Un posticino molto tranquillo

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UN POSTICINO MOLTO TRANQUILLO

Commedia in un atto

Di MARCO REINACH

PERSONAGGI

ADRIANA

RAIMONDO

CARLOTTA

PIETRO

Un'idea delicata, di una dolce e buona malinconia, ha trovato in poche scene nobile ed efficace espressione. La « pen­nellata in chiaro-scuro », come vuole l'autore si chiami questa sua commedia, ha rilevato uno stato d'animo interes­ sante. E l'ha rilevato con garbo, con buon gusto, senza troppo evidente ri­ cerca di effetti per il contrasto. La so­stanza drammatica, tutta interiore, riesce a dare specialmente nelle ultime scene, vibrazioni chiare.

CARLO LARI             - (La Sera)

In una casa di campagna. Finestra, piccola, in fondo. Un camino acceso. E' sera inoltrata.

SCENA PRIMA

Carlotta - Pietro

Carlotta                         - Piove ancora a rovesci...

Pietro                            - E che freddo!...

Carlotta                         - Eh si!... per essere a metà aprile... (Si di­stacca dalla finestra,, attraversa la scena e getta qualche pezzo di legna sul fuoco). Prima di mezzanotte ci sarà la luna. Si sente la campana di Torralpina... Tempo bello sicuro...

Pietro                            - Ma se tira vento, povera la mia gamba!

Carlotta                         - Pazienza!

Pietro                            - Sei una grande egoista!... Che t'importa se fa caldo o freddo? se l'aria è secca o umida?... Sei sempre la stessa, tu... come a vent'anni...

Carlotta                         - Pietro!... e i miei capelli bianchi?...

Pietro                            - In questo momento non li vedo...

Carlotta                         - Chiacchierone!... Non c'è proprio altro mezzo per farti tacere... (Prende sopra il caminetto una pipa) Eccoti la pipa... e non dir spropositi... (Siede, ha tolto da. una cassetta della biancheria da rammendare e comincia a cucire. Pietro getta al soffitto lunghe boc­cate di fumo. Un silenzio. Carlotta, improvvisamente, sollevando il capo) Per quand'è la piccola del mulino?

Pietro                            - Sarà per domani, al Vespro.

Carlotta                         - Povera piccina! sembrava un fiore...

Pietro                            - Il fulmine colpisce anche i fiori...

Carlotta                         - Ed era tanto gentile! Tutte le mattine, quando portava il latte, faceva capolino da quella por­ta... (accenna all'uscio di sinistra), mi gettava un al­legro « Buongiorno, mamma Carlotta!... » e via, come una rondine...

Pietro                            - Adesso ha trovato il suo nido... (Pausa, poi con indifferenza) Secondo viale a destra... (Un lun­go silenzio, poi un rombo lontano che si fa sempre più distinto).

Carlotta                         - (sollevando gli occhi dal lavoro) Ascolta...

Pietro                            - E' il torrente in piena.

Carlotta                         - No, non mi pare.

Pietro                            - Forse è il vento che porta il rumore della centrale elettrica...

Carlotta                         - (dopo una breve pausa) Non ti pare piut­tosto un'automobile?...

Pietro                            - (alza le spalle) Da questa parte?... Che idea!

Carlotta                         - Eppure... Eccolo... si avvicina... Si è fermato...

Pietro                            - (sorpreso) Non c'è dubbio. Si è fermato. (Si odono dal di fuori alcuni colpi ra­pidi e decisi) Toh! cercano proprio di noi...

Carlotta                         - E hanno fretta!

Pietro                            - (pensieroso) Strano!... Nessuno, qui, ha mai avuto fretta! (Si guardano ammu­toliti dalla sorpresa. I colpi si ripetono).

Carlotta                         - (emozionata) Chi può essere?

Pietro                            - (si alza, appoggiandosi al bastone) Vado ad aprire...

Carlotta                         - (vivamente) Pietro!?...

Pietro                            - Avresti forse paura?

Carlotta                         - Io?... (Alza le spalle) Vivo da vent'anni dove non c'è posto per la paura!... Ma penso ai tuoi dolori. E' meglio che vada io... (Si alza).

Pietro                            - (energico) Resta dove sei. Tocca a me... (Via).

Carlotta                         - (affettuosa) Copriti bene!

SCENA SECONDA

Adriana, Raimondo e detti

Pietro                            - (di dentro fa sentire la sua voce) Da questa parte, signori. (Entra preòedendo Adriana, un poco pallida e tutta stretta nello spolverino).

