Un problema grosso

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Un problema grosso di Giuseppina Cattaneo

AUTRICE

GIUSEPPINA CATTANEO

         

http://giusicopioni.altervista.org/

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

Codice opera Siae 897344A

TITOLO

UN PROBLEMA GROSSO

COMMEDIA IN ATTO UNICO

Personaggi

RINA sorella di Gina

GINA

PINA amica delle due sorelle

LINO

DOTTORE

TRAMA

Nella sala d’attesa del medico condotto ci si incontra per parlare e confidarsi i propri mali. Ma quel “problema grosso” sembra il nocciolo della questione e tutti ne sono fortemente preoccupati.

SCENA I

Rina e Gina

Studio medico. Entrano in scena le sorelle Rina e Gina e si siedono. Gina si siede distante dalla sorella.

RINA. Dove vai a sederti? Non ho la rogna sai? 

GINA. E io come lo so? Non sono ancora un medico per sapere se tu hai o non hai la rogna.

RINA. Che cosa intendi con quel “ancora”? 

GINA. Vuol dire che prima o poi io diverrò dottoressa della mutua.

RINA. Ecco, brava, tu puoi essere sempre e solo della mutua. Ma tu sai che per diventare medico si deve studiare?

GINA. E io sto studiando.

RINA. Ma quando mai?!

GINA. Io non mi perdo nessuna puntata di “E Esse, medici in prima linea”.

RINA. Dottoressa che guarda E Emme, medici in prima linea, perché si chiamano in prima linea?

GINA. Perché sono tutti belli magri! Lì hanno tutti una linea perfetta!

RINA. Non come te allora.

GINA. Simpaticona. Tu di linea hai solo quelle che ti si vedono in viso.

RINA. Vieni a sederti qui vicino, stordita.

GINA. (Si siede vicino a Rina facendole delle smorfie).

RINA. Come sei bella con tutte quelle smorfie!

GINA. Sempre più bella di te.

RINA. Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace.

GINA. (Al pubblico) ho una sorella fillosofìca. (A Rina) anche se quella frase la dicono solo le brutte come te.

RINA. (Al pubblico) ha parlato la regina Rana di Giordania. (A Gina) ma tu, ti sei mai vista allo specchio?  

GINA. Certo e tutto nel mio splendore. I miei occhi hanno ancora tutte le venti dottrine ognuno.  

RINA. La mia è una bellezza al naturale. Io, non ho tirato la pelle!

GINA. (Al pubblico) e come si vede bene che è naturale, fa paura!

RINA. Ti ho sentito, sai? Smetti di stancare il pubblico con le tue fesserie.

GINA. (A Rina) io racconterei … fesserie?

RINA. Più che fesserie! Di allora al pubblico chi di noi due si è sposata.

GINA. E questo che vuol dire?

RINA. Questo vuol dire che a qualcuno è piaciuta la mia faccia e non la tua!

GINA. Ringrazia Dio che il tuo Gino ha visto te per prima, altrimenti non so come sarebbe andata a finire. (Al pubblico) due anni di fidanzamento e ho visto il suo Gino due volte. Me lo ha tenuto nascosto per paura che glielo portassi via.  

RINA. Sempre con questa storia. Il Gino si è innamorato di me perché … perché … (non sa che dire).

GINA. Stiamo tutti aspettando il perché ... (Al pubblico) sempre che ci sia un perché.

RINA. Perché … ho tante qualità.

GINA. (Al pubblico) nascoste molto bene, a quanto sembra. E … per esempio?

RINA. Per esempio … (Fra sé) cos’è che mi diceva sempre? Ah si! (A Gina) al mio Gino piacevano … i miei globi delle orecchie!

GINA. (Ironica) accidenti, che qualità grandiosa! E … poi?

RINA. E poi mi ha scelto anche per … per … (non sa che dire).

GINA. Per …?                 

RINA. Per … (inizia a vergognarsi).

GINA. Allora? Dopo la commedia voglio andare a mangiare la pizza e non vorrei andarci domani mattina!

RINA. (Sempre vergognandosi) mi ha scelto per … i miei polpacci.

GINA. (Ride) si, sono di uno splendore i tuoi polpacci. Sembrano due manici di pentole!

RINA. Hai finito di prendermi in giro?

GINA. (Smettendo e con fare ironico) scusa Rina, non l’ho fatto di proposito.

RINA. E tu? Dì al pubblico perché non ti sei sposata.

GINA. Semplice. Avevo tanti di quegli uomini che mi facevano la corte che mi dispiaceva doverne scegliere solo uno. Ecco ... non volevo fare torto a nessuno.

RINA. Si, c’era la fila come quando si è in posta! Ma raccontala giusta!

GINA. È vero, oltre a questo motivo ce n’è un altro, sono allergica agli anelli.

