Un naso a zonzo

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AUTRICE

GIUSEPPINA CATTANEO

http://giusicopioni.altervista.org/

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

Codice opera Siae 915719A

TITOLO

UN NASO A ZONZO

SPETTACOLO PER RAGAZZI IN NOVE QUADRI

Personaggi

BARBIERE Ivan

MOGLIE BARBIERE Pamela

POLIZIOTTO

ASSESSORE

DOMESTICO Alfredo

NASO

COCCHIERE

IMPIEGATO GIORNALE

SIGNORINA DEL CANE

SIGNORE

LAVANDAIA

COMMISSARIO

MEDICO

CITTADINO 1

CITTADINA 2

CITTADINO 3

TRAMA

 

Cosa accadrebbe se un naso sparisse? È un naso importante, il naso di un Assessore. Inizia così la ricerca presso un inserzionista di un giornale, per finire al Commissario di Polizia. Ma quando il naso viene ritrovato, si presenta il problema di come rimetterlo al suo posto. E non è impresa facile che neppure un medico sa affrontare. Una mattina il naso è tornato al suo posto. Era “solo” un naso, ma quanti pensieri ha portato.

PRIMO QUADRO

Casa del barbiere. A colazione

Barbiere e moglie barbiere

BARBIERE. (Ha la camicia abbottonata male, spettinato).

MOGLIE BARBIERE. Caffè?

BARBIERE. Si, caffè.

MOGLIE BARBIERE. (Mette due tazzine sul tavolo).

BARBIERE. Niente caffè, ho cambiato idea. Vorrei un panino.

MOGLIE BARBIERE. Va bene. (Al pubblico) meglio, ho il caffè tutto per me (si versa tutto il caffè nella sua tazza e poi mette un panino nel piatto di Ivan).

BARBIERE. (Guarda il panino) credo di volere il caffè.

MOGLIE BARBIERE. (Al pubblico) che si decida! (Divide il caffè e porta via il piatto).

BARBIERE. Grazie Pamela. (Guarda il caffè ma non lo beve).

MOGLIE BARBIERE. (Spazientita) che c’è ora?!

BARBIERE. Sono indeciso sulla colazione.

MOGLIE BARBIERE. Deciditi o arriva mezzogiorno e siamo ancora qui a parlare di colazione.

BARBIERE. Vedrò di fare il possibile. (Mentre parla, La moglie gli porge ciò che dice). Bevo il caffè. No, anzi mangio il panino. No, il caffè, no, meglio il panino. O forse il caffè? O il panino o meglio … (viene interrotto).

MOGLIE BARBIERE. Basta! Tu mangi il panino e guai a te se bevi il “mio” caffè! Mangia e chiudi quella boccaccia o te la chiudo con una ciabatta. (Gli porge il panino).

BARBIERE. (Al pubblico) quasi quasi, faccio colazione con un panino, che dite? (Sta per mordere il panino ma non riesce. Fatica ed esagera. MIMO. Poi guarda nel panino, lo apre e si spaventa quando vede che c’è un naso. Tocca il proprio naso e tira un sospiro di sollievo. Al pubblico mima che potrebbe essere il naso di) Pamela!

MOGLIE BARBIERE. (Mentre sistema le tazzine e si trova di spalle) che vuoi ancora.

BARBIERE. Il … il tuo … il tuo … naso … è ancora al … suo posto?

MOGLIE BARBIERE. (Di schiena) il mio naso? Sei ancora ubriaco da ieri sera? Si, il mio naso è sempre al suo posto, qui sotto gli occhi e sopra la bocca! Contento?

BARBIERE. Allora … di chi è questo?

MOGLIE BARBIERE. Questo … cosa? (Si gira e vede il naso nel panino) e quello … e quello che cos’è? Ubriacone che non sei altro! A chi lo hai tagliato!?

BARBIERE. A nessuno! Almeno credo. Ieri sera ho tagliato la barba all’assessore Corvo … ma non ho tagliato nessun naso! Almeno credo.

