Un padre ci vuole
Commedia in tre atti di Stefano Landi
PERSONA G G1
ORESTE - Sui 30 anni, ma invecchiato, risecchito, con un che di arcigno negli occhi. Una faccia macerata di studioso -lenti a stringinaso, barbettina -in contrasto coi vecchi panni di fustagno quasi contadineschi che umiliano la sua sparuta figura.
FERRUCCIO - Sui 60 anni, ma vigoroso, largo di petto, gli occhi chiari ridenti o feroci nella faccia abbronzata, i capelli ben piantati tul capo, tutti neri. Veste come un uomo d'età che voglia ancora tenersi su, di marrone, con una fascetta da lutto al braccio.
CLELIA - Sta 30 anni, fine, bellina, sguardo luminoso e fermo, chiara voce franca e animosa. Veste con elegante semplicità, come una signorina di famiglia borghese, in villeggiatura.
ALFREDO - Sotto i 40, quadrato nella persona, ha la faccia aguzza volpina, veste bene, da ricco, alla foggia inglese.
BRUTI - Sui ^5, tanto grasso e tardo all'aspetto, quanto fine e sensibile d'animo.
GUADAGNI - Età indefinibile; piccolo borghese di provincia.
CRAVANZOLA - Sui 50, signore di campagna. Veste come uno che a cavallo ci va per i suoi affari e non per diporto, ma concedendosi il gusto di possedere un bellissimo frustino.
FILIPPA - Sta 50, donna di casa, grossa, svelta solo di lingua, anneghittita ed irritata dalla piccola vita di una casa senza avvenire.
FRANCESCA - Sui $0, vestita signorilmente ma con modestia.
MARIA - Sui 25, figlia di Francesca.
LAMBERTO - Sui 30, fidanzato di Maria.
Oggi, in un paese agricolo dell'Italia centrale, vicino a una grande città.
Scena per i tre atti: vasto locale a terreno che fa da cucina e da tinello. La cucina col focolare sotto la cappa, l'acquaio, la tavola, ecc. nell'angolo tra la parete di sinistra e quella di fondo, che ha, lì sopra, un finestrino ferrato;
poi un erande uscio; poi una finestra. Nella parete ai destra, verso il fondo un'altra finestra, poi una cristallliera, una credenza, un vecchio comodo divano con due poltrone. In primo piano a sinistra, una porta che immette
nelle stanze interne. La tavola da pranzo è in centro con le sue seggiole. Dall'uscio grande e dalle finestre si vede, di là da un orto con alberi da frutto, qualche casa del paese e la campagna.
ATTO PRIMO
Filippa dorme su una poltrona, che è stata portata presso il focolare. L'uscio in fondo è spalancato. L'alba. Poco dopo spuntano dal di fuori, venendo avanti lentamente, e restano un momento sulla soglia, Oreste e Bruti, stanchi, coi panni e le scarpe impolverati e inzaccherati.
Oreste - (con un freddo sorrisetto) Eh eh. « Lo ritroverà a casa », lei diceva. Ha visto? (Entra e avanza zoppicando, seguito dall'altro che trascina i piedi - arrestandosi e additando Filippa). Se quella dorme lì, vuol dire che lui non è tornato. Chi aveva ragione?
Bruti - (quasi scusandosi) Ma è appena l'alba, signor Tressa...
Oreste - Di oggi. L'alba di oggi, caro dottore, E lui è scomparso dal pomeriggio di ieri. È inutile che lei cerchi ai confortarmi. Filippa.
Filippa - (pigramente, alzandosi) T'ho sentito, che credi? Mica dormivo: m'ero buttata un po'...
Oreste - La mia poltrona, se non ti dispiace, al suo posto.
Filippa - (spingendo la poltrona presso la tavola, pochi passi per volta come se facesse una gran fatica, e brontolando) Ah, Signore! Ma bada che non ci voglio rimettere la salute, io, per le ragazzate che tuo padre si diverte a fare! (Irritata dal sorrisetto di Oreste) Anzi, per le tue esagerazioni! Come se fosse la prima volta che Ferruccio passa la notte fuori di casa!
Oreste - (a Bruti, facendolo accomodare sulla poltrona) S'accomodi qui. Senza cerimonie: io non ho la calma di star seduto. (Torna verso l'uscio e resta a scrutar fuori come se fosse in ansia).
Bruti - (sedendo) Però, badi che lei zoppica. Ci siamo stancati davvero.
Oreste - (senza voltarsi) Lo domandi a lei, perché zoppico. (Intende Filippa).
Filippa - A me? e che c'entro io? Io anzi t'avevo detto di non muoverti! Perché tuo padre bisogna capirlo. Quante volte se n'è. scappato di nascosto in città? per fare le belle cose che tutti possiamo immaginare?
Oreste - (voltandosi. Assoluto, ma con fredda calma) Senza avvertire, mai. Tutte le volte che s'è assentato, tutte, m'ha lasciato un biglietto.
Filippa - (con derisione, irritata) E va bene: questa volta ne ha fatto a meno. Pare che sia un bambino, che ha da chiedere il permesso!
Bruti - (stupito, visto che Oreste non risponde) E lei ha perduto la notte a girare... solo per questo?
Oreste - (con vero cordoglio, rimproverando Filippa). Peggio, Filippa. Peggio d'un bambino, (Tornando indietro, a Bruti) Un uomo uscito dalla tragedia che lei sa: avvilito dai rimorsi... Provi a pensare come deve sentirsi dentro, uno che ha causato la morte della moglie e dei figli.
Bruti - (affascinato dallo sguardo di Oreste) Certo... dev'essere terribile...
Oreste - (rivolgendosi anche « Filippa) Basta vedere come si è ridotto: da che era un uomo d'una attività, d'un'cnergia sbalorditiva. (A Bruti) Incapace di muovere un dito... -Mio padre sa bene con che ansia perciò veglio su lui. Mi scompare a un. tratto senza lasciarmi detto nulla. Che debbo fare io allora? (Li guarda) Stare in pensiero, non, basta, credo: in un caso come questo,, che la mente corre subito alle cose più gravi ! (Conclusivo, grave, con gli occhi chiusi) E dùnque il mio preciso dovere è questo: mettermi a cercarlo e non desistere finché non l'abbia ritrovato e ricondotto a ca$a.
Bruti - (dopo un po', con un sospiro) Eh, certo che... lo capisco...
Filippa - (visto Bruti soggiogato, a Oreste) Bada che ti sei fissato, tu, nella parte di tutore di tuo padre. Non lo fai più respirare. Bruti (scorgendo uno spiraglio) Ecco, ecco: anche lei dice... che forse s'impensierisce un po' troppo?
Filippa - E non fa più respirare nessuno! Ci vorrebbe tutti con l'anima in bocca, tutto il giorno: che farà, che non farà! E lascia un po' che faccia quel che gli pare!
Oreste - (con quel sorrisetto) Già già. La signora Filippa, che non vede un palmo oltre il naso, mi dispensa dal mio .compito. (Con disprezzo) Se non sbaglio, mio padre ha già tentato una volta di togliersi la vita: e tu lo sai I
Filippa - Ma questo fu allora, subito dopo la disgraziai
Oreste - (c. s.) A caldo, tu dici. No, cara: non fu subito dopo. (A Bruti) Restò quasi cinque mesi fra la morte e la vita, tutto fracassato e con la commozione cerebrale: capirà che in quello stato non poteva pensare»..
Filippa - (interrompendolo) Ma sì, fu quando riprese coscienza, all'ospedale: è lo stesso! Appena capì quello che aveva fatto e si trovò piantonato: in stato d'arrestoI alla vigilia del prócesso! (Pigliando anche lei a testimonio Bruti, dall'altra parte) Scusi: lei metta uno... che non l'aveva mica voluto, ma la responsabilità, c'è poco da dire, era stata' sua: perché il passaggio a livello era chiuso e lui per l'impazienza di non aspettare un po' con la carrozza.... Lo sa come fu il fatto?
Bruti - (cercando di ripararsi) SI, si: me l'ha accennato stanotte...
Oreste - (a Bruti, con calma sdegnosa) Come vede, dà la versione dei nostri nemici. Benché io sia riuscito a far riaprire il procèsso e a fargli ridurre la pena da otto anni a tre soli, proprio perché non è dimostrato per nulla affatto che i cancelli fossero stati debitamente chiusi né che li avesse riaperti lui.
Filippa - Se l'aveva ammesso!
Oreste - (rimbeccandola) Per voluttà d'aggravarsi la colpa: come aveva tentato di punirsi da sèi
Filippa - Io so solo che tutto il paese, tuo padre, lo voleva all'ergastolo! (Prevenendolo) Sì, si, perché e un paese di selvaggi! E che la povera tua madre, quel giorno....
Oreste - (interrompendola) Smettila! Insomma... Filippa! (L'ha quasi supplicata).
Filippa - (mitigando e a grado a grado commovendosi) Non ci voleva andare, non si sentiva bene... Ma figurarsi se lui poteva rinunziare all'orgoglio di mostrarla alla festa, parata con tutti i suoi ori! L'ho ancora davanti agli occhi come salì su quella carrozza! Per forza, poveretta! E ti dico che ci saresti salito anche tu, sai?, per forza: se non eri ai. tuoi studii in città. L'hai scampata solo per questo. Come tuo fratello Alfredo, che se n'era dovuto scappare fino in Australia per. liberarsi dalla tirannia di tuo padre e-farsi un po' la sua vita!
Oreste - (tornando all'uscio, a Bruti, ironico) Lo capisce lei questo discorso? Io non lo capisco!
Filippa - Perché tuo padre era un prepotente, caro mio: più intrattabile di come sei diventato tu, ora che credi di fare il capo di famigliai
Oreste - Ah, non Io faccio! Credo di farlo...
Filippa - (per ferirlo) Sai perché lui t'aveva lasciato a studiare? perché t'aveva giudicato un buono a nulla!
Oreste - (con affettuoso compatimento) Poveruomo... e che poteva capirne? (Scotendo il capo, a Bruti) Gli parevano sciocchezze, la laurea pubblicata a spese della Facoltà... la nomina ad assistente appena laureato:..
Bruti - (con rispettoso interesse) Ma allora lei è professore: assistente universitario...
Oreste - (tornando indietro) Oh. Lo fui per due anni, col senatore Giannantoni, e stavo per avere la libera docenza, in biologia.
Bruti - (con ammirazione) Assistente di Giannantoni! Ma allora...
Oreste - (commosso) Caro dottore: per me è finita. Mentre mio fratello Alfredo... lui d'affari se ne intende! avrebbe potuto assumersi tutto, qui. Un egoista. Non sentì nemmeno il dovere di scomodarsi nel momento più terribile. (S'allontana di nuovo verso l'uscio in fondo).
Filippa - Fossi stato un po' egoista anche tu: ora forse potresti...
Oreste - (troncando) T'ho pregata di fare quello che ti compete. (Altra occhiata fuori, toma indietro, s'arresta, mirandosi i piedi che gli bruciano, con ira contenuta) Se tu m'avessi comprato i lacci da scarpe! (A un atto di lei, ch'è rimasta male) Eh eh. I lacci. (Muove qualche passo gemendo, fa un suo riso quasi tra sé pieno di sofferenze e d'ironia,.a Bruti) Dottore: Io nota?
Bruti - (sbalestrato) Che cosa?
Oreste - Il conforto. Le premure che mi si prodigano in questa casa. (A Filippa, mellifluo) Stiamo ancora aspettando che ti venga in testa... d'offrirci un sorso di caffè. O caffè e lane, dottore? - Caffè e latte col pane, per tutt'e due. Ma ora non c'è bisogna di correre: arrivi tardi lo stesso! (Filippa è corsa ai fornelli).
Bruti - (con un sorriso riconoscente rinvivendo) Ah sì; un caffè e latte caldo,, direi proprio che ci vuole..
Oreste - Come vede, c'è stato bisogno di chiederlo! Come questi lacci di scarpe. Uh mese, che li chiedo. (S'appoggia alla tavola e gli alza i suoi piedi sotto il naso) Guardi. E pensi come ho dovuto camminare stanotte: tirandomi dietro le scarpe come due ciabatte.
Bruti - (impressionato) Ah, perciò tutti quegli inciampiconi...
Filippa - (dai fornelli, mortificata) Se mene sono scordata!
