Una sorella speciale

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Una sor4ella speciale di Giuseppina Cattaneo

AUTRICE

GIUSEPPINA CATTANEO

         

http://giusicopioni.altervista.org/

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

Codice opera Siae 923416A

TITOLO

UNA SORELLA SPECIALE

COMMEDIA IN DUE ATTI

Personaggi

PIERINA

AGOSTINO

AMBROGIA sorella di Pierina

TERESA sorella di Ernesta

ERNESTA

DINA

MICHELE amico di Agostino

GIACOMO sagrestano

TRAMA

Pierina lavora in casa come sarta e sta sistemando una veste di Suor Palmina. Quando le amiche, la sorella e Agostino la vedono, pensano che abbia deciso di diventare una suora. Agostino, si presenta il giorno successivo vestito da Frate e ....

ATTO PRIMO

Casa di Pierina e Ambrogia. Al centro il tavolo e a destra un attaccappanni, poi a piacere.

La destra e la sinistra è considerata dalla parte del pubblico.

SCENA I

Pierina

PIERINA. (Sta sistemando una maglia di lana) non posso più nemmeno vederle. Chi avrebbe mai detto che fossero così affamate di uomini! Di uomini ... di uno per l’esattezza: il mio. Cioè, quello che avrebbe dovuto diventare il mio uomo ma che per colpa della mia, ora “ex sorella” e delle mie due, ora “ex amiche”, non se ne è più fatto nulla. Le posso anche capire in fondo, il mio Agostino è un bellissimo uomo, muscoloso più non posso, capelli lunghi fino alle spalle, neri e lucenti. Loro hanno le loro colpe ma la persona che mi ha ferito è stato lui, Agostino, il mio ormai “ex spasimante-quasi fidanzato” e di cui non voglio più saperne. Sapete che ha fatto? Ha mandato una lettera d’amore a tutte e tre. Chiamatelo supido! In questo aveva la sicurezza che una delle tre pollastre avrebbe abboccato. Pollastre ... quelle? Quelle sono tre rinoceronti! Ditemi cosa mi manca?! Cosa manca a me per essere una bella pollastra? Comunque ora non ne voglio più sapere di quelle. Basta! E ve lo dimostro ... (mostra una chiave), ho chiuso la porta a chiave in modo che nessuno possa entrare. Sono partite questa mattina presto tutte tre e spero di cuore che qualcuno le abbia rapite. E se purtoppo questo non fosse successo, spero proprio che rimangano vittime di uno di quegli incidenti che capitano ogni giorno. (Sospira) ora dedico il mio tempo al commercio, faccio la sarta in casa. Aggiusto e accorcio quello che capita. E sono a buon mercato.

SCENA II

Pierina e Agostino

AGOSTINO. (Entra da destra vestito da postino) ciao Pierinuccia.

PIERINA. (Al pubblico) non è bello come ve lo avevo descritto? (E’ invece l’opposto. Arrabbiata con Agostino) ti proibisco di chiamarmi con quel vezzeggiativo, non ne sei più degno.

AGOSTINO. Pierina, ti ho spiegato più volte che quella lettera era indirizzata solo a te e non capisco come sia finita nella mani di quelle tre.

PIERINA. Non pronunciare più la parola “lettera” per favore. Per la rabbia ho persino gettato le lettere del primo fidanzato di mia sorella! (Al pubblico) primo e ultimo, dopo il primo appuntamento non si è più fatto vivo. Posso sapere cosa ci fai qui?  

AGOSTINO. Ho con me una lettera.

PIERINA. (Arrabbiata) come? Ancora una lettera? Vattene di qui prima che io ...

AGOSTINO. Non è per te, è per tua sorella!

PIERINA. Ancora? Hai scritto una lettera d’amore a mia sorella e non a me?

AGOSTINO. Ma se mi hai appena detto che non vuoi più nemmeno sentire parlare di lettere! E poi, non l’ho scritta io questa lettera per tua sorella ma una sua amica di Martinengo. (PAESE DELLA PROVINCIA).

