Un viaggio infernale

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Capitolo I

Un viaggio infernale
di Cristina Vannucci

(dal ‘L’inferno’ di Dante)

UN VIAGGIO INFERNALE

I tempo

Serena

“La Divina Commedia” è un poema composto da tre cantiche: l’inferno, il purgatorio, il paradiso. Scritta dopo la morte di Beatrice, ogni cantica è divisa in 33 canti, così l’opera ha in tutto 100 canti (con il canto proemiale). I numeri 3 e 10 erano per Dante numeri di speciale significato, l’uno come simbolo della trinità, l’altro di perfezione.

Federica

Il poema è un racconto fantastico di un viaggio compiuto da Dante attraverso i tre regni dell’oltretomba. Dante che, smarritosi in una selva, per scampare da essa, è condotto da Virgilio a visitare l’inferno ed il purgatorio e da Beatrice alla visione dei beati e di Dio nel paradiso. Il viaggio nell’oltretomba dura sette giorni, dall’otto al quattordici di aprile del 1300, anno del primo Giubileo, quando Dante, giunto al suo trentacinquesimo anno di età, si sentiva, dopo la morte di Beatrice, smarrito nella selva degli errori giovanili.

Raffaella

Dante concepisce l’universo secondo il sistema tolemaico, nove cieli concentrici. L’inferno ha forma di imbuto. La porta si apre presso Gerusalemme, che si trova esattamente al polo nord del mondo. Virgilio spiega che l’inferno si formò dopo che Lucifero, il più bello degli angeli, ribellatosi a Dio, venne scaraventato giù dal paradiso. Incastratosi al centro della Terra, fece il vuoto intorno a sé, la Terra si ritrasse dalla paura e “sgusciò” fuori dall’altra parte del globo, formando la montagna del purgatorio, esattamente simmetrica all’inferno; tra il centro della Terra e la montagna del purgatorio si formò anche un cunicolo, una ²burella”, come la chiama Dante, che permetterà al poeta e a Virgilio di ²giungere a riveder le stelle² sulla spiaggetta del purgatorio.

Gaia

L’inferno digrada a cerchi concentrici, diviso in due settori ben precisi: i nove cerchiai quali si aggiunge un vestibolo dove le anime sostano in attesa di conoscere la loro sorte: i primi cinque comprendono il limbo (dove sospirano Dio i giusti che non conobbero rivelazione o i bambini che non ebbero il battesimo) e i cerchi degli incontinenti (lussuriosi, golosi, avari e prodighi, accidiosi e iracondi).

Alessandro B

I quattro successivi sono chiusi entro le mura della città di Dite per indicare la gravità dei peccati. All’inferno dominano disperazione e dolore. E’ buio, non solo perchè è scavato sotto terra, ma anche perché è privo della luce di Dio. Non mancano paesaggi inquietanti: paludi, fanghiglia, fiumi ribollenti, foreste selvagge, abissi, scarpate, mura inaccessibili, cimiteri costellati di avelli infuocati, le anime in pena, sabbioni coperti di una pioggia di fuoco, ghiacci sterminati.

Francesca

Talvolta i poeti hanno bisogno dell’aiuto dei mostri per attraversare fiumi o superare il dislivello di burroni inaccessibili. Un fiume attraversa longitudinalmente l’inferno: nasce dalle lacrime di una statua. Si chiama prima Acheronte poi si trasforma nella Palude Stige,nel Flegetonte e infine nel ghiaccio del lago Cocito.

Andrea

Dopo questa breve illustrazione dell’opera di Dante Alighieri, cominciamo il nostro viaggio infernale. Ci siamo concessi l’ardire di rendere meno drammatica la discesa nell’inferno, dando a volte, alle situazioni, una lettura comica. (Speriamo che ci perdonerete) Scusateci di questo. Siamo certi che Dante non ce ne vorrà. Ed ora iniziamo.

balletto su ANOTHER ONE BITES THE DUST

Inferno

Canto I

Andrea

Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai per una selva oscura

ché la diritta via era smarrita.

