UNA FAMIGLIA DA FIABA
di Paolo Borasi
C’era una volta una fata turchina, buona ma così buona,………che era una strega cattiva.
Un giorno si avvicinò ad un bambino che piangeva disperato sugli scalini di una chiesa.”perché piangi bambino?”
“non mangio da tre giorni, non ho più il papà e la mamma,ed ho tanto freddo”.La fatina lo avvolse nel suo grande mantello azzurro, e accadde il primo miracolo:dagli occhi della fata cominciarono a cadere grosse lacrime azzurre come il profondo oceano,e dolci come lo zucchero filato,a questo punto la tristezza abbandonò il cuore del bambino,che singhiozzò: grazie fatina,come sei buona,sono tanto felice! La fatina a questo punto gli diede dei cioccolatini buonissimi
ripieni di un liquore che scaldava il cuore e gli disse : tornerò presto,però se vuoi chiamarmi non avrai che da tirare il capo di questo sottilissimo filo d’argento,ma per non perderlo sarà meglio che tu te lo infili sotto alla maglietta”. Mai notte fu più bella e dolce per quel bambino col suo filo sul cuore: sognò di case di cioccolato,giardini dai fiori immensi con animali di peluche che gli facevano festa e giocavano con lui. Al risveglio,però al bimbo cominciò a prendere un po’ di nostalgia per la sua amata fatina,la sua mano andò sotto la maglietta per prendere il filo.... era avvenuto il secondo miracolo: il filo d’argento era penetrato nel petto del bambino,proprio vicino al cuore, e rimuoverlo avrebbe significato morire; allora arrivò la fata buona che con grande dolcezza gli disse:” se vuoi ti aiuto io, dovresti solo fare una cosa per me…e lo condusse fino ad un enorme campo verde dove c’erano tantissimi bambini tutti legati al filo d’argento e la fatina faceva loro tagliare l’erba, zappare la terra, rastrellare, insomma lavorare tutto il giorno senza cioccolatini, né pane né acqua. a quel punto il bambino scoppiò a piangere, e la fatina gli si avvicinò parlandogli sarcasticamente:”non sei contento, vuoi che ti strappi io il filo?”. Tutta notte si sentiva il pianto dei bambini che dormivano all’addiaccio senza una coperta, e si stringevano l’uno all’altro, in cerca di un po’ di calore. Di notte sognavano solo ragni, e caverne piene di topi, nell’attesa di una nuova giornata di lavoro. Un giorno venne trascinato al campo un vecchio mendicante lacero, la barba incolta ed i capelli lunghi; anche lui lavorò per molti mesi legato al filo, finchè un mattino presto prima che la fata si svegliasse, disse sottovoce ai bambini: io sono vecchio, non mi importa di morire, vi prego tiriamo insieme il mio filo, così morirò, ma potrò vivere per un istante libero. A quel punto tutti i bambini si misero a tirare con tutte le loro forze,alcuni salirono coi piedini sul filo,altri ci si appoggiavano con tutto il peso dei loro corpicini, finchè sforzo dopo sforzo…..pam! Si udì un grande tuono anche se era un’alba serena,poi da sotto il mantello della fatina uscì un grosso fiotto di sangue nero,che fece seccare l’erba del prato,e poi una miriade di pipistrelli che si dileguarono lanciando il loro lugubre grido. La fatina non si era mossa: era morta. A quel punto successe il terzo miracolo: i fili d’argento si dissolsero nell’aria e i bambini furono di nuovo liberi di giocare nel grande prato verde,mentre il vecchio raccontava loro delle fiabe tenendoli sulle ginocchia. A quel punto il corpo della fata ebbe un grande cambiamento, la pelle cominciò ad avvizzirsi, al posto dei suoi grandi e dolci occhioni comparvero due fessure rugose,e sul suo viso verruche,porri,escrescenze schifose,mostrando finalmente ciò che era la fata turchina: una strega brutta e cattiva!.
