Una "Première"

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UNA “PREMIERE”

Fantasia in due quadri

Di MAX E ALEX FISCHER

PERSONAGGI

FARDOT

MARIOLLE BAFOUILLARD

UN GARZONE DI CAFFE’

UN INGLESE

L’UOMO DEI PROGRAMMI

UNA “OVREUSE”

PRIMO QUADRO

La scena rappresenta l’atrio di un piccolo teatro.

A sinistra - primo piano - porta a due battenti che conduce sulla via. Dalla stessa parte una fine­stra. In fondo, in mezzo, larga porta che conduce nella sala degli spettacoli. A destra piccola porta sulla quale è scritto in grande: «Entrata per gli artisti ». Ai lati della porta che conduce nella sala, delle panchette di velluto. A destra, di faccia alla porta che conduce in istrada - il banco di con­trollo. Sul banco due bicchieri di birra - uno quasi vuoto e l'altro quasi pieno.

Su tutte le porte dei grandi avvisi.

Al levarsi del sipario, Mariolle è seduto al banco di controllo: sfoglia un giornale illustrato. L'ouvrense, sulla panchetta di destra e il venditore di programmi su quella di sinistra russano rumorosa­mente.

SCENA I

Fardot                              - (i vestiti in disordine, tentennando il capo, visibilmente in preda a grande agitazione va avanti e indietro mormorando. Che sudicio mestiere! (fermandosi davanti alla finestra; e se stesso, con tristezza:) Ma ne passa di gente!...- E dire che neppure uno si decide ad entrare qui! (Riprende a camminare).

Mariolle                           - (dopo aver chiuso il giornale e guardato l'orologio - a Fardot dolcemente): Dì, Fardot. (Fardot immerso nelle sue riflessioni continua a camminare senza udire. Mariolle alzando la voce-.) Caro maestro... (Fardot resta impassibile. Mariolle gridando-.) Signor autore del « Neo della Mar­chesa ».

Fardot                              - (sussultando come strappato a un sogno pe­noso, si ferma) Vecchio mio?

Mariolle                           - Non credi che bisogna subito - ugual­mente decidersi a far dare i 3 colpi?

Fardot                              - (sospirando) Che ora è?

Mariolle                           - Quattro e 35. Sugli avvisi e nei giornali la matinée era annunciata per le quattro precise. Sono, dunque, trentacinque minuti che dovrebbe essere incominciato.

Fardot                              - In quanti sono, ora, in sala?

Mariolle                           - (alzando le spalle) Che domanda! Lo sai benissimo! Sono in uno: il garzone del caffè che ci portò da bere e che noi abbiamo supplicato di accettare la poltrona 21. Non credo che si sia moltiplicato.

Fardot                              - (sospirando) Cosa vuoi? Abbiamo già tanto aspettato; possiamo aspettare ancora 5 minuti. Può essere che si decida a venire qualcuno. (Dopo aver fatto ancora qualche passo, si ferma davanti a Mariolle pestando un piede e aprendo le braccia in un gran gesto d'interrogazione). Tu – Mariolle - dimmi sinceramente, ti saresti aspettato questo?... Evidentemente      - (mostrando col dito il suo nome sull'avviso) « Fardot » non è conosciuto com Curel, Lavedan o Donnay... Evidentemente « Bafonillard » (mostrando col dito il nome sull'avvi­so) non è conosciuto come Férandy o Vittorio Boucher... Ma, infine, il « Teatro dei Marsonius » non ha le dimensioni delle arene d'Orange! Però avrei creduto ugualmente che ci fossero a Parigi 300 persone che, leggendo stamattina sul giornale: « Oggi - alle 4 matinée - al Teatro dei Marsonins prima rappresentazione del « Neo della Marchesa » commedia in due atti del sig. Giovanni Fardot, Interpretata dai signori Bafonillard ecc. ecc. ». 300 persone si sarebbero dette: « E' sconosciuto questo sig. Fardot - proprio sconosciuto. Bisogna, allora, andar a sentir questa cosa! Forse può aver del talento questo sig. Fardot, può aver molto ta­lento, un enorme talento »... Ebbene.. Davvero che io non.capisco niente! - (Riprende nervosamente la sua marcia).- (L'óuvreuse, come il piccolo uomo dei programmi, s'era svegliala quando Mariolle aveva chiamato Far­dot, Da allora non dormiva che a metà. Alle Ultime frasi di Fardot si è alzata, è andata a prendere, sotto una panchetta, un lavoro a uncinetto. Scompare, nella sala, lavorando, malinconicamente. Mariotte ha lasciato il suo posto. Fa qualche passo fischiando).

Fardot                              - (ha visto Mariolle interrompere la sua passeggiata e sollevare le tende della finestra. Con emozione-.) Che cosa c'è?

Mariolle                           - (che non crede ai suoi occhi:) Una car­rozza!

Fardot                              - Una carrozza? Da questa parte? (si preci­pita alla finestra) E che donna elegante! E' curioso come si riconosce subito una donna di mondo... c'è un certo non so che... Presto, presto va al suo posto. (Mariolle riprende il suo posto. Il venditore di programmi, con i programmi tra le mani si mette vicino all'ingresso. Fardot si mette precipi­tosamente vicino a Mariolle, prende il telefono, finge di telefonare a una persona immaginaria. Parla molto forte:) Pronto... Teatro dei Marso­nins? Sì, signora. Pronto... Un palco per la se­conda matinée che sarà dopodomani per il « Neo della Marchesa » del sig. Fardot? che nome? Si­gnora Poincaré?... Desolato signora, impossibile... Tutto esaurito... (interrompendosi a Mariolle) Non viene? (Dopo aver atteso ancora un po' col telefo­no in mano si decide ad andare alla finestra). Sai, la vettura non c'è più (con un sospiro) Non era diretta qui. (Riprende la sua marcia). Una piccola donna che andava, forse, dalla modista di rimpetto.

(L'uomo dei programmi entra in sala).

Mariolle                           -      - (Dopo aver sfogliato rapidamente ancora i suoi giornali e guardato l'orologio) Sì, Far­dot... (Silenzio di Fardot. Alzando la voce) Caro Maestro... (gridando) Signor Autore del Neo della...

