Una figlia da maritare

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Stefano Palmucci

(2008)

Commedia brillante in tre atti


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UNA FIGLIA DA MARITARE

(commedia brillante di Stefano Palmucci)

(tutti i diritti riservati: spalmucci@omniway.sm – 3382015713 - Pos. SIAE 201804)

Personaggi:

Sebastiano Farloni:                      capo famiglia

Lucia:                                                      sua moglie

Agnese:                                                 la figlia

Sig.ra Persigatti:                              una vedova

Pancrazio Persigatti:                   suo figlio

Don Sisto Alimena:                      il prete che mena

Dott. Fiaschetta:                              il dottore

Toni:                                                         il contadino

Mariola:                                                  la comare

Tarcisio Tremonti                            il cavaliere

Montegiardino, anni ‘50. Tinello di casa Farloni. E’ ben ammobiliata. Un portone di ingresso sullo sfondo, una finestra, una uscita a destra verso le camere, una a sini-stra verso la cucina, che dà comunque anche sull’esterno. In scena Lucia e Mariola che sono intente a lavori di sartoria.

Mariola:     sì, perché…quanto tempo ha?

Lucia:          ne finisce ventuno in agosto

Mariola:     e pensare che è una ragazza così bella da fare rimanere a bocca aperta, che

ha tutti i pretendenti del mondo…

Lucia:          noi ogni tanto proviamo di dirglielo, ma lei non si decide …

Mariola:     è anche vero che adesso è tutto cambiato. Una volta si diceva: “da diciotto a

venti, o bello o gnienti, da venti a ventitrè, Signore fai pur te, ma da ventidue a ventotto, anche cieco o zoppo”.

Lucia:          io voglio sperare che quando si decide, non guardi solo alla bellezza, ma an-

che da appoggiare bene il sedere

Mariola:     sì, perché una così può puntare in alto. Dovrebbe prendersi un maestro, un

impiegato …

Lucia:         io, che sono sua madre, mi accontenterei di un genero con una buona posi-

zione, che stia bene di famiglia. Ma più di tanto, non mi posso impicciare.

Quando arriverà il suo momento, farà lei


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Mariola:     anche domenica, quando uscivo dalla chiesa, ho sentito due ragazzi che le

facevano un sacco di complimenti

Lucia:          non dire niente con lei, che questi discorsi non li vuole sentire

Mariola:     perché? Io mi stimerei che mai

Lucia:          anche io mi stimo, ma lei è modesta

Mariola:     bella, brava, buona…anche modesta, cosa volete di più da una figlia?

Lucia:          niente, io ringrazio il Signore tutti i giorni per quanto siamo stati fortunati

(entra Agnese)

Mariola:     oh, Agnese. Parlavamo di te

Agnese:     (sbrigativa) spero in bene. Mamma, ho visto dalla finestra che arrivano anche

oggi. Non ne posso più. Vado a nascondermi

Lucia:            e io che cosa gli dico?

Agnese:    digli che ho mal di pancia

Lucia:          gliel’ho detto la settimana scorsa, quelli mangiano la foglia

Agnese:    allora digli che mi duole un piede, che sono caduta dalle scale (esce per le

camere)

Mariola:     chi arriverebbe?

Lucia:          il suo filarino più insistente e fastidioso. Pancrazio Persigatti. Scortato, se-

condo il solito, dalla sua mamma, la signora Emma.

Mariola:     ho capito: è quella vedova che sta in quella casa bianca sopra la scuola.

Beh, quello sarebbe un buon partito

Lucia            lo sappiamo. E abbiamo anche provato di farglielo capire. Ma lei non ne vuo-

le sapere e noi più di tanto non abbiamo potuto insistere. Anche perché ca-

piamo che non è solo poco bello, che non sarebbe niente, ma è anche un bel

po’ deficiente

Mariola:     io penso che se non avesse sempre dietro quell’impiastro della mamma, sa-

rebbe un po’ più sveglio

Bastiano: (entrando dalle camere) ho visto un’ombra che scappava. Chi era?

Lucia:          come chi era? Era tua figlia

Bastiano: andava come una scheggia. Cosa le è successo?

Lucia:          ha visto arrivare dalla finestra Pancrazio e sua mamma

Bastiano:  allora ci credo che scappava. Un demente senza speranza come quello, io non l’ho mai visto


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Lucia:          ssst… Fa piano che ormai arrivano (bussano alla porta)

Bastiano: capirai. Vado ad aprire io (va ad aprire, entrano Pancrazio ed Emma)

Emma:        buongiorno a tutti (tutti rispondono), passavamo da qui e allora siamo passati

fare un saluto, vero Pancrazio?

Pancrazio:(stralunato) eggià!

Lucia:          avete fatto bene, signora Emma. Accomodatevi pure

Emma:        (accomodandosi) vostra figlia non c’è?

Lucia:          no, sta poco bene. Le duole un piede perché è caduta dalle scale

Emma:        ma non era caduta ieri?

Lucia:          (imbarazzata) sì, ma ha avuto “una ricaduta”

Emma:        oh mi dispiace. Non c’è modo di vederla

Mariola:     sapete, signora Emma, le belle ragazze si devono fare desiderare

Emma:        dì, Pancrazio, non dovevi chiedere qualcosa al signor Bastiano?

Pancrazio:(ci pensa) eggià!, (poi deluso) ma mi vergogno

Emma:        dai muoviti, sciocco

Pancrazio:(titubante, a Bastiano) vi volevo domandare se uno di questi giorni, quando andate a caccia, mi potete portare con voi

Bastiano: vuoi venire a caccia con me? Ma il fucile ce l’hai?

Pancrazio:no. Perché? Ci vuole?

Bastiano: (sarcastico) nooo. Da far cosa? Basta la fionda

Emma:        ma andare a caccia non è pericoloso?

Bastiano: signora, basta che quando i cacciatori sparano, suo figlio non stia lì davanti Pancrazio:me lo dite voi, quando mi devo scansare?

Bastiano:  no, vi arriva una lettera dall’ufficio della caccia, dove sta scritto che un cac-ciatore ha sparato e che vi dovete scansare

Pancrazio:ah… (ci pensa) Speriamo che il postino faccia presto Bastiano: (tra sé) eh, spera spera…

Emma:        allora noi andiamo, volevamo solo fare un saluto (saluti delle donne)

Mariola:     anche io esco con voi, che si è fatta ora anche per me (si alza)

Bastiano: allora Pancrazio, uno di questi giorni che vado a caccia, ti faccio un fischio

Pancrazio:(ci pensa) eh, ma se voi fischiate, io non sento mica


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Bastiano:  (fintemente comprensivo) non ci pensare, cinino. Ti vengo a fischiare sotto lafinestra

Pancrazio:(contento) ah bene! Così poi sento (saluta ed escono con Mariola)

Bastiano:  povero scemo, quello se viene a caccia, lo prendono per un fagiano e gli fanno subito la festa. Vado a vedere della mie damigiane (esce verso la cu-cina)

Agnese:     (si affaccia dalle camere) sono andati via?

Lucia:          sì, via libera

Agnese:     (si siede e inizia a cucire) io non ho mai visto della gente così insistente. So-

no peggio delle sanguisughe (mentre cuce) hai!

Lucia:          cosa hai fatto?

Agnese:    niente, mi sono forata ….porca paletta, mi viene il sangue (si succhia il dito)

Lucia:          eh, te figlia hai dei pensieri …

Agnese:    ma cosa dite, mamma? Quando si cuce può capitare di forarsi con l’ago …

Lucia:          non è solo quello …è un pò di tempo che non sei più te, ti scordi le cose, in-

ciampi dappertutto, si vede che hai la testa da un’altra parte

Agnese:    non datevi pensiero, mamma, che la mia testa è sempre al suo posto

Lucia:          quello lo vedo anche io, ma ricordati che ad una mamma non si possono na-

scondere i pensieri dell’animo …la tua testa è sempre sopra le spalle, ma il tuo cuore credo che si ancora dietro a quel pilota americano …

Agnese:     (la guarda, poi inizia a piangere)…

Lucia:          ma proprio di un americano ti dovevi innamorare? Con tutti quei pretendenti

che fanno la fila davanti la porta? Non hai che da scegliere …

Agnese:    ma io avevo scelto lui …

Lucia:          non era l’uomo per te, Agnese, i piloti sono come i marinai, in ogni porto

hanno una donna. Vedrai che ti passerà presto. Per queste cose il tempo è il miglior dottore

Agnese:    (sempre piagnucolando) non è solo quello, mamma, c’è di più….

Lucia:          cosa dici, Agnese?

Agnese:     (riprendendosi) niente mà, fate conto che non abbia detto niente

Lucia:          dai Agnese, mi vuoi proprio fare preoccupare?

Agnese:    niente, mà. Davvero…


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Lucia:          lascia andare, Agnese. Te lo sai che ti conosco. Te mi vuoi nascondere qual-

cosa

Agnese:     (decidendosi) il pilota che dite voi, John, ormai è volato in America e non tor-

nerà più. E stato solo capace di farmi delle promesse…

Lucia:          gli uomini sono delle brutte bestie, figlia. Ringraziamo il Signore che lo hai

imparato in tempo …

Agnese:    no, mà. L’ho imparato troppo tardi

Lucia:          cosa vuoi dire, Agnese? Non riesco a capire dove vuoi arrivare …

Agnese:    voglio arrivare al fatto che non mi ha lasciato solo delle promesse. Ma anche

un ricordino…

Lucia:          (sorpresa) cosa vuoi dire? (finalmente capendo) Che lui…che te…che voi

due!

Agnese:     (tra le lacrime) sì, mà

Lucia:          (si alza e le và incontro) oh Madonnina santa, oh Signorino benedetto. Ma

sei sicura, ma …?

Agnese:    ormai non c’è più dubbio

Lucia:          ecco perché ti chiudevi nel bagno dopo mangiato, che avevi tutta quella de-

bolezza... Adesso stai bene?

Agnese:    sì, adesso sto meglio. Ma come farò? Che vergogna, il babbo mi ammazza…

Lucia:          il babbo non ammazza proprio nessuno. Siamo una famiglia e una famiglia si

vede nei momenti di difficoltà

Agnese:    e la gente cosa dirà? Questa è troppo grossa, io piango tutte le notti. Non ce

la faccio più…

Lucia:          Agnese, qui la faccenda è seria, non c’è dubbio. Hai fatto una stupidaggine -

e grossa – ma io ti ho sempre insegnato che con l’aiuto del Signore, tutto si può rimediare

Agnese:    Avete ragione, mà. Vado a buttarmi nel pozzo

Lucia:          lascia perdere, sciocca. Qui non c’è tua mamma? Adesso che so tutto, ci

penserò io a mettere a posto le cose come si deve

Agnese:    grazie mà, voi siete troppo buona. Sono una disgraziata, mi sono rovinata

per sempre e con le mie mani. Ho fatto uno sbaglio che non c’è rimedio

Lucia:          il rimedio c’è, bella. Bisogna solo studiare un modo per venire fuori da questo

pasticcio meglio che si può

Agnese:    cosa volete dire, mà?


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Lucia:        qui bisogna che guardiamo in faccia la realtà, bella. Adesso che aspetti un bambino, tutti i tuoi pretendenti faranno presto a prendere la porta

Agnese:    questo è poco ma sicuro

Lucia:          allora bisogna che chiudiamo la stalla prima che tutti i buoi siano scappati

Agnese:    non riesco a capire dove volete arrivare …

Lucia:          pensavo ad un bue che sia un buon partito, ma non troppo sveglio da scap-

pare dalla stalla

Agnese:    mà, io sono disperata e voi pensate ai buoi, alla stalla …

Lucia:          sveglia Agnese! Qui bisogna che ti prendi un uomo, e alla svelta, prima che

si veda la pancia

Agnese:    ma mamma, date i numeri?! Prima o dopo si vedrà pure …

Lucia:          e allora bisognerà fargli credere che sia stata opera sua …

Agnese:    oh madonnina santa. Ma cosa dite, mà?