Fiabe,fiabe,quante me ne hanno narrate da piccolo! Anche la mia famiglia era una famiglia da fiaba,una famiglia felice….una famiglia da sogno…
PROLOGO
Per molti anni ho fatto quasi sempre lo stesso sogno…..riferito a fatti reali,ogni tanto cambiava qualcosa,ma mi svegliavo sempre tutto sudato, e come umiliato. I fatti: cena d’estate,tanti anni fa,nella nostra casa di campagna:mia madre si affanna a preparare per tutti,siamo in tanti,ci sono tutti i miei fratelli grandi,il più giovane dei quali ha 10 anni più di me: Federico ,con la moglie obesa,Gianarturo. con un’amica occasionale,MariaClotilde con il suo adorato e noiosissimo maritino,e loro figlio,il bambino più rompiballe che sia mai nato; F.,già visibilmente alticcio,pontifica come sempre in un milanese esagerato e sguaiato (in realtà è nato a Bergamo)dicendo: “Forte quel Capanna! Sono per la sovversione!” Mio padre e mia mamma fanno finta di niente,lui cardiopatico quasi ottantenne e politicamente destrorso viscerale,si limita a sospirare anche se è palese che non veda l’ora di andarsene.. Mia mamma cerca di cambiare argomento,la soccorre mia sorella dicendo che suo figlio(già bocciato a scuola) sta scrivendo un libro dell’orrore, carrinoo,ma molto, che parla(che originalità!)di vampiri che però possono andare in giro solo di giorno perché di notte c’è troppo umido,o qualcosa del genere…. Io che detesto l’horror e trovo un controsenso che una cosa orrenda sia bella,cerco di parlare con G.,brillante fisico,carriera universitaria buttata via per la politica(di sinistra),che lo ha portato a partecipare addirittura ad una comune (io c’ero stato a vedere: materassi per terra, scarpe e mutande ovunque,igiene piuttosto precaria),(tra l’altro avevo forti sospetti che fosse stato lui a nascondermi una pistola browning tra le canottiere e le mutande: gesto poco sportivo: cercate di pensare come si deve sentire uno assonnato che cerca nel cassettone i vestiti per andare a scuola e si trova in mano il freddo metallo della pistola); vabbè fa niente,tutto è meglio di quel silenzio, cerco di parlare con G.,dicevo,di calcio,anche lui era un tifoso dell’Inter da ragazzo, ma lui con quel suo modo di parlare piano da prelato dell’Opus Dei, si mette a cianciare di politica internazionale, degli israeliani che a suo dire avevano messo le bombe sui treni. A questo punto mio padre se ne va senza aver detto una parola dall’inizio della sera, che credo sia record mondiale, e ogni passo, un sospiro,ogni scalino, un gemito irritato. Mia madre(che Dio l’abbia in gloria!) tenta di nuovo di cambiare discorso parlando con entusiasmo disperato del coro che sta cercando di mettere su in Parrocchia con lei stessa all’organo,ma nessuno la sta a sentire… qualcuno mangia…cala di nuovo il silenzio,nessuno ha qualcosa da dire a nessun altro, siamo tutti perfetti estranei.(pausa),mi chiedo cosa ci trattenga come incatenati attorno a quel tavolo…. Improvvisamente F. si alza e dice: “Cazzo,ancora!lo fa ancora! Lo guardiamo stupiti e lui:” non sentite,quella dannata gatta è entrata di nuovo in calore,ma adesso ci penso io”, e sparisce,
Sua moglie obesa si mette a piangere(il gatto è suo):” sono cose che succedono con gli animali, ci porremo rimedio, è lui che non mi ama più, neanche un bacio sulla guancia da mesi, e sì che prima che diventassi cosi…un po’ cicciottella ( sembrava una balena incinta di otto balenotteri), ma se mangio è anche colpa sua… singhiozza tanto forte da far stringere il cuore; io ,che l’avevo sempre trovata antipatica, mi avvicino e l’abbraccio:” su,su, non fare così, le cose si aggiusteranno”…E sentiamo anche noi un suono strano, come un pianto lontano di un bambino, che cresce,cresce di intensità ,fino a diventare una specie di risata ,o di pianto isterico,poi silenzio di nuovo…..Irrompe di nuovo F.: “mamma, dove posso mettere a lavare quest’asciugamano? “siamo a tavola!”, protesta mia madre, alzando per la prima volta la voce. E lui:”ho dovuto farlo, ho dovuto masturbare la gatta, sennò stasera non riesco a dormire!