MOGLIE BARBIERE. Ivan, porta via subito quel … quel … non riesco nemmeno a dirlo! Sapevo che quando tu radi, maltratti quei nasi, ed è un miracolo se stanno ancora attaccati. Ma non immaginavo arrivassi a tanto.

BARBIERE. Non fare così … ora lo metto in un angolo e non darà fastidio a nessuno.

MOGLIE BARBIERE. Come? Tu non lascerai nessun “naso mozzato” in casa mia! Non voglio nemmeno sentirne l’odore! Brutto ubriacone, io ti denuncio!

BARBIERE. Va bene, va bene, dopo lo porto via.

MOGLIE BARBIERE. Dopo? Tu porti via SUBITO quel rimprosciuttito! Ora non sei più nemmeno capace di fare il tuo lavoro! Ubriacone e lazzarone! Porta via subito di qua quel … naso! Non voglio la polizia in casa mia!

BARBIERE. Ma come diavolo sarà finito nel mio pane questo … naso. Ieri sera … ieri sera … e chi si ricorda che ho fatto! E se lo scopre la polizia e mi mette in prigione e poi getta via la chiave?

MOGLIE BARBIERE. Un’ottima soluzione questa direi.

BARBIERE. Devo disfarmi subito di questo salame di un … naso. E dove lo butto? E se lo gettassi nel fiume Serio?

MOGLIE BARBIERE. Bene, ma tu con lui però. (Esce).

BARBIERE. (Si mette la giacca, prende un tovagliolo, cerca di avvolgere il naso e lo farà in modo simpatico: prende il naso e poi lo lascia subito perché ha paura e così via. Poi, prende il tovagliolo e lo mette in un sacchetto di pane) e ora al fiume.

SECONDO QUADRO

Sul ponte del fiume Serio

Barbiere e poliziotto con occhiali

BARBIERE. (Si avvicina al ponte, si guarda in giro, guarda sotto il ponte, poi si guarda di nuovo in giro, toglie dal sacchetto il tovagliolo dove è avvolto il naso e lo getta sotto. Si sente liberato dal peso, respira profondamente e accenna a qualche sorriso. Si allontana sollevato e contento).

POLIZIOTTO. (Si avvicina deciso) ehi tu, giovanotto!

BARBIERE. (Si ferma e guarda alla sua destra e alla sua sinistra, dietro).

POLIZIOTTO. Dico a te giovanotto.

BARBIERE. A me?

POLIZIOTTO. Si a te. Cosa hai gettato nel fiume?

BARBIERE. (Spaventato) io? Io non ho gettato nessun tovagliolo.

POLIZIOTTO. Hai gettato un tovagliolo?

BARBIERE. No, no, volevo dire che dal ponte ho visto un tovagliolo a galla nel fiume e mi sono detto: chi può mai aver gettato nel fiume un tovagliolo con dentro un naso?

POLIZIOTTO. Con dentro un naso?

BARBIERE. Dentro un naso? Ah, non so che ci fosse un naso dentro il tovagliolo.

POLIZIOTTO. Barbiere dei miei stivali, tu non me la racconti giusta.

BARBIERE. Perché dice così? Vengo da lei a farle la barba due volte la settimana, dovrebbe conoscermi.

POLIZIOTTO. In servizio io non conosco nessuno. Allora, mi vuoi dire perché ti sporgevi dal ponte?

BARBIERE. Le ho detto che guardavo di sotto e non gettavo nulla. Mi scusi ma devo andare. Arrivederci. (Esce).

POLIZIOTTO. Non sono molto convinto. Non finisce qui. (Guarda sotto il ponte).

TERZO QUADRO

A casa dell’assessore Corvo

Assessore e domestico

ASSESSORE. (Si trova a letto, volta le spalle al pubblico. SUONO DI SVEGLIA. Si sveglia e si stira in modo simpatico, muovendo anche le gambe) devo immediatamente controllare quel brutto brufolo che ieri sera è spuntato sulla punta del mio naso. Alfredo! Alfredo, portami lo specchio!