RINA. (Al pubblico, ridendo) si, allergica agli anelli, questa è bella!

GINA. (Alzando il tono di voce) e non mi sono sposata anche perché di assassine in famiglia ne basta una!

RINA. (Smette all’istante di ridere) assassina … a me?

GINA. Non è forse morto il tuo Gino?

RINA. Certo che è morto! (Alzando gli occhi al cielo) pace all’anima sua. Certo che è morto, si, ma io non c’entro! (Al pubblico) non ho fatto a tempo a picchiargli il martello in testa perché è morto prima.

GINA. Si, è morto di “crepacuore” perché ti ha visto col martello sopra la sua testa.  

RINA. (Guardando la porta d’entrata) zitta ora che arriva gente.

GINA. Io invece voglio parlare ancora di questa storia e dire al pubblico che … (viene interrotta).

RINA. Zitta altrimenti quel martello lo do in testa a te quando andiamo a casa.

GINA. A volte sei essere convincente.

SCENA II

Rina, Gina e Pina

PINA. (Entra e si siede distante dalle due sorelle). Ciao Rina. Gina.

GINA. Amica d’infanzia, ma a me il “ciao” non lo dici?

RINA. (Dandole una gomitata) stai a guardare proprio a  tutto! Lascia correre un po’!

PINA. Io ho salutato proprio te, sai!?

GINA. Eh no. Hai detto “ciao Rina”. Poi c’era il punto e poi dopo hai detto il mio nome.

PINA. Ma non sei tu la Rina?

GINA. No, io sono la Gina, (ironica) quella dopo il punto.

PINA. Oh scusa. Io ho detto “ciao Rina” pensando di salutare te.

RINA. E cosa vorresti dire, che io allora dovrei essere quella dopo il punto?

GINA. Rina, stai a guardare proprio tutto! Lascia correre un po’!

PINA. Siete ammalate?

RINA. È lei (indica Gina) che è malata, io la sto solo accompagnando.

GINA. Si, io sono malata e lei ha i miei dolori.

RINA. Ma sei scimunita? Pina, non darle retta, a volte non sa quello che dice.

PINA. A volte?

RINA. Scusa, hai ragione. È sempre così e non a volte!

GINA. Non è forse vero che senti dei dolori? Tutti sentono dei dolori! A meno che tu sia sorda.

RINA. Io ho pochi dolori, chiaro? E quei pochi dolori sono miei e non tuoi, chiaro? E poi, sai benissimo che a me la roba altrui non piace.

PINA. Rina, se vuoi anche i miei dolori, non te li faccio pagare, te li regalo!

GINA. (Al pubblico) vedete che cuore generoso la nostra amica?

RINA. No grazie, Pina. Ne ho abbastanza dei miei.

GINA. E dei miei.

RINA. La vuoi smettere? Ha sempre voglia di dire cose senza senso!

PINA. Che mal di schiena ... voi non ne soffrite? Io ho una “lombardia cronica” che non vi dico.

GINA. Ma se lo hai appena detto!

RINA. Gina, è sufficiente guardarti? (A Pina) no Pina, grazie a Dio non ho quella Lombardia lì e nemmeno il Piemonte. Più che la schiena ho dei disturbi a camminare. Lo specialista mi ha detto che ho le “vene vanitose”. E non capisco come mai tutte le vene delle mie gambe sono così. Tutte e tutte.

GINA. Avranno fatto il “passaparola”.

RINA. Tu dì ancora una parola ed entri dal dottore da sola.

PINA. Ma la “lombardia cronica” non è ancora nulla. Ho un polso che mi fa vedere le stelle.

GINA. Anche di giorno?

PINA. Si anche di giorno, ma di più la notte.

GINA. La notte, è piena di stelle, chissà che male. Scommetto un po’ meno quando c’è nuvoloso!

RINA. (Guarda Gina e sospira. Poi a Pina) e perché ti fa male?

PINA. Ho la “sindone del tunnel carnale”.

GINA. La sindone? Come puoi averla tu se è a Torino?

RINA. Gina! (A Pina) chissà che male devi provare. Anche se non credo batterai il mio mal di desta. Non mi viene così spesso ma quando c’è non riesco nemmeno a guardare la tv in camera.

GINA. Ma se non ce l’hai la tv in camera!

RINA. Come sei insolente oggi! Gina, pensa invece a preparare il libretto del dottore che fra poco ci chiamerà. Pina, mia sorella (la indica) ha “un problema grosso” e mi ha chiesto di accompagnarla dal dottore. (A Gina) lo hai preso allora?

PINA. Un poblema grosso?

RINA. Eh, lei fa le cose sempre in grande. (A Gina) ce l’hai con te?

GINA. Che cosa?

RINA. Il libretto. Il libretto per il dottore.