Fardot                              - (come agli estremi:) Che cosa?

Mariolle                           - Sonp le 4 e 40. Non credi che sarebbe ora di deciderci a...

Fardot                              - (con asprezza)... « Far dare i tre colpi? » E' la quindicesima volta che me lo dici. Incomincio a saperla la tua frase!... Falli dare, se vuoi; non farli dare se preferisci. Me ne in­fischio!...

Mariolle                           - Bene, ciò, allora! Non è la mia comme­dia, dopo tutto che si deve dare...

Fardot                              - Ecco la tua maniera di capire i doveri dell'amicizia. Non è la tua commedia! E', la miai Allora te ne infischi... Si può anche recitarla da­vanti alle panche! (Dopo un po', tra i denti) Cam niello!

Mariolle                           - Sì, dì, dì protesti, anche essere educatoanche se sei arrabbiato! Perbacco! Vieni a disturbarmi quattro mattinée fa, mi dici: «Vecchio  mio, questa volta è la gloria. Tu sai la mia com­media che è stata rifiutata da Fabre, Gavault, Ge­nder, Silvestri, Quinson, Cora Laparcerie, ebbene sarà recitata. Ho preso la sala dei Marsonius, peri la settimana ventura, nel pomeriggio dalle 4 alle 6, mercoledì e venerdì. Mi costerà dei soldi... ma, finalménte, sarò lanciato! » Hai aggiunto: « Bisogna che tu mi renda un servizio. Sei l'unico dei miei amici che possieda un abito. Mi servirai peri stare al posto di controllo... Ti divertirà. Vedrai tutta Parigi... Metterai a posto Sonday, Roberto: de Hers, Nozière, Rivoire, Colette, Pawlowski... che so io?...». Io, stupido abbocco. E perchè 50 minuti dopo che il sipario dovrebbe essere alzato,! tu ti accorgi che non c'è neanche un gatto mil tratti come un cane e mi chiami cammello!... Ebbene, mi pare piuttosto forte, sai!

Fardot                              - (conciliante) Lo riconosco... Sono statol un po' impetuoso... Ti chiedo scusa... Ma, cosai vuoi?... In un deserto simile quando si scopre uni essere vivente, è più forte di noi stessi, lo si chia-1 ma cammello... (La porta che conduce alla sala si apre. Appare nell'apertura un garzone di caffè).

SCENA II

Fardot                              - (al garzone con voce seccata) Che cosa c'è?

Il Garzone                       - (avanzandosi impacciato) Ecco, si­gnore... è stato molto gentile avermi offerto un posto... Ma, ecco... presto è. un'ora che sono là dentro... Credevo che cominciasse subito... Ho paura che il padrone mi picchi per esser stato tanto a portarvi le vostre bibite...

Fardot                              - (sbarrandogli la strada) Ma no, ma no, lasciate andare... m'incarico io del vostro pa-J drone... (prendendolo per le spalle e trascinandolo, dolcemente in sala). Gli spiegherò che sono stato io a trattenervi. Non ha nulla da rifiutarmi... Gli devo 80 franchi. (A Mariolle tenendo sempre il ra­gazzo per un angolo del grembiule). L'hai messo in un buon posto, questo ragazzo?... Forse, pud essere, che non veda bene dal suo posto... Ripren­diglielo dunque, e dagli il palco n. 4... (dando il « coupon » al ragazzo). Prendete, amico mio (Apre la porta e lo spinge nella sala gridando.) Ouvreuse, Ouvreuse conducete il signore al palco 4. (il garzone scompare nella sala. Fardot guarda l'orologio. Alza malinconicamente le spalle. A se stesso-.) 5 meno un quarto!(A Mariolle). Dopo tutto tu hai forse ragione mio vecchio Mariolle. Non è allegro, ma si farebbe bene, può essere, m incominciare. Aspettando invece di guadagnare de­gli spettatori si arrischierebbe di perdere quelli..., quello che abbiamo... Va, suona. (Mariolle preme un campanello ehe è dietro al\ banco di controllo. Si sente un suono prolungato.. I 3 colpi. Poi un rumoroso e unico-. «Ah!»).

Mariolle                           - (tendendo l'orecchio, stupito, a lui stesso) Guarda! (scosta la porta della sala; lasciandola rinchiudere e alzando le spalle) Ah! il ragazzo del caffè! (Scorge Fardot che appoggiato al muro si iniqua un fazzoletto sulla fronte e sembra lì lì per svenire). Ebbene, vecchio mio, che cosa succede?... Sei verde!

Fabdot                             - Non è nulla... Non ti preoccupare... Non so quello che ho... E' stupido. Credo d'essere com­mosso... (quasi senza voce) Dì, Mariolle, credi clic Bafouillard sarà a posto, sarà buono, nella sua parte?... Ha così poca memoria, il povero ragazzo...

Mabiolle                          - Ma si, ma sì, vecchio, non inquietarti. Vedrai. Andrà tutto bene. Il garzone di caffè sarà incantato! (In questo punto la porta sulla quale è scritto «ingresso degli artisti » si apre e lascia passare Bafouillard che con l'ombrello sotto il braccio attraversa l'atrio con passo frettoloso e si dirige verso l'uscita).

SCENA III.

Fardot, Mariolle, Bafouillard

Fardot                              - (che scorge Bafouillard, con un sussulto) Ma... io non sogno! Ma è Bafouillard! Dove va? (correndogli vicino) Bafouillard! Bafouillard! (Ba­fouillard si ferma) Dove andate Bafouillard?

Bafouillard                      - (freddo) Lo vedete benissimo: me ne vado.

Farodt                              - Come? Ve ne andate! So che si è in ri­tardo, ma si è suonato. Si è suonato.

Bafouillard                      - (gelato) Volete scherzare, caro. Come vi immaginate che io, io, io Bafouillard reciti da­vanti ai posti vuoti! I miei compagni faranno ciò che vorranno... io non reciterò... Non si ha inter­pretato nella propria vita 4827 parti, non si è stati per degli anni l'idolo di Commerey, di Moutlugon, di Pithiviers, d'Agen e di tutte le altre gran città della Francia, per recitare davanti a una sala vuota!