Quello che ho visto quella sera mi è rimasto dentro come una macchia indelebile, e le beghe ereditarie che ci sono state in seguito, dopo la morte dei miei genitori, specialmente con quella santarellina viscida di mia sorella, con tutto lo stress(9 anni di avvocati e tribunali),non mi hanno segnato così profondamente, anzi direi che da quella sera mi sono reso conto che il vero horror era la mia adorata famiglia.
CAP. 1
Così,dopo molti anni in cui non mi sono mai ripreso veramente da quegli avvenimenti, ho ucciso mia sorella, e già che c’ero anche i miei fratelli. Eppure mi sembra strano pensare a loro come morti, ho vissuto ossessionato da loro per troppi anni, gli anni più importanti, quelli che si ricordano, e se campassi fino a centocinquant’anni non riuscirei a pensarli”morti” e sì che l’ho fatto:prima lei,melliflua,dolce,affettuosa nonostante quello che mi aveva combinato negli ultimi dieci anni della sua vita. Aveva voluto invitarmi lei a cena per fare pace,per dimenticare le “odiose questioni di avvocati”,come le chiamava lei,che avevano resa ricca lei e messo sul lastrico me,nella cucina della stessa casa di campagna di tanti anni fa,ravioli al sugo,stufato,bolliti misti. Mio cognato, che non mi aveva mai potuto vedere ed adesso mi può vedere ancora meno perché è morto,era in camera da letto al primo piano. Ed è stato mentre lei mi diceva, con la bocca piena di ravioli,col sugo che le colava in un rivolo rosso scuro da un lato della bocca”io ti voglio ancora tanto bene,siamo fratelli”, che detto fatto, ho afferrato il coltellaccio che nel nostro lessico familiare avevamo sempre chiamato “sbuzzamaiali”,e glie l’ho infilato dritto nella trachea,compiendo poi un movimento circolare per finire l’opera;non ha sanguinato quasi,e la sorpresa ,ed il coltello infilato nella trachea,le hanno impedito non solo di urlare,ma anche di gemere un po’ forte. Dopo avermi fissato per non più di un secondo con un uno sguardo di grave rimprovero è crollata con la faccia nel piatto di ravioli,ed allora sì che ho temuto che mio cognato sentisse. Ho salito le scale come un ghepardo incazzato e ho aperto la porta:”ciccia,se n’è andato?”dice lui,”no,se n’è andata lei ed adesso te ne vai tu”,in due balzi lo raggiungo al divanetto dove stava sonnecchiando davanti alla televisione(che brutta abitudine!)e sì ,che allora c’è stato un vero schizzo di sangue dalla sua gola,una specie di getto da irrigatore da giardino,l’ho quasi decapitato, ed intanto gli dicevo:”scemo, pirla, hai visto?”. Mi sono fatto la doccia, avevo portato casualmente un cambio di biancheria nella mia ventiquattrore, e sono uscito nella notte,deciso ad uccidere i miei fratelli. Ah, dimenticavo,ho ripulito tutto quanto avevo toccato,li ho fatti a pezzi nella vasca da bagno con un seghetto che usavo per il bricolage,e poi un po’ per volta li ho fatti sparire nella fossa biologica, dove nessuno avrebbe guardato per anni. Inoltre ho trovato alcune cartoline con la loro firma che in mano ad un falsario si sarebbero “riverginate”,tanto da far credere che i due coniugi fossero da qualche parte all’estero.
CAP. 2
E ora ,mi dissi,da quale dei due cominciamo: dal brillante fisico in odore di terrorismo negli anni’70,o dall’avvocato trombone,iscritto al PCI fino a quando è esistito,poi non so? Decisi subito di eliminare per primo l’avvocato,col fisico sarebbe stato più difficile,ci voleva un piano,oltretutto non ci parlavamo da almeno vent’anni, e poi era senz’altro più intelligente rispetto al Principe del Foro.
