Una domanda di matrimonio

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TRAGICO CONTRO VOGLIA

UNA DOMANDA DI MATRIMONIO

                               Atto unico

                               di Anton Cechov

                               Personaggi

                               Stiepan Stiepanovic Ciubokov:      possidente

                               Olga Stiepanovna:                             sua moglie

               

                               Natalia Siepanovna:                         sua figlia, venticinquenne

Ivan Vassilievic Lomov:                   vicino dei Ciubukov, possidente, robusto e ben nutrito, ma molto preoccupato per la sua salute

La villa dei Ciubukov, nel loro salotto; Stiepan e Olga sono in salotto e entra Ivan vestito molto elegantemente.

STIEPAN:      (Andando incontro ad Ivan) Oh mio caro! Chi vedo? Ivan Vassilievic! Sono proprio contento! (Stringendogli la mano) Che bella sorpresa, Dio benedetto!… Come state?

IVAN:            Bene, grazie. E voi come state?

STIEPAN:      Si tira avanti, angelo mio, grazie al cielo. Accomodatevi, prego… Però non è bello dimenticare i vicini, amico caro. Ma perché, carissimo, vi presentate in modo tanto solenne? Così elegante, col bastone, eccetera. Dovete forse rendere visita a qualcuno amico mio?

IVAN:            No, venivo soltanto da voi, egregi Stiepan Stiepan, Olga e Natalia.

OLGA:           Ma, allora perché così elegante, mio caro? Come se veniste a farci gli auguri di Capodanno!

IVAN:            Ecco di che si tratta… Sono venuto da voi per importunarvi con una mia richiesta… Già più di una volta ho avuto l’onore di rivolgermi a voi per aiuti, e sempre voi… come dire?… Ma, vogliate scusarmi, sono agitato. Bevo un sorso d’acqua, cara Olga. (beve)

STIEPAN:      (a sua moglie) E’ venuto a chiedermi quattrini, ma io non gliene darò. (a Ivan) Di che si tratta, bello mio?

IVAN:            Vedete Stimat Stiepanic… scusate Stiepen Stimatic, cioè… sono terribilmente agitato, come certo avrete notato. Insomma voi soli potete aiutarmi, benché io naturalmente non abbia fatto nulla per meritarlo… e… non abbia alcun diritto di contare sul vostro aiuto.

OLGA:           Oh, meno discorsi, mio caro! Dite pure. Dunque?

IVAN:            Subito… all’istante. Ecco… sono venuto a chiedere la mano di vostra figlia, Natalia

STIEPAN:      (con gioia) Mio caro Ivan! Ripetetemelo un’altra volta; non ho capito bene

IVAN:            Ho l’onore di chiedervi…

STIEPAN:      (interrompendolo) Bello mio caro… sono tanto contento… eccetera, eccetera, eccetera… (Olga lo abbraccia e lo bacia) Lo desideravo da tempo; è sempre stato un mio costante desiderio (lascia cadere una lacrima) e poi vi ho sempre voluto bene, angelo mio, come ad un figlio.

OLGA:           Che Dio vi conceda sempre, a tutti e due, amore ed accordo; lo desideravamo proprio … Ma perché stiamo qui come degli stupidi? Sono stordita dalla gioia, veramente stordita. Oh, con tutta l’anima… vado a chiamare Natalia!

IVAN:            Mio egregio Stiepan Stiepanovic, credete che io possa contare sul suo consenso?

STIEPAN:      Come? Un così bel giovane… e lei, lei non dovrebbe acconsentire?… Ma sarà senz’altro innamorata come una gatta, eccetera… Torno subito! (esce)

IVAN:            Ho freddo. Tremo tutto come prima di un esame. L’importante è decidersi. Se si riflette troppo, se si esita, se se ne parla troppo, se si sta ad aspettare l’ideale od il vero amore non ci si sposa più!… Brrr!… Che freddo! Natalia Stiepanovna è un’ottima massaia, non brutta ed istruita… Che cosa dovrei cercare di meglio?… Eppure, mi cominciano a ronzare le orecchie dall’agitazione… (beve un sorso d’acqua) Ma non prendere moglie, non posso… In primo luogo, ho già trentacinque anni, un’età, per così dire, critica. In secondo luogo, ho bisogno di una vita ordinata, regolare… Ho un vizio cardiaco, soffro di palpitazioni continue, sono irascibile e mi agito sempre molto… Ecco mi tremano le labbra e mi ricomincia il tic alla palpebra sinistra… Ma il peggio di tutto è il sonno. Non appena mi corico e comincio a prendere sonno, sento subito qualcosa al fianco sinistro, che fa: tac! E si ripercuote nella spalla e nella testa… Balzo dal letto come un pazzo, faccio qualche passo e torno a letto, ma appena sto per riprendere sonno, ecco subito quel colpo nel fianco: tac!… e così per una ventina di volte…

