Una donna senza logica

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UNA DONNINA SENZA LOGICA

Commedia in un atto

Di MARCO REINACH

PERSONAGGI

LAURETTA

FRANCO

ENRICO

ANTONIO

Commedia formattata da

Un ricco salotto nell'appartamento da scapolo di Franco. Uscio in fondo ed a sinistra. Franco è sprofondato in una poltrona, voltando le spalle al pubblico.

SCENA PRIMA Enrico - Antonio

Antonio                           - (entra dal fondo, precedendo Enrico).

Enrico                              - Come sta il signore?

Antonio                           - (alza gli occhi al cielo; sospira) Oh!., è brutto! molto brutto!....

Enrico                              - Questo lo so. Ma sta bene o male?

Antonio                           - Vedrà... vedrà come è ridotto...

Enrico -                            - Diamine! cosa è successo?

Antonio                           - E chi lo sa?... da tre giorni non esce...

Enrico                              - (sorpreso) Lui!...

Antonio                           - Non indossa il frac si lascia crescere la barba

Enrico                              - (c. s.) Lui!...

Antonio                           - E siamo in pieno carnevale!

Enrico                              - Che sia impazzito?

Antonio                           - Certo che qui... (indica la fronte) c'è qualcosa di guasto...

Enrico                              - Oh povero amico!...

Antonio ......................... - Vedrà... in tre giorni è invecchiato di dieci an­ni... (Riflette, si corregge)... Cioè, no... da tre giorni dimo­ stra esattamente la sua età (Si avvia per uscire) Si ac­comodi....

Franco                             - (gira la poltrona, si mostra) E' un gran saggio il mio vecchio Antonio!

Antonio                           - (andandosene sbalordito) E' impazzito im­pazzito!

SCENA SECONDA Franco - Enrico

Franco                             - (è in veste da camera e pantofole; un fazzoletto di seta annodato intorno al collo aumenta il suo aspetto soffe' rente che contrasta con l'allegria della parola e dell'accento; barba lunga, capelli spettinati)

Enrico                              - (fissando Franco stupefatto) Tu?. Sei tu... o uno spettro dei tuoi avi?...

Franco                             - Lascia in pace i miei avi. Come mi trovi? Bruttino, eh?

Enrico                              - (ha un gesto vago).

Franco                             - Non dir di no, perché mi faresti dispiacere. Non puoi immaginare quanto ci tengo ad avere un aspetto repul­sivo e disgustoso...

Enrico                              - Se ci tieni proprio... ci sei riuscito

Franco                             - Grazie!

Enrico                              - Mi sai dire perché ti sei conciato in tal modo? Franco - Ma no, caro, ti sbagli. Non mi sono affatto con­ ciato. Tu mi vedi semplicemente allo stato naturale

Enrico                              - Senti....

Franco                             - (interrompendo) quando un uomo di mondo si mostra al naturale... vuol dire vederlo invecchiato di almeno dieci anni... In altre parole significa rimettersi in regola col proprio certificato di nascita... come saggiamen­te afferma il mio fedele Antonio.

Enrico                              - Ti sei fatto visitare da un medi­co?... ne hai bisogno, caro!

Franco                             - Non sei del mio parere?...

Enrico                              - Ma sì caro.... Si è sempre dello stesso parere dei pazzi...

Franco                             - Eppure io dico cose ragionevolis­sime. Ascoltami, amico mio... Chi non si tiucca per recitare ogni giorno la sua parte nella vita? Forse eh© alla nostra età non basta qualche colpo di rasoio, una pettinatura accurata, un abito di bel taglio, uno sparato irreprensibile, una cravatta di gran moda per ingannare gli al­tri e forse anche per noi stessi? Dalla mattina alla sera, al circolo, nei ritrovi, nell'intimità io sostengo ancora le parti di primo amoroso paggio Fernando un po' stagionato, ma non privo di un certo fascino fatale... d'effetto si­curo... Ebbene, amico mio, oggi per la prima volta, tu non mi vedi più alla ribalta della vita innanzi al pubblico plaudente... Mi vedi dietro le quinte, nel mistero del mio camerino... sen­za trucco e senza inganno!... Tu vedi al naturale i miei capelli... la mia barba punteggiata d'argento, le mie rughe... i miei denti... quei pochi, almeno, che mi restano...

Enrico                              - Insomma mi vuoi dire perché ti sei ridotto in questo stato?

Franco                             - (sospira) Per amore...

Enrico                              - Eh ...

Franco                             - Per amore di Lauretta...

