Un po’ come Idriss

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un po'2

Leonardo Gazzola

UN PO' COME IDRISS

maggio 2000

scritto su commissione per l’ong Coopi nell’ambito della campagna contro l’uso dei bambini soldato nella guerra di Sierra Leone, debutta al Teatro Alle Colonne di Milano a ottobre 2000. Con Tiné Mbongo, Rufin Doh e Filippo Arcelloni – regia dell’autore. Viene rappresentato in varie piazze d’Italia, per un totale di circa 30 repliche. Ha vinto due riconoscimenti in premi di drammaturgia nazionali.

Registrato in SIAE a nome Leonardo Gazzola


gli attori

Si prevedono tre attori in scena: Lei, Lui e l'Altro. Essi si divideranno le parti narrative e i personaggi da interpretare. Si può ipotizzare anche la presenza di una bambina, di circa dieci anni che non parla e sostituisce il manichino; ma è meglio un manichino, una servo-muto per l’esattezza.

In linea di massima:

Lei è una donna nera di mezza età.

Lui è un uomo nero di mezza età, dall'aspetto vigoroso  e saggio. Possibilmente non troppo alto.

L'Altro è un uomo bianco di mezza età, di quelli che si potrebbero incontrare in un'osteria di paese.

Inoltre si possono dividere i ruoli nel seguente modo (ma si può anche fare diversamente a seconda delle caratteristiche degli attori):

Lei: Max ONU, 2° comandante, 2° spirito, 2° vecchio, Donna Bush, Giornalista TV.

Lui: Brima, 1° comandante, 1° spirito, 1° vecchio, Hammer, uno stilista.

L'Altro: Machett, un soldato, il Ciclope, 3° comandante, 3° spirito, 3° vecchio, Calypso.


Un vecchio frigorifero, un grande telone verticale rattoppato e delle sedie impagliate devono dare l'idea di un porticato di una cascina agricola. Vediamo però anche dei giornali e delle riviste appoggiate qua e là, un basso elettrico con il suo amplificatore, una chitarra seminascosta dal frigorifero e dei tamburi africani.

In primo piano c'è un servo-muto o un manichino stilizzato, con appeso un cartello scritto a mano: "VENDESI POMODORI BIOLOGICI".

Si sente un canto strano che assomiglia ad una litania africana con delle parole in dialetto pugliese o emiliano (un dialetto di zona da pomodori, comunque). Entrano Lui e L'Altro: son vestiti da lavoratori dei campi. Scaricano delle casse di pomodori. Si riposano per assaporare una birra.

L'Altro: (osservando la lattina di birra) E' scaduta.

Lui: (bevendo) Mmmh?

L'Altro: La birra. E' scaduta.

Lui: (sputando uno zampillo di birra) Ma non potevi dirlo prima?

L'Altro: L'ho detto quando l'ho letto. Tu piuttosto che le hai comprate, avresti dovuto verificarla, la scadenza.

Lui: Eh già. Chi è che in questa cascina controlla sempre date, robe scritte eccetera?

l'Altro: Io. Appunto perché tu non lo fai mai. Ma almeno quando comperi tu la roba potresti...

Lui: (andando ad accendere il basso elettrico) Ma guarda. Sei proprio un caso.

L'Altro: (prendendo un pomodoro verde dalla cassa) Senti, Caso... Questi pomodori non li raccogliere che non li compra nessuno.

Lui: Ma sei più noioso del solito. Per un pomodoro acerbo...

L'Altro: (tirando fuori dalla casa altri pomodori acerbi) E questo? E questo? E ques... Cosa fai?

Lui: (accordando il basso) Vuoi uno schema?

L'Altro: Non ti mettere a suonare quella roba...

Lui: Bello mio, se tu vuoi passare la vita a raccogliere pomodori, fai pure. Io mi preparo un avvenire migliore.

L'Altro: Come lo suoni tu, quel coso lì, l'unica cosa che puoi migliorare è la qualità degli ululati dei cani delle aziende vicine. Comunque, quando arrivano dei clienti, smetti di suonare. Non posso servire io da solo tutti quanti.

Lui: Adesso è colpa mia se vogliono essere serviti da te. Forse perché vogliono che io continui a suonare.

L'Altro: Come i cinque clienti di ieri. Che tu ti sei alzato quando quelli stavano già in macchina.

Lui: La gente è troppo di fretta.

L'Altro: L'unica volta che ti sei alzato è stato la settimana scorsa. Come una molla, sei saltato.

Lui: La settimana scorsa?

L'Altro: Sì, quando è arrivata quella biondona con i pantaloncini corti. (imita Lui)  "Servo io! Servo io!"

Lui: (ride) Ah, vedo che te ne ricordi bene. Sai qual'è il tuo problema? Che sei geloso perché certe cose non le puoi più fare. Ti sei sposato mia sorella e hai chiuso il capitolo.

l'Altro: Allora, prima di tutto non è tua sorella ma tua cugina...

Lui: Cugina, sorella... da noi è la stessa cosa. Vi piace proprio complicare tutto, eh?

L'Altro: (guardando nel frigo) Complicare... Ascolta, tua cugina o sorella che sia non ha ancora portato i panini? Ho una fame...

Lui suona il basso negando leggermente con la testa. Arriva Lei, con un pacco di lettere stampate in mano. Sembra assorta nella lettura delle lettere. Saluta distrattamente i due uomini.

L'Altro: Amore, hai messo i panini nel frigo stamattina? Non li vedo.

Lei: (distratta) Sì, sono lì dentro.

L'Altro: Ma non ci sono... (capisce e guarda Lui) Li hai mangiati, tu? (pausa) Li ha mangiati lui. (lancia qualche improperio in dialetto, poi si rivolge a Lei) Io tuo cugino non lo sopporto... (si interrompe perché si accorge finalmente dello sguardo perso di Lei) Mariama... Che cos'hai fatto ancora?

Lei: Ho scaricato da internet altre lettere dei bambini.

L'Altro: Devi smettere di stampare quelle lettere, ti fanno male, lo sai.

Lei: (seguendo un suo ragionamento interno) E' arrivata.

L'Altro: No, che non è arrivata. Amore, stai calma. Tua figlia non può essere qui.

Lei: Lo so che è arrivata. Lo spirito dell' albero di cotone me lo ha detto in sogno questa notte.

L'Altro: Ancora con 'sto spirito? Basta, calmati. Mettiti il cuore in pace.

Lei: (irata) Ma tu cosa ne sai?! In quell'albero ci sono gli spiriti dei miei antenati. E loro non mentono mai.

L'Altro si lascia andare a dei commenti tra i denti.

Lui: Se volete posso consultare la pietra sacra...

L'Altro: (indisposto) No, tu puoi consultare il tuo basso.

Lei: (legge una lettera) Sono arrivati dall’entroterra, l’unica fuga era il mare, ma non abbiamo avuto tempo. Gridavano, urlavano agitando machete e armi. Con il kerosene hanno bruciato le case del mio villaggio. Si divertivano a bruciarle con le persone dentro.