DOMESTICO. (Entra in scena) subito signore. (Gli porge lo specchio e poi esce di nuovo).

ASSESSORE. Speriamo sia sparito. Ma … dov’è? (Muove lo specchio per tutto il viso) dove ti sei cacciato? Eppure era qui … ma ora non c’è! Non c’è più! È sparito! Alfredo è sparito!

DOMESTICO. (Rientra e rimane sulla porta) bene signore, sono contento per lei che il brufolo sia sparito.

ASSESSORE. Non solo il brufolo è sparito ma anche tutto il naso! Non è possibile! O che sto dormendo! Alfredo, dammi uno schiaffo.

DOMESTICO. Mah, non so se posso signore.

ASSESSORE. Si che puoi, te lo dice il tuo padrone, dammi uno schiaffo.

DOMESTICO. (Titubante) allora io vado …

ASSESSORE. E vai, schiaffeggiami.

DOMESTICO. (Gli dà due ceffoni).

ASSESSORE. (Sofferente) avevo detto … uno schiaffo. (Si specchia) niente, il naso non c’è. Magari sono io che non lo vedo. Alfredo, tu lo vedi il mio naso vero?

DOMESTICO. Ecco … no. Io non vedo nulla.

ASSESSORE. Come non vedi nulla, guarda meglio!

DOMESTICO. Eh no, non c’è nulla signore, solo una distesa liscia liscia.

ASSESSORE. Non ho più il naso! Il mio naso è sparito!

QUARTO QUADRO

Sul ponte del fiume Serio

Assessore e Naso

ASSESSORE. (Camminando avanti e indietro) come è possibile che un naso si sia volatilizzato! I nasi non spariscono da un giorno all’altro! Non spariscono nemmeno da un mese o da un anno all’altro! (Si tocca) un deserto, una distesa liscia. E per la vergogna me lo sono coperto. Povero me!

NASO. (Entra in scena e cammina e guarda il fiume dal ponte).

ASSESSORE. Il mio naso! Quello è il mio naso! Il mio naso gira senza di me! Come è possibile! Deve essere di un grado superiore al mio, ha la fascia da sindaco mentre io sono solo un assessore. Devo avvicinarmi. (Si avvicina). Signore … signore illustrissimo.

NASO. Desidera?

ASSESSORE. Ecco signore … lei dovrebbe stare al suo posto. E invece … gira indisturbato.

NASO. Mi perdoni, ma non capisco.

ASSESSORE. Ecco … andarmene in giro senza naso, non è molto decente. Certo, una venditrice di arance può anche stare senza naso, ma io che sono un Assessore non posso proprio. Spero capisca.

NASO. No, non riesco a capire.

ASSESSORE. Signore, non capisco come fa a non capire … il tutto è molto chiaro, lei è il mio naso!

NASO. (Risentito) come si permette! Io sono una cosa a sé stante. È impossibile quello che sta dicendo. (Esce).  

ASSESSORE. La prego, si fermi! (Si sente una carrozza che se va). Se ne è andato, quel vile del mio naso se ne è andato. Devo rincorrerlo.

SCENA II

Assessore e Cocchiere

ASSESSORE. (A lato della scena) cocchiere! Cocchiere si fermi!

COCCHIERE. (Entra a piedi dalla parte opposta da cui se ne è andato il Naso) dice a me?

ASSESSORE. Lei è un cocchiere?

COCCHIERE. Si sono un Cocchiere. Anche mio padre fa il Cocchiere

ASSESSORE. Allora, insegua quella carrozza!

COCCHIERE. A piedi? Devo inseguire quella carrozza a piedi?

ASSESSORE. Ma no a piedi, con la carrozza. Lei non è Cocchiere?

COCCHIERE. Si signore, sono un Cocchiere.

ASSESSORE. E allora insegua quella carrozza.