Enrico                              - Signore Iddio! Davvero mi spa­venti. ..

Franco                             - Faresti meglio a dirmi cosa vuoi! Cosa sei venuto a fare?

Enrico                              - E me lo chiedi? Che amico fra­terno sarei se la tua scomparsa non mi avesse allarmato, come ha allarmato tutto il circolo? Ti temevo ammalato e mi accorgo che sei più grave di quanto credessi. Coraggio, mio povero amico! coraggio! Sono crisi che passano. Ti sal­verò. Presto! fatti la barba! indossa il frac. Fra mezz'ora sarò di ritorno a prenderti con Su­sanna. Ceneremo al Royal. Ci sarà anche la piccola Gaby che ti piace tanto. Siamo intesi? Ira mezz'ora.

Franco                             - Grazie, mio buon amico. Queste tue parole mi scendono al cuore. Ma fra mez­z'ora mi sarò ucciso.

Enrico                              - Disgraziato!

Franco                             - Mi sarò ucciso senza pietà nel cuore di Lauretta. E sarò salvo anche senza il tuo aiuto.

Enrico                              - Mi fai sudare freddo! Spiegati una buona volta.

Franco                             - Si.. Sì... devi saper tutto. Ma prima dimmi, con sincerità fraterna, cosa ne pensi di Lauretta?

Enrico                              - Penso che in fatto di donne tu haisempre una fortuna birbona.

Franco                             - (con accento disperato) E la chiami fortuna! Chiamala sventura! La più terribile; delle sventure.

Enrico                              - (afferrandogli le mani) Cielo! Saresti forse questa volta innamorato seriamente!

Franco                             - Non so… chi sa? Potrebbe ancheessere... Ma c'è di peggio, mio caro!

Enrico                              - Caspita!

Franco                             - E' lei, capisci? Lei, iinnamorata! Innamorata come può esserlo una donna quanè si mette di proposito a voler perdere la testa,

Enrico                              - Tutto qui?

Franco                             - Non pensi al pericolo di una avi vemtura che sta scivolando nel romanzo psicologico-passionale?

Enrico                              - Liberatene.

Franco                             - Fosse un'amante, pura e semplice! Ma è una donna che ama. Non è la stessa cosa…

Enrico                              - Permettimi di essere scettico. Hai provato ad offrirle del denaro?

Franco                             - Non sono mai riuscito a farle ac­cettare più di qualche mazzolino di fiori.

Enrico                              - E' un fenomeno...

Franco                             - Pericolosissimo...

Enrico                              - Sparisci per un po' di tempo,

Franco                             - La ritroverei più accanita al mio ritorno. No, no, non hai ancora coniipreso; Lauretta non è una qualsiasi donnina galante o una piccola dattilografa. E una donna che ha del sentimento e della fierezza. Ha soprattutto una personalità che la rende forte e agguerrita. Cre­di a me, le armi comuni si spunterebbero, e.

Enrico                              - (interrompendolo) Scusa un mo­mento: se ci trovi tante doti così rare, perché allora non te la tieni?

Franco                             - (imbarazzato) Perché?... Perché,.,

Enrico                              - Te lo dirò io. Perché ti piace troppo.

Franco                             - Come nessun'altra donna mai!...

Enrico                              - E hai paura...

Franco                             - Press'a poco.

Enrico                              - Accidempoli! E allora?

Franco                             - Allora, mio caro, non c'è che un sola loia salvezza... Fare in modo che Lauretta si al­lontani di sua iniziativa.

Enrico                              - Ma come?

Franco                             - Così... Togliendomi per una sera la maschera della mia falsa giovinezza.

Enrico                              - E tu credi?

Franco                             - (un po' triste) Il piccolo cuore di Lauretta è prigioniero solo della illusione che le lio dato. Prenderà il volo appena l'illusione sarà svanita. Ebbene, amico mio, come vedi l'il­lusione sta per crollare. Romeo depone il giu­stacuore, per indossare la zimarra del padie no­tile, e fra mezz'ora…

Enrico                              - Fra mezz'ora?...

Franco                             - Credo di essere a buon punto per accettare il tuo invito a cena. (Bussano alla porta) Avanti.

SCENA TERZA Detti - Antonio

Antonio                           - (entrando) Mi permetto ricordare che la signora che lei attende è sempre puntua­lissima: ragione per cui sarà qui fra cinque minuti al massimo.

Franco                             - Lo so.

Antonio                           - Mi permetto anche ricordare che io ho l'ordine di andarmene quando qui entrano Me signore....

