Una natura enigmatica

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UNA NATURA ENIGMATICA

di Anton Cechov

Personaggi:

L’UOMO

LA DONNA

Scena:

La scena è vuota e buia. Al centro, uno scompartimento ferroviario.

ATTO UNICO

Entra un uomo vestito piuttosto modestamente, ma dall’aspetto e dal portamento testimonianti una costante ricerca di decoro e di dignità. Pur non essendo decisamente ubriaco, bisogna ammettere che i fumi dell’alcool gli han dato un poco alla testa e il nostro ondeggia leggermente.

L’UOMO - …Dire che sono ubriaco non sarebbe giusto… Ma dire che non ho bevuto sarebbe ancora meno giusto… Ho bevuto coscienziosamente. Prova ne sia che sto ritornando tranquillamente a casa, senza l’appoggio di nessuno… come un onesto nottambulo… Cammino e medito… sull’Uomo e sul suo Destino… Forse questa è la dimostrazione che sono brillo?… Può darsi… Altro interrogativo che resterà senza risposta. Ma gli interrogativi senza risposta sono il tesoro dell’uomo!… L’Uomo!… Penso alla gioia del Padreterno, la prima volta, quando vide questo strano animale muoversi, fare i primi passi, metter fuori i primi suoni. Il primo uomo, questo neonato-adulto! Il Re dell’Universo! E per dimostrargli il suo compiacimento, l’Eterno Padre gli fece un regalo unico, eccezionale, la “Parola”. La parola che rilega ogni cosa e che governa il Mondo!… State attenti! E vedrete… vedrete come sono belli gli uomini, come sono grandi! Prima però bisogna che presenti la femmina dell’uomo. Noi diciamo la donna… E questa parola “donna” è così piena di fascino, di grazia, di dolcezza che, solo a pronunciarla, ecco, mi vengono le lacrime agli occhi… Donna… (Appare una giovane donna. Sta lavorando, cuce, ricama: posa il lavoro in grembo e, lo sguardo illuminato, prende a dire)

LA DONNA - Un uomo, che cosa meravigliosa… Per una donna, incontrare un uomo, è scoprire il mondo… Cos’ero io prima di incontrare un uomo… Una signorina… dicevano graziosa, che sapeva cucire, cucinare, ballare… Andavo a sedermi su una panchina, al sole, in giardino… Prendevo il tè e guardavo ondeggiare i rami delle acacie cariche di fiori, fremere le argentee foglie dei pioppi… E la mia anima era come quegli alberi, piena di profumi e di sussurri, di fremiti leggeri… Che dolcezza… Che soavità!… E tutto si faceva e si disfaceva come le nuvole… Lievemente…Poi, un giorno, apparve Lui… (Al centro della scena s’illumina uno scompartimento ferroviario. La Donna va ad occuparne un sedile)

L’UOMO - (entrando) Mai notato come il treno favorisca e acceleri le relazioni invitando alla confidenza? Lo scompartimento ferroviario è la cornice ideale per un’avventura… (getta, per galanteria, dal finestrino il sigaro che stava fumando).

LA DONNA - Il fumo non mi dà fastidio, signore. E poi lo scompartimento è per fumatori…

L’UOMO - Ragione di più, cara signora: visto che siamo col diritto, ragione di più per raddoppiare in cortesia. (S’inchina e bacia la mano alla signora) Piotr Sobolev, funzionario alle Finanze.

LA DONNA - Anna Iguy-Tarakan. Ma fumi, la prego. Non mi obblighi a chiederle un sigaro per sentirsi a suo agio.

L’UOMO - Cedo. (S’inchina ancora, siede, e accende un nuovo sigaro) Iguy-Tarakan, l’industriale?

LA DONNA - Sì.

L’UOMO - (galante) Lei ne sarà, naturalmente, la figlia?

LA DONNA - No, la moglie.

L’UOMO - Credevo… insomma, mi sembrava, che fosse… piuttosto su con gli anni…

LA DONNA - (un po’ piccata) Infatti.

L’UOMO - (discreto) Ah. (Fuma).

LA DONNA - So cosa sta pensando. “Un’altra che si è venduta a un vecchio ricco”.

L’UOMO - Oh no, signora! Io mi vieto di pensare alcunché.

LA DONNA - Perché? Se è la verità, la pura verità. Sì, mi sono venduta. Lei è alla presenza di una prostituta legale.

L’UOMO - (conciliante) Comunque, niente mi proibisce di supporre che sentimenti fors’anche profondi e… come dire…

LA DONNA - Niente le proibisce di supporre, ma lei non suppone. E, d’altronde, non nego l’evidenza. Io non ho mai amato mio marito. L’ho sposato unicamente per i suoi soldi.

L’UOMO - Mi permetta, almeno, signora di dirle quanto mi senta onorato d’una confidenza così spontanea e lusingato di esser fatto partecipe di un tale segreto.

LA DONNA - Non è un segreto per nessuno. È la favola della città… Vero che lei è il primo a cui ne parlo personalmente.

L’UOMO - Anche se non fosse esattamente vero, la ringrazio di questa, come dire… prova… di fiducia…

LA DONNA - E così lei è al corrente dell’essenziale.

L’UOMO - Visto che l’essenziale mi dà modo di compiacermi apprendendo che ella è padrona di una simile ricchezza e mi offre l’occasione di complimentarmi con lei, viva l’essenziale! (Una pausa)

LA DONNA - E lei non si chiede come, perché, io abbia venduto la mia giovinezza, la mia libertà a un uomo che potrebbe essere mio nonno?