Oreste - (cavando fuori un'agenda e scorrendola) Eh eh. Giudichi lei, dottore. Giorno sedici, guardi: « rimproverata Filippa che da tre giorni dimentica acquistarmi lacci scarpe ». Giorno... dipiotto: Tacci scarpe. Diciannove: scadenza... no. (Va avanti; tra i denti) Sequestro... (Sfoglia e s'abbuia) Qui è segno che non ci ho pensato più neanch'io. (Ritrovando, con gioia) Ecco, ecco! 24 lacci, e ancora 06 lacci, fino a ieri! Eh eh. (Ironico) Tu avresti tremato, di scorciarti una sola volta un desiderio di mio padre.
Filippa - (stringendosi nelle spalle) Ma si, vuol dire che tuo padre mi dava un'altra soggezione.
Orestb - Ah, questa è la scusai Appunto: la soggezione esteriore, ti ci vuole. Ora capisco mio padre, che talvolta aveva l'impulso di far crollare i muri! (Ripensandoci dolente) Benché la mia povera mamma... (Ricomposto) Basta. Vorrei sapere come si regolerebbe lei, per esempio!
Bruti - Io?
Oreste - Se a casa sua la trattassero cosi.
Bruti - (schermendosi) Io sono scapolo...
Oreste - E che vuoldire? lo sono anch'io!
Bruti - Scusi, ma, ma io, vede?, passando davanti a un mereiaio... me li sarei.comprati da me, i lacci.
Oreste - (che c'è restato male) Ma no! scusi ! che ragionamento è questo?
Filippa - (venendo avanti, piena di riconoscenza) Il latte, lo preferisce con tutta la panna, signor -dottore?
Bruti - (confuso) Grazie... sì, come vuole lei. (A Oreste) Scusi: io non sono stato presentato alla signora. (Si alza, con stento).
Filippa - (ridendo male) Che signora, per carità! Qua sono la serva: non l'aveva capito?
Orestb - (spazientito, frastornato da un pensiero). Ma non le creda, dottore. E’ una nostra parente, che dopo la disgrazia prese le redini di casa nostra: e nessuno l'ha mai trattata da serva.
Filippa - Intanto non mi hai presentata, e il signore l'ha notato.
Oreste - (sbrigativo, per tornare al suo pensiero) Il dottor Cesare Bruti, la signorina Filippina Tressa.
Bruti - (inchinandosi) Onorarissimo.
Filippa - (attaccando subito discorso con soddisfazione) Prego, piacere mio: non posso darle la mano perché... Lei è qui in villeggiatura, eh? Io l'ho incontrato tante volte, con una bella signorina...
Bruti - Sì, sì.
Filippa - (curiosa) La sua fidanzata?
Bruti - (subito, con uno scatto quasi di ribrezzo) No... no: che le salta in testa? Mi scusi: ma la minima supposizione», mi fa senso!
Filippa - Mi scusi lei, ma che ci sarebbe stato di male?
Bruti - Oh! Era fidanzata col mio povero fratello, morto.
Oreste - (malizioso) Lei non s'è voluto caricare sulle spalle il peso d'una casal. Bruti (indignato). Ma che dice?
Oreste - Dico per i lacci delle scarpe. Lei entra in un negozio e se li compera da sé. Poterla avere, la testa per queste cose. Quando si deve averla per centomila altre molto più gravi e complicate. La casa vinicola... l'orgoglio della ditta: per carità! in cima a tutti i pensieri! E i molini. E la fabbrica dei pelati...
Bruti - (con un sussultò) La fabbrica dei pelati?
Oreste - Pomodori. Si chiamano pelati: in scatola. Anche quelli! (Gridando, a Filippa) Vuoi farmi il favore di togliermi le scarpe? No, me le cavo da me. (Se le cava e le rovescia, ne cadono gruzzoli di brec' cole) Guarda, cara. Breccolc: sassolini: me ne hai fatti imbarcare a ogni passo. E potevo fermarmi a ogni passo per levarli? Ho i piedi tutti scorticati! In un momento che dovrei volare!
Bruti - (dopo avere annusato, timidamente) Ma che è, quest'odore di bruciato?
Filippa - (scappando al focolare) Oh, mamma mia; il latte... se n'è andato tutto!
Bruti - (agitato) Il latte? Oh! Peccato! Oreste (come se ci avesse gusto) Benissimo! Ecco la donna di casal
Filippa - (fuori di sé). Noi la mia disgrazia è quando mi scordo che non bisogna darti retta! Mi dispiace per il signor Bruti!
Oreste - (disgustato) E per me no. La sente? Ma bisogna che vada a cercare mio padre. (S'avvia).
Filippa - (trattenendolo, mentre Bruti s'alza stupito) Scalzo? Aspetta almeno che ritorni il signor Guadagni dall'Orticello!
Oreste - (calmo, con le scarpe alte in mano, senza un gesto) Levati.
Filippa - (c. s.) Ma vedrai che tuo padre è 1) come ti dicevo, e che lui te lo riportai
Oreste - Levati, dico. (Come Filippa lo lascia) Povera donna. (Esce).
Bruti - Ma, signor Tressa... Professore...
Filippa - (dalla soglia, parlando fuori) Non fare pazzie, Oreste: prenditi almeno un po' di caffè nero! (Dopo un attimo, più forte) O lo vuoi con un uovo battuto? (Dopo un po', voltandosi, a Bruti) Che vuol fare, con un uomo simile?
Bruti - Non... transige...
Filippa - E vedrà che suo padre, o è andato in città a svagarsi, o avrà passato la notte all'aperto perché smaniava dal caldoi II caldo, i calori del sangue: ecco tutti i tormenti di quell'uomo: e lui si monta la testai Ma fa fìnta, di montarsela: lei l'avrà già capito: per costituire rimorsi a me e al padre.
Bruti - (allargando le braccia) Natura, che ci vuol fare? E allora...
Filippa - Vuole andar via ?
Bruti - Eh, visto che... Scusi!
Filippa - Naturale, l'ha lasciato in asso! (Si guardano) Ma perché non resta? (Risolvendo) Facciamo colazione insieme, noi due.
Bruti - Oh... non si disturbi.
Filippa - (dandosi già da fare) Si metta a sedere. Quello può aver fatto cento pensate. Parlo di Ferruccio. Può esser salito a monte Cavo per veder spuntare il sole!
Bruti - (che s'è seduto, con piacevole meraviglia) Ah sì? allora come Clelia! La sig norina che le dicevo: è salita appunto ìssù per la levata del sole! Dicono che è uno spettacolo stupendol (Dopo un po') Me l'ha fatto perdere, per non aspettarmi un poco. E non ci si combattei Impazienze... salti d'umore... una cosa terribile!
Filippa - Ah, dice quella signorina?
Bruti - Sì, da che le morì il fidanzato, mio fratello... Guardi: qui, recentemente, ha perso un diario che scriveva... (Senza rendersene conto, tutto rianimato) Non le dico quello che ha fatto succedere in casa, con la madre e la sorella, e anche con mei Come se la colpa fosse nostra. Pareva che non potesse più vivere se non lo riaveva: e tre giorni dopo, d'un tratto, tutto finito.
La voce di Guadagni - (oltre l'uscio in fondo) Signorina Filippa!
Bruti - (levandosi) Chi è?
Filippa - È il signor Guadagni: un amico di casa.
Guadagni - (sorreggendo Orbste, abbandonato su lui) Venga qua: m'aiuti! (Ma fra la loro meraviglia Oreste si scioglie da lui e, pia che mai zoppicando, con la faccia aggrondata, va a gettarsi sul divano, lasciando cadere lungo il tragitto le scarpe che ancora reggeva in mano. Gli altri lo guardano in silenzio).
Oreste - Non ho più bisogno di nulla. Vi ringrazio tutti. (Resta cupo, assorto).
Guadagni - (a Bruti, afferrando la gamba di Orestb e togliendogli la calza) Gli ho visto il piede. Lei è medico, è vero? Guardi lei: forse disinfettarglielo non basta: c'è tutta la pelle... (A Oreste) Solo un pazzo poteva ridursi in questo stato!
Bruti - (alacre e deciso, entrando in funzione) Fermo: mi lasci vedere. Eh sì, c'è qualcosina da fare. (Pare contento: cava di tasca e dispone su una seggiola una boccetta d'alcool e una busta con bisturi, forbicette ecc.).
Filippa - (frattanto, a Guadagni) Allora, al-l'OrticelIo, niente? (Come Guadagni fa di no) Strano!
Bruti - (a Filippa, perentorio) Ci sarà dell'acqua bollita, non è vero? Porti qui. E pezze di lino, bambagia, e anche una catinella.
Filippa - Ma lei ha guardato bene all'Orti-cello?
Guadagni - (a Filippa, che traffica per eseguire) Non s'è trovata la chiave per entrare, ma era tutto chiuso, portone, finestre: ci abbiamo girato intorno, io mi sono sgolato a chiamare... E poi il contadino lo avrebbe veduto.
Bruti - Andiamo, signorina! (a Oreste) Intanto, comincio con l'alcool. Brucerà.
Oreste - (coi denti stretti per il dolore) Spero che quella là, almeno torcerà gli occhi allo spettacolo del male che ha fatto!
Guadagni - (sempre reggendogli la gamba) Il male, scusa, l'hai fatto tu a non fermarti a tempo, quando hai visto che in queste condizioni non potevi più camminare.
Oreste - E mio padre allora lo cercava lui che non lo conosce. Dovevo andare avanti a qualunque costo. Peggi© per gli altri, se mi riducono così.
Guadagni - Il peggio, mi pare che è per te! I piedi dolgono a te.
Bruti - Parli quanto vuole, ma stia fermo.
Oreste - E io ne godo!
Guadagni - E allora... accomodati!
Oreste - (a Bruti) Presto, dottore, che mi rimetto in giro.
Bruti - Lei starà alle mie prescrizioni, che sono: riposo assoluto! Cravanzola (dalla soglia) Permesso? (ma nessuno l'ode). Oreste (agitandosi, trattenuto da Guadagni) Ah sì? E allora si levi! Ridatemi le mie calzette!
Guadagni - (tenendolo fermo) Tu sei matto. Non gli badi, dottore.
Cravanzola - (entrando) Buon giorno, signori! È mezz'ora che chiedo permesso.
Oreste - (turbato) Ah, già: il pranzo a casa sua. Mi dispiace, Cravanzola, ma non posso venire.
Cravanzola - (diffidente) Che significa questa storia, Oreste? Mi guardi negli occhi!
Guadagni - (subito) Senti, Cravanzola: lascialo stare, almeno per oggi.
Cravanzola - Ma come lo lascio stare? Oggi c'è il pranzo con quei tali, e lui io sa bene: o fuori o denaro. Lei è alla vigilia dei fallimento! Lo vuol capire?
Oreste - Sarà. E tanto più, allora, voglio tutelare la mia dignità.
Cravanzola - (mentre Filippa scoppia a ridere astiosa) Se non ci fossi io a rassicurare i suoi creditori con la combinazione... che oggi deve andare in porto, Oreste! Se non ci fossi io, dico, che le offro una mano... una mano in tutti i sensi. Eravamo già d'accordo, mi pare. Mia figlia l'aspetta e le ho promesso che lei verrà con un mazzolino di fiori. (Frigidamente) Tanto, sapevo che avrei dovuto pagarlo io; anche quello.
Oreste - Ah, Cravanzola, scusi! Così... mi fa mortificare per lei.
Cravanzola - Ma non perdiamoci in chiacchiere. Le ho detto che quei tali, che saranno a pranzo con noi, debbono esser rassicurati che tutto marcia in regola. Altrimenti, la corda che le tengono al collo...
Guadagni - (interrompendolo) Se ti pare delicatezza, mettere in piazza ogni cosa!
Cravanzola - E va bene, vado via. L'aspettiamo per il tocco. (Accenna un saluto).
Oreste - (per trattenerlo) Ma io... Parli lei, dottor Bruti: che cosa m'ha prescritto?
Bruti - Ah. Io...
Cravanzola - (interrompendolo) Può fare un breve tragitto in carrozza? per una ragione gravissima ? improrogabile ?
Bruti - (confuso, guardando lui e Oreste) Ma... io non so... se è proprio necessario...
Cravanzola - (subito) La ringrazio: non occorre altro. (E guarda sorridendo Oreste, ammutolito) Proprio nient'altro.
Guadagni - (a Bruti, additando i piedi «/'Oreste, ridotti due palle bianche) Lei ha finito, non è vero?
