UNA MORTE IN CONFUSIONE
commedia in tre atti unici
di Arcangelo Adriani
da Woody Allen e Alan Ayckbourn
Scrittura scenica per cinque personaggi a cura di Arcangelo Adriani, per Il Teatro degli Adriani.
Personaggi
LUCIA
Donna separata di mezza eta`, vestita in modo elegante, con un paio di occhiali molto vezzosi.
ARTURO
Giovane uomo sui trent'anni, sposato. E' vestito in modo piuttosto casual.
ALESSIA - LA MORTE
Donna distinta sui trent'anni. Porta un tayeur, un soprabito ed un cappello di colore rigorosamente nero.
ROSAMARIA
Giovane donna sui ventitre' anni, sposata. E` vestita in modo abbastanza sportivo.
ERNESTO
Uomo sulla quarantina, separato. E' vestito di tutto punto con giacca, cravatta e cappello. Ha una ventiquattrore ed un telefonino.
IL PARCO DELLE CHIACCHIERE
Un parco. Gli uccelli cantano. Si ode una musica di sottofondo.
Si illumina gradualmente la scena. Quattro panchine di parco, separate ma non troppo distanti una dall'altra. Su di una siede Lucia, donna separata di mezza età. Veste abbastanza elegante e porta degli occhialini vezzosi. Sta dando da mangiare agli uccelli, con un sacchetto di pane ed ogni tanto fissa il suo sguardo su un uomo. Su di un'altra siede Arturo uomo abbastanza giovane, sposato. Porta un abbigliamento casual ed un marsupio a tracollo; legge, assorto, un giornale sportivo. Sulla terza panca siede Rosamaria, giovane ragazza sui ventitré anni, sposata, con aspetto un po' dimesso ed sguardo fisso nel vuoto. È vestita in modo semplice ed ogni tanto si soffia il naso. Sull'ultima panca siede Ernesto, uomo sulla quarantina, separato. È vestito in modo impeccabile con giacca e cravatta. Ha una valigetta ventiquattrore, Si agita disperatamente con il suo telefonino. Dopo un momento entra Alessia, donna sulla trentina, vestita di tutto punto con tayeur, soprabito e cappello nero. È evidente che cerca compagnia. Si avvicina e si siede alla panca di Lucia. Lucia, scocciata, si alza e va verso la panca dove è seduto Arturo. Sfuma la musica.
LUCIA
Mi scusi. È occupato questo posto, per caso? (Si siede).
ARTURO
(Secco) No. (Continuando a leggere un giornale).
LUCIA
Magnifico (Si siede. Una pausa. Inspira profondamente e lancia qualche occhiata in direzione di….).
Rappresentante, rappresentante di biancheria eh?
ARTURO
Eh?
LUCIA
Rappresentante, scommetto. Lei ha il tipico aspetto di un rappresentante di biancheria. Io lo riconosco al volo.
ARTURO
No.
LUCIA
Ah però lo sembra. Come età potrebbe essere un rappresentante, proprio un rappresentante di biancheria, lontano da casa scommetto. Bella vita, no? Quella del rappresentante. Una vita sempre in fermento, in giro per il mondo, tra la gente. Poi quando una domenica mattina, si decide di passare una giornata al parco così. Al sole. Non lo vediamo spesso il sole eh? Non capita spesso d'inverno, eh! Quando c'è bisogna coglierlo a volo! Lo dico sempre. Non è vero?
ARTURO
No.
LUCIA
Sa, quel signore lì (indicando Ernesto) voleva…. mi capisce… io ho preferito non fare una scena, ma lui ……… mi capisce, insomma forse dovrei chiamare la polizia.. ma tanto non lo prenderebbero mai. Voglio dire, quasi tutti i poliziotti sono uomini anche loro, no? Detto fra lei e me, mi dicono che lo sono anche la maggior parte delle poliziotte. Uomini travestiti, capisce. Servizi Speciali, così li chiamano. Così mi ha spiegato mio marito. Insomma, è uno strazio, non puoi stare a sedere in un parco oggigiorno senza che un uomo…. Lei mi capisce… vede, io ho ancora un marito che mi passa un bel po’ di soldi….. quella lì è proprio l'ultima cosa che cerco. Mio marito fa il dirigente d'azienda. Abbiamo due splendidi figli, Nicola e Sara. Ora siamo separati, ma ci vogliamo ancora bene. Siamo arrivati al punto in cui o si faceva quella cosa lì o… lei mi capisce. È sempre in giro, Roma, Milano Firenze…… per affari continua a ripetermi. Il fatto è che mi chiama sempre, vuole sempre sapere di me e dei suoi figli, non mi lascia un attimo in pace. Troppo premuroso, direi…. quasi assillante, sì meglio assillante, con il suo dual band in mano a manovrare le sue dita su quella stupida tastiera numerica. Ma non si provava più niente capisce. Era finito l'amore. Io amo i cani, per esempio, e lui non ha mai voluto…. Diceva di no, e la cosa finiva lì. Poi un bel giorno io ho capito che dovevo assolutamente avere un cane. Diventò… non so se mi capisce… una specie di ossessione. Così me ne andai coi miei due ragazzi. Di solito me lo porto dietro, il mio cane, ma oggi è dal veterinario. È solo un cucciolo. Lo hanno dovuto trattenere. Gli fanno … lei mi capisce.. poverino. Lui quell'uomo lo avrebbe fatto girare al largo. È piccolo, ma fedelissimo. Capisce assolutamente tutto quello che gli dico. Ehi, Poffy, gli ho detto, stamattina tu vieni con me dal veterinario per.. lei mi capisce, e lui ha rizzato le orecchie e si è messo a agitare il codino. Ha capito tutto. Io trovo che i cani sono più intelligenti delle persone. Sono molto meglio come compagnia e la cosa meravigliosa è che quando hai un cagnolino, dopo conosci altre persone che hanno i cani. E quello che dico sempre è che le persone che hanno un cane sono le persone migliori. Sono quelli con cui so che andrò d'accordo. (Arturo si alza in piedi). Lei non ha mica un cane per caso? (Arturo la ignora e raggiunge la panca dove è seduta Alessia).
ARTURO
(Ad Alessia) Scusi è occupato questo posto
ALESSIA (Quasi senza alzare gli occhi).
No (Si scansa lungo la panchina).
ARTURO (Sedendosi)
Grazie. Scusi. Cerco un riparo. Pazza in vista. Una donna infernale che mi si è messa a blaterare del suo cane, di suo marito. Dovrebbe stare sotto chiave. Crede che tutti le corrano dietro. Ma le dia un occhiata. La guardi. Le corrono dietro? Dovrebbe pagarli, quella lì. Lo conosce il tipo vero? È di quelle che se le lasci parlare finiscono per convincersi che le sei saltato addosso. Prima che tu te ne renda conto sta gridando all'assassino, ti portano via col cellulare e tanti saluti. Se ti va bene ti becchi due anni. E pensi che io sono venuto qui per star lontano da mia moglie. Figuriamoci se voglio trovarne un'altra come lei. Per questo sono venuto al parco. Per avere un attimo di svago. Una moglie, sempre la stessa, una casa, una tv ed un letto: ecco i quattro elementi fondamentali della mia vita! Che bella vita! E allora ho pensato, se non vuoi scattare meglio che esci. Ma non sono affatto depresso, non sono un tipo che si perde d'animo. Sono una persona perfettamente realizzata. Per esempio ho una delle più grosse collezioni di figurine di calciatori di chiunque, vivo o morto. E una cosa così non la metti così standotene a sedere tutto il santo giorno. Ma le voglio rivelare un segreto. Lo sa qual è la cosa più preziosa che si possa collezionare? Le persone. Io sono un collezionista di persone. Le guardo, le osservo, le sento parlare, ascolto il loro modo di parlare e penso, ecco qua, un altro. Diverso. Diverso un'altra volta. Perché le voglio rivelare un segreto. Sono come le impronte digitali. Non sono mai le stesse. E ne ho incontrate un bel po' nella vita. Un bel po'. Qualcuna buona, qualcuna cattiva, tutte diverse. Ma le migliori, e questo glielo dico in tutta franchezza, apertamente, sono donne, a parte mia moglie. Le donne sono persone superiori. Sono persone migliori. Sono persone più pulite. Sono persone gentili di cuore. Se potessi scegliere, vorrei essere una donna. Questo la farà ridere, immagino, ma è la verità. Quando decido di fare due chiacchiere con qualcuno, posso dirle che è una donna ogni volta. Perché le donne sono ascoltatrici nate. La maggior parte degli uomini non mi risponde nemmeno se gli chiedo che ora è. Il guaio è che non riesco a conoscere tante donne quanto vorrei. Il lavoro che faccio non mi mette in contatto con le donne quanto vorrei. E questo è un peccato. Lei come si chiama?
