Un neomelodico ribelle

Stampa questo copione

Un neomelodico ribelle

di Vincenzo Rosario Perrella Esposito

(detto Ezio)

06/08/2015

Personaggi: 10

Amato Senzamore

Biagio Dei Librai manager

Gregorio Van Fangulen pazzo

Onorata Dei Fischi pazza

Fatima amante Biagio 

Eros Veglio cameraman pasticcione

Calogero Mizzica vicino nevrastenico

Oscar Tellato presta i soldi ad Amato

Domenica fans di Amato

Katrina Senese moglie di Biagio

Posillipo, Napoli. Salone della lussuosa casa discografica del manager discografico Biagio Dei Librai. Il discografico è intento a lanciare sul mercato il neomelodico Amato Senzamore, cosa che cerca di fare da qualche anno, ma non gli riesce, viste le non eccelse qualità del cantante, soprattutto sotto l’aspetto della personalità. Un giorno, la dottoressa Fatima giunge nella sala. Ella è l’amante di Biagio, ma nasconde la sua venuta accompagnando due malati di mente (Gregorio ed Onorata) per fargli prendere parte al corso di musicoterapia promosso da Biagio stesso. I due ne combineranno di tutti i colori, spacciandosi per talent scout o rapper, a seconda delle occasioni. Amato, dal canto suo, ha un sogno: partecipare e vincere il Festival di San Romolo, cosa che non gli riesce mai, visto che il direttore artistico ne scarta sempre le canzoni, ritenute inadatte per una simila manifestazione. Ma Gregorio ed Onorata, nei loro momenti di goliardica follia, fingendosi provinatori del Festival, selezionano Amato e quest’ultimo parte per parteciparvi. I due creeranno altri equivoci anche ad altri personaggi.

Numero posizione SIAE 233047

Per contatti Ezio Perrella 3485514070 ezioperrella@libero.it

            Posillipo, Napoli. Salone della lussuosa casa discografica del manager discografico Biagio Dei Librai. Vi si accede da una comune centrale. A sinistra, una porta conduce a cucina e bagno. La porta di destra conduce in bagno di servizio, camera da letto ed altre stanze. Verso destra, un tavolo con quattro sedie e la credenza. Verso sinistra, un divanetto e un impianto HI-FI. Infine, poster del cantante neomelodico Amato Senzamore alle pareti.

ATTO PRIMO

1. [Amato Senzamore, Biagio Dei Librai ed Eros Veglio]

              Improvvisamente, dal centro entra Amato con un microfono (senza filo). Canta il

              suo ultimo successo “’A libbettà” (in playback)! Mentre canta, salta sul divanetto,

              si siede e fa delle pose strane sulle sedie, balla in modo strano.

          (2/4) DO

Amato:           Nun t’aggio tradita

               LAm  

                        nun è ‘na bucia.

               DO   

                        Te spiego ogni cosa

               LAm

                        ma stamme a sentì!

               DO                                  REm                                    MIm                      4/4

                        ‘N’elicottero ha sparato ‘nu missile ‘ncoppa ‘a machina mia.

               REm                       MIm                             SOL                                      4/4

                        E ‘nu disco volante a forma ‘e babà m’ha inseguito p’’a via!

               MIm                            LAm                              SOL                                4/4

                        Ora basta, mi hai rotto, nun stongo cchiù bene cu’ te!

          (2/4)                   FA                            Rem            LAm                 SOL

    RIT.            ‘A libbettà se veve cu’ ‘o ccafé! ‘A libbettà è stare senza te!

                                     FA                 Rem            LAm                       SOL

                        ‘A libbettà è la sincerità! E proprio tu me lieve ‘a libbettà!

                FA                       SOL     

                        ‘A libbettà è bella comm’a che.

                MIm                                   LAm

                        Nun ce po’ sta’ si è amara comm’a te.             

                Rem                            SOL  

                        ‘A libbettà nun s’ha da maje pavà.

                SIb                                SOL

                        ‘Sti mane mie so’ fatte pe’ vulà!

              Finita l’esibizione, Amato si ferma e prende fiato. Dal centro entra, applaudendo

              con convinzione, il suo manager Biagio Dei Librai (ha una parlata molto volgare).

Biagio: Ua’, fraté, si’ proprio ‘na bomba! ‘Sta canzona è propetamente ‘a guerra! Cioè, tu

              m’he’ fatto avutà ‘o core! 

Amato: (Atteggiandosi)E che te penzave, Biagio?! Io sono un attista!

Biagio: (Lo corregge) Artista!

Amato: (Sbaglia ancora) Attista!

Biagio: Ma si dice artista.

Amato: Eh, attista! Anzi, più che attista, io sono un attigiano della musica.

Biagio: (Lo corregge) Artigiano!

Amato: (Sbaglia ancora) Attigiano!

Biagio: Mò aggio capito pecché ‘sta canzone se chiamma “’A libbettà”! Fosse “’A libertà”!

Amato: Chesta è ‘a canzona cchiù bella ch’aggio mai scritto, ‘int’a diece anne ‘e carriera!

Biagio: E quante n’he’ scritte?

Amato: Tre!

Biagio: E tu sei estroso. Sei un grande estroso!

Amato: Eh?

Biagio: Nun te prioccupà, nun t’aggio ditto ‘na mala parola. Estroso vo’ dicere “fantasioso”.

Amato: Ah, ecco. E sì, effettivamente io sono il re del jazz.

Biagio: E già, tu sei un grande del jazz: si’ ‘nu grandu jazz!

Amato: Eh?

Biagio: Nun te prioccupà, nun t’aggio ditto ‘na mala parola. ‘O jazz è ‘nu stile musicale.

              Amà, secondo me, tu devi passare al Funky. Sì, devi proprio passare al Funky.

Amato: Ma io nun vogl’ì ‘e tterme!

Biagio: E che ci devi andare a fare alle terme?

Amato: I fanghi!

Biagio: Ma io aggio ditto Funky, non “fanghi”! Guagliò, ma tu si’ proprio negato. Ho

              capito: a te non ti vuole proprio entrare in testa, il Soul.

Amato: No, a te, ‘o sole, t’è gghiuto direttamente ‘ncapa!

Biagio: Qualu sole? Ho detto Soul! E pensare che io una volta ti volevo insegnare il Gospel!

Amato: Siente, ‘e crespelle t’’e magne tu!

Biagio: ‘E crespelle? Io parlavo del Gospel. E il Reggae?

Amato: Biagio, io non ti “reggae” più! He’ capito?

Biagio: E il Fusion?

Amato: Tu si’ tutto “fusion”!

Biagio: E il Punk?

Amato: Io stongo cu’ ‘e Punk ‘into all’acqua!

Biagio: LaPolka?

Amato: Ma Polka miseria, me vuo’ lassà sta’ ‘npace?

Biagio: (Rimbalzando sulle gambe) Ma uil tuo motto deve essere “Peace and love”!

Amato: (Rimbalzando sulle gambe) Pisce e ove!

Biagio: Qua’ pisce e ove? Aggio ditto  “Peace and love”!

Amato: Pesa ll’ove!

Biagio: (Rassegnato, si siede sul divanetto) E vabbuò, aggio capito. Rimarrai un

              neomelodico a vita.

Amato: Ma pecché, Biagio? A me me fa piacere ‘e essere ‘nu cantante neomelodico.

Biagio: E allora non potrai mai partecipare al Festival di San Romolo.

Amato: E chi te l’ha ditto? (Sognante) Io ci riuscirò lo stesso. Però come neomelodico.

Biagio: Mah! Si ‘o ddice tu. (Si alza in piedi e gironzola) Io, il grande manager discografico

              Biagio Dei Librai, ti voglio lanciare nel grande spazio della musica mondiale.

Amato: Me vuo’ lancià ‘int’’o spazio?

Biagio: (Lo guarda male) Siente, è meglio che lassàmme sta’. Adesso vediamo come sono

              andate le registrazioni, così montiamo la clip.

Amato: (Felice) Uh, sì, sì. (Poi dubbioso) Neh, Biagio, ma nun l’amma fa’ cchiù ‘o video?

Biagio: E certamente.

Amato: E tu vuo’ muntà chella cosa che he’ ditto tu.

Biagio: (Si arrabbia) Ma allora si’ proprio partuto cu’ ‘e ccerevelle! La clip è il video.

Amato: Ah, ecco. E addò sta ‘o cameraman? Addò è gghiuto Eros?

Biagio: Niente, sta rivedendo le immagini registrate nella telecamera. Ora lo chiamo. (Va

              alla porta a sinistra e chiama) Eros, trase ccà, forza! (Torna da Amato) Mò vene.

             Da sinistra entra Eros, un tipo addormentato, con la telecamera in mano.

Eros:    (Sbadigliando) Amato, Biagio, amme fatto proprio ‘nu bellu video.‘O vulite vedé?

Amato: E nuje pe’ chesto t’amme chiammato.

Eros:    Eccolo qua. (Apre il display della telecamera e lo mostra ai due) Ammirate!

              Si sente la musica di “’A libbettà”. Amato e Biagio paiono perplessi.

Amato: Ma… ma… ccà nun se vede niente. Sta tutto ‘o scuro.

Biagio: Eros, ma che cacchio he’ cumbinato?

Eros:    (Russando e tenendo gli occhi chiusi) Zzzz… zzzz… zzzz…!

Biagio: Oooh, e scitete!

Eros:    (Parlata lenta e assonnata) V’è piaciuta ‘a registrazione?

Amato: No, pecché nun se vede ‘o riesto ‘e niente.

Biagio: Néh, ma comme l’he’ girato, ‘stu video?

Eros:    Cu’ ‘a porta chiusa!

Biagio: (Minaccioso) E secondo te, se po’ registrà ‘nu video cu’ ‘a porta chiusa? Cretino!

Eros:    L’amma fa’ ‘n’ata vota d’’o capo?

Biagio: E se capisce che ll’amma fa’ d’’o capo. Va’, va’ jette ‘o sango areto ‘a porta. Però,

              t’arraccummano, ha da sta’ aperta. He’ capito?

Eros:     Sì, sì. Io vaco!

             Esce via a sinistra e si prepara sulla soglia della porta (stavolta lasciata aperta).

Amato: ‘Stu deficiente dorme sempe.

Biagio: Se chiamma pure Eros Veglio!

Amato: Ma addò l’he’ juto a piscà?

Biagio: ‘Int’’o dormitorio comunale! Vatte a priparà, Amà! Io intanto aziono la musica

              attraverso l’impianto HI-Fi, grazie al mio telecomando.

Amato: Sì, sì, subito.

              Amato esce per il centro, mentre Biagio si apposta a sinistra e preme il tasto di un 

              telecomando che tiene in tasca: serva ad azionare un impianto HI-FI. Da lì parte

              in diffusione la registrazione che tra poco Amato canterà in palyback. 

2. [Amato, Biagio ed Eros Veglio]

              Improvvisamente, dal centro entra Amato con un microfono (senza filo). Canta il

              suo ultimo successo “’A libbettà” (in playback)! Mentre canta, salta sul divanetto,

              si siede e fa delle pose strane sulle sedie, balla in modo strano.

Amato: “’A libbettà”…

              Finita l’esibizione, Amato si ferma e prende fiato. Dal centro entra, applaudendo

              con convinzione Biagio Dei Librai.

Biagio: Ua’, fraté, ‘sta vota è venuta proprio bona, ‘a registrazione. 

Amato: (Col fiatone) Bello, so’ cuntento. Chiamma ‘o ddurmuto… cioè, ‘o cameraman!

Biagio: Eros, curre ccà!

             Da sinistra giunge Eros con la telecamera in mano.

Eros:    (Sbadigliando) Vengo, vengo!

Biagio: Jamme bello, Eros, ce ‘o faje vedé, ‘stu video?

Eros:    Qualu video?

Biagio: ‘O video che mommò he’ registrato.

Eros:    Io nun aggio registrato niente.

Biagio: E pecché?

Eros:    E pecché tu nun m’he’ ditto VIA!

Amato: Mannaggia ‘a miseria! Aggio fatto tutta chesta muina pe’ senza niente.

Biagio: Eros, tu he’ registra sempe. He’ capito? Io nun t’aggia dicere niente. Tu registra e

              nun te prioccupà.

Eros:    E vabbuò, io che ne sapevo? (Si sposta un po’ verso sinistra)

Biagio: E allora, Amà, mò putìmme registrà ‘n’ata vota.

Amato: E vabbuò. Speramme che chesta è ‘a vota bona.

              Amato esce per il centro, mentre Biagio si raccomanda con Eros.  

Biagio: E a te, t’arraccummanno: occhi aperti!

Eros:    (Sbadigliando) E’ ‘na parola!

             Eros si mette in posizione mentre Biagio si distanzia un po’, nei suoi pressi.

Biagio: Via!

              Improvvisamente, dal centro entra Amato con un microfono (senza filo). Canta “’A

              libbettà” (in playback)! Ma appena entra, inciampa e cade rovinosamente. Biagio 

              allora chiama lo STOP.

              Stop!

              Accorre da Amato per sincerarsi delle sue condizioni.

              Comme staje, Amà? Te si’ fatto male?

Amato: (Rialzandosi) No, no, nun m’aggio fatto niente.

Biagio: Ma comme he’ fatto, a cadé?

Amato: Pe’ colpa d’’o tappeto. Ma che lo metti a fare? A che ti serve?

Biagio: Vabbuò, ja’, è fessaria. Registriamo un’altra volta. E’ vero, Eros?

Eros:    (Avvicinandosi ai due) Ma io già aggio registrato!

Biagio: E che he’ registrato?

Eros:    ‘A caduta ‘e Amato. (Esibisce ai due il display della telecamera, entusiasta) Ua’

              guardate comm’è caduto bello!

Amato: Ma chisto è imbecille overamente, o fa apposta?

Biagio: No, no, è imbecille overamente!

Amato: Imbecille, cancielle mommò chillu video.

Eros:    E pecché? Io l’aggia mannà a Paperissima!

Amato: Ma chisto è imbecille forte!

Biagio: Eros, cancielle ‘stu video, oppure te faccio magnà ‘a telecamera cu’ tutta ‘a batteria!

Eros:    Mamma mia, ‘e che violenza! Mò ‘o cancello, ‘stu video. (Si avvia verso sinistra,  

             ma fa una smorfia come per dire: “Non è vero”!) Mò ‘o cancello sicuramente!

Biagio: Molto bene. Vatte a priparà, Amà!

