Un nome equino

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UN NOME EQUINO

di Anton Cechov

Personaggi:

MAXIME

LA SIGNORA, sua moglie

L’ECONOMA

L’AMMINISTRATORE

ATTO UNICO

Sono in scena la signora e l’economa. Da fuori arriva un mugolio di dolore.

SIGNORA - (le mani nei capelli) Dio mio, che tragedia! Oh! È una cosa atroce, atroce! Non so più cosa fare. Soffrire così!

ECONOMA - Al villaggio c’è un mugik; sembra sia molto forte.

SIGNORA - Lo sapete, no, che non ci crede. Non c’è modo più sicuro per mandarlo in bestia. (Un urlo doloroso e prolungato arriva da fuori. La signora si torce le braccia) Ah! Mio Dio! Come soffre! Impazzirò. Se solo potesse sapere cosa provo!

ECONOMA - Oh! Sì, si vede. Lei soffre più di lui.

SIGNORA - (nobilmente) Se almeno questo potesse dargli sollievo! (Altro urlo) Oh! Non ne posso più. Credo che finirò per sentirmi male…

ECONOMA - Un sorso di vodka le farebbe bene.

SIGNORA - Credi? Dammi. (L’economa gliene versa un bicchiere. Se ne beve tre uno dopo l’altro. Entra Maxime, una fascia intorno al viso, la testa fra le mani. Lo segue l’amministratore)

MAXIME - (tuonando) Ecco! Io crepo… e loro si scolano la mia vodka!

SIGNORA - Sei ingiusto, Maxime.

ECONOMA - La signora sta per svenire.

MAXIME - Di bene in meglio. Io soffro come un dannato, e chi sviene è lei. Dammi questa vodka.

SIGNORA - Potrebbe farti male.

MAXIME - (prendendo la bottiglietta e bevendo a garganella) Niente può farmi più male di così.

AMMINISTRATORE - Se solo volesse ascoltarmi, Maxime Petrovic…

MAXIME - Cosa ancora?…

AMMINISTRATORE - (imbarazzato) Il veterinario!…

MAXIME - Come, il veterinario?

AMMINISTRATORE - È anche dentista, nei giorni di festa. L’ho visto strappare certi denti… Paf! Così. (Relativo gesto eloquente)

MAXIME - (prendendolo per il bavero) Se mi parli ancora di strappare!… Io ti…

SIGNORA - Maxime, ti supplico!

MAXIME - (lasciando l’amministratore) Lasciatemi in pace tutti! In pace! Ah! Dio mio, che male!

ECONOMA - Provi ancora con i gargarismi. Un po’ di sollievo lo danno.

MAXIME - Al diavolo! Mi son già bruciato la gola con i tuoi intrugli da strega! Ah! Siete tutti bravi voi: uno vuol farmi strappare i denti che Dio m’ha dato… da un veterinario! L’altra vuole lessarmi vivo! (Nuovo accesso di dolore) Oh! Oh! (E appena ha un attimo di tregua) Cari voi! Ho capito una grande verità. Non ci sono che due specie di uomini: quelli che hanno mal di denti, e quelli che non l’hanno! E quelli che non l’hanno non capiranno mai gli altri. (Altro dolore) Ahi!…Ahi!… Oh!…

ECONOMA - Ci vorrebbe della camomilla. Mia nonna…

MAXIME - Che tua nonna e la camomilla vadano a farsi…

SIGNORA - Maxime, ti prego! Abbi rispetto di te stesso se non vuoi rispettare me…

MAXIME - (all’economa) Trova qualcosa d’altro!

ECONOMA - Non oso più!

MAXIME - Osa, vecchia lucertola, osa!

ECONOMA - Ci sarebbe un mugik…

SIGNORA - Ancora col mugik!

MAXIME - Quale mugik?

ECONOMA - Zakaria!

SIGNORA - Uno stregone!

ECONOMA - No, un innocente!

MAXIME - Innocente di che?

ECONOMA - Innocente e basta. (Indica la fronte) Ha un potere…

MAXIME - Un potere?

ECONOMA - Conosce un incantesimo che toglie il mal di denti in un soffio.

MAXIME - È vera questa storia di donnicciole?

ECONOMA - Che il cielo mi fulmini! (Segno di croce)

MAXIME - Allora? Che si aspetta? Portatemelo qui! Non potevate pensarci prima?

ECONOMA - È che…

SIGNORA - Andiamo Maxime, non vorrai credere a queste fandonie!

MAXIME - Quando si ha mal di denti come ho male io, signora, si crede a qualunque cosa. Portatemi quest’uomo! Come diavolo si chiama?

ECONOMA - Zakaria…

MAXIME - (all’amministratore) Mandate qualcuno a cercarmi questo Zakaria subito!

AMMINISTRATORE - È che non c’è più al villaggio, Zakaria…

ECONOMA - Non c’è più?

MAXIME - Dov’è?

AMMINISTRATORE - Diventava vecchio, allora suo genero l’ha condotto con sé in città…

MAXIME - (verso le quinte) Attaccate i cavalli e andate in città a cercarmi questo Zakaria. Presto! Conosci l’indirizzo?

AMMINISTRATORE - No.

MAXIME - ‘St’imbecille!

AMMINISTRATORE - Ma conosco il nome del genero. Col nome del genero è facile trovarlo.

MAXIME - Allora? Il nome di questo genero?

AMMINISTRATORE - Oh!… Ce l’avevo sulla punta della lingua. Tu non ricordi, Annuska?

ECONOMA - Io non l’ho mai saputo… Non conosco il genero, io.