Io mi sono salvato, ma avrei voluto morire con i miei genitori.  Sono stato portato con altri miei amici del villaggio nel bush, inizialmente eravamo solo schiavi, poi ci hanno insegnato a sparare, a combattere, ad attaccare i villaggi.

Non riesco ancora a credere che l’incubo sia finito. Il mio villaggio è stato completamente bruciato, della mia famiglia sono rimasti solo 2 fratelli .

Io sono il più piccolo. Gli altri miei fratelli sono ancora nel bush.

Ellis 10 anni.

Non è lei.

Nel frattempo, L'Altro, per assecondare sua moglie, cerca tra le lettere e si mette a leggere. Progressivamente le lettere si spargeranno per terra.

L'Altro:  (legge) Vengo da una famiglia piccola. Mio padre è spesso fuori per lavoro, io sono la più grande delle mie sorelle. Un certo Bobson, che mi ha portata nel suo villaggio vicino a Magbeni, mi ha violentata, picchiata, drogata e costretta a sposarlo. Dovevo servirlo: lavavo per lui, cucinavo per lui, spazzavo per lui e quando voleva dovevo essere disponibile. Mi ricordo che un giorno c’era poco da mangiare, non c’erano più cani nel villaggio, gli avevamo già mangiati tutti, allora Bobson ha sparato a un bambino e mi ha ordinato di cucinarglielo.

Juliet, 14 anni.

Lei: No.

L'Altro: (legge)In famiglia siamo in dieci. 4 fratelli e 4 sorelle...

Lei: Non è lei.

L'Altro: (legge) Io mi ero arruolato perché a casa mia non c'era più niente da mangiare...

Lei: No, non è lei...

L'Altro: (legge) Sono stata rapita dai ribelli nel Gennaio ‘99. Spesso mi si avvicinava e con il machete mi faceva dei tagli in varie parti del corpo, mi copriva la ferita con della droga, non capivo più niente… In Agosto sono riuscita a scappare da quell’inferno e sono arrivata a piedi fino a Calabatown.

Edith Junnio, 16 anni.

Lei: No.

L'Altro: (legge) Mi hanno portato via insieme a mia sorella e per mesi siamo stati insieme. Siccome eravamo piccoli, non ci hanno obbligato a fare i soldati, ma dovevamo occuparci del campo, prendere l'acqua, la legna, lavare i vestiti... Hanno ucciso un sacco di gente davanti ai miei occhi.

Moses, 6 anni.

Lei: Nemmeno.

L'Altro: (legge) A me hanno tagliato tutte e due le mani... Vengo dal Nord della Sierra Leone...

Lei: Dal Nord, no.

L'Altro: (legge) So cosa pensa la gente di noi ex combattenti. Ci temono, pensano che siamo tutti drogati, ragazzi da evitare perché capaci di uccidere.  Ho imparato ad uccidere, è vero, ma mi drogavano per farlo. Ho rubato, bruciato case. Adesso non posso tornare dalla mia famiglia perché non mi vogliono più con loro...

Mohamed, 10 anni.

Lei: (comincia a esasperarsi) No.

L'Altro: (legge) Sono stato fortunato:  non mi hanno tagliato niente. Io non ho scelto questa vita, mi hanno costretto, mi hanno cambiato nome, identità. Non voglio ricordare. Spero che mi lascino in pace. Voglio solo ricominciare.

John, 15 anni.

Lei: (sempre più esasperata) No.

L'Altro: Fatmata, 13 anni, Peter, 16 anni, Momadu 12 anni, Gbassy 11 anni, Lamin 10 anni, Bill 13 anni, Tambu 12 anni, Faday 8 anni, Victoria 16 anni, Neneh 11 anni, Peggy 13 anni, Patrick 12 anni, Faduy 9 anni...

Lei:  (disperata) Nooo! Non c'è!

Pausa. I tre attori, come per presentarsi, si rivolgono al pubblico.

L’Altro: Io sono stato in Sierra leone come volontario; lavoravo in un centro di accoglienza per ex bambini-soldato. E’ lì che ho conosciuto Mariama che stava cercando sua figlia Adamasay.

Lei: Mia figlia è stata rapita dai ribelli due anni fa. Ho perso anche mio marito pochi mesi dopo, ucciso quando i ribelli hanno attaccato il nostro villaggio.

Lui: Sono il fratello o il cugino se preferite, di Mariama. Comunque il suo parente più prossimo rimasto in vita. L’ho aiutata a scappare quando i ribelli hanno raso al suolo il nostro villaggio e ucciso suo marito.

I tre attori parlano, ognuno seguendo il suo discorso, sovrapponendo le parole.

L’Altro:

Mi è piaciuta subito con il suo carattere energico...

(prosegue in dialetto)

“Una donna segnata dal dolore ma capace di inventarsi un avenire da un giorno con l’altro. Allora ho pensato di portarla in Italia con me. A lei piacerà vivere in campagna nella mia azienda...”

Lei:

L’ho cercata dappertutto, dappertutto...

(prosegue in lingua madre)

“Nei campi di accoglienza, nei bar delle grosse città, al porto di Freetown, Finché ho incontrato Gaspare che mi ha chiesto di venire in Italia con lui. Prima avevo paura di lasciare il mio paese ma lui era stato così gentile...”

Lui:

Mia madre e suo padre erano figli dello stesso padre ma di madre diversa...

(prosegue in lingua madre)

“Le due mogli di nostro nonno dividevano lo stesso tetto e i nostri genitori sono cresciuti insieme. Quando hanno avuto i loro primi figli, era naturale che questi fossero come fratelli...”

 

L’Altro: Alla fine ci siamo sposati e sono riuscito a strapparla da quell’inferno.

Lui: Ed è grazie a Mariama che ora ho un lavoro qui in Italia.

Lei: Mia figlia però era rimasta in Africa.

Lui lancia un accordo con il basso che L'Altro riprende con la sua chitarra e  suonano insieme un brano dal genere indescrivibile (Afro? Jazz? Blues?) mentre lei raduna le lettere esaminate cantando un lamento.

Quando Lei finisce il suo canto, ha radunato tutte le lettere e le ripone nello sportello del congelatore del frigorifero.

L'Altro:          La storia di Adamasay può sembrare incredibile,

                        ma non la è.

                        Non è una tradizione, non è la realtà!

                        Non è una fantasia, non è la verità!

                        E' la storia di una dei tanti.

                        Da dove viene non importa.

                        E' una storia possibile, tutto qua.

Lui e L'Altro, con brevi fischi e onomatopei, creano un'atmosfera da foresta tropicale.

Lei: Ah. Siamo nel "bush" della Sierra Leone - Africa dell'Ovest. In questa specie di miscuglio di foresta, savana, campagna, arbusti, pietre, scorpioni, serpenti, pipistrelli e scimmie più o meno dispettose, Adamasay si aggirava, calli ai piedi e cicatrici nel cuore.

