UN RAGAZZO INQUIENTANTE
Monologo
di ALDO NICOLAJ
PERSONAGGI
ADELAIDE
Commedia formattata da
ADELAIDE
(Signora di mezza età elegantemente vestita secondo la moda del primo ottocento)
Ho tutto per essere felice non mi manca nulla Appartengo ad un grande casato ho sposato un nobiluomo colto e gentile vivo in una bella casa ho tre figli rispettosi ho un buon rapporto con la gente la servitù mi è molto devota Vivo con la mia famiglia in provincia, in una zona collinare molto bella, non lontano dal mare, dove vengono in visita i nostri amici Il signor parroco, che sovente si compiace di sedere alla nostra tavola, apprezza molto la nostra cucina gli ospiti ammirano estasiati il nostro giardino, che è un profumato trionfo di fiori Insomma, ho tutto per essere felice e mi considero una donna con cui la fortuna si è compiaciuta di essere generosa Eppure Non è che sia del tutto serena, a volte sono inquieta, dei brutti pensieri mi angosciano E tutto a causa del primogenito, che mi preoccupa. Intendiamoci, come figlio, niente da dire educato di buoni sentimenti intelligentissimo ma è difficile, a volte ha degli atteggiamenti inquietanti Mentre gli altri due, Paolina e Carlo, sono giovanetti normali che vivono come comporta la loro età, lui, pur conducendo una vita esemplare, mi inquieta Prima ci sono state difficoltà per il suo sviluppo, fisico, che non è avvenuto con l’armonia sperata. Da piccolo era tanto grazioso, ora non più, si è fatto molto bruttino. Nemmeno per una madre è facile accettare la sua mancanza di un qualsiasi fascino, perché il suo aspetto non è gradevole e la vita che conduce non può certo migliorarlo. Sempre un po’ malaticcio, ha un aspetto malsano. A causa di continue febbriciattole, è sempre di un pallore quasi cadaverico, sudaticcio, non fa che tossire, non ha una buona digestione e perciò è logico che il suo aspetto ne risenta Il suo normale sviluppo non essendosi effettuato nel modo dovuto, ha un fisico modesto, è gracile e magrolino In più, la sua colonna vertebrale, che si è leggermente incurvata, gli dà l’aspetto di un gobbetto, anche se poi una vera e propria gibbosità non gli si riscontra. Forse con una buona ginnastica la sua struttura ossea si sarebbe potuta rafforzare, visto che quella deviazione della colonna vertebrale non era congenita, ma lui l’ha sempre rifiutata. Come mi ha spiegato il medico di famiglia, quel difetto abbastanza evidente è derivata dalla sua abitudine di star sempre curvo, con la testa sui libri E pensare che da piccolo era dritto come un fuso ed anche vivace ed irrequieto tanto è vero che spesso il fratellino minore, Carlo, si lamentava per i suoi pugni Non essendoci grande differenza di anni, i due maschietti giocavano insieme, si divertivano col pallone, facevano la lotta, si esercitavano nella corsa, nel salto, nel tiro. Poi, all’improvviso, lui ha interrotto ogni attività ludica e, rifiutandosi ostinatamente di giuocare, ha preferito dedicarsi soltanto allo studio E così ha cominciato a starsene curvo sui libri, non facendo altro che leggere, senza mai concedersi una distrazione. In questa nostra casa c’è una importante biblioteca ed il ragazzo può avere a disposizione tutto quanto gli serve per approfondire la sua cultura. E con quell’impegno che gli è proprio, non si limita a sfogliare. Legge tutti quei grossi libri dalla prima all’ultima pagina e finito un volume passa subito ad un altro e ad un altro ancora. E, occupato a nutrirsi di dati, di nozioni, di poemi, trascorre intere giornate in biblioteca, avido di approfondire il suo sapere ed imparare sempre nuovi concetti. Non mi lamenterei se non lo facesse in modo così eccessive ed esagerato. Quando non legge scrive, cose anche egregie, togliendosi gli occhi per riempire quaderni su quaderni con la sua minuta calligrafia. Cosa che mi preoccupa. Anche se non sono una madre molto ansiosa, non