GINA. Certo Rina, per chi mi hai preso?

RINA. Per una che va dal dottore sempre senza il libretto.

GINA. E invece oggi l’ho con me.

RINA. (Al pubblico) sarebbe la prima volta che si ricorda. (A Gina) mostramelo.

GINA. (Lo toglie dalla borsa) eccolo!

RINA. (Lo prende e legge) IL DOTTOR ZIVAGO. E questo per te sarebbe … (viene interrotta).

GINA. Il libretto del dottore.

RINA. Dico io Gina, cosa hai in quel cervello! Il libretto del dottore … quello sanitario!

GINA. Ah, quello!

RINA. (Al pubblico) per fortuna è l’unica sorella che ho.

GINA. Si ma sono concentrata però!

RINA. Si, concentrata di pomodoro da tritare, da fare il sugo, da mangiare e poi finisce nel water. Su, vai a casa a prendere il libretto.

PINA. Gina, ma davvero hai un poblema grosso?

GINA. Si Pina, proprio così.

PINA. Ma è proprio grosso-grosso?

GINA. Grosso-grosso che più grosso non se ne è mai visto.

PINA. Amica, io ci tengo a te e non voglio che questo poblema diventi ancora più grosso, quindi, ti do il mio libretto per il dottore.

GINA. Grazie Pina, tu sei un’amica vera. Quelle false sono tutte di mia sorella.

PINA. (Le consegna il libretto).

RINA. Questa cosa non si può fare, è contro la legge.

GINA. (Al pubblico) mia sorella oltre ad essere fillosofìca, è anche avvocata nostra. (A Rina) non fare tanto la sapientona, a noi non interessa quello che dici.

RINA. A te forse non interessa, ma a Pina potrebbe interessare a non andare in prigione.

PINA. Io in prigione? Ora le leggi sono cambiate? Si va in prigione a fare del bene alle amiche e non più a fare del male? Ci mancherebbe altro. (Si riprende il libretto dalle mani di Gina).

GINA. Pina, non ascoltare mia sorella. Lei è sempre così capastrofica in tutto! Pensa che tutte le volte c’è un temporale prepara gonfiato un canotto e ci mette dentro tutte le sue cose preziose per paura che venga allagato il suo appartamento.

RINA. Vero. Però nel canotto ci metti anche le tue cose. Pina, io da amica ti ho avvisato, poi vedi tu.

GINA. Non darle retta, non è vero. Io so nuotare. E comunque Rina, non è il caso di spaventare Pina a questo modo per niente! Pina, mia sorella dice così solo per fare dispetto a me. È un Giuda ... dei giorno nostri. (Con voce gentilissima) Pinuccia, prestami il tuo libretto (sta per toglierglielo dalle mani).

PINA. (Ritrae il libretto e lo mette nelle borsetta) scusa Gina ma non te lo presto il mio libretto. E non è perché ho paura di andare in prigione. Che poi, andare in prigione, forse sarebbe molto meglio che stare qui con voi due.

RINA. (Seria) che cosa intendi?

PINA. Niente! (Ride volendola convincere) volevo sola dire che a volte sarebbe meglio andare in prigione che stare con voi due ... ma qui dal dottore (intanto indica di no con la testa). Intendevo solo quello e non che, piuttosto di stare con voi due la prigione non è niente (intanto indica di no con la testa). Avete capito? Altrimenti ve lo rispiego.

RINA. No! Solo tu hai certi modi di dire così contorti.

GINA. Allora Pina, me lo presti?

PINA. Mi dispiace Gina ma non posso perché … perché … ti dispiace se te lo dico domani il perché?

GINA. (La guarda male) a questo punto sono costretta ad andare a casa a prendere il mio.

RINA. E ti sta bene! Chi non ha memoria a gambe.

GINA. Rina, ho la macchina, cinque minuti e sono subito a casa.

RINA. Chi non a memoria a la macchina. E comunque non sono interessata a sapere che cosa farai.

GINA. Non hai intenzione di accompagnarmi?

RINA. Non ci penso proprio. Io di qui non mi muovo.

GINA. (Al pubblico) quando io voglio augurare il male a qualcuno, gli auguro di avere una sorella come la mia. (A Rina) Rina, non mi saputi nemmeno? La tua sorellina se ne sta andando ... Rina … io vado.

RINA. (Non la guarda).

GINA. (Si alza) Rina, sto andando …

RINA. (Non la guarda).

GINA. (Arriva alla porta d’uscita) Rina … sono alla porta di uscita…

RINA. (Non la guarda).

GINA. (Da fuori scena) Rina … sono andata …

RINA. (Guarda in cielo) Dio sia lodato!

PINA. Rina, scusa se mi intrometto fra faccende di sorelle, secondo te Gina, è normale?