Adriana                         - (indugia sulla soglia, vede il ca­minetto acceso, e ha un respiro di sollievo) Del fuoco!... che bellezza!... (Avanza sulla sce­na, e dietro a lei appare Raimondo, in abito da automobile, grondante acqua).

Raimondo                     - (avanzando) Dio sia lodato! qui almeno non piove!

Pietro                            - Si accomodino.

Raimondo                     - Grazie, buona gente, ma... (ac­cenna agli abiti inzuppati) non vogliamo rovi­narvi la mobilia...

Carlotta                         - (che ha seguito la scena in dispar­te, sbarrando gli occhi per la sorpresa, avanza timidamente) Lor signori, se credono, possono asciugare i1 loro abiti qui al fuoco...

Raimondo                     - Ecco una buona idea! (Raimon­do e Adriana si sbarazzano degli spolverini che Carlotta premurosamente distende su di una se­dia presso il caminetto. Adriana avrà sul cor­petto una rosa fresca e ben visibile). Domando mille scuse per questa visita veramente indi­screta, ma toglieremo subito il disturbo...

Carlotta                         - Nessuna disgrazia, spero?...

 Adriana                        - Nessuna...

Pietro                            - E allora va tutto bene.

Raimondo                     - Prima d'ogni altra cosa, vorrei sapere se la mia automobile è al sicuro: l'ho lasciata sotto il porticato all'ingresso.

Pietro                            - Può essere tranquillo, signore. Nes­suno, certo, verrà a toccarla... (marcando) qui.

Raimondo                     - Il temporale ci ha messo fuori di strada: per fortuna, ad una svolta, ci ap­parve) questa casetta dall'aspetto invitante... (Carlotta e Pietro si scambiano un rapido sguardo).

Adriana                         - (continuando il discorso di Raimon­do)... E allora ci slamo fatti coraggio e ab­biamo bussato.

Pietro                            - Dove sono diretti?

Raimondo                     - All'Albergo di Pianbello...

Pietro                            - Da qui non ci arrivano di certo, Hanno disceso la valle, invece di rimontarla.

Carlotta                         - Al bivio del ponte bisogna vol­tare a destra invece ehe a sinistra...

Raimondo                     - (piano ad Adriana, tirandola in disparte) L'avrei giurato. Proprio al punto in cui mi parlasti di tuo marito... Te l'ho detto che porta disgrazia...

Adriana                         - Non è delicato da parte tua, dif­famare così quel povero Michele...

Raimondo                     - E dagli!

Carlotta                         - (piano a Pietro) Scommetto che si dicono delle tenerezze...

Raimondo                     - (a Pietro) E allora, buon uomo, per ritornare sulla retta via?

Pietro                            - Bisogna risalire la valle fino al ponte e girare a destra...

Raimondo                     - E poi? quanti chilometri?

Pietro                            - Una diecina...

Raimondo                     - (perplesso) Brutto affare, con una serataccia simile!...

Carlotta                         - I mantelli sono già asciutti... Però... (si consulta con lo sguardo con Pietro, il quale è impacciato)... però non è il caso di far complimenti... (A Raimondo) Se la sua si­gnora volesse riposarsi un poco...

Raimondo                     - (distratto) La mia signora? (Go­mitata di Adriana; ravvedendosi) Ah, già... lo è da così poco che non mi sono ancora abitua­to... (Si avvede della sorpresa con la quale si guardano i due vecchi, e s'imbroglia maggior­mente cercando una spiegazione) E' questa la noistra prima scappata... (Altra gomitata di Adriana. Raimondo, correggendosi) Voglio di­re... è la prima volta che siamo in viaggio...

Adriana                         - (pronta)... di nozze... (Viva sor­presa dei vecchi).

Pietro                            - Ah!...

Carlotta                         - Sposini?

Raimondo                     - Freschi... freschissimi...

Adriana                         - (impensatamente) Da questa mat­tina... (Gomitata di Raimondo, Pietro e Car­lotta mostrano una sorpresa sempre più intensa e non priva di una certa inquietudine).

Raimondo                     - (correndo al salvataggio) Aveva­mo progettato di passare la nostra luna di mie­le in un posticino molto tranquillo a Pianbello. Non è una buona idea?

Pietro                            - C'è l'aria buona, lassù... e ci si diverte...

Raimondo                     - (ad Adriana) Hai sentito, cara? Presto, non perdiamo tempo... Ringraziamo questa buona gente e, in macchina!... (Tornano ad indossare gli spolverini).

