Una famiglia in affitto

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Commedia: Una famiglia in affitto di Giuseppina Cattaneo

AUTRICE

GIUSEPPINA CATTANEO

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

http://copioni.dnsalias.org

TITOLO

UNA FAMIGLIA

IN AFFITTO

COMMEDIA IN TRE ATTI

Personaggi

GRAZIA

ALFREDO

SARA

PAOLO

TRAMA

Una giornalista affermata, si rende conto, ad un certo punto della sua vita, di non avere mai avuto una famiglia. Deciderà allora di affittarla nonostante la sua indipendenza.

ATTO PRIMO

La scena si svolge in una casa moderna arredata con cura.

SCENA I

Grazia

GRAZIA. (Entra da destra e sistema i giornali e le riviste che ha acquistato e i libri nella libreria. Poi li risistema e sistema con precisione le sedie del tavolo che sono già sistemate. Suona il telefono fisso) Si? …. Ciao Vanessa…. (scocciata) come non lo trovi? Controlla meglio. Prima di uscire l’ho appoggiato sulla mia scrivania… come, l’hai trovato ora sulla scrivania della Caporedattrice?! Non sono forse io la Caporedattrice, Vanessa? (Scimmiottandola) Oh si… (Al pubblico) domani questa può ritenersi licenziata. Vanessa, ora stai attenta. Per favore prendi dalla mia scrivania il mio “coccodrillo” e… (Grazia ha un sussulto alle urla di Vanessa) Vanessa che ti succede, perché urli?! (Al pubblico) la mia segretaria è ammattita. Come… c’è un coccodrillo in giro?... E tu hai paura? Vanessa! Vanessa! Fermati un attimo!... Ascoltami per favore! Ascoltami! Il coccodrillo che io ti ho… (Al pubblico) e urla di nuovo! Ascoltami diamine! Il coccodrillo non è altro che un articolo che si trova sulla mia scrivania ed è da consegnare al caposervizio. Hai capito? … Si, un articolo che viene chiamato coccodrillo. Hai capito ora? … (Scimmiottandola) si certo! Vanessa datti una mossa! (Le chiude il telefono. Al pubblico) incompetente! Si, ma non è la sola. Sono ben dieci le segretarie che ho cambiato in tre mesi. Una più incompetente dell’altra. (Sistema di nuovo i libri e le riviste. Poi passa ancora alle sedie. Suona il telefono. Risponde). Ciao Franca… si bene grazie. Voglio sperare che tu non mi abbia chiamato solo per sapere come stavo dato che ci siamo viste non più di un’ora fa…. Su, dimmi allora… Che ha combinato Vanessa? Ha gettato il mio coccodrillo nello scarico del… ma se le avevo appena spiegato che si trattava di un semplice articolo… brava Franca, hai fatto benissimo. Io lo avrei fatto domani ma sarebbe stato sempre troppo tardi. (Al pubblico) Vanessa è già in cerca di un altro lavoro. Franca, per favore, consegna per me la fotocopia del coccodrillo al caposervizio che deve andare in stampa. Grazie. A domani. (Si siede sul divano. Guarda l’orologio. Si alza e risistema qualcosa. Si siede di nuovo. Guarda l’orologio e poi si mette a leggere una rivista. Guarda di nuovo l’orologio) Alfredo è leggermente in ritardo. Alfredo è in ritardo. Direi che è decisamente in ritardo. (Al pubblico)  Vi chiederete chi è Alfredo. Alfredo è solo il mio vicino di casa che conduce una vita talmente caotica che, devo dire, mi fa molto pena. Il venerdì, ha preso l’abitudine di scocciarmi con tutti i suoi guai ed io, come mossa da pietà, lo ascolto. O perlomeno lo lascio parlare mentre leggo. Questo è il mio modo di fare volontariato. (Suono di campanello). È lui. È Alfredo. (Ad Alfredo) Alfredo, è aperto. Entra pure.

SCENA II

Grazia e Alfredo

ALFREDO. (Entrando) ciao Grazia. Posso?

GRAZIA. Si prego, entra. (Prende il giornale da leggere di cui è la caporedattrice).

ALFREDO. (Camminerà spesso avanti e indietro) Grazia, per l’ennesima volta ti dico che non sopporto più la mia famiglia. Inizierò da mio padre. Sei pronta? Mi stai ascoltando?

GRAZIA. Certamente. Ma guarda che erroraccio in questa intervista…

ALFREDO. Sono giorni che mio padre mi tormenta con i suoi acciacchi. Se avesse almeno dei problemi seri! Senti. Sto facendo tranquillamente colazione e me lo vedo arrivare angosciato e mi dice “Alfredo, Alfredo, non sto bene. Alfredo sto male”. Io, preoccupatissimo, mi alzo e mi avvicino e gli chiedo “Che succede papà? Che cosa ti fa male?” Lui: “Il cuore Alfredo, il cuore”. Lo faccio accomodare in poltrona ma lo vedo tanto sofferente. “Che ha il cuore papà, parla per l’amor di Dio!”. Mi risponde con un filo di voce: “Alfredo, il cuore… il cuore… mi batte!”. Ma ti rendi conto Grazia? Il suo cuore batteva! 

GRAZIA. (Sempre assorta nella sua lettura) Grave!

ALFREDO. Come grave? Il cuore per vivere deve battere o sbaglio?

GRAZIA. (Che non  ha ascoltato nulla perché sta leggendo) Gravissimo, non grave. Guarda qui. Come è possibile dimenticarsi di mettere un accento? Domani mi sentono.

ALFREDO. Ma hai sentito quando ti ho detto che il cuore non aveva nulla?

GRAZIA. (Ignorandolo come al solito) Eccome. Vai pure avanti.

ALFREDO. E questo è successo lunedì. E non è ancora nulla. Il giorno dopo, martedì, di notte, mentre dormo profondamente vengo svegliato sempre da mio padre che mi scuote urlando “ Alfredo, Alfredo, non ci vedo più, sono diventato cieco!”

GRAZIA. (Sempre assorta nella sua lettura) anche questo occhiello non va bene!

ALFREDO. Brava, vedo che hai capito tutto.

GRAZIA. Domani farò rabbrividire tutta la direzione per questo.

ALFREDO. Ma no Grazia, non importa. È stato più che sufficiente dire a mio padre di togliersi gli occhiali da sole con cui, non ne so il motivo, si è addormentato. Capisci in che condizioni vivo con i miei genitori?

GRAZIA. (Prosegue nella sua lettura e questa volta Alfredo se ne accorge).

ALFREDO. Grazia, mi stai ascoltando? Sai che a volte ho l’impressione che tu non lo faccia? (Grazia non l’ascolta) Grazia! (Alzando la voce).

GRAZIA. (Distogliendo gli occhi dal giornale) si.

ALFREDO. Hai sentito che non sopporto più i mie genitori?

GRAZIA. (Trasecolando) Ah, davvero? (Cercando di recuperare) Mi dispiace e non saprei come aiutarti purtroppo. Sai, ho perso i miei genitori in giovane età. Però se ti può aiutare ho letto che i genitori di una certa età, si comportano in modo strano perché sentono il bisogno di coccole.

ALFREDO. Come? Ora sono i genitori che hanno bisogno di essere coccolati dai figli e non l’opposto?

GRAZIA. Non avendo avuto figli, non sono molto pratica di questo, ma l’intervista presa dal mio giornale, diceva che i genitori, raggiunta una certa età, e precisamente intorno alla sessantina, tengono dei comportamenti infantili perché vogliono ancora far parte della vita del figlio, ormai grande. Vogliono solo essere coccolati.

ALFREDO. (Ride) mio padre e mia madre mi stressano perché vogliono essere coccolati… (Ride) non ci posso credere. (Ride di nuovo).

GRAZIA. Non so che dirti, l’articolo riportava questo ed era firmato da un qualificato giornalista dopo aver intervistato uno psicologo molto quotato.

ALFREDO. Sai che i miei genitori devono avere la tua stessa età. (Serio) Allora anche tu hai una certa età e hai bisogno di coccole.

GRAZIA. (Offesa. Si alza i piedi) io non ho assolutamente “una certa età” e questo sia ben chiaro. (Si alza) lo si può ben vedere (gira su se stessa). Mi vedi come sono? Sembro forse tua madre? (A queste domande Alfredo dice no con la testa) guardami e ascoltami attentamente.

ALFREDO. (Preoccupato per la sua reazione) si, si guardo e ascolto.

GRAZIA. Chiunque mi vede, mi ammira. Ammira, capisci! Chiunque mi ammira dice che dimostro intorno ai …uant’anni. Almeno dieci anni di meno! Capisci? Hai sentito bene?

ALFREDO. Si, si. Io, te ne avrei dati anche una dozzina in meno.

GRAZIA. (Sempre offesa) e caro il mio vicino, oltre a non avere una certa età, “io” non ho bisogno nemmeno di coccole. Sono stata chiara?

ALFREDO. (Non volendo contraddirla) su questo non avevo dubbi Grazia. (Correggendosi) come nemmeno sull’età. È solo che pensavo… (viene interrotto).

GRAZIA. Tu pensi troppo! Devi sapere che io sono indipendente da quando sono diventata maggiorenne e in vita mia non ho mai avuto coccole. (Cerca di correggersi) volevo dire che non ho mai avuto “bisogno” di coccole nemmeno quando ero piccola. Ero già una “dura” da allora, figuriamoci ora che sono una donna molto affermata. Molto affermata! Comprendi? La mia vita mi piace, mi piace molto il mio lavoro, tutto ciò che faccio e ciò che ho, mi piace. Comprendi?

ALFREDO. Si, si comprendo, eccome se lo comprendo.

GRAZIA. Ricorda sempre Alfredo che io non ho bisogno di coccole e non ho “una certa età”!

ALFREDO. Brava. Giusto. Esatto. Ora però siediti e riprendi fiato Ora vorrei parlarti di mia madre… mia madre, si che lei ha “una certa età”, non tu. Che sia chiaro fin dall’inizio, onde evitare incomprensioni in seguito.

GRAZIA. Bene. Vedo che hai capito perfettamente.

ALFREDO. (Prendendo una sedia e mettendola vicino a Grazia) Allora, stavo dicendo che mia madre… (viene interrotto).

GRAZIA. (Preoccupata) che stai facendo ora?

ALFREDO. Ti voglio raccontare di mia madre… sempre se tu ne abbia ancora voglia.

GRAZIA. Non quello, ma… la sedia…

ALFREDO. Sono un po’ stanco di stare in piedi e se permetti vorrei sedermi un po’. È anche una cosa un po’ forte questa di mia madre e allora…

GRAZIA. (Sempre preoccupata) si ma… ma… poi la sistemi dov’era vero?

ALFREDO. Si certo. Devi sapere che mia madre…

GRAZIA. (Sempre preoccupata) ma poi sistemi la sedia nello stesso punto in cui l’hai trovata vero?

ALFREDO. Si Grazia. Stai tranquilla, poi la sistemo. Posso parlarti di mia madre ora?

