O forse si... può anche darsi... Ma non ha importanza? Che desiderate? Perché siete qui?...

Rakitine                      - Vengo a chiedervi perdono. Mi sono condotto con voi poco fa in modo stupido e volgare. Non desidero perciò che una cosa: sapermi perdonato. Guardatemi. Non sfuggitemi a vostra volta. Io sono sempre il vostro amico di un tempo...

Nathalia                      - Si... Oh, vi domando scusa, Michailo, ma non ho udito una sola parola di quanto mi avete detto...

Rakitine                      - Vi ho chiesto perdono, Nathalia Petrovna. E vi ho chiesto anche se volevate per­mettermi di restare vostro amico.

Nathalia                      - Michel, ma cos'ho?

Rakitine                      - Siete innamorata...

Nathalia                      - Innamorata?... ma è insensato... Mi dite che sono innamorata?

Rakitine                      - Si, povera amica mia... Non in­gannate voi stessa...

Nathalia                      - E allora che debbo fare?

Rakitine                      - Sono pronto a suggerirvelo, se mi promettete...

Nathalia                      - Sapete che... Vera... lo ama? Si sono innamorati una dell'altro.

Rakitine                      - Ragione di più... Sono pronto a consigliarvi ma a una condizione.

Nathalia                      - Presto. Quale?

Rakitine                      - Promettetemi di non sospettare di me, delle mie intenzioni. Ditemi che mi cre­dete disinteressatamente ansioso di aiutarvi.

Nathalia                      - Parlate, parlate!

Rakitine                      - Bisogna che se ne vada. Non vi farò parola né di vostro marito né del vostro dovere... Sulle mie labbra queste parole sareb­bero inopportune... Ma quei ragazzi si amano... Supponete di potervi mettere tra loro... Vi per­dereste.

Nathalia                      - E voi? Voi rimarrete?

Rakitine                      - Io?... io! Anch'io debbo andar­mene... Per la vostra pace deve partire; dob­biamo partire tutti e due. Non c'è altra via d'u­scita.

Nathalia                      - Ma dopo, perché continuare a vivere?

 Rakitine                     - Guarirete, Nathalia Petrovna, credetemi. Tutto passerà.

Nathalia                      - Se tutti mi abbandonano?...

Rakitine                      - Ma... e la vostra famiglia? Se vo­lete posso restare ancora qualche giorno, dopo la sua partenza, per...

Nathalia                      - Ah! vi capisco... Contate sull'a­bitudine?... Sperate che io mi riprenda, che ritorni a voi, vi capisco benissimo.

Rakitine                      - Perché m'insultate, Nathalia Pe­trovna?

Nathalia                      - Ho detto che vi capisco; ma sba­gliate.

Rakitine                      - Oggi stesso, tra un istante me ne andrò di qui, Nathalia Petrovna. Partirò e non mi rivedrete mai più.

Nathalia                      - No, no! Michailo! Aiutatemi, se mi abbandonate sono perduta! (Entrano Issa-Icdev e sua madre).

Issalaiev                      - (alla madre) Io ho sempre pen­sato... Che significa? Che cos'è?

Rakitine                      - Niente... è... (Nathalia fugge).

Issalaiev                      - Nathalia Petrovna si sente forse poco bene?

Rakitine                      - No... ma...

Issalaiev                      - Perché è fuggita così a precipi­zio? Di che parlavate? Si direbbe che pian­gesse... e che tu la consolavi... Che c'è?

Rakitine                      - Nulla, veramente.

Anna                           - Ma non è possibile che non avesse nulla... Vado a vedere...

Rakitine                      - No, ve ne prego, è meglio la­sciarla tranquilla, per ora...

Issalaiev                      - Ma infine vuoi dirmi di che si tratta ?

Rakitine                      - Giuro, di nulla... Sentite: pro­metto di spiegarvi tutto più tardi... Ma per il momento abbiate fiducia in me, non chiedetemi altro e non disturbate Nathalia Petrovna.

Issalaiev                      - Come vuoi... soltanto... Ma è in­credibile. È sbalorditivo addirittura?...

Anna                           - Mi chiedo che cosa possa averla fatta piangere. Povera Nathalia. Eppoi... per quale ragione è fuggita, così? Ci considera forse estranei?

Rakitine                      - No no! Torno a pregarvi. Ave­vamo ancora qualche cosa da dirci.

Issalaiev                      - C'è un segreto fra voi?

