Un omm pien de pregiudizzi

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ON OMM PIEN DE PREGIUDIZZI

ON OMM PIEN DE PREGIUDIZZI

Tre atti

di MARISA OCCHIUTO

Personaggi (5 uomini – 6 donne)

Epifanio ( Piva) Cornabei

ATTORI DISPONIBILI:

GIUSEPPE                 VALERIA

ALESSIO                   ELISA

CRISTIAN                 SARA

TIZIANO                   MARINELLA

Amico Cristian            MICAELA

Roby (cugino)             MORENA

Emanuele

 
Gervasia sua moglie

Rosina cameriera

Vedova Pelosi

Natale Cornabei

Anna Cornabei

Barbara amica di Anna

Francesca Galimberti

Renzino

Daniele Chiarini

L’Avvocato

In Milano, ai giorni nostri.

© (;opyright 1985

Opera di proprietà degli autori

Riservato ogni diritto

Registrata S.I.A.E.

N.d.A. Modesta esegeta di Corrado Colombo ho voluto ricordarlo e commemorarlo a modo mio.Rifacendomi al suo umorismo ma con toni logi­camente più attuali ho scritto:

«ON OMM PIEN DE PREGIUDIZZI »

Spero di non essere stata troppo ambiziosa.

ATTO PRIMO

Interno abbastanza elegante di una casa piccolo bor­ghese.

Porte a sinistra e a destra, la comune nel centro, sulla sinistra una finestra.

All’alzarsi del sipario sono in scena Gervasia e Epi­fanio. Lei sta spolverando e corre avanti e indietro, da un mobile all’altro; Lui sta leggendo, è piuttosto ner­voso e insofferente.

Epifanio          (scattando in piedi) Basta, Gervasia, basta, smettila di correre avanti e indietro, facendo così, sol­levi un mucchio di polvere e di microbi, di conseguen­za ci infetti tutti!

Gervasia          A parte il fatto che i tutti che te diset ti, sem domà in duu... te set ti che dovariet pientala, sì ti, pientela cunt i tò microbi cunt le tue infezioni, ne podi pù Piva, l’è ona settimanna che te me fet sta sarada sù in cà perché sfortunatamente a Napoli ghè s ‘cioppà qualche caso di colera, Piva, a Napoli non a Milano!

Epifanio          E qui la tua ignoranza viene a galla, Napoli, Napoli, ebbene? Napoli è in Italia, cara mia, e non ci sono distanze abbastanza grandi per le epidemie!

Gervasia          E non ci sono distanze abbastanza grandi per la fifa, sì caro, la tua stramaledetta fifa...scusa, Piva, siamo in luglio, fuori ci sono la bellezza di trenta gra­di all’ombra, e num se femm? E’?... Stem sarà sù in cà, come tanti bei camolett in d’on armadi, e se gh’em de andà fora per un qualche motivo urgente, come ri­vom indrè te sec li pront come un Dio vendicatore, a disinfettam... sì, con la tua pompetta del flitt pienna de lisoformio... e zafete ona bella spruzzadina e via... Piva, Piva, te se rendet ninga cunt che l’è ona setti­manna che tutti i matin te me fee toeu elsal amar... mi son adree a andà in di legn, me trema i gamb, stoo pù in pee... guarda gh’hoo on dubbi, ti te me curet perché ciappa no ci colera ma te me fee morì de de­bolezza o soffegada.

Epifanio         Gervasia, sei solo una povera donnetta di rin­ghiera, non sei istruita, non capisci la gravità della situazione. Il giornale dice che bisogna tenersi il cor­po pulito dentro e fuori. Ebbene la mia famiglia si attiene a queste regole. Ti rendi conto che se noi ci atteniamo alle regole, siamo a posto, non ci può ca­pitare niente di grave!

Gervasia          Se per ti morì soffegada, non è grave, allora te gh’ett reson  ti! Perché mi saroo anca ignuranta, ma quella de obbligam a fà elbagn in del sublimà tutti i mattin la me va minga giò, gent son chi che pari passada sotta la mola smerilli... son tutta ona gratiroeula e anche l’Anna povera nana, l’ha dovuu dismett de sonà el piano... per forza la gh’ha elgras­sèl di dit tutt rovinaa. Ma dimm on poo, cossa te se mis in coo? De famm fà la fin di mosch in del latt?

Epifanio          Ma ti vuoi rendere conto, che siamo gli unici ad usare norme di sicurezza tali che anche i microbi più accaniti, dovrebbero essere debellati!

Gervasia          Cosa???

Epilanio           Debellati.

Gervasia          Ecco, un’altra manìa, ma se pò savè perché te parlet inscì dificil? Insomma de quand l’è comin­ciada l’epidemia e la soa brava quarantenna, con ti se pò pù parlà, perché te se capisset nanca in de per ti... Come te dervet la bocca te me paret la sibilla che detta l’oracolo... quand te parlet inscì quella po­vera tosa de la servetta, la te guarda cont i oeucc foeura del coo, la me fà fina penna, ier la m’ha finna dii... « Signora, ma è sicura che il signor Piva stia bene, non è che per caso sia un po’ malato.., magari un po’ fuori di testa »... Piva, fuori di testa, femela curta, matt, matt, de ligà!

Epifanio          Adesso hai passato il limite.., tutta la tua acre­dine è nata perché ti ho fatto licenziare la Carmelina, ma ho dovuto farlo.., causa la forza maggiore... era napoletana...

Gervasia          Sì napoletana, napoletanissima... povera to­sa, ma nassuda a Napoli 40 ann fà e poi a sei mesi trasferita a Milano... Epifanio queste sono robe da matti... Come la vendita del quader del mè pover nonno.., unica eredità lasciatami... ma se podeva pù tegnil in cà... e no!... rappresentava la cima del Ve­suvio...

Epifanio         Sai benissimo che il quadro l’ho venduto per realizzare...

Gervasia          Tri cocomer e on peveron come se ghi aves­som bisogno per comprà el pan... Piva a mè non mi incanti, ti te l’è vendu perché il Vesuvio l’è infetto né pù né men de Napoli...

Epifanio          Io faccio tutto per voi, perché vi voglio bene, e tutto quello che faccio viene preso in sinistra parte.

Gervasia          E allora chi bisogna mettegh on rimedi, mi t’ei disi per eltò ben, in tuta segretessa, ma guarda che stamattina hoo trovà in strada la padrona de cà, la vedova Pelosi  la quale mi ha detto che nei tuoi confronti c’è in atto una bella denuncia...

Epifanio          Una denuncia? A mi? Con tutto quell che foo per elme prossim?

Gervasia          Sì, Piva, sì, bisogna che ti te dervet i oeucc, la ballerina, la ballerina del terz pian la t’ha denon­ziaa... (campanello)

Epìfanio         La ballerina? Quella balabiotta del terz pian la m’ha denonziaa Lee... Lee? La m’ha denonziaa,.. a mi?

Gervasia          Sì, a tì. Perché te gh’avevet on quaj dubbi in proposit?

                 (Entra Rosina)

Rosina             Signora, signora, c’è di là la signora Pelosi!

Gervasia          (rivolta a Rosina) Falla passare, chi sa che almeno lei riesca a farlo ragionare...

                 (cerca di avviarsi con Rosina verso la comune)

Epifanio          (con tono molto sostenuto) Ferme! E nossi­gnore, la Vedova qui non entra... (alla parola vedova cerca di toccare un cornino che porta alla cintura)

Gervasia          Se pò savè  el  perché?

Epifanio          (imbarazzato come se cercasse delle scuse) Perché... perché… primo perché può essere infetta... e poeu perché la gh’ha on’aria de menagram che la consolla...

Gervasia          Ma pensa ti che beh spillet... ades seconda ti cossa dovaria fa? Sentèm... dovaria andà de là a dig... “Signora Pelosi carissima, scusi tanto se si è fatta venire il fiatone per fà cinq pian a pee, ma siccome  è infetta e anche nenagramo... che la volta foeura i boo e tanti saluti...”  andem, Piva, on poo de crean­za... mi invece voo de là te la disinfetti come se dev e poeu te la mandi de chi, va ben? (esce brontolando)

Epifanio          Io qui non posso più dire niente, faccio tutto per il loro bene... e come vengo ricompensato? Co­me un pericolo pubblico numero uno... (rivolgendosi a Rosina) E tu cosa vuoi? (Rosina gli gira le spalle e così mostra il dietro della gonna scura, tutto spor­co di bianco) E poi dico… te set andada a strusà i mur che te se tutta sporca de calcinna?

Rosina             Ma no, è che stanno imbiancando le scale... e allora...

Epifanio          E già che eren adrèè te se fada dà una man de bianc anca ti!

Rosina             Ma figuriamoci se io sto lì a farmi imbiancare... (esce di corsa dalla porta a   sinistra, mentre dalla co­mune entrano Gervasia e la Vedova Pelosi questa è in lutto strettissimo -  reazione a piacere di Epifanjo )

Pelosi               Signor Connabei... sono veramente dispiaciuta di essere qui...

Epifanio          (interrompendo/a) Se è veramente dispiaciu­ta... perché è venuta?

Pelosi               Perché, come padrona de cà devi tegnì bon on poo tucc! E vorrei appianare tutte le difficoltà alle quali lei sta andando incontro in questo momento...

Gervasia          Piva, la sciura Pelosi, che tra parentesi ho sterilizzata io con queste mie mani, la voeur dì che in­somma nonostante tutte le disgrazzie, lei è convinta della tua buona fede. Insomma è sicura che tu hai fat­to tutto a fin di bene... Vera, sciura Pelosi?

Pelosi               Ma certo, e poi io posso testimoniare che la sua moralità è ineccepibile.., e della mia parola chi potreb­be dubitare...

Epifanio          Ma cossa gh’entra la moralità? Non sono for­se stato denunciato per troppe norme di igiene?

Pelosi               Ma veramente la denuncia della signorina Frida, la ballerina, non parla di igiene...

Epifanio          E allora di che cosa mi si accusa? Avrò ben il diritto di sapete...

Gervasia          Andem, andem, queste sono cose che vanno discusse con calma, che la se comuda, sciura Pelosi (si siedono in poltrona mentre Epifanio passeggia ner­vosamente avanti e indietro)

Epifanio          La prego, avanti, dica.., parli...

Pelosi               Ebbene è lei che lo ha voluto... Signor Piva, io questa mattina ho trovato in strada la sua signora, ma non ho osato dirle tutta la verità... anche perché pensavo che tutta la questione poteva essere risolta così, magari tra noi due, senza testimoni...

Gervasia          (scattando in piedi) Eh, no, no, qui c’è un equivoco, sciura Pelosi, io sono sua moglie, sono tren­t’anni che lo sopporto, qui se c’è qualcuno a cui spet­ta la medaia della resistenza, son mì... Dunca gh’ho el diritto de savè perché quella squinternada del ters pian me lo ha denunciato...

Epifanio          Sciura Pelosi, fuori il rospo, dica chiaro e net­to quello che c’è sotto!

Pelosi               Dunque la signorina Frida ha dichiarato con denuncia scritta al commissariato e qui ho la fotoco­pia, che lei la notte dello scorso giovedì deambulava in costume adamitico sui pianerottolo del terzo piano con in mano un oggetto infernale, e che, vistosi sco­perto, spruzzava con il suddetto oggetto una tremen­da zaffata di gas mefitico verso di lei che reggeva tra le braccia Lucifero, il suo adorato felino: questo non resistendo al tremendo fetore, dopo pochi minuti ti­rava le cuoia...