GRAZIA. (Per nulla rasserenata) va… bene. Basta che poi sistemi la sedia perfettamente.

ALFREDO. Allora vado. Mia madre. Tu dimmi come un figlio della mia età… (si rende conto di continuare a toccare l’argomento “età”) e non voglio alludere minimamente alla tua età, sia ben chiaro… ecco, tu dimmi come possa un figlio vedere la propria madre fare effusioni con… (viene interrotto).

GRAZIA. Con un amante? Tua madre ha… ha… un’amante? (Compiaciuta) Tua madre è un tipo bello sveglio.

ALFREDO. No, che hai capito! Mia madre non ha un’amante ma… (viene interrotto).

GRAZIA. Cosa? Tua madre ha… ha… due amanti? (Compiaciuta di più) però, quando la vedo le faccio i miei complimenti.

ALFREDO. Grazia, che stai dicendo. Non ha due amanti… (Grazia vorrebbe intervenire ma Alfredo la precede subito senza lasciarla parlare) e nemmeno tre! Lei, fa queste effusioni con…  mio padre!

GRAZIA. (Inorridita) cosa? Tua madre e tuo padre…

ALFREDO. Si, loro due.

GRAZIA. Che orrore!

ALFREDO. Dovresti vederli… (ride) si comportano come due adolescenti. Mi fanno morire dal ridere.

GRAZIA. Che indecenza.

ALFREDO. Dovresti vederli come si sbaciucchiano. (Ride) Grazia, tu ti sbaciucchieresti un uomo della tua età? Età… ma quella giusta per te, ovviamente.

GRAZIA. (Offesa) come… come ti permetti di rivolgere a me una domanda del genere? Guardami Alfredo, guardami e ricorda che io non sono tua madre… e poi io quelle cose… non le faccio!

ALFREDO. Perdonami Grazia. Non so come scusarmi per ciò che ho detto. (Viene interrotto).

GRAZIA. E sia ben chiaro che quelle cose io le ho fatte! Non vorrei che tu pensassi che io non sia capace e che non abbia mai fatto quelle cose che i tuoi genitori fanno ancora.

ALFREDO. Penso che… (viene interrotto).

GRAZIA. Ricorda bene che quelle cose lì io le ho fatto quando avevo (pensa ma non ricorda assolutamente se e quando le ha fatte) quando avevo cinquan… quarant… vent… tren… comunque io le ho fatte e ne sono sicura anche se ora mi sfugge il periodo. (Calma e curiosa) ma i tuoi genitori alla “loro età”, e non è la mia, si fanno ancora delle effusioni?

ALFREDO. (Non sa che rispondere per paura di irritarla di nuovo) S…..i, se le fanno… ma non tantissime però.

GRAZIA. (Sospira e pensa che magari non è poi così vecchia ancora per certe cose. Ma poi riprende il controllo di se stessa e torna acida) io sono superiore a queste cose così… così… immorali!

ALFREDO. (Non volendo contraddirla) e fai bene! L’ho sempre saputo che tu sei una donna tutta d’un pezzo. Una donna che bada solo al sodo. Una donna che ha fatto tutto da sé. Una donna… (non sa come continuare) una donna…

GRAZIA. Forte.

ALFREDO. Per l’appunto. Una donna non solo forte , ma fortissima! Una donna…

GRAZIA. Intelligente.

ALFREDO. Esatto. Una donna più che intelligente. Ma anche una donna…

GRAZIA. Unica.

ALFREDO. Proprio così. Una donna con un’un’unicità invidiabile. Una donna…

GRAZIA. Carismatica.

ALFREDO. Brava, ca-ri-sma-ti-ca. Tu sei molto carismatica, tanto carismatica, più che carismatica. E oltre a tutte queste cose che “io” ho appena elencato su di te, ce n’è una che le supera tutte. Tu sei “coraggiosa”. Hai un coraggio smisurato perché solo una grande donna come te, può “vivere sola”. Grazia, i miei complimenti!

GRAZIA. (Sempre più offesa) “Vivere sola”? Come ti viene in mente di aggiungere queste brutte parole dopo le cose carine che hai appena detto spontaneamente di me!

ALFREDO. No, ma io… (viene interrotto).

GRAZIA. (Cercando di calmarsi) Potrò anche dare l’impressione che io viva sola. Si, può sembrare ma non è detto che sia così. Beh, possiamo anche ammettere che io viva un “po’” sola. Ammettiamolo pure, ma ricorda bene che io non sono “sola”.

ALFREDO. Ho detto forse questo? No. Io ho detto semplicemente che vivi… quasi sola. E lo so bene che non sei sola.

GRAZIA. Infatti. Ricorda bene allora che io “non sono sola”. Io ho una miriade di amici. Si, amici, ma di quelli veri.

ALFREDO. Bene. Per esempio?

GRAZIA. (Cercherà di ricordare qualche nome ma non ne ricorderà nessuno perché non ha amici) per esempio… Mar… Gio… Fran… Ser… Val…e poi i parenti. Non immagini quanti parenti io abbia con cui mi tengo in contatto.

ALFREDO. Magnifico. Per esempio?

GRAZIA. (Idem sopra) per esempio… lo zio… e la zia… e poi c’è il cugino… e anche la cugina… I colleghi di lavoro! I colleghi di lavoro sono tutti miei amici. Amicissimi siamo. Il mio direttore Silvio, la redattrice Franca, il caposervizio Paolo, i vari giornalisti, i tanti cronisti e i corrispondenti esteri. Avrebbe fatto parte anche Vanessa, la mia segretaria se questa non fosse stata licenziata pochi minuti fa. (Cercando di convincersi) Come vedi non sono sola.

ALFREDO. (Silenzio) si, infatti. E come mai tuoi colleghi, non sono mai venuti a trovarti? Sai, abitando quì a fianco li avrei sentiti. E poi hai tanti di quegli amici che non ho capito come si chiamino. I parenti. Si, anche di alcuni di loro mi è sfuggito il nome.  

GRAZIA. (Silenzio. Si sente osservata e sta per scoppiare) ebbene si, sono sola! E con ciò? Vuoi farmene forse una colpa?

ALFREDO. No, io non volevo, solo che… (viene interrotto).

GRAZIA. Ho sacrificato tutta la mia vita privata perché volevo essere qualcuno. Orfana dalla nascita, ho giurato a me stessa all’età di quindici anni, dopo essere stata sballottata da una famiglia all’altra per anni, di cavarmela da sola appena raggiunta la maggiore età. Così facendo ho rinunciato a tante cose, ma devo dire che ne è valsa la pena, Alfredo. Sono diventata il braccio destro del direttore del giornale nazionale “ Il giorno d’Italia ” con la tiratura più alta in assoluto.

ALFREDO. Capisco. Ma non hai mai pensato che… (viene interrotto).

GRAZIA. Si, certo che ho pensato che così facendo sacrificavo la mia vita di donna. Lo so, non ho un marito, un figlio, ma in fondo, quante persone sono sole e stanno bene ugualmente?

ALFREDO. Beh questo è assolutamente vero.

GRAZIA. (Sicura di se) e poi caro il mio Alfredo, sappi che se io volessi sul serio una famiglia la potrei trovare quando voglio.

ALFREDO. (Silenzio. Poi scoppia in una fragorosa risata) che bella battuta Grazia. E ti dico di più. L’altro giorno al supermercato, girando tra gli scaffali, ho visto un cartello con scritto: “Vendesi famiglia” e un altro invece diceva “Affittasi famiglia”. E poi c’era anche un’offerta speciale dove diceva” Prendi tre figli e ne paghi solo due”. Questa è proprio bella, Grazia. (Ride).

GRAZIA. Non c’è nulla da ridere sai? La mia non è stata per niente una battuta. Dicevo sul serio.

ALFREDO. Grazia, non dire assurdità. Come puoi riuscire a farti una famiglia così come dici tu “quando voglio”. Prima cosa, se tu non lo sai ancora, per formare una famiglia, devi trovarti un uomo che ti piaccia e che, tu piaccia a lui. Poi… (viene interrotto). 

GRAZIA. E con ciò che vorresti dire? Che forse io non potrei piacere agli uomini?

ALFREDO. No, no di certo. Sono sicuro che tu piaceresti a più uomini di questa terra.

GRAZIA. E che ti sia ben chiaro allora questo concetto. 

ALFREDO. Poi, stavo dicendo, la famiglia è composta da figli. Grazia, come la mettiamo con i… figli?

GRAZIA. (Silenzio).

ALFREDO. (Cerca di dire la frase nel modo più gentile) Capisci anche tu che… l’età in questo campo, conta parecchio. (Si affretta) non che tu non sia giovane s’intende. Anzi, tu sei un tipo più che giovanile, molto più giovane di persone più giovani di te che poi sembrano più vecchie di come sono giovani. Capisci quello che voglio dire?

GRAZIA. (Silenzio).

ALFREDO. Mi dispiace Grazia ma non so se tu potrai… mai… avere un figlio. Scusami.

GRAZIA. (Silenzio).

ALFREDO. (Preoccupato) Va tutto bene Grazia?

GRAZIA. (Silenzio. Poi con tono fermo) Alfredo, tu mi devi aiutare a trovare una famiglia. Io voglio una famiglia… anche in affitto. Si voglio una famiglia per vedere come si sta. Sono stata sola anche troppo tempo.

ALFREDO. (Silenzio).

GRAZIA. Non sarà per sempre, ma voglio una famiglia, Alfredo.

ALFREDO. (Silenzio).

GRAZIA. (Preoccupata) Va tutto bene Alfredo?

ALFREDO. (Silenzio. Poi con tono fermo) si, devo dire di si. E ti dico che ne hai tutto il diritto. E, cara la mia Grazia, penso che tu sia una donna fortunata perché io, proprio io, il tuo vicino, ti posso aiutare. Può sembrare assurdo ma è così. Lo so che solitamente queste cose accadono solo nei film, ma possono accadere… anche a teatro. Posso sedermi vicino a te?

GRAZIA. Si certo.

ALFREDO. (Si alza dalla sedia) ecco, Sara, la mia ragazza…

GRAZIA. E… la sedia?

ALFREDO. È… lì.

GRAZIA. Si la vedo anch’io.

ALFREDO. È vero. Scusa. Ora la sistemo (si alza e la sistema dove l’ha presa. Poi va a sedersi sul divano) allora, ti stavo dicendo che… (Vede Grazia che si alza).

GRAZIA. (Va a sistemare meglio la sedia di Alfredo, poi ritorna sul divano).

ALFREDO. (Si muove tutto sul divano) ti ho già parlato della mia ragazza, vero?

GRAZIA. Si certo. Scusa Alfredo, cerca di stare composto però.

ALFREDO. Scusa. Allora ti stavo dicendo che la mia ragazza… è una dolce e cara ragazza e che ultimamente se la sta passando piuttosto male. è senza lavoro e purtroppo ha ricevuto anche la comunicazione di sfratto (si muove di nuovo).