Mariolle                           - Sala vuota! Sala vuota!... Non esagerate....Non è assolutamente vuota.

Bafouillard                      - ( a Fardot) Quando siete venuto a armi, signor autore, quando mi avete detto: « Caro e illustre maestro, ho scritto una parte per voi, pensando a voi; bisogna che siate voi che creiate il mio personaggio » m'avevate annun­zialo che reciterei davanti a « una » persona? No, è vero? Arrivederci, signore.

Fardot                              - (seguendolo) Bafouillard, Bafouillard non fate questo!... Non potete farlo!... Un soldato non lascia il suo posto quando la battaglia è incomin­ciata!... E' dato il segnale!... e poi... e poi... (cer­cando degli argomenti) E poi... ci sono mille ra­gioni (non trovando nulla, disperato, per dire qualche cosa) Intanto Max Dearly, al vostro posto...

Bafouillard                      - (fermandosi, poi voltandosi interessato)

                                        - Ebbene, che cosa? Max Dearly?

Fardot                              - Ebbene, se Max Dearly è un po' franco con voi ve lo dirà... Spesso ha recitato davanti a una sola persona... Non più tardi, anche, del mese scorso, e ha preso il treno per Madrid... Fece questo gran viaggio per andare a recitare a una sola persona. Voi mi capite!... Davanti ad Alfonso XIII solissimo.

Bafouillard                      - Dite?... Dite che... Max Dearly?...

Mabiolle                          - (prendendo Bafouillard alle spalle e cer­cando di portarlo verso t'« Ingresso degli attori ») Ma sì... Ma sì... E non andate a dire che perchè si chiama Alfonso XIII siano 13! Sapete benissimo che non è che uno... Su, Bafouillard, un bel gesto. (Bafouillard fa un passo verso « l'Ingresso degli attori).

Fardot                              - (circondandolo col braccio alle spalle e obbli­gandolo a fare un secondo passo) Guardate, vi prometto una cosa. Manderemo subito l'articolo per i giornali. Metteremo: « Grande successo, ieri, alla «première »... il signor Bafouillard, l'eminente attore dalla dizione impeccabile è stato chiamato dieci volte da un pubblico in delirio... ». (Apre la porta e spìnge Bafouillard, vinto, nel corridoio).

Mariolle                           - (gridandogli dietro) E sbrigatevi... Sono impazienti in sala...

Fardot                              - (lasciandosi cadere su un divano e pren­dendo la testa fra le mani) Auf! che mestiere, l'autore drammatico!...

Mariolle                           - (dirigendosi al campanello) Ah... risuo­niamo, ora. ».

(Mentre si sente squillare il campanello il garzone di cahè entra nell'atrio venendo dalla sala).

SCENA IV

Fardot, Mariolle, il Garzone, poi I'Ouvreuse, poi un’inglese

Garzone di caffè'             - Ascoltate seriamente, signori, io non posso più rimanere... Vi assicuro che non è per cattiva volontà... Vedo che vi avrebbe fatto piacere... Avrei voluto essere cortese... Ma non posso più!

Fardot                              - (mettendosi davanti a lui per im,pedirgli di avanzare) No... no... volete andarvene? Voi... non farete questo!... Non è serio!... (a Mariolle) Di­gli, dunque, qualche cosa.

Mariolle                           - (sbarrando la strada al ragazzo) No... no... signore... signor Alfonso XIII... non sarebbe gentile... Non siete accomodato bene, qui? Non avete clienti da servire! Avete la calma! Il silen­zio!... Restate... (per convincerlo) E' meglio che andare al ca è... (si sentono battere i tre colpi)... Guardate, ricomincia, rientrate presto.

Il garzone                        - (resistendo) Questo non significa nulla! E' la seconda volta che fanno questa storia. Sono due ore che sono partito da casa... Non voglio farmi mettere alla porta quando rientrerò.

Fardot                              - (prendendolo per il braccio destro e obbli­gandolo a fare un passo vèrso la sala) Ma no, ma no, non vi farete mettere alila porta.

Mariolle                           - (prendendolo per il braccio sinistro e ob­bligandolo a fare un altro passo) E poi vi prometto una cosa. Manderemo subito un articolo ai gior­nali: « Grande successo della première... Signor Bafouillard, chiamato dieci volte ecc., ecc.. » e aggiungeremo: « Nel brillante pubblico è stato ri­conosciuto il signor... signor » Come, vi chiamate?

Garzone                           - Ettore Poublichet.

Mariolle                           - (riprendendo) «...riconosciuto il signor Poullichet » E' questo che vi innalzerà nel quar­tiere.

Fardot                              - (nel momento in cui, aiutato da Mariolle è riuscito a condurre il ragazzo vicino alla porta della sala dice a Mariolle): Forse non vede bene dal posto dov'è, questo bravo ragazzo... Se gli dessimo un'altro posto? Vediamo... il proscenio 2°?

Marzolle                          - Sì. Quello            - (battendo sulla spalla al ra­gazzo) Proscenio N. 2 - (apre la porta della sala, vi spinge il ragazzo e grida): Ouvreuse, ouvreuse, mettete il signore nel proscenio N. 2!

Fardot                              - (s'è lasciato cadere sul divano e si tormenta la testa fra le mani) Ah, mio Dio! Ah, mio Dio! E dire che sembra che le prime rappresentazioni siano quelle dove corre più gente! Che cosa sarà dopodomani!... Che cosa sarà! (sentendo la porta della sala aprirsi e rinchiudersi dà un sussulto) Che cosa c'è? (scorge l'ouvreuse e porta la mano al cuore per indicare l'emozione provata) Ah! è l'ouvreuse!... credevo che fosse ancora il pubblico che volesse svignarsela, (con la mano sul cuore, alza degli occhi morenti verso il cielo, poi lascia cadere la testa sul petto come uno estenuato per troppe emozioni. Geme in uno stato di prostrazione completa) Ah! là, là, là là!