Rakitine                      - Si, un segreto... ma lo conoscerai. Andatevene per ora, la voglio richiamare.

Issalaiev                      - Allora andiamocene mamma. (Escono).

Rakitine                      - Nathalia Petrovna! Nathalia Pe­trovna! Venite qua, vi prego!

Nathalia                      - (entrando) Che hanno detto?

Rakitine                      - Niente. Non preoccupatevi... Gli ho promesso di spiegargli tutto domani... Biso­gna approfittare dei pochi momenti di libertà che abbiamo... Ne va della vostra dignità... e anche della mia...

Nathalia                      - Non vi sembra Rakitine che siamo impazziti tutti e due? Io ho avuto paura e forse ho spaventato anche voi, per delle scioc­chezze... Racconterò ogni cosa io stessa ad Arkadi, ne rideremo insieme... Non ho bisogno di intermediari fra me e mio marito.

Rakitine                      - Ma siete pallida come una morta...

Nathalia                      - Forse pensate che io abbia cam­biato opinione circa la sua partenza?

Rakitine                      - Non penso nulla.

Nathalia                      - Sono, al contrario, così convinta della necessità della sua partenza che ho deciso di congedarlo io stessa. E lo farò immediata­mente.

Rakitine                      - Voi?

Nathalia                      - Io. Vi prego di farlo venire qui.

Rakitine                      - Bene! Il vostro desiderio sarà appagato. (Via dal salone).

Nathalia                      - Tutti mi sorvegliano! Ho biso­gno di libertà e di pace.

(Entra Bielaiev).

Bielaiev                       - Nathalia Petrovna, Michailo Ale-xandrovitch mi ha detto che desideravate par­larmi...

Nathalia                      - Si... permettetemi di dirvi che non sono contenta di voi.

Bielaiev                       - Posso saperne la ragione?

Nathalia                      - Veramente non so come comin­ciare... La mia scontentezza non deriva da vo­stra negligenza. Al contrario...

Bielaiev                       - Allora non saprei...

Nathalia                      - Non turbatevi... La colpa che avete commesso non è grave... e forse non po­tevate neanche prevederla...

Bielaiev                       - Ma, Nathalia Petrovna...

Nathalia                      - Siete ipaziente di sapere di che cosa si tratti. Ebbene debbo dirvi che Vera... Vera mi ha confessato tutto...

Bielaiev                       - Confessato tutto?

Nathalia                      - Non indovinate?

Bielaiev                       - Neppure vagamente.

Nathalia                      - In tal caso, perdonatemi. Se è vero che non indovinate.

Bielaiev                       - No, signora, non indovino!

Nathalia                      - Permettetemi però di dirvi che non vi credo.

Bielaiev                       - Come?

Nathalia                      - Comprendo la ragione che vi farà agire così. E la discrezione non mi di­spiace...

Bielaiev                       - Non riesco proprio a compren­dere, Nathalia Petrovna...

Nathalia                      - No? Potete almeno assicurarmi di non esservi accorto dell'inclinazione di Vera per voi?

Bielaiev                       - L'inclinazione di Vera Alexanna? Non so neppure che cosa rispondervi. Mi sembra però di essermi sempre comportato con Vera Alexanna, come...

Nathalia                      - Come con tutti gli altri, non è così?

Bielaiev                       - Si, signora!

Nathalia                      - Ebbene, che lo sappiate o che facciate finta di ignorarlo, quella ragazza vi ama. Ah beh! Ora domando a voi, da galantuomo, quali sono le vostre intenzioni...

Bielaiev                       - Ma la cosa è così inaspettata per me, Nathalia Petrovna...

Nathalia                      - M'accorgo di aver male impo­stato questa conversazione. Mi credete in collera con voi, mentre non sono che un po'... com­mossa. Cosa ben naturale. Sarò franca, e voi, da parte vostra, abbiate un po' più di confidenza in me. Avete torto di evitarmi. Vera vi ama. Di questo non avete alcuna responsabilità: ma vedete: Vera è orfana; è la mia pupilla; sono responsabile della sua felicità, del suo avve­nire... È ancora molto giovine, e sono certa che il sentimento che avete fatto nascere in lei, sva­nirà ben presto, ma, conoscendolo ormai, assu­mete un diverso contegno, cercando di evitare i colloqui e le passeggiate in giardino... Con nes­sun altro avrei osato di parlare così franca­mente...