Carlotta                         - (inchinandosi) Buon viaggio e buona fortuna...

Pietro                            - Vengo ad aprile... (Esce, dopo uno scambio di saluti, seguito da Adriana e Rai­mondo).

Carlotta                         - (sola) E' ben pazzo, alle volte, il destino!... Condurli proprio qui... (Sorride. Sospira) Ma!... Beati loro!... Quando si ama, si crede la felicità senza fine... e non si pensa che... (Si avvicina pensosa alla finestra. L'uscio di de­stra torna ad aprirsi, rientrano Adriana e Rai­mondo preceduti da Pietro. Carlotta, voltandosi di scatto) Ebbene... cosa c'è?

Pietro                            - Un ventaccio ancora da sradicare gli alberi...

Adriana                         - C'è il demonio scatenato. Impos­sibile andare avanti...

Raimondo                     - Quando al volante ci sono io, non vi è nulla d'impossibile...

Adriana                         - Raimondo, non ostinarti... Sareb. be una pazzia...

Raimondo                     - Eppure a Pianbello bisogna ar­rivarci... vivi o morti...

Adriana                         - Ma io voglio arrivarci viva!...

Pietro                            - (che ha riacceso la pipa) Sempre così, quando la stréga si pettina...

Raimondo                     - (dà un balzo) Eh? cosa?

Pietro                            - E' un modo di dire, quando le nubi corrono, a rompersi sulla vetta della Strega...

Raimondo                     - Ma che razza di nomi: hanno i vostri monti!

Raimondo                     - Buon segno, però. Quando viene di là, è vento di bel tempo...

Raimondo                     - Veramente, fino adesso non mi pare...

Adriana                         - (tendendo le mani verso il caminet­to) Come si sta bene qui!... (Improvvisamente, piano, chinandosi verso Raimondo) Rai­mondo! Ho un'idea folle!...

Raimondo                     - (spaventato) Per l'amor di Dio!

Adriana                         - (rivolgendosi a Carlotta) Dite un po', buona donna, se restassimo qui? (Carlotta la guarda sbigottita) Avieste Sa. darci un al­loggio per questa notte?

Raimondo                     - (allibito) E' pazza!

Carlotta                         - Dormire... qui?... loro?...

Adriana                         - Non è una bella idea? (Carlotta, a disagio, interroga Pietro con lo sguardo).

Pietro                            - (getta due o tre boccate di fumo verso il soffitto, poi, lento e grave) Per conto mio... a piacer loro. Però, francamente, quanto a idee preferisco quell'altra: quella di Pianbello.

Adriana                         - (contrariata) Niente affatto! Ab­biamo tanto cercato un posticino appartato, di­screto... si può trovarne uno più tranquillo di questo?

Pietro                            - Impossibile!

Adriana                         - (a Raimondo) Dunque ho ragione io. Dunque, ci fermiamo qui...

Raimondo                     - Neanche per sogno!

Adriana                         - (supplichevole) Raimondo!

Raimondo                     - Bisogna ragionare...

Adriana                         - Tu sai... quando ho delle idee non ragiono...

Raimondo                     - Ma io sì, io ragiono...

Adriana                         - Ma tu, caro, non hai delle idee...

Raimondo                     - O insomma!... (Poi, rabbonito, cingendole la vita e sussurrando) Adriana, ascol­tami!... Ti supplico di riflettere... Pensa!... Pensa solamente al letto... Te lo immagini?... Un vecchio arnese tarlato... che protesta ad ogni movimento... Tric!... trac!... troc... E il pa­gliericcio?... Tutto a punte!... Adriana, pensa, le punte!...

Adriana                         - (batte le mani) Non puoi credere da quanto tempo desideri raggomitolarmi in uno di quei vecchi lettoni di campagna, vasti1 come piazze d'armi... e assaporare la carezza ruvida delle rozze lenzuola fragranti di lavanda... Che bellezza!...

Raimondo                     - (irritato) Ma proprio questa not­te? Una notte che attendo >da un anno!... Adria­na!... il pagliericcio... le punte...

Adriana                         - (tenera e supplichevole) Rai­mondo!...

Raimondo                     - (ha un gesto desolato, come per dire: « Sono spacciato! »).

Carlotta                         - (piano a Pietro) Come si amano! (Sospira).

Adriana                         - (a Raimondo) Allora... Mi accon­tenti?