Franco                             - Va bene, vai pure, e puoi restar fuori fino a mezzanotte. Ho la serata impegnata.

Antonio                           - E' una buona idea. (Scampanel­lala) Ecco la signora! Come vede anche questa volta in perfetto orario.

Franco                             - (agitato) Lauretta! (Ad Antonio) Vai ad aprire e poi vattene... (Antonio via).

Franco                             - (a Enrico) E tu fila da questa parte... (Indica l'uscio di sinistra).

Enrico                              - Conosco la strada... Arrivederci fra mezz'ora. (Ritorna sulla soglia) Pensandoci be­ne credo che tu abbia avuto una buona idea.... un'idea geniale e soprattutto logica!,.. Buona fortuna!

SCENA QUARTA Lauretta - Franco

Franco                             - (torna a sprofondarsi nella poltrona, xoltando le spalle alla porta di fondo).

Lauretta                           - (entra, dal fondo, si guarda attor­no, scorge la testa di Franco sporgere dalla pol­trona, si avvicina in punta di piedi e con un pto birichino posa ambo le mani sugli occhi ii Franco) Cucù! ...

Franco                             - (con un gemito) Ahi!...

Lauretta                           - Cos'hai, tesoro?...

Franco                             - La mia gamba! Ahi! Ahi!

Lauretta                           - (che nel frattempo è ritornata in fondo alla scena e si toglie lentamente i guanti, cappello, pelliccia) Povero tesoruccio mio... dormivi? Forse ti sarai addormentato in cat­tiva posizione. Sono terribili certi crampi. (Ca­rezzevole) Sognavi?

Franco                             - Sì.

Lauretta                           - Di me?

Franco                             - (che ogni tanto tossirà, in tono pro­fondo e cavernoso)... Di un cane arrabbiato...

Lauretta                           - Oh!....

Franco                             - Io correvo, correvo affannosamente cercando di fuggire ma la bestiaccia mi rag­giungeva, mi addentava al polpaccio.

Lauretta                           - E poi?

Franco                             - E poi sei arrivata tu... Ahi, la mia gamba!

Lauretta                           - (aggiustandosi la pettinatura in­nanzi allo specchio) Infine^ si può sapere cos'hai?

Franco                             - Un attacco. I miei reumi...

Lauretta                           - I tuoi reumi? (Ride) Non farmi ridere! Bada che ho una voglia pazza di ballare fino a domattina. A proposito, devi promet­termi di non voltarti finché te lo dirò io...

Franco                             - Pro... prò... (starnuta) metto

Lauretta                           - Sei anche raffreddato?

Franco                             - Un pochino.

Lauretta                           - Ti ho preparato una sorpresa. Vedrai. No, anzi te lo dirò subito per non darti spaventi. Questa meravigliosa toilette l'ho fatta con le mie mani, riducendola da un vecchio abito di gala di mia nonna. E tu sei già in frac?

Franco                             - Non ancora. Temo che sarà un problema infi... infii (starnuta) infilare le maniche...

Lauretta                           - (che ha terminato di acconciarsi innanzi allo specchio) Guardami!

Franco                             - (si alza, appare al di sopra della pol­trona).

Lauretta                           - (retrocede, soffocando un grido) Franco! ...

Franco                             - (avanza a piccoli passi, strisciando le pantofole) Ebbene? Non mi hai mai visto?

Lauretta                           - (balbettando) Così no.

Franco                             - Mi sono alzato da letto poco fa col fermo proposito di credermi presentabile; disgraziatamente mi addormentai.

Lauretta -                         - Tu sei ammalato!

Franco                             - Ma no, tesoro mio.

Lauretta                           - (corre alla sua borsetta, ne toglie lo specchietto e lo pone sotto al naso di Franco) Guardati.

Franco                             - Non sono precisamente un Adone, ma tranquillizzati, fra dieci minuti sarò all'or­dine.

Lauretta                           - (energica) Tu mi farai il santo piacere di sederti qui. (A forza torna a farlo sedere in poltrona) E non muoverti! Questa sera non si esce.

Franco                             - Ma no... che idea... noia sono poi moribondo.

Lauretta                           - (fissandolo) Con codesta faccia? Tu hai per lo meno una bronchite. Qui ci vuole un buon impiastro. Altro che frac... ci penso io.

Franco                             - (inquieto) Tu?

Lauretta                           - E non discutere! Me ne intendo abbastanza. Figurati che ho curato per otto mesi un mio vecchio zio ottuagenario.