Lucia:          dì, Agnese: vuoi rimanere zitella per tutta la vita? Se viene fuori lo scandalo,

non troverai nessuno che ti prende. Siamo in campagna, mica in una grande città. Come farai ad allevare un figlio da sola?

Agnese:    non lo so, mà

Lucia:          bisogna che cominci a pensare anche a quel bambino, mica solo per te...

Agnese:    voi dite che non ci sia un’altra strada?

Lucia:          no, Agnese. O mangiare quella minestra o saltare quella finestra …

Agnese:    e a chi pensavate …?

Lucia:          (allarga le braccia ed indica la porta) ….meglio di lui?

Agnese:     (schifata) Pancrazio?

Lucia:          lo so anche io che non è il massimo. Ma nella situazione che ci troviamo, un

partito meglio di quello sarà fatica trovarlo

Agnese:    proprio lui?

Lucia:          è buono come un pezzo di pane, è di famiglia buona, i soldi lì non ti manche-

ranno mai …non è una gran bellezza, e neanche una gran testa, ma in fondo in fondo è un bravo ragazzo

Agnese:    molto. In fondo…

Lucia:          io dico che bisogna far presto a incastrarlo, ormai qui abbiamo i giorni contati


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Agnese:    forse avete ragione mamma. Io mi affido a voi. Farò tutto quello che mi direte

di fare

Lucia:          qui c’è poco da studiare. Bisogna procurare un incontro tra te e Pancrazio,

solo voi due, per fare le vostre cose. Poi gli diremo che sei rimasta incinta e

che bisogna che ti sposi

Agnese:    o madonnina santa, non so se gliela farò

Lucia:          bisogna che ti faccia forza. Se non altro per quel bambino che hai in grembo

Agnese:    avete ragione, mà, questa può essere la soluzione per tutti i guai che mi so-

no andata a cercare

Lucia:          adesso però bisogna dirlo al babbo

Agnese:    non ci potete pensare voi?

Lucia:          no, Agnese, quello è un compito che tocca a te

Agnese:    mi vergogno troppo. Come faccio?

Lucia:          te comincia a dirgli se si ricorda di quando eri bambina, vedrai che come al

solito lui si sbroda addosso di ricordo e di sentimento. In quel momento glielo

dici. Non se ne accorgerà neanche, vedrai ….

Agnese:    e l’imbroglio di Pancrazio?

Lucia:          bisogna fare in modo che quello venga in mente a lui, se no può mettersi di

traverso. Sta tranquilla, che dopo per quello ci penso io

Agnese:    allora domani proverà di parlare con lui

Lucia:          no Agnese, bisogna farlo subito

Agnese:    ma io adesso non me la sento

Lucia:          su, cavati quel dente, e fai poche storie

Agnese:    ah dì. Proverò

Lucia:          dai, sento che sta venendo da questa parte…

(dopo poco entra Bastiano dalla cucina e si reca alla finestra)

Bastiano:  ma guerda questo tempo come si è messo. Non vuole proprio piovere, ancora?

Lucia:          (incitata dalla mamma) babbo…

Bastiano: (burbero) cosa c’è?

Agnese:    vi volevo dire una cosa, ma è lo stesso (guarda la mamma che la esorta)

Bastiano: è una cosa importante?


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Agnese:    sì, ma può aspettare anche domani

Bastiano: e oggi non si può dire?

Agnese:    sì ma vedo che oggi avete dei pensieri …

Bastiano: e allora dilla, figlia,. Se no, fino domani, me ne dai un altro

Agnese:    va bene. (d’intesa con la mamma) vi ricordate, babbo, quando ero bambina e la maestra vi mandò a chiamare?

Bastiano: sì

Agnese:    che non avete dormito la notte, pensado a cosa potevo avere combinato?

Bastiano: sì che mi ricordo

Agnese:    e invece lei voleva dirvi che ero la più brava della scuola?

Bastiano: (si scioglie) davvero! Ti aveva dato dieci, per quel tema

Agnese:    e vi ricordate di chi parlava quel tema?

Bastiano: si capisce: parlava di tuo babbo!

Agnese:    e io cosa avevo scritto?

Bastiano: che io ero il babbo più bravo e più buono del mondo!

Agnese:    bà, io sono incinta

Bastiano:  (non realizza subito e si rivolge a Lucia) hai capito? Aveva scritto che io ero ilbabbo più bravo e più buono del mondo …(guarda Agnese poi di nuovo a Lucia) cosa ha detto tua figlia?

Lucia:          lo chiedi a me? Dovrai chiederlo a lei …

Agnese:     (decisa) bà, io sono incinta

Bastiano:  (scoppia a ridere) ha ha ha!! …e chi è stato? Lo “spirito santo”? (le donne non ridono, a Bastiano si spegne la risata, resta un sorriso sempre più flebile e nervoso) ma lo sai che non si resta mica incinta così …per rimanere incintabisogna andare …bisogna fare …quelle cose lì (Agnese annuisce piagnuco-lando, a Bastiano si spegne definitivamente il sorriso e monta l’incredulità e a rabbia) scherzi o fai sul serio?

Agnese:    faccio sul serio, bà…

Bastiano: (furioso) chi è stato?...(silenzio) vado a prendere il fucile!

Agnese:    no, bà. Ormai è troppo tardi

Bastiano:  te lo faccio vedere io se è troppo tardi!! Dimmi il nome! Dimmi quel nome che lo ammazzo!!


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Agnese:    è stato quel pilota americano che era qui in paese due mesi fa. Adesso ormai è partito per l’America e non ritorna più

Bastiano: ah, che delinquente!! Assassino!! Vile!!! Quello non è un uomo, è un coniglio!

un coniglio vigliacco!! Un vigliacco di coniglio!! Agnese: (piagnucolando) mi aveva fatto tante promesse …

Bastiano: sì, però anche te, eh? Chi è che ti ha insegnato …? (a Lucia) e la colpa è tut-

ta la tua…

Lucia:          lo sapevo …

Bastiano: te dove eri intanto che loro facevo quelle cose?

Lucia:          dove vuoi che fossi? Ero con te a fare lo stesso …

Bastiano: sta zitta!! Non fare la stupida, che stavolta le prendi!! Non ti azzardare …

Lucia:          su Bastiano, datti una calmata adesso. Tanto quel pilota americano non lo

prendi più. Bisogna che te ne faccia una ragione

Bastiano:  e come faccio? Eh? Ti rendi conto cosa significa questo fatto? E’ una disgra-zia madornale, un disastro fatto e finito, una macchia nell’onore della famiglia

Lucia:          adesso non metterla giù così tragica …

Bastiano:  a no eh? Povera ingenua …questa sarà una vergogna per sempre. Sentirai le chiacchiere della gente. Andranno avanti gli anni. Non aspettavano altro.

Con che coraggio metteremo il naso fuori dalla porta?

Lucia:          forse si può ancora rimediare …

Bastiano: cosa vuoi rimediare, te, povera sciocca? Vedrai adesso tutti quei pretendenti

che ronzavano qui intorno come le mosche, come faranno presto a scappare

Lucia:          (con allusione) e pensare che se si fosse fatta il fidanzato due mesi fa, si fa-

ceva ancora in tempo…bastava un mese fa, toh...

Bastiano: se è per quello, saremmo ancora in tempo finché non si vede la pancia

Lucia:          perché dici questo? Forse ti è venuto in mento qualcosa?

Bastiano: a chi?

Lucia:          a te. Mi pareva che stessi rimuginando su di un fidanzamento posticcio

Bastiano: ma stai zitta, ignorante! Ti pare il momento per parlare a vanvera?

Lucia:          dai, dai, che io ti conosco, ormai. Quando fai quella faccia lì, significa che stai

per partorire qualche buona idea

Bastiano: a sì? E che idea avrei io, secondo te?


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Lucia:          lo hai detto adesso, no? te vuoi che l’Agnese si prenda un uomo prima che si

veda la pancia

Bastiano: (ad Agnese) ho detto questo, io?

Agnese:     (guarda la madre) sì, bà. L’ho sentito anche io con le mie orecchie

Lucia:          te l’avevo detto, Agnese, che tuo babbo avrebbe trovato la pensata migliore

per tutti! Chi ci sarebbe mai arrivato, di incastrare qualcuno per fargli credere di essere il babbo?

Bastiano:  (prima titubante, poi tronfio, non si capacita di aver trovato la soluzione) Eh?Eggià, se non ci fossi io, in questa casa, a pensare di mettere a posto i vostri

guai, anche quelli più grossi …

Lucia:          ah, questo lo puoi dire pieno e forte

Bastiano: (si pavoneggia) eggià..

Lucia:          adesso dovremo pensare a qualcuno che sia un buon partito, ma non troppo

sveglio da capire l’imbroglio …(con allusione) chi potrebbe essere?

Bastiano: non pensare troppo, te, Lucia, che poi ti duole la testa. Lascia fare a me

Lucia:          giusta Bastiano, pensaci te

Bastiano: adesso non mi viene in mente nessuno

Lucia:          Domenico di Serga?

Bastiano: no, quello corre dietro a tutte le sottane, ma non si sposerà mai …

Lucia:          Gigino della grotta?

Bastiano: troppo furbo, quello capisce subito che c’è qualcosa sotto

Lucia:          Sandrone il fornaio?

Bastiano: chi? Strisco e busso?

Lucia:          eh!

Bastiano: ma dai. Quello è sempre in bolletta nera. Quello che guadagna, se lo gioca

tutto …

Lucia:          e allora chi? (Bastiano ci pensa) ormai abbiamo pensato a tutti…

Bastiano: (si dà una pacca sulla testa) trovato! Eh, mi tocca arrendermi all’evidenza: ho

una testa come Astain.

Lucia:          a chi hai pensato?

Bastiano:  a Pancrazio!! Buon partito, ha i soldi, una buona posizione, è innamorato. In questa situazione è il genero migliore che potremmo sperare di trovare! Di


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testa non è una gran cima, ma fino che ci sono io, di testa ne ho per tutti e poi ne avanza …

Lucia:          (fingendosi sorpresa) non avrei mai creduto che fossi capace di pensare aduna soluzione del genere. Ma come hai fatto?

Bastiano: eh, lo sai pure che quando mi metto, sono un bagaglio …

Lucia:          allora adesso come facciamo?

Bastiano: bisogna fare prima possibile. Adesso mando a chiamare i due Persigatti,

mamma e figlio, e poi bisogna fare in modo da lasciare i due ragazzi da soli

Lucia:          va bene, io e te troveremo il modo di portare sua mamma fuori, con una scu-

sa, e da tenerla con noi per un po’. (Ad Agnese) Intanto te, figlia, è brutto da dire, ma bisogna che ti dia da fare

Agnese:    uh Madonnina santa, mi viene male al solo pensarci

Lucia:          dai Agnese, fatti forza. Ho motivo di credere che anche lui non sia tanto pra-

tico

Bastiano: quello lo credo anche io. He he he…

Agnese:    va bene, dai. Cercherò di fare meglio che posso

Bastiano: allora se siamo pronti, li mando a chiamare

Lucia:          sì, vai pure (Bastiano esce verso la cucina. Ad Agnese) hai visto? E’ andato

tutto liscio

Agnese:    ah, fino adesso sì, ma è adesso che viene il brutto

Lucia:          ma dai. Te chiudi gli occhi e pensa al pilota americano

Agnese:    farò così senz’altro

Lucia:          (guarda dalla finestra) oh vè!, arriva il nostro contadino, viene qua di furia,

cosa gli sarà successo?

Agnese:    boh, gli sarà andato a fuoco il pagliaio

Lucia:          può darsi, ha una fretta che pare gli bruci il sedere (bussano, Lucia apre) oh

buondì Toni, qual buon vento?

Toni:             (si toglie il cappello e si dà un contegno) che mi scusi, signora, se sono venu-

to di scaranata sensa visare, mo avrei cara di szcorrere col vosto marito, e anche a l’in svelta, se si puole…

Lucia:          che venga pure e che si accomodi, se ha tutta questa fretta, vado subito a

chiamarlo (esce verso la cucina)

Agnese:    buondì Toni, come va la vita nel podere?


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Toni:             buondì, signorina. La va male, la và. Sono svenuto aqui aposta per szcorrere

col vosto babbo.