Ah quanto a dir qual era è cosa dura

esta selva selvaggia et aspra e forte

che nel pensier rinova la paura!

Tant’è amara che poco è più morte,

ma per trattar del ben ch’io vi trovai,

dirò dell’altre cose ch’i v’ho scorte.

Io non so ben ridir com’io v’entrai,

tanto era pieno di sonno a quel punto

che la verace via abbandonai.

Ma poi ch’i’ fui al pie’ d’un colle giunto,

là dove terminava quella valle

che m’avea di paura il cor compunto,

guardai in alto, e vidi le sue spalle

vestite già de’ raggi del pianeta

che mena dritto altrui per ogni calle.

Allor fu la paura un poco queta,

che nel lago del cor m’era durata

la notte ch’i’ passai con tanta pièta.

LA FINESTRA

Eugenia

Continuando il cammino Dante incontrerà tre bestie: una lonza (simbolo della lussuria, Raffaella), un leone (simbolo della superbia, Francesco) e una lupa (simbolo della cupidigia e avarizia, Alice). Mentre era impaurito, scorge in lontananza un’ombra

Andrea

“Miserere di me qual che tu sii, od ombra od omo certo”

Eugenia

Era Virgilio (Lorenzo)

Lorenzo

“Non sono omo ma lo fui, a te convien fare un altro viaggio se vuoi sopravvivere altrimenti ti accompagnerò nell’eterno regno infernale dove udrai le grida di disperazione dei dannati e vedrai le anime che da secoli soffrono senza speranza.

Poi ti accompagnerò nel purgatorio, dove le anime desiderano soffrire perché sanno che un giorno giungeranno all’eterna gloria di Dio. Non potrò però salire fra i beati; lì avrai bisogno di uno spirito più degno”

SPUNTA LA LUNA DAL MONTE

Andrea

“Allor si mosse e io gli tenni retro”

Canto III

Eugenia

Davanti alla porta dell’inferno c’è una scritta:

“PER ME SI VA NELLA CITTA’ DOLENTE,

PER ME SI VA NELL’ETTERNO DOLORE

PER ME SI VA TRA LA PERDUTA GENTE

[…]

LASCIATE OGNI SPERANZA, VOI CH’ENTRATE.”

Camilla

Varcata la porta, i poeti si trovano nel vestibolo infernale dove sono puniti gli ignavi (Simo M, Simo B, Simo P), immeritevoli sia di dannazione sia di perdono: corrono dietro ad una bandiera punti da mosconi e vespe.

TU CORRI

Andrea

“Questo misero modo

tengon l’anime triste di coloro

che visser sanza infamia e sanza lodo”

Camilla

Giungono sulla riva del fiume Acheronte, dove si affollano le anime dannate in attesa di essere traghettate da Caronte [traghetta le anime da riva a riva] (Ale B).

SHREK

Canto IV

Carola

Dante sviene e si sveglia nel primo cerchio. Nel Limbo si trovano le anime dei bambini non battezzati che vivono in un castello e vivono insieme ad eroi, sapienti e filosofi dell’età antica (Gaia, Serena, Mirko).

TUTTO IL CALORE

Gaia

“Per tai difetti, non per altro rio,

semo perduti, e sol di tanto offesi

che sanza speme vivemo in disio”

Canto V

Alice

I poeti scendono nel secondo cerchio dove trovano Minosse (Ale P), che digrigna i denti contro le anime che a lui si presentano per esssere esaminate, giudica la gravità dei peccati e stabilisce il cerchio al quale devono essere avviate dandone indicazione con cerchi di coda. All’apparire di Dante, Minosse dice:

Ale P

²Non credere che sia così facile entrare nell’inferno la cui porta è spaziosa come quella che conduce al peccato²

Lorenzo

²così si volle là su dove si può ciò che si vuole e non chiedere più”

Alice

I poeti entrano nel secondo cerchio quello dei lussuriosi, che hanno preferito il piacere alla ragione. Dante vede Cleopatra (Francesca), ed incontra Paolo (Simo P) e Francesca (Giordana) uccisi entrambi dal marito di Francesca, Malatesta, perché sorpresi insieme dopo il matrimonio

NOI SIAMO QUELLI

Giordana

²Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,

prese costui della bella persona

che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.