Mariolle                           - (dopo aver scossa la testa in segno di com­miserazione, verso di lui battendogli una spalla) Su, su, rimettiti, vecchio mio! (dandogli un bicchiere di birra) Su... bevi, ti farà bene... (Fardot beve un sorso a fatica, poi resta fermo, come istupidito, con il bicchiere in mano. Mariolle a VOuvreuse): Ditemi, signora, c'è sempre tanta gente, qui, alle matinée?

Ouvreuse                         - Bah, secondo. Non più tardi di quindici giorni fa si sono rifiutate 300 persone alla pre­mière d'una commedia del visconte degli Illeterati.

Mariolle                           - (stupefatto) Si sono rifiutate? Che cosa avevano annunciato da distribuire ad ogni spetta­tore: una cesta di « champagne »? Un'auto?

Ouvreuse                         - Ma no. La sala è per 600 posti. Il vi­sconte aveva presa la precauzione d'inviare ai suoi amici 900 biglietti di favore.

Mariolle                           - (a Fardot, battendogli amichevolmente la mano sulla spalla. Con grossa voce gioiosa) Eb­bene, vecchio Fardot, senti ciò che ha detto la si­gnora? E' superbo! Non c'è che questo da fare. Ne avrai delle persone la volta ventura! Ne avrai te lo prometto! Manderemo subito dei biglietti di favore per venerdì... e non 900, ma 1000. E si sen­tirà, e si vedrà la tua commedia! Te lo dico io! (salendo al banco di controllo) Ecco, incomincio una lista... Guardiamo: a chi manderemo dei po­sti?... A chi?... Guarda... in principio... (dopo aver riflettuto)... In principio... due posti alla mia piccola amica... Segniamo: due posti a Luisetta... Poi:l due posti per mia madre... Poi: Due posti... sì, così... Due posti a mio cugino Paolo... (Fardot sii lamenta a mezza voce) Su bravo, andiamo... Noni addolorarti!... Su... A chi vuoi mandare, tu, vecchio mio? Su, rispondi. A chi?

Fardot                              - (voce tra le lagrime) a chi?... A chi?... Lo so, forse, io? (senza energia) Su... metti duel posti a mio zio... Poi... poi... due posti per Choupiat e sua moglie... Poi due per mamma Seligmann, la padrona del mio albergo.

Mariolle                           - (esagerando sempre il suo tono contento  per far risalire il morale di Fardot) Ebbene, èl perfetto!... Guarda, aspetta un po' mentre penso...! Due posti alla mia portinaia... due per Amelia, lai donna di casa... Le darò due franchi e 50 per lei due ore che perderà qui... Per te posso fare questo! (cessa di cercare i nomi e percorre la Usta) Vediamo che cosa fa già tutto questo? due più due più! due, più due, più due, più due, più due, più due…! (alta voce) sedici, (grattandosi la testa) Caspita,! sedici, sedici soltanto, non è molto... Ancora 9841 nomi da trovare...

Fardot                              - (alzandosi - voce sempre sperduta) Vedi,! vedi... Sedici... Ah, mio Dio, mio Dio! Sarà lai stessa cosa la prossima volta! Non sono visconte, I io! Non arriveramo mai a mandare ancora 9841 posti! A chi vuoi che si mandino 984 posti?... (Senza che Fardot e Mariolle si siano accorti, uni Inglese - tradizionalmente vestito con un abito a quadri - è entrato nell'atrio).

Inglese                             - (al banco di controllo portando la mano ali berretto) Pardon, scusate, signori... ona piccola informazione... Mi hanno detto: «Per Cappella espiatoria prendere dritto via dei Marsonius fino al boulevard Haussmann... ». Sono giusto per di qua?

Fardot                              - (rudemente) Perfettamente, ma...

Mariolle                           - (interrompendo Fardot) Ma no, signore, ma no... Siete molto lontano dalla « Cappella espiatoria ». Molto lontano. Non la troverete imai( da solo... E' evidente non la troverà mai da solo quest'uomo... Fate una cosa... (A Fardot) Do signore il proscenio 4; Vero? (a l'Inglese spingen­dolo in sala) E' la sola che ci resta. Andate a; sedervi nel proscenio 4, signore... Abbiate pazienza. Vi faremo condurre tra poco alla « Cappella espia­toria ». (Spingendo l'inglese nella sala e gridando, mentre il sipario comincia a cadere): Ouvreuse, ouvreuse, accomodate il signore nel proscenio 4!

Fine del primo quadro

SECONDO QUADRO

Fardot

Marville

Il signore del programma

Il portatore delle cattive notizie

Il capitano

Il cugino del capitano

Il fattorino

Il signore che compera un programma

Il signore della siga­retta

La signora del programma

Una " ouvreuse „

Una ma­dre

La figlia di questa madre

La moglie del capitano

La moglie del cugino» ecc.. ecc.

 (Stessa scena del primo quadro. Sugli avvisi si è fatto sparire « Prima rappresentazione » con delle strisce di carta dove è scritto-. « Seconda rappresentazione ». Mentre nel primo quadro tutto contri­buirà a dare alla « hall » un aspetto silenzioso e de­serto, in questo tutto contribuisce a dare un'aria allegra-, piante verdi negli angoli, luce vivissima, La guardaroba è organizzata a sinistra, in fondo. Quando il sipario si apre Mariolle è al posto di controllo, la matita in mano, la testa china sul foglio. Davanti al suo posto tre gruppi di due persone con un biglietto di favore in mano aspettano che giunga il loro turno. Dietro la porta della sala si sente un rumore confuso di voci numerose: ru­mare che fa una sala molto piena prima che il si­pario si alzi. Si sente l’ouvreuse che dice: « Un piccolo posto? Subito, signore ». Si sente il venditore di  programmi che grida: « Programma! Chiedete il programma! »).

SCENA I.

Mariolle, l'ouvreuse, degli spettatori

Mariolle                           - (alzando la testa e dando un « coupon » al primo gruppo di spettatori) Ecco, signora. Orchestra 242 e 4.

La Signora                              - Grazie.