Bruti - (sentendosi mandar via) Ah SÌ. Benissimo...
Oreste - (vergognandosi) Mi scusi, dottore... mi scusi. La ringrazio di tutto.
Bruti - (raccoglie i suoi arnesi) Prego, prego. (S'inchina) Signori. (Esce in fondo).
(Gli altri hanno risposto al saluto, Filippa l'ha accompagnato fino alla soglia, dove resta impensierita, guardando fuori, e quindi la oltrepassa togliendosi dalla vista).
Cravanzola - (sedendo di fronte a Oreste, benevolo) Mi parli chiaro, Oreste. Lei ha presenti le ragioni per cui le dò mia figlia? Cesira avrebbe altri partiti. E quelli mi stanno attorno e mi sollecitano: mentre lei... si fa tirare. Mi lasci dire. Io le avevo già consigliato di metter suo padre al corrente della situazione: anche per evitare che lui commetta imprudenze... in un momento così delicato: che ci vuol niente a mettere in allarme tutti i vostri creditori...
Oreste - (interrompendolo con un sorriso quasi malizioso) Ma che vuole che sappia mio padre del momento delicato! Non è vero, Guadagni? (Compiaciuto) A questo, se non altro, sono riuscito: a non fargli sospettar nulla di tutto questo dissesto, a farlo vivere almeno senza questi pensieri! È lo scopo della mia vita. Dopo tutte le sue sciagure!
Cravanzola - M'ascolti bene, Oreste, e sia leale. (Fissandolo) Si tolga di mezzo. E penserò io a intendermi direttamente con suo padre.
Oreste - (eccitatissimo) Ah no! Non ci si provi, sa? Badi a quello che fa!
Cravanzola - Calma, calma.
Oreste - (gridando) È lo scopo della mia vita, le ho detto! Lei non l'ha mai visto, un figlio che si difende gli ultimi giorni del padre!
Filippa - (dalla soglia) Signor Guadagni! (Lo chiamerà anche col cenno).
Guadagni - (a Filippa) Vuole me? (E, come Filippa lo sollecita, s'avvia).
Oreste - (sempre eccitato) Perché io lo so! gli vuol mettere i piedi sul collo! gli piacerebbe di vendicarsi ora di tutti gli smacchi che ne ha avuti!
Filippa e Guadagni - (escono confabulando).
Cravanzola - Acqua passata. Una questione di sentimento posso sistemarla con lei: con Ferruccio non si tratterebbe altro che di interessi: di non rimetterci quello che sono disposto a perdere se lei sposa mia figlia.
Oreste - (in apprensione per l'uscita di Guadagni) Lei mio padre lo lascerà stare! sposo sua figlia: ci penso io! e basta così.
Cravanzola - (freddo) È l'accomodamento più ragionevole. (S'alza) Oggi concluderemo. Oreste (in ansia di quel che accade fuori l'uscio) Il patto è, veramente, quando saprò l'ultima parola di mio fratello Aledo.
Cravanzola - E non le basta che da tre mesi non le risponde più? Che ne ha ricavato di tutte le richieste d'aiuto che gli ha rivolto in questi anni?
Oreste - Prima. Prima, quando mi rivolgevo alla sua coscienza, per la salvezza di nostro padre... non Io nego. Ma ora, da che gli ho dimostrato l'affare...
Cravanzola - (ironico, interrompendolo) E lo credo! Con l'assicurazione che lei si spoglia di tutto!
Oreste - (cavando di tasca una lettera spiegazzata, per mostrarla) E infatti scrive che se gli avessi fatte da principio queste condizioni, lui sarebbe già intervenuto. L'importante, per me, è che provveda a mio padre !
Cravanzola - No: non « scrive », « scrisse »! Tre mesi fa, e da allora zitto, senza rispondere nemmeno ai suoi solleciti! Mi scusi! È inutile rifare la solita discussione fra noi. (Dandogli la mano). Basta, la aspettiamo al tocco. Siamo intesi? Immancabilmente.
Oreste - (non sapendo nascondere l'irritazione contro Filippa che non si volge) Va via? Mi scusi, arrivcderla. Filippa!
Cravanzola - (s'avvia scotendo il capo. Dalla soglia) Al tocco, dunque. (Esce).
Oreste - Ma Filippa! E Guadagni?
Filippa - (pensierosa) È venuto uno a cercarlo e... non so, si sono messi a parlare sottovoce. Io credo che sia da parte di tuo padre. Sono andati via insieme da un pezzetto.
Oreste - E non mi dicevi niente. Chi era?
Filippa - Quello che è venuto? Non lo conosco. Un vignarolo... Che ne pensi tu?
Oreste - (irritato) Io? Se non l'ho nemmeno veduto! Non capisco, da parte di Guadagni, tutti questi misteri. Poteva venirmi a dire qualche cosa!
Filippa - Il signor Guadagni voleva: quell'altro l'ha fermato, dicendogli di no. Che può essere?
Oreste - (subito, adirato) E io con questi piedi! Lamberto (sulla soglia, dall'esterno) È qui,mammà, venga. Francesca (affannata, mostrandosi con Maria che le dà il braccio) Bisogna esser sicuri, per non fare scandali inutili.
Maria - È questa la casa del signor Tressa? Oreste (stupito) Il signor Tressa son io. Che cosa desidera?
Francesca - (entra, sempre affannata, ma risoluta) Ah, bene. Dov'è Clelia? (All'atto Oreste, scambiandolo per un'intenzione di simulare) Ah no, lei sbaglia, se mi domanda: « che cosa desidero » ! Saprà già con chi parla! Io sono qua a pretendere, signor Tressa! Dov'è Clelia! La faccia venir fuori subito!
Oreste - (stupito, ma già turbato) Clelia? Badi che sbaglia lei, creda.
Lamberto - (provocante e sdegnato contro O-reste) Mammà, lasci parlare me, la prego!
Francesca - (subito, a Oreste, con fierezza) Ma davvero .non capisce chi sono? Io sono la signora Francesca Ciàmpoli! (Con un grido) La madre di Clelia!
Filippa - (riconnettendo, a Oreste) Sai chi è? Clelia, quella del dottor Bruti!
Maria - (subito) Bruti è stato qui? Mammà, quel poveretto!
Lamberto - (subito, provocante, a Oreste) E allora smetta di fingere! se Bruti è stato qui!
Oreste - (stralunato) Bruti? (A Filippa) Mi stoni la testa anche tu? (Agli altri) Se non si decidono a dirmi di che si tratta!
Francesca - (dopo esser rimasta male un attimo, drammatica, in tono alto) Ah, non lo sa? Suo figlio ha rapito la mia Clelia!
Oreste - Mio figlio? Ma che dice?
Francesca - Suo figlio, suo figlio! E deve riparare! E lei deve obbligarlo!
Oreste - Signora, io non ho figli! Che discorso mi sta facendo?
Francesca - Ho qui la lettera! Ferruccio Tressa! Chi è Ferruccio Tressa?
Guadagni - (precipitandosi affannato dall'uscio) Ritrovato, Oreste! (Restando alla vista degli altri) Sono... sono già i parenti di lei?
Oreste - (angosciato, provando a rizzarsi) Di lei? Allora tu l'hai visto... davvero con una... con una? (A Francesca) Ferruccio Tressa è mio padre, signora! Sessantanni! Che cosa dice la lettera?
Francesca - (smarrendosi) Un vecchio!
Oreste - Che cosa dice la lettera?
Francesca - Che l'ha rapita...
Oreste - Mio padre? È arrivato fino a questo punto? Come un ragazzino! (A Filippa) Hai visto che avevo ragione di tenerlo sotto tutela!
Maria - (non rivenendo ancora dallo stupore)Con un vecchio...
Oreste - (frigido, rimbeccandola subito) Un vecchio, sì! (Annaspando per rizzarsi, a Francesca, con cattiveria, sottovoce) Si vergogna per la sua figliuola, eh? Fa bene.
Francesca - (piangendo) Oh Dio, ma perché, allora? perché?
Oreste - (in piedi, aggrappato a una spalliera: pieno di livore, a Francesca) Eh eh. Domanda opportuna. Lo chiariremo: faremo i conti noi due, ora, signora mia. (Con un tono odioso) Sarà giovane, eh? questa... Clelia?
Francesca - Ventinove anni...
Oreste - (con maligna soddisfazione) Situazione, come vede, capovolta! Non è mio figlio; è mio padre; e mio padre non ha rapito: è stato rapito!
Guadagni - (subito, titubante) Aspetta, O-reste...
Francesca - (cercando di reagire) Ma che cosa immagina, lei, della mia figliuola?
Oreste - Ma immagini lei, cara signora! Che cosa vuole che immagini io? che ci sono ragazze avide, disposte a subire un vecchio, se ricco: ma mio padre non è neanche ricco! siamo all'orlo del fallimento!
Francesca - (indignata) Ma Clelia non può averlo fatto per questo!
Oreste - È ricca lei, forse? (Tra sé) Che l’abbia fatto per questo?
Francesca - No, noi non siamo ricchi...
Oreste - Ah! E allora... coperchietto? (Facendo il gesto di nascondere qualche cosa sotto una mano).
Francesca - Coperchietto? Che vuol dire?
Oreste - Conseguenze... conseguenze da riparare! col vecchio, abbagliato dalla fortuna che gli capita: d'una ragazza che s'innamora di lui... proprio di lui! Eh eh!
Guadagni - (dispiaciuto) Oreste...
Francesca - (scoppiando in pianto) Ma creda... Oh Dio! Creda, signore, che noi... siamo persone per bene! Non è come lei sospetta: una ragazza così seria... così triste... Creda!
Oreste - (scoppia in una risata astiosa e ghignando volta la faccia),
Filippa - (ridendo) Io ho capito tutto, Oreste! Tutto quello che c'e sotto!
Francesca - (con ira) Ma non c'è sotto nulla!
Filippa - Quella aveva sottomano il giovanotto innamorato, e se n’è scappata col vecchio, credendolo ricco! Ah ah!
Francesca - (calma) Ma lei non sa quel che dice! E, caso mai, è proprio il contrario: avrebbe lasciato il ricco e giovane, per prendersi il povero e vecchio! Vede come loro s'ingannano?
Guadagni - (venendo in mezzo, cauto per timore di ferire Oreste, ma forzato a dir la verità) Ecco, abbiate pazienza... Io l'ho vista, Oreste, e ti posso assicurare che non è... non è come si potrebbe supporre. La vedrai.
Francesca - (che s'è ilarata: subito, trepidante) Lo sente? lo sente? Dio la rimeriti, signore! L'ha vista? Dio mìo, mi dicami dica...
Guadagni - Non tema, signora: abbia pazienza. (A Oreste che lo fissa stupito) Già sa tutto di te, Oreste, e, dalle poche parole che abbiamo potuto scambiare... è molto in pena... sì, proprio per te. Perché capisce che tu, nel primo momento, devi giudicarla male... ma e piena di volontà d'aiutarti... in tutto...
Oreste - Aiutare me? E tu non capisci che quella vorrebbe seguitare il suo giuoco con me? Mettere nel sacco anche me? Se ne accorgerà!
Maria - (urtata dal pianto della madre) Se ti pare decoroso, mammà, tutto quello che stai facendo!
Oreste - (subito) Brava signorina: un po' di fierezza !
Maria - Vieni via. mammà! Sentiranno loro il dovere di venirti a trovare a casa nostra.
Guadagni - (venendo in mezzo) Ecco, ecco. E infatti tardano apposta a tornare. Ferruccio aveva previsto che lei, signora, si sarebbe precipitata qui... Ma lui, prima, vuol parlare col figlio... ed è giusto.
Filippa - Aveva previsto anche questo, Ferruccio? Che il primo urto con la suocera glieravrebbe parato lui?
Oreste - (severo e rapido, andandole incontro) Filippa! Se la tua intenzione è d'aizzarmi contro mio padre, t'avverto che mi pare vile. Zitta: tu mi conosci. (A Francesca, con l'intenzione di dirle cosa sgradita) Quanto a lei, signora... io le chiedo perdono se in qualche momento non l'ho trattata con i dovuti riguardi: ma non s'illuda! Una sola parola io le dico: che il giudizio che attende la sua figliuola... sarà... (Come se dicesse un cosa terribile) spassionato!
Francesca - (commossa, resistendo un momento a Maria e Lamberto che la sospingono verso l'uscita) Mi basta questo: che lei sia spassionato...