COCCHIERE. Se proprio devo.

ASSESSORE. Se è cocchiere certo che deve.

COCCHIERE. Lo faccio solo perché mi sta simpatico, nonostante quel suo viso diviso a metà.

ASSESSORE. E allora andiamo.

COCCHIERE. Vado, vado! (Inizia a correre).

ASSESSORE. (Lo ferma) dove va!

COCCHIERE. Inseguo la carrozza come lei mi ha chiesto.

ASSESSORE. Non a piedi, ma con la carrozza!

COCCHIERE. E quale carrozza?

ASSESSORE. Ma lei non è cocchiere?

COCCHIERE. Si, Cocchiere Eugenio figlio di Giacomo Cocchiere.

ASSESSORE. Ah, lei fa Cocchiere di nome e non cocchiere di carrozza?

COCCHIERE. Eh sì. Che gente si trova in giro!

ASSESSORE. Mi scusi …

COCCHIERE. Si si, lasci perdere! (Esce di scena).

ASSESSORE. Ed ora che faccio? Come posso ritrovare il mio naso? (Pensa) come posso rintracciarlo … come riuscirò a ritrovarlo … (Ha un’illuminazione) ho trovato! Vado dal giornale locale e metto un annuncio dove sto cercando il mio naso. Qualcuno lo avrà visto dico io!

QUINTO QUADRO

Al giornale

I SCENA

Impiegato, signore, signorina del cane con un guinzaglio e lavandaia con cesto di panni

SIGNORE. (Assieme) sto cercando un medico che sappia curare un callo.

SIGNORINA DEL CANE. (Assieme) cerco la mia Fufina che è scappata con un Fufone.

LAVANDAIA. (Assieme) offro i miei servigi a chi ne ha bisogno.

IMPIEGATO. (Sentendo il caos) signori silenzio! Ora vi faccio entrare ma voglio silenzio. (I tre entrano parlano tutti assieme).

SIGNORE. (Assieme di nuovo) sto cercando un medico che sappia curare un callo.

SIGNORINA DEL CANE. (Assieme di nuovo) cerco la mia Fufina che è scappata con un Fufone.

LAVANDAIA. (Assieme di nuovo) offro i miei servigi a chi ne ha bisogno.

IMPIEGATO. (Alzando la voce) signori zitti per favore! Inizia il signore, poi lei e lei signora è ultima.

SIGNORE DEL CANE. Io sto cercando la mia Fufina perché l’altro ieri …

IMPIEGATO. Signora, vada al suo posto, lei è l’ultima.

SIGNORINA DEL CANE. Ma io ho perso la mia Fufina …

IMPIEGATO. Dopo signora, dopo. Torni al suo posto.

SIGNORINA DEL CANE. (Torna al suo posto).

IMPIEGATO. Prego signore, si avvicini. (Indicando il signore).

SIGNORINA DEL CANE. (Va di nuovo verso l’impiegato) io sto cercando la mia piccola Fufina che non ha più fatto ritorno …

IMPIEGATO. Signora! Non tocca a lei! Torni al suo posto!

SIGNORINA DEL CANE. Va bene, va bene. Ma poi la troviamo la mia Fufina vero?

IMPIEGATO. Si che la troviamo signora. Ora aspetti il suo turno. Signore ...

SIGNORE. (Si avvicina al tavolo e consegna un bigliettino) ecco io sto cercando un medico che sappia curare questo callo (sta per togliere scarpa e calzino).

IMPIEGATO. Fermo! Le credo sulla parola. Va bene così. (Inizia a scrivere su un quaderno).

SIGNORE. (Si ferma) no, no, preferisco mostrarglielo così scrive anche la misura del callo. (Prosegue nel togliere il calzino e la scarpa).

IMPIEGATO. Le ho detto che ho capito e che non importa la grandezza del callo. Sa cosa faccio, scrivo che lei ha un callone e così andiamo sul sicuro.

SIGNORE. Bravo. E poi scriva anche che ho un callo sull’altro piede. Lo vuol vedere?