GRAZIA. Alfredo, ti ho detto di non muoverti! Non vedi come mi stropicci la stoffa del divano? E poi, scusa Alfredo, non capisco che rapporti possa avere io con la tua ragazza… problematica.

ALFREDO. Ascoltami e poi capirai. (Si muove ancora) Sono felice per te Grazia perché… (viene interrotto).

GRAZIA. E io non sono felice per nulla perché ti continui a muovere! Stai fermo!

ALFREDO. (Alfredo sembrerà una mummia d’ora in avanti) dicevo che sono felice per te Grazia, perché Sara la mia ragazza, vive col padre che, guarda caso, è disoccupato anche lui.

GRAZIA. Che famiglia disgraziata. Ancora non capisco perché mi racconti tutto ciò.

ALFREDO. Sara e suo padre, potrebbero essere la famiglia che stai cercando!

GRAZIA. (Non molto convinta) Sei sicuro? (Pensando) sono disoccupati entrambi, hanno lo sfratto… Tu pensi che potrebbe funzionare?

ALFREDO. Certo. Sono due persone squisite e per bene. Per motivi che puoi ben immaginare io preferisco Sara, ma devo dire che anche il padre non è male (alludendo).

GRAZIA. In che senso?

ALFREDO. Nel senso che a me piace Sara. Paolo mi piace come suocero e basta. Poi non so tu…

GRAZIA. Io… cosa?

ALFREDO. Tu… non lo so. Io ti voglio solo dire che Paolo, il papà di Sara, la mia ragazza, è un uomo molto affascinante. (Si affretta) lo dice Sara e chi lo conosce, non io, sia ben chiaro.

GRAZIA. (Pensierosa) davvero tu pensi che possano diventare la mia famiglia?

ALFREDO. Grazia, fidati di me, sono le persone giuste per te. (Al pubblico, felice) avrò la mia ragazza vicino! (A Grazia. Si alza) allora io vado da Sara e Paolo e spiego loro il tuo progetto. Ne saranno entusiasti. Ricordati però che sono disoccupati…

GRAZIA. Si, certo. Saranno pagati profumatamente per questo loro… per essere la mia famiglia… in affitto. Un’altra cosa Alfredo. Ma… Paolo… (viene interrotto).

ALFREDO. Paolo… è… Paolo.

GRAZIA. Si, capisco. Ma… sai anche che… è… un uomo…

ALFREDO. (Non sapendo che rispondere perché sa dove Grazia vuole arrivare) Grazia, ti faccio sapere tutto al più presto. Sara ora mi sarai vicina, giorno e notte. Chi può essere più felice di me? (Esce).

GRAZIA. (Rimane immobile sulla porta dopo averlo rincorso) si, tu avrai Sara, ma io, come mi dovrò comportare con Paolo che farà la parte di mio marito?

SIPARIO

ATTO SECONDO

SCENA I

Alfredo e Sara

ALFREDO. (Scena vuota per qualche secondo. Suono di campanello. Si sente picchiare alla porta) Grazia! (Nulla) Grazia ci sei? (Nulla) Posso entrare? (Nulla. Alfredo entra da destra  con le valigie di Sara). Grazia, dove sei?

SARA. (Che è rimasta fuori la porta) non c’è nessuno?

ALFREDO. Sembra proprio di no. Entriamo ugualmente. Vieni Sara. (Entra) l’avevo avvisata che vi avrei accompagnato qui intorno alle due e presumo che sia per questo motivo che ha lasciato la porta aperta. Sarà sicuramente scesa in garage. Vedrai che a momenti arriverà.

SARA. (Controllando l’orologio) a che ora le hai detto che arrivavamo?

ALFREDO. (Dolce) alle due o alle quattordici, come preferisci tu micettina mia.

SARA. Alfredo, non è il momento, c’è troppa gente che ci osserva.

ALFREDO. Dove? Se qui ci siamo solo io e te.

SARA. (Indicando il pubblico).

ALFREDO. È vero, hai ragione. Rifacciamo. (Tono normale) alle due o alle quattordici come preferisci tu.

SARA. Controlla di nuovo il tuo orologio per favore.

ALFREDO. Sara, sono le due. Oh scusa, hai ragione, non sono le due ma… le due e un minuto e 3 secondi, 4 secondi, 5 secondi... (Viene interrotto).

SARA. Come mai invece il mio orologio segna le 13?

ALFREDO. Il tuo orologio segna le 13 perché si starà scaricando la pila.

SARA. Non credo, perché la pila è stata cambiata da poco.

ALFREDO. Non avrai spostato avanti le lancette di un’ora quando è avvenuto il cambio dell’ora solare.

SARA. No Alfredo. L’ho fatto.

ALFREDO. Chissà come mai i nostri orologi non coincidano. (Ricordandosi) il mio orologio! Ho messo il mio orologio indietro di un’ora per riuscire a far uscire di casa, il più presto possibile, mio padre per andare al suo circolo. Questa settimana non ce la facevo proprio più a sopportarlo ed ho escogitato questo trucco.

SARA. Ed ora che facciamo? Alfredo, io non posso stare in casa d’altri senza che la proprietaria lo sappia.

ALFREDO. E invece ti sbagli Sara. Questa non è forse casa tua? La proprietaria, come tu l’hai appena chiamata, non diventerà forse tua madre per un periodo di tempo?

SARA. Si, potrebbe essere così, ma dato che lei per il momento non sa che io… (viene interrotta).

ALFREDO. Lei, lei. Ti ricordo che si chiama Grazia. È una donna molto in gamba. Ricorda che è caporedattore di un  giornale molto quotato.

SARA. Posso sapere quanti anni ha?

ALFREDO. Il giornale?

SARA. No. Grazia.

ALFREDO. (Si affretta) pochissimi! Ricorda che lei non ha una certa età perché ne dimostra molto meno.

SARA. E cioè?

ALFREDO. Te lo dirà lei perché… (Per cambiare discorso) non ha una bella casa?

SARA. (Guardandosi attorno) veramente una bella casa. Elegante e confortevole allo stesso tempo. (Si avvicina al tavolo e sfiora con le dita la sedia su cui Alfredo si era seduto nel primo atto). 

ALFREDO. Ferma! Ti consiglio vivamente di non toccare quella sedia. Credo che Grazia ci sia affezionata in modo particolare perché l’ultima volta che mi sono seduto, era molto preoccupata.

SARA. Alfredo, io sono sempre dell’idea che non dovevamo entrare.

ALFREDO. Grazia non se la prenderà, vedrai. Come sono anche sicuro che sarà una mamma perfetta per te.

SARA. Dimmi, dimmi ancora qualcosa di lei.

ALFREDO. Non la conosco così bene come vorrei perché le volte che ci vediamo, sono io che solitamente parlo e lei ascolta.

SARA. È una buona ascoltatrice allora.

ALFREDO. Altro che!

SCENA II

Alfredo,  Sara e Paolo

PAOLO. (Entrando da destra con due valigie) è permesso?

SARA. Ciao papà.

ALFREDO. Buongiorno signor Paolo. Entri pure, sua moglie non è ancora arrivata ma sarà qui a minuti.

PAOLO. Mia… mia… mia moglie…

SARA. Ma si papà, se ci hanno affittato come famiglia, non puoi pretendere che faccia io il marito di Grazia. Tocca a te quel ruolo, penso.

PAOLO. Si certo, lo sapevo.. ma… ma sai, è una cosa nuova per me.

ALFREDO. Sappiate che anche per Grazia è una cosa nuova. Dato che non ha mai avuto una famiglia vera, ora vuole averla, anche affittandola, così, per sapere come si sta. Insomma, voi avete bisogno di lei per vitto e alloggio e lei ha bisogno di voi per vivere… in famiglia.

PAOLO. Ho accettato e perciò sono consapevole, solo che… non so come… io e mia figlia ci dobbiamo comportare con Grazia. Capisci Alfredo, non siamo mai stati in… affitto.

ALFREDO. Come? La casa in cui abitava prima di avere lo sfratto, non era in affitto?

SARA. Si Alfredo, ma era la casa in affitto, non noi. Tu pensi che io debba chiamarla mamma?

ALFREDO. Ovviamente. Dal momento che avete accettato, dovrete essere una famiglia come tutte le altre.

PAOLO. (Preoccupato) Certo, è ovvio. E io, Alfredo, dovrò essere suo marito in tutto e… per tutto?

ALFREDO. (Volendo sfuggire a questa domanda imbarazzante) famiglia in affitto, mi dispiace lasciarvi ma la mia famiglia ha bisogno di me. Comunque io vi consiglierei di sistemarvi dal momento che siete qui. Grazia arriverà presto sicuramente e sarà felicissima nel vedervi già nella vostra parte. Come una vera famiglia dopotutto. A più tardi. (Avvicinandosi a Sara) che dici se poi noi due ci appartassimo da qualche parte?

PAOLO. Alfredo, non devi andare dalla tua famiglia?

ALFREDO. (Si allontana mandandole un bacio) vado signor suocero futuro. Buona famiglia a tutti e due. (Esce a destra).

SARA-PAOLO. (Silenzio.  Guardano l’appartamento).

SARA. Non sembra male, vero papà?

PAOLO. È molto più bello di dove abitavamo prima, questo sicuramente. (Pensieroso) Sara, tu pensi che abbiamo fatto bene ad accettare questo impegno?

SARA. Certo papà. Io abito vicino al mio ragazzo e non posso essere più che felice. E poi, e non è poco, abbiamo un tetto sopra la testa. Ovviamente, dobbiamo approfittare di questa situazione temporanea per riuscire a trovare un lavoro stabile.

PAOLO. Su questo non ci sono dubbi. Ma come la mettiamo con Grazia. Dobbiamo vivere con lei.

SARA. Alfredo mi ha parlato molto bene di lei, lo sai e perciò non ti preoccupare troppo e comportiamoci come una vera famigli. Farà bene anche a noi, vedrai.

PAOLO. E tua madre cosa ne penserà, Sara?

SARA. Mia madre non c’è più papà, lo sai bene. Io me no sono fatta una ragione e sarebbe ora che lo facessi anche tu. (Volendo cambiare discorso) vedrai che ci troveremo bene papà. Non dobbiamo far altro che comportarci come una famiglia: io, tu e… Grazia.

PAOLO. So per certo che saremo all’altezza, ma permetti che io sia un po’ preoccupato?

SARA. Vedrai che ti troverai bene invece. Dai, controlliamo il resto della casa. Io vado di qua (esce dal fondo).

PAOLO. Va beh, io do un’occhiata di qua (esce a sinistra. Poi dopo pochi secondi tornano in scena in contemporanea).

PAOLO. (Nervoso) Sara, di là, c’è un problema.

SARA. Di là invece è tutto a posto. Che c’è che non va?

PAOLO. C’è il bagno e poi… c’è la stanza da letto… di Grazia.