Franco                             - Ma io non sono ancora ottuage­ nario, perbacco! Non sono più un giovanetto, questo è vero... E alla mia età un principio di arteriosclerosi qualche serpeggiamento reu­ matico... sono all'ordine del giorno... Tutta­ via... (Fa per alzarsi, ma Laura lo obbliga a forza a sedersi nuovamente).

Lauretta                           - Dammi il polso, hai la febbre...

Franco                             - Neanche per sogno.

Lauretta                           - Silenzio! so io quello che hai e che non. hai. Questa sera il signorino farà il piacere di obbedirmi ciecamente.

Franco                             - Sacrificarti la serata! Non lo voglio assolutamente.

Lauretta                           - (risentita) Questa poi non me Faspettavo. Supporre che io possa sacrificare qualche cosa quanto ti sono vicina. E' atroce e mi fai torto! (Tenera) Anche se dovessi passare tutta la notte così, in ginocchio, ai tuoi piedi (esegue), sarei sempre la più felice delle donne.

Franco                             - Bada, non appoggiarti troppo sulle mie povere ginocchia...

Lauretta                           - (si alza) Hai ragione, tesoro mio, aspetta (Esce).

Franco                             - (tra sé) Ho paura, ma finisce male...

Lauretta                           - (rientra quasi subito con una pe­sante coperta che avvolge attorno alle gambe di Franco) Vedrai che sollievo un po' di cal­do! e adesso, i cuscini. (Eseguisce, mettendo di­versi cuscini sotto il capo e sotto la schiena di Franco, poi soddisfatta lo abbraccia teneramen­te) E pensare che quando sei ben pettinato si direbbe che tu abbia tanti capelli!

Franco                             - Eh... già.

Lauretta                           - Oh, guarda. Lo sai che la tua barba è tutta punteggiata d'argento?

Franco                             - Non te ne sei mai accorta?

 Lauretta                          - Come lo potevo, se non ine l'hai] fatta vedere?

Franco                             - Ho avuto torto. (Con intenzione) Tisaresti accorta prima che sono vecchio. (Ripete-fissandola) Vecchio! ....

Lauretta                           - Non dire sciocchezze. Sei piai interessante di quanto credessi. Ecco tutto, caio: c'è in questa tua aria trascurata e stanca,, una nobiltà austera che impressiona. Mi rammenti certi vecchi ritratti di Silvio Pellico o di Lord Byroji.

Franco                             - (fra sé, sbigottito) Io? Silvio Pel-i lieo? (Forte) Sei sublime, mia piccola Lolly. Tu cerchi, lo so, di nascondermi con pietose: menzogne l'impressione disastrosa che ti ha; fatto il vedermi così, come sono, senza artifici, Ah, solo ora comprendo il mio errore, e la mia illusione. L'aurora non può vivere vicino al tramonto. Perdonami, Lolly!

Lauretta                           - (con forza e sincerità) Perdo­narti? Ma io non sono mai stata tua come ora!

Franco                             - (spaventato) No!

Lauretta                           - (con entusiasmo) Sì! essere la tua infermiera! sedere al tuo capezzale! El semprte stato il mio sogno.

Franco                             - (soffocato) Ma no!

Lauretta                           - Ma sì! (Carezzevole) Non puoi capire, tu! E' un peccatuccio d'egoismo il.mio, lo ammetto, ma pensa un po'... Cosa ero per te fino a ieri?

Franco                             - (con spontanea sincerità) Una de-liziosa donnina che adoro...

Lauretta ____________ - (interrompendo) Come una bella pupattola... un gingillo... un sopramo­bile....

Franco                             - Niente affatto!

Lauretta                           - Come una invidiabile compagna da mettere in mostra al proprio fianco in automobile o a teatro.

Franco                             - Ti dico di no.

Lauretta                           - Non inquietarti, amore. Ti fac­cio forse dei rimproveri? Malgrado tutto io sono tanto felice d'esser tua... Però, ora posso con­fessartelo, vi è sempre stata nella mia felicità.,., come dire?.... un po' d'umiliazione. Più avrei voluto innalzarmi a te, e più sentivo in ogni sfumatura dela nostra intimità il peso delia tua superiorità. Perfino le tue carezze mi sembra­vano date non alla donna che si desidera, ma alla bimba viziata con la quale occorre essere molto pazienti. E ne ero mortificata fino alfe lacrime. Adesso, però, non è più così, se Dio vuole!

Franco                             - Adesso?