Amor ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer ‘sì forte

che, come vedi, ancor non m’abbandona

[…]

Noi leggiavamo un giorno per diletto

di Lancialotto come amor lo strinse:

soli eravamo e sanza alcun sospetto.

[…]

Quando leggemmo il disiato riso

esser baciato da cotanto amante,

questi […]

la bocca mi baciò tutto tremante.

Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:

quel giorno più non vi leggemmo avante”

WWW MI PIACI TU

Alice

Al racconto di Francesca, Dante, preso da tristezza e pietà, sviene

Canto VI

Francesco

Quando rinviene si trova nel terzo cerchio quello dei golosi (Camilla, Federica, Carola, Ciacco = Ale B), che giacciono sotto una pioggia sudicia mista di grandine e neve dilaniati dal demonio Cerbero (Simo B).

W LA PAPPA COL POMODORO

E’ una fiera crudele e mostruosa che latra a mò di cane attraverso le tre gole sulle anime che giacciono sotto la pioggia che quasi li affoga, ha gli occhi vermigli, barba sporca e nera, ventre largo, mani adunche per le grosse unghie sporgenti; e graffia e scuoia e dilacera i dannati. Quando Cerbero scorge i poeti, spalanca le tre bocche così da mostrare le avide zanne; Virgilio si china prontamente, distende sul fango le mani aperte, afferra serrando i pugni, quanto più può della melma e la scaglia nelle gole fameliche. Dante è riconosciuto da un fiorentino Ciacco,che gli predice il trionfo del partito dei Neri e la caduta dei Bianchi.

Alessandro B

“Voi cittadini mi chiamaste Ciacco;

per la dannosa colpa de la gola,

come tu vedi, a la pioggia mi fiacco.”

Canto VII

Mirko

I poeti camminano in giro da destra a sinistra e, parlando ancora della vita futura, giungono al punto dove si discende dal terzo al quarto cerchio dove sta Pluto[è cieco] (Francesca), il dio della ricchezza, il grande nemico dell’umanità perché padre di cupidigia. Qui sono condannati gli avari e prodighi (Alice, Giordana, Raffaella, papi = Simo P, Simo M): spingono macigni con il petto e quando si scontrano si ingiuriano.

SONO UN AVARO E PRODIGO (su musica di PERVERSO)

Sono trascorse sei ore dall’inizio del viaggio e più di una notte non è concesso ai poeti di rimanere nell’Inferno. Qui incontrano Papi e Cardinali.

Canto VIII

SPEAK TO ME/BREATHE

Carola

Il quinto cerchio è formato dalla palude Stige nella quale appaiono anime più o meno sommerse nel fango: sono gli iracondi (Ale P, Francesco, Simo B, Filippo Argenti = Ale B) che si scagliano continuamente gli uni contro gli altri percuotendosi e dilaniandosi.

SPEAK TO ME/BREATHE

Avvertito dell’arrivo dei due poeti, arriva una barca guidata da Flegiàs (Mariu) per traghettare i poeti. Su di essa salgono Dante e Virgilio, ma mentre l’imbarcazione attraversa la palude, l’anima dell’iracondo fiorentino Filippo Argenti vi si aggrappa per rovesciarla.

ON THE RUN

Virgilio dice:

Lorenzo

“Via costà con gli altri cani” e lo spinge via.

Camilla

Con la palude Stige ha termine l’Anti Inferno i poeti giungono dinnanzi alle mura infuocate della città di Dite: sulla porta della città più di mille demoni impediscono il passaggio, né si arrendono alle parole di Virgilio, ma anzi chiudono la porta in faccia ai due visitatori; a incutere maggior terrore appaiono sulle mura le furie infernali (Gaia, Serena, Mariu), che invocano l’intervento di Medusa per pietrificare Dante.