Raimondo                     - (a Pietro) Dica un po'... è pe­ricolosa la strada di Pianbelìo?

Pietro                            - Per chi non la conosce... e in una nottata come questa... Ora che ci penso! Il tor­rente potrebbe essere straripato...

Raimondo                     - E allora?...

Pietro                            - (scuote il capo) C'è da romperei il collo!...

Adriana                         - E tu che non vuoi restare!...

Raimondo                     - (un po' scosso) Non ho mai detto questo...

Adriana                         - No?! Ah... gli uòmini... che fac­cia tosta!...

Raimondo                     - Dico che bisogna riflettere... non siamo in un albergo... vorresti obbligare questi poveietti a dormire su una sedia, per farti piacere?...

Carlotta                         - C'è modo d'intenderci. Potremo cedere la nostra camera...

Raimondo                     - E loro?

Carlotta                         - C'è una stanza di sopra con un divano...

Raimondo                     - Un divano... è poco, mi pare...

Pietro                            - Quando ho i miei dolori non mi corico mai... posso riposare anche su una poltrona...

Adriana                         - Vedi? Tutto accomodato...

Raimondo                     - Tutto no. Dimentichi! che sono digiuno da questa mattina...

Adriana                         - Mangiare? Tu pensi a mangiare!... Che peccato sciupare tutta la poesia di una situazione….

Raimondo                     - La poesia è una bellissia cosa…. Ma non ha mai messo in forza nessuno… e ti confesso di sentirmi alquanto scosso….

Carlotta                         - Anche per questo ci si può accomodare… se lor signori si accontentassero di una buona frittata… uova fresche, sa!...

Adriana                         - E’ la mia passione…

Raimondo                     - Ma io le uova non le digerisco!

Carlotta                         - Con uno spicchio d’aglio e l’odor del rosmarino… come so farla io… è un piatto da re….

Raimondo                     - (inorridito) L’aglio!... ma è atroce! ( Ad Adriana) Ti pare una sera da aglio questa?

Adriana                         - (energica) Sta bene la frittata…..

Raimondo                     - C’è almeno del vinello discreto?

Carlotta                         - Non beviamo che acqua schietta e limonata….

Raimondo                     - (le mani nei capelli) Anche la limonata!

Adriana                         - Sarà una cenetta veramente originale.

Raimondo                     - Lo credo!...

Adriana                         - Allora... è inteso...

Raimondo                     - Un momento: lasciamo decidere al tempo... (Si avvia verso la finestra. Ma Carlotta pronta lo precede).

Carlotta                         - (vivamente, quasi con orgasmo) Non si disturbi, guardo io... (Si affaccia) Le nubi si spezzano... Ma c'è ancora bufera... (Con studiata indifferenza, chiude a sbarra le impo­ste).

Raimondo                     - (rassegnato) Non c'è rimedio, vado a  prendere la valigia... (Via da destra).

Adriana                         - Ed io vorrei riassettarmi un poco...

Carlotta                         - Ecco la nostra camera. L'accom­pagno. (Precede Adriana entrando a sinistra).

SCENA TERZA

Carlotta e Pietro

Carlotta                         - (rientra quasi subito, visibilmente agitata) Pietro!

Pietro                            - (senza smettere di fumane) Cosa c'è?

Carlotta                         - Non sono tranquilla...

Pietro                            - Perché?

Carlotta                         - Non so... Mi sembra di essere complice di un inganno... Bisogna dire la verità, Pietro...

Pietro                            - Brava! E allora non si fermeranno...

Carlotta                         - Credi?

Pietro                            - E andranno a fracassarsi alla svolta degli abeti...

Carlotta                         - Sarebbe orribile... (Pietro si stringe nelle spalle in silenzio) Tuttavia... Ho degli scrupoli... (Volge uno sguardo alla fine­stra)... Per loro... laggiù... (Pausa) Mi sembra di turbare la loro pace... Questo amore felice è irriverente...

Pietro                            - E' un amore legittimo e santificato... Sono così giovani .. Così pieni di vita...

Carlotta                         - Appunto per questo...

Pietro                            - La giovinezza assolve molte cose... E poi... vita e morte sono sempre state buone sorelle... Non si stupiranno: di trovarsi una vol­ta di più così vicine...

Carlotta                         - E domattina? Quando si accor­geranno?

Pietro                            - Domattina ci sarà il sole... E tutto sorride quando c'è il sole...

Carlotta                         - (pensierosa) La finestra di ca­mera nostra guarda verso la vallata... Ma ee pri­ma di coricarsi aprissero: cotesta finestra? (Indi­ca la finestra).