RINA. Pina, non toccare il tasto del pianoforte più doloroso in assoluto della mia vita. Dovrei farla visitare non solo da questo dottore ma da almeno un centinaio.

SCENA III

Rina, Gina e Pina

GINA. (Entrando di corsa).

RINA. Che spavento! Che ci fai già qui? Hai preso l’aereo?

GINA. Rina, devi venire a casa con me!

RINA. Come ... con te? Non si ancora andata a casa?! Io non so più che cosa fare. (Al pubblico) e se mi dessi all’alcool? Vattene e non farmi perdere la pazienza per favore.

GINA. Va bene, vado. Dammi le chiavi.

RINA. Le chiavi? Le hai anche tu le chiavi di casa (ironica) o hai dimenticato a casa anche quelle?

GINA. Mi servono le chiavi della “tua” macchina.

RINA. (Ride) della mia macchina? Cosa te ne fai delle chiavi della mia macchina che è a casa in garage, quando a te servono le chiavi della “tua” macchina?

GINA. (Ride anche lei) Rina, siamo qui dal dottore con la “tua” macchina?

RINA. (Seria) con la mia macchina?

GINA. Si. Ti ricordi cosa mi hai detto prima di partire? Ah si. (Scimmiottandola) “Io con te non salgo perché non mi fido e se vuoi che venga andiamo con la mia macchina”.

PINA. È vero Rina?

RINA. Pina, non girare il coltello nella piaga almeno tu.

GINA. Piena di piaghe, cosa vuoi fare? (Ironica) dai a me le chiavi della tua macchina?

RINA. (Non sa che fare).

GINA. Quindi?

RINA. Non fare tanto la spiritosa con me. La mia macchina, tu, non la guiderai mai! Mettitelo bene in quella testa di … di … 

PINA. Di segatura.

RINA. Di segatura. (A Pina) grazie Pina.

PINA. Figurati Rina, se non ci si aiuta fra amiche.

RINA. (Al pubblico) ci devo andare per forza se voglio che non succeda nulla alla mia macchina. In tre mesi ha strisciato nove volte la sua. Pina, ci terresti il posto per favore?

GINA. Certamente Rina, vai pure col cuore tranquillo che … (viene interrotta).

RINA. Con il cuore tranquillo in compagnia di mia sorella?

PINA. Scusa Rina, a volte mi escono le parole di bocca senza pensare.

GINA. (Al pubblico) avete visto da quanta brava gente sono circondata? 

RINA. Pina, me lo tieni il posto?

PINA. Ma si Rina. Prima di me ci sei tu.

GINA. Ci sono io, vorresti dire. Lei è solo la mia accompagnatrice.

RINA. Anche se tu avresti bisogno di una badante! Andiamo a prendere ‘sto libretto. (Esce).

GINA. Rina come sei piena di complimenti oggi!

RINA. (Da fuori scena urlando) arrivi?!

GINA. Subitissimo Rinetta mia! (Esce).

PINA. (Al pubblico) che pace in questa sala d’aspetto! Spero ci sia almeno il dottore. Gina come avete visto non ha tutte le rotelle al suo posto. A Rina invece le rotelle sono messe nel posto sbagliato. Come si può non ricordare di aver preso la propria macchina! Le mie rotelle sono al loro posto, ve lo assicuro. (Piano) anche se a volte vengo qui in bici e poi ritorno a casa a piedi.

SCENA IV

Pina e il Dottore

DOTTORE. (Esce dall’ambulatorio) buongiorno signora Pina, prego entri.

PINA. Io?

DOTTORE. C’è forse qualcun altro qui dentro?

PINA. No, dentro qui no, ma in macchina fuori si però.

DOTTORE. Pina, so anch’io che fuori c’è tanta gente. In macchina, in bici, in pullman e a piedi. Ma solo chi vuole farsi visitare da me deve entrare in questo mio studio.

PINA. Certo signor dottore. Ha proprio ragione.

DOTTORE. (Al pubblico) forse ha capito. Entri signora Pina (le indica la porta dell’ambulatorio).

PINA. Non tocca a me signor dottore.

DOTTORE. (Al pubblico) ancora! O che straparla per la febbre. (Le tocca la fronte).

PINA. Non ho la febbre, sono qui per i miei soliti dolori che non mi vogliono abbandonare e per mostrarle gli esami del sangue (glieli mostra).

DOTTORE. In sala d’attesa non guardo i suoi esami. Venga dentro …

PINA. Non posso, prima di me c’è Gina e Rina.

DOTTORE. (Si guarda in giro) e dove sarebbero?! Io non le vedo. Non mi dica che lei vede? (Al pubblico) chi più chi meno, ma tutte le mie pazienti sono così.

