Una famiglia normale… forse

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Una famiglia normale... forse

di Vincenzo Rosario PERRELLA ESPOSITO

(detto Ezio)

31/05/2017

Personaggi: 8

Vincenzo Rizzo

Rossella

Luna

Maria

Giosuè

Diletta Ante

Yuri

Attilio

Portici, casa Rizzo. La storia tratta dei problemi normali di una famiglia normale… forse! Trattasi di persone non molto benestanti, ma particolarmente viziati. La famiglia Rizzo è di tipo matriarcale, anche se Rossella, la madre di famiglia, unica ad avere un lavoro, non sempre riesce a gestire le cose. Obbliga suo marito Vincenzo (disoccupato) a fare lavori di tipo domestico, con risultati scadenti. Allora si cerca una collaboratrice domestica, ma are che nessuna risponda alle caratteristiche richieste, e così se ne cambia una ogni tanto (restano in prova e poi vengono mandate via), cosa che accade a Maria e a Diletta. Nel frattempo tengono banco le vicissitudini amorose di Luna (figlia di Vincenzo e Rossella), alle prese con gli spasimanti Yuri e Giosuè, e quelle di Attilio (fratello di Vincenzo, attore cinematografico affermato, ma sfortunato in amore). Tra stranezze ed equivoci la vita scorre alla ricerca della serenità che però non giunge mai.

Numero posizione SIAE 233047

Per contatti Ezio Perrella 3485514070 ezioperrella@libero.it

            Portici (Napoli), salone di casa Rizzo. Vi si accede da un’entrata comune centrale. A destra, una porta conduce in camera da letto e bagno. A sinistra, una porta conduce in cucina e altre camere tra cui quella degli ospiti. In stanza, decentrato a destra, c’è un tavolo con quattro sedie. Verso sinistra c’è una credenza e un divanetto. 

ATTO PRIMO

1. [Vincenzo, Rossella e Maria]

          

                   Al centro vi sono Vincenzo e Rossella che litigano, mentre Maria pulisce mobili

                  (con le cuffie nelle orecchie mentre ascolta musica).

Vincenzo: Tu si’ presuntuosa!

Rossella:   Siente chi parle!

Vincenzo: Ma chi te l’ha misa ‘e ppentole ‘nmana? Nun he’ maje saputo cucenà niente. Ma

                   comme, niente di meno, vaje a ffa’ ‘a pasta e fasule cu’ ‘a ‘nzalata dinto.

Rossella:   Embé? Quella serviva a renderli più leggeri! Piuttosto, tu, he’ cucenato ‘na 

                   cotoletta chiena zepppa d’uoglio. Ma poi quell’olio era talmente scuro. Ma

                   quante fritture ci hai fatto?

Vincenzo: Quaranta! E con ciò? Un olio buono, perlomeno 60 fritture ci devi fare!

Rossella:   Chi schifo!

Vincenzo: Ma la verità è che io e te non dovremmo cucinare. Dovrebbe farlo la cameriera.

Rossella:   E chella nun serve a niente. Fa sempre gli stessi servizi, più volte al giorno!

Vincenzo: Aspiette, mò ce penz’io. (Va da lei e le picchietta sulla spalla) Néh, Marì!

Maria:      (Lo osserva, cantando una canzone con frasi incomprensibili e balla) Xhclicay!

Vincenzo: Ma che cacchio staje dicenno?

Maria:      (Continua a cantare) Xhclicay!

Vincenzo: E te vuo’ levà ‘sta cuffia?!

Maria:      (Toglie la cuffia, ma continua a cantare)Xhclicay!

Vincenzo: E basta! Finiscila di cantare. Piuttosto, vai in cucina e mettiti a cucinare tu.

Maria:      E le faccende domestiche chi le fa? La signora? 

Rossella:  Io? Nun tenésse niente che ffa’’! Se mi paghi, io le faccio!

Maria:      E che vi devo pagare per fare le faccende domestiche a casa vostra?

Rossella:  E allora io nun ‘e ffaccio!

Maria:      E a me che me ne ‘mporta?

Vincenzo: Basta! Facciamo così, Maria, lascia stare le pulizie e dedicati un po’ alla cucina.

Maria:      Ma io nun saccio cucenà!

Vincenzo: E ti impari.

Maria:      A vostro rischio e pericolo?

Vincenzo: No, a rischio e pericolo tuo, perché se non impari anche a cucinare, ti licenzio.

Maria:      Mamma mia, comme site cattivo! Ma come ha fatto vostra moglie a sposarvi?!

Rossella:  Eh, nun me ce fa’ penzà!

Vincenzo: Néh, ma che d’è tutta ‘sta cunferenza? Insomma, in questa casa comando io.

Rossella:  No, caso mai, tu comandi a Maria e a nostra figlia. Invece io comando a tutti voi!

Vincenzo: ‘E che famiglia anormale, che tengo!

Rossella:  No, sultanto tu si’ anormale. Ed ora, Maria, vai pure in cucina e impegnati.

Maria:      Cosa volete mangiare?

Rossella:  Pasta e fagioli con cotoletta. Voglio vedere se sei capace di cucinare queste cose

                  meglio di noi.

Maria:      (Sospirando) Con permesso.

                  Lascia lo straccio sul tavolo ed esce a sinistra in cucina.

Vincenzo: Rossé, e mò chi pulezza ccà ddinto?

Rossella:  Tu!

Vincenzo: Io? Ma pulire la casa è un lavoro per donne.

Rossella:  Nostra figlia è uscita, perciò non può pensarci lei.

Vincenzo: E tu nun si’ femmena?

Rossella:  Che c’entra? In questa casa io sono quella che caccia i soldi, perché sono l’unica

                  che tiene un reddito. Perciò, prendi lo straccio di Maria dal tavolo e pulisci!

Vincenzo: (Seccato) E che fine ch’aggio fatto! (Prende lo straccio) Ch’aggia pulezzà?

Rossella:  La credenza.

Vincenzo: E vabbuò. (Comincia a pulire la credenza con lo straccio)

Rossella:  A proposito, he’ fatto chillu colloquio ‘e lavoro?

Vincenzo: Sì.

Rossella:  E che cosa ti hanno risposto?

Vincenzo: Vi faremo sapere!

Rossella:  Come del resto tutti i colloqui che fai tu. Ma dico io, tu tenevi quel bel

                  chioschetto di bibite. Embé, hai deciso di aprirti un negozio di ferramenta. Ma

                  perché, dico io?

Vincenzo: E perché io mi pensavo che il ferramenta vendeva le cose al sapore di menta!

Rossella:  Ma all’anema d’’o fesso! Pulisci bene, pulisci!

Vincenzo: E se io mi apro una impresa di pulizie?

Rossella:  Ma tu he’ arapì sulo ‘a vocca pe’ respirà.

Vincenzo: E tu he’ arapì ‘a fenesta e t’he’ ‘a menà abbascio!

Rossella:  Va’ a pulezzà ‘a stanza ‘e lietto, o si no oggie nun se mangia!

Vincenzo: Uffff!

                  Esce via a destra sbuffando.

Rossella:  Mia mamma e mio padre avevano ragione quando non me lo volevano far

                  prendere. Ma ormai è troppo tardi.

                 Esce via a sinistra.

2. [Luna e Yuri. Poi Vincenzo. Infine Attilio]

                  Dal centro entrano Luna (figlia di Vincenzo e Rossella) e Yuri (il quale le tiene

                  la mano e gliela bacia ripetutamente).

Luna:       Basta Yuri, non baciarmi sempre la mano.

Yuri:        (Tra un bacio e l’altro alla mano)Ma a me mi piace tanto… smack smack…

                  baciarti la mano… smack smack… non smetterei mai… smack smack… amore!

Luna:       E basta! (Tira via la mano) E poi smettila di chiamarmi “amore”.

Yuri:        E perché mai? Io e te siamo fidanzati.

Luna:       (Si siede sul divanetto)No, ma sai che c’è di nuovo?Ho deciso di lasciarti.

Yuri:        E tu accussì m’’o ddice?

Luna:       Ringrazia a Dio che te l’ho detto in faccia. Al mio vecchio fidanzato Giosuè, l’ho

                  lasciato con un messaggio sul cellulare!

Yuri:         Ma che stai dicendo? E a tua madre chi glielo dice? Quella mi adora alla follia.

Luna:        Adora solo i tuoi soldi e il lavoro che le dà tuo padre.

Yuri:         E allora tuo padre: quello tiene proprio una venerazione per il sottoscritto!

                  Da sinistra entra proprio Vincenzo. Distratto, non nota i due e canticchia.

Vincenzo: “Ma tu vulìve ‘a pizza, ‘a pizza… ‘a pizza… ‘a pizza… cu’ ‘a pummarola

                  ‘ncoppa…!” (Sbatte lo straccio (col quale fa le pulizie) dalla polvere verso Yuri.

Yuri:         Eh, ma che fate? 

Vincenzo: Uh, nun v’aggio visto proprio!

Luna:        Ah, ecco mio padre. Ciao, papà.

Yuri:         Adesso ti faccio vedere se lui non mi adora. Signor Vincenzo, come state?

Vincenzo: Scusate, ma io nun ve cunosco.

Yuri:         (Si arrabbia) Ma come, non mi conoscete?

Vincenzo: Néh, ma che v’arraggiate a ffa’? Ma chi ve sape?

Yuri:         Ma io sono il fidanzato di vostra figlia.

Vincenzo: Ah, ciao, Giosuè!

Yuri:         Ma che Giosuè? Sono Yuri!

Vincenzo: He’ cagnato nomme?

Luna:        No, papà, lui è un altro. E adesso lo sto pure lasciando. Me pare che nun me

                   piace cchiù!

Vincenzo: Ma che l’he’ pigliato, pe’ ‘nu mobiletto?

Yuri:         E’ quello che dico pure io.

Vincenzo: Scusa, ma tu li tieni i soldi?

Yuri:         Azz!

Vincenzo: E cara Luna, non si lascia la gente così! Baciatevi e fate tanti figli!

Luna:        A chi? Io sono una ragazza libera. (Si alza in piedi) E voglio esserlo più

                   possibile. Caro Yuri, non te la prendere. Troverai un’altra donna!

                   Gli fa l’occhiolino ed esce via a destra.

Yuri:         Abbiate pazienza, signor Vincenzo, devo andare da lei per dirgliene quattro!

Vincenzo: No, no, un momento. Voi non dite niente quattro a nessuno.

Yuri:         Allora gliene dico tre?

Vincenzo: Ma nemmeno due. E nemmeno uno!

Yuri:         E va bene, allora aspetto che esce di casa e le parlo in strada. Voglio giustizia!

Vincenzo: Fate come volete voi. Basta che tenete sempre i soldi!

Yuri:         E si capisce, mica li perdo da un giorno all’altro? Allora con permesso!

                  Esce via al centro con passo frettoloso, così quasi si scontra con Attilio (fratello

                  di Vincenzo) che invece sta entrando. I due si ostacolano.

Attilio:      E fatemi passare!

Yuri:         La precedenza è di chi esce!

Attilio:      E chi l’ha deciso? Vuje?

Yuri:         Sì!

Vincenzo: (Interviene per risolvere la questione) No, no, un momento, un momento. Attì,

                  fai uscire il signore.

Attilio:      Ringraziate a mio fratello!

Yuri:         Ma pe’ piacere!

                  Yuri esce via, mentre Attilio e Vincenzo vanno verso centro stanza.

Attilio:      Scummetto che chillo è cocche fidanzato ‘e Luna. Nun è ‘o vero?

Vincenzo: Accussì pare.

Attilio:      S’’e va sciglienno tutte quante essa!

Vincenzo: Vabbuò, Attì, dimme che vaje truvanno, pecché tengo che ffa’. (Gli mostra lo

                  straccio) Devo togliere la polvere!

Attilio:      Fratu mio, te veco proprio malamente!

Vincenzo: E’ colpa ‘e mia moglie.

Attilio:      Sì, sì, vabbuò. Jammece a assettà duje minute ‘ncoppa ‘o divanetto.

Vincenzo: E vabbuò.

                  I due si siedono sul divanetto.

3. [Vincenzo e Attilio]

                  Vincenzo ed Attilio si sono seduti sul divanetto. 

Attilio:      Vicié, me vuo’ fa’ ‘nu poco ‘e café?

Vincenzo: No, devo lavare le tazze e la macchinetta. E allora, come va il cinema?

Attilio:      Una settimana fa ho girato il mio ultimo film. Tra due settimane ne comincio a

                  girare un altro. Eppure ti devo dire la verità? Vorrei cambiare mestiere.

Vincenzo: E che vorresti fare?

Attilio:      Un’idea geniale: piano bar ai funerali!

Vincenzo: (Ironico) E sì, davanti alla bara del morto, te miette a cantà… (Cantando) “A-

                  Abbronzatissima”! E chesta ‘e ll’idea geniale? Cioè, tu per questo sei venuto?

Attilio:      No, veramente ero venuto per dirti un’altra cosa:mi sono innamorato!

Vincenzo: Attì, ma tu non avevi deciso di rimanere zitello per sempre?

Attilio:      (Serio, serio)Sì, avevo deciso quello che dici tu, ma poi ho incontrato… lui!

Vincenzo: No, aspiette ‘nu mumento: lui?

Attilio:      (Poi se la ride) Ce si’ cascato, eh!

Vincenzo: No, ma cosa dici? Io non tengo niente contro queste persone. E’ solo che…

                   insomma… non ti avevo mai visto in questa veste.

