Una donna dolce

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UNA DONNA DOLCE

Teledramma

Di ARTHUR ADAMOV

Da un racconto di Dostoevskij

Versione italiana di Piero Sanavio

PERSONAGGI

Lisa

L'Usuraio

Lukeria, domestica delle « zie » di Lisa e poi dell'Usuraio e di Lisa

Il Pizzicagnolo

Una Signora

Iefemivitc

La Commessa

Commedia formattata da

La stanza da letto dell'Usuraio e di Lisa. Lisa è morta. Il suo cadavere, coperto d'un lenzuolo bianco, giace su due tavole da gioco ravvicinate.

L'Usuraio                      - (off). Eccola qui, adesso. Vengo a guardarla ogni minuto, ma domani la porteranno via. Come farò a restar solo? Ciò che è spaventoso, per me, è che capisco tutto. (Mentre dice quest'ultima frase la sua voce resta off, ma il suo volto entra in campo).

Un ufficio qualsiasi: tavolo e sedie. In piedi, un uomo alto, sulla quarantina, gli occhi gonfi, il volto usato: l’usuraio.

L'Usuraio                      - (solo nell'ufficio, in campo ma voce off). Se proprio volete saperlo, a cominciare tutto dal principio, ecco qua: era venuta a vedermi per affari.

La camera scopre Lisa, gracile, bionda, balbuziente, ma che tenta di nascon­dere la propria balbuzie e parlare in modo normale.

Lisa                               - Sì, ho messo un'inserzione nella « Gazzetta », dicevo che ero disposta a dare lezioni a casa, come istitutrice, anche a viag­giare, fosse necessario.

L’usuraio                       - E se capisco bene lei vorrebbe che io prendessi questi orecchini perché lei possa pagare l'inserzione?

Dei piccoli orecchini nelle mani invecchiate dell’usuraio  

Lisa                               - Sì, glieli ho portati per questo... sono d'argento... anche questo medaglione...

Un piccolo medaglione tra le mani fragili di Lisa.

 

L’usuraio                       - Gioielli da due soldi.

Lisa                               - E... ci tengo molto, sa? È tutto ciò che m'han lasciato papà e mamma, sicché, lei capisce...

L’usuraio                       - Sì, sì, capisco molto bene, ma son gioielli da due soldi. Be', allora dimmi: quanto vuoi per queste porcheriole?

Lisa                               - Ciò che le parrà « giusto e conveniente » di darmi.

L' Usuraio toglie di tasca dei biglietti e dei kopeki, che tende a Lisa. Primo piano di biglietti e kopeki.

Lisa                               - Grazie, signore. Non è « proprio » quanto costa l'inserzione ma m'arrangerò.

L’usuraio                       - Quanto ti manca perché faccia « proprio » ciò che costa l'inserzione? -

Lisa                               - Venti kopeki.

L’usuraio                       - To', i venti" kopeki. Così non potrai dire che sono uno strozzino.

Mentre parla, l’Usuraio si toglie di tasca degli altri kopeki, che tende a Lisa. La camera s'attarda sulla mano usata, dalle vene gonfie, dell’usuraio. Ufficio del’usuraio -

L'Usuraio                      - (in campo ma voce off). Cominciò da quel momento. Naturalmente cercai subito di scoprire chi era, cosa faceva, aspet­tando che tornasse con un'impazienza che non avevo mai cono­sciuto. Sapevo che sarebbe tornata. Lisa tende la mano, V Usuraio vi fa scivolare i kopeki.

Lisa                               - Grazie tante, signore.

Lo stesso ufficio, dove l'Usuraio è solo. Mette in ordine delle carte. È solo in campo, ma la voce off.

L’usuraio                       - Perché m'ha detto semplicemente: grazie signore, invece che, per esempio: oh, grazie, signore, lei è molto gentile? Me lo poteva dire, che ero gentile, i suoi gioielli non valevano il prezzo che le ho dato. Quindi ero «veramente» gentile.

Nuova sequenza nello stesso ufficio. Lisa tende all'Usuraio una vecchia pelliccia di coniglio. Primo piano degli occhi di Lisa, fissati sull'Usuraio, occhi molto tristi e imploranti.

Lisa                               - Signore, ho pensato che questa pelliccia le potrebbe inte­ressare.

L’usuraio                       - Ah. È per pagare la nuova inserzione.

Lisa                               - Che inserzione?

L’ Usuraio le mostra la « Gazzetta ». Primo piano dell'inserzione: « Cerco posizione di domestica completa per sorvegliare, insegnare, occuparmi di malati: so cucire ».

L'Usuraio                      - (ridendo). Perché, non è lei che l'ha messa?

Lisa                               - Certo, sì, ma come lo sa? (Pausa). E poi... cosa ho fatto di male?

L'Usuraio                      - (evitando la prima domanda). Nessun male. Constato solamente che le sue pretese sono diminuite: di molto. Vede, ho una buona memoria, molta memoria, anzi, troppa. E mi ricordo che la prima volta cercava un posto da istitutrice: vorrei inse­gnare, son disposta a viaggiare...

Lisa                               - (calma). Sì, ma le cose non sono andate come speravo.

L’usuraio                       - E hai pensato a me, allora, proprio a me. Ma allora perché sei andata da Mauser e da Dobronrazov, con la tua brutta e ridicola pelliccia? Perché prima sei andata da loro? Devono aver riso, no? trattano solo oggetti d'oro.

Lisa                               - Non capisco, signore.