Amato: E vabbuò. ‘E che pacienza ‘e Giobbe!

             Eros si mette in posizione mentre Biagio si distanzia un po’, nei suoi pressi.

Biagio: Via!

             Improvvisamente, dal centro entra Amato con un microfono (senza filo). Canta “’A

             libbettà” (in playback)! Ma ad un certo punto dell’esibizione, Amato starnutisce

Amato: Etciù! (E si ferma, mentre la musica va avanti)

Biagio:     Stop!

                 Clicca sul telecomando per fermare la musica e poi accorre da Amato.

Amato:     Biagio, ma pecché he’ fermato ‘a registrazione?

Biagio:     E tu he’ fatto ‘nu starnuto.

Amato:    Embé? Che ce sta ‘e male?

Biagio:     Tu si’ cchiù imbecille ‘e Eros! E’ meglio che ce pigliamme ‘na pausa. (Si avvia a

                 destra, imprecando) Chiste nun stanne buono cu’ ‘a capa!

                 Esce via a destra, sbattendo la porta.

Amato:    (Guarda Eros) Però a me, me piaceva ‘o video cu’ ‘o starnuto mio.

Eros:        Néh, ma che me ne ‘mporta, a me? (Sbadiglia) Io me moro ‘e suonno. Me vaco a

                 ffa’ ‘na mez’ora ‘ncoppa ‘o lietto ‘e Biagio.

                 Esce via a sinistra. Amato resta perplesso. E commenta l’uscita di Eros.

Amato:    Ma lloco nun ce sta ‘a stanza ‘e lietto. Ce sta ‘o bagno e ‘a cucina! (Poi felice) E

                 intanto, aroppo aggia registrà l’ultima canzona mia: “Fozza Cammela”. Palla

                 della mia fidanzata che non c’è! E’ la storia di una ragazza nata a Pottici. Ed è la

                 più bella del quattiere. Vabbé, adesso mi vado a fare la babba dal babbiere.E poi

                 finisco di finire il mio disco! Lo sento: sarà un grande sulcesso!

                 Esce di casa, dal centro. Da destra torna Biagio. Crede ci siano Eros e Amato.

Biagio:    Va bene, mi è passata l’arrabbiatu… ra…! (Nota che non c’è nessuno) Ecco,

                 questa è la professionalità: hanne approfittato che m’aggio alluntanato pe’ s’’a

                 squaglià! Mò me vaco a ffa’ ‘nu grandu café, ‘a faccia lloro!

                 Esce via a sinistra.

3. [Gregorio Van Fangulen, Onorata Dei Fischi, Fatima Santuario. Poi Biagio]

                  Dal centro, entra la psicanalista Fatima Santuario, donna spasimata da Biagio.  

                  Parla al cellulare. Con lei ci sono Gregorio Areno e Onorata Dei Fischi, due

                  persone con malattie mentali. Apparentemente sembrano rilassati e tranquilli.

Fatima:    Stai tranquilla, cara Ermenegilda, Gregorio ed Onorata stanno con me. Sto 

                  proseguendo con loro le mie terapie mentali. Del resto, per curare i pazzi, ci

                  vuole pazienza. Ho studiato per loro un programma di Musicoterapia. Mi aiuterà

                  il mio amico e spasimante, il produttore discografico Biagio Dei Librai. Adesso

                  mi trovo nella sua sfavillante casa discografica. Ma certo, cara. Ci sentiamo più

                  tardi. A dopo. (Riaggancia) Bene, cari Gregorio ed Onorata, io vado a cercare

                  una persona e torno.

                  Fatima si avvia a destra, ma i due la seguono. Così lei si ferma e ferma loro.

                  No, no, aspettate. Non mi dovete seguire. Accomodatevi, mentre io cerco la 

                  persona di cui vi dicevo prima. Va bene? Grazie.

                  Esce via a destra. Ad un tratto, i due sgranano gli occhi e cominciano ad andare 

                  avanti e indietro per la stanza, senza meta, poi si fermano uno di fronte all’altro.

Gregorio: Piacere, Gregorio Van Fangulen, nato in Olanda, abitante a Napoli dalla nascita!

Onorata:  Piacere, Onorata Dei Fischi, nata a Roma e residente a Napoli per sbaglio!

Gregorio: Ma noi non ci conosciamo già?

Onorata:  Sì, ci siamo conosciuti domani.

Gregorio: Ah, io pensavo che ci eravamo conosciuti dopo domani. Sai che si fa? Ieri

                  andremo al mare in montagna!

Onorata:  Sono d’accordo. Ma adesso voglio vedere questa meravigliosa casa discografica.

Gregorio: E pure io.

                  I due vanno alla comune e guardano fuori.

Onorata:  Ua’, comm’è bella!
Gregorio: E già. Guarda quanti dischi e quanti strumenti musicali!

                  Da sinistra torna Biagio con una tazzina, sorseggiando caffè.

Biagio:      Ah, questa volta mi è venuto proprio bene, il caffè. (Si siede sul divanetto) Me lo

                  bevo in santa pace, sperando che vengano presto i due rapper che mi dovevano

                  mandare. M’aggio sfastriato ‘e l’aspettà.

                  Gregorio ed Onorata si voltano verso di lui, si guardano, si fanno un cenno

                   d’intesa e poi si dirigono da Biagio (che li osserva, sorpreso), ballando e

                  “rappando” una canzone.

                                           4/4 LAm                                          2/4 RE                      MI

Gregorio: (Rappando) “Io so’ nato addò sta ‘o mare, ‘o cielo è azzurro e ‘a gente campa 

                         LAm                   RE   MI

                   sulo pe’ ll’ammore”. 

                                                  LAm                                      RE                  MI

Onorata:   (Rappando) “Io son nata dove non c’è er mare, dove er cielo è tutto tutto

                     LAm          RE   MI

                   giallorosso”.  

                                                     LAm                                    RE                MI               LAm

Gregorio: (Rappando) “Nun te prioccupà, soré, ccà ddint’a ‘sta città nuje simme tutte frato

                             RE   MI         LAm                                        RE                         MI

                   e sore.              Vienetenne e chiure ‘sta valigia chiena ‘e suonne e puortatella

                  LAm                RE   MI

                   dint’’o core”.

                                                     LAm                                   RE                MI            LAm

Onorata:  (Rappando) “Non te preoccupà, fraté, che sono pronta già non vedo l’ora de

                               RE   MI        LAm                                     RE               MI     

                   partire.               Ora dimmi esattamente giusto adesso adesso per favore dove

                      LAm   RE   MI

                   annare… get down… get down…”.

                                 4/4LAm   2/4 RE            MI 

Insieme:   (Rappando) Napoli!             Na-Na… Na-Na-Napoli!   (2 volte)

                  I due poi si inginocchiano su una gamba e tengono le braccia in alto. Biagio li  

                  osserva esterrefatto. Poi si alza e parla i due, ancora inginocchiati.

Biagio:      Uaaaa’…! Ma vuje site proprio ‘na putenza! Prego, accomodatevi sul divanetto.

                  I due si siedono, nel frattempo Biagio gli parla.

                  Ma siete dei fenomeni. Fatemi sentire qualcosa di voi.

Onorata:  Io sono Onorata Dei Fischi.

Biagio:      Comme?

Onorata:  Sono Onorata Dei Fischi!

Biagio:      Sei Onorata Dei Fischi? Nenné, ma chi t’ha fischiato? Tu meriti solo applausi!

Gregorio: No, questa è Onorata Dei Fischi, inteso come nome e cognome.

Onorata:   Sono romana!

Biagio:      Ma nun si’ Onorata Dei Fischi?

Gregorio: No, quella è romana di nascita.

Biagio:      Ah, è romana come la ricotta e il pecorino? E brava!

Onorata:  Sono orfana.

Biagio:      Oh, e basta! Io vulevo sapé sulo ‘o nomme e ‘o cugnomme!

Onorata:   A burinooo! (E piange)

Biagio:      Néh, ma ch’aggio ditto ‘e male?

Gregorio: Quella vi stava dicendo che è orfana e voi l’avete stoppata. A burinoooo!

Biagio:      No, no, vabbuò, racconta, racconta. Ha ditto ch’è orfana?

Onorata:  (Senza piangere) Sì. La mia mamma è ignota.

Biagio:      E’ figlia di ignota?

Gregorio: Sì, è una grande figlia di ignota!

Onorata:  Aoh!

Gregorio: No, era per far capire a lui.

Biagio:      Ho capito, ho capito. E tu come ti chiami?

Gregorio: Gregorio Van Fangulen!

Biagio:      Gregorio…?

Gregorio: Van Fangulen!

Biagio:      A sòreten!Piacere, Biagio Dei Librai! Ma parliamo del vostro talento. Sentite,

                  ma voi siete capaci di fare Hip hop?

Onorata:  Che siamo capaci de fare?

Biagio:      Hip hop.

Gregorio: Sì, sappiamo fare i pop… corn!

Biagio:      Ma quali pop corn? Io parlavo dello stile musicale. Voi siete specialisti di RAP? Gregorio: Sì, noi siamo rappinatori!

Onorata:   Ma che rappinatori? Noi siamo rapper.

Gregorio: Esatto, comme ha ditto essa!

Biagio:      Ma voi lo volete fare un album?

Gregorio: ‘N’album d’’e calciatore?

Biagio:      No!

Onorata:  ‘N’album de fotografie?

Biagio:      No!

Gregorio: E allora ‘n’album ‘e che cosa?

Biagio:      ‘N’album ‘e canzone. Io ve lo faccio fare in DDD!

Gregorio: Amma fa’o DDT?

Onorata:  E che dovemo uccidere le zanzare?

Biagio:      Ma no, vabbuò, lassate sta’. E ora ditemi una cosa: lo volete il disco di platino?

Gregorio: Sì, però amma vedé si ‘stu platino ce ‘o vo’ da’!

Onorata:  E già, si lui non vole…!

Biagio:      Scusate, ma di chi state parlando?

I due:        Di platino!

Biagio:      Ma… ma… vabbuò, lassamme sta’. Piuttosto, voi farete molti album dal vivo.

Gregorio: E se capisce.

Onorata:   Si semo morti, come famo a cantà?!

Biagio:      (Perplesso, tra sé e sé) (Ma me stésssene sfuttenno, ‘sti duje?!). Sentite, allora

                  volete firmare il contratto? Dobbiamo andare nel mio studio.

Gregorio: ‘O cuntratto?

Onorata:   E a che serve?

Biagio:      Pe’ ffa’ ‘o disco. Vi farò fare un sacco di soldi. Che ne dite?

I due:        (Scattano in piedi) Accettiamo!

Biagio:     Benissimo. Venute, venite. Come faceva la canzoncina che cantavate prima?

                                 4/4LAm   2/4 RE            MI 

I due:       (Rappando) Napoli!             Na-Na… Na-Na-Napoli!   (2 volte)

Biagio:   Voglio cantà pur’io!

                               4/4LAm   2/4 RE            MI 

I tre:      (Rappando) Napoli!             Na-Na… Na-Na-Napoli!   (2 volte)

               I tre escono a sinistra, ballando e rappando. 

4. [Amato e Fatima. Poi Oscar]

               Dal centro torna Amato, perplesso.

Amato:  Che scandalo, che scandalo! Nientedimeno, so’ gghiuto add’’o barbiere, chillo

               sta chiuso. Ma come, di lunedì non si lavora più? Che voglia di lavorare è questa?

               Si siede sul divanetto, imbronciato. Da destra torna Fatima.

Fatima: Biagio non è dentro. Ragazz… (Non li vede) Uh, Marò! E addò stanne, ‘sti duje?

               Va alla comune e guarda fuori. Amato la nota.

Amato:  E chi è, chesta? (Si alza e va da lei)

Fatima: No, non può essere, sono spariti. (Si volta verso lui e gli afferra il bavero della 

               giacca) Me li sono persi. (Lo sbatacchia) Hai capito? Me li sono persi! E fai

               qualcosa. (Lo lascia  e gironzola per la stanza, nervosamente) E come si fa, ora?

Amato:  (Le va dietro) Scusate, posso chiedere una cos…?

Fatima: (Si volta e lo zittisce) Zitto, silenzio, non devi parlare!

Amato:  E vabbuò, chi parle cchiù?

Fatima: Io sono Fatima Santuario.

Amato:  Piacere, Amato Senzamore, neomelodico!

Fatima: Possibile che tu non abbia notato la presenza di due persone qui dentro?

Amato:  Due persone? No, non me ne sono accotto!

Fatima: “Accotto”? (Gli afferra il bavero della  giacca e lo sbatacchia) Che vuol dire

               “accotto”? Rispondimi!

Amato:  (Si libera) Oh, ma comm’è violenta, chesta! E datte ‘na calmata. Io non ho notato

               nessuno, qua dentro. La potta è sempre apetta! Io ero uscito a farmi la babba, però 

               il babbiere sta chiuso e allora sono tonnato qua. Devo scrivere una nuova canzone

               al pianofotte!

Fatima: “Pianofotte”?

Amato:  Esatto, pianofotte. Sai com’è, io sono un espetto cantante impottante pattenopeo!

Fatima: Ma come cacchio parli?

Amato:  Italiano!

Fatima: Senti, io adesso ho da fare. Conosci Biagio?

Amato:  Sì. E’ il mio manager. Quello mi deve pottare al Festival di Sanromolo. Non per

               niente, io devo pure restituire un prestito di soldi ad un cetto Oscar Tellato.

Fatima: Un gobbo? 

Amato:  No, Oscar Tellato: nome e cognome!

Fatima: Ma che me ne frega, a me? Dici a Biagio che lo cercavo. Ora vado a cercare le due

               persone che mi sono perso. Capito?

Amato:  Cettamente!

               Fatima sta per afferrargli il bavero della giacca, ma la previene.

                  Alt! (Si auto-afferra il bavero della giacca e si sbatacchia da solo) Scommetto

                  che non mi devo dimenticare!

Fatima:    Bravo!

                  Esce di casa celermente. Amato si lascia il bavero della giacca. E’ innamorato.

Amato:     Comme me piace, ‘sta tipa! E’ ‘nu poco violenta, però io preferisco ‘a femmena

                  arrogante! (Si ridesta) E intanto, aggia riuscì a restitì ‘e sorde a Oscar. Si chillo

                  m’acchiappa, me spezza! Perciò, aggia partecipà ‘o Festival. Nun me ne ‘mporta

                  niente si Biagio dice che nun me vonno pecché nun se capisce comme canto! (Va

                  a prendere il cordless su un mobile. Si guarda intorno. Poi digita un numero ed

                  infine attende la risposta) Ma quanno ce vo’ pe’ risponnere a ‘stu telefono?