IMPIEGATO. No! Scrivo che ha i piedi coperti di calli e così il medico che la contatterà saprà già tutto.

SIGNORE. Si, mi sembra una buona cosa. Allora non lo vuol vedere l’altro callo?

IMPIEGATO. No! Va bene così! Ecco fatto. Sono … (contando con un pallottoliere) otto centesimi.

SIGNORE. (Toglie dalla tasca dei pantaloni otto centesimi) ecco a lei. Grazie (Esce).

SIGNORINA DEL CANE. (Avvicinandosi) io ho smarrito la mia Fufina ed era tutto per me e perciò …

IMPIEGATO. Signora si metta ancora seduta buona buona, perché non è ancora il suo turno.

SIGNORINA DEL CANE. Ma la mia Fufina …

IMPIEGATO. Dopo Fufina … cioè volevo dire … dopo signora. Prego signorina (verso la lavandaia).

LAVANDAIA. (Si avvicina al tavolo e consegna un bigliettino) io faccio la lavandaia e voglio offrire i miei servigi. Ora le mostro come faccio. (Prende mutandoni, sapone e spazzola).

IMPIEGATO. No, non importa, lo mostrerà a chi di dovere. (Scrive sul quaderno).

LAVANDAIA. O quello certo, però voglio farle una dimostrazione. (Prende i mutandoni) prendo questi mutandoni di mio padre e poi li insapono per bene.

IMPIEGATO. Non importa, sono sicuro sia come dice.

LAVANDAIA. Se vuole le faccio la dimostrazione con i miei di mutandoni.

IMPIEGATO. No! Vanno bene i mutandoni di suo padre. Ma che mi fa dire … non deve fare nessuna dimostrazione! Ecco fatto. Otto centesimi.

LAVANDAIA. (Toglie dalla tasca otto centesimi) ecco. Grazie (Esce).

IMPIEGATO. (Aspetta che la signorina del cane si avvicini, ma questa non si muove) signora, ora è arrivato il suo turno.

SIGNORINA DEL CANE. (Triste) oh si certo, pensavo alla mia Fufina. (Si avvicina al tavolo e consegna un bigliettino).

IMPIEGATO. (Prende il biglietto e inizia a scrivere) lei qui ha scritto che la sua “Fufina” ha il pelo color fulvo-melato tendente al grigio-rosso. È corretto?

SIGNORINA DEL CANE. Si, è corretto, la mia Fufina è variopinta.

IMPIEGATO. Ecco fatto. Otto centesimi.

SIGNORINA DEL CANE. (Toglie dalla tasca otto centesimi) ecco a lei. Però la voglio senza il Fufone, mi raccomando. Lo ha scritto?

IMPIEGATO. Si signora, l’ho scritto.

SIGNORINA DEL CANE. Arrivederci. (Esce).

II SCENA

Impiegato e Assessore

ASSESSORE. (Entra) voglio mettere un annuncio! È stata commessa una truffa nei miei riguardi e vorrei inserire anche a chi trova quel furfante darò una lauta ricompensa.

IMPIEGATO. Lei non ha niente di già preparato?

ASSESSORE. No …

IMPIEGATO. Allora inizi nel dirmi il suo nome.

ASSESSORE. Naso!

IMPIEGATO. Che strano nome ha, signor Naso.

ASSESSORE. No, naso non è il mio nome. E comunque il mio nome non glielo dico, guai se si venisse a sapere che è fuggito!

IMPIEGATO.  E chi è fuggito? Il suo servo?

ASSESSORE. Macché servo! È scappato … il mio naso.

IMPIEGATO. È un suo parente? Anche lui si chiama Naso? E vi ha rubato una grossa somma di denaro?

ASSESSORE. Lei non ha capito, il mio naso, il mio stesso naso è scomparso. Il diavolo ha voluto prendersi gioco di me.

IMPIEGATO. Il suo … naso? (Ride).

