FARSA MODERNA IN TRE ATTI DI
GAETANO e OLIMPIA DI MAIO
PERSONAGGI E INTERPRETI
(In ordine di entrata)
NICOLA, amico di Gennaro Cozzichella ____________________
LILIANA SOLFA IN FISCHIETTI ____________________
PASQUALE, altro amico di Gennaro ____________________
GENNARO COZZICHELLA ____________________
ELVIRA, sua moglie ____________________
IGNAZIO, ufficiale giudiziario ____________________
MICHELE, suo aiutante ____________________
NUNZIETTA, figlia di Gennaro e di Elvira ____________________
ADALGISA DELLE GRAZIE ____________________
ARISTIDE FISCHIETTI, marito di Liliana ____________________
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO è un giallo-comico ambientato ai no-stri giorni. Una sprovveduta banda di onesti e incensurati improvvisa un rapimento a scopo di e-storsione. Potrebbe andare tutto per il meglio ma qualche imprudenza nel parlare, un eccesso di avidità e l’intraprendenza degli spregiudicati coniugi Fischietti finiscono per complicare le cose; così, a Gennaro Cozzichella, sempre più incapace di governare gli eventi, non resta che confidare nell’aiuto… della Madonna di Pompei.
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 2
(Con tono preoccupato e premuroso) |
ATTO PRIMO
DESTRA E SINISTRA DELLO SPETTATORE
L’interno di una casetta di campagna assai modesta, quasi un casolare. Sul fondale, al centro, c’è la comune che si a-pre su un’immensa distesa verde. Alla quinta di sinistra una porta interna. Evidentemente la casetta è rimasta abban-donata da lungo tempo, infatto non vi sono mobili che lascino pensare ad un soggiorno abituale, solo sedie e un piccolo tavolino rustico, di quelli in uso nelle trattorie di campagna. Le pareti sono disadorne e decrepite, perfino macchiate, qua e là, di muschio e di umido. A terra, in un angolo, una grossa borsa da spesa e una coperta.
Al levarsi della tela LILIANA è seduta sulla sinistra dell’ambiente, imbavagliata, i piedi legati l’uno all’altro e simil-mente le mani. In piedi, accanto a lei, c’è NICOLA che si tiene, con la mano, un fazzoletto sulla guancia. Presso la so-glia della comune, che è aperta, è seduto PASQUALE con un fucile da caccia ritto fra le gambe a puntello delle mani congiunte e del mento che vi ha poggiato. È volto verso la campagna come chi stia là per sparare l’eventuale arrivo di qualcuno.
SCENA PRIMA
(NICOLA, PASQUALE e LILIANA
NICOLA (Mentre Liliana si agita sulla sedia) Ah, Madonna mia! Questa comincia ad agitarsi un’al-
tra volta! Signora, si sente qualcosa? Ha bisogno di
qualcosa? Abbia pazienza. Lo so che non sta comoda in quella posizione, ma qua siamo tutti in un certo disagio. Guardi, io da cinque giorni in questo umido… mi sta
venendo pure il mal di denti. (Liliana si agita ancora. Nicola a mani giunte, quasi implorante)
Signora, io non posso scioglierla senza ordini. Sia comprensiva, non mi metta in dif-ficoltà. (E poiché Liliana insiste) Aspetti, ora chiamo il mio collega che sta di guardia, forse capisce meglio la sua mimica. Sa, era bidello all’istituto per handicappati.
(Chiamando a bassa voce) Pasquale… Pasquale… (Si avvicina a Pasquale e gli batte una mano sulla spalla) Pasquale!
PASQUALE (In verità si era assopito. Si sveglia di soprassalto, butta via il fucile e balza in piedi) ‘E gguardie!
Chi è?
NICOLA No, no, sono io…
PASQUALE E che diavolo, nun me sapive chiamma’ a voce? Con questa tensione tu viene zitto zitto e mi metti una zampa sopra la spalla?
NICOLA Ma quale zitto zitto, Pasqua’?! Sono le scarpe di gomma che ci siamo messe pe’ nun fa’ rummore!
PASQUALE È stata ‘na pensata infelice: sono più le paure che ci stiamo prendendo fra di noi che altro. Ma tu che vaje cercanno?
NICOLA Io niente. È la signora: si agita…
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PASQUALE |
Ah, sì? E aspetta ‘nu poco che ci penso io. (A Liliana) Signora ma lei che si crede, che |
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l’abbiamo invitata allo chalet svizzero? In villeggiatura? Questo è un sequestro di |
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persona, un rapimento! E sappia che se suo marito non pagherà presto i cento milioni |
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del riscatto, noi… |
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NICOLA |
Pigliammo ‘na brunchite tutti e tre! |
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PASQUALE |
Nico’, ma che fai, mi sfotti? |
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NICOLA |
Pasqua’, quella non sente. Mi so’ ricordato che le abbiam messo i tappi nelle orec- |
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chie! |
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PASQUALE |
Ah, già… |
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NICOLA |
Tutte precauzioni inutili. Qua intorno non c’è altro che verde e silenzio. |
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PASQUALE |
Un verde monotono, ossessivo… È per questo che, inavvertitamente, m’ero assopito |
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‘nu poco… |
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NICOLA |
Neh Pasqua’, e tu ti assopisci mentre stai di guardia? Ma allora qua ci possiamo tro- |
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vare i cani addosso all’improvviso? |
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PASQUALE |
I cani? |
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NICOLA |
Dico la polizia che arriva con i pastori tedeschi. A me questa è la cosa cha fa più im- |
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pressione. |
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PASQUALE |
‘Overo? |
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NICOLA |
Me dà l’idea ca ‘e cane mozzecano. |
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PASQUALE |
Ah, i cani mordono? Ma pecché, Nico’, i debiti invece non mordono? I guai e la mi- |
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seria non mordono? |
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NICOLA |
Pasqua’, io oltre tutto sono convinto che qua nun ce jesce niente. |
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PASQUALE |
Come sarebbe niente? |
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NICOLA |
Secondo me il marito ‘è levata ‘a mugliera da sopra allo stomaco e non caccia nem- |
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meno una lira. |
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PASQUALE |
Mannaggia ‘a capa toja! Ma se quello ha già confermato che accetta le nostre condi- |
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zioni! |
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NICOLA |
Sì, ma ci ha dato già due appuntamenti e nun avimmo truvato a nisciuno. Avesseme |
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fa’ che noi stiamo qua a penare e chillo se fa ‘e meglie resate in poltrona a casa soja? |
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PASQUALE |
Nico’, la prima volta l’appuntamento era nel giardino zoologico, il leone sgaiattolò |
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dalla gabbia e ci fu ‘nu fuja fuja generale; il secondo appuntamento fu stabilito vici- |
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no alla chiesa di Sant’Isidoro ca nun ce sta maje nisciuno… |
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NICOLA |
E invece quella sera ce steva ‘o cardinale, ‘o prefetto, la processione dei fedeli cu’ ‘a |
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banda e i fuochi artificiali. |
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PASQUALE |
Siamo stati sfortunati. Ma non ti preoccupare: il commendatore si purga, si purga… |
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NICOLA |
E se nel frattempo le succede qualche cosa? Se dovesse impazzire? Se dovesse mori- |
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re? |
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PASQUALE |
(Facendo corna) Dalle! |
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NICOLA |
Io non ci volevo venire… io non lo volevo fare! |
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LILIANA |
(Durante la battuta che segue riuscirà, contorcendosi, a tendere le gambe fino a toccare con i piedi |
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Pasquale, come per richiamare la sua attenzione) |
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PASQUALE |
Nico’ ma che teniamo, il cuore della pimmicia? Ma allora ci vogliamo sempre mette- |
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re paura appena ci fanno un pernacchio indietro? Nico’, qua bisogna essere uomini, |
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qua bisogna essere duri, bisogna essere coraggiosi! (Sentendosi toccare dai piedi di Liliana |
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fa un salto, spaventato) Chi è? |
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NICOLA |
Calma, calma, è la signora. |
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PASQUALE |
Ma che faceva, ‘a contorsionista ‘sta maledetta? |
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NICOLA |
Pasqua’, deve avere delle esigenze impellenti. Che dici, la sciogliamo un poco? |
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PASQUALE |
Nico’, io non mi assumo responsabilità, chiamma a Gennaro. |
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NICOLA |
Lo chiamo? Quello sta tutto assorto con la penna in mano, sta scrivendo qualche co- |
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sa… |
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PASQUALE |
Una lettera al marito della signora? |
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NICOLA |
E io che ne saccio? |
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PASQUALE |
Per l’amor di Dio, in questi casi non si scrive niente! Semmai si ritagliano le lettere |
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da sopra ai giornali e poi si azzeccano una per una. |
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NICOLA |
(Chiamando verso la porta a sinistra) Gennaro… Gennaro… |
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SCENA SECONDA |
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(GENNARO e detti) |
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GENNARO |
(Di dentro) Chi è? |
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PASQUALE |
(A Nicola) Se non dici la parola d’ordine, quello non esce. |
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NICOLA |
Ah, già! (Come sopra) La birra è fredda, puoi venire. (Chiamando ancora) Gennaro, la |
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birra è fredda… |
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GENNARO |
(Viene in scena con un foglietto di carta in mano) Un momento… Un momento! Hai paura |
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che si fa calda? |
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PASQUALE |
Ma che, stai dormendo? |
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GENNARO |
Io non dormivo, stavo scrivendo dei versi. |
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PASQUALE |
I versi? |
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GENNARO |
Sentite, sentite quanta amarezza c’è in questa satira contro gli invidiosi… |
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PASQUALE |
(Fra sé) ‘Mmano a chi ce simme affidate? |
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GENNARO |
(Prendendo a declamare) |
“Nell’orto bello di messer livore |
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c’era una rosa, e c’era una stercata!” |
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NICOLA |
Genna’, tu te miette a ffa’ ‘e poesie cu’ chisti guaje ‘a parte ‘a capa? Qua c’è la si- |
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gnora che vorrebbe parlare. |
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GENNARO |
(Ironico) Ah, la signora vorrebbe parlare? Voi donne non lo perdete mai il vizio di |
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chiacchierare! |
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PASQUALE |
Bravo! (Sottovoce) Ricordati sempre che abbiamo deciso di essere rudi, minacciosi… |
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GENNARO |
(Rinforzando) Torvi! |
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PASQUALE |
Come? |
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GENNARO |
Torvi! È cchiù forte. Perbacco, ho letto tante volte queste parole sui giornali, mi |
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hanno fatto tanta impressione che mò mi fa piacere di essere torvo! Guarda quanto è |
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bello: torvo, spietato, anzi bieco. |
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PASQUALE |
(Approvando) Cinico, repellente. |
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GENNARO |
(Con sadico sorriso di compiacimento) Abominevole! |
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NICOLA |
Genna’, ma la signora sta aspettando… |
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GENNARO |
(Caricaturalmente gentile) Oh, davvero? E aspetta, che mò le porto un fascio di fiori con |
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le scuse. (Poi a Liliana) Ma che si crede, che noi stiamo comodamente seduti su di una |
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sedia come lei? Lei non deve dare fastidio, ha capito, miliardaria del cacchio? Mi ri- |
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sponda di sì col capo. Mi risponda perbacco! Uh, quella non risponde! |
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NICOLA |
Ma forse non riesce a sentirti… Le abbiamo messo i tappi nelle orecchie. |
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GENNARO |
(A Pasquale) Pure nelle orecchie? E che diavolo, ‘n’atu ppoco le mettive pure ‘nu su- |
||
ghero… Bah, nun me fa’ parla’! |
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NICOLA |
Che faccio, la stappo? |
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GENNARO |
La birra è fredda? |
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PASQUALE |
La birra è fredda. |
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GENNARO |
E stappala. |
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NICOLA |
‘A birra? |
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PASQUALE |
Ma qua’ birra? ‘A signora! |
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NICOLA |
(Eseguendo) Ecco fatto. (Fa per sbavagliarla) Forse anche un poco la bocca… |
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GENNARO |
No, soltanto le orecchie! La bocca deve stare chiusa. E ringraziasse il Signore che |
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non ho il cemento e una cucchiarella, se no ce l’appilavo come una fornacella vec- |
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chia! |
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NICOLA |
Genna’, ma qua anche se grida non la sente nessuno: siamo nel Sahara! |
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GENNARO |
Stupido! Io non l’ho imbavagliata per non farla gridare, ma semplicemente perché |
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ogni volta che mi avvicinavo mi sputava in faccia. |
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NICOLA |
Ma quando pensava che tu volessi fare lo sporcaccione… Mani e piedi legati, era l’ |
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unica difesa che teneva! |
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GENNARO |
Si no me vatteva proprio! |
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NICOLA |
Genna’, rendiamoci conto: può avere delle esigenze. Che so… una mosca in faccia, |
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un prurito… Ve l’immaginate che cosa significa avere un prurito insistente e non po- |
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tersi grattare? |
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GENNARO |
Vediamo un poco, aspettate. Signora scusi, lei forse ci ha un prurito? (Liliana annuisce, |
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Gennaro a Nicola) Avevi ragione: ci ha il prurito. |
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PASQUALE |
E con questo? |
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GENNARO |
(Come prendendo una decisione che si impone) Non c’è dubbio, bisogna grattarla. (A Liliaba |
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che ad ogni domanda farà cenno di no) Signora, è sulla mano? Sul piede? Sulla coscia? |
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Dietro le spalle? No? E dove ce l’ha questo cacchio di prurito? |
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NICOLA |
Genna’, ma la signora ormai ha capito che siamo tre gentiluomini: ora non sputa più. |
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È vero, signora, che non lo fa più? (Liliana annuisce) |
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GENNARO |
E va bene. (A Pasquale) Tu siediti sulla porta e sorveglia. E non fare che appena senti |
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un allarme mine ‘o fucile pe’ ll’aria! |
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PASQUALE |
Genna’, ma se vengono i poliziotti e me vedono cu’ ‘o fucile ‘mmano, quelli mi spa- |
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rano addosso! |
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GENNARO |
E allora che faje, quando nun serve ‘o tiene e appena può servire lo butti via? (A Lilia- |
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na) Signora, ora la farò sorvegliare, ma sia chiaro che lei potrà usare la bocca solo a |
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scopo di conversazione. (Liliana annuisce) Inoltre le concedo di dire solo parole isolate |
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e di pratica utilità; per esempio: mangiare, dormire, grattare, bere… |
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NICOLA |
(Emettendo il bisbiglio col quale si sollecitano i bambini a fare la pipì) Pscc… pscc… pscc… |
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GENNARO |
Chi è? Che vuo’? (Nicola gli sussurra qualcosa all’orecchio) Ma si capisce che può dire |
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anche “pipì”, è sottinteso! Purché siano parole isolate, come nei telegrammi, Ha ca- |
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pito? (Liliana annuisce) Una, una sola parola! (Liliana annuisce di nuovo. Gennaro a Nicola) |
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Sbavagliala. |
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LILIANA |
(Appena sbavagliata grida con tutta la forza, facendo scappare Gennaro e Nicola) Stroooonzi! |
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PASQUALE |
L’ha avuto cu’ tte? |
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GENNARO |
(Tornando sui suoi passi) M’era parso cumulativo. |
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PASQUALE |
Ma dammole ‘na lezione! |
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GENNARO |
Tu siediti e stai sempre di guardia, ora ci penso io. (A Nicola) Non abbiamo una raspa, |
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una grattugia, del filo spinato per grattare la signora? (A Liliana) Avanti: è dietro l’o- |
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recchio? Sul pancino? Sul collo? Parli, parli, mi faccia sentire! |
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LILIANA |
È sul sedere! |
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GENNARO |
Ah, è sul… ? Come ha detto? |
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LILIANA |
Sul sedere. |
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GENNARO |
(Imbarazzato) Beh… io penso che anche sul sedere… che dici? |
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NICOLA |
(Aprendo le braccia) Eh! |
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GENNARO |
Si tratta di un mero atto di assistenza infermieristica. |
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NICOLA |
Certo! |
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GENNARO |
(A Liliana con decisione) Si alzi in piedi! |
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LILIANA |
Sì, quando mi escono le scelle! |
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GENNARO |
Non faccia la spiritosa, ho detto: “In piedi!” |
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LILIANA |
E come mi alzo con i piedi attaccati? |
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GENNARO |
Non si può negare che una volta tanto ha ragione. Non cedo alla pietà, cedo alla logi- |
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ca. Nicola… |
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NICOLA |
Sì? |
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GENNARO |
Sciogli i piedi della signora. |
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NICOLA |
(Eseguendo) Subito! |
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LILIANA |
(Alzandosi di scatto) Ah! |
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GENNARO |
(Sussultando e arretrando di un passo) Che c’è? |
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LILIANA |
Niente. |
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GENNARO |
(Avvicinandosi a lei) Ah, va bene. Dunque, è… la natica destra? |
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LILIANA |
(Dispettosa) No! |
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GENNARO |
La sinistra? |
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LILIANA |
(C.s.) No! |
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GENNARO |
Ma allora… (Grattandosi il capo per esprimere imbarazzo) Ma tu vedi un poco! Ecco le |
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piccole cose che non abbiamo previsto: il prurimiento della signora! |
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NICOLA |
Genna’, io credo che non ci sia nulla da fare. |
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GENNARO |
E va bene. Cedo al pudore, alla morale… Nicola… |
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NICOLA |
Sì? |
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GENNARO |
Sciogli le mani della signora. (Nicola esegue) |
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LILIANA |
(Aprendo le braccia con sollievo) Evviva ‘a libertà! |
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GENNARO |
Non faccia discorsi comiziali! Avanti, l’abbiamo sciolta: si gratti da sé. |
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LILIANA |
(Rimettendosi a sedere) Non fa niente, grazie: m’è passato. |
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GENNARO |
Ma allora fingeva? E questa allora è una sfida, una provocazione? Ma io la do in pa- |
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sto a queste belve fameliche, io chiamo i gladiatori del circo… (Mettendo una mano sulla |
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spalla di Pasquale e strattonandolo) Pasquale! |
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PASQUALE |
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(S’era addormentato di nuovo. Svegliato di soprassalto |
lascia partire un colpo |
) Chi è? |
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GENNARO |
(Alzando le mani) Fermo! La birra è fredda, non sparare! |
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PASQUALE |
Ah, si’ tu? |
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GENNARO |
(Vacillando sulle gambe, con una mano al cuore) Dateme ‘na seggia, faciteme assetta’! |
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PASQUALE |
Hai visto che riflessi pronti e scattanti? |
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GENNARO |
Ma quali riflessi, Pasca’? Tu durmive! Ah, m’è venuto un dolore tutto qua, sotto al |
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cuore. |
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LILIANA |
Se volete due gocce di coramina ce sta ‘na boccetta nella borsa mia. |
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GENNARO |
(Balzando in piedi) Lei stia zitta, non ho bisogno di nulla! E non si faccia illusioni, le |
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concedo solo dieci minuti di scioglimento, per la circolazione. |
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LILIANA |
Doppo me ritira ‘a patente. |
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GENNARO |
Dopo succederanno cose terribili. (A Pasquale) Tu è meglio che chiudi la porta e ti |
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volti di qua. |
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PASQUALE |
E che chiudo Genna’? Questa, la serratura, è rotta. |
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GENNARO |
Pasca’, accosta la porta, mettici una sedia dietro e assettate ‘ncoppa. Ma che volete |
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da me? Che ne sapevo io che i ladri venivano pure qua e scassavano ‘a serratura?! |
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PASQUALE |
(Sedendo con le spalle alla porta) E va bene, so’ addeventato ‘o paletto d’‘a porta! |
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GENNARO |
Io questa tengo.L’ereditai dal nonno cu’ ‘a luce, l’acqua e il gas tagliati: sono debiti |
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genealogici! Non ci vengo quasi mai. Finora l’unica utilità è che tutte le cambiali dei |
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debiti le firmavo a questo indirizzo. (Prendendo da un angolo due sacchetti a perdere) Lo |
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vedete? Quando siamo venuti abbiamo fatto due sacchetti a perdere tutti di avvisi di |
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cambiali. (Buttando via i sacchetti) Bah! Il dolore di un uomo dint’‘a munnezza! |
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LILIANA |
Per favore… |
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GENNARO |
Dica. |
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LILIANA ‘O putesse ave’ ‘nu fazzuletto?
GENNARO Ah, l’è venuto il catarrino?
LILIANA No, è che voglio piangere un poco.
NICOLA (Premuroso, porgendole un fazzoletto) Prego signora, questo è pulito.