SARA. Io invece ho trovato la mia. Penso che sia la mia perché c’è un piccolo bigliettino con scritto: Benvenuta Sara. Non trovi che è stato carino da parte di Grazia?

PAOLO. Si certo. E poi non c’è altro?

SARA. Di la solo quella piccola stanza.

PAOLO. (Preoccupato) E di là il bagno e la stanza di Grazia. E… e… la mia stanza dov’è?

SARA. Che sia… questo divano? (Ci si sdraia) sai che è proprio comodo?

PAOLO. Beh, piuttosto che… altro, mi tengo buono il divano. Io vado a farmi una doccia. Aspetti tu Grazia? (Esce a sinistra).

SARA. Si, vai pure, l’aspetto io. Intanto mi riposo un attimo (dopo pochi secondi, Sara si addormenta).

SCENA III

Grazia e  Sara

GRAZIA. (Entra dalla porta principale, a destra, gira le spalle a Sara per chiudere la porta) devo sbrigarmi, saranno qui a momenti. (Si gira e nel vedere una donna sdraiata sul suo divano, si spaventa e lancia un urlo che poi soffoca subito perché non la vuole svegliare temendo che vedendola la possa aggredire) un ladro! “Una” ladra in casa mia! (Si muove avanti e indietro dalla stanza, preoccupata, in cerca di una soluzione) devo fare qualcosa! Devo fare assolutamente qualcosa! (Prende un soprammobile e si avvicina per darlo in testa a Sara, ma quando è sopra le sua testa, si ferma). Non posso! Non posso batterglielo in testa… perché… perché si romperebbe ed è un caro ricordo della mia vacanza in America. (Lo risistema, poi guarda di nuovo in direzione di Sara) oddio la ladra! (Si muove ancora avanti e indietro nella stanza, preoccupata, in cerca di una soluzione) Ho una ladra in casa! Devo… devo… (prende una bottiglia di vino e si avvicina per romperla in testa a Sara, ma quando è sopra la sua testa, si ferma) no, no posso nemmeno con la bottiglia. Questa si romperebbe e mi sporcherebbe tutto il divano di vino e si rovinerebbe per sempre. No, no, non va bene nemmeno la bottiglia (La risistema e si muove ancora avanti e indietro nella stanza, preoccupata, in cerca di una soluzione) ma che posso fare? (Poi si ferma a guardare la ladra e poi il pubblico) certo che come ladra lascia molto a desiderare se si addormenta sul lavoro! (Si muove ancora avanti e indietro nella stanza, preoccupata, in cerca di una soluzione) Le forze dell’ordine! Devo telefonare alle forze dell’ordine! (Si avvicina alla porta di sinistra dove è posizionato il telefono fisso, quando entra Paolo con l’accappatoio… aperto).

SCENA IV

Grazia,  Sara e Paolo

PAOLO. Sara, dove…

GRAZIA. (Dopo aver visto Paolo, si spaventa e caccia un urlo e perde i sensi). Ah!

SARA. (Si sveglia di soprassalto) che succede!

PAOLO. (Che si sarà sistemato l’accappatoio,  si avvicinerà a Grazia) non so. Questa signora quando mi ha visto è svenuta.

SARA. (Avvicinandosi a Grazia) papà, questa signora sarà sicuramente Grazia, la padrona di casa. (Cercando di svegliarla) Grazia… Grazia… si svegli.

PAOLO. È svenuta quando mi ha visto… (si abbassa per svegliare Grazia) sarà forse stato colpa dell’accappatoio.

SARA. Tu non pensi che se anche avessi indossato uno smoking sarebbe svenuta lo stesso, trovandoti in casa sua a sua insaputa?

PAOLO. Si, può essere, anche se… il motivo è stato l’accappatoio.

SARA. Grazia, si svegli… speriamo almeno che non sia morta.

PAOLO. Ci mancherebbe altro (Si mette con il viso sopra Grazia per sentire se respira).

SARA. (Che non ha capito ciò che vuole veramente fare) papà, che stai cercando di fare? Non vorrai approfittare di lei… baciandola!

PAOLO. Non dire sciocchezze, Sara. Primo, scusa, ma non è il mio tipo e secondo, volevo solo vedere se respirava. E fortunatamente respira. Grazia… si svegli.

SARA. Proviamo a metterle dell’acqua in viso (si alza e va a prenderla).

PAOLO. (Pensando che abbia caldo, le sbottona un paio di bottoni della camicetta).

SARA. (Arriva Sara e vede il tutto) papà, ancora! Non ti posso lasciare un attimo solo con lei che cerchi di nuovo di approfittare della situazione.

PAOLO. Sara per l’amor del cielo, ma tu pensi che tuo padre sia un maniaco? Io le stavo solo sbottonando la camicia perché mi sembrava un po’ accaldata. Passami l’acqua… (Sara le passa il bicchiere di acqua e lui bagna il viso di Grazia).

GRAZIA. (Si sta riprendendo) dove… dove… dove sono… (Apre gli occhi e cerca di sedersi, quando vede Paolo con l’accappatoio,  emette di nuovo un urlo) Ah! (Nel frattempo entra Alfredo da destra).

SCENA V

Grazia,  Sara,  Paolo e Alfredo

ALFREDO. Come mai  tutte queste urla, Grazia, non ti piace la tua famiglia?

GRAZIA. (Provata) Mia… mia… mia famiglia?

ALFREDO. Si Grazia. Ti presento la tua famiglia: Sara, che come sai, è anche la mia ragazza e Paolo, suo padre che, come sai, sarà il mio futuro suocero.

SARA. Piacere, Sara.

PAOLO. Piacere, Paolo.

GRAZIA. (A Sara) tu… tu… non sei una ladra…

ALFREDO. Sara, ladra? Cosa dici Grazia. Sara non è una ladra. (Preoccupato) stai bene Grazia? (Pensando) forse hai scambiato Sara e suo padre per due ladri in casa tua?

GRAZIA. (Annuendo) avrei voluto vedere te Alfredo, se entrando in casa avessi trovato due persone sconosciute.

ALFREDO. Hai ragione. Ed è tutta colpa mia Grazia. Avendo trovato la porta aperta, ho pensato che l’avessi lasciata così perché stavi per tornare.

GRAZIA. Ho lasciato la porta aperta? Non l’ho fatto di proposito, ma me la sono scordata davvero.

SARA. Le chiedo scusa Grazia se mi sono permessa si… (viene interrotta).

PAOLO. Anch’io le chiedo scusa per essere entrato… (viene interrotto).

ALFREDO. (Affrettandosi) ed ora che ci siamo chiariti, credo che a Grazia faccia piacere che la sua famiglia le dia del tu. Vero Grazia?

GRAZIA. Si. No. Cioè non sbagli. Scusatemi per aver pensato male di voi. Dapprima mi sono spaventata vedendo Sara che dormiva sul divano ma poi quando ho visto lui… sono svenuta (indica Paolo).

SARA. Allora è proprio vero che alla tua età fai ancora un certo effetto alle donne!

PAOLO. (Imbarazzato) Sara che stai dicendo…

ALFREDO. Secondo me è stato un bell’inizio con Paolo invece. Il primo impatto è quello  che conta.

GRAZIA. Non è come state pensando, sono svenuta quando ho visto Paolo e… (viene interrotta).

ALFREDO. … e sei rimasta folgorata dalla sua bellezza!

GRAZIA.  No Alfredo. Sono svenuta quando Paolo è entrato perché non ho potuto far altro che vedere… (viene interrotta).

ALFREDO. Che era l’uomo dei tuoi sogni!

GRAZIA. No. Sono svenuta perché aveva l’accappatoio aperto!

SARA.  Papà!

PAOLO. (Imbarazzatissimo e chiudendosi bene l’accappatoio) ecco… io… non mi ero accorto che fosse aperto… Ti chiedo scusa Grazia, non succederà più.

SARA. Puoi ben esserne certo che non succederà più! (Piano a Paolo) ma papà, vuoi farci cacciare subito?

ALFREDO. Ora che tutto è stato chiarito, vi lascio, in modo che vi possiate conoscere più a fondo. (Alludendo) Anche se Grazia e Paolo, non ne hanno più bisogno ora.

SARA. Alfredo! Scusalo Grazia, non sa che sta dicendo.

ALFREDO. Ciao a tutti. Ciao Sarina. Non è che… mi accompagneresti a casa? Finalmente ora lo potrai fare. 

SARA. Certo Alfreduccio mio (escono).

PAOLO. (Imbarazzato a causa della presenza di Grazia)

GRAZIA. (Imbarazzata quanto Paolo).

PAOLO. Ecco… forse è meglio che… mi tolga l’accappatoio.

GRAZIA. (Affrettandosi) no!

PAOLO. Perché no? Tu non vuoi che io mi tolga l’accappatoio?

GRAZIA. Credo sia meglio di no Paolo. Scusa, ma come primo giorno una “seconda volta” sarebbe troppo per me.

PAOLO. (All’inizio serio, poi si mette a ridere) tu… tu… pensi che io voglia togliermi l’accappatoio… qui!

GRAZIA. (Annuisce timorosa).

PAOLO. Io voglio solo toglierlo e indossare abiti più consoni… ma di là, non qui.

GRAZIA. (Al pubblico sollevata) per fortuna!

PAOLO. Vado e torno (esce a sinistra).

SCENA VI

Grazia e  Sara

SARA. (Entrando da destra) che bello abitare vicino al proprio ragazzo.

GRAZIA. Siete davvero una bella coppia Sara.

SARA. Grazie Grazia. (Ride) o scusa! Chissà quante volte ti avranno presa in giro per questo gioco di parole.

GRAZIA. (Seria) già. Peccato che con me nessuno lo ha mai fatto

SARA. (Imbarazzata) oh, scusa. (Al pubblico) che gaffe. Fra me e mio padre a figuracce siamo messi proprio bene con lei. (Silenzio fra le due).

GRAZIA. (Al pubblico) che faccio ora? Forse sarà il caso che inizi a comportarmi da madre con lei. Se deve essere mia figlia…

SARA. (Al pubblico) Dovrei forse smetterla di chiamarla Grazia e iniziare a chiamarla… mamma.

GRAZIA. Sara, figlia… mia… vieni e siediti qui vicino a me (si siedono sul divano).

SARA. Si… mamma Grazia…

GRAZIA. (Al pubblico) io non so come ci si comporta con i figli. Devo far tesoro di quello che ho visto in tv. (Si volta verso Sara e fa per dirle qualcosa. Poi si rivolge di nuovo al pubblico) ma io non guardo quelle cose in tv! (Prendendo coraggio, a Sara) Sara…

SARA. Si… mamma.

GRAZIA. Sara… vuoi… vuoi un lecca-lecca?

SARA. (Delusa) Un lecca-lecca… alla mia età?

GRAZIA. (Al pubblico) ho sbagliato. Che mi è preso di proporgli un lecca-lecca. Anche un bambino vedrebbe che non ha… un anno! Vediamo di rimediare subito. (A Sara) Sara, che dici se noi due domani uscissimo e andassimo per negozi?