SIGNORA - (torcendosi le mani) Non ci mancava altro!

MAXIME - Per tutti i fulmini! Il nome!

AMMINISTRATORE - (tremando) Dio, che stupido! L’avevo qui, sulla lingua… E m’è volato via, come un uccello!

MAXIME - Io me ne fotto dei tuoi uccelli! (urlando dal male) Ah!… Oh!… Dio mio, Dio mio! Crocifiggetemi, uccidetemi. Non ne posso più!

AMMINISTRATORE - …Un nome così facile… un nome di cavallo.

SIGNORA - Di cavallo?

AMMINISTRATORE - Sì, sì, sì, sono sicuro, un nome di cavallo… o di qualcosa che riguarda il cavallo.

SIGNORA - Come, che riguarda? Ah! Qualcosa come le briglie…

AMMINISTRATORE - Ecco, proprio! Ma non sono le briglie…

MAXIME - Trottatov?

AMMINISTRATORE - Pardon?

MAXIME - Ho detto Trottatov.

AMMINISTRATORE - Ah! Trottatov? No, non è Trottatov.

ECONOMA - Forse Galoppin?

AMMINISTRATORE - Cosa Galoppin! Che vai a pensare? Galoppin!

ECONOMA - Forse Sellaskin? O Frustalev? (L’amministratore scuote la testa negativamente, mentre Maxime scarta con la mano simili sciocchezze)

MAXIME - Frusta eh? È a quella che pensi?

SIGNORA - Stallonian, Scuderian, Abbeveratov.

AMMINISTRATORE - No.

MAXIME - Zoccolewsky, Crinievsky? Staffavic? Staffievesky?

AMMINISTRATORE - Ahimé, no.

SIGNORA - (con dolcezza materna) Andrej caro, forse Calessin? Birroccin?

MAXIME - (implorante) Stanghewsky? Cinghiev? Cinghialev? Ah! Merda!

SIGNORA - E perché non Cavallov? O Equinov?

AMMINISTRATORE - (addolorato) No, no, no. (D’improvviso, come illuminato) Un momento… Un momento… (Tutti pendono dalle sue labbra) …No, se n’è andato… Qualcosa come ovino.

MAXIME - Siamo completamente fuori binario…

AMMINISTRATORE - C’era l’assonanza…

MAXIME - Va a farti fottere tu e l’assonanza!

SIGNORA - …E non potrebbe essere… Stallonin?…

MAXIME - Eh? (L’amministratore fa cenno di no) Potrebbe essere…? Ma non è! Cavalkin? Asinoski?

AMMINISTRATORE - No!

SIGNORA - Ippov? Ippicov? Ippocampov? Ippopotamov?

MAXIME - Ippopotamov? Un nome che c’entri col cavallo, s’è detto!…

SIGNORA - Gli ippopotami sono i cavalli dei fiumi.

MAXIME - Ma siccome ti diciamo che non è Ippopotamov!

SIGNORA - (vicina alle lacrime) Volevo solo spiegarti…

MAXIME - Al diavolo le spiegazioni!

SIGNORA - (superandosi) Pegasov?

MAXIME - (volgendosi all’amministratore con speranza) Pegasov? (L’amministratore non ha più ormai che la forza di scuotere debolmente la testa in segno di diniego) Pegasov! Trovami un uomo che si chiami Pegasov! Ma si può essere stupidi fino a questo punto? Pegasov, un contadino russo? Cretina!

SIGNORA - Ti prego di essere educato.

MAXIME - Sono come sono e un’imbecillità è un’imbecillità.

SIGNORA - Ignorante! Grossolano!

MAXIME - (insieme dolorante, stizzito e ilare, mentre la moglie cerca di spiegarsi) Pegasov! Pegasov! Pegasov!

SIGNORA - Villano! (E senza sapere cosa fa, gli allenta una formidabile sberla. Stupore generale. Maxime lancia un urlo terribile. La signora, spaventata, cade in ginocchio davanti a lui, mentre l’economa e l’amministratore restano impietriti. Il viso di Maxime esprime dolore, furore, sorpresa. Si fa un silenzio pesante. Può accadere di tutto. La signora è prostrata ai piedi del marito) Oh! Perdono! Maxime, perdono, risparmiami! Ho due bambini… in tenera età!…

MAXIME - (brusco) Il catino, presto e la camomilla! (Subito si affrettano a portargli quanto ha richiesto. Egli si volta e si gargarizza a lungo, tra il silenzio terrorizzato degli altri. Poi, di colpo, si rivolta, ha il viso raggiante, si strappa la benda, e, tra lo stupore generale, bacia la mano alla moglie) L’ascesso è scoppiato… grazie a questa piccola e premurosa manina… (La ribacia)

ECONOMA - Dio sia lodato! Ero sicura che la signora avrebbe trovato!

AMMINISTRATORE - (insoddisfatto) Comunque è stupido. Un nome che so da vent’anni, che ho sulla punta della lingua.

SIGNORA - Ma visto che non serve più!

ECONOMA - E abbiamo fatto attaccare i cavalli per niente…

SIGNORA - No, anzi, benissimo. Andrete in città. Ho una lista di commissioni, per Maxime Petrovic, per me, per la casa…

MAXIME - Aspetta! Di già guardo se c’è bisogno d’avena per i cavalli.

AMMINISTRATORE - (gli manca il fiato) Ah! (Le gambe gli cedono e crolla a sedere per terra. Gli vanno tutti attorno)

SIGNORA - Che avete, Andrej? Vi sentite male?

AMMINISTRATORE - Avenov! Avenov! Avenov! (BUIO)

SIPARIO