LILIANA Grazie. (Indicando Gennaro) Quello mi pare “Don Gennaro non dice mai sì.”
GENNARO Ah, le sembro cinico, spietato? Avanti, mi dia del torvo, del bieco, che mi fa felice. Ma che ne sa lei perché un povero pensionato comm’a mme, tranquillo, mite, incen-surato e, lasciatemi dire una parola, piuttosto cacarone, si butta a fare queste cose? Perbacco, io non uscivo più di casa: leggevo scippi, furti e rapine. Avevo terrore di andare che so… ad un cinema, ad una passeggiata, a mangiarmi una pizza. M’era re-stato solo lo scopone che, oltretutto, non so giocare e perdo sempre. Signora, adesso mi guardi, non tremo più: ho scoperto che per vincere la paura uno si deve sentire fra quelli che fanno paura. Adesso io sono un uomo torvo, bieco, truce, perverso! Sono il bruto, il famigerato Gennaro Cozzechella!
PASQUALE Poi c’è il fattore economico…
GENNARO Si capisce! Ma poi, le pare bello signora, che lei ci ha il guardaroba e mia moglie, quando le capita un invito, ha bisogno del trovaroba?Le pare bello che i suoi figli debbano essere detti “bebè, marmocchi, biricchini” e i nostri invece “chiodi di Dio”? E allora è naturale che uno, vedendo che tanta gente si arricchisce con lauti ed opimi ricatti, dice: “Bah, vediamo se posso fare anche io un ricattuccio piccolo, modesto, quasi umiliante.” Ma che sono, che sono cento milioni? Signora, è un ribasso ecce-zionale, un vero affare per quel riccone di suo marito. E la smetta di piangere, anche perché qua siamo a corto di fazzoletti!
LILIANA Ma io penso alla famiglia, a mio marito…
GENNARO Ah ah, la buttiamo sul patetico?
LILIANA Penso a quel disgraziato cornuto! Chi sa come sta profittando della mia assenza… Chi sa come sta galliando…
GENNARO Chi, il riccone?
LILIANA Ma si capisce: quello mi odia, tiene l’amante! Voleva il divorzio. Figuratevi mò se vi dà una lira a voi pe’ me fa’ turna’ a casa a me! Quello ha preso il terno, ha preso!
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GENNARO |
(Ai compagni) Non la credete, sta recitando! |
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LILIANA |
Ah, sto recitando? Sentite signor mostro, voi siete talmente un imbecille e talmente |
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un cretino… |
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GENNARO |
Signora! |
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LILIANA |
Ve lo giuro sulla memoria di papà, sulla vita di mammà: voi non avrete nemmeno u- |
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na lira! Non vi basta? E va bene: lo giuro sull’occhio dritto di mio figlio Gegè ca è l’ |
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unico figlio che tengo. Voi resterete con una morta da seppellire e, se siete cristiani, |
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ci rifondete pure i soldi del funerale. |
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PASQUALE |
(Guardando perplesso Gennaro) Ma vuo’ vede’ ca overamente avimmo fatto ‘nu favore a |
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quaccheduno? |
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GENNARO |
E che diavolo! Saremmo così scalognati pure da delinquenti? |
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NICOLA |
Io l’ho detto, io l’ho detto! |
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GENNARO |
Ah, sì? Aspettate, mò ve faccio vede’ comme cambia opinione ‘a signora! |
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LILIANA |
Io? Pazzi, pazzi, maccaroni! |
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GENNARO |
E allora mi dispiace, cara signora, noi siamo uomini di parola: se le cose stanno co- |
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me dice lei, se è così sicura che non abbiamo i soldi, noi ora dobbiamo violentarla, |
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come abbiamo minacciato a suo marito! |
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LILIANA |
Oh, Madonna del Carmine! |
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GENNARO |
È inutile rivolgersi all’aldilà, dobbiamo violentarla e basta! Nicola… |
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NICOLA |
Eh? |
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GENNARO |
Strappa la camicetta di dosso alla signora! |
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NICOLA |
Io? |
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GENNARO |
Sì, muoviti, noi dobbiamo dimostrare a questa donna di che cosa siamo capaci! La |
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dobbiamo piegare, umiliare… Forza Nicolino! |
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LILIANA |
(Con aria di sfida, togliendosi rapidamente la camicetta) E avanti allora, sporcatemi! |
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GENNARO |
(Sbalordito dal comportamento imprevedibile di Liliana) Come? |
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LILIANA |
Sporcatemi! |
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GENNARO |
(Nicolino non si muove) Nicola!? |
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LILIANA |
(Busto eretto, con aria di sfida) E allora? |
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GENNARO |
Guardate com’è pallida, come sta tremando… Le facciamo paura, eh? |
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LILIANA |
Mi fate schifo! |
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GENNARO |
E lei sostiene ancora che suo marito non pagherà il riscatto? |
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LILIANA |
Non lo sostengo… |
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GENNARO |
Ah, ecco. |
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LILIANA |
Lo giuro! |
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GENNARO |
Mannaggia… La gonna, perbacco, strappale la gonna! (Volgendo le spalle a Liliana che, |
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intanto, si toglie la gonna, restando con lo stretto necessario) Bisogna dimostrare a questo ma- |
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nichino di lusso che noi… (Ciò dicendo si volta e vede Liliana seminuda) Oh cacchio! |
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NICOLA |
Genna’… |
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GENNARO |
Calma, calma, non c’innervosiamo… La signora fa l’eroina? La signora vuol fare la |
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forte? Ma ora vedremo. Pasquale! |
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PASQUALE |
(Balzando in piedi) Presente! |
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GENNARO |
Violenta la signora! |
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PASQUALE |
Io? |
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GENNARO |
Sì, avanti, cosa aspetti? Violenta la signora! |
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PASQUALE |
(Abbassando la voce) Genna’… |
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GENNARO |
Eh? |
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PASQUALE |
Quella mia moglie me sta facenno fa’ ‘e serenghe ricostituente perché non riesce a |
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rassegnarsi, figurati mò che non dormo da quattro nottate… Io so’ ‘nu cadavere. |
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GENNARO |
Va bene, va bene, assettate. (A Liliana) Ora vedrà, ora vedrà, aspetti… Nicola! |
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NICOLA |
Ah, la mola, la mola! Uh, e come mi fa male la mola! |
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GENNARO |
(Avvilito) Insomma, io non capisco: mi abbandonate solo in questa impresa così ar- |
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dua? Io sono logorato, distrutto… |
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LILIANA |
Io sto aspettando… |
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GENNARO |
(Fra sé) Va pure ‘e pressa… |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 13
PASQUALE |
(Sottovoce, incitando Gennaro) Bieco, mi raccomando… truce! |
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GENNARO |
E va bene, farò il mio dovere. (Si avvicina lentamente a Liliana mentre Nicola volge il volto |
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contro il muro e Pasquale si leva in piedi emozionato) Signora… |
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LILIANA |
Prego… |
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GENNARO |
(Muovendo molto le mani senza toccarle) Io… io… (Rivolgendosi di scatto a Pasquale) Tu fino a |
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mò dormivi sempre, mò nun duorme cchiù? Che guarde a ffa’ con questi occhi sbar- |
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rati?! |
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PASQUALE |
Genna’, io me ne posso andare, ma po’ rimane ‘a porta senza guardiano… |
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GENNARO |
Ma che andare? Ma vuo’ vede’ ca mò non siamo capaci… (Andando di nuovo verso Li- |
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liana che di colpo starnutisce; Gennaro sussultando) Chi è? |
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LILIANA |
Niente, aggio fatto ‘nu starnuto! |
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GENNARO |
(Prende una breve rincorsa; ha un breve scatto come per saltarle addosso, ma poi si ferma perché |
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Liliana starnutisce di nuovo) Signora, sa cosa le dico? |
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LILIANA |
Che cosa? |
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GENNARO |
Si rivesta, qui c’è troppa umidità! (Qualcuno bussa dalla porta con energia; Pasquale sussulta, |
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fa per scappare e cade) Ch’è succieso? |
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NICOLA |
Hanno bussato! |
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GENNARO |
(Facendo cenno a tutti di zittire) Shhhh… shhhh,,, non voli una mosca! |
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LILIANA |
(Si mette subito a gridare a squarciagola) Aaaaaahhh! (Nicola scappa via per la porta a sinistra |
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per risortire fra poco) |
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GENNARO |
(Corre presso Liliana e le mette una mano sulla bocca) Me mangio ‘e rrecchie, mi mangio il |
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naso! (Ma poiché Liliana gli morde la mano grida per il dolore) Ah! S’ha mangiato ‘a mana! |
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(Pasquale punta il fucile al petto di Liliana, che si calma. Gennaro cercando intorno) Nicola dove |
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sta? (Chiamando) Nicola! |
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NICOLA |
(Rientrando, con l’aria di mandare tutti al diavolo) La birra fa schifo, la birra è maledetta! |
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GENNARO |
(C.s.) Shhh… shhh… (A Pasquale) Tu porta questa delinquentenell’altra stanza e im- |
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bavagliala bene. |
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PASQUALE |
Cammina, cammina… (Esce a sinistra con Liliana per risortire fra poco) |
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GENNARO |
(Fa ancora cenno di zittire, poi si avvicina circospetto alla porta e chiede) Chi è? |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 14
SCENA TERZA |
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(ELVIRA e detti) |
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ELVIRA |
(Da dentro) Chiamami Peroni, sarò la tua birra! |
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GENNARO |
Ma è mia moglie, benedetto San Gennaro! (Spalanca la porta lasciando apparire Elvira) |
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ELVIRA |
(Entra, ha un’accesa parrucca rossa) E tanto ci voleva per aprire? Ma che stavate facen- |
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do? (Guardandosi intorno sospettosa) ‘A signora addo’ sta? |
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GENNARO |
Elvi’ nun te preoccupa’, sta dentr. Parla, vivaddio, sei stata al Pozzo Morto di con- |
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trada San Sebastiano? |
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ELVIRA |
(Con aria stanca, con la parrucca in mano) Sissignore, vicino alla Torre dei Saraceni. |
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GENNARO |
E i soldi? |
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ELVIRA |
Niente, Genna’! (Mentre Pasquale rientra) Non è venuto nessuno. Ho aspettato un quar- |
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to d’ora: so’ rimasta io, la torre e il pozzo. |
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GENNARO |
Ma com’è possibile… Ma allora questo Fischietti è un truffatore, un bugiardo? |
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NICOLA |
Io l’ho detto… Io l’ho detto! |
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GENNARO |
E nun ‘o dicere cchiù, te voglio bene! |
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PASQUALE |
E non gli avete telefonato un’altra volta come si era stabilito? |
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GENNARO |
(Incalzando) Che ha detto? |
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ELVIRA |
E aspetta, Genna’, fammi sedere. Io tengo i piedi flagellati… Qua per cambiare ogni |
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volta cabina telefonica si deve andare sempre più lontano! |
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GENNARO |
Dovevi minacciarlo, terrorizzarlo! |
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ELVIRA |
E l’ho fatto! “badate, commendatore Aristide Fischietti… (Massaggiandosi i piedi) Io |
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sono stanca…” |
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GENNARO |
(Sfottente) Tengo i piedi flagellati… |
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ELVIRA |
No, che c’entra?! “Sono stanca di questa jacovella che ci fate andare e venire. È sca- |
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duto l’ultimatutto: se voi non pagate i soldi del riscatto, senza nemmeno una lira di |
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sconto, io violenterò vostra moglie!” |
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GENNARO |
(Disperandosi) Uh, mamma mia! Mamma mia! |
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ELVIRA |
Ch’è stato? |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 15
GENNARO |
Ma come: “Violenterò vostra moglie” con la voce di donna? |
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ELVIRA |
E che facevo, la voce di uomo? |
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GENNARO |
Ma dovevi dire: “Mio marito violenterà la signora”! |
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ELVIRA |
E io dicevo da dentro al telefono: “Mio marito violenterà la signora”? E che figura ci |
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facevo, passavo per una moglie che si compiace dell’adulterio? |
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GENNARO |
Levatammella ‘a nanze all’uocchie! Voi capite? In queta situazione di emergenza |
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quella parla di adulterio! |
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ELVIRA |
Genna’, miettatello ‘ncapa: io potrò sopportare tutto, ma non accetterò mai di essere |
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una moglie… adulterata! |
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GENNARO |
(Allargando le braccia sconfortato) Che vi devo dire? Il mio più grande dolore è che es- |
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sendo cretina, non potrà mai capire di essere cretina! |
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ELVIRA |
Genna’… |
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GENNARO |
Statte zitta! Amici, la mia futura vedova ha rovinato tutte cose: io tra poco morirò di |
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crepacuore. Non importa, tanto sarei morto lo stesso di crepascatole. Spero solo di |
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ottenere il vostro perdono. Ccà nun avimmo niente cchiù: è finita! |
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NICOLA |
Io l’ho detto, io non ci volevo venire! |
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PASQUALE |
Ma insomma, il marito che ha detto, lo possiamo sapere? |
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ELVIRA |
Non è per fare la femminista, ma quando mi darete il diritto all’insulto v’‘o ddico. |
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GENNARO |
E avanti! |
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ELVIRA |
Imbecilli! Il marito ha detto subito: “Per carità signora, non lo faccia… una lesbica |
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no! In giornata avrete i soldi.” |
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GENNARO |
Ma allora i soldi li abbiamo? Amici, avete sentito? I soldi li abbiamo! |
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NICOLA |
Io dico che questo ci sfotte un’altra volta. |
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GENNARO |
Nico’, se mi portavo un pappagallo pessimista manco era così coerente! (Ad Elvira) |
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Parla, parla, fammi sentire bene: come ha detto? |
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ELVIRA |
Non vi preoccupate: io paro scema… Sapete che ha detto? |
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PASQUALE |
Che ha detto? |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 16
ELVIRA |
Ha detto: “Signora, questa volta non mancherò, non si preoccupi. Mi dia l’indirizzo |
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preciso e io le porto i soldi fino a casa.” |
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GENNARO |
Manteniteme! Manteniteme perché io l’uccido… io l’ammazzo! Parla… parla: hai |
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dato l’indirizzo di casa nostra al commendatore? |
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ELVIRA |
Eh, Genna’, davo l’indirizzo di casa nostra al Fischietto? |
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GENNARO |
Ah, no? |
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ELVIRA |
L’ho fatto venire qua. |
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GENNARO |
(C.s.) Sciuglimmo a chella e jammuncenne. |
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ELVIRA |
Eh, ma questo che cos’è! Calmatevi: io dico qua, nel paese! |
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GENNARO |
Ah, nel paese? |
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ELVIRA |
Sissignore. Ho detto: “Portate una valigia con i soldi a mezzogiorno, vicino alla se- |
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conda fermata della corriera. Dopo un poco vedrete una bella signora…” |
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GENNARO |
E chi è? |
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ELVIRA |
Io! |
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GENNARO |
Stiamoci attenti, chisto avesse ‘a da’ ‘a valigia a una per un’altra? |
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ELVIRA |
No, io ho chiarito bene: “Una bella signora vestita così e così. Posate la valigia a un |
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passo da lei e jatevenne. In capo a pochi minuti vostra moglie sarà disciolta.” |
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GENNARO |
L’ha pigliata pe’ ‘n’aspirina effervescente… |
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PASQUALE |
Cheste però, sono cose che si fanno di notte… |
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ELVIRA |
‘Overo? Accussì me pigliavano pe’ ‘na bella figliola! |
||
GENNARO |
È giusto, Pasquale non capisce bene certe insidie del buio. |
||
ELVIRA |
E se rimanevo preda di un maniaco sessuale? |
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GENNARO |
A parte il fatto che sono più temibili i ladri di notte che i polizionnto di giorno: sono |
||
più numerosi. |
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PASQUALE |
(Guardando l’orologio) E va bene, ma intanto noi a mezzogiorno ci siamo quasi… |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 17
ELVIRA |
E dovevo prima riferire? Ora vi do da mangiare, poi mi rimetto in cammino e faccio |
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la staffetta portavalori. La borsa delle cibarie addo’ sta? (Prendendo la borsa) E poi vo- |
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glio vedere prima se la signora ha bisogno di qualche cosa… Dico qualche esigenza |
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delicata che ci vuole per forza una donna. |
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NICOLA |
Ah certo, un poco di umanità ci vuole in questi casi. (Raccogliendo gli indumenti di Lilia- |
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na) Quella povera donna sta ancora svestita… |
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ELVIRA |
(Lasciando cadere la borsa a terra, attonita) Comme? |
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GENNARO |
N’atu guajo! |
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ELVIRA |
Ma quelli sono i panni della signora? (A Gennaro) L’avete spogliata? |
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GENNARO |
Elvi’, aspetta un momento… |
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ELVIRA |
Ma allora perciò non aprivate mai! |
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GENNARO |
Elvi’, non cominciamo: s’è spogliata da sé, lo giuro! |
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ELVIRA |
Da sé? (Facendo per andare verso la porta di sinistra) Uh, quella grandissima… |
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GENNARO |
(Fermandola) Elvi’, ma che vuo’ fa’? |
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ELVIRA |
Levate ‘a nanze! |
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GENNARO |
Ma stammi a sntire… |
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ELVIRA |
Levate ‘a nanze! (Gridando verso la porta) Svergognata! |
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GENNARO |
Elvira! |
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ELVIRA |
(Come sopra) Sporcacciona! |
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GENNARO |
Ma insomma la vuoi finire? Ma te pare ‘o mumento? |
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ELVIRA |
‘O mumento? (Riprendendo la borsa) Genna’, miettatello ‘ncapa: io primma ca se ne va, |
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l’aggia vattere a chella. Me lo sono messo qua e nessumo me lo toglie: è un voto! |
||||
(Ciò dicendo apre la borsa) |
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PASQUALE |
Neh, ma che d’è? Io sento ‘na ddiece ‘e puzza! |
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GENNARO |
È la borsa delle cibarie. |
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PASQUALE |
E puzza ‘e chesta manera? |
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ELVIRA |
Pasqua’, chille so’ sei juorne: la frutta è andata a male, e poi ci sono le aringhe, le |
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acciughe… |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 18
GENNARO |
Ancora? Ma quante n’he’ pigliate? |
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ELVIRA |
Non cominciare, ca comme stongo mò faccio correre ‘e gguardie! Tu mi dicesti: “Pi- |
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glia roba a lunga conservazione che non si cucina e che non ha bisogno del frigorife- |
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ro”… |
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GENNARO |
Ma santo Iddio, tutta roba salata! Ci hai fatto consumare quasi tutta l’acqua minerale |
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ca c’eramo purtate… |
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ELVIRA |
E mò andavo a casa e cucinavo cu’ nostra figlia ca sape che stiamo a Foggia da mia |
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sorella. Dicevo: “Mò faccio dduje spaghetti e m’‘e pporto a Foggia!” (Mette fuori una |
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frittata di maccheroni) Tenete, arrangiatevi cu’ ‘sta frittata di maccheroni! |
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GENNARO |
(Prendendola e sentendone la durezza) Ah, e questa è buona, solo che non teniamo le posa- |
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te adatte. |
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ELVIRA |
Che vuoi, la forchetta? |
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GENNARO |
No, ce vulesse ‘na sega, un martello e lo scalpello. |
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ELVIRA |
(Mandandolo al diavolo) Uah! |
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GENNARO |
(Battendo più volte la frittata sul tavolo) Elvi’, chesta è bbona pe’ manna’ ‘o Criatore a |
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quaccheduno! (La porge a Nicola) |
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NICOLA |
È ‘na parola! Ci vogliono solo i denti dei cani pe’ se mangia’ ‘sta rrobba! |
(Dall’esterno |
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si sente venire l’abbaiare dei cani) |
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GENNARO |
L’he’ fatte veni’. |
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NICOLA |
(Tremando dalla paura) I cani? Sono i cani? |
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GENNARO |
E che ti sembrano, uccelli? |
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NICOLA |
Oh, Madonna mia! |
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GENNARO |
Shhhh! Stateve zitti! Tu che sei donna levate ‘a miezo, fatti da parte! (Elvira, mentre |
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tutti guardano verso la comune, esce per la porta a sinistra) Pasquale! |
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PASQUALE |
(Buttando via il fucile) Sì! |
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GENNARO |
Apri lentamente uno spiraglio della porta e guarda fuori chi è. |
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NICOLA |
(Mentre Pasquale fa per eseguire) Aspettate! |
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GENNARO |
Che vuo’? |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 19
NICOLA |
Ma dico così: i cani poliziotti lo sanno che non devono mordere? ‘E ‘mparano buo- |
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no? |
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GENNARO |
Sì, diceno solo: “Ti dichiaro in arresto e ti mordo in nome della legge!” (A Pasquale) |