PIERINA. Buon per te. E tu com’è che sai queste cose?

AGOSTINO. Ho guardato nella lettera.

PIERINA. E da quando si guarda nelle lettere di altri?

AGOSTINO. Pierina, il postino ha il sacrosanto diritto di sapere quello che consegna. Non voglio incorrere in sanzioni per aver consegnato posta illegale.

PIERINA. (Al pubblico) non ha proprio tutti i torti.

AGOSTINO. (Avvicinandosi con dolcezza) Pierina, mi perdoni?

PIERINA. No! Mai! E ora fuori da casa mia e porta con te quella lettera. (Prende la chiave) e ti chiudo fuori casa così non potrai più metterci naso. (Guarda la chiave e si ricorda di aver già chiuso la porta) scusa, ma tu com’è che sei entrato in casa mia se prima io ho chiuso la porta con questa chiave?!

AGOSTINO. Sono entrato usando questa. (Le mostra una chiave uguale alla sua).

PIERINA. E dove l’hai presa?

AGOSTINO. Da sotto il tappeto davanti alla porta.

PIERINA. (Gliela prende) vattene e non toccare cose che non sono tue.

AGOSTINO. Pierina, io volevo ... (viene interrotto).

PIERINA. Ti ho detto di andartene e vedi di non rivolgermi più la parola. (Lo spinge verso l’uscita).

AGOSTINO. (Mentre esce) ora vado, ma non finisce qui.

PIERINA. Che stupida sono stata a non togliere la chiave da sotto il tappeto. Ora chiudo (esce di scena a destra e rientra subito) e così nessuno potrà disturbarmi. (Procede a sistemare la maglia).

SUONO DI CAMPANELLO

PIERINA. Chi c’è ancora! Chi è?

SCENA III

Pierina e Giacomo

GIACOMO. (Da fuori scena) sono Giacomo.

PIERINA. Arrivo. (Si alza e sta per aprire, quando si ferma) e se non fosse Giacomo ma ancora Agostino? Quello sarebbe capace di tutto. Ma io non mi lascio imbrogliare. Vediamo se è lui. Giacomo, quanti anni hai?

GIACOMO. Scusa? Ma non mi fai entrare?

PIERINA. Si, certo. Però prima rispondi alla mia domanda: quanti hanni hai?

GIACOMO. Non capisco perchè ...

PIERINA. Se vuoi entrare rispondi.

GIACOMO. Va bene, va bene. Ho 53 anni.

PIERINA. 53? Il Giacomo che io conosco ne ha 63 di anni. Vattene Agostino.

GIACOMO. Agostino? Non sono Agostino io ma Giacomo. Apri per favore.

PIERINA. Questo pensa di prendermi in giro. (Alzando la voce) vattene, io non ci casco.

GIACOMO. Pierina, non sono Agostino ma Giacomo. Mi ha mandato Suor Palmina.

PIERINA. Si, certo. Hai 63 anni?

GIACOMO. Ancora! No, non ne ho 63!

PIERINA. E io allora non ti credo.

GIACOMO. Non ne ho 63 perchè ne ho 66! Sei contenta ora?!

PIERINA. Davvero? Allora ti apro subito. (Va ad aprire a destra e lo fa entrare) lo dicevo io che dimostravi più della tua età! Lo dicevo io! (Si avvicina al telefono e compone un numero).

GIACOMO. (Entra con un sacchetto. Non guarda Pierina che sta facendo) ora che sai la verità sulla mia età, gradirei che tu non lo dicessi a nessuno.  

PIERINA. (Parlando al telefono) ciao Genoveffa. Hai visto che avevo ragione? Giacomo ha più di 63 anni! Ti dico che è vero perchè me lo hai detto lui è l’ho qui davanti a me ora.

GIACOMO. (Si avvicina di corsa) ma se ti ho appena detto di non ...

PIERINA. Vuoi che te lo passi?

GIACOMO. (Le chiude la comunicazione premendo il tasto del telefono senza farsi accorgere).