mi pare normale che un ragazzo della sua età passi così il tempo. Mi pare dovrebbe avere altre attività altri sfoghi Un figlio studioso inorgoglisce una madre, ma lo stare sempre e solo sui libri è nocivo alla salute. Inutile che lo inviti ad andarsene fuori a respirare un po’ d’aria a farsi una camminata nel parco o una partita di pallone Per quanto remissivo di natura, su questo è irremovibile. Per non darmi l’impressione di disubbidirmi, mi dice che non gli farebbe bene prendere freddo che correndo suderebbe che già ha la gola arrossata, per cui giova molto più alla sua salute starsene in casa avvolto nelle sciarpone di lana che io stessa gli sferruzzo ed approfondire invece cognizioni di filosofia, di morale o di letteratura. Mi bacia rispettosamente la mano e si rituffa nei libri. Gli avevo per il suo compleanno regalato un bel cavallino affinché potesse svagarsi andando a cavalcare. Non c’è mai stato verso di farlo montare in sella. E le bellissime bocce, regalategli dallo zio, non le ha volute mai toccare. La splendida palla, che gli altri ragazzi gli invidiavano, è andata a finire in un qualche cespuglio da dove non è mai più venuta fuori. Tutti i giuochi, li ha abbandonati. Non pensa al fisico, gli piace la vita che fa, per cui diventa sempre più grigio, sempre più spento D’accordo, la bellezza fisica non è necessaria ma se si facesse una buona muscolatura potrebbe almeno rafforzare la salute deboluccia. Se poi la vita che fa, lo rendesse felice, invece Basta guardarlo per capire come non lo sia affatto, povero figlio, sempre angosciato, non parla che di sciagure di tragedie di catastrofi, si capisce che è disperato E questo mi spezza il cuore, perché il sogno di noi mamme è che i figli siano sereni e vivano in allegria Lui, invece, è sempre serio, triste, pieno di malinconia A vederlo fa male al cuore. Ed è di un pessimismo eccessivo per un ragazzino della sua età. Cosa gli manca? Potrebbe avere tutto quello che vuole per essere felice. Non sarà bello da innamorare le donne, ma coi suoi beni di famiglia nessuna donna gli dirà di no. È forse bello mio marito Monaldo? Affatto. Ma io l’ho sposato lo stesso perché le sue sostanze mi offrivano sicurezza e stabilità. Questo pretendiamo noi donne per prendere marito. E poi ha un nome importante, un titolo nobiliare, è primogenito di una grande famiglia. Quello che non riesco a capire è che un adolescente come lui, che dovrebbe essere innamorato della vita, non sprigioni che tristezza Il suo signor padre non gli rifiuta nulla, io gli darei la luna per farlo contento A volte cerco di convincerlo di come la vita sia bella e che la giovinezza è una stagione meravigliosa che non va sciupata Lui mi guarda severamente, scuote la testa e risponde che la vita è male che tutto è sciagura il mondo è sciocco la natura matrigna l’uomo è nulla . meglio sarebbe stato non essere nato Ho cercato di far intervenire il mio signor marito, che è un padre amabilissimo, ma le mie apprensioni non lo toccano. A lui basta che il ragazzo sia colto, studioso, componga in italiano e in latino alla perfezione Gli basta che abbia imparato da solo il greco così bene da leggere Omero in originale senza nemmeno l’aiuto di un dizionario ed è fiero che sia in grado di scrivere e dissertare di filosofia letteratura critica ed estetica. Mi ha ripetuto che i risultati ottenuti sono di gran lunga superiori a quelli che il ragazzo avrebbe avuto andando a dar pugni al pallone od a giuocare con l’arco o a cavalcare Il mio Monaldo è uomo di cultura e solo alla cultura lui pensa, per cui è convinto che le mie preoccupazioni siano esagerate e che dovrei invece ringraziare il Signore Iddio per avere un figlio così dotato Non capisce le mie angosce. E mi invita, invece a leggere i suoi epigrammi discorsi preliminari tragedie, lucubrationes e saggi Io non discuto le opere che