ANDIAM, ANDIAM - da “Biancaneve”

Federica

Virgilio protegge Dante con la propria persona e lo rassicura, annunciandogli l’imminente intervento divino: ecco infatti apparire un messo celeste (Raffaella), un angelo che avanza verso la porta camminando sull’acqua della palude e, giunto ad essa, la spalanca senza difficoltà con un piccolo bastone.

HEIDI

Canto X

Simone M

I demoni fuggono e i poeti varcate le mura della città di Dite entrano nel sesto cerchio. Si trovano in una vasta pianura disseminata di sepolcri infuocati aperti, da dove si levano i terribili lamenti degli eretici (Alice, Giordana, Serena, Farinata Degli Uberti = Francesco). Dante incontra Farinata Degli Uberti, seguace dei Ghibellini che lottò con ardore contro i Guelfi, ossia contro il Papa e la Chiesa.

IO NON CREDO A NIENTE su musica di WE WILL ROCK YOU

Canto XII

Simone P

I poeti volgono a sinistra del muro della città di Dite, si portano a metà cerchio per un sentiero che raggiunge il settimo cerchio e sentono un soffio malefico. I poeti si riparano dietro un sepolcro e lì sostano per abituarsi al fiato malefico che si leva dal settimo cerchio. Riprendono il cammino mentre nel mondo sta sorgendo l’aurora e giungono al primo girone del settimo cerchio formato dal Flegetonte, fiume di sangue nel quale sono più o meno immersi, secondo la gravità della colpa, i violenti contro il prossimo (Mirko, Simo M).

Eugenia

Lungo la riva corrono i centauri armati d’arco e freccie, pronti a colpire le anime che tentino di sporgere dal fiume di sangue più di quanto ad esse è imposto dalla giustizia divina. Sulla groppa di uno di essi, Nesso (Francesco e Ale P), Dante passa il Flegetonte.

Intervallo

colonna sonora di STAR WARS

II tempo

Canto XIII

Andrea

“Non era ancor di là Nesso arrivato,

quando noi ci mettemmo per un bosco,

che nessun sentiero era segnato.

Non fronda verde, ma di color fosco;

Non rami schietti, ma nodosi e ’nvolti;

non pomi v’eran, ma stecchi con tosco.”

Giordana

Arrivano al secondo girone dove i suicidi (Federica, Gaia, Simo P, Simo B) sono trasformati in piante e le arpie (Raffaella, Camilla) (esseri favolosi con il volto femminile e il corpo di uccello) facendo scempio delle loro foglie li straziano.

musica di ………….(I parte)

Incontrano anche gli scialacquatori (Alice, Francesco, Serena) che corrono fra gli alberi per sfuggire ai morsi di cagne (Mariu, Ale B, Ale P) insaziabili dalle quali vengono, una volta raggiunti; divorati a bramo a bramo.

musica di …………..(II parte)

Canto XIV, XV, XVI

Mirko

Nel terzo girone del settimo cerchio, chiuso intorno alla selva dei suicidi, formato da una pianura sabbiosa, sulla quale cade una pioggia di fuoco. I violenti contro Dio, natura, arte sono divisi: i bestemmiatori (Simo M, Simo B)giacciono supini, i sodomiti (Francesco, Ale B) camminano, gli usurai (Ale P, Simo P) siedono lungo il bordo del girone e fissano la borsa che pende al loro collo con lo stemma della famiglia di appartenenza. Il Flegetonte attraversa la selva dei suicidi spegnendo le fiamme della pioggia di fuoco, gli argini offrono quindi una via sicura al cammino dei poeti.

termina la musica

Alice

Dante osserva i violenti. Al termine del sabbione si apre un profondo Baratro, che non offre nessuna possibilità di discesa ai poeti verso l’ottavo cerchio. Virgilio dice:

Lorenzo

”Porgimi la corda”

Alice

e ne getta un capo verso il fondo del Baratro. Dopo una breve attesa, ecco emergere dal profondo e venir su, nuotando nell’aria densa e oscura, una figura mostruosa simbolo demoniaco della frode Gerione (Camilla).