Bielaiev                       - Nathalia Petrovna, non so vera­mente che pensare!

Nathalia                      - Debbo aggiungere che Vera ha creduto d'indovinare che non vi è indifferente...

Bielaiev                       - Vedo che non posso rimanere in casa vostra... Siete stata sincera con me, permet­tetemi di esserlo alla mia volta. Io non amo Vera Alexanna e per lo meno non l'amo nel modo che voi intendete. Ora se ha potuto cre­dere, come dire, di non essermi indifferente, non voglio ingannarla: le dirò la verità, ma comprenderete che dopo una simile spiegazione mi sarebbe difficile rimanere in questa casa. Non starò a dirvi quanto mi sia penoso andarmene... Mi ricorderò sempre di voi con gratitudine... e ora permettetemi che vada. Avrò l'onore di ve­nirvi a presentare i miei omaggi al momento della partenza.

Nathalia                      - Come volete: ma ci lasciate con molta disinvoltura...

Bielaiev                       - No, Nathalia Petrovna, mi è tutt'altro che facile...

Nathalia                      - Non è nelle mie abitudini trat­tenere alcuno contro la sua volontà... ma con­fesso che la vostra decisione...

Bielaiev                       - Non vorrei proprio, Nathalia Pe­trovna, procurarvi un dispiacere. Rimango.

Nathalia                      - Ah! Non credevo che cambiaste idea così in fretta... Vi ringrazio... ma datemi il tempo di [riflettere... Mi permettete di la­sciarvi fino a stasera in questa indecisione?

Bielaiev                       - Son disposta ad attendere finché vi piacerà. (Esce).

Nathaia                       - Non l'ama... Non l'ama... Non l'ama...

Fine del terzo atto

ATTO QUARTO

Una specie di grande peristilio abbandonato.

Katia                           - Macchè, non si vede! Aspetterò che ripassi di qui. Non può prendere altra strada... Dicono che parte... Ma vengono qui. Proprio ora!... (Si nasconde).

(Entrano il dottore e Lizaveta).

Dottore                       - Possiamo aspettare qui che smetta di piovere; è una nuvola passeggiera...

Lizaveta                      - Aspettiamo.

Dottore                       - Confessate, Lizaveta Bogdanovna, che la pioggia è venuta mal a proposito. Ha in­terrotto la conversazione nel momento buono.

Lizaveta .................... - Ignati Ilic

Dottore                       - Ma nulla c'impedisce di riallac­ciarla.

Lizaveta                      - Che mi chiedete Ignati Ilic?

Dottore                       - Ah! Lizaveta Bogdanovna, perché queste smorfie, questi sospiri. Son tutte cose che non vi si addicono affatto. Non siamo più ra­gazzi, né voi né io. Parliamo seriamente, come si conviene a persone della nostra età: noi ci si piace. E anche sotto altri rapporti siamo una coppia bene assortita. Debbo confessare che io non appartengo alla nobiltà, ma nemmeno il vostro nome credo sia così illustre... Non sono ricco, e se lo fui conta poco. Ma ho un'ottima clientela e non tutti i miei ammalati muoiono. Mi avete detto di possedere quindicimila rubli in contanti; naturalmente non guastano. Ho ra­gione di credere, d'altronde, che ne abbiate ab­bastanza di fare la damigella di compagnia. Da parte mia non arrivo a dire di essere proprio stanco della vita da scapolo, ma incomincio a invecchiare. Le domestiche mi derubano... Quindi tutto mi induce a prendere una deci­sione seria. Ma mi piacerebbe che mi conosceste bene prima di sposarci... Io non voglio ingan­narvi...

Lizaveta                      - Credo, Ignati Ilic, di conoscere il vostro carattere...

Dottore                       - Voi? Per carità! Che volete che capisca una donna? Scommetto che mi credete un allegrone, un burlone... No?

Lizaveta                      - Ho avuto sempre l'impressione che foste un uomo molto gentile.

Dottore                       - Ah! Ci siamo! Vedete com'è fa­cile ingannarsi? Vi garantisco che se non avessi bisogno del prossimo, non lo guarderei nem­meno in faccia! Vedete bene che non sono af­fatto un uomo divertente e forse nemmeno tanto buono. Ma non voglio passare per quello che non sono. Ho studiato come ho potuto, sono in realtà un cattivo medico. Non vi nascondo nulla, vedete; se dopo sposati voi doveste ammalarvi, vi farei curare da un altro, a meno che non mi costringiate a curarvi io stesso. Circa il mio ca­rattere, Lizaveta Bogdanovna, debbo dirvi che nell'intimità sono chiuso e taciturno, esigente. Ma se mi si accontenta e si prevengono i miei desideri, sono convinto che sia possibile abitare con me sotto il medesimo tetto. Basta non pian­ger mai in mia presenza. Le lagrime non le tol­lero. Eccovi la mia confessione. Che ne pensate?