                  Silenzioso, dal centro, entra Oscar Tellato (ben vestito, guappo). Va dietro

                  Amato e lo ascolta telefonare. Quest’ultimo, intanto, comincia a parlare.

                  Pronto! Scusate, sono Amato Senzamore, il “più splendido” neomelodico di 

                  Napoli. Un anno fa vi ho mandato la mia canzone “’A libbettà”, ma non mi avete

                  fatto sapere più niente. Come dite? E muovetevi, fozza! Aspetto vostre risposte.

                  Arrivederci. (Riaggancia) Ma sì, che me ne ‘mporta ‘e Oscar Tellato. Io voglio

                  partecipà ‘o Festival pecché ‘o voglio vencere. (Si volta verso Oscar e dice di

                  riflesso) ‘A faccia soja! (Si rende conto di cos’ha fatto e resta sconvolto) Azz!

Oscar:      Buongiorno! (Comincia a seguirlo)

Amato:     Ehm… (Comincia ad arretrare per la stanza, facendo finta di niente) Uhé,

                  Oscar, comme staje?! He’ visto che bella jurnata ‘e sole, è schiarata stammatina?          

Oscar:      Addò stanne ‘e sorde?

Amato:     Ehm… quali sorde? He’ perzo ‘e sorde? Se vuoi, ti aiuto a trovarli.

Oscar:      T’aggio prestato 50.000 Euro.

Amato:     A me? Ma quanno maje? Tu m’he’ prestato 10.000 Euro.

Oscar:      E gli interessi addò ‘e miette?

Amato:     Azz, pure gli interessi? Scusa, ma a me non mi interessa degli interessi. E allora

                  che cosa ci interessa? Non ce ne interessiamo!

Oscar:      A me invece m’interessa degli interessi. Ma allora nun ‘e tiene, ‘e sorde? 

Amato:     Ehm… li tengo quasi!

Oscar:      E allora vieni con me. (Gli prende un orecchio)

Amato:     (Dolorante) Oscar, fa’ ‘o bravo! Oscar, fa’ ‘o bravo!

Oscar:      Sì, sì, faccio ‘o bravo. Però vieni cu’ me.

                  I due si avviano a destra, mentre Amato dice qualcosa.

Amato:     Oscar, che gghiamme a ffa’, allà?

Oscar:      (Ironico) Niente, ce facìmme ‘na partita ‘e carte!

Amato:     Ah, vbbuò, l’importante è che nun ce facìmme male!

                  I due entrano nella porta a destra e si sente Amato gridare dal dolore.

                  No, Oscar, me faje male… me faje male… No, ‘a recchia no, ‘a recchia no! No,

                  ‘o braccio destro no, ‘o braccio destro no! No, ‘o braccio sinistro no, ‘o braccio

                  sinistro no!  No, ‘o braccio ‘e mizo no, ‘o braccio ‘e miezo noooooo!

                  Ad un tratto, il silenzio.

5. [Gregorio e Onorata. Poi Eros]

                  Da sinisra, tornano Gregorio ed Onorata. I due hanno 100 Euro a testa in

                  mano. Osservano le bnconote con curiosità.

Gregorio: Onorà, io capisco ch’amma avuta firmà ‘nu contratto, e vabbuò. Però nun aggio

                  capito pecché chillu tizio ce ha regalato cient’euro per ono.

Onorata:  E che ce famo? So’ troppo pochi.

Gregorio: E allora saje che te dico? (Strappa i 100 Euro)

Onorata:  Me sa che hai ragione. (Li strappa anche lei)Daje, annamosene.  

                  I due si avviano alla comune, ma si bloccano perché sentono uscire da sinistra

                  Eros (che non nota i due) con la sua telecamera in mano. Impreca.

Eros:         (Dopo il solito sbadiglio) Mannaggia, s’è scassata ‘a telecamera! (Si siede sul

                  divaneto, sconsolato) E pensare che io volevo fare carriera a Canale 21.

                  E resta silenzoso. Gregorio ed Onorata si fanno un cenno col capo e poi tonano

                  a centro stanza, parlando ad alta voce per farsi sentire da Eros.

Gregorio: Mia cara, hai più trovato quel cameraman per la RAIA?

Onorata:  La raia è un pesce. Caso mai, vuoi dire RAI!

Gregorio: Appunto!

Onorata:  No, caro mio. Purtroppo non ho trovato nessun cameraman che mi soddisfi.  

Gregorio: Che peccato. E allora andiamo via. Prima o poi, lo troveremo altrove.

Onorata:  Sono d’accordo con te!

Eros:         (Balza in piedi e si pone tra i due) Ehm… scusate, permettete che mi presento?

Gregorio: Tu? E pecché te vuo’ presentà? Che ce ne ‘mporta a nuje ‘e chi si’?

Eros:         Ma come? Ho sentito che serve un cameraman per la RAIA!

Onorata:  RAI!

Eros:         Appunto!

Onorata:  Ma certo che serve. Peccato che te nun sei un cameraman.

Eros:         E chi te l’ha ditto? Io sono un cameraman al 100%.  

Gregorio: Cioè, tu hai mai fatto una ripresa con telecamera?

Eros:         E certo. Eros Veglio!

Gregorio: E’ normale che eri svelio, se no come facevi a fare le riprese?

Eros:         No, Eros Veglio sarebbero ‘o nomme e ‘o cugnomme mio!

Onorata:  Ah, benissimo. Io ivece sono Onorata Dei Fischi.

Gregorio: Gregorio Van Fangulen!

Eros:         A mammeten!

Onorata:  Se vede lontano un miglio che te sei sveglio come un grillo.

Eros:         E allora dove devo andare? A Roma? A Milano? A Torino?

Gregorio: In Australia!

Eros:         In Australia? Ma pecché, in Australia ce sta ‘a RAI?

Gregorio: E certamente.

Onorata:   Sì. Per cui, io e Gregorio t’accompagnamo alla fermata dell’autobus che porta

                  alla stazione. Dopodiché, prendi er treno che porta all’aeroporto. Dopodiché, 

                  prendi l’aereo per l’Australia.

Eros:         Dopodiché…?

Gregorio: T’’a faje a pede!

Eros:         Mi piace!    

Onorata:  E allora annamo, se no perdemo l’autobus.

Eros:         Ma io m’aggia fa’ primma ‘a valiggia.

Onorata:  No, no, è tardi. Quanno arrivi in Australia, te la fai mannà pe’ posta. Hai capito?   

Gregorio: E basta! Jammuncenne!

                  Gregorio e Onorata prendono Eros sottobraccio e lo portano via di casa.

6. [Biagio. Poi Oscar e Amato. Poi Domenica]

              Da sinistra torna Biagio, tutto felice.    

Biagio: Benissimo, benissimo, ho trovato pure i rapper che stavo cercando. Adesso non 

              resta che organizzare una tournée per loro e per Amato. Appena lo vedo, glielo 

              dico. Sai come sarà contento!

              Da destra torna Oscar, pulendosi le mani con un fazzoletto.

Oscar:  Ecco fatto, ccà si nun arraggiunàmme cu’ ‘a forza, nun ottenìmme mai niente! 

Biagio: Oscar Tellato?

Oscar:  Ah, ce staje pure tu? (Gli si avvicina lento e minaccioso) ‘A ddu’ te nun aggia

             avé niente?

Biagio: (Intimidito) No, no, pe’ carità! Anze, veramente avessa avé io coccosa ‘a te. 

             (Flebilmente) Si tratterebbe di circa 5000 Euro.

Oscar:  (Intimidente)Embé, e ‘e vaje truvanno?

Biagio: (Intimidito) No, no, nun me da’ niente. Stamme pace!

Oscar:  Chesto l’he’ ditto tu.

Biagio: Sì, sì, l’aggio ditto io.

Oscar: Allora mò me ne pozz’ì.

Biagio: Siente ‘na cosa, ma pe’ caso he’ ‘ncuntrato a Amato?  

Oscar: Cinche minute fa.

Biagio: E… è ancora vivo?

Oscar:  Sì, è ancora vivo!

Biagio: Ah, menu male!

Oscar:  E arricuordete ‘na cosa: chi sgarra cu’ Oscar Telato, rimane tutto scassato! Intesi?

Biagio: Intesissimi!

Oscar:  Molto bene! E mò vedìmme!

              Si sistema il colletto del giubbotto ed esce via.

Biagio: Ma mò addò cacchio è gghiuto, Amato?

             Dalla destra esce Amato, tutto trasandato, con un fazzoletto macchiato di sangue a

              coprirsi il naso.

Amato: (Sofferente) Ah, mamma ‘e ll’Arco!

Biagio: Uhé, Amà! (Va da lui)Staje buono?

Amato: Ma ch’aggia sta’ buono? Io so’ gghiuto a fernì ‘nfaccia a ‘nu camion!

Biagio: No, veramente he’ abbuscato ‘a Oscar!

Amato: Ah, l’he’ ‘ncuntrato? (Va a sedersi su divanetto)E nun l’he’ fatto ‘na paliata?

Biagio: Io? Ma tu fusse scemo? (Va da lui) Chiuttosto, che fine he’ fatto? Si’ sparito.

Amato: Ma addò ‘eva ì? So’ gghiuto add’’o babbiere. Però steva chiuso.

Biagio: E’ normale, cretino! ‘O lunnedì stanne chiusi, ‘e babbieri… (Si corregge) ‘E

              barbieri. Mò me faje parlà comm’’a te.

Amato: Ma nun è ch’è fallito?

Biagio: Ma no. Io e mia moglie ci siamo stati il mese scorso.

Amato: Tu e tua moglie?

Biagio: Sì. Io m’aggio fatto ‘e capille e essa s’ha fatto ‘a barba!

Amato: Ma comme? Muglierta se fa ‘a babba?

Biagio: Fatte ‘e fatte tuoje! Chiuttosto, l’amma registrà ‘a clip d’“’A libbettà”, o no?

Amato: E comm’’a facìmme a registrà? Io stongo tutto ‘nguacchiato ‘e sango!

Biagio: E allora parlàmme d’’a canzona nova: “Fozza Cammela”!

Amato:      No, Biagio, mò ce sta ‘na nuvità. La mia nuova canzone non si chiamerà più

                   “Fozza Cammela”. Ho cambiato il nome della femmina.

Biagio:      (Gli siede accanto) E cioè?

Amato:      Poco fa aggio ‘ncuntrato a ‘na femmena che me fa sbattere ‘o core.Ho deciso,

                   io la cotteggio!

Biagio:       Si dice “la corteggio”. Ma che me ne ‘mporta a me? Corteggia a chi vuo’ tu.

Amato:      (Sognante) Se l’avresti vista!Si chiama Fatima Pompei!

Biagio:       Pompei? Ma nun è che staje parlanno ‘e Fatima Santuario?

Amato:       E vabbuò, ‘o Santuario sta a Pumpei?

Biagio:       (Se la ride) Ahahahahah!

Amato:       E che ci sta di divettente?

Biagio:       (Si azla in piedi) Amà, chella nun è femmena pe’ te. E’ la mia amante. (Si avvia

                    a sinistra) O almeno non ancora. Ma lo sarà!

                    Ed esce a sinistra. Amato ci è rimasto male. Nel silenzio creatosi, dalla comune

                    entra la fan di Amato: Domenica Eppasqua. Tipo assai eccentrico. Non notata

                    da lui, va al divanetto e vi si accovaccia dietro. Amato intanto commenta.

Amato:       (Sconsolato) L’amante ‘e Biagio? Ma comme? Chillo tene a ‘na mugliera. Che

                    bisogno ce sta ‘e tené pure a ‘n’amante? Inzomma, isso ha da tené a doje

                    femmene e io no? Ch’ingiustizia! Voglio pur’io a ‘na femmena!

Domenica: (Salta fuori e spaventa Amato) Tetté!

Amato:       (Salta in piedi) Mamma bellaaaaa!

Domenica: (Lo abbraccia) Amore mio, finalmente ti ho scovato!

Amato:       (Si libera) Néh, ma tu chi cacchio si’?

Domenica: Ma come? Sono la tua fans preferita: Domenica Eppasqua.

Amato:       Ma nun dicere palle! Pasca già è venuta. Dummeneca nun è niente.

Domenica: Ma no, Domenica Eppasqua songh’io. Amato mio, io sono la fans che tu hai

                    premiato sul tuo sito internet per la fedeltà nei tuoi confronti.

Amato:       Io? Aggio fatto ‘stu guajo?

Domenica: (Lo abbraccia di nuovo) Ma io ti amo!

Amato:       (Si libera) E io non ti amo!

Domenica: (Lo abbraccia di nuovo) E invece devi amarmi!

Amato:       (Si libera) Siente, mò te n’he’ ‘a ì. He’ capito? Ti avvetto, che se mi fai peddere

                    la pacienza, ti caccio fuori alla potta!

Domenica: Uh, voglio pallare pure io come te!

Amato:       (Spazientito) E basta!

                    La prende per un braccio, la conduce fuori porta. Poi torna (ma non s’accorge  

                    che lei lo segue passo, passo). Lui parla da solo senza avvertirne la presenza.

                    Finalmente se n’è gghiuta! Ma chi cacchio era, chella?

Domenica: Domenica Eppasqua!

Amato:       ‘N’ata vota ccà, staje? Te n’he’ ‘a ììììììì’!

                   La prende per un braccio e la conduce fuori dalla porta. Poi ritorna (ma non

                    s’accorge che è seguito da Calogero Mizzica, vicino di casa nevrastenico). Lui

                    parla da solo senza avvertirne la presenza.

                    Mò se n’è gghiuta overamente. Ma si torna ‘n’ata vota, ‘a piglio p’’e rrecchie!

                   Calogero picchietta sulla spalla Amato. Lui pensa sia Domenica ma non guarda

                   chi è e si arrabbia.

                   Staje ‘n’ata vota ccà?

                   Si volta, lo prende per l’orecchio e s’avvia portandolo per l’orecchio fuori casa.

                   Te n’he’ ‘a ììììì’!

                   Poi si rnde conto di chi è, si ferma e gli lascia l’orecchio.

                  Oddio! Scusatemi tanto, io mi pensavo che era Domenica Eppasqua!