Lauretta                           - Eh sì, caro, finalmente sono io che devo proteggerti, assisterti e dominarti. Sei tu il debole, ora! (Imperiosa, interrompendo Franco che vorrebbe parlare) Non agitarti. Si­lenzio! (Tenera) Non dimenticare che in una donna che ama vi è sempre una madre. (Lo abbraccia) Avrai la mia tenerezza vigile, fedele, trepidante. Veglierò il tuo sonno. Troverò pa­role così dolci, carezze così soavemente ma­terne, come nessuna amante potrà mai darti. Ah, finalmente potrò amarti come voglio io!

Franco                             - (esplodendo, esasperato) Vuoi ca­pirla sì o no che io sono vecchio... vecchio.... vecchio!... Non ho più bisogno né di amanti né dì madri!...

Lauretta                           - (torna a indossare in fretta la pel­ lìccia, cappello, ecc.) E' la febbre, caio! Cominci a dire cose senza senso....

Franco                             - Dove vai?

Lauretta                           - A comperare del seme di lino per l'impiastro e del fiore di tiglio per un buon decotto. Un salto e torno subito.

Franco                             - Lauretta... Ascoltami.

Lauretta                           - Fermo lì, gattino mio! Vado e orno. (Via in fretta).

Franco                             - (si alza furente, esasperato) Ah, no! gattino poi no! E' troppo. Pazienza mi avesse chiamato soriano o gattaccio spelato... Ma gattino! Chi ci capisce qualche cosa?  Però, però.... E' strano. Avrei dovuto esplo­dere di gioia quando si è accorta che la mia barba è bianca, e invece sono rimasto male, ecco! Ho sentito qui dentro un non so che di amaro, di triste. Mah!... anche noi uomini, alle ci capisce :

SCENA QUINTA Enrico - Franco

Enrico                              - (facendo capolino) E così?. È venuta?

Franco                             - (cupo) E' venuta.

Enrico                              - Se n'è andata?

Franco                             - (c. s.) Se n'è andata.

Enrico                              - (esultante) Vittoria!

Franco                             - Sedan! Waterloo! Sebastopoli!

Enrico                              - Scusa.... Se dici che se n'è an­data....

Franco                             - Ma per ritornare con la farina di lino... l'impiastro

Enrico                              - Eh...

Franco                             - Il fiore di tiglio.... il decotto...

Enrico                              - Ma allora? Nessuna delusione?: Nessun raffreddamento?

Franco                             - Ci vuole altro che il mio raffred­dore per raffreddare una donna simile! !

Enrico                              - Ah, è un bel risultato!...

Franco                             - Taci!,..

Enrico                              - E pensare che ho alla porta l'auto­ mobile con Lolette

Franco                             - (cacciandosi le mani nei capelli) Me disgraziato!... Dovrò trangugiare il decot­ to.... Sopportare la tortura dell'impiastro Lauretta è capace di tutto! (Deciso) Sai cosa faccio? Mi ribello e vengo con te.... (Si toglie con una mossa rapida la veste da camera, e re­sta in frac e pantofole).

Enrico                              - (stupefatto) Come? In frac?

Franco                             - Ero così sicuro della vittoria della mia serata libera! (In orgasmo) Sentì, aspettami tre minuti. Il tempo di farmi la bar-ba e sono con te.

Enrico                              - Vuoi scappare?

Franco                             - Ritirata strategica.

Enrico                              - Ritirata idiota! Che non risolveià niente. Domani Lauretta sarebbe ancora qui           - fra le tue braccia....

Franco                             - (abbattuto) Non c'è scampo!

Enrico                              - Sì, c'è. Ma occorre trovare una so­luzione più radicale... definitiva...

Franco                             - Hai un'idea?

Enrico                              - Forse. Vai, vai a farti la barba. E ti dirò. (Lo spinge fuori da sinistra; poi si sie-' de). E adesso che non puoi strozzarmi ti diiò chiaro e tondo quello che penso di Lauretta. (Co/i forza) Lauretta è una furbacchiona. Sì, ca­ro, il suo amore, la sua tenera fedeltà, la sua sottomessa dolcezza altro non sono che le abili armi della sua scaltrezza.

Franco                             - (dal di fuori) Sei pazzo! Furba lei? La più semplice delle creature!

Enrico                              - Sicuro! Anche la sua ingenua sem­plicità è una delle sue armi: credi a me, quella donna è più astuta di tutti noi, quella donna ti gioca; quella donna ha un piano infernale.

Franco                             - (dal di fuori) E cioè?