Lizaveta                      - Che volete che ne pensi, Ignati Ilic? Se non vi siete calunniato per una ragione che ignoro...

Dottore                       - Perché dovrei calunniarmi? Io sono troppo orgoglioso per illudervi. Devo sem­brarvi un bell'originale e avete ragione. Un gior­no o l'altro vi racconterò la mia vita. Per il mo­mento è bene che riflettiate su quello che ho avuto l'onore di dirvi. Mi comunicherete la vo­stra decisione. A proposito quanti anni avete?

Lizaveta                      - Io... io... ho trent'anni...

Dottore                       - E questo è quello che si chiama una bugia. Ne avete quaranta suonati.

Lizaveta                      - No quaranta; trentasei appena.

Dottore                       - Trentasei non è trenta. Bisognerà rinunziare a queste ingenue finzioni, tanto più che una donna di trentasei anni, sposata, non può dirsi vecchia. E naturalmente rinunzierete anche al tabacco da fiuto. Questo beninteso! Mi pare che abbia smesso di piovere!

Lizaveta                      - Già, non piove più!

Dottore                       - Allora mi farete avere una ri­sposta tra qualche giorno?

Lizaveta                      - Vi comunicherò la mia decisione domani stesso.

Dottore                       - Benissimo! Questo è più intelli­gente! Brava Lizaveta Bogdanovna. E ora da­temi il braccio e torniamo a casa!

Lizaveta                      - Si, torniamo...

Dottore                       - A proposito... Non vi ho ancora baciato la mano, e credo che sia nell'uso... Al­lora andiamo! Ecco fatto. (Via).

Katia                           - Temevo che non se ne andassero più! Che uomo cattivo, quel medico! Parla! Parla. E canta anche!... Come l'erba è bagnata! E come odora!... Alexey Nicolaic!

Bielaiev                       - (di dentro) Chi mi chiama? Ah, sei tu Katia? (Appare) Che vuoi?

Katia                           - Venite qui,... ho qualcosa da dirvi.

Bielaiev                       - (entrando) Bene... Eccomi.

Katia                           - Non vi siete bagnato?

Bielaiev                       - No... ero nella serra. E così che hai da dirmi?

Katia                           - La signorina Vera Alexanna... vor­rebbe parlarvi... ecco tutto.

Bielaiev                       - Bene. Vado immediatamente.

Katia                           - No. Verrà qui lei!

Bielaiev                       - Qui?

Katia                           - Si, signore. Qui non si è disturbati... Vi ama molto, sapete. Corro ad avvisarla (falsa uscita). È vero Alexey Nicolaic che state per la­sciarci ?

Bielaiev                       - Io? No. Chi te lo ha detto?

Katia                           - Ah! Non è vero! Non partite più! Dio sia lodato!

Bielaiev                       - (trae un biglietto) « Non partite, non prendete alcuna decisione prima di vederci. Nathalia:». Perché il cuore mi batte con tanta violenza ?

(Vera e Katia sono sulla soglia).

Katia -                         - Non abbiate timore, avvicinatevi a lui; io starò attenta. Non temete di nulla. (Esce).

Bielaiev                       - Vera Alexanna! Avete pianto?

Vera                            - Non è nulla... Ho sentito dire che avete avuto con Nathalia Petrovna una spiega­zione alquanto sgradevole... e che partite.

Bielaiev                       - Niente è ancora deciso... proba­bilmente rimarrò.

Vera                            - Mi accorgo che Nathalia Petrovna vi ha detto tutto! Oh con quanta crudeltà ha agito contro di me! E sapete perché vi ha licenziato? Pensa che voi... che noi... ma stia tranquilla... Ormai potete restare! Io non posso essere per lei una rivale pericolosa! Ma forse ha ragione! Può anche darsi che l'amiate.

Bielaiev                       - Io? Vera Alexanna!

Vera                            - Si, voi. Perché arrossite?

Bielaiev                       - Io?

Vera                            - Voi l'amate!