ASSESSORE. Si, il mio naso.

L’ASSESSORE SPOSTA LA BENDA IN PROSSIMITA’ DEL NASO E L’IMPIEGATO CERCA DI VEDERE LO SPIAZZO CHE NE E’ RIMASTO. GAGS.

IMPIEGATO. Scusi, in che modo è scomparso? Qui c’è qualcosa che mi sfugge.

ASSESSORE. Non so che dirle … so solo che ora gira per la città indisturbato travestito da sindaco. La prego, scriva che chi lo trova deve portarlo subito da me.

IMPIEGATO. (Pensa) ho capito … no! Non posso pubblicare sul mio giornale un’inserzione simile.

ASSESSORE. Come? E perché?

IMPIEGATO. Non sa che scrivendo una cosa del genere il mio giornale può perdere la reputazione? Già dicono che si stampa tante di quelle assurdità e notizie false.

ASSESSORE. Ma cosa c’è di assurdo in questa cosa? Il mio naso è scomparso davvero.

IMPIEGATO. E io non ci posso fare nulla.

ASSESSORE. Sono disperato, come posso farmi vedere in giro così.

IMPIEGATO. Mi dispiace, le posso consigliare di recarsi dal commissario. Di sicuro lui la potrà aiutare.

ASSESSORE. (Ritrovando la speranza) il commissario! È vero! Corro immediatamente. (Esce).

SESTO QUADRO

Al commissariato

I SCENA

Commissario e Assessore

COMMISSARIO. (Indossa un tovagliolo al collo. Tavola apparecchiata con: un piatto, bicchiere, posate e vino) che mangiata! Sono proprio sazio ora. Ed ora un sonnellino non me lo leva nessuno. (Si stira e sbadiglia).

ASSESSORE. (Entrando) buongiorno signor commissario, ho bisogno del suo aiuto.

COMMISSARIO. Io invece no. Io ho bisogno di dormire.

ASSESSORE. Si tratta di una cosa molto importante.

COMMISSARIO. Non sarà mai importante quanto il mio riposino pomeridiano.

ASSESSORE. Commissario, è una cosa gravissima: mi è sparito il naso.

COMMISSARIO. (Lo guarda) e lei mi disturba per questa sciocchezza?! Con tutte le cose che ho da fare dopo pranzo!

ASSESSORE. Non è una sciocchezza! È sparito davvero!

COMMISSARIO. Si, sparito, ora i nasi se ne vanno in giro per la città … travestiti da sindaco!

ASSESSORE. Bravo, proprio così! Lo ha visto anche lei?

COMMISSARIO. Ma non mi faccia ridere! Chissà dove lo avrà lasciato! Chissà in quali faccende avrà cacciato il naso che ora non se lo ricorda più. Le ricordo che una persona perbene non perde il suo naso.

ASSESSORE. Non so come è successo …

COMMISSARIO. Senta, io ora ho casi urgenti su cui indagare, la prego se ne vada.

ASSESSORE. Ma … il mio naso … come faccio ora … (Esce).

COMMISSARIO. E il mio riposino quotidiano è salvo!

SETTIMO QUADRO

A casa dell’assessore

I SCENA

Assessore e domestico

DOMESTICO. (Prende le mosche, le mette in un vasetto e poi col pallottoliere le conta) e con questa sono dod … tred … quattor … (Guarda nel vasetto e poi sposta un pallina del pallottoliere) uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci, undici. Sono solo undici!

COMMISSARIO. (Entra e guarda ciò che fa il domestico).

DOMESTICO. (Si alza e dà l’impressione che segua una mosca con lo sguardo e poi la prende e la tiene in pugno) e tredici! (La deposita nel vasetto) e con questa sono qiun … sedic … dicias … (Guarda nel vasetto e poi sposta un pallina del pallottoliere) uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci, undici e dodici. Sono solo dodici!

ASSESSORE. Che stai facendo?! Non sai fare altro che sciocchezze!