PINA. Ora non ci sono perché sono andate a casa a prendere il libretto della mutua che Gina ha dimenticato. E dato che c’erano loro prima di me, non posso assolutamente rubare il loro il posto ed entrare prima. Anche perché Gina, ha “un poblema grosso”.

DOTTORE. Poblema? Vorrà forse dire “problema”

PINA. Si, si, poblema.

DOTTORE. “Problema” si dice. (Al pubblico, ironico) le scuole alte! Ma questo problema grosso, quanto è grosso?

PINA. Non lo so signor dottore, non lo ha specificato. Ma deve essere grosso-grosso perché ha voluto che sua sorella l’accompagnasse.

DOTTORE. Spero che non sia una cosa grave allora.

PINA. Non saprei, so solo che quando il poblema è grosso, è grosso.

DOTTORE. Lo saprò quando arriva. Intanto che aspettiamo, entri lei intanto.

PINA. No signor dottore, va contro i miei Prìncipi. Però se io le mostrassi i miei esami qui in sala d’aspetto, pensa che i miei Prìncipi sarebbero salvi?

DOTTORE. E come faccio a saperlo? I suoi Prìncipi sono suoi e non miei! E poi si dice princìpi e non prìncipi.

PINA. Facciamo così, io glieli mostro ma lei non dice nulla a Gina e a Rina. Occhio non vede, cuore non fa male. Cosa ne dice signor dottore?

DOTTORE. Dico che lei non sta bene.

PINA. Ma che Luminario che è lei?! Sa già che i miei esami non sono belli. Anche se era facile da indovinare, se sono qui da lei è perché c’è qualcosa in me che non va.

DOTTORE. Avrei da obiettare su quel “qualcosa” ...

PINA. Sapesse come è alto il mio polistirolo.

DOTTORE. Polistirolo? Lei ha del polistirolo nel sangue? E come c’è finito? Mi faccia vedere.

PINA. (Glielo indica) polistirolo, trecento.

DOTTORE. Colesterolo Pina. Colesterolo.

PINA. Uguale a quello che io le ho detto. Come posso farlo abbassare?

DOTTORE. Pina, non c’è molto da fare, serve una bella dieta.

PINA. Una dieta? È da tanto tempo che sono a dieta!

DOTTORE. Lei mangia condito?

PINA. S.....i. col dito e con tutte e due le mani. A volte però uso la forchetta e il cortello. Ma non sempre però.

 DOTTORE. Intendevo se mangi cibi con condimento?

PINA. Certo signor dottore che li mangio! Se le ho detto che sono a dieta, vuol dire che sono a dieta. Io sono rispettosa al massimo con la dieta.

DOTTORE. (Sospira e alza gli occhi al cielo) cosa ha mangiato oggi?

PINA. Un piatto di lasagne.

DOTTORE. Un piatto di lasagne? E per lei questa sarebbe una dieta?

PINA. Altro che dieta signor dottore, prima ne mangiavo due di piatti!

DOTTORE. (Suono di telefono dall’ambulatorio) salvato per un pelo. Mi scusi (va a rispondere).

PINA. (Al pubblico) avete visto? Non credeva nemmeno lui come potevo avere il polistirolo così elevato con la dieta che sto seguendo!

SCENA V

Pina e Lino

LINO. (Entra) ciao Pina.

PINA. (Infastidita) Ciao Lino. (Al pubblico) come si sente che è arrivato. Voi lo sentite l’odore di vino che emana?

LINO. (Si guarda in giro) guarda che forse oggi vado a casa presto!

PINA. Se è per me puoi anche andartene a casa subito.

LINO. Pina, sei sempre così indisposta con me! Come mai? Che cosa ti ho fatto?

PINA. Io “indisposta”? Sarà una tua impressione. (Al pubblico) come non sopporto l’odore del vino!

LINO. Ti ho sentito sai? Che colpa ho se mi piace il vino?! Come si vede, a te piace mangiare ma io non te ne sto facendo una colpa. (Alludendo) con un po’ di vino, vedi le persone meglio di come sono.

PINA. E con questo? Vorresti dire, che io sono da guardare dopo aver bevuto del vino? Io da giovane sono stata una bella donna, anzi bellissima.

LINO. Ecco, brava, da giovane, perché ora …

PINA. Ora … cosa?!

LINO. Ora per vederti bella, dovrei berne di vino!

PINA. (Silenziosa e arrabbiata).

LINO. Chi c’è nello studio del dottore?!

PINA. (Silenzio).

LINO. Sei diventata sorda? Chi c’è dal dottore?

PINA. (Arrabbiata) io non sono degna di risponderti, non sono sufficientemente bella per il tuo vino! E comunque ... non c’è nessuno.

LINO. E perché non entri?

PINA. Non è il mio turno.