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Arape! |
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PASQUALE |
(Esegue, guarda fuori) Niente paura, so’ dduje cacciatori ca vanno ‘a parte ‘e llà. |
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GENNARO |
Sei sicuro? |
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PASQUALE |
Sì, sì, se ne so’ jute! |
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GENNARO |
Elvira: cessato allarme, puoi venire: la birra è fredda! |
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SCENA QUARTA |
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(ELVIRA e detti) |
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ELVIRA |
(Rientrando) E aggio fatto pure tardi all’appuntamento. Posso uscire? |
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GENNARO |
Vai, vai… |
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ELVIRA |
(Mette una parrucca bionda e dei grossi occhiali da sole) Mi raccomando, se non mi vedete |
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tornare… avvertite subito la polizia. (Via dalla comune) |
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GENNARO |
Sperammo ca nun ‘a pigliano pe’ ‘nu travestito. |
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NICOLA |
Per noi? (Prendendo gli indumenti di Liliana) E che dovrebbe dire quella poverina che sta |
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ancora spogliata… (Battendo alla porta di sinistra) Permesso? Ah, già, quella non può ri- |
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spondere. (Fa per uscire a sinistra ma arretra subito) Oh Dio! |
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GENNARO |
Ch’è stato? |
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NICOLA |
Venite… Venite! |
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GENNARO |
Se n’è scappata ‘a signora? |
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NICOLA |
Due sono le cose: o è morta, o dorme o è svenuta. |
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GENNARO |
Allora sono tre,cretino! |
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NICOLA |
Io dico che è morta. |
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GENNARO |
(Correndo verso la comune) Andate a vedere. |
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PASQUALE |
(Fermandolo) Gueh, addo’ vaje? |
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NICOLA |
Tiene un baffo… |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 20
GENNARO |
Come? |
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NICOLA |
Tiene un baffo di sangue sotto al naso… |
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GENNARO |
Allora è viva: è stata Elvira ca l’ha vattuta! Venite. (Esce a sinistra con Nicola e Pasquale) |
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TUTTI |
Jammo a vede’! (Via a sinistra) |
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SCENA QUINTA |
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(IGNAZIO e MICHELE, poi GENNARO) |
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IGNAZIO |
(Entrando dalla comune con Michele) Permesso?Possiamo entrare? |
||||||
MICHELE |
Ufficia’, ho l’impressione che non c’è nessuno. |
||||||
IGNAZIO |
(Guardandosi intorno) Eh, ma qua pure se c’è qualcuno, che possiamo sequestrare? Io |
||||||
non vedo niente. |
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MICHELE |
Delle sedie vecchie e un tavolino che fa schifo. L’unica cosa di un certo valore è |
||||||
questo fucile da caccia. Saranno dei morti di fame. |
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IGNAZIO |
E si erano ricche se facevano fa’ ‘o sequestro per direttissima? Se capisce ca so’ po- |
||||||
vera gente. Ma dico io, perché firmare tante cambiali quando poi non si possono pa- |
|||||||
gare? |
|||||||
MICHELE |
Noi, comunque, dobbiamo eseguire lo stesso. Io conosco il vostro carattere, ma pur- |
||||||
troppo dovete mettervi il bavaglio al cuore e far parlare soltanto la ragione. |
|||||||
IGNAZIO |
Eh sì, è il dovere che incombe su chi fa questo triste mestiere. Noi siamo i becchini |
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dei vivi! |
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MICHELE |
Gli schiatta morti delle case pezzenti! |
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GENNARO |
(Rientrando e parlando fra sé) Gesù Gesù, quella… (Si accorge di Ignazio e Michele) Ueh! E |
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chi so’ chiste? |
|||||||
IGNAZIO |
Signore buongiorno. |
||||||
GENNARO |
Buongiorno. |
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IGNAZIO |
Purtroppo la nostra visita non le farà piacere. |
||||||
MICHELE |
Ma la legge è legge! |
||||||
GENNARO |
(Impallidendo) La legge? |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 21
MICHELE |
E l’avverto che fuori ci sono anche i carabinieri per intervenire in caso di resistenza. |
||
IGNAZIO |
Io non li ho fatti entrare per evitare uno shock. Sa, a volte ci può stare una donna in- |
||
cinta, un malato di cuore… e io so che non mi trovo di fronte a un delinquente di |
|||
professione, ma di fronte ad un uomo che ha agito in momenti di disperazione e di |
|||
smarrimento. |
|||
GENNARO |
Ma io… Non capisco… |
||
IGNAZIO |
Eppure dovrebbe capire: siamo venuti per il sequestro. |
||
GENNARO |
(Vacillando) Ah! |
||
MICHELE |
Che c’è, il signore si sente male? Si vuole sedere? |
||
GENNARO |
(Mettendosi a sedere) Noo, e che mi seggo a fare? Io in piedi sto bene. |
||
IGNAZIO |
Mi fa piacere. |
||
GENNARO |
No aspettate, scusate… Credo che s’è fulminata una valvola in testa… |
||
MICHELE |
Signore, io capisco, mi rendo conto, ma lei ha proprio esagerato! |
||
GENNARO |
Lo so, lo so… |
||
IGNAZIO |
Lei costringe proprio la gente a fare certe cose… Lei la povera signora l’ha legata |
||
mani e piedi! |
|||
MICHELE |
Il marito è intervenuto ed ecco che noi siamo qua. |
||
GENNARO |
Aspettate, comincio a sentirmi male… |
||
IGNAZIO |
(Con un mesto sospiro, guardando Michele) Lo sentite? Mi si stringe il cuore. |
||
MICHELE |
Il bavaglio ufficia’, il bavaglio! |
||
IGNAZIO |
(Scuotendo il capo e guardando Gennaro) Il bavaglio! |
||
GENNARO |
Eh, lo so, ma certe cose, purtroppo, senza un poco di bavaglio non si possono fare. |
||
IGNAZIO |
Ha perfettamente ragione, lo capisco. (A Michele) Ma come si fa? |
||
MICHELE |
Voi ve l’immaginate i lamenti, le proteste, le grida della signora? |
||
GENNARO |
Quella è una vipera, qualche volta mi ha perfino sputato in faccia! |
||
IGNAZIO |
Addirittura? |
||
MICHELE |
Perciò bisogna eseguire. Ufficia’, la signora è indignata e suo marito peggio ancora. |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 22
IGNAZIO |
È comprensibile, perché veda… se io non ti pago oggi, non ti pago domani, non ti |
||
pago dopodomani… |
|||
GENNARO |
Uno deve capire che non vuole pagare mai! |
||
IGNAZIO |
Appunto. |
||
GENNARO |
E un povero cristiano che ormai si ritrova col piede dentro che deve fare, l’ammaz- |
||
za? Se la mangia, la signora? |
|||
MICHELE |
E ch’è fatta, ‘na gallina? |
||
IGNAZIO |
Ma lei, amico mio, lasci che glielo dica, ha organizzato le cose abbastanza bene: la |
||
casa vuota, in un luogo pressoché disabitato… L’ideale per un sequestro! |
|||
MICHELE |
Nessuno vede, nessun ficcanaso s’impiccia… Ma poi non è stato furbo fino in fondo: |
||
perché ha lasciato in giro questo fucile? |
|||
GENNARO |
Ma io… Ma io che ne sapevo che voi venivate… |
||
IGNAZIO |
Ma lei doveva immaginarlo! Faceva sparire pure quello, io non trovavo niente e |
||
buonanotte. |
|||
GENNARO |
(In stato confusionale, stringendogli la mano) Buonanotte, buonanotte, grazie… |
||
IGNAZIO |
Ma che dice? |
||
GENNARO |
Ah, già, ora è giorno. |
||
MICHELE |
Signore scusi, ma lei in quale stato si trova in questo momento? |
||
GENNARO |
In quale stato? In Italia! |
||
MICHELE |
Sì, va bene, in Italia, ma in quali condizioni? |
||
GENNARO |
(Con voce prossima al pianto) Di miseria, credetemi, di miseria nera, costante, ereditaria. |
||
Io volevo diventare un Tasso… |
|||
MICHELE |
E che d’è? |
||
IGNAZIO |
È quell’animale che pare una lepre ma lepre non è. |
||
GENNARO |
Ma che lepre? Io dicevo il poeta: il Tasso, l’Ariosto… Mio padre diceva: “Quando |
||
diventerai un uomo, e forse un grande uomo, tutto cambierà”. E invece diventai un |
|||
pover’uomo! Commisi un reato assurdo… |
|||
IGNAZIO |
Un reato? |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 23
GENNARO |
Sì, mi resi colpevole di matrimonio premeditato. Ci pensai sopra per tre anni di fi- |
|||||
danzamento e poi mi sposai; venne una figliuola, una e trina: una a protestare e trina |
||||||
a mangiare… Adesso vi racconto il mio futuro: zero più zero, fa zero. Sono un mise- |
||||||
rabile di sicuro avvenire… (Porgendo i polsi incrociati) Arrestatemi! |
||||||
MICHELE |
Arrestarla? Signore, ma qui non si tratta di arresto… |
|||||
GENNARO |
Ah, no? |
|||||
IGNAZIO |
Anzi, il rapido schizzo della sua vita è stato molto interessante. (Prendendo il fucile) Ma |
|||||
purtroppo Io devo eseguire lo stesso! |
||||||
GENNARO |
(Arretrando terrorizzato) Ma… Ma che volete fare, c’è la fucilazione? |
|||||
IGNAZIO |
La fucilazione? |
|||||
GENNARO |
Insomma vi ha mandato il marito per ammazzarmi? |
|||||
MICHELE |
Ma per chi ci ha presi, per mafiosi… per camorristi? |
|||||
IGNAZIO |
Il marito ci ha mandati qua semplicemente per fare il sequestro e la valutazione dei |
|||||
mobili. |
||||||
GENNARO |
Ah perché, voi… Il sequestro… I mobili…? |
|||||
IGNAZIO |
Per le cambiali che lei ha firmato ma non ha pagato alla signora Pascarelli. |
|||||
GENNARO |
Sì, sì, alla signora Pascarelli, si capisce… |
|||||
SCENA SESTA |
||||||
(PASQUALE, NICOLA e detti, poi, da dentro, LILIANA) |
||||||
PASQUALE |
(Entrando dalla sinistra con Nicola) È viva! È viva! |
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GENNARO |
(Subito) Sì, evviva la vita! (Ad Ignazio) Sono degli amici buontemponi che cercano di |
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tenermi su il morale. E ne ho tanto bisogno con tutti questi debiti… (A Pasquale e Nico- |
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la) I signori sono venuti per sequestrarmi i mobili. (Indicando la porta a sinistra) Chiude- |
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te quella porta che c’è corrente. |
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IGNAZIO |
(A Michele, dandogli di gomito) Ha detto: “Chiudete quella porta”… |
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MICHELE |
Ci saranno dei valori. |
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IGNAZIO |
Signore, io purtroppo in quella stanza dovrò entrare. |
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GENNARO |
No, no, aspettate! In quella stanza… |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 24
LILIANA |
(Gridando di dentro) Ah! |
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IGNAZIO |
Ho sentito un grido! |
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GENNARO |
Appunto. In quella stanza c’è mia moglie che sta partorendo… |
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MICHELE |
Ah, sta partorendo, e perché non l’ha detto prima? |
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LILIANA |
(C.s.) Aiuto! |
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GENNARO |
Sentite, sentite come grida la poverina! |
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SCENA SETTIMA |
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(ELVIRA e detti, poi LILIANA) |
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ELVIRA |
(Entra dalla comune con una valigia) La birra è finita! |
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MICHELE |
La birra? |
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PASQUALE |
Ah, è venuta l’ostetrica, meno male: tua moglie è salva! |
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ELVIRA |
(Guardando stupita Ignazio) Ah, il signore è ostetrico? (Mentre Gennaro le fa dei cenni) Sì, sì, |
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capisco, ma… (Portando le mani sul ventre) Vi ringrazio, non c’è bisogno, è stato un fal- |
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so allarme: potete andare. |
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IGNAZIO |
Signora, ma io sono un ufficiale giudiziario! |
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GENNARO |
Ma che dite, donna Fifina? Che ne sapete voi se mia moglie ha bisogno o no dell’o- |
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stetrico? (A Pasquale) E tu, quando non la conosci, che dici a fare: “È l’ostetrica”? |
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Donna Fifina non è l’ostetrica: era solo andata a comprare della birra per me. |
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ELVIRA |
Sì, ma come vi ho detto, non ce n’era, era finita, se no ne offrivamo a questo gentile |
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signore. |
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GENNARO |
Va bene, non importa donna Fifina. Il signore è in servizio, non può bere. Andate, |
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andate pure. |
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ELVIRA |
Sì, sì, me ne vado… Ecco qua, vi lascio la vostra valigia. |
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MICHELE |
(Indicando Gennaro) Ah, la valigia è sua? |
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ELVIRA |
(A Gennaro) Mi raccomando, tenetela d’occhio, ricordatevi che contiene dei preziosi. |
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IGNAZIO |
Dei preziosi? |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 25
ELVIRA |
(Mentre Gennaro le fa dei cenni di rimprovero) Beh, sì… dei preziosetti… Un po’ di posate- |
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ria d’argento che ho comprato per commissione di don Gennaro. |
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MICHELE |
Ah sì? Mettete qua, mettete… |
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ELVIRA |
Come? Ma state fermo, togliete le mani! |
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IGNAZIO |
Signora, vi prego, datemi la valigia. Io devo verificare, sequestrare… |
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MICHELE |
O dobbiamo chiamare i carabinieri? |
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ELVIRA |
(Lasciando la presa) No, i carabinieri no! |
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IGNAZIO |
Ah, com’è faticato e duro questo mestiere! (Mette la valigia sul tavolino e si accinge ad a- |
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prirla) |
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NICOLA |
(Sottovoce a Gennaro) E mò che succede? |
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PASQUALE |
Ci danno una medaglia al valore. |
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GENNARO |
(Tutto teso verso la valigia) Zitte, stateve zitte! |
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IGNAZIO |
(Aprendo la valigia, con esclamazione di grande stupore) Ah! |
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MICHELE |
(Guardando a sua volta nella valigia) Eh! |
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PASQUALE |
(Va a guardare nella valigia, poi si rivolge ad Elvira, come mandandola al diavolo) Ih! |
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NICOLA |
(Va a guardare a sua volta, porta le mani al viso ed esclama) Oh! |
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ELVIRA |
(Va a guardare, ha un sussulto) Uh! |
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GENNARO |
Ma state dicendo le vocali? |
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IGNAZIO |
Ma queste sono cose dell’altro mondo! Ma quale argenteria… quali preziosi? Questa |
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è piena di carta di giornali! |
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GENNARO |
(Correndo a vedere anche lui) No, non può essere! |
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IGNAZIO |
Ma come non può essere? Guardate voi, so’ giornali vecchi. |
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GENNARO |
Il bidone! |
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MICHELE |
Come? |
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GENNARO |
Sì, è chiaro, ci hanno fatto il bidone. (Ad Elvira) Ma dove l’avete comprata, a Forcella, |
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quest’argenteria? |
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ELVIRA |
Sì, sì, a Forcella. |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 26
GENNARO |
Ma vedete che testa! Ma come, una l’argenteria la va a comprare a Forcella?! E non |
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mi guardate con questa faccia da stupida! Ma lo capite il guaio che mi avete fatto? |
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Piangete almeno… |
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ELVIRA |
(Piangendo) Ma che volete da me? Io sono una povera donna, voi mi mandate a com- |
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prare l’argenteria… |
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IGNAZIO |
Via signora, via… Non pianga così: sono cose che succedono tutti i giorni! |
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LILIANA |
(Di dentro) Ah! |
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GENNARO |
E mia moglie che si lamenta ancora! Ma quando arriva questa levatrice… quando?! |
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(Ad Ignazio) Io sono un uomo disperato, non ce la faccio più! |
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IGNAZIO |
(A Michele) Che facciamo? |
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MICHELE |
(Con un’alzata di spalle) Eh, che possiamo fare? |
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IGNAZIO |
(A Gennaro) Senta, noi ci rendiamo conto del momento eccezionale. (A Michele) Alla |
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fine siamo degli esseri umani! (A Gennaro) Sa che facciamo? Mò ce ne andiamo e di- |
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ciamo che abbiamo trovato la porta chiusa e nessuno in casa. |
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GENNARO |
(Baciandogli la mano) Grazie, grazie, voi siete un santo… un santissimo! |
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IGNAZIO |
Ma che santo, lasci stare! Magari lo fossi… Farei il miracolo di tramutare in milioni |
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di lire tutti questi giornali vecchi! |
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GENNARO |
Ah, che parole ispirate! |
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IGNAZIO |
Ma purtroppo posso concederle solo un giorno di tempo. Lei deve correre subito dal- |
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la signora Pascarelli e saldare il debito. |
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MICHELE |
Se no noi veniamo un’altra volta! |
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GENNARO |
Certo, certo… (Poi, fra sé) He’ ‘a vede’ si me truove… |
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IGNAZIO |
Così me ne torno a casa più leggero. Buongiorno a tutti. Mi raccomando… E tanti |
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auguri per il lieto evento. (A Michele, avviandosi verso la comune) Io non lo dovevo fare |
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questo mestiere, non lo dovevo fare! |
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MICHELE |
Ufficia’, voi vi dovete mettere il bavaglio! |
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IGNAZIO |
Seh, ‘o bavaglino… Jammuncenne, ja’! (Via con Michele) |
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GENNARO |
Ah, finalmente possiamo piangere liberamente! |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 27
PASQUALE |
Genna’… |
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GENNARO |
Zitti, non mi dite niente, vi prego. (A Nicola) Tu l’avevi detto, l’hai sempre saputo… |
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NICOLA |
Ma se capisce! Puteva essere maje ca me jeva quaccheccosa bbona dint’‘a vita? |
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PASQUALE |
Ma mò ‘e chella che ne facimmo? |
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GENNARO |
Ci resta da fare una cosa sola. |
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ELVIRA |
Non ti mettere in testa di violentare la signora perché finisce male! |
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GENNARO |
E ti pare che in queste condizioni pozzo violenta’ a quaccheduno? (A Nicola) Vai di là, |
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libera a chella e mannammola a casa. (Nicola prende gli indumenti di Liliana ed esce a sini- |
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stra per risortire fra poco. Gennaro va lentamente a guardare nella valigia e tira fuori alcuni giorna- |
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li) Guardate ccà: giornali, tutti giornali! (Si ferma a leggere qualcosa su di un giornale, poi ci |
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sputa sopra) Puh! Vedete che mi viene di faccia: “Pagati seicento milioni per la figlia |
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del re delle patate”… (Prendendo un altro giornale) “Pagati ottocento milioni per l’indu- |
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striale Cardarelli”… (Tirando fuori, uno dopo l’altro, vari giornali) “Pagati… pagato… pa- |
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gato… pagato un miliardo per il figlio del re dei cornuti!” Ce ne sta uno al giorno, |
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capite? E tutti in questa valigia li ha messi! L’ha fatto apposta. (Ridendo) Ma che bur- |
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lone… Ma che figlio di… (Cambiando tono) Io l’ammazzo… l’uccido! |
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ELVIRA |
Calmati Genna’, calmati… |
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GENNARO |
E va bene, mi calmo. Ma ce vulesse ‘na denunzia contro questo sadico morale… |
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questo fratello di Nerone imperatore! |
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NICOLA |
(Rientrando) È fatto; si sta vestendo. |
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GENNARO |
Ottimamente. (A Pasquale) Tu vai a prendere il furgoncino da dietro ai cespugli e por- |
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talo qua. (Pasquale esce dalla comune per rientrare fra poco) |
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ELVIRA |
Il furgoncino! E io ho fatto tanta strada a piedi pe’ paura che si vedeva la targa di Pa- |
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squale! |
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GENNARO |
Comme si po’ ‘a faccia mia se vedesse meno della targa sua! |
(Dall’esterno giunge un |
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fischio acuto) |
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NICOLA |
(Andando sulla soglia della comune) È Pasquale. (Parlando verso l’esterno) Che vuoi? |
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PASQUALE |
(D.d.) La macchinanon parte, venite a vede’! |
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NICOLA |
(A Gennaro) Dice che la macchina non parte. |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 28
GENNARO |
E chello ce vulesse di rimanere pure appiedati! (Esce dalla comune con Nicola) |
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SCENA OTTAVA |
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(LILIANA e detta, poi GENNARO) |
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LILIANA |
(Entra dalla sinistra) E che d’è, i giovani leoni addo’ stanno? |
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ELVIRA |
Stanno riparando la macchina che non va. |
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LILIANA |
Ah, sì? Allora siamo sole solette? |
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ELVIRA |
(Levandosi in piedi intimorita) Ma perché, che vuoi fare? |
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LILIANA |
Che voglio fare? Aspetta. (Guarda fuori dalla comune, poi rientra) Grandissima delinquen- |
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te, tu primma m’he’ vattuta pecché je tenevo ‘e mmane attaccate… |
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ELVIRA |
(Indietreggiando) Ma signora… |
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LILIANA |
Ma quale signora?! Io sono figlia di lavandaia e di solachianiello… Jamme, pecché |
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nun me vatte mò che ti posso rispondere? |
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ELVIRA |
(A mani giunte, implorando) Io sono una donna inerme… |
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LILIANA |
Tu sei una disgraziata! Io ti devo spogliare nuda comme so’ stata io, nuda, davanti a |
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tre uomini! |
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ELVIRA |
No, no, mi vergogno! (Liliana l’aggredisce, le strappa il vestito di dosso lasciandola in mutan- |
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doni lunghi ma tappezzata su tutto il corpo di pacchetti di banconote; poi esce di corsa dalla comune |
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portandosi via il vestito di Elvira. Elvira comincia ad andare su e giù per la stanza) Oh Dio… Oh |
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Dio, comme faccio? |
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SCENA NONA |
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(GENNARO e detta, poi NICOLA e PASQUALE) |
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GENNARO |
Ma che sta succedendo? |
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ELVIRA |
La signora è scappata! |
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GENNARO |
Ma se jesse a… (Nota i soldi attaccati ai panni di Elvira, si rende conto) Ma… ma questi so- |
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no i soldi? I denari? Ma allora li abbiamo avuti? Allora siamo ricchi? (Sentendo le voci |
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di Pasquale e Nicola che si avvicinano) Pasquale… Nicola… |
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ELVIRA |
Quella s’è portata il vestito! |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 29
GENNARO (Afferrando rapidamente una coperta) La coperta! (Vi avvolge Elvira mentre Pasquale e Nicola
vengono in scena) Non guardate, mia moglie è nuda! Girateve ‘a llà! (A soggetto)
Sipario
FINE DEL PRIMO ATTO
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 30
ATTO SECONDO
Soggiorno in casa di Gennaro Cozzichella.