Agnese:     (annusando) comunque quando venite voi portate sempre quella sana aria di

campagna..

Toni:             se vole l’aria di campagna, signurina, basta che venghi oltre da noi, si mette

alì spesso il covone, ne anspira quanta ce ne pare.

Agnese:     (prende da un cassetto una peretta di profumo) ma quel buon odore di stalla

che emanate, è così originale…. Facciamo così? (comincia a spruzzare in gi-

ro per casa. Entra Bastiano).

Bastiano: oh Toni, cosa fai qui? Cosa è successo?

Toni:             oh padrone. Che mi scusi se sono venuto così all’improvvisa, ma stavolta è

troppo grossa (Agnese esce verso le camere)

Bastiano: dì pure, allora

Toni:             il vostro fattore. (inizia ad agitarsi) Stavolta lo dovete licenziare. Stavolta ha

passato il segno!

Bastiano: Toni datti una calmata, cosa avrebbe fatto?

Toni:             stamattina è venuto da me per fare le parti con il raccolto, come eravamo

d’accordo e come facciamo tutti gli anni. Ci siamo messi lì, abbiamo contato, e poi alla fine, invece di fare metà per uno, lui se ne è portato via tre quarti!!

Bastiano: a sì?

Toni:             egià!!

Bastiano: eh, Toni, Toni, Toni…

Toni:             eh.

Bastiano: quanto sei scemo...

Toni:             io? E perché?

Bastiano: sono stato io a dirgli di fare così

Toni:             voi? Non posso crederlo. E perché?

Bastiano:  perché io sono il padrone e te sei il contadino, perché io ho fatto le scuole al-te e te sei solo un villano ignorante, perché io ho una gran testa fina e te in-

vece non capisci un tubo

Toni:             sì, ma questo cosa c’entra? Ormai sono vent’anni che abbiamo fatto il con-

tratto di mezzadria. E quel contratto vuol dire metà per uno. E’ sempre stato così


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Bastiano:  sì, ma io adesso ho studiato l’economia. E quando è ora di dividere il raccol-to, ho trovato il sistema di fare tutti e due un bel guadagno. Te lo sai cos’è

l’economia?

Toni:             è una nuova qualità di frumento?

Bastiano: (deluso) no

Toni:             ah, sì. E’ quando invece di comprare le mutande nuove, faccio ricucire quelle

vecchie lì faccio economia

Bastiano: eh, piò o meno. Adesso provo di farti capire, te cerca di venirmi dietro, va

bene?

Toni:             (impegnandosi) sì

Bastiano: allora, secondo te: è più metà o è più tre quarti? Pensaci bene..

Toni:             (ci pensa contando con le dita, poi sicuro) è più tre quarti!!

Bastiano: bravo! Allora, stai a sentire. D’ora in avanti, quando viene il momento di divi-

dere il raccolto, invece di fare metà per uno, faremo così: tre quarti a me e tre

quarti a te!! Così ci facciamo tutti e due un bel guadagno, non ti pare?

Toni:             (confuso, ricomincia a contare sulle dita) dunque, sei, dodici, trentuno …

Bastiano: cosa conti? Non hai detto prima che tre quarti è più di metà?

Toni:             (sempre più confuso) sì, ma …

Bastiano:  dai su, il tuo padrone ti fa guadagnare e te vieni qui con questi dubbi? Con questi brutti pensieri? Lascia perdere, dai, torna pure nei tuoi campi e datti da

fare, che ai conti ci penso io …

Toni:             (confusissimo) sì, ha ragione, che stupido che sono stato, chissà cosa mi ero

messo in testa …

Bastiano: eggià. Non pensare troppo, Toni, che ti fa male …

Toni:             ha ragione. Per caso l’altro giorno quando siete venuto a casa mia, volevate

parlarmi di questa faccenda ?

Bastiano: l’altro giorno?

Toni:             sì, mi ha detto mia moglie che siete venuto a casa mia

Bastiano: a sì, è vero, ma te non c’eri

Toni:             ma se venite alle sette, è l’ora che io sono nei campi

Bastiano:  hai ragione, tutte le volte che vengo, mi scordo sempre che te a quell’ora non ci sei


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Toni:             vi volevo ringraziare per tutti quei regali che ha portato a mia moglie, vestiti,

collane …

Bastiano:  (visibilmente imbarazzato, si guarda verso le porte per accertarsi che non siano ascoltati) oh, lascia perdere, era tutta roba che mia moglie non mette

più …

Toni:             (si dirige verso una porta) Allora vado a ringraziare lei

Bastiano:  (lo distoglie velocemente) no, no no! non c’è bisogno, lei si imbarazza moltis-simo, anzi non parlare mai con lei di queste cose, altrimenti diventa rossa, si

vergogna …

Toni:             ah, ho capito. E’ vergognosa...

Bastiano: eggià. Per cui: zitto, per carità

Toni:             va bene. Allora vi saluto, signor padrone, io ritorno nei miei campi

Bastiano: ti saluto, Toni, ci vediamo (Toni esce. Dalla cucina entra Lucia)

Lucia:          cosa voleva Toni? Mi pareva arrabbiato..

Bastiano:  chi, Toni? Ma và. Chi c’è più contento di lui? L’altro giorno gli è venuto un pensiero nella testa, è morto di solitudine. Eh, che fortuna non capire niente …(bussano, Lucia và ad aprire. Entrano Emma e Pancrazio, Bastiano e Lu-cia sono eccessivamente cerimoniosi).

Emma:        è venuto un ragazzetto a dirci che avevate bisogno di noi, e allora ho detto:

Pancrazio, se i Farloni hanno bisogno di noi, bisogna che andiamo. Vero?

Pancrazio:(ci pensa) Eggià!

Emma:        allora dite pure. Cosa possiamo fare per voi?

Lucia:          oh, Emma, prima di tutto vado a chiamare mia figlia, Agnese, che aveva così

piacere di vedervi

Bastiano: se volete scusarmi, vado a chiamarla

Emma:        ma non stava male?

Bastiano:  eh…sì. Ma credo sia guarita. Vado a vedere, con permesso (esce verso le camere)

Lucia:          ma accomodatevi, su, non fate complimenti, mettetevi a sedere

Emma:        oh grazie, Lucia. Non vorremmo disturbare, eh Pancrazio?

Pancrazio:(ci pensa) eggià! (si siedono)

Lucia:          macché disturbare, vorrà scherzare. Per noi è sempre un gran piacere. Prendete qualcosa? Un caffè?


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Emma:        no, grazie Lucia. L’abbiamo già preso. Vero Pancrazio?

Pancrazio:(ci pensa) eggià! (entrano Bastiano e Agnese)

Agnese:    oh buondì Emma. (con finto contegno) Buondì Pancrazio (Pancrazio si alza)

Emma:        oh, buongiorno Agnese. Allora stai meglio?

Agnese:    sì grazie, Emma. Adesso va meglio

Emma:        si vede. Guarda lì che più bella ragazza che ti sei fatta. Eh, Pancrazio? (Pan-crazio la guarda estasiato). He, Pancrazio?

Pancrazio:(si riprende) eggià!

Bastiano:  eh, siamo tutti orgogliosi della nostra figliuola. Ormai è ora di cominciare a pensare di prendere marito

Lucia:          davvero! Noi glielo diciamo sempre, ma lei non si decide

Emma:        oh ma è ancora in temo. E’ tanto giovane. Anche il mio Pancrazio è in età da prender moglie, chissà che un giorno o l’altro non si decida

Bastiano: mah, faranno poi loro (ride)

Lucia:          allora Bastiano, cos’era quella pianta di fuori che volevi fare vedere alla si-

gnora Emma?

Bastiano: che pianta?

Lucia:          (con allusione) su, quella pianta che volevi fare vedere alla signora Emma…lì

di fuori ….

Bastiano:  ma cosa dici?…(occhiataccia di Lucia) ah, sì sì, è vero. La pianta. L’abbiamo mandata a chiamare apposta. Vede signora Emma, qui di fuori è cresciuta una pianta e volevo domandare a lei se la conosce

Emma:        (stranita) una pianta? Ah dì. Per dire la verità, non è che me ne intenda mol-to. Che pianta sarebbe?

Lucia:          a parole è difficile da spiegare. Perché non andiamo a vedere?

Emma:        va bene. Andiamo pure a vedere questa pianta (si alzano tutti)

Bastiano:  no, no. Voialtri giovani non c’è bisogno che veniate, che alle piante ci pen-siamo noi

Emma:        giusto. I ragazzi possono anche aspettare qui. Così possono conoscersi un pochino meglio

Lucia:          mi raccomando, Agnese. E fatti forza.

Agnese:    non pensateci, mà. Ormai me ne sono fatta una ragione. (i “vecchi” escono. Dopo un lungo momento di imbarazzo)…e così…siamo qui


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Pancrazio:(ci pensa)….eggià!

Agnese:    ma tu dici sempre così? Io sono convinta che conosci anche altre parole, no?

Pancrazio:(ci pensa)…eggià!

Agnese:     (un po’ smontata) allora è vero quello che dice tua madre? Che vuoi prende-re moglie?

Pancrazio:(ci pensa)…e…(sta per dire nuovamente “eggià” ma si ferma) ah, lei me lo ricorda sempre. Ma è dura.

Agnese:    perché? La morosa ce l’hai?

Pancrazio:no. Anzi, sì, ce l’ho. Ma lei non lo sa

Agnese:    e perché non glielo dici?

Pancrazio:eh, è difficile. Non mi arrischio

Agnese: ma se tu non ti arrischi, lei potrebbe pensare che a te non interessa Pancrazio:eh, lo so. Ma non ce la faccio. E’ più forte di me

Agnese:    forse ci vorrebbe qualcosa per darti la spinta. Hai provato con un goccio di vino?

Pancrazio:ma cosa dice, signorina Agnese? Io sono astemio

Agnese:    davvero? Oh che peccato. Buon vino fa buon sangue. E poi a volte un goccio di vino ti può dare la spinta per fare cose che, senza, non faresti mai

Pancrazio:allora mi ci vorrebbe proprio quello. Ma io non bevo. Ho tutte le sfortune

Agnese:    perché non provi? Di sotto, nella nostra cantina, abbiamo un vino che fa re-suscitare i morti

Pancrazio:la ringrazio, Agnese. Ma quella volta che ho provato, ho avuto un imbarazzo di stomaco molto grave

Agnese: io dico che con quel vino lì, l’imbarazzo non ti viene. Semmai ti va via Pancrazio:e poi dopo mi viene anche l’eczema sulla pelle Agnese: guarda che quello è un vino di qualità. Su, prova!

Pancrazio:ah dì, se me lo domanda lei, potrei anche provare. (si alza) Ma non vorrei che dopo se ne dovesse pentire

Agnese:    non ci pensare, Pancrazio. So quello che faccio. Non avrò da pentirmi di niente

Pancrazio:(ancora titubante) forse prima di venire di là, dovrei avvisare mia madre. Non vorrei che, non vedendomi, iniziasse a preoccuparsi


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Agnese:     (lo trascina per mano) lascia stare tua mamma, e vieni di là, dai …

Pancrazio:(incerto verso il portone) ma è sicura? Poi non è che mia madre …

Agnese:    dai, muoviti….(Agnese spinge letteralmente Pancrazio dentro la porta della

cucina, Pancrazio riesce un attimo, ma le braccia di Agnese lo ritirano den-tro)

Bastiano: (rientrando dal portone principale) boh, o che abbiamo sognato, o qualcuno

l’ha cavata, quella pianta

Lucia:          io non riesco a capire, l’ho vista lì stamattina

Bastiano: è lo stesso, in fondo che cosa ci interessa a noi che tipo di pianta era quella?

Lucia:          giusto! Non ce ne importa niente

Emma:        (guardandosi intorno) ma…i nostri due giovani, dove sono?