L’usuraio                       - Ah, non capisci che non voglio la tua pelliccia? Non lo capisci?

Campo lungo dell'ufficio. Lisa è già presso la porta. Esce, chiude la porta dietro di sé.

L'Usuraio                      - (in campo ma voce off). Fu nel momento preciso in cui uscì che io capii che la guardavo in un modo completamente «particolare» e che pensavo a lei, anche, in un modo comple­tamente « particolare ».

Primo piano del volto di Lisa; poi dell’Usuraio.

L’usuraio                       - Era così giovane... credevo non avesse neppure sedici anni. Ne aveva invece proprio sedici, ma lo seppi dopo. Troppe cose si sanno... dopo.

Lisa di nuovo in campo.

L'Usuraio                      - (a Lisa). Ho letto le tue inserzioni nella «Gazzetta». Leggo sempre la « Gazzetta », è il mio giornale preferito, lo leggo dalla prima pagina all'ultima, cosa di cui possono vantarsi ben pochi lettori. E tra le altre leggo pure la pagina delle inserzioni. E ho visto che era pronta, lei... Lisa ora è sola in campo.

L'Usuraio                      - (off). Le ridavo del lei, adesso. Non so come prendesse questo « lei » ma, lo confesso, mi vendicavo del « lei » che m'aveva dato qualche giorno prima, e parlandomi su un tono che non m'era piaciuto.

L'Usuraio entra in campo.

L'Usuraio                      - (a Lisa). E ho visto, insomma che, era pronta a occu­parsi dei bambini, a lavorare senza salario, « au pair », in qualche modo. Sicché pensai...

Lisa                               - Pensò?...

L’usuraio                       - Sì, pensai che la sua situazione aveva peggiorato ancor di più, e me ne rattristai, per lei, mi creda. (Gridando) Ma di lì ad accettare la tua pellicciacela di coniglio! Non c'è che un passo, da fare, ragazzina, e quel passo non lo farò mai!

Inizio sull'ufficio dell’usuraio. Lisa ora gli presenta una spilla con un cammeo.

L’usuraio                       - Be', be', ti do un rublo. Ti basta?

Lisa                               - (sottovoce e calma). Va bene.

L’usuraio                       - Né Mauser né Dobronrazov te l'avrebbero preso, lo sai? Lo sai questo?

Lisa non risponde ma guarda l'Usuraio negli occhi.

 

Usuraio                          - Ah. Non hai più paura di guardarmi fisso negli occhi, esso ?

Lisa                               - . Non me n'ero accorta.

Usuraio                          - Su, su, approfitti del mio buon cuore e lo sai. Il tuo cammeo non avresti osato portarlo né a Mauser né a Dobronzov. Se t'immagini che non capisca il tuo gioco!

Lisa                               - Non c'è nessun gioco, signore.

Usuraio                          - Via, via, furbacchiotta. Non aggravare il tuo caso, non mentire. E poi, in fondo, che te ne importa di tutto questo, visto che il cammeo te lo piglio? Voglio metterti alla prova, adesso. T'avverto, alla prova, hai capito? Aspetta un minuto. (Voce off). Fu da quel momento che tutto cominciò.

Da quando l’Usuraio parla off, Lisa è sola nell'ufficio. L’Usuraio ritorna on un giornale.

Usuraio                          - Le leggerò un'inserzione. Sì, apparsa sulla « Gaz­ata ». Le ho già detto che leggo solo la « Gazzetta » e dalla prima all'ultima riga. Anche questo le ho già detto.

In caratteri a stampa, l'inserzione: « Giovane orfana, cerca impiego presso famiglia, disposta occuparsi bambini o di preferenza di vedovo età avan­zata; potrebbe occuparsi anche di casa e pulizie ».

L’usuraio                       - Vede? (Off) Le davo nuovamente del lei per umiliarla. Quella che ha messo quest'inserzione avrà certamente trovato ciò che cerca prima di sera.

Lisa guarda L’usuraio 

L’usuraio                       - To', ti dò un rublo, un altro. Non guardo più a spese, lo vedi bene. Non è certo Mauser che t'avrebbe dato tre rubli per un cammeo del genere.

Nuova sequenza: Lisa porta all'Usuraio un portasigarette. L'Usuraio la riceve con molta severità.

L'Usuraio                      - (voce off, ma in campo). Le parlai severamente e quando son severo, lo so, sono secco, duro. Lo so, lo so, mi conosco bene. (La voce non è più off) Ecco due rubli, ma solo perché è lei.

Primo piano dei due rubli nella mano dell'Usuraio, mano invecchiata, biglietto usato.

L'Usuraio                      - (voce off, Lisa resta in campo). Le dicevo ancora « lei », e sottolineavo la parola « lei » con una certa intenzione.

Lisa prende i soldi senza dir parola ed esce. Nuova sequenza. L'Usuraio passa nell'ufficio.

L'Usuraio                      - (voce off, ma in campo). Non rifiutò i soldi, li prese. Cos'è, però, esser poveri! (Sogghignando) Ma vai la pena di darsi arie per due rubli? (Ride) Sì, vai la pena, vai ben la pena. Avevo certe intenzioni, verso dì lei. (Pausa). È da allora che tutto cominciò.

Ufficio del

L’usuraio                       - L'Usuraio passeggia molto agitato.