Al centro del fondale la comune, oltre la quale si intravede un corridoio che mena al vestibolo. Sempre sul fondale, ma sulla sinistra, un balcone-terrazzino. Alla quinta di destra una porta che introduce alla camera da letto dei coniugi Cozzichella. Alla quinta di sinistra una seconda porta.
Un tavolo, sedie e un mobile con specchio sono l’arredo necessario per l’azione. In un angolo sulla destra un telefono a muro.
Su di una sedia, al levarsi della tela, c’è la giacca di Nicola. GENNARO va su e giù nervosamente, apostrofando EL-VIRA che è seduta sulla sinistra a capo chino intenta com’è a rammendare dei calzini.
SCENA PRIMA |
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(GENNARO ed ELVIRA) |
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GENNARO |
Ma insomma, tu il cervello lo tieni ancora o te lo sei venduto a ‘o mercato d’‘a rrob- |
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ba vecchia a Resina? Noi teniamo una bomba, una mina sotto i piedi e tu che fai? Ti |
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ci metti sopra a ballare la tarantella? Pazza… Pazza! |
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ELVIRA |
(Senza sollevare il capo, borbottando fra sé) Scemo… Scemo! |
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GENNARO |
Elvi’, ma ti rendi conto? Qua se Pasquale e Nicola capiscono qualche cosa, non c’è |
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posto sulla terra dove possiamo scappare! Ci dobbiamo far mettere in orbita eterna |
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intorno alla luna. |
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ELVIRA |
E allora non gridare, che Nicola va e viene. |
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GENNARO |
A parte la vergogna di essere due volte ladri… ma chille ce vattono, succede uno |
|||
scandalo, corrono ‘a gente, veneno ‘e gguardie… |
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ELVIRA |
Ma insomma, tutto questo pe’ compra’ una bottigliella di Soir de Paris? (Pronuncia |
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come scritto) |
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GENNARO |
(Correggendola ma dicendo “Suar” quasi come fosse “Suor”) Suar, Elvi’, Suar de Parì! |
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ELVIRA |
E che ne saccio io che le suore di Parigi si mettono ‘o profumo? |
|||
GENNARO |
Ah, non lo sapevi che quello è un estratto acuto di incenso? Le monache se lo metto- |
|||
no quando il vescovo le invita alle serate danzanti! |
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ELVIRA |
Genna’, nun me ammuscia’, capita a tutti che parlando parlando ci esce qualche |
|||
vongola. |
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GENNARO |
Qualche? Ma spari più vongole tu ca ‘o vivaro d’‘o Granatiello a Portici! Po’ diceno |
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che io perdo il controllo… Ma se capisce! Con questo nervoso i miei sforzi sono fru- |
||||
strati continuamente! |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 31
ELVIRA |
Nientedimeno addirittura ti ho frustrato? Genna’, ma tu stisse ascenno pazzo? Ma tu |
|
me vulisse costringere a compra’ sulo candeggina e carta igienica? |
||
GENNARO |
E allora scendi, vai dal pellicciaio, dal gioielliere, all’atelier… |
|
ELVIRA |
Ma io vorrei andare solo alla Standa… al PIM… a comprare qualche vestitino pe’ |
|
me e pe’ Nunzietta! |
||
GENNARO |
(Disperandosi) Uh mamma mia, ma qua allora non si ragiona più? Elvi’, noi dobbia- |
|
mo mostrare una miseria nera come la pece e grigia come la cenere! |
||
ELVIRA |
E bravo, ha scelto pure le gradazioni di colore! |
|
GENNARO |
Ma queste sono cose che danno nell’occhio! Per esempio: fai vedere la coscia… |
|
ELVIRA |
Ma che d’è? |
|
GENNARO |
Fai vedere la coscia! |
|
ELVIRA |
(Levandosi in piedi e stendendo la gamba) Et voilà! Vuo’ ca te faccio pure ‘na lambada? |
|
GENNARO |
Guarda… |
|
ELVIRA |
Che d’è? |
|
GENNARO |
Tu avevi sempre le calze sfilate, che davanti alle persone io mi dannavo. Comm’è ca |
|
mò pare la reclame di Omsa? |
||
ELVIRA |
Io non capisco: ma allora teniamo cento milioni per fare schifo più di prima? Quand’ |
|
è che possiamo toccare una fetente di lira? |
||
GENNARO |
Te l’ho già detto: dobbiamo aspettare che succeda qualche cosa. Che so… una vinci- |
|
ta anonima al totocalcio, un parente che muore e diciamo che ci ha lasciato un’eredi- |
||
tà… È colpa mia si chiste vonno campa’ tutte quante assaje? |
||
ELVIRA |
Ma allora inventiamoci un decesso, facimmo muri’ a quaccheduno… Zi’ Gesualdo, |
|
per esempio. |
||
GENNARO |
Zi’ Gesualdo? Noi non abbiamo più notizie da trent’anni, è ‘nu zio sperduto… |
|
ELVIRA |
Appunto: non c’è nessuno che indaga, che si informa… Genna’, chillo mò dovrebbe |
|
tenere quasi novant’anni: secondo me è muorto ‘overamente. Stammi a sentire: io |
||
adesso me ne scendo a fare la spesa e me porto pure a Nunzietta; quando torno tu ti |
||
fai trovare piangendo e dici che è arrivata la notizia che è morto zi’ Gesualdo e ci ha |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 32
lasciato cento milioni. Io me faccio veni’ ‘nu svenimento, mi metto a piangere, a ri- |
||||||
dere, a saltare… |
||||||
GENNARO |
E io te porto a ‘o manicomio d’Aversa. |
|||||
ELVIRA |
Ma allora tu non vuoi proprio fare carte? |
|||||
GENNARO |
Elvi’, me vuo’ fa’ ‘nu piacere? Pierde ‘a lengua! |
|||||
SCENA SECONDA |
||||||
(NICOLA e detti, poi NUNZIETTA) |
||||||
NICOLA |
(Entra dalla sinistra, è in maniche di camicia) Io vi ho servita, ho cambiato il tacchetto alla |
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fontana. |
||||||
ELVIRA |
Grazie, grazie Nico’. |
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GENNARO |
E si no comme se faceva? Con qggi un idraulico… |
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NICOLA |
(Indossando la giacca e mostrando il giornale che avrà in tasca) Neh, ma intanto voi state leg- |
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gendo i giornali? |
||||||
ELVIRA |
I giornali? E chi tiene la testa, Nicola mio! (Mostrando i calzini) Lo vedete? Io rammen- |
|||||
to, rammento… |
||||||
GENNARO |
E poi scrive le sue memorie. |
|||||
NICOLA |
Questo pagliaccio continua a dichiarare che ha pagato una grossa somma per il ri- |
|||||
scatto della moglie. |
||||||
GENNARO |
Nico’, l’ho detto anche a Pasquale: questo può dire tutte le palle che vuole, tanto i |
|||||
ricattatori mica vanno a dire: “Siamo stati noi e non abbiamo avuto niente”… |
||||||
NUNZIETTA |
(Entra dalla sinistra con due boccali d’acqua) Se non ci penso io a quelle povere piante, |
|||||
hanno voglia ‘e se secca’… (Andando verso il terrazzino) Mammà, mi dai una mano? |
||||||
ELVIRA |
Sì è meglio, si no tu faje ‘nu shampoo fuori programma a don Andrea ‘o piano ‘e |
|||||
sotto! |
||||||
NUNZIETTA |
Tieni sempre da ridire, jamme! (Via fuori al terrazzino) |
|||||
GENNARO |
Nico’, siente a me, non ci pensiamo più. Alla fine il denaro nella vita non è tutto, il |
|||||
denaro non dà la felicità… |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 33
ELVIRA |
(Raggiungendo Nunzietta) Sì, ma io nun cunosco a nisciuno ca è felice senza denaro! (Via |
||
fuori al terrazzino) |
|||
NICOLA |
Genna’, tu lo vuoi sapere? Chiamami fesso, ma a me del denaro quasi quasi non me |
||
ne importa niente. |
|||
GENNARO |
Ecco, bravo, non ti deve importare. |
||
NICOLA |
Ma io, da quando sono stato in quella maledetta casa di campagna, ho perduto il |
||
sonno della notte. Genna’, io a quella la tengo sempre davanti agli occhi! |
|||
GENNARO |
La signora? |
||
NICOLA |
Sì. Che so… quella donna legata e imbavagliata, agli occhi miei è diventata un’eroi- |
||
na. Genna’, io nun m’‘a scordo cchiù! |
|||
GENNARO |
Nico’, ma tu niente niente te fusse ‘nnammurato della signora? |
||
NICOLA |
Genna’, quella una volta che eravamo soli mi chiese di sbavagliarla un poco, poi mi |
||
chiese di chinarmi su di lei e quello che successe non te lo puoi nemmeno immagina- |
|||
re!... |
|||
GENNARO |
Lo so, non me lo dire: ti sputò in faccia! |
||
NICOLA |
Mi baciò! |
||
GENNARO |
Come? |
||
NICOLA |
Proprio qui, Genna’, sulla bocca! |
||
GENNARO |
All’anima della strip-tease, e che ci teneva! |
||
NICOLA |
Genna’, te lo ripeto: a me del denaro non importa niente! |
||
GENNARO |
E questa è saggezza. |
||
NICOLA |
A me il denaro fa schifo! |
||
GENNARO |
E questa è filosofia. |
||
NICOLA |
Ma io a chella signora la debbo rivedere! |
||
GENNARO |
E questa è pazzia! |
||
NICOLA |
Genna’… |
||
GENNARO |
Nico’, non ci pensare più: fu un raptus di natura sensuale per il quale tu ti arraptasti |
||
un poco, ma ora non ti devi arraptare più! |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 34
NICOLA |
(Cambiando tono nel vedere Elvira e Nunzietta che rientrano dal balcone) Basta Genna’, io me |
|||
ne vado: vengo più tardi con Pasquale per farci il solito scopone. |
||||
NUNZIETTA |
Sì, però solo in pomeriggio. (A Gennaro) La televisione stasera fa “Sentieri”. |
|||
GENNARO |
Nunzie’, a me la televisione mi è antipatica. Esce quella e dice: “Fra poco trasmet- |
|||
tiamo a colori…”. Io a colori nun ‘a tengo e m’arraggio. (A Nicola) Ma con questo bi- |
||||
lancio familiare, me pozzo accatta’ ‘a televisione a colori? |
||||
NUNZIETTA |
A me invece la televisione mi distende. Specie quando arriva mammà col ciotolino |
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del tè freddo con la granita di limone e i biscottini. |
||||
ELVIRA |
Eh, figlia mia, ma questi sono vizi che ci dobbiamo togliere. Purtroppo anche queste |
|||
piccole spese incidono sulla bilancia familiare. E non sul bilancio come dicono ades- |
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so: perché da che mondo è mondo la bilancia è sempre stata donna! |
||||
NUNZIETTA |
Ma se è per questo, a me anche per cena mi basta una fetta di pane e un Milione. |
|||
GENNARO |
(Distratto, sussultando) Milione? Ch’è stato, chi ha parlato? Chi ha detto milione? |
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NUNZIETTA |
Il formaggino papà, il formaggino Milione! |
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GENNARO |
Ah, mi credevo che ti volevi mangiare un milione in mezzo al pane… Quello fa male |
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figlia mia, è indigesto. |
||||
ELVIRA |
Ma dico io, tu poi con tanti formaggini proprio il Milione dovevi scegliere? Nomi- |
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navi un formaggino più pezzente… |
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NUNZIETTA |
Mammà, ma che volete che me ne importi a me dei milioni? Io sono ricca, ricchissi- |
|||
ma… Ecco i miei gioielli! |
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GENNARO |
(C.s.) Addo’ stanno? |
|||
NUNZIETTA |
Un padre e una madre onesti a diciotto carati. |
|||
ELVIRA |
(Sussultando) Ah! Mi sono pognuto un dito! |
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GENNARO |
Pognuto? |
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ELVIRA |
(Riprendendosi) Mi è uscito un “pognuto” che non c’entra proprio. (A Gennaro) Non vi |
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preoccupate professore, so bene che non si dice pognuto ma si dice pungito… |
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GENNARO |
Elvi’: “Punto”! |
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ELVIRA |
(Di rimando) E basta! |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 35
GENNARO |
No, io dico: “Punto”! |
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ELVIRA |
E io dico: “Basta”! |
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NUNZIETTA |
Va bene papà, andiamo, non vi disperate… (Prendendo a braccetto Nicola) Andiamo Ni- |
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cola, lasciamoli soli in questa atmosfera amorosa. (A Gennaro) Io vado a fare due |
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chiacchiere con Ginevra. (Esce dalla comune con Nicola) |
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GENNARO |
Ma dico io, pecché fai così davanti alla gente? E se Nunzietta capisce qualche cosa? |
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Non ti preoccupare, i momenti buoni verranno. Il denaro fa bene pure solo a tenerlo. |
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‘O vvi’? Tu già stai rifiorendo… (Accennando ad andare verso di lei) Che quasi quasi mi |
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fai venire un certo pensiero… |
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ELVIRA |
(Fermandolo con un gesto della mano) Fatt’‘o passa’! |
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SCENA TERZA |
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(NUNZIETTA e detti) |
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NUNZIETTA |
(Entrando dalla comune) Che cosa avete passato? |
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GENNARO |
‘Nu guajo! |
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ELVIRA |
E che d’è, tu non sei andata più da Ginevra? Non c’era? |
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NUNZIETTA |
Ginevra sta a letto con l’emicrania. (Ad Elvira) Anzi, la mamma mi ha detto se entri un |
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momento da lei che vorrebbe parlare un poco con te. |
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ELVIRA |
La signora Adalgisa? E che vuole da me? |
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NUNZIETTA |
E che ne so io? Ha detto: “Quando ha un po’ di tempo libero perché mi deve presta- |
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re…” |
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GENNARO |
(Subito) Prestare? (Preoccupato) E che cosa possiamo prestare noi? |
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NUNZIETTA |
“…Mi deve prestare un poco d’attenzione per un discorso serio.” |
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ELVIRA |
(Avviandosi per uscire) E mò vado a vedere un poco. (Fermandosi) Ma non ti ha fatto pro- |
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prio entrare? |
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NUNZIETTA |
No. |
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ELVIRA |
Niente niente ‘a figlia avesse pigliato qualche malattia infettiva? |
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NUNZIETTA |
Mammà e che ne so io? |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 36
GENNARO |
(Prendendo dei calzini dal cestino da lavoro e dandoli ad Elvira) Aspetta, portati due calzini, |
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così chiacchierando chiacchierando li cuci pure e non perdi tempo. (Poi sottovoce) |
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Mettili bene in vista, fai notare che sono rotti! |
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ELVIRA |
(Traendo un sospiro) Ah, zi’ Gesualdo! (Via dalla comune) |
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GENNARO |
E che può volere la signora Delle Grazie? |
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NUNZIETTA |
Papà, io lo so che cosa vuole la signora Adalgisa. |
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GENNARO |
(Sorpreso) Lo sai? |
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NUNZIETTA |
Sissignore, lo so. Anzi, mi posso immaginare il discorso pari pari: (Rifacendo il verso) |
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“Donn’Elvira, don Gennaro, io lo so bene: voi avete un tesoro.” |
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GENNARO |
(Subito preoccupato) E essa che ne sape? |
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NUNZIETTA |
(Continuando come se stesse parlando la signora Adalgisa) “Sì, e l’avete fatto senza fatica, |
||
con l’indispensabile collaborazione di vostra moglie che lo portava nascosto sotto il |
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vestito…” |
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GENNARO |
(Turbato) E essa che ne sape? |
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NUNZIETTA |
(C.s.) “Ma parliamoci chiaro, don Genna’: quello, purtroppo, è un tesoro che non si |
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può spendere…” |
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GENNARO |
Non si può spendere? Aspetta, aspetta… |
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NUNZIETTA |
(C.s.) “Voi l’avete capito: il tesoro di cui vi sto parlando è vostra figlia Nunzietta!” |
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GENNARO |
Ah, è vostra fi…? Benedetta capozzella, tesoro di papà tuo… E parla chiaro! |
||
NUNZIETTA |
Devo parlare chiaro? E va bene: papà, la signora Adalgisa Delle Grazie vuole insinu- |
||
are che io, con la scusa che sono amica di Ginevra, vado ogni giorno in casa per ve- |
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dere il figlio Pippo. |
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GENNARO |
E pecché? |
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NUNZIETTA |
Gesù, papà, non capite? Vuole insinuare che ci ho messo gli occhi addosso per cui io |
||
mi imbroncino con Pippo! |
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GENNARO |
Mia figlia s’imbroscina cu’ Pippo? |
||
NUNZIETTA |
Anzi, sospetta addirittura che siamo fidanzati di nascosto e che Ginevra lo sa e ci dà |
||
la mano. |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 37
GENNARO |
Nientedimeno si permette di pensare questo? Ah, ma qua allora aggia fa’ ‘o pate! Mò |
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vado dentro e voglio parlare io con Pippo, la pippetta e la pippa madre! |
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NUNZIETTA |
Papà, aspettate… |
|
GENNARO |
Ma che devo aspettare?! E tu poi, grandissima scema, figlia di tua madre, non la sa- |
|
pevi rispondere? Perché di fronte a tutto ciò che dice quella linguaccia viperina sei |
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restata così? |
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NUNZIETTA |
Papà… (Chinando di scatto il volto sulle mani e piangendo) Perché è vero! |
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GENNARO |
Come? |
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NUNZIETTA |
È vero. |
|
GENNARO |
Nunzie’, a papà, e dicevi: “Vuole insinuare” con tanta indignazione? |
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NUNZIETTA |
Ma sì, perché è vero, ma lei lo dice in modo sinistro… Papà, io e Pippo ci vogliamo |
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un bene all’antica: a momenti ci scappano pure il bacio in fronte e la serenata… E |
||
quella, invece, sapete che vuole insinuare? |
||
GENNARO |
(Preoccupato) Che fate le schifezze! |
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NUNZIETTA |
No, questo no… eh, addirittura?! Vuole insinuare che io gli rubo il dottorino. Perché |
|
sapete… fra poco Pippo sarà dottore. |
||
GENNARO |
Embè, ma la signora Adalgisa non è convinta che tu sei un tesoro? |
|
NUNZIETTA |
Sì papà, ma un tesoro che non si spende, mentre il figlio ha bisogno di una che porta |
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una dote consistente. Papà, vuole insinuare che noi siamo una famiglia di morti di |
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fame! |
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GENNARO |
E insinua giusto! |
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NUNZIETTA |
Io tengo Ginevra che è una vera amica leale: fa la spia contro la madre e mi dice tut- |
|
to! |
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GENNARO |
(Ironico) Brava! |
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NUNZIETTA |
Sapete come ci chiama la signora Adalgisa Delle Grazie? “La famiglia Bellecalze: la |
|
madre sfilata ed il padre rattoppato”! |
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GENNARO |
(Fremendo) Ah, così ci chiama la signora Adalgisa? |
|
NUNZIETTA |
Sissignore, dice: “Sono due anni che il padre non si compra una maglia intima. Due |
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ne tiene, e sono sempre le stesse: una leva e una mette”. |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 38