ALESSIA
(Si alza in piedi) Mi scusi.
ARTURO
Va via? (Alessia va alla panchina di Rosamaria).
ALESSIA
(A Rosamaria). Scusi è occupato questo posto?
ROSAMARIA
No. (Si scosta lungo la panchina).
ALESSIA
Grazie. Scusi, sa, ma quel tizio lì non si sta zitto un momento. Io volevo leggere in pace. Non riuscivo a concentrami E lui continuava a parlare della sua collezione, di sua moglie o chissà che. Normalmente io a queste cose non ci faccio caso, ma quando ricevi una lista di convocazione con nomi e cognomi di più di duecento persone con le loro date di nascita ed indirizzi, hai bisogno di tutta la concentrazione possibile. Non posso permettermi di sbagliare. Il mio lavoro esige precisione, altrimenti rischio di essere licenziata. Sempre un occhio all'orologio, il tempo è prezioso. Non puoi avere una persona che ti parla dentro l'orecchio … specie se stai tentando di decifrare una calligrafia come questa qui. Doveva essere completamente partito quando l'ha scritta. Guardi qua una P che sembra una B ed una U che sembra una O, Pa-ciul-lo e non Ba-ciol-lo. Riordinare più di duecento nomi per cognome e per età! Che barba. Potessi trovare qualcuno che voglia giocare a sette e mezzo. Io adoro il sette e mezzo. Un gioco avvincente. Lei non trova? Mai un attimo di riposo. Ogni giorno sempre in un posto diverso. Il solito tayeur rigorosamente nero, un po' di trucco per coprire il pallore del viso, la macchina in moto, il pieno di benzina e subito si parte. Si, è vero, c'è anche un aspetto positivo. Conosci tanta gente e sei sempre in giro per il mondo. In un mese posso arrivare a conoscere un mucchio di gente, di tutti i tipi, di ogni età e di tutte le razze. Il difficile è presentarsi: vogliono tutti vedere il tesserino d'identità e controllare di persona il foglio di convocazione, con tanto di timbro postale. Nonostante ciò, non ce ne mai uno che ci creda o mi desse un tantino retta! All'inizio mi considerano sempre una pazza. Ti fanno un sacco di domande, vorrebbero fare mille cose, inventano un sacco di scuse e vogliono mandarmi via, tirando fuori parenti o conoscenti omonimi. Poi, quando vedono la data di nascita, si convincono e si calmano un po'. Dovrebbe vedere le facce! Non reagiscono mica tutti alla stessa maniera. Alcuni sono così contenti che ti invitano a cena, caviale e champagne della miglior marca. Adoro il caviale e lo champagne, specie se francese! Ti danno tutto quello che hanno, dicendo che ormai non ne hanno più bisogno. E quelli che ti danno da sbrigare mille faccende? Come se tu avessi tempo e denaro da spendere per loro. (Controllando sulla lista) Lei si chiama?
ROSAMARIA
(Si alza) Oh, mi scusi.
ALESSIA
Mi scusi lei, non volevo spaventarla.
ROSAMARIA
No, no.
ALESSIA
Non pensavo che…..
ROSAMARIA
Non si preoccupi. Non si preoccupi. (Si sposta sulla panca dove è seduto Ernesto. A lui) Non c'è nessuno?
ERNESTO
Dove? (Si guarda intorno).
ROSAMARIA
Lì accanto a lei.
ERNESTO
No. No.
ROSAMARIA
Mi scusi. Le dispiace se mi siedo? (Si siede). Non la disturbo. Quella signora lì mi si è appiccicata come una mosca riempendomi la testa con liste di convocazioni, tesserini, nomi, cognomi, indirizzi e date di nascita. Io credo che il cervello non le funzioni affatto. Non ho neanche capito che mestiere fa! Perché diavolo venire a sfogarsi con me di tutti i suoi problemi, come se mi interessasse. Si, certo, abbiamo tutti i nostri guai, non si discute. Ma non ci mettiamo mica tutti su una panchina a scocciare a morte il primo disgraziato che ci capita. Questo a casa mia si chiama egocentrismo, con la ''e'' maiuscola. Io, allora, che ho una frattura, cosa dovrei dire? Ogni volta che perde la pazienza lui…. Quasi una frattura, sa. Ora vuole che torni a casa da lui. È pentito, non voleva fare quello che ha fatto. ''È stato soltanto uno scatto di nervi, giuro che non lo farò più'' mi fa. L'osso incrinato, c'è mancato poco perché non fosse una frattura. (Indica la propria testa). Proprio qui. Praticamente si vede ancora. Due radiografie. Non è la prima volta, glielo garantisco. E non ci sono scuse, le pare? Per la violenza voglio dire. Non ci sono scuse. Due giorni fa tornai a casa e gli dissi, '''Figlio di puttana, lo sai cosa mi hai fatto in testa?''. E lui impassibile come un baccalà. Fa sempre così. ''Scusa'', dice. ''Mi dispiace davvero''. Io gli ho fatto, dico, ''Sei un figlio di puttana, ecco cosa sei. Sei violento, cattivo, non ti controlli. Sei un vero figlio di puttana''. E lo sa che cosa ha detto lui? Dice ''Dimmi figlio di puttana un'altra volta e ti spacco quella faccia da cretina''. Ecco cosa dice, ha capito? Non si può parlare in modo razionale, civile, con un uomo così, si rende conto? È un figlio di puttana al cento per cento. La mia amica Giovanna dice, ''Tu sei tutta scema, lascialo per l'amor di Dio. Sei tutta scema''. Ci mancava anche questo. Capito cosa ci si deve sentir dire? Solo, lasciarlo, chiedere il divorzio, andare dove? Voglio dire, c'è tutta la mia roba… le mie cose private. Tutti i miei… tutto, insomma. Lui ha perfino il mio libretto postale, che Dio lo fulmini. Dovrò tornare per forza, così andrà a finire. Eh. Certe volte ho voglia di scendere fino in fondo ad un buco profondo così e dimenticare tutto. Ma so di sicuro che arrivata in fondo ci troverei quel figlio di puttana che mi aspetta. Per riempirmi di botte e ridurmi uno straccio. Eh?
ERNESTO
Si, certo. (Alzandosi in piedi). Mi scusi. (Va verso la panca su cui è seduto Arturo). È occupato questo posto?
ARTURO
(Facendosi un po' in là). No.
ERNESTO
Grazie. Quella signora lì ha un guaio col marito è viene a raccontarlo proprio a me. Io allora che ho un guaio con mia moglie dovrei forse raccontarlo a qualcuno nel parco? Lei ha figli? Resti senza. Senta il mio consiglio, non si sposi. Da fuori sembra che tutto funzioni, ma dia retta a me….. non sei più padrone di nulla. Hai pagato tutto ma niente è più tuo. Dammi, dammi, dammi. Prendo, prendo, prendo. Non basta mai niente. Guardi che non sto contando balle, ma certe volte la mattina la guardo e penso, Gesù, pare che ho vinto l'ultimo premio a una riffa. Guardi che non escludo mica che anche lei stia pensando la stessa cosa. Anzi, lo so di sicuro che la pensa. Certo, mi tiene lontano. Ciao, caro, ti ho messo il resto sul tavolo, e sparisce. Non la vedi più nemmeno per sbaglio. La domenica mattina è una corsa a chi esce per primo. Chi perde resta coi ragazzi. Se voglio liberarmi di tutto questo devo andare lontano, mi sono detto. Ecco perché sono sempre in viaggio, Roma, Milano, Firenze…. . Vado fuori per affari, cara, le dico. Preparo la mia roba, e subito si parte. È vero si, quando posso, chiamo sempre casa. Voglio sapere assolutamente come stanno. È pur sempre mia moglie e sono pur sempre i miei figli. (Prendendo il telefonino) Mi scusi. (Inizia a comporre il numero di casa). Oh porca miseria, un'altra volta. Pronto….. pronto…. Oh dannata morte. (Agitando il telefonino). Lucia? Pronto… pronto… Lucia, ma ci deve una dannata ricezione in questo posto. È da un'ora che cerco di parlare con casa. Il numero è proprio quello: sei quattro uno nove, prefisso zero ottanta. Ma insomma, è una vergogna. Telefonini sofisticatissimi, ultraleggeri, dual band, copertura del novantasette percento di tutto il territorio nazionale. Mi dovevo trovare proprio nella zona del restante tre percento? È la terza volta che faccio reclamo. Ci dispiace, mi rispondono. Dispiace anche a me, faccio io. Vogliamo darci una mossa su quel tre per cento? Gliel'ho detto: questa storia non finisce qui… vi posso portare molto in alto… eh? Come, mi rispodono? Non avete sentito? Ho detto molto in alto, a, elle, ti…. Ma lasciate perdere. (Riprendendo a comporre sempre il solito numero. Si sente una musica che pian piano diviene sempre più forte. Le luci sfumano gradualmente).