PIERINA. Pronto? Pronto Genoveffa?

GIACOMO. Non c’è più comunicazione? Sarà caduta la linea. A volte succede.

PIERINA. Secondo me non è caduta la linea!

GIACOMO. (Pensando che si sia accorta della sua colpevolezza) non volevo ... solo che ...

PIERINA. Non è caduta la linea perchè secondo me è caduta Genoveffa dopo la mia rivelazione! (Ride) ben gli sta che pensa di sapere tutto di tutto. (Ride).

GIACOMO. (Sollevato, ride anche lui come Pierina) ahhh .........

PIERINA. (Smette di colpo di ridere).

GIACOMO. (Continua a ridere).

PIERINA. Che c’è da ridere?

GIACOMO. (Smette di ridere all’istante) niente.

PIERINA. Non c’è molto da ridere. Barare sull’età!

GIACOMO. Non volevo barare ... è solo che ... qualche anno in meno fa bene allo spirito.

PIERINA. Qualche anno? Ben 13! Chi dice bugie non è degno di essere una persona civile!

GIACOMO. Va beh ... a te non è mai successo di togliere qualche anno?

PIERINA. Mai! Io ho (farfuglia qualcosa che nessuno capisce) anni! E non li ho mai nascosti.

GIACOMO. Scusa? Puoi ripetere che non ho capito?

PIERINA. Ho ... (farfuglia di nuovo) anni! E ne vado fiera.

GIACOMO. Pierina, via troppo veloce, non si riesce a capire nulla.

PIERINA. Giacomo, lo ha capito persino il pubblico e perciò ... (Affrettandosi) e poi dimmi, che sei venuto a fare da me?

GIACOMO. Mi ha mandato ... (viene interrotto).

PIERINA. Fatti guardare ... come sei vestito?

GIACOMO. Sono un giardiniere.

PIERINA. E non fai più il sagrestano?

GIACOMO. Si che faccio il sagrestano. E uno dei compiti del sagrestano è sistemare il giardino delle suore.

PIERINA. Ah. Solo quello delle suore? Non potresti sistemare anche il mio giardino? Nessuno lo vorrebbe a sapere.

GIACOMO. Vuoi che sistemi il tuo giardino?

PIERINA. Si, si, lo voglio si.

GIACOMO. (Ironico) ma io non sono quello che dice bugie e che non è degno di una persona civile?

PIERINA.  (Presa in castagna) e chi lo ha detto?

GIACOMO. Tu prima. E comunque non ho tempo per il tuo giardino, ho sempre tante cose da fare come consegnarti questo abito di Suor Palmina da accorciare. (Lo toglie dal sacchetto e lo consegna a Pierina).

PIERINA. Quanto devo accorciarlo?

GIACOMO. Mi ha detto quattro dita.

PIERINA. Delle mie o delle tue.

GIACOMO. Di cosa?

PIERINA. Delle dita.

GIACOMO. Non sono le mie dita che devono accorciarsi ma il vestito di Suor Palmina.

PIERINA. Ho capito questo, ma che dita prendo per la misura?

GIACOMO. Questo non me lo ha detto.

PIERINA. (Prende l’abito, lo stende sul tavolo e inizia a misurare il fondo con le sue dita) allora, quattro dita dei miei sono così. E se intendesse le tue dita?

GIACOMO. Le mie dita vanno bene così.

PIERINA. Non voglio far nulla alle tue dita. Voglio solo che tu le metta qui e basta.

GIACOMO. Sicura solo quello?

PIERINA. Si, solo quello. Metti qui. (Indica il fondo dell’abito. Gli prende le dita e le mette dove deve). Aspetta qui e non muoverti che vado a prendere ... (si allontana e viene subito interrotta).

GIACOMO. Le forbici no!

PIERINA. Macchè forbici! Solo un gesso per segnare la misura. (Esce a sinistra).