Enrico                              - Sposanti!

Franco                             - (si ode un grido soffocato) Ahi!.,.

Enrico                              - Che c'è?

Franco                             - Dici cose che fanno tremare i polsi.... Mi sono tagliato.

Enrico                              - Devo dirle! In guardia caro! Tu slesso non hai forse affermato che tutti recitano la loro parte alla ribalta della vita? Ebbene, Lauretta recita la sua, da grande artista, in una deliziosa commedia a lieto fine.... lieto per lei, si capisce!... In guardia, ti ripeto. Alla tua età, solo, ricco, sei una preda ideale che può eccitare molti appetiti.

Franco                             - (mostrandosi) Tu credi? (La trasformazione è completa: ben rotato, elegante, ringiovanito).

Enrico                              - Non ne ho il menomo dubbio, e rallegrati! perché il pericolo che corri sarà la tua salvezza.

Franco                             - In che modo?

Enrico                              - (semplicissimo) Dille che hai moglie.

Franco                             - Io?

Enrico                              - Inventa una storia, confessa di averle sempre mentito  -

Franco                             - (pensieroso) E' un'idea. Ma pre­sto o tar'di scoprirà il trucco.

Enrico                              - Quando lo scoprirà avrai raggiunto il tuo scopo perché se veramente è così fiera come dici, non ti perdonerà mai di averla gio­cata.

Franco                             - (riflettendo) Perbacco!

Enrico                              - Vedrai che cambiamento di scena. Quando saprà di non aver più nulla da spe­rare.

Franco                             - Perbacco! Sei sicuro?

Enrico                              - Matematico! Da questo momento puoi considerarti libero.

Franco                             - (pensieroso) Libero!

Enrico                              - (afferrandogli le mani) Franco! Hai detto: « libero! » con lo stesso entusiasmo come diresti: « sono in galera!... ».

Franco                             - Ma va' là!

Enrico                              - Franco... Temo che tu ami troppo quella donna!

Franco                             - (scuotendosi) Lo vedrai, caro! Ah, tu non mi conosci ancora. Corri, vai, fissami un posto al Rovai. Ti raggiungerò fra mezz'ora.

Enrico                              - E' inteso.

Franco                             - Sì... sì... più ci penso... (Ascol­tando) Eccola, è qui... (Spinge Enrico verso il fondo) Più ci penso più mi persuado che hai avuto un'idea napoleonica.

Enrico                              - (modesto) E' questione di logica - (Via).

Franco                             - E ora a noi! battaglia campale!

SCENA SESTA

Lauretta - Franco

Lauretta                           - (entra frettolosamente, carica di pacchetti che depone sul tavolo. Si volta, vede Franco e restai a bocca aperta) Tu!...

Franco                             - In carne ed ossa....

Lauretta                           - (aggrottando le ciglia) Cosa si­gnifica questa storia?

Franco                             - Significa che il solo pensiero delle tue cure mi ha fatto guarire di colpo. Guarda... (Fa una piroetta).

Lauretta                           - Mi hai dunque ingannata?

 Franco                            - (battagliero) Sì...

Lauretta                           - A quale scopo?

Franco                             - (serio) ~ Per dei motivi assai gravi,

Lauretta                           - (punta le mani sui fianchi) Graa o no, adesso faremo i conti...

Franco                             - (mette una mano al portafoglio) I Quanto bai speso?

Lauretta                           - Non credere di cavartela eoa dello spirito. Parla.

Franco                             - (assumendo un tono melodramma­tico) Lauretta, ascoltami... Sì, ti ho ingan­nata. Ma a fin di bene. Volevo evitarti a ogni costo un grosso dispiacere.

Lauretta                           - (alquanto impressionata) Che vai dicendo?

Franco                             - Lauretta, non posso tacere... ogni tuo bacio è un furto che commetto ; il bene che mi vuoi è un tesoro che usurpo...

Lauretta                           - In nome del cielo... cosa è dun­que successo?

Franco                             - Oh. perché non ti sei allontanato da me? L'ho tanto sperato! E quando poco fa ho voluto mettere a nudo il pietoso spettacolo dalla mia sfiorita giovinezza, è stato con l'ansia di una tua parola... di un gesto che fosse il principio del distacco, il principio della fine.,,

Lauretta                           - La febbre! Ancora la febbre..,

Franco                             - Lauretta, il nostro amore è stato un sogno che deve finire. Lauretta, noi dobbiamo separarci.

Lauretta                           - Oh, la vedremo...