scrive, credo a quello che afferma suo padre E, poi, non posso giudicare. Non conosco il latino e il suo italiano di difficile lettura mi dà l’emicrania. So soltanto che il ragazzo non è sereno e che non è affatto felice. Se ne sta sempre solo, serio, malinconico persino i fratelli hanno difficoltà ad intendersi con lui. Le rare volte che esce, invece di cercare la compagnia di giovani della sua età, se ne va in giro nel paese, il borgo selvaggio, come lo chiama lui si ferma ad intavolare discorsi con sconosciuti persone strane e di un livello sociale piuttosto basso L’altra settimana mi è stato riferito dal nostro signor parroco che ha passato un pomeriggio intero a conversare con un venditore ambulante di almanacchi Chissà cos’avranno avuto da dirsi nessuno lo saprà mai Con me è poco espansivo e non parla molto L’altro giorno, dopo un violento temporale, ero scesa nel pollaio per vedere se ci fossero stati dei danni lui mi ha seguito ed ad un tratto ho sentito la sua voce piena di meraviglia che mi diceva “Signora madre, avete udito? La gallina ripete il suo verso ”. Io sono rimasta allibita. Me lo sono fatto ripetere due volte. Secondo lui, dopo la tempesta, la gallina avrebbe dovuto latrare o muggire? Lui, così intelligente, mi fa riflessioni di uno che sragiona per cui temo stia perdendo l’equilibrio mentale il discernimento che il troppo intenso sforzo intellettuale possa averlo trascinato in una forma depressiva che porta alla follia. Anche perché il suo modo di parlare m’inquieta usa un vocabolario così desueto In fondo, il mondo è andato avanti, non siamo più ai tempi del suo adorato Petrarca, ma nel diciannovesimo secolo, perché continuare ad esprimersi in termini che non sono più nel linguaggio corrente? Si ridicolizza. Se uscisse con ragazzi della sua età, lo prenderebbero in giro, perché chi parla ormai più a quel modo, oggigiorno? La vita per lui è il viver mio, il tempo è la stagione, la speranza è la speme i ricordi le ricordanze, i giochi i sollazzi, l’anima l’alma, il cuore è il cor la faccia il sembiante e così via E poi quel gusto di insistere su luoghi comuni per cui la notte è placida e quieta la fantasia è vaga il fato è mortale chi è stanco ha egro il fianco i letti sono piume la casa è il paterno ostello tacita la luna E per dare più enfasi al suo parlare, intercala anche le frasi esclamando “Oh, Numi!”. Paolina cerca di tranquillizzarmi, dicendo che non devo preoccuparmi perché il suo è linguaggio poetico accenna a versi che poi scriverà D’accordo, ma se vuole diventare scrittore, perché non usare il linguaggio di oggi? E, poi, perché quelle continue domande sulla vita, per arrivare a risposte pessimistiche e catastrofiche che tolgono qualsiasi speranza? Ma se l’altra sera a tavola mentre davanti a una meravigliosa oca farcita di marroni, lui è intervenuto dicendo “io rimembro e pianoo i perduti desii e la perduta speme dei giorni miei.”. Come se nemmeno sentisse la fragranza di quell’oca arrostita alla perfezione, che faceva venire l’acquolina in bocca Ho guardato il mio signor marito e lui ha fatto segno di non dare importanza Ma come si fa? Mentre gustavamo il dolce, un meraviglioso croccante con crema di lamponi, lui ha esclamato ”Oh, natura, natura, perché di tanto inganni i figli tuoi?”. Il boccone mi è rimasto in gola, non andava più né giù né su. Ora, poi, ho scoperto che di notte, esce in giardino, e parla alla luna facendole dei lunghi discorsi e ponendole degli interrogativi, sperando di ottenerne una risposta ho sentito con queste mie orecchie, interpellarla come fosse una persona “Che fai tu luna in ciel? Dimmi che fai, silenziosa luna?” e siccome non gli arrivava logicamente alcuna risposta, continuava a ripetere la domanda aggiungendo “Se la vita è sventura perché da noi si dura?”