Bielaiev                       - Calmatevi, vi prego...

Vera                            - Non mi trattate anche voi come una bambina! Non cercate di consolarmi... (Per uscire. Vede Nathalia) Nathalia Petrovna!

Nathalia                      - Venivo in cerca di te... Ti ho cercata dovunque.

Vera                            - Oh! smettetela, finalmente, Nathalia Petrovna di trattarmi così. Da oggi sono una donna... una donna come voi!

Nathalia                      - Vera!

Vera                            - Non mi ama, non avete ragione di essere gelosa!

Nathalia                      - Vera!

Vera                            - Non sono più la vostra sorella più giovine... voi mi trattate da rivale!

Nathalia                      - Vera, voi dimenticate...

Vera                            - Può darsi... Ma chi l'ha voluto? Non riesco nemmeno a comprendere di dove mi venga l'audacia di parlarvi così... Forse oso farlo perché non spero più nulla, da che vi siete divertita a umiliarmi... Ebbene sappia­telo! Gli ho detto tutto.

Nathalia                      - Tutto che cosa?

Vera                            - Tutto quello che avevo capito! Ave­vate sperato di potermi strappare il segreto senza tradirvi ed invece vi siete scoperta.

Nathalia                      - Vera! Calmatevi!

Vera                            - Su, perché non mi dite che m'in­ganno ?... Perché non mi dite che non lo amate ? Lui lo ha fatto capire ben chiaro che non mi ama! Nathalia Petrovna perdonatemi! Io... non so... Siate indulgente... (Via a precipizio).

Bielaiev                       - Posso accertarvi Nathalia Pe­trovna...

Nathalia                      - Basta, Alexey Nicolaic... È la ve­rità. Vera ha ragione. Sono colpevole verso di voi e verso di lei... Mi sono diminuita anche di fronte a me stessa... Non mi resta che un mezzo per riconquistare un poco la vostra stima, ed è la franchezza: un'assoluta franchezza, qualun­que ne siano le conseguenze. Del resto ci par­liamo per l'ultima volta. Vi amo. Ecco. Vi amo dal giorno in cui giungeste qui tra noi, ma soltanto ieri me ne son resa conto... Proprio così: sono stata gelosa di Vera, ho sperato di poterle dare marito per allontanarla da me e da voi: ho abusato dei privilegi che mi davano la mia età e la mia situazione per carpire il suo segreto. Ma l'unica cosa che contavo di evitare, era il pericolo di scoprirmi. E invece... Vi amo Bielaiev, ma, sappiatelo, soltanto l'orgoglio mi strappa questa confessione. La finzione a cui son ricorsa ha finito col disgustarmi. Non vorrei che serbaste di me un cattivo ricordo... Non mi ri­spondete nemmeno una parola? Capisco. Non avete da dirmi nulla. La situazione di un uomo che si sente fare una dichiarazione d'amore da una donna che non ama, è imbarazzante. Vi sono grata anche di questo silenzio. Addio!

Bielaiev                       - No, non posso lasciarvi così, Na­thalia Petrovna. Mi avete detto che non vor­reste che io serbassi di voi una cattiva impres­sione e nemmeno io vorrei esser ricordato da voi come un uomo che... Non so come spie­garmi... Non son capace di parlare con voi... Come avrei potuto io pensare soltanto ad avvi­cinarmi... Vi guardo come... E ciò non ostante dite di amarmi! Voi Nathalia Petrovna. Il cuore mi fa male. E non è certo per lo stupore, ne perché mi senta lusingato nel mio amor pro­prio... Ma non posso partire così... Fate di me quel che volete!

Nathalia                      - Che ho fatto!

Bielaiev                       - Credete alle mie parole, Nathalia Petrovna...

Nathalia                      - Se non sapessi che siete un uomo incapace di mentire, Dio solo sa quel che pen­serei di voi... Mi pentirei perfino della mia fran­chezza. Ma vi credo, e vi sono grata di quanto mi avete detto. Adesso so perché non abbiamo potuto comprenderci... Dunque nessun'altra ra­gione vi allontanava da me... se non la mia si­tuazione diversa? Tanto meglio così... Mi sarà più facile ora separarmi da voi. Datemi la mano Bielaiev e addio per sempre. (Egli le bacia la mano e via) Bielaiev!

Bielaiev                       - Nathalia Petrovna...

Nathalia                      - Restate...