GENNARO |
E che ne sa lei? |
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NUNZIETTA |
Sorveglia a mammà quando spande il bucato. |
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GENNARO |
Vedete che astuzia… vedete che malignità! |
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NUNZIETTA |
Dice che sembriamo la tribù dei visi pallidi perché non mangiamo mai né carne né |
|
pesce. |
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GENNARO |
Sorveglia a mammà pure quando fa la spesa? |
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NUNZIETTA |
No, guarda quando buttiamo i residui di tavola ai gatti del cortile. |
|
GENNARO |
E questa piglia il binocolo e vede pure se mangiamo pasta e piselli con il lardo o con |
|
l’olio! |
||
NUNZIETTA |
Poi dice: “E meno male che c’è la figlia che innaffia le rose!” |
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GENNARO |
Ah, ecco, almeno capisce la poesia, il sentimento… |
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NUNZIETTA |
No. Dice: “Così qualche volta se le mangiano all’insalata e risparmiano la lattuga |
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che costa cara…” |
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GENNARO |
Guardate che cattiveria! (Cingendo affettuosamente le spalle di Nunzietta) Ma a noi non ce |
|
ne importa, non è vero? |
||
NUNZIETTA |
A noi ci basta una fetta di pane e un Milione. |
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GENNARO |
Il formaggino? |
|
NUNZIETTA |
Certo, per zittire la pancia. |
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GENNARO |
Ecco, brava. (Vezzeggiandola) E noi abbiamo un bel pancino piccolo piccolo… |
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NUNZIETTA |
Sì, papà, ma con un cuore grande grande che c’entra più dolore. |
|
GENNARO |
(Ingoiando un singhiozzo) Beh, io… |
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NUNZIETTA |
E poi c’è l’orgoglio… Una si sente sepolta sotto una montagna di umiliazione, e al- |
|
lora dà un calcio alla morale e dice: “Ma che lo tengo a fare io un padre onesto? Sì, |
||
sì, era meglio se faceva il bandito e teneva i milioni!” |
||
GENNARO |
I formaggini? |
|
NUNZIETTA |
No, i soldi papà, i soldi! |
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GENNARO |
(Pensoso) Non è che te l’ha detto tua madre di farmi questo discorso? |
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NUNZIETTA |
Mammà? E che c’entra? |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 39
GENNARO |
No, niente, niente… Andiamo, ora non piangere più. Sai, papà quando tu piangi si |
||||
sente il cuore come un portaspilli… (Mettendosi a sedere) Anzi, mò statte zitta che mi |
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devo fare ‘na bella appiccicata ‘ncapo a me con la signora Adalgisa, così mi sfogo e |
|||||
mi sento meglio. |
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SCENA QUARTA |
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(ADALGISA, ELVIRA e detti |
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ADALGISA |
(Entra dalla comune seguendo Elvira che entra nervosamente) Signo’, voi non vela dovete |
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prendere a male. (Muovendosi nervosamente seguita da Nunzietta che le porgerà una sedia) Qua |
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ognuno si difende il suo. Se poi ho sbagliato a parlare me lo dite e la sottoscritta A- |
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dalgisa Delle Grazie va un’altra volta a scuola pe’ se ‘mpara’. (A Nunzietta) No, no, |
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grazie nenne’, nun me voglio sede’. |
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GENNARO |
Signora sentite… |
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ADALGISA |
No, perché quella, vostra moglie, mentre parlavo mi ha voltato le spalle, per non dire |
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il sedere, e mi ha lasciato fuori dalla porta comme a ‘na scema qualunque. |
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ELVIRA |
Non è vero! Vi ho detto: “Scusate, sta suonando la benedizione e m’aggia ji’ a di‘ il |
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Rosario”. |
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ADALGISA |
Eh, ‘o Rusario, signo’… Quello era un modo di mandare a quel paese! |
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ELVIRA |
E ci siete andata? |
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ADALGISA |
Come? |
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GENNARO |
Elvira ti prego: stai zitta e lasciami fare il padre. |
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ELVIRA |
E parla, parla… |
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GENNARO |
(Fa alcuni colpetti di tosse per schiarirsi la voce, assume un certo atteggiamenti di occasione) Dun- |
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que: signora Delle Grazie… |
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ELVIRA |
(Come mormorando, fra sé) Ora pro nobis… |
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GENNARO |
(Ribattendo) Signora Delle Grazie… |
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ELVIRA |
(C.s.) Miserere nobis… (Gennaro si gira verso di lei e la guarda) Che d’è? |
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GENNARO |
(Benedicendola con due dita) Ite, missa est! |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 40
ADALGISA |
Va be’, don Genna’, fate dire la messa a vostra moglie, tanto io sono una santa che |
||
certi miracoli non li posso fare. E con questo ho chiuso e statevi bene! (Fa per andare) |
|||
GENNARO |
Ma signora… |
||
ADALGISA |
(Fermandosi e cavando di tasca un calzino bucato) A proposito, donn’Elvi’, prima v’è cadu- |
||
to questo capo di biancheria a terra. |
|||
GENNARO |
E va be’ signo’, non è un capo, è un piede di biancheria… |
||
ADALGISA |
Don Genna’, il parlare in faccia è fatto per gli amici. Qua o capa, o piede, chi tiene la |
||
rogna se la gratta e chi la salute se la gode. Ma scusate, io ho fatto tanto per affrettare |
|||
la carriera di mio figlio, mò perché dovrei spezzare il corso del destino? |
|||
ELVIRA |
Eh, ‘o corso Vittorio Emanuele! Ma chi ve la vuole spezzare, signo’, la corsa del de- |
||
stino? |
|||
GENNARO |
Elvi’, statte zitta! Signora Delle Grazie, il corso del destino sta nelle mani di Dio e né |
||
io, né voi lo possiamo conoscere. |
|||
ELVIRA |
(Guardando significativamente Gennaro) Ma siamo sotto il cielo e tutto può succedere. |
||
Noi, per esempio, teniamo zio Gesualdo che la settimana scorsa ci ha scritto che non |
|||
stava bene… |
|||
GENNARO |
Elvi’, pe’ favore lascia stare a zi’ Gesualdo e fammi parlare. Non ti preoccupare, zi’ |
||
Gesualdo sta bene, sta benissimo… |
|||
ELVIRA |
E che salute ‘e fierro che c’esistono… e che resistenza! |
||
ADALGISA |
Ma non ho capito signo’, volete dire che io, da un momento all’altro, posso pure |
||
schiattare? |
|||
GENNARO |
Ma no, che c’entra? |
||
ADALGISA |
(Senza badargli) Neh, donn’Elvi’, e non potete buttare il sangue prima uno di voi e io |
||
vi mando un bell’omaggio floreale? |
|||
GENNARO |
Ma signora… |
||
ADALGISA |
Ma che signora e signora, abbiate pazienza, mò veramente faccio la pazza! Mi di- |
||
spiace per questa povera ragazza innocente la quale tiene solo una colpa: è figlia a |
|||
voi e a voi. (Facendo per uscire dadlla comune) Buonasera! |
|||
GENNARO |
Signora… |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 41
ADALGISA |
(Mandandolo al diavolo) Uh! (Via per la comune) |
|||
GENNARO |
(Facendo atto di pigliarsi a schiaffi) Ah, me pigliasse a pacchere io stesso! |
|||
ELVIRA |
(Fra sé) Eh, dai, dai… |
|||
GENNARO |
Ma come, io mi devo sentir dire tutte queste cose e non posso sfogare? |
|||
NUNZIETTA |
Papà, è colpa mia! |
|||
GENNARO |
No, è colpa di tua madre che s’è messa a fare il duetto e nun m’ha fatto parla’. Sì, |
|||
perché non vuole essere la mia metà: deve fare sempre tre quarti essa e ‘nu quarto ‘oi |
||||
marito! |
||||
ELVIRA |
Ma perché tu non sai quella donna che cosa ha detto in faccia a me: “Donn’Elvira, io |
|||
tengo un nipote che ha un bel posto sicuro di collaboratore ecologico. Lo vorrei far |
||||
conoscere a Nunzietta. È un bravissimo giovane. Da cosa può nascere cosa e non si |
||||
può mai sapere il destino…” He’ capito? Menava botte che il destino di mia figlia |
||||
era ‘o munnezzaro! (Nunzietta scoppia in pianto) |
||||
GENNARO |
(Pensoso) Ah, così ha detto la signora Adalgisa? |
|||
NUNZIETTA |
Papà, non vi scoraggiate. Forse la signora Adalgisa ha ragione e chi ha sbagliato so- |
|||
no io. La felicità per i poveri è come l’azzurro per i ciechi. (Indicando il cielo con un dito) |
||||
Sta lassù: è vero che nessuno arriva a toccarlo, ma i ciechi, papà, i poveri, non lo |
||||
possono nemmeno vedere… |
||||
GENNARO |
(Commosso, compiaciuto, passandole una mano nei capelli) Questa ha preso proprio della mia |
|||
natura poetica. |
||||
ELVIRA |
Che stai dicendo? |
|||
GENNARO |
Niente, Elvi’, lasciami stare. Io da stamattina tengo certi ‘pensieri per la testa che fi- |
|||
gurati se posso pensare troppo a lungo alla signora Delle Grazie… |
||||
ELVIRA |
Uh, mamma mia! Ma allora tu sangue nelle vene non ne hai? (A Nunzietta) Che ti cre- |
|||
di? Quello mò è capace che sta facendo un’altra poesia. |
||||
GENNARO |
Ma quale poesia, Elvi’?! È una spina dolorosa che tengo confitta nel cuore! Io… io |
|||
non ve l’ho detto ancora perché volevo prima farvi mangiare; ma non ce la faccio |
||||
più: Elvi’, stamattina mi hanno telefonato da Trieste… |
||||
NUNZIETTA |
Da Trieste? A che ora? |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 42
(A Gennaro) |
GENNARO(Subito) Alle sette, quando tutti dormivate NUNZIETTA E chi ha telefonato?
GENNARO Elvi’, fatti forza e coraggio…
ELVIRA (Illuminata dalla speranza) Gennari’… ma ch’è stato?
GENNARO Pensa che su questa terra siamo tutti di passaggio e che prima o poi bisogna rasse-gnarsi alla volontà di Dio. Del resto abbiamo già visto morire tre genitori e non sia-mo impazziti…
ELVIRA Certo, capisco… (Sollecitandolo a parlare presto) Ci può sempre scappare qualche morte di subito…
GENNARO (Solenne) Elvi’, è morto zi’ Gesualdo!
ELVIRA (Col volto improvvisamente raggiante di felicità) È morto? (Rivolgendosi a Nunzietta con un rapido scroscio di risa, quasi battendo le mani) Ah-ah-ah! È morto zi’ Gesualdo!
GENNARO (Con tono allusivo, di rimprovero) Elvira! Elvira mia, non farti prendere da questa crisi i-sterica… Piangi, disgraziata, sfogati! Quando uno muore si deve piangere.
ELVIRA Sì, sì… (Piangendo) Oh, hai sentito Nunzietta? Finalmente è morto zi’ Gesualdo!
GENNARO (Cercando di coprire) Sì, finalmente, perché soffriva il povero vecchio… Soffriva tantocon tutte quelle piaghe!
ELVIRA (Piangendo) Eh, soffriva, Genna’, è vero! Ma sempre mio zio era!
GENNARO Elvira, tu sei sconvolta: zi’ Gesualdo era zio a me!
ELVIRA Sì, ma quando mai abbiamo fatto differenza tra quello che è tuo e quello che è mio? Zi’ Gesualdo voleva bene a tutti e due.
GENNARO Mi ha cresciuto… Mi ha fatto da padre! (Come rievocandone la nobile figura) Oh, il vec-
chio leone! Don Gesualdo dai bianchi capelli… Era ricco, era un magnate!
ELVIRA Ah, è vero: si faceva certe magnate! Quanto era bello a tavola, Nunzie’! Che simpa-
ticone, e come ci voleva bene… È vero? Ci voleva tanto, tanto bene. E
ora ci ha lasciato…
GENNARO In questa valle di lacrime!
ELVIRA Sì, sì, ci ha lasciati nella valle. Ma ci voleva tanto, tanto bene. E ci ha lasciato…
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 43
GENNARO |
L’amaro cordoglio! |
||
ELVIRA |
Sì, va bene, ma io dico: ci ha lasciato… |
||
GENNARO |
Niente Elvi’, niente altro che inconsolabile amarezza! |
||
ELVIRA |
Ma si’ tuosto, sa’?! |
||
GENNARO |
No, io no, il cervello lo tengo, in testa… (Sottovoce, come in disparte) Ma che mureva, |
||
cu’ ‘o testamento ‘mmano e i soldi sotto ‘o cuscino? (Poi ad alta voce) Ora bisognereb- |
|||
be telefonare a Trieste per sapere come sono andate le cose, per farsi presenti… |
|||
ELVIRA |
(Andando verso il telefono) Dimmi, dimmi, lo conosci il prefisso di Trento? |
||
GENNARO |
Di Trieste? |
||
ELVIRA |
Sì, sì, di Trieste! Aspetta, mò lo domando al centralino. |
||
NUNZIETTA |
Mammà, aspettate! Ma non è meglio che scrivete una lettera? |
||
GENNARO |
E arriva quando fanno l’esumazione! |
||
NUNZIETTA |
Papà, io non volevo darvi un’altra brutta notizia. Stamattina alle nove ho cercato di |
||
telefonare a una signorina amica mia… Il telefono è kaputt! |
|||
ELVIRA |
E che c’entra zi’ Gesualdo con la signorina Kaputt? |
||
NUNZIETTA |
Mammà, il telefono ce l’hanno tagliato! |
||
GENNARO |
(Di scatto va a sollevare l’apparecchio per sincerarsi della cosa. Poi, sputandoci sopra e riponendo- |
||
lo) Puh! Lo tagliano sempre nei momenti più inopportuni. (Ad Elvira) E comme se fa? |
|||
Che dici, vuoi chiedere il favore alla signora Adalgisa? |
|||
ELVIRA |
A chi? Genna’, oramai il pianerottolo nostro è il nuovo muro di Berlino! Nuje stam- |
||
me ‘a ccà e loro di là con i mitra spianati. |
|||
NUNZIETTA |
E poi che figura facciamo? Papà, io se quella viene a sapere che teniamo pure il tele- |
||
fono tagliato, mi butto abbasso! |
|||
GENNARO |
Brava, ecco la parola ispirata: “Abbasso”! (Ad Elvira) Più tardi scendi giù e telefoni |
||
dalla via. |
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ELVIRA |
Ma se capisce, è doveroso! |
||
GENNARO |
Povero zio Gesualdo, mi hai lasciato solo quaggiù! |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 44
NUNZIETTA |
(A capo chino, con aria delusa) Papà, non ti abbattere, prima o poi ti riunirai a zio Ge- |
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sualdo nell’aldilà. |
||||||
GENNARO |
(Facendo scongiuri) Senza pressa! |
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SCENA QUINTA |
||||||
(NICOLA, PASQUALE e detti) |
||||||
NICOLA |
(Entrando dalla comune con Pasquale) Permesso? |
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PASQUALE |
Sono arrivati i soliti scopatori di giornata! |
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GENNARO |
Pasqua’… Nico’… fratelli miei, io oggi… (Rompendo in singhiozzi) Oh! |
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PASQUALE |
Mamma mia! Ch’è stato? |
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NICOLA |
(Ad Elvira) Qualche notizia ferale? |
|||||
ELVIRA |
No, no, che feriale?! È una notizia dolorosa! |
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PASQUALE |
È muorto quaccheduno? |
|||||
ELVIRA |
Zi’ Gesualdo, uno zio caro che stava a Trieste e Trento. |
|||||
NICOLA |
A Trieste e Trento? |
|||||
GENNARO |
(Piangendo) Sì, un uomo d’affari. Aveva due case, una a Trieste e una a Trento… An- |
|||||
dava e veniva. |
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PASQUALE |
Uh, povero don Gennaro, quanto mi dispiace! |
|||||
GENNARO |
Nun ne parlammo, Pasqua’, nun ne parlammo… Sto mandando mia moglie giù a te- |
|||||
lefonare pecché io nun tenago ‘a forza. |
||||||
PASQUALE |
Ma pecché, il telefono qua non funziona? Nun ce sta linea? |
|||||
ELVIRA |
Pasqua’, ce l’hanno tagliato. |
|||||
GENNARO |
E se capisce! E che teniamo, ‘e solde pe’ paga’ ‘o telefono nuje? A proposito, tenete |
|||||
qualche gettone in tasca? |
||||||
PASQUALE |
(Cercando in tasca) Sì, sì, l’aggia tene’… |
|||||
NICOLA |
Io ne ho due. |
|||||
GENNARO |
(Prendendo i gettoni) Ecco, abbiamo fatto la colletta dei gettoni. (Dandoli ad Elvira) Va’, |
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va’ Elvi’, fai presto. |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 45
NICOLA |
Donn’Elvi’, e mò vi accompagno. |
|||||||
ELVIRA |
No, no, per l’amor di Dio, restate con lui. Io sono donna e le donne, in queste cose, |
|||||||
sono più uomini dei maschi. È Gennaro che ha bisogno di compagnia. |
||||||||
GENNARO |
Sì ma torna presto, hai capito? Non mi lasciare solo, mi raccomando! |
|||||||
ELVIRA |
Eh, Genna’, torno presto! Ma ch’è fatto, Casoria? Quella Trieste e Trento è lontana! |
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(Via dalla comune) |
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GENNARO |
(Sempre con voce di pianto) Che ingenuità… che innocenza… che donna semplice, all’ |
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antica! |
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NICOLA |
Ma spiegame ‘na cosa, Genna’, scusa: ma comm’è poi, che uno zio così caro io non |
|||||||
l’ho mai sentito? |
||||||||
GENNARO |
(Portando subito una mano alla fronte) Ah, la testa… la testa! (Mettendosi a sedere) Non mi |
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domandate niente, Nico’, sto male! Mi sento la testa che se ne sale in cielo come un |
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palloncino a gas! |
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SCENA SESTA |
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(ADALGISA e detti) |
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ADALGISA |
(Da dentro) È permesso? |
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NUNZIETTA |
(Introducendo Adalgisa) Avanti, prego. (Agli astanti) È la signora Adalgisa. |
|||||||
ADALGISA |
Don Genna’, don Genna’, condoglianze. Io sono mortificata che questo fatto è suc- |
|||||||
cesso proprio mò che ci sono state quelle chiacchiere. |
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GENNARO |
Grazie signo’, grazie. Ma voi come l’avete saputo? |
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ADALGISA |
Me l’ha detto vostra moglie passando passando. Stava tutta rossa, eccitata… |
|||||||
GENNARO |
Eh, lo so, lo so… Quella è sensibile, le stava venendo un colpo apoplettico! |
|||||||
ADALGISA |
(Fra sé) Vuoi vedere che ‘sta disgraziata muore proprio mò che le ho fatto la sparata? |
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(Poi a Gennaro) Don Genna’, senza cerimonie, io sto a disposizione per qualunque co- |
||||||||
sa. |
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GENNARO |
Niente signo’, grazie, non voglio niente. (Piangendo) Voglio zi’ Gesualdo ‘n’ata vota, |
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questo vorrei! Ma chi me lo può dare a me, chi me lo può dare a zi’ Gesualdo? |
||||||||
PASQUALE |
(Preoccupato) Neh, ma questo si sta facendo rosso! |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 46
NICOLA |
(All’unisono con Pasquale) Bianco! |
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ADALGISA |
Eh, se sta facenno rosso e bianco! (Poi fra sé) Vuo’ vede’ che more isso e dicono che è |
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colpa mia? (Poi ad alta voce) Don Genna’, ma pecché non entrate un poco da me e vi |
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mettete con le mani nell’acqua calda? |
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GENNARO |
Ma pecché signo’, avete l’acqua miracolosa voi? Vi arriva imbottigliata da Lourdes? |
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L’acqua calda ‘a tengo pur’io! |
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PASQUALE |
(Col polso di Gennaro fra le dita) Io però ‘o sento ‘nu poco muscio. |
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NICOLA |
Nun perdimmo tiempo, ci vorrebbe un cognac. |
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NUNZIETTA |
(Facendo per uscire di corsa a sinistra) Eh, un cognac? (Poi fermandosi) E non ne teniamo! |
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ADALGISA |
Gesù, e che ci vuole?! Si chiama il bar e si fa portare! (Andando verso il telefono) Mò te- |
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lefono io… |
|||||
GENNARO |
(Scattando in piedi) No! |
||||
ADALGISA |
Ch’è stato? |
||||
GENNARO |
M’è passato, m’è passato, sto bene! (Tamburellando con la mano sulla guancia di Nunzietta) |
||||
ADALGISA |
Quella è mammà che non l’ho vista bene. (A Nicola) Tu, poi, la potevi accompagnare |
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un poco! |
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NICOLA |
Signora scusate: io il cavallo nun ‘o tengo, ma ‘o cavaliere ‘o saccio fa’. Natural- |