LA CASA DELLA MAMMA
(Musica interrotta di colpo all'accendersi repentino della luce sulla scena. Una stanza di soggiorno. Squilla un telefono. Nella stanza ci sono due porte: una porta dà sulla cucina e l'ingresso, l'altra sulle camere da letto. Entra Lucia, abbastanza stanca, si leva il soprabito o il mantello che appende. Controlla che tutto sia al suo posto. Si sfila le scarpe e le va ad appoggiare in camera da letto.)
LUCIA
(Forte, verso la stanza da letto). Nicola! Resta nel tuo letto e non dare fastidio a Sara.
(Il telefono squilla. Lucy esce in cucina, tornando subito con una ciotola piena di cibo e si avvia di nuovo verso la camera da letto).
Eccomi Poffy, tesoro, la mamma torna subito con la pappa. (Passando accanto al telefono, alza il ricevitore e quasi immediatamente lo riappende). Ecco la mamma, Poffy, la mamma viene subito.
(Suona il campanello musicale della porta d'ingresso. Una pausa, quindi il suono si ripete. Lucia torna dalle camere da letto).
Sara! Sei una cattivaccia. Lo sciroppo di Poffy non è un giocattolo, quante volte te lo devo dire? È per i dentini di Poffy…..
(Di nuovo il suono musicale del campanello. Lucy lo ignora ed esce in cucina. Quasi immediatamente riemerge con un rotolo di carta igienica e ne strappa delle manciate, come in procinto di eseguire una qualche gigantesca operazione di pulizia).
Nicola, se quando entro non ti trovo a letto ti do le tottò sul sederino.
(Due squilli al campanello della porta di servizio. Lucia esce in camera da letto. Una pausa. Entra dalla cucina Rosamaria).
ROSAMARIA
(Chiamando). Hu-hu! (Lucia torna dalla camera da letto).
LUCIA
(Forte dietro di sé, come prima). Adesso a nanna. Subito.
(Vedendo Rosamaria). Oh.
ROSAMARIA
Salve, lo dicevo io che era in casa.
LUCIA
(Perplessa) Salve?
ROSAMARIA
Lo dicevo che era in casa.
LUCIA
Sì.
ROSAMARIA
E infatti c'è.
LUCIA
Sì.
ROSAMARIA
Salve.
LUCIA
Salve. (Una breve pausa). Chi è lei?
ROSAMARIA
La porta accanto.
LUCIA
Eh?
ROSAMARIA
Abito alla porta accanto. La signora De Feudis. Rosamaria. Si ricorda?
LUCIA
(Vagamente). Ah, sì. Salve.
ROSAMARIA
Salve. Ho suonato a tutte e due le porte, ma nessuno…..
LUCIA
No. Io ai campanelli non ci faccio molto caso.
ROSAMARIA
Oh.
LUCIA
Ho già abbastanza da fare.
ROSAMARIA
Oh, sì. Coi ragazzi, vero? Come stanno?
LUCIA
Bene.
ROSAMARIA
Tutto bene?
LUCIA
Si.
ROSAMARIA
Bene. Tre ne ha, vero?
LUCIA
Sì.
ROSAMARIA
Portano via tanto tempo, ma ne vale la pena.
LUCIA
Non ho troppa scelta.
ROSAMARIA
Già.
LUCIA
(Invitandola ad accomodarsi su una poltrona) Bene.
ROSAMARIA
Ah, ma io non voglio.. se ha da fare….
LUCIA
No.
ROSAMARIA
Voglio dire, se stava in procinto di spogliarsi per andare a letto.
LUCIA
A letto? Oh, no. È solo che sono rientrata da appena cinque minuti e mi sono messa comoda. Tutto qua.
ROSAMARIA
Oh. Ma sta bene?
LUCIA
Sì.
ROSAMARIA
Oh.
LUCIA
Era da settimane che non andavo in nessun posto.
ROSAMARIA
Peccato.
LUCIA
E sono settimane che non mi vestivo.
ROSAMARIA
Ah. Già, infatti, devo dire che ultimamente non l'abbiamo mai vista. Non che stessimo curiosando, per carità, però non l'abbiamo mai vista.
LUCIA
No. Allora non vuole sedersi?
ROSAMARIA
Oh, grazie. Un minutino solo.
LUCIA
Se trova un posto. (Scansando della roba).
ROSAMARIA
(Sedendosi). Sì a dire la verità ci chiedevamo se si sentiva bene. Io e mio marito… Arturo, mio marito… è stato lui a farmi notare che non la vedevamo da un po' di tempo.
LUCIA
Sì.
ROSAMARIA
Certo, sentivamo i ragazzi. Non che ci dessero fastidio, per carità. Però li sentivamo e non vedevamo lei.
LUCIA
No. (Durante quanto segue raccoglie vari giocattoli del cane Poffy e li mette in un box).
ROSAMARIA
Né suo marito.
LUCIA
No.
ROSAMARIA
Ma poi ho detto ad Arturo, dico, se avessero bisogno di noi, si farebbero vivi. Dove siamo lo sanno. Se invece vogliono stare per conto loro, padronissimi. Cioè, per questo hanno tirato su quel muro tutt'intorno al giardino, no? Per stare per conto loro. E per noi va benissimo.
LUCIA
Sì.
ROSAMARIA
E poi dieci minuti fa abbiamo ricevuto questa telefonata.
LUCIA
Telefonata?
ROSAMARIA
Sì. Ha risposto Arturo, mio marito, e gli dicono accetta una telefonata a carico dal Grand Hotel di Roma, ed Arturo dice, buona questa, chi mai conosciamo che si trova al Grand Hotel di Roma, e io dico, assolutamente nessuno, e lui dice, beh, questa è buona, si può sapere chi ci chiama? È qualcuno che conosciamo? Se non lo conosciamo, non vogliamo buttar via soldi per parlarci, ma se lo conosciamo come niente è un'emergenza e dopo ci resta il rimorso. E la centralinista dice, fate un po' come vi pare, l'accettate o non l'accettate, per me fa lo stesso. Così l'abbiamo accettata, ed era suo marito.
LUCIA
Ernesto?
ROSAMARIA
Sì, Ernesto. Il signor Copponi.
LUCIA
E che voleva?
ROSAMARIA
Beh… voleva lei. Era preoccupato. La chiamava da molti giorni. Dice che ha fatto controllare anche la linea, ma che non rispondeva nessuno.
LUCIA
Oh.
ROSAMARIA
Non suonava?
LUCIA
Forse sì. Io ai telefoni non ci faccio molto caso. (Va a tendere l'orecchio per sentire cosa fanno i ragazzi).
ROSAMARIA
Oh. In ogni modo, sembrava molto preoccupato. E allora ho detto che mi sarei affacciata a controllare. Ho qui il suo numero se lei volesse…. (È evidente che Lucia non ascolta). Ma lei sta bene?
LUCIA
Sì, sentivo cosa faceva Nicola.
ROSAMARIA
Ah. È il piccolo?
LUCIA
No.
ROSAMARIA
(Con calore) Ah.
LUCIA
Mi scusi sono un gran maleducata. È che non…. Parlo con nessuno, da parecchi giorni. Mio marito a casa non c'è quasi mai.
ROSAMARIA
Ah, capisco benissimo. Vuole il suo numero?
LUCIA
Eh?
ROSAMARIA
Il numero di telefono di suo marito a Roma. Lo vuole? Ha detto che non si muoveva di lì. È un albergo.
LUCIA
No.