SARA. (Contenta) veramente? Mi piace andare per negozi mamma Grazia.

GRAZIA. (Al pubblico, fiera di sé) non è poi proprio così difficile essere una madre perfetta. (A Sara) ti porto in un negozio che vende tutto per la scuola e in vetrina hanno uno splendido diario che fa per te.

SARA. (Delusa) Un… diario…? Ma io… non vado più a scuola da un bel pezzo…

GRAZIA. (Al pubblico, senza speranze) è vero. Mi ero scordata che sta cercando lavoro. Com’è difficile sapere ciò che i figli vogliono.

SARA. Ma se a te fa piacere regalarmi un diario, a me va benissimo. Mi può essere ugualmente utile.

GRAZIA. Sul serio? Allora domani usciamo assieme e ti compro quel bel diario rosa.

SARA. (Al pubblico) rosa? ma quanti anni pensa che io abbia? (A Grazia rassegnata) va bene mamma.

GRAZIA. Oh Sara, non ti ho ancora mostrato la tua cameretta.

SARA. Non me l’hai mostrata, ma quando tu non c’eri, su suggerimento di Alfredo e prendendo confidenza con la casa mi sono già imbattuta nella mia (al pubblico) “cameretta”. (A Grazia) Non potevo sbagliare, c’era un biglietto con il mio nome.

GRAZIA. Hai fatto benissimo. Spero ti piaccia.

SARA. Si mamma, è molto carina. E se permetti, ora vorrei andare  a sistemare i mie abiti che sono ancora nelle valigie.

GRAZIA. Ma certo figlia mia. Vai pure.

SARA. Grazie di tutto mamma Grazia (esce).

GRAZIA. (Al pubblico) devo essere rimbecillita. Come ho potuto trattarla come se fosse una bambina piccola. Lecca-lecca, diario rosa e per finire cameretta. Non mi riconosco. È questa situazione non familiare che mi destabilizza.

SCENA VII

Grazia e  Paolo

PAOLO. (Entra da sinistra e non vede Sara) e… Sara?

GRAZIA. È andata nella sua cameretta… stanza a sistemare i suoi vestiti.

PAOLO. (Imbarazzato) a proposito di vestiti… i miei vestiti che sono nelle valigie… ecco… dove li devo sistemare?

GRAZIA. (Imbarazzata) certo… i tuoi vestiti… che tieni in valigia… dato che ti ho… affittato come… (lo dice veloce) marito… forse dovresti sistemarli… (viene interrotta). 

PAOLO. (Imbarazzato e affrettandosi) posso avere un bicchiere di acqua?

GRAZIA. Certo… Paolo. Ora siediti sul divano che chiacchieriamo un po’ come… marito e… moglie. (Mentre va a prendere l’acqua. Al pubblico) marito e moglie! Ma vi rendete conto che ho un marito? E di che possiamo parlare? Io non so cosa piace ai mariti. (A Paolo) ecco l’acqua.

PAOLO. (Che nel frattempo si è seduto) grazie (beve). (I due sono molto a disagio).

GRAZIA. (Prendendo il giornale per cui lavora) Tu… leggi… i giornali?

PAOLO. Si, certo.

GRAZIA. Questo è il giornale per cui lavoro.

PAOLO. Davvero? Devo farti i miei complimenti. Leggo volentieri questo giornale, è scritto e curato proprio bene (prenderà un cuscino in mano per alleviare l’imbarazzo).

GRAZIA. Davvero? Grazie. Però… potresti sistemare il cuscino dove lo hai trovator cui lavoro?? (Paolo sistema) e… quale rubrica ti interessa maggiormente?

PAOLO. La rubrica sportiva. Io adoro lo sport. E tu?

GRAZIA. (Che non sa nemmeno cosa sia, ma sa che deve mentire) si, certo. Anche se devo dire che… lo pratico poco. (Al pubblico) io di sport non me ne intendo per nulla. Devo parlare d’altro. (A Paolo) oltre ad avere il controllo quasi totale del giornale, mi piace leggere la pagina della politica. In particolar modo la politica locale.

PAOLO. Anche a me piace interessarmi alla politica locale. E devo dirti che c’è un assessore che sta lavorando proprio bene e mi piace.

GRAZIA. Oh bene. (Al pubblico) finalmente qualcosa in comune. (A Paolo) come si chiama questo assessore che ti piace?

PAOLO. È l’assessore allo sport. Sapessi quante iniziative ha avuto quest’anno.

GRAZIA. (Idem sopra) oh si certo. Interessanti e molto… popolari. (Volendo cambiare di nuovo discorso) popolari come tante trasmissioni che trasmettono in tv. Ti piace guardare la tv?

PAOLO. Eccome no. La guardo spesso la tv (mette un cuscino sotto una coscia).

GRAZIA. Scusa Paolo, potresti sistemare il cuscino al suo posto? Io non molto a dir la verità però mi piacciono molto le trasmissioni che ti fanno pensare.

PAOLO. Anche a me piacciono Grazia (Grazia è molto compiaciuta e si vede) anche se devo aggiungere che ciò che adoro in assoluto sono i programmi sportivi dove si parla di calcio e tennis.

GRAZIA. (Sempre più scocciata) capita a volte anche a me di soffermarmi su queste trasmissioni piene di… palle. Ma devo dire che le trasmissioni che più mi rilassano in assoluto trattatano di documentari che parlano del… mare. Io adoro il mare. Le vacanze al mare. Il sole, la sabbia, le onde del mare…

PAOLO. Bellissimo. Il mare è proprio la creazione più bella che di Dio ci poteva regalare. Da quando me la passo un po’ maluccio, ho dovuto rinunciare al mare. E devo dire che mi manca purtroppo.

GRAZIA. Ti capisco. Soffrirei anch’io se dovessi privarmi delle passeggiate in riva al mare, i bagni in acqua, le gite in barca.

PAOLO. Si, effettivamente tutte queste cose mi mancano, ma ciò che mi manca in assoluto è… lo sci d’acqua, le corse sulle onde con il surf.

GRAZIA. (Adirata. Al pubblico) e no, ora basta! Vi ricordate quando vi dissi che non sapevo cosa piacesse agli uomini? Ecco, ora lo so! (Suono di campanello).  

SCENA VIII

Grazia,  Paolo e Alfredo

ALFREDO. (Entrando da destra) Posso entrare?

GRAZIA. Entra pure. (Alterata) e non azzardarti a dirmi il tuo sport preferito perché non mi interessa.

ALFREDO. Io.. io.. volevo solo sapere come stava andando con la tua famiglia. (Chiede a Paolo con lo sguardo il motivo per cui Grazia è un po’ strana. Paolo risponde allo stesso modo che non lo sa).

GRAZIA. Bene! Devo dire che non potevo avere altra famiglia migliore di questa.

ALFREDO. Sei sicura? Perché… mi sembri un po’…

GRAZIA. Cosa? Sono felicissima. Con Sara ho un feeling invidiabile e con Paolo ci troviamo d’accordo su tutto.

ALFREDO. Sono molto contento Grazia. Lo sapevo che ti sarebbero piaciuti. (Suono di telefono).

GRAZIA. Scusate (va a rispondere).

ALFREDO. (A Paolo piano) la vedo un po’ agitata. Che è successo?

PAOLO. Nulla. Penso sia preoccupata per la mia attitudine. Ha scoperto che pratico molto sport.

SCENA IX

Grazia,  Paolo,  Alfredo e Sara

SARA. (Entra dal fondo).

GRAZIA. Ciao Silvio. (Mette la mano al ricevitore e dice ai tre) è il mio braccio destro. Si certo, dimmi pure… Cosa? Hai organizzato una cena? Certo che vengo, dimmi quando e dove… Bene, non mancherò, stanne sicuro... Ah, c’è un’altra cosa? Dimmi, dimmi pure… (Alzando il tono di voce) Cosa? È una cena a cui si dovrà partecipare con la famiglia? Ah!... no nulla, non c’è nessun problema… Se io ho una famiglia? Certo che io ho una famiglia. Tutti hanno una famiglia al giorno d’oggi! Non capisco come ti vengono in mente certe domande!... Se non l’ho mai detto ci sarà stato pure un motivo, io dico… Vuoi sapere il motivo? Semplicissimo: io tengo ben separato il lavora dalla mia vita privata… Non capisco come ti possa sentire imbarazzato a chiedermi di invitare la mia famiglia… Certo che so cos’è una famiglia e come è composta… Non ho nessun problema a dirti come è composta la mia famiglia: ho un marito, (guarda Paolo) devo dire un bel marito e anche atletico… Si, atletico, non immagini quanti sport pratichi… E poi ho anche una figlia… Si femmina… A chi assomiglia… Lo sai Silvio che le figlie assomigliano sempre al padre. Posso pensare che la tua curiosità sia giunta al termine? Va bene. Ci vediamo sabato sera allora (appoggia il ricevitore e poi guarda i tre) famiglia, mi dovete aiutare. Dobbiamo dimostrare al mio capo cha noi siamo una vera famiglia! Presto, al lavoro!

SIPARIO

ATTO TERZO

SCENA I

Paolo  e Sara

PAOLO. (Seduto sul divano con Sara) dov’è finita Grazia! Le sue ultime parole sono state: presto, al lavoro! Ed è sparita in camera… sua.

SARA. Vero. Lei è in camera sua da un’ora e tu… in camera tua (indica il divano).

SCENA II

Paolo,  Sara e Grazia

GRAZIA. (Entrando da sinistra con un quaderno) ecco qui il nostro punto di partenza.

PAOLO. Un quaderno dovrebbe essere il nostro punto di partenza?

GRAZIA. Certo. Ho elencato alcune domande alle quali verranno concordate delle risposte che ognuno di noi, avrà modo poi di studiare per bene.

PAOLO. In modo da apparire una famiglia vera.

GRAZIA. Si, una famiglia vera.

SARA. Ben detto mamma. Vuoi iniziare da me? Dimmi la prima cosa che vuoi sapere (si siede su una sedia).

GRAZIA. Scusa Sara, ecco… vorrei tu mettessi più attenzione nello spostare le sedie… e ti prego sii composta.

SARA. Si certo mamma (a Paolo) non sarà sempre così voglio sperare!

GRAZIA. Non offenderti Sara ma… preferirei iniziare con tuo padre. Il punto è che sarà sicuramente lui sotto i riflettori. Capisci? (Si siede sul divano con Paolo).

SARA. Ok. Messaggio ricevuto. Vai pure con papà.

GRAZIA. Bene. Paolo, che cognomi porti?

PAOLO. Valessi.

GRAZIA. (Scrive) io da ragazza Mareni, ma ora… sono la signora… Valessi? Giusto?

PAOLO. Giusto. (Interessato) e quanti anni hai?

GRAZIA. (Indispettita) primo, le domande qui le faccio io e secondo, non si chiede mai l’età ad una signora.

PAOLO. Ad una signora qualsiasi, sono d’accordo, ma non quando si tratta della propria moglie.