Ouvreuse                         - (accogliendo gli spettatori) 242 e 4? Di qui signore e signora. (Un altro gruppo di spettatori e due signore entra e si dirige al posto di controllo).

Mariolle                           - (tende a uno degli spettatori del secondo gruppo un biglietto) Ecco; orchestra 246 e 8.

Voce dell'Ouvreuse         - (dietro la porta della sala) Orchestra 246 e 8. Da questa parte.

Una delle due signore     - (che sono appena entrate, mentre Mariolle mette a posto il terzo gruppo. Alla signora che l’accompagna) Ne avete della for­tuna per aver dei biglietti d'invito! E vi avviene spesso?

F,'altra signora                 - Spesso, spesso! Insomma, mi av­viene! E sembra anche che qui sia difficile averne. Guardate, non sarei stupita se fossimo, oggi, le sole ad averne...

I.a prima signora              - Non è che la seconda rappresen­tazione. E' vero? Ho letto sui giornali che alla « première » furono rifiutate 500 persone! (Mentre Mariolle mette a posto queste due signore, un gruppo di tre spettatori entra nell'atrio. Si dirigono al banco. Quasi subito entrano una madre  a una figlia. Anche queste si dirigono al controllo.

L'Uomo dei programmi   - (venendo dalla sala) Pro­gramma!... Chiedete il programma!... Il nome di tutti gli attori!... Programma!...

La madre                         - (che aspetta il suo turno. Alla figlia a mezza voce) Prendi, consegnerai il biglietto...

                                        - (la figlia la guarda) il biglietto di favore... Ti dico che consegnerai il biglietto di favore.

La figlia                           - Perchè bisogna che lo consegni proprio io, mamma?

La madre                         - Non chiedere perchè. Ti dico che tu lo consegnerai.

La figlia                           - (piagnucolando) Non oserò, mamma!

La madre                         - Betina! Sai benissimo che ho dei guanti che puzzano di benzina! Tu hai dei guanti nuovi. Se metto le mie mani sotto il naso del bigliettario saremo messe negli ultimi posti. Su, prendi! (La figlia prende il biglietto brontolando  Al suo turno, lo tende a Mariolle. Mariolle dice: « proscenio prima fila 28 e 30 ». Mimica soddisfatta della ma­dre alla figlia: « Vedit ». Poi si dirigono in sala. Mariolle da il posto ad altri due o tre gruppi che entrano successivamente).

Una signora                     - (uscita dalla sala seguita da suo ma­rito e che discuteva da un po' a mezza voce con lui) Se non mi dai 20 soldi e subito, ti dico che non resto.

Marito                              - Su, sii ragionevole, Germana. Non far scandali. Rientriamo in sala.

La moglie                        - Puoi darmeli 20 soldi, poiché abbiamo il biglietto di favore e non abbiamo avuto niente da pagare.

Il marito                           - (cercando lentamente nel portamonete con un sospiro) Ah! là... finalmente! Ma perchè vuoi questo denaro?

La moglie                        - (che crede d'aver vinto, sorridendo in­genuamente) Per comperare un programma, perbacco!

Il marito                           - (mettendo ancora via i soldi nel portamo­nete) Ne dubitavo!... Tutte le volte è la stessa storia! Hai proprio bisogno d'un programma! I nomi degli attori sono in tutti gli avvisi. Te li dirò volta per volta... Ho guardato il programma prima d'entrare... « Tamanoir » e Bafouillard; «la marchesa della Procedura » è...

La moglie                        - Oh, so leggere quanto te! (come se stesse per piangere) Ma è triste che quando si va a teatro non si possa conservare il più piccolo ricordo!...

Il marito                           - (alzando le spalle, prendendola per il braccio, e trascinandola dolcemente verso la sala) Un ricordo?... Se non è che questo!... Su, vieni, rientra. L'avrai, il tuo ricordo, te lo prometto! Te ne raccoglierò uno, non troppo sudicio, all'uscita.

SCENA II.

Detti - Fardot

Fardot                              - (è entrato da qualche minuto, venendo dalla sola. Ha l'aria raggiante. E' entrato per guardare il pubblico. Si scosta per lasciare passare « la moglie ». Contempla la gente davanti al banco. E' trionfante. Ha i pollici nell'imboccatura delle maniche del gilet, A se stesso) Quanta gente!... Che successo (viene sull’avanti fregandosi le mani) Non c'è che dire, caro Fardot, puoi es­serne fiero! Per una prima commedia non c'è ve­ramente male!

Mariolle                           - (mentre gli spettatori ai quali ha dato il posto entrano in sala, posando la matita bleu e asciugandosi la fronte - a se stesso) Auf! Comincio ad essere stanco io! (scorgendo Fardot, con uno scoppio di voce allegra) Ebbene, vec­chio mio, va, va!... Credo che tu possa essere con­tento!... Sai che ora è?... quattro meno dieci! E sai quanti spettatori hai già? 327!

Fardot                              - (dopo aver alzate le spalle impercettibilmente come dire-, «E' naturale! » ) Sì, sì, non sono malcontento.

Mariolle                           - (che non ha fatto caso all'intonazione di Fardot, continuando) Credo che abbia dato un risultato straordinario la nostra idea!

Fardot                              - (con un'aria da cader dalle nuvole) La nostra idea?! Un risultato straordinario?...

Mariolle                           - Che? Tu non hai l'aria di capire!... Ep­pure parlo francese!... Ho detto: « Mi pare che ab­bia dato un risultato straordinario la nostra idea ». La nostra idea di mandare, dei biglietti di favore a tutti i Durand.

Fardot                              - A tutti i Durand?