L'Usuraio                      - (ih campo, voce off). E il giorno dopo fu di ritorno, l'aria così triste, e portava sulle braccia, sconvolta... Dirò dopo ciò che portava sulle braccia, spiegherò dopo cos'è successo. Adesso cerco. Cerco... ma insomma, cosa cerco? Ci sono, ecco, cerco d'ordinare i miei ricordi. Sicuro, ordinare i miei ricordi. Ascol­tatemi, per piacere. Se sapeste a che punto fu ridotta...

Ufficio del

L’usuraio                       - Lisa entra e porta tra le braccia un'icona. Inizio di sequenza sull'Usuraio che parla.

L’usuraio                       - Forse è meglio che tolga il metallo, che tenga l'im­magine e se la riporti a casa. Lo sa che per noi è l'oro che conta.

Lisa                               - E non può... le è vietato di comperare... di conservare, insomma, un'icona?

L’usuraio                       - Vietato? Certamente nò. Solo pensavo che potrebbe conservare l'immagine.

Lisa                               - Se non le è vietato, nel suo mestiere, prenda tutta l'icona, tutta insieme.

L’usuraio                       - Va bene. (In campo, voce off). Se non le è vietato, nel suo mestiere... Perché dice «suo mestiere»? Io, questo me­stiere o un altro... Ma è tanto più degradante d'un altro mestiere, il mio? E anche se lo fosse? Non avevo scelta. Nella vita si fa ciò che si può. (La voce non è più off) Così mi tengo anche l'im­magine, va bene. La metterò nella nicchia, con le altre icone, sotto il lumino. È acceso ogni mattina, il lumino. Sì, sì, già acceso quando apro la bottega.

 L'Usuraio si tira di tasca dei biglietti, ne sceglie uno e lo dà a Lisa.

L’usuraio                       - Ecco dieci rubli.

Lisa                               - Non mi occorrono dieci rubli. Me ne dia cinque, mi basterà. Poi, siccome verrò presto a riprendere l'icona...

L’usuraio                       - Non li vuol proprio, questi dieci rubli? L'icona li vale, però.

Primo piano dell'icona: la Vergine che tiene in braccio Gesù Bambino. Poi primo piano dello sguardo di Lisa. Occhi sognanti, stupiti. L'Usuraio le toglie di mano i dieci rubli, che sostituisce con un altro biglietto.

L’usuraio                       - Ecco i cinque rubli. (Su un altro tono) E non « di­sprezzi » nessuno. Anch'io ho avuto bisogno, ho « conosciuto » il bisogno, per non dire l'indigenza. Sì, l'indigenza più assoluta. Lei capirà che se non fosse stato così...

Lisa                               - Non avrebbe...?

L’usuraio                       - Fatto questo mestiere, naturalmente. Se lo faccio è per ciò che ho patito, non lo capisci? A causa di «tutto» ciò che ho patito.

Lisa                               - In questo modo lei si vendica della società, se capisco giusto.

Lisa guarda

L’usuraio                       - Primo piano.

L'Usuraio                      - (in campo, voce off). Ah, ecco come sei! Il tuo carattere si svela in una nuova luce! (A Lisa) Vede, appartengo a quella parte del tutto che, volendo far del male, può « anche » far del bene.

L'Usuraio guarda Lisa.

Lisa                               - (candidamente). Aspetti. Mi pare di aver già sentito da qualche parte ciò che ha appena detto.

L’usuraio                       - Non sì affatichi. È con queste parole che Mefistofele si raccomanda a Faust. Ha letto « Faust » ?

Primo piano di Lisa, presa alla sprovvista, e che non capisce.

Lisa                               - Non... non tanto bene.

L’usuraio                       - Vuol dire che non l'ha letto affatto. Bisogna leggerlo, il « Faust », invece. Le vedo all'angolo della bocca una piega iro­nica, un sorriso. È perché le ho detto dì leggere il « Faust » oppure... oppure ride per altre ragioni?

Primo piano del volto di Lisa, che non sorride affatto ma, inquieta, guarda L’usuraio.

L’usuraio                       - In ogni caso non mi giudichi, la prego, come un uomo di tanto poco buon gusto che per darsi importanza ami presentarsi nel ruolo di Mefistofele. Un usuraio resta un usuraio.

Lisa                               - Lei è molto strano. Io non pensavo affatto tutto ciò che lei ha detto.

L’usuraio                       - Voleva dire che sono un uomo di cultura e che non s'aspettava che un usuraio potesse raggiungere tali altezze?... Lisa, primo piano del viso, gli occhi spalancati, stupiti, anche impauriti.

L’usuraio                       - Vede, si può far del bene in molti campi. Non parlo di me. È chiaro, no?, che io non faccio che del male. E tuttavia... Guardami negli occhi.

Lisa guarda l'Usuraio negli occhi.

L’usuraio                       - E lei adesso è convinta che io sono capace anche di fare del bene?

Lisa                               - Probabilmente si può fare del bene in qualsiasi situazione. Ufficio dell'Usuraio deserto.

L'Usuraio                      - (off). In qualsiasi situazione. Ha detto testualmente questa frase, me ne ricordo, anzi me ne ricordo troppo bene. Primo piano del volto di Lukeria. Espressione di paura.

L’usuraio                       - Ma insomma lei è stata la domestica delle sue zie. Lei dovrebbe quindi sapere i dettagli, « tutti » i dettagli della sua storia, perché chi, se non il domestico, è il testimone reale... Confessi che su di lei, lei sa moltissime cose. E dica, mi dica! Io l'ascolto.

Mentre Lukeria parla, l'Usuraio ascolta con un interesse appassionato. Sarà sempre in campo.