NATALIA:    (entra e resta stupita di vedere Ivan) To’, siete voi! E mamma che, invece, mi ha detto: «Va’ di la, c’è un mercante che è venuto per certa merce»! Buon giorno Ivan Vassilievic.

IVAN:            Buon giorno, egregia Natalia Stiepanovna.

NATALIA:    Scusatemi, sono in grembiule, alla buona. Stiamo sbucciando i piselli per farli seccare. Perché non siete venuto a trovarci da tanto tempo? Accomodatevi… (si siedono entrambi) Desiderate far colazione?

IVAN:            No, grazie, ho già fatto colazione.

NATALIA:    Fumate… ecco i fiammiferi… il tempo è magnifico, eppure ieri ha piovuto così forte che i contadini non hanno potuto lavorare per l’intera giornata. Quanto fieno avete falciato? Io, figuratevi, avevo fretta ed ho fatto falciare tutto il prato, adesso però, mi dispiace: temo che il fieno possa marcire. Sarebbe stato meglio aspettare. Ma, che cosa succede? Siete così elegante! Che novità è questa! Andate ad una festa da ballo?… E poi, vi siete fatto più bello… no, sul serio, perché siete così elegante?

IVAN:            (in evidente agitazione) Vedete, egregia Natalia Stiepanovna… ecco… mi sono deciso a pregarvi di ascoltarmi… certo rimarrete stupita e vi adirerete, anche, ma io… (tra sé) Ho un freddo terribile!

NATALIA:    Di che cosa si tratta? … Dunque?

IVAN:            Cercherò di essere breve: voi, mia egregia Natalia, sapete bene che da molto tempo, fin dall’infanzia, ho l’onore di conoscere la vostra famiglia. La mia povera zia e suo marito, i quali, come sapete, mi hanno lasciato in eredità le loro terre, hanno sempre nutrito per vostro padre e vostra madre la stima più profonda. La famiglia dei Lomov  e quella dei Ciubukov hanno sempre conservato rapporti di amicizia e, si può anche dire, di parentela. Inoltre, come sapete, le mie terre confinano proprio con le vostre. Se vi ricordate il mio Praticello dei Bovi confina con il vostro bosco di betulle.

NATALIA:    Scusate se vi interrompo. Voi dite: «Il mio Praticello dei Bovi»… Ma è forse vostro?

IVAN:            Mio, sì.

NATALIA:    To’, questa è nuova! Il Praticello dei Bovi è nostro, non vostro!

IVAN:            No, è mio egregia Natalia

NATALIA:    Questa per me è proprio nuova! E come mai è vostro?

IVAN:            Come, come mai? Io parlo di quel Praticello dei Bovi che s’incunea tra il vostro bosco di betulle e la Palude Bruciata…

NATALIA:    Ma sì, sì… è nostro!

IVAN:            No, vi sbagliate, egregia Natalia, è mio

NATALIA:    Ragionate Ivan, da quando è diventato vostro?

IVAN:            Come, da quando? Per quel che ricordo è sempre stato nostro

NATALIA:    Questo poi no, scusate!

IVAN:            Risulta dai documenti, egregia Natalia. Il Praticello dei Bovi, una volta, questo è vero, fu contestato, ma ormai tutti sanno che mi appartiene, e non c’è da discutere. Vogliate aver la cortesia di ascoltarmi: la nonna di mia zia concesse questo prato in usufrutto gratuito e perpetuo ai contadini del nonno di vostro padre, per una quarantina d’anni, hanno goduto la rendita di questo prato, e si sono abituati a considerarlo come proprietà loro, ma poi, con l’emancipazione dei servi della gleba…

NATALIA:    La situazione non è quella che voi raccontate. Mio nonno come il mio bisnonno ritenevano che le loro terre arrivassero fino alla Palude Bruciata, ciò significa che il Praticello dei Bovi è nostro. Non capisco che cosa vi sia da discutere. E’ perfino irritante!