Bastiano: ah boh, per uscire, non sono usciti. Saranno di là

Lucia:          secondo me l’Agnese lo avrà portato a vedere i lavori che ha fatto. Oggi ha

finito di ricamare un lenzuolo, era così orgogliosa

Emma:        (sedendosi) ha ragione di essere orgogliosa. E’ così brava. Tutte le volte che

sono stata qui ho visto che è proprio bravissima

Lucia:          ormai si è ricamata il corredo tutto da sola

Bastiano: e ormai che ce l’ha, e l’ha anche ricamato, sarebbe un peccato mandarlo da

male

Emma:        io dico che dipende solo da lei. I partiti non gli mancano davvero. Non ha che

da scegliere

Lucia:          Agnese ha la testa sopra le spalle. Quando arriverà il suo momento, saprà

decidere da sola

Bastiano: però bisogna che si dia una mossa, perché non staranno tutti ad aspettare lei

Emma:        eggià, bisogna fare presto per non perdere il treno. (Agnese rientra) oh A-

gnese! E mio figlio dov’è?

Agnese:    arriva subito. Siamo stati in cantina, gli ho dato un goccetto di vino

Emma:        al mio Pancrazio? Ma lui non può bere! E’ astemio

Agnese:    e invece questa volta ha bevuto. E credo gli sia anche piaciuto

Lucia:          (preoccupata) avete fatto presto …ha fatto in tempo a…bere qualcosa?

Agnese:    Sì mà. Aveva una sete che ha fatto in un attimo

Emma:        oddio, non si sarà ubriacato?


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Agnese:    no…vacilla un pò, ma non è ubriaco …(entra Pancrazio con un’espressione estasiata e vacillando)

Emma:        Pancrazio, cosa hai fatto? Sai pure di essere astemio. Sei matto andare a bere del vino? Poi ti si imbarazza lo stomaco e ti viene l’eczema della pelle

Lucia:          ma no, signora Emma, vedrà che stavolta non gli succederà niente

Bastiano: con il nostro vino, l’eczema della pelle non gli viene, stia tranquilla

Emma:        hai due occhi annacquati. Hai bevuto molto?

Pancrazio:(come ubriaco) no, solo un goccettino …

Emma:        te sei ubriaco. Che figura, non ti posso lasciare da solo neanche cinque mi-nuti. E poi con la signorina Agnese. A casa facciamo i conti

Agnese:    ma no, signora Emma. Suo figlio è stato tanto bravo, buono, delicato …

Pancrazio: (sempre in stato di estasi vinicola) grazie Agnese. Anche lei è stata tanto brava…non avevo mai bevuto un vino così. Non sapevo neppure che esi-stesse

Agnese: senti un imbarazzo di stomaco? Pancrazio:sì, ma non fa male. E’ un imbarazzo buono …

Emma:        Pancrazio! te farnetichi. Andiamo, muoviti, prima che tu possa dire o fare

qualcosa che non si può più rimediare

Lucia:          non si preoccupi, signora Emma. Lo dico sempre anche io ad Agnese: tutto

si può rimediare. Vero Pancrazio?

Pancrazio:(ancora in estasi) eggià!

(cala il sipario)


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Secondo atto

Venti giorni dopo. In scena Bastiano, Lucia, Emma e Pancrazio. Emma e Pan-crazio sono seduti, Bastiano passeggia, Lucia è in piedi.

Bastiano:  qui, signora Emma, la faccenda è seria. Vostro figlio l’ha combinata troppo grossa

Emma:        ma voi siete sicuri che …

Lucia:          sì, signora Emma. Adesso aspettiamo il dottore per sentire cosa dice, ma ormai non ci sono più dubbi. Noi donne sappiamo bene come funzionano certe cose

Emma:        aspettiamo pure il dottore. (guardando Pancrazio con commiserazione) A me pare impossibile

Bastiano:  signora Emma, adesso bisogna che guardiamo in faccia la realtà. Vostro fi-glio è entrato in casa nostra e si è approfittato della nostra fiducia per portare la vergogna nella nostra famiglia

Emma:        signor Bastiano: se il dottore conferma che le cose stanno proprio così, lei ha tutte le ragioni per arrabbiarsi. Ma come vede mio figlio è qui, non scappa, ed

èpronto ad assumersi tutte le responsabilità del suo comportamento. Vero Pancrazio?

Pancrazio:(ci pensa) Eggià!

Emma:        se la vostra figlia è d’accordo, lui è pronto a sposarla anche subito

Bastiano: questo è il meno che potrebbe fare, per porre rimedio al torto che ci ha fatto

Lucia:          quello che mi raccomando è che la faccenda non esca da questa casa. Biso-

gna fare in modo che la gente non sappia niente e che non abbia motivi di chiacchierare

Emma:        per noi, che non abbia paura, Lucia. Siamo tutti interessati che non venga

fuori uno scandalo. Piuttosto mi raccomando con il dottor Fiaschetta …

Bastiano:  quello non si ricorda la strada dal naso alla bocca. E poi se lo porto a fare un giro nella nostra cantina e gli do da bere un goccio di quel buono, possiamo

stare tranquilli del tutto

Lucia:          e poi bisogna che ci mettiamo subito dietro i preparativi per il matrimonio

Emma:        giusto. Per il momento direi che la vostra Agnese può venire a stare qui da

noi, intanto che si saranno fatti la loro casa. Dietro il bosco abbiamo un pez-zo di terra dove pensavamo di costruire una casa. Il progetto è già fatto

Bastiano: va bene. Ma per i soldi, ci dovrà pensare vostro figlio


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Emma:        per quelli non c’è problema. Per fortuna lui ha un buon impiego, suo babbo ci ha lasciato da campare bene fino che viviamo. Adesso l’importante è pensa-re alla salute. Di vostra figlia e del bambino che deve nascere

Lucia:          ci pensi, Bastiano, che diventeremo nonni?

Bastiano: te parla per te!

Emma:        e pensare che se va tutto come deve andare, tra nove mesi siamo tutti nonni

Lucia:          (imbarazzata) e poi al giorno d’oggi, i bambini possono nascere anche prima

Bastiano:  adesso signora Emma, se ha la pazienza di aspettare di là con mia moglie, avrei piacere di fare un discorso con vostro figlio

Emma:        non lo vorrà menare?

Pancrazio:(gagliardo) tranquilla mamma, io mi so difendere

Emma:        cosa vuoi difendere, Pancrazio? che non hai neanche il fiato da respirare …

Bastiano:  no, signora Emma, vorrei solo parlare da uomo a uomo con il babbo di mio nipote

Pancrazio:e chi sarebbe? (Bastiano lo guarda perplesso, Pancrazio fa “i conti”)

Emma:        come vuole. Anzi, mi pare più che giusto (escono in cucina con Lucia)

Bastiano:  (restano soli) allora giovanotto. Stura bene le orecchie e guardami negli oc-chi: mi raccomando solo due cose: di non farle mai mancare niente e di non farla soffrire

Pancrazio:a chi?

Bastiano: (smontato) eh, a mia nonna

Pancrazio:la vostra nonna è ancora viva? Complimenti… Bastiano: a mia figlia, stupidotti!

Pancrazio:(non cogliendo) no, io mi chiamo Persigatti. Persi-gatti. Sarà il nome di vostro nipote, dovete impararlo

Bastiano: (sarcastico) ah sì? Davvero? Persigatti? Mi sembrava “Trovasorci”…

Pancrazio:(serio) no, Persigatti.

Bastiano:  eh, buonanotte. (chiama) donne, venite pure. Qui l’impresa è disperata. Que-sto con l’intelligenza ha litigato da bambino (entrano Emma e Lucia)

Emma:        allora come è andata?

Pancrazio:benissimo. Ho risposto a tutte le domande che mi ha fatto. (a Bastiano) Allo-ra adesso mi permettete di chiamarvi “babbo”?


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Bastiano:  (sorride e allarga le braccia in segno di accoglimento) non pensarci neanche,giovanotto (il Dottore esce dalla camera sistemando i suoi attrezzi in borsa, tutti gli si fanno intorno)

Lucia:          Allora dottore?

Dottore:     cosa?

Lucia:          la visita, l’Agnese…la pancia

Dottore:     ah sì…la pancia. Mo voi chi siete?

Lucia:          sono la mamma di Agnese, Lucia.

Dottore:     ah, sì. Giusto. Si spogli pure

Bastiano:  ma no, dottore, non deve visitare lei. Ci deve dire se l’Agnese è … insomma se ha …

Dottore:     e voi chi siete?

Lucia:          lui è il babbo

Dottore:     ah, complimenti! La vostra moglie aspetta un bambino. Avete una certa età,

ma siete stato buono di fargliela lo stesso

Lucia:          ma no, dottore, lui è il babbo di Agnese. Bastiano, il padrone di casa. Sareb-

be il nonno

Dottore:     ah, sì. Volevo ben dire…ma quest’Agnese che dite voi, chi sarebbe?

Emma:        è quella che avete visitato adesso. Allora, è incinta?

Dottore:     voi siete la zia?

Emma:        no

Dottore:     allora si spogli pure…

Emma:          io sarei l’altra nonna, se l’Agnese è incinta

Dottore:     ah, sì! E’ pregna come una cavalla

Pancrazio:(salta su svegliandosi dal torpore) iuppi!!! (tutti lo guardano straniti)

Dottore:     lui è il babbo?

Pancrazio:     (orgoglioso) sì! Mi devo spogliare?

Dottore:      (lo guarda male) s’è fatto tardi. Mi tocca scappare (le donne si stringono in-torno a Pancrazio, complimentandosi)

Bastiano:  (cerca di trattenere il dottore) deve proprio scappare, dottore? E’ un po’ ditempo che quando la mattina vado nella rugiada mi vengono i dolori areuma-tici. Potreste darmi un’occhiata?


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Dottore:     quest’altra volta, Giovanni. Ho della gente che mi aspetta

Bastiano:  e poi mi viene una tosse cattiva che mai. Se poteste guardarmi la gola, fac-ciamo in due minuti

Dottore:     mi dovete scusare, Marino, ma oggi non ho neppure due minuti

Bastiano:  come volete. Allora passo domani per pagarvi la visita. Che peccato che ha questa fretta, vi volevo fare sentire il vino nuovo che abbiamo fatto quest’anno

Dottore:      (si ferma) davanti un buon bicchiere, non si può dire di no

Bastiano: allora vi faccio sentire un sangiovese dei miei contadini, che è una bontà

Dottore:     non vedo le ore, Antonio. Andiamo ….(escono verso la cucina)

Emma:        hai capito il nostro “papà”. Adesso hai delle responsabilità

Pancrazio:eggià! (entra Agnese, le si fanno intorno)

Lucia:          oh, Agnese. Stai bene?

Agnese:    sì, mamma, grazie.

Emma:        (commossa) figliola, vieni qui tra le mie braccia. Sento già di volerti un granbene. La nostra casa sarà la tua casa, e anche quella del mio nipote

Agnese:    grazie Emma. Non vedo le ore (bussa Mariola ed entra senza aspettare)

Mariola:     oh, buongiorno a tutti (imbarazzo dei presenti) sono capitata in un brutto momento? E’ morto qualcuno?

Pancrazio:(euforico) macché! Anzi, è nato!

Mariola:     chi è nato?

Emma:        ma cosa dici, boccalone? Stai un po’ zitto!

Lucia:          niente Mariola, è nata una bella amicizia tra il signor Pancrazio e mia figlia

Mariola:     oh, che piacere. Solo una bella amicizia, o anche qualcosa di più?

Lucia:          vedremo, Mariola. Se son rose fioriranno

Mariola:     siete due più bei giovani. Cosa aspettate?

Pancrazio:eggià! E’ quello che dico anche io!

Emma:        porta pazienza Pancrazio. Ogni cosa vuole il suo tempo. Adesso noi andia-mo, che abbiamo un sacco di cose da pensare e da fare (saluti, escono)

Mariola:     hai capito, Agnese. Allora ti sei fatta il moroso. Com’è che hai cambiato così idea su Pancrazio? L’altro giorno non lo volevi vedere

Lucia:          ma no, Mariola. Era una simpatia nascosta bene, vero Agnese?


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Agnese:    eggià! Oh veh! Parlo già come lui (ridono, entrano Bastiano e il Dottore)

Dottore:      (mezzo ubriaco) orca ma questo è buono davvero, Francesco. Fa dodici gra-di?