LINO. Tocca a me? È proprio vero allora quando si dice che “gli ultimi saranno i primi”.

PINA. Non dire stupidaggini, le regole sono sempre quelle. Prima di me tocca a Rina e a Gina.

LINO. (Si guarda in giro) sono in bagno?

PINA. No. Sono a casa loro.

LINO. Sono alla loro casa e magari non si sognano nemmeno di venire dal dottore, però tocca a loro? Sei sicura Pina di non aver bevuto?

PINA. Lino, Rina e Gina, stavano qui prima di andare a casa perché erano qui con la macchina di Gina quando invece la macchina era quella di Rina.

LINO. (Al pubblico) penso di aver bevuto troppo, non capisco i suoi discorsi.

PINA. Insomma, sono andate a casa perché Gina ha dimenticato a casa il libretto della mutua. Ormai saranno qui a momenti. Ed io non ho voluto entrare nonostante il dottore mi abbia chiamata perché rubare il posto non si fa e anche perché Gina ha detto che ha “un poblema grosso”.

LINO. “Un poblema grosso”? Che tipo di poblema?

PINA. Non lo so, non lo ha detto. Ma devo essere proprio grosso.

LINO. Mamma mia, come mi dispiace. Se le cose sono così serie, aspetto che prima entrino loro.

SCENA V

Pina, Lino e dottore

DOTTORE. (Entra sentendo odore di vino) si sentiva il tuo arrivo da dentro sai Lino?!

LINO. Mi scusi se ho alzato troppo il tono di voce.

DOTTORE. (Mette le dita sul naso) no Lino non era la voce. Pina non entra perché ha dei “princìpi”, come li chiama lei e perciò aspetta Gina e Rina. Prego Lino.

LINO. Veramente? Chi avrebbe mai detto che tu avessi il sangue blu?

PINA. Il sangue blu? (Con paura) sono così preoccupanti i miei esami del sangue signor dottore?

DOTTORE. Prìncipi e non Principi Lino! Pina, il tuo sangue è rosso come quello di tutti e perciò non ti devi preoccupare. Lino entra per favore.

LINO. No signor dottore, se tocca prima a Rina e Gina, io non posso entrare. È il “problema grosso” di Gina che mi frena.

DOTTORE. Sono veramente curioso anch’io a questo punto di sapere di che problema si tratta. Ho alcune ricette da preparare intanto che aspettiamo Gina e Rina. Spero proprio che arrivino in fetta. (Rientra nell’ambulatorio).

SCENA VI

Pina, Lino, Rina e Gina

(Nel frattempo Lino si appisola).

RINA. (Entrando con Gina) ciao Pina. Non si ricordava più … (si ferma) cos’è questo odore?

PINA. Indovina (indicando Lino). E come spesso succede, dorme.

RINA. Dovevo immaginarlo. Stavo dicendo che quella stupida di mia sorella non si ricordava dove aveva messo il libretto del dottore.

GINA. Non è così Pina. Appena arrivate a casa le ho detto subito di guardare dove tengo i libri sui dottori, ma lei non mi ha voluto ascoltare.

PINA. (Meravigliata) hai dei libri di medicina, Gina?

GINA. Più o meno.

RINA. (Ironica) su, raccontale i tuoi libri di “medicina”.

GINA. Allora: il Dottor Zivago lo hai già visto; poi ho il Dottor Kildare; il Dottor Jekill e Mister Haide; il Dottor Hause e il dottor Kilder. Sai che quest’ultimo è anche il protagonista di “Uccelli di rovo”?

LINO. (Svegliandosi all’improvviso) uccelli? Dove sono che gli sparo subito! (Poi si riaddormenta subito. Le tre donne si spaventano).

PINA. Si, ma non interpretava un dottore in “Uccelli di rovo”!

LINO. (Svegliandosi all’improvviso) datemi un fucile che gli sparo! (Poi si riaddormenta subito).

GINA. Non sarà un libro sui dottori ma è molto meglio di una medicina!

SCENA VII

Pina, Lino, Rina, Gina e dottore

DOTTORE. (Entrando) finalmente siete arrivate! Su, entrate. (Suono di telefono) un attimo che vado a rispondere. (Le due si siedono).

RINA. Lo sai Pina, che quasi, quasi, dato che sono quì, mi faccio prescrivere qualche esame del sangue?

PINA. Io ho appena ritirato i miei e sono un po’ tutti sballati. Ho il polistirolo a trecento. Le piastrelle a cinquecento. Non parliamo dei linfucili che sono a cinquantacinque. I tricriceti a duecentoventi. Ti rendi conto? Per fortuna che le urine non vanno male: ho solo un po’ la sbirulina che è un po’ fuori dai paràvetri.

GINA. Sono proprio brutti! Non saranno mai gravi come il mio problema.