Attilio:      E invece ci sei cascato di nuovo, perché mi sono innamorato davvero di un lui.

Vincenzo: Attì, ma a te non ti piacevano le donne?

Attilio:      No, basta, ho deciso di smettere con le donne. Specialmente dopo la mia ultima

                  disavventura con Sara.

Vincenzo: Ma pecché, ch’è succieso?

Attilio:      Mi ha rifiutato. E pensare che io l’ho corteggiata per 11 lunghissimi giorni!

Vincenzo: Accussì poco?

Attilio:      Vicié, a me me piàcene ‘ e ccose veloce, tattà!

Vincenzo: E come l’hai corteggiata? Le hai regalato dei fiori?

Attilio:      E certo. Le ho regalato dei fiori bianchi, quelli che si trovano a novembre, quelli

                  che tengono il nome che comincia per “C”. Solo che non mi ricordo il nome.

Vincenzo: Le margherite?

Attilio:      Aggio ditto cu’ ‘a lettera “C”!

Vincenzo: Acacia?

Attilio:      Allora si’ scemo? Ti ho detto un fiore con la lettera “C”.

Vincenzo: E pecché, ‘int’’a parola “Acacia” nun ce sta ‘a lettera “C”?

Attilio:      Sì, ma la lettera “C” deve stare all’inizio.E allora qual è questofiore bianco che

                  si trova a novembre?

Vincenzo: Non ne capisco! Piuttosto, non la potevi portare a cena fuori?

Attilio:      Ma io le ho offerto una cosa molto più importante di un invito a cena: un gelato!

Vincenzo: ‘Nu gelato? E secondo te, ‘nu gelato è cchiù importante ‘e ‘na cena?

Attilio:      E certamente. Quello era al cioccolato. E come dice la canzone di Pupo “Un

                   bacio al cioccolato io te l’ho rubato, tu gelato al cioccolato”!

Vincenzo: Ma a te ‘a capa nun t’aiuta proprio!

Attilio:      E mica è colpa mia? E’ colpa delle donne che sono così complicate. (Si

                   commuove) Le donne mi fanno piangere. Damme ‘nu poco ‘stu farzuletto! (Gli

                   prende di mano lo straccio per la povere e si asciuga le lacrime)

Vincenzo: No, Attì, quello straccio mi serve per togliere la polvere.

Attilio:      (Gliela tira addosso) E tu me daje ‘a mappina pe’ levà ‘a pòvere?

Vincenzo: (Gliela tira addosso) E che vaje truvànno ‘a me? Tu staje tutto ‘ntussecato.

Attilio:      Sono le donne che mi intossicano. E quindi, mi sono innamorato di Achille.

Vincenzo: Ah, se chiamma accussì?

Attilio:      E certo. Vicié, dimme ‘na cosa: ma tu come corteggeresti un uomo?

Vincenzo: (Si alza contrariato, e gironzola per la stanza) Attì, ma io che ne saccio? Io ho

                  sempre corteggiato le donne. 

Attilio:      Domando a tua moglie?

Vincenzo: Ma chella un sape corteggià nemmanco essa. Non è stata lei a corteggiarmi.

Attilio:      E allora devo domandare a qualcuno che sta vivendo la mia stessa situazione.

Vincenzo: Attì, nun fa’ fessarìe.Facciamo così, ti presento io una bella donna. Che ne dici?

Attilio:      (Si alza in piedi) Ma tu non hai detto che non tieni niente contro queste persone?

Vincenzo: Sì, però ho specificato che per un fratello il fatto è diverso… cioè… differente.

Attilio:      Vicié, non essere all’antica. Il mondo è bello perché è vario. Perciò, fai anche tu

                  come me.

Vincenzo: M’aggia fidanzà pur’io cu’ ‘nu maschio? Ma io già tengo a mugliérema. E poi

                  preferisco le donne.

Attilio:      Ma no, io dicevo fai come me, nel senso che devi essere più aperto. Su, forza,

                  apriti, apriti!

Vincenzo: Néh, ma ch’aggia arapì?

Attilio:      Ecco, non ti sai aprire. Ora capisco perché tua moglie ti comanda a bacchetta.

Vincenzo: A me? Attì, tu nun he’ capito proprio niente.

Attilio:      E si vede dalla mappina per levare la polvere. Poi man mano ti farà lavare pure a

                  terra, ti farà pulire i gabinetti… Perciò, dai ascolto a me: lascia tua moglie e

                  trovati pure tu un Achille!

Vincenzo: Ma vatténne, mommò!

Attilio:      Io ti ho avvisato. Cià!

                  Attilio esce via al centro. Vincenzo pare dubbioso.

Vincenzo: Effettivamente, nun voglio addiventà ‘o schiavo ‘e mia moglie. E’ meglio che

                  tolgo la polvere, va’. Poi lavo a terra, pulisco i gabinetti e infine niente più. ‘A

                  faccia ‘e mie moglie!

                  Recupera lo straccio e poi esce via a destra.

4. [Rossella e Maria. Poi Luna e Giosuè]

                  Da sinistra torna Rossella.

Rossella:  Vieni, vieni, Maria! Fammi sentire se hai finito di cucinare e cos’hai preparato.

                  Da sinistra torna Maria tutta spettinata, coi capelli davanti agli occhi e due

                  sigarette in bocca. Pare molto stressata.

Maria:     (Farfuglia a causa delle sigarette in bocca) Eccomi!

Rossella:  (La osserva) Ma che d’è, Marì? T’he’ misa a cucenà oppure te si’ pigliata a

                  mazzate cu’ qualcheduno?

Maria:     (Farfuglia a causa delle sigarette in bocca) Cucinato!

Rossella:  Nun te capisco buono. Lévati queste sigarette dalla bocca.

Maria:     (Esegue) Ho detto che ho cucinato.

Rossella: Molto bene. E che cosa hai cucinato?

Maria:     La pasta e fagioli con la cotoletta.

Rossella: Brava, un primo e un secondo molto semplici.

Maria:     (Perplessa) Un primo e un secondo? Scusate, e qual è dei due il secondo?

Rossella: La cotoletta.

Maria:     Ma io l’ho messa nella pasta e fagioli!

Rossella: (Si arrabbia) Che cosa?

Maria:     E a me non mi era stato precisato che dovevo cucinare le due cose separatamente!

Rossella: Ma secondo te, ‘int’’a pasta e fasule se mette ‘a cutaletta? Nun s’è maje ‘ntiso!

Maria:     Io sono qui per fare le pulizie!

Rossella: E con ciò? Una collaboratrice domestica deve saper fare tutto. Noi lo abbiamo

                 specificato nell’annuncio di lavoro.

Maria:     E vabbé, poi mi imparerò.

Rossella: Vai a mettere a posto le cose. Non vorrei far correre i pompieri!

                 Esce via a sinistra. Maria si siede al tavolo imprecando.

Maria:     Mannaggia la miseriaccia! Ma io non voglio cucinare, voglio solo fare le pulizie.

                 Da destra torna Luna. Nota Maria e le va vicino.

Luna:      Che succede, Maria?

Maria:    Uh, la signorina Luna. (Si alza subito in piedi e si mette sugli attenti) Agli ordini!

Luna:      Ma che staje, in caserma? Riposo, riposo!

Maria:    (Si rilassa) Non ci fate caso. Sono reduce da una battaglia in cucina!

Luna:      (Va a sedersi sul divanetto, amareggiata) E chi tiene fame?

Maria:    (Le si avvicina) Ma… è successo qualche cosa?

Luna:      Siediti accanto a me.

Maria:    (Esegue) Dite.

Luna:      Ho un sacco di uomini che mi vogliono. Io prima li accetto e poi li lascio.

Maria:    Beata a voi, signorina.Io li cerco, li cerco, ma nessuno mi si prende. Sto in

                 astinenza da mesi e mesi!Dico, se mi volete passare uno dei vostri pretendenti…

Luna:      Prendili pure tutti quanti. Io, ormai, non ho più interesse per gli uomini.

Maria:    (Perplessa) Ho capito. Va bene, allora io adesso torno a cucinare…

Luna:      Ma no, aspetta, non mi interessano le donne. Dico che non mi interessano più gli

                 uomini perché… perché… sai mantenere un segreto?

Maria:    (Perplessa) Ho capito. Va bene, allora io adesso torno a cucinare…

Luna:      Ma no, aspetta. Ho capito, non sai mantenere un segreto.Non c’è problema. Vedi,

                 io ho deciso di rinunciare agli uomini, perché… voglio prendere i voti.

Maria:    Vi buttate in politica?

Luna:      No, mi faccio suora.

Maria:    Cioè, per diventare suora, bisogna prendere molti voti? E io vi voto!

Luna:      Ma no, prendere i voti è un modo di dire che voglio diventare suora.

Maria:    Ah, ho capito. E’ bella questa cosa. Fatela, fatela, avete il mio permesso!

Luna:      Non mi serve il permesso di nessuno. E’ solo che i miei genitori non vorranno

               mai. Sono l’unica figlia che tengono.

Maria:  Ma non gli date retta. Se loro non vogliono, ci penso io. Quanto costa l’iscrizione?

Luna:    E mica si fa un’iscrizione?

Maria:  Si fa il concorso?

Luna:    Ma che concorso? Bisogna studiare e fare vita di castità.

Maria:  Non fa per me!

Luna:    E forse nemmeno per me. Però basta vita mondana, basta fidanzati, basta tutto…

              Suonano alla porta.

Maria:  Vado ad aprire la porta?

Luna:    No, ci vado io.(Si alza in piedi) Può darsi che sia qualcuno che cerca mio padre.

              Esce via al centro. Maria si alza in piedi e ragiona da sola.

Maria:  La fortuna va sempre da chi la rifiuta! La signorina Luna sta piena di uomini ma

              vuole farsi suora. Ma ch’ingiustizia!

              Dal centro torna Luna, tutta sconvolta.

Luna:    Maria, Maria! Fuori ci sta il mio ex fidanzato Giosuè. Secondo me vuole sapere

               perché l’ho lasciato con un messaggio sul telefonino.

Maria:  E io che posso fare?

Luna:    Apri tu e digli che io non ci sono. Capito?

              Corre via a destra.

Maria:  E va bene.

              Va al centro ad aprire la porta. Torna seguendo Giosuè che è entrato lo stesso.

Giosuè: Dove sta? Dove sta?

Maria:  Non ci sta, non ci sta!

Giosuè: Ma se tu non sai nemmeno di chi sto parlando. Tu sei la cameriera di casa?

Maria:  Sì.

Giosuè: Benissimo, dimmi subito dove si trova Luna. Devo parlarle assolutamente.

Maria:  Non ci sta, non ci sta!

Giosuè: A che ora rientra?

Maria:  Non ci sta, non ci sta!

Giosuè: Ma rientra tardi?

Maria:  Non ci sta, non ci sta!

Giosuè: Aggio capito che nun ce sta! Ma dove si trova e quando rientra?

Maria:  Non lo so, non lo so!

Giosuè: Quella stupida mi ha lasciato con un SMS sul cellulare. A me. Io sono uno chef!

Maria:  Vabbé, non dite così. Non sembrate tanto scemo!

Giosuè: Io ho detto chef, ossia cuoco!

Maria:  (Interessata) Cuoco?

Giosuè: E certo.

Maria:  E sapete cucinare pure la pasta e fagioli con le cotolette?

Giosuè: E si capisce.

Maria:  Piacere, Maria Bruno!

Giosuè: Io sono Giosuè Leopardi!

Maria:  Ma nun era Carducci?

Giosuè: No, chella è ‘n’ata cosa!

Maria:  E scusate, visto che io mi occupo della cucina di questa casa, non potete dare un

              momento un’occhiata?

Giosuè: Ma a che cosa?

Maria:      Prego, prego, venite con me.

                  Lo prende sottobraccio e se lo porta via a sinistra.

5. [Vincenzo e Attilio]

                  Da destra ritorna Vincenzo con lo straccio, soddisfatto.

Vincenzo: Pulizie terminate! (Si siede sul divanetto, stanco) Ah, tengo ‘a schiena spezzata.

                  Suonano alla porta.

                  ‘A porta? L’ho sentita suonare pure qualche minuto fa. Ma chi sarrà? Mah!

                  Si alza in piedi e va ad aprire. Poco dopo torna seguendo Attilio.

Attilio:      (E’ felicissimo) Vicié, Vicié, t’aggia parlà! (E si siede sul divanetto)

Vincenzo: (Gli si avvicina ma non gli siede accanto) Néh, ma ch’è succieso?

Attilio:      Tengo ‘o core ‘int’’o zucchero!

Vincenzo: (Interdetto) T’è venuto ‘o diabete?

Attilio:      Vicié, è successo quello che speravo: Achille mi ha invitato a cena!

Vincenzo: Ancora cu’ ‘stu Achille?

Attilio:      Ma pecché, te dispiace? Io penso che ricevere un invito a cena sia magico.

Vincenzo: Ma tu non avevi detto che era meglio un gelato a cioccolato?

Attilio:      Che c’entra? Con le donne!

Vincenzo: Attì, stamme a sentì. (Gli siede accanto) L’amore tra due persone deve essere tra

                   sessi diversi. E’ la natura che lo richiede.

Attilio:      Ti sbagli.

Vincenzo: Ma nossignore. Devi capire che l’amore è composto da un essere che tiene una

                   cosa fisica che l’altro essere non possiede. Se due esseri tengono entrambi

                   quella cosa fisica, oppure non la tiene nessuno dei e due, l’amore è impossibile.

Attilio:      Fammi un esempio.