IVAN:            Vi mostrerò i documenti, Natalia Stiepanovna!

NATALIA:    No, voi… state semplicemente scherzando oppure vi state prendendo gioco di me… Che bella sorpresa! Noi possediamo quella terra da quasi trecento anni, e ad un tratto ci vengono a dire che non è nostra! Ivan Vassilievic, scusate, ma stento perfino a credere alle mie orecchie. Non tengo affatto a questo prato, Misurerà in tutto cinque dessiatine e varrà, si e no, trecento rubli; ma l’ingiustizia mi irrita. Dite quel che volete, non posso tollerare ingiustizie…

IVAN:            Ascoltatemi, vi supplico! I contadini del nonno di vostro padre, come già ho avuto l’onore di dirvi, fecero cuocere dei mattoni per la nonna di mia zia. La nonna di mia zia, desiderando ricompensarli…

NATALIA:    Il nonno, la nonna, la zia… non capisco niente! Il Praticello è nostro e basta!

IVAN:            E’ mio!

NATALIA:    E’ nostro! Anche se tentaste di dimostrarmelo per due giorni di seguito, se indossaste anche quindici frac, quel prato resterebbe nostro, nostro e nostro! Non mi interessa la vostra proprietà, ma non voglio perdere la mia… E’ così e basta!

IVAN:            Io, Natalia, non ho bisogno del Praticello: insisto per una questione di principio. Se lo volete, ve lo regalo.

NATALIA:    Posso regalarvelo io, se mai; è mio! Questa faccenda Ivan è perlomeno strana. Vi abbiamo considerato fino ad oggi come un buon vicino, un amico; l’anno scorso vi abbiamo prestato la nostra trebbiatrice, e per causa vostra siamo stati costretti a trebbiare il nostro grano in novembre, e voi ci trattate come zingari! Mi regalate la terra che è mia! Scusate, ma non è da buon vicino! Anzi, secondo me, è vera e propria impudenza, se non vi dispiace…

IVAN:            Così, secondo voi, sarei un usurpatore? Signorina, non mi sono mai appropriato delle terre altrui, e non ammetto che mi si accusi di un fatto simile… (si avvicina rapidamente alla bottiglia e beve un sorso d’acqua) Il Praticello dei Bovi è mio!

NATALIA:    Non è vero: è mio!

IVAN:            E’ mio!

NATALIA:    Non è vero! E ve lo dimostrerò! Oggi stesso vi manderò i miei falciatori!

IVAN:            Cosa?

NATALIA:    Oggi stesso i miei falciatori andranno là!

IVAN:            Ed io li scaccerò!

NATALIA:    Non oserete tanto!

IVAN:            (mettendosi una mano al cuore) Il Praticello dei Bovi è mio, capite, mio!

NATALIA:    Per favore, non gridate. Potete gridare e strillare per la rabbia in casa vostra, ma qui vi prego di non oltrepassare i limiti!

IVAN:            Signorina, se non fosse per queste terribili, tormentose palpitazioni, se le vene non battessero così forte alle tempie, vi parlerei in ben altro tono! (urlando) Il Praticello dei Bovi è mio!

NATALIA:    E’ nostro!

IVAN:            Mio!

NATALIA:    Nostro!

IVAN:            Mio!

STIEPAN:      (entrando) Che cosa succede? Perché gridate?

NATALIA:    Papà, spiega per favore a questo signore a chi appartiene il Praticello dei Bovi: a noi o a lui?

STIEPAN:      (a Ivan) Ma è nostro tesoro mio.

IVAN:            Ma di grazia, Stiepan Stiepanovic, come può essere vostro? Almeno voi, ragionate! La nonna di mia zia cedette il Praticello dei Bovi in uso gratuito e temporaneo ai contadini di vostro nonno. I contadini beneficiarono di quella terra per quarant’anni e si abituarono ad essa come se fosse proprietà loro, ma quando venne l’emancipazione…

STIEPAN:      Permettete, carissimo… Voi dimenticate che i contadini non pagarono nulla a vostra nonna, eccetera, eccetera, per l’appunto perché il Praticello dei Bovi era in contestazione, eccetera… Ma adesso anche i cani sanno che, per l’appunto, è nostro. Si vede che non avete mai visto la mappa catastale!

IVAN:            Ed io vi dimostrerò che mio!