Gervasia          La pompetta... la pompetta del flitt... assas­sino!

Epifanio          Ma quale assassino? Fam on piésè, l’era on gatton tutt pien de pures, vecc prima del tempo come la soa padrona, e negher per giunta...

Gervasia          Oheuj, senza sentiment, cossa te ghe in ment de fà, anca mi son pù tanto giuvina e son mai stada bionda in vita mia. Te voeur’et famm fà la fin del gatt? Cervell de polaster in gir per i scali in mudanda!

Epifanio          Cossa te vorevet che metessi su, el paltò al med de luj?

Gervasia          Gh’è minga hisogn de fà el spiritos... perché a mi me par che tra el paltò e i mudand ghe sia ona via de mezz...

Epifanio          Tutto perché era portatore di microbi, lei e il suo gatto semper pien de rogna... e ricordatevi che non c’è di peggio per il contagio.

Pelosi               Senta, io le ho detto che le credo, ma lei deve capire; la denuncia può essere           trasmessa alla buon costume, un uomo che gira per i pianerottoli a tarda notte e per di più con la faccia mascherata...

Gervasia          Ecco on’altra novità, la garza in su la bocca tipo sala operatoria... inscì adess la denoncia sarà in­testata all’uomo mascherato. Piva, fan pù... pensa al­la toa tosa... quando la savarà che sò pader, uomo dai rigidi costumi, perché, sciura Pelosi, le làsava andà manca ai cinema con i so amis, di notte andava a fare scorribande sui ripianini in mutande.,. Piva de chi a on pù te ricevaret ona quaj scrittura per on film a luce rossa.

Epifanio          Basta, basta, qui bisogna convincere l’opinio­ne pubblica che è tutto un equivoco...

Pelosi               Sì, certo lei dice bene, ma vede ci sono state an­che altre vittime...

Gervasia          Peg de Erod, on’altra strage degli innocenti...

Pelosi               Dunque la faccenda della ballerina sarebbe la più grave, però c’è anche la questione della signora Ortensia, l’inquilina del secondo piano, quella che aveva dei bellissimi vasi di rose. Ebbene, le rose non ci sono più. Dopo una spedizione punitiva, con la sua pompetta castigatrice... le rose, tracchete... appassi­mento fulminante... e l’indomani mattina sulla strada c’era un’infiorata che pareva ci fosse passata la Ma­donna Pellegrina... Signor Cornabei ... come si può fa­re? A contarle tutte ci sarebbe da fare una lista lunga da qui fino a Napoli...

Epifanio          Citto, citto, non nomini quella città che tutto è cominciato da lì...

Gervasia          Nossignore, tutto è cominciato dalla tua su­perstizione. Perché se il colera non fosse iniziato di venerdì 17, ti te se ne sariet nanca incorgiùù

Pelosi               Comunque, tenendo conto che anche i pesci del­la signora Adalgisa sarebbero                          deceduti...

Gervasia          Oh, povera donna, la gh’ha smenà anca l’An­tonio e la Cleopatra, e pensà che la gh’aveva tanta afe­zion... la ghe parlava insemma come a dùu cristian, ma come ha faa quell sacranon lì a rivà fina ai pess de quella là...

Pelosi               La signora Adalgisa aveva l’abitudine, quando cominciava a far caldo, di mettere la boccia di vetro con i due pesciolini al sole, ebbene il signor Piva, preso dal suo raptus di igienista cosa faceva? Con una mira che avrebbe fatto invidia a Guglielmo Tell, zacchete­ dal suo balconcino dava delle tremende spruz­zate sui poveri pesci, ebbene, dàgli-oggi-dàgli-domani, finalmente c’è riuscito!

Gervasia          Ma vardè che son ben dislippada... l’ha maz­zaa tant de chi creatur che me senti mi, per lù, 1 ‘ani­ma nera com’elcarbon...

Epifanio          Senta, signora Pelosi, qui qualcuno deve ca­pire e far capire a tutta questa gente, che io sono, è vero, il responsabile di tutto questo, però bisogna anche che sappiano che è stato fatto tutto a fin di bene...

Gervasia          Certo, come no?, bisogna ben che sappien che lù per salvai i e faseva crepà... Piva, sei in pieno torto, mi l’hoo semper dì che ti per salvam te me maz­zavet... e per fortunna gh’è minga vegnùu in ment che il fuoco sterilizza... se no, sciura Pelosi, la vedeva de la soa cà che bel falò e se trovavum tucc sotta i pont del Lamber cont i pee a moeui. Dài dài, adess bisogna cercare di salvare capra e cavoli, andem, cer­chiamo di tirare i remi in barca... devom salvà la fac­cia... Sciura Pelosi, le adess la gavaria minga ona mez­z’oretta de dedicam? Ebbene, la se lasa compagnà dal mè marì, andate a fare quattro passi magari fino ai giardini... inscì la gent de la porta, vedendolo con lei, penseran che sì ne ha fatte tante, però non è poi quel mostro che sembra... e semai una buona parolina ce la mette lei...

Epifanio          No, no, no, uscire no, anche perché on pù de vergogna ghe l’hoo!

Gervasia          Sù, su, Piva, dài, fa no inscì... (chiamando verso la comune) Rosina, Ro­sina, porta la giacca del signore che esce... e ti, Piva, famm nò quella faccetta lì de quaresima inoltrada su, su…

Rosina             (entra con la giacca) Ma il signore esce dav­vero?

Gervasia          (prendendo/e la giacca) Sì, esce, esce, con la signora Pelosi che ci onora della sua amicizia... (aiutando il Piva a in filare la giacca) e me raccomandi, Piva, date le tue preferenze momentanee, stai lontano dallo zoo... voraria minga che cont ona oggiadina ti te me faseset foeura tri o quater leoni.., se sa mai... va, va che a momenti con la storia de la balerina...

Pelosi               Signora Gervasia io la saluto... e stia tranquilla, tutto si accomoderà... glielo garantisco io e arriveder­la di nuovo..

                        (Saluti a soggetto. Mentre la signora Pelosi si avvia Epifanio si ferma e si rivolge a Gervasia)

Epifanio          Gervasia, ciama l’Anna e dille che la quaran­tena è finita...

Gervasia          Piva, dessedes, derva i oeucc, l’Anna lè de stamattina ai 9 or che l’è in piscina cont i sòo amis... l’è giovina, piena de vita come noi a 20 anni!

Epifanio          Te ghe reson, forse sono stato un po’ esagerato ma l’è perché ve voeuri tanto ben...

Gervasia          (abbracciandolo) El soo, elsoo, e adess và... (Piva esce)

Rosina             Signora, c’è riuscita, se ne è andato, e adesso apriamo tutte le finestre, fuori la biancheria e dopo semmai una bella sbiancata...

Gervasia          Ti l’è mei che te me spieghet ona robba, cos­sa l’è tutta sta smania de sbiancà che t’è vegnuda?

Rosina             Il Renzino, l’imbianchino che c’è sulle scale mi ha detto...

Gervasia          Se te voeuret ona sbiancada anca ti?

Rosina             Ma no, se potevo una sera di queste andare al cinema con lui!

Gervasia         Se te brusaret nient e se te faret la brava tosa, ghe pensarem...

Rosina             Allora corro subito a dirglielo... (fa per uscire ma si ferma) ora che mi ricordo, mentre c’era qui la signora Pelosi, è venuto un signore che ha detto di essere suo cognato e io l’ho lasciato sul terrazzino...

Gervasia          Ma disi! te m’hee lasàa elNatal in sul teraz­zin come on vas de gerani? (Rosina scoppia ridere) E poeu disi cossa gh’è de rid?

Rosina             No, perché dico, due fratelli uno Natale e l’al­tro Epifanio...

Gervasia          Cossa gh’è de mal, vun l’è nassùu el dì de l’Epifanio e vun tri ann dopo al dì de Natal...

Rosina             Meno male che nessuno è nato il giorno di Pasqua...

Gervasia          Questa per esempi l’è creanza de villana (Ro­sina scappa fuori seguita da Gervasia che chiama Na­tale) Natal... Natal... (entrano lei  e Natale) scusom se t ‘han faa fà anticamera in cà del tò fradell sul te­razzin, la colpa l’è tutta de la camèrera che l’è noeuva e giovina...

Natale              E minga brutta... dài dài, Gervasia, pensegh no a mi, domà a vedet me se slarg       el coeur, semper inscì bella soridenta, semper alegra; putost dimm on poò me la

                        và... el me fradel e la mia nevoda? Tutti bene?

Gervasia          Diciamo tutti bene con qualche riserva, ma non si tratta di salute; ti, putost, cava la giacchetta, mettes comod; ma levom ona curiosità cussa l’era tut­ta sta pressa de mandam on telegramma da Mandello per annunciarmi il tuo arrivo?

Natale              Donca mi t’hoo mandàa eltelegramma perché vorevi prima de tutt vo­revi che ti te fudesset l’unica e sola a sapere che ho due grosse novità che cambieranno il nostro sistema di vita. Gervasia, dunque le cose stanno così: la prima è che ho portato un grosso regalo alla mia cara nevodina Andrea.

Gervasia          La tua nevodinna, che adess la g’ha vent ‘anni suonati e ribattuti, la se ciama Anna.

Natale              No, no, quand lè nassuda io, come zio e padri­no, le ho imposto il nome di Andrea...

Gervasia          E io, come mamma, se te permettet, ho imposto che il secondo nome poteva essere Andrea, ma che si sarebbe sempre chiamata Anna!

Natale              D’accord! Ma per mi la resta Andrea; ben don­ca per l’Andrea gh’hoo trovàa          marì!

Gervasia          On marì???

Natale              Ori mari cont on pollee!

Gervasia          On mari cont on pollee?

Natale              Ti te devet savè, che la villa dei conti Bevilac­qua, quella che confina con la mia proprietà, l’han ven­duda e te set chi l’è che l’ha cumprada?

Gervasia          Forse indovinni... El padron del pollee!

Natale              Bravissima; elpader de quell che diventerà el marì dell’Andrea!

Gervasia          Natal, a mi, me comincia a girà tuttcoss!

Natale              Dunque questo signore, un proprietario di alle­vamento di polli, ha un figlio che è in età di ammo­gliarsi e, essendo anche stato riformato da militare...

Gervasia          Ciumbia che partitone!

Natale              Sì, ma per qualche piccolo intoppo e vuole tro­vare una moglie, una bella ragazza di famiglia abba­stanza per bene che gli dia dei figli maschi e possibilmente senza intoppi...

Gervasia          De met in d’el pollee inserna ai gainn...

Natale              Gervasia, schersa no, è un partito d’oro; pensa che g’hann di capponi grand e gross come purscei...

Gervasia          Guarda, se ved propi che io e te siamo di gu­sti diversi.., perché, mii se anca fudessi una gallinel­la, dei capponi non saprei cosa farmene... caso mai un bel galett...

Natale              Questo non è il momento di scherzare, io co­me zio ho già dato quasi la mia parola; lo so non sono il padre, ma come zio, e unico per giunta, perché i fratelli Cornabei sono due soli...

Gervasia          Per grazia ricevuda...

Natale              Che se un domani il Piva dovesse morire…

Gervasia          Ma disi?, te see rivà da des minut e te m’hee giamò fà sposà la tosa cont on riformàa, te m’hee fàa restà vedova... Andem! on pù de manera la ghe voeur.