SARA. Esatto papà, hai ragione.

GRAZIA. (Ferma) Sara! Vai subito nella tua stanza!

SARA. Ma mamma, non sono più piccola da mandarmi nella… (viene interrotta).

GRAZIA. Scusa Sara, mi sono lasciata un po’ trasportare. E tu Paolo quanti anni hai? Tutto sommato anch’io dovrei sapere la tua età.

SARA. E brava mamma. Che rispondi papà?

PAOLO. Sara! Vai subito nella tua stanza! (Poi si affretta) scusa Sara, mi sono lasciato contagiare. Io non ho nessun problema a dire la mia età. (Alza il tono di voce all’inizio e poi finirà per non far capire nulla) ebbene io ho… sesssantctctc…. E tu?

GRAZIA. (Volendo subito cambiare discorso) anch’io! E dove ci siamo conosciuti?

SARA. Fermi, fermi, io non ho capito che età avete detto.

GRAZIA. PAOLO. Sara! Vai subito nella tua stanza.

SARA. Ma allora è un vizio il vostro?

GRAZIA. (A Paolo) allora, stavo dicendo… dove ci siamo conosciuti?

SARA. Che dite… al liceo?

GRAZIA. Ma, non saprei… mi piacerebbe qualcosa di più romantico. Che dite… in un bar?

PAOLO. E in un bar ti sembra un incontro romantico? No, Grazia. (Pensa) noi ci siamo incontrati… in vacanza… al mare… a Cannes!

SARA. (Lasciandosi trasportare) Davvero? Non me lo avevi mai detto.

PAOLO. Sara. È per finzione, lo sai. (Pensa) Allora… al mare… in riva al mare tu stavi camminando mentre io facevo jogging. E poi… (pensa).

GRAZIA. (Al pubblico) nel sangue ha solo lo sport. (A Paolo) e poi tu nella foga di correre… mi hai urtato ed io ho perso… (viene interrotta).

SARA. La dentiera!

PAOLO. Sara! Scusa Grazia, ma penso che Sara sia un po’ frastornata a causa della nuova situazione che si è venuta a creare. (A Sara) ma vuoi che abbia avuto anche la dentiera da giovane?

GRAZIA. Come, come? Che vuol dire quell’”anche”? I denti che ho, caro maritino mio, sono ancora tutti miei. (Al pubblico) o quasi.

PAOLO. (Affrettandosi) certissimamente! (Muovendosi) allora, stavo dicendo che… (Viene interrotto).

GRAZIA. Paolo, cerca di non stropicciarmi troppo i miei cuscini!

PAOLO. Si certo cara.

SARA. Cara?

PAOLO. Se dobbiamo fingere di essere marito e moglie…

SARA. è vero!

PAOLO. (Alzando il tono di voce) posso proseguire? (Le due donne annuiscono) stavo dicendo che mentre tu camminavi, io sopraggiungevo correndo e… ti ho urtato facendoti cadere.

GRAZIA. Eh si. Devo proprio aver dato un bello spettacolo di me a chi mi stava guardando. (Sospirando) prosegui.

PAOLO. (Con dolcezza) mortificato di quel gesto brutale, ho cercato di alzarti prendendo le tue esili mani (prende le mani di Grazia) e a quel contatto…

GRAZIA. (Rapita) si, vai pure avanti…

PAOLO. E quel contatto ha acceso in me una miccia che poi è diventata fuoco quando i miei occhi hanno incrociato i tuoi…

GRAZIA. E poi…

PAOLO. E poi … (viene interrotto).

SARA. E poi io vado da Alfredo perché a stare qui con voi due potrei anche… bruciarmi! (Si alza).

GRAZIA.Piano con quella sedia! Ma… non la sistemi?

SARA. Si certo mamma. (Mentre la sistema, piano a Paolo) ma che avranno di speciale queste sedie!

PAOLO. (Piano a Sara) e il divano allora? (Esce a destra).

SCENA III

Paolo e Grazia

PAOLO. Ritornando a noi… stavo dicendo che… i nostri occhi si sono incrociati… e poi… e poi… niente. Sara mi ha fatto perdere il filo.

GRAZIA. E no! Ora lo cerchiamo questo filo e vedrai che lo ritroviamo subito. Ho trovato uno a cui piaccio da giovane, figuriamoci se me lo lascio scappare. Dopo gli incroci degli occhi, mi hai chiesto un appuntamento. Ricordi ora?

PAOLO. Brava. (Teneramente) ora ricordo perfettamente. Siamo usciti la sera stessa. Cena romantica al ristorante… da Pier. A Cannes, a quei tempi, ci sarà stato certamente un ristorante con questo nome…

GRAZIA. Sicuro. E poi? Ti prego, prosegui.

PAOLO. E poi è seguita una passeggiata altrettanto romantica sul lungo mare… teneramente abbracciati.

GRAZIA. E poi…

PAOLO. E poi… ti ho invitata nel mio hotel e lì… è successo.

GRAZIA. (Offesa) cosa?! Io mi sarei concessa lo stesso giorno che ti ho conosciuto? Nemmeno per sogno e nemmeno fantasticando come stiamo facendo noi. Devi sapere che io ho un’alta moralità e poi… non sono mai stata una “facilona”. Il finale è da cambiare Paolo. (Al pubblico) stava andando così tutto bene…

PAOLO. Non è come tu pensi, Grazia. Se ho pensato questo è per un motivo.

GRAZIA. E si è capito molto bene questo motivo.

PAOLO. Stavo cercando di unire in un solo giorno tutti gli eventi della nostra storia.  In quella notte infatti sarebbe avvenuto anche il concepimento di Sara.

GRAZIA. (Sempre più offesa) pure!

PAOLO. Come ti stavo dicendo, se noi mettiamo insieme il tutto in una giornata sola, sarà difficile poterci confondere quando i tuoi colleghi vorranno sapere come sono andate le cose. Sbaglio forse?

GRAZIA. (Sospira non molto convinta) ora proseguo io. Ci siamo sposati dopo tre mesi e abbiamo trascorso la luna di miele a… (pensa).

PAOLO. A Cannes.

GRAZIA. Anche la luna di miele? Ma ci siamo già stati tre mesi prima?

PAOLO. Sai, sempre per il fatto che così non ci potremo confondere.

GRAZIA. (Al pubblico) se mi avesse portato alle Bahamas non lo avrei certo confuso. Ora voglio pensare a quando ci vedranno entrare insieme sabato, nel ristorante.

PAOLO. Va bene. Ma ci dovremmo alzare in piedi però (si alzano). Ci mettiamo vicini…

GRAZIA. (Grazia va subito a sistemare i cuscini che Paolo ha spostato) scusa, non erano al loro posto. Dicevi?

PAOLO. Dicevo… ci mettiamo vicini… (lo fanno) e… Grazia, ma noi alla nostra età siamo ancora innamorati?

GRAZIA. E tantissimo anche! E poi noi, noi non abbiamo età. Noi, siamo… noi.

PAOLO. Bene. Mi piace. Io direi di entrare… mano nella mano. Va bene?

GRAZIA. Benissimo. (Si danno la mano) e poi entriamo guardandoci negli occhi?

PAOLO. Non mi sembra il caso Grazia. Sembreremmo un po’ eccessivi dopo trent’anni di matrimonio. Potrebbero insospettirsi.

GRAZIA. È vero. Non ci avevo pensato.

PAOLO. Però, possiamo fare un’altra cosa.

GRAZIA. Per esempio?

PAOLO. Quando io ti farò accomodare a tavola… perché io sono sempre stato un marito cavaliere (mentre parla fa accomodare Grazia al tavolo) un bacio… te lo voglio dare.

GRAZIA. (Di getto) E bravo Paolo! Bella trovata! Così li farò morire d’invidia. (Rendendosi conto) si, ho capito… un bacio… ma come…

PAOLO. (Abbassandosi per baciarla) un bacio… vero.

GRAZIA. (Allontanandolo) e no! Un bacio vero a teatro non si può. Me lo ha detto una mia amica che lei, di teatro, se ne intende.

PAOLO. Vada per (avvicinandosi di nuovo) un semplice… bacio (a pochi centimetri dal contatto, Sara entra improvvisamente dalla porta).

SCENA IV

Paolo,  Sara e Grazia

SARA. Devo dire che vi state preparando veramente bene. Siete molto convincenti come marito e moglie. (I due si ritraggono imbarazzati).

PAOLO. (Imbarazzato) è una scena forte, ma che andava provata dato che a Grazia piaceva far morire d’invidia i suoi colleghi.

GRAZIA. Si, è così, ma l’idea è stata tua però. Pensa Sara che tu padre, avrebbe voluto baciarmi veramente se io non lo avessi fermato. 

SARA. A teatro… un bacio vero? Papà…

PAOLO. Scusate se io non lo sapevo.

SARA. (Al pubblico) meglio cambiare subito discorso. (Ai due) spero che abbiate avuto tempo a sufficienza per le vostre prove e che ora sia arrivato il mio turno, Grazia.

GRAZIA. Non avevamo ancora finito, ma di tempo ne abbiamo ancora, vero… caro?

PAOLO. Si, tesoro. Mi piace il tuo “caro”.

GRAZIA. E a me piace il tuo “tesoro”.

SARA. (Alzando gli occhi al cielo) oddio che debbo vedere. (Per cambiare di nuovo discorso) Grazia, io sono nata il 3 giugno di 32 anni fa.

GRAZIA. Il 3 giugno? Anch’io!

PAOLO. Davvero? Che bella coincidenza! (Ripensandoci) per niente bella per il nostro scopo. I colleghi lo rimarcherebbero più volte e chissà quante altre cose vorrebbero sapere che avete in comune.

GRAZIA. E qui di sicuro chissà quanti sbagli faremo. Come possiamo risolvere la questione?.

PAOLO. Semplice: una di voi due dovrà cambiare data di nascita.

SARA. Cambiare data di nascita? Io non cambio proprio un bel nulla, la mia data mi piace.

GRAZIA. E io non la posso cambiare perché i miei colleghi la conoscono già.

PAOLO. Di questo troveremo la soluzione più avanti. Ora pensiamo a quando Sara era piccola.

GRAZIA. Si dai, di quando andava a scuola. Sei andata a scuola da piccola vero?

SARA. Ovvio, mamma.

PAOLO. Io direi di inventare qualcosa di simpatico che riesca ad attirare su di sè l’attenzione dei colleghi in modo che si parli solo di questo e non di altre cose.

GRAZIA. Ma sei un genio della truffa, Paolo!

PAOLO. (Pensando) si potrebbe raccontare che tu Grazia, l’accompagnavi a scuola e che poi… (ride) ti dimenticavi spesso e volentieri di andare a ritirarla dopo la scuola (ride). Sai, per via del lavoro.

GRAZIA. Così almeno i mie colleghi penseranno subito alla  “brava mamma” che sono stata.

SARA. Papà, guarda che sei tu quello che mi accompagnava a scuola e che spesso si dimenticava di passarmi a ritirare!