Oreste - (con un ghigno, feroce) Perche lei non sa, signora, che cosa voi dire per me: spassionato! Eh eh! (Mentre Francesca, Maria e Lamberto sono per uscire dall'uscio in fondo). Il tribunale della coscienza!
TELA
ATTO SECONDO
Qualche ora dopo l'azione del primo atto. In scena Guadagni e Filippa. Guadagni è fermo in mezzo alla scena, in piedi e a capo chino, pensieroso.
Filippa - (in lagrime, correndo di qua e di là tra i fornelli e la tavola da apparecchiare) Ci fosse uno in questa casa che si ricordasse di tutti i sacrifizi che ho fatti iol E che ne ho avuto in compenso? Sgarbr, rimproveri, e trattata come uno straccio! Ed ecco che ora, per conclusione, spunta fuori una... e mi si pianta qua da padrona! Obbedire, o quella è la porta!
Guadagni - Ma no, chi può pensare di metterla alla 'porta 1
Filippa - Ferruccio! Non l'ha sentito? Me l'ha gridato or ora! davanti a quella lì! E quando pretendeva che Oreste le baciasse la mano?
Guadagni - (scotendo il capo) Se Oreste non avesse parlato tanto... facendo lo spassionato!
Filippa - Le ha detto il fatto suol Che sf aspettava? le feste? il benvenuto?
Guadagni - Signorina, con un puntiglio freddo, accanito, che imi veniva di dirgli: ma guardala una volta negli occhi!
Filippa - È proprio vero che le donne... si fanno venire uno svenimento, e trovano sempre chi ci si commuove!
Ferruccio - (dall'uscio in fondo, con tre o quattro polli morti in pugno: spavaldo, fa mostra d'una vigorosa esuberante sicurezza. A uno a uno lancia i polli a Filippa) Filippa! Toh! Piglia! T'ho risparmiato di tirargli il collo! Fammeli saltare in padella, alla diavola, ch'è più spiccio. (Cava l'orologio) Fra tre quarti voglio essere a tavola. (Si dirige a sinistra) Filippa - (con le lacrime in pelle) Ma Ferruccio, scusa, nemmeno il.tempo di spiumarli; e poi non mi bastano i fornelli!
Ferruccio - (arrestandosi, ridendo) E non ti 1 mettere a piangere, li mangeremo stasera. Intanto... (Batte le palme e se le stropiccia allegro) gli ho fatto la festa, e m'è servito di sfogo! Hai apparecchiato ancora qui: bestia. L'ultima volta. Ora, in sala da pranzo:, si riapre!
Oreste - (da sinistra, rivestito di nero e sbarbato, mat sempre senza scarpe, i piedi fasciati. .Appena entrato fi ferma a sentire).
Filippa - (balorda) In sala da pranzo?.
Ferruccio - (che ha voltato subito le spalle al figlio ostentando di' non volerlo guardare, mentreOreste, gli terrà gli occhi addosso sorridendo) Strano, eh? E metti un posto di più.
Filippa - Ma... siamo contati tutti: anche il signor Guadagni.
Ferruccio - Brava: e l'altro è per uno che ci farà una bella improvvisata. Ah ah: rideremo! Fra tre quarti in punto! (esce a sinistra). Oreste (subito, prima che il padre esca, perentorio e ruvido a Filippa) Tu: puliscimi le scarpe che devo andar via. Le scarpe nere!
Filippa - Ma se mi tocca di badare qui, scusai Non Thai sentito?
Oreste - Le .trovi sotto il letto in camera mia: sbrigati! E prendimi anche i guanti C il cappello duro. (A Guadagni) Ma allóra è vero che arriva Alfredo? Hai sentito che ha detto papà?
Guadagni - Che vuoi che ti dica? Stamattina pareva che scherzasse; ma ora, il posto ih tavola...
Oreste - (si muove pensieroso) Se fosse vero... non avrei più bisogno di sposare la figlia di Cravanzola.
Guadagni - Ah, t'eri vestito per andare da lei.
Oreste - No. No. Debbo trovare la forza di andarci. La forza di compiere quest'ultimo sacrifizio: definitivo. Legarmi tutta la vita a quella disgraziata. Ora più che mai è necessario. (A Filippa) Ancora qui? Insomma!.
Filippa - (avviandosi di mala voglia) Vado, vado.
Oreste - (a Guadagni) E anche la. venuta d'Alfredo, capisci? in questo modo... se -c'è sotto un accordo fra lui e papà -come comincio a sospettare -non mi risolve più niente: anzi mi complica di più le cose!
Ferruccio - (entrando da sinistra appo aver fatto uscire Filippa) E levati dai piedi! (Ha un quadernetto in mano va deciso e mette una mano sulla spalla di:'Oreste. Con voce grave e. commossa, ma parlando rapidamente) Guarda: per farti vedere come tu giudichi male Clelia ti mostro una cosa. (Portandoselo verso il proscenio) Questo lo trovai, sarà, un mese, sul muricciuolo d'una scorciatoia. Smarrito da lei, il suo diario. Guarda, io l'ho conosciuta così. (Sfogliando e abbassando la voce per pudore è sospetto) È 'tutto pieno d'un certo Giulio, morto da due anni...
Oreste - (dominandolo con uno sguardo di sostenutezza pensierosa che'saprebbe d'alterigia se non fosse venata di benevolenza) Calmati. Vieni a sedere. (Va a sedere su una poltrona a destra).
Ferruccio - (come se temesse di lasciarsi soggiogare) Lasciami parlare, Orestino.
Oreste - (correggendolo c. s.) Oreste. Ricominci a usare quel diminutivo ridicolo e insoffribile.
Ferruccio - Va bene: ci baderai (Accostandosi) Senti. Era il suo fidanzato... Ma ne parla... ne parla come-d'un sogno, capisci? gli chiede perdono perché non può fare a meno di volgersi di nuovo alla vita... Una che... non si può persuadere' che rischia di restare senza una vita.. una « vita vera », dice. Vede arrivare i trent'anni e, senza né dote né una bellezza appariscente.
Filippa - (da sinistra con un paio di scarpe, una bombetta nera e un paio di guanti , neri: a Oreste) Eccoti la roba.
Ferruccio - (subito, adirato) Zitta! va' vial
Oreste - (calmo) Ma papà. (A Filippa) Non interrompere. Preparami qualche cosa da mandar giù: un ristoro: perché mi hai fatto saltare la colazione. (Come Filippa si allontana brontolando) Eri riuscito a sorvegliare di più i tuoi scatti. (S'alza) Abbi pazienza (dirigendosi verso Guadagni) Sarebbe opportuno prevenire la signora Ciàmpoll: che sono tornati, ma che lei non ci piombi addosso di nuovo...
Guadagni - Già, è vero: mentre state ancora discutendo. Ci vado subito.
Oreste - (mentre Guadagni esce) Grazie. (Tornando a sedere) Torniamo a noi. La mia apprensione è per lo stato in cui questa donna ti tiene, papà: questo stato di ebbrezza. Te lo devo dire. Un'illusione di felicità, di... di liberazione, che mi faapaura. Tu stai tornando come prima; Vedo che fi sfreni di nuovo! Hai ricominciato ad arruffare in tutte le direzioni!
Ferruccio - Io ho ricominciato a vivere !.
Oreste - Ma che vivere, che vivere, papà! Pazzie: buttare a mare la ragione: tu lo chiami vivere! Appunto questo mi spaventai E questa donna non ti serve che. ad esaltarti di più!,Per esempio: con Alfredo: tu hai fatto qualche accordo, di nascosto!
Ferruccio - (con ira, fissandolo) E di no? Oreste (stupito) Io?
Ferruccio - (balzando in piedi) Tu, sii Per spogliarmil Tutt'e due! Ma il giuoco .non vi riesce più! L'ho sventato a tempo!
Oreste - (indignato) Svenuto? Ma che hai creduto? Era la tua salvezza! Io! io mi spogliavo di tutto! Io! per assicurare la tua tranquillità! (Agitatissimo, volendo e non riuscendo a'infilarsi le scarpe, a- Filippa) Filippa, scusa: aiutami tu! (Filippa andrà e riuscirà a mettergli la scarpe) E va bene, non c'è , rimedio, devo andare da Cravanzola.»
Ferruccio - Il tuo degno fratello arriva sicuro d'avermi in tasca, impacchettato e legato dalle tue mani! Mi divertirò!
Oreste - (disperandosi) Hai mandato a male l'unico mezzo che io avevo trovato per salvare te e per risparmiare a me... di bere il calice fino alla feccia! E va bene: forza, Oreste! Forza! (A Filippa) Presto, Filippa: devo corere da Grava nzola.
Clelia - (dall'uscio in fondo, sbigottita) Ferruccio.. Oreste... ascoltatemi...
Ferruccio - (accorrendo subito e standole attorno curvo e goffo per l'affettuosa premura di sostenerla) Lillina, ti sei alzata? Oh, cara... Vieni vieni, vieni a sederti subito.
Clelia - (cercando di scansarlo, impacciata dallo sguardo «/'Oreste) Credevo che fossi nell'orto... Ma lasciami! (Subito mitigando) Perché non mi lasci con lui?
Ferruccio - Ma no, andiamo, anima mia. Ti riporto a letto. Sei pallida pallida.
Oreste - (fremendo allo spettacolo del padre così premuroso) Ah, che cosa! Non ho più scampo, Filippa: devo andarmi a costituire! Galera a vita. Forza, Oreste!
Ferruccio - (cominciando a inquietarsi con Clelia che s'è irrigidita e gli ha risposto qualche cosa) Non mi far ridere. Tu sei una bambina, e devi fare come ti dico io. (Accorgendosi che Oreste sogghigna) Devi imparare a conoscermi.
Clelia - Oh, anche tu, sai. Oreste... scusa: potrei sapere qual'c il tuo scopo... preciso?
Oreste - (subito, scaricandosi con durezza) Sì, signorina. Il mio giudizio tiene conto che nei suoi calcoli...
Ferruccio - (troncando con ira) Ma che signorina! che giudizio!
Oreste - (assicuratosi con un'occhiata di poter seguitare, a Clelia) ... tiene conto che nei suoi calcoli, forse, sarà entrata anche qualche buona intenzione.
Ferruccio - (smaniando in giro per la rabbia) Non posso sentire il tono con cui si permette di parlarle! Tu non hai nessun diritto di giudicare né lei né me!
Clelia - Ma, Ferruccio, il giudizio degli altri non si può evitare! Lasciami sentire! Parla con me, Oreste.
Oreste - (alzandosi in piedi, poiché Filippa ha finito di mettergli le scarpe) Se vuol saperlo -praticamente -io non m'oppongo più a che mio padre ripari.
Ferruccio - Che vuol dire, praticamente?
Oreste - (freddo freddo a Clelia) Visto che Iti non ha fatto questo passo per fini interessati, ma allo scopo di formarsi una famiglia...
Clelia - (subito) Se capisci questo...
Oreste - (seguitando) ...e nella sicurezza che l'uomo con cui., permetta che glielo dica, si buttava allo sbaraglio... fosse almeno responsabile di se stesso...
Ferruccio - (trasecolato) Io? Non sono... responsabile di me stesso?
Oreste - (deciso) Ma che credi? d'esserti emancipato? Non si distrugge con un colpo di testa l'autorità che finora t'aveva governato per il tuo bene.
Ferruccio - (quasi tra sé dallo stupore) Ma è pazzo...
Clelia - (sgomenta) Ferruccio... lasciami sentire tutto...
Oreste - (A Clelia) Oh, brava. Visto che lei, dicevamo, fu in certo qual modo tratta in inganno...
Ferruccio - Chi? Io, tratta in inganno?
Oreste - Lasciami finire. (A Clelia) Non sarebbe giusto che ora ne restasse compromessa. Perciò si metta in regola la situazione, legalmente e anche dal lato materiale. Le si passeranno gli alimenti. Ci penserò io: provvedere anche a questo.
Ferruccio - Voglio vedere fin dove arriva!
Oreste - Non posso permettere che tu ti perda un'altra volta. Forse la signorina non ne avrà colpa: ma il suo ascendente su di te risulta nefasto. E io la debbo allontanare.
Ferruccio - (troncando) È pazzo! Ci ha creduto davvero: l'autorità! l'autorità!