Natale              Siccome è mio dovere badare all’avvenire della mia adorata nipotina.., senza troppo aspettare hoo dì « forza Natal, combinegh or bel matrimoni »... hoo minga fàa ben?

Gervasia          Non solo t’hee minga fàa ben, ma t’hee fàa mal, malissim, la tua nevoda l’è granda assee per cercas el moros in de per lee... d’accordo, che i fra­telli Cornabei sono rimasti al tempo del Carlo Code­ga, ma adess l’è ora de dessedas, la toa nevoda pòo das ch’el moros se le sia giamò trovàa, sem d’accord che vialter dù si due andeghee, ma diamine vi sveglierete un bel giorno!

Natale              Mi saria on andeghee? Mi? E allora bisogna che te sappiet ona robba perché allora capirai meglio. Ebbene, mi gh’avevi trovà el marì ala mia nevoda, perché inscì nei giro di due mesi in casa Cornabei ci sarebbero stati due matrimoni. Il primo sarebbe sta­to quello dell’Andrea con il pollaio, l’altro sarebbe stato il mio... con la più deliziosa delle donne.

Gervasia          Natal, spisigom, perché forse mi stamattina son minga levada su. Ti incoeu t’hee decis de famm mori. Ti, el Natal, ch’el se sposa, cascen pù de ball... ti, ti che te se sposet, ma andem, Natal, te ghet 50 ann...

Natale              Ma ti, scusa, quanti te credet de veghen?

Gervasia          Ma che ragionament de bamba! Mi me son sposada trent’ann fàà!

Natale              Però adess te ghe n’het 50 e te set sposada.

Gervasia          Natale, questo è il momento di parlate se­riamente, io sono appena uscita da una crisi epidemi­ca per entrare in una giuridica.., el to fradel l’è denon­ziaa ala magistratura, el m’ha licenziaa la donna de servizi; è accusato a piede libero per atti osceni in luogo pubblico, ch’el saria elripianin, e ti te bùi la zucca de toeu miee, te basta no? Te voeuret famm scapà la tosa de càa per la paura de dovè sposà on pol­liroeu, domà perché el so zio l’è innamoràa di polla­ster?

Natale              Mi l’è no che sia innamoraa di pollaster, però, dico, coi tempi che corrono non si può mai sapere, metti una guerra.., un’epidemia...

Gervasia          Oh, disi ma l’è propi una congiura con vialter dù fradei, mai che pensiate a una vincita alla lot­teria, un tern secc... no... no... con vialter domà guerra e pestilenzia!

Natale              Insomma, Gervasia, mi con ti hoo mai taccaa lit e voeuri minga incomincià adess. El mari per l’An­drea vedaremm de faghel acettaa coi bei maner e in quanto a me fra tre giorni vi porterò qui a conoscere quella che sarà la nuova signora Cornabei...

Gervasia          Te set se te disi? per quell che te riguarda fa quel che te voeret, ma per l’Anna nien­te polli, siamo intesi? E poeu dimm on po; ma se pò savè in dove te l’hee conossuda sta perla rara?

Natale              Intanta mi hoo minga dit che se trata di una per­la rara... ma di una dolce signora, che si è degnata, lei tanto altolocata...

Gervasia          Caterina di tutte le Russie?

Natale              Degnata, sì, lei tanto altolocata di accettare la mia compagnia quando andiamo a pescare... e sai co­m’è, a Mandello...

Gervasia          Tutta vita...

Natale              C’è abbastanza gente, ma a pescà l’è no che va­ghen in tanti e così tra on pess e l’alter sono venuto a sapere che era vedova, vedova di un generale... e che si sentiva sola... bene, te set come var chi robb chi... sola lei... solo io... ci siamo fidanzati!

Gervasio          Certo tra un luccio e un pesce persico c’è scappato il boccalone... e quanti ann la gavaria sta generalessa???

Natale              Nanca quaranta e poi è bella... dolce... affettuo­sa... fine...

Gervasia          Offresi.

Natale              Come offresi?

Gervasia          Sent Natal ti i to bei annet te ghi het. Se te par che la sia quella giusta spòsatela, e siate felici... ma al Piva... chi l’è che ghe le dis?

Natale              Preoccupes no, cont el Piva me la vedi mi... (dal di fuori si sente la voce di Anna che chiama)

Anna               Mamma, mamma...

Gervasia          L’Anna!

Natale              L’Andrea!

Anna -             (Urlando) Mamma, mamma, ho senti­to che sei riuscita a fare smettere la quarantena... Ma guarda chi c’è qui! Zio Natale, zio Natale che bella sorpresa, come mai... (rivolgendosi a Gervasia) Mam­ma fammi un favore, dì a Rosina di stirarmi la cami­cetta bianca coi pizzi, stasera esco con Valerio e me la voglio mettere...

Gervasia           Allora l’è mei che te la soppressi mi, se de no le fà diventà gialda! (uscendo e rivolgendosi al Na­tale) Ohe ti, andeghee, me raccomandi acqua in boc­ca... (esce)

Anna               Che cosa voleva dire la mamma con acqua in bocca? Povera donna vuol fare tanto la misteriosa e invece sono io che devo tenerle nascosto qualche co­sa. Senti zio, lo sai tenere un segreto?

Natale              Ma se al me paes me ciamen Natale la tomba!

Anna               Ebbene zio, la cosa è abbastanza grave, anche perchè la mamma non si merita di essere trattata co­sì. Zio, poco fà, mentre entravo nell’androne, ho sen­tito delle voci concitate e un fuggi fuggi generale, persone che correvano per le scale, poi usci che sbat­tevano, e quando ho spiato nella guardiola c’era la portinaia rincorsa da un uomo in mutande... bene quell’uomo in mutande visto così da dietro... oddio non potrei giurarlo, ma mi sembrava mio padre!!!

Natale              Ma disi, Andrea el to papà in mudanda in por­tineria, ma cosa ti fai venire in mente, e poeu certi robb una tosa inscì giuina certi penser la dovaria manca aveghi, e poeu la portinara, povera donna, gran brava donna, ma Andrea, la gh’avarà almeno 60 ann! E poi ricordati bene, che un Cornabei Natale o Epi­fanio che sia, non hanno mai rincorso una donna, caso mai sarà il contrario!

Anna               Zio, senti io sono proprio convinta che era mio padre, anzi più ne parlo e più me ne convinco...

Natale              Scusom, Andrea, tu cusa te contet de fa a­dess? Se te set convinta ciama la tua mamma e digli come stann i robb, sai dopo tanti anni di matrimonio forse la conuss to pader mei de tucc!

Anna               No, no, zio, non posso pensare a una cosa simi­le, lui che è così puritano, no... no... qui ci deve es­sere sotto qualche cosa...

Dal di fuori la voce di Epilanio:Delinquenti, Assassini, ciamè la croce rossa... Mi si vuole uccidere...

Entra Epifanio con la testa fasciata malamente zop­picando e con un braccio al collo.

Epifanio          Ahi, ahio! Mi hanno assassinato! La mia te­sta... Commozione cerebrale, come minimo... mi han­no fatto un attentato... hanno attentato alla mia per­sona... Delinquenti...

Anna e Natale si precipitano verso Epifanio e lo fan­no sedere mentre si rubano le battute parlano quasi uno sull’altra.

Natale              Piva, Piva se t’è success?

Anna               Dio, che scandalo, certamente il marito della portinaia!

Epifanio          A momenti me fasevan la pell!

Gervasia          (entrando) Ma cosa t’hee fa? T’he incuntrà un treno?

Epifanio          (parlando con il fiatone) Un attentato!!!

Natale              Forsé un marì gelos...

Gervasia          Fermi tùtti perché se glh’è de mezz la gelosia allora picchi anca mi!

Epifanio          Ma no, ma no, lassem spiega...

Anna               Un momento, prima che tu parli io devo dire una cosa alla mamma... Dunque poco fa, io ho visto il papà che rincorreva la portinaia. E il papà era in mutande!

Gervasia          Cus’è? Ma allora l’è on’idea fissa, ma non ci credo neanche se lo vedo con i miei occhi, ma disi?, con la fifa de to pader! Ohei el mari de la portinara l’è un armadi che se e1 ghe dà un buton le boffà vià. Piva, dimm la verità vera, qui c’è sotto qualcosaltro...

Epifanio          Lassem spiegà, lassem spiegà, sont andaa foeu­ra con la sciora Pelosi, te se ricordet hemm faa quat­ter pas, poeu le la me fà « Signor Piva ormai l’impatto con l’aria lei lo ha avuto, io devo rientrare per­ché ho deciso di andare al cimitero a trovare il mio povero marito ». Va ben ghe disi mi, che alla parola cimitero ho fatto i debiti scongiuri, ormai il battesimo dell’aria l’ho avuto posso continuare da solo. Fu ancamò on giret fino al bar, voo denter, ordini un Camparino e tutt a un tratt dalla cabina telefonica salta foeura lée... lei.., la padrona del gatto nero, la ballarina che al prim moment la me riconuss min­ga, ma dopo un para de minut la se gira de colp e, usando la borsetta come clava, la tacca a damm bor­settad senza distinzione di colpi, dove rivaven, riva­ven, n’ho ciapàa in de per tutt, sul coo, sui spall, in faccia, allora mi se hoo fàa? Hoo miss i gamb in spal­la a alè, via de volada, e l’e adrée... e mi via pussée fort... e lée adrée... e a questo punto è successo l’im­previsto... e sì... ma prima s’eri mi che che corevi  e lée adrée... ma dopo non so come mai... lée la sca­pava e io la rincorrevo.., fatto sta che arrivata sul portone... la se blocca de colp... la se gira.., e... e mi rivi giust in temp a ciapà il colpo di grazia, sì, l’ultima borsettada... quella che la me sbatt in tera lung e ti­rent... Per fortunna che ghè vegnù foeura la Menta e el so mari e hanno messo in fuga il nemico salvan­domi la vita.., ma el mal e i bott che hoo ciappaa el soo domà mi.. quela  là in de la borsetta la doveva avegh come minim on fer de soppressà: da quella be­stia lì ghe de spettass de tutt...

Anna               Povero papà e io che pensavo male di te!

Gervasia          Piva, spiegum un poo una robba, tanto per fare il punto della situazione: la ballarina la t’ha rifilà quatter vioroni, perché te ghet mazzaa el gatt... ma ti... se pòo save cussè che te fasevet in portinenia con giò i calzon?

Epifanio          T’el set o t’el set nò ch’el mari dela portinara el fà el massagiador?

Gervasia          E allora?

Natale              Per fat passà el mal de coo el t’ha tiràa giò i calzon?

Epifanio          Ma andem Natal adess te se mettet anca ti? Ma no, l’è che in del scappà sono scivolato, e me san picà... l’oss del portacoa. Allora l’Orlando el m’ha miss su el Sloan e e1 m’ha bindàa sù...

Natale              Certo che l’è una bella avventura, fortuna che sunt vegnuu in de per mi, pensa se venivo con la mia futura sposa, bella figura che fasevi...

Anna               Zio, ma ho capito bene? Ti vuoi sposare? Anche tu?

Natale              Certo anch’io perché? Ei matrimoni l’è forse una robba special e io non sono idoneo?

Anna               Ma no, zio, è che alla tua età non ci si sposa tan­to volentieri...

Epifanio          Ma hin a stàa i bott che ho ciappaa o te set adrè a tirà in pee de sposas?

Natale              Sì, sì, me sposi, e allora... me sposi con la pus­sec bella, la pusseè cara la più tutto... va bene.., e se hoo di che me sposi... me sposi!!!