Lukeria                          - (off). Suo padre e sua madre sono morti da tempo, sono ormai tre anni, e lei è rimasta sola in casa di persone che condu­cevano una vita molto... particolare: le zie. Dire vita particolare è ancora dir poco. Una di queste zie era vedova, capo famiglia, aveva sei bambini. L'altra era una vecchia, dura e autoritaria. Il padre di Lisa era stato funzionario, più precisamente impiegato d'amministrazione: non aveva che il suo stipendio. Ma apparte­neva a un livello superiore. Per tre anni Lisa visse praticamente schiava delle zie. E però andava a scuola. Riuscì, malgrado tutto, ad andare a scuola e a preparare gli esami. Aveva trovato la maniera di prepararli. (Pausa) E poi insegnava anche a leggere e a scrivere a due figli delle zie. Raccomodava la biancheria, finì che dovette anche lavarla. Non solo la biancheria. Era debole di petto, poverina.

Lisa inginocchiata lava il pavimento nella casa delle zie. Ha il viso curvo e impassibile. Primo piano di uno strofinaccio.

Lukeria                          - (continuando a parlare, camera su di lui). Un po' allavolta arrivavano persino a bastonarla, la rimproveravano di tutto. Decisero di liberarsene. Un omaccio di quarant'anni, che faceva il pizzicagnolo là vicino, la teneva d'occhio da un bel pezzo. Aveva già fatto la felicità di due donne. Ne cercava una terza: è per questo che la teneva d'occhio. Una ragazza calma, si diceva, senza grilli per il capo: e nata povera.

Volto grasso del Pizzicagnolo: immagine fissa.

Il Pizzicagnolo. Per ciò che mi riguarda, se mi sposo è per avere dei figli. (Pausa).

Lukeria                          - Ne parlò alla zia ma a lei... a lei faceva orrore, ecco perché fece quelle inserzioni nel giornale. Alla fine, supplicò le zie di darle un po' di tempo per riflettere e loro dissero di sì, un po' di tempo glielo potevano dare: ma poco. «Anche noi non sappiamo più come fare per tirare avanti, non è per avere una bocca in più »...

Ufficio dell’Usuraio      - L’ Usuraio va avanti e indietro come una bestia in gabbia. S'arresta di colpo, parla.

L'Usuraio                      - (in campo ma voce off). Fu allora che decisi di farle la mia domanda.

Camera sul tavolo dell'Usuraio al quale Lisa sta seduta. Poi rapidamente sull’usuraio   . Primo piano. Parla a fatica e suda.

L’usuraio                       - Le giuro che considero la nostra unione come un onore e una fortuna... per me. E la prego, non si stupisca se glielo dico così, quasi sulla porta. In fin dei conti, lei, è appena arrivata.

Primo piano del volto di Lisa spaventato, interrogativo. Poi, da capo, primo piano del volto dell’usuraio         -

L’usuraio                       - Sono un uomo retto, e ho preso la cosa in conside­razione in tutti i dettagli. (Voce off) Non mentivo, parlando della mia rettitudine. E non solo mi esprimevo in maniera corretta, da persona beneducata. Lo facevo con originalità... e l'originalità... è una cosa rara.

Nuovo primo piano del viso dell’usuraio    -

L’usuraio                       - Non sono un porco egoista. (Voce off) Questa espres­sione l'avevo sentita una volta in treno e mi sentii molto soddi­sfatto appena l'ebbi pronunciata. Primo piano del volto dell’usuraio       -

L’usuraio                       - In ogni caso, sarà ben nutrita. Ai bei vestiti, al teatro, bisognerà che per il momento ci rinunci. Sì, tutto ciò verrà più tardi, quando avrò raggiunto il mio scopo. Primo piano del volto di Lisa, stupefatto.

Lisa                               - Il suo scopo?

L’usuraio                       - Be', se ho scelto di fare questo mestiere è perché... spero lo capisca... ho uno scopo, e perché delle circostanze par­ticolari... (In campo ma voce off) E avevo diritto di parlare così, perché questo scopo esisteva ed esistevano anche le circostanze. (Parlando a un tribunale invisibile) Un minuto, signori. Per tuttala vita sono stato io il primo, credetemi, ad avere orrore di questo banco di pegni. Ma in realtà, anche se è ridicolo che io mi esprima con frasi misteriose, in questo modo mi vendicavo, sì, mi vendicavo della società. (Voce in campo) Lei non ha avuto torto, cioè non ha avuto torto del tutto, l'altro giorno, a dirmi che con questo mestiere mi vendicavo della società. (Sottovoce) Sì è vero, è vero. Gli altri magari trovano dei mezzi migliori, più appropriati forse, ma ciascuno fa quello che può e io ho fatto quello che ho potuto.

 Primo piano del volto di Lisa

L’usuraio                       - Lisa, vorrei che lei diventasse... mia moglie.

Lisa                               - Vorrei pensarci un po'.

L'ufficio dell'Usuraio, vuoto.

L'Usuraio                      - (voce off). Possibile che esitasse sul serio su chi doveva scegliere, se me o il pizzicagnolo ? Ma allora, se veramente esitava, allora... io non capivo nulla, cioè, fino adesso io non avevo capito nulla.

Sempre l'ufficio dell' Usuraio. La camera scopre Lisa e la porta. Lisa non s'è mossa. Primo piano delle sue labbra sottili. Sorriso acido e terribile.