Oreste - (interrompendolo, con passione e decisione) Altrimenti, davvero farò un giuoco, papà! e tale che non potrai sventarlo! Lo sai, il mio giuoco? Questo: risparmiarmi! Pensare un po' anche a me stesso, alla fine! E basta questo: basta che io mi ritragga dall'ultimo sacrifizio che sto per affrontare per te: e tu ti trovi legato e chiuso da tutte le parti! (A Filippa che gli si avvicina con una tazza, fa cenno di posarla sulla tavola) Posa lì.
Ferruccio - (violento) Parla chiaro. Voglio sapere tutto! Che cos'è questo sacrifizio: tutte queste storie! Orestino!
Oreste - Oreste!
Clelia - Aspetta, Ferruccio: ormai capisco io. Secondo lui abbiamo commessa una pazzia proprio ingiustificabile: e io sono una che non ti può fare altro che male. Aspetta. Esser giudicata così è per me... la fine di tutto; perché io, a lui... gli voglio bene e lo ammiro. Sì, è la verità.
Oreste - Ma lei mi adula! (Si mette in capo la bombetta e comincia a calzarsi i guanti neri).
Ferruccio - (al colmo dell'ira) Non Io vedi che ti schernisce? (A Oreste, fremendo) Bada che io... (violentissimo) Baciale la mano, ti dico! e chiedile scusa!
Clelia - (subito, vacillando) Oh Dio... oh Dio... Ferruccio...
Ferruccio - (prendendola fra le braccia) Ti senti male di nuovo? (A Oreste, con odio) Hai visto? Su, Lillina, su... (porgendole il ristoro preparato per Oreste) Ecco, bevi: bevi...
Clelia - (sporgendo un braccio, con una languida vocino) Ma Oreste, caro, baciami la mano... (Come tornando in sé) Oh Dio, che ho detto? (Tuffa la faccia nella tazza).
Ferruccio - (mentre la sorregge, a Oreste, che fa per uscire) Vigliacco! Vigliacco!
Alfredo - (entra dal fondo con una busta d'i cuoio; alzando il braccio da lontano, rumoroso) Allò, allò, vecchio padre! gridi ancora? Venti anni fa ti lasciai che gridavi! (Gettando cappello e busta su una seggiola e voltandosi subito a Oreste, a braccia aperte) Allò... caro Oreste! allò!
Ferruccio - (subito, commosso) Alfredo! Figlio mio!
Oreste - (insieme, correndo ad abbracciarlo) Alfredo! Ma come? Alfredo!
Alfredo - (abbracciando Oreste) Ma come, devo dirlo io: nessuno alla stazione!
Ferruccio - (cercando di abbracciarlo) Figlio mio! T'aspettavo! Non mi pare vero, Alfredo! Senti, vieni: fammiti vedere...
Alfredo - (parlando a Oreste mentre ricambia l'abbraccio al padre con simulata effusione) Bene, bene: bisogna pensare a farmi ritirare i bagagli. (A Oreste, prendendolo sottobraccio) Ma come sei vestito? hai un funerale?
Ferruccio - (sconfitto) Così m'abbracci?
Alfredo - (battendogli la mano su la spalla) Ma bravo, papà. Sei più in gamba di quello che credevo. (A Oreste) E questa beila signorina?
Filippa - Alfredino! e me, non mi vedi? sono Filippa!
Alfredo - (a Filippa) Eh lo so: ben ritrovata! Ho fatto buon viaggio, a casa mia tutti bene, e gli affari a gonfie vele! (Scoppia a ridere).
Ferruccio - (scuro in viso) Clelia, questo è l'altro mio figlio. Mia moglie.
Alfredo - (stupito e insospettito) Oh, lallà... e che storia è questa? hai sposato? (A Oreste) E tu non m'hai...
Ferruccio - (interrompendolo, con un fuggevole sorriso) Oreste non lo sapeva neanche lui. Del resto, t'abbiamo aspettato per le nozze. È meglio dirtelo subito: perche Oreste crede che ci sia bisogno del suo consenso!
Alfredo - Allora... scusa: non è tua moglie.
Ferruccio - Sì e no... più sì che no. Hai capito?
Clelia - (vibrata) Ferruccio! (A Alfredo) No: non sono ancora sua moglie. E non è detto che lo sarò.
Ferruccio - (subito le mette un braccio su la spalla e parlandole sottovoce la conduce verso l'uscita di sinistra e vincendo la sua resistenza la fa uscire).
Alfredo - (A Oreste) Che cosa gli hai fatto fare?
Oreste - Io? Me l'ha nascosto fino a questa mattina: come mi ha nascosto il tuo arrivo! Tanto che ho creduto che vi foste messi d'accordo: tu e lui!
Ferruccio - (con ira, rapidamente) D'accordo v'eravate messi voi due, sulla mia spoliazione! (A Alfredo) Tu credi che t'abbia fatto venire lui? Ah ahi Avevi preteso l'assicurazione che tutto si sarebbe svolto fra voi due, senza nemmeno consultarmi!
Alfredo - Ah, te l'ha detto. (A Oreste) Sei un chiacchierone?
Oreste - Io? No, Alfredo!
Alfredo - (affettando calma) Ma l'assicurazione l'ho avuta: altrimenti non mi sarei mosso.
Oreste - (stupito) L'hai avuta?
Ferruccio - (subito, ironico) Ma si! Gli hai risposto di sì, telegraficamente, a tutte le sue richieste: gli hai perfino inviato un messaggio augurale in pieno oceano!
Oreste - Io? Non è verol Io non ne so niente I
Alfredo - (quasi divertito) E allora non combacia. (Intuendo, pronto a ridere, al padre) Ah ah... sci stato tu? ma come?
Ferruccio - Quando ho trovato per caso una tua lettera con le condizioni che lui stesso, sciocco, t'aveva proposto...
Alfredo - (a Oreste) Bellissima! Ha intercettato la nostra corrispondenza! Oreste - Perciò non mi rispondevi più.
Alfredo - (a Ferruccio) Mi piacerebbe sapere che hai sperato, facendomi cadere in questa trappolina.
Ferruccio - Trappolina? Di' che t'avevo preparato una punizione: per questa tua avidità senza scrupoli. Farti spendere almeno i denari della traversata, per un saluto « al vecchio padre », e ritorno con le pive nel sacco.
Alfredo - Ah, cosi. (S'allontana e siede in diparte, scuro, per riflettere)
Oreste - E queste non ti paiono ragazzate? In un momento così grave...
Ferruccio - Zitto, zitto, Orestino. (Correggendosi poiché Oreste protesta) Oreste, Oreste. (A Alfredo) Scherzo. Ci sarà sempre un buon affare da trattare fra noi due. Mi .rimetto negli affari.
Oreste - Ma fa il favore, papà.
Ferruccio - (senza dargli conto, a Alfredo) Quando ho avuto quella prova, che qui, senza di me, s'andava a rotoli... t'ho costretto a venire per aiutarmi nei principi. Con te potremo ragionare. Ci metteremo d'accordo.
Alfredo - (calmo) Papà, è meglio dirti subito che io resto fermo alle condizioni già stabilite con lui. Perciò non abbiamo né da ragionare né da metterci d'accordo.
Ferruccio - No, Alfredo. La situazione ora è un'altra. Scusa! Io ora...
Alfredo - (interrompendolo, sempre calmo) Per me è la stessa. Fra gente d'affari si sta alla parola, e io ho i vostri impegni scritti.
Ferruccio - Ma non siamo soltanto due uomini d'affari, noi due; siamo padre e figlio.
Alfredo - Appunto. A un estraneo avrei posto ben altre condizioni, caro papà. Ti salvo dal fallimento e t'assegno un buon vitalizio: provvedo perciò a te moralmente e materialmente. Ma la ditta la salvo io, e diventa mia.
Ferruccio - (cominciando a irritarsi, a Alfredo) Tu mi consideri finito... Come tuo fratello! Da levarmi di mezzo senz'altro!
Alfredo - (subito, a Ferruccio) Ho fatto i miei conti su queste basi. Se non vi convenivano non dovevate propormele. Io ho da pensare ai mici figli. (Alzandosi, in un'eccitazione insolente) Insomma, benedett'uomo! Sono partito da questa casa a diciott'anni, con un biglietto da emigrante e quattro soldi in tasca, e la tua ultima parola: che non volevi più sentir parlare di me. Te ne sei scordato? Mi sono ammazzato a lavorare tutu la vita! Mi sono fatto da me, solo! A rigor di logica non dovrei avere nessuna considerazione, perché se c'è uno al mondo che sia stato il padre di se stesso, sono io! Ma queste sono frasi: altro che padre di me stesso! di quattro figli, sono padre ora: figli miei! e con tutto ciò, ti faccio un trattamento che... lui Io può dire!
Ferruccio - (ferito) Alfredo!
Oreste - Ringrazia Dio, che hai dovuto solo far da padre a te stesso: a me è toccato di far da padre a lui, peggio che far da padre a dodici figliuoli! Te lo dico io!
Filippa - (a Oreste) Se volete mangiare è pronto.
Oreste - (rifacendosi su lei) Levati, levati, Filippa! Oh, santo Cielo! (Filippa siede in disparte).
Ferruccio - (a Alfredo) Senti, io non ti voglio pregare. Ti dico soltanto che Cravanzola... che ha manovrato sotto da anni, e pare sia il rappresentante di tutti i creditori...
Alfredo - (interrompendo) Oh, ecco. I creditori, basta avvisarli che sono arrivato io per assumermi tutto, e per ora staranno quieti. Ma io non posso fare beneficenza: intervengo solo a patto che la ditta resti a me. Tu te ne sei disinteressato da tanto tempo che ragionevolmente non puoi avere opposizioni da fare. (A Oreste) Tu sei pronto a cedermi la tua parte: ho le tue lettere.
Oreste - (infastidito) Ma sì, ma sì, quante storie! Purché tu provveda a papà nella misura che avevamo stabilito!
Alfredo - (troncando) Questo è inteso! BravoI Vedo che sei ragionevole: hai capito da che abisso ti ripesco. Tu finivi con una bancarotta fraudolenta.
Oreste - (sorridendo, con superiorità) Ma no, Alfredo. Io mettevo tutto a posto lo stesso, sposando la figlia di Cravanzola. Ci stavo andando.
Alfredo - A sposare? anche tu?
Oreste - No, a impegnarmi. Credendo che tu non venissi più...
Alfredo - (non comprendendo) E. come? Cravanzola... dava una figlia a te, che sei rovinato?
Filippa - (placida) È scema, sfido!
Oreste - (voltandosi a lei, stizzito) Uh, scema, poi! È un po'...
Filippa - (subito, rimbeccando) È scema! Come la vuoi chiamare? (Fra poco se ne uscirà zitta zitta da sinistra).
Alfredo - (scoppiando a ridere) Ah, perciò t'eri vestito a lutto! Bellissima!
Ferruccio - (con amarezza) E queste erano le soluzioni che lui aveva trovato! (A Oreste) Spogliarci tutt'e due a suo profitto, oppure commettendo il più sciocco degli spropositi. (Fra sé) Sposare una scema!
Oreste - (ritto per resistere al tremito che lo invade, con un grido) Ma non tieni conto dell'animo, papà!
Ferruccio - Che animo? Che dici?
Oreste - (seguitando) ...Con cui io sto per farlo! (Ha improvvisamente un groppo dì pianto subito represso) Se cominciassi ad accorgertene...
Ferruccio - (a Oreste, calcato) Tu mi fai ridere. L'animo! (E gli volta le spalle indirizzandosi subito ad Alfredo) Alfredo, guarda. Io ti offro seriamente una buona compartecipazione: e tutte le garenzie della mia capacità. Tu mi fai le prime anticipazioni necessarie, perché capirai che non posso mica ricominciare dal nulla!
Alfredo - (subito, con bonomia) Ma se col mio vitalizio puoi startene quieto e sicuro!
Ferruccio - Ma che vitalizio! Queste sono le idee di tuo fratello. Vuoi che io, con mia moglie... una simile umiliazione!
Alfredo - (quasi ridendo) Ma fa' il favore! Davanti a chi umiliazione?
Ferruccio - E il giorno che io morissi? Seguiteresti a passarle l'assegno?
Alfredo - (scotendo il capo e sospirando) Papà, t'avevo già detto che quello che hai fatto non mi riguarda. Non posso riconoscere obbligazioni che verso di te. Credi che ci sia tanto margine?