DOMESTICO. (Si alza e gli toglie il cappotto e poi lo va ad appendere ma non guarda dove lo mette e così tutte le volte cade).

ASSESSORE. (Va a sistemare lui il suo cappotto).

DOMESTICO. Signore, il suo naso? Vedo che la distesa liscia liscia è ancora al suo posto.

ASSESSORE. (Si siede sconsolato).

DOMESTICO. Come è possibile che un naso brutto come il suo sia sparito?! Potrei capire un bel nasino alla francesina che prenda il volo, ma non il suo!

ASSESSORE. Ne hai ancora per molto?

DOMESTICO. Scusi signore. Ma perché non le è sparito un braccio o una gamba?

ASSESSORE. (Sconsolato) magari.

DOMESTICO. O che le avessero tagliato il naso in qualche guerra! Che dice? Sarebbe molto più dignitoso che sparire così.

ASSESSORE. (Sconsolato) magari.

II SCENA

Assessore, domestico e poliziotto con occhiali

POLIZIOTTO. Abita qui l’assessore Corvo?

DOMESTICO. Si abita qui, entrate. (Indica l’assessore).

ASSESSORE. Buongiorno.

POLIZIOTTO. Buongiorno assessore. Avete smarrito il naso?

ASSESSORE. Esattamente. Non si vede?

POLIZIOTTO. Io non vedo molto bene signore, comunque, è stato ritrovato.

ASSESSORE. (Felice) ritrovato? Il mio naso è stato ritrovato?

POLIZIOTTO. Si signore. Era pronto per partire con la corriera ma è stato acciuffato appena in tempo. Aveva il passaporto intestato ad un sindaco. All’inizio lo avevo scambiato per un uomo, poi, grazie ai miei occhiali mi sono accorto subito che era un naso.

ASSESSORE. Va bene, va bene, ma dov’è?

POLIZIOTTO. L’ho con me. E il responsabile non è che quel farabutto di barbiere. (Glielo porge).

ASSESSORE. È lui! È proprio lui! È il mio naso!

DOMESTICO. (Si avvicina) è davvero lui! Ecco qui il brufolino spuntato ieri sera!

ASSESSORE. Grazie gendarme, non so come sdebitarmi.

POLIZIOTTO. È il mio lavoro assessore. Arrivederci. (Esce).

ASSESSORE. Grazie infinitamente. Il mio naso! Ho di nuovo il mio naso!

DOMESTICO. Si, ma ce l’ha in mano e non dove ogni naso dovrebbe stare.

ASSESSORE. (Guarda il suo naso nelle mani) è vero. Alfredo, sistema il naso al suo posto. (Si distende).

DOMESTICO. (Prende il naso e cerca di attaccarglielo).

ASSESSORE. (Si mette seduto e il naso cade).

DOMESTICO. Riprovo signore. (Prende il naso e cerca di attaccarglielo).

ASSESSORE. (Si mette seduto e il naso cade).

DOMESTICO. Signore … non si appiccica.

ASSESSORE. Come non si appiccica?

DOMESTICO. Eh … non si appiccica. Signore, qui ci vuole il suo vicino, il dottor Insano.

ASSESSORE. E cosa aspetti ad andare a chiamarlo?! Sbrigati!

DOMESTICO. Subito signore! (Esce).

ASSESSORE.Spero davvero che un medico sia ciò di cui ho bisogno. (Si sdraia o si mette seduto).

III SCENA

Assessore, domestico e dottore

DOMESTICO. Prego, entri dottore.

DOTTORE. Grazie. Buongiorno assessore, il suo domestico mi ha spiegato tutto.

ASSESSORE. La prego mi aiuti.

DOMESTICO. Aiuti il mio padrone dottore, sa, lui, è una persona molto importante.

DOTTORE. Immagino.

DOMESTICO. In questo periodo deve uscire spesso a cena e senza … senza …

ASSESSORE. … naso.

DOMESTICO. Ecco … non farebbe una bella figura.