Vincenzo: Subito! Vedi, l’amore è come lo spinotto dell’antenna. Se tu cerchi di mettere

                   insieme uno spinotto maschio e uno spinotto femmina, i due spinotti si

                   uniscono e tu puoi vedere la televisione. Se invece cerchi di mettere insieme

                   due spinotti maschi oppure due spinotti femmina, questi spinotti non si

                   uniscono mai, e tu non puoi vedere la televisione.

Attilio:      Ma che razza ‘e paragone vaje a ffa’?

Vincenzo: Attì, tu credi in Dio?

Attilio:      E certamente. Io vado a messa tutti i Natale!

Vincenzo: Sulo a Natale?

Attilio:      Qualche volta pure a Pasqua. Perché, che c’entra Dio?

Vincenzo: Vedi, fratello caro, Dio ha creato l’essere umano perché ha avuto un lampo di

                  genio. Un giorno si annoiava, così ha preso e si è messo a impastare.

Attilio:      Ma che s’è mmiso a ffa’, ‘o ppane?!

Vincenzo: No, ha creato a me e a te.

Attilio:      Vicié, ma noi non siamo fatti di mollica, siamo fatti di carne e ossa!

Vincenzo: Attì, per non portartela per le lunghe, quando Dio ci ha creati, ha dettato i dieci

                  comandamenti a Giosuè!

Attilio:      No, chillo è Mosé. Io aggio visto pure ‘o film!

Vincenzo: Appunto!E uno di questi comandamenti dice: “Non desiderare l’uomo, ma la

                  donna”.

Attilio:      Vicié, ma nun dicere scemenze. Io li conosco bene i dieci comandamenti.

Vincenzo: Ma che ssaje tu? Tu nun saje niente. Tu ci vai due volte l’anno a messa.

Attilio:      E con ciò? (Si alza in piedi e gironzola per la stanza) La verità è che tu stai

                  cercando di non farmi andare a cena con Achille.

Vincenzo: E certamente, ma ti ho spiegato il motivo.

Attilio:      Ma che m’he’ spiegato? Tu te si’ miso a parlà d’’o spinotto ‘e ll’antenna, ‘e Dio

                  che ‘mpasta ‘o ppane…! Invece erano altre le parole che mi sarei aspettato.

Vincenzo: (Si alza in piedi e gli si avvicina) Per esempio?

Attilio:      Per esempio, in bocca al lupo per l’appuntamento con Achille. Oppure, auguri e

                  figli maschi!

Vincenzo: E comme faje a ffa’ ‘e figli cu’ ‘stu Achille? E’ umanamente impossibile.

Attilio:      Ma è un modo di dire.

Vincenzo: E io non me la sento. (Poi dubbioso) A proposito, ma nostro padre e nostra

                  madre che cosa dicono di questa storia?

Attilio:      Per adesso l’ho detto solo a papà.

Vincenzo: E lui che cosa ti ha risposto?

Attilio:      Ha avuto un malore!

Vincenzo: E figuriamoci adesso che lo viene a sapere mammà.

Attilio:      Si farà capace. E anche tu. Anzi, sai che ti dico? Mò me ne vaco ‘int’’o

                  gabinetto. ‘A faccia toja!

Vincenzo: Ma pecché, Achille sta ‘int’’o gabinetto mio?

Attilio:      No!

Vincenzo: Embé, e allora che vaje a ffa’ ‘int’’o gabinetto?

Attilio:      Aggia fa’ ‘a pipì!

                  Esce via a destra.

Vincenzo: Ma io non ho finito di parlarti. Ascoltami prima un paio d’ore e poi fai la pipì!

                  Lo segue a destra.

6. [Rossella e Diletta. Poi Luna]

                  Da sinistra torna Rossella, lamentandosi al telefono (cordless).

Rossella:  Mammà, in questa casa non si capisce niente. Mio marito e mia figlia non mi

                  aiutano proprio. Come dici? La cameriera? Per fortuna è in prova. E’ troppo

                  lenta. Non è capace di lavare, stirare, pulire e cucinare, tutte e quattro cose allo

                  stesso tempo. Se mi scoccio, la caccio via! Ne devo prendere un’altra? E dove?

                  Suonano alla porta.

                  Mammà, aggie pacienza, ‘a porta. Ci sentiamo più tardi. Cià, cià. (Chiude la

                  telefonata) Speriamo che sia qualche buona notizia.

                  Esce via al centro e torna seguita da Diletta.

Diletta:     Buongiorno signora Rossella, sono la figlia del fratello della cugina della signora

                  Assunta!

Rossella:  E chi è ‘a signora Assunta?

Diletta:     La fruttivendola che si trova tra la lavanderia e la tabaccheria, di fronte al

                  panificio, nei pressi del cinema.

Rossella:  Aspettate, me state ‘nzallanenno! Chi è questa signora Assunta la fruttivendola?

                  Di cognome come si chiama? Scognamiglio?

Diletta:     No, la signora Scognamiglio è quella che abita tra la signora Amalia e la signora

                  Ludovica, di fronte alla signora Patrizia!

Rossella: (Esaurita) Basta, va buono accussì, aggio capito! E come vi chiamate?

Diletta:    Il mio nome è Diletta Ante. Mi chiamo Diletta a causa di mia nonna materna, ma

                 mio padre mi voleva chiamare come mia nonna paterna, ossia Federica…

Rossella: Basta, basta accussì! Nun accumminciamme ‘n’ata vota. E come mai state qua?

Diletta:    Ho letto l’annuncio di lavoro “cercasi cameriera”, si trovava tra un “cercasi

                 babysitter” ed un “cercasi telefonista per call center”, di fronte ad un “cercasi

                 segretaria”, ma alla fine ho scelto la cameriera, perché mi ci sento più portata.

Rossella: Cioè, voi state qua per il lavoro di cameriera? Ma io ho già trovato.

Diletta:    Uh, mi dispiace. Va bene, non importa. Arrivederc…

Rossella: No, no, aspettate. Signorina, ma voi sapete fare tutto? Nel senso di lavare, stirare,

                 pulire e cucinare, tutte e quattro cose allo stesso tempo?

Diletta:    Beh, vediamo. Come vedete, non sono giovanissima, quindi ho molta esperienza.

Rossella: E come mai state senza lavoro?

Diletta:    Ma io non sto senza lavoro. Faccio la guardarobiera, però mi annoio troppo. Così,

                 se voi mi assumete, io mi licenzio dall’attuale lavoro.

Rossella: (Ci fa un pensierino)Sì?

Diletta:    Tra l’altro, voi abitate nei pressi della scuola dove mi sono diplomata, quella che

                 si trova tra la scuola media e la scuola elementare, di fronte alla scuola di canto.

Rossella: Sentite, basta, basta, non mi spiegate più niente. Chiamo un momento a mia figlia

                 e ve la faccio conoscere. (Va alla porta di destra e chiama) Lunaaaa! Staje ccà o

                 si’ asciuta? (Chiude la porta e torna da Diletta) Non risponde, forse sarà uscita.

                 Invece da destra giunge Luna, quatta, quatta.

Luna:      Mammà, se n’è gghiuto?

Rossella: Ma chi?

Luna:      Giosuè.

Rossella: E chi è ‘stu Giosuè? Chi ‘o cunosce? Nun m’’o ricordo. Piuttosto, ascoltami un

                 momento. Guarda a lei. (Le indica Diletta) Che cosa ti dice questa faccia?

                 Signorina, mettetevi un momento in posa!

Diletta:    M’aggia fa’ ‘a fotografia?

Rossella: No, vi deve valutare mia figlia.

Diletta:    E va bene. (Si mette in posa)

Rossella: Secondo te, lei che cosa potrebbe fare in questa casa?

Luna:       La collaboratrice domestica!

Rossella: Brava!

Diletta:    Cioè, io tengo proprio la faccia della collaboratrice domestica?

Luna:       Spiccicatamente!

Diletta:    In verità io mi sento più un incrocio tra una commessa ed una animatrice, nei

                 pressi di una sarta, di fronte ad una giornalista!

Luna:      (A Rossella) Mammà, ma chesta parle accussì?

Rossella: E’ l’unico difetto che ho trovato.

Luna:      Per me può andare anche bene, ma Maria?

Rossella: Sto pensando di cacciarla via. Nun me piace. Nun sape manco cucenà ‘na pasta e

                 fasule cu’ ‘nu poco ‘e cotoletta!

Luna:      Beh, effettivamente. Però mi dispiace. A me mi sta simpatica, Maria. Io mi

                 oppongo. E penso che pure papà lo farà.

Rossella: Tuo padre non conta niente. Al massimo, mi metterò d’accordo con te.

Diletta:    Ma non possiamo lavorare io e questa Maria insieme?

Rossella: E ppo’ ce vonno duje stipendi! No, facciamo così, intanto inizia a vedere la casa.

                 Ti voglio mostrare prima la camera da letto, perché è la più difficile da pulire. E

                 infatti mio marito non la sa pulire nemmeno bene!

Diletta:    Vostro marito?

Luna:       No, niente, mia madre scherza. Su, andiamo.

Rossella:  No, lo dico io: su, andiamo. A proposito, Diletta, sei sposata?

Diletta:    No, sono single.

Rossella: Bravissima!

Diletta:    Grazie.

Luna:      Prego.

Rossella: No, lo dico io: prego!

                 Rossella si avvia a sinistra, seguita da Diletta e Luna.

7. [Giosuè e Maria. Poi Attilio e Vincenzo]

                  Da sinistra tornano Maria e Giosuè, tutti spettinati, coi capelli davanti agli

                  occhi e due sigarette a testa in bocca. Paiono molto stressati.

Maria:     (Farfuglia a causa delle sigarette in bocca) Grazie!

Giosuè:    Eh?

Maria:     (Toglie le sigarette dalla bocca) Ho detto grazie!

Giosuè:    (Toglie le sigarette dalla bocca) Prego!

Maria:     Sicuramente farò bella figura con i signori Rizzo!

Giosuè:    Già, ma questo piacere non è gratis.

Maria:     Pago una cosuccia.  

Giosuè:    Non voglio soldi.

Maria:     Ah, allora è gratis.

Giosuè:    Ho detto che non lo è.

Maria:     Ma si può sapere?

Giosuè:    Come ben sai, io sono innamorato di Luna. Ma lei ha usato un mezzo sleale per

                 lasciarmi. E non ho capito nemmeno perché mi ha lasciato.

Maria:     Ma mica vi dovete prendere per forza lei?

Giosuè:    E invece sì.

Maria:      E va bene.

Giosuè:    E tu mi aiuterai a riconquistarla.

Maria:     E in che modo?

Giosuè:    Trovalo tu. In cambio, ti insegnerò altre tecniche di cucina. Per esempio, sai  

                 come si fa il mantecato?

Maria:     Il mentecatto? No, non lo so fare!

Giosuè:    Ma qualu mentecatto? Il mantecato. Si tratta di un modo di fare il baccalà. Te lo

                 insegnerò io se farai ciò che ti ho chiesto.

Maria:     Va benissimo.

Giosuè:    E ti raccomando, silenzio in casa. Capito?

Maria:     Certamente.

Giosuè:    Bene, ti ho dato pure il mio cellulare, quindi ora sai tutto. Io vado, a presto.

Maria:     Vi accompagno alla porta.

Giosuè:    Grazie.

                 Maria e Giosuè escono al centro. Da destra tornano Attilio e Vincenzo.

Vincenzo: Attilio, hai capito come nascono i fiori? E’ grazie alle api!

Attilio:      Songo addiventato ‘o frato ‘e Piero Angela!

Vincenzo: Attì, nun pazzià. Io ti devo aprire la mente.

Attilio:      Nientedimeno, me vuo’ vattere?

Vincenzo: Nun aggio ditto che te voglio arapì ‘a capa, ho detto che ti voglio far riflettere.

Attilio:      Vicié, io ho già riflettuto. Tra poco verrà a prendermi Achille con la sua Jaguar.

Vincenzo: (Infastidito) ‘E ch’avutamiento ‘e stommeche!

Attilio:      E mi porterà sicuramente tanti fiori!

Vincenzo: (Ironico) Sì, ‘ncoppa ‘o cimitero!

Attilio:      E mi regalerà pure un animaletto.

Vincenzo: (Ironico) Sì, ‘nu scarrafone!

Attilio:      Sai, mi ha regalato pure un cellulare. Sta ancora nella scatola. Vuoi vederlo?

Vincenzo: No, nun fa niente.

Attilio:      Dai, dai. (Dalla tasca della giacca tira fuori uno scatolo) Adesso lo apro.

Vincenzo: (Sarcastico) No, chillo piglia friddo!

Attilio:      (Apre lo scatolo) Bene, bene, ecco il cellu… (Tira fuori del polistirolo)E ‘o

                  cellulare? Guarda qua, ci sta il colesterolo!

Vincenzo: Eh, ‘o diabete! Si chiama polistirolo. E comunque, ll’amico tuojo t’ha fregato.

Attilio:      Ma no, forse si è semplicemente dimenticato di mettere… (Poi fa mente locale)

                  Ma che vuoi da me? Basta, lasciami andare verso la felicità. (Con disprezzo) Ti

                  saluto… Caino!

                  Esce via al centro con passo frettoloso, così quasi si scontra con Maria che

                  invece sta entrando. I due si ostacolano.

Maria:      E fatemi passare!

Attilio:      La precedenza è di chi esce!

Maria:      Ma chi l’ha ditta ‘sta scimmità? La precedenza è di chi entra.

Attilio:      Cioè, io aggio sempe tuorto?!