GRAZIA. (Ride) davvero! Che papà meraviglioso sarai stato! Oh scusa, non sarà stata certo per colpa tua ma… ma per via del lavoro. (Ride).

SARA. Lavoro che ora mi chiama. Mamma, papà, ho un colloquio di lavoro.

PAOLO. Molto bene Sara. Sono molto contento di questo (suona il cellulare di Grazia).

GRAZIA. (Controlla) è Franca. È per lavoro. Scusate (Esce a sinistra).

PAOLO. Se devo dire la verità, anch’io ho un colloquio di lavoro anche se non lo ho ancora detto a nessuno per scaramanzia.

SARA. Speriamo che sia la volta buona per tutti e due allora. Ma… volevo chiederti una cosa… che dici di… Grazia.

PAOLO. Grazia? Grazia è una persona simpatica tutto sommato e anche una bella donna, … diciamolo pure. Si, come hai notato ha le sue manie di zitella, ma non è male. Anzi, devo dire che se fosse più giovane di qualche anno l’avrei anche potuta trovare interessante e prendere in considerazione.

SARA. Ma se tu ed io non sappiamo nemmeno quanti anni ha? Ma dimmi la verità, ti piace un po’, vero?

PAOLO. Dire piacere è esagerato Sara. Diciamo che è un tipo… particolare.

SARA. (Al pubblico) si vede che ora si dice così. A me Grazia piace invece. Si, anch’io ho notato che non è abituata ad avere gente in casa, ma devo dire che ce la sta mettendo tutta per essere una buona madre. Molto di più per essere una buona moglie. Vero papà?

PAOLO. Ma tu non avevi un colloquio?

SCENA V

Paolo,  Sara e Grazia

GRAZIA. (Entrando da sinistra) risolto anche questo problema. Se non ci fossi io…

SARA. Scusa Grazia, ma noi dobbiamo uscire per… lavoro.

GRAZIA. Come… noi? Non era solo Sara che aveva un colloquio di lavoro?

SARA. Si, ma poi ho scoperto che anche papà ne ha uno.

GRAZIA. (Colta di sorpresa) ah, anche tu… Paolo?

PAOLO. Si, anch’io ho un colloquio. Ma torneremo presto per riprendere le nostre prove di famiglia.

GRAZIA. Si, si. Andate pure. A più tardi. (I due escono a destra. Non molto convinta) Eccomi qui sola finalmente. Mi mancava la mia solitudine. (Non sa però che fare. Prima si siede sulla sedia, poi sul divano, poi inizia a leggere. Poi si alza e va sulla sedia e poi di nuovo sul divano. Suono di campanello. Si alza veloce contenta) sono già tornati!

SCENA VI

Grazia e Alfredo

ALFREDO. (Entrando) posso entrare?

GRAZIA. (Cupa) ah, sei tu.

ALFREDO. Che accoglienza. Frena l’entusiasmo Grazia, mi raccomando.

GRAZIA. Scusa Alfredo, ero sovrappensiero.

ALFREDO. Stavi forse pensando a… Paolo?

GRAZIA. Paolo… chi?

ALFREDO. Spiritosona. (Alludendo) Sbaglio o tu e Paolo…

GRAZIA. (Decisa) sbagli.

ALFREDO. E no, è difficile che io sbagli su queste cose.

GRAZIA. Sbagli, ti dico. Paolo si, è… simpatico, una persona a modo… (viene interrotta).

ALFREDO. …con cui ti trovi bene. Grazia, sii sincera almeno con te stessa.

GRAZIA. (In un momento di debolezza) ecco… si, Paolo è molto attraente e devo dire che… se fosse stato più giovane di qualche anno l’avrei anche potuto trovare interessante e tenere in considerazione.

ALFREDO. Davvero? Lo sapevo che il signor Paolo, era ancora un rubacuori.

GRAZIA. (Riprendendo in mano la situazione) scusa Alfredo, forse non hai capito ciò che volevo dire. Volevo solo dire che… Paolo non mi interessa anche se è un bell’uomo. Anche Sara è una brava ragazza. Si, devo dire che avere una famiglia mi piace, ma se dovessi scegliere fra loro e la mia indipendenza… scelgo la seconda. (Volendosi convincere) Si, si, sicuramente la mia indipendenza.

ALFREDO. Ne sei proprio convinta?

GRAZIA. Si, si. (Al pubblico) o forse no?

ALFREDO. Beh, se le cose stanno così, allora non soffrirai se domani Paolo e Sara, torneranno in possesso del loro appartamento.

GRAZIA. (Preoccupata) come? E tu… come lo sai?

ALFREDO. L’avvocato Marriti mi ha consegnato questa lettera per loro due (mostra una lettera), dato che mi conosce in quanto fidanzato di Sara  mi ha anticipato che Sara e Paolo, possono rientrare in casa loro già da domani in quanto lo sfratto non può ritenersi valido. Ma non mi ha detto il motivo.

GRAZIA. (Sempre più preoccupata) ma… Sara e Paolo lo sanno già?

ALFREDO. No. Ero venuto apposta per riferirlo loro (guarda l’orologio) ma penso siano fuori per i colloqui di lavoro. Sbaglio, forse?

GRAZIA. (Triste) No. Infatti non ci sono. Alfredo… tu pensi quando lo sapranno, se ne andranno… subito? E mi lasceranno di nuovo sola?

ALFREDO. Ma… non saprei… (ricordandosi della parola “sola”) sola? Ma non mi hai appena detto che preferivi la tua indipendenza?

GRAZIA. (Sempre triste) si… l’ho detto… ma io… (Al pubblico) tanto se ne andranno, lo sento. Si certo che mi piace la mia indipendenza e per me possono andarsene quando vogliono. Solo che… capivo che Paolo… cominciava ad affezionarsi a… me.

ALFREDO. Davvero? Sai che ho avuto anch’io la stessa impressione? (Serio) allora siamo nei guai. Paolo è tanto una brava persona che quando si affeziona alle cose o alle persone, ha poi una certa difficoltà a fare una scelta. È sempre stato così, me lo ha detto Sara. Pensa che un volta… (viene interrotto).

GRAZIA. (Quasi felice nella speranza che possa scegliere lei) davvero? (Poi si rende conto che lei non è nessuno per Paolo, è solo una sua sensazione che a Paolo lei interessi) penso che Paolo debba tornare alla vita di sempre anche in virtù che… (viene interrotta).

ALFREDO. … che tu preferisci vivere da sola.

GRAZIA. (A malincuore) esatto. Vorrei che Paolo non si sentisse in colpa nei miei confronti e perciò, ho deciso di prendere una decisione importante: sarò io che manderò via Paolo da casa mia con una scusa. L’importante è che tu gli mostri la lettera solo dopo che io l’avrò cacciato.

ALFREDO. Ma sei sicura di questa importante decisione? Potrebbe…

GRAZIA. Odiarmi? È possibile. Tanto sceglierebbe sempre di andarsene perciò che venga cacciato o che se ne vada spontaneamente per me non ha differenza.

ALFREDO. Sei proprio decisa? Sai che ti dico Grazia? Paolo è proprio uno stupido a lasciarsi scappare una come te.

GRAZIA. Sei troppo gentile Alfredo, ma sono io la stupida ad aver solo pensato al lavoro… (poi si affretta a dire, consapevole di essersi lasciata troppo andare) cioè volevo dire che io ho amato il mio lavoro come… (viene interrotta).

ALFREDO. Si, si, ho capito perfettamente Grazia. (Al pubblico) ma a chi la vuole dare a bere? Ma… e la cena coi tuoi colleghi?

GRAZIA. Inventerò una scusa per non andarci e poi… vedremo. 

ALFREDO. Va beh, allora io vado. Ciao Grazia.

GRAZIA. (Sola. Al pubblico) ed io che cominciavo a sentire dentro di me il sogno di poter cambiare la mia vita. Da quando ho provato come si sta a vivere con persone che possono far parte della tua vita, vorrei davvero cambiarla e far diventare reale questa famiglia. Ho mentito ad Alfredo, non avrei più voluto tornare alla mia indipendenza. Pazienza. (Pensando) Che scusa mi posso inventare per cacciarlo di casa? Devo trovare qualcosa di convincente… (Suono di campanello).

SCENA VII

Grazia e Paolo

PAOLO. (Entra subito) Grazia, ho un lavoro! Un signor lavoro! Ti rendi conto? E penso che sia tu la causa della mia fortuna. (Si accorge che Grazia non dice nulla) va tutto bene Grazia?

GRAZIA. Si certo. Sono molto contenta per te…ma… ecco… (Decisa) tu e Sara non potete più rimanere qui.

PAOLO. (Serio) perché? (Ride) stai scherzando vero? Quasi, quasi ti avevo creduto. Dovresti fare l’attrice Grazia.

GRAZIA. No Paolo, non sto scherzando.

PAOLO. Ma… ma perché non ci vuoi più qui?

GRAZIA. Ecco… sappi che se ho preso questa decisione è perché è successo qualcosa di molto importante.

PAOLO. Dimmi tu cosa possiamo aver fatto per meritarci questo.

GRAZIA. Ecco… più volte ti ho detto di… (non sa che dire) di non stropicciarmi i cuscini del divano!

PAOLO. Come? Tu mi mandi via da casa perché ti stropiccio i cuscini?!

GRAZIA. (Decisa) certo. E non solo per quello.

PAOLO. C’è pure dell’altro?

GRAZIA. Si caro il mio Paolo. (Al pubblico) e che m’invento ora?

PAOLO. Sentiamo che altro disastro ho combinato.

GRAZIA. Nessun disastro… è solo che… che… non mi piace il tuo modo di vestire.

PAOLO. Cosa? Grazia, ma sei impazzita? Ti rendi conto che sono scuse ridicole?

GRAZIA. Per te potranno sembrare ridicole, per me invece sono vitali. (Al pubblico) ora devo esagerare altrimenti non se ne va. E ti dico di più, tu Paolo, sei… troppo vecchio per sembrare mio marito!

PAOLO. Questo è troppo! Io troppo vecchio per te? Io troppo vecchio per te? Io… io… sono io che me ne vado, non tu che mi cacci! Aria… ho bisogno di aria fresca… (Esce a destra sbattendo la porta).

GRAZIA. (Sola. Alzando la voce per farsi sentire) E non mi piaci nemmeno perché sbatti troppo forte la porta! (Al pubblico) ho esagerato… vero? (Nervosa, si muove avanti e indietro).

SCENA VIII

Grazia e Sara

SARA. (Entrando senza suonare) mio padre mi ha detto che ci hai cacciato e che devo prepararmi le valigie. È vero Grazia o mio padre sta impazzendo? 

GRAZIA. È vero… in parte. Si, io gli ho detto che dovete andarvene, ma di valigie io non ho parlato. (Al pubblico) almeno questo io non l’ho detto.