GIACOMO. Fidarsi è bene, non fidarsi è molto meglio. (Alza la voce e di fretta) Pierina devo andare, ho una rosa che (inventa qualcosa lì al momento) ... è depressa e ha bisogno delle mia cure. Torno domani! (Esce a destra).

PIERINA. (Rientra di corsa) ma dove ... vai. Ecco ... e ora che misura uso? Farò un paio di centimetri in più delle mie dita. E se non va bene, darò la colpa al suo sagrestano-giardiniere. (Prende l’abito ed esce a sinistra. Rientra di corsa) devo chiudere a chiave prima che mi capiti qualche altra visita non gradita. (Chiude la porta a destra e poi esce a sinistra).

SCENA IV

Ambrogia, Teresa e Ernesta

AMBROGIA. (Dopo qualche secondo si sente una chiave che gira nella toppa ed ecco entrare le tre donne da destra) come sono stanca!

TERESA. (Entra) che mal di piedi!

ERNESTA. (Entra) solo i piedi? Io non sento più il collo. È ancora al suo posto?

AMBROGIA. (Ironica) no, si è spostato sull’anca.

ERNESTA. È per quel motivo che non me lo sentivo più allora!

TERESA. A me fanno male i piedi (li guarda) e per furtuna si trovano ancora al loro posto.

AMBROGIA. Da quando abbiamo deciso di andare a visitare il mondo, lo sapete che sono dimagrita due chili? 

ERNESTA. Due chili? Come è possibile?

TERESA. Anch’io ne ho persi due.

ERNESTA. E com’è che io invece ne ho messi quattro?

AMBROGIA. Avrai messo i quattro chili che abbiamo perso noi.

TERESA. (La guarda da cima a fondo) secondo me hai messo chili anche di altre persone.

ERNESTA. (Volendo cambiare discorso) queste cose al pubblico non interessano. Parliamo invece del nostro nuovo passatempo: girare il mondo in largo e in lungo, visitare paesi e sculture diverse.

AMBROGIA. Colture diverse, si dice. Quanto tempo della nostra vita abbiamo sprecato a dar retta a mia sorella!

TERESA. Vi ricordate quando facevamo i cruciverbola? Ne abbiamo risolti a centinaia. Eravamo addirittura più brave di chi ha inventato quei cruciverbola, trovavamo parole molto più lunghe delle caselle disponibili!

ERNESTA. E vi ricordate quando andavamo in chiesa a contare le persone che facevano la comunione senza aver fatto la confessione?

AMBROGIA. Che bei ricordi. Ora invece siamo diventate turistiche. E andiamo anche al’estero, lo sapete?

TERESA. Siamo persino andate giù al sud.

ERNESTA. Ti ricordo che il sud è di là. (Indica la destra).

AMBROGIA. Il sud? Il sud si trova di qua e non di lì! (Indica a sinistra).

TERESA. O era su al nord?!

ERNESTA. Ovvio, al nord-nord (indicando in basso). Il sud, è al sud-sud. Come mi piace andare all’esterno.

AMBROGIA. (Sempre al pubblico) sapete fin dove siamo arrivate? Sembrava non dovessimo più arrivare. Abbiamo addirittura trascorso tre notti fuori casa. Siamo andate alle cascate ... del ... Ni ... Nia ... del Serio! (UN FIUME VICINO QUANDO INVECE HANNO LASCIATO INTENDERE LE CASCATE DEL NIAGARA).

TERESA. Che cascate!

ERNESTA. Quanta acqua!

AMBROGIA. Veramente, tre giorni di pioggia come Dio la mandava.

TERESA. (Felice) e questo non è ancora nulla. Siamo andate anche più lontane, al Castello ... Sf ... Sfo ... di Malpaga. (UN CASTELLO VICINO QUANDO INVECE HANNO LASCIATO INTENDERE IL CASTELLO SFORZESCO).

ERNESTA. Ed ora, sapete da dove arriviamo?  

AMBROGIA. (Al pubblico) non lo indovinerete mai!  

TERESA. Siamo appena ritornate dal “Besbò”!