Vincenzo: (Interviene per risolvere la questione) No, no, un momento, un momento. Marì,

                  fai uscire il signore.

Attilio:      Ringrazia a mio fratello!

Maria:      Ma pe’ piacere!

                  Maria va a sedersi sul divanetto, mentre Attilio e Vincenzo la osservano.

Attilio:      Scummetto che chella è ‘a cameriera toja. Nun è ‘o vero?

Vincenzo: Già.

Attilio:      E se vede!

                   Attilio esce via frettolosamente. Vincenzo allora va da Maria.

Vincenzo: Che ci fai lì seduta?

Maria:      (Placidamente) Calmo!

Vincenzo: Noi non ti paghiamo per restare seduta.

Maria:      Veramente, voi non mi pagate proprio. E’ la signora, vostra moglie, che mi paga!

Vincenzo: Vabbé, questo è solo un dettaglio. Comunque, vai in cucina e fammi un caffè.

                  Maria gli volta la faccia con indisponenza. Lui allora diventa più morbido.

                  Per favore!

Maria:      (Si alza in piedi) Con o senza zucchero?

Vincenzo: Senza zucchero.

                  Suonano alla porta.

Maria:      Andate ad aprire la porta.

Vincenzo: Sissignora!

                  Vincenzo esce al centro.

Maria:      Non ci sono più i titolari di una volta!

                  Esce via a sinistra.

8. [Vincenzo e Yuri. Poi Diletta Ante e Luna. Infine Rossella]

                  Dal centro torna Vincenzo seguito da Yuri.

Vincenzo: Voi state un’altra volta qua?

Yuri:         Sì, e se permettete, mi siedo pure. (Si siede al tavolo)

Vincenzo: Ma chi siete? Che volete? Che cercate? Cosa fate?

Yuri:         Sono innamorato di vostra figlia, però lei mi ha lasciato.

Vincenzo: E quindi?

Yuri:         (Si alza in piedi e gli prende le mani in modo equivoco)Signor Vincenzo, io vi

                  apprezzo molto. Voi mi piacete troppo. Ma perché vostra figlia non è come voi?

Vincenzo: (Tira via le mani e si distanzia un po’) Sentite, io già tengo a mio fratello che sta

                  perdendo la testa. Tiene lo stesso problema vostro.

Yuri:         Ma io non tengo nessun problema.

Vincenzo: Vabbé, diciamo così. Evidentemente mia figlia si deve essere accorta di questa

                  vostra inclinazione e vi ha lasciato.

Yuri:         Inclinazione? Io non vi capisco. Comunque, voi potreste pure mettere una buona 

                  parola per me?

Vincenzo: Io?

Yuri:         E certo. Io vi piaccio perché sono ricco. Mio padre è proprietario di diverse

                  aziende, e in una di queste lavorava vostra moglie.

Vincenzo: In che senso lavorava? Fino a stamattina ha lavorato lì.

Yuri:         (Dalla tasca della giacca tira fuori una busta per lettere) Uh, cosa sarà mai

                  questa lettera per la signora Rossella? (Gliela cede) Leggete un po’, leggete.

Vincenzo: (Perplesso, apre la busta e legge la lettera) Dunque, eccetera eccetera…

                  eccetera eccetera… Ma… questa è una lettera di licenziamento.

Yuri:         (Si siede sul divanetto) Quanto mi dispiace!

Vincenzo: Ma quello di mia moglie è l’unico reddito presente in questa casa. Senza di lei,

                   jamme tutte quante ‘nmiezo a ‘na via!

Yuri:         Ma cosa dite? Voi tenete pure la cameriera.

Vincenzo: Ma no, questa è un’idea di mia moglie. Quella mette in prova per un mese tutte

                   le aspiranti cameriere che si presentano qui, poi però alla fine non ne sceglie

                   nemmeno una e non paga nemmeno il periodo di prova. Quindi, teniamo la

                   cameriera gratis!

Yuri:         Sentite, non è colpa mia: vostra figlia mi ha cacciato dalla sua vita e mio padre

                   ha cacciato a vostra moglie dal lavoro.  

Vincenzo: Ho capito, m’aggia sacrificà! (Gli siede accanto e gli prende le mani in modo

                   equivoco) Se vi piaccio, potete disporre di me. Fate pure!

Yuri:         (Tira via le mani e si alza schifato) Ma che d’è? Che vvulìte?

Vincenzo: Ma… scusate, non avete detto che miapprezzate molto e che vi piaccio troppo?

Yuri:         Sì, ma come persona. Anche se adesso, con questa strana manifestazione nei

                  miei confronti, mi piacete molto di meno.

Vincenzo: Ma io nun ce stongo capenno cchiù niente!

Yuri:          In ogni caso, appena Luna torna a stare con me, vostra moglie torna al lavoro. E

                   tutto questo, dipende da voi, signor Vincenzo Rizzo.

                   Yuri esce via di casa.

Vincenzo: Aggia cunvincere a Luna? E’ ‘na parola! (Si siede sul divanetto) E’ ‘na parola!

                  Da destra tornano Luna e Diletta. La prima illustra la casa alla seconda.

Luna:        E questo è il salone di casa, come già hai visto prima. (Indica il divanetto) E lì ci

                   sta un pezzo di antiquariato.

Diletta:      Ti riferisci al divanetto oppure a chi ci sta seduto sopra?

Luna:        Al divanetto. Me l’ha regalato mia nonna. Quello che ci sta seduto sopra è mio

                   padre. (Va da lui) Papà, devo darti una notizia.

Vincenzo: (Si alza in piedi) Hai deciso di tornare col tuo ex fidanzato Yuri? Brava, brava,

                   hai fatto un capolavoro!

Luna:        Ma qualu Yuri? Io ti volevo presentare una persona. (Indica Diletta) Lei!

Diletta:     (Si avvicina a Vincenzo, frapponendosi tra lui e Luna) Piacere, Diletta Ante!

Vincenzo: (Sospettoso) Piacere. E… a che devo questo onore?

Luna:        Diletta verrà a stare qui a casa nostra. E per fare ciò, dovrà andare via Maria.

Vincenzo: Che cosa?  

Luna:        Papà, credimi, io e Diletta ci conosciamo da pochissimo, ma già ho capito che

                   lei è la persona giusta!

Vincenzo: (Sconvolto) Azz!

Luna:        Vedrai, ti piacerà.Allora, Diletta, ci vediamo domani?

Diletta:     Va bene. Ma non mi fai vedere il resto della casa?

Vincenzo: Sì, giusto. Avviati in cucina. Io ti raggiungo subito.

Diletta:     D’accordo. Ti aspetto lì. Non vedo l’ora. Con permesso!

                  Si allontana dai due ed esce a sinistra.

Luna:        Papà, non è un amore?

Vincenzo: (Contrariato, si sfoga) Ma qual’amore e amore? Basta, mò! Nun ce abbasta mio

                  fratello, pure tu! Ma fidanzati con chi deve essere la salvezza della nostra casa.

Luna:        E cioè?

Vincenzo: Quel tizio, Yuri.

Luna:        Ah, no, basta uomini. Dopo Yuri e Giosuè, ho deciso di cambiare vita. Poi

                   spiegherò tutto a te e a mamma.

Vincenzo: Tua mamma già sarà morta d’infarto, quando saprà che non tiene più un lavoro e

                   che sua figlia ha preso la decisione che ha preso.

Luna:        Che cosa? Mamma è stata licenziata dal papà di Yuri?

Vincenzo: Ecco, appunto!

Luna:        Troverà un altro lavoro.Glielo cerco io. Adesso però Diletta mi attende.

Vincenzo: Aspetta, perché non parliamo prima con mamma di questa Diletta?

Luna:        Già sa tutto. 

Vincenzo: E che ti ha detto?

Luna:        Me l’ha presentata lei! Ha detto che le piace. Ciao papà, a dopo.

                   Luna esce via a sinistra.

Vincenzo: Quella madre snaturata! Già sapeva tutto cose e nun m’ha ditto niente!

                   Da destra entra Rossella.

Rossella:  Ah, tu staje ccà? Aggio visto addo’ he’ puliezzato tu: sta tutto spuorco!

Vincenzo: (Va da lei a muso duro) E allora te miette a pulezzà tu oppure Maria. Basta, io

                  nun songo ‘o schiavo tuojo. Sono il capofamiglia!

Rossella:  E che d’è ‘sta ribellione bell’e buono? Te si’ scurdato che ccà ddinto fatico

                  sultanto io?

Vincenzo: Nenné, si’ addiventata pure tu ‘na nullafacente! ‘O mastro tuojo t’ha licenziata!

Rossella:  Ma tu che staje dicénno?

Vincenzo: Me l’ha detto suo figlio Yuri. E pensare che quello era il fidanzato di Luna, ma

                  lei lo ha lasciato. Ha cambiato idea sugli uomini. A proposito, l’aggio visto

                  ‘nzieme a ‘na certa Diletta.

Rossella:  Sì, sì, lo so. La stiamo provando! Se va bene, resta, altrimenti va via.

Vincenzo: Azz, e che d’è, accussì se fa oggie?! Come sono cambiati i tempi!

Rossella:  Ma piuttosto pensiamo al mio lavoro. Sono sconvolta. E pensare che avevo

                  trovato un lavoro per te.

Vincenzo: Ah, finalmente riesco a ascì ‘a dint’a ‘sta casa.

Rossella:  No, è un call center, però fatto in casa. Tu chiamerai i clienti, gli proponi qualche

                  prodotto di telefonia e intanto fai la tua vita da casalingo!

Vincenzo: Ma pecché, nun ‘o puo’ ffa’ tu, ‘stu lavoro?

Rossella:  No! L’he’ ‘a fa’ tu. E sì, perché tu sei l’uomo di casa e tu devi lavorare. Capito?

                  Rossella esce via a destra.

Vincenzo: Quanno vo’ essa, songo ll’ommo ‘e casa. Ma quanno aggia fa’ ‘e ppulizie

                  domestiche, nun songo cchiù ll’ommo ‘e casa?

                  Vincenzo esce via a destra, contrariato.

9. [Maria, Luna e Diletta. Poi Rossella, Vincenzo e Attilio]

                  Da sinistra entrano Maria, Diletta e Luna discutendo.

Maria:      Néh, uhé, ma che vvo’ ‘sta tizia? Pecché è trasuta ‘int’’a cucina?

Diletta:     Bella, tieni le ore contate. Tra poco, ‘int’a ‘sta casa, aggia trasì io! Fai largo!

Maria:      E chi si’? ‘O tornado?

Luna:       Basta, Maria!Lei è la nuova cameriera di questa casa.

Diletta:     He’ ‘ntiso?

Maria:      E io chi songo?

Luna:        Aspetta, Maria, ascoltami un minuto. Vedi, tu hai fatto un periodo di prova.

Maria:      Ma comme? Io aggio faticato comm’a ‘na schiava. Ma almeno vengo pavata?

Luna:        E no, il periodo di prova non era retribuito. Capisci?

Maria:      E io che faccio? Aggio ittato doje semmane ccà ddinto gratuitamente? E no!

Diletta:     Senti, se eri una buona, ti tenevano qua dentro, ma giacché non lo sei, aria!

Maria:      Ma mò te scippo tutta ‘a faccia!

Diletta:     E io te straccio tutt’’’e capille d’’a capa!

Luna:        Bastaaa!

                  Da destra tornano Vincenzo e Rossella.

Vincenzo: Ma che d’è ccà ddinto?

Rossella:   No, aggia parlà io: che d’è ccà ddinto? Chi è che se sta appiccecànno? E pecché?

Luna:        No, niente, mamma, papà, sono loro due che discutevano di una cosa.

Maria:      Signora Rossella, signor Vincenzo, qua dentro devo rimanere io.

Rossella:  E pecché?

Maria:      E perché ho imparato a cucinare la pasta e fagioli e la cotoletta!

Diletta:     Bellu sforzo!

Vincenzo: Néh, ma ‘a pozzo sapé ‘na cosa pur’io?

Rossella:  T’’a dico aroppo. Mò fance parlà.

Vincenzo: E allora me vaco a assettà! (Va a sedersi al tavolo) ‘A faccia vosta! 

                  Suonano alla porta.

                  Anzi, adesso vado ad aprire la porta. Sempe ‘a faccia vosta!

                  Vincenzo esce via al centro.

Rossella:  Oh, meno male, finalmente possiamo parlare tranquillamente. Maria, in questa

                  casa sono io che prendo le decisioni. Perciò, te ne devi andar… (Sente un buon

                  profumo da sinistra) Ma che d’è ‘st’addore? Viene dalla cucina.

Maria:      (Fiera)Pasta e fagioli e cotoletta!Però tutti e due separati! E li ho cucinati io!

Rossella:  Sembrano buoni dall’odore!

Diletta:     Signora, non vi fate ingannare il naso. L’odore è tutta apparenza. Ma il sapore?

Maria:      Ma che ne capisci, tu?

Diletta:     Tu fai silenzio!

Luna:       Che situazione!

Rossella:  E già.

Luna:       Mi è venuta un’idea: da domani proveranno tutte e due a fare i servizi in casa e a

                  cucinare. Chi farà meglio le cose, quella vincerà e resterà in questa casa.

Maria:      Io ci sto!

Diletta:     E pure io. Domani ti straccerò!

Luna:       Molto bene. Allora adesso avvisiamo pure papà.

Rossella:  Ma sì, povera bestia!

                  Dal centro giungono Vincenzo e Attilio. 

Attilio:      (Felicissimo) Vicié, t’aggia da’ ‘na nutizia mondiale!