Mariolle                           - Ma., vecchio mio... che cos'hai? Sei tu che perdi la memoria o sono io che perdo la bussola?... Sì o no, l'altro ieri, dopo aver cercato! invano, per due ore, a scoprire 984 amici ai quali! poter mandare dei posti per oggi, ci siamo detti:! « poiché non conosciamo abbastanza gente, non c'è che una cosa da fare: invitare della gente che! non conosciamo! ». Sì o no dopo aver avuta l'idea! d'invitare in blocco tutti gli avvocati di Parigi...!. o tutti i dottori e avervi rinunciato per la buona! ragione che quasi tutte queste persone si conoscono fra loro e che sarebbe stato allora più semplice andar a recitare al Palazzo di Giustizia oj alla Facoltà di medicina... ci siamo presi una guida e abbiamo ricopiato su delle buste gli indirizzi di tutti i Durand di Parigi, dei 1076 Durand che abitano Passy, Montmartre, Montparnasse, Montrouge, i Campi Elisi, la Roquette e il Panthéon?... Sì o no tutte le persone che si sono presentate qui, tutte quelle che sono in sala, sono dei Durand?

Fardot                              - (quasi gridando) Sì, sì, sì! E' inteso. Sì!. (cambiando tono. Vanitoso) Questo che cosa prova? Non bisogna esagerare il valore della nostra idea! Immagina se tutta questa gente si sarebbe disturbata se non ci fosse stato sul biglietto: « Il neo della marchesa», commedia in due atti - (appoggiando) del signor Giovanni Fardot! » e se non si fossero detti: « Guarda, è di Giovanni Fardot ». Ha del talento, ha del gran talento, un talento straordinario. Bisogna andar a sentire questa cosa! E' certamente bellissima! » Immaginati se tutta questa gente si sarebbe incomodata se cil fosse stato sul biglietto: « Il neo della Marchesa... di Giovanni Mariolle o di Pietro Non Importa chi! »(allontanandosi) Lasciami ridere!...

Mariolle                           - (sbalordito, mentre Fardot apre la porta della sala e sparisce) ~ Eh?... Che cosa dice?...

SCENA III.

Mariolle - degli spettatori

(Mariolle non ha il tempo di continuare la sua meraviglia: delle nuove persone entrate gli tendono il biglietto).

Uno. spettatore                - (mentre Mariolle gli cerca i posti, sol­levandosi il cappello) Scusi, signore. Per il mo­mento non siamo che due. Un amico deve venire a raggiungerci. Vorreste essere così cortese da notare il numero dei nostri posti per poter man­dare da noi il nostro amico quando verrà? Io sono il signor Durand.

Mariolle                           - (dando un biglietto a questo spettatore; divertito e fingendo) Signor Durand?... Ah, bene, bene... Scrivo il vostro numero. (Un altro gruppo entra. Un capitano in uniforme e sua moglie. Mariolle li mette a posto presto. Essi si avviano verso la sala, mentre entra un altro gruppo.

Il marito                           - (di questo nuovo gruppo, scorgendo il ca­pitano. A sua moglie con una gran sorpresa) Dì, Amelia, guarda presto, là... là... le persone che entrano in sala...

La moglie                        - (vedendo il capitano) Ma, è Prospero!

Il marito                           - (correndo verso il capitano) Capitano!... Durand! Capitano Durand!...

Il capitano                       - (che si ferma e si volta) Ah! Buon giorno, cugino! (stringendogli la mano) Ah! non credevo di trovarvi qui! Come mai?

La moglie del capitano    - Che sorpresa! Erano dieci anni che non ci vedevamo!

Capitano                          - Si ha ragione di dire - perbacco - che Parigi è un grosso villaggio... per trovarsi in questo modo!... A proposito, Durand, non indovi­nereste mai chi troverete in sala.

Marito e moglie               - No... Chi?

Capitano                          - Giulio, mio nipote Giulio. Venuto dal Madagascar otto giorni fa. L'ho incontrato sta­mane e mi disse che veniva qui oggi.

.Marmo                            - (ridendo) Tutta la famiglia Durand s'è data appuntamento in questo teatro. Andiamo a farci mettere a posto!... A presto! Durante questa conversazione due signori, en­ti ali separatamente sono venuti a farsi dare il posin. Andando everso la sala, uno dietro l’altro, uno dei due, involontariamente urta l'altro).

Primo signore al secondo       - Potreste far attenzione... (fra i denti) Imbecille!

secondo signore               - Idiota! Avevate proprio bisogno di mandare il vostro piede sotto al mio!

Primo signore                  - Ah! Io ho messo il mio piede sotto al vostro! Sia! (dà uno schiaffo al secondo signore) E voi, perchè mettete la vostra guancia sotto la mia mano?

Secondo signore              - Va bene, signore. Ecco la mia carta da visita.

Primo signore                  - Ecco la mia., signore! (Ciascuno dei due, con la carta dell'altro, sì scosta d'un passo dirigendosi verso la sala).

Secondo signore              - (dopo aver guardato il biglietto da risila, chiamando il primo signore) Signore! Vi chiedo scusa. Credevo avervi dato il mio biglietto da visita, ma mi accorgo che... che ho tenuto il mio, in isbaglio..

Primo signore                  - (dopo aver guardato il biglietto che lui in mano. A se stesso) Guarda! E' vero! An­ch'io, ho... (scambiano il biglietto. Poi uno va a destra, l'altro a sinistra).

ì'rimo signore                   - (fermandosi subilo e leggendo a mezza voce il biglietto che ha in mano ora) « Enrico Durand » (stupefatto... Fra sé) Ma... ab­biamo ben cambiato questa volta! Non capisco più niente!

Secondo signore              - (stesso gioco. A sé stesso, sorpreso) Eli? Ah, questo! (Prendendo l'uomo dei programmi per la manica) Fatemi un favore... (dopo avergli dato dieci soldi) Prendete, che cosa leggete qui?

L'Uomo dei programmi   - « Enrico Durand » (s'allon­tana).

Secondo signore              - (a se stesso) E' quello che leggevo anch'io! Che cosa significa questo? (al primo si­gnore, seccamente) Scusate, signore, come vi chia­mate?

Primo signore                  - Enrico Durand, signore!

Secondo signore              - Tanto peggio, signore!... Anch'io! (tra i denti, prendendo la porta della sala) Però e strana una coincidenza simile! Se uno dei due morirà in questo scontro, non si saprà mai se sono io o se sarà lui! (sparisce).

Il Signore                         - (chiamando uno dei due che sono appena entrati) Non ho monete per il cocchiere... Dite, Durand, non avreste 40 soldi da prestarmi?.