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mente mi sono offerto, ma donna Elvira non ha voluto- |
|||||
ADALGISA |
(Con interesse egoistico) Ah, ma allora si sentiva bene? Nunzietta, fai una cosa, vai un |
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poco dentro da me, così parli un poco con Ginevra e stai in compagnia. Io lo so, |
|||||
quando non si riesce a piangere è peggio! |
|||||
NUNZIETTA |
Beh, io veramente questo zio Gesualdo non l’ho mai conosciuto. |
||||
PASQUALE |
E questo è quello che volevo domandare io! Genna’, ma questo zi’ Gesualdo… |
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GENNARO |
(C.s.) Ah, la testa, la testa! (Mettendosi a sedere) Sto male, Pasqua’, sto male un’altra |
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volta! |
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ADALGISA |
(Fra sé) Santa Ri’, fagli buttare il sangue un altro giorno! |
||||
NICOLA |
Ma io l’ho detto: ci vuole un cognac, un cordiale… |
||||
ADALGISA |
(Andando verso il telefono) E ‘nu mumento, mò telefono al bar! |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 47
GENNARO |
(Scattando in piedi) No! |
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ADALGISA |
(Sorpresa) ‘On Genna’! |
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GENNARO |
Basta, basta: m’è passato, sto bene. (A Nunzietta) Piuttosto sto preoccupato per Elvira |
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che non torna… |
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NICOLA |
Pasqua’, sa’ che vogliamo fare? Scendiamo e andiamole dietro. |
|||||||
GENNARO |
Sì, sì, avete indovinato il mio pensiero. |
|||||||
PASQUALE |
Genna’, e non lo sapevi dire? Jammo, Nico’, scendiamo: io vado a destra e tu a sinsi- |
|||||||
stra. (Esce dalla comune con Nicola) |
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ADALGISA |
(Fra sé) Ah! E ccà si succede quacche ccosa restammo io, ‘a figlia e ‘o muorto? (Poi |
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ad alta voce) Don Genna’, io intanto vado dentro e faccio subito un bel caffè forte for- |
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te: il caffè è tonico del cuore, fa bene! Nunzie’, in ogni caso mi chiami, hai capito? |
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Non fare cerimonie, mi raccomando. In certi momenti siamo tutti fratelli e sorelle. |
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Chiamma primma ‘o purtiere e po’ a me. (Via dalla comune) |
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GENNARO |
Ah, finalmente un attimo di distensione! Non ti preoccupare, che tutto si aggiusta. |
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NUNZIETTA |
Papà, ma come si aggiusta? |
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GENNARO |
Vedrai, figlia mia, io sono uomo di fede: ci siamo rivolti alla Madonna di Pompei. |
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SCENA SETTIMA |
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(LILIANA e detti) |
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LILIANA |
(Da dentro) Permesso? |
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NUNZIETTA |
Chi è? |
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GENNARO |
E io che ne saccio? Vai a vede’! |
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LILIANA |
(Esce dalla comune per risortire tra poco introducendo Liliana. A Gennaro) È una signora. (A Li- |
|||||||
liana) Prego signora, si accomodi. |
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LILIANA |
(Appare sulla soglia della comune. È tutta vestita di nero, con un cappellino e veletta calata sul viso) |
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Buongiorno. |
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GENNARO |
Chi è? |
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LILIANA |
(Sollevando la veletta) Cucù! Mi riconoscete? |
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GENNARO |
(Arretrando di un passo) Ah, Madonna di Pompei! |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 48
LILIANA |
Sì, infatti sono la dama di carità della Madonna di Pompei. Sono venuta per quei |
|
soldi… quella piccola offerta che voi mi prometteste… |
||
GENNARO |
Sì, sì capisco. Ma ora… |
|
LILIANA |
Oh, lo sapevo che la mia visita vi faceva tanto piacere, tanto che ho detto: “Io me la |
|
devo trezziare la faccia che fa don Gennaro quando mi vede”… |
||
GENNARO |
Certo, certo, è una bella sorpresa! (Poi, senza guardare la figlia) Nunzietta vai, vai pure |
|
un poco dalla signora Adalgisa… (Nunzietta via di corsa dalla comune) |
||
LILIANA |
(Aprendo la borsetta con gesto rapido, impulsivo) Io non tengo tempo da perdere, devo fare |
|
presto presto! |
||
GENNARO |
(Facendo per scappare) Che sta prendendo dalla borsa? |
|
LILIANA |
Le sigarette. |
|
GENNARO |
Ah, io credevo… (Inginocchiandosi) Signora… |
|
LILIANA |
(Subito) Alzati, porco, stai zitto! Torvo… famigerato… (Con più forza) biecoro! |
|
GENNARO |
Non gridi, la prego! |
|
LILIANA |
No, non grido, non ti preoccupare: te lo vengo a dire dentro all’orecchio quello che |
|
sei. |
||
GENNARO |
Si risparmi, già lo so. |
|
LILIANA |
(Accendendo con calma la sigaretta) Vuoi sapere come ti ho trovato? |
|
GENNARO |
(Convinto) È stato Nicola. |
|
LILIANA |
Chi è Nicola? |
|
GENNARO |
Il più fesso dei tre. |
|
LILIANA |
Il più fesso dei tre sei stato proprio tu: tanto fesso da metterti a gridare davanti a me: |
|
“Sono il bieco, il famigerato Gennaro Cozzichella”! |
||
GENNARO |
Un momento, scusi. Sono il più famigerato imbecille di Napoli! |
|
LILIANA |
Io ho guardato sulla guida telefonica: ce n’erano sette; scarta questo e scarta quella, |
|
finalmente aggio truvata ‘a cuzzechella mia! |
||
LILIANA |
Signora, non perdiamo tempo: lei ha una pistola nella borsetta? |
|
LILIANA |
No. |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 49
GENNARO |
Qualche arma? |
|
LILIANA |
No! |
|
GENNARO |
(Aprendo le braccia e offrendo il petto) Mi spari, allora! |
|
LILIANA |
(Puntandogli contro le dita a mo’ di pistola) Bum! |
|
GENNARO |
(Suggestionato) Maronna! |
|
LILIANA |
Con che ti sparo se non ho armi? |
|
GENNARO |
Mi scusi, è stata la suggestione. |
|
LILIANA |
E po’ che faccio, vado a finire pure in galera? No, biecoro mio, in galera ci devi an- |
|
dare tu, con Nicola e Pasquale. |
||
GENNARO |
Io con Nicola e Pasquale? No, non è possibile! È capace che ci mettono nella stessa |
|
cella! (A mani giunte, con voce implorante) Signora, signora la prego: i cento milioni di |
||
suo marito sono ancora intatti. |
||
LILIANA |
Intatti? |
|
GENNARO |
Sì, noi siamo gente onesta. Abbiamo avuto una crisi di coscienza e non abbiamo vo- |
|
luto toccare nulla dell’infame danaro. |
||
LILIANA |
(Incredula) Ah, sì? E devo credere che anche Nicola e Pasquale non hanno speso nul- |
|
la? |
||
GENNARO |
Ah, questo glielo posso assicurare… |
|
LILIANA |
Ma non diciamo fesserie! |
|
GENNARO |
Signora, le ripeto che i miei amici non hanno toccato assolutamente nulla. Non li |
|
hanno visti proprio! |
||
LILIANA |
Ah, non li avete ancora divisi? Bene, bene… |
|
GENNARO |
Signora, abbia pietà: io e mia moglie siamo due poveri Cristi… |
|
LILIANA |
Due poveri Ctti |
|
GENNARO |
Beh, non sottilizziamo: siamo un Cristo e una Addolorata. |
|
LILIANA |
(Scattando) E io invece me ricordo solo un malvivente e un’arpia! |
|
GENNARO |
(Guardando preoccupato verso la comune) Non gridi! |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 50
LILIANA (Andando verso di lui che scappa per la stanza) Un delinquente che mi ha legata, imbava-
gliata, torturata… (Fermandosi) ‘Nu mostro che non mi ha volentata solo per pura e semplice impotenza!
GENNARO Occasionale signora, puramente occasionale: questo glielo posso assicurare.
LILIANA Ma lo sapete che per causa vostra io la notte balzo dal sonno e grido: “Lo voglio, lo voglio”!
GENNARO (Confuso) Ma io non immaginavo che per non averla vendicata… (Poi con altro tono) Si-gnora, ma lei a cosa allude?
LILIANA A voi! (Andando di nuovo con passo sempre più incalzante verso Gennaro che arretra e scappa per
la stanza) Vi voglio perché mi devo vendiacare! Io vi devo mordere, picchiare, graf-fiare! (Fermandosi) Ma lo sapete che io non posso avere più rapporti sessuali con mio marito che mi ha sempre adorata?
GENNARO Ma lei giurò che suo marito la odiava, che aveva l’amante e voleva il divorzio!
LILIANA Che c’entra? Io lo dissi per farmi lasciare libera.
GENNARO Ma lo giurò sulla memoria di suo padre!
LILIANA Non l’ho mai conosciuto: sono figlia di enne enne.
GENNARO Sulla vita di mammà!
LILIANA È già morta tre anni fa.
GENNARO Sull’occhio dritto di suo figlio Gegè!
LILIANA Ce l’ha di vetro!
GENNARO Ma allora erano tutti giuramenti truccati?
LILIANA Don Genna’, poche chiacchiere: io so’ nata pezzente, e per la miseria mi sono sposa-ta un uomo odioso e schifoso, ma danaroso!
GENNARO Uh, nò mi metto a piangere! Ma non ha detto che suo marito l’adorava?
LILIANA Ah, ma io parlavo del mio primo marito! Questo invece mi fa talmente schifo che non ci posso avere nemmeno rapporti sessuali.
GENNARO Signora, la prego, la mia testa è troppo debole per questi rebus di giuramenti incro-ciati…
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 51
LILIANA |
Il primo era povero comm’a me, ma era buono e gentile. Questo invece è avaro, è |
|
violento… (Con voce prossima al pianto, quasi gridando) Figuratevi che mi ha tolto perfino |
||
un dente dalla bocca! |
||
GENNARO |
E chisto è ‘nu sadico! |
|
LILIANA |
Bravo! È per questo che ho deciso di lasciarlo e di scappare lontano con Armando… |
|
GENNARO |
Il primo marito? |
|
LILIANA |
No, l’ultimo amante. |
|
GENNARO |
E ‘a me che gghiate truvanno? Scappate? Tanti auguri e figli maschi!. |
|
LILIANA |
Ma qua sta il problema! Siamo senza soldi, capite? Perché mio marito, il secondo, mi |
|
priva di tutto, mi controlla anche una lira… Mi conta le sigarette che mi fumo! |
||
GENNARO |
Ma lo denunci per maltrattamenti, allora… Faccia una separazione per colpa! |
|
LILIANA |
Non posso, non ci stanno i motivi. |
|
GENNARO |
Ma come, non le ha tolto persino un dente dalla bocca? Lei lo ha giurato! |
|
LILIANA |
Sì. |
|
GENNARO |
E allora? |
|
LILIANA |
È un dentista! |
|
GENNARO |
(Prendendosi la testa fra le mani) Che dulore‘e capa! |
|
LILIANA |
Non vi sentite bene? E va buo’, allora mi permettete una telefonata? |
|
GENNARO |
Per fare che? |
|
LILIANA |
(Andando presso il telefono e sollevando la cornetta) Chiamo la polizia. |
|
GENNARO |
(Ironico) Prego, chiami pure… |
|
LILIANA |
(Riponendo la cornetta) E invece no: vi faccio una proposta oscena. |
|
GENNARO |
Signora, guardi che deve venire mia moglie… |
|
LILIANA |
La cosa è semplice: voi mi date i cento milioni del riscatto, io me ne scppo con Ar- |
|
mando e non vi denunzio, mio marito non saprà mai niente e così siamo tutti felici e |
||
contenti e non se ne parla più. |
||
GENNARO |
Fatemi capire… |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 52
LILIANA |
Non c’è niente da capire, Gennaro Cozzichella, questo è un ricatto: o mi date i soldi |
|||||
o io vi mando in galera. A me il danaro e a voi la libertà! |
||||||
GENNARO |
E cu’ zi’ Gesualdo comme se fa? |
|||||
LILIANA |
È il capo della banda? |
|||||
GENNARO |
(Dal corridoio si sentono venire delle voci) Uh, la signora Adalgisa e mia figlia! (Spinge Li- |
|||||
liana verso la porta a destra) |
||||||
LILIANA |
Ma dove mi spingete? |
|||||
GENNARO |
Si nasconda, la prego, mi dia un po’ di tempo… Almeno cinque minuti! (La spinge |
|||||
dentro e chiude la porta alle spalle. Poi le parla attraverso la porta chiusa) E non esca se non la |
||||||
chiamo! |
||||||
LILIANA |
(Riaprendo la porta che batte sulla fronte di Gennaro) La borsetta. |
|||||
GENNARO |
(Con una mano alla fronte) Ah! |
|||||
LILIANA |
Me so’ scurdata ‘a borsetta. (La prende dal tavolo, fa per uscire di corsa a destra, poi torna sui |
|||||
passi) L’accendino… l’accendino… è d’oro! (Lo prende ed esce a destra dicendo) E ricor- |
||||||
datevi: solo cinque minuti! |
||||||
SCENA OTTAVA |
||||||
(ADALGISA, NUNZIETTA e detto) |
||||||
ADALGISA |
(Entra dalla comune con Nunzietta; porta un vassoio e delle tazzine di caffè e lascia tutto sul tavolo) |
|||||
Jammo, don Genna’: una bella tazzina di caffè… |
||||||
GENNARO |
(Prendendo una tazzina) Grazie, grazie. |
|||||
ADALGISA |
Ecco, bravo: come vi sentite? |
|||||
GENNARO |
Male, signo’… male! |
|||||
NUNZIETTA |
Ancora? |
|||||
ADALGISA |
Piccere’, qua bisogna pigliare una decisione. (Andando verso la porta a destra e facendo per |
|||||
aprirla) Don Genna’, venite cu’ mme. |
||||||
GENNARO |
(Con un balzo) Dove andate? |
|||||
ADALGISA |
Eh, calma! Vi volevo far mettere a letto… |
|||||
GENNARO |
No, no, il letto no, mi avvilisce . Sto meglio seduto qua, in mezzo a voi. (Si siede) |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 53
ADALGISA |
Allora vi piglio un cuscino per dietro la testa. (E fa di nuovo per andare a destra) |
||||||
GENNARO |
(C.s.) No, no, aspettate! Adesso sto seduto, ma forse sto meglio in piedi: sento il biso- |
||||||
gno di muovermi. |
|||||||
NUNZIETTA |
Ma mammà non è tornata ancora? |
||||||
GENNARO |
No. |
||||||
ADALGISA |
E nemmeno Pasquale e Nicola sono tornati? |
||||||
GENNARO |
Ah, già! Mò vengono pure Pasquale e Nicola! |
||||||
NUNZIETTA |
(Indicando la comune) Sento delle voci, so’ lloro? |
||||||
SCENA NONA |
|||||||
(IGNAZIO, MICHELE e detti) |
|||||||
IGNAZIO |
(Entrando dalla comune con Michele) Permesso? |
||||||
GENNARO |
Ah! |
||||||
IGNAZIO |
Ah! Caro don Gennaro Cozzichella, ce ne abbiamo messo del tempo per trovare il |
||||||
suo indirizzo, ma alla fine eccoci di fronte a Waterloo. |
|||||||
NUNZIETTA |
Papà, ma chi sono? |
||||||
GENNARO |
Sono… sono gli esperti dell’antiquario Pascarelli. Vengono per apprezzare i mobili |
||||||
perché li voglio vendere per comprarne di nuovi. |
|||||||
NUNZIETTA |
I mobili nostri? E che sono, Luigi quattordicesimo? |
||||||
ADALGISA |
Comunque non è il momento opportuno. Il povero don Gennaro è stato colpito da un |
||||||
grave lutto. |
|||||||
MICHELE |
Un lutto? |
||||||
GENNARO |
Voi siete degli esperti, spero che vorrete comprendere la situazione. |
||||||
MICHELE |
Noi la situazione la comprendiamo, ma il fatto è che una volta c’è un lieto evento, |
||||||
un’altra volta un triste evento… |
|||||||
GENNARO |
E perdete del tempo. |
||||||
IGNAZIO |
Il tempo? No, io perdo la calma, io perdo il posto. E sappia, caro signore, che anche |
||||||
io, come lei, ho due figli da sfamare. Due femminucce. |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 54
ADALGISA |
Due? |
||||
GENNARO |
Ma che due? Io tengo una figlia sola! |
||||
IGNAZIO |
Ah, bene, questo mi fa piacere, complimenti. |
||||
ADALGISA |
Perché tiene una figlia sola? |
||||
IGNAZIO |
No, perché allora adesso ha avuto il maschietto. |
||||
ADALGISA |
Il maschietto? |
||||
MICHELE |
Ah, no? (A Gennaro) Ma allora che cosa ha avuto, scusi? |
||||
GENNARO |
Ma io non ho avuto niente. |
||||
IGNAZIO |
Ma dico: sua moglie era… |
||||
GENNARO |
Ah, sì, mia moglie era… ma io no. |
||||
IGNAZIO |
E mica voleva essere gravio lei?! |
||||
NUNZIETTA |
Gravido? |
||||
ADALGISA |
Ma perché, mò con le provette fanno pure questo? |
||||
IGNAZIO |
Ma che c’entrano le provette? Io parlo del lieto evento della signora… |
||||
GENNARO |
Ma quale lieto evento? Come potete parlare di un lieto evento se io sono stato colpito |
||||
da un grave lutto? |
|||||
IGNAZIO |
Ah, ho capito. (Stringendogli il braccio con una mano, poi sottovoce a Michele) Gli è morto il |
||||
bambino. |
|||||
MICHELE |
È chiaro. (A Gennaro) Signor Cozzichella, noi ci rendtamo conto che perdere un essere |
||||
caro appena agli albori della vita, è una cosa tristissima… |
|||||
ADALGISA |
Agli albori? Ma no, quello teneva più di ottant’anni! |
||||
IGNAZIO |
Il bambino? |
||||
GENNARO |
Ma quale bambino? |
||||
IGNAZIO |
La bambina? Insomma, che cos’era? Io ricordo benissimo che sua moglie era incinta. |
||||
Ho perfino uditi i lamenti del parto! |
|||||
NUNZIETTA |
Ma forse c’è un equivoco di persone. (Prendendo una fotografia da un mobile) Guardate |
||||
bene: mia madre è questa. |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 55
MICHELE |
Ma allora lei è la figlia di donna Fifina? |
||||
NUNZIETTA |
(Arretrando di un passo) Ma chiammate a quaccheduno, io me metto paura! |
||||
MICHELE |
Ma perché, questa non è donna Fifina? |
||||
GENNARO |
Ma no, no, che Fifina? |
||||
ADALGISA |
Don Genna’, calma e gesso. |
||||
GENNARO |
(Senza badarle) Questa è mia moglie Elvira. Forse ci sarà una certa rassomiglianza, ma |
||||
se due gocce d’acqua sono uguali, una goccia d’olio non è una goccia di vino… È |
|||||
chiaro? Vi ho spiegato tutto con il contagocce! |
|||||
IGNAZIO |
Senta Cozzichella, io con grandi sforzi di attenzione sono finalmente riuscito a non |
||||
capire più niente. |
|||||
GENNARO |
È una soddisfazione! |
||||
IGNAZIO |
(Alterandosi) Mi vuole spiegare un poco in quale pasticcio mi ha impasticciato? |
||||
GENNARO |
Ma cerchi di capire, lei è un uomo di mondo… |
||||
MICHELE |
Sì, ma queste sono cose dell’altro mondo! |
||||
GENNARO |
Ebbene, devo proprio dirlo? |
||||
IGNAZIO |
Lo dica! |
||||
GENNARO |
La donna incinta nella casetta di campagna non era la mia legittima consorte, ecco |
||||
tutto! |
|||||
NUNZIETTA |
(Fra sé) Ma allora papà ha un’amante! |
||||
IGNAZIO |
(Sottovoce a Michele) E ‘a mugliera steva llà? |
||||
MICHELE |
E pure gli amici… E che schifezza è questa!? |
||||
IGNAZIO |
Don Genna’, io credo che abbiamo bisogno di parlar un poco a quattr’occhi. (Avvian- |
||||
dosi verso la porta a destra) Possiamo entrare un poco qua dentro? |
|||||
GENNARO |
No, là dentro no, aspettate. Signora Adalgisa, ma voi forse ve ne volete andare? Non |
||||
vi preoccupate per me, io sto bene. A me occorre solo riposo, pace e tranquillità. |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 56
SCENA DECIMA |
|||||
(ELVIRA e detti) |
|||||
ELVIRA |
(Da dentro) Gennaro, Gennaro… |
||||
GENNARO |
M’hadda veni’ solo ‘nu moto e po’ sto bene! |
||||
ELVIRA |
(Apparendo sulla soglia della comune) E chi se l’aspettava la notizia che ti devo dare? |
||||
GENNARO |
E chi se l’aspettava quella che devo dare io a te? |
||||
ELVIRA |
(Notando Ignazio e Michele) Ah, ci sono i signori? Non importa. Genna’, zi’ Gesualdo… |
||||
GENNARO |
Zitta! |
||||
ELVIRA |
Comme? |
||||
GENNARO |
Zitta, non parlare. Non mi dire nulla della morte di quel santo uomo. Degli strazi, |
||||
delle sofferenze che ha patito. Non posso sentire, capiscimi bene. Non lo voglio sen- |
|||||
tire. |
|||||
ELVIRA |
Ma no, io volevo dire che zi’ Gesualdo… |
||||
GENNARO |
È morto povero, lo so. S’era mangiato tutto. Eh, giocava il vecchio libertino, giocava |
||||
forte. |
|||||
ELVIRA |
Giocava? |
||||
GENNARO |
Sì. E ora sarà sotterrato col carro del municipio. Perché non teneva più una lira. El- |
||||
vi’, era costretto all’accattonaggio, cercava ‘a carità! |
|||||
ELVIRA |
Ma si sa che tutti i mendicanti mettono insieme delle fortune, hanno i milioni. |
||||
GENNARO |
Ma lui era un mendicante povero. |
||||
ELVIRA |
Ma non è vero. Genna’, tu non sai… |
||||
GENNARO |
No, tu non sai… |
||||
ELVIRA |
Genna’, zi’ Gesualdo… |
||||
GENNARO |
Non lo dire, non lo dire! |
||||
ELVIRA |
No, Genna’, io lo devo dire. Zi’ Gesualdo è morto ricco e ci ha lasciato cento milio- |
||||
ni. |
|||||
TUTTI |
Cento milioni? |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 57
GENNARO |
È fatta! |
||||
ELVIRA |
Ma non sei contento? Nunzietta, hai sentito? Si sono aperte anche per noi le porte |
||||
della fortuna. |
|||||
GENNARO |
(Notando che la porta di destra si apre) Eh! E mò vedi un poco da dietro a quella porta che |
||||
fortuna ti esce. |
|||||
SCENA UNDICESIMA |
|||||
(LILIANA e detti) |
|||||
LILIANA |
(Venendo in scena) Buongiorno. |
||||
ELVIRA |
(Stordita, confusa) Chi è, la figlia di zi’ Gesualdo? |
||||
GENNARO |
(Mentre Liliana solleva la veletta) No, è una che vuole i soldi. |
||||
ELVIRA |
(Cadendo svenuta su di una sedia mentre tutti accorrono intorno a lei) E chesta ccà che ci fa? |
Sipario
FINE DEL SECONDO ATTO
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 58
ATTO TERZO
Stessa scena del secondo atto.