Calogero: (Con accento siciliano) Sicché, vossia, quando è Pasqua, prendete le persone per

                  l’orecchio? Sì?

Amato:     No, ma non è che domenica è Pasqua, anche perché domenica non è Pasqua,

                  però ci sta Domenica Eppasqua che… (Confuso) Ua’, ‘e che casino!

Calogero: Scusate, ma vossia per caso conoscesse a un certo Amato Senzamore?

Amato:     Ho capito, siete un mio fans. Va bene, cacciate la penna e vi faccio l’autografo.

Calogero: L’autografo? Ma io non voglio l’autografo.

Amato:     Allora volete la foto?

Calogero: Nemmeno.

Amato:     Allora volete la maglietta firmata?

Calogero: Io voglio che ti stai zitto. Non devi scassare l’anima con la tua voce. Hai capito?

Amato:     Ma perché? Chi siete voi?

Calogero: Calogero Mizzica da Partinico, provincia di Palemmo! Hai capito, adesso?

Amato:     Non tanto!

Calogero: E vieni con me, così ti faccio capire perbenino.Vieni, andiamo di qua.

                  Se lo porta a destra.

Amato:     Scusate, ma perché stiamo andando di qua?

Calogero: Ora lo vedrai.                 

                  I due entrano nella porta a destra e si sente Amato gridare dal dolore.

                  No, signor Calogero, me facìte male… me facìte male… No, ‘a recchia no, ‘a

                   recchia no! No, ‘o braccio destro no, ‘o braccio destro no! No, ‘o braccio

                   sinistro no, ‘o braccio sinistro no!  No, ‘o braccio ‘e mizo no, ‘o braccio ‘e

                   miezo noooooo!

                   Ad un tratto, il silenzio.

7. [Biagio e Fatima. Poi Gregorio ed Onorata. Infine Katrina]

                   Dalla comune entra Fatima.

Fatima:      Io non riesco a capire quei due che fine hanno fatto. Se al centro di igiene 

                   mentale scoprono che io me li sono persi, passo i guai miei!

                   Da sinistra torna Biagio. Si ferma sulla soglia e parla da solo.

Biagio:       (Arrabbiato) E sì, le piacesse a Amato. Vo’ corteggià a… (Si volta, la nota e si

                   addolcisce) Fatima! (Va subito da lei e le bacia la mano, mieloso) Fatimuccia

                   mia! Come mai questa “apparenza” celestiale nella mia casa discografica?!

Fatima:      Ti sto cercando per mari e per monti. Ma dove ti eri cacciato?

Biagio:       E io tengo sempre da fare con Amato. Ma soprattutto, ho scoperto due rapper

                    straordinari. Due fenomeni. Te li devo proprio far conoscere!

Fatima:      Adesso ho altro per la testa. Ho smarrito due persone in cura da me al centro

                   d’igiene mentale. Li avevo portati da te.

Biagio:       Addù me? Ma come, tu mi porti i pazzi nella mia sala discografica?

Fatima:      Per fargli fare Musicoterapia.

Biagio:       Ah, già. E va bene, li troveremo più tardi.

                   Nel frattempo, non visti né uditi, dal centro entrano Gregorio ed Onorata

                   insieme a Katrina (moglie di Biagio). Ha la barba! Si appostano appena sotto

                   la comune. Intanto Biagio parla a Fatima, con fare e voce che contengono

                   intenzioni rivolte al sesso.

                  Cara, ascolta, perché non ne approfittiamo?

Fatima:     Per fare che?

Biagio:      (Malizioso) Siamo un uomo e una donna, tutti e due ingrifati come cinghiali!

Fatima:     E con tua moglie come la mettiamo? Mi avevi promesso che divorziavi da lei

                   per sposarmi.E invece siamo ancora punto e da capo.

Biagio:      Tesoro, ma se io divorzio da mia moglie, dopo la devo mantenere.

Fatima:     E che me ne ‘mporta, a me? Sono affari tuoi. (Sognante) Io sogno una vita tutta

                   nostra. Voglio veder nascere i nostri figli, e poi li voglio vedere crescere, e poi li

                   voglio vedere invecchiare, e poi li voglio veder morire…!

Biagio:      Azz, addirittura? Ma tu quant’anne vuo’ campà? Dujcient’anne?!

Fatima:     Insomma, basta! Che cos’è che vuoi? Vuoi far l’amore? E andiamo, son pronta.

Biagio:      A chi ‘o ddice?!

                  La prende per mano e se la porta via a sinistra. I tre vengono avanti.

Onorata:  A signò, avete sentito?

Gregorio: E soprattutto, avete visto?

Katrina:   (Sconvolta) Aggio visto e aggio pure sentuto! Scusate, ma vuje chi site?

Gregorio: Gregorio Van Fangulen!

Onorata:  Onorata Dei Fischi. Facciamo parte del comitato contro i tradimenti coniugali!

                  Perciò, signò, fate presto, se no er marito vostro se ne scappa!

Katrina:   Scusate, ma voi di dove siete?

Onorata:  Io sono de Milano! Nun se sente dall’accento?

Katrina:   A me mi pare dialetto romano!

Gregorio: Signò, ma che ve ne ‘mporta ‘e l’accento d’’a collega mia?! Lloco ddinto ce sta

                  ‘o marito vuosto che sta facenno ‘o porcello cu’ ‘n’ata femmena!

Katrina:   Sì, sì, adesso ci vado subito.

Onorata:  Signò, scusate, come ve chiamate voi?

Katrina:   Katrina con la kappa! Perché?
Onorata:  Perché voi da oggi siete entrata ner club dei cornuti! E ora potete annà dar

                  marito vostro. Presto, volate!

Katrina:   Subito!

                  Katrina esce via a sinistra con pessime intenzioni.

Gregorio: Onorà, ma che teneva, ‘a barba ‘nfaccia, chella?

Onorata:  Donna barbuta, sempre piaciuta!

Gregorio: Sarrà, ma a me, chella, me faceva avutà ‘o stommeche. Jammuncenne, va’!

                  I due si dirigono verso la comune.

8. [Amato e Calogero. Poi Gregorio ed Onorata. Infine Biagio, Katrina e Fatima]

                  Gregorio ed Onorata si fermano sotto la comune, in quanto da sinistra sentono  

                  delle voci: Amato le sta prendendo da Calogero. I due poi escono. Amato tiene

                  un fazzoletto insanguinato davanti al naso mentre Calogero si pulisce le mani.

Calogero: Ecco qua, così la prossima volta impari a sfidare Calogero Mizzica!

Amato:     Sentite, ma pecché m’avìte vattuto?

Calogero: Perché mi disturbate troppo. Io sono un giornalista e lavoro tutto il giorno.

                  Qualche volta mi porto il lavoro pure a casa mia.

Amato:     E ch’è colpa mia se abitate vicino a una casa discografica? Guardate qua, mi       

                  avete fatto zompare un dente dalla bocca! Adeso chi glielo dice alle mie fans?

Calogero: Ma perché, cosa fetusa che non sei altro, tu tieni pure le fans?

Amato:     E certamente.Io sto cercando di partecipare pure al Festival di San Romolo col

                  mio singolo più famoso: “’A libbettà”!

Calogero: Ma fammi il piacere. E sai che ti dico? Cambia mestiere!

                  Esce via per il centro. Nota Gregorio ed Onorata che gli ostruiscono al strada.

                  E voi due che cosa tenete da guardare? Fatemi passare!

                  Li scansa ed esce via. Di questa scena, Amato non ha visto nulla. Anzi, si è

                  seduto al tavolo e parla da solo.

Amato:     Mamma mia, e che mazzate che menava chillo! Pensavo di morire. Ma per

                   fottuna non sono motto. Io sono immottale. Sono fotte! Fottissimo!

                  E poggia di nuovo il fazzoletto al naso per fermare l’epistassi. Gregorio ed

                  Onorata fanno un cenno d’intesa, vengono verso il centro e parlano a alta voce.

Gregorio: Mia cara Onorata, io credo che non abbiamo sbagliato strada.

Onorata:  E lo credo anch’io. Il portiere ha detto che il posto è proprio questo.

Gregorio: Allora non ci resta altro che trovare il nostro neomelodico.

Onorata:  Aspetta, come si chiama?

Gregorio: (Si guarda intorno e nota un poster di Amato) Ah, eccolo là. Sta sul poster:

                  Amato Senzamore!

Amato:     (Impressionato) Uh, Marò, forse chiste songhe ‘e Equitalia!

                  Si mette carponi e cerca di andare verso destra. Ma Gregorio fa una corsa e gli

                  balza davanti.

Gregorio: Trovato!

Amato:      (Si spaventa e tiene la menai in alto, in ginocchio) No, per favore, mi arrendo, E

                   va bene, lo ammetto, sono un evasore fischiato!

Gregorio:  E che ce ne mporta, a nuje? Mica siamo di Equitalia?

Amato:      Ah, no?

Gregoro:   Vieni con noi.

                   Lo prende per un orecchio, Amato si alza in piedi, i due raggiungono Onorata.

Onorata:    Permetti? Onorata dei Fischi.

Gregorio:  Gregoro Van Fangulen!

Amato:      Eh?

Gregorio:  Van Fangulen!

Amato:      A te e tutta ‘a razza tojen!

Onorata:   E tu, naturalmente, sei il cantante neomelodico Amato Senzamore.

Amato:      (Rassegnato) Sì, lo ammetto. Se mi volete picchiare, favorite la stanza a destra!

Gregorio:  No, che picchiare? Noi veniamo direttamente dal Festival di San Romolo.

Onorata:   E ti vogliamo dire che tu sei stato selezionato per partecipare con la tua canzone.

Amato:      (Sorpreso) Io?

Gregorio:  Sì, devi partire subito per San Romolo, in questo momento.

Amato:      Ma io nun m’aggio priparato manco ‘a valigia!

Onorata:   Non c’è tempo. Ora io e Gregorio ti accompagnamo subito allo stazionamento

                   degli autobus che conduce alla stazione del treno che ti conduce direttamente a

                   San Romolo. E quando arrivi lì…

Gregorio:  T’’a faje a pede!

Amato:     (Esulta) E vaiiiii!

Gregorio: Su, forza, andiamo!

Amato:     Sììììì!

                  I due escono tirnado per le braccia Amato (esultante). Da sinisra, escono di 

                  corsa Biagio (che tiene un fazzoletto insanginato davanti al naso) e Fatima

                  (come Biagio). Sono trasandati. Dietro loro c’è Katrina che sbota verso i due.

Katrina:   Disgraziato, piezzo ‘e ‘nfame, figlio ‘e ‘ndrocchia, fetente! Individuo squallido!

Fatima:    E ce vo’ dicere?

Katrina:   Ommo ‘e mer…!

Biagio:     (Stoppa Katrina)Alt! (A Fatima) Ma che te ne ‘mporta a te che vo’ dicere?!

Katrina:   Uhé, a te e a chesta: vi devo trainare per tutta Napoli tirandovi per i capelli.

Fatima:    Cioè?

Katrina:   V’aggia fa’ ‘o strascino!

Biagio:     (Richiama Fatima) Embé, afforza ‘a vuo’ da’ corda! (Poi a Katrina) Mia cara

                  Katrina, tu sei una grande. Sei una grande, Katrina!

Katrina:   Stattu zitto, pagliaccio!

Biagio:      Ma cara, non è come credi tu. Tu non ci crederai, ma io non ti stavo tradendo.

                  Devi sapere che la signorina è un’aspirante cantante. E io la stavo provinando.

Katrina:   Ma io v’aggio ‘ntiso cu’ ‘e rrecchie mie!

Biagio:      Ma hai sentito male. Io e lei stiamo per girare un videoclip. Infatti c’è il mio

                  cameraman Eros che si è nascosto da qualche parte. (Lo chiama) Eros! Ma addò

                  sta, chisto? Se vede che s’è addurmuto ‘n’ata vota!

Katrina:   Un videoclip? Uh, scusate se ho pensato male. Signorina, venite con me. Come

                  vi chiamate?

Fatima:    Fatima.

Katrina:   Come la Madonna di Fatima? Brava, brava! Venite con me, adesso vi aiuto a

                  sistemarvi un poco in bagno.

                 Le due escono a sinistra. Biagio tira un sospiro di sollievo.

Biagio:     Ua’, ‘e che mazzo! L’aggio fatta fessa!

                 E sviene.

FINE ATTO PRIMO

            Posillipo, Napoli, casa discografica di Biagio Dei Librai: una settimana dopo.

ATTO SECONDO

1. [Amato, Biagio ed Eros. Poi Domenica]

              Sul divanetto è seduto Biagio. Parla al telefono (cordless).

Biagio: Tesoro, Fatimuccia mia, hai visto? Grazie alla tua furbizia e alla mia intelligenza,

              abbiamo trovato il modo di far fessa a mia moglie Katrina. E così possiamo vederci

              di nascosto. Ma certo che ti sposerò. E certamente che le dirò che voglio divorziare

              da lei. E certamente che ti faccio fare la vita della regina. E certamente che ti

              intesto tutte le mie proprietà. E certamente che faremo un fi… Un figlio? Vabbé,

              poi questo lo vedremo. Tanto, ci sta tempo. E adesso ascoltami…

              Intanto dalla comune entra Amato, tutto ferito al volto, i capelli scompigliati,

              trasandato, il trolley tirato a fatica. Si avvicina e si apposta a fianco a Biagio, il

              quale non se ne accorge e parla con Fatima sdolcinatamente.

              Ti voglio dare un bacio lunghissimo: Smaaaaack! Cià, ammore mio!

              Chiude il cordless e si volta verso Amato, non riconoscendolo.

              Prego?!

Amato: Ma qualu prego? Bià, songo Amato!

Biagio: (Sconvolto, si alza in piedi) Si’ Amato? E che cacchio he’ cumbinato?

Amato: Niente, m’aggio fatto cocche scippo!

Biagio: Cocche scippo? Tu staje tutto scassato! Viene ccà, assiéttete.

              Lo fa accomodare di forza sul divanetto.

              Famme sentì, racconta.

Amato: Eh, beh,sono andato al Festival di Sanromolo. Sono pattito sette gionni fa. Peròmi

              hanno femmato all’aeropotto!

Biagio: Ah, ho capito: ti hanno picchiato all’aeroporto?

Amato: No! Quando sono arrivato a Sanromolo, ad un certo punto, mi sono ritrovato

              davanti al pottone del teatro dove si svolge il Festival. E lì fuori ci stava il pottiere!