Tutti gli spettatori            - (che sono nella « hall » smettono di chiaccherare voltando la testa a destra e a sinistra) Eh? Guarda avevo creduto di sentire il mio nonne.

(Le conversazioni riprendono. Lo spettatore chia­mato ha dato al signore i 40 soldi chiesti, poi si è diretto verso il controllo. E' raggiunto dall'altro si­gnore che entra con lui in sala. Quasi subito un signore vestito come un fattorino entra nella sala accompagnato da una signora. Dà il suo biglietto a Marìolle).

 Mariolle                          - (dando un biglietto al « fattorino »)  Ecco, signore. Palco n. 6. Il fattorino      - Grazie, signore. Scusate, signore... come vedete non siamo che due per il momento. Un amico ci raggiungerà. S'informerà da voi del posto che abbiamo. Sareste tanto gentile di scri­vere il mio nome per...

Mariolle                           - (involontariamente) Signor Durand, vero? Il « fattorino » (in principio stupito) Il « signor Dur...? » (trasportato dalla gioia) Ma sì, ma sì! perfettamente! Perfettamente, signore! Signor Du­rand. (conducendo via sua moglie. A lei trionfal­mente) Vedi, Gioconda, vedil... Tu che dici sempre che nessuno mi conosce e che, in fatto di Durand, come pittore, non si conosce che Carolasi Questo controllore mi conosce anche di vista! In due anni, tutti diranno Nestor Durand come si dice Carolus Durand! (Entra si sala. Mariolle scrive il numero del suo palco. Due spettatori, un signore e una signora, ve nendo dalla strada, entrano nell'atrio ». Sono im­mediatamente seguiti da un terzo spettatore, un si­gnore che apparentemente è con loro).

Il signore                         - (entrato in ultimo che si è fermato per prendere il programma, alla signora che cammina avanti con l'altro signore) Cara signora, per­dete la vostra sciarpa... (alzando la voce) Signora Durand! la vostra sciarpa!

TUTTE LE SPETTATRICI E TUTTI GLI SPETTATTORI  - (riuniti nella sala smettono ancora di parlare. Guardano attorno sbalorditi) Ma... ma!... Sogno? E pure ho proprio creduto stavolta d'aver sentito bene il mio nome!

Fardot                              - (aria preoccupata) Dì, vecchio mio... (Ma­riolle non alza la testa) Vecchio... Hai un minuto di tempo?... Vorrei dirti una parola...

Mariolle                           - (alza la lesta) Parla.

Fardot                              - Ecco. Ho un'idea. Che cosa diresti s'io facessi « ciò » per la «Comédie »?

Mariolle                           - (che non capisce) Che cosa? Che cosa dici?

Fardot                              - (un po' seccalo) Ho detto... ho detto... ti ricordi quello che ti raccontai l'altra mattina?... quel dramma del genere di Ruy Blas... Ma con un Ruy Blas moderno... Chauffeur... aviatore... svaligiatore... Ebbene che cosa penseresti se fa­cessi questa cosa per « Comédie »?... Certamente Emilio Fabre vi si getterebbe sopra come su del buon pane...

Mariolle                           - (in principio stupefatto) Eh?!... (diver­tito) Ah!... Ah!.., Vuoi fare questo per?...

Fardot                              - (seccamente) Sì. Che ne pensi?

Mariolle                           - Che ne penso? Molto bene... vecchio mio... molto... molto... (a se stesso) Povero ragazzo! (toc­candogli la fronte negligentemente come se vo­lesse semplicemente aggiustargli una ciocca di capelli. A se stesso) No, non scotta neppure!

Fardot                              - (mentre due gruppi di spettatori entrati presentano il biglietto a Marzolle e si fanno mettere a posto, va verso destra e guardando Mariolle con la coda dell'occhio) Natura sudicia! Geloso come una tigre!... E' furioso del mio successo!

Bafouillard                      - (socchiude la porta dell'« Entrata degli Artisti ». E' in costume Luigi XV; nastri e pizzi, parrucca bionda e pantaloncini corti. A se stesso, dopo aver dato un'occhiata nella hall) E ci sono anche delle persone che non sono ancora a posto! (cerca con gli occhi Fardot; lo scorge e lo chiama) Maestro... pst, pst... caro e illustre maestro, vi cercavo...

Fardot                              - (va verso di lui) Mi cercavate, caro?

Bafouillard                      - Ecco... è per i due versi, i due bei versi che terminano il primo atto... Ho sempre paura di non dirgli abbastanza bene, (declamando) « Oh! voi avete un grazioso neo, marchesa » (natu­ralmente) La marchesa si stupisce, dice: « Un neo? »         (declamando ancora) Un neo, è vero, e di bellezza, Flora! » (naturalmente) Va, così, caro maestro? E' come desiderate?

Fardot                              - (condiscendente) Sì... sì... non c'è male, di­temelo così... non c'è male, piccolo.

Bafouillard                      - Grazie, caro maestro. Ora vado (spa­risce). (Il rumore dei bastoni che battono il pavimento è aumentato. Fardot commina con aria d'importanza. Qualche volta si ferina, si prende la fronte e il mento tra le mani, fa dei grandi gesti come se pronunciasse un discorso).

Mariolle                           - (che ha mandato a posto l'ultimo gruppo di spettatori, alza la testa e sorride sentendo rumore) Ma ce ne sono di Durand là dentro; ce ne sono! (rumore di bastoni) Per tutti i gusti (rumore di bastoni) E quando penso che tutti questi Durand discendono, forse, dallo stesso padre Durand! Che avo, miei avi, quell'avo! (si sente anche: « Il sipario, il sipario! ». Mariolle che stava per chinarsi sulla sua carta posa la matita) La, là, un momento, non arrabbiatevi, Durand! si alzerà il sipario,  (guardando l'orologio) Sono le quattro? Le quattro, sì. Allora suoniamo. (Suoni Dall'altra parte della porta si sente un grandissimo « Ah! » pronunciato da cento bocche).