Lui: Erano giorni che girovagava nella foresta, cercando di capire quale fosse la direzione per il suo villaggio. Adamasay aveva undici anni...

L'Altro: Tredici. Adesso sono tredici. Uno non è che abbia sempre la stessa età. Sono passati due anni.

Lui: Da quando?

L'Altro: E... Da... Sono passati due anni e basta. E in genere dopo che passano due anni, uno ha due anni in più.

Lui: Va bé. Tredici. Adamasay aveva dunque tredici anni. Immaginiamo un paio di pantaloncini tenuti su da una corda, una maglietta strappata dal colore indefinibile e un berretto che una volta era rosso. Sul berretto una scritta prestampata: "Coca-Cola", era stata parzialmente coperta da un'altra scritta, fatta a mano con pennello e vernice verde:  "HPA".  Sul retro del berretto poi c'era una pennellata, sempre in vernice verde che copriva malamente un'altra sigla: "KMNP", scritta questa in inchiostro nero. Dentro i pantaloncini e sotto il berretto c'era Adamasay.

Intanto gli altri due hanno tolto il cartello dal manichino (o servo-muto) e hanno vestito quest'ultimo con i capi descritti da Lui. Abbiamo così in scena un simulacro di Adamasay.

Lei: Non si può dire che avesse paura, no sicuramente non aveva paura... Provava un senso di peso sullo stomaco, come quando hai mangiato troppa panna montata.

L'Altro: Escludendo il fatto che Adamasay potesse anche solo aver mai visto della panna montata, quel peso che sentiva doveva avere altre origini.

Lui: Nella foresta: non un gemito, non uno sparo. Nemmeno un villaggio...

L'Altro: Bé, forse uno c'era.... In lontananza.

Lei: Un attimo. Facciamo un salto indietro nel tempo. Tutto era cominciato due anni prima nel piccolo villaggio di Kalimbuyna quando Adamasay era stata mandata da sua madre a raccogliere la legna... All'epoca Adamasay aveva undici anni e… sì, un po' di paura; comunque più di adesso.

L'Altro: La sua famiglia le aveva spiegato che ai margini del bush passavano ogni tanto gli uomini-bestia. Che sono un po' come per noi, zio Lupo o Barbazucòn.

L'Altro e Lei impersonano i genitori di Adamasay e le fanno delle raccomandazioni. Ognuno nella sua lingua madre.

L'Altro: Ma Adamasay non ci aveva mai fatto veramente attenzione anche perché il suo compagno di scuola Brima gli aveva raccontato le storie degli uomini-bestia dei tubab. (pausa) Chi sono i tubab?

Lei: Quelli come te.

L'Altro: I tubab sono bellissimi uomini bianchi di mezza età.

Lei: (tagliando e indicando Lui) Il papà di Brima faceva il "boy".

Brima: Cioè, mio papà come lavoro deve stare nella casa dei tubab e pulire le cose che i tubab sporcano in casa loro. Poi deve anche fare da mangiare dei piatti strani che le loro donne gli insegnano ma che non sono capaci di fare visto che le fanno fare ai "boy".

L'Altro: Insomma tutto questo sapeva di assurdo ma... erano delle storie divertenti e e Adamasay ascoltava di buon grado. Quella che le piaceva di più era la storia di quel guerriero che vinceva una guerra con un cavallo di legno e poi ci metteva tanti anni per tornare nella sua isola.

Brima: Era un guerriero greco!

Lei: Ma i greci sono come i libanesi! Sanno fare i mercanti, non le guerre!

Brima: Boh, forse è perché era tanti anni fa. Si chiamava...

l’Altro: (suggerendo) Ulisse.

Lui: Idriss, o qualcosa del genere. E poi lui torna a casa e incontra un uomo gigante con un occhio solo che si mangia tutti i suoi compagni!

L'Altro: E perché li mangia?

Brima: Così. Li mangia e basta. Poi c'è una donna che trasforma gli uomini di Idriss in maiali! E ce n'è un'altra che dice che ama Idriss e non lo lascia più andare a casa.

L'Altro: E tante altre cose ancora più inverosimili ma affascinanti.

Così quando la sua mamma le raccontò che anche nel suo paese c'erano gli uomini che tagliavano le mani e i piedi dei bambini nei villaggi, la cosa le parve sicuramente da classificare assieme alle fantasie dei tubab.

Lui: Purtroppo quest'ultima fantasia era vera. Quel famoso giorno che Adamasay era andata a tagliare la legna per la sua famiglia, ecco sbucare fuori dai cespugli gli uomini-bestia!

Grida e inseguimenti. Ritmi. L'Altro manovra un pupazzo mostruoso che impartisce ordini di rapire i bambini. Alla fine L'Altro acchiappa Adamasay (il simulacro) e si allontana con la preda.

Lei: Lasciatemi! Non posso venire con voi! Devo avvisare a casa... Se no quando torno mi picchiano. Non posso mica allontanarmi così!!!

Lui: Niente da fare, gli uomini-bestia se l'erano portata via.

L'Altro: Oh, uomini-bestia è un modo di dire. Perché le bestie questa passione chirurgica per gli arti di chi non sta nel tuo esercito mica ce l'hanno. E non sanno nemmeno usare un fucile a ripetizione o un mitra.

Lei: Forse è meglio chiamarli uomini-uomini, allora.

L'Altro: Va bene, chiamiamoli uomini-uomini. Questi uomini-uomini lasciavano dietro di loro morte e desolazione.

Lui: Ce n'era uno in particolare, chiamato Joseph Machett che oltre a morte e desolazione lasciava dietro di sé pezzetti di mano, piedi, orecchie, reni, fegati, stomaci, un po' di tutto. Che se un trafficante di organi passava da un villaggio dopo un'incursione degli uomini-uomini, faceva incetta di materia prima senza esporsi a particolari scandali.

L'Altro: Joseph Machett era un tipo magrissimo, tanto magro da vedergli le ossa. Era quello che si dice un duro: pluridecorato per i meriti chirurgici appena elencati, appendeva le sue medaglie direttamente sulla pelle. E non sanguinava! Era talmente magro, ma talmente magro che la sua pelle dava direttamente sulle ossa.

Medaglia per l'incursione a Bondiku? Zà! Sotto la costola sinistra! Croce d'onore per il massacruccio delle Suore Recalcitranti? Hop! Sul capezzolo destro! Patacca al valore per la collezione di milze? Fium! Nella giugulare! E così via. Insomma una serie di piercing da fare invidia a una quinta liceo di Quarto Oggiaro!

 

Lei: Comunque quelli che avevano rapito Adamasay erano del "Kilson Mouvement for National Peace", volgarmente chiamato KMNP...

Lui: K.M.N.P. (spelling in inglese).

L'Altro: Un esercito di liberazione della Sierra Leone.

Lei: ...che obbedivano agli ordini del comandante Kilson. A differenza delle altre bambine rapite dal KMNP...