Biagio: Chi ce steva?

Amato: Il pottiere. ‘O guardapotte!

Biagio: ‘O guardapotte?

Amato: Sì, quello che sta nella guaddiola!

Biagio: Ma comme cacchio parle brutto: il portiere!

Amato: E scusami, io sto ancora frastornato.

Biagio: Ma si tu parle sempe accussì! Jamme, che t’ha ditto ‘stu purtiere?

Amato: Niente, voleva vedere lacatta!

Biagio: La “catta”? Che rrobba è ‘sta “catta”?

Amato: La catta della convocazione.

Biagio: La carta della convocazione?

Amato: Esatto, ma io non la tenevo. Allora al posto della catta, gli ho offetto una cattina!

              Per farsi uno spinello! Ma chillo s’è arraggiato. Così sono scappato fino al pacco!

Biagio: Il pacco?

Amato: Il pacco dove si canta.

Biagio: Il palco!

Amato: Esatto. E mi sono messo a cantare “’A libbettà”! Ma sono entrate certe persone

              vestite di nero.

Biagio: La security!

Amato: E m’hanne fatto ‘na fetente ‘e paliata! Mi hanno tattassato. Caro mio, io sono un

              mattire! Eppure avevo ragione, non avevo totto. Che avevo fatto di male? Sul

              pacco non ci stava nessuno. Era un desetto!

Biagio: Senti, m’è venuto un dubbio: ma sei sicuro che ti hanno chiamato veramente per

              partecipare al Festival?

Amato: E cettamente.

Biagio: Mah! E che ti devo dire? Aspettami, ti vado a pigliare un bicchiere d’acqua. OK?

Amato: Va’, va’!

              Biagio esce via a sinistra. Amato si rilassa. Intanto dalla comune entra Eros, tutto

              ferito al volto, i capelli scompigliati, trasandato, il trolley tirato a fatica. Si

              avvicina e si apposta a fianco ad Amato, il quale lo nota.

              Prego?!

Eros:     Ma qualu prego? Amà, songo Eros!

Amato: (Sconvolto, si alza in piedi) Si’ Eros? E che cacchio he’ cumbinato?

Eros:     Niente, m’aggio fatto cocche scippo!

Amato: Cocche scippo? Tu staje tutto scassato! Viene ccà, assiéttete.

              Lo fa accomodare di forza sul divanetto. E gli si accomoda a fianco.

              Famme sentì, racconta.

Eros:     (Sbadigliando) Niente, songo juto ‘a RAI a ffa’ ‘o cameraman.

Amato: A Roma?

Eros:     In Australia!

Amato: E che cacchio si’ gghiuto a ffa’ in Australia?Ma pecché, ‘a RAI sta in Australia?

Eros:     E mi ci hanno mandato due persone. Mi hanno messo su un bus per l’aeroporto.

Amato: Due persone?

              Mentre Amato riflette, torna Biagio con un bicchiere d’acqua.

Biagio: Amà, ccà ce sta ll’a… (Nota la presenza di Eros) Ah, ce sta pure chisto? E che

              cacchio l’è succieso?

Eros:     Niente, sono stato in Australia, alla RAI. Però poi ho scoperto che la RAI non

              esiste in Australia. L’ho saputo mentre m’abbuffàvene ‘e mazzate!

Biagio: Ma tu si’ proprio scemo! Che ce si’ gghiuto a ffa’ ‘in Australia?

Eros:    Mi hanno mandato due persone molto gentili.

Biagio: Due persone?

Eros:    Già.

Amato: Un uomo e una donna?

Eros:    Sì!

Biagio: Amà, dimme ‘na cosa: ma a te chi t’ha mannato ‘o Festival ‘e Sanromolo?

Amato: Un uomo e una donna.

Biagio: E un uomo e una donna hanno avvisato pure mia moglie che io la tradisco con

              Fatima. E questo è strano.

Eros:    Biagio, me puo’ fascià ‘nu poco ‘a capa? Stongo ittanno ‘o sango!

Biagio: E gghiamme dinto. Aggia fa’ pure ‘o ‘nfermiere, aggia fa’! ‘E che passaguaje!

              Biagio ed Eros escono a destra. Amato resta seduto da solo, dubbioso, mentre dal

              centro entra Domenica, tutta felice. Va da lui (non notata) da dietro.

Amato: Eppure è strano. Pecché chelli ddoje perzone m’hanne fatto chistu scherzo? (Si

                    alza in piedi, deciso) Ma io parteciperò ugualmente al Festival di Sanromolo!

Domenica: (Fa il giro del divanetto e gli giunge  fianco) Bravo, ammore mio!

Amato:       Chi è?

Domenica: Io!

                    Spinge sul divanetto amato e gli si inginocchia a fianco.

                    Ammore mio, comme si’ bello quanno dice: Ma io parteciperò ugualmente al

                    Festival di Sanromolo”!

Amato:       Ma staje ancora ccà? Che vaje truvanno ‘a me?

Domenica: Io sono la tua migliore fans. Voglio fare un figlio con te, che assomiglia a te,

                    che parla come te e che canta come te!

Amato:       Ma che ssi’ scema? Io con te non tengo niente da spattire! E adesso esci di qua.

Domenica: No!

Amato:       Ajesce mommò ‘a ccà!

Domenica: No!

                    Si alza, la prende per le orecchie e la conduce all’uscita, poi torna al centro.

Amato:       Ecco qua. E mò famme piglià ‘o cordless ‘e Biagio. E’ arrivata la mia ora!

                    Esce via a destra, tutto impettito.

2. [Gregorio e Onorata. Poi Oscar. Infine Calogero]

                   Dal centro entrano Gregorio ed Onorata.

Gregorio:  Hai visto? E’ turnato ‘o neomelodico. Chi sa si ha vinciuto ‘o Festival?

Onorata:   E è tornato pure er cameraman dormiglione. Chi sa se è andato in RAI? 

Gregorio:  (Comincia a dire cose sconnesse) Cara mia, ricordati una cosa: il buongiorno si

                   vede dal mappino!

Onorata:   Ma non era “dal mattino”?

Gregorio:  No,perché il buongiorno comincia dalla mezzanotte, l’ora in cui Cenerentola

                   perde la scarpetta. 

Onorata:   Cenerentola? Cenerentola è la storia di una ragazza che se magnava i  

                   maccheroni e poi se faceva ‘a scarpetta! Allora se ne potemo annà.

Gregorio:  E già. La luna ci sta aspettanno.

                   I due si avviano e si imbattono in Oscar. Si bloccano tutti e tre alla comune.

Oscar:       Néh, ma me facìte passà o no?

Onorata:   Aoh, e passa!

                   I due si spostano e lasciano entrare Oscar, il quale si ferma al centro e parla da

                   solo, mentre loro lo osservano e lo ascoltano.

Oscar:       E mò basta, si Amato nun me pava, ‘o scamazzo pe’ terra comm’a ‘na furmica!

                  Onorata e Gregorio si fanno segno di “sì” con la testa e vanno accanto a lui.

Onorata:  Caro amico, ma tu nun te devi sentì ‘na schifezza. I sordi li puoi avé quanno voi.

Oscar:       No, guardate, che chisto nun è proprio ‘o mumento. Amato mi deve restituire i

                   soldi che gli ho prestat… (Poi fa mente locale) Néh, ma chi site, tutt’e dduje?

Onorata:   Nun ce semo ancora presentati? Piacere, Onorata Dei Fischi.

Gregorio:  Gregorio Van Fangulen.

Oscar:       E che vvulìte ‘a me?

Gregorio:  (Gli si mette sottobraccio) Caro amico, quando uno presta i soldi, è giusto che

                   chi ne ha beneficiato, li restituisce.

Onorata:   Ascoltate il mio amico, che ha ragione!

Gregorio: E quando questi furbacchioni non vogliono restituire i soldi, bisogna passare alla

                  vie di fatto.

Onorata:  Ascoltate il mio amico, che ha ragione!

Gregorio: E quando le vie di fatto non bastano, bisogna trovare un garante.

Onorata:  Ascoltate il mio amico, che ha ragione!

Oscar:      Néh, sentite, ma tutt’e dduje me stìsseve piglianno pe’ scemo, a me?

I due:        Sì!

Gregorio: Ma non vi preoccupate, ci siamo qui noi a consigliarvi. Parla tu, Onorata.

Onorata:  C’è una signora che pagherà i soldi che le deve Amato.

Oscar:      Veramente? E chi è?

Onorata:  Riviera di Chiaia 55. Si chiama Katrina. E’ una donna barbuta!

Oscar:      ‘A mugliera ‘e Biagio? Ne ho sentito parlare. E pecché ha deciso ‘e pavà essa?

Onorata:  Per il bene del marito. Se il suo miglior cantante è indebitato, non va bene.

Oscar:      E mi sta bene. Adesso vado da lei. A proposito, voi due non mi dovete niente?

I due:        No!

Oscar:       Meglio accussì! Bona jurnata!

                  Esce via al centro. I due si siedono sul divanetto.

Gregorio: Cara Onorata, quanto è importante fare del bene al prossimo.

Onorata:  Ma perché, a chi avémo fatto der bene?

Gregorio: Boh!

                  Dal centro entra Calogero, lamentandosi.

Calogero: Mizzica! In questo posto si fa sempre troppo baccano. E io devo riposare. Ma

                  poi quanto odio la musica, specialmente quella neomelodica!

                 Onorata e Gregorio si fanno segno di “sì” con la testa, poi si alzano in piedi e

                  vanno accanto a lui.

Onorata:  Caro amico, ma tu nun te devi sentì ‘na schifezza. Nun ne vale la pena.

Calogero: No, guardate, che iddu nun è proprio ‘o mumento. Sugno arrabbiato. Un

                  momento, ma voi chi siete?

Onorata:  Nun ce semo ancora presentati? Piacere, Onorata Dei Fischi.

Gregorio: Gregorio Van Fangulen.

Calogero: E che volete da mia?

Gregorio:(Gli si mette sottobraccio) Caro amico, quando uno ha la sfortuna di abitare nei

                  pressi d una casa discografica non asonorizzata, ha tutto il diritto di lamentarsi.

Onorata:  Ascoltate il mio amico, che ha ragione!

Gregorio: Anche l’omicidio è giustificato, in quanto per giusta causa.

Onorata:  Ascoltate il mio amico, che ha ragione!

Gregorio: Ma noi possiamo rivalerci sul responsabile di tutto questo. Sapete di chi parlo?

Onorata:  Ascoltate il mio amico, che ha ragione!

Onorata:  Riviera di Chiaia 55. Si chiama Katrina. E’ una donna barbuta.

Calogero: La moglie del signor Biagio? Ne sentii parlare. E’ idda la responsabile di tutto?

Onorata:   Per il bene del marito. 

Calogero: E mi sta bene. Adesso vado da lei. A proposito, voi due mica fate i cantanti

I due:        No!

Calogero: Meglio accussì! Bacio le mani!

                  Esce via al centro. I due si danno il cinque.

Gregorio: Cara Onorata, ripeto il concetto: quanto è importante fare del bene al prossimo.

Onorata:  E io ripeto la domanda:ma perché, a chi avémo fatto der bene?

Gregorio: E già, ancora non l’ho capito.

                  Escono al centro, dubbiosi.

3. [Biagio ed Eros. Poi Fatima e Amato]

                 Da destra entra Biagio che stringe una benda intorno alla testa di Eros (anche

                  sugli occhi!).

Biagio:     Hai capito, Eros? Secondo me, tu ed Amato siete stati vittime di uno scherzo.

Eros:        (Si volta in sua direzione) Veramente?

Biagio:     Eros, gli occhi!

Eros:        E tu ce he’ miso ‘a benda ‘ncoppa. Comme faccio a vedé?

Biagio:     Un momento, adesso te la sistemo. (Mentre gli libera gli occhi, parla) Embé, se

                  riesco a scoprire chi è stato l’autore di questi scherzi, gli smonto gli occhi!

Eros:        (Dolorante agli occhi) Oh, me staje smuntanno ll’uocchie overamente!

Biagio:     E nun ce fa’ caso. M’è scappato ‘nu dito ‘into all’uocchio tuojo! E tu subito senti

                 dolore! Un poco di resistenza, che diamine!

Eros:        Bià, me ne pozzo turnà ‘a casa?

Biagio:     Sì, caro Eros, torna a casa. E riprenditi pure la tua roba, ti raccomando.

Eros:        (Dubbioso) Ma… me ne staje caccianno?

Biagio:     No, non è che te ne sto cacciando. Ti sto licenziando. Ma così, amichevolmente!

Eros:        Uff!

                 Esce via a sinistra, deluso.

Biagio:     Eros, t’he’ scurdato ‘a valiggia!

                 La prende, va alla porta di sinistra, la apre e lancia la valigia.

Eros:        (Da destro, dolorante) Ahhh!

Biagio:     Aspiette ‘nu mumento, pigliate pure ‘a valiggia ‘e Amato.

                 Corre a prenderla accanto al divanetto, poi va alla porta di sinistra, la apre e

                 lancia la valigia.

Eros:       (Da destra, dolorante) Ahhh! ‘Int’’e ccorne ca tiene!

Biagio:    (Chiude la porta) Ecco fatto! Adesso più nulla mi fermerà. Aggia fa’ fa’ ‘o disco        

                 a chilli duje rapper. Nientedimeno, aggio investito cientomila Euro! Uaaaa’!

                 Dalla comune entra Fatima che va subito da lui.

Fatima:   E allora, hai trovato i due malati di mente che ho smarrito io?

Biagio:     Fatimuccia!

Fatima:   Rispondi alla mia domanda.

Biagio:     Ma non ho avuto tempo di cercarli. Adesso ho da fare con due fantastici rapper

                 che ho scoperto io in persona!

Fatima:   Ma che me ne ‘mporta d’’e rapper? Io mi sono persa quei due da una settimana.

                 Ho detto all’istituto che li ho mandati in viaggio premio. Se scoprono che non è

                 vero, io passo un guaio!

Biagio:     E li troveremo sicuramente. Perché non me i descrivi?

Fatima:   Già te li ho descritti 40 volte! Te lo sei anche segnato su un block notes.

Biagio:     E allora ‘e truvamme sicuramente. Ma tu non mi hai dato nemmeno un bacio.

Fatima:   Hai detto a tua moglie che divorzierai da lei per sposarti a me?

Biagio:     Sì!

Fatima:   E che t ha risposto?

Biagio:     Nun ce steva!