PINA. E di cosa tratta questo tuo grosso poblema?

RINA. Lo vorrei sapere anch’io di che si tratta dato che mi hai solo chiesto di accompagnarti dal dottore perché avevi “un problema grosso”.

GINA. Si un problema grosso che non mi lascia dormire e nemmeno vivere una vita normale.

PINA. Sarà anche grosso come dici, ma dal tuo viso non sembra, sei bella bianca e rossa.

RINA. Bella ...

PINA. Guardate invece il mio viso. È a causa dei miei calcoli al fegato. E notare che la matematica non è il mio forte. Non so praticamente contare e non capisco da dove vengano questi calcoli.

RINA. Io invece sono brava a contare. (Preoccupata, al pubblico) madonna santissima! Allora chissà quanti calcoli avrò, senza saperlo! Meglio che mi faccia prescrivere anche una caligrafia al fegato.

GINA. Spero che il dottore si liberi in fretta. Rina, prepariamo il libretto in mano così non perdiamo tempo. (Ironica) oppure il tuo lo hai dimenticato a casa?

RINA. Io non sono svampita come te! (Lo toglie dalla borsetta e glielo porge).

GINA. (Legge) “LIBRETTO POSTALE”. E per fortuna che tu non sei svampita.

RINA. Come? Fammi vedere? (Lo guarda) ho sbagliato libretto!

PINA. (Al pubblico) è proprio vero che “Chi va con lo zoppo impara a zoppicare”.

GINA. (Ironica) e no, tu non sei svampita, sei solo una smemoranda.

RINA. È la prima volta che sbaglio. Io sono un uccel di bosco.

LINO. (Svegliandosi all’improvviso) uccel di bosco? Dove sono gli uccelli di bosco che gli sparo subito! (Poi si riaddormenta subito).

RINA. Devo ritornare a casa a prendere il libretto.

GINA. Rina … (viene interrotta).

RINA. Gina, non criticarmi ancora! Tu rimani qui che io vado a casa da sola.

GINA. Ho capito, ti ricordo però … (viene interrotta).

RINA. E basta! Per una volta che sbaglio! E vado a casa da sola.

GINA. Rina, volevo solo dirti che … (viene interrotta).

RINA. (Molto arrabbiata) dirmi, cosa!?

GINA. Rina, mi lasci parlare?

RINA. Per dir cosa!? Continuare a farmi pesare l’unico mio errore? (Sta uscendo).

GINA. (Tutto d’un fiato) Rina, dove vai? Siamo qui con la mia macchina!

RINA. (Ritornando) vero!

GINA. Era solo questo che volevo dirti, ma tu non mi lasciavi parlare.

PINA. Come mai avete cambiato macchina al ritorno?

GINA. (Ironica) perché mia sorella Rina, era convinta che io avrei dimenticato a casa ancora qualcosa. Prendendo la mia macchina me ne sarei potuta tornata a casa senza di lei.

RINA. Zitta, zitta o mi farai impazzire. Portami a casa per favore.

GINA. (Ironica e alzandosi) vuol dire che ora ti fidi della mia guida?

RINA. Nemmeno un pò.

GINA. (Si risiede) bene. Vai a casa a piedi allora.

RINA. Gina, volevo dire … che “un pò” mi fido.

PINA. (Al pubblico) due sorelle, due oche.

LINO. (Svegliandosi all’improvviso) oche? Dove sono? Datemi un fucile che le bombardo.

PINA. (Le tre si spaventano come al solito) ci mancava anche questo Lino!

RINA. Andiamo Gina altrimenti si fa notte!

GINA. (Alzandosi) andiamo tormento! Andiamo!

RINA. (A Pina) Pina, mi raccomando, tienimi il posto.

PINA. Certo Gina, non preoccuparti, è tutto come prima. Vero Lino?

LINO. (Non risponde perché dorme ancora).

PINA. E questo continua a dormire! Il vino fa questo effetto! È proprio un merlo!

LINO. (Svegliandosi all’improvviso) merlo? Dov’è? Aspetta che prenda la mira …  

GINA-RINA. Noi andiamo. (Escono).

PINA. Andate, andate pure. Fortuna che io non bevo vino, non vorrei ridurmi come Lino. Io bevo solo ... grappa.

SCENA VIII

Pina, Lino e dottore

DOTTORE. (Entrando) eccomi. (Si guarda in giro) ma dove sono? Non erano arrivate?

PINA. Si certo. Ma dato che anche Rina voleva farsi visitare e non aveva con sé il libretto allora ... (viene interrotta). 

DOTTORE. Si ma io non posso aspettare tutti i comodi di quelle due … anatre selvatiche!

LINO. (Svegliandosi all’improvviso) anatre selvatiche? Ta-ta-ta-ta (fingendo di aver un fucile in mano).