ROSAMARIA
(Sorpresa) Oh.
LUCIA
Se mi deve dire qualcosa me lo dica in faccia. Altrimenti, stia zitto.
ROSAMARIA
Ah. (Posa vivacemente un pezzetto di carta sul tavolinetto). Beh, eccolo qua.
LUCIA
Vuole bere qualcosa?
ROSAMARIA
Bere? Oh… beh… che ore sono? Beh… non so se è il caso. Oh, sì, beh… perché no? Sì grazie. Perché no? Proprio un goccio.
LUCIA
Arancia o limone?
ROSAMARIA
Come ha detto?
LUCIA
Spremuta di arancia o spremuta di limone? Oppure del latte.
ROSAMARIA
Ah. Capisco. No, io pensavo che dicesse…..
LUCIA
Su, avanti. Arancia o limone? Sto aspettando.
ROSAMARIA
Non è per caso che potrei avere un caffè?
LUCIA
No.
ROSAMARIA
Oh.
LUCIA
Il caffè tiene svegli. La spremuta di arancia, è la cosa migliore.
ROSAMARIA
Oh……
LUCIA (Avviandosi).
Buona lì, ferma. E con le mani a posto. Torno subito. (Esce in cucina). Rosamaria rimane seduta, nervosamente. Dopo un secondo si alza, guarda con aria colpevole verso la cucina, si rimette a sedere. Suonano gli accordi musicali del campanello d'ingresso. Rosamaria guarda verso la cucina. Nessun segno di Lucia. Il campanello musicale suona una seconda volta, Rosamaria si alza, esitante.
ROSAMARIA
(Forte). Signora…… ehm……
LUCIA
(Da dentro, dalla cucina). Un momento, un momento! Arrivo…. (Di nuovo il campanello musicale. Rosamaria corre alla porta d'ingresso. Lucia torna dalla cucina con un bicchiere di succo d'arancia). Eccoci qua, Rosamaria, le ho… (Si guarda intorno nella stanza vuota, contrariata. Forte). Rosamaria! È sul tavolo. (Posa il succo d'arancia sul tavolinetto ed esce un'altra volta in cucina).
Rosamaria torna dall'ingresso con Arturo, un uomo di mezza età in maniche di camicia.
ROSAMARIA
(Sottovoce). Vieni dentro un attimo.
ARTURO
Stavo a vedere la TV.
ROSAMARIA
Un attimo solo.
ARTURO
Non capivo che fine avevi fatto. Dovevi solo darle il numero…
ROSAMARIA
Voglio che tu la veda. Voglio sentire che ne pensi. Secondo me non sta bene.
ARTURO
Che?
ROSAMARIA
Beh, sembra un po'….
ARTURO
È malata?
ROSAMARIA
Non lo so……
ARTURO
Beh, o è malata o non lo è.
ROSAMARIA
Ssst. (Lucia torna dalla cucina con un piattino di cioccolatini).
LUCIA
Eccoci qua. (Vede Arturo). Oh.
ARTURO
Buonasera.
LUCIA
Ciao.
ROSAMARIA
Mio marito.
LUCIA
Arturo, vero?
ARTURO
Sì.
LUCIA
Proprio un bel nome. (Indica il divano) Su, sedetetevi. Hai bevuto la tua spremuta d'arancia, Rosamaria? (Arturo si siede).
ROSAMARIA
Sì, grazie. (Prende il bicchiere di succo d'arancia e si siede).
ARTURO
Spremuta d'arancia?
ROSAMARIA
Sì.
ARTURO
Che fai, la bevi?
ROSAMARIA
A me piace la spremuta d'arancia.
LUCIA
Sorpresina! Qui ci sono dei cioccolatini buoni buoni. Però non li dovete mangiare tutti. Mi fido di voi. (Si rimette a rassettare la stanza).
ROSAMARIA
(Continuando ad assecondarla). Proprio buona. (Senza parlare mima ad Arturo di dire qualcosa).
ARTURO
Sì, beh, allora, come va….eh, scusi, non mi ricordo….. Capani, vero?
LUCIA
Signora Copponi. Lucia Copponi.
ARTURO
Sì, signora Copponi, come sta?
LUCIA
Sto benissimo, grazie, Arturo. Sei molto carino a chiederlo.
ARTURO
Ed Erne….. e il Signor Copponi?
LUCIA
Stava bene anche lui. L'ultima volta che l'ho visto. Rosamaria, cara, cerca di non fare tutto quel rumore quando bevi.
ROSAMARIA
Scusi.
ARTURO
Sì, dicevamo che suo marito sta sempre in giro. Beh, certo col lavoro che fa.
LUCIA
Sì. (Si mette a piegare tovagliolini).
ARTURO
Non sta a casa quanto vuole, immagino.
LUCIA
Non ne ho idea.
ARTURO
Chi ci sta sempre e chi non ci sta mai. Prenda me. Io a casa ci sto alle otto e trenta in punto tutte le sere. Questa vuole così e non si sgarra. E non sono certo io che…. (Una pausa). Sì, mi fa un po' invidia suo marito, qualche volta. Per il fatto che va in giro. Voglio dire, se uno ci pensa, è più naturale. Per un uomo. È naturale. Beh, prima era così. La donna nella caverna, e l'uomo fuori, che cacciava. L'uomo è sempre stato cacciatore: la differenza è che allora si andava caccia di cibo oggi si caccia qualcos'altro, no?
ROSAMARIA
(In un sibilo). Arturo!
ARTURO
Oggi si va a caccia di altre cosette! (Annuisce e strizza l'occhio).
LUCIA
Adesso non fare lo sciocchino, Arturo.
ARTURO
Come? Ah… scusi. (Una pausa. Arturo mangia un cioccolatino. Rosamaria sorseggia la sua spremuta d'arancia).
ROSAMARIA
Ottima questa spremuta d'arancia.
LUCIA
Piena di vitamina C.
ARTURO
No, non mi ha capito bene. No, sul serio, lo dico sempre anche a Rosa, un uomo non lo puoi mica mettere in gabbia. Se fai così, lo perdi. Un giorno potrebbe anche perdere la pazienza….. Capisce, che voglio dire?
LUCIA
Questo sarà vero anche per le donne, non credi?
ROSAMARIA
Sì, certo giustissimo.
TERESA
Come sarebbe adire, giustissimo?
ROSAMARIA
Beh……
ARTURO
Tu ci stai bene a casa, no?
ROSAMARIA
Sì, ma….. sì, certo…. Però…..
ARTURO
Appunto, è come dico io. Tu sei la donna, stai bene a casa a fare quello che devi fare. Io sono l'uomo, e ho bisogno di uscire e andare in giro.
ROSAMARIA
Non lo so mica. Tu, se non ti spingessi io, non metteresti mai il naso fuori di casa.
ARTURO
Ma che dici? Sto via tutto il giorno.
ROSAMARIA
Solo perché sei costretto. Altrimenti non ti sposteresti di un centimetro. Tu, quando proprio non devi uscire, ti metti in poltrona, guardi la TV e vai a letto.
ARTURO
Mi devo rilassare.
ROSAMARIA
Non fai altro che rilassarti.
ARTURO
Me lo vorresti negare?
ROSAMARIA
Ma no.
ARTURO
Come no, hai appena detto…..
LUCIA
Adesso non bisticciate. Non voglio sentirvi bisticciare.
ARTURO
Eh?
ROSAMARIA
Scusi.
LUCIA
Vuoi un po' di spremuta d'arancia, anche tu, Arturo? È per questo che fai così?
ARTURO
Ehm… Oh, no…. Non è che perda la testa per quella roba lì, se capisce quello che voglio dire. (Strizza l'occhio, poi allunga la mano verso un cioccolatino). Invece prendo un altro di questi, se permette.
LUCIA
Un momento. Quanti ne ha mangiati?
ARTURO
È il secondo. È solo il secondo.
LUCIA
Va bene, ma poi basta. Secondo e ultimo. Ti prendo un bicchiere di latte. Quello sì che ti fa bene.
ARTURO
(Facendo per alzarsi). Oh, no…. grazie, il latte no, grazie.
LUCIA
(Avviandosi in cucina). Aspetta lì. (Vedendo che Arturo si è alzato a metà). E non saltare qua e là mentre stai mangiando, Arturo. (Esce in cucina).
ARTURO
Hai ragione. È strana.
ROSAMARIA
Te lo avevo detto.