Pietro                            - Non c'è nessuna ragione Perché debbano aprirla... Tu, però guardati dal fermare su ciò la loro attenzione... Ricordati che c'è una donna... E le donne sono curiose...

Carlotta                         - (crolla il capo) E pensare che nessuno mai ha bussato alla nostra porta...

Pietro                            - Il destino ha voluto così... lascia­molo fare...

Raimondo                     - (rientra carico di valigia e cappel-pelliera) Ecco qua... La signora?

Carlotta                         - Da questa parte...

Raimondo                     - Grazie... (Fermandosi)... Quan­to poi.al loro disturbo...

Pietro                            - Non ci pensi... C'intenderemo do­mani...

Raimondo                     - (seguendo Carlotta) Chi l'avreb­be detto... sopra un pagliericcio!

Carlotta                         - (rientra quasi subito).

Pietro                            - Vado di sopra per non ammorbare la stanza con la mia pipa...

Carlotta                         - Io preparo la tavola e ti rag­giungo...

Pietro                            - (via da destra).

SCENA QUARTA

Carlotta - Raimondo - Adriana

Adriana                         - (entra da sinistra, accompagnata da Raimondo) Devi convenire che la cameretta è veramente pittoresca....

Raimondo                     - Sarà pittoresca, ma non c'è nem­meno uno specchio... Come potrò farmi la bar­ba? (Si siedono innanzi al caminetto, mentre Carlotta è affaccendata attorno alla tavola).

Carlotta                         - Fra cinque minuti sarà tutto pronto...

Adriana                         - (a Carlotta) Abitate qui tutto lo anno?

Carlotta                         - E già... da venticinque anni...

Adriana                         - Mamma mia... Sempre così? Soli?...

Carlotta                         - (imbarazzata) Sì e no...

Adriana                         - Come?

Carlotta                         - Siamo soli e non lo siamo... E' difficile da spiegare... (Pausa).

Raimondo                     - Hanno un podere?

Carlotta                         - Sì e no... (Raimondo e Adriana si guardano sorpresi) Noi siamo i custodi...

Raimondo                     - Capisco. Si tratta di una villa padronale?

Carlotta                         - Sì e no...

Raimondo                     - (ad Adriana) Ma è un indovi­nello, quella donna!

Carlotta                         - I padroni ci sono e non ci sono... (Pausa) E' come se dormissero... (Come temen­ do di aver detto troppo) Ecco fatto... cinque minuti e sarà pronta anche la frittata... (Via da destra. Adriana e Raimondo balzano in piedi, felici, palpitanti).

Adriana                         - Raimondo!

Raimondo                     - Adriana!

Adriana                         - Soli!

Raimondo                     - (melodrammatico) Finalmente soli!(Si gettano nelle braccia una dell'altro. In questo istante Carlotta riappare da destra e si ferma confusa e perplessa sulla soglia. Un'ombra di disagio, quasi di sofferenza, passa sul suo volto).

Carlotta                         - Ecco il pane... (Depone un pic­colo cesto sulla tavola) E' freschissimo... (Via. Adriana e Raimondo si sono allontanati a loro volta un po' confusi).

Raimondo                     - In un albergo, dove si ha la buo-na abitudine di bussare, non sarebbe successo...

Adriana                         - (che intanto ha fatto un giro, ammi­rata, attorno alla tavola apparecchiata) Che bellezza!... (Commossa) Mi ricorda la mia po­vera zia Rachele!

Raimondo                     - Eh?...

Adriana                         - Abitava in una vecchia casa dei sobborghi... due o tre volte l'anno m'invitava a desinare... Mi pare ancora di rivedere una piccola camera come questa., glia di bucato, come questa, fresco...

Raimondo                     - Come questo...

Adriana                         - Tempi felici!

Raimondo                     - (appassionato) Ed ora no, forse?

Adriana                         - (sorride, tenera) E me lo chiedi? Mostro!... (Sospira) Ma è un'altra cosa... al­lora era la felicità serena della bambina...

Raimondo                     - Brava!... La nostra è appunto una di quelle avventure che fanno ritornare bambini...

Adriana                         - Non offendere l'innocenza!

Raimondo                     - Ma no! La felicità dei piccoli non consiste.forse nel fare tutto ciò che è proi­bito?

Adriana                         - Ebbene?

Raimondo                     - Ebbene, proprio come noi!... Non sei forse tu un delizioso frutto proibito?