Lui: K.M.N.P. (spelling in inglese)

L'Altro: Lo stesso esercito di liberazione...

Lei: ...Adamasay non fu adibita a schiava/moglie di un qualche capo ma le fu dato un mitra e un cappellino rosso con su scritto Coca-Cola davanti...

Lui: Coke...

L'Altro: Multinazionale americana di bibite gassate.

Lei: ... e dietro, in inchiostro nero, troneggiava appunto la scritta "KMNP".

L'Altro: Sempre lo stesso esercito...

Lei, seccata dalle continue interruzioni, rinuncia a raccontare.

L'Altro: Tremava la ragazzina. Tremava e non capiva. Non capiva perché quegli uomini non volessero collezionare anche la sua di milza e invece le davano un fucile.

Lui: Saranno stati i suoi muscoli piuttosto sviluppati o il suo torace particolarmente piatto? Fatto sta che invece di soddisfare gli appetiti (di gola e altri) dei guerriglieri, diventò uno di loro.

Capì anche le regole del gioco quando un certo Max ONU si mise a spiegarle il significato di tutto ciò.

Lei impersona il generale, saluta il soldato di picchetto impersonato da L'Altro e si rivolge ad Adamasay.

Max: Allora: tu puoi essere con noi oppure ti massacriamo. Sei libera. Se sei con noi devi sparare contro tutti quelli del "Horton's People Alliance" che sono con quel bastardo di Horton.

Soldato: L'HPA è il secondo esercito di liberazione della Sierra Leone, Signore!

Max: Venti giorni in ginocchio sul sale grosso sotto il sole.

Soldato: Come dice Bertold Brecht, Signore! Due eserciti di liberazione fanno sì che un popolo non sia mai libero, Signore!

Max: Quaranta giorni!

L'Altro: Max era un tipo che spiegava le cose molto chiaramente, per quello forse veniva soprannominato ONU.

Max: Qui non c'è tempo per mangiare come mangiavi al villaggio. Perché dobbiamo sempre sparare contro quei bastardi dell'HPA. E così ti daremo da mangiare con delle medicine in polvere che si prendono attraverso dei piccoli tagli che ti faremo ai polsi. Così, per risparmiare tempo.

Max si allontana.

Max: Riposo, soldato!

Soldato: Attentissimo!!!

Max: (allontanandosi)  Stupido.

Lui: E così era andata per Adamasay. Un altro giorno, Joseph Machett le spiegò invece perché non dovesse aver paura durante gli scontri con quei bastardi fedeli a Horton.

Scena di battaglia. Spari, grida che eccheggiano in mezzo ad un ritmo. Ricompare il pupazzo mostruoso che intima a tutti di sparare e spargere sangue finché non viene abbattuto. Machett parla con Adamasay tra una raffica e l'altra.

Machett: Vai avanti tu, Bill!

Lui: Ormai la chiamavano Bill.

Machett:  Io ti proteggo le spalle! - - - No, non aver paura, non ti possono colpire! Tu hai preso la medicina, non ti può succedere nulla! - - - Sei invulnerabile! - - - Vai, ti dico! - - - No, che c'entra? Ibra è stato colpito perché avrà commesso qualche atto impuro prima della battaglia! - - - Chiediglielo, se non mi credi! - - - Sì, lo so che è morto ma se fosse vivo te lo potrebbe confermare! - - - Tu hai rubato? Hai fatto sesso prima della battaglia? - - - E allora vaaai!!

Si smorza la scena di battaglia.

L'Altro: Ma Bill-Adamasay sembrava veramente invulnerabile. La spedivano sempre davanti in mezzo ad un diluvio universale di proiettili e lei tornava sempre indietro indenne. Lentamente si conquistò i gradi di sergente. Una volta i soldati dell’HPA tesero un'imboscata nel villaggio di Baelita. La squadra di Joseph Machett era stata circondata e sarebbero certamente stati fatti a fettine quando Adamasay compì un balzo prodigioso: saltò sopra il drappello dei soldati di Horton e se ne trascinò dietro un buon numero; sbucava tra le capanne, sotto le frasche, dietro i recinti, Adamasay e; uno dopo l'altro falciava i soldati del HPA. Poi, nel recinto delle capre, come nelle storie di Idriss, si nascose sotto la pancia di una capra e uccise il comandante avversario. Vittoria. E fu da quel giorno che Adamasay diventò Bill, il guerriero invincibile.

Lui: Ma invece di acquistare meriti e stima, da quel giorno Adamasay si attirò la diffidenza ed i sospetti dei comandanti dell'armata di Kilson.

1° comandante: Perché è così invulnerabile?

2° comandante: Come riesce a fare delle cose del genere?

3° comandante: Per me è abitata da poteri strani.

1° comandante: E se un giorno si dovesse rivoltare contro di noi?

Lei: E così decisero che le avrebbero dato tanta medicina e le avrebbero fatto attaccare il proprio villaggio!

Lui: Adamasay era talmente imbottita di medicina che non si accorse dove si stava dirigendo. Cominciò a non vedere più un villaggio davanti a sé, ma un lago di fango, che ribolliva... Blllp, blllp, blllp...

Lei: Mentre la gente del suo villaggio si dava alla fuga disperata e i soldati del KMNP attaccavano sghignazzando e sparando, Adamasay credette di vedere... suo padre... No, non era suo padre, era un omone enorme, aveva un occhio solo...

L'Altro: Sì, era proprio come nella storia di Idriss: un enorme omone con un occhio solo in mezzo alla fronte emerse dal fango del lago.

L’Altro fa il Ciclope con versi e versacci in dialetto.

Lei: Ma la ragazzina non sembrava affatto impaurita.

Ciclope: Oh! Hai capito!?

Lei: Lo guardava senza capire.

L’Altro: Ti farò delle cose orribili! A meno che tu non mi consegni quella cintura di corda che hai attorno alla vita.

Lei: La corda? Perché la corda?

 

Lui: Ma nel frattempo nello stesso villaggio erano arrivati i soldati di Horton.

Uno sparo (magari fatto al tamburo). Un soldato viene colpito da una fucilata e crolla a terra.

L'Altro: L'omone con un occhio solo si imbestialì: afferrò Adamasay per una caviglia e la scaraventò su di un isolotto in mezzo al lago di fango. Da lì provò a scappare ma ogni volta che cercava di uscire dall'isolotto, il lago s'incazzava: "Blllp! Blrrp! Brrat-ta-ta-tap!"

Rumori di mitragliatrice che si confondono  con quelli del fango.

Lui: Finché ad un certo punto si alzò un vento pazzesco! Un fumo denso e nero copriva l'orizzonte. Il sole era sceso fino a sfiorare la terra con il suo calore bruciante! E c'era un polverone, un polverone che praticamente respiravi fumo e sabbia.

Rumori di vento e fuoco.

L'Altro: L'omone, spaventato da questo cataclisma, cercò di rituffarsi nel suo lago di fango. Correva verso Adamasay urlando come un pazzo.