Bastiano: tredici e mezzo. E’ un portento

Dottore:     lo puoi dire pieno e forte. E poi va giù bene, non si sente neanche

Mariola:     buongiorno dottore

Dottore:     e lei chi è? Si cominci pure a spogliare che sono subito da lei

Mariola:     ma no, dottore. Sono Mariola, io sto bene

Dottore:     a sì? Porca boia qui non c’è più nessuno che sta male. Mi toccherà chiudere bottega

Bastiano: sì, la bottega dei pantaloni! (ride)

Dottore:     beh, allora se qui state tutti bene, io vado. Grazie del vino, Pasquale

Bastiano:  quando passa da qui, signor dottore, per voi ci sarà sempre una bottiglia buona

Dottore:     grazie, grazie. Allora ci vedremo presto. Molto presto (saluti di tutti)

Mariola:     vado anche io. Allora Agnese tanti auguri. E tienimi aggiornata

Agnese:    grazie Mariola, non mancherò. (saluti, Mariola esce)

Lucia:          (a Bastiano) io adesso direi di chiamare Don Sisto. Tanto prima o poi biso-gna che parliamo anche con lui. E speriamo che possa capire la situazione e che ci possa dare una buona mano

Bastiano:            io non ci farei troppo affidamento. E’ giovane d’età, ma per queste cose è all’antica e fissato come san Bernardo. Farà un quarantotto, vedrai

Lucia:          ma no. Secondo me, a noi e ad Agnese farà una gran predica; con Pancra-

zio, poverino, c’è caso che ci scappi anche qualche schiaffone. Ma in fin dei

conti non potrà venire meno al suo dovere di sposare la gente

Bastiano:  qualche schiaffone? Io dico che lo riempie di botte. Sai pure com’è fatto. Due domeniche fa ha smesso di dire la messa perché ha visto quel povero Do-menico che sbadigliava. E’ sceso dall’altare e l’ha sbattuto contro tutti i muri della chiesa

Agnese:    speriamo che a Pancrazio non faccia troppo male. Se gli rompe le ossa,

quello non ce la fa ad arrivare all’altare

Lucia:          Don Sisto è fatto così. Al marito della Michela, che si è azzardato a guardare

l’orologio intanto che faceva la predica, gli ha fatto una faccia come un pallo-

ne. Da quando c’è lui a dire la messa, non vola una mosca


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Bastiano: e pensare che con Don Armando si stava tanto bene. Era un bonaccione. Li

avrebbe sposati senza neppure chiedere niente

Lucia:          e invece con Don Sisto, temo che ci toccherà fare il gozzo lungo

Bastiano: male che vada, andremo a sposarli a Montescudo

Lucia:          comunque è una faccenda da fare, e prima si fa, meglio è. Io vado. Esco dal-

la cucina (Lucia esce verso la cucina)

Bastiano: va bene, ci vediamo dopo. (ad Agnese). Agnese, te vai a riposare un po’, che

non devi fare fatica

Agnese:    va bene bà, vado a buttarmi un po’ sul letto (esce verso le camere. Bussano

alla porta principale, Bastiano va ad aprire, entra Toni)

Toni:             oh buongiorno, padrone. Mi scusi ma ero qui nel paese e avevo bisogno di

fare delle spese per la casa e per il podere. Ma siccome che sono in bolletta nera, vi volevo domandare se mi potevate dare la mia paga

Bastiano: la tua paga? Che paga?

Toni:             non vi ricordate che il mese scorso sono venuto da voi per rifare il tetto? So-

no stato due giorni, a fare il muratore da voi. E ancora non mi avete pagato…

Bastiano: (sorpreso) ah, perché, per quel lavoretto, te vorresti anche essere pagato?

Toni:             beh, voi dovete pensare che se aveste chiamato un muratore, a quello avre-

ste dovuto pagarlo …

Bastiano: e difatti io il muratore non l’ho chiamato, ho chiamato te

Toni:             sì ma il lavoro me lo dovete pagare lo stesso. Senza contare che per quei

due giorni, non ho potuto neanche lavorare nei campi …

Bastiano: (rassegnato) ah dì. E sentiamo, un muratore quanto prende?

Toni:             beh, un buon muratore può prendere anche cinquecento lire al giorno

Bastiano: davvero? Allora perché te non smetti da fare il contadino e non ti metti a fare

il muratore?

Toni:             perché credo che non ci farei un gran guadagno. Mio babbo diceva: “con la

vanga o col badilo, si mangia poco e si caca stilo”

Bastiano: insomma, te oggi hai fatto conto di prendere mille lire

Toni:             eh, più o meno

Bastiano:  (stranamente sereno) adesso te li vado a prendere (si avvia verso un casset-to)

Toni:             (tra sé) così posso comprare un po’ di frumento


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Bastiano:  (ritorna con un pezzo di carta) ah, Toni, veh. Mia moglie mi avrebbe lasciatoquel conticino

Toni:             che conticino?

Bastiano: eh, quei due giorni che hai lavorato qui, hai mangiato come un bue

Toni:             mah, io pensavo …

Bastiano:  (comprensivo) nooo..non credere che ti vogliamo prendere per la gola. Miamoglie l’aveva lasciato lì, quel conto, come per dire: quando li rimedia, ce li darà

Toni:             (sollevato) aah…

Bastiano:  e oggi che hai preso la tua paga, li hai rimediati. Allora, dunque: (leggendo e borbottando alla rinfusa) ravioli, pane, prosciutto, stufato, lombardone, settequattordici, frutta e caffè, ventuno, cento, passatelli, pane, patate, mortadella, quattordici, diciotto, castrato, e caffè, pasta e fagioli, cotiche, zuppa, ottanta duecento (poi forte) viene ottocento lire!!

Toni:             alè, ho fatto il guadagno del castagnaro. Ho preso mille lire, ne devo pagare

ottocento …

Bastiano:  (ancora assorto) più, da bere. Cinque fiaschi di vino, ti faccio bene: trecentolire. In tutto fa mille e cento lire. Meno, quei mille che devi avere, mi devi dare cento lire

Toni:             porca boia, non so mica se li ho …(si fruga nelle tasche)

Bastiano: guarda bene, prova nell’altra tasca …

Toni:             (finalmente li trova) osta veh, giusto cento lire …

Bastiano:  (glieli strappa dalla mano) allora siamo a posto così. Se non c’è altro, vi salu-to

Toni:             allora ci vediamo. Come farò adesso a comprare le cose che mi servono per

il podere?

Bastiano:  (liquidandolo) Toni, lo sai che quando hai bisogno di soldi, ti rimedio dei lavo-retti qui a casa. Quando hai comodo, secondo la tua disponibilità, qui c’è l’ara

da mettere a posto, la legna da tagliare ….

Toni:             (quasi scappando) Grazie, signor padrone, siete troppo buono. Allora quando

rimedio un po’ di soldi….vengo a lavorare qui da voi …

Bastiano: eh, bravo. Allora ci vediamo

Toni:             ci vediamo, signor padrone (esce)


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Bastiano:  (dalla porta ancora aperta guarda fuori) urca, arriva mia moglie con quel bu-garone nero del prete. Sarà meglio che vada a chiamare l’Agnese, così mando qui lei e io me ne sto nascosto (esce verso le camere, entrano Lucia e Don Sisto)

Lucia:          mi è piaciuta che mai …bella bella bella…era un pezzo che non sentivo una

predica così bella

Don Sisto: per essere precisi, bisognerebbe chiamarla “omelia”

Lucia:          quando ha parlato di quel passo del Vangelo, dove dice di quella lettera ai

cornizi….

Don Sisto: no, erano i “corinzi”, Lucia, “co-rin-zi”.

Lucia:          e poi mi sono arrabbiata che mai quando ho sentito come si era comportato

quel Ponzio Pelato.

Don Sisto: eh, se fossero tutti attenti come lei, la messa verrebbe molto meglio. Invece delle volte, quando dico l’omelia, mi tocca sopportare anche degli sbadigli

Lucia:          (esagerando) noooo…addirittura?!? Chi è che si permette …?

Don Sisto: ce n’è stato anche uno la scorsa settimana. Ho dovuto scendere e andare ad insegnargli l’educazione. Mica tutti hanno avuto la fortuna di avere avuto una mamma e un babbo come si deve. E allora tocca a me dare tutte quelle botte che quei poveri disgraziati non hanno avuto da bambini

Lucia:          sarà una bella fatica …

Don Sisto: è il mio lavoro. Un buon pastore deve educare le sue pecore, e per farlo co-me si deve, ci vuole il bastone. E poi a volte è anche un piacere sgranchirsi le mani

Lucia:          ecco, Don Sisto, a proposito di mani, io avevo piacere di parlare con lei per

vedere se ce ne può dare una buona anche a noi

Don Sisto: dica pure, signora Lucia. (si arrotola le maniche) devo dare una raddrizzata alla schiena di qualcuno?

Lucia:          no, Don Sisto. Si tratta dell’Agnese.

Don Sisto: mmm….credo di avere già capito

Lucia:          davvero? Oh che fortuna, non sapevo trovare le parole. Ma se ha capito tutto

da sé, meglio …

Don Sisto: quando ho visto che aveva tutti quei pretendenti, che non si decideva mai, ho pensato subito a quello che poi è successo

Lucia:          e secondo lei si può ancora rimediare?


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Don Sisto: prima bisogna parlare con l’Agnese. Bisogna capire bene cosa le è capitato, e poi che intenzioni ha

Lucia:          giusto, Don Sisto. Allora gliela vado a chiamare

Don Sisto: va bene. Poi però ho bisogno di rimanere solo con lei

Lucia:          certo. Il confessionale non ce l’abbiamo, ma se va bene anche il divano...

Don Sisto: andrà benissimo. Il nostro Signore, tanto, è dappertutto...(Lucia esce verso le camere, Don Sisto si alza e si rivolge in alto) Grazie Signore, per averechiamato questa ragazza. Mi ricordo la notte della mia vocazione, i tormenti dell’anima, la notte in bianco…e poi i dubbi, le tentazioni di Satana. Anche l’Agnese dovrà patire questo travaglio, ma poi sono convinto che diventerà una brava suora. Si, una brava suora. Grazie per avere volto il tuo sguardo misericordioso sopra questa parrocchia sgangherata e per avere scelto una della mie pecorelle (dalle camere entra Agnese)

Agnese:    buongiorno, Don Sisto

Don Sisto: (con condiscendenza) ciao Agnese

Agnese:    mia mamma vi ha spiegato …?

Don Sisto: (annuisce)…sì. E sta sicura che nessuno meglio di me potrà capire i turba-menti della tua anima

Agnese:    grazie Don Sisto, io non ho mai avuto bisogno di voi come in questo momen-to

Don Sisto: vogliamo cominciare a parlare di quello che è successo? Bisogna studiare bene quei momenti lì, e poi dopo pensare alla decisione che dovrai prendere

Agnese:    dobbiamo proprio? Io mi vergogno…

Don Sisto: e perché? Io ho già vissuto quei momenti, e so cosa si prova

Agnese:    anche voi avete vissuto quei momenti? Ma prima di diventare prete …

Don Sisto: sì sì, ero ancora ragazzetto. Ma mi ricordo come se fosse ieri. Ero lì, nel mio letto, che non riuscito a prendere sonno e così all’improvviso ho sentito come una scossa, una saetta. Una roba che ti ribalta le budella. Ma dopo è un pia-cere che mai, un godimento dell’anima

Agnese:    sì, è vero (stranita) però è un po’ strano sentire un prete parlare così

Don Sisto: quando è successo?

Agnese:    la prima volta due mesi fa

Don Sisto: dov’eri? Nel tuo letto?

Agnese :  no, eravamo in un fienile


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Don Sisto: non eri sola?

Agnese:    no. C’era anche lui, naturalmente

Don Sisto: ah sì, giusto. (guarda in alto) anche “Lui”. E cosa hai sentito?

Agnese:    quella volta lì, per dire la verità, mi ha fatto un po’ male

Don Sisto: hai capito subito che veniva da su, in alto? (indica il cielo)

Agnese:    no, non l’avevo capito subito. Ma poi quando è volato via, l’ho imparato

Don Sisto: e poi è successo un’altra volta?