Vincenzo: E cioè?

Attilio:      Achille mi vuole sposare!

Vincenzo: (Sconvolto) Uh, mamma mia!

                   Intanto Diletta e Maria si mettono sottobraccio a Luna, la prima a destra e la

                   seconda a sinistra, e così le tre si avviano a destra (Diletta e Maria fanno le

                   ruffiane con Luna).

Diletta:      Cara Luna, ci troveremo proprio bene insieme!

Maria:       Io penso che staremo meglio insieme a me!

                   Ed escono via a destra.

Vincenzo: (Ha osservato le tre e resta ancora più sconvolto) Uh, mamma mia!

Rossella:  (Va da Vincenzo) Vicié, t’aggia da’ ‘na nutizia!

Vincenzo: Noooo, basta, nun voglio sentere niente cchiùùùù!

                  Fugge via di casa.

Rossella:  (Ad Attilio) Ma che gli prende?

Attilio:      Boh!

FINE ATTO PRIMO

            Salone di casa Rizzo, il giorno dopo.

ATTO SECONDO

1. [Vincenzo e Maria. Poi Luna. Infine Diletta]

                   Al centro c’è Vincenzo con una pentolina in mano ed un cucchiaio di legno

                  mentre gira del sugo. Indossa un grembiulino sui pantaloni. Tiene un telefono

                  cordless tra l’orecchio e la spalla.

Vincenzo: Buongiorno, sono Vincenzo della SPA. Signora, quanto paga al mese per la

                   telefonia? No, signora, non è che io mi voglio fare i fatti suoi! Io la chiamo da

                   un call center e voglio convincerla a cambiare operatore telefonico, perché col

                   mio si paga di meno. Come lo so? Ma sicuramente è così. (Osserva nella

                   pentolina) A proposito, una domanda: ma quanto sale bisogna mettere nel ragù?

                   No, non c’entra niente con il call center. Ah, basta un pizzico di sale quanto

                   basta? Perfetto! E più o meno per quanto tempo bisogna girare il ragù? Fino a

                   quando non raggiunge il colore tipico del ragù? Va bene, grazie della risposta.

                   Allora, vuole cambiare operatore telefonico? Non le interessa? Va bene, grazie.

                   Arrivederci. (Appoggia la pentolina sul tavolo e stacca la telefonata) Ma la

                   cipolla ce la devo mettere oppure no? Mah! (Digita il numero telefonico ed

                   aspetta la risposta) Signora, mi scusi, sono di nuovo Vincenzo della SPA. No,

                   non volevo convincerla a cambiare operatore telefonico, volevo chiederle: ma

                   nel ragù ci vuole la cipolla oppure no? Sì? Perfetto, grazie. Non ho capito. Cioè,

                   io dovrei pagarla per le indicazioni che mi ha dato sul ragù? Signò, ma facìteme

                   ‘o piacere! Stàteve bona! (Stacca la telefonata) E sì, ce mancasse sulo ch’aggia

                   pavà pe’ ffa’ ‘nu poco ‘e raù!

                   Da destra giunge Maria con una fascia stile ginnastica sulla fronte.

Maria:       Signor Vincenzo, sono pronta.

Vincenzo: A ffa’ che cosa?

Maria:       La gara con quella tale Diletta. Alla fine vostra figlia resterà felice di me. E pure

                   vostra moglie. Io ci tengo tanto per Luna e non me ne andrò.

Vincenzo: Ancora cu’ chesta storia? Senti, ma mia moglie dov’è andata?

Maria:      A fare un colloquio di lavoro.

Vincenzo: E va bene, allora ti parlerò io di mia figlia. Marì, lascia perdere Luna. Non fare

                  l’errore di mio fratello che non ci sta capendo più niente.

Maria:      In che senso?

Vincenzo: L’amore è una cosa meravigliosa, ma bisogna osservare delle regole ben precise.

Maria:      Signor Vincenzo, al cuor non si comanda.

Vincenzo: Ma tu lo sai che quella tiene due spasimanti? Un certo Yuri e un certo Giosuè.

Maria:      Ah, ma allora sapete tutto.

Vincenzo: E certo che lo so. Allora parlàmme e nun ce capìmme?

Maria:      Certo, certo, ho capito.

Vincenzo: E allora no fate nessuna gara, tu e questa Diletta.

Maria:      Ah, no. E’ una questione di principio.

Vincenzo: Aggio parlato inutilmente. (Raccoglie la pentolina col ragù) Io faccio ‘o rraù e

                   me faccio ‘e fatte mieie. (Mette il cordless in tasca) Io vado!

                   Esce via a sinistra con lo sguardo colmo di puntiglio.

Maria:       Io invece vincerò la gara con quella Diletta e resterò in questa casa come

                   cameriera. (Si mette in disparte verso sinistra e fa ginnastica) ‘A faccia soja!

                   Da destra giungono Luna e Diletta.

Luna:         Vieni, Diletta, vieni.

Diletta:      (Indica la presenza di Maria a Luna) Ma guarda un poco a quella, guarda.

Luna:         Me pare ‘a sora ‘e Rocky Balboa! Maria, vieni un poco qui, per favore.

Maria:       (Va dalle due saltellando per allenamento) Ma certo. (E continua a saltellare)

Luna:         Se puoi smettere di fare il canguro, ti spiego le regole della gara!

Diletta:      Sei ridicola!

Luna:         Per favore, Diletta.

Maria:       (Smette di saltellare) Io sono pronta!

Diletta:      A chi lo dici!

                   Maria e Diletta si mettono muso contro muso.

                   Vincerò io!

Maria:       Io ti spiezzo in due!

Luna:        Allora la prima parte della gara è quella relativa alle pulizie. La casa è

                   abbastanza grande. Cominceremo prima dalla parte destra. Diletta si occuperà

                   della stanza da bagno mentre Maria si occuperà della camera da letto.

Maria:       Per me sarà una passeggiata di salute.

Diletta:      Io ci sono nata in bagno!

Maria:       E se vede, cu’ s’ta faccia ‘e gabinetto che tieni!

Luna:        Mettetevi in posizione!

                   Le due si pongono come se dovessero fare una gara di corsa.

                   Pronte! Viaaa!

                   Diletta e Maria corrono a destra, ostacolandosi.

Luna:        Speriamo bene! Intanto, dopo questa storia, devo parlare assolutamente con

                   mammà e papà della mia scelta di farmi suora. Sono devota alla Madonna.

                   Sceglierò l’ordine per me più bello: le Ancelle di Maria.

                  Da sinistra torna Vincenzo, sempre con la pentolina, sempre girando il ragù.

Vincenzo: Ah, eccola là! (Le si avvicina) Cià, Luna, a papà!

Luna:        Ciao papà, allora stai preparando il ragù?

Vincenzo: E già. Tra non molto è pronto. Sta sul fuoco da stamattina. Ogni tanto lo tolgo

                  dai fornelli per girarlo meglio. Senti un poco, hai da fare adesso?

Luna:        Sto facendo da arbitro nella gara tra Diletta e Maria.

Vincenzo: Io devo parlarti un poco.

Luna:        Di che cosa?

Vincenzo: Di un certo Yuri. E’ un bravo ragazzo pieno di ricchezze!

Luna:        Papà, già ne abbiamo parlato. Io ho lasciato Yuri. E ieri ho lasciato pure Giosuè. 

                   E l’ho fatto perché io sono devota di Maria. Ho deciso di seguirla.

Vincenzo: Che cosa?(Tra sé e sé) Chesta è devota a Maria ‘a cameriera? E ‘a vo’ seguì?

Luna:        Lei mi ha chiamata. Ho sentito la sua voce mentre dormivo.

Vincenzo: E se capisce, Maria è troppa rumorosa. Nun te fa durmì tranquillamente!

Luna:        Papà, adesso devo lasciarti. Ho da seguire la gara tra Diletta e Maria.

Vincenzo: E che la segui a fare? Tu hai già deciso chi deve vincere.

Luna:        (Ci fa un pensierino) Beh, effettivamente! Ma tu non dire niente a nessuno.

                  Gli fa l’occhiolino e poi esce a destra.

Vincenzo: E dopo mio fratello, ho perso pure a mia figlia. E io continuo a farmi i fatti miei!

                   Esce via a sinistra con sguardo disinteressato.

          

2. [Rossella e Attilio]

                  Dalla comune entrano Attilio, piangente, e Rossella che cerca di consolarlo.

Rossella:  Vieni, Attilio, entra!

Attilio:     (Piange in modo singolare) Nsnsns… Nsnsns… Nsnsns…!

Rossella:  Su, non piangere più. (Dalla borsa tira fuori un fazzoletto) Forza, asciuga, forza!

                 Gli asciuga le lacrime e gli fa soffiare il naso, poi gli posa il fazzoletto nella

                 tasca della giacca.

                 E adesso siediti.

                 Attilio si siede al tavolo e Rossella fa altrettanto.

Attilio:     Grazie, Rossé. Che cognata buona che sei. Non capisco perché Vincenzo parla

                  sempre male di te.

Rossella:  Per il carattere che tengo. Ma io non sono cattiva. Sono una donna di polso,

                  perché sin da piccola ho sempre ammirato donne come la regina Maria

                  Antonietta, la moglie di Luigi XVI di Francia. E allora mi son sempre ispirata a

                  lei. Sono troppo innamorata di quella donna.

Attilio:     Non parliamo di innamorarsi, per piacere.

Rossella:  Ma pecché, ch’è succieso, Attì?

Attilio:     Achille mi ha lasciato.

Rossella:  Achille? E chi è ‘stu Achille?

Attilio:     La persona che avrebbe dovuto rendermi felice e che io avrei dovuto rendere

                  felice. E pensare che fino a ieri voleva sposarmi. Poi stamane ha cambiato idea.

Rossella:  (Sorpresa) Ma… sto capendo bene?

Attilio:     E certamente. Perché, hai qualcosa in contrario per questa storia? 

Rossella:  (Non convinta) No… no…

Attilio:     E allora, per favore, dammi qualche consiglio su come riconquistarlo.

Rossella:  Io?

Attilio:     E si capisce. Tu sei donna. Dovresti sapere come si conquista un uomo.

Rossella:  Già, ma io saprei conquistare un uomo che gli piacciono le donne.

Attilio:     E nun è ‘a stessa cosa?

Rossella:  Ma nossignore. Devi capire che l’amore è composto da un essere che tiene una

                 cosa fisica che l’altro essere non possiede.

Attilio:     (Tra sé e sé) Mò accummencia pure chesta a ffa’ ‘stu discorso?!

Rossella:  Se due esseri tengono entrambi quella cosa fisica, oppure non la tiene nessuno

                  dei e due, l’amore è impossibile.

Attilio:     Senti, questo esempio già me l’ha fatto Vincenzo.

Rossella:  E forse non si è spiegato bene. Allora ci penso io: vedi, l’amore è come lo

                  spinotto dell’antenna.

Attilio:      (Stufo) Rossé, chisto è ‘o stesso paragone che m’ha fatto mio fratello. 

Rossella:  E allora cambio paragone. Attì, tu credi in Dio?

Attilio:      E certamente. Io vado a messa tutti i Natale!

Rossella:  Sulo a Natale?

Attilio:     Qualche volta pure a Pasqua. Ma già ti ho detto che questa cosa me l’ha detta…

Rossella:  Non mi interrompere. Vedi, cognato caro, Dio ha creato l’essere umano perché

                  ha avuto un lampo di genio. Un giorno si annoiava, così sai cos’ha fatto?

Attilio:      Si è messo a impastare!

Rossella:  Ma che s’è mmiso a ffa’, ‘o ppane?!No, ha creato a me e a te.

Attilio:      E quello che ho detto pure io a mio fratello.

Rossella:  Attì, per non portartela per le lunghe, quando Dio ci ha creati, ha dettato i dieci

                  comandamenti a Esaù!

Attilio:      No, chillo è Mosé. Io aggio visto pure ‘o film!

Rossella:  Appunto!E uno di questi comandamenti dice…

Attilio:      …“Non desiderare l’uomo, ma la donna”. Certo che tu e mio fratello ‘a sapìte

                   proprio buono ‘a religione!

Rossella:   Modestamente!

Attilio:      (Si alza in piedi e gironzola per la stanza) La verità è che tu e Vincenzo state

                  cercando di non farmi stare con Achille.

Rossella:  E certamente, ma ti ho spiegato il motivo.

Attilio:      Ma che m’he’ spiegato? Tu te si’ miso a parlà d’’o spinotto ‘e ll’antenna, ‘e Dio

                  che ‘mpasta ‘o ppane…! Invece erano altre le parole che mi sarei aspettato.

Rossella:  (Si alza in piedi e gli si avvicina) Per esempio?

Attilio:      Lasciamo perdere. Piuttosto, dove sarà mio fratello?

Rossella:  Sta tentando di cucinare.

Attilio:      Allora lo vado a trovare.

Rossella:  No, non disturbarlo. Quello già cucina una schifezza!

Attilio:      Ma io poi non capisco perché deve cucinare lui. Queste sono cose da donne.

Rossella:  Io lavoro e mia figlia tiene da fare. Cioè, adesso io non lavoro, però in genere sì.

Attilio:      Ma voi tenete la cameriera.

Rossella:  Veramente, ne teniamo due, però stanno facendo una gara per chi rimarrà in

                  questa casa.

Attilio:     ‘Na gara? E sono brave?

Rossella:  Abbastanza!

                  Da destra si sente il rumore di qualcosa che si rompe.

Attilio:      Questo rumore sono loro?