Fatima: Embé, e si nun ce steva, comme ce l’he’ ditto?

Biagio:   Me songo allenato a ce ‘o ddicere! E appena la vedrò, glielo dirò.

Fatima: Ah, sì? (Prende il cellulare e compone un numero di telefono)

Biagio:   A chi staje telefonanno Fatimuccia?

Fatima: Prego! (Gli cede il cellulare)

Biagio:   (Prende il cellualre interdetto e poi risponde) Pronto! (Sconvolto) Oddio mio!

               Katrina! Ah, ehm… uhé, tesò, so’ Biagio! No, è il cellulare di Fatima… cioè, io

               devo andare a Fatima in pellegrinaggio. Ah, mi stai dicendo che questo è il mio

               numero di cellulare? E sto usando un numero nuovo. Ma è temporaneo.

Fatima: Diglielo!

Biagio:   E un momento! Siente, tesò, io t’aggia dicere ‘na cosa. E’ arrivato ‘o mumento che

               t’’a dico: io nun vaco a accattà maje cchiù ‘a muzzarella ‘int’’o caseificio ‘e

               pateto! Nun sape ‘e niente e costa ‘na cifra! Vabbuò?

Fatima: Eh? E no, nun è chesto che c’’iva dicere. Su, forza, fai l’uomo. Parla, pirla!

Biagio:   Parla, pirla? (Rassegnato) E va bene. Tesoro mio, Katrina, dopo vent’anni di

               matrimonio, è giusto che io e te ci lasciamo per sempre. Ho deciso di sposarmi una

               donna. No, non una donna ben precisa. Una donna qualunque: Fatima! (Poi a

               Fatima) Ha attaccato. Ha ditto che m’ha da rompere ‘a capa!

Fatima: E a me no?

Biagio:   E pur’a te!

Fatima: Bene, allora chiama l’avvocato per il divorzio. Io intanto cerco i miei due malati di

               mente. Ah, cercali pure tu. Capito?

               Gli tira il cellulare di mano ed esce via. Appena Fatima esce, Biagio prende subito

               il proprio cellualre e chiama.

Biagio:   Pronto, Katrina! So’ sempe Biagio. No, ma io stevo pazzianno! Non ti lascerò mai.

               E specialmente per Fatima. (Avviandosi a sinistra) Io volevo farti ridere un poco!

               Esce via a sinistra. Da destra entra Amato, gridando col cordless in mano.

Amato:  Voi siete la munnezza degli esseri umani! Io sono un cantante di sulcesso! Avete

               capito? Di sulcesso! Coi soldi che ho guadagnato, mi sono accattato due

               appattamenti a Pottici! Voi le tenete le case a Pottici? No! E che tenete da dire che

               canto napoletano? Questa è la città dove ha vivuto Feddinando di Bobbone! No,

               non ho detto che ha vissuto un babbone, ho detto Bobbone! Avete capito? Per

               questo, io merito di cantare al Festival di Sanromolo. Ah sì? Non ve ne frega

               niente? E io allora scrivo al presidente della Repubblica Mazzarella! Come? Si

               chiama Mattarella? Nun me passa manca p’’a capa. Va bene? Addio! (Spegne il

               cordless)Ora scriviamo una bella lettera. (Prende carta e penna dal mobile alle

               sue spalle, si siede al tavolo e scrive)Allora:“Caro presidente Mattarella…”…

               no, è troppo freddo. Allora: “’Mattaré, sono Amato Senzamore, il più grande

               neomelodico di Napoli. Sì, neomelodico. E non me lo dico da solo! Io appattengo

               a una famiglia umile: mio padre lavorava il cabbone. Mia madre fa la casalingua!

               Io invece ho studiato musica col maestro Ciro Nessuno! Tengo pure il cettificato.

               Caro Matty, quando vieni a Napoli, organizziamo un bel patty! E canto io per te. A

               proposito, ma lo sai che mi vogliono far pattecipare al Festival di Sanromolo, solo

               perché canto in napoletano? E non è giusto, stanno sbagliando! Per favore, fammi  

               la grazia di pattecipare! Per tutti i secoli dei secoli, tuo Amato!”. (Si alza in piedi)

               Ecco qua, adesso mando una bella mail al sito ufficiale della Presidenza della

               Repubblica. ‘A faccia ‘e chi nun me vo’ fa’ cantà!”… (Canta) “’A libbettà…”!

                  Esce via a sinistra.

4. [Domenica, Gregorio e Onorata. Infine Katrina]

                   Dalla comune, entrano Gregorio ed Onorata, conducendo all’interno della sala

                   Domenica (che sta piangendo ed asciuga le lacrime con un enorme fazzoletto).

Onorata:   Cara amica, ma tu nun devi piagne. Gli uomini so’ tutti uguali!

Gregorio:  Tranne io.

Onorata:   Appunto, tranne te!

Domenica: No, guardate, che chisto nun è proprio ‘o mumento. Amato non mi ama, e io

                   sono la sua fans prefe… (Poi fa mente locale) Néh, ma chi site, tutt’e dduje?

Onorata:   Nun ce semo ancora presentati? Piacere, Onorata Dei Fischi.

Gregorio:  Gregorio Van Fangulen.

Domenica: E che vvulìte ‘a me?

Gregorio:  (Le si mette sottobraccio) Cara amica, quando uno riceve l’ammirazione di una

                   donna, non la deve rifiutare.

Onorata:   Ascolta il mio amico, che ha ragione!

Gregorio:  E quando questi mascalzoni dello spettacolo fanno illudre le proprie fans,

                   meritano una punizione esemplare.

Onorata:   Ascolta il mio amico, che ha ragione!

Gregorio:  Ma noi non vogliamo punire Amato. Non è vero? E non lo puniremo.

Onorata:   Ascolta il mio amico, che ha ragione!

Gregorio:  E allora sai che si fa? Ti introduci nel suo letto e lo aspetti.

Onorata:  Ascoltate il mio amico, che ha ragione!

Domenica: Néh, sentite, a tutt’e dduje, ma addò sta ‘o lietto ‘e Amato? Mica chesta è ‘a

                    casa soja?

I due:         No!

Gregorio:  Però è la casa del suo manager e migliore amico, Biagio Dei Librai. Se tu entri

                   nella porta alla nostra destra, ci sta il letto bello soffice soffice!

Domenica: E isso comme fa a sapé ca io stongo ‘int’’o lietto suojo?

Onorata:   Glielo diremo noi. Ma prima je faremo un bel discorsetto da persone civili. E lui

                    la prenderà col verso giusto.

Domenica: Grazie, grazie di cuore. Che cosa posso fare per voi?

Onorata:    Divertirti! Va’, er letto te sta aspetanno.

Domenica: Vado subito! Grazie, grazie ancora!

                   Esce via a destra, felice. I due si siedono sul divanetto.

Gregorio:  Cara Onorata, ripeto ancora una volta il colcetto: quanto è importante fare del

                   bene al prossimo.

Onorata:   Ma perché, a chi avémo fatto der bene?

Gregorio:  Mah, e chi cacchio ‘o ssape?

                   Dal centro entra Katrina (senza barba). Sembra una pazza.

Katrina:    Uhé, addò sta ‘o marito mio?

                  Onorata e Gregorio si fanno segno di “sì” con la testa e vanno accanto a lui.

Onorata:  Cara amica, ma tu nun te devi sentì arabbiata! Nun te devi arabbià! Chi è stato? 

                  ‘N’artra vorta tu’ marito? E tu menaje!

Katrina:    No, guardate, che chisto nun è proprio ‘o mumento. Biagio ha detto che stava

                   scherzando, ma prima mi aveva detto che voleva divorziare da me per sposarsi a

                   Fatim… (Poi fa mente locale) Néh, ma chi site, tutt’e dduje?

Onorata:   Nun ce semo ancora presentati? Piacere, Onorata Dei Fischi.

Gregorio:  Gregorio Van Fangulen.

Katrina:    E che vvulìte ‘a me?

Gregorio:  (Gli si mette sottobraccio) Cara amica, ma te si’ fatta ‘a barba?

Katrina:    Eh, sì, cu’ ‘o laser. E con ciò?

Gregorio:  Niente, stavi meglio con la barba!

Onorata:   Ascolta il mio amico, che ha ragione!

Gregorio:  E dicevo che quando un marito sceglie di lasciare la propria moglie per un’altra

                   donna, è giusto che perda tutti beni che la propria signora gli ha portato in dote.

Onorata:   Ascolta il mio amico, che ha ragione!

Gregorio:  A chi appartiene ‘sta casa discografica?

Onorata:   Ascolta il mio amico, che ha ragione!

Gregorio:  (Ad Onorata) Néh, ‘a vuo’ fa’ risponnere, ‘a signora? Prego, amica.

Katrina:    ‘A casa discografica appartiene a me!

Gregorio:  (Ad Onorata) Mò ce ‘o ppuo’ ddicere!

Onorata:   Ascolta il mio amico, che ha ragione!

Katrina:    Néh, sentite, ma tutt’e dduje me stìsseve dicénno ch’aggia lassà a mio marito

                   ‘int’’a miseria e ‘int’’e guaje?

I due:         Sì!

Katrina:    E allora mò chiammo all’avvocato mio. Intanto voglio parlà cu’ isso. Addò sta?

I due:         Boh!

Katrina:    E mò ‘o vaco a cercà. Grazie, amici miei. Avete distrutto un matrimonio, ma in

                   compenso avete salvato a me!

                  Esce via a destra. I due si siedono sul divanetto.

Gregorio: Cara Onorata, per l’ennesima volta te lo chiedo: quanto è importante fare del

                  bene al prossimo?

Onorata:  Ma perché, a chi avémo fatto der bene?

Gregorio: E’ meglio che ce ne jamme!

                  Si avviano al centro, ma si bloccano all’ingresso.

Onorata:  Oh, no, la dottoressa Fatima. Ce sta cercanno sicuramente. E mò che famo?

Gregorio: Andiamoci a nascondere di là, dov’è uscita la signora Katrina. Mannaggia a te,

                  ce staje facénno scuprì, pecché tu allucche troppo assaje! Jammuncenne!

                  I due escono a destra.

5. [Amato e Biagio. Poi Eros e Fatima]

                 Da sinistra Biagio spinge in stanza Amato, arrabbiandosi con lui.

Biagio:     Che staje cumbinanno, disgraziato?!

Amato:    Io? Niente!

Biagio:     Ma comme, te si’ mmiso ‘ncoppa ‘o computer mio a stampà ‘nu cuofono ‘e carte  

                 inutile e m’he’ cunzumato tutta ‘a cartuccia!

Amato:    Non è vero, non te l’ho consumata la cattuccia!

Biagio:     Cartuccia!

Amato:    Cattuccia!

Biagio:   Ma se po’ ssapé che stive facénno?

Amato:  Niente, ho scritto al presidente Mazzarella…

Biagio:   Mattarella!

Amato:  Appunto! E allora stavo stampando la mia mail in 1000 copie, così la distribuisco a

               tutti i giornali, e una copia la mando al Festival di Sanromolo.

Biagio:   Ancora? Amà, ma vuo’ fa’ ‘nu poco ‘a perzona seria?

Amato:  Ma pecché me staje dicenno chesto?

Biagio:   Basta, Amà. Nun è cchiù cosa. Ho deciso: non ti voglio più nella mia scuderia.

Amato:  Nella tua scuderia? E che m’he’ pigliato pe’ ‘nu cavallo?

Biagio:   Nella mia scuderia di cantanti. Amà, assiétette.

               Amato si siede e Biagio gli spiega.

               Vedi, Amà, tu mi piacevi come cantante ed è per questo che ho speso un sacco di

               soldi per farti fare dischi. Ma come prodotto musicale, tu non vali moltissimo.

Amato:  Ma che vvo’ chisto? In cinque anni di carriera, io ho venduto la bellezza di 380

               dischi. Dico, 380 dischi a livello nazionale!

Biagio:   Beh, veramente, a livello mondiale, in quanto ‘nu disco tuojo se l’hanne accattato

               pure in Sud Africa! Cocche parente emigrante!

Amato:  Hai visto? Allora sono intennazionale!

Biagio:  Amà, ma che so’ trecientuttanta dische? Io avrei voluto che ne vendevi almeno un

               milione di copie. E invece ce stongo jenno a refònnere malamente!

Amato:  (Amaro) E pensare che quando ho fatto il mio primo disco, io e te siamo andati a

               festeggiare al Gambrinus. Ci siamo mangiati una totta allo yogutt! Me la volevi

               offrire tu, ma invece ti ho offetto io una fetta!

Biagio:  (Non ha capito) Che mi hai fatto?

Amato:  Ti ho offetto una fetta!

Biagio:  Ah, mi hai offerto una fetta! ‘E chi schifo ‘e lengua che tiene! Nun è bona manco

               p’alliccà ‘nu gelato!

Amato:  Bià, e te si’ scurdato quanno quanno aggio vinciuto ‘o Karaoke organizato ‘int’’o

               Lido Mappatella? Io mi ero fatto cucire quel bel vestito nuovo dal satto.

Biagio:  (Non ha capito) Chi te l’ha cusuto chillu vestito?

Amato:  Il satto.

Biagio:  Ah, il sarto! Ma lo vedi che non sai nemmeno parlare?

Amato:  E che me ne ‘mporta? Io aggia cantà!

Biagio:   Amà, io ho bisogno di gente che vale, come i due rapper che ho scoperto giorni fa.

Amato:  E già, come dice il detto? “Nell’otto del vicino l’ebba è più vedde”!

Biagio:   Nell’otto?

Amato:  Eh, nell’otto. Come ottodosso.

Biagio:   Ah, nell’orto del vicino l’erba è più verde? E si dice “nel giardino del vicino…”!

               Amato, mi dispiace, ma le nostre strade si dividono qua. (Gli stringe la mano)

               Buona fortuna. E… ogni tanto scrivimi.

               Esce via a sinistra. Amato, deluso, parla da solo.

Amato:  Bene, tu mi rimpiangerai. Quando parteciperò e vincerò il Festival, mi verrai a

               cercare. Ma non mi troverai più, perché per me tu sei motto!

              Va per uscire via dalla comune, ma quasi si scontra con Fatima che sta entrando.

Fatima: Eh, che maniere!

Amato:  Ah, sei tu? Mi dispiace per te, ma noi due non ci potremo mai sposare.

Fatima: Ma chi te vo’ spusà? Quanno maje io e te ce simme cunusciute?