ARTURO
Non mi sorprende che lui se l'è squagliata.
ROSAMARIA
Forse è per questo che è strana.
ARTURO
Perché?
ROSAMARIA
Perché lui se l'è squagliata.
ARTURO
Balle. E anche su quell'altra storia, diamoci una calmata, se non ti dispiace.
ROSAMARIA
Quale storia?
ARTURO
Questo fatto che io non esco mai di casa.
ROSAMARIA
Ma è vero.
ARTURO
Prima di tutto non è vero, e poi io ci faccio una figura da deficiente.
ROSAMARIA
Ho detto solo….
ARTURO
E anche se è vero, perché lo devi dire davanti agli estranei?
ROSAMARIA
Mamma mia, quanto sei permaloso! Appena parlo, sbaglio, in questo periodo, non è così?
ARTURO
Quasi sempre. Ora che ci penso.
ROSAMARIA
Non fai altro che punzecchiarmi. Ce l'hai con me dalla mattina alla sera. Ho sempre paura di aprire bocca. Non so che ti è preso ultimamente. Sei nervoso e di cattivo umore da quando ti alzi fino a che non torni a letto…… Per non parlare poi di quando diventi violento.
ARTURO
Ma di che parli?
ROSAMARIA
Brontoli e ti lamenti……….
ARTURO
Ma stai un po' zitta.
ROSAMARIA
Starti accanto è diventato un supplizio di questi tempi. Dico davvero.
ARTURO
Ti ho detto di stare zitta.
ROSAMARIA
(Più calma) Certe volte se tu te ne andassi da qualche parte non mi sembrerebbe vero. Non sto scherzando.
ARTURO
Non mi tentare. Sapessi che voglia ne ho certe volte. Meglio che lasciamo perdere, va'.
ROSAMARIA
(In lacrime) Che bella notizia…….
ARTURO
Se credi che mi fa piacere passare tutte le sante sere della mia vita seduto a guardarti… (Butta in terra il cioccolatino). Perché diavolo sto mangiando queste schifezze?…. ti sbagli. (I cioccolatini gli hanno messo sete. Afferra il succo d'arancia di lei e lo tracanna di colpo).
ROSAMARIA
Quello era mio, se non ti dispiace. (Si alza e batte il piede in terra).
ARTURO
Avanti, andiamocene. (Salta su di scatto).
ROSAMARIA
Mi hai bevuto tutta la mia spremuta d'arancia. (Entra Lucia con un bicchiere di latte).
LUCIA
Cosa sono questi salti? (Rosamaria si siede).
ARTURO
Dobbiamo andare. Mi dispiace.
LUCIA
Non prima di avere finito. Siediti.
ARTURO
Senta, chiedo scusa se…..
LUCIA
(Vedendo che Rosamaria è sconvolta) Che cosa è successo a Rosamaria?
ROSAMARIA
(Tirando su col naso). Niente….
ARTURO
Niente.
LUCIA
Che cosa le hai fatto?
ARTURO
Niente.
LUCIA
Ecco il tuo latte.
ARTURO
Grazie.
LUCIA
Non lo meriti.
ARTURO
Non lo voglio.
LUCIA
Non essere noioso.
ARTURO
Mi ha sempre fatto schifo.
LUCIA
Non intenzione di sprecare il fiato a discutere con te, Arturo. Vuol dire che non vuoi diventare grande e forte.
ARTURO
Senta un momento….
LUCIA
Se vuoi restare una mezza cartuccia, sono affari tuoi. Però quando ti cominceranno a cascare le unghie e i denti non venire a piagnucolare da me. Allora, Rosamaria? Fai un po' vedere. (Posa il latte e prende i cioccolatini). Lo vuoi un cioccolatino?
ROSAMARIA
No, grazie.
LUCIA
Andiamo, cioccolatini buoni buoni. Guarda qua, cioccolatini al latte…..
ROSAMARIA
No, davvero.
ARTURO
Allora, Rosamaria, ti muovi sì o no?
LUCIA
Beh, quand'è così, bevi. Soffiati il naso e bevi, da brava. (Vede il bicchiere). Ah, è finito. Lo hai bevuto tutto insieme, eh?
ROSAMARIA
Non l'ho bevuto io. È stato lui.
LUCIA
Arturo, le hai bevuto la sua spremuta d'arancia?
ARTURO
Senta, c'è un programma che voglio vedere….
LUCIA
Hai bevuto la spremuta d'arancia di Rosamaria?
ARTURO
Senta, buonasera…..
ROSAMARIA
Sì, è stato lui.
LUCIA
Mi sembra una cosa bruttissima.
ROSAMARIA
Lui si prende sempre tutto quello che vuole.
LUCIA
È proprio brutto.
ROSAMARIA
Non si sogna mai di chiedere.
ARTURO
Beh, io me ne vado.
LUCIA
Non prima di aver chiesto scusa a Rosamaria.
ARTURO
Buonanotte (Esce).
LUCIA
(Gli grida dietro). E guai se torni qui senza prima aver chiesto scusa. (A Rosamaria). Non gli badare. Lascialo andare via. Vedrai che torna.
ROSAMARIA
Ecco come bisogna trattarlo.
LUCIA
Eh?
ROSAMARIA
Ecco come bisognerebbe trattarlo più spesso.
LUCIA
Mi dispiace tanto, ma non ammetto che nessuno si comporti in quel modo. Chiunque sia.
ROSAMARIA
Ora farà il muso. Per giorni e giorni.
LUCIA
Peggio per lui. Non ci preoccupiamo mica per così poco, vero?
ROSAMARIA
No. È solo che certe volte…. succedono delle cose e non ce la fai…e lui torna la sera….e se la prende subito con me e io… (Si mette a piangere). Oh… chiedo scusa… non volevo….
LUCIA
(Carezzevole). Su, su. Andiamo…..
ROSAMARIA
Non mi era mai successo. Chiedo scusa……
LUCIA
Non c'è niente di male. Su, su.
ROSAMARIA
Mi scusi. (Continua a piangere).
LUCIA
C'è qualcuno che ti sta guardando, sai.
ROSAMARIA
E chi?
LUCIA
(Prendendo un pelouches). Pollino, il tigrotto di Poffy. C'è Pollino il tigrotto che ti sta guardando. (Tiene sollevato il pupazzo). Non ti vorrai mica far vedere da Pollino il tigrotto mentre piangi. Vero? Vero?
ROSAMARIA
(Poco persuasa). No……
LUCIA
Vero signor Pollino? (Fa fare di no alla testa di Pollino). Dice di no. No. Smetti di piangere, Rosamaria. (Fa fare di sì alla testa del pelouches). Smetti di piangere, Rosamaria. Si…. Si. (Rosamaria emette una risatina imbarazzata). Così va meglio. Era una risatina, signor Pollino? Era una risatina? (Agita qua e là Pollino il tigrotto, portandolo vicino al viso di Rosamaria e quindi allontanandolo di nuovo) Era una risatina? Era una risatina? Era una risatina? (Rosamaria ride senza più controllarsi). Entra dall'ingresso Arturo e si ferma esterrefatto.
ARTURO
Ehm…… (Lucia e Rosamaria si rendono conto della sua presenza). Ehm… mi sono chiuso fuori.
LUCIA
Sei tornato a chiedere scusa?
ARTURO
Senta, io non chiedo scusa a nessuno. Voglio la chiave, e basta. Per rientrare a casa mia, se non le dispiace. Forza.
ROSAMARIA
(Estraendo la chiave dalla borsetta). Eccola.
LUCIA
Rosamaria, non gliela dare.
ARTURO
Eh?
LUCIA
Prima deve chiedere scusa.
ARTURO
Rosa, dammi quella chiave.
LUCIA
No, Rosamaria. La prendo io. Dalla a me.
ARTURO
Rosa.
LUCIA
Rosamaria.
ROSAMARIA
(Combattuta). Ehm….
LUCIA
Rosamaria, dammi immediatamente quella chiave. (Rosamaria dà la chiave a Lucia. Arturo guarda Lucia).
ARTURO
Le dispiacerebbe darmi la chiave di casa mia?
LUCIA
Certo.
ARTURO
Grazie mille.
LUCIA
Non appena avrai chiesto scusa a Rosamaria.
ARTURO
Ho già detto che non chiedo scusa a nessuno.
LUCIA
E allora resti senza chiave.
ARTURO
Stia a sentire, io domani devo andare a lavorare e non ho proprio voglia di mettermi a fare dei giochi con una pazza frustrata….