Fine del quarto atto

ATTO QUINTO

Issalaiev                      - Oggi non si lavora! La via mi­gliore è sempre la più semplice. (Suona. Mativey entra) Michailo Alexandrovitch è in casa?

Matwet                       - Si, signore, l'ho visto or ora nella sala del bigliardo.

Issalaiev                      - Pregatelo di venire da me.

Matwey                      - Bene, signore. (Esce).

Issalaiev                      - Ho un bell'essere forte, sento che non resisterei a lungo... Ouf!

Rakitine                      - (preoccupato entra nel salone) Mi hai fatto chiamare?

Issalaiev                      - Si... Michailo, tu mi devi una spiegazione?

Rakitine                      - Io?

Issalaiev                      - Si. A proposito del pianto di Na-thalia... Ricordi? Mi hai detto che v'era un se­greto fra te e Nathalia, e che me lo avresti con­fidato...

Rakitine                      - Ah... si. Stavamo conversando; questo è tutto.

Issalaiev                      - Su quale argomento? E perché piangeva ?

Rakitine                      - Sai bene Arkadi, che nella vita di una donna, anche nella più felice, esistono mo­menti...

Issalaiev                      - No, Rakitine, ti sei avviato per una strada sbagliata. L'imbarazzo che dimostri è più penoso a me che a te. Siamo vecchi amici... Permettimi una domanda... Ti do, prima, la mia parola d'onore di accogliere con altrettanta lealtà la risposta che mi darai... Tu ami mia moglie, vero? M'intendi bene? L'ami in modo tale... l'ami di un amore che... non è facile con­fessare a un marito.

Rakitine                      - Si... amo tua moglie... così.

Issalaiev                      - Ti ringrazio della franchezza, Michailo... Ma ora?... Siedi e guardiamoci in faccia. Io conosco bene Nathalia; so quanto valga. Ma conosco anche te. E non mi nascondo di sentirmi inferiore a te, Michailo... Non inter­rompermi, ti prego... Tu sei buono, più intelli­gente di me. Io sono un uomo semplice. Credo che Nathalia mi voglia bene. Ma ha gli occhi anche lei! Insomma, tu devi piacerle. Ho notato da molto tempo la vostra reciproca inclina­zione... Ma ho sempre avuto fiducia in voi... E fino a poco fa... Ah! non so più parlare. Parla! Di qualche cosa, Michailo!

Rakitine                      - Hai tutte le ragioni Arkadi...

Issalaiev                      - La coscienza mi dice che non si deve tiranneggiare nessuno... E allora? Lasciarla libera? Sì, forse è questo che dovrei fare! Ma non prima di aver riflettuto.

Rakitine                      - Per mio conto ho già deciso...

Issalaiev                      - Che cosa?

Rakitine                      - Andarmene. Devo andarmene.

Issalaiev                      - Sei d'opinione che... sia preferi­bile che tu... parta per sempre?

Rakitine                      - Si.

Issalaiev                      - Che idea! Che tu abbia ragio­ne?... Senza di te, la vita cambierà... Penso che la tua idea sia giusta... Tu sei pericoloso per me, mio caro... Pericoloso! Ma io parlavo di la­sciarla libera... di andare. In quanto a me, oh! senza Nathalia, io... Ed ecco quello che mi sgo­menta, amico mio.

Matwey                      - (entrando dal gabinetto di lavoro) C'è il capo operaio, signore...

Issalaiev                      - Che aspetti! (Matwey esce. A Bielaiev che entra) Ah! Siete voi? Come va?

Bielaiev                       - Bene, Arkadi Sergueitc.

Issalaiev                      - Dov'è Kolia?

Bielaiev                       - Col signor Schaaf.

Issalaiev                      - Benissimo. Signori vi saluto. Oggi non sono ancora andato né alla diga, ne alla fab­brica, e non ho nemmeno sfogliato le mie carte... Matwey, seguitimi. (Esce).

Bielaiev                       - Come state oggi, Michailo Ale­xandrovitch?

Rakitine                      - Grazie. Come di solito. E voi?

Bielaiev                       - Bene.

Rakitine                      - Lo si vede.

Bielaiev                       - Da che?

Rakitine                      - Dalla faccia! Eh! eppoi oggi ave­te indossato una giacca nuova. Ma che vedo? Avete anche un fiore all'occhiello? Perché? Vi stava così bene! A proposito, se avete bisogno di qualcosa, in città, io ci vado domani.

Bielaiev                       - Domani?