Adriana                         - Ho capito: vuoi crearti un alibi.

Raimondo                     - Grandi o piccini, che importa? La gioia è sempre quella..- rompere le barrie­re... correre verso la libertà... il sogno...

Adriana                         - Sì... sì... Ricordo quando mi apri­vano il cancello del collegio...

Raimondo                     - Era come un turbine d'aria fresca...

Adriana                         - D'aria libera!...

Raimondo                     - Che ci rendeva folli d'allegria...

Adriana                         - E se una piccola amica era al mio fianco... l'afferravo'per le mani... così... (Ese­guisce afferrando quelle di Raimondo e, pun­tando i piedi, girano entrambi rapidamente, ridendo e cantando) « Giro giro tondo - E' nostro tutto il mondo!... ».

Carlotta                         - (appare da destra tenendo un piat­to fumante, guarda sbigottita, poi avanza timi­damente) Ecco la frittata... (Raimondo e Adriana si lasciano cadere su due sedie).

Raimondo                     - (piano) L'abbiamo fatta noi la frittata...

Carlotta                         - (come se tutto ciò che avviene attor­no a lei non la riguardasse, depone il piatto sul tavolo) Credo che non manchi altro... Ad ogni modo possono chiamare. Siamo qui di so­pra... Prima di coricai si non si dimentichino di spegnere questa lampada, troveranno di là i candelieri... Felice notte...

Raimondo                     - Buona notte!...

Adriana                         - Buona notte!...

Carlotta                         - (quando è sulla soglia si volta)... Quella finestra la lascino così com'è... è inu­tile aprirla... (S'interrompe ad un tratto po­nendosi una mano sulle labbra, pentita di aver parlato; poi rapidamente) Felice notte... (Via).

Raimondo                     - Non so Perché... ma quella don­na mi ricorda una s'finge...

Adriana                         - Che idea!... A tavola!...

SCENA QUINTA

Adriana. Raimondo

(Si siedono allegri, ma questa allegria appare forzata, faticosa. A mano a mano che la scena procede, un disagio, una nervosità sempre più visibile, si impadronisce di loro).

Adriana                         - (servendo Raimondo) Prendi... deve essere squisita...

Raimondo                     - Un anno... un lungo eterno anno che sospiro questi momenti... Quante volte ho vissuto col desiderio il nostro dolce romanzo!... La fuga!... La cenetta deliziosa!... la notte indi­menticabile che mantenga finalmente tante pro­messe... (Pausa) Cosa hai? Sei silenziosa...

Adriana                         - Caro... ti confesso... sono un po' emozionata... Quando mi sedevo in faccia alla vecchia zia severa e solenne, era la stessa cosa...

Raimondo                     - Per diana!... Non sono la vec­chia zia, io!...

Adriana                         - Tesoro, non inquietarti... E' così dolce la poesia dei ricordi... (Agitando sulla forchetta un pezzo di frittata) Buona, vero?

Raimondo                     - Non c'è male, ma c'è l'aglio...

Adriana                         - E' appetitoso...

Raimondo                     - Sarà... ma ne avrei fatto a me­no... (Pausa).

Adriana                         - Pensa, Raimondo... poter vivere sempre così...

Raimondo                     - (sobbalzando) Sempre?

Adriana                         - Sempre soli e vicini...

Raimondo                     - Troppo soli!...

Adriana                         - Troppo?

Raimondo                     - Non bisogna esagerare... e qui mi pare che si esageri... (Pausa).

Adriana                         - (d'un tratto, come seguendo un pen­siero molesto) Chi sa Perché non si deve aprire quella finestra...

Raimondo                     - (si stringe nelle spalle) Non sa­prei dirtelo davvero...

Adriana                         - Mi rincresce di non averglielo do­mandato... Sarei proprio curiosa di saperlo... (Pausa) Che ore sono?

Raimondo                     - Le nove.

Adriana                         - Michele è già a Roma da mezz'ora.

Raimondo                     - (getta il tovagliolo sulla tavola) Ancora!... Rifletti prima di parlare...

Adriana                         - Come sei nervoso!... Cos'hai? Che cosa c'è?

Raimondo                     - C'è che sembra tu faccia appo­sta a dirmi delle cose inopportune...

Adriana                         - Raimondo!