Gervasia          E se t’avesset minga capì... l’ha dit ch’el se sposa!

Rosina             (entrando) Signora, signora, è arrivato uno stra­no postino...

Gervasia          E allora?

Rosina             (consegnando una cartolina militare) Mi ha dato questa!

Epifanio          (agitandosi come un matto) La citazione... la citazione!

Natale e Gervasia cercano di calmarlo. Nel frattempo Anna strappa dalle mani della madre la cartolina.

Natale              Stai tranquillo... calmess...

Gervasia          Ma mòchela... dai non agitarti...

Anna               Ma state calmi, smettetela per piacere, perché poi deve essere la citazione?, dài, vi fasciate sempre la testa prima di rompervela... dài, papà, calma... calma... (leggendo) ecco vedi, non è la citazione, viene nien­temeno che dal distretto militare.., vedi dunque che è inutile agitarsi... e poi... (ridendo) è anche uno sba­glio... certo è indirizzata a un certo Andrea Cornabei... ma un momento... (comincia a capire) Ma io sono anche Andrea... un momento... no... no... non e pos­sibile... mi hanno chiamata di leva.., dico, gente, ma non avete capito? Mi vogliono far fare il militare...

Natale durante il monologo di Anna alla parola mili­tare se la fila dalla comune, Gervasia lo insegue mentre Epifanio arranca per uscire a sua volta mentre cala il sipario.

ATTO SECONDO

La signora Pelosi, Francesca e Natale sono in scenae stanno bevendo si presume un aperitivo.

Sono seduti e stanno con versando.

Pelosi               (accettando un dolcetto che Francesca le offre) Grazie, signora, grazie.

Francesca        Grazie a lei, signora Pelosi, di essere venuta da noi, io tra poco sarò la moglie di Natale e ho vo­luta conoscere tutte le sue amicizie; mi spiace sola­mente che lei non abbia trovato in casa né Epifanio né Gervasia, ma sà sono giornate un po’ particolari per loro queste!

Pelosi               Immagino, immagino, e se vogliamo dobbiamo ringraziare il Signore perché mi sembra che le cose si stiano mettendo abbastanza bene!

Natale              Sì, certamente, però dobbiamo ammettere che ne hanno passate veramente tante. Guardi che la fac­cenda dell’Andrea, con il distretto si è potuta risolvere facilmente solo per intercessione della mia Fran­cesca... se no, la povera tosa el militar l’avaria duvu fal in sui seri.

Pelosi               Sì, mi ha detto la signora Gervasia che se in pochi giorni hanno potuto appurare che la signorina Anna era una femmina lo devono a lei!

Francesca        Ma per carità ho fatto ben poca cosa, natu­ralmente dato l’alto grado dei generale, il mio defunto marito, ho semplicemente abbreviato il tutto, sa l’iter burocratico e così via...

Pelosi               Sì, capisco, però vede purtroppo c’è sempre una parte di colpa anche da parte dei genitori, perché, sant’Iddio come si fa a chiamare una femmina An­drea... da noi non si usa...

Natale              Bè, ormai è acqua passata... parlemen pùu!

Francesca        Tanto più che la ragazza l’ha presa anche ab­bastanza bene, diciamo con molto spirito, fortunata­mente l’Anna è una cara figliola piena di spirito, ma­tura, intelligente e spero proprio che sia felice anche lei, perché penso che io e Natale non saremo i soli sposi in casa Cornabei...

Pelosi               Ma dice davvero? Strano, il signor Epifanio non me ne ha parlato!

Francesca        Ma vede, credo che il signor Epifanio, non ne sia ancora stato avvisato... un uomo un po’... di­ciamo... superstizioso, un po’ demodè e penso che Anna aspetti un momento più sereno, per preparare, come si suol dire, il terreno!

Natale              Insomma aspetta il momento buono, adess che l’omm là, l’è tutt ciappàa per sta benedetta causa... ma disi, sciura Pelosi, in confidenza, che la ballarina del fil de fer del terz pian, visto che la sua vendetta l’aveva avuta perché, disi, è passato a vie di fatto, dunca benedetta donna la poteva minga piantala e finila li? Va ben el gattin, ma l’ha faa foeura un burdell che l’era assee meta...

 Pelosi              Lo so, lo so, anch’io l’avevo consigliata di de­sistere da questa benedetta causa, ma lei niente da fare. Pensi che la signora Gervasia era arrivata al pun­to di offrirle come risarcimento danni un gattino di razza che avrebbe potuto scegliere nei migliori ne­gozi della città, a piacere, o in qualunque allevamen­to. Niente! Lei, niente e allora non mi sono meravi­gliata quando la signora Gervasia le ha offerto un paio di schiaffi...

Natale              E ghi ha minga dàà?

Pelosi               Per fortuna no... adesso c’è solo da sperare che riescano a trovare un buon avvocato e che vincano la causa; comunque è arrivato il momento che io tolga il disturbo. Sa... ho anch’io molti impegni: le pigioni e via di seguito... comunque ringrazio per l’invito al matrimonio, ma penso che non potrò venire. Cosa vuole, una donna sola... vedova... no, no... è meglio che io non ci sia... di nuovo tanti auguroni... e arri­vederci... cara signora Francesca... Signor Natale... tante care cose anche a lei...

Natale              Signora Pelosi, grazie della sua gentilezza.., e posso accompagnarla?

Francesca        Lascia, lascia Natale, faccio io... (esce accom­pagnando la signora Pelosi, voci di saluti dall’esterno e Francesca rientra) Ma che persona squisita questa signora Pelosi. Certo si è prestata tanto anche lei per Epifanio... però, Natale... possiamo proprio dire che il periodo prematrimoniale per noi, è stato veramen­te molto agitato, noi che siamo gli interessati siamo felici, tranquilli, e invece chi ci sta attorno è conti­nuamente in subbuglio. ma speriamo che tutto si risolva per il meglio.., a proposito, Natale, io volevo dirti una cosa: non vorrei che tu mi potessi credere petulante o peggio ancora impicciona, ma dimmi un po’: è molto che tu non parli a quattrocchi con Anna?

Natale              Ma se gh’hoo parlà anca incoeu!

Francesca        Perché a me sembra che sia cambiata; ti ri­cordi i primi giorni dei mio arrivo, nonostante fos­sero momenti così caotici, ebbene, era sempre alle­gra, scherzava su tutto, invece adesso è come spenta, non ride mai e ieri, non potrei giurarlo, ma mi sem­brava che avesse gli occhi rossi come se avesse pianto...

Natale              Pover mi... sarà minga stada la Gervasia a tirà foeura la storia del polliroeu!

Francesca        Ma figurati se la Gervasia con tutto quello che ha per la mente pensa al pollaio, e poi in confi­denza mi ha detto che non parlerebbe certamente col Piva di penne proprio adesso, in un momento come questo, sai come è superstizioso, figuriamoci, le pen­ne portano pene...

Natale              Se le penne portano pene... come mai el padron di penn el gh’ha una villa che la var 300 milion...

Francesca        Ma certo sono tutti pregiudizi, vedi c’è chi ci crede e chi no... non so, lo specchio rotto, venerdì diciassette, il sale versato, l’ametista!

Natale              L’ametista?

Francesca        Ma sì, quella pietra viola, che gli alti pre­lati hanno sull’anello...

Natale              Ah, la pietra dell’anell del vescuv... beh, anca de quei né falli tanti!

Francesca        Te l’ho detto, sono tutte superstizioni... (Entra Anna vestita da passeggio, è molto triste.)

Anna               Ciao a tutti, come và?

Francesca        Benissimo!

Natale              Sei allegra, stai bene? Non è che tu abbia vo­glia di piangere?

Francesca        Ma, Natale, che domanda, a una ragazza di vent’anni che ha tutto dalla vita.., tu chiedi se ha vo­glia di piangere...

Natale              Ma ti te m’avevet dii...

Francesca        Vieni Anna, vieni qui e raccontami dove sei stata, cosa hai fatto...

Anna               Niente di particolare, zia, ho fatto quattro passi,visto qualche vetrina...

Francesca        Solo qualche vetrina?

Natale              (fingendo di leggere il giornale) Sentite su que­sto giornale che belle barzellettine ci sono, qui anche uno che abbia voglia di piangere gli vien da ridere... senti Andrea... Andrea... una signora entra in una polleria...

Francesca        Natale!!!

Natale              (tra sè) Ah già che i penn portenn sfortuna!

Anna               Ma che cos’ha lo zio oggi, io lo trovo strano!

Natale              Io non ho niente, io... io sto benone... e sono allegro.., io!

Anna               Beato te, io invece non lo sono affatto. Vedi zia tu prima hai detto che cosa può avere una ragazza di vent’anni, che ha tutto dalla vita; ebbene io oggi vor­rei avere cent’anni, vorrei anche forse non essere più... (esce per non scoppiare a piangere)

Francesca        (cerca di seguirla ma è fermata da Natale) Anna! Anna!

Natale              Ma lassela stà forse la preferiss vess sola... ma cusa la gh’avarà sta tosa?

Francesca        Natale, io non lo so, ma se penso al suo ca­rattere sempre così estroverso, sempre così allegra... qui la cosa deve essere ben grave...

Natale              Se on quaivun e1 gh’ha fà del mal mi torni al paes, ciapi un fusil e ghe spari...

Francesca        Con la violenza non si ottiene niente, piut­tosto, pensandoci bene, tu che sei come un secondo padre per lei... non sai se in questo periodo ha avu­to dei bisticci con le amiche? Non so un con qualche mo­scone che le ronzava attorno...

Natale              Ma no, soo no, mi l’era un pu de temp che ve­gnevi puù a Milan, però la Gervasia quando ci ho parlato del futuro marito, mi ha detto « la tua nevoda se le troverà in de per lee el mari e magari se lo è già trovato »...

Francesca        Ah, ma allora la Gervasia si era accorta che qualcuno c’era... e allora.., non vorrei.., che questo...qualcuno... Natale, mi capisci? Sono giovani...

Natale              (che non arriva a capire) Sono giovani...

Francesca        Certo, giovani... Natale, ma mi capisci?... Non vorrei che questo qualcuno... che... che...

Natale              (arrivando alla soluzione) ... Che... Che... ab­biano messo il carro davanti ai buoi?

Francesca        Ma no, ma no, sarebbe troppo, troppo per tutti, ma insomma in questa casa le pensano di notte per farle di giorno?

Natale              Sarià propri una scarogna marscia!

Francesca        Alla Gervasia verrebbe un collasso!

Natale              EI Piva stavolta ci rimane secco...

Francesca        E noi due? Genitori di una ragazza di vent’anni e nonni.., ma cosa mi fai dire? Cosa non rie­sci a farmi dite tu? Per carità non ci voglio nemme­no pensare. Piuttosto ricordati che noi con l’Anna non abbiamo parlato e quando arrivano Piva e Ger­vasia comportiamoci come se niente fosse successo. Va bene? Poi parlerò io con lei e vedrai con me si confiderà, sarà... una bagatella vedrai...

Natale              Ah, mi stoo citto, guarda per non sapere né leg­gere né scrivere, stoo chi bel quiett e foo finta de legg el giòrnal, inscì sun sicur de di no una quei be­stiada!

Francesca        Ecco bravo, stai tranquillo!