DON’T STOP ME NOW

Canto XVII

Gaia

I poeti seggono sulle spalle del mostro Gerione, che con volo circolare scende lentamente.

DON’T STOP ME NOW

Canto XVIII

Hanno qui inizio le dieci profonde bolgie dei fraudolenti in chi non si fida: nel fondo della prima stanno i ruffiani e i seduttori(Federica, Francesca) divisi in due schiere, corrono in direzione opposta frustati da diavoli.

canzone

Serena

Dalla seconda bolgia si sente un fetore denso e ammorbante gli adulatori (Simo M, Mirko) sono immersi nello sterco e compiono gesti inutili nel tentativo di ripulirsi dalla sporcizia. Le pareti sono ingrommate di sozza muffa.

I CLANDESTINI

Canto XIX

Raffaella

Nella terza bolgia ci sono i simoniaci [carta crespa rossa sui piedi] (Ale B, Francesco): sono ecclesiastici che hanno sfruttato la loro posizione per arricchire sé stessi e la propria famiglia; sono capovolti nei fori (a testa in giù) con i piedi che bruciano di una fiamma rossastra quando sopraggiunge un nuovo dannato esso prende il posto facendo sprofondare in basso gli altri.

MIA NONNA

Canto XX

Giordana

Dante e Virgilio scendono nella quarta bolgia, quella dei maghi e degli indovini (Alice, Simo B, Ale P). Essi si muovono lentamente in cerchio e dall’alto del ponticello che è sopra la quarta bolgia, Dante osserva nel fondo la condizione della pena degli indovini: hanno il capo stravolto e camminano, quindi, all’indietro in lenta processione piangendo ininterrottamente senza dire parola.

HEY MAMA + balletto

Canto XXI

Simone M

Sono le sei del mattino e i poeti, mentre osservano gli indovini moderni, si avviano verso la quinta bolgia. Il fondo della quinta bolgia è formato da un enorme lago di pece bollente nel quale stanno confitti i barattieri (Gaia, Giordana, Ale B) (truffatori vissuti di inganni e raggiri, che hanno approfittato della posizione politica e delle cariche pubbliche per pensare al proprio tornaconto) sono immersi nella pece vischiosa e bollente e straziati da diavoli (Carola, Mariu, Malacoda = Mirko) che li sorvegliano dalle roccie e impediscono loro di uscirne pronti ad afferarli con i loro uncini.

PRIMA QUALITA’

Simone P

Essi tentano di opporsi al passaggio dei poeti. Quindi Malacoda, il capo della diabolica ciurma, si arrende alla volontà soprannaturale dimostrata da Virgilio e chiama a raccolta i compagni perché, il drappello accompagni i due visitatori fino alla bolgia successiva.

Canto XXIII

Francesco

Mentre i poeti attraversano da soli si vedono inseguiti dai diavoli e Virgilio, prontamente, con il suo discepolo si cala nella sesta bolgia.

Alice

Una lunga processione di ipocriti[scatola gialla] (Francesca, Camilla, Raffaella), coperti di cappe dorate all’esterno, ma nell’interno interamente di piombo,  si muove con estrema lentezza. Alcune anime hanno un tormento diverso: giacciono a terra crocifisse su tre pali e sono calpestate da tutti gli altri dannati. Sono Caifa (Federica)il quale cosigliò ai farisei di far morire un uomo solo, Cristo, per la salvezza di un intero popolo e tutte le persone che condannarono Cristo alla morte (Giordana, Serena)

Canto XXIV

Mirko

La visione della settima bolgia si presenta ancor più terrificante: essa è avvolta in un fitto buio, Dante è costretto a scendere lungo l’ argine che la circonda per poter scorgere i dannati. Qui ci sono i ladri[con serpenti] (Francesco, Mariu, Carola) nudi e indifesi che tentano di scappare ai morsi e alle strette di un gran numero di serpi che cingono il loro corpo bloccandone le mani, sono spogliati della stessa natura umana per mezzo di orribili trasformazioni.