Agnese:    sì, quindici giorni fa. Questa volta con Pancrazio

Don Sisto: il figlio dell’Emma? C’era anche lui?

Agnese:    si capisce. Ed è stato ancora meglio della prima volta. Anche se io pensavo ancora al primo

Don Sisto: capisco. La prima volta non si scorda mai. E’ durato molto?

Agnese:    la prima volta una mezz’oretta. Saremmo stati anche di più, ma io dovevo raccogliere i lenzuoli, la mamma mi aspettava

Don Sisto: queste cose durano quello che devono durare. Noi non ci possiamo fare niente

Agnese:    la seconda volta, invece, abbiamo fatto in un lampo. Si può dire che non me ne sia neanche accorta

Don Sisto: beh, meglio così

Agnese:    e dopo che abbiamo combinato tutto quanto, mia mamma è venuta da voi, per sentire se si può fare questo matrimonio

Don Sisto: urca che fretta, Agnese. Ti vedo molto decisa. Hai pensato a tutto quello che lasci nella tua vita vecchia? Il tuo sposo sarà buono e generoso, ti riempirà di carità e misericordia. Ma è anche esigente e rigoroso

Agnese:    macché. Io dico che a quello, se voglio, gli rivolto i calzini e lui non se ne rende neppure conto

Don Sisto: (indignato) ma cosa dici figliuola. Hai il coraggio di parlare così dopo tutto quello che ti è successo? Io capisco il tuo turbamento, la tua confusione del momento, ma prima di parlare così, ci dovresti pensare almeno dieci volte

Agnese:    avete ragione Don Sisto. Scusatemi. Sono proprio una disgraziata a dire così dell’unico che mi può salvare da una situazione così scabrosa


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Don Sisto: oh, adesso sei tornata in te. Forse è stato Satana a farti parlare così. Vedrai che adesso il diavolo proverà in tutti i modi di mandare a monte i tuoi propo-siti

Agnese:    dovrà fare i conti con mia mamma, allora. Ci tiene più lei di me

Don Sisto: e invece Agnese, sei solo te che devi essere convinta

Agnese:    io sono convinta, Don Sisto.

Don Sisto: io ti consiglio di pensarci ancora, invece. La fretta in questi casi è una cattiva consigliera

Agnese:    allora secondo voi, non si può fare subito?

Don Sisto: no figliuola. Queste cose vanno digerite bene. E l’unica medicina è la pre-ghiera. Solo nella preghiera potrai trovare la soluzione ai dubbi e l’indicazione per la strada che dovrai prendere

Agnese:    ah dì, Don Sisto. Se voi la vedere così...

Don Sisto: adesso vai pure a chiamare i tuoi, che voglio parlare anche con loro

Agnese:    come volete, Don Sisto. Temo però che non la prenderanno bene

Don Sisto: non ci pensare figliuola, e mi raccomando: prega! (Agnese esce verso le ca-mere. Don Sisto si alza.) Mi raccomando a voi, Signore. Adesso che avetefatto questa chiamata, state vicino a questa pecorella, che ha tanto bisogno del vostro sostegno (entrano dalle camere Bastiano e Lucia)

Lucia:          Don Sisto, è vero? Siete contrario al matrimonio?

Bastiano: ah, ma noi stiamo poco eh? Andiamo a Montescudo …

Don Sisto: (si arrotola le maniche) dov’è che andate voi?

Bastiano: (in tono di sfida) perché, se noi andiamo a Montescudo, voi cosa fate?

Don Sisto: niente. Vi do un pugno nei denti e quando siete a terra vi schianto tutte le co-stole a forza di calci

Lucia:          (si mette in mezzo) ma no Don Sisto. Non stia ad ascoltare mio marito, chenon fa sul serio. Il fatto è che noi pensavamo che voi poteste darci una mano

Don Sisto: le mani ve le do tutte e due. Sulla faccia di vostro marito

Bastiano:  abbiate pazienza Don Sisto. Io vi domando scusa, ma voi dovete pensare anche a quella povera ragazza. Se voi non volete che si sposi, come farà?

Don Sisto: prima di tutto, io non ho detto questo. Ho detto solo che in questi casi ci vuo-le pazienza e preghiera

Bastiano: la pazienza noi l’abbiamo, è la pancia che non ce l’ha


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Don Sisto: la pancia? Cosa c’entra la pancia?

Lucia:          sì, la pancia. Bisogna fare questo matrimonio prima che si veda la pancia

Don Sisto: perché, è incinta?

Lucia:          ma non vi ha detto niente Agnese? Di cosa avete parlato?

Don Sisto: (finalmente capendo) ah…niente. Io non avevo capito…

Bastiano:  mia figlia è rimasta incita di quel pilota americano che era qui nel paese due mesi fa, e che adesso è scappato in America. Allora, per non fare venire fuori uno scandalo, e fare scappare tutti i pretendenti dell’Agnese, abbiamo com-binato un fidanzamento posticcio con Pancrazio, il figlio dell’Emma Persigatti

Don Sisto: ah! Le cose allora stanno così! E voialtri pensate che io vi regga il gioco? Dovrei parlare con quella gente come se non sapessi niente di questo imbro-glio? Vi rendete conto di quello che mi domandate? Questa è una baggia bel-la e buona

Lucia:          sì Don Sisto, lo sappiamo. Ma voi dovete pensare di fare un atto di carità

verso quella povera ragazza. Che non abbia da patire tutta una vita per un

momento di smarrimento e di debolezza

Don Sisto: non si preoccupi, signora Lucia, che se sono ancora qui a pensarci sopra e non ho ancora preso la porta, è solo per quello

Lucia:          in fin dei conti, non facciamo del male a nessuno. Anche pensando a Pan-

crazio, facciamo solo la sua felicità

Don Sisto: ah, quello è poco ma sicuro. Non vedrà le ore

Bastiano:  si capisce che non vede le ore. Ha la possibilità di farsi una famiglia, con una bella ragazza come la nostra, un bambino già bell’e pronto. Cosa potrebbe chiedere di più?

Don Sisto: (ci pensa) mmm…va bene. Ci penserò sopra, ma non vi prometto niente. In-tanto bisogna che cominciamo a fare delle penitenze. Lei, signora Lucia, ver-rà tutti i mercoledì a spazzare e pulire i locali della parrocchia, e l’Agnese tutti i venerdì a insegnare la dottrina ai bambini

Lucia:          va bene, Don Sisto. Faremo questi fioretti con molto piacere

Don Sisto: (a Bastiano) e voi…

Bastiano: io la dottrina l’ho un po’ scordata …

Don Sisto: allora avete bisogno di un ripasso: servirete messa fino al matrimonio

Bastiano: devo fare il chierichetto? Ma non ne sono mica capace

Don Sisto: imparerete, non preoccupatevi


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Bastiano: io a servire messa? Ma quando?

Don Sisto: tutti i giorni. A quella delle sette della mattina

Bastiano: io alle sette della mattina devo fare il giro dei miei contadini. Altrimenti a quel-li chi li controlla?

Don Sisto: i vostri contadini non hanno bisogno di essere controllati a quell’ora. (calcan-do) E neanche le vostre contadine…

Bastiano: (imbarazzato)..beh…adesso loro cosa c’entrano?

Don Sisto: no, dicevo così per dire. Dietro il contadino c’è anche la contadina. Non biso-gna scordarlo

Bastiano: eh no. Avete ragione

Don Sisto: allora siamo d’accordo.

Lucia:          poi don Sisto, per preparare tutte le carte, quanto tempo ci vorrà?

Don Sisto: io penso che in un paio di settimana, si potrebbe fare

Lucia:          davvero? Grazie Don Sisto, sarebbe il massimo

Don Sisto: naturalmente a meno ché nel frattempo uno di voi non venga a meno ad uno

di vostri fioretti

Lucia:          non si preoccupi Don Sisto, faremo conto di avere fatto un voto

Don Sisto: allora ci vediamo. Con voi, Bastiano, domattina alle sei e mezza, per prepa-rare la messa

Bastiano: (controvoglia) eh, va bene Don Sisto, faremo anche questa (saluti, Don Sisto

esce.)

Lucia:          dai, è andata bene. In fondo in fondo è un buon prete

Bastiano: molto, in fondo

Lucia:          non ho capito cosa diceva a proposito delle contadine

Bastiano: eh? No, diceva che dietro ogni contadino c’è sempre la sua contadina. Come

dire che dietro un grand’uomo c’è sempre una grande donna

Lucia:          sei sicuro che abbia voluto intendere proprio così?

Bastiano: si capisce! Perché, non è vero? Guarda noi due!

Lucia:          (poco convinta) vado a preparare qualcosa da mangiare, dai (esce verso la

cucina, bussano Bastiano và ad aprire. E’ il Cavaliere)

Bastiano: oh buongiorno cavaliere, che bella sorpresa, venite avanti

Cavaliere: scusate Bastiano, se vi importuno a quest’ora


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Bastiano:  ma vorrà scherzare, nessun disturbo. Volete qualcosa da bere? Un aperitivo, un vermut?

Cavaliere: no grazie. Vado via subito. In verità speravo di trovare qualcuno a casa vo-stra

Bastiano: qualcuno? E chi?

Cavaliere: caro Bastiano, voi siete un uomo di mondo e con voi posso parlare. So che frequenta casa vostra la vedova Persigatti.

Bastiano:  sì, è spesso qui. Lei e suo figlio. E poi d’ora in avanti sarà qui sempre più spesso

Cavaliere: ecco, allora posso confidarvi che io confido di instaurare con la vedova Per-sigatti una sincera amicizia. Sa, siamo due vedovi, così mi sono detto: per-ché non unire le nostre solitudini?

Bastiano: ah, giusto, perché no? Vi vedrei anche bene insieme …

Cavaliere: ma la signora Persigatti esce così di rado e ci sono così poche occasioni d’incontro…

Bastiano: oh capito. Avete pensato che questa casa potrebbe fare da ruffiana

Cavaliere: prego?

Bastiano: no, niente

Cavaliere: e poi ha sempre quell’impiastro del figlio attaccato alle sottane

Bastiano: ah, Pancrazio

Cavaliere: un tale deficiente, ha sempre quell’aria allampanata

Bastiano: beh, io non direi…

Cavaliere: un demente. Un vero lombardone.

Bastiano: presto diventerà…

Cavaliere: (interrompendolo) nooo, non potrà mai diventare…

Bastiano: sì, diventerà…

Cavaliere: (nuovamente interrompendolo) assolutamente uno così non potrà mai diven-tare…

Bastiano: mio genero

Cavaliere: non potrà mai diventare … (realizza) …mai diventare … (si riprende) un poco di buono. E’ un ragazzo di cuore e sicuramente sarà un ottimo marito per vo-stra figlia.

Bastiano: sì, lo credo anche io


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Cavaliere: beh, adesso credo proprio di dover andare.

Bastiano:  come volete, cavaliere. E non si preoccupi che se la signora Emma, dovesse venire qui da noi, la manderò subito a chiamare

Cavaliere: Vi ringrazio, caro Bastiano. A presto allora. E tanti auguri a vostra figlia (e-sce)

Bastiano:  (tra sè) Urca, chissà che qui non gliela facciamo a combinare due matrimoni…(con scetticismo) mmm…ho paura che invece ne uscirà un gran casino!!

(cala il sipario)


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Terzo atto

Sei mesi dopo. Si apre il sipario. Ancora buio. Dopo dieci secondi si ode il pianto di un neonato. Gradatamente si accendono le luci. Al centro del tinello c’è una carrozzi-na, Bastiano, Lucia, Emma, Pancrazio ed Agnese guardano estasiati il neonato.

Bastiano: guarda come è bello, tutto suo nonno!

Agnese:    io e Pancrazio abbiamo già deciso che al secondo, se sarà maschio, lo chiameremo Sebastiano, ma il primo era giusto chiamarlo come il babbo di Pancrazio. Considerando anche che non c’è più ….