Lisa                               - Sì.

Nuova sequenza. Scala. La porta di Lisa, vista dall'esterno. La porta si apre. Entra Lukeria.

Lukeria                          - (che ha assistito a tutta la scena). Dio gliene renderà merito, signore, d'occuparsi della nostra signorina, ma non le faccia sentire troppo che è buono. È molto orgogliosa.

L'Usuraio getta su Lukeria uno sguardo di riprovazione. Lukeria abbassa la testa.

L'Usuraio                      - (voce off). Ma in che cosa le avevo fatto sentire la mia bontà, in che cosa? (Parlando a un tribunale invisibile) E voi, se lo sapete ditemelo pure. No, no. Se lei aveva deciso così è stato certamente perché s'era detta: « Miseria per miseria, meglio scegliere il peggio. Meglio non scegliere il pizzicagnolo, che un giorno, sbronzo, mi ammazzerà di bastonate ».

Viso chiuso di Lisa        -

L'Usuraio                      - (voce off). Soltanto, questa ipotesi avrebbe supposto che un usuraio, capace di citare Goethe, fosse, per il solo fatto di esercitare il suo mestiere, dico bene « per il solo fatto » di esercitare il suo mestiere, ancora più ignobile di un pizzicagnolo sbronzo, idiota, violento... No, non è questo che volevo dire... Ciò che volevo dire... ma poi, che cosa volevo dire? l'ho scordato. (A Lisa) Volevo dirle ancora qualcosa, ma non ricordo più. (Pausa) Invece di star lì, come sta facendo, immobile, stupita, invece di guardarmi e di spiarmi... (Grida) Alzi il viso, mi parli, alzi il viso!

// volto impaurito di Lisa si alza verso l’’usuraio    -

Lisa                               - (calma e decisa, è passato un po’ di tempo). No, non voglio.

L’usuraio                       - Che cos'è che non vuoi? Che partiamo per Mosca? Che celebriamo il matrimonio all'inglese? Va bene, non parti­remo per Mosca, né celebreremo il matrimonio all'inglese (ridendo) ma nell'intimità. Andrò a fare i miei omaggi alle tue zie. È questo che vuoi, non è vero?

Lisa                               - (calma). Sì.

Primo piano dell'Usuraio, che mima la scena del suo incontro con le zie. Si curva davanti a personaggi invisibili.

L'Usuraio                      - (alle zie invisibili). Capisco. Se credete che non l'abbia capito, da tanto tempo che me ne parlate! Non ha dote, quindi la dote dovrò dargliela io. Volete ancora qualcos'altro? Dite, vi ascolto. Primo piano delle zie che si guardano in silenzio.

L'Usuraio                      - (voce off). Arrivai al punto di far loro un dono di cento rubli. Al quale aggiunsi delle promesse.

Primo piano delle mani delle zie che contano i cento rubli. Siamo nell'ufficio dell’usuraio          -

L'Usuraio                      - (voce off). Naturalmente, non dissi nulla di tutto questo a

Lisa                               - Non volevo che si sentisse umiliata dalla meschinità dei suoi parenti.

È passato del tempo. Ufficio dell’’usuraio  - Lisa è seduta al banco. Una signora le sta di fronte, in piedi.

La Signora                     - (moglie d'un capitano). Lei capisce, a questo meda­glione io tengo molto... è un dono che mi aveva fatto il mio povero marito, Dio lo benedica. Sì, è un ricordo, un grande e bel ricordo.

L’usuraio                       - Le offro trenta rubli.

La Signora                     - (protestando vivacemente). Trenta rubli! Solo trenta rubli per questo bel medaglione! Va be', tenetelo, verrò a ripren­derlo quando potrò, spero presto. Lo terrà da conto, non è vero? Sguardo impietosito di Lisa sulla Signora.

L’usuraio                       - Certo che lo terremo da conto. Sempre nell'ufficio dell’’usuraio . L'Usuraio è solo.

L'Usuraio                      - (voce off). Dopo cinque giorni, ecco che la donna ritorna e mi chiede di restituirle il medaglione per un braccialetto che non valeva otto copechi. Rifiutai, naturalmente. Ma magari la donna aveva visto qualcosa nello sguardo di mia moglie. Ri­tornò un giorno che ero assente e Lisa le diede il medaglione per il braccialetto.

Stanza da letto dell'Usuraio e di Lisa.Lisa è seduta sul letto, guarda per terra sfiorando con il piede destro, calzato in uno stivaletto, il tappeto.

L'Usuraio                      - (tranquillamente). Lisa, voglio dirti, nel caso che non

te ne sia resa conto, che i soldi sono miei e che dunque ho il

diritto di considerare la vita a modo mio. Quando t'ho invitata a

casa mia, quando t'ho presa nell'ufficio, non t'ho nascosto nulla.

O t'ho nascosto qualcosa?

Lisa                               - (voce fredda). No.

L’ Usuraio esce dalla stanza da letto e toma nell'ufficio. Attraverso la porta semiaperta, scorge Lisa che sta preparando le sue cose per partire. Le ficca confusamente in una valigia sfondata. L'Usuraio non si muove. Lascia partire Lisa, che esce dalla porta opposta a quella che da nell’ ufficio. Ufficio dell’usuraio.Lisa appoggia un crocefisso sul tavolo e dà un rublo a suo marito.

Lisa                               - Una vecchia è venuta con questo crocefisso. Le ho dato

un rublo.

L’usuraio                       - Come hai potuto darle un rublo per una roba del

genere!