Amato:     La settimana scorsa.

Fatima:    E nun te cunosco ‘o stesso. In questo momento sto cercando Biagio.

Amato:     Per me è motto!

Fatima:    Motto?

Amato:     Come dite voi che pallate l’italiano? E’ morutisciato! 

Fatima:    (Sconvolta) Oddio, è morto?

Amato:     Sì!

                  Amato esce via al centro.

Fatima:    (Dopo un attimo di riflessione) E’ meglio, accussì me ne sposo a ‘n’ato!

                 Va per uscire a destra, ma quasi si scontra con Eros che sta entrando.

                 Eh, che maniere!

Eros:        Uh, scusami. Tu sei una cantante neomelodica?

Fatima:    Ma quala cantante neomelodica? Io sono una dottoressa.

Eros:        Siete venuta per visitare a me?

Fatima:    E sì, nun tenésse niente che ffa’. In questo momento sto cercando Biagio.

Eros:        Per me è morto!

Fatima:    Morto?

Eros:        Come dite voi che parlate l’italiano? E’ morsicato! 

                 Eros esce via al centro.

Fatima:    (Sconvolta) Oddio, ma allora è vero!E comm’è muorto? Bell’e buono? Mah!

                 Esce via a sinistra.

6. [Katrina, Oscar e Calogero. Poi Amato]

                  Dal centro entrano Katrina, Oscar e Calogero.

Katrina:   Ma insomma, che volete da me? Perché siete venuti a casa mia?

Oscar:      Signora, io voglio parlare con al signora Katrina Senese.

Calogero: E pure io.

Oscar:      Ci sto prima io.

Calogero: E allora dopo tocca a me.

Katrina:   Scusate, ma perché volete parlare con questa Katrina Senese.

Oscar:      Non vi interessa.

Calogero: Tanto, mica siete voi Katrina Senese?

Oscar:      Esatto! Noi sappiamo che la signora Katrina Senese tiene la barba.

Katrina:   Embé?

Oscar:      E vuje nun ‘a tenite!

Katrina:   (Dubbiosa) Se mi dite di che si tratta, vi indirizzo io.

Oscar:      Soldi!

Katrina:   (A Calogero) E pure per voi vale lo stesso discorso?

Calogero: Vedete, signora, io sono il vicino del signor Biagio Dei Librai. Sono anni che mi

                  scassa i timpani con questa sua maledetta casa discografica.

Oscar:       Scusate, ma perché siete venuto ad abitare in questo palazzo? Non sapevate che

                  ci stava una casa discografica?

Calogero: No, veramente, è la casa discografica che è venuta a stare vicino a casa mia. E si

                  dia il caso che io faccio un lavoro notturno!

Oscar:      Aggio capito: ve travestite?

Calogero: Ma che? Mica mi travesto? Io faccio l’operatore ecologico. Dico io, stavo tanto

                  bene a Palermo! Che me ne sono venuto a fare qua a Napoli?

Oscar:      Ma pecché, ‘a munnezza vosta è cchiù bella d’’a nosta?

Katrina:   Insomma, basta! Si può sapere cosa volete da me?

Calogero: Signora, voglio un risarcimento danni morali. E poi chiedo che mi vengano

                  costruiti pannelli asonorizzati per le mie pareti. 

Katrina:   E perché volete queste cose dalla moglie del signor Biagio Dei Librai?

Calogero: Perché questo è un consiglio di due persone che vi conoscono.

Oscar:      Scusate, e come mai voi state in casa del signor Biagio e di sua moglie Katrina?

Katrina:   Perché io sono Kat… (Poi fa mente locale) Ehm… io sono la sorella di Biagio

                  Dei Librai. La signora Katrina è fuori per motivi di lavoro.

Calogero: E voi non potete far niente per anticipare i soldi a vostro fratello?

Oscar:      No, caso mai, l’ha da anticipà a me. Io glieli ho prestati con l’interesse!

Katrina:   Ah, è così? Chillu grandu pagliaccio!

Oscar:      Esatto, è ‘nu pagliaccio! E che cosa farete, adesso?

Katrina:   Chiederò il divorzio.

I due:        Il divorzio?

Katrina:   No, voglio dire che indurrò la sua signora a chiedere il divorzio. Io invece voglio

                  fare quattro chiachiere con lui.

Calogero: E noi che facciamo?

Katrina:   Facìtele ‘na paliata!

Calogero: Cioè?

Oscar:       In napoletano significa: picchiamolo!

Calogero: E no, se io lo picchio, poi non posso denunciarlo per chiedere il risarcimento.

Katrina:    E allora andate tutti e due dai carabinieri.

Oscar:       Io vaco add’’e carabbiniere? Accussì m’arréstene primma a me! No, io vaco a

                  aspettà ‘a signora Katrina abbascio ‘a casa soja! Primma o poi ha da turnà.

Calogero: E sì, vengo anch’io con tia. Con permesso, bella signora. (La osserva bene) Beh,

                  bella proprio no. Allora con permesso, signora, senza bella! Amuninne!

                  I due escono via a passo deciso. Katrina è turbata.

Katrina:   Hai capito quel bastardo? Mi scaglia contro i suoi aguzzini per farmi togliere di

                  mezzo. Così può fare il cascamorto con le altre donne. Ma adesso lo aggiusto io.

                  Esce a destra. Dal centro torna Amato con un martello ed una pinza in mano.

Amato:     No, nun po’ fernì accussì. Tu non mi vuoi più come cantante? E allora più 

                  nessuno canterà in questa casa discografica. Gli distruggerò tutta la sala di

                  incisione. Con questa pinza… e con questo mattello! Vendetta sia fatta!

                  Ed esce via a sinistra.

7. [Gregorio, Onorata e Domenica. Poi Biagio e Fatima]

                   Dalla comune, entrano Gregorio ed Onorata (con una busta da compere per

                   abbigliamento in mano), conducendo all’interno della sala Domenica.

Onorata:   Amica, ma tu nun ce sai fa’ proprio. Ancora devi capì come te devi comportà?

Domenica: No!

Onorata:   Areggi un momento, a Gregò. (Gli lascia tra le mani la busta)

Gregorio:  E ch’aggia fa’ cu’ chesta?

Onorata:   Statte zitto e famme fa’. Dunque… (Dalla busta estrae una vestaglia da notte)

                   Questa te la devi mette per ultima.

Domenica: Eh?

Onorata:   Fai silenzio, nun ho finito. (Ripone la vestaglia e tira fuori una bustina che

                    contiene abbigliamento intimo) Qua dentro ce stanno reggiseno e slip de pizzo

                    e merletto nero! (Ripone la bustina nella busta grande) E er gioco è fatto!

Domenica: In che senso?

Onorata:    Ah, ma allora sei un’impedita. E annamo!

Gregorio:  Ce ‘o spiego io napulitanamente?

Onorata:    Bravo, renditi utile!

Gregorio:   Amica cara, se tu vuoi conquistare il tuo grande idolo, devi indossare queste

                    cose e farti trovare in un letto che lo aspetti… cu’ ll’uocchie ‘a fora.

Onorata:    Questo sarebbe “napoletanamente”?

Gregorio:   “Cu’ ll’uocchie ‘a fora” è napoletano!

Domenica: Cioè, facìteme capì: io m’avéssa mettere ‘sta rrobba ‘ncuollo e m’aggia fa’

                    truvà ‘a Amato ‘ncoppa ‘o lietto?

I due:          Esatto!

Domenica: E ‘ncoppa a qualu lietto me facco truvà? Isso nun ‘o ssape addò stongo ‘e casa.

Onorata:    Er letto de questa casa discografica.

Gregorio:   A Amato t’’o purtàmme nuje!

Domenica: Sìììì, mi piace!

Gregorio:  Jamme, viene cu’ nuje!

                    I tre escono via a destra, felici. A sinistra tornano Biagio e Fatima.

Biagio:       Che cosa? Amato ti ha detto che io sono morto?

Fatima:      Sì. E pure un altro tizio che teneva la faccia tutta acciaccata.

Biagio:       Ah, Eros!

Fatima:      Cioè, quei due vanno dicendo in giro che tu sei morto ed invece non lo sei?

Biagio:       E pare che te dispiace!

Fatima:      Forse sarebbe il male minore.

Biagio:       E tu ascolti a quei due? Amato è deluso perché non lo voglio più come cantante,

                    e ho cacciato via pure Eros. Basta, voglio solo gente qualificata intorno a me.

Fatima:      E io?

Biagio:       E tu che ce azzìcche?

Fatima:      Non avevi detto che avresti parlato con tua mogie? Ebbene, io mi sono stancata

                    di essere la tua amante. Il tempo è finito. Perciò, io ti lascio.

Biagio:       Tesò, aggie pacienza. Io stongo facenno l’impossibile pe’ me levà a mia moglie

                    ‘a tuorno.

Fatima:      Caro mio, ora basta con le promesse. Per me contano solo i numeri e finora tu di

                    numeri non ne hai prodotti.Fin’e mò… he’ dato sulamente ‘e nummere!

Biagio:       Il fatto è che io sono troppo impegnato nel mio lavoro. E ho perso troppo tempo

                   appresso ad Amato. Ma da oggi non ci sarà più. E non senti che pace?

                   Da sinistra si sentono dei rumori di oggetti che si rompono ad intervalli di

                   pochissimi secondi l’uno dall’altro.

Fatima:     Ma… che sta succedenno lloco ddinto?

Biagio:      Qualche topo.

Fatima:     E quanto so’ gruosse ‘sti surice?

Biagio:      Allora qualche gatto.

Fatima:     E quanto so’ gruosse ‘sti gatte?

Biagio:      E allora sarrà cocche marjuolo. Vabbuò?

Fatima:     E nun faje niente? Nun ‘a vaje a chiammà ‘a polizia?

Biagio:      Quala polizia? Io mi sbrigo da solo le mie cose. Andiamo dal ladro, e mal che

                    vada… t’’o vvide tu cu’ isso!

Fatima:      E io ‘o ssapevo!

                    Biagio e Fatima escono a sinistra.

8. [Eros e Katrina. Poi Domenica, Gregorio ed Onorata]

                   Dal centro torna Eros, ubriaco, con una bottiglia di birra in mano.

Eros:          Nun è giusto. Io aggio faticato tant’anne cu’ te e tu me ne vuo’ caccià accussì?

                   Biagio, sei un ingrato! (Si siede sul divanetto, beve un sorso) Ua’, già è fernuta

                   ‘a birra. Le cose belle finiscono subito. Embé, ma nun ce ll’aggia da’ vinciuta.

                   Mò me faccio primma cinche minute ‘e suonno e ppo’ vaco ‘int’’a sala ‘e

                   registrazione e scasso tutto cose! E sì!

                   Si assopisce sul divanetto, vi lascia la bottiglia vuota. Da destra torna Katrina.

Katrina:    Niente, Biagio nun sta ccà. Allora sta ‘int’’a sala ‘e registrazione.  (Si avvia a

                   sinistra e nota Eros dormire) Ah, chisto sta ccà? (Grida) Sveglia!

Eros:         (Si spaventa, si sveglia di soprassalto e si alza in piedi) Chi è stato? Ch’è stato?

                   Addò è stato? Io nun saccio niente.

Katrina:    Addò sta mio marito?

Eros:          Vostro marito? E chi è vostro marito?

Katrina:    Biagio Dei Librai.

Eros:          Impossibile, Biagio Dei Librai è spusato cu’ ‘a signora Katrina.

Katrina:    Eros, ma si’ scemo? ‘A signora Katrina songh’io.

Eros:          E ‘a barba addò sta?

Katrina:    Ancora cu’ ‘sta barba? Nun ‘a tengo cchiù. E ora dimmi dove sta Biagio.

Eros:          Per me è muorto!

Katrina:    Ma ammagàre! Però ricordati una cosa: l’erba cattiva, non muore mai.

Eros:          Ma io nun ‘o ssaccio addò sta. Signora Katrina, ‘o marito vuosto me ne vo’

                   caccià. Voi che siete tanto buona, perché non mi tenete con voi?

Katrina:    A chi? Al contrario di mio marito, sapìsse quanta vote te n’avesse vuluto caccià.

Eros:          Ah, grazie, signora Katrina. Voi mi avete proprio spezzato il cuore.

Katrina:    Mamma mia, ma tu staje tutto ‘mbriaco.

Eros:          Io?

Katrina:    Se sente d’’o ciato. Uhé, mò liévete ‘a nanzo. Aggia cercà a mio marito.

                   Esce via a sinistra.

Eros:          E io invece m’addormo ‘n’ata vota. Cchiù tarde aggia distruggere ‘a casa

                   discografica ‘e Biagio. (Sbadigliando) E sì, aggio deciso.

                   Si sdraia sul divanetto e si addormenta. Da destra tornano Onorata, Gregorio 

                   e Domenica che ha indossata la vestaglia da loro regalata (ma è a piedi nudi).

Onorata:   Gregò, guarda a Domenica come sta bella vestita così.

Gregorio:  (Non molto convinto) Tu dice?

Domenica: Io me metto scuorno accussì cumbinata.

Onorata:   Scuorno? Che cos’è scuorno?

Gregorio:  Si mette vergogna, Onorà.

Onorata:   Ma stai a scherzà? Dici davero? Insomma, ‘ndo’ sta la tua femminilità?

Domenica: ‘Ndo’ sta? Che vuol dire?

Gregorio:   Vuol dire “addò sta?”!

Domenica: E addò ‘a truove a una cchiù femmena ‘e me? Io songo ‘nu grandu femmenone!

Onorata:    Femmenone? Che vor di’?

Gregorio:   (Seccato) Oh, ma che m’avìte pigliato pe’ l’interprete?!

Onorata:    (Nota Eros dormire sul divanetto) M’è venuta ‘n’idea fenomenale. Guarda ‘n

                    po’ chi ce sta sur divanetto. A Domé, va’ da lui e famme vedé come funzioni!

Domenica: Ma a me chillo nun me piace.

Onorata:    Pensa che sia Amato e concentrate. Mòvete, daje!

Domenica: E vabbé.

                   Va da Eros, gli accarezza il viso, lui si sveglia, la osserva e sentenzia.

Eros:          Ma che d’è? Stongo avenno ‘n’incubo?

Domenica: Qua’ incubo? Io sono Domenica. E voglio farti mia!

Eros:          Nun se po’ durmì ‘nu poco ‘ngrazia ‘e Dio, ccà ddinto!