Gervasia          (entrando vestita da passeggio) Eccomi arri­vata, finalmente, gente, ho lasciato il Piva in porti­nenia a prendere gli ultimi accordi per la testimonian­za... e voi cosa avete fatto di bello? E’  poi venuta la vedova?

Francesca        Sì, sì, è venuta, e voi cosa avete combinato?

Gervasia          Ma ti dirò che nella nostra disgrazia siamo stati fortunati, sì abbiamo conosciuto quello che sarà il nostro avvocato — oh Dio, è un ragazzo appena laureato — ma al Piva gli è piaciuto subito!

Natale              El gh’ha la goeubba?

Gervasia          Ma Natale, un ragazzo simpatico con un’ aria molto istruita, ben vestito e poi proprio un bel fioeu, forse un po’ giovane.., ma se e bravo quanto giovane sem a post!

Francesca        Ma adesso i ragazzi anche se sono giovani so­no molto maturi per la loro età, molto avanti con l’esperienza!

Natale              Troppo avanti, troppo!!!

Francesca        Ma cosa dici? Cosa c’entra... il Natale vale­va dire, che certe cose che una volta potevano essere appannaggio di persone di una certa età, adesso le fanno i giovani e forse quello che può sembrare una cosa da sconsiderati invece può dare un ‘ottima riuscita!

Gervasia          Sembrerà strano ma mì de stoo bel discorset chi hoo capì nient, pazienza non dispero per il se­guito!

Francesca        Guarda Gervasia che Anna è già rientrata!

Gervasia          Giamò? che strano, la doveva trovas cont el Valerio per andare a una mostra... ma si vede che avranno rinunciato...

Francesca        Ma questo Valerio è il suo ragazzo?

Gervasia          Mi credi propri de sì, ma te set come l’è lee,dice, non dice; te voeuret savè la mia opinion? Mi credi che chi dùu lì spetten eh moment bun po te vedaret cume se faranmn avanti...

Natale              A mè invece mi sa tanto che qualcosa è già suc­cesso!

Gervasia          Ohè Natal, cusa te fet, te legget el giurnal e te parlet in de per ti?

Natale              Inscì sun sicur de vegh semper reson...

Francesca        Non farci caso è sempre distratto lui...

Gervasia          Hai detto che è tornata l’Anna, ma indov a l’è?

Natale              La gh’aveva sogn e l’è andada a dormi!

Francesca        (contemporaneamente) Aveva mal di testa!

Gervasia          Ma allora mettives d’acord la gh’aveva sogn o la gh’aveva el mal de coo...?

Francesca        Tutti e due!

Gervasia          Adess voo a ciamà el Piva e poeu voo mi a vedè cossa la gh’ha sta tosa!

                        (Gervasia esce)

Francesca        Natale, ma tu non taci mai vero???

Natale              Ma se hoo nanca fiadàa; putost, adess che ghem un minut de tempo, và a ciamà l’Anna e femela par­là, meglio con noi che siamo giovani e pimpanti, che con chi dùu andeghè de so pader e so mader!

Francesca        (chiamando verso la porta dalla quale era uscita Anna) Anna! Anna!

Anna               (da dentro) Sì!

Francesca        Anna, puoi venire un momento?

Anna               (sempre dal di dentro) Certo, vengo subito!

Francesca        Natale mi raccomando, lascia fare a me!

Anna               (entrando) Cosa c’è?

Francesca        Vieni, cara, siediti qui, che vorrei parlare un attimo con te. Vedi, Anna, sia io che lo zio Natale siamo certi che tu abbia un grosso dispiacere e vor­remmo che tu ti confidassi con noi... vedi questo ci farebbe contenti, ci sentiremmo molto più vicini a te e poi, dico, tu puoi anche disorientare i tuoi genito­ri, siamo sinceri, con loro è facile, non sono molto perspicaci. Diciamo, anzi, che sono un po’ superficia­li, anche un po’ grassier, ma io vedi sono molto più esperta di loro: a me non sfuggono certe sfumature, e dunque penso che sarebbe per te un vero sollievo il parlare con persone che ti comprendono anche so­lo a livello... pour parler...

Natale              Sì, certo propi chela roba lì...

Francesca        Se tu dicessi quella che cosa ti fà soffrire potrem­mo aiutarti...

Natale              Sì, insomma potremmo darti una mano, difen­derti anche, se per caso qualcuno ti avesse mancato di rispetto...

Anna               Ma no, ma no, zio, nessuno mi ha mancato di ri­spetto, è che certe volte noi ragazze ci illudiamo, cre­diamo di amare e di essere corrisposte mentre la per­sona su cui tu hai fatto tanti sogni si rivela poi un farfallone buono a nulla e tu ti ritrovi lì... con un pugno di mosche... o peggio...

Natale              Certo che un pugno di mosche è già brutto...ma,.. il peggio... poi!!!

Francesca        Ma vedi cara, che le delusioni col tempo pas­sano, ma se e è qualcosa che rimane, allora è molto... peggio!

Anna               Oh, per quello c’è sempre qualcosa che rimane, nel mio caso poi...

                        (Entrano Epifanio e Gervasia, lui è abbastanza allegro.)

Epilanio           Salve gente, ma, ma, ma, in tutto questo caos sembra che si apra uno spiraglio di luce, sembrereb­be che un pochino di speranza ci sia, meno male...

Gervasia          E se lo dice lui possiamo crederlo... (rivol­gendosi ad Anna che all’entrata del padre e della ma­dre si è infilata un paio di occhiali neri) ma ti cusa te se missa in ment, de fà la cieca di Sorrento... in cà cont i occiai del sole, ma vardì che l’è una bella idea, de chi a un poo la vedarem cont el baston bianc e il cane lupo...

Anna               Ma no mamma, è che mi bruciano tremendamen­te gli occhi...

Gervasia          Ma scusom un moment, prima el to zio m’ha dit che te gh’avevet sogn, la tua zia che te gh’ave­vet el mal de coo, adess ti che te brusa i oeucc, sarà minga che te ghet anca la fever?

Anna               No, no, assolutamente, sto benone!

Gervasia          Figuremes se l’era malada... sentite: io co­mincerei a preparare la tavola e a dare un’occhiata a quello che ha preparato la Rosina che, povera meschi­na, sta mattina l’ha dovuu fà tuscos lee, e tu, Piva, vai a darti una rinfrescatina inscì poe  mangiom...(Escono Gervasia e Epifanio)

Francesca        Anna, io vedi anche tu, così non si può an­dare avanti!

                        (Gervasia rientrando per un ripensamento.)

Gervasia          Un momento, Anna, è forse meglio che chia­miamo il dottore.,. perché stamattina non hai fatto colazione e quando ti ho chiesto il perché mi hai det­to che avevi un ciccin de nausea...

                        (Alla parola nausea Francesca e Natale scattano come due molle e mangiano le battute.)

Francesca        Anch’io... sì anch’io aveva nausea...

Natale              Anca mi, soo no el perché, ma avevo nausea... (Gervasia sbigottita.)

Gervasia          Ma disi non sarà mica l’aria che tira in que­sta casa, perché — dico — per el Piva, passi, lui le ha tutte ma anca vialter adess, me sa tanto che questa chi l’è quella robba moderna che ne parlen tutti i giurnai, l’è spetta... come la se ciama... eccola psicosi... si, sì... psicosi collettiva... (esce)

Natale              Andrea, Andrea, cusa te me fe fà... psicosi... ciamala psicosi...

Francesca        Anna, adesso basta, lo vedi anche tu, esigo che tu ci dica tutto, anche per tuo padre e tua ma­dre, non si può lasciarli così all’oscuro di tutto...

Anna               Zia, no, ti prego, proprio a loro non dovete dire nulla!

Francesca        Ma per forza non gli diciamo nulla se nean­che noi sappiamo di che si tratta...

Natale              Sì, ufficialmente, non sappiamo nulla, perché dico anche uno stupido a questo punto avrebbe capi­to che si tratta... di...

Francesca        Natale, non spetta a te, Anna adesso ha ca­pito che è troppo tardi per tacere e parlera, è vero che parlerai?

Anna               Ma sì, certo che parlerò!  giusto, non si può tacere sempre... ebbene vai avrete certamente capito che Valerio non era solo un amico per me, era il mio ragazzo.

Natale              Era? Vorresti dire che adesso non lo è più???

Anna -             Esatto. Quando tu, zio, arrivasti quel giorno da Mandello per dare la notizia dei tuo fidanzamento con la zia Francesca, io ero rientrata per dire ai miei che la stessa sera Valerio sarebbe venuto a trovare mio padre per dirgli come stavano le cose tra noi due, eh bene, ti ricordi quei giorno? Le borsettate, il distret­to, era doveroso rimandare, però mai come in quel­l’occasione io ho capito veramente come fosse il ca­rattere di mio padre, e allora tutto il mio coraggio è andato a farsi benedire... e io... ho cominciato ad avere paura, sì paura che sarebbero successe scene... o cose del genere, così ho pensato di rimandare, anche se la cosa andava avanti già da qualche mese...

Natale              Da qualche mese? Ma di quanti mesi...

Francesca        Ma, per quanti mesi... volevi ancora aspet­tare? Quando una cosa è fatta... non rimane poi mol­to tempo per rimediare...

Anna               Ma il rimedio io l’ho già trovato.., e si, e il si­gnorino Valerio ne è stato felicissimo anche... sì, quan­do io ho detto a Valerio che non me la sentivo di dire tutto ai miei e che perciò non ci rimaneva che lasciar passare un po’ di tempo, prima di ricominciare e ve­derci, almeno fin che le cose non sarebbero tornate tranquille in casa nostra... Lui ha sorriso.., sì, ha sor­riso... e ha anche detto con la sua bella faccia da schiaf­fi... che se quello era il mio pensiero a lui andava be­nissimo, e che ci avrebbe pensato sopra... capite, e da allora non si è più fatto né vedere né sentire...

Natale              El sarà andà in gesa a pisà on candellot a San­to Antonio per lo scampato pericolo...

Francesca        Ma tu, benedetta ragazza, non potevi prima parlare con noi? Proprio adesso dovevi lasciarlo? Ma dico, adesso era il momento di tenerlo, più di prima... Ma non si lascia libero un ragazzo dopo... dopo... Do­po che... dopo che...

Natale              Ma certo che non si lascia dopo che.. dopo che... semmai era prima che dovevi lasciarlo.., nelle tue condizioni...

Anna               Le mie condizioni non sono peggio delle sue...

Natale              O direi proprio di no, se mi permetti questi sono casi in cui il lui sta sempre meglio che la lei!

Anna               So ben io come stò, ma ti garantisco che anche lui... ma io so come mi voleva bene, e così, tutt’a un tratto non può essergli passata...

Francesca        Visto che qui c’è una bella gara in cui uno vuol stare peggio dell’altro, come la mettiamo con quei due poveri tapini che stanno di là e non sanno niente?

Anna               Avete voluto che parlassi, ebbene adesso parlo, e che stiano anche loro male come noi, perché ammet­tiamolo che anche loro hanno una buona parte di torto, e, dico, la superstizione va bene, ma fino a que­sto punto...

Francesca        Ah, perché è successo per superstizione!!!

Natale              Ecco che cos’hanno di buono i giovani; hanno fantasia; per superstizione, te capiset Francesca, per superstizione!

Anna               Ma certo, se mio padre non fosse superstizioso io non avrei avuto nessuna paura a dirgli che i geni­tori dei suo futuro genero hanno un’impresa di pom­pe funebri!

Natale e Francesca (insieme) - Cosa? Un’impresa di pompe funebri?