SCENA PRIMA
(GENNARO ed ELVIRA, poi NUNZIETTA)
GENNARO (Dopo un poco) Dicono che la notte porta consiglio. A me mi ha portato solo ‘nu dulore‘e capo.
ELVIRA La signora viene alle nove?
GENNARO Io le dissi la verità: ho bisogno di un giorno di tempo perché ho depositato cinque milioni per ogni agenzia di banca. Sono venti agenzie, avimm’‘a gira’ Napoli pe’ sotto e pe’ ‘ncoppa.
ELVIRA E io non ce l’ho fatta. Stamattina m’aggia fa’ ancora il Monte dei Pascoli di Siena.
GENNARO E quando vai ai pascoli nun te scurda’ ‘e capre.
ELVIRA Ma quali capre?
GENNARO Jammo, Elvi’, coraggio. Profittiamo che Nunzietta sta dormendo. Accummencia a piglia’ i soldi che sono già in casa e mettimmole in questa borsa.
NUNZIETTA (Entra dalla sinistra recando un vassoio con due tazzine da caffè che lascerà sul tavolo) Buongior-
no papà, buongiorno mammà.
GENNARO Ah, tu sei già pronta per uscire?
NUNZIETTA Papà, dovrei andare in gita con la signora Adalgisa e Ginevra. Poi al ritorno passia-mo per il mercatino a fare certe spesucce. E perciò, se voi mi date…
GENNARO Il permesso? Vai, vai pure.
NUNZIETTA Sì, il permesso, va bene. Ma io dicevo: “Se voi mi date un po’ di soldi io mi levo qualche sfizio.”
GENNARO Ah, vorresti un po’ di soldi?
NUNZIETTA (Scherzosa) Oramai siamo anche noi sporchi capitalisti, no?
GENNARO Beh… più sporchi che capitalisti. Alla fine cento milioni…
NUNZIETTA Eh, ma l’austerità è passata!
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 59
GENNARO |
Sì, sì, l’austerità è passata. (Poi fra sé) È arrivata e s’è fermata. |
||
NUNZIETTA |
Papà, io lo so che dovrei essere più triste per la morte di zio Gesualdo. Ma che vole- |
||
te? Sono così felice che non so nascondere. Poi magari ci abitueremo anche al benes- |
|||
sere. (Ad Elvira) Non è vero? |
|||
ELVIRA |
Genna’, nun me ammuscia’, capita a tutti che parlando parlando ci esce qualche |
||
vongola. |
|||
ELVIRA |
Eh! Come no! |
||
NUNZIETTA |
(A Gennaro) Ma ora è come se fossi in convalescenza dalla miseria. |
||
GENNARO |
E stiamoci attenti che le ricadute sono peggio delle malattie. |
||
NUNZIETTA |
Oramai siamo a posto! |
||
GENNARO |
(Si alza) E va bene! Elvira, hai il borsellino? Dai una bella mille lire a questa bambina. |
||
NUNZIETTA |
Papà, mille lire? Ma la pensione non l’avete riscossa ancora? Meno male che arriva- |
||
no i soldi di zio Gesualdo. |
|||
GENNARO |
(Sorridendo, con tono apparentemente scherzoso) Va bene, ma facciamoli prima arrivare, se |
||
no si offendono che non li abbiamo aspettati. |
|||
NUNZIETTA |
Va be’, papà, se siete a corto non fa niente. Tanto sono già d’accordo con Ginevra |
||
che mi presta lei qualche cosa. |
|||
ELVIRA |
E la madre lo sa? |
||
NUNZIETTA |
Sì, ma si tratta di spiccioli, inezie… Al massimo centomila lire. |
||
GENNARO |
(Tossendo forte per il caffè di traverso) Calma, calma… |
||
ELVIRA |
(Battendogli sulle spalle) ‘A vecchia ‘ncielo, ‘a vecchia ‘ncielo… |
||
GENNARO |
No, no, mi pare di vedere l’anima di zio Gesualdo. (Si siede) |
||
NUNZIETTA |
E non vi fa piacere? Ah, mamma, papà, sono così felice che ho paura di svegliarmi e |
||
scoprire che tutto era un sogno! |
|||
GENNARO |
Eh! |
||
NUNZIETTA |
Come un cubetto di ghiaccio dietro le spalle. Brrr… (Elvira si terge gli occhi con il fazzo- |
||
letto) Mammà, andiamo! Ora basta piangere. Zi’ Gesualdo ora sta nelle schiere degli |
|||
angeli. |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 60
ELVIRA |
E là deve stare, anima benedetta! Là! |
||
NUNZIETTA |
O è per quella donna che papà aveva nascosta in camera da letto? (Facendo una smorfia |
||
di intesa a Gennaro) Papà vi ha spiegato che era la dama di carità e che si era sentita |
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male. |
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GENNARO |
(Ad Elvira) E tu voleti per forza parlare davanti a lei. Quella ha sentito i cento milioni |
||
e mi ha fatto una richiesta più grande. (Elvira piange più forte) Amava troppo zi’ Ge- |
|||
sualdo. Questo è! |
|||
NUNZIETTA |
Beh, io devo andare perché ho fatto tardi. (Baciando prima Gennaro e poi Elvira) Grazie |
||
papà, grazie mammà. Grazie a tutti e due per questi momenti di gioia. La vita è bella, |
|||
il mondo è mio. Che posso volere di più? (Mandando un bacio versso il cielo) Grazie zio |
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Gesualdo. (Via per la comune) |
|||
ELVIRA |
Abbiamo fatto un altro debito di centomila lire con la signora Adalgisa! |
||
GENNARO |
È una punizione che mi merito, Elvi’. Ho fregato i miei compagni di sventura. San |
||
Gennaro vede tutto, san Gennaro è vigile… |
|||
ELVIRA |
E sapendo le nostre condizioni te mette ‘na multa ‘e centomila lire? |
||
GENNARO |
Va’, Elvi’, prendi i soldi, fai presto. (Elvira esce a sinistra per risortire tra poco. Gennaro |
||
volgendo gli occhi al Cielo) San Genna’, ho torto, mea culpa! Ma tu fammi vincere qual- |
|||
che cosa al totocalcio e io ti giuro che tolgo tutti i debiti a Pasquale e Nicola. |
|||
ELVIRA |
(Rientrando con due orinali pieni di soldi) Eccoli! |
||
GENNARO |
Eh! I preziosi scrigni del tesoro Cozzzichella. |
||
ELVIRA |
Genna’, tu dicesti: “Mettimmole nel ripostiglio fra i ricordi del nonno”. |
||
GENNARO |
E io che saccio che fra i ricordi del nonno ti conservi questi cimeli? Damme ccà, |
||
mettiamoli nella borsa. |
|||
ELVIRA |
(Mentre Gennaro sistema i soldi nella borsa) Ma comme se fa! Comme se fa a dire a Nun- |
||
zietta ca zi’ Gesualdo era caduto in quella cosa che dici tu? Comme se chiamma? |
|||
GENNARO |
(Scandendo) Ca-ta-les-si. |
||
ELVIRA |
(Tentando di ripetere) Lacatessi, lacatessi… |
||
GENNARO |
Elvi’, la morte apparente. |
||
ELVIRA |
E che cambia? Quella già la morte a un parente era! |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 61
GENNARO |
Insomma, uno pare ca è muorto e invece è vivo. |
(Suona il campanello) |
La signora! A- |
||||
spetta, apro io. (Esce per risortire fra poco) |
|||||||
ELVIRA |
(Rimenando a mente) Catalessi, lacatessi, ah! Insomma uno cala ‘a capa e nun more! |
||||||
SCENA SECONDA |
|||||||
(GENNARO, LILIANA e detta) |
|||||||
GENANRO |
(Introducendo Liliana) Venga, venga. Lei è in anticipo. Elvira… |
||||||
LILIANA |
(Distratta afferrando rapidamente gli orinali) Eh? Che cosa? Volevo un po’ di caffè! |
||||||
ELVIRA |
Ve lo verso subito. (Si avvia verso la cucina) |
||||||
LILIANA |
Signo’, me lo volete versare dint’a ‘sti ccose? |
||||||
ELVIRA |
Ah, no, che c’entra? Questi li avevo presi perché ci voglio mettere dentro due pianti- |
||||||
ne di rose. (Portando gli orinali fuori al terrazzo) Lo faccio dopo. |
|||||||
LILIANA |
Io stavo aspettando al caffè di fronte. Ho visto venire Nicola e allora so’ entrata nel |
||||||
palazzo e mi sono buttata dentro all’ascensore. |
|||||||
GENNARO |
L’ha vista? |
||||||
LILIANA |
No. |
||||||
GENNARO |
Bene. (Dandole la borsa) Qua ci sono i soldi. (Elvira china il volto sulle mani e scoppia in pian- |
||||||
to) Mancano solo cinque milioni che mia moglie sta andando a prelevare. |
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ELVIRA |
E speriamo che non mi fanno uno scippo… |
||||||
LILIANA |
(Subito) Che cosa? |
||||||
GENNARO |
Signora, non si preoccupi, non ci sarà nessuno scippo! |
||||||
ELVIRA |
(Fra sé) Che avarizia, mamma mia, che avidità! |
||||||
GENNARO |
Io sono un uomo di fede e di buona fede. Nonostante le apparenze sono un ladro o- |
||||||
nesto. Ora entri in quella camera e aspetti. E se dovesse venire Nicola… |
|||||||
LILIANA |
Scendo dal balcone cu’ ‘nu paracadute! |
||||||
GENNARO |
Magari gli dica che è venuta per vedere lui. Sa, il poverino è innamorato di lei. |
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LILIANA |
Lo so. Mi ha telefonato pure a casa. |
||||||
GENNARO |
Già! Poi c’è sttato quel bacio… |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 62
LILIANA |
Ah, ve l’ha detto? |
||||
GENNARO |
Me l’ha detto. |
||||
LILIANA |
Dite la verità, mi considerate un poco sgualdrina. |
||||
ELVIRA |
Mio marito non ha competenza in materia. |
||||
GENNARO |
Ora vada, signora, vada… |
||||
LILIANA |
(Fermandosi sulla soglia della porta a destra) Badate: Armando lo sa che sto qua sopra. Mi |
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aspetta. |
|||||
GENNARO |
Niente di meno sta pensando che io potrei ucciderla? |
||||
LILIANA |
Ho sempre avuto paura dei grandi fessi. |
||||
ELVIRA |
Ma che ha detto? |
||||
GENNARO |
Signora, mi consenta di dirle che io non sono figlio di cooperativa come lei e perciò |
||||
il mio giuramento è valido. Io le giuro sulla memoria di mio padre che lei nonha da |
|||||
temere nessun inganno da parte mia. |
|||||
LILIANA |
Venite qua, avvicinatevi un momento. |
||||
GENNARO |
Ma per che cosa? |
||||
LILIANA |
(Tendendo la mano verso la bocca di Gennaro) Baciatemi la mano e ricordatevi che se voi |
||||
siete un ladro onesto io sono una sgualdrina santa. Perciò non andate in galera. (Via |
|||||
chiudendosi la porta alle spalle) |
|||||
ELVIRA |
Genna’, mi raccomando. Io mò scendo per prendere i soldi e tu rimani solo in casa |
||||
con questa… |
|||||
GENNARO |
Perciò fai presto se no mi insegna le cose cattive. |
(Suona il campanello) |
|||
ELVIRA |
Un’altra bussata! |
||||
GENNARO |
Fosse Nicola? |
||||
ELVIRA |
Non credo, sarà il lattaio. (Esce dalla comune per risortire dopo poco) |
||||
GENNARO |
Madonna di Pompei aiutami tu! |
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ELVIRA |
(Da dentro) Ma dove volete andare? Aspettate, chi siete? |
||||
GENNARO |
(Andando a guardare dalla soglia della comune) |
||||
ELVIRA |
(Rientrando) È un rappresentante di non so che cosa ca tene ‘a capa tosta. |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 63
SCENA TERZA |
|||||
(ARISTIDE e detti) |
|||||
ARISTIDE |
(Apparendo alle spalle di Elvira) Di mobili, signora, rappresentante di mobili e arreda- |
||||
mento. (A Gennaro) Permette? Ditta Passalacqua. |
|||||
GENNARO |
Molto lieto, Passaguai. Vai, Elvira, vai a fare la spesa, lo caccio io… (Correggendosi) |
||||
Lo sbrigo io il signore. |
|||||
ELVIRA |
(Fra i denti) Statte attiento, fosse ‘nu mariuolo? |
||||
ARISTIDE |
Come? |
||||
ELVIRA |
(Ad alta voce, con tono allusivo) No, dico: mi pare che sono usciti i puparuoli, li voglio |
||||
comprare. (Sottovoce) Lascio ‘a porta aperta, caso mai miettete a alluca’ accussì corre |
|||||
tutto il vicinato. (Via dalla comune) |
|||||
GENNARO |
Avanti Passalacqua, mi dia fastidio presto presto e se ne vada. |
||||
ARISTIDE |
Signore, mi faccia prendere fiato. Abbiamo saputo che lei ha cambiato posizione a |
||||
causa di una certa eredità. |
|||||
GENNARO |
Sì, è vero, ho cambiato posizione: stavo sopra una sedia sfondata e mò invece… sto |
||||
con il culo per terra. |
|||||
ARISTIDE |
Signore, apprezzo il suo spirito, (Avviandosi per uscire a sinistra) ma se lei mi lascia gira- |
||||
re un po’ per la casa e guardare l’appartamento… |
|||||
GENNARO |
(Fermandolo) Amico, la prego: qua già ci girano troppe cose… Mi faccia il piacere: se |
||||
ne vada. |
|||||
ARISITDE |
Ma signore… |
||||
GENNARO |
Te n’he’ ‘a ji’! |
||||
ARISTIDE |
Signore, aspetti, io le ho mentito. Pentito sugnu. Io non sono rappresentante. |
||||
GENNARO |
(Mettendosi subito in guardia) E chi siete? |
||||
ARISTIDE |
Signore… |
||||
GENNARO |
(Arretrando) Badi che non sono solo in casa. Dentro c’è mio nipote carabiniere, si |
||||
chiama Eustacchio. |
|||||
ARISTIDE |
(Portando una mano al petto come per prendere il portafogli) Ma io… |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 64
GENNARO (C.s.) Non si avvicini, resti dove sta! (Chiamando con la voce in gola) Eustorgio…
ARISTIDE (Mettendo fuori del portafogli un biglietto da visita) Niente paura, si calmi. Sono il commen-
datore Aristide Fischietti.
GENNARO Ah!
ARISTIDE Prego, accomodiamoci un momentino.
GENNARO (Sedendo con Aristide presso il tavolo) Ma io non riesco a capire…
ARISTIDE Il mio nome le sarà noto per una dolorosa faccenda. Mia moglie un mese fa, fu se-questrata da alcuni manigoldi che pretesero un considerevole riscatto per rilasciarla.
GENNARO Ah, il mese scorso? Io sono stato a letto per tutto il mese Avevo una curiosa malattia della “Il fuoco di Sant’Antonio”. Punture e prurito per tutto il corpo. Non potevo nemmeno leggere il giornale.
ARISTIDE Certo, certo. E poi lei galantuomo è! Informato bene mi sugnu.
GENNARO (Agitandosi sulla sedia) I postumi, ‘o vvi’… I postumi del fuoco!
ARISTIDE Ma la faccia tosta, l’ardire, la pazzia di questi manigoldi… non ha limiti. Non gli ba-stò di avermi salassato di tanti soldi. Uno di essi a casa mia osò telefonare. Nicola si chiama.
GENNARO Che delinquente!