Rakitine                      - Si. E poi sarò a Mosca.

Bielaiev                       - E vi tratterete molto tempo?

Rakitine                      - Non saprei... Forse si.

Bielaiev                       - Posso chiedervi se Nathalia Pe-trovna ne è già informata?

Rakitine                      - No, non lo sa ancora. Perché me lo domandate?

Bielaiev                       - Perché?... Così, per niente.

Rakitine                      - Nessuno ci ascolta, Alexey Nicolaic: non vi sembra stupido fra noi, canzonarci così?...

Bielaiev -                    - Non vi capisco...

Rakitine                      - Possibile che non indoviniate la ragione della mia improvvisa partenza?

Bielaiev                       - No.

Rakitine                      - Strano. Ma non ho difficoltà a crederlo. Ecco qua: conto sulla vostra discre­zione. Ho avuto or ora una serissima conversa­zione con Arkadi Sergueitc, in seguito alla quale ho deciso di partire. Immaginate un po'. S'è messo in testa che io sia innamorato di Nathalia Petrovna... Un'idea strana no? Però gli son grato di essersi rivolto direttamente a me, senza ricorrere a sotterfugi e senza sottopormi a una ridicola sorveglianza! È inutile forse aggiungere che i suoi sospetti non hanno fondamento al­cuno; tuttavia, lo tormentano. Ora, un uomo onesto, deve saper sempre sacrificare i propri piaceri alla tranquillità d'un amico. Ed ecco perché vado via. Se voi foste al mio posto non agireste allo stesso modo?

Bielaiev                       - Credo di si.

Rakitine                      - Non posso nascondervi che nella mia decisione vi sia un lato ridicolo. Ma, caro Alexey Nicolaic, l'onore d'una donna è al di sopra di tutto. A proposito, voi siete ancora dell'opinione che, a questo mondo, l'amore co­stituisca la felicità suprema?

Bielaiev                       - Non ho ancora avuto l'occasione di sperimentarlo, ma penso che essere amati dalla donna che si ama, sia una felicità im­mensa.

Rakitine                      - Che Iddio vi conservi il più a lungo possibile questa dolce illusione! Per mio conto, l'amore, felice o sfortunato, è comunque una calamità, se ci abbandoniamo ad esso, inte­ramente. Aspettate! Imparerete col tempo, come quelle piccole morbide mani sappiano torturare, e con quale delicata attenzione, siano capaci di lacerare un cuore umano... Finora vi è man­cata l'occasione di studiare le donne... Sono biz­zarre creature...

Bielaiev                       - Ma di chi parlate?

Rakitine                      - Di tutte e di nessuna. Così, non avete commissioni da affidarmi per la città?

Bielaiev                       - No, vi ringrazio molto. E mi di­spiace che partiate.

Rakitine                      - Grazie. Anche a me dispiace, vi giuro... (Nathalia e Vera vengono dal gabinetto da lavoro).

Nathalia                      - Buon giorno, signori.

Rakitine                      - Buongiorno Nathalia Petrovna... Buongiorno Vera Alexanna.

Nathalia                      - Veniamo dal giardino. È così bel tempo oggi... I tigli profumano l'aria; abbiamo passeggiato nella loro ombra; è così piacevole ascoltare il ronzio delle api, che ci sfiorano i capelli... Speravamo incontrarvi...

Rakitine                      - E brava! Siete in vena di poesia naturalista! Ah! dimenticavo di dirvi, Nathalia Petrovna, che oggi parto...

Nathalia                      - Dove andate?

Rakitine                      - In città... per affari.

Nathalia                      - M'auguro che non vogliate trat­tenervi a lungo...

Rakitine                      - Dipenderà da quello che debbo fare...

Nathalia                      - Cercate di tornare presto! Kolia mi ha fatto vedere i vostri disegni, Alexey Ni­colaic... Ma li avete fatti proprio voi?

Bielaiev                       - Si, signora... Cosuccie da nulla...

Nathalia                      - Tutt'altro. Sono molto belli...

Rakitine                      - Ogni giorno scoprite nel signor Bielaiev nuovi meriti...

Nathalia                      - Può darsi... È segno che li ha. Avrete certo altri disegni; me li mostrerete.

Rakitine                      - Oh! dimenticavo di fare le va­ligie... Arrivederci.

Bielaiev                       - Attendetemi Michailo Alexandro-vitch. Ho due parole da dirvi.