Lei: Adamasay si ricordò di avere un fucile e provò a sparare.

Il Ciclope, come colpito, barcolla e si trascina lontano mentre prosegue la descrizione.

L'Altro: Un granello o svariati granelli di sabbia si intrufolarono nell'occhio dell'omone: urlando dal panico e dalla cecità, il povero mostro sbandava di qua e di là.

Abbateva le acacie, frantumava i massi contro i quali andava a sbattere, scoperchiava le caverne dove si riproducevano i facoceri, schiacciava i gattini che attraversavano la strada.

Una scia di detriti lasciò dietro di sé: un lungo serpentone di desolazione si snodava attraverso il bush fino a scomparire all'orizzonte.

Lui: Solo allora il vento si calmò e Adamasay si rese conto che il lago di fango si era asciugato e riconobbe suo padre che la fissava con occhi di vetro, lungo disteso davanti ad un villaggio interamente consumato dal fuoco.

Pausa.

Lei: Non sapeva se piangere o scappare. Vinta dalla stanchezza e dall'eccesso di medicina, si addormentò.

E allora scorse un enorme e statico Cotton-tree davanti a lei. Un albero del cotone come non se ne vedono di solito.

Gli attori prendono dei pomodori dalle casse e si aggrovigliano a simulare un albero con i suoi frutti. Vari spiriti abitano il Cotton-tree; gli attori interpretano gli spiriti.

1° spirito: Adamasay, il tempo di rompere il nócciolo di mango è arrivato.

Cotton-tree: (in coro)  Sono il Cotton-tree della tua famiglia; totem dei tuoi antenati. Tu... (bisticcio verbale tra gli spiriti che non parlano più in sincronia)  Sono talmente carico di spiriti che a volte facciamo fatica a fare una frase completa. Ma l'essenziale è che… (sorrisini meliflui)  noi ci vogliamo bene.

L'Altro: Adamasay cercò di scrollarsi dal torpore che la invadeva  ma invano; la testa le ronzava come un favo di api a primavera.

2° spirito:  Adamasay! Tu sei stata scelta per ricevere l'eredità dei tuoi antenati. Perché sei l'unica discendente rimasta di Adamasay Kamara che per prima coltivò queste terre, che fu strappata da qui e portata al di là del mare... Centinaia e centinaia di anni dopo, i suoi discendenti tornarono a fondare il loro villaggio proprio qui, dove la loro antenata, tre secoli prima, era stata rapita.

Cotton-tree: (coro) Ora tu diventerai custode del segreto del viaggio con il pensiero.

1° spirito: Che permette di trovarsi là dove il tuo pensiero desidera essere. Per questo sei invulnerabile; finché desideri di non trovarti sulla traiettoria dei proiettili.

2° spirito:  La corda che ti cinge i fianchi è il legame con il mondo vivo che ti permette di esercitare il tuo potere.

Cotton-tree: (coro)  Ancora una cosa ti dobbiamo dire: Adamasay, c'è un'altra persona al corrente del tuo segreto.

Il 2° e 3° spirito si staccano dal Cotton-tree.

1° spirito: Si chiama Calypso, Calypso Makelelé. Le è stato affidato per errore il segreto, perché qualcuno... (allude ad un altro spirito)  qualcuno si era sbagliato di discendente. (la voce viene sovrastata dagli altri due ed anch'egli si mette a fare il soldato)

Intanto gli altri due si allontanano dal 1° spirito sussurrando “Calypso” e, gradualmente interpretano un drappello di militari che marciano.

soldato: Compagniaaaa: Alt!

I tre attori circondano Adamasay.

Lui: Quando Adamasay si riebbe, i soldati del KMNP l'avevano abbandonata ed ora si trovava circondata da soldati del HPA.

Lei: Le spiegarono con gran cura che poteva scegliere se combattere con loro o essere tagliata a fettine, era libera. Che doveva sparare contro quegli infami dei soldati di Kilson e che siccome non c'era tempo per mangiare, le avrebbero dato delle polverine tramite dei tagli sulle tempie.

L'Altro: Con della vernice verde, cercarono di coprire la scritta KMNP sul retro del berretto di Adamasay. Poi, con la stessa vernice verde, scrissero HPA sopra la scritta Coca-Cola. Soldato Bill; arruolato!

Lui: Con il suo nuovo esercito, l'HPA, Adamasay partecipò all'attacco a Magburaka, mentre a Mafanta il KMNP liberava con un attacco armato i propri prigionieri e a Kenema si massacravano  settanta persone.

Lei: Ma per Adamasay, cambiò solo l'esercito... Per il resto non cambiò molto... Veniva sempre imbottita di medicina, spedita in mezzo ad una selva di proiettili e... rimaneva illesa. Finché anche i comandanti del HPA si riunirono.

1° comandante: Quella ragazza mi preoccupa!

2° comandante: E' troppo brava! Quella ci chiede un aumento prima o poi.

3° comandante: Poi vorrà un contratto a tempo indeterminato!

1° comandante: Le ferie pagate!

2° comandante: Vorrà gestire gli sponsor per conto suo!

1° comandante: C'è del marcio nel nostro esercito.

3° comandante: Dobbiamo disfarcene.

L'Altro: E i comandanti di Horton portarono Adamasay in mezzo al bush e la abbandonarono lì.

Lui: Ed eccoci all’inizio. Quando Adamasay ha terdici anni. Nella foresta: non un gemito, non uno sparo; sembrava quasi che il suo andare avesse annullato tutto: il KMNP, Joseph Machett, il HPA, gli attacchi ai villaggi, le medicine, tutto... Non c'erano più nemmeno i villaggi...

L’Altro: Bé, forse uno c’era, in lontananza.

Lei: Non era un villaggio, era la città di Waterloo.

L’Altro: La città di Waterloo; una città con i suoi bar, le sue luci e i suoi puttanai.

Lei: E tra i suoi “pub” e locali più o meno clandestini, Adamasay  pernetrò in un bar e... vide! Non soldati, no. Non guerra e morte, no. Adamasay vide, sotto un neon verde... Vide esibirsi dal vivo...

Lui: (sussurra) Soldati... Fuoco... Mio padre dov’è?.... Grida... Sangue... Fuoco... Soldati... Hpa... Kmnp... Soldati... Fuoco... Sangue.... Mio padre... (ecc...)

Musica di sottofondo suonata dai tre attori.

L'Altro: La Courtyard African Band!

Lei: C. A. B.

Lui: CAB, per gli amici!

L'Altro: Con l'inimitabile voce di Donna Bush!

"Donna Bush" lancia un acuto di saluto.

L'Altro: Al basso e alle percussioni: Jules Prince "Hammer"!

Assolo di percussioni di "Hammer" . Altro assolo di Donna Bush.

Lui: E alla chitarra: Calypso "Tomato" Makelelé!

Accordo di chitarra di "Calypso".

Lei si avvicina ad Adamasay e sussurra all'altezza dell'orecchio.