BESTIE MUTANTI

Alessandro P

I poeti si allontanano dalla settima bolgia procedendo su per gli scogli, di sporgenza in sporgenza, e Dante deve aggrapparsi anche con le mani alle rocce appuntite.

Canto XXVI

Quante lucciole vede il contadino mentre si riposa su un poggio sul fare della sera, di tante fiamme Dante vede risplendere dall’ ottava bolgia, appena giunge sull’orlo del ponticello

NON ME LO SO SPIEGARE

Gaia

Qui ci sono i consiglieri fraudolenti (Alice, Raffaella, Serena, Camilla, Diomede = Ale P, Ulisse = Mirko) che posero la loro intelligenza non al servizio della verità ma della frode e dell’ inganno e sono condannati a stare avvolti da una fiamma che risplende vivamente. Una fiamma tra le altre appare biforcuta: sono due eroi della guerra Troiana, Ulisse e Diomede che suscitarono l’ira divina. Ingannarono i Troiani perché praticassero una breccia nelle mura per introdurre in città il cavallo di legno.

Canto XXVIII

Giordana

Nella nona bolgia dell’ottavo cerchio stanno gli seminatori di discordie (Simo M, Mosca = Ale B, Maometto Simo B). Girando nella bolgia passano davanti a un demonio (Mirko, Simo P) che li ferisce con una spada, nel giro le ferite si rimarginano e sono di nuovo aperte quando le anime sono dinnanzi al giustiziere.

MANATE

Lorenzo

“ E tutti li altri che tu vedi qui,

seminator di scandalo e di scisma

fur vivi,e però son fessi così.

Un diavolo è qua dietro che n’accisma [prepara]

sì crudelmente, al taglio della spada

Rimettendo ciascun di questa risma,

quand’avem volta la dolente strada:

però che le ferite son richiuse

prima ch’altri dinanzi li rivada.”

Giordana

Le anime, nell’apprendere che Dante è vivo, si fermano attonite, a lui si rivolgono per essere ricordate in terra. Un dannato che, avendo ucciso, ha per contrappasso le mani mozze, leva nell’aria tenebrosa i moncherini in alto verso Dante, così che il sangue gli sporca la faccia, e grida il proprio nome e il proprio peccato.

Andrea

“E un ch’avea l’una e l’altra man mozza,

levando i moncherin per l’aura fosca,

sì che ‘l sangue facea la faccia zozza,

gridò:

Alessandro B

“Ricordera’ti anche del Mosca”.

ANVEDI COM’E’ MONCO ER MOSCA su musica di ANVEDI COME BALLA NANDO

Giordana

In questa bolgia c’è anche Maometto.

Canto XXIX

Raffaella

Nella decima bolgia languiscono, malati di scabbia, i falsari  di metalli[distesi per terra] (Ale P, Camilla, Federica, Eugenia) cioè gli alchimisti, sono stesi per terra, ammassati a mucchi, corrotti nel fisico dalle malattie (scabbia, lebbra, pustole ripugnanti e maleodoranti) e tormentati da un fastidioso prurito che li obbliga a srapparsi la carne in cerca di un illusorio sollievo.

Canto XXX

Alice

Ci sono anche i falsari di persona  (Carola, Francesca, Serena, Gaia) che sono costretti a correre addentando gli altri dannati, sono anche loro malati di rabbia.

IL GATTO E LA VOLPE

I falsari di moneta (Simo B, Francesco, Simo P, Simo M) che restano immobili, colpiti da una malattia che li deforma ingrossandone il ventre a dismisura. I falsari di  parola (Raffaella, Mirko) sono arsi da una febbre così alta che il loro corpo emana vapore e, ripugnante, puzza di unto bruciato

DRAGOSTEA DIN TEI

Canto XXXI

Federica

Usciti dall’ ultima bolgia del cerchio ottavo, Dante e Virgilio giungono al pozzo dei giganti (Simo P, Camilla) ed uno di essi, Anteo (Ale P), prendendo i poeti in braccio, si china e li depone nel fondo del pozzo,

Canto XXXII

sul lago ghiacciato di Cocito che forma l’ultimo cerchio infernale.