Franco                             - Addio, Lauretta.

Lauretta                           - (afferrandolo per le spalle) Non mi ami più?

Franco                             - Non bestemmiare.

Lauretta                           - Nessuno al mondo potrà mai se­pararci. (Lo abbraccia).

Franco                             - Ahimè! Il destino è più forte di noi.

Lauretta                           - Me ne infischio!

Franco                             - (cupo) La legge.

Lauretta                           - (colpita) La legge? Che c'entra?

Franco                             - (china il capo, affranto).

Lauretta                           - (con un grido) Dio! Hai forse commesso un delitto?

Franco                             - (ha un gesto vago).

Lauretta                           - (in orgasmo) Un pericolo ti mi­naccia?

Franco                             - (in un soffio) Sì.

Lauretta                           - (sconvolta) Ma parla dunque.,. Sei inseguito, forse?....

Franco                             - (C. s.) Sì.

Lauretta                           - Da chi? In nome del cielo!

Franco                             - Da mia moglie.

Lauretta                           - (resta un istante ammutolita dalla sorpresa, poi esplodendo) Hai moglie? Tu?

Franco                             - Si. (Fra sé) Scoppia la polveriera.

Lauretta                           - E me l'hai sempre taciuto?

Franco                             - Ti ho ingannata, ignobilmente in­gannata. Ma l'ho fatto per amore. Ero pazzo di te. Ho perso la testa. Mille volte avrei voluto confessarti la verità, e mille volte mi è mancato il coraggio.

Lauretta                           - (fremente) E questa moglie... dov'è?

Franco                             - Da un anno viveva in campagna, nelle sue terre... Perché è piena di terre! E' tornata improvvisamente.... E ora, forte del suo diritto, mi vuole, mi reclama.

Lauretta                           - (sibilando) Bella?

Franco                             - Terribilmente bella.

Lauretta                           - Bionda? Bruna?

Franco                             - Non lo so.

Lauretta                           - Come non lo sai?

Franco                             - (correggendosi) Ti dirò. Si tinge.

Lauretta                           - (in grande orgasmo) Una mo­glie... Una moglie! e bella per giunta.

Franco                             - (con accento da tragedia) Sì... sì... hai ragione. Sono un essere abbominevole! So cosa mi resta a fare. Troverò la forza di sacri­ficarmi e poiché non ho più diritto al tuo amo­re... scomparirò dal tuo cammino... per sem­pre... Addio. Lauretta!...

Lauretta                           - Ma neanche per sogno! (Sorridendo) Va' là, sttipidone!

Franco                             - (vacilla; si sostiene a una sedia).

Lauretta                           - (improvvisamente si stringe a lui, mpitante) Un'altra donna fra me e te! Una donna che ti appartiene innanzi alla legge, in­nanzi a Dio! Ma pensa! Da questo momento il nostro amore sarà tutt'altra cosa! Guardami! Hai acceso altr'e mille fiamme nelle mie vene. Non è più solo la mia giovinezza che ti deside­ra... E' il mio orgoglio, che vuole la sua vittoria. D'ora innanzi ogni tuo bacio sarà una conquista, ogni tua carezza una preda tolta al nemico. Ah, die bellezza! che bellezza! E' proprio quello che ini mancava! ...

Franco                             - (cade a sedere, annientato).

Lauretta                           - Tanto per cominciare questa not­te non ti cedo. Sarà la mia prima vittoria. Ce­neremo qui; troverò bene in cucina il neces-lario... aspetta... (Andandosene) Sarà delizioso! (Fin dal fondo).

SCENA SETTIMA Franco poi Lauretta

Franco                             - (appena solo si scuote, si precipita al telefono) Pronti!... Sì... Koyal Club... Chiedo dell'avvocato Dalbis... Sì... sì... deve esserci si­curamente... (Parlando) Che disastro, mio Dio! che disastro!... (Riprende la telefonata) Sei tu, Enrico?... (Il questo istante Lauretta rientra e si, ferma attenta, in ascolto) Sì... sì... sono io... Franco! Ti scongiuro, vieni, corri... o sono perduto. Cosa? la moglie? Eh sì! la storiella della moglie l'ha digerita, ma a modo suo, come al solito, tutto alla rovescia. Non ho tempo di spie­garmi di più. Vieni, soccorso!... (Riattacca il ricevitore, si volta, scorge Iiaurctta che lo fissai, pallida, e resta senza fiato; poi, con uno sforzo) Lauretta!...