Fardot                              - (declamando tra i denti, rivolgendosi a un uditorio immaginario) Signori, non so come ringraziarvi del grande onore che m'avete fatto chiamandomi a succedere all'illustre e eminentissimo poeta che è morto. La 37a poltrona... ».

Mariolle                           - (intanto ha messo un po' d'ordine nelle carte che ha sul tavolo prende due carte, che aveva messe da una parte, si volta verso Fardol lo scorge che sta monologando. Ascolta sorridendo) Dì, vecchio, chiedo scusa d'interromperti. Mi sembra che tu stavi dicendo l'esordio del tuo discorso di ricevimento all'Accademia. Ora si presenta qualche cosa abbastanza terra a terra ma abbastanza imbarazzante.

Fardot                              - Dite... controllore?.

Mariolle                           - (a parte) E' straordinario! (a Fardot)  Ecco: c'è un Durand che m'ha detto che aspettava un amico alla poltrona 148... E c'è un altro Durand che aspettava un amico al palco n. 6 Come sapere se dovrò mandare, la prima persona che verrà a chiedermi del signor Durand, alla poltrona 148, o al palco numero 6?

Fardot                              - (mentre Mariolle parlava ha fìnto di no degnarsi d'ascoltarlo. E' andato a socchiudere la  porta della sala. Prima di rispondere a Marioll dice fra sé voltato verso la sala) Molto bene Bafouillard! (declamando) « Annuncia il marchese di Castel Vecchio » (degnandosi finalmente di voltare la testa verso Mariolle), Come dovrai fare?- (alzando le spalle) Ti senti sempre impacciato, povero il mio vecchio! Com'era il tuo primo Durand?

Mariolle                           - (dopo aver fatto un leggero sforzo di memoria) Aspetta che mi ricordi... Era biondo.

Fardot                              - E il secondo?

Mariolle                           - Molto bruno.

Fardot                              - Ebbene non avrai che a dire: « Chiedete del signor Durand? Ah, sì... sì, un signore alto biondo, vero? » Se l'altro ti risponde: «Perfettamente » tu lo mandi alla poltrona 148. S'egli di­cesse: « Ma no, ma no! » Tu mormori: « Scusi, scusi, volevo dire: un piccolo signore bruno » e lo mandi al palco 6. (dopo aver alzate le spalle, guarda ancora in sala, ascolta, approva con la testa, declama) « Ah! dubitate di Satana, della notte, e del giorno, ma non dubitate mai, signora, dell'amore! » (a se stesso): Sarebbe stato un de­litto non farla sentire, quest'opera! (Si sente nella sala la voce di Bafouillard) a Ma non dubitate mai, signora, dell'amore ». Sempre tenendo semi­aperta la porta col piede, Fardot si mette ad ap­plaudire. Degli applausi, poco a poco, partono dalla sala e prolungano i suoi applausi. (Durante quest'ultimo gioco di scena, un signore è entrato nell'atrio correndo, venendo dalla via, ed è venuto a battere sulla spalla di Mariolle che, di­sceso dal suo banco, è un po' indietro da Fardot).

Il signore                         - (a Mariolle con una voce così ansimante che può appena parlare) Il controllore, il con­trollore?... Siete voi?... Siete voi?... Scusate, signore... potreste dirmi se... il signor Durand è in sala?

Mariolle                           - (calmo e sorridente) Credo di sì... Un nore alto, biondo, vero?

Il signore                         - (stupito, non potendo star fermo coi piedi per il nervoso) Biondo? No!

Mariolle                           - Scusate, mi sbaglio. Volevo dire: un piccolo signore bruno.

Il signore                         - (sempre più nervoso) Un signore bruno? Ma no!... E' calvo.

Mariolle                           - (stropicciandosi la fronte) Ah, oh!

Il signore                         - (dopo aver fatto due o tre passi nervosamente si ferma davanti a Mariolle) Insomma, signore, ditemi dove si trova! C'è urgenza! Brucia la sua casa. Io abito dirimpetto a lui. Sono corso ad avvisarlo. Presto! Su, presto, dov'è? Dove?

Mariolle                           - (si gratta la testa ripetendo macchinal­mente « Brucia la sua casa... brucia la sua casa... » A Fardot che ha continuato a dire dei versi nello stesso tempo dei suoi interpreti, a riprodurre i loro gesti, a sorridere con soddisfazione) Dì, che fare?

Fardot                              - (al signore, senza rispondere a Mariolle) Non cosi forte, signore! Recitano. Che cosa? Il si­gnor Durand?... Aspettate tra un atto e l'altro... oppure entrate... entrate piano piano... Guardate lo scorgete. (Cosi parlando si è scostato per lasciar passare il signore ed è venuto sul davanti della scena, al­zando le spalle con disprezzo all'indirizzo del signore).

Il Signore                         - (battendosi le dita e facendo dei grandi scoraggiamento) Aspettare! Aspettare! Non posso aspettare! (avanzandosi, frugando la a cogli occhi, disperato) Non lo vedo! Non lo vedo! (Tutto ad un tratto) Ah, «ì! Laggiù! (sempre più forte malgrado gli sforzi di Mariolle e di Fardot che si sono precipitati su di lui per tentare di farlo tacere) Pst!. Pst!. Pst!... Eh!... Durand... Durand!... Durand!... Brucia la tua casa! Il fuoco! Il fuoco!

(Rumore enorme in sala. Tutti gli spettatori hanno dovuto alzarsi e si pigiano sulla porta della sala, urtandosi, scavalcandosi, volendo prendere più presto possibile la porta della strada. Fardot si precipita davanti agli spettatori che attraversano l'atrio correndo e chiamandosi: Duranti Eh! Durand! Dì qui, Durand! Da questa parte, Durand! Durand! Durand! Durand!...». Li supplica, li scon­giura dì fermarsi. Ordina, grida: «Signore, Si­gnori... Signora! ». Cerca dì mettersi attraverso alla porta, invano. La sala si vuota, l'atrio si vuota..

Fardot                              - (rimasto solo, solissimo con Mariolle, lasciandosi cadere su un divanino mentre il sipario inco­mincia a cadere) Ah! mio Dio, mio Dio!... Perchè non abbiamo invitato i Dupont!...

FINE