Rossella:  Sì! E’ meglio che io vado a vedere che stanno combinando.

Attilio:      Aspetta, ma tu mi devi consolare che Achille non mi vuole sposare più.

Rossella:  Adesso non tengo tempo.

Attilio:      E dai!

Rossella:  E no!

Attilio:      E su!

                  Rossella esce via a destra, seguito da Attilio che cerca di convincerla.

3. [Vincenzo, Giosuè e Yuri]

                  Da sinistra torna Vincenzo con una ciotola in mano ed un cucchiaio di legno

                  mentre gira del preparato per un dolce. Tiene il telefono cordless tra l’orecchio

                  e la spalla.

Vincenzo: Cara signora Paudice, mi dica una cosa: una volta preparata la pastiera, bisogna

                  infornarla alla temperatura di 300 gradi? No? Se squaglia? Ah, ecco, bastano 150

                  gradi. Benissimo, grazie. Allora non vuole cambiare operatore telefonico? No? E

                   io lo sapevo. Signora, questo è il mio lavoro. Tra l’altro volevo dirle…

                   Suonano alla porta.

                   Signora, la devo lasciare, in quanto suonano alla porta. E’ stato un piacere.

                   Statevi bene. (Chiude la telefonata) Ma io nun riesco a capì chi è che bussa

                   sempe a chella porta. E nisciuno va a arapì. Bah!

                   Esce al centro e torna seguito da Giosuè.

Giosuè:     Signor Vincenzo Rizzo, buongiorno. Siete voi il signor Vincenzo Rizzo?

Vincenzo: Fino ad ora sì! Poi non lo so, qua non si può mai sapere di nulla!

Giosuè:     (Osserva la ciotola e il cucchiaio di legno) Noto che voi cucinate.

Vincenzo: Beh, mi arrangio. In questo momento sto girando il grano per la pastiera.

Giosuè:     Mastechef?

Vincenzo: No, masterscem! A quest’ora dovrei avere un negozio, ma lasciamo perdere.

                  Piuttosto, voi chi siete?

Giosuè:     Giosuè Leopardi.

Vincenzo: Ah, come il pittore.

Giosuè:     A parte il fatto che si tratta di poeta, quando poi il mio nome appartiene a

                  Carducci e il mio cognome al grande Giacomo.

Vincenzo: E quindi voi fate…?

Giosuè:     Il cuoco!

Vincenzo: Non ci capisco niente, ma lasciamo stare. Piuttosto, a cosa devo la vostra visita?

Giosuè:     Io sono il fidanzato di vostra figlia. Ma lei mi ha lasciato ieri per cause non

                  precisate. E siccome voi siete il padre, dovete convincerla a tornare con me.

Vincenzo: Scusate, voi non potete dare un lavoro a mia moglie?

Giosuè:     Io? Aggia vedé chi m’’o da a me! Anch’io purtroppo sono disoccupato.

Vincenzo: Ma non fate il cuoco?

Giosuè:     In questo periodo no.

Vincenzo: Embé, e volete a mia figlia? In questa casa già siamo troppi disoccupati, poi vi ci

                  mettete pure voi! Apritevi un ristorante e la avrete.

Giosuè:     E se vi aiuto a cucinare, cambiate idea?

Vincenzo: Per carità! Se lo sa mia moglie, viene la guerra. Quella dice che ognuno deve

                   avere le sue competenze!

Giosuè:     Ma ieri ho aiutato la cameriera di casa a cucinare la pasta e fagioli e la cotoletta. 

Vincenzo: Ah, sì? Perciò era tutto così buono. E chella fetente nun ha ditto niente!

Giosuè:     (Sente un profumino da sinistra) In cucina sento anche odore di ragù che bolle.

Vincenzo: Infatti! (Poi si guarda intorno e ci fa un pensierino) Sentite, ho cambiato idea: se

                  mi aiutate a cucinare, potrei mettere una parola buona per mia figlia! Così la

                  smette di fare la corte alle donne!

Giosuè:     Eh?

Vincenzo: Guardate, mia figlia è diventata una donnaiola!

Giosuè:     Ah, adesso capisco tutto.

Vincenzo: Se voi potete fare qualcosa per farle cambiare idea…!

Giosuè:     Andiamo prima a vedere in cucina che state combinando. Poi vedremo cosa fare.

Vincenzo: Sì, sì, grazie. La cucina sta alla nostra sinistra. E…

                   Suonano alla porta.

                  Abbiate pazienza, è la porta. (Gli cede la ciotola e il cucchiaio di legno) Prego,

                  continuate voi. In cucina troverete il resto.

Giosuè:     E vabbé.

Vincenzo: Con permesso.

                  Vincenzo esce al centro. Giosuè commenta.

Giosuè:     ‘E che famiglia strana: ‘a mugliera va a faticà, ‘o marito fa ‘o casalingo, ‘a figlia

                  le piàcene ‘e ffemmene…! Mah!

                  Giosuè esce a sinistra. Dal centro tornano Vincenzo e Yuri.

Yuri:         Signor Vincenzo, ditemi che avete convinto vostra figlia a tornare con me.

Vincenzo: Ah, già, io m’ero scurdato ‘e vuje!

Yuri:         Che cosa? Non avete messo la buona parola con vostra figlia?

Vincenzo: E già la devo mettere per un cuoco!

Yuri:         Eh?

Vincenzo: (Si corregge) No, cioè, voglio dire che in cucina tengo un cuoco in prova!

Yuri:         Ma che me ne ‘mporta?

Vincenzo: Voi non è che sapete cucinare?

Yuri:         Sì, ci mancherebbe solo che io mi metto a cucinare. Io sono il futuro presidente

                  dell’impresa di mio padre. Un giorno passerà tutto ciò che lui possiede a me.

Vincenzo: Eh, e chisto è ‘o guajo! Però il cuoco è utile.

Yuri:         Ma pecché, io songo inutile?

Vincenzo: No, non dico questo. Però io dico: non potete essere ricco ma sapendo cucinare?

Yuri:         Signor Vincenzo, io non vi capisco.

Vincenzo: E nemmeno io.

Yuri:         So soltanto che mi avete chiesto di fari riassumere vostra moglie da parte di mio

                  padre. Lui è ancora arrabbiato perché Luna mi ha lasciato. E non lo vogliamo

                  calmare? Così vostra moglie può tornare a lavorare!

Vincenzo: Yuri, Yuri, voi mi tentate. Io non capisco perché mia figlia preferisce le donne!

Yuri:         Eh?

Vincenzo: Tutto insieme, è diventata donnaiola!

Yuri:         Ah, adesso capisco tutto.

Vincenzo: Se voi potete fare qualcosa per farle cambiare idea…!

Yuri:         Andiamo prima in cucina. Voglio vedere un attimo in faccia questo cuoco.

Vincenzo: E perché? Lo volete pure voi?

Yuri:         No, ma ho il sospetto che si chiami Giosuè.

Vincenzo: Bravo!

Yuri:         Lo sapevo.

Vincenzo: Prego, seguitemi.

Yuri:         Grazie.

                  Vincenzo e Yuri escono a sinistra.

4. [Luna e Attilio]

                  Da destra entrano Attilio, piangente, e Luna che cerca di consolarlo.

Luna:       Vieni, zio Attilio, entra!

Attilio:     (Piange in modo singolare) Nsnsns… Nsnsns… Nsnsns…!

Luna:       Su, non piangere più. (Va alla credenza e prende un fazzoletto di carta) Forza,

                  asciuga, forza!

                  Gli asciuga le lacrime e gli fa soffiare il naso, poi gli posa il fazzoletto nella

                  tasca della giacca.

                  E adesso siediti.

              Attilio si siede al tavolo e Luna fa altrettanto.

Attilio: Grazie, Luna. Che nipote buona che sei. Non capisco perché Vincenzo parla sempre

              male di te.

Luna:   Per il carattere che tengo. Ma io sono cambiata. Sono diventata una donna religiosa,

              perché nel mio cuore è entrata la Madonna. Me ne sono innamorata.

Attilio: Non parliamo di innamorarsi, per piacere.

Luna:   Ma pecché, ch’è succieso, zio Attì?

Attilio: Achille mi ha lasciato.

Luna:   Achille? E chi è ‘stu Achille?

Attilio: La persona che avrebbe dovuto rendermi felice e che io avrei dovuto rendere felice.

              E pensare che fino a ieri aveva deciso di sposarmi. Poi stamattina ha cambiato idea.

Luna:   (Sorpresa) Ma… sto capendo bene?

Attilio: E certamente. Perché, hai qualcosa in contrario per questa storia? 

Luna:   (Non convinta) No… no…

Attilio: E allora, per favore, dammi qualche consiglio su come riconquistarlo.

Luna:   Io?

Attilio: E si capisce. Tu sei donna. Dovresti sapere come si conquista un uomo.

Luna:   Già, ma io saprei conquistare un uomo che gli piacciono le donne.

Attilio: E nun è ‘a stessa cosa?

Luna:   Ma nossignore. Devi capire che l’amore è composto da un essere che tiene una cosa

              fisica che l’altro essere non possiede.

Attilio: (Tra sé e sé) Pure chesta me fa ‘stu discorso?! Ma che s’hanne mise d’accordo?

Luna:   Se due esseri tengono entrambi quella cosa fisica, oppure non la tiene nessuno dei e

             due, l’amore è impossibile.

Attilio: Aspetta un momento, scommetto che vuoi dire che l’amore è come lo spinotto

              dell’antenna.

Luna:   Per carità. Che esempio è questo?

Attilio: Menu male!

Luna:   Zio Attì, tu credi in Dio?

Attilio: E certamente. Io vado a messa tutti i Natale!

Luna:   Sulo a Natale?

Attilio: Qualche volta pure a Pasqua. Ma questa cosa me l’ha detta…

Luna:   Non mi interrompere. Vedi, zio caro, Dio ha creato l’essere umano perché ha avuto

              un lampo di genio. Un giorno si annoiava, così sai cos’ha fatto?

Attilio: Mò te faccio fessa: ha creato a me e a te.

Luna:   E ti sbagli, non soltanto a me e a te, ma il mondo intero. Zio Attì, per non portartela

              per le lunghe, quando Dio ci ha creati, ha dettato i dieci comandamenti a Mosé!

Attilio: Finalmente uno che ha indovinato il nome di Mosé. T’he’ vista pure tu ‘o film?

Luna:   Ma che film? Io ho studiato.E uno di questi comandamenti dice “Non desiderare la

              donna d’altri”.

Attilio: Ma io non desidero la donna di altri, io desidero l’uomo di altri!

Luna:   Ed è la stessa cosa.

Attilio: (Si alza in piedi e gironzola per la stanza) La verità è che tu, tua madre e tuo padre

             state cercando di non farmi stare con Achille.

Luna:   E certamente, ma ti ho spiegato il motivo.

Attilio: Ma che m’he’ spiegato? Invece erano altre le parole che mi sarei aspettato.

Luna:  (Si alza in piedi e gli si avvicina) Per esempio?

Attilio:    (Rassegnato)Nun ‘o ssaccio. Ma mio fratello sta ancora in cucina?

Luna:      Penso di sì. Vogliamo andare da lui?

Attilio:    Tua madre mi ha detto di non disturbarlo. Quello già cucina una schifezza!Che io

                 poi non capisco perché deve cucinare lui. Queste sono cose da donne.

Luna:      E’ una decisione di mamma. Comunque, ti autorizzo io ad andare da lui.

Attilio:    E nun è ch’abbuscàmme ‘a mammeta?

Luna:      Ti accompagno io.

Attilio:    E va bene. Grazie.

Luna:      Figurati!

                Da destra si sente il rumore di qualcosa che si rompe.

Attilio:    Mi sa che le due sfidanti cameriere hanno scassato qualcos’altro.

Luna:      E già. Sarebbe meglio se i lavori in casa li facessimo io e mia madre.

Attilio:    Bene, andiamo da tuo padre. Gli devo dire che Achille mi ha lasciato. (Ricomincia

                 a piangere col suo modo singolare) Nsnsns… Nsnsns… Nsnsns…!

Luna:      No, dai!

                 Luna e Attilio escono a sinistra, con la prima che cerca di consolare il secondo.

5. [Rossella, Maria e Diletta]

                 Da destra torna Rossella che richiama Maria e Diletta.

Rossella: Disgraziate, ma che state cumbinanno? Me state scassànno tutta ‘a casa?

                 Assettàteve mommò ‘ncoppa ‘o divanetto.

                 Le due, guardandosi in cagnesco, si siedono sul divanetto, poi si danno le spalle.

                 E che d’è? Che state facénno? Vi ignorate? Meglio così. Allora guardate a me.

                 Insomma, che state combinando? Avete deciso di sfasciarmi la casa?

Maria:     Io stavo lavorando.

Diletta:    E pure io.

Rossella: E allora sta’ a vedé che stevo scassanno io sola ‘a casa mia!

Maria:     Signora Rossella, io protesto.

Diletta:    E pure io.

Rossella: E perché?

Maria:     Perché io già stavo lavorando qui. Che c’entra questa? (Indica Diletta)

Diletta:    Io invece protesto perché non riesco a lavorare con lei tra i piedi.(Indica Maria) 

Rossella: Le regole sono queste. Per cui, datevi da fare e tirate fuori il meglio da voi stesse.

                 Ma prima di continuare, ditemi che cosa avete rotto.

Maria:     Io un vaso cinese.

Rossella: ‘O vaso cinese che m’ha regalato mammà? Costa 1000 Euro. Lo defalcherò dal

                 tuo stipendio, se resterai tu a lavorare in questa casa.