Rakitine                      - Ah! (Entrano entrambi nel sa­lone).

Nathalia                      - Vera?

Vera                            - Che volete?

Nathalia                      - Non fare così con me, Vera, ti prego... Sii buona. Vera perdonami; non pian­gere. Ho molti torti verso di te.

Vera                            - Alzatevi signora, alzatevi...

Nathalia                      - Prima voglio che mi perdoni, Vera... Tu soffri; ma anch'io soffro... La sola differenza tra noi è che tu sei innocente...

Vera                            - Ce n'è anche un'altra, Nathalia Pe­trovna. Oggi siete così buona affettuosa, dolce... perché vi sentite amata...

Nathalia                      - Vera?

Vera                            - Non ho forse detto la verità?

Nathalia                      - Credimi, non sono meno infelice di te...

Vera                            - Vi ama!

Nathalia                      - Che piacere possiamo trovare nel tormentarci l'un l'altra, Vera? Non ti pare che sia tempo di dominare noi stesse.

Vera                            - Vi ama...

Nathalia                      - Se ne va, parte!

Vera                            - Oh! lasciatemi...

(In questo istante s'ode dalla stanza da lavoro, la voce d'Issalaiev) « Nathalia! Dove sei Nathalia? ».

Nathalia                      - Sono qui... Che vuoi?

Voce d'Issalaiev         - Vieni, ho da dirti qual­cosa...

Nathalia                      - Vengo subito. (Esce).

Vera                            - Ed io debbo restare in casa sua! È troppo!

Dottore                       - (s'avvicina in punta di piedi e Vera non se ne avvede) Vera Alexanna! E dunque, Vera Alexanna?

Vera                            - Chi è? Siete voi dottore?

Dottore                       - Vi sentite forse poco bene, cara si­gnorina ?

Vera                            - Affatto.

Dottore                       - Fatemi sentire il polso. È un po' troppo frequente? Eh! vedete signorina, che si­gnifica non darmi ascolto?... E dire che vi voglio così bene...

Vera                            - Ignari Ilic...

Dottore                       - Che c'è? Perché mi guardate in quel modo?

Vera                            - Quel vostro amico, il signor... Bolchinnstov, è veramente una brava persona?

Dottore                       - L'uomo più onesto che io mi co­nosca... un vero campione di virtù.

Vera                            - E non è cattivo?

Dottore                       - È invece straordinariamente buo­no! Quello non è nemmeno un uomo, ma una pasta di zucchero.

Vera                            - Quand'è così, potete dirgli che... che sono disposta a sposarlo.

Dottore                       - Sul serio?

Vera                            - Ma subito, però, il più presto possi­bile, mi capite? Il più presto possibile!

Dottore                       - Anche domani, se volete... Brava, Vera Alexanna! Corro da lui al galoppo. Lo farò impazzire dalla gioia. (Esce).

(Bielaiev entra a tempo).

Bielaiev                       - Non posso vederla così tranquilla! Così felice! Siete sola, Vera Alexanna?

Vera                            - Si.

Bielaiev                       - È una fortuna... son venuto a dirvi che parto.

Vera                            - Anche voi partite?

Bielaiev                       - Si... anch'io. Volete consegnare questo a Nathalia Petrovna?

Vera                            - Un biglietto?

Bielaiev                       - Si... Non ho il coraggio di ve­derla... Addio. (Esce).

Nathalia                      - (entra dal salone) Vera... che hai? Per me?

Vera                            - Nathalia Petrovna...

Nathalia                      - Non ha voluto neppure dirmi addio... A voi lo ha detto.

Vera                            - Perché non mi amava...

Nathalia                      - Ah!

Vera                            - Vi comprendo, Nathalia Petrovna; non dovrete sopportare per molto tempo ancora il fastidio della mia presenza.

Nathalia                      - Perché dici questo, Vera? Vuoi lasciarmi anche tu? Hai ragione... tutto rientra nell'ordine naturale delle cose.

(Issalaiev entra nella sala da lavoro).

Vera                            - Ha saputo che parte?

Nathalia                      - Si, lo sa!

Issalaiev                      - Nathalia... Sono io... Ti senti poco bene, cara?

Nathalia                      - Mi sento benissimo, Arkadi, non è nulla...

Issalaiev                      - Pure sei pallida... Vai a ripo­sarti un poco.

Nathalia                      - E sia... Tutto rientra nell'ordine naturale delle cose.

FINE