Bastiano: neanche parlarne. Era giusto così. Poi il nome “Lorenzo” gli sta proprio bene

Lucia:          lo avete coperto bene? Ricordatevi che i “bambini senza denti senton freddo

con tutti i tempi”

Agnese:    sì mà, ha due lenzuoli e due coperte di lana

Emma:        bello è bello, eh? Non c’è dubbio. Io però non vedo la somiglianza con nes-

suno dei due

Lucia:          (imbarazzata) ma cosa dice, Emma? Non vede che è uguale a suo figlio?

Bastiano: lo dico anche io, è preciso!

Emma:        voi dite? A me pare un po’ scuretto. La nostra famiglia non è così scura

Agnese:    ma poi si schiarisce eh? Lo ha detto anche l’ostetrica

Emma:        sarà, può darsi che con la crescita cambi

Lucia:          siii, sicuro. A me pare che ogni giorno non sia uguale all’altro

Emma:        vedremo col tempo. Per adesso è tutto da godere

Bastiano: giusto! Guarda lì come è pacioccone

Emma:        davvero! Comunque io non avevo mai sentito dire di un bambino di neanche

sette mesi che pesa quasi quatto chili. Di solito sono più minuti e patiti

Lucia:          (nuovamente imbarazzata) beh, ma dipende, non sono tutti uguali

Bastiano:  (inventando) io ho sentito dire di un bambino di sette mesi che pesava quat-tro chili e mezzo. Mi pare che sia stato a Serravalle

Emma:        se cresce così, chissà come diventerà grande

Agnese: o grande o piccolo l’importante è che e stia bene. Giusto Pancrazio? Pancrazio:eggià!

Lucia:          veh, si è addormentato

Agnese:    lo portiamo di là, che è più tranquillo?


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Bastiano: sì, andate di là che se vuole dormire qui c’è troppa luce (Agnese e Pancrazio

portano la carrozzina in camera)

Lucia:          rimanete a mangiare qui da noi, Emma?

Emma:        no, grazie. Avevo già preparato. Adesso sento cosa vogliono fare i ragazzi,

poi vado

Lucia:          se volete rimanere, a noi fa solo piacere. (bussano da fuori)

Emma:        grazie, Lucia. Non faccio complimenti (Bastiano và ad aprire, è Mariola)

Mariola:     buongiorno a tutti. Sono venuta a vedere il bambino

Lucia:          mi dispiace, si è addormentato adesso

Mariola:     oh che peccato. Non ce la faccio a vederlo sveglio, quel bambino

Bastiano: io esco, ci vediamo dopo (esce dalla cucina)

Lucia:          vado a vedere se per caso si è già svegliato (esce verso le camere)

Mariola:     allora signora Emma, siete diventata nonna

Emma:        eggià. Non mi sono ancora abituata all’idea

Mariola:     è successo così tutto all’improvviso. Il matrimonio, il nipote …

Emma:        davvero. A dirlo dieci mesi fa, non l’avrei mai creduto

Mariola:     vostro figlio è stato fortunato a trovare una sposa così bella e brava

Emma:        questo lo si può dire pieno e forte

Mariola:     bisogna anche dire che l’Agnese ha fatto bene ad aspettare fino che non ha

trovato vostro figlio

Emma:        (con malcelato orgoglio) questo invece non dovrei essere io a dirlo

Mariola:     allora lo dico io. Si può dire che l’Agnese ha lasciato l’americano e ha trovato

l’America con vostro figlio

Emma:        l’americano? Che americano?

Mariola:     non lo sapevate? Ah, ma non c’è stato niente, eh? Credo solo due chiacchie-

re e qualche passeggiata

Emma:        con un americano?

Mariola:     sì, quel pilota che era capitato qui nel paese. Ma lei ha fatto presto a capire

che vostro figlio era molto meglio

Emma:        no, non sapevo niente

Mariola:     vi torno a dire che non è successo niente. Ma lo sapete, se la gente vede

due giovani che parlano fitto tra di loro, comincia subito a chiacchierare


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Emma:        Ma quando è successo?

Mariola:     l’anno scorso, mi pare di maggio

Emma:        (conta tra sé) adesso siamo a febbraio, giusto nove mesi fa

Mariola:     ma con un bel giovane come vostro figlio, così intelligente, così brillante, così

ingegnoso, non c’era paragone (rientra Lucia)

Lucia:          dorme ancora

Mariola:     eh, pazienza. Prima o poi ce la farò a vederlo

Lucia:          se vuoi, fai un salto verso le otto

Mariola:     può darsi, vedo come sono messa a casa. Allora vi saluto

Emma:        ci vediamo, Mariola (Mariola esce)

Lucia:          dorme come un angioletto. (vede Emma turbata) C’è qualcosa che non va?

Emma:        Lucia, le posso dire una parola in confidenza?

Lucia:          come no, Emma? Dica pure

Emma:        lei mi deve scusare, eh? Ma io è un po’ che ci penso e non mi tornano i conti

Lucia:          oddio, io non sono mica buona di farli, i conti. Chiamo mio marito?

Emma:        casomai poi parlo anche con lui. Ma prima vorrei fare un discorso con lei, da

donna a donna

Lucia:          va bene, è successo qualcosa?

Emma:        no, Lucia. E’ successo che è un po’ di tempo che mi faccio delle domande e

non riesco a trovare le risposte

Lucia:          che domande si fa?

Emma:        per esempio, mi domando perché vostra figlia, così bella, brava e buona, con

tutti i pretendenti che aveva, è andata ad impelagarsi proprio con mio figlio

Lucia:          (spiazzata) beh, forse perché…

Emma:        e perché, per esempio, non si è fidanzata con quel pilota americano, che tutti

dicono fosse così bello

Lucia:          ma io non credo che…

Emma:        e poi perché quel bambino pesa così tanto, che non pare proprio che sia na-

to di sette mesi

Lucia:          beh, per quello ha sentito cosa diceva mio marito a proposito di quel bambi-

no nato a Serravalle?

Emma:        e poi perché è così scuretto, e non somiglia per niente a mio figlio?


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Lucia:          signora Emma, mi scusi eh? ma lei, gira, volta e prilla, dove vuole arrivare?

Emma:        voglio arrivare questo: non può darsi che sua figlia abbia avuto un momento

di debolezza e che quel pilota americano se ne sia approfittato?

Lucia:          ah, ecco: gira, volta e prilla, è cascata la pera

Emma:        io non voglio offendere nessuno eh? ma vede anche lei che le coincidenze

cominciano ad essere un po’ troppe

Lucia:          può anche essere, signora Emma, ma io più di quello che le ho già detto, non

so proprio cosa dire

Emma:        qui le parole non contano più. Per fugare tutti i miei dubbi, ci vogliono i fatti

Lucia:          che fatti?

Emma:        l’unica soluzione è prelevare il sangue di Pancrazio e dal bambino, per  fare

le analisi

Lucia:          perché, da quelle cosa si può vedere?

Emma:        da lì si può vedere se c’è la compatibilità

Lucia:          ma andare a fare un prelievo di sangue così piccolo, il bambino ne può soffri-

re. Almeno aspettiamo che cresca un po’

Emma:        no, dobbiamo farlo subito. Altrimenti ci affezioniamo e dopo non conta più

Lucia:          ma lei non si vuole affezionare?

Emma:        dipende. Dipende tutto dal risultato delle analisi

Lucia:          non so cosa dire…

Emma:        se non avete niente da nascondere, non vedo che problema ci possa essere

Lucia:          no no, nessun problema, per carità. (bussano) Mi scusi, vado a vedere chi è

Emma:        prego (è il Dottore, che entra e saluta)

Dottore:     buondì. Sono venuto a visitare qualcuno, ma non ricordo chi. Voi chi siete?

Lucia:          sono la Lucia, la padrona di casa

Dottore:     benissimo, si spogli pure

Lucia:          no, signor dottore, sicuramente eravate passato a vedere il bambino

Dottore:     c’è un bambino che sta male, qui?

Lucia:          no, sta bene, ma siccome che è appena nato, forse volevate vederlo

Dottore:     ah, sì, può darsi

Emma:        visto che siete qui, dottore…


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Dottore:     sono subito da lei, signora. Intanto cominci pure a spogliarsi

Emma:        no, io sto benissimo. Vi volevo chiedere di fare le analisi al sangue del bam-

bino e a mio figlio, per vedere se sono compatibili

Dottore:     va  bene.  Glielo  devo  prelevare  ad  entrambi,  vedo  nella  borsa  se  ho

l’occorrente. (apre la borsa e ne estrae le cose più strane, calzini, pipe, ecc.. finché trova una siringa). Sì, ho tutto

Lucia:          poi, quando si sapranno i risultati?

Dottore:     un paio d’ore, giusto il tempo di arrivare all’ospedale e poi tornare

Lucia:          e con queste analisi si può sapere senza ombra di dubbio se due sono padre

e figlio?

Dottore:     diciamo così che il sangue dovrebbe avere le stesse caratteristiche di quello

del babbo o di quello della mamma

Emma:        e se non le ha di nessuno dei due?

Dottore:     vuol dire che il babbo è un altro. Eh eh eh….

Lucia:          (rassegnata) allora se proprio dobbiamo fare questo lavoro, venite pure diqua, dottore (lo accompagna verso le camere, seguita anche da Emma. Bus-sano alla porta, rientra Lucia e và ad aprire. E’ don Sisto). Oh, don Sisto, ve-nite, venite dentro, avevamo proprio bisogno di voi, è il Signore che vi manda

Don Sisto: no, veramente sono passato a dare la benedizione al bambino…

Lucia:          accomodatevi pure. Non andate via. Io torno subito, solo un momento che di

là abbiamo il dottore. Ma ho un bisogno che mai di voi. Mi raccomando, non

andate via (riesce verso le camere. Don Sisto si accomoda. Bussano. Ve-

dendo che nessuno và ad aprire, ci và lui. E’ Toni)

Toni:             oh buondì, signor parroco. Anche voi siete qui?

Don Sisto: sì. Sono capitato per vedere il bambino dell’Agnese. Sono tutti di là con il dottore

Toni:             c’è anche il mio padrone? Il signor Bastiano?

Don Sisto: io ho visto solo la signora Lucia. Il suo marito non so dove sia

Toni:             no, perché io avevo bisogno di parlarci. Non mi tornano i conti

Don Sisto: che conti?

Toni:             il padrone, che è un gran bagaglio, ha studiato un modo per fare un bel gua-

dagno sopra il raccolto. Quando viene il momento di dividere, invece di fare

metà per uno, come abbiamo sempre fatto, quest’anno ha studiato di fare

così: tre quarti a lui e tre quarti a me


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Don Sisto: (scettico) tre quarti a lui e tre quarti a te?

Toni:             sì, così tutti due potremo farci il nostro guadagno. Ma, vacca la miseria, non

so cosa sia successo, ma anche se quest’anno ne avevo tre quarti, la mi par-te del raccolto è già finita

Don Sisto: (sarcastico) ma va?!

Toni:             è una cosa da non credere, eh?

Don Sisto: proprio da non credere! Se non ti dispiace, Toni, quando lo dici al signor Ba-stiano, avrei piacere di esserci anche io

Toni:             come no, signor Parroco? Così ci potrà dare una mano a rifare i conti

Don Sisto: sì, credo proprio che dovrò dargli una mano, al signor Bastiano. Ha ancora il vizio di venire a casa vostra alle sette della mattina?

Toni:             sì. Era un po’ che lo aveva imparato, che io a quell’ora sono nei campi, ma

ultimamente ha ripreso a scordarsi Don Sisto: ah, ha ripreso a scordarsi, eh?

Toni:             mi dispiace perché lui viene per discutere del lavoro dei campi, delle bestie,

delle coltivazioni. Ma alle sette trova solo la mia moglie. E lei, poverina, cosa vuole che gli faccia?