ROSAMARIA
Arturo…..
LUCIA
Non gli badare, Rosamaria. Fa il prepotente.
ARTURO
Me la dà, quella chiave, si o no?
LUCIA
Prima devi chiedere scusa.
ARTURO
Benissimo. Allora me la devo venire a prendere, no?
LUCIA
Tu provaci. Devi solo provarci, signorino.
ARTURO
E va bene. (Fa un passo verso Lucia).
ROSAMARIA
Arturo….
LUCIA
Tu provaci e vedrai cosa ti succede.
ARTURO
(Trattenuto dal tono di lei, incerto). Non scherzo mica.
LUCIA
Neanche io.
ARTURO
Senta, non voglio…. Mi dia la chiave, da brava…..
LUCIA
Prima devi chiedere scusa a Rosamaria.
ARTURO
Oh, santa ma…… E va bene. (A Rosamaria). Scusa.
LUCIA
Con garbo.
ARTURO
Mi dispiace davvero, Rosa. E ora mi dia la chiave, sant'Iddio.
LUCIA
Dopo che hai bevuto il latte. Ti siedi e bevi il tuo latte.
ARTURO
Ma porca miseria…… (Si siede).
LUCIA
Così va meglio.
ARTURO
Io il latte lo odio.
LUCIA
Bevilo tutto. (Arturo fa una smorfia e prende il bicchiere. Non vista da Lucia, Rosamaria gli mostra la lingua. Arturo sbatte il bicchiere sul tavolo e va verso di lei per colpirla).
LUCIA
Arturo!
ARTURO
Mi ha fatto la linguaccia!
LUCIA
Stai seduto.
ARTURO
Ma lei….
LUCIA
Seduto! (Arturo si siede, torvo. Rosamaria lo sogguarda beffardamente compunta. Notandola). E tu non fare così, Rosamaria. Una bambina che conosco è rimasta così, con la lingua penzoloni, per tutta la vita. E stai dritta con le spalle. (Rosamaria obbedisce).
ARTURO
(Bevendo un sorso del latte). È cattivo! (Silenzio. Beve un altro sorso) È caldiccio (Silenzio. Altro sorso) Alla televisione c'è una partita di coppa campioni.
LUCIA
Finché non hai bevuto tutto il latte non c'è nessuna partita. Forza, Rosamaria, aiuta Arturo a bere il suo latte ''E là sulla montagna…''
ROSAMARIA
''Glu, glu, glu''.
ROSAMARIA E LUCIA (Insieme)
''Bevono i sette nani….. glu, glu, glu''. (Bis).
ARTURO
(Vuotando il bicchiere con un sorso gigantesco). Ecco fatto. (Si asciuga la bocca).
LUCIA
Bravo.
ARTURO
Posso avere la chiave ora, per favore?
LUCIA
Eccola qua. (Arturo viene a prenderla). Come si dice?
ARTURO
Grazie.
LUCIA
Bene. Sparite adesso, tutti e due.
ROSAMARIA
(Baciandola sulla guancia). Buonanotte.
LUCIA
Buonanotte, cara. Buonanotte, Arturo.
ARTURO
(Dandole un bacetto anche lui). Buonanotte.
LUCIA
E se arriva l'orso Bacù?
ARTURO
Chiudo gli occhi e non c'è più.
LUCIA
Arturo, dai la mano a Rosamaria. (Rosamaria ed Arturo si prendono per mano). Bada che arrivi a casa sana e salva.
ARTURO
Buonanotte
ROSAMARIA
Notte notte.
LUCIA
Notte. (Arturo e Rosamaria escono per mano. Lucia gli manda dietro dei bacini. Con un sospiro). Quanti guai questi bambini.
(Il telefono squilla. Lucia passandogli accanto lo prende e lo riattacca come prima. Su questo gesto, le luci si dissolvono. Si ode una musica.).
TENTAZIONI DI UNA MORTE
La musica continua a suonare. Si accende una luce bassa sulla scena. È una stanza del Grand Hotel di Roma. Il pavimento è interamente ricoperto da moquette e c'è un letto a due piazze. La stanza è ammobiliata con ricercatezza e adorna di tendaggi, alle pareti sono appesi alcuni quadri. Vi sono anche un tavolo su cui è appoggiato un telefono e due sedie Si scorgono una porta d'ingresso ed una finestra. Ernesto Copponi, quarantenne dirigente d'azienda, con il suo telefonino tenta di comporre il numero di casa. Si agita. La linea è occupata o guasta. Quindi afferra il telefono della camera e tenta di parlare con la centralinista. Stanco, si appoggia al letto e inizia a sfogliare l'ultima edizione della ''Repubblica'' alla luce di una lampada appoggiata sul comodino vicino al letto. Porta un accappatoio ed un paio di pantofole Siamo verso mezzanotte. Improvvisamente si ode un rumore ed Ernesto salta su a sedere, puntando lo sguardo verso la finestra. La musica s'interrompe di colpo e la scena s'illumina tutta bruscamente.
ERNESTO
Cosa diavolo succede?
(Arrampicata goffamente sul vano della finestra c'è una fosca figura intabarrata con una lampada tascabile L'intruso porta un tayeur rigorosamente nero con soprabito anch'esso nero. Ha un cappello nero. Il volto è quello di una donna sui trent'anni un po' sbiancata, coi lineamenti messi in evidenza da un trucco caricato. L'aspetto è alquanto simile quello di Ernesto. Sta ansimando profondamente e poi, inciampando sul davanzale della finestra, piomba nella camera).
LA MORTE
(Poiché non altri che lei): Gesù! Per poco non mi rompo il collo.
ERNESTO
(Guardandola con smarrimento) Chi sei?
LA MORTE
La Morte!
ERNESTO
Chi?
LA MORTE
La Morte. Senti…posso sedermi? Per poco non mi rompevo il collo, sto tremando come una foglia.
ERNESTO
Chi è che sei tu?
LA MORTE
La Morte. Avresti un bicchiere d'acqua?
ERNESTO
La Morte? Che cosa intendi dire, la Morte?
LA MORTE
Cosa c'è che non va? Lo vedi il vestito nero e la faccia un po' sbiancata?
ERNESTO
Già.
LA MORTE
Pensavi che dovessi indossare il vestito di Carnevale?
ERNESTO
No.
LA MORTE
Adesso potrei avere un bicchiere d'acqua oppure della coca cola?
ERNESTO
Se si tratta di qualche scherzo……
LA MORTE
Che razza di scherzo? Non sei Ernesto Copponi. Quarantadue anni. Nato a Bari il 16 luglio 1958. Residente in Viale De Laurentis 39. A meno che non abbia sbagliato… dov'è il foglio di convocazione? (Annaspa dentro la tasca cavandone finalmente una lista di persone in cui è evidenziato l'indirizzo di Ernesto. Fa l'atto di controllarla e la mostra ad Ernesto).
ERNESTO
Hai per lo meno un tesserino di riconoscimento?
LA MORTE
Certo. (Prende il tesserino e glielo mostra).
ERNESTO
(Controllandolo scrupolosamente, legge ad alta voce). Nome: Morte. Cognome: Nera. Luogo e data di nascita: aldilà, il giorno zero del mese 00 dell'anno 0000. Mi sembra tutto in regola. Cosa vuoi da me?
LA MORTE
Cosa voglio da te? Che cosa pensi che io voglia?
ERNESTO
Ma tu stai scherzando! Scoppio di salute.
LA MORTE
(Senza scomporsi): Uh-uh (guardandosi intorno). Questo sì che è un bel posto. L'hai fatto tutto da te?
ERNESTO
Ti credo. Siamo nella suite da cinquecentomila a notte del Grand Hotel di Roma.
LA MORTE
(Scorgendo il telefonino che Ernesto ha lasciato prima sul tavolo). Uauh, che schianto! Adoro i telefonini grigi ultrasottili con vibratore incorporato!
ERNESTO
Io non voglio ancora andarmene.
LA MORTE
Tu non vuoi andartene? Per favore, non incominciare, sono già stanca per la scalata.
ERNESTO
Quale scalata?