Andrea

“Per ch’io mi volsi, e vidimi davante

e sotto i piedi un lago che per gelo

avea di vetro e non d’acqua sembiante”

Carola

Nel pozzo dei giganti, costretti all’immobilità e al silenzio assoluto ci sono i ribelli contro dio(Serena, Federica), sono nel pozzo dall’ombelico in giù ed emergono come torri enormi.

musica

E’ sabato 9 aprile tra le 3 e le 6 del pomeriggio. Nel IX cerchio stanno i fraudolenti in chi si fida più o meno confitti nel ghiaccio. E’ diviso in quattro zone: nella caina ci sono i traditori dei congiunti (Eugenia, Gaia), confitti fino al ventre, piangono tenendo il capo basso, per cui le loro lacrime si solidificano solo a contatto col ghiaccio

Simone M

Nell’Antenora ci sono i traditori della patria (Francesco, Simo B, Francesca) confitti fino al capo, piangono tenendo il capo rivolto in giù ma le lacrime che sgorgano dagli occhi si ghiacciano subito costringendoli a tenerli sempre chiusi

Canto XXXIII

Giordana

Nella Tolomea ci sono i traditori degli amici (Ale B, Raffaella, Alberigo dei Manfredi = Mirko), immersi nel ghiaccio in posizione supina, per cui le lacrime, che stagnano negli occhi, si ghiacciano all’istante, tanto da impedire l’uscita di altre lacrime, le quali, non trovando sbocco si riversano all’interno acuendone il dolore.Uno dei peccatori si rivolge ad essi e li prega di liberarlo dei duri veli formati dalle lacrime ghiacciate.

Andrea

“Se vuoi che io ti aiuti dimmi chi sei”

Mirko

“sono Alberigo dei Manfredi venni a contesa per gara di dominio con due miei parenti e avendo ricevuto da uno di loro un ceffone concepii tale odio per quell’onta da covarne sicura vendetta sotto l’apparenza del perdono. Invitai nella mia villa due amici per far pace con essi ma, alla fine del banchetto, quando ordinai la frutta, quello fu il segno, i parenti e i sicari si scagliarono con pugnali sui due infelici e li uccisero”

MI DISTRUGGERAI

Lorenzo

Ma Dante riprese il cammino senza neanche guardare l’anima implorante, la richiesta di Alberigo è assurda perché in contrasto con la volontà divina

Canto XXXIV

Gaia

Nella Giudecca ci sono i traditori dei benefattori (Serena, Carola) completamente coperti di ghiaccio. Attraversata la Giudecca i poeti giungono innanzi a Lucifero.

MUSICA DI MOZART

La testa è composta da tre facce di colore diverso. Rosso, giallo, nero, esse simboleggiano le tre razze umane, tutte e tre soggette al peccato originale. Sotto ciascuna faccia escono due grandi ali, le sei ali, agitate da Lucifero, provocano tre venti he soffiando impetuosamente gelano l’acqua del lago di Cocito

Francesca

In ciascuna delle tre bocche c’è un peccatore: al centro è Giuda [faccia gialla] (Alice), il traditore di Cristo, con il capo dentro la bocca di Lucifero, degli altri due che hanno invece il capo fuori e le gambe dentro, quello che pende dalla faccia nera è Bruto (Simo P), l’altro è Cassio [faccia rossa] (Federica), ambedue traditori dela maestà imperiale. I poeti salgono lungo i fianchi di Lucifero, oltrepassano il centro della Terra e della gravità e per uno stretto passaggio, giungono all’emisferto antartico e rivedono le stelle

SONO FUORI DAL TUNNEL

Andrea

e sanza cura aver d’alcun riposo

salimmo su, el primo e io secondo,

tanto ch'i’ vidi delle cose belle

che porta ‘l ciel, per un pertugio tondo;

e quindi uscimmo a riveder le stelle

LUNA

fine dell’inferno