ARISTIDE Lei galantuomo è. Lei non le può concepire certe cose. Voleva parlare alla mia genti-le signora che evidentemente aveva violentata.
GENNARO Ma perché, la signora è stata violentata?
ARISTIDE Indubbiamente! E perciò io mi dissi: “Andiamolo a vedere in faccia questo gorilla, questo mandrillo, questo bellissimo maschione!” E mi detti appuntamento amoroso con Nicola.
GENNARO Con Nicola? Lei s’è dato l’appuntamento amoroso con Nicola?
ARISTIDE Signore, pensasse un poco: un uomo comm’a mia che da dentro al telefono la voce di donna si mette a fare! (Parlando in falsetto) “Sì, sì, sono io, la signora Liliana Fischietti. Ditemi, ditemi carino”.
GENNARO Sempre per avere l’appuntamento amoroso?
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 65
ARISTIDE |
Già. E il mandrillo a dire: “Ah, quel bacio, qual bacio sulla bocca io non lo posso più |
|
dimenticare!” |
||
GENNARO |
Così diceva? Che disgraziato! |
|
ARISTIDE |
E così gli fissai l’appuntamento a piazza Municipio e ci andai. |
|
GENNARO |
Vestito da donna? |
|
ARISTIDE |
Vestito da donna? Vestito da killer ci andai, con tanto di lupara! |
|
GENNARO |
E gli doveva sparare! |
|
ARISTIDE |
E invece no. Come il ragno sottile che tesse la rete io l’osservai di nascosto e al mo- |
|
mento opportuno lo pedinai. Signore, vuol sapere dove andava il grande miserabile? |
||
GENNARO |
Dove? |
|
ARISTIDE |
Qua, in questo palazzo, in casa sua! |
|
GENNARO |
In casa mia? |
|
ARISTIDE |
Ma lei non si deve scantare, lei galantuomo è… |
|
GENNARO |
No, pensavo: si fosse messo in testa di sequestrare mia moglie? |
|
ARISTIDE |
Signore, mi ascolti, non è finita ancora. Dopo un poco che sto in attesa chi vedo arri- |
|
vare? La bottana! |
||
GENNARO |
Chi? |
|
ARISTIDE |
La mia signora. Io la chiamo così perché sono pazzo, perché l’adoro. |
|
GENNARO |
Sì, sì, è un vezzeggiativo. |
|
ARISTIDE |
Signore, possa avere uno scontro d’auto, mi possa spezzare una gamba se io non a- |
|
doro quella donna! |
||
GENNARO |
(Fra sé) Eh, chisto tene ‘a coscia ‘e lignamme. |
|
ARISTIDE |
E come la vedo arrivare? |
|
GENNARO |
In macchina? |
|
ARISTIDE |
Ma che macchina! |
|
GENNARO |
Col motorino? |
|
ARISTIDE |
Ma che motorino! |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 66
GENNARO |
Con l’aereo, con l’elicottero… Insomma, come l’ha vista arrivare? |
|
ARISTIDE |
Circospetta veniva, vestita di nero, con la veletta sul viso. |
|
GENNARO |
Ma forse andava a messa, che so… a un rito funebre… |
|
ARISTIDE |
(Ironico) Perché, questo palazzo una chiesa è? |
|
GENNARO |
No. |
|
ARISTIDE |
Signore, io siviliano sugnu: ombroso! Ma se anche fossi stato svedese o parigino qui |
|
il fatto chiarissimo era! Qua di convegno amoroso si trattava! Ma io stamattina pro- |
||
verò alla gentile signora che pasta d’uomo ha sposato. Lei mi dovrà prestare soltanto |
||
un dito. |
||
GENNARO |
Io? Un dito? |
|
ARISTIDE |
Sì, per fare il numero e chiamare la polizia quendo li avrò ammazzati tutti e due, qua, |
|
in casa sua. |
||
GENNARO |
Oh Dio! Ma guardi che la sua gentile puttana… (Correggendosi subito) La sua gentile |
|
signora… |
||
ARISTIDE |
Qui venne, io la pedinai. E giuro su santa Rosalia beddissima, ammazzare li voglio! |
|
GENNARO |
Ma io… aspetti… (Istintivamente gli tocca le gambe) |
|
ARISTIDE |
(Levandosi in piedi) Ma che fa, mi tasta? Vuol trovare la rivoltella? |
|
GENNARO |
(Levandosi in piedi) No, no… l’ho visto eccitato e volevo calmarlo. È il mio dovere u- |
|
mano e civile. E ora la prego di uscure da questa casa onorata e di andare a fare il |
||
pazzo in altro luogo. Qua sopra non è venuto e non verrà nessuno. Ha capito? Nessu- |
||
no! |
||
ARISTIDE |
(Gli si avvicina lentamente a passo cadenzato mentre Gennaro arretra) Mi guardi negli occhi. |
|
Qua sopra non è venuto nessuno? |
||
GENNARO |
Beh… il lattaio… il pizzicagnolo… |
|
ARISTIDE |
E allora mi permetta di fare ciò che avevo in testa quando entrai e mi finsi arredato- |
|
re. Mi permetta di andare a fare la pipì! |
||
GENNARO |
Ma come, lei è salito qua sopra per…? |
|
ARISTIDE |
Signore, sto usando un modo elegante per non dirle la verità. |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 67
GENNARO |
Ma quale verità? |
|||||
ARISTIDE |
Che non le credo! E che voglio controllare tutta la casa fino al gabinetto! |
|||||
GENNARO |
Ah, lei vule entrare…? Bene. (Avviandosi verso la porta a sinistra) E venga, venga a sin- |
|||||
cerarsi di persona. Che aspetta? |
||||||
ARISTIDE |
Lei galantuomo è. |
|||||
GENNARO |
Grazie. |
|||||
ARISTIDE |
Ma io siciliano cocciuto sugnu. Mi scusasse… io la pipì la devo fare! (Esce a sinistra |
|||||
con Gennaro) |
||||||
SCENA QUARTA |
||||||
(NICOLA solo, poi GENNARO, indi ELVIRA) |
||||||
NICOLA |
(Entrando dalla comune) Permesso? Ma che d’è, sta ‘a porta aperta e nun ce sta nisciu- |
|||||
no? (Chiamando) Gennaro! (Picchiando alla porta a destra) Permesso? (Ed esce a destra) |
||||||
GENNARO |
(Rientrando dalla sinistra e parlando verso l’interno) Aspetti, aspetti, mi hanno chiamato… |
|||||
(Andando verso la porta a destra) Signora… |
||||||
ELVIRA |
(Entrando dalla comune) Dove vai? |
|||||
GENNARO |
Ah, si’ tu? M’era parsa la voce di Nicola. Elvi’, stammi a sentire e non discutere per- |
|||||
ché la situazione è grave. Hai preso tutti i soldi? |
||||||
ELVIRA |
Signorsì. |
|||||
GENNARO |
(Indicando la porta a destra) Portali subito alla signora e dille di sparire mentre io trat- |
|||||
tengo il marito là dentro. |
||||||
ELVIRA |
(Facendo per scappare verso la comune) Il marito? |
|||||
GENNARO |
Aspetta, dove vai? Elviru’, questo è il momento che teniamo la testa sotto la ghigliot- |
|||||
tina. He’ capito? |
||||||
ELVIRA |
No. |
|||||
GENNARO |
E te pareva. Agisci senza capire. Sei elevata alla dignità di robot. (E fa per uscire a sini- |
|||||
stra) |
||||||
ELVIRA |
(Socchiude la porta a destra e la richiude subito con un sussulto) Uh! |
|||||
GENNARO |
(Fermandosi) Ch’è stato? |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 68
ELVIRA GEnna’, là dentro…
SCENA QUINTA
(ARISTIDE e detti)
ARISTIDE (Rientrando dalla sinistra) Lei galantuomo è. Nessuno trovai. (Andando verso la porta a de-stra e mettendo la mano sulla maniglia) Ma ora se mi permette…
GENNARO (Fra sé) Madonna di Pompei!
ARISTIDE (Desistendo) Non importa. le credo, certe cose si capiscono a naso. Se lei mi fa girarecosì è chiaro che giro come un cretino senza trovare nessuno.
GENNARO Gliel’ho detto: io non so nulla di questa sporca faccenda. Sono stato un mese a letto con il fuoco di Sant’Antonio.
ELVIRA E io stavo vicino a lui e con il ventaglio sciosciavo il fuoco.
ARISTIDE Ma io, a mia moglie, in questo palazzo l’ho vista entrare!
GENNARO Ma forse sarà andata a un altro piano. (Ad Elvira) Hai visto una signora vestita di nero, con una veletta sul viso?
ELVIRA Sì. È andata al’ultimo piano.
GENNARO (Facendole cenno col capo di dire no) Ma come, hai visto una signora vestita di nero?
ELVIRA Sì! È la vedova del cavaliere Battimelli.
GENNARO (Ad Aristide) Ah, è la vedova del cavaliere Battimelli.
ARISTIDE Signore mi aiuti. Cerchi di capire, io mia moglie e questo Nicola li devo trovare, per-ché stamattina Nicola darà alla mia gentile signora tutti i soldi del riscatto che ho sborsati io, dopo di che mia moglie andrà via con l’amante. Lei galantuomo è, ma stia a sentire un po’ questo biglietto che trovai nella borsa di mia moglie: “Amore mio, domani finalmente potremo scappare perché il grande piecoro mi darà il dana-ro.”
GENNARO Il grande piecoro?
ARISTIDE (Continuando la lettura del biglietto) “Naturalmentedopo avuto il danaro mi vendicherò
denunziando il grande piecoro alla polizia.”
GENNARO Oh caspita! Ma non pensa poi che il grande piecoro parla e racconta tutto?
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 69
ARISTIDE |
(Con aria di patimento) Galantuomo, troppo galantuomo è. Alla signora serve che il ra- |
|
pitore non si conosca prima di avere i soldi, perché se no l’arrestano e lei i piccioli li |
||
vede con il cannocchiale. Ma quando sarà lontana col malloppo e con l’amante la |
||
gentile signora se ne frega. Perché anche se il grande piecoro parla non troverà mai |
||
un fesso così fesso da credee a lui e non alla signora. |
||
GENNARO |
Questo è chiaro. |
|
ARISTIDE |
Ora, questo Nicola è così minchione che, per amore della mia gentile signora, sarà |
|
capace di restituirle tutto il riscatto fino all’ultimo soldo. Dopo di che mia moglie |
||
andrà via con un altro, denuncerà il grande piecoro e tutto verrà a galla. Capisce? |
||
GENNARO |
Cose da pazzi! |
|
ARISTIDE |
Appunto. (A mani giunte) Signore, cerchi di capire, mi aiuti, Io devo assolutamente im- |
|
pedire che quel danaro sia restituito, perché altrimenti mia moglie mi va via con l’a- |
||
mante. Io sono un uomo, un marito. Preferisco perdere i soldi piuttosto che la mo- |
||
glie. |
||
GENNARO |
Aspetti, aspetti… Lei deve impedire… |
|
ARISTIDE |
Sì, sì, lo devo impedire. Se lo conosce, glielo spieghi, glielo faccia capire al grande |
|
piecoro: i soldi sono suoi! |
||
GENNARO |
Commendatore, un momento. Nella vita ci sono delle situazioni in cui un uomo può |
|
scambiare una pernacchia per uno squillo di tromba. Ma come gli assicuro che lei, |
||
dopo aver impedito a sua moglie di partire, non vada a denunziarlo? Lei galantuomo |
||
è, tutto è possibile… |
||
ARISTIDE |
Io? Gennaro Cozzichella via, buttiamo la maschera: io lo so chi furono i rapitori di |
|
mia moglie. |
||
GENNARO |
Lo sa? |
|
ARISTIDE |
Sissignore: Gennaro, Pasquale e Nicola, uno, due e tre. E il capolista davanto agli |
|
occhi lo tengo! |
||
GENNARO |
E chi è? |
|
ARISTIDE |
Lei. In carne, ossa e merda. |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 70
GENNARO |
Il commendatore ha ragione. Uno, due e tre: ha fatto terno. (Ad Aristide) Aspetti che |
|||||
ora fa tombola addirittura. (Avviandosi verso la porta a destra) Chiamo la sua gentile si- |
||||||
gnora. (Apre la porta a destra) Signora, per favore venga fuori! |
||||||
SCENA SESTA |
||||||
(LILIANA e dett, poi NICOLA) |
||||||
LILIANA |
(Viene in scena abbottonandosi rapidamente la camicetta) Un momento, un momento, chi è? |
|||||
Aristide! |
||||||
ARISTIDE |
Bottana! |
|||||
LILIANA |
Cornuto! |
|||||
GENNARO |
(Ad Elvira) Stai tranquilla, sono tutti vezzeggiativi. |
|||||
NICOLA |
(Venendo in scena) Ma chi è? |
|||||
ARISTIDE |
Mizzica! Iddu l’uomo di piazza Municipio è! |
|||||
NICOLA |
E questo chi è? |
|||||
ARISTIDE |
Signora Solfa in Fischietti, mi vuol dire che cosa faceva nascosta in quella camera? |
|||||
LILIANA |
Nessuna cosa contro l’onestà e la morale! |
|||||
GENNARO |
Quella è più santa di Santa Rosalia! |
|||||
LILIANA |
(Girando gli occhi intorno) Un fazzoletto per favore, devo piangere… |
|||||
NICOLA |
(Distratto, mettendo fuori di tasca il reggiseno di Liliana) Prego, prego… |
|||||
ELVIRA |
(Coprendosi gli occhi con le mani) Madonna di Pompei! |
|||||
ARISTIDE |
(Mettendo la mano in tasca come per prendere qualcosa) Adesso basta! |
|||||
GENNARO |
(A Nicola) Scappa, tene ‘a pistola! |
|||||
NICOLA |
No! (Esce di corsa per la comune) |
|||||
GENNARO |
(Facendosi per parare davanti ad Aristide) Commendatore… |
|||||
ARISTIDE |
(Tirando fuori un fazzoletto e buttandolo a Liliana) Tieni, disgraziata, asciugati gli occhi. |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 71
GENNARO |
Già! Si asciughi gli occhi e poi guardiamoci in faccia, perché io non ce la faccio più |
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Signora Liliana Solfa in Fischietti, l’ho chiamata perché lei deve testimoniare che io, |
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preso da una grave crisi di coscienza, l’ho fatta venire qua per restituirle tutto quanto |
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pagato per il suo riscatto. |
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LILIANA |
Disgraziato! Biacoro! |
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GENNARO |
Commendatore, lei può verificare: i soldi sono tutti nella borsa della sua gentile si- |
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gnora. (Elvira nasconde la sua borsa da qualche parte. Gennaro, prendendo la borsa di Liliana) |
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Dia, dia la borsa a suo marito, lo lasci controllare… |
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LILIANA |
(A denti stretti) Miserabile, avete giurato sulla memoria di vostro padre. |
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GENNARO |
Sì, ma mio padre è vivo. Io alludevo alla facoltà della memoria purtroppo già com- |
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pletamente perduta a causa dell’arteriosclerosi. (Dando la borsa ad Aristide) Commenda- |
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tore, mi perdoni. Sa… debiti, assilli, miseria… Forse è colpa delle vetrine con troppe |
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cose belle, del progresso, delle preoccupazioni per i figli… |
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ELVIRA |
Non capisco niente. |
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GENNARO |
Elvi’, io vado a costituirmi! |
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ARISTIDE |
Che cosa fa? |
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GENNARO |
Vado a costituirmi. L’unica cosa che chiedo è che sia dichiarato pubblicamente sui |
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giornali che il sottoscritto Gennaro Cozzichella ha restituito fino all’ultimo soldo. |
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ARISTIDE |
Ma che sta dicendo? Ma lei pazzo è? E che cosa sarebbe di sua moglie, di sua figlia, |
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della sua casa? Gennaro Cozzichella, lei una nobile crisi di coscienza ebbe. Io sono |
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uomo generoso. Si tenga quel danaro e si tolga dalla testa l’idea di volersi costituire. |
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LILIANA |
E invece è giusto. Anzi, c’è anche un’altra persona che si deve costituire… |
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ELVIRA |
Io? |
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LILIANA |
Nicola! (Piangendo) Quel maledetto che mi ha violentata. |
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ELVIRA |
Ma faciteme ‘o piacere, violentata… |
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ARISTIDE |
E invece qua non si costituisce nessuno e non ci saranno denunce, hai capito? Lilia- |
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na, comprendimi bene: né Nicola, né Pasquale, né la signora, né il grande piecoro di |
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questo biglietto! (Mette fuori di tasca il biglietto di Liliana) |
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LILIANA |
Ah, l’hai preso tu? Hai messo le mani nella mia borsetta? |
UN NAPOLETANO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO Pag. 72
ARISTIDE |
Liliana, sono tuo marito, posso mettere le mani dove voglio! |
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GENNARO |
Questo è un diritto incontestabile… |
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ARISTIDE |
Gennaro Cozzichella, mia moglie la perdona. Io, la prego, la scongiuro di accettare |
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questo maledetto danaro e di dimenticare per sempre il mio nome e la mia faccia. |
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GENNARO |
Ma io… Ma io non posso accettare un ricatto regalato. Mi sentirei un verme di fronte |
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a lei. |
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ARISTIDE |
E allora lo dia a Nicola, a Pasquale… (Indicando Elvira) Lo dia alla signora! |
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ELVIRA |
A me? Oh, che gentile persona… |
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GENNARO |
Elvira, togli le mani da quella borsa! |
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ARISTIDE |
Ma grandissimo imbecille, ma che ti fanno schifo cento milioni? |
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GENNARO |
Commendatore! |
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ARISTIDE |
Ma guardiamoci in faccia, tanto qua siamo tutti galantuomini e nessuno può andare |
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alla polizia e denunciare un cavolo. Ma ti credi veramente che saresti ancora libero |
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con la tua ingenuità? Come, metti i soldi in banca e non sai che le serie vengono se- |
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gnate? Tu la schifezza dei banditi sei! La verità è che i soldi messi insieme per il ri- |
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scatto non sono questi: quelli con le serie segnate in Svizzera furono mandati. Io tre |
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miliardi di riscatto ho messo nella denuncia dei redditi. (A Liliana) E li ho intestati tutti |
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a tia, grandissima bottana! |
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LILIANA |
(Subito commossa) Amore! E il fisco li riconosce? |
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ARISTIDE |
E certo! Ti pare che a un pover uomo che si è coperto di debiti, che ha venduto tutto |
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per pagare il riscatto, il fisco chiede la fattura? Ma perché, i ladri, i banditi, i rapina- |
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tori, i ricattatori ti rilasciano forse la ricevuta fiscale con tanto di bollo? Perciò, nien- |
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te crisi di coscienza, Gennaro Cozzichella: goditi in grazia di Dio i cento milioni e |
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non stare a sfottere, se no qua in galera tutti quanti andiamo. |
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GENNARO |
La cosa cambia, caro commendatore. Ora, sapendo che lei è un grande farabutto e |
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che nulla devo alla sua incredibile generosità, posso anche accettare e mandarla dove |
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si merita, lei e sua moglie. D’accordissimo commendatore, dimenticherò la sua fac- |
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cia. |
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ARISTIDE |
(Prendendo a braccetto Liliana) Vieni, Liliana. (Stringendo la mano a Gennaro) Lei galantuo- |
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mo è. |
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GENNARO Ma lei è più galantuomo di me! (Suona il campanello. Elvira va ad aprire, a soggetto) Ma-
donna di Pompei, ora che tutto sta a posto, finalmente ti puoi riposare. Ti richiamo al prossimo guaio. Passo e chiudo.
SCENA SETTIMA
(NUNZIETTA, ADALGISA e detti)
NUNZIETTA (Entra dalla comune con un pacco in mano. La segue Adalgisa) Eccoci qua, siamo tornate.
Stanche, soddisfatte e contente.
GENNARO Anch’io sono contento, e nello stato di grazia in cui mi trovo voglio dire soltanto due paroline affettuose per mia figlia…
ELVIRA (Riapparendo sulla soglia della comune tutta concitata e confusa, con la voce in gola) Ge… Gen-
na’…
GENNARO Elvi’, ch’è stato?
ELVIRA (Indicando il corridoio come per dire che c’è qualcuno che aspetta di fuori) Sta arrivando zi’ Ge-
sualdo!
GENNARO Zi’ Gesualdo? Madonna di Pompei, ho sbagliato: sono costretto a richiamarti subito!
È asciuto n’atu guajo ‘e spiccio!
Sipario
FINE DEL TERZO ATTO
FINE
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