Raimondo                     - Cara!... E' questione di tempe­ramento!... Mi sento a disagio... ecco... Quando sono felice vorrei che la mia felicità si riflettesse in tutto quanto mi circonda!... Vorrei1, in questo momento, avere attorno a me gaiezza, luce, mo­vimento... vorrei sulla tovaglia dei fiori dal pro­fumo acuto... delle cristallerie scintillanti... vor­rei alle pareti degli specchi che moltiplicassero le luci e i colori... e iinvece... ecco lì... San Ge­rolamo! (Indica l'immagine sacra che gli sta di fronte).

Adriana                         - Ma no! E' Sant'Antonio!

Raimondo                     - Cosa vuoi? Non me ne intendo troppo!... (Animandosi)... E vorrei qui... al po­sto di questa plebea frittata., tartufi... ostriche... ti piacciono le ostriche? E champagne... Ah, lo champagne!... Pim... pam., pumi... quante cose facilita lo champagne!... (Afferra il bicchiere, lo porta alle labbra e precipitosamente torna a riporlo) Accidenti! La limonata!...

Adriana                         - Raimondo!... mi sembra che tu scambi la nostra con la cena equivoca d'un ristoi-rante notturno...

 Raimondo                    - Non fraintendermi. A Pianbello si poteva aver tutto, senza comprometterci, sen­za piombare in questa atmosfera agghiacciante, contro la quale faccio sforzi erculei per reagire... E tu non trovi di 'meglio che parlarmi... di Mi­chele!

Adriana                         - Anche dei rimproveri!... Egoista!

Raimondo                     - Capricciosa!... (Un silenzio. Si guardano, sorridono, si tendono le mani attra­verso la tavola).

Adriana                         - Raimondo...

Raimondo                     - Adriana...

Adriana                         - E' la prima volta che ci bistic­ciamo...

Raimondo                     - Nera è colpa mia, credi... C'è qualche cosa nell'aria che opprime ed esaspera. Forse è questo silenzio...

Adriana                         - Facciamo la pace?

Raimonda                     - Cara!...

Adriana                         - Caro! (Si alzano, si baciano, tor­nano a sedersi).

Raimonda                     - Pagherei non so che cosa per avere una coppa di champagne...

Adriana                         - Ed io per sentire un segno di vi­ta... un treno che passa... un orologio che batta le ore... una voce umana... (Pausa) Hai ragione tu... è un silenzio impressionante...

Raimondo                     - Soffocante... direi quasi innatu­rale...

Adriana                         - (come perseguitata da una idea fissa) Se aprissimo quella finestra?

Raimondo                     - Sei pazza? Pei- essere assiderati dal vento! Non so come due esseri umani abbia­no potuto vivere qui per vent'anni...

Adriana                         - Eppure sembrano felici...

Raimondo                     - Forse lo sono... (Pausa).

Adriana                         - (d'un tratto) Raimondo!

Raimondo                     - (sobbalzando) Cosa?

Adriana                         - Quasi, quasi... si sentono i bat-titi dei nostri cuori...

Raimondo                     - (con un sorriso un po' forzato) Ascoltiamoli! Quante cose dolci e belle si di-ranno!... (Si avvicina ad Adriana, le cinge la vita) Come quella sera... ricordi?... sulla ter­razza di Valpiana... quando i nostri cuori si compresero la prima volta... Un uomo saliva cantando dalla vallata... una canzone piena di passione che si diffondeva nella notte stellata, come un invito all'amore... Ricordi?

Adriana                         - (intonando piano) Nina, la fera è bella - v'è amore in ogni stella - Nina, dam­mi la bocca... (All'improvviso la sua voce sii strozza; si spegne) No!... No... non si può can­tare qui... non si può...

Raimondo                     - (stringendola a sè) Bambina!

Adriana                         - (rabbrividendo) Non posso... non posso... c'è una mano che mi chiude la bocca... e non vuole... e mi mozza il respiro...

Raimondo                     - Calmati, cara... calmati... sei troppo eccitata... l'emozicne ha scosso i tuoi nervi... ma vicino a me non devi tremare... le mie braccia ti difendono... Il mio amore ti pro­tegge... Adriana!... Guarda come è ancora mira­colosamente fresca la rosa che ti ho donato sta­mane... Il bene che ti voglie resisterà ad ogni insidia... come resiste vittorioso il profumo di questo fiore...

Adriana                         - Sì, sì... Raimondo... Ma non so... tremo tutta...

Raimondo                     - Perché?... Eri tanto allegra... tanto fiduciosa di te... questa mattina..

Adriana                         - Non pensavo che a te... a te solo... ora invece... (Si stringe a lui).