Francesca        Ma tu allora non hai niente altro, che un’im­presa di pompe funebri da confessare...

Natale              L’é no che.., insomma tutto in regola... tutto eccetto il becchino... e la Gervasia la voreva no el polliroeu: le penne portano disgrazia... le pompe fu­nebri... invece.., e adess chi l’è che ghe le dis al Piva?? In un caso o nell’altro gh’hu idea che quest’anno per il Piva è un brutto anno..., mi sa che ci resta...

                        (Gervasia e Epifanio entrano dalla cucina.)

Gervasia          Allora come và l’ambulatorio? Va che bei faccett de sabet grass. Siete stati miracolati da Lour­des? E questa che l’haa levàa i occiai! Allora cosa ne direste di metterci a tavola.., così se disfesciom e ci diamo un attimo di respiro anche alla Rosina che la creppa de torment per el so sbianchin. A proposito Anna sai chi abbiamo conosciuto stamattina? L’avvo­cato che difenderà il papà in tribunale... Se vedessi che bel ragazzo... vero Piva?

Epifanio          Sì, propri, un bel fioeu, giovane con un’aria istruita, elegante, pensa se non fosse che è sempre a contatto con tante disgrazie, e si sa che questo porta sfortuna... te lo farei conoscere e chi sà... magari più avanti.., però è meglio di no, vera Gervasia? Chissà quanti lader e assassit el gh’ha de difend... no, l’è min­ga on partì tropp alegher... vedarem...

Gervasia          Ma certo, Piva, niente è mai abbastanza alle­gro per te, anzi de quand te conossi soo pù i ann che t’hoo vist a rid...

Epifanio          Piuttosto di stare qui a sproloquiare te sen­tet no che odor che vegn dalla cusina?

Gervasia          Rosina, che Dio te peluca, se pò savè cassa t’hee fàà?

Rosina             (entrando trafelata) Niente, niente, signora ho bruciato tutto l’arrosto, ma non si preoccupi ho mes­so sù tutte le bistecche!

Gervasia          30.000 de fesa in della ruera...

Francesca        Vieni Anna, andiamo a dare una mano (esco­no Anna, Francesca, Rosina e Natale)

Gervasia          No, no, l’è minga possibile, tutti i dì la bru­sa on quai coss!

Epifanio          Tutta colpa tua!

Gervasia          Mia, ma disi te det i numer... ma se mi seri chi con ti...

Epifanio          Tua, tua, te l’avevi dì de minga fermas a ci­ciarà sota la scala del sbianchin... e poeu vegnendo a cà hem incontrà on car de mort voi, pussee mal d’inscì...

Gervasia          Ah perché se l’era pien l’era ona fortuna, specialmente per il morto. Andem, Piva, din pù, din pù, famm ona carità perché mi son foeura di strasc... mi ne podi pù... guarda che da domani qui si cambia vita... duman mattina per prima robba me levi sù prest e voo a fè una bella passegiadina sotta la scala del sbianchin poeu giri tutta Milan finché incontri un bel funeralon de prima class e voo a dagh la man a tutti i bechin, poeu vegni a cà stravachi l’oli, te sbatti tutti i to cappei in sul lett, dervi l’ombrella in cà e … poeu spetti no fino a doman: cominci subit... eh il corno, il tuo maledetto corno... t’e1 sbatti giò da la ringhera... tò (butta il corno che avrà strappato dalla parete giù dalla finestra).

Voce dall’esterno - Ohei, vonciuni, ma siete matti la m’ha ciapà propi in sul coo! La me par matta de ligà, se pò savè cusa l’ha sbattù giò?

Gervasia           (affacciandosi) Signore, signore, non è niente, è solo un corno, un corno portafortuna...

Voce esterna   Ma che la vaga a scuà el mar lee e i sò corni...

La luce si spegne improvvisamente mentre si chiude il sipario.

ATTO TERZO

All’alzarsi del sipario, Renzo, entra con aria circospetta.

Renzo              (chiama a bassa voce) Rosina, Rosina, Rosina!

Rosina             (entrando dalla parte opposta) Tu? Ma dico cosa fai qui? Ma si può sapere perché sei venuto a cercarmi in casa?

Renzo              Bei modi davvero di ricevermi, dopo che ho mollato il posta di lavoro per venirti a parlare!

Rosina             Ma non capisci che se ti vedessero i miei signo­ri staremmo freschi tutti e due, poi con l’aria che tira oggi in questa casa.

Renzo              Quando mai in questa casa tira l’aria giusta. Fammi un piacere, qui ogni giorno ne succede una nuova...

Rosina             Come sarebbe a dire? Sei venuto apposta per dire male dei miei padroni? Perché se è così puoi an­che andartene!

Renzo              Sei davvero molta gentile, e io che mi ero il­luso che ti avrebbe fatto piacere un mio invita al ci­nema per questa sera!

Rosina             Questa sera? Ma figuriamoci! Questa sera qui c’è un grande ricevimento, caro, abbiamo invitati molto, ma molto importanti!

Renzo              Abbiamo? Ma da quando in qua tu fai parte della famiglia? Abbiamo... ma, dài, non farmi ridere, stai diventando una snob, come i tuoi signori!

Rosina             Senti, prima offendi i padroni, adesso offendi me. Ma come puoi sperare che accetti il tuo invito, se non fai altro che criticarmi!

Renzo              Sai casa ti dico? Che la mia pazienza ha un li­mite: io l’invito te l’ho fatto: se vuoi venire, bene, seno, amen!

Rosina - E io la risposta te l’ho già data! Stasera no!!!

                        (Renzo a queste parole si volta per uscire.)

Rosina             (con l’intenzione di fermarlo) Eventualmente quando sarai un po’ più gentile nei miei riguardi si vedrà! E adesso puoi anche andare!

Renzo              Non preoccuparti, me ne vado subito! Del re­sto l’avevo immaginato che non eri altro che una scimietta presuntuosa.

Rosina             E io ho sempre saputo che sei uno sciocco pie­no di boria!

Renzo              (secco) Stupida!!! (esce di corsa)

Rosina             Villano (lo segue sempre correndo)

Epifanio          (entra chiamando Anna) Anna? Anna?

Rosina             (rientra dalla parte da dove è uscita) Stupido che non è altro!

Epifanio          Ma con chi ce l’hai?

Rosina             (seccata) Ma non sono affari suoi! (esce dalla  cucina)

Epifanio          Bè; se non sono affari miei ... allora non mi in­teressa! (esce verso la comune chiamando) Anna, An­na!

Anna               (entrando dalla parte opposta a dove è uscito il padre) ... Ma sono qui... chi grida a questa modo!

Epifanio          (rientrando e finalmente trovando Anna) Fi­nalmente, si può sapere dove eri finita? Dunque An­na, niente discussioni, questa sera verrà a casa da noi
l’avvocato, e tu mi farai il sacrosanto piacere di stare a cena con noi, e di non trovare urta scusa qualsiasi per uscire, va bene?

Anna               Papà, è inutile che tu cerchi di aggirare l’osta­colo, tu vuoi che rimanga perché vuoi che io cono­sca questa perla rara di avvocato che ti ha fatto vin­cere la causa, perché in questa casa non si fà più nul­la senza prima aver interpellato l’avvocato! Avvoca­to di qua! Avvocato di là! Ormai lui ha sostituito il corno che la mamma ti ha buttato dalla finestra, e poi perché avere un portafortuna in famiglia non fà mai male, di conseguenza, siccome l’unico modo per far­lo diventare di famiglia, sarebbe che io lo sposassi, ecco tutto chiaro!!! Anna sposa l’avvocato perché... perché... porta buono! Ecco in poche parole quello che tu pensi. Ma vedi, hai fatta i canti senza l’oste, e sì, perché non ho bisogno di un portafortuna io, nos­signore semmai ho voglia di fidanzarmi e di sposarmi, ma con un uomo normale, non con uno che sostituisce un talismano qualunque. Allora andando avanti di que­sto passo perché non mi hai trovato uno con una bel­la gobba, così per tua comodità ci avresti offerto di vivere con voi, perché no? Una bella strofinatina alla gobba del genero, e via saresti stato al sicuro da qua­lunque calamità... Papa, il marito me lo scelgo io, va bene?

Epifanio          Queste sono tutte fisime che ti sei messa in testa. In quanto all’avvocato non ho mica detto di appenderlo sopra lo stipite come un ferro di cavallo! Ma visto che da quando lo conosco tutto mi va liscia come l’olio, che è un bel ragazzo istruito con una bella posizione, io dico perché non approfittarne e co­noscerlo, poi da cosa nasce cosa, e se ti dovesse pia­cere cosa ci sarebbe di male? Del resto piace anche a tua madre e poi — dico — sei anche una ragazza in­telligente cosa ti costa conoscerlo; nessuno di noi ha anticipato niente, è una cosa senza nessun impegno, solo conoscerlo...

Anna               Sì, sì, papà, senza nessun impegno, ti conosco molto bene, e conosco la tua forza di persuasione, ma propria perché non vaglio fare la guastafeste, va be­ne: questa sera rimarrò a cena con voi, e canoscerò questa perla di avvocato!

Gervasia          (entrando) Allora, cos’hai deciso Anna? Re­sti per la cena o esci con i tuoi amici?

Anna               Resto, resto solo per farvi contenti!

Gervasia          Ti prego di non immischiarmi coi desideri di tuo padre, per me che tu conosca o no questo av­vocato non mi interessa, io ho sempre pensato che sei grande abbastanza e giudiziosa da decidere da sa­la quello che vuoi fare. Se poi to pader e to zio fan­no gara per offrirti partiti più o meno vantaggiosi, io non c’entro, chiaro! Se decidi di rimanere, fammi un piacere vai di là a dare una mano alla Rosina che tutto sia in ordine, me raccomandi, il servizio bello e così via.., e ti, Epifanio, prima di andare a ordinare gli antipasti das una regolada... ho visto dalla finestra arrivare Francesca e Natale, ma dico sono gli ultimi giorni prima del matrimonio, sono presi da matti, e num mai che ghe dagum una man, andem. Mai che te se discantet on cicccin.

Francesca        Siamo qui, stanchi morti e non abbiamo com­binato niente!

Natale              Mi me vegn voeuia de tornà a Mandel de corsa, perché sun sicur che là tutto filerebbe per il verso giusto e sariom giamò pront con tutt!

Francesca        Io non capisco quante complicazioni si fac­ciano per delle cose da niente... però scusami Epifanio se parlo così, ma nella vostra famiglia amate pro­prio complicare le cose... e sì perché lui, Natale, in chiesa è notificato Natale ma in comune vostro padre lo ha chiamato nientepopodimeno che Francesco Giuseppe, dico se doveva dargli due nomi, almeno uno doveva essere quello che aveva dato in chiesa...

Epifanio          No, no, non è stata colpa di nostro padre, lui ce lo raccontava sempre. Quando è andato in co­mune per notificare la nascita di Natale, l’impiegata che c’era allo sportello gli ha chiesto che nome aveva il piccolo, lui ha risposto: essendo nato il 25 Di­cembre, Natale! Lei allora per fare la spiritosa gli ha risposto: e se nasceva il giorno di sabato grasso? A questa punto nostro padre si è incappellato e le ha risposto « Se ghe piass nò ch’el nom chi che la ghe meta pur quell che la voeur magari Cecco Beppe. Terra ballerina ». Basta, quella là se ved che quell dì lì l’era nervosa, fatto stà che al primo documento che abbiamo richiesto per Natale ci siamo accorti che sta saresetta gli aveva proprio messo Francesco Giusep­pe, ma del resto la cosa non ci ha minimamente in­teressati perché noi abbiamo continuato a chiamarlo Natale, e i alter che se ranger...