STIEPAN:      Non ci riuscirete, mio carissimo.

IVAN:            Sì, invece: ve lo dimostrerò.

STIEPAN:      Santo cielo! Perché gridate in questo modo? Gridando non proverete proprio nulla. Non voglio quanto vi appartiene, ma non ho nemmeno l’intenzione di rinunciare a ciò che è mio. Perché mai dovrei farlo? Se siete arrivato a tanto, mio carissimo, se avete l’intenzione di contestarmi il prato, eccetera, eccetera, lo regalo ai contadini, piuttosto che a voi. Ecco!

IVAN:            Non capisco, con che diritto potreste regalare la proprietà altrui?

STIEPAN:      Consentitemi di sapere se ho più o meno questo diritto! E poi, giovanotto, non sono abituato a sentirmi parlare con questo tono, eccetera, eccetera. Io, giovanotto mio, ho il doppio della vostra età e vi prego di parlare con me senza agitarvi troppo, eccetera…

IVAN:            No, voi mi considerate semplicemente un imbecille e mi prendete in giro! Voi chiamate vostra la mia terra e poi pretendete che conservi la calma e parli serenamente con voi! I buoni vicini non si comportano così, Stiepan Stiepanovic! Voi non siete un buon vicino, ma un usurpatore!

STIEPAN:      Cosa? Che cosa avete detto?

NATALIA:    Papà, manda subito i falciatori al Praticello!

STIEPAN:      (a Ivan) Cosa avete detto, egregio signore?

NATALIA:    Il Praticello dei Bovi è nostro, e non lo cederò, non lo cederò e non lo cederò!

IVAN:            Questo lo vedremo! Vi proverò in tribunale che mi appartiene!

STIEPAN:      In tribunale? Voi, egregio signore, potete anche andare in tribunale, eccetera. Liberissimo. Io vi conosco, voi per l’appunto cercate l’occasione per iniziare un processo, eccetera, eccetera… Natura d’attaccabrighe: tutta la vostra razza è stata attaccabrighe! Tutta!

IVAN:            Vi prego di non offendere la mia famiglia. Nella stirpe dei Lomov tutti sono stati onesti, e mai nessuno è stato citato in giudizio per appropriazione indebita come vostro zio!

STIEPAN:      Nella famiglia dei Lomov erano tutti pazzi!

NATALIA:    Tutti, tutti, tutti!

STIEPAN:      Vostro nonno beveva come una spugna, e la vostra zia più giovane, Nastassia, per l’appunto, scappò con un architetto, eccetera…

IVAN:            E vostra madre era sciancata… (portandosi una mano al cuore) Ah, una fitta al fianco!… e, ora, un colpo in testa!… Dio mio!… Un bicchiere d’acqua!

STIEPAN:      E vostro padre era un giocatore ed un ghiottone!

IVAN:            Mi si è paralizzata la gamba sinistra! Voi siete un intrigante! Oh, il cuore… E non è un segreto per nessuno che prima delle elezioni avete… Mi sembra vedere scintille davanti agli occhi… Dov’è il mio cappello?

NATALIA:    Tutto ciò è disonesto, disonesto, spregevole

STIEPAN:      E anche voi, proprio voi, siete un maligno, un ipocrita, un attaccabrighe! Sissignore!

IVAN:            Ecco il cappello… Ah, il cuore!… Dove debbo andare? Dov’è la porta? Oh, sto morendo, mi pare… Questa gamba, non mi regge più! (si avvia verso la porta)

STIEPAN:      (gridandogli dietro) E non mettete mai più piede in casa mia!

NATALIA:    Andate pure in tribunale! Vedremo!(Ivan esce)

STIEPAN:      Vada al diavolo!

NATALIA:    Che mascalzone! E poi fidatevi ora dei buoni vicini!

STIEPAN:      Furfante! Spaventapasseri!

NATALIA:    Che mostro! Pretende che la terra degli altri sia sua e si permette anche di insultare!

STIEPAN:      E questo stupido, questo asino osa perfino fare una domanda di… eccetera, eccetera. Eh? Una domanda di matrimonio!

NATALIA:    Che domanda?

STIEPAN:      Come? Ma se è venuto apposta per chiederti in matrimonio?

NATALIA:    Una domanda di matrimonio? A me? E perché non l’hai detto prima?

STIEPAN:      Aveva messo perfino il frac per l’occasione! Salame! Miserabile!