ERNESTA. Macchè “Besbò”! “Respo’” si dice!

AMBROGIA. Voi con l’itagliano non avete niente a che fare. “Estò” si chiama.

TERESA. “Esto”, “Besbo”, “Respo”, insomma, quella manifestazione sul cibo che si tiene a Milano.

SCENA V

Ambrogia, Teresa, Ernesta e Pierina

PIERINA. (Entra in scena da sinistra) mi manca il filo ... (Si ferma perchè vede le tre).

ERNESTA. A continuare a far code, ho persino paura che sia cresciuta la coda anche a me.

PIERINA. (Prendendo le due chiavi che aveva lasciato sul tavolo) ma ... ma come siete riuscite ad entrare? Io ho chiuso la porta a chiave con più mandate.  

AMBROGIA. Siamo entrate con la chiave che stava sopra la porta. (La mostra).

PIERINA. Sopra la porta?

TERESA. Si, sopra la porta.

PIERINA. C’era una chiave sopra la porta?

ERNESTA. Quante volte dobbiamo ripeterlo?!

PIERINA. (Sempre più meravigliata) c’era una chiave sopra la porta?

ERNESTA. AMBROGIA. TERESA.  C’era una chiave sopra la porta!

PIERINA. (Al pubblico) domani cambio la serratura. (Si prende la loro chiave) io con voi non ci voglio parlare.

AMBROGIA. Non capisco il perchè.

PIERINA. (Ironica) il perchè è semplice: eravate intenzionate a portarmi via Agostino.

TERESA. Ma chi lo vuole quello sciocco!

ERNESTA. Non hai capito che volevamo solo divertirci? Purtroppo tu non riesci a capire certe cose.

PIERINA. (La guarda male) che hai detto?

ERNESTA. (Cercando di rimediare) ho detto che fatichi a capire certe situazioni. Ma non è certo per colpa tua.

PIERINA. Preferisco non rispondere e risparmiare il fiato. 

AMBROGIA. Quello si, che ti servirà quando sarai morta.

TERESA. Pierina è talmente forte che non morirà nemmeno quando sarà morta!

PIERINA. (La guarda male) ah si?!

ERNESTA. Pierina, voleva essere un complimento. (Al pubblico) che vi dicevo, non ci arriva. Meglio lasciarla perdere. Ragazze, avete visto quanti padiglioni c’erano? Più di cento.

PIERINA. (Le guarda e poi al pubblico) cento padiglioni? Che sciocche, non vedrò che sono solo in tre? E perciò i padiglioni oricolari che si vedono sono solo sei.

AMBROGIA. Uno più bello dell’altro.

PIERINA. (Al pubblico) proprio belli! Hanno orecchie che sembrano coperchi di pentole!

TERESA. Ricordate quando siamo andate in Germagnia? 

ERNESTA. La Germagnia è veramente bella, non c’è nulla da dire. Ma mai come il Cazachistagn.

AMBROGIA. E il Giappone? Vi ricordate quant’era bello?

PIERINA. (Al pubblico) dov’è che sarebbero andate? In Germagnia, in Giappone e in Caza ... stagn? Ma se le ho viste solo ieri qui! Come possono essere andate in tutti quegli stati? Sono solo delle sognatrici, ecco la vera ragione.

TERESA. Siamo andate poi in Argentina, ma anche in Svizzera. E in Svizzera avevano terminato il sale.

PIERINA. Come?! La Svizzera è rimasta senza sale?

ERNESTA. Si e non solo il sale. Quando noi ci siamo arrivate era rimasti anche senz’acqua.

PIERINA. Anche l’acqua? Come è possibile?!

AMBROGIA. Tutti sono andati in Svizzera e la Svizzera ha consumato tutta l’acqua.

PIERINA. Tutti gli abitanti di Brusa (PAESE PROPRIO) sono andati in Svizzera?

TERESA. Di Brusa ma anche di tutto il mondo.

PIERINA. (Al pubblico) che non ci sia davvero più sale e acqua? Meglio che faccia una bella scorta.