Lei: Allora è lei... l'altra persona che conosce il segreto del viaggio con il pensiero... Calypso, Calypso Makelelé...

Lui: E' vero, Adamasay sapeva di possedere il segreto del viaggio con il pensiero... Come mai se ne ricordava solo adesso?

Lei: Forse il modo con cui Calypso guardava la sua cintura di corda?

Lei: Sicuramente un errore di uno spirito del Cotton-tree ma adesso?

Lei: Adesso Adamasay la medicina l'avrebbe presa volentieri... Ma non c'era più Joseph Machett, né i comandanti di Horton...

Calypso e Hammer stanno bevendo alcolici e quando arriva Donna Bush, fanno bere anche lei. Discutono del concerto appena fatto confondendo dialetti e lingue africane;  si accorgono della bambina.

Calypso spiega, in dialetto, che si tratta della proprietaria della cintura del Cotton-Tree. Gli attori si avvicinano ad Adamasay e mimano di far bere la ragazzina. Ridono, chiacchierano e bevono anche loro.

Salta la luce. La scena è buia. Un attimo di silenzio. Poi qualcuno consiglia di accendere delle candele. Ogni attore riesce ad accendere la sua e si spostano un po' sul palco un po' in platea. Parlottano, quasi sussurrando tra di loro, anche se distanti.

Hammer: Vi rendete conto del potere che abbiamo in mano?

Calypso:

Donna Bush: Io no.

Hammer: Con il segreto del viaggio con il pensiero ci si può spostare da un posto all'altro immediatamente.

Donna Bush: Bé, è pratico. Risparmieremo sui trasporti quando andremo a suonare nelle altre città...

Hammer: Mi sembri un po' scema. Immagina cosa può succedere se diffondiamo a tutti il segreto di come viaggiare con il pensiero.

Donna Bush: Che tutti risparmierebbero sui trasporti.

Calypso: Ha ragione Hammer. Quel vino schifoso che bevi ti ha annebbiato il cervello. Ma ti rendi conto di quante ditte andrebbero in rovina se tutti conoscessero il modo di viaggiare con il pensiero?

Donna Bush: E allora?

Hammer: La prossima volta andiamo a comprare il vino a Freetown, che è meglio.

Torna la luce, spengono le candele riprendono gli strumenti.

Lui: E così ora quelli della CAB conoscevano il segreto del Cotton-tree del viaggio con il pensiero!

Lei: Perché quelli della CAB erano splendidi e terribili!

L'Altro: Perché quelli della CAB non avevano in mente un provincialissimo massacro territoriale ma, grazie alla corda di Adamasay, progettavano di ricattare il mondo intero!

Musica. La CAB suona e canta.

            Il piano è semplice e terribile.

            Diffonderemo nel mondo intero

            il segreto del viaggio con il pensiero!

            A meno di ottenere un:

            gigantesco,

            sovrumano,

            spaventoso...

            RISCATTO!

            Dovranno pagare:

            compagnie di trasporto,

            aereo, ferroviario, su gomma,

            su acqua, su cavalli, elefanti,

            cammelli, tapiri e tapis-roulants!

             

            Dovranno pagare:

            società di comunicazioni

            dalla Telecom ai servers web

            Dalla posta elettronica ai tamburi d'appello

            ... no, questi forse no.

           

            Dovranno pagare:

            multinazionali che producono

            automobili, motorini, pulmini,

            camion, treni, furgoni,

            navi, battelli, aliscafi.

           

Lui: La richiesta di riscatto arrivò nelle orecchie dei capi del Mondo intero. Dai big boss dei palazzi di vetro ai chiefs tradizionali dei villaggi che si riunivano sotto l’albero delle parole per discutere di questo ricatto mondiale.

Gli attori impersonano dei vecchi africani in consiglio. Con dei copricapi tradizionali e la pipa in bocca.

I tre parlano ognuno nella sua lingua madre, a turno. Quelli che ascoltano rispondono con dei "mmh-hm..." identici, quasi rituali.

vecchio 1: (dopo aver chiesto la parola agli altri vecchi) Cosa ne pensiamo di questo ricatto?

vecchio 3 e vecchio2: (per sottolineare che il problema non è semplice) Mmmmmh...

Lui: (parla in lingua madre) La cenere torna sulla faccia di chi l'ha lanciata per aria.

vecchio 2:(parla in lingua madre) Chi rifiuta un regalo non riempirà mai il suo granaio.

vecchio 3: (parla in lingua madre) La capra bruca dove viene legata.

vecchio 1: (parla in lingua madre) Sarà il cane vagabondo a trovare l'osso abbandonato.

vecchio 2: (parla in lingua madre)  Provare e fallire non è pigrizia.

vecchio 3: (parla in lingua madre)  Anche a scacciarlo più volte, il cane tornerà dove ci sono le ossa.

vecchio 1: Allora hanno il nostro appoggio?

i tre vecchi: (approvando) Mh-hmmm!

L'Altro: Osservando la questione dal punto di vista dei ricattati, invece...

Volano giornali con gli attori che gridano.

L'Altro: "Mostruoso ricatto all'umanità!"

Lei: "I veri pirati del terzo millennio!"

L'Altro: "Un manipolo di mostri tiene in scacco la società civile." E adesso sentiamo il telegiornale.

Un sottofondo di basso accompagna un telegiornale. Possibilmente la giornalista a mezzo busto dietro il frigo, con la porta aperta e la luce del frigo che la illumina.

Giornalista TV: Ancora guerra in Sierra Leone. Il conflitto tra l'HPA e il KMNP miete altre vittime. I ribelli del KMNP, dopo vari tentativi di penetrare nella capitale, sono riusciti ad avere il sopravvento sui governativi del HPA. Dopo una nutrita sparatoria accanto alla cattedrale nella quale hano perso la vita qualche centinaio di autoctoni e due cittadini inglesi, il KMNP ha preso possesso del Palazzo Presidenziale.

"Non si può più andare avanti così!" Ha dichiarato Guglielmo Ripippi, allenatore dell'Internazionale dopo il clamoroso rigore negato contro il Caltanissetta. "Se questa è la classe arbitrale in Italia, allora siamo un paese del terzo Mondo! Valuterò le proposte del Real Madrid per l'anno prossimo", ha concluso Ripippi, licenziando i giornalisti.

E' ancora stasi nel braccio di ferro tra la banda del CAB e le società che controllano i trasporti e la telematica sul nostro pianeta. Com'è noto la cosidetta CAB tiene in ostaggio un bambino di nome Bill che sarebbe il depositario del terribile segreto. (pausa)  Tutto ciò è molto preoccupante. L'ONU sta valutando l'ipotesi di inviare una missione umanitaria per liberare il piccolo Bill, povera vittima innocente in una guerra non sua.