Ferruccio - (deciso) Vedi allora che è impossibile! Insomma, vi volete mettere in testa che io non sono finito? E che voglio seguitare a essere il padre? Sappiate che un uomo finisce solo quando gli manca la voglia di vivere. Se pure mi fossi ridotto senza forze, la voglia mi basterebbe! Ma ho anche quelle, cari: e. da regalar-vene, a tutt'e due! (A Alfredo, che intanto ha ripigliato prudentemente busta e cappello e s'è messo dietro la tavola; cercando di raggiungerlo) Vieni qua, tul
Alfredo - (girando
attorno alla tavola per non farsi prendere, mentre Cravanzola dalla soglia
domanda inpano due otre volte
permesso e alla fine entra, restando interdetto con un mazzo di fiori in mano)
Vieni qua si dice ai bambini! Finiscila!Se mi provochi, ti faccio vedere io
com'è facile... Vi. metto fuori causa tutt'e due,
giuridicamente! Lui come un inetto dilapidatore» e te come uno privo di
ragione, che gli hai dato carta bianca -è inconcepibile! - per farti rovinare!
E non basta!
All'orlo del fallimento, invece di correre ai ripari, pensi a rapire le
ragazze! Alla tua età! La più bella prova me l'hai data tu stesso! Per
un'interdizione in piena regola! (Esce):
Cravanzola - Ma chi è? Alfredo?
Ferruccio - (cóme se adesso gli òcchi tutt'a un tratto gli si aprissero per vedere fino in fondo tutta la sua situazione) Hai sentito? Ali, così mi si giudica? Ah, questo sono capaci di fare i miei figli? Il mio stesso sangue! (Riprendendosi con grande energia) Ah. no! Ah no! Ah no, perdio! (Afferrando Oreste per il petto) Tu mi restituirai subito la procura generale, dandomi i conti della tua gestione.
Oreste - (fra le strette del padre) Conti, che conti: ma papà! Devo andare con Cravanzola
Ferruccio - Andiamo nello scrittoio: voglio vedere i conti! Voglio vedere i registri!
Oreste - I registri, evvia! Chi ha mai pensato a queste... superfluità?
Cravanzola - (a cui vien da ridere) Veramente, caro Oreste, non sono superfluità.
Ferruccio - (insieme, feroce) Non hai tenuto i registri? Allora è una frode! Col fallimento... senza registri: è la bancarotta! Il disonorel
Oreste - (con angoscia, gridando perissimo per imporsi) Ma che bancarotta, che disonore! Sono qua io per rimediare a tutte queste cose materiali, che non hanno importanza.
Ferruccio - Come? Sposando la scema? Scusa, Cravanzola. E tu ti sei prestato a questo.
Cravanzola - Io?
Ferruccio - Ma sì, ti vedo coi fiorellini in mano! Ti sei approfittato dalla sua dabbenaggine!
Cravanzola - (risentito) Io insistevo da un anno perché ti mettesse al corrente.
Ferruccio - (prevenendo Oreste, che non farà a. tempo a rispondergli se non con l'espressione àel viso e con i gesti) È vero? E perché non l'hai fatto? Per me? Per farmi vivere senza pensieri, scommetto: mentre mi acavavi la fossa sotto i piedi I Una cosa voglio, sapere! La sposi per te, per sistemarti tu, in qualche modo? Perché se è così, fa pure quello che vuoi! Ma bada bene! Io non ti vorrò più guardare in faccia!
Oreste - (con un grido) Ma papà, io lo faccio per tei Non lo capisci? L'animo...
Ferruccio - (troncando) E allora, se è, l'animo, mettiti a sedere. (Lo forza a sedere. A Cravanzola) E tu vattene.
Cravanzola - (minaccioso) Bada, Ferruccio...
Ferruccio - (troncando) Fa quello che vuoi!. Non ho paura! Come di quell'altro che è andato a interdirmi! Lo farò vedere a tut-ti chi è Ferruccio Tressa!
Cravanzola - Sta bene. Lo vedremo presto.
(Esce di furia).
Oreste - (cercando di corrergli dietro) Ma no! Cravanzola! (Al padre che lo trattiene e lo risospinge verso una poltrona) Pensa a quello che fai, papà! Ti sei tagliata la strada con Alfredo, per un'impuntatura: e ora...
Ferruccio - (troncando), - Zitto. Siedi. Lasciami pensare. (A Clelia che è entrata da sinistra) Ha avuto ragione lui, Clelia: debbo .purtroppo riconoscere che sì, t'ho tratta in inganno.
Clelia - Oh, Ferruccio...
Ferruccio - La colpa è mia: d'essere stato morto coi miei morti... per troppo tempo. E la mia casa frattanto...
Clelia - (con dolcezza) È inutile che tu me ne Iparli, Ferruccio, perché io lo comprendo.! E comprendo tante altre cose...
Ferruccio - Aspetta. Ora deve capirlo anche lui, che tu non sei per me un male, ma anzi l'unica ragione di vita, che mi possa sostenere da questo momento in poi.
Oreste - (subito) Io so invece, papà, che, oltre tutto, la sua presenza importerebbe ormai, per te, anche una perpetua umiliazione, nello stato in cui resterai: perché tu le avevi assicurato chissà che cosa. E ora vedi che sono illusioni. Tu, per forza, dovresti leggere nei suoi occhi, in ogni momento, un rimprovero; una condanna: che ti umilierebbe.
Clelia - Di che lo rimprovererei? Di non potarmi offrire le condizioni materiali che m'aveva fatto.sperare?
Oreste - Eh, mi pare!
Clelia - Ma io non ho accettato d'unirmi a lui. per questo. E poi, cambiar condizione, com'è accaduto oggi, Oreste, poteva accadere fra qualche anno. Non è per questo... Io sarei pronta ad affrontare anche una vita di difficoltà...
Ferruccio - (interrompendola, commosso) Dio ti benedica, Clelia! Se tu ci stai, della vita, io non ho paura!
Oreste - (subito) Ma ho paura io per te, papà!
Ferruccio - (subito) Sta' zitto, tu!
Clelia - E anch'io per te, Ferruccio. A-spetta.
Ferruccio - No, Clelia. Non c'è altro da dire. Io non voglio sacrifizi né aiuti da nessuno; ma da te si, perché potrò compensartene. Non ho nessuna vergogna davan-,ti a te. Io rivivo! Mi rialzerò! So che mi aspetu una lotta terribile, ma confido in me stesso.
Oreste - (con disperazione) 'Come puoi dirlo, come puoi dirlo, senza avere almeno provato?
Ferruccio - (con ira) Ma lo sento, ti dico! E finiscila, Orestino!"
Oreste - Oreste!'Oreste!
Clelia - No, no, Ferruccio; la sua è la parola di chi vede giusto. Io, devi capirlo, non potrei affidarti la mia vita se non con la sicurezza che tu sarai capace veramente di difenderla.
Ferruccio - (stupito ed adirato) E allora? Ti dicevi pronta ad affrontare...
Clelia - (interrompendolo) Ma si, Ferruccio! Rinunzie, strettezze; non. importa: in ogni condizione si può vivere! Ma tu, ora che d'un tratto ti manca davvero ogni base, deve darmi la prova che una qualunque condizione potrai farla, non a me, non a me, ma alla nostra famiglia, caro. Credimi, il primo grave sacrifizio che io debbo fare è questo. Lasciarti libero, perché tu possa agire senza alcun impedimento da parte mia.
Ferruccio - Abbandonarmi, vuoi dire! Non è possibile! Allora, davvero, per me sarebbe finita!
Clelia - (fissandolo) Oh, Ferruccio, e come puoi credere che per me non sia il più vero e grave dei sacrifizi? Non pensi come io resto? Dopo essermi data a te? Ma io non vedo più la ragione di stare qui, se non mi è concesso di prendere nella casa un posto di responsabilità che sia per il bene di tutti. Ferruccio: qui non c'è più una casa. È facile che questa te la leveranno. E perché vuoi darti la mortificazione di vedermene cacciata con te? Assicuramene una prima, e sia pure la più modesta, non importa: ma ben fondata. Dove io possa essere viva e vera: e sostenere anch'io dalla mia parte una famiglia a cui l'avvenire non deve essere subito cosi in-certo. Altrimenti, io, che valgo?
Oreste - (con ira, a Clelia, alzandosi) Ma no! Ma scusi! Ma che dice? Ma non capisce che cosi lei lo spinge allo sbaraglio? (A Ferruccio) Magari t'abbandonasse! Non comprendi? Si ritrae per lasciarti più libero: ti mette alla prova, per vedere quello che saprai fare! Nobilissima! Nobilissima! Ma lui, a questa prova, ci si, butterà a capo fitto: io lo conosco: a costo di schiattare! E io non posso perfnetterlof Badi, che se lei me lo porta alla rovina, io poi...
Ferruccio - (andandogli a petto) il cappello!
Oreste - (scombinato) Che cosa?
Ferruccio - (furibondo) Il cappello in mano, quando le parli! (Glielo leva dal capo e glielo dà in mano. Quindi, vedendo che Clelia prende il cappellino e la borsetta per andarsene} No, no, Clelia! Aspetta! C'è tempo, a decidere una cosa così grave !
Oreste - Almeno la mia proposta, signorina: per la nostra coscienza! Non è giusto che lei resti compromessa!
Ferruccio - Ecco: ha ragione lui! Sposiamoci, almeno!
Clelia - (con un sorriso) Ma sposare, e poi tornarmene a casa di mia madre... con gli alimenti, come diceva Oreste, sarebbe troppo.
Oreste - Ma no: il giusto!
Clelia - No, no: troppo, caro. (A Ferruccio) Perché vuoi perdere giorni che ora devono essere preziosi? II tuo lavoro per noi deve cominciare subito. Io ti aspetterò con fiducia. E non mi trattenere con la forza: non avrebbe alcun valore. Lasciami il braccio. Sì, così... grazie. Io credo in te. Ci rivedremo presto!
Ferruccio - (mentre Clelia sta per passare la soglia, minaccioso nel tono verso Oreste) Non mi lasciare... solo con lui, Clelia! Tu non pensi a lui: come resterà, se tu te ne vai: come resterà davanti a me!
Oreste - (subito) E che colpa ho io?
Clelia - (dalla soglia) Oh, Ferruccio: ma dovete veder bene tra voi due chi è il padre vero e chi il figlio... (Leva un dito) Me ne vado per questo. Tu ancora lo affermi soltanto, Ferruccio. Bisogna che lo dimostri, che sei tu il padre, non solo, ma anche il padrone. Vedi che ancora i tuoi figli, uno per un verso e uno per un altro, non te lo riconoscono, questo diritto. E tu devi fare in modo d'averlo riconosciuto. E farmi allora il posto accanto a te per cui i tuoi figli non debbano né compatirmi, né insultarmi. Ma rispettarmi, e ricevere da me il bene che io posso fare anche a loro. Addio. (Scompare).
Ferruccio - Clelia!
Oreste - (insieme) Signorina!
Ferruccio - (risolvendo a un tratto) Non è possibile. (Deciso, prende da una seggiola il cappello) Non è possibile... Non è possibile... (Esce in fondo).
Oreste - (fa un gesto per trattenerlo, movendo qualche passo verso il fondo: si guarda attorno; gli pare che la casa sia crollata) E allora io... che faccio?
TELA
ATTO TERZO
Poco dopo l'azione del secondo atto. L'uscio in fondo è chiuso. In scena Clelia e Bruti.
Clelia - (seduta sul divano accanto a Bruti, che se ne sta corrucciato a capo basso) Sospettare per questo che tra noi tutto sia finito... è un'assurdità, caro.
Bruti - Ma scusa! mi metti davanti certe limitazioni... certi riguardi...
Clelia - Perché hai voluto riaccompagnarmi qui, ora ? Di' la verità: t'ha persuaso poco come Ferruccio è venuto a riprendermi da casa di mammà.
Bruti - (quasi scusandosi, ostinato) Tu sai che i modi bruschi e le... le prepotenze, mi... mi...
Clelia - (interrompendolo) Sì, Cesare, ma quando è carattere... Non vorrei che ti venisse in mente... che bisogna difendermi da lui. Ecco. Vedi? Pensaci. Ma ti sono tanto grata, sai? d'avermi fatto capire poco fa che il mio posto era qui, accanto a lui. Con la situazione com'è, quelle mie idee... della sua prova e della mia attesa disinteressata... potevano anche apparire un'impuntatura o un pretesto per sottrarmi ai momenti più difficili.
Bruti - Allora mi dispiace d'aver parlato! La mia intenzione era tu et'al tra!
Clelia - Ma no...