ERNESTA. E l’Austria? Era tutto un bosco.

PIERINA. Come ... “tutto un bosco” ?!

AMBROGIA. Si, è “tutto un bosco”.

PIERINA. (Al pubblico) cribbio ma cosa sta succedendo in tutti questi stati? Prima la Svizzera senza acqua e sale, ora l’Austria che è diventato “tutto un bosco” ...

TERESA. E la Russia?

PIERINA. Anche la Russia? Ah, perchè siete andate anche in Russia?

AMBROGIA. Si, certo. In quella ci siamo andate nel pomeriggio.

PIERINA. Oggi pomeriggio in Russia? (Al pubblico) con il freddo che fa in Russia in questo periodo! Queste sono impazzite. È meglio che me ne vada così non le sento più. Raccontate un mare di sciocchezze! (Esce a sinistra).

ERNESTA. A proposito di Russia, lo sapevate che il mese scorso il suocero della Galina si è ucciso?

AMBROGIA. Il suocero della gallina?

TERESA. Io non sapevo che le galline si potessero sposare.

ERNESTA. Non quelle galline, ma Galina, la moglie del Cornacchia, che proviene dalla Russia.

AMBROGIA. Vuol dire che allora è morto il vecchio Cornacchione. Era da parecchio tempo che non viveva quì. Perchè si è suicidato?  

TERESA. Una grande tragedia quella di arrivare a togliersi la vita.

ERNESTA. Altrochè! E dato che viveva da solo, i familiari non si sono accorti subito della tragedia ma dopo tre giorni. Avreste dovuto vedere la loro reazione quando è arrivata la bolletta del gas da pagare! Sono disperatissimi.

AMBROGIA. Si è ucciso col gas della cucina?

TERESA. E ti credo che sono disperati, con quello che costa il gas al giorno d’oggi!

ERNESTA. Ambrogia, era tuo coscritto?

AMBROGIA. Si, aveva sessantacinque anni. (ADEGUARE GLI ANNI AGLI ATTORI).

TERESA. Come sessantacinque? Ma tu non sei del quarantasei?

ERNESTA. Esatto lei è del quarantasei. Ambrogia, ti ricordo che tu hai settant’anni suonati e non sessantasei!

AMBROGIA. È vero! Ma siccome sono anni che nessuno mi chiede più l’età, mi sono fermata a sessantasei anni.

TERESA. Anche a me nessuno più chiede l’età.

ERNESTA. A te non lo chiede più nessuno perchè sei sempre tu che lo dici prima!

AMBROGIA. (Guarda l’orologio) ragazze! Alle cinque avevamo il treno per andare a vedere “I Tre Sassi” di Montello, (QUALCOSA DI CARATTERISTICO IN UN PAESE VICINO) sono quasi le cinque e mezza!

TERESA. Dobbiamo correre, siamo in super ritardo. E io non voglio perdermi quel tipo reperto archilogico.

ERNESTA. Andiamo, presto!

AMBROGIA. Se ci sbrighiamo forse riusciamo a prendere lo stesso treno, con i ritardi che hanno!

ERNESTA. Ferme! Siete sicure che il treno partisse alle cinque?

AMBROGIA. Ecco, controlla i biglietti. (Li passa a Teresa prima).

TERESA. Si, si, c’è scritto alle cinque. Correre ragazze!

ERNESTA. Ferme! Qui c’è scritto che è valevole tre giorni, e perciò abbiamo tutto il tempo.

AMBROGIA. Ah beh, se è così ...

TERESA. Fai vedere anche a me.

ERNESTA. (Mostra i biglietti).

TERESA. Allora ho tempo per passare a casa mia a prendere il cappello, non vorrei prende un’insulazione.

AMBROGIA. Montello, arriviamo! (Escono a destra).

SCENA VI

Michele e Agostino

MICHELE. (Dopo qualche secondo entra Michele piano, piano) non c’è.

AGOSTINO. (Ha con se un sacchetto con delle garze, mutandoni e corpetto) ricordi tutto quello che devi dirle?