SARA. Ma… perché Grazia? Pensavo ti piacessimo…

GRAZIA. (Titubante) si, certo che… mi piacete, è solo che…

SARA. Si, si, lascia perdere Grazia. Ho capito. Vado a preparare le valigie (esce al fondo).

GRAZIA. (Al pubblico) oddio, come farò a reggere fino alla fine?

SCENA IX

Grazia, Sara e Paolo

PAOLO. (Entrando con slancio) io non mi muovo di qui!

GRAZIA. (Si spaventa).

PAOLO. Ho stipulato un contratto verbale con te e lo voglio mantenere fino alla fine. Cercherò di non stropicciare più i cuscini e di… vestirmi meglio.

GRAZIA. (Presa in contropiede) non so… ma forse…

PAOLO. E per quanto riguarda la mia età… conosco il dipendente comunale all’ufficio anagrafe e vedrò di far cambiare la mia data di nascita.

GRAZIA. Non ho mai saputo che si potesse fare.

PAOLO. Insomma! Io non mi muovo di qua!

GRAZIA. (Al pubblico) e ora che faccio? (Pensa) senti Paolo, se è per il compenso che abbiamo pattuito e che non abbiamo ancora stabilito, sappi che non perderai un centesimo. (Il telefono fisso suona. Grazia va a rispondere). Silvio! (A Paolo piano) il mio capo. Dimmi tutto… come? Vuoi parlare con mio marito perché tu non credi che esista? Silvio, mi stai offendendo… anche gli altri non mi credono?... a me non interessa ciò che voi pensate e perciò… no che non ho paura di nulla. Vuoi parlare con mio marito? Te lo passo subito.

PAOLO. (Piano a Grazia) io? Ma non mi avevi appena cacciato?

GRAZIA. (Piano a Paolo e mettendo una mano sul ricevitore) si, ma non mi hai appena detto che vuoi rispettare il contratto verbale? Ti darò il doppio.

PAOLO. Io risponderò solo se tu mi dici… quanti anni hai.

GRAZIA. (Forte) mai! (Parlando con Silvio) no Silvio, non dicevo a te ma a mio marito. (Piano a Paolo) rispondi e ti dirò quanti anni ho! (Al pubblico) forse.

PAOLO. (Prende il telefono) sono Paolo, il marito di Grazia… mi dica… si sono il marito di Grazia… che vuole che le dica… Grazia… è.. Grazia!

GRAZIA. (A queste parole alza gli occhi al cielo) esagera un po’ !

PAOLO. Prego?... devo dire a Grazia di non suggerire? Senta Silvio, io non ho bisogno di suggerimenti per descrivere mia moglie... buon per lei. Allora… che dire di Grazia. Grazia è semplicemente meravigliosa ed io ne sono innamorato come il primo giorno che l’ho vista.

GRAZIA. (Fa segno ok ad ogni riposta).

PAOLO. Vuol sapere altro? La data di nascita? Il 3 giugno. Gli anni? Mi dispiace ma non è buona educazione chiedere l’età di una signora… si lo so che lei lo sta chiedendo a me e non a mia moglie… ma è sempre l’età della mia signora! Questo non glielo dirò mai!... vuole anche sapere il fiore preferito di mia moglie… ecco…

GRAZIA. (Imita la margherita togliendo i petali e mimando le parole: mama-non mama. Lo farà in modo simpatico come tutto ciò che dovrà mimare).

PAOLO. La margherita!... come esatto? Non stiamo facendo un quiz su mia moglie signor Silvio. Si contenga… il cibo. Il cibo che mia moglie preferisce…

GRAZIA. (Imita il nuoto).

PAOLO. Il cibo che mia moglie predilige è il pesce… vuole anche sapere che tipo di pesce…

GRAZIA. (Imita un combattimento a spada).

PAOLO. Impazzisce per il pesce spada. È soddisfatto ora?... No. Allora si sbrighi che ruba tempo alla mia famiglia. La canzone preferita di mia moglie… ecco, ce ne sono parecchie devo dire… ma…

GRAZIA. (Imita con le mani un cerchio piccolo, poi uno più grande e infine gli manda baci).

PAOLO. (Che non ha capito) ecco… cerchio… piccolo…

GRAZIA. (Fa segno: no il primo nome ma si il secondo).

PAOLO. Piccolo.

GRAZIA. (Annuisce e poi mima il grande e poi di nuovo baci).

PAOLO. Piccolo… grande amore! Questo piccolo grande amore. Sa, a Grazia ne piacciono tante e ricordarsi la preferita, capisce che non è facile anche per il proprio marito. Penso di aver soddisfatto appieno la sua curiosità perciò ora… va bene, ma che sia l’ultima domanda però… Il film preferito.

GRAZIA. (Mima se stessa con i baffi e indica gli anelli al dito).

PAOLO. (Che non capisce) Baffi… anelli…

GRAZIA. (Fa no con la testa e imita una camminata da uomo toccandosi i baffi. Poi indica di nuovo gli anelli al dito).

PAOLO. Anelli… uomo… anelli… Il Signore degli anelli! Il film che mia moglie preferisce è: Il Signore degli anelli… certo che è esatto! La conoscerò meglio io mia moglie di lei! Ma… a proposito, come mai lei sa tutte queste cose su mia moglie?... era uno dei quesiti per l’assunzione al lavoro? Non so come mai, ma le voglio credere e non voglio approfondire l’argomento nonostante io sia molto geloso di mia moglie… ci vediamo alla cena di sabato. Arrivederci. (Appoggia il ricevitore).

GRAZIA. (Felice) grazie Paolo, sei stato bravissimo.

PAOLO. Non è stato così difficile. Come mai sapeva tutte quelle informazioni su di te?

GRAZIA. Avrà corrotto gli altri colleghi. Ne sono sicura.

PAOLO. (Sorride) sai che hai un futuro come “mimo”? (Si siede sul divano).

GRAZIA. (Sorride e si va a sedere vicino a Paolo) davvero? Vorrà dire che qualora verrò licenziata (al pubblico) a causa della cena, (a Paolo) dal giornale, so già quale sarà il mio futuro lavoro.

PAOLO. (Ride) siamo proprio una bella coppia di teatranti. Per fortuna nessuno ci ha visto.

GRAZIA. (Alludendo al pubblico) e si, proprio nessuno. E hai visto come mi sono destreggiata bene con la spada?

PAOLO – GRAZIA. (Ridono a crepapelle).

SARA. (Entra dal fondo con le valigie) beh, che c’è da ridere? Papà, siamo appena stati sbattuti in strada da quella che avrebbe dovuto essere mia madre anche se per poco e tu… ridi? Ma ti ha dato di volta il cervello? Ora ridi col nemico?

PAOLO. Sara, non dare del nemico a Grazia che non sta bene. Ho cambiato idea e voglio rispettare il contratto di ”famiglia in affitto”.

GRAZIA. (Ritorna in sé) Ecco… volevo ringraziarti per ciò che hai fatto nonostante io ti abbia trattato male, il fatto è che… (viene interrotta).

PAOLO. L’ho fatto molto volentieri. E poi mi sono anche divertito.

SARA. Non so che abbiate fatto, ma si vede che ti sei divertito. Sei troppo buono tu papà.

PAOLO. Io sono buono solo (guarda Grazia) con le persone che se lo meritano.

SARA. Papà, Grazia ci ha appena sbattuti fuori da casa sua, ricordi? (Suono di campanello).

SCENA X

Grazia, Sara, Paolo e Alfredo

ALFREDO. Posso entrare? (Entra).

SARA. Si, vieni, Alfredo che ti racconto una bella storia sulla tua cara vicina. Ci ha cacciato di casa.

ALFREDO. Ve lo ha già detto?

PAOLO. Ma io non me ne andrò da qui. Mai.

GRAZIA. Non te ne vuoi andare nonostante io non ti voglia qui?

PAOLO. Certo. E sai perché? Perché Alfredo mi ha detto tutto.

GRAZIA – SARA. Tutto… cosa? (Guardano Alfredo).

ALFREDO. (Imbarazzato) ecco… io…

PAOLO. Alfredo ha detto che possiamo rientrare, già da oggi, in possesso del nostro vecchio appartamento.

SARA. Davvero? Evviva! Andiamocene subito che qui non siamo i benvoluti (guarda Grazia).

GRAZIA. (Abbassa la testa).

PAOLO. Io non mi muoverò da qui. Grazia, vuoi sposarmi?

GRAZIA. Come?

SARA. Papà che stai dicendo? Ma… ma… ma sei impazzito?

ALFREDO. È sicuro di star bene signor Paolo?

PAOLO. Mai stato meglio. Grazia, vuoi sposarmi?

SARA. Ma mi vuoi far morire allora papà! Ma perché le chiedi questo dopo ciò che ci ha fatto?!

PAOLO. Perchè Grazia ha preso quella decisione perché temeva di farci soffrire.

SARA. Lei ci ha cacciato per non farci soffrire… e se lo avesse voluto sul serio, che avrebbe fatto?

PAOLO. Grazia, accetti?

GRAZIA. (Non sa che rispondere) io…

SARA. (Sospirando) Devo dire papà che se Grazia piace a te, non potrà che piacere anche a me… nonostante lo sfratto di cui ho capito gran poco.

PAOLO. (A Grazia) ti prometto che mi comporterò come un marito dolce, premuroso… e… (viene interrotto).

SARA. Oddio che devo sentire. Grazia, ti prego accettalo subito così, com’è, altrimenti mio padre si scioglierà sul pavimento.

GRAZIA. Paolo… non saprei… rinunciare alla mia indipendenza… non so…

SARA. Ma vuoi mettere mio padre inconfronto alla tua indipendenza?

ALFREDO. (Pensando) se voi due vi sposerete, abiterete sicuramente qui e l’altro appartamento rimarra libero, vero? Sara, sarà il nostro nido d’amore!

SARA. è vero! Grazia, ti prego sposa papino anche… ieri! (Ad Alfredo) un appartamento per noi…

PAOLO. Ehi voi due piano. Per l’appartamento ne riparleremo in un altro momento. Grazia, Grazia del mio cuor… (Sara alza gli occhi al cielo).

GRAZIA. Paolo, riuscirai a sopportare i miei pochi… difetti?

PAOLO. Pochi? (Grazia lo guarda male) pochissimi. Eccome li potrò sopportare. Anzi li amerò tutti.

SARA. Ci risiamo. Ti prego Grazia, accetta la sua proposta.

GRAZIA. Accetto con molto piacere.

PAOLO. (L’abbraccia). Non te ne pentirai. Ma… nelle pubblicazioni matrimoniali ci dovrà essere scritta la data di nascita vero?

GRAZIA. Nella mia no!

SARA. Ragazzi (al pubblico) ragazzi… io e Alfredo, come regalo di nozze, vi vogliamo regalare la luna di miele. Che dici Alfredo?

ALFREDO. Assolutamente si. E su quale località ci dobbiamo orientare?

PAOLO – GRAZIA. (Si guardano) Cannes!

SARA. Che fantasia!

SIPARIO