Bruti - Ma sì: e cioè che non dovevi permettere che un pretesto ce lo trovasse lui, per mancare al suo dovere di sposarti! Te l'ha detto chiaro anche tua madre!
Clelia - (ridendo) Oh, via! Credete sul serio che Ferruccio si sarebbe approfittato...?
Bruti - Tu gli uomini non li conosci! te lo dico io!
Clelia - Così cattivi, siete? Mi fai paura...
Bruti - E tu scherzaci ancora. No, cara: tornare, dovevi tornare. Ma non per sopportare i momenti difficili! Il suo obbligo sarebbe di tenerti come una regina!
Clelia - Obbligo! se non può... Mi basta che sia il suo desiderio. (Subito prevenendolo) E bada che tu non puoi giudicarlo. Perche anche Giulio, se ci rifletti, anche lui non sapeva offrirmi di più... Dico materialmente, beninteso.
Bruti - Ma con Giulio c'ero io!
Clelia - Appunto, vedi?: tu. Non lui. Tu ch'eri pronto a darci tutto, con una generosità e un disinteresse...
Bruti - Non dire così; non è vero. Avrei avuto in cambio, da voi, nella vostra casa, tanto di più; avrei trovato fra voi, Clelia, quell'intimità vera che io, da me, non saprò mai farmi.
Clelia - Vuoi che te lo dica? Perché tu non hai coraggio... di farti avanti.
Bruti - No, Clelia perché non sono adatto, io: mi conosco. Giulio sì, che pure mancava di tutte le doti pratiche che io ho. E perciò il mio piacere era di spianargli la via. Ero così felice che avesse trovato una donna come te...
Clelia - (dopo una pausa, con tenerezza) Cesare...
Bruti - (abbassando la voce, senza guardarla) E sono tanto contento, bada, che tu... per avere ancora un po' di vita -cosa che comprendo, sai?: la comprendo -abbi avuto il riguardo di... di sceglierti...
Clelia - (interrompendolo, con voce bassa, di sofferenza) Sì, sì, Cesare. (S'allontana bruscamente. Pausa. Quindi si muove svagata, arriva al focolare, scoperchia un tegame) Chi sa a che ora s'andrà a tavola... (Toglie un piatto di tavola e va a riempirlo dal tegame).
Guadagni - (da sinistra diretto all'uscio in fondo, arrestandosi a mezzo) Ah già, di qui non s'esce... e neanche dal portone.
Clelia - Ha le chiavi Ferruccio.
Guadagni - (irresoluto) Ma... (Guarda la finestra, ci va) Preferisco scavalcare di qui: non ci vuol niente. Vede? come si può uscire, così si potrebbe entrare.
Clelia - (con un sorriso) Gli piace di sentirsi in una fortezza assediata... Come sta adesso Oreste?
Guadagni - L'abbiamo messo a letto. Non può aprir gli occhi dal mal di capo. Vado perciò. Che sono, polpette? Scusi; una, per fermar lo stomaco.
Clelia - Prenda, prenda. Vorrei assisterlo, ma temo che la mia presenza...
Guadagni - (con un sorriso) Lasci stare. C'è con lui Filippa: e poi io cercherò di tornare subito. (Scavalca la finestra e via).
Bruti - (subito, con ansia) Senti. Non ci sarebbe nulla di male che tu accettassi un mio aiuto. Ancora ancora se me lo chiedessi tu: ma sono io, scusai io, che non posso sopportare di vederti in questa situazione: per un po' di denaro, che a me non fa nulla!
Clelia - (accostandogli col piatto in mano, sbocconcellando una polpetta) Ma che vorresti fare? Cesare, è strano come tu non veda che non è più la stessa cosa. (Offrendogli) Vuoi?
Bruti - E perché'? No, grazie. Perché?
Clelia - Ma perché ora mio marito...
Bruti - (interrompendola) Ma io non lo farei mica per tuo marito, scusa! Chi lo conosce? Non ridere! Dov'è strano? Non ho seguitato forse a darti tutti i segni d'affetto e di stima che potevo, anche dopo che mio fratello è morto? Se non avessi potuto seguitare a pensare a te, che sarebbe stata la mia vita? Tu l'hai capito, Clelia!
Clelia - (che l'ha guardato sorridendo, commossa, a un tratto, con una voce di meraviglia che lo arresta) Ma lo sai che tu sei giovane?
Bruti - Io? che... che vuol dire?
Clelia - Giovane, Cesare. E, caro, m'hai messa in certi... in certi impicci, tante volte! Prima che io mi rassicurassi...
Bruti - Di che?
Clelia - Non per me, Cesare, ma per gli altri. Per dire agli altri che la finissero, di sospettare... o di sperare...
Bruti - Che cosa? Oh, via! Ma sarebbe stata una cosa orribile!
Clelia - Per il nostro sentimento, com'era, e com'è, sì, Cesare ma in se stessa, caro... perché orribile?
Bruti - Tu... tu mi avresti accettato?
Clelia - Cesare: io posso anche esserti grata che tu non abbia voluto avvalerti dell'ascendente che t'eri acquistato su me in tanti anni e con tante prove di cara amicizia... Bada: te lo dico soltanto perché tu veda com'è assurda la proposta che m'hai fatta! d'un tuo aiuto di denaro! senza pensare in che luce falsa mi metteresti davanti a mio marito...
Bruti - (interrompendola) Se dubitasse di te, sarebbe indegno d'alzarti gli occhi in faccia !
Clelia - Oh, via... Ma, anche ammesso che Ferruccio arrivi a comprendere: in che luce falsa, allora, metterei lui davanti al mondo, se riuscissi a fargli accettare il tuo aiuto. No, no. Cesare: non si può. Credi.
Bruti - Ma chi lo deve sapere? Oltre me e te..
Clelia - Ah, vedi? Una cosa da fare di nascosto, allora. Ma si verrebbe a sapere lo stesso, e diventerebbe più scandalosa appunto perché s’è cercato di nasconderla. (Commossa, a voce bassa) Non parliamone più. Grazie. Ma basta. Non si può. E promettimi di non farne cenno a Ferruccio. (Lasciandogli il piatto in mano) Tieni, scusa, vado a vedere che sta combinando, ancora! (S'allontana verso l'uscita di sinistra).
Ferruccio - (entra da sinistra, di furia, e subito scruta Bruti) Ah. Bravo. Lei... dà sotto alle polpette. È una buona idea. (A Clelia) Dammene anche a me.
Clelia - (andando a riempirgli un piatto al tegame) Che cosa avete deciso?
Ferruccio - (scuro, sedendosi a tavola) Per prima cosa, vedere se è possibile un accordo fra me e Cravanzola. Qualunque sia: anche a costo di cedere a lui l'azienda e d'adattarmi, nei primi tempi... come un suo impiegato!.Io ci sto, ci sto. Credi pure che sarebbe per pocol Intanto salverei queste quattro mura. Naturalmente, ci dovremmo restringere. Perciò, via dalla casa chi... chi non è necesario, chi non lavora. (Scoppiando) Via i traditori!
Clelia - (con doloroso stupore e rimprovero) Parli così... di Oreste?
Ferruccio - (ruvido) Sì. E zitta, tu.
Bruti - (alzandosi, eccitato) Quando uno è negli imbarazzi, scusi, sa, ma secondo me dovrebbe stare calmo.
Ferruccio - (stupito) Che le prende?
Bruti - Non ho la pretesa di difendere sua moglie da lei, ma... .
Clelia - (per frenarlo) Cesare, Cesare.
Ferruccio - (insieme) Ah, meno male!
Bruti - (subito, irritato) Perché me l'ha proibito lei! (D'un tratto, avvilito) Ma gliela raccomando, signor Tressa... Gliela raccomando con tutto il cuore.
Ferruccio - A me? (Alzandosi) Ma si calmi lei, caro dottore.
Bruti - Io sono calmo. Soltanto pensi che è un dono... un dono prezioso, della vita... una donna mirabile... la sappia apprezzare... e la difenda lei: visto che l'aiuto che potrei dare io è rifiutato! La difenda lei, contro tutti! (Subito) Mi apre, per favore? (Segue friggendo Ferruccio che, dopo averlo guardato, senza far parola va a aprir l'uscio con una grossa chiave, appena e aperto, afferrandogli una mano) Arrivederla! (Scompare).
Ferruccio - Arrivederla. (Gli guarda dietro, poi, lasciando l'uscio aperto, torna indietro) Ma che ha? Che è quest'aiuto che lui potrebbe dare?
Clelia - Oh, Ferruccio, idee sue. Non vate la pena d'occuparsene. Piuttosto scusami se ti dico che non si deve agire cosi con Oreste.
Ferruccio - (impaziente; mentre si rimette a mangiare in piedi) Qui non c'è più posto per lui. Ne abbiamo discusso a lungo. Ci sono cento ragioni! (Scoppiando) E, se permetti, vorrei anche non trovarmi più fra i piedi quel tuo caro Cesare!
Clblia - (sorridendo, calma, prendendo da lontano le mosse) Ma si, Ferruccio. Nel vederti cosi mi sento veramente sicura del nostro avvenire.
Ferrucio - Grazie: ma hai capito quello che t'ho detto? Io devo liberarmi da tutte le persone inutili. Da tutte.
Clelia - (pensierosa) Se tu avessi seguito quel mio consiglio: di vedere, fra te e Oreste, chi è il padre vero è chi il figlio... ora Oreste potrebbe andarsene da sé, senz'essere cacciato via.
Ferruccio - Ma t'immagini che lo prenderemo per le spalle -e lo butteremo fuori dell'uscio? La mia tentazione sarebbe proprio questa: e perciò non gli parlo io! Ma basta spiegargli in che condizioni liamo ridotti per colpa sua: e lui stesso vedrà quello che deve fare.
Clelia - Ma sì, andarsene per riprendere la sua vita.
Ferruccio - Per quello che vuole: basta che se ne vadal
Clelia - Ma dopo aver regolato con te... non dico i conti materiali, ma..
Ferruccio - (interrompendola) Se non ha potuto rendermeli, i conti! Clelia! M'ha rovinato! E ora è andato a mettersi a letto! mentre io devo stare con le braccia tese, per parare le mura che ci crollano addosso!
Clelia - (rassegnandosi, quasi fra sé) Vuol dire che parlerò io con lui.
Ferruccio - Ma sì; basta che mi lasci in pace!
Clelia - (fa per andarsene, poi) Quanto a Cesare, forse è bene che tu sappia, per poterti regolare, che ha insistito con me, fino a supplicarmi, perché accettassi da lui tutto il denaro che ti occorre.
Ferruccio - (stupito, ma subito guardingo) T'ha offerto... tutta la somma? Che vuol dire?
Clelia - Gli pareva che io, per amicizia, potessi 'accettarla.
Fbrruccio - Ah si? Per amicizia! In che s'immischia, questo signore? Viene a recitarti davanti la parte nobile, del salvatore! Ma come ha osato proporti una cosa simile? Voglio sapere che cosa gli hai risposto tu.
Clelia - (con dignità) Ti basti sapere, Ferruccio, che ho rifiutato.
Ferruccio - Eh no, cara: parliamoci chiaro. lo non dubito di te. Ma in lui questa amicizia... non è una cosa schietta. Non è! E allora è una continua offesa a me! Ma tu stessa, dico, per la tua dignità di donna: farti girare attorno per tanti anni, uno che il suo sentimento non ha avuto nemmeno il coraggio di chiamarlo col suo vero nome! Perché se lui avesse voluto... non illudiamoci, Clelia: tu saresti sua moglie da un pezzo.
Clelia - Gliel'ho detto.
Ferruccio - Gliel'hai detto?
Clelia - E solo nel dirglielo ho sentito che però... offendevo in lui, e anche in me stessa, qualche cosa. C'è qualche cosa di più puro... che ancora mi sfugge, in quel sentimento: un disinteresse...
Ferruccio - (interrompendola) Oh! io non voglio più sentirne parlare!
Clelia - (pensierosa) Va bene, Ferruccio. Tante volte, bisogna scegliere tra le cose da salvare. È così, il rimorso di sacrificare una persona cara, me lo prenderò io. Allontanerò Cesare. Ma Oreste no: e per te, Ferruccio. (Fa per uscire da sinistra).