E' cominciata a Milano, la stagione della moda. In passerella, le ultime creazioni dei geni dell'Italian style. (sopra una musica techno della peggior specie, sfilano gli attori con capi di abbigliamento improbabili)  Capi sobri, di un'eleganza asciutta, con un'attenzione particolare a tessuti poveri ma con qualche concessione a delle piccole frivolezze.

Abbiamo con noi in studio il noto stilista Le Malin che ci parlerà delle sue ultime creazioni.

Stilista: Buonasera. Quest'anno, capisci, abbiamo creato lo stile sexy-castrato. Capisci? Il nostro movente, capisci? E' stato di raccogliere piccole provocazioni capricciose, capisci? Che si inseriscono in un panorama mondiale di austerità.

Giornalista TV: Ultime notizie: la febbre da ricatto corre lungo il cavo e sale nei palazzi di vetro.

Gli attori mimano una scena ritmata dove usano gli oggetti che stanno attorno per simboleggiare computer, telefoni, schermi ed altre diavolerie. Discutono, si agitano, sembrano non comunicare tra di loro. Parlano in varie lingue europee. Finiscono per schiacciare dei pomodori e ne fanno schizzare fuori il rosso succo.

Gli attori poi riprendono l'atteggiamento dei vecchi africani e si siedono in consiglio.

vecchio 1: (parla in lingua madre e aggiunge) Ora che lo stupido ha imparato le regole del gioco, i giocatori se ne sono andati.

vecchio 2: (parla in lingua madre e aggiunge) Quando una donna ha fame chiede di preparare qualcosa per i bambini.

vecchio 3: (parla in lingua madre ma si distingue:) "Missione umanitaria".

vecchio 1: (parla in lingua madre e aggiunge) Quando due elefanti si azzuffano, ci va di mezzo l'erba.

 

Lui: Infatti, sulla città di Waterloo piovve...

            SBADABUM!

Lui: ... una serie di bombe umanitarie che esplodevano un po' di qua e un po' di là.

Lei: Ma, al momento della pioggia di bombe umanitarie, sia i componenti della Courtyard African band che Adamasay, si trovavano a 50 Km di distanza da Waterloo.

L'Altro: Preveggenza o potere del Cotton-tree?

Salta di nuovo la luce. Si sentono le voci che parlano in lingue europee chiedere di fare un po' di luce. Ma non ci sono le candele nei palazzi di vetro; così rimangono al buio. Parlano della missione fallita .

Lei: Si sono spostati, i maledetti.

Lui: Can somebody switch on the light, please?

           

L'Altro: Sono proprio scomparsi al momento che cadevano le bombe.

Lei: Possiedono veramente il segreto del viaggio con il pensiero.

Lui: Can somebody switch on the light, please?

L'Altro: Se possiedono veramente il segreto, siamo rovinati.

Lei: Forse è uno di loro che ha viaggiato qui e ha spento tutto.

Lui: Is there anybody that can turn the light on?!?!

L'Altro: Credo che stavolta ci convenga pagare.

Torna la luce.

Giornalista TV: Le fazioni in guerra si moltiplicano dall'interno della Sierra Leone ma anche dai paesi vicini. Sono scesi in campo il SLPC, la FRTU, il PENOMAW e la RTS. Tutti decisi a risolvere la crisi che flagella il paese.

Fallita la missione di pace per liberare il piccolo Bill dalle mani della banda del CAB. Lo spostamento improvviso della Band ha causato vittime nella popolazione civile di Waterloo.

"Non si può più andare avanti così!" Ha dichiarato l'amministratore delegato della Minkitel. "Se il prezzo da pagare per evitare il ricatto è la vita del povero bambino innocente, allora è nostro dovere trattare con la Band. Punteremo sull'ottenere uno sconto." Ha dichiarato l'amministratore licenziando i giornalisti.

Festa grande presso la CAB. I tre componenti ridono, urlano e si accingono a suonare un pezzo dedicato alla vittoria. Il pezzo si smorza ad un certo punto, mentre tutti e tre guardano verso Adamasay e sembrano rendersi conto che mostri una certa tristezza.

Lei: Bill vuole andare da sua madre.

Le battute di Donna Bush e di Calypso sono incalzanti, parzialmente sovrapposte. Hammer interviene con calma, dopo un breve silenzio.

Hammer: Bé, mi sembra una cosa lecita.

Donna Bush: Sì, ma noi come facciamo senza di lei?

Calypso: Bill, guarda che tua madre non è più qui.

Donna Bush: Abita in Italia, adesso.

Calypso: Sei sicura di voler andare fino da lei?

Donna Bush: Sei sicura che ti voglia con sé?

Calypso: Tu hai ucciso suo marito, tuo padre.

Donna Bush: Non te lo dimenticare.

Calypso: Noi invece ti vogliamo bene... Perché non resti con noi?

Donna Bush: Però, se vuoi andare, potresti lasciarci la corda...

Hammer: E poi come torna da sua madre? Senza corda.

Donna Bush: Bé, esistono anche i mezzi tradizionali per spostarsi.

Hammer: Sì, adesso lei prende un aereo e sbarca tranquilla nel cuore dell'Europa.

Calypso: Bé, con i primi proventi del riscatto le paghiamo...

Donna Bush: Non dimentichiamo il nostro scopo!

Calypso: Abbiamo faticato tanto per arrivare qui...

Hammer: Asoltate. Lasciamola andare. Tanto nessuno si accorgerà che non abbiamo più la corda. Pagheranno; stanno per pagare.

Donna Bush: Però, una volta che sarà da sua madre, potrà tornare qui a restituirci la corda... Volendo.

Hammer: "Restituirci"? Perché, è nostra la corda?

Calypso: No, ma...

Silenzio. I tre sono perplessi. Ma si decidono.

Lei: E così fu deciso. Adamasay sarebbe andata da sua madre con la corda.

I tre si mettono attorno ad Adamasay e la guardano tristemente. Fanno dei saluti con la mano e sospirano.

Il servo-muto (o manichino) rimane, ovviamente, sul posto.

Hammer: Puoi andare, Bill. Ce la faremo anche senza di te.

Donna Bush: Ciao e grazie di tutto.

Adamasay rimane sul posto. Silenzio.

Donna Bush:  Perché non va?

Calypso: (speranzosa) Forse ha deciso di restare con noi.

Hammer: Vai, Bill. Noi vogliamo che tu vada.

Donna Bush: Ma vuoi vedere che non funziona?

Lui: Un senso di fastidioso prurito si impossessava lentamente dei tre musicisti...

I tre cominciano a grattarsi.

Calypso: (alza la voce, verso Adamasay)  Vai! Ti ho detto di andare!!

Lui: Il prurito si allargava a tutte le zone del corpo...

Calypso: (urlando, in preda al panico) Vattene, Bill, sei libero!

Tutti e tre: (grattandosi come matti, disperati) Non funziona!

Calypso: Allora non abbiamo nessun potere!!

Tamburi di Lui.

Hammer: E adesso ci attaccano!!

Tamburi di L’Altro.