Raimondo                     - Piccola mia!...

Adriana                         - Penso a tante cose... penso che sono ancora, mentre tu mi parli, una donnina forse un po' sventata... un po' leggera e avven­tili osa... ma in fondo... in fondo...

Raimondo                     - Che vuoi dire?

Adriana                         -... senza peccati troppo grossi... (Amara)... Ma domani?

Raimondo                     - Adriana!

Adriana                         - (con uno sforzo reagisce, si asciuga gli occhi, sorride) Non ci badare... sono ma­linconie che si respirano... con quest'aria mu­ta... gelida...

Raimondo                     - Cara!... Cara!... (Deciso, si cac­cia in capo il berretto che ha. lasciato su una se­dia, sorride, accenna con lo sguardo all'uscio di sinistra). Ci sarà piti calduccio... di là... Vieni! (Si avvicina alla lampada, la spegne, poi afferra Adriana per la vita, trascinandola quasi verso la camera di sinistra. La sosna resta all'oscuro).

Adriana                         - (si lascia trascinare, docilmente, ma d'un tratto, quando è già sulla soglia, indugia, si arresta, volge lo sguardo, come attratta da una forza misteriosa e irresistibile, alla finestra chiu­sa. Agitatissima) Raimondo!

Raimondo                     - Cosa c'è?

Adriana                         - (accennando alla finestra) Avrei giurato di vedere un raggio di luna filtrare at­traverso le imposte...

Raimondo                     - La luna?... Con un tempaccio simile! Sei pazza!

Adriana                         - Eppure...

Raimonda                     - Insomma, che t'importa?

Adriana                         - (ostinata) Voglio vedere... (Jni-provvisamente, prima che Raimondo possa impedirlo, si allontana, corre alla finestra, spalan­ca febbrilmente le imposte; la luna illumina la stanza in piuno) Avevo ragione!... Il ci'elo è se­reno... (D'un tratto si scosta, soffocata dall'an­goscia, sconvolta) Raimondo!... Raimondo!... Là... laggiù... guarda!...

Raimondo                     - (come affascinato, si avvicina, al­lunga il capo, dietro le spalle di Adriana, guar­da, trasalisce) Oh!... (Istintivamente si toglie il berretto. Restano un istante una di fronte al­l'altro muti, paralizzati, presi da uno sgomento contro il quale tentano invano di reagire).

Adriana                         - (d'un tratto, vinta, affranta, gettan­dosi tra le braccia di Raimondo) Postami via!

Raimondo                     - Tesoro mio!...

Adriana                         - Portami via... portami via!

Raimondo                     - (visibilmente turbato a sua volta) Non impressionarti così... non tremare... (Le accarezza dolcemente i capelli) Essi dormono... tranquilli... E' così dolce questa pace... ora che ha svelato il suo mistero... (Pianissimo, som­messo) Essi dormono...

Adriana                         - (con forza) Essi vedono!... (Qua­si con esaltazione) Essi vedono!... Essi sono qui. Attorno a noi... (Smarrita, tremante) Ho vergogna!... Ho vergogna!... portami via!... (Si rifu­gia tra le braccia di Raimondo. Un lungo silen­zio. Sorpresa di questo silenzio, solleva lo sguar­do su Raimondo che cerca di sorridere. Adriana, con grande dolcezza) Povero Raimondo!...

Raimondo                     - (evitando di guardarla) La stra­da di Piambello è pericolosa... Ti senti di af­frontarla?

Adriana                         - Credi che possa ancora essere quel­la la nostra strada?... (In un soffio) Ritorniamo Raimondo... ritorniamo... (Gli si avvicina, le pone le mani sulle spalle con una tenerezza dol­ce e grave ad un tempo) Sono così avvilita, Rai­mondo... è stato un brusco risveglio... ed ora vorrei essere lontana... (Supplichevole) Cerca di comprendermi. (Si fissano un istante, poi vol­gono altrove gli sguardi, come se temessero di loro stessi. Adriana esce da sinistra e tosto rien­tra con la valigia e gli spolverini).

Raimondo                     - (come un automa, indossa lo spol­verino, prende la valigia) Vado di sopra... ad avvertirli... (Esce da destra).

Adriana                         - (appena sola, corre alla finestra, la apre, si strappa il fiore che ha sul petto, lo ba­ cia, e lo getta, commossa, come un'offerta rico­ noscente)... Grazie! (Adagio adagio, in punta di piedi, esce da destra, mentre il sipario si chiude).

FINE