Francesca        E no, qui siamo noi che ci arrangiamo, per­ché adesso le pubblicazioni in chiesa sono di Natale Cornabej e in Comune di Francesco Giuseppe Cor­nabei.

Epifanio          E non sei contenta? Con un colpo solo ti becchi due mariti. Un Natale e un Cecco Beppe... dico guarda che tutte e due sono abbastanza celebri...

Francesca        Sì, forse può essere anche divertente, però è tutto un gran tirare per le lunghe, come per le fedi dall’incisore, dài, mi sembra di aver sposato l’alfa­beto. E sì, perché... N.F.G.C. a... FG.

Gervasia          Bastava manca on sercion de bicicletta!

Natale              Fa nient, fa nient, femes minga el sangh cattiv, dai Francesca, se ghavarem on fioeu num...

Francesca        Non succedera... guarda che i nostri annetti li abbiamo...

Natale              Non dire storie che io mi sento un pivello!

Gervasia          Sì, de quei d’una volta!

Natale              Cognata, ti faccio osservare che ti te set mag­giura de mi d’un bel tochell!

Gervasia          Madonna Santa, che galanteria, el sò che sei ancora un giavincello... anzi più ti guardo e più mi domando come mai non ci voglia il permesso del fra­tello maggiore data la minor età!

Natale              Quand te set inscì alegra voeur di che ghemm una quei novità. Su, coss’è ghe che bui in la pignatta?

Epifanio          Nient, nient, l’è che l’Anna ha accettato di conoscere l’avvocato e mi...

Gervasia          E lu el cred de vess giamò in gesa al matri­moni de la soa tusa con l’avucatt!

Francesca        Ma sì, ma sì, lei lo conoscerà, e se anche tutto finisse lì, non c’è mica premura di accasarla sta ragazza... è tanto giovane ancora, e poi di buona fa­miglia con una certa dote!

Gervasia          Ma natural, sun minga mì quella che rusa... per l’amor de Dio che la spetta ammò un ciccin pri­ma che ligas per semper... che poi si sà: galera a vita!

Natale              Sent, che bel discorset de fà in presenza della futura sposa, con chi discors chi, magari a la Francesca ghe ven voeuia de ripensag e la me mola tri dì prima de sposam!

Epifanio          Fam un piesè, che si innamorà me dùu pi­viun!

Gervasia          El g’ha reson el Piva, vi guardavo arrivare dalla finestra, state proprio bene insieme, oddio da parte lì... del balarin della rinascente.., qualche annetto di troppo, ma da parte tua Francesca te saret propi ona bella sposa...

Anna               (entrando) Mamma, allora di là tutto pronto, il papà può cominciare a andare dal Peck a ordinare gli antipasti... e a che ora arriva l’avvocato?

Natale              Io se permettete vada a darmi una rinfresca­tina... (Natale esce)

Epifanio          E mi a toò gli antipasti.

Gervasia          Sì, Piva, discantes e vàà! (Epifanio esce)

Anna               Mamma, ti ho chiesto a che ora arriva il principe del foro!

Gervasia          L’avvocato!!! Ma alle sette e tre quarti! (esce)

Anna               Hai visto come spingono l’avvocato?

Francesca        Ma, a proposito, Anna, non abbiamo più potuto parlare da sole, non hai più saputo nulla di Valerio? Neanche dalle tue amiche?

Anna               Macché, niente, figurati non si fa vedere nean­che più al tennis, né in piscina, sembra scomparso dalla faccia della terra!

Francesca        E non è possibile che sia partito, non sa qualche affare per suo padre?

Anna               Ma che affari vuoi che abbia suo padre fuori Mi­lano? Più che Musocco, Lambrate e Monumentale... ma no. Se mai sarà andato anticipatamente in vacan­za. Sai dovevamo rimanere tutte e due a Milano, ri­nunciare anche alle ferie pur di stare insieme e ades­so magari lui è su qualche spiaggia con chissà quante belle ragazze...

Francesca        Ma io aspetterei a trarre delle conclusioni affrettate; dài, non fare così, aspetta, vedrai che qual­che cosa prima o poi verrai a sapere... non può esse­re sparito così di punto in bianco... ma hai poi pro­vato a telefonare a casa sua?

Anna               Sì, certo ho telefonato, e sai che cosa mi ha det­to la cameriera? Che il signorino Valerio era fuori per lavoro.., guarda che una scusa più stupida di così non poteva trovarla... Valerio che lavora... ma dove? Con chi?

Francesca        Perché sto ragazzo ha giurato di fare il di­soccupato perenne?

Anna               Ma no, zia, è che si è appena laureato, e per ades­so vuole aspettare, anche perché non ha ancora de­ciso, se fare la professione a rilevare l’impresa del padre!

Francesca        Su, su, Anna, non fare così, vedrai che tutto si risolverà.., non può essersi volatilizzato...

                        Dall’interno voce di Barbara.

Barbara            Permesso? Anna ci sei? (entra Barbara) Carissima, scusami se non ho suonato, ma ho trovato la porta aperta, e la Rosina che rincorreva con aria minacciosa un imbianchino... francamente in casa tua c’è sempre un certo movimento... (finalmente si ac­corge di Francesca) Oh, ben trovata, signora... come sta?

Francesca        Benissimo cara, anzi approfitto della tua ve­nuta per invitanti personalmente al mio matrimonio va bene l’invito scritto, ma alle persone veramente care fà piacere dirlo di persona...

Barbara            Signora, la ringrazio, e stia pur certa che ver­remo con piacere, i miei genitori saranno felicissimi di partecipare alla sua gioia!

Francesca        E adesso vi lascia un attimo, vada a pre­pararmi, questa sera abbiamo gente che mio cognato ritiene molto importante... mhi... (esce)

Anna               (letteralmente furiosa) Vuoi sapere chi è ritenu­to tanto importante? Non sei curiosa? « Signori, ab­biamo il piacere di avere con noi questa sera il rino­mato sconosciuto avvocato Pincapallino... Principe del foro, che si occupa di cause perse e riesce a vincerle, facendo casi salire le sue quotaziani in casa Corna­bei, essendosi laureato non sola in legge ma anche in scaramanzia e rendendo il suddetta signor Epifanio schiavo delle sue decisioni al punto di prenderselo per genero piuttosto che perdere i suoi influssi be­nevoli »!

Barbara            Ma dico, stai farneticando, ma cosa ti pren­de? Senti sapevo che la tua storia con Valerio ti ave­va un po’ scioccata, ma da lì a diventare matta, e via adesso stai esagerando!

Anna               Esagerando? Casa dovrei fare? Conosco un ragazzo, sembra che lui senza di me non possa vivere... e poi...? Puff, via, sparisce come un fuoco fatua; in compenso mio padre tira fuori da non sa dove questa azzecca garbugli di avvocato e vuole che io lo sposi... e sì perché da principio si vuole sola che io lo conosca ma poi...

Barbara            Diciamo che i padri sano un po’ tutto uguali... sai com’è, l’avvenire dei propri figli; certo che im­porti un marito, salo perché porta fortuna diciamo che è un po’ dura da ingoiare, per fortuna mio padre è uno tranquillo, sai io e mio fratello non possiamo lamentarci, l’abbiamo educato ai nostri gusti. Piutto­sto io ero venuta per riferirti una casa che mi sembrava abbastanza importante, dunque mentre ero al tennis ha vista Valerio che stava entrando con un suo amico. Bene, l’ho salutato e ho cercata di portare il discorso su di te!!! Come se non ti avessi nominata, anzi a un certo punto ha detto che era tardi e che aveva non so quali impegni, fatto sta che in pochi mi­nuti se ne è andato. Io allora ho cercato di indagare con Dado e gli altri, niente anche loro lo vedono mol­to di rado, anzi Valentina ha detto: ma quello lì mi sembra un poco svitato con tutti i mezzi che ha, pro­prio adesso gli è preso il pallino del lavoro!

Anna               Tutte scuse carina, non vuole incontrarmi ed è ovvio che cerca di allontanarsi dalla compagnia!

Barbara            Comunque, Anna, non ci pensare. Via, i cor­teggiatoti non ti sono mai mancati, e poi puoi sempre contare sui portafortuna di papà!

Anna               Smettila, Bttrbara, non mi ci far pensare...

Gervasia          (entra cercando di abbottonare l’abito che do­vrebbe essere nero, elegante, bello ma nero) Allora, c’è qualcuna che mi dà una mano con questi bottoncini? oh, va chi l’è che gh’è chi, la Barbara, ciao ca­rina, stai bene? Senti ma già che ci sei perché non rimani a cena, sai, abbiamo visite, così non ti annoie­rai con noi soli vecchi.

Anna               Mamma, non credo che Barbara voglia essere dei nostri...

Barbara            La ringrazio signora, ma veramente devo tor­nare a casa per cena, e poi in confidenza, i porta for­tuna non sono il mio forte. Arrivederla, cara signora, ciao Anna, fatti vedere domani, così sapremo il se­guito... (esce)

Gervasia          Va che quella tosetta lì l’è diventada ona bel­la cinciapetta, ma Anna vai a farti bella che me sà tanto che stasera per ti, la sarà propri una bella sera... (Anna esce mentre dalla porta dell’altra parete entra Francesca che sente le parole di Gervasia).

Francesca        So ben io, che cosa ci vorrebbe per Anna perché fosse una bella sera!

Gervasia          Ma guarda che forse una mezza idea ghe l’hoò anca mi, comunque non precipitiamo gli eventi!

Rosina             (entra seguita da Daniele) Signora c’è un fiorista! Prega si accomodi!

Daniele            La signora Cornabei?

Gervasia          Sono io... O Dio tra due giorni anche lei sa­rà la signora Cornabei, ma i fiori per chi sono?

Daniele            Per la padrona di casa!

Gervasia          Allora hinn per mì... (prende i fiori e cerca evidentemente il borsellino non trovandolo si avvicina a Francesca) Oh Signor, g’hoo mai el borsin. Fran­cesca te ghe nò on para de mila franc...? (Francesca le dà i soldi - Gervasia si avvicina a Daniele e gli dà i soldi) Ecco tenga, per il disturbo (Daniele rifiuta sempre più categoricamente alla fine Lei gli infila le duemilalire nel taschino della giacca) La prega, ma che diamine, almeno un caffettino ci mancherebbe... su su li prenda!

Daniele            (imbarazzatissimo) Ma forse è meglio che io mi spieghi. Vede, non è che rifiuto il suo caffettino... anzi lo accetterei volentieri, ma si dà il caso che io sarei in un certo qual modo invitato a cena dal si­gnor Cornabei. Forse c’è stato un contrattempo, io mi scuso!

Gervasia          Ma non è lei che si deve scusare, ma la Ro­sina mi ha detto un fiorista...

Francesca        Ma certa è stato un errore prega si accomo­di, Epifanio non aveva detto di avere altri invitati...

Daniele            Signore, forse c’è un altra errore! Io sono sta­to invitata dal signor Natale Cornabei... e siccome sana arrivato in anticipo per il matrimonio avevamo decisa di fare una cena per « l’Addio al Celibato » for­se per soli uomini!!!