Maria:     E se me ne vado?

Rossella: Lo paghi lo stesso.

Maria:     Che fregatura!

Rossella: E tu, Diletta? Che cosa hai rotto?

Diletta:    La specchierache si trovava in bagno. 

Rossella: ‘A specchiera che m’ha regalato papà? Costa 2000 Euro. Lo defalcherò dal tuo

                 tuo stipendio, se resterai tu a lavorare in questa casa.

Diletta:    E se me ne vado?

Rossella: Lo paghi lo stesso.

Diletta:    Che fregatura!  

Rossella: Ed ora ascoltatemi bene: si va in cucina. Dovete cucinare. Chi cucina meglio

                 pasta al sugo con secondo di salsicce, ottiene il punto decisivo.

Maria:     No, un momento, dobbiamo cucinare la pasta e fagioli con la cotoletta.

Rossella: Ancora? No, basta!

Maria:     E allora devo chiamare a quello…

Rossella: A chi he’ chiammà?

Maria:     Ehm… no, a nessuno. Andiamo a cucinare.

Rossella: Un momento, fatemi vedere le mani.

                 Le due esibiscono le loro mani. Rossella pare perplessa.

                 E vuje vulìte cucenà cu’ ‘sti mmane accussì sporche? Vi dovreste fare la doccia.

Diletta:    Addirittura?!

Rossella: E certamente. Prima di cucinare, ci si devono raccogliere pure i capelli.

Maria:     Si devono raccogliere i capelli caduti a terra?

Rossella: No, si devono raccogliere i capelli con un elastico, se no vanno a finire in pentola.

Maria:     Se è per me, io uso la fascia per i capelli.

Diletta:    E io uso il mollettone.

Rossella: Bene, adesso andiamo in bagno a lavarci le mani e a raccogliere i capelli. Forza!

Maria:     Un momento, signora Rossella, ci sta una cosa di cui non abbiamo ancora parlato.

Diletta:    Infatti!

Rossella: E cioè?

Maria:     La pecunia.  

Diletta:    I soldi!

Maria:     ‘E denare!

Diletta:    ‘E picciole!

Maria:     No, “’e picciole” è siciliano!

Diletta:    Ah, già.

Rossella: Voi pensate a fare il vostro lavoro, poi parleremo di soldi. Tutti così fanno in

                 Italia: parlano di soldi senza ancora aver fatto un giorno di lavoro.

Maria:     Veramente, io sto qua da due settimane.

Rossella: E stai in prova. Dunque, se supererai la prova, parleremo di soldi. E ora andiamo.

Maria:     No, voglio parlare prima di soldi.

Diletta:    E pure io.

Rossella: (Spalanca gli occhi) Che cosa? Che cosa? E allora sapete che c’è di nuovo? Non

                 voglio a nessuna di tutte e due. Andate via!

Le due:    Ma… ma…

Rossella: Ho detto fuori! 

                 Le conduce fuori centralmente, poi torna e commenta.

                 Tanto, io tengo a mio marito che mi fa i servizi in casa. Che me ne ‘mporta?

                 Esce a destra.

6. [Yuri, Giosuè, Vincenzo, Attilio e Luna]

                 Da sinistra, tornano Yuri e Giosuè duellando con forchettoni di legno, poi si             

                 pongono l’uno di fronte all’altro mentre defilati ci sono Vincenzo, Attilio e Luna.

Yuri:        Difenditi, marrano! 

Giosuè:    Ma mò te faccio vedé io!

Vincenzo: (Si frappone tra i due e li ferma, allargando le braccia) Alt!

                   I due si fermano pericolosamente con i forchettoni sotto il costato di Vincenzo.

                   Scusate, potete togliere questi due cosi dalle mie costole?

                   I due eseguono.

                   Grazie!

                   E va a sedersi al tavolo, tirando fuori un fazzoletto ed asciugandosi il sudore.

Luna:        (Si frappone tra i due)Yuri, Giosuè, ma che cavolo state combinando?

Yuri:         Luna, io e te dobbiamo tornare insieme. Ho già parlato con tuo padre che è

                   d’accordo con me.

Giosuè:     Ma che dice ‘stu pezzente vestuto comm’a ‘nu manichino?! Tuo padre è

                   d’accordo con me.

Yuri:         Con me!

Giosuè:     Con me!

Luna:        Papà, ma cu’ chi te si’ mmiso d’accordo, tu?!

Vincenzo: E chi s’arricorda? Fa’ ‘na cosa, miéttete cu’ tutt’e dduje e ffaje cchiù ambresso!

Attilio:      Scusate, permettete una parola?

Luna:        Ecco, bravo, parlaci tu con questi due. (Va a sedersi al tavolo)

Attilio:      (Si frappone tra i due al posto di Luna) Dunque, come avete detto che vi

                  chiamate, tutti e due?

Yuri:         Io Yuri.

Giosuè:     Ed io Giosuè.

Attilio:      Bene, io sono zio Attilio. Voglio spiegarvi che cos’è l’amore!

Yu&Gios: (Lo mandano a quel paese a gesti) Uff! (E si siedono sul divanetto)       

Attilio:      (A Vincenzo e Luna) Ho detto qualcosa di sbagliato?

Vincenzo: (Si alza e gli va accanto) Attì, tu non ci azzecchi proprio niente con quei due.

                  Quelli vogliono a mia figlia. E mia figlia è una donna. Tu invece vuoi a Achille.

Attilio:      Il fatto è che Achille non mi vuole più.

Vincenzo: Overamente? Nun te sposa cchiù?

Attilio:      Ha detto di no.

Vincenzo: (Si distanzia da lui a braccia larghe, come esultando) Giustizia è fatta!

Yuri:         (Si alza in piedi e va da Attilio sulla parte destra) Signor Attilio,dovete capire

                  che l’amore è composto da un essere che tiene una cosa fisica che l’altro essere

                  non possiede.

Attilio:      (Tra sé e sé) Mò ce mancava sulo chist’ato a dicere ‘a stessa cosa!

Giosuè:     (Si alza in piedi e va da Attilio sulla parte sinistra) Se due esseri hanno entrambi

                  quella cosa fisica, oppure non la tiene nessuno dei due, l’amore è impossibile.

Attilio:      Ma per caso voi due volete dire che l’amore è come lo spinotto dell’antenna?

I due:        Sì! 

Attilio:      Vicié, a chisti duje l’he’ ‘mparate tu!

Vincenzo: Nun saccio niente.

Yuri:         Zio Attilio, voi credete in Dio?

Attilio:      E certamente. Io vado a messa tutto l’anno!

Giosuè:     Strano, io vado tutte le domeniche a messa nella chiesa qua di fronte, ma non vi

                  vedo mai.

Attilio:      Ma io vado in un’altra chiesa molto più lontana!

Yuri:         Vedete, zio Attilio, Dio ha creato l’essere umano perché ha avuto…

Attilio:      (Completa il concetto in modo veloce) …Un lampo di genio. Un giorno si

                   annoiava, così ha creato a tutti quanti noi. Quando Dio ci ha creati, ha dettato i

                   dieci comandamenti a… a… a quello del film! Coi capelli imbiancati e la barba!

                   E uno di questi comandamenti dice “Non desiderare la donna o l’uomo d’altri”.

                   Va bene? Era quello che cercavate di dirmi? E me lo avete detto!

I due:        (Meravigliati in positivo, gli tributano un applauso) Bravo!

Attilio:      Grazie! (Fa un inchino, poi va a sedersi sul divanetto)

Vincenzo: Attì, ora hai fatto lo show? E fammi parlare a me con questi due signori. (Si pone

                  tra i due) Vedete, cari amici, io posso pure mettere una buona parola con mia

                  figlia per ognuno di voi, ma la ragazza non è più attratta dai maschi!

I due:        Eh?

Vincenzo: E sì, quella si è convertita alle donne. Infatti ha deciso di seguire Maria, la

                  cameriera! E’ ‘o vero, Luna?

Luna:       Papà, ma che staje dicénno? Quale Maria hai capito? Io ho detto che voglio

                  seguire la Madonna.

Vincenzo: ‘A cantante?

Luna:        No, la Madonna, Madonna. Ho deciso di diventare suora.

Gli altri:   (Sconvolti) Eh?

Luna:        E perché vi sconvolgete tanto? Ho fatto una scelta e non la cambio. E adesso che

                  lo sapete, vado da mammà a vedere a che punto è la gara tra Maria e Diletta.

                  Con permesso.

                  Esce via a destra come se si fosse liberata da un peso. Vincenzo guarda con

                  imbarazzo Yuri e Giosuè.

Vincenzo: Ehm… beh… Luna diventa suora. Se ve la volete sposare lo stesso, fate pure!

                  Yuri e Giosuè si guardano perplessi e, senza aggiungere una parola, escono via.

Attilio:      (Si alza in piedi e si avvicina a Vincenzo) Vicié, io l’ho sempre detto: in questa

                  famiglia siete tutti strani!

Vincenzo: Azz, siente chi parle!

Attilio:      E adesso che cosa si fa?  

Vincenzo: Eh, beh, quella si vuole fare suora. Bisogna parlarne con la madre.

Attilio:      No, io dico: che cosa si fa con Achille?

Vincenzo: Attì, ma che ne saccio? Chi ‘o cunosce? Io tengo chistu guajo, me metto a penzà

                  a Achille?

                  Esce via a sinistra.

Attilio:      Ma io posso mai sperare che mio fratello mi risolve un problema? Mah!

                  Esce via di casa. 

7. [Rossella e Luna. Poi Vincenzo. Infine Yuri]

                  Da destra tornano Rossella e Luna, discutendo.

Luna:       Ma come, mammà, hai cacciato via Maria e Diletta?

Rossella:  E quelle non erano buone nessuna di tutte e due.

Luna:       E chi farà la cameriera qui in casa? Io m’ero abituata troppo bene a esser servita.

Rossella:  Ma perché, tuo padre non va bene?

Luna:       Mio padre è mio padre, non può fare pure il cameriere e il cuoco.

Rossella:  E allora ne prenderemo un altro appena avrò trovato lavoro. Oppure appena lo

                  avrà trovato tuo padre. Oppure appena lo avrai trovato tu.

Luna:       Per fortuna io non c’entro più niente. Tra non molto me ne vado.

Rossella:  Te spuse?

Luna:        No, mi faccio suora.

Rossella:  (La osserva per qualche secondo, poi comincia a ridere) E’ bellella ‘sta battuta!

Luna:        Non c’è niente da ridere. Farò parte della Ancelle di Maria.  

Rossella:  (Diventa seria) Luna, a mammà, io tengo sulo a te comme figlia. E quindi, non se

                  ne fa niente.

Luna:       Mammà, tu devi smetterla di decidere pure per gli altri. E allora io farò la suora e

                  andrò a chiamare pure Maria e Diletta per farle tornare.La gara continua. In

                  questa casa deve andare avanti tutto come sempre.

Rossella:  Luna, perché ti stai ribellando a tua madre?

Luna:       Perchései troppo decisionista, ai limiti dell’arroganza. Ora basta!Hai fatto

                  diventare uno zimbello mio padre. E non lo merita.

Rossella:  Tuo padre è uno zimbello!

                  Da sinistra entra Vincenzo.

Vincenzo: Eh, e grazie tante!

Luna:        Papà, io ti sto difendendo.

Vincenzo: No, non è il caso.

Rossella:  He’ visto, Luna? Tuo padre preferisce rimanere ai miei ordini.

Vincenzo: Nenné, he’ capito malamente. Da oggi si cambia, in questa casa.

Rossella:  E pecché?

Vincenzo: E perché comando io.

Rossella:  Ti sbagli di grosso. Ho sempre comandato io e sarà sempre così. Perciò, comincia

                  a impedire a tua figlia di diventare suora.

Vincenzo: Ah, sì? E perché lo devo fare io?

Rossella:  Perché… perché… perché tu sei il padre.

Vincenzo: E tu sei la madre.

Rossella:  Ma il padre tiene una maggiore… una maggiore… diciamo un po’ di tutto!

Vincenzo: Sì? He’ visto comm’è difficile a ffa’ ‘o pato e ‘o marito? Voi donne ci

                  sottovalutate sempre. Ma ogni ruolo tiene le sue responsabilità. E allora, visto

                  che ti è sempre piaciuto comandare, prenditi pure le tue responsabilità.

Rossella:  (Si addolcisce) Luna…

Luna:        Io vado a telefonare a Maria e a Diletta. Le faccio tornare.

                  Esce via a sinistra.

Rossella:  (Pietosa) Vicié, nun me lassà a me sola. Se nostra figlia si vuole fare veramente

                  suora, io che faccio?

Vincenzo: E tu che vvu’ ‘a me? Nostra figlia ha fatto una scelta. Piuttosto, pensiamo a

                  trovare un lavoro. Io ho provato con il call center da casa, ma non è adatto a me.

                  Preferisco fare un lavoro che si esce di casa. Tu invece che hai trovato?

Rossella:  Per il momento, niente. Il colloquio che ho fatto è andato male per colpa dell’età.

Vincenzo: Ci stiamo facendo vecchi, cara mia. Non possiamo scappare. Dovremo pensare

                  anche a questo.

Rossella:  E se ci stiamo facendo vecchi, chi ce lo darà un lavoro?

                  Dalla comune entra Yuri.

Yuri:         Io!

Rossella:  Chi è? (Si volta e lo nota) Voi, signor Yuri? E come siete entrato?