L’ Usuraio prende in mano il crocefisso.

L’usuraio                       - Ma non vale neppure dieci copechi! Un rublo! Basta che io esca un quarto d'ora perché tu ci porti alla rovina. « Ci » porti, ho detto «ci», «noi», non è vero? Un rublo è quanto dò aLukeria per una giornata di lavoro. Rifletti, testa di gallina, stupida. Non capisci che devo mettere da parte trentamila rubliin tre anni?

Lisa                               - (calma). Capisco, ma la vecchietta mi aveva fatto pena.

L'Usuraio                      - Pena! Non usare questa parola. (Pausa) Non sono un taccagno. Da quando siamo sposati ti do più soldi, per la nostra vita di famiglia: trenta copechi. Te ne sei accorta almeno?

Lisa                               - Sì, e la ringrazio.

Stanza da letto di Lisa e dell’usuraio.- Lisa si getta verso l'Usuraio per baciarlo, lui si scosta.

L'Usuraio                      - (in campo ma voce off). Ecco, aveva delle esplosioni d'amore. Si gettava verso di me per baciarmi ma eran solo delle manifestazioni morbose, isteriche, che ricevevo con freddezza. (Parlando a un tribunale invisibile) Ascoltatemi bene, non voglio neppure che lei mi disprezzi. Allora ero sicuro che lei mi amasse. E la prima, l'irrefutabile prova del suo amore, fu che dopotutto arrivò a comprendere il mio mestiere: il nostro mestiere.

Lisa al banco dell’usuraio   - Un Vecchio. Primo piano della mano del Vecchio, che offre un cucchiaio.

Lisa                               - Mi spiace, ma non posso darle cinquanta copechi. Non ne vale nemmeno quindici. Mi creda, mi spiace parlarle così.

Ufficio dell’usuraio       -

L'Usuraio                      - (voce off). Ahimé, non fu che un caso isolato. Mi rifece la storia del"medaglione tre volte, dico tre volte, altre tre volte.

Stanza da letto dell’usuraio  - Lisa è sola. Ficca in fretta le sue cose in una valigia sfondata ed esce. Stanza da letto deserta.

L'Usuraio                      - (in campo ma voce off). Il giorno dopo riapparve, e così il giorno dopo il giorno dopo. Chiusi l'ufficio e andai dalle zie con le quali, da quando c'eravamo sposati, avevo rotto ogni rapporto. Seppi allora che non erano neppure sue parenti. Alla più giovane detti cento rubli e alla più vecchia versai un acconto di venticinque. (Con voce grave) Due giorni dopo, la più vecchia si presentava in ufficio.

Ufficio dell’usuraio       - La zia più vecchia è invisibile.

La Vecchia Zia              - (off). È un ufficiale, Iefemivitc: uno dei suoi compagni di reggimento. Lui e Lisa si son visti.

Primo piano del volto dell'Usuraio, che ascolta la zia: poi V'ufficio deserto.

L'Usuraio                      - (off). Fui sconvolto. Questo Iefemivitc era l'uomo che, quando ero soldato, mi aveva fatto il maggior male. Inoltre, un mese prima, aveva avuto la sfacciataggine di presentarsi nel mio ufficio con il pretesto di depositarvi... non ricordo più che cosa. Mi ricordo solo che aveva cominciato a scherzare con mia moglie.

Stanza da letto dell’’usuraio. Lisa seduta sul letto e con la scarpa solleva un angolo del tappeto.

Lisa                               - (la voce eccessivamente calma). È vero che lei è stato espulso dal reggimento perché aveva paura di battersi in duello?

L’usuraio                       - È vero che fui pregato di lasciare l'esercito, su domanda di alcuni ufficiali, anche se ben da prima io, per conto mio, avessi chiesto d'essere messo a riposo.

Lisa                               - Allora non è vero che lei è stato cacciato dall'esercito per vigliaccheria ?

L'Usuraio                      - (ridendo). Sì, alcuni hanno pensato che si trattasse di vigliaccheria. Ma non è affatto per vigliaccheria, e ritorno con piacere su questa parola, che ho rifiutato di battermi. Piuttosto, non ho voluto sottostare a delle imposizioni tiranniche: tu farai questo, tu farai quello, in questo caso o in quest'altro caso... In due parole: non mi pareva d'essere stato offeso, e mi creda, tal­volta tentare di conservare il proprio punto di vista richiede più coraggio di battersi in duello. Lisa scoppia in una risata lunga e feroce.

Lisa                               - È vero che tre anni dopo lei viveva come un vagabondo a San Pietroburgo, chiedendo l'elemosina ai passanti e la notte dormendo sotto i ponti?

L’usuraio                       - Sì, qualche volta passavo la notte anche nei dormitori. Dopo il reggimento passai, e l'ammetto, per un lungo periodo di vergogna e di miseria. Ma mai di decadenza, voglio dire, mai di decadenza morale. Ero il primo a spiacermi per le mie azioni. Ciò che ho fatto, l'ho fatto solamente... per disperazione. (Cam­biando il tono di voce) Ma ormai questo appartiene al passato.

Lisa                               - Lo so. Attualmente lei è una persona importante, un finanziere.

L’usuraio                       - Gliel’ho mai nascosto?

Primo piano di Lisa: poi la camera la scopre completamente. Ha cambiato vestito, è pronta a uscire. Si pianta di fronte all' Usuraio.