LA MORTE
Sono salita su per il tubo della grondaia e stavo cercando di fare un ingresso drammatico. Ho visto la finestra, tu che stavi leggendo ed immaginavo che ne sarebbe valsa la pena. Sarei salita ed entrata con un piccolo… come si dice (fa schioccare le dita), ma nel fare questo mi si è impigliata la caviglia nella sedia a sdraio sul terrazzino, si è rotta la sedia e per poco non precipitavo giù. Poi ci si è messo di mezzo anche il soprabito. Senti, andiamocene via, è stata una notte piuttosto faticosa.
ERNESTO
Hai rotto la sedia a sdraio sul terrazzino.
LA MORTE
Rotta? Non si è rotta, si è un po' piegata. Non hai sentito nulla? Sono caduta per terra.
ERNESTO
Stavo leggendo, io.
LA MORTE
Dovevi essere veramente assorto (sollevando il giornale che Ernesto sta leggendo) ''Studenti sorpresi in un un'orgia con droga''. Puoi prestarmelo?
ERNESTO
Non l'ho ancora finito.
LA MORTE
Eh, non so proprio come fartelo capire, amico…
ERNESTO
Perché non sei entrata dalla porta?
LA MORTE
Sto cercando di spiegartelo: avrei potuto, ma che effetto avrebbe fatto? In questo modo ho creato un po' di suspense. Qualcosa…. hai mica letto l'Edipo Re.
ERNESTO
Che cosa?
LA MORTE
E se tu fossi stato in compagnia? Mettiamo che tu fossi stato seduto con gente importante o te la stessi spassando con qualche……. Io sono la Morte: avrei dovuto farmi annunciare, suonare il campanello e comparirvi davanti? Ma cos'hai nel cervello?
ERNESTO
Stammi a sentire, già sono nervoso ed è anche molto tardi.
LA MORTE
Già. Allora, vogliamo andarcene?
ERNESTO
Andare dove?
LA MORTE
Nell'Aldilà, via per sempre, nei Beati Territori di Caccia. (Guardandosi il ginocchio sbucciato, soggiunge).
Sai, è proprio un brutto taglio, questo. Non vorrei prendermi il tetano il primo giorno di servizio…..
ERNESTO
Ora, aspetta un minuto. Mi occorre tempo, non sono pronto per andarmene.
LA MORTE
Mi dispiace ma non posso aiutarti. Lo vorrei, ma la tua ora è arrivata.
ERNESTO
Come può essere la mia ora? La mia azienda si è appena fusa con la Modisti Originali SpA.
LA MORTE
Che differenza fa… un po' di lire in più o in meno.
ERNESTO
Sicuro, che cosa importa a te? Voialtri probabilmente avete tutte le spese rimborsate.
LA MORTE
Vuoi venirtene via, adesso?
ERNESTO
Mi dispiace, ma non posso credere che tu sia la Morte.
LA MORTE
Perché? Cosa ti aspettavi…. Naomi Cambell o Claudia Shiffer?
ERNESTO
No, non intendevo dire questo.
LA MORTE
Sono spiacente di averti deluso.
ERNESTO
Non arrabbiarti. Veramente non saprei, avevo sempre creduto che fossi… ehm…. Più alta.
LA MORTE
Sono un metro e sessantanove, è la media per il mio peso.
ERNESTO
Tu mi assomigli un po'.
LA MORTE
A chi altro dovrei assomigliare? Io sono la tua Morte.
ERNESTO
Dammi un po' di tempo, un altro giorno.
LA MORTE
Non posso, cosa vuoi che ti dica……
ERNESTO
Un solo giorno in più, ventiquattro ore.
LA MORTE
A cosa ti serve? La radio ha detto che domani pioverà.
ERNESTO
Non possiamo inventare qualcosa?
LA MORTE
Che cosa, per esempio?
ERNESTO
Sai giocare a scacchi?
LA MORTE
No, non so giocare.
ERNESTO
Una volta ho visto un quadro in cui tu giocavi a scacchi.
LA MORTE
Non potevo essere io perché io non so giocare a scacchi. Non era sette e mezzo?
ERNESTO
Sai giocare a sette e mezzo?
LA MORTE
Se so giocare a sette e mezzo. Mi stai chiedendo forse se Roma è una città?
ERNESTO
Sei brava, allora!
LA MORTE
Bravissima.
ERNESTO
Ora ti spiego cosa facciamo……
LA MORTE
Non tentare accordi con me.
ERNESTO
Giocherò contro di te a sette e mezzo: se vinci tu, me ne andrò immediatamente; se vinco io mi concederai un po' di tempo, appena un poco, un giorno in più.
LA MORTE
E chi ha tempo di giocare a sette e mezzo.
ERNESTO
Suvvia, se sei brava come dici…..
LA MORTE
Però, una partitina me la farei…..
ERNESTO
Dai, sii sportiva, giocheremo per mezz'ora.
LA MORTE
Veramente non dovrei.
ERNESTO
Ho le carte proprio qui. Non fare scene.
LA MORTE
Va bene, dai. Giocheremo un po', mi rilasserà.
ERNESTO
Non rimpiangerai di averlo fatto.
LA MORTE
Non fare il paternalista. Distribuisci le carte e dammi dell'acqua fresca, e tira fuori anche qualcosa di buono da quel diavolo di frigo bar. Accidenti, entra qui un estraneo e non hai neanche le patatine o dei salatini.
ERNESTO
Ci sono dei Pavesini in un piatto, li giù.
LA MORTE
I Pavesini! Cosa gli offriresti, se venisse qui il Presidente della Repubblica? Daresti Pavesini pure a lui?
ERNESTO
Tu non sei il Presidente.
LA MORTE
Gioca!
ERNESTO
(Distribuisce le carte e gira un sette). Vuoi giocare a diecimilalire a punto per rendere più interessante la partita?
LA MORTE
Non è già abbastanza interessante per te?
ERNESTO
Io gioco meglio se ci sono in ballo dei soldi.
LA MORTE
D'accordo, Cappone.
ERNESTO
Copponi, Ernesto Copponi. Non conosci il mio nome?
LA MORTE
Cappone, Copponi…… ho un tal mal di testa.
ERNESTO
Carta o stai?
LA MORTE
Carta.
ERNESTO
(Dandole una carta) Carta in arrivo.
LA MORTE
(Scoprendola piano piano). Gesù, ho sballato in pieno!
ERNESTO
Com'è che avviene?
LA MORTE
Come avviene che cosa? (Nel frattempo giocano una seconda mano. La morte fa il cartaio, mentre Ernesto segna il punto).
ERNESTO
La morte.
LA MORTE
Come vuoi che avvenga? Caschi lì semplicemente.
ERNESTO
Non c'è altro dopo?
LA MORTE
Oh, oh! Hai già un bel sei scoperto!
ERNESTO
Ti sto chiedendo se non c'è altro dopo.
LA MORTE
(Con aria assente) Vedrai, vedrai.
ERNESTO
Oh, allora vedrò effettivamente qualcosa?
LA MORTE
Be', forse non avrei dovuto esprimermi in questo modo. Carta?
ERNESTO
Avere una risposta da te è proprio un bell'affare.
LA MORTE
Sto giocando a carte!
ERNESTO
Va bene, gioca, gioca.
LA MORTE
Intanto ti sto servendo una carta dopo l'altra.
ERNESTO
Non tentare di fare qualche trucchetto con me!
LA MORTE
Non sto tentando nessun trucchetto, sto solo sistemando il mazzo. Quanto vale la matta?
ERNESTO
Sette o mezzo punto. Perché stai già chiudendo?
LA MORTE
Chi ha detto che posso farlo? Ho chiesto solo quanto valesse la matta.
ERNESTO
E tutto quello che ho chiesto io è cosa mi devo aspettare.
LA MORTE
Gioca.
ERNESTO
Non puoi dirmi niente? Dove andremo?
LA MORTE
Noi? A dire il vero sei tu che andrai come un sacco vuoto nel pavimento.
ERNESTO
Oh non vedo l'ora! Sarà doloroso?
LA MORTE
È questione di un secondo.
ERNESTO
Terribile (singhiozza). Ci mancava anche questa. Un uomo che si associa alla Modisti Originali……
LA MORTE
Che ne dici di un bel sette e mezzo.
ERNESTO
Hai chiuso?
LA MORTE
Va bene un sette e mezzo?
ERNESTO
No, io ho un sette mezzo reale.
LA MORTE
Stai scherzando?
ERNESTO
No, sei tu che perdi.
LA MORTE
Gesù santo, e io che pensavo che tu avessi già sballato.