NATALIA:    A me? Una domanda di matrimonio a me? Oh! (si lascia cadere su una poltrona e geme) Richiamalo, richiamalo! Oh, ti prego, digli di tornare!…

STIEPAN:      Tornare chi?

NATALIA:    Presto, presto! Fallo tornare! Mi sento male! (in preda ad un attacco isterico)

STIEPAN:      Che cosa succede? Che cosa ti senti? (con la testa fra le mani) Povero me! Mi sparerò, mi impiccherò! Non ne posso più!

NATALIA:    Muoio! Fallo tornare!

STIEPAN:      Subito! Non urlare! (esce correndo)

NATALIA:    Che cosa abbiamo fatto? Fallo tornare! Fallo tornare!

STIEPAN:      (rientrando correndo) Verrà subito, eccetera, eccetera… Che il diavolo se lo porti! Uff! Parla, parla tu con lui, io non ne ho proprio voglia

NATALIA:    Fallo tornare!

STIEPAN:      (gridando) Sta venendo, ti dico… Oh che disgrazia, mio Dio, essere padre di una figlia adulta! Mi ammazzerò, mi ammazzerò senz’altro! Abbiamo insultato, offeso, scacciato quell’uomo, e tutto per colpa tua… tua!

NATALIA:    No! Per colpa tua!

STIEPAN:      Ecco: per l’appunto, la colpa è mia! (rientra Ivan) Bene parla tu… (esce)

IVAN:            (rientra esausto) Il mio cuore batte in modo spaventoso… non sento più questa gamba… provo certe fitte al fianco!

NATALIA:    Perdonateci, ci siamo scaldati eccessivamente Ivan Vassilievic… Adesso ricordo, il Praticello dei Bovi è veramente vostro.

IVAN:            Il cuore mi batte in modo atroce… Il Praticello è mio… Ah! Ricomincia il solito tic alle due palpebre!

NATALIA:    E’ vostro, è vostro il Praticello… Accomodatevi… (si siedono) Avevamo torto noi…

IVAN:            Per me si trattava di una questione di principio. Non me ne importa nulla della terra, ma mi sta a cuore il principio.

NATALIA:    Esatto, il principio… Ora parliamo d’altro.

IVAN:            Tanto più che ho le prove in mano. La nonna di mia zia diede ai contadini del nonno di vostro padre…

NATALIA:    Basta, basta, non parliamone più. (fra sé) Non so da che parte cominciare… (a Ivan) Avete l’intenzione di andare presto a caccia?

IVAN:            Per i galli cedroni, mia egregia Natalia, penserei di cominciare dopo la mietitura. Ah, a proposito, avete saputo? Che disgrazia mi è capitata! Il mio Pigliatutto, che voi vi degnate di conoscere, zoppica!

NATALIA:    Che peccato! E come mai?

IVAN:            Non so… forse ha preso una storta, oppure gli altri cani lo hanno morsicato… (sospira) Il mio cane migliore, senza parlare di quello che mi è costato! L’ho pagato a Mironov ben 125 rubli!

NATALIA:    L’avete pagato troppo caro, Ivan!

IVAN:            Secondo me, invece, l’ho avuto a buon prezzo. E’ un cane meraviglioso!

NATALIA:    Papà ha pagato 85 rubli per il suo Veloce, e Veloce è migliore di Pigliatutto!

IVAN:            Veloce è migliore di Pigliatutto? Che mi dite! (ride) Veloce migliore di Pigliatutto!

NATALIA:    E’ migliore, certo! Veloce è giovane, questo è vero, non è ancora un cane fatto; ma per sveltezza ed agilità neppure Volcianietski ne ha uno migliore.

IVAN:            Permette, Natalia, ma voi dimenticate che ha la mandibola corta e un cane con la mandibola corta ha sempre poca presa!

NATALIA:    Ha la mandibola corta? E’ la prima volta che lo sento!

IVAN:            Vi assicuro che ha la mascella inferiore più corta di quella superiore.

NATALIA:    E voi le avete misurate?