Yuri:         Stavo venendo qui a parlarvi, quando ho visto il signor Attilio uscire di casa.Gli

                  ho chiesto di non chiudere la porta e di spiegarmi alcune cose. E lui lo ha fatto.

Vincenzo: Fate attenzione che mio fratello è rimasto senza Achille!

Yuri:         E con ciò?

Vincenzo: Va a finire che lo sostituisce con voi! Perciò, non lo fate innamorare.

Yuri:         Starò molto attento.

Rossella:  Scusate, ma poco fa, quando ho chiesto a mio marito chi ci darà lavoro, voi avete

                  risposto “io”! Non ho capito in che senso.

Yuri:         L’impresa di mio padre passerà a me. E pertanto decido io chi ci deve stare e chi

                  no. (Gironzolando tra i due) Vedete, mio padre è arrabbiato per il fatto che Luna

                  mi ha lasciato. Ma lui non ne sa il perché. Io invece sì: Luna vuole farsi suora.

Vincenzo: Vabbé, questo poi lo vedremo.

Yuri:         E invece non lo vedremo affatto. Luna ha deciso e non deve cambiare idea.

Vincenzo: Ma so’ fatte d’’e vuoste? Dobbiamo decidere io e la madre. Più io che la madre!

Rossella:  Vicié, non ti arrabbiare con lui. Hai capito che ci deve dare il lavoro?

Vincenzo: (Ammorbidito) Signor Yuri, avete ragione voi: mia figlia s’ha da fa’ suora!

Yuri:         Bravo! E adesso potete uscire con me? Andiamo nella sede della mia futura

                  impresa. Cominceremo le pratiche per farvi lavorare entrambi.

Rossella:  Uh, che bello, grazie!

Vincenzo: Prego, andiamo!

Yuri:         No, questo lo devo dire io: prego, andiamo!

                   I tre escono di casa al centro.

8. [Maria, Diletta e Luna. Infine Attilio]

                  Da sinistra torna Luna. Parla al telefono cordless.

Luna:       Hai capito, Maria? Tu e Diletta potete tornare. Sono io che decido chi può restare

                  in questa casa e chi se ne deve andare. Un giorno diventerò suora, e quindi sono

                  una donna importante! Capito? Allora vi aspetto presto. Ciao, ciao.

                  Chiude la telefonata e suonano alla porta.

                  E mò chi è? Mah!

                  Va ad aprire e torna seguita da Maria e Diletta.

Le due:     Eccoci qua!

Luna:        Niente di meno? E dove stavate? Dietro la porta?

Diletta:     Io stavo dalla signora al piano di sopra: è mia zia.

Maria:      E io dalla signora a fianco: è mia nonna!

Luna:       Ah, bene! Allora vogliamo fare la prova decisiva?

Maria:      Un momento, non possiamo parlare prima di soldi?

Diletta:     Non per niente, ma non ne abbiamo proprio parlato.

Luna:        Riceverete un regolare stipendio da cameriera.

Le due:     Ah, va bene!

Maria:      Allora io sono pronta.

Diletta:     E pure io.

Luna:        Perfetto, andiamo in cucina.

                  Ma suonano alla porta.

                  Fate una cosa, avviatevi voi. Io vado a vedere chi è.

Diletta:     Va bene. Fai presto, non vedo l’ora di battere questa zotica! (Indica Maria)

Maria:      Tu pensa a rimanere viva, perché io ti farò morire di collera!

                   Le due escono a sinistra, guardandosi in cagnesco.

Luna:       E va bene, vediamo chi è.  

                  Esce al centro e torna seguita da Attilio.

Attilio:      Luna, non ci sta tuo padre?

Luna:        Non lo so.

Attilio:      E nemmeno tua madre?

Luna:        Sono spariti tutti e due. Forse hanno deciso di uscire per chiarire alcune cose.

                  Ma… è successo qualcosa? Hai una faccia strana.

Attilio:      Ho preso una decisione importante: mi faccio prete!

Luna:        Che?

Attilio:      Sì, ma non prete cattolico italiano. Io parlo di uno di quelli coi capelli rasati.

                   Come si chiamano quei monaci?I budini!

Luna:        Ma quali budini? Si chiamano buddisti!  

Attilio:      Appunto!

Luna:        Senti, ma perché vuoi fare questa scelta?

Attilio:      Perché Achille somiglia… alla statua di Buddha! E’ tale e quale.

Luna:        Zio, ma una scelta del genere è eccessiva. E’ una di quelle scelte troppo radicali. 

Attilio:      Cioè? Nun aggio capito, p’addiventà buddista, s’ha da essere radicale? Ma

                  Achille è comunista!

Luna:        No, io dico radicale per dire profondo, definitivo.

Attilio:      Ma ormai ho deciso.

Luna:        Zio, ma la religione è una cosa assai delicata. Devi sapere che ai tempi dei primi  

                  cristiani, al tempo degli antichi romani…

Attilio:      No, mò nun accummincià, o si no facìmme comm’’o fatto d’’o spinotto e d’’e

                  Dieci Comandamenti. E mò nun è detto ch’ogni vvota ch’aggio fatto ‘na scelta,  

                  m’avìta dicere sempe cocche concetto difficile. E basta!

Luna:        Va bene, hai ragione. Se vieni con me in cucina, ti faccio un bel caffè.  

Attilio:      No, noi monaci buddisti non beviamo caffè. Damme ‘na bella birra, va’!

Luna:        (Rassegnata) E vada per la birra!

                  Escono via a sinistra.

Sena Ultima. [Vincenzo e Rossella. Poi Luna e Maria. Infine Diletta e Attilio]

                  Dal centro tornano Vincenzo e Rossella. Non paiono molto felici.

Vincenzo: Rossé, ma tu he’ capito che diceva chillu cuntratto?

Rossella:  Abbastanza. Piuttosto, sono le parole di quel Yuri che non mi piacciono.

Vincenzo: E già. Ha detto che il lavoro è nostro quando nostra figlia diventerà suora.

Rossella:   Ma che significano queste parole?

Vincenzo: Secondo me, visto che non potrà avere lui, a nostra figlia Luna, non dovrà averla

                  nessuno. E questa per lui è una vittoria.Hai capito che ipocrita, Rossé?

Rossella:  E allora, nun ‘o voglio cchiù ‘o lavoro, Vicié.

Vincenzo: Manch’io. Chiuttosto, preferisco a ffa’ ‘e servizi in casa. Tanto, già ‘e ffaccio!

Rossella:  Sì, ma poi chi li porta i soldi in casa? Alla fine, nostra figlia se ne andrà lo stesso.

Vincenzo: E te si’ scurdata che ce sta ancora mio fratello Attilio?  

Rossella:  E che ce azzecca?

Vincenzo: Quello fa l’attore, è benestante. Noi ce lo prendiamo in casa e il gioco è fatto!

Rossella:  Ma chillo va truvanno a Achille!

Vincenzo: Sì, ma Achille nun ‘o vo’ a mio fratello.

Rossella:  E allora è deciso: rinunciamo al lavoro. Dai, manda un messaggio al signor Yuri.

                  Anzi, mandagli un Whatsapp! Forza, mandagli un Whatsapp!

Vincenzo: Sì, sì, subito. Gli mando una zapp! E quindi gli chiedo: “Vuo’ ‘na zapp”?!  

Rossella:  Ma quala zapp? Un Whatsapp col cellulare.

Vincenzo: (Imbarazzato) Non lo so mandare. Mò faccio accussì: gli mando un SMS. 

                  (Prende il cellulare e digita) Sì, ho deciso.

Rossella:  Bravo! Sediamoci che ti detto io il messaggio.

                  I due si siedono al tavolo. Intanto da sinistra tornano Luna e Maria.

Luna:        Allora, Maria, alla fine hai vinto tu la gara per abbandono di Diletta. Sarai tu la

                  cameriera definitiva di questa casa.

Maria:      Che bello, sono commossa! (Lo dice ma in realtà non è per nulla commossa)

Luna:       Adesso lo diciamo a mia madre e mio padre. (Li nota) Ah, eccoli. Mammà, papà!

Rossella:  Uhé, Luna, a mammà. (Nota Maria) Ah, ce sta pure chella? E che vvo’ ‘a ccà?

Maria:      Signora, ho ripreso la gara come cameriera ed ho vinto per rinuncia dell’altra

                  concorrente. Perciò, sono a vostra disposizione. Cosa posso fare per voi? Una

                  pulizia della casa completa? Una pulizia del viso? Un massaggio ad un piede?

Vincenzo: (Si alza in piedi e va da Luna e Maria) Cara Maria, ‘o pede ‘e mia moglie nun è

                  consigliabile!Puzza ‘e caseificio!

Rossella:   (Si alza in piedi e li raggiunge) E già, addòrene ‘e piede suoje! Invece ‘e dicere

                  scemenze, ha’ mannato ‘o messaggio ‘o signor Yuri?

Vincenzo: Fatto!

Luna:        Che messaggio dovevate mandare a Yuri?

Vincenzo: Ehm… un messaggio di auguri di buon onomastico. Oggi è san Yuri!

Luna:        Nun esiste san Yuri!

Rossella:  E già, lui si è sbagliato. Si trattava solo di un saluto di simpatia. E allora, Maria,

                  visto che resti in questa casa, comincia a prendere possesso della tua stanza.

Maria:      Non vedo l’ora. E non vedo l’ora di cucinare. Vi preparerò un pranzo luculliano.

Vincenzo: Che vvo’ dicere luculliano?  

Maria:      Abbondante. Luculliano deriva da Lucullo.

Vincenzo: Eh, nella vita ci vuole Lucullo!

Rossella:  E già, assai Lucullo!

Vincenzo: ‘Nu Lucullo esaggerato!

Luna:       Ma Lucullo era una persona. A proposito, papà, in cucina ci sta zio Attilio.

Rossella:  Bene, Maometto è venuto alla montagna!

Vincenzo: Nun aggio capito, ma ce sta Maometto o Attilio?

Luna:       Ma Maometto e Attilio sono la stessa persona.

Vincenzo: Questa poi! Mio fratello teneva ‘nu sicondo nomme e io nun ‘o ssapevo!

Luna:       Papà, fai attenzione a zio Attilio. Ha deciso di diventare monaco buddista.

Vincenzo: Mò ha cagnato idea? E io ‘o rompo ‘a capa!

Luna:       Sì, vabbé, Maria, ti accompagno nella tua stanza, così mi aiuti a fare la valigia.

Maria:      Agli ordini!

                  Le due escono a destra.

Rossella:  (Triste) Vicié, nostra figlia se ne va.

Vincenzo: Però in compenso è trasuta Maria ‘int’’a casa nosta.

Rossella:  Che me ne frega ‘e Maria? (Torna a sedersi al tavolo) Chella è estranea. Nun è

                  mia figlia.

Vincenzo: (Le si avvicina) Sì, ma nun te scurdà ‘e mio fratello Attilio: anche lui abiterà da

                  noi. E pure i suoi soldi da attore!

Rossella:  Ma chillo se vo’ fa’ monaco buddista!

Vincenzo: Nun ‘o da’ retta!

                  Da sinistra tornano Diletta ed Attilio parlando confidenzialmente.  

Diletta:     Attilio, ma tu sei il fratello del signor Vincenzo?

Attilio:      E già.E’ una sfortuna, però si può sopportare!

Vincenzo: Attì, tu stai qua? (Finto) Fratello caro, come sono contento di rivederti.

Attilio:      E pure io. Ero venuto qua per parlarti. Io ho preso una decisione.

Rossella:  Attì, noi sappiamo tutto.Ma ti impediremo di diventare monaco buddista.

                  Piuttosto, verrai a vivere in questa casa, così starai insieme a tuo fratello.  

Attilio:      Monaco buddista? Ah, sì? Sapevate questo? Eh, beh, alla fine ho cambiato di

                  nuovo idea. Vedete lei? Stava per diventare cameriera in questa casa.

Vincenzo: Aspetta, non mi ricordo chi sei.

Diletta:     Sono Diletta Ante.

Vincenzo: Dilettante? E io me pigliavo ‘na cameriera dilettante? Io ‘a voglio professionista!

Rossella:  Nun capisce maje niente, chisto! Quella si chiama Diletta di nome e Ante di 

                  cognome. Piuttosto, Diletta, non capisco perché rinunci alla gara con Maria.

Diletta:     Perché ho vinto una gara più importante: lui! (Indica Attilio)

Vincenzo: Lui? Ma no, signorina, voi vi state sbagliando. Quello vuole a Achille. E’ vero?

Attilio:      Una volta! Adesso invece ho deciso di andare in giro per il mondo insieme a lei.

Vincenzo: (Sconvolto) Noooo! Tu devi stare a casa mia. Se vuoi, lo chiamo io a Achille!

Attilio:      Ancora cu’ ‘stu Achille? Ti ho detto che adesso tengo a lei.

Vincenzo: E ve ne venite tu e lei a stare a casa mia.

Attilio:      No, Vicié. Io ho bisogno di vivere in un contesto normale.

Vincenzo: E noi siamo una famiglia normale… forse!

Attilio:      Ma pe’ piacere! Statte buono. Andiamo, Diletta!

Diletta:     Con piacere.

                  I due si avviano sottobraccio verso la comune, Vincenzo li segue per convincerli.

Vincenzo: Ma no, aspettate! Rossé, viene pure tu!

Rossella:   Sì, sì!

                  Vincenzo e Rossella seguono Attilio e Diletta che escono via. Li si sente ancora.

Vin&Ros: E dai!

Attilio:      Nooo!

 

FINE DELLA COMMEDIA