ERNESTO
Il mazzo a me. Due partite a zero su dieci. Sputa il rospo (Ernesto distribuisce le carte), devo cadere sul pavimento vero? Non posso cadere sul divano quando succederà?
LA MORTE
No, gioca.
ERNESTO
Perché no?
LA MORTE
Perché tu cascherai sul pavimento! Ogni fa la fine che si merita! Ora lasciami in pace, devo concentrarmi.
ERNESTO
Perché deve essere proprio sul pavimento? È tutto quello che chiedo: perché non può avvenire ugualmente se mi trovo vicino al divano?
LA MORTE
Vorresti anche un drink con ghiaccio, magari! Uh, che scocciatore! Cercherò di fare del mio meglio. Possiamo giocare, adesso?
ERNESTO
Sto chiedendo solo questo. Mi fai venire in mente Gaetano Piscitelli anche lui era uno zuccone.
LA MORTE
Gli faccio venire in mente Gaetano Piscitelli. Sono una delle figure più terrificanti che si possano immaginare, e io gli ricordo Gaetano Piscitelli. Chi è questo tale, un pescivendolo?
ERNESTO
Potessi essere tu un pescivendolo come quello. È uno che becca quattro miliardi all'anno: apriscatole, ha una fabbrica tutta sua. Sette e mezzo.
LA MORTE
Cosa?
ERNESTO
Sette e mezzo, sto chiudendo. Tu, cos'hai?
LA MORTE
Le mie carte sono peggio di un punteggio di pallacanesto: sballato ancora!
ERNESTO
Ed è un sette e mezzo reale.
LA MORTE
Se tu non parlassi tanto…… (Ridistribuiscono le carte e giocano).
ERNESTO
Cosa intendevi prima, quando hai detto che questo è il tuo primo lavoro?
LA MORTE
Che cosa ti è sembrato di capire?
ERNESTO
Mi stai dando ad intendere che nessuno è mai morto prima d'ora?
LA MORTE
Certo che ne sono morti prima, ma non li ho accompagnati io,
ERNESTO
E quindi chi lo ha fatto?
LA MORTE
Le altre.
ERNESTO
Ce ne sono altre?
LA MORTE
Certamente. Ciascuno ha la sua maniera di andarsene all'aldilá. Ci alterniamo, a seconda dei casi. Stavo fresca se me li dovevo portare tutti io!
ERNESTO
Non l'avevo mai saputo.
LA MORTE
Perché dovresti saperlo? Chi sei tu?
ERNESTO
Che cosa intendi dire con quel ''chi sei tu''? Perché, sarei niente io?
LA MORTE
Non è che tu non sia niente. Sei un dirigente d'azienda, ma come potresti essere a conoscenza dei misteri eterni?
ERNESTO
Di cosa stai parlando? Io faccio un bel po' di soldi. Ho mandato due figli all'università; Nicola lavora nella pubblicità e Sara sta per sposarsi. Mi sono fatto una casa di ottocentometriquadri. Guido una Mercedes td 600. Mia moglie, nonostante siamo separati, ha tutto quello che può desiderare, cameriere, visone, vacanze. Fra due giorni parte per la Polinesia, a un milione al giorno, perché vuole rilassarsi un po'. Dovrei, anzi dovevo, andare a raggiungerla la settimana prossima, quindi perché pensi che io sia….. uno qualunque, preso dalla strada?
LA MORTE
Va bene, non scaldarti tanto.
ERNESTO
E chi si scalda?
LA MORTE
Come ti sentiresti tu, se venissi insultato su due piedi?
ERNESTO
Ti ho insultata?
LA MORTE
Non hai mica detto: "Scusami cara, ma mi stai proprio deludendo''.
ERNESTO
Che cosa ti aspettavi? Che ti facessi un ricevimento?
LA MORTE
Non sto parlando di questo, parlo di me personalmente: sei troppo bassa, sei così, sei colà.
ERNESTO
Ho detto solo che assomigliavi a me come uno specchio.
LA MORTE
Va bene, gioca, gioca.
(Continuano a giocare mentre si ode della musica in sottofondo e le luci si abbassano gradatamente fino alla completa oscurità. Lentamente le luci si riaccendono, è passato del tempo e la partita è terminata. Ernesto conta il punteggio).
ERNESTO
Settantotto partite vinte per me e…….. sessantadue per te….. bene, hai perso.
LA MORTE
(Guardando sconsolatamente dall'altro lato del tavolo): Lo sapevo che dovevo restare con il cinque. Ah non avrei dovuto chiedere un'altra carta. Dannata carta!
ERNESTO
Allora, ci vediamo domani.
LA MORTE
Che diavolo intendi dire con quel '' Ci vediamo domani''?
ERNESTO
Ho vinto un giorno in più. Lasciami solo.
LA MORTE
Facevi sul serio?
ERNESTO
Perché tu scherzavi, forse? Abbiamo fatto un patto.
LA MORTE
Già, ma….
ERNESTO
Niente ''ma'' con me. Ho vinto le ventiquattro ore. Torna domani.
LA MORTE
Non sapevo che ci stessimo davvero giocando delle ore.
ERNESTO
Mi dispiace per te; dovresti fare attenzione.
LA MORTE
Dove posso andare per ventiquattro ore?
ERNESTO
Non mi interessa. La cosa fondamentale è che ho vinto un giorno in più.
LA MORTE
Che cosa vuoi che combini? Che vada in giro per strada?
ERNESTO
Trovati una pensioncina e vattene a teatro. Fatti un bel bagno e poi non farne un caso nazionale.
LA MORTE
Fa' di nuovo il conteggio dei punti.
ERNESTO
In più mi devi seicentottantamilalire..
LA MORTE
Coooooooosa?
ERNESTO
Esatto, bella mia. Eccoti, leggi.
LA MORTE
(Frugandosi in tasca) Avrò al masimo una cinquantina di mila lire, ma non seicentottantamilalire.
ERNESTO
Accetterò un assegno.
LA MORTE
Su quale conto corrente?
ERNESTO
Ma guarda con chi ho a che fare!
LA MORTE
Citami in giudizio. Dove potrei avere un conto corrente?
ERNESTO
D’accordo, dammi quello che possiedi e vediamo di far quadrare i conti.
LA MORTE
Ascolta, quei soldi mi servono.
ERNESTO
Perché dovresti aver bisogno di denaro?
LA MORTE
Ma che cosa vai dicendo? Stiamo per andare nell'Aldilá.
ERNESTO
Allora?
LA MORTE
Allora lo sai quanto è lontano?
ERNESTO
Allora?
LA MORTE
E allora non conti la benzina? E i pedaggi?
ERNESTO
Ci andiamo con la macchina?
LA MORTE
Lo scoprirai (con espressione agitata). Guarda, sarò di ritorno domani e tu mi darai l'opportunità di rivincere quei soldi, altrimenti sono nei guai fino al collo.
ERNESTO
Tutto quello che vuoi. Puntando il doppio o niente, noi giocheremo. Sono pronto a vincere una settimana o un mese in più: con il tuo modo di giocare, forse degli anni.
LA MORTE
Nel frattempo sono a terra.
ERNESTO
Arrivederci a domani.
LA MORTE
(Girandosi per andare verso l'uscita alle spalle del pubblico). Dove posso trovare un buona pensione? Perché mai parlo di pensione se non ho un soldo. Andrò ad un bar. Troverò pure qualcuno disposto a pagarmi un caffè!
ERNESTO
Fuori, fuori! Questo è il mio giornale. (Se lo riprende e la luce sul palcoscenico sfuma gradualmente. Resta solo un faro seguipersona che illumina la Morte).
LA MORTE
(Avviandosi verso le scale del palcoscenico): Ma perché non mi sono semplicemente preso lui e me ne sono andata, senza dovermi cacciare in quel gioco? Beh, cosa avete da guardarmi in quel modo? Vi ci mettete anche voi? Non avete mai visto la morte in faccia? Eppure vi ho sentito tante volte: ''Mi sono visto la morte in faccia''. E allora? Ce ne fosse uno che mi riconoscesse. Basta che hai intenzione di chiedere un prestito a qualcuno non ti conosce più nessuno. Ma restate comodi, non vi preoccupate. Avevo solo quel nominativo in lista per oggi.
E tu, dannato di un tecnico, levami quella luce dalla faccia, sono la Morte io!
(Si alza la musica che si ascoltava all'inizio della commedia e si ricompone la stessa identica scena che si aveva all'inizio). SIPARIO.