Dunque prima quello. Ultimamente era ingrassato a dismisura, e sapevo che portava un pace-maker. Così lo invitai a cena in un ottimo ristorante,anche con il pretesto di fare pace. Accettò subito,era un goloso nato, mi ricordo che tanti anni prima mi aveva rubato le caramelle che mi erano state regalate per Natale. I tavoli erano discosti tra loro, così avrei potuto eliminarlo senza destare sospetti. Ad un certo punto della cena feci scivolare di quel tanto fuori dalla mia manica un pungolo elettrico per bovini che mi ero procurato al consorzio agrario dando falsi documenti,e mi sporsi attraverso il tavolo, feci un gesto come se amorevolmente volessi aggiustargli la cravatta, e zac! la scarica colpì il pace-maker che aveva al centro del petto. L’arresto cardiaco fu quasi istantaneo, mentre gridavo:”aiuto! Qualcuno chiami un medico!”Nessuno si accorse di qualcosa di strano. E il bello era che lui non aveva capito niente, mentre ero chino amorevolmente sul suo corpaccione sdraiato sul pavimento,lui mi mormorava:”grazie fratello mio”. Poi ha mosso il capo come digerendo la cena luculliana che tanto pagavo io, ed esplodendo un rutto per i quali andava famoso, e rumorosamente spirò. E’ proprio vero che ne uccide più la gola che la spada!
In fondo un po’ bovino lo era sempre stato. E due. Tre considerando mio cognato che mi era sempre stato antipatico.
CAP. 3
Ora mi restava solo il terzo,il più temibile. Decisi di non affrontare subito il problema, e di aspettare che il piano diabolico scaturisse dal mio petto come acqua sorgiva, senza stare a pensarci troppo, spontaneamente.. E, dopo qualche giorno, l’idea venne. A mio fratello il fisico imputavo di aver fatto tanto soffrire i miei genitori, ed in particolare mia mamma, e si è accesa nel mio cervello la magica lampadina leggendo il giornale: un agente segreto era stato ucciso versandogli una sostanza radioattiva nel tè. E poi mio fratello lavorava in radiologia, ho fatto 2+ 2: tutti avrebbero imputato la morte al suo lavoro; però sono stato pietoso, non ho usato il Polonio, che provoca una morte lunga e dolorosa, ho usato un elemento ancora più radioattivo, che avrebbe provocato, secondo i miei calcoli, un’anemia fulminante, tre giorni e via. Del resto lui era un po’ simile ai Borgia come modo di fare, ti colpiva sempre a tradimento, e mi sembrava anche esteticamente elegante usare quel sistema,poi io da bambino ero stato un ottimo piccolo chimico. Gli ho telefonato, era un po’ di tempo che non avevamo contatti, e gli ho dato un appuntamento in un bar di lusso dove avevano salette riservate, con la scusa di restituirgli alcune foto di famiglia che aveva fatto lui. Abbiamo preso due Guinness, il plutonio me l’ero procurato da un libanese che avevo conosciuto in un villaggio Valtur, e col quale avevamo stretto una bella amicizia. Non mi aveva neppure chiesto a cosa servisse, in quei casi non si fanno domande.con circa 1000 euro mi ero procurato una dose letale. G ha ingollato abbastanza velocemente la sua ultima birra , e mi ha detto: ma perché porti i guanti anche al chiuso?( avevo fatto foderare di piombo uno scomparto dei guanti, dal quale avevo fatto scivolare rapidamente il sale di Plutonio allo stato liquido nel suo bicchiere) G. ha detto: “è amara, ma è così che deve essere la Guinness”.E così dopo pochi giorni,solo io, stranamente non c’erano gli altri fratelli,ho seguito il feretro di G.,dei bei funerali religiosi, perché naturalmente in punto di morte si era convertito ed aveva baciato il Crocefisso che durante tutta la sua vita malvagia aveva sempre schernito.. Tornando a casa, mi sono guardato allo specchio ed era un uomo felice quello che c’era riflesso. Mamma, papà ,vi ho vendicati! Il gatto non miagola più nella mia testa! La macchia è tolta , e senza neanche usare detergenti troppo aggressivi… o no?
P.S: E mio nipote, vi chiederete voi? Naturalmente era diventato un drogato,si è presentato a casa mia chiedendo soldi perché erano alcuni giorni che non vedeva i suoi genitori, niente di più facile che fornirgli una dose di eroina purissima , da me raffinata, a patto che andasse a drogarsi da un’altra parte,perché non lo volevo più vedere, aveva insozzato l’onore della Famiglia.
Non l’ho più visto….e grazie a Dio,neanche più sognato,né lui , né nessun altro,neanche il gatto,che comunque quella sera era stato l’unico a divertirsi….