                    Le volta le spalle e si riaddormenta.

Domenica: (Ai due) Niente, aggio fallito.

Onorata:    E invece sei stata bravissima. Adesso vatti a mettere ner letto e attendi Amato.

Domenica: Ma qua non ci sta il letto. Mica è ‘n’albergo, chisto?!

Gregorio:  Vabbé, qualcosa di simile ci sta sicuramente. Adesso vieni con noi, seguici.

                   I tre escono a sinistra. Domenica pare confusa di modi dei due.

Scena Ultima. [Oscar e Calogero. Poi Amato, Biagio e gli altri]

                  Dalla comune tornano Oscar e Calogero. Paiono molto contrariati.

Calogero: Mizzica! Ha detto la cameriera di Biagio Dei Librai che la signora Katrina è

                  uscita da dieci minuti, ma noi non l’abbiamo vista proprio.

Oscar:       E allora pecché ‘a sora ‘e Biagio Dei Librai ce ha ditto ‘na palla?

Calogero: Ma non sentisti la cameriera? Non esiste nessuna sorella di Biagio Dei Librai.

Oscar:       E quindi? Chi è chella tizia?

Calogero: E da mia lo vuoi sapere? Qui c’è una sola cosa da fare: me la vedrò direttamente

                   con Biagio Dei Librai. Una volta e per sempre.

Oscar:       E sia! Mò basta, m’aggio sfastriato. Aggio avuto fin troppa pacienza. Ma ccà

                   s’ha da essere afforza malamente, o si no nun s’arriva maje a niente.

Calogero: Sì, sì, va bene. (Si avvia a destra)

Oscar:       Néh, addò vaje?

Calogero: Mentre tu perdi tempo a parlare, io vado a cercare Biagio Dei Librai.

Oscar:       E no, ce stongo primm’io. Quanno aggio fernuto, puo’ accummincià tu!

Calogero: Per mia è lo stesso. (Gli indica la strada a destra) Favorisci!

Oscar:       (Deciso) E buon appetito!

                  Oscar esce a destra, seguito da Calogero. Da sinistra torna Biagio che tira per  

                  il braccio Amato. I due sono seguiti da Fatima.

Biagio:      Disgraziato, che staje cumbinànno lloco ddinto? Staje distruggenno ‘a sala

                  d’incisione mia e tutt’’e strumente!

Fatima:     Lass’’o sta’, nun ‘o fa’ male!

Biagio:      Ma io l’aggia accidere!

Fatima:     Lass’’o sta’, nun ‘o fa’ male!

Biagio:      Ma chillo m’ha distrutto 50.000 Euro!

Fatima:     Lass’’o sta’, nun ‘o fa’ male!

Amato:     (Si libera da Biagio) E basta! Ebbene sì, aggio distrutto ‘a sala d’incisione e ‘e

                  strumente. E si ‘o vvuo’ sapé, nun aggio manco fernuto. (Dal giubbotto estrae

                   una corda) Io mi lego qui, nella tua sala di incisione, fino a quando non farai

                   qualcosa per farmi pattecipare al Festival. Attrimenti mi impicco!

Biagio:      Ma pecché staje facénno chesto?

Fatima:     Lass’’o sta’, nun ‘o fa’ male!

Biagio:      Ancora? Ma te staje zitta? Io ce stongo sulo parlanno cu’ chisto.

Fatima:     E vabbuò, parla, parle. (Si siede al tavolo) Io me stongo zitta e t’aspetto.

Amato:     Vuoi sapere perché ho fatto tutto questo? Perché tu non credi più in me. E

                  pensare che io ti pottavo nel cuore. 

Biagio:      (Acido) Siente, siente!

Amato:     Tra me e te si era il flit!

Biagio:      (Ironico) E sì, amme acciso tante ‘e chelli zanzare…! Si dice “flirt”, con la erre!

Amato:     Appunto, ma adesso non ci sta più. E non fa niente. Io sono un tipo spottivo!

Fatima:    Sportivo!

Amato:     E già. Però Biagio, tu hai rovinato tutto.

Biagio:      Amà, la mia casa discografica era a tua disposizione. E questo marchio per te           

                  rappresentava tutto. Era il tuo passepartout.

Amato:     E già, era il mio passatutto!

Fatima:    Qualu passatutto? Ha detto passepartout.

Amato:     Chi è partuto?

Fatima:    Nisciuno. Ho detto passepartout!Diciamo la tua chiave per il successo.

Biagio:      Però ti sei giocato male le tue carte. E mò io che ce pozzo fa’?

Amato:     Niente. Allora vorrà dire che io mi attacco sul tuo divanetto e non mi muovo più.

                  Amato va per sedersi sul divanwtto, non nota Eros dormire e gli si siede sopra.

Eros:         (Grida di dolore) Aaaah!

Amato:     (Salta in piedi, spaventato) Aaaah! Che ce fa chisto ccà? Ma tu duorme sempe?

Eros:         (Si alza in piedi) No, io non dormo più. Adesso vado a sfasciare la sala  

                  d’incisione e gli strumenti di Biagio. (Guarda Biagio) ‘A faccia toja!

                  Esce via a sinistra.

Biagio:      E che ha da sfascià cchiù? Tu già he’ scassato tutto cose! Ecco, vedi? Tutti che si

                  ribellano contro di me. Ingrati!

Amato:     Io mi ribello perché sono un neomelodico ribelle. E nun m’’e fido d’’e vedé ‘e

                  ccose storte. Le ingiustizie! (Si lega i polsi con la corda) E mi ribello ancora!

Fatima:    Però ave raggione!

Biagio:      Fatte ‘nu poco ‘e fatte tuoje, tu! (Siede accanto a Amato e gli parla dolcemente)

                  Amico mio, devi capire questo: tu non funzioni più. E visto che non funzioni più,

                  io ti cambio con quei due rapper che sono tanto bravi. Due al prezzo di uno.  

Amato:     M’ha pigliato p’’o detersivo, chisto!

Biagio:      E devi capire che io amo i cantanti che fanno i duetti. Si, io adoro i duetti.

Amato:     Embé, e con me si possono fare i tre etti!

Biagio:      Sì, ‘e prusutto! Amato, arrenditi. Quei due rapper rappresentano il mio futuro!

                  Da destra tornano proprio Gregorio ed Onorata.

Gregorio: Ecco qua, la ragazza è sistemata.

Onorata:  Però effettivamente er letto non c’era. Ce stava solo un lettino singolo coi

                  comodini ai lati e una TV di fronte.

Gregorio: E che ce ne ‘mporta? Si arrangeranno lì sopra nelle loro effusioni amorose.

Fatima:    (Nota i due e accorre subito da loro) Ah, voi state qua? Finalmente vi ho trovati!

                  E’ una settimana che vi sto cercando. Un altro poco e dovevo avvisare la polizia!

Onorata:  Uh, guarda chi se vede!

Gregorio: E già! Come state, dottoressa?

Biagio:      (Accorre) No, no, un momento. Questi due sono roba mia.

Fatima:     Ma che roba tua? Sono roba mia.

Biagio:      Fatima, questi sono i due rapper che faranno volare la mia casa discografica.

Fatima:     Ma fammi il piacere. Queste sono due anime candide che hanno solo la sfortuna  

                   che non gli funziona bene il cervello.

Amato:     (Da seduto e legato) Un momento, ma quelli sono i due che mi hanno mandato

                  al Festival di Sanromolo.

Biagio:      Che?

Gregorio: Uhé, ‘o paré, he’ vinciuto ‘o Festivàl?

Amato:     (Acido) Sì, aggio vinciuto ‘o Festival ‘e soreta!

Biagio:      Ma… ma… io non capisco.

Fatima:    E che ce sta ‘a capì, Bià? Queste sono le due persone che ti avevo portato per la

                  Musicoterapia. Ne hanno veramente bisogno.

Biagio:      Overamente? Ma quelli sono bravissimi a rappare.

Gregorio: (Rappando) “Io so’ nato addò sta ‘o mare, ‘o cielo è azzurro e ‘a gente campa 

                   sulo pe’ ll’ammore”. 

Onorata:   (Rappando) “Get down… get down…”.

Insieme:    (Rappando) Napoli! Na-Na… Na-Na-Napoli!   (2 volte)

Biagio:      Li hai visti?

Fatima:     Embé? Hanno un talento smisurato. E allora? Mica vuoi lucrare su di loro?

                   Se li porta in disparte e gli parla, confabulando, Biagio ci rimane malissimo.

Biagio:      (Sedendosi accanto ad Amato) So’ duje pazzi!

Gregorio: (Interviene) Prego, esauriti!

Amato:     (Si rallegra) He’ visto, Bià?! Comme me fa piacere, ‘stu fatto!

Biagio:      E pensare che potevo pagare il mio debito con Oscar Tellato.

                  Da destra giungono Oscar e Calogero.

Calogero: Ah, eccolo, là ci sta iddu!

Oscar:       No, ce sta Biagio!

Calogero: E iddu è Biagio!

Oscar:       He’ capito? M’ha dato pure ‘o nomme fàvezo! L’aggia scummà ‘e sango!

                   I due vanno da Biagio e lo afferrano, lui resta seduto sul divanetto.

Biagio:      Lasciatemi, lasciatemi!

Amato:     Oh, me state struppianno pure a me!

Calogero: Zitto, tu! E in quanto a lei, signor Biagio, chiedo un risarcimento danni enorme.

Oscar:       E a me, m’he’ restituì ‘e sorde che t’aggio prestato!

Biagio:      M’è venuta ‘n’idea: jate addù mia moglie e parlate cu’ essa.

                  Da sinistra torna Katrina.

Katrina:   Ch’aggia fa’ io?

Oscar:      Ah, signò, vuje state ccà? Pecché jate dicenno che site ‘a sora ‘e Biagio?

Katrina:   No, sono Katrina, sua moglie.

Calogero: (A Biagio)Ma quella non tiene la barba.

Biagio:      E ch’è colpa mia si s’è rasata stammatina?

Katrina:   Lasciatelo, ci voglio parlare io con questo verme.

                  Gli si avvicina, i due arretrano e Biagio si alza. Lei gli parla duramente.

                  Vuo’ ‘o divorzio? E io t’’o dongo, accussì te spuse a chella sciavosa!

Fatima:      Néh, ma cu’ chi ce ll’ave, chella?

Gre&On:   Con te!

Fatima:      Ah, vabbé! (E confabula ancora con loro)

Katrina:     Bella, è inutile che faje apposta ch’’o fatto nun è d’’o tuojo. Devi sapere che

                    mio marito, in realtà, non è proprietario di questa casa discografica. E’ titolare

                    solo del marchio. Ma quello non vale niente. La vera imprenditrice sono io.

Fatima:      Che cosa? (Va da lui) Permesso! (Scansa Katrina) Nun si’ proprio buono!

                    Lo schiaffeggia, poi va a prendere Gregorio ed Onorata.

                    Jammuncenne!

                    Fatima e i due escono via.

Oscar:        ‘Nu mumento, ma allora a me chi me pava?

Katrina:     (Indica Biagio) Questo signore. Non voglio umiliarlo pagando io al posto suo. 

Biagio:        Nun te prioccupà, io nun me sento umiliato, si tu pave ‘o posto mio!

Katrina:     Io non divorzierò da lui, non lo lascerò nei guai. Ma deve lavorare con Amato

                    per farlo andare al Festival.

Amato:       Ma qualu Festival? A me nun m’hanne vuluto.

Katrina:     E si capisce. Questo cretino di Biagio ha investito male su di te. Allora lo farò

                    io. Però basta con quella lagna che si intitola “’A libbettà”! Ci vogliono canzoni

                    nuove, aria nuova. E il Festival sarà tuo.  

                    Squilla il telefono della casa discografica.

Biagio:        ‘O telefono? Vado a prenderlo io.

                    Ma da sinistra entra Eros col cordless in mano.

Eros:           Ua’,Biagio, senza tuccà niente, aggio scassato tutta ‘a sala d’incisione e pure

                    ‘e strumente tuoje. S’è salvato sulo ‘o telefono. ‘O vuo’?

Biagio:        (Va a prenderlo) Miette ccà! Pronto! Sì? Cosa? Il Festival di Sanromolo?

                    Volete Amato Senzamore tra i vostri cantanti? (Riaggancia felice) Aléééé!

Amato:       (Si alza in piedi, felice) E vaiiiiii! Io lo sapevooooo!

                    I due si abbracciano.

Eros:          Vaco a piglià ‘a telecamera?

Biagio:       No, va’ a piglià ‘na butteglia ‘e spumante.

Eros:          Addò?

Calogero:  Un momento, offro io! Andiamo un momento a casa mia!

Oscar:        Vengo pur’io. Nun se po’ maje sapé.

                    Calogero, Eros ed Oscar escono al centro. 

Biagio:        Amà, vatte a piglià ‘a valiggia. Sta ‘int’’a stanza ‘e lietto.

Amato:       Subito!

                    Amato esce a sinistra, mentre Biagio e Katrina si siedono sul divanetto.

Biagio:        Katrina, io te cerco perdono. Ma che vvuo’ ‘a me? Io t’aggio cunusciuto senza

                    ‘a barba. Poi, dopo sposati… si’ addiventata barbuta! In ogni caso, mi perdoni?

Katrina:     Sì!E stasera voglio festeggiare ance la partecipazione di Amato al Festival.

Biagio:        A proposito, ma quanto ce sta mettenno pe’ truvà ‘sta valiggia?

                    Da sinistra entrano di corsa Amato che fa il giro di tavolo e divanetto,

                    inseguito da Domencia (in vestaglia, scalza).

Domenica: Ammore mioooo!

Amore:      Maronna mia, addò steva astipata chesta!

Biagio:       Amà, e ‘a valiggia?

Amato:      Nun fa niente, voglio partì senza valiggia!

                   Esce al centro, inseguito da Domenica. Biagio e Katrina se la ridono. Ma dalla

                   comune, riecco Fatima (col viso della vendetta) che si ferma (braccia conserte)

                   e Gregorio ed Onorata che vanno da Biagio e Katrina (che smettono di ridere

                   ed osservano i due).

Onorata:   Scusate, ve dovemo fa’ ‘na domanda.

Gregorio: Ma per caso è arrivata una telefonata da Sanromolo?

Bia&Kat: Sì!

Gregorio: E Amato ha vinto il Festival?

Bia&Kat: (Capiscono tutto e si disperano) Oh, no!

FINE DELLA COMMEDIA