DOTTORE. (Spaventandosi) Lino che fai? Mi vuoi far morire di crepacuore?

LINO. (Rimanendo sveglio) lei non può morire prima di avermi visitato! E non prima di aver saputo il problema grosso di Gina.

DOTTORE. Ma a quanto pare dobbiamo pazientare ancora un po’. Lino, non farmi perdere del tempo prezioso, entra in studio che ti visito.

LINO. Dottore, non si offenda ma non posso. Mia madre non sarebbe contenta.

DOTTORE. Tua madre? Ma se tua madre è da tanto tempo che è morta!

LINO. Si, ma i suoi insegnamenti mi hanno segnato! Si deve aspettare il proprio turno.

DOTTORE. (Al pubblico) questa è la prima volta che non litigano per chi deve entrare per prima!

LINO. Vedrà che arriveranno in fretta. Gina aveva fretta di mostrarle quel problema grosso.

DOTTORE. È proprio così grosso?

LINO. Si, grosso. Anche tanto.

PINA. Si, si, proprio grosso.

DOTTORE. (Rassegnato) quando arrivano fatele entrare subito. (Rientra nell’ambulatorio).

SCENA IX

Pina, Lino, Rina, Gina e dottore

GINA. (Entrando) sono arrivata prima possibile.

RINA. E io sono arrivata per seconda.

LINO. Per forza, siete solo in due!

RINA. Pina, questa volta abbiamo preso tutte e due le macchine così se dobbiamo andare a casa, siamo dipendenti.

LINO. Perché avete intenzione di tornare a casa di nuovo? Per fortuna che la testa l’avete attaccata!

GINA. Spiritoso. Ci mancherebbe che debba tornare ancora a casa ancora col problema grosso che ho.

PINA. Ma si può sapere qual è il tuo “problema grosso “?

RINA. Infatti, si può sapere che problema grosso hai, dato mi hai chiesto di accompagnarti dal dottore perché avevi paura di entrare da sola a causa di questo tuo “problema grosso”?

LINO. Penso che si debba svelare questo problema grosso o altrimenti passerà alla storia.

GINA. Mah, non so se è il caso ... prima vorrei consigliarmi col dottore.

PINA. Dicendomi così mi fai spaventare.

RINA. Sorella, non dirmi che presto non avrò più una sorella?

LINO. Gina, stai tranquilla, vedrai che non sarà un male così brutto come pensi.

GINA. Dite? Vi sento così vicini al mio problema che non posso che condivider con voi questa mi croce: ho un foruncolo in una natica e non riesco a schiacciarmelo.

RINA.PINA.LINO. Come?

RINA. E tu mi hai fatto venire dal dottore … per un foruncolo! (Si alza).

GINA. Rina, non è un foruncolo qualunque! Ti prego, non lasciarmi entrare da sola, sai quanta paura ho dei dottori!

RINA. Al diavolo i miei esami del sangue, io non entro con te dal dottore per “il tuo foruncolo”! E me ne vado a casa con la mia macchina! (Esce).

LINO. Il tuo problema grosso sarebbe “un foruncolo in una natica”?

GINA. Lino, ma che è un foruncolo un po’ più grosso del normale! Vuoi vederlo?

LINO. Ci mancherebbe altro!

PINA. (Al pubblico) è possibile che si debba far perdere tempo alla sorella e al dottore per… un foruncolo? A questo punto anche a me e a Lino che potevamo entrare a farci visitare quando lei non c’era.

LINO. Pina, io me ne vado, voglio fare figure col dottore per questo foruncolo.

PINA. Ma non è colpa tua Lino, stai tranquillo. La figura la farà Gina.

LINO. Ho detto più volte al dottore che Gina aveva un problema grosso e così facendo ho sostenuto la sua pazza idea. Per un po’ non mi faccio vedere qui.

PINA. (Titubante) io invece ... vorrei mostrare i miei esami al dottore ... ma non so che fare.

LINO. Io me ne vado. Vi saluto. (Esce).

GINA. (Silenzio. Guarda Pina).

PINA. (Guarda Gina e poi al pubblico preoccupata) Gina mi guarda! Non vorrei che chiedesse a me di entrare con lei.  

GINA. Pina, non mi accompagneresti tu dentro dal dottore?

PINA. (Guarda l’orologio) madonna mia come si è fatto tardi! Mi dispiace ma non posso perché … devo andare … a messa! (Esce).

GINA. Come se a loro non crescessero mai … dei foruncoli!

DOTTORE. (Da fuori) è arrivata Gina?

GINA. Si, entro da sola perché mia sorella non c’è.

DOTTORE. Prego, entri sola.

GINA. Signor dottore le dico subito che ho un po’ di paura, ho “un problema grosso”. (Esce di scena).

SIPARIO