IVAN:            Le ho misurate. Per inseguire la selvaggina va bene, naturalmente, ma in quanto ad afferrarla, non so proprio…

NATALIA:    In primo luogo il nostro Veloce è un cane di pura razza, dal pelo folto, figlio di Attacca e di Scalpello, mentre quel vostro bastardo non si sa neppure di che raza sia… Poi è vecchio, brutto e puzzolente come un ronzino…

IVAN:            Vecchio? Io non lo cambierei nemmeno con cinque dei vostri Veloci… Com’è possibile? Pigliatutto è un cane, mentre Veloce… è perfino ridicolo discuterne. Cani come il vostro Veloce ogni bracconiere ne ha quanti ne vuole: con 25 rubli sarebbe già ben pagato.

NATALIA:    Oggi, Ivan, avete in corpo non so quale spirito di contraddizione. Ora, inventate che il Praticello dei Bovi è vostro, ora, che Pigliatutto val più del Veloce… Non mi piacciono le persone che dicono il contrario di quello che pensano. Voi sapete benissimo che Veloce è cento volte migliore di quel vostro… di quello stupido Pigliatutto. Perché dunque dite il contrario?

IVAN:            Vedo Natalia, che mi considerate o cieco, oppure imbecille. Ma volete capire che il vostro Veloce ha la mandibola corta?

NATALIA:    Non è vero!

IVAN:            Ha la mandibola corta!

NATALIA:    (grida) Non è vero!

IVAN:            Perché gridate, signorina?

NATALIA:    E voi perché dite cose assurde? E’ rivoltante! Sarebbe ora di tirare una fucilata al vostro Pigliatutto. E voi osate paragonarlo con Veloce!

IVAN:            Scusatemi, ma non posso continuare questa discussione: ho le palpitazioni.

NATALIA:    Ho notato che i cacciatori che discutono di più sono quelli che capiscono meno.

IVAN:            Signorina, vi prego di stare zitta… Il cuore mi si schianta… (grida) Zitta!

NATALIA:    Non starò zitta finché non vorrete ammettere che Veloce è cento volte migliore di Pigliatutto.

IVAN:            E’ cento volte peggiore! Che possa crepare, il vostro Veloce! Ah… le mie tempie… l’occhio… la spalla…

NATALIA:    Quel vostro stupido Pigliatutto, invece, non ha affatto bisogno di crepare, sembra già una carcassa!

IVAN:            State zitta! Ho l’infarto!

NATALIA:    Non starò zitta proprio per niente!

Entrano Olga e Stiepan

OLGA:           Che cosa succede ancora?

NATALIA:    Papà, sinceramente, in coscienza: quale cane è migliore, il nostro Veloce od il suo Pigliatutto?

IVAN:            Stiepan, vi supplico, dite soltanto questo: il vostro Veloce ha la mascella corta? Si o no?

STIEPAN:      E se anche fosse? Gran cosa davvero! In compenso, in tutto il distretto non c’è cane migliore, eccetera, eccetera…

IVAN:            Ma il mio Pigliatutto non è forse migliore? In coscienza!

STIEPAN:      Non vi agitate, caro… Scusate… Il vostro Pigliatutto, ha le sue buone qualità… E’ di razza pura, di zampe forti, di fianchi rotondi, eccetera. Ma questo cane, mio carissimo, se volete saperlo, ha due gravissimi difetti: la vecchiaia ed il muso corto.

IVAN:            Scusate, ma ho le palpitazioni… Veniamo ai fatti… degnatevi di ricordare che negli sterpeti di Maruska il mio Pigliatutto andava a pari con Scondinzola, il cane del conte, mentre il vostro Veloce rimase indietro per più di un miglio.

STIEPAN:      Restò indietro perché il bracconiere del conte gli aveva dato una frustata.

IVAN:            E fece bene. Tutti i cani inseguivano la volpe, mentre Veloce correva dietro ad un montone

STIEPAN:      Non è vero!… Tesoro, io sono irascibile, e per questo vi prego di troncare questa discussione. Lo frustò perché tutti sono sempre invidiosi dei cani altrui… Sissignore, sono tutti invidiosi! E anche voi, signore, non siete senza peccato! Appena, infatti, notate che il cane di un altro è migliore del vostro Pigliatutto, subito cominciate a dire questo e quest’altro, eccetera, eccetera… Io ricordo tutto!

IVAN:            Ed anch’io ricordo!

OLGA:           (rifacendogli il verso) “Ed anch’io ricordo”, ma che cosa ricordate?