. Mi domando se questo sia il comportamento di un ragazzo sano di mente Perché tanto pessimismo? Non fa che ripetere che il genere umano è infelice per necessità e che lo sarà sempre. E secondo lui questa condanna non è solo riservata all’uomo ma alle varie specie, generi, regni, globi, sistemi, mondi Ma andiamo! In un giardino di piante, d’erbe e di fiori, anche il più ridente, secondo lui c’è soltanto patimento. La rosa è offesa dal sole, il giglio succhiato da api o calabroni, ogni pianta soffre a causa di bruchi, mosche, lumache, vermi e zanzare. Ragionare in questo modo un ragazzino sano di mente? Ma il mio signor marito non ha nessuna intenzione di consultare un medico e Paolina dice che non devo preoccuparmi e cercare di capire meglio mio figlio. Ma come si fa? Ho avuto speranza di un cambiamento quando mi è parso sentisse attrazione verso l’altro sesso, Infatti avevo notato che non era indifferente al modesto fascino della figlia del nostro cocchiere, Teresa Fattori, e della sua amichetta, Maria Berardinelli, entrambe di umilissime origini ed in più malaticce. Ma le mie speranze sono andate subito deluse perché il suo interessamento non è mai andato più in là di uno sguardo scambiato dalla finestra o di un cenno di saluto quando le vedeva in cortile. Mai che abbia tentato un approccio qualsiasi. Poi, anche questo interesse è finito e non si è mai visto avvicinarsi ad una ragazza per una qualche galanteria. Mi sono resa conto che nemmeno il sesso femminile può distrarlo dai suoi studi e dai suoi pensieri. E così, più il tempo passa e più aumentano i miei motivi di inquietudine. Ultimamente mi ero accorta che si appartava non so dove in casa non lo si trovava più. È stato Carlo a dirmi che passava ore e ore in uno sgabuzzino dove nessuno di noi mette mai piede. Incuriosita, sono andata a guardare dal buco della serratura: era alla finestra col volto appoggiato al palmo della mano e guardava fuori. Sono rimasta lì un bel po’, non si muoveva. Allora sono entrata avvicinandomi e non si è nemmeno accorto della mia presenza. L’ho chiamato per nome, ha avuto un soprassalto ed ha posato gli occhi su di me. Gli ho domandato cosa stesse facendo. “Guardate, madre” mi ha risposto. Gli ho domandato cosa dovessi guardare. Mi ha detto di guardare il colle davanti a noi. L’ho pregato di spiegarmi cos’avesse di tanto particolare quel colle. Ha sorriso mestamente e mi ha sussurrato “Vedete, signora mamma, quel colle quel colle lì dall’ultimo orizzonte il guardo esclude”. Ho avuto veramente paura. Cosa voleva dire? Mi sono resa conto che era veramente fuori di testa. Allora l’ho stretto a me come fosse un bambino e lui mi ha indicato sulla torre un passerotto e mi ha detto che quel passero era solitario come lui, sempre in disparte pensoso, non compagni, non voli, non gli cal d’allegria, schiva gli spassi. Queste parole precise, precise. Non ho saputo rispondergli, l’ho abbracciato, ho cercato di fargli coraggio, gli ho continuato a ripetergli che la vita è bella e va vissuta con allegria Inutile. Si è sciolto dal mio abbraccio e se n’è andato ancora più cupo. Ma il colpo mortale l’ho avuto oggi, sentendolo parlare da solo, nella sua stanza, ad alta voce, con tono enfatico. La sua voce mi ha dato un brivido ”L’armi, qua l’armi, combatterò procomberò sol io Dammi oh ciel che sia fuoco agli italici petti il sangue mio” Povero ragazzo, debole, malaticcio, un poco deforme, ora si è messo in testa di essere un eroe e vorrebbe andare in guerra per salvare la patria. E salvarla da che cosa? Con un fisico come il suo e la gobbetta, cosa si crede di fare? E ne sa lui di armi? Per me è arrivato è andato fuori di senno per la sua povera mente non c’è speranza. Quale avvenire avrà mai questo povero ragazzo? Cosa mai gli serve il greco, il latino, la filosofia e la letteratura se ha la mente malata? Che vita sarà mai quella del mio povero Giacomo, figlio primogenito dei conti Leopardi?
FINE