MICHELE. E perchè proprio io? Io devo andare a provare la mia nuova moto! Brrrr... brrrrrr .... (Imita la moto) veditela tu! (Sta per uscire a destra).  

AGOSTINO. (Lo va a riprendere) Michele fermati! Ho bisogno di te, non puoi farmi questo.

MICHELE. Io non sono in grado di dire a Pierina quello che vuoi. E quelle paroline dolci te le puoi scordare, solo a pensarle mi si alza la glicemia.

AGOSTINO. Ma non le dici per te, le dici per me, è diverso. E sarà la mia glicemia che si alzerà.

MICHELE. Io non voglio rivolgerti tutti quei complimenti non sono veri! E poi non me li ricordo. Parlale tu, a casa la mia Zuzuchì che mi aspetta! Brrrr ......... brrrrr......!

AGOSTINO.  Non posso rivolgerglieli da solo, non mi crederebbe.

MICHELE. E perchè dovrebbe credere a me?

AGOSTINO. Perchè si. Tu devi parlarle bene di me e vedrai che lei si lascerà convincere. Succede sempre così quando si parla bene di qualcuno a un’altra persona.

MICHELE. Quando si parla bene di qualcuno a un’altra persona ... che cos’è, uno scioglilingua?

SCENA VII

Michele, Agostino e Pierina

PIERINA. (Entrando da sinistra) se ne sono andate per ...

AGOSTINO. Arriva! (Dice ciò mentre Pierina sta entrando. Ha giusto il tempo di nascondersi dietro l’attaccapanni).

PIERINA. ... fortuna. Michele, che ci fai qui?

MICHELE. Ecco io ...

AGOSTINO. (Piano per non farsi sentire da Pierina) dai, diglielo.

MICHELE. (Piano a Agostino) fossi matto.

PIERINA. (Che sentirà sempre solo ciò che Michele dice) cosa mi hai detto? Che io sono matto?

MICHELE. No, non tu, è Agostino che è matto perchè vuole ... (si ferma perchè capisce che non deve proseguire).

PIERINA. Agostino? Quello non è solo matto, ma stupido, scemo, noioso ... devo andare avanti?

MICHELE. No, no, ho capito e sono perfettamente d’accordo. Se fosse qua gli direi anch’io. (Alza la voce in modo che Agostino senta) Agostino, è matto, stupido, scemo ...

PIERINA. ... (anche lei dice lo stesso a voce alta) e noioso. (Sempre a voce alta) e perchè stiamo urlando?

MICHELE. (Sempre a voce alta) non lo so. Però possiamo smettere se vuoi.

PIERINA. (Sempre a voce alta) si, meglio smettere di urlare o altrimenti i miei vicini mi mandano i carabinieri.

AGOSTINO. (Gli suggerisce) dille che io l’amo.

MICHELE. (Normale a Agostino) non ci riesco.

PIERINA. Come non ci riesci? Ci stai riuscendo, stai parlando a voce normale.

MICHELE. Oh si certo. Devo parlarti di Agostino ma non riesco. È questo che volevo dire che non riesco.

PIERINA. Agostino? Ancora Agostino? Non voglio più sentire parlare di lui! E so che tu sei un suo amico di “merende” e che sei uguale a lui se non peggio. Io certa gente non la voglio in casa mia e perciò va via, imbroglione di un disgraziato. E ricordati che in casa d’altri, si suona il campanello prima di entrare! Allontanati dalla mia vista, mi sembra persino di vedere lui, di sentirne l’odore, di sentirne la presenza.

MICHELE. Io ... io ... voglio solo il mio enduro (motocicletta)!

PIERINA. ... duro? Screanzato che non sei altro! Dici a me certe cose pur sapendo che sono singola!

AGOSTINO. (Piano) dille che l’amo.

MICHELE. No.

PIERINA. No? Vuoi dirmi che non smetti di usare certe parole? Esci di qua screanzato, digraziato, brutto, maleducato ...