Gervasia          Ma noi, stia tranquillo non ci meravigliamo più di niente... vuol dire che sarà un addio al celi­bato per soli uomini con donne, comunque per non avere più sorprese, se dovessero arrivare altri invitati noi dopo il dodicesima mettiamo il cartello « esau­rito » perché se arrivasse il tredicesimo il Piva me lo decapita... ma lei perché non raggiunge il caro Na­tale, è di là che cerca inutilmente di farsi bello, sarà un po’ dura, prego lo raggiunga così ci fà una bella sorpresina... (accompagnando fuori Daniele) Natale, Natale, guarda chi l’è che g’he chi... (rientra)

Francesca        Ma dico io, come si fà a essere così sprov­veduti! Ma, andiamo! siamo già noi ospiti e il Nata­le ti invita qua gente senza nemmeno avvisare...

Gervasia          Questo sarebbe il minimo, pensa ti che bel­la figura de cicolatee che hoo fà quand gh’hoo dà la bonnaman!

Epifanio          (entra e Gervasia durante tutta la sua battuta gli ballonzola davanti per far vedere l’abito nuovo) Dunque tutto fatto, il ragazzo del Peck sa­lirà alle sette e mezzo con gli antipasti... Ti, Gervasia, te sariet giamò pronta? L’è tutta chi la tua eleganza? te podevet minga mett sù on queai coss de pussè alegher?... pussè... pussè...

Gervasia          Pussèe... pussèe... cosa? Dovevo mettere i ba­lett de l’albero? Ma dico è solo una cenetta con po­chi intimi, ti putost cerca minga di farlo passare per un evento nazionale perché allora te dovevet dimel prima e mi invidavi chi el Pertini e compravi el di­sco « Fratelli d’italia »!

Epifanio          Ma dim on poo: a ti te paghen per vess spi­ritosa? Voglio solo che l’avvocato abbia una buona impressione, della mia famiglia e congiunti vari...

Gervasia          Giamò che te set adrèe te rincressaria minga spiegam chi sarien i congiunti vari? La Rosina e el sò sbianchin?

Epifanio          Dàj muchela, l’Anna putost, almeno lee, l’è andata a farsi bella?

Gervasia          Ma sì, ma sì, stà quiett, te vedaret!

                        Entra Natale seguito da Daniele. Natale dovrebbe es­sere possibilmente in bleu, Epifanio lo stesso, met­tendosi vicini giustificano la battuta di Gervasia.

Natale              Cosa ne dite? Come stò?

Gervasia          O, gent, o gent, paren i dùu fradelitt cont el vestì de la Cresima... Piuttosto Natale perché non presenti il signore... (al Piva) l’hoo ciapà per el fiorista!

Natale              Ma certo, presento il signor Daniele Chiarini, mio testimone!

Gervasia          Mi scusi l’indiscrezione, ma lei per caso non è un allevatore di polli?

Daniele            Veramente mio padre, sì... lei lo conosce?

Gervasia          Non ho questa fortuna, ma in compenso ne ho sentito parlare...

Epifanio          Gervasia, ti te capisset mai nient, l’è nò un fiorista l’è on pollireou!

Gervasia          Mi hoo mai dì che l’è un fiorista, sont mi che l’hoo ciappà per un fiorista...

Epifanio          Invece l’è on polliroeu!!!

Gervasia          Tanto piacere me fasevi... se te ghe fudesset minga ti!

Natale              Gente, possiamo cominciare a prendere qual­cosina?

Francesca        Ma, Natale, diamine aspettiamo gli invitati... (Campanello).

Rosina             (entrando) Signora, c’è la signora Pelosi!

Epifanio          Anca incòo, ma che barba!

Gervasia          La Pelosi.., basta nanca el servizi de vinti­quatter... (andandole incontro) Che bella sorpresa, signora...

Pelosi               Vittoria, Vittoria...

Gervasia          Serom in guerra?

Pelosi               Ma no, signora, ma no, vittoria per la causa... mi sono permessa di portare due pastarelle (porge a Gervasia un piccolissimo pacchettino)

Gervasia          Lei è veramente troppo gentile, guardate la signora Pelosi che pensierino... (mette il pacchettino sui tavolino) Guardate... dù mangen e i alter guar­den...

Epifanio          Un po’ di calma che adesso arriverà l’avvo­cato.., me raccomandi state calmi e ai vostri posti... non agitatevi...(Campanello.)

Epifanio          Cosa vi avevo detto? Calmi, mi raccomando.

Rosina             (entra seguita dall’avvocato) Signora, c’è il si­gnor Avvocato!

Avvocato        (bacia la mano a Gervasia) Buonasera, signo­ra Cornabei!

Gervasia          Avvocato, buonasera!

Epifanio          Buonasera, avvocato, venga venga, che le pre­sento la mia famiglia, questa è la mia futura cognata signora Francesca Galimberti ... e questo è lo sposo, mio fratello Natale...

Avvocato        (inchinandosi a Francesca e baciandole la mano) Signora, incantato!

Epifanio          La Pel…

Gervasia          La signora Pelosi...

Epifanio          Sì... l’è... l’è...

Gervasia          Una buona amica.

Epifanio          Sì, si, disi minga de no! E poi ci sarebbe qui un fio... no on poll...

Gervasia          Daniele Chiarini amico e testimonio dello sposo...

Epifanio          Certo, certo, manca solo mia figlia, ma sarà qui a momenti... se si vuole accomodare?

Gervasia          Ma certo, avvocato, si accomodi... (lo fa se­dere lontano dal gruppo dei parenti e amici) Rosina, gli aperitivi!

Rosina             No, no, non posso!!! (esce correndo)

Gervasia          (lascia l’avvocato e si avvicina al gruppo) L’avete sentita e perché non ci porta gli aperitivi?

Epifanio          Cosa vuoi che ti dica? Avrà bruciato anche quelli!

                        (Dalla porta opposta a dove sotto tutti entra Anna, so­lo l’avvocato la vede.)

Anna               Scusatemi per il ritardo (vede l’avvocato) Tu???

Avvocato        Lei deve certamente essere la signorina Anna! L’avrei riconosciuta tra mille dopo le presenta­zioni fattemi da suo padre!

Gervasia          Sentite, visto che gli aperitivi, non ce li vogliono portare, perché non ci accomodiamo di là e ce li andiamo a prendere? Avvocato, preferisce che glie­lo porti io... e tu Anna tieni compagnia all’avvocato. Escono tutti.

Anna               Adesso mi spiegherai tutto... come hai potuto... così con l’inganno?

Avvocato        Ma casa stai farneticando? Quale inganno?

Anna               Ma come, mio padre, mia madre, aspettano l’av­vocato e invece arrivi tu!

Avvocato        Certo arrivo io, perché io sono l’avvocato che ha difeso in tribunale tuo padre!

Anna               Ma come puoi essere tu?

Avvocato        Ma ti sembra che se io non fossi l’avvocato di tuo padre sarei qui... smettila di agitarti e ascoltami... quando quel giorno tu mi hai detta la situazio­ne della tua famiglia, diciamo abbastanza caotica e da qui il motivo di non vederci più, ebbene a me non è sembrato giusta e allora ho detto, suo padre non mi conosce, sua madre nemmeno, la professione di mio padre non è per fortuna la mia... facciamoci coraggio e cerchiamo una soluzione... e pensandoci bene l’ho trovata...

Anna               Quella di mettermi da parte...

Avvocato        L’indomani sono andato da un mio amico avvocato e gli ho esposto il nostro caso... Questi non si è fatto pregare per aiutarmi a farmi nominare qua­le avvocato difensore d’ufficio nella causa di tua pa­dre. E fin qui il primo passo era fatto: dopo suben­trava la parte più difficile, fare assolvere tuo padre...e ti garantisco che ce n’è voluto.., ma dal momento della sentenza, la cosa era fatta, tuo padre si è convinto che io gli porta fortuna e poi piano piano ha cominciato ad accarezzare l’idea che io potessi essere un futuro genero...

Anna               E io, vero?, per me nessuna premura, nessuno si interessava se io soffrivo o meno del tuo silenzio...io non dovevo sapere niente...

Avvocato        Ma io pensavo che tutto questo era preferibile alla tua idea abbastanza balorda di non vederci più… (avvicinandosi quasi ad abbracciarla, nel frattempo Gervasia è apparsa sulla porta e ascolta le ultime pa­rate dell’avvocato) Piuttosto in casa nessuna sospetta di nulla...

Gervasia          Che cosa dovrebbero sospettare in casa? Che un ragazzo innamorato deve fare anche i salti mortali se vuole arrivare al cuore della sua bella.., e, cara el mè car fioeu qui i casi erano due, o il Piva vinceva la causa, o lei si faceva crescere una bella gobba, e si ricordi bene che per il Piva una gobba potrebbe superare in fortuna anche la vincita della causa. Piut­tosto tra voi nessun dubbio? Tutto chiaro?

Anna               Ma mamma tu come hai fatta a sapere?

Gervasia          Ricordati bene, che quando tu uscivi con il Valerio.., la tua mamma, vi guardava andare via dal­la finestra, perciò io conoscevo bene questo bel signo­rino, e quando, arrivata in tribunale, mi è stato pre­sentato proprio lui, ben sunt minga una cima, ma nanca ona maga... Valerio il tuo corteggiatore... Vale­rio l’avvocatt de ta pader... bambini, ci vuole poco...

Anna               Mamma, ma adesso il papà cosa dirà?

Gervasia          Ma cosa te voeuret ch’el disa... dirà che sei una brava ragazza matura che ascolta i suoi consigli... ecco cosa dirà...

Anna               Ma non di adesso... di prima...

Gervasia          Prima quando? Ma io non so niente.., io so che vi siete visti, vi siete conosciuti, vi siete piaciuti... o... insomma... ma vi devo fare da paravento fino in fondo? trovatevele da voi le vostre scuse...

                        (Entrano tutti.)

Epifanio          Eccoci qui, cosa ne direste se andassimo a tavola?

Gervasia          Buona idea...

Avvocato        Signor Cornabei!

Epifauio e Natale - (insieme) Sì?

Avvocato        Signor Epifanio Cornabei, ho l’onore di chie­dere la mano di sua figlia Anna!

Epifanio          Cos’è?

Avvocato        Signor Natale Cornabei, ho il piacere di chie­dere la mano di sua nipote Andrea!

Natale              Caspita ma questo si chiama andare in fretta!

Epifanio          Ma dico, ma se vi siete appena conosciuti...

Anna               Papà, noi...

Gervasia          Loro si sono appena conosciuti...

Francesca        Ma è come se si conoscessero da sempre...

Rosina             (entra agitatissima) ... Signora... Signora... Io...

Gervasia          No, no, no, frena... a noi non interessa nien­te... noi... noi... abbiamo deciso... che andiamo al ristorante...

Epifanio          Brava Gervasia, buona idea... noi andiania al ristorante.., e allora? se spetom? la carozza?... dài via.., prima gli sposo novelli ... poi... gli sposi pim­panti poi i testimoni, fiorista o polliroeu, insomma quei che hiinn e in fine.., i... futuri zii... o magari.., i futu­ri... nonni sten diset Gervasia... però guardandoti bene.., te podevet minga mettes sù un quai coss meno...meno...

Gervasia          Piva, prima pussèe.. pussèe... ades meno...meno, insomma te l’è minga capida: d’ora in avanti te me ciappet come sunt... (escono).

   

FINE

Fare l’attore è fatica, ma fare l’uomo è un compito ben più gravoso (Zaira Bartoni Beh)