DOTTORE. Capisco … ha qui con lei il … il …

ASSESSORE. … naso.

DOMESTICO. Si certo. (Glielo porge).

DOTTORE. (Lo prende e prova ad appiccicarlo ma tutte le volte cadrà).

DOMESTICO. (Gli porge una colla) provi con questa.

MEDICO. (Gliela mette ma il naso casca sempre).

DOMESTICO. (Gli porge chiodo e martello).

MEDICO. (Prende il tutto e inizia).

ASSESSORE. Ehi, ehi, questa soluzione non sa da fare.

DOTTORE. Mi dispiace assessore ma è impossibile appiccicare il suo naso. Una volta staccato non si riattacca più.

ASSESSORE. Ma come? Deve riattaccarmelo!

DOMESTICO. Provi con questo (mostra il nastro adesivo).

MEDICO. Mi dispiace ma non si può in nessun modo.

ASSESSORE. (Sconsolato) e come faccio ora?

DOTTORE. Non saprei …

ASSESSORE. (Sconsolatissimo) il mio povero naso!

DOTTORE. Beh, arrivederci allora.

DOMESTICO. Arrivederci.

ASSESSORE. Povero me! Povero il mio naso!

OTTAVO QUADRO

Sul ponte del fiume Serio

Cittadina, cittadino, cittadina2. Stanno tutti leggendo lo stesso giornale

CITTADINA. È stato avvistato un naso gironzolarsi per il Corso Vittorio Veneto …

CITTADINO. … e lo stesso naso è stato poi visto entrare nel Parco dei Cipressi.

CITTADINA 2. Alcuni studenti di medicina vi si recarono e una signora chiese al guardiano …

CITTADINA. … di mostrare ai propri figli questo strano fenomeno.

CITTADINO. (Ora smettono di leggere il giornale) ma voi credete che un naso se ne possa andare in giro da solo?

CITTADINA 2. Io non ci credo. La gente non sa più come far parlare di sé e allora si inventa addirittura la scomparsa di un naso.

CITTADINA. Ammettiamo che sia vero, sarebbe un bel dramma per chi lo ha perso.

CITTADINO. Beh, sicuramente avrà la vita condizionata da questa mancanza.

CITTADINA 2. Un naso vestito da sindaco, riporta l’articolo.

CITTADINA. Un naso o qualsiasi cosa, diventa rispettabile solo quando ha una posizione sociale.

NONO QUADRO

A casa dell’assessore

I SCENA

Assessore e domestico

ASSESSORE. (Si sveglia e si stira. Poi si guarda allo specchio) il mio naso! Il mio naso è ritornato! (Si mette a ballare) il mio naso è ritornato! Il mio naso è al suo posto!

DOMESTICO. (Entra) che succede signore? Sta male?

ASSESSORE. Mai stato meglio! Guarda qui?! (Poi si mette di nuovo a ballare).

DOMESTICO. Signore, le è ricresciuto il naso! La distesa liscia liscia non c’è più e ha lasciato il posto al suo enorme naso … volevo dire al suo perfetto naso.

ASSESSORE. Come sono felice! Come sono felice!

I SCENA

Assessore, domestico, medico e poliziotto

MEDICO. Che succede?

POLIZIOTTO. Ho sentito urlare, che cosa sta succedendo.

DOMESTICO. Nulla di cui preoccuparsi signori, il naso del mio padrone è ritornato al suo posto.

MEDICO. E come è successo?

ASSESSORE. Il mio naso me l’ha fatta sotto il naso, ma poi è ritornato. Evviva! È ritornato! (Gira felice).

DOMESTICO. Ed ora finalmente, potrà andare in giro anche col naso per aria!

POLIZIOTTO. E se qualcuno non le crederà, potrà farci sbattere il naso!

MEDICO. E nessuno le potrà mai più dire che non vede più in là del proprio naso.

ASSESSORE. E se si dovesse dire che io non ho naso, glielo metto sotto il naso!

SIPARIO