Don Sisto: (sempre ironico) nooo, lei poverina non gli può fare niente

Toni:             che poi quando comincia a chiacchierare non smette più. Il padrone ha an-

che troppa pazienza a starla a sentire

Don Sisto: ah, sì. Il signor Bastiano ha la pazienza di un santo

Toni:             lui ha un mucchio di cose da fare e lei lo tiene lì un’ora a parlare, a parlare…

di cosa parleranno poi, io non lo so…

Don Sisto: me lo immagino io, di cosa parlano (entra il Dottore)

Dottore:      (ai due, come se sapessero tutto) vado all’ospedale e poi torno. Faccio in unminuto (esce)

Toni:             quel dottore è più suonato delle vostre campane

Don Sisto: e poi, per giunta, beve come una spugna (dalla cucina entra Bastiano)

Bastiano: oh veh! Siete qui da soli? Quelle donne dove sono?

Don Sisto: sono di là con il bambino. Il dottore è uscito adesso

Bastiano:  ah, sarà passato a prendere quella bottiglia che gli avevo promesso. Voi piut-tosto bevete qualcosa? Te, Toni?


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Toni:             no grazie, padrone, vado via subito. Vi volevo solo domandare se anche a

voi la sua parte del raccolto vi aveva fatto così poca riuscita

Bastiano: (imbarazzato verso il prete) no, normale, come tutti gli anni…

Don Sisto: il vostro contadino mi ha informato della novità che avete studiato per fare la divisione del raccolto

Bastiano:  ah sì? Sì. Sono sempre alla ricerca di nuovi metodi per aiutare i miei conta-dini a fare un guadagno più grosso

Don Sisto: (minaccioso) siete sicuro che siano i vostri contadini a farci il guadagno?

Bastiano: perché, don Sisto, cosa vorreste dire?

Don Sisto: no, niente. Solo che non vorrei che tra tutti i pensieri e lo stramazzo che ave-te patito ultimamente - la figlia sposata, il nipote che è nato – non vi sia anda-ta in confusione la testa e abbiate sbagliato a fare i conti

Bastiano: se permettete, don Sisto, ai miei conti ci penso io

Don Sisto: non vi ricordate neppure che alle sette del mattino il vostro contadino è sem-pre nei campi. A quell’ora vi è solo la sua moglie

Bastiano: e con questo cosa vorreste dire?

Don Sisto: che devo fare una chiacchierata con la vostra, di moglie. Per dire che ci pen-si lei, a tenervi a casa alle sette della mattina e che non andiate troppo in giro

Bastiano:  (cogliendo la minaccia) beh, non c’è mica bisogno. Forse avete ragione. Ul-timamente ho la testa un po’ confusa. Sarà meglio che vada con Toni a ve-dere se per caso ho fatto male i conti e una parte del mio raccolto tocchi a lui

Don Sisto: lo credo anche io. E fate le parti come si deve, stavolta. Altrimenti non faccio solo una chiacchierata con vostra moglie, ma poi vi appoggio pure una mano

Bastiano:  (masticando amaro) andiamo Toni, e prepara la carriola (i due escono, dalle camere entrano Lucia ed Agnese).

Lucia:          oh, don Sisto. Per fortuna che siete capitato qui. La signora Emma ha dei

dubbi sulla paternità del bambino, ha fatto fare le analisi del sangue, vuole

mandare tutto a monte

Don Sisto: davvero?

Agnese:    sì, don Sisto. Cosa si può fare? Aiutateci voi. Noi non sappiamo più a che santo votarci

Don Sisto: donne, tutto quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto a fin di bene. Bisogna avere fiducia nel Signore, l’unico che ci può dare una mano in questa situa-zione


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Lucia:          qui bisogna che faccia presto, prima che scoppi la bomba

Don Sisto: pregate donne, pregate. La provvidenza provvederà

Lucia:          qui ho paura che provvederà la signora Emma. Farò un putiferio per sette

castighi

Agnese:    mamma, io voglio dire tutta la verità. Alla signora Emma e a mio marito

Lucia:          cosa dici Agnese, sei diventata matta?

Agnese:    non ce la faccio più a tenere su questo gioco. L’unica soluzione è quella di

dire tutta la verità e sperare che siano così buoni da perdonarci Lucia: non so, Agnese. Io ci credo poco. Voi don Sisto cosa ne dite?

Don Sisto: dico che forse ci siamo fatti prendere in castagna da vostra figlia. E’ la più giovane, ma anche quella che ha più giudizio di tutti. Avremmo dovuto dire la verità fin dal primo momento (da fuori entra Bastiano)

Bastiano: cos’è questo concistoro?

Lucia:          Bastiano, qui la situazione è disperata. La signora Emma sospetta qualcosa,

ha fatto fare le analisi del sangue a Pancrazio e al bambino, verrà fuori uno scandalo da far parlare il paese per cento anni

Don Sisto: e vostra figlia è decisa da chiamarli qui e raccontare loro tutta la verità. Con la speranza che possano capire e chissà, magari, un giorno anche perdonare

Bastiano: (pensieroso) sei proprio decisa di fare così, figlia?

Agnese:    sì bà, non voglio più andare avanti così

Bastiano:  con quel povero Pancrazio, qualche speranza ce l’abbiamo. Ma con la signo-ra Emma neanche pensarci. Quella quando si mette è cattiva e maligna. (gli viene un’idea) Aspettate. Forse ho trovato il modo per ammorbidirla (esce. Dalle camere entrano Emma e Pancrazio).

Emma:        oh buongiorno don Sisto. Anche voi siete qui?

Don Sisto: buongiorno signora Emma. Ero passato per dare la benedizione a quel bam-bino, ma mi hanno detto che si era appena addormentato

Agnese:    dorme ancora?

Pancrazio:come un angioletto

Agnese:    Pancrazio, Emma. Mettetevi seduti che ho una cosa da dirvi

Lucia:          figlia, sei proprio sicura? Non ci vuoi ripensare?

Agnese:    no mamma. Devono sapere tutto

Pancrazio:cosa c’è cinina? Va tutto bene?


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Agnese:    no, Pancrazio, non va tutto bene. Adesso vi spiego tutto (bussano)

Lucia:          chi può essere adesso? (va ad aprire, è il Dottore)

Dottore:      (con un foglio in mano) alè, ecco fatto. Qui ho i risultati delle analisi che mi

avete chiesto. Ho fatto in un lampo, mi sono meritato un fiasco di vino?

Agnese:    non c’è più bisogno, signor dottore. Ma il fiasco di vino mio babbo ve lo darà

lo stesso, appena ritorna

Dottore:     lei chi è? (con cupidigia) la devo visitare, intanto?

Agnese:    no grazie, io sto bene

Lucia:          se ha pazienza due minuti, mio marito arriva subito

Dottore:     a lei la devo visitare?

Lucia:          no signor dottore, si accomodi pure

Dottore:     va bene, mi metto a sedere qui (mette in tasca i risultati delle analisi e si sie-

de in disparte)

Agnese:     (agli altri) allora, voglio cominciare dall’inizio (entrano Bastiano e il Cavaliere)

Cavaliere: buongiorno a tutti. Oh signor Parroco, ci siete anche voi? Non vorrei avere guastato una qualche riunione. Mi ha invitato il signor Bastiano

Bastiano: ma no, cavaliere, non avete guastato niente

Cavaliere: oh signora Emma, come state? Siete sempre più giovane e bella

Emma:        oh grazie, cavaliere. E voi siete sempre così galante

Cavaliere: non si era mai vista una nonna così fresca e giovanile

Emma:        (imbarazzata) grazie, cavaliere, sono lusinga

Cavaliere: il mio buon amico Bastiano mi ha avvertito che stavate per rientrare a casa senza vostro figlio. Così ho ritenuto mio dovere farvi compagnia lungo la strada. Naturalmente, se lo gradite.

Emma:        lo gradisco, lo gradisco. Grazie cavaliere. Solo che la mia nuora stava per di-re qualcosa di importante? (imbarazzo di Agnese di fronte a tutti)

Dottore:      (dando su) voi siete il padrone di casa? Dov’è il mio fiasco di vino?

Bastiano: che fiasco di vino? Il vostro lavoro non l’avete mica fatto

Dottore:     come non l’ho fatto? che per arrivare all’ospedale sono andato come una scheggia. Adesso vi leggo i risultati delle analisi (prende il foglietto dalla ta-sca)

Lucia e Bastiano: no!! (Bastiano cerca di prendere il foglietto)


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Dottore:     come no? Io il mio lavoro l’ho fatto e adesso voglio il mio fiasco di vino, senti-te qui:…

Lucia e Bastiano:     no!!

Dottore:      (leggendo) i campioni rilevati risultano tra loro perfettamente similari nelle lo-ro principali caratteristiche organolettriche, tanto da concludere una perfetta compatibilità. (sorpresa dei presenti, lancia il foglietto sul divano)

Bastiano: (riprendendosi dalla sorpresa) avete sentito? Adesso non ci sono più dubbi

Emma:        (guardata da tutti) io l’ho sempre detto che non poteva essere diversamente

Lucia:          ah, davvero. Si può dire pieno e forte

Bastiano:  (strizzando l’occhio) e poi avete trovato anche un buon passaggio per tornarea casa

Emma:        (verso il Cavaliere) Cavaliere, cosa diresse che se, per festeggiare questabella notizia, non ci fermessimo a prendere un bicchierino qui al bar della piazza?

Cavaliere: con molto piacere, cara (le dà il braccio)

Emma:        arrivederci a tutti. (rivolta ad Agnese e Pancrazio) vi aspetto domani a pranzo

Pancrazio:sì, mà. (malizioso) E sta tranquilla che non verremo a casa prima …(Emma e il Cavaliere escono)

Don Sisto: credo che se quei due vanno avanti così, presto dovremo fare un altro ma-trimonio

Pancrazio:voi don Sisto tenetevi pronto, che non si sa mai

Don Sisto: (ironico) vado subito a preparare la chiesa. Arrivederci a tutti (tutti salutano, don Sisto esce.)

Lucia:          che dici, Bastiano? Come la vedi questa storia tra l’Emma e il cavaliere?

Bastiano:  male…lui vuole ancora fare il birro, ma credo che ormai gli abbia preso il ma-le dell’agnello

Pancrazio:cosa sarebbe il male dell’agnello? Bastiano: ti cresce la pancia e ti cala il pennello!

Dottore:     allora questo fiasco di vino me lo sono meritato o no, signor Bastiano?

Bastiano: oh! Vi siete ricordato il mio nome? Cosa è successo?

Dottore:      (pacifico) niente. Ho tirato ad indovinare

Bastiano:  venite, dottore, questo fiasco ve lo siete proprio meritato (escono verso la cucina)


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Lucia:          è meglio che vada a controllare, se no quei due si fanno una sbornia da co-

munione (esce anche lei verso la cucina)

Agnese:     (prende il foglietto delle analisi sul divano. Tra sé) com’è possibile …?

Pancrazio:cosa?

Agnese:    non può essere…

Pancrazio:perché? E’ la cosa più normale del mondo

Agnese:    te non puoi capire…

Pancrazio:(le si avvicina) sei te che non capisci. Quando il dottore è venuto di là a pre-levare il sangue, io gli ho dato prima un braccio e poi l’altro

Agnese:    cosa vuoi dire?

Pancrazio:che i campioni di sangue erano tutti e due i miei

Agnese:    davvero? E perché lo hai fatto?

Pancrazio:mia mamma era un po’ che mi metteva in testa tanti dubbi. Ma io ho ragiona-to così. Mi son detto: ho la moglie più bella del mondo, quella che ho sempre sognato, un bambino che quando lo prendo in braccio mi sento in paradiso, cosa dovrei andare a cercare di più?

Agnese:    oh Pancrazio. Dove l’ho trovato un tesoro così?

Pancrazio:(non capendo il senso) in quella casa bianca sopra le scuole

Agnese:    te Pancrazio sei troppo buono

Pancrazio:mio babbo mi ha sempre insegnato di guardare alle cose importanti della vi-ta, non alle stupidaggini

Agnese:    e ti ha insegnato bene!

Pancrazio:prima di morire mi ha detto: “Pancrazio, non fare mai come gli antichi”

Agnese: e come facevano gli antichi? Pancrazio:mangiavano la buccia e buttavano via i fichi

Agnese:    Pancrazio, io credo di avere trovato l’uomo della mia vita. E sono convinta che mi vorrai sempre bene e che starai sempre vicino a me e al bambino. Vero?

Pancrazio:eggià! (i due si abbracciano)

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