Lisa                               - È però altrettanto vero che lei non mi aveva detto nulla di tutto questo, prima di sposarmi.

L'Usuraio tace. Lisa tace. La stanza da letto dove ora v'è solo l’’usuraio, Primo piano del volto dell'Usuraio, perplesso. L'Usuraio, curvato in avanti, guarda per il buco della serratura. Non si vede ciò che succede dall'altra parte. L'Usuraio rialza il capo.

L'Usuraio                      - (in campo ma voce off). Perché l'avevo amata? Perché mi era piaciuta. Perché insomma l'avevo sposata? (Sottovoce) Ne ho abbastanza. Ormai lo so che mi odia, anche se so che è innocente. Sicché...

L'Usuraio apre la porta bruscamente. Appare Iefemivitc, che sussulta. L'Usuraio afferra Lisa per la mano e la invita a seguirlo. Lo spettatore vede l'Usuraio di spalle, che esce con

Lisa                               - Iefemivitc ride. Iefemivitc. Oh, non ho nulla contro la santità dei doveri coniugali, se la porti, se la porti! E anche se un gentiluomo non può decen­temente battersi con lei, lo sa, per rispetto a sua moglie io son pronto a farlo. (Ridendo molto forte) Se ha il coraggio di farlo.

L'Usuraio                      - (off). Lo sente? Lisa        - (off, con voce calma). Sì. Stanza da letto dell'Usuraio e di

Lisa                               - Lisa seduta su una sedia guarda il marito con insistenza. Guarda anche una pistola, che l'Usuraio s'è tolta di tasca e ha appoggiata su un mobile vicino. Nuovo primo piano dello sguardo di Lisa e primo piano della pistola. Poi primo piano del volto dell'Usuraio, sconvolto dall'ira. Prende la pistola e se la ripone in tasca, non dice nulla. Guarda Lisa, che non parla.

L'Usuraio                      - (in campo ma voce off). Questa pistola la tenevo cari­cata da quando m'ero messo negli affari. Aprendo quest'ufficio, avevo deciso di rinunciare a un cane da guardia e di rinunciare anche a dei guardiani come quelli che lavorano da Mauser. Qui, da me, era Lukeria che apriva la porta ai clienti.

Mentre l’Usuraio parla, primo piano del volto di Lisa. Lisa ha lo sguardo fisso sul revolver.

L'Usuraio                      - (continuando). Ma è impossibile nel nostro mestiere, non prendere certe precauzioni. La mia pistola era, dunque, lo ripeto, caricata. (Pausa) Anche Lisa, i primi tempi che lavorava per me, s'interessava molto a questa pistola.

Lisa resta a lungo immobile nella sua sedia. Poi spegne la candela e si distende vestita sul divano. Gira il volto contro il muro.

L'Usuraio                      - (off', mentre Lisa si stende). Era la prima volta che non dormivamo nello stesso letto. Meglio che si sappia.

Stanza da letto del

L’usuraio                       - È a letto. Apre le labbra e vede davanti a sé Lisa, con la pistola in mano. Lisa avanza su di lui stringendo la pistola. L'Usuraio chiude gli occhi. Fa quasi giorno.

L'Usuraio                      - (in campo ma voce off, gli occhi chiusi mentre Lisa avanza verso di lui). Fingevo di dormire di un sonno profondo, anche se naturalmente non dormivo e lei lo sapeva. Sapeva che l'avevo già vista mentre veniva verso di me. Sì, lei doveva avermi visto e quest'idea mi traversò la mente come Un lampo. (Pausa) I secondi passavano, aprii gli occhi bruscamente. Lisa non c'era più.

Stanza da letto dell'Usuraio e di

Lisa                               - L'Usuraio è solo e trema, ma va fino al tavolo dove è stato posato un samovar.

L'Usuraio                      - (in campo ma voce off). A casa nostra il tè è sempre servito nella prima stanza. Era sempre mia moglie che me lo versava.

Entra Lisa, una tazza di tè in mano. Beve. Ha il volto stanco. Primo piano dell'Usuraio, che guarda Lisa.

L'Usuraio                      - (in campo ma voce off). Allora, forse, non è certa se l'ho vista e si dice: « Sa o non sa ? m'ha vista o no ? ».

L'Usuraio sposta con indifferenza il suo sguardo da Lisa, che nel frattempo s'è seduta. Lisa ha posato la tazza e non beve più. Dettaglio. La sequenza inizia su una bottega dove l'Usuraio ha appena acquistato un letto e un paravento.

La Commessa. Mi sta dando dieci copechi di più per il paravento.

L’usuraio                       - È vero.

Nuovo dettaglio. Nuova sequenza: inizia sul letto, nell'ufficio dell'Usuraio, dietro il paravento. Dapprima il paravento nasconde il letto, ma in seguito il letto è visibile. Lisa si distende sul letto.

L'Usuraio                      - (off mentre Lisa è distesa). E quella notte cadde in delirio. Il giorno seguente aveva la febbre altissima. Restò a letto per sei settimane.

/ due tavoli da gioco ravvicinati, coperti dal lenzuolo bianco. L'Usuraio è in piedi, di fronte al cadavere di Lisa sotto il lenzuolo, le mani incrociate.

Lukeria. Son venuta a dirle che non resterò più qui. Partirò quando la signora sarà stata seppellita.

L’usuraio                       - Molto bene

La stanza da letto dell'usuraio, con le due tavole da gioco ravvicinate, coperte da un lenzuolo bianco. L'Usuraio è inginocchiato davanti al cada­vere e prega.