IVAN:            Ah… le palpitazioni!… Non sento più questa gamba!… Non posso…

NATALIA:    (rifacendogli anche lei il verso) “Le palpitazioni!…” Ma che cacciatore siete? Voi dovreste starvene in cucina, vicino al camino, a schiacciare scarafaggi piuttosto che snidare volpi! Le palpitazioni!…

OLGA:           E’ vero, che cacciatore siete? Con le vostre palpitazioni dovreste invece stare a casa e non andare a cavallo!

STIEPAN:      E almeno fosse per il gusto della caccia, invece voi vi andate solo per suscitare discussioni e molestare i cani degli altri, eccetera. Io sono irascibile, lasciamo perdere questo discorso… voi, insomma, non siete proprio un cacciatore!

IVAN:            Perché voi sareste un cacciatore? Voi andate a caccia soltanto per far la corte al conte e tentare qualche intrigo. Ah, il cuore!… Voi siete un intrigante!

OLGA:           Cosa? Mio marito un intrigante? (grida) Tacete!

IVAN:            Intrigante!

OLGA:           Ragazzino! Cucciolo!

IVAN:            Vecchia talpa! Ipocrita!

STIEPAN:      Taci! Altrimenti con un fucile arrugginito ti ammazzo come una pernice… Filibustiere!

IVAN:            Tutti sanno… Oh, il cuore!… che la buonanima di vostra moglie vi picchiava… Ah, la mia gamba… le tempie… le scintille davanti agli occhi!… Mi sento mancare! Mi sento mancare!

OLGA:           E tu stai sotto le pantofole della tua governante!

IVAN:            Ecco, ecco, ecco… il cuore si è schiantato! La spalla si è staccata!… Dov’è la mia spalla?… Muoio! (cade su una poltrona) Un medico! (sviene)

STIEPAN:      Ragazzaccio! Poppante! Mi sento male… (beve un sorso d’acqua) Mi sento male!…

NATALIA:    Che cacciatore siete? Non siete nemmeno capace di andare a cavallo! (al padre) Papà, che cosa gli è successo? Papà! Guarda, papà! (strilla) Ivan! E’ morto!

STIEPAN:      Mi sento male… Mi manca il respiro… Aria, aria!

NATALIA:    E’ morto? (scuotendolo per una manica) Ivan! Ivan! Che cosa abbiamo fatto? E’ morto! (si lascia cadere su una poltrona) Un medico, un medico! (E’ in preda di una crisi isterica)

OLGA:           Oh, oh, che cosa succede? Che cos’hai?

NATALIA:    (gemendo) E’ morto… morto!

STIEPAN:      Chi è morto? (avendo guardato Ivan) E’ morto davvero, Dio mio, presto… acqua… un medico! (avvicinando un bicchiere alle labbra di Ivan) Bevete… niente! Non beve… Allora è morto, eccetera, eccetera… Sono il più disgraziato degli uomini! Perché non mi caccio una palla in fronte? Perché non mi sono ancora ammazzato? Che cosa aspetto? Datemi un coltello! Datemi una pistola (Ivan comincia a muoversi) Mi pare che rinvenga… Bevete un sorso d’acqua!… Ecco, così…

IVAN:            Scintille davanti agli occhi!… Una nebbia!… Dove sono?

STIEPAN:      Sposatevi al più presto e… andate al diavolo. Lei acconsente (congiunge la mano di Ivan con quella della figlia) Acconsente, eccetera. Vi benedico, eccetera, ma lasciatemi in pace!

IVAN:            Eh? Cosa? (sollevandosi) Chi?

OLGA:           Lei acconsente! Dunque baciatevi ed andate al Diavolo!

NATALIA:    (geme) E’ vivo… sì, sì, acconsento…

STIEPAN:      Baciatevi!

IVAN:            Eh? Con chi? (bacia Natalia) Molto piacere… scusate, ma di che si tratta? Ah, sì, capisco… il cuore… le scintille… Sono felice, Natalia… (baciandole la mano) Mi si è paralizzata la gamba!

NATALIA:    Anch’io… anch’io sono felice!

OLGA:           Che peso mi sono tolta, finalmente! Uff!

NATALIA:    Su, riconoscete almeno adesso che Pigliatutto è peggiore di Veloce!

IVAN:            E’ migliore!

NATALIA:    E’ peggiore!

STIEPAN:      Ecco, comincia la felicità coniugale! Champagne! Champagne!

IVAN:            E’ migliore!

NATALIA:    E’ peggiore, E’ peggiore!

STIEPAN:      (cercando di gridare più forte degli altri) Champagne, champagne!