Oreste - (in pigiama e ciabatte, con un fazzoletto di colore stretto attorno alla fronte, entra da sinistra, furente, commosso, spiritato, a Clelia) Lei è una cara donna! Lei ha vinto! (Subito a Ferruccio) Ti permetto non solo di sposarla ma di tenerla anche con te. Alla vostra felicita ci penso io. Zitto, papà! Mi cresce la responsabilità, questo sì! Ma con l'aiuto di Dio...
Ferruccio - Ma tu sei pazzo! Finiamola con queste buffonate!
Clelia - (impensierita) Ferruccio! Ferruccio - Ho paura che proprio... (E fa un gesto: che sia proprio impazzito).
Oreste - (subito) No, non avere questa paura! Ora vedo tutto! Tu hai detto che sposare quella povera disgraziata era il mio ultimo avvilimento! Sai qual'è invece il mio avvilimento vero? Se io dovessi assistere impotente, allo'spettacolo di quei mascalzoni, tanto Alfredo, quanto Cravanzola, che ora ti mettono il piede sul collo! Ho creduto anch'io, da sciocco, che quel sacrifizio mi degradasse. Solo ora vedo com'è luminoso! e che è il vero coronamento della mia opera: anzi, della mia vita. Lasciate che gli altri ridano! Io sposerò quella poverina, e porterò pazienza.
Ferruccio - Oh, senti, quasi quasi... davvero,. sarebbe la punizione che ti meriteresti!
Clelia - (subito) No, Ferruccio!
Oreste - (come se avesse ricevuto uno schiaffo) La punizione?
Ferruccio - Ma io non ho tempo da perdere con te! (Afferra il cappello da una seggiola ed esce in fondo).
Oreste - (gridandogli dietro, fierissimo) Tu mi devi rispettare: per il tuo bene!
Clelia - Hai ragione, Oreste: il tuo sentimento deve rispettarlo!
Oreste - Il mio sentimento! L'animo! (Resta come intronato con le mani alla testa).
Guadagni - (dall'uscio in fondo, con una borsa di gomma col ghiaccio, a Oreste) Ti sei alzato?
Oreste - (levando il capo a mirarlo, spiritato) L'uomo nasce orfano.
Guadagni - (restando) Oreste...
Clelia - (impensierita) Che c'è, Oreste? (A Guadagni) Ah, una borsa col ghiaccio?
Guadagni - È l'unica cosa che gli faccia bene in questi casi. (Aiutato da lei, dopo averlo fatto sedere, aggiusterà in capo a Oreste la borsa, legandogliela col fazzoletto).
Clelia - (a Oreste, che non le risponde) Come ti senti?
Guadagni - La mania di litigare. Ma la colpa è di Ferruccio. Ora è qua fuori che sta litigando anche con Alfredo...
Cleua - Ah, bene.
Guadagni - Bene? Si cavano gli occhi.
Clelia - (poiché la borsa è sistemata) Ora a letto, datemi ascolto. (A Oreste) Tranquillo, a riposare.
Oreste - (svegliandosi con la parlantina .appena Clelia e Guadagni lo fanno alzare è sorreggendolo lo guidano verso l'uscita di sinistra) L'uomo nasce orfano. A differenza di ogni altro animale che, appena in vita, è già dentro il governo del suo mondo: possiede già lo spirito della specie e può esserne retto e guidato. (S'impunta per non andare avanti).
Clelia - Che dici, caro?
Oreste - (a Clelia, affettuosamente, spiegandole con ansia il suo pensiero) Che perciò la bestia non ha bisogno di padre. Nella sua vita esso c'è stato appena un momento, ma per sempre. Capisce? E infatti, pur non avendo alcuna nozione del proprio padre, e anzi nemmeno dell'esistenza di questo rapporto, da padre a figlio, ciò non per tanto il padre essa lo ha in se*, fin dalla nascita, ereditato per intero: implicito.
Alfredo - Aspetta papà: c'è da chiarire un punto fra noi. (Tirandoselo in fondo alla scena) Transeat, che una parte dell'eredita vada a finire a lui...
Ferruccio - Tu pensi già all'eredità?
Alfredo - (in disparte con Ferruccio) Eh no, ti dico! Aspetta: una parte, e va bene: visto che c'è! Ma... (Seguitano a parlare, accalorandosi sempre più e gesticolando).
Bruti - (dal fondo) M'hanno mandato a chiamare?
Ferruccio - (voltandosi a lui, in fretta) Sì, caro dottore: ma abbia pazienza un minuto. (Riprende a discutere con Alfredo).
Clelia - Vieni qui, Cesare! Siamo nei guai peggio di prima!
Bruti - (subito, con premuroso rimprovero) Lo vedi? Lo vedi? Lascia fare a me!
Clelia - Ma no! Non si tratta più di denaro! Alfredo ha avuto fiducia in suo padre, e...
Oreste - (interrompendola, con sdegnoso sarcasmo) E dunque? Perché s'agita, lei? Tutto è a posto! (A Bruti) Anche lei, stia tranquillo, la situazione materiale è risolta. (A Clelia) L'altra no.
Bruti - (stordito) Ah, bene. Per merito di Alfredo?
Clelia - Perché ci ha visto il suo interesse. Vedi, Cesare? Quello era il motivo plausibile, che dovevamo trovare noi! Quella somma, dovevi offrirla a mio marito, e non a me: e per fiducia in lui, e nel tuo interesse: non per amicizia verso di me.
Bruti - (restando male) Già: non ci s'è pensato! E credo che sarebbe stato anche, un bonissimo impiego di capitale!
Oreste - Oh, può crederlo! Se l'ha fatto mio fratello! (Livido) Caro dottore, l'interesse! L'interesse! Guai a perderlo di mira. Io e lei l'abbiamo perso di mira!
Clelia - (indignata) Ma che dici, Oreste!
Oreste - Avrei voglia di pigliarmi a schiaffi !
Clelia - Tu ora devi riconoscere che hai commesso un errore. Ma così bello! Oreste: tu sei voluto andare, forse, contro natura: ma per amore, e non devi dolertene. Quel sentimento che hai avuto per lui, naturale sarebbe stato verso un tuo figlio: in cui tu questa vita che davi, l'avresti vista durare... oltre di te... oltre il tuo figlio stesso, che da te la prendeva per darla a sua volta. Questo dono, è proprio vero: dev'essere sempre trasmesso: come vuole Dio, che perciò ci comanda d'onorare i nostri genitori.
Oreste - (mal suo grado interessato» ma con un certo sorriso di benevola superiorità) Vuol parlare a me dei rapporti tra padre e figlio? Proprio a me che li ho indagati a fondo? (E scuote il capo).
Clelia - Non vedi che tu non potevi più onorare tuo padre? Lo proteggevi, ti sentivi più alto di lui. E Dio non vuole. Ma si può onorare chi dà, non chi toglie vita. E questa vita è proprio un dono che deve discendere, di padre in figlio... Tu hai voluto farlo risalire: ed è rimasto chiuso fra voi due senza sbocco, sterile, che non vi faceva più respirare, né te né lui.
Ferruccio - (agguantando Alfredo per il petto) Spiegati!
Alfredo - (irato, liberandosi con uno strappo) Ma è chiaro! Via! Se ora spuntassero fuori altri figli, dico: come ci mettiamo? Ragiona !
Ferruccio - (minaccioso) E che pretendi? Che, se Dio mi vuol perdonare e benedire con una creatura, io me ne privi ? E offenda mia moglie, e la vita stessa... per far tornare i tuoi conti?
Oreste - (subito, con un grido) Papà! (Accorre presso Ferruccio).
Alfredo - (freddo) Se ragionassi un po', vedresti che, alla tua età, sarebbe la più solenne delle pazzie.
Ferruccio - (dandogli uno schiaffo con violenza) Ecco la sola risposta che ti meriti!
Oreste - (correndo a fermare Alfredo che, bieco, si ritraeva verso l'uscio: con uno strano giubilo nella minaccia decisa) Bada, che se tu tentassi di nuocergli ... a qualunque costo, te l'impedirei! (Sollevato, a Ferruccio) Papà: ci sono io, per te!
Clelia - (alacre e ridente, a Oreste) Ma no! Vuoi proprio ricaderci? Non tocca a te! (A Ferruccio) Ferruccio, ascolta il dottor Bruti.
Bruti - (subito, tra smarrito e eccitato) Ah ecco! Sì io... lei mi perdonerà lo sbaglio d'essermi rivolto a Clelia... mancando la confidenza con lei, signor Tressa... ma non la fiducia!
Ferruccio - (stupito) Ma che dice?
Celia - Ferruccio: dice che vorrebbe investire qualche capitale a frutto, nella nostra azienda.
Bruti - (subito) Ma non per amicizia, signor Tressa! Gli interessi sono interessi! E guai se si perdono di mira! Perciò... solo, solo se è un buon affare, come credo... e... e se lei mi può offrire qualche garanzia... dico bene? Anzi, tutte le garenzie! Tutte: le desidero tutte. Ecco fatto. (Alfredo fa un atto di dispetto; Oreste gli mostra le mani artigliate come per dirgli: ti strozzo).
Ferruccio - (dopo essersi passato una mano sulla fronte come a scacciarne il dubbio: ruvido) Lei lo sa meglio di me, che sarebbe un buon affare. Ma io non accetto più aiuti da nessuno. Faccio tutto da me.
Bruti - (irritato) Ma sempre tutto lei dovrebbe fare, scusi! Io che c'entro? Io piglierò i frutti!
Clelia - (subito, a Bruti) Non insistere. (A Ferruccio) Io sono pronta a seguirti per qualunque strada: e il mio aiuto non lo rifiuterai. Come non hai rifiutato per tanti anni quello di Oreste.
Oreste - Oh, non si preoccupi di Oreste. Oreste leva l'incomodo. (A Alfredo) Senza neanche il biglietto d'emigrante pagato. Seguiterò a fare, per forza, quel che ho cominciato a fare per amore: mestieri di cui non m'intendo. Eh eh. Andrò alla deriva. Forse ruberò, finirò in prigione. Perdio: può essere uno scopo: farvi disonore, per quanto onore avrei potuto farvi, se non vi avessi amati così stupidamente! Ho sciupato la mia vita, l'ho sciupata per colpa mia, e nessuno mi deve niente.
Clelia - Tuo padre ti deve quello che t'ha tolto.
Ferruccio - (scombinato) Ma Clelia! Che significa!
Oreste - Ho vissuto da minchione, e finisco, come merito, da vagabondo! Me ne vado! Me ne vado subito!
Clelia - (subito, sorridendo, a Oreste) Certo che te ne andrai! Ma per riprendere la tua vita, te ne andrai! E provveduto di tutto quello che ti serve per rifartela, da un padre che ora può e deve ricominciare a pensare al tuo avvenire! Perché la prima yolta te l'aveva disfatto!
Oreste - (subito, con ira) Ora, al mio avvenire ?
Clelia - (subito, additando Ferruccio) Impara da lui, che non è mai tardi, per vivere!
Ferruccio - È vero, Oreste. Clelia ha ragione. Anche quest'esempio, se ti serve, te lo darò io.
Oreste - (sopraffatto, commosso, per non darsi ancora per vinto) E t'approfitterai di quei denari? Che vengono da un sentimento...
Clelia - (interrompendolo) Un sentimento che non c'è più bisogno di nasconderlo sotto il nome d'amicizia! Io l'ho capito da te, Oreste! Che ce ne siete tanti, nel mondo, così: che forse avete paura d'aver figli veri... e allora vi trovate qualcuno da amare! Che vi fa infelici...
Bruti - (imbambolato, quasi piangente) Ma io no, Clelia... io sono... felice!
Oreste - (incattivito: forse perché troppo commosso) No! No! Statevi bene tutti! (A Ferruccio) Ora vorresti sdebitarti perché ti pesa d'aver dovuto riconoscere un momento:..
Ferruccio - (dandogli una mano sul viso, pia per una ruvida carezza che per uno schiaffo) Sciocco!
Oreste - (stupefatto) Papà...
Alfredo - Ah ahi L'hai avuto anche tu!
Ferruccio - (a Alfredo, burbero) È un'altra cosa. (A Oreste) Guai a te se mi riparli ancora di quel tempo. Se feci male, non devi più dirmelo: tu. Ormai siamo tornati nel giusto. E io provvedo a te, non per debito, ma perché non posso farne a meno: perché ti voglio bene.
Oreste - (smarrito) Oh Dio, papà...
Ferruccio - (ride contento, battendogli forte con tutte due le mani su le spalle) Ben detto: papà. Orestinol Vecchio Orestino!
TELA