L'Usuraio                      - (in campo, ma voce off). Ho pregato in ginocchio per cinque minuti. Avrei voluto pregare per un'ora ma non avrei fatto altro che riflettere, ancora riflettere. Lo spirito malato, la testa malata... (Ridendo) E poi a che serve, quando si è dentro il peccato completamente e quando il peccato è irremissibile? (Pausa) Ciò che è strano, è che non ho voglia di dormire.

L'Usuraio steso sul divano a occhi aperti.

L'Usuraio                      - (in campo ma voce off). Non guardavo a spese. Direi di più, non chiedevo che di spendere per lei.

Nuova sequenza. Lisa seduta a un tavolino, nella stanza da letto dell' Usuraio.

L'Usuraio                      - (fuori campo). Restava seduta tranquillamente a quel tavolino, senza dir parola. Glielo avevo comperato a credito. (Pausa) Quando riprese conoscenza, cercai di farmi vedere sempre meno: a intervalli.

Lisa canticchia, sempre seduta al tavolino.

 L'Usuraio                     - (fuori campo). Era la prima volta che la sentivo cantare. Se canta così, potrebbe anche farlo in mia presenza, dimenticando che son qui.

Stanza da letto del

L’usuraio                       - Lisa distesa sul letto. L'Usuraio va verso di lei e si lascia cadere su una sedia. Lisa lo guarda bruscamente, spaven­tata. L'Usuraio le prende una mano.

L'Usuraio                      - (in campo ma voce off). Non mi ricordo ciò che le ho detto, o piuttosto ciò che avrei potuto dirle. Non mi riusciva di parlare.

Primo piano delle labbra dell'Usuraio, che non riesce a parlare e balbetta. Si direbbe che stia soffocando.

L'Usuraio                      - (in campo ma voce off). Dimmi... dimmi qualcosa.

Lisa trasale. Primo piano del suo viso, dapprima spaventato e poi severo.

L'Usuraio                      - (fuori campo). Sì, era stupore ciò che si dipingeva sul suo volto. Pareva volermi dire: «Così, tu vorresti ancora un po' d'amore, vorresti che t'amassi... dovrei amarti... ».

L’ Usuraio si piega ai piedi di Lisa. Lisa ha i piedi nudi e V Usuraio li bacia. Di colpo, Lisa vuole alzarsi. Allora, con forza, l'Usuraio la trattiene per le braccia. Si battono.

L'Usuraio                      - (in campo ma voce off). Si vergognava, vedendomi che le baciavo i piedi. Tentò di ritirarli ma io allora...

Lisa ritira i piedi. L'Usuraio glieli afferra, le bacia i piedi sporchi sul pavimento. Lisa lo guarda, aggrottando le sopracciglia.

L'Usuraio                      - (in campo ma voce off). E di colpo, sì di colpo...

Lisa scoppia a ridere convulsamente, al limite di una crisi di nervi.

L'Usuraio                      - (continuando). Avete mai pensato che si può anche ridere di vergogna?

Ufficio del

L’usuraio                       - Lisa scoppia in singhiozzi e l'Usuraio tenta di calmarla.

L'Usuraio                      - (in campo, a Lisa). Lisa, Lisetta, bambina....

Lisa continua a singhiozzare.

L'Usuraio                      - (off ma questa volta nel suo ufficio, dopo la morte di

Lisa                               - Le tavole da gioco ravvicinate sono sempre coperte dal len­zuolo). E dire che è successo qualche giorno fa, cinque giorni fa, non più tardi di cinque giorni fa, martedì. Se almeno avesse aspettato, aspettato solo un poco, sarei riuscito a dissipare le tenebre. Già il giorno dopo mi ascoltava sorridendo, malgrado la sua confusione. Aveva paura, naturalmente, non lo nego, come avrebbe potuto essere diversamente? Eravamo vissuti tanto tempo come degli estranei. Era normale, assolutamente normale, che avesse paura. (In campo ma voce off) Lukeria mi ha detto che quando uscii di casa, per una ventina di minuti, non di più, Lisa entrò bruscamente in camera mia e lì...

Nuova sequenza. Lisa entra nella stanza da letto dell'Usuraio e stacca l'icona, che ora pende sopra il suo divano.

Lukeria. Che c'è signora?

Lisa                               - Nulla, Lukeria, va' via.

Lukeria                          - È un bel pezzo che suo marito avrebbe dovuto chiederle scusa. Grazie a Dio, eccovi riconciliati.

Lisa in piedi, sul davanzale della finestra, con l'icona tra le braccia.

L'Usuraio                      - (in campo ma voce off). Mi sono sbagliato? È possibile che mi sia sbagliato ? Per che ragione è morta ? Non mi ha creduto, è questo. No, non dico la verità, non è affatto così. Tutto questo è successo perché avrebbe dovuto amarmi in una maniera totale, completa, e non come avrebbe amato il pizzicagnolo. (Pausa) Mio Dio, se solo fossi tornato a casa cinque minuti prima!

La stanza da letto dell' Usuraio, vuota. Si vede soprattutto il pendolo, che all'inizio s'era solo intravisto. Sotto le due tavole da gioco, le scarpe di Lisa   -

L'Usuraio                      - (gridando in campo). Sono le due del mattino. Le sue scarpette stanno là sotto. Si direbbe che aspettano. Quando domani la porteranno via, cosa succederà di me? (Urla) Che cosa? Voglio saperlo.

FINE