Lauretta                           - (singhiozzante) Non una parola... ti supplico... non una parola! (Con uno schianto, si lascia cadere su di una sedia, scoppia in la­grime).

Franco                             - (fuori di sé) O se Dio vuole!... delle lagrime!... Ecco finalmente qualche cosa che ha del senso comune.

Lauretta                           - (fremente, rialzandosi) Sì, hai ra­gione, ti amavo troppo. Non c'era senso comune. (Torna a singhiozzare).

Franco                             - (a disagio) Ed ecco il bel risulta­to!... Ecco dove si arriva quando si distrugge la logica... sì signora!... la logica!... base e cardine della vita! Sopprimerla è come togliere le ro­taie a un treno... si crede di arrivare a destra e si finisce invece a sinistra... A casa del diavolo... E' il caos... capisci ... il caos!...

Lauretta                           - (molto sostenuta, asciugandosi gli occhi) Ho capito, signore, ho capito... La le­zione è dura, ma indimenticabile. D'ora innanzi saprò marciare anch'io sulle rotaie. (Intanto ha indossato in fretta la pelliccia).

Franco                             - Cosa fai?

Lauretta                           - Me ne vado e questa volta per sempre.

Franco                             - (fa un gesto per trattenerla, ma con un grande sforzo si domina).

Laura                               - (voltandosi sulla soglia, freddamente, ina con voce ancora piena di. lagrime) So be­nissimo che non farete un solo gesto per tratte­nermi... Sarebbe indegno di un uomo come voi... che ama tanto la logica...

Franco                             - (soffocato) Addio signora...

Laura                               - (via).

Franco                             - (resta un istante come fulminato ; poi si abbatte su di una sedia) L'ho voluto! Ed ora?... (Torna ad alzarsi come un automa. Si guarda attorno; sospira; una disperata tristezza si impadronisce a poco a poco di lui; con un ge­sto lento, quasi incosciente, afferra la veste da camera e torna a indossarla, questa volta per davvero si sente stanco, vecchio, solo, finito. Scerta da farsi a soggetto. Si siede. Serra il capo tra le mani, angosciato). Colpito dalle mie stesse armi! Non tornerà. Non la vedrò più. (Stringeì pugni con un impeto di collera) La logica! Ma chi è quel mascalzone che l'ha inventata?

Lauretta                           - (entra precipitosamente) Signore!! Ho riflettuto! Io penso che se me ne vado, un'al­tra donna prenderà il mio posto. Rispondete, E' vero, o non è vero?

Franco                             - (stordito dalla sorpresa) E'... è…. possibile!

Lauretta                           - No, signore! Dal momento chd non siete ancora Matusalemme, non è possibile, E' certo. Vedete bene che ho imparato ad avere delle idee ben lucide e dritte come un rasoio, Ragione per cui, io resto. (Getta il cappellino, sul divano).

Franco                             - (annientato) Eh?...

Lauretta                           - Andarmene io? Uscire sconfida perché una rivale rientri vittoriosa? Ali no, signore! Sarebbe idiota! Mi avete insegnato a marciare sulle rotaie? Ebbene, le mie rotaie mi hanno ricondotta qui.

Franco                             - (incerto, un po' commosso) Ma…. perché?

Lauretta                           - (arrossisce, suo malgrado) ... Per-che... perché... (lo guarda, intenerita, confusa) Oh... Franco!...

Franco                             - (vinto, con slancio sincero) Lauret­ta! (Si abbracciano teneramente).

SCENA OTTAVA Enrico e detti

Enrico                              - (entra trafelato; vede Franco e Lauret­ta abbracciati e si arresta sbalordito) Questo, poi', è troppo!...

Franco                             - (senza distaccarsi dm Lautretta) Quando si sta tra le braccia di una donna non c'è mai niente di troppo...

Enrico                              - (imbarazzato) Ho diritto a una spiegazione...

Franco                             - Anch'io. Cosa vuoi?

Enrico                              - (perdendo la calma) E me lo chie­di? Ma come... mi telefoni disperato, chiami soccorso, accorro, e ti trovo... ti trovo... Ali senti! non c'è senso comune... non c'è log...

Lauretta                           - (furente, affrontando Enrico, le mani sui fianchi) Anche lei!... Oh!... Oh!,,. Oh!... sa cosa comincio a credere?...Che quando la logica incomincia l'amore finisce...

Enrico                              - (sostenuto) E se fosse?...

Lauretta                           - (ride e torna a gettare le braccia al collo di Franco) Al diavolo la logica e viva l'amore!...

FINE