L’UOMO - (nobile) Sensibile alla sua giovinezza, ammiratore della sua bellezza, mi proibisco di formulare domanda qualsivoglia, sia mentalmente che oralmente.

LA DONNA - (spontanea) Le dirò tutto, come al mio… confessore.

L’UOMO - Dica solo ciò che giudica sia bene dire.

LA DONNA - Mio padre era un piccolo impiegato statale. Impiegato piccolo, ma bevitore grande. Quando morì lasciò pressoché in miseria mia madre, un mio giovane fratello e me. Le risparmio le prove cui fummo sottoposti. Solo sappia che io le affrontai con coraggio. E se non si fosse trattato che di me, mai e poi mai sarei arrivata a tanto. Ma mia madre si ammalò, il mio giovane fratello manifestava tali disposizioni allo studio… che… sarebbe stato criminale non cercare di aiutarli.

L’UOMO - Anche a costo di un tale sacrificio.

LA DONNA - Anche a costo di un tale sacrificio.

L’UOMO - (baciandole ardentemente la mano) Non è a lei che bacio la mano, signora. M’inchino dinanzi alla sofferenza umana.

LA DONNA - (commossa) Grazie.

L’UOMO - Voglio sperare che il suo sacrificio non sia stato vano, che sua madre…

LA DONNA - Morta…

L’UOMO - L’età… Finiremo tutti… così. Ma almeno avrà avuto la soddisfazione, la gioia, di vedere suo fratello, per così dire, a cavallo, avviato a una sicura carriera…

LA DONNA - (sospirando) …Morto…

L’UOMO - Ah!

LA DONNA - Caduto da cavallo…

L’UOMO - Oh! Questi cavalli… Che fatalità! Eschilo, Sofocle!…

LA DONNA - No… Ivan…

L’UOMO - Ah… Ivan… Povero Ivan, falciato nel fiore degli anni, vittima di un destino crudele. (Realizzando) Ma no, è lei la vittima, lei che ha tutto donato e che tutto ha perduto. (Le prende le mani)

LA DONNA - Oh! Grazie, grazie.

L’UOMO - Non troverò mai le parole… (S’avvicina vieppiù alla signora, restando punto dalla sua spilla di diamanti) Ahi!

LA DONNA - Oh! La spilla; s’è fatto male?

L’UOMO - Non è niente, cos’è mai una modesta trafittura se raffrontata alla di lei sofferenza… (Ma il suo sguardo è attratto dalla spilla) Che magnifico gioiello! (Avvicinandosi scopre altre gioie della bella signora e le sue idee cambiano direzione)

LA DONNA - (incontrando lo sguardo di lui) Sì, mi coccola molto…

L’UOMO - Misera mercede… Ma io penso, cara signora, lungi da me l’intenzione di attirare un nuovo dramma sulla sua incantevole testolina, già tanto crudelmente provata… (Sospiro della donna) …penso, dicevo, che siamo tutti mortali… E se una certa logica vorrà infine trionfare…

LA DONNA - (spontanea) È quello che mi dicevo io…

L’UOMO - Ma sì… Il suo calvario non potrà durare a lungo… E poi, ricca, giovane, bella, intelligente, nobile, spiritosa… finalmente vedova, ella potrà rifarsi una vita… Un uomo che l’amerà, che lei amerà, saprà farla felice… Felice d’una felicità pagata a caro prezzo… che io, di tutto cuore le auspico. (BUIO. L’Uomo, dal fondo con passo spedito, attraversa diagonalmente la scena. In senso inverso arriva la signora, ombrellino aperto, passo spedito e leggero. Si incrociano, quasi senza notarsi. Ma lo sguardo furtivo che si sono scambiati scatta subito dopo, ed essi si girano simultaneamente)

L’UOMO - (levandosi il cappello) Ma noi ci conosciamo…

LA DONNA - Oh, lei? Che strano incontro!

L’UOMO - Il destino si diverte talvolta a incrociare le strade. Ma, a proposito. Sarebbe per caso vera la ferale notizia che mi giunse… Suo marito… l’avrebbe davvero lasciata verso un mondo migliore?

LA DONNA - Sì, è morto.

L’UOMO - Finalmente vedova, dunque! Permetta, i miei rallegramenti. (Improvvisamente realizza, rimane imbarazzato per l’espressione mesta della signora) Scusi… volevo dire… Permetta ch’io prenda viva parte al suo dolore…

LA DONNA - (soffocando un singhiozzo) …Sono così sfortunata!

L’UOMO - (via via esaltandosi) Ah! Capisco, certo, non poteva essere altrimenti con un nobile cuore come il suo… Quell’uomo che sulle prime le faceva forse orrore, via via ella imparò a considerarlo, ad apprezzarlo, a stimarlo, fors’anche ad amarlo. Ed ecco che, brutalmente…

LA DONNA - (calma) Perché mentire?… Attendevo con ansia la liberazione! E fervidamente speravo d’incontrare… un giorno… un uomo… (Abbassa lo sguardo) Quest’uomo esiste… (Sguardo pudico a lui) Ora so che esiste…

L’UOMO - (osando capire) Ma, allora, perché quel visino triste, quell’aria rassegnata? Se la felicità le si offre, bisogna afferrarla, signora! Afferrarla al volo!

LA DONNA - Felicità impossibile. Perché sognare? Ah! Sono sempre stata sfortunata!

L’UOMO - (interdetto) Come, anche ora che la fortuna sembra venirle incontro? (Singhiozzo soffocato della signora) Ma insomma, signora, che le è capitato ancora?

LA DONNA - (in un singhiozzo) Un altro vecchio ricco! (BUIO)

SIPARIO