Grida, fuggi-fuggi, ancora colpi di mitra. Correndo di qua e di là gli attori impersonano ora i soldati, ora i musicisti in preda al panico.

Donna Bush: Ma quando sono cadute le bombe umanitarie, ha funzionato, però!

Hammer: Ma no! Ci eravamo spostati a piedi, il giorno prima.

Tamburi di L’Altro.

Calypso: Ah, eravamo andati a piedi?

Hammer: Sì dovevamo comprare il vino a Freetown! Aiuto!!

Tamburi di Lui.

Finiscono per urtare il simulacro di Adamasay dopo una sparatoria. L’oggetto cade a terra con frastuono. Silenzio. I tre si fermano a guardare Adamasay a terra. Silenzio.

Lei: Adamasay sentì una sensazione di caldo in tutto il corpo, come quando fa freddo e ci si avvolge in una coperta morbida e accogliente. Si accorse che si trovava di fronte al Cotton-tree. La Band non c'era più.

Lei e Lui si mettono in posizione Cotton-tree.

L'Altro: Come Idriss, pensò. "Arriva il mio Dio a farmi proseguire il viaggio". Anche se un po' le dispiaceva, per la Band. In fondo.

L'Altro raggiunge i primi due nella posizione Cotton-tree.

Cotton-tree: Lo so che vuoi trovare tua madre ma... la tua corda non ti può portare fino a là.  Per cui... (bisticcio) Bé, loro hanno fatto l'errore e rimedieranno.

Discussione tra i tre spiriti che si rimbalzano la colpa. L'albero si scioglie. Gli spiriti vagano separati. Si parlano.

1° spirito: Calma, eh. Qual'è il problema?

2° spirito: Il problema che adesso come facciamo a mandarla da sua madre in Italia. In quei paesi mica si entra così.

1° spirito: Eh, già, non si entra. E come sono, spopolati allora?

3° spirito: No, la gente c'è anche là.

1° spirito: E come è entrata?

2° spirito: Ma non lo so. Forse è nata lì.

3° spirito: Ma la mamma di Bill... hem, di Adamasay è nata qui!

2° spirito: Ma perché sta con un uomo che è nato lì.

1° spirito: Ma come siete complicati.

3° spirito: Ascoltate, ho un'idea.

1° e 2° spirito: Nooo! Ha pensato.

3° spirito:  (si rivolge al 1° spirito)  Tu una volta non eri una strega?

1° spirito: Eh, una volta.

3° spirito: E non eri tu che trasformavi la gente in oggetti inanimati?

1° spirito: Dove vuoi arrivare? Non mi ricordo più nulla, comunque. Adesso faccio lo spirito.

3° spirito: Ascolta. E' semplicissimo. Tu devi trasformare Adamasay in diamante e la lasciamo nella miniera di Koidu.

1° e 2° spirito: Eeeeh!?

3° spirito: Prima o poi ci arriva in Europa. I diamanti entrano senza problemi dappertutto. Mica come le persone.

1° spirito: Ma io non mi ricordo. Non sono più capace!

2° spirito: (al 1° spirito, alludendo al 3° spirito) Non ha tutti i torti, sai... Un diamante...

3° spirito: Ma non per sempre, però. Dopo un po' deve ritornare bambina, se no sua madre che se ne fa?

1° spirito: E proviamo.

Il 1° spirito comincia a cantare mentre gli altri tengono il tempo. Rito della trasformazione di una bambina in diamante.

Il rito si interrompe per dare spazio ad una notizia.

Giornalista TV: L'esercito del KMNP riconquista la miniera di Koidu.

3° spirito: (deluso) Nooo... Il KMNP acquista armi dagli americani. Così la bambina va a finire negli Stati Uniti!

1° spirito: La spostiamo a Moyamba, allora. E' ancora in mano del'HPA, finirà in Europa.

Prosegue il rito. Altra notizia.

Giornalista TV: Le forze del HPA conquistano il sito minerario di Sierra Rutile. Le forze del'KMNP riconquistano le miniere di Moyamba.

1° spirito: Spostiamola a Sierra Rutile.

Il rito , le notizie e le contromosse degli spiriti si susseguono ormai in un ritmo serrato.

Giornalista TV: La miniera di Sierra Rutile cade nelle mani del FRTU! A Moyamba entrano vittoriosi i soldati del PENOMAW!

1° spirito: No, in Canada, no. Spostiamola a Moyamba, almeno se finisce in Belgio, è più vicina.

Rito.

Giornalista TV: A Moyamba il RTS! A Koidu arrivano quelli del SLPC! Sierra Rutile torna al HPA!

1° spirito: No, la Russia non va; è troppo lontana. Riportiamola a  Sierra Rutile.

Le notizie, la musica, il canto, le contromosse si mescolano accellerando sempre di più.

Tutti: (in disordine) Il KMNP! Il Canada! A Koidu! il PENOMAW!  A Moyamba! No, la Russia, no! L'HPA! La Francia! Il Belgio! L'RTS! A Koidu! Lo SLPC! In America! A Maoyamba! Il FRTU! A Sierra Rutile! Francia, Stati Uniti! Canada! Belgio! Russia! Italia! BINGO!!!

Fine musica e ritmo; Gli attori si calmano. Lui va a prendere una grossa pietra che lentamente fa rotolare fino a davanti aa Adamasay stesa a terra.

Lei: Adamasay sentiva adesso come se non fosse più lì.

L’Altro: Forse la corda stava funzionando, dopo tutto.

Lei: Adesso non mi resta che andare da mia madre.

Lei toglie i vestiti dal manichino (o servo-muto) e si siede con i vestiti di Adamasay in braccio. Scorge una lettera che era rimasta sotto il frigo e la raccoglie.

L'Altro rimane appartato a suonare sempre lo stesso accordo di chitarra mormorando un ritornello basso con la voce.

Lui si sveste. Fa toccare una ciotola con dentro un liquido biancastro a Lei e si avvicina alla pietra. Vi versa su il liquido biancastro poi vi mette una maschera africana e vi butta delle piume. Creando così una specie di idolo - gri-gri.

Lei: (legge la lettera) Mi hanno portata via due anni fa, erano quelli del KMNP. Mi hanno insegnato a sparare e a farmi sentire invulnerabile. Ho combattuto per loro e anche per quelli del'HPA. Ho finito la mia guerra. Come Idriss ho dovuto sconfiggere un omone con un occhio solo, la cantante Calypso mi voleva tenere con sé, ma il Cotton-tree mi ha liberata. Sogno spesso di aver ucciso mio padre, non ne sono sicura. Vorrei essere trasformata in diamante per arrivare in Italia, dove c'è mia madre.

Bill, 13 anni.

E’ lei.

Mentre Lei stringe a sé i vestiti di Adamasay con dei singhiozzi che sono tra il riso e il pianto, Lui rimane in calzoncini cortissimi, immobile, vicino al suo idolo, fissando il vuoto. La chitarra de L'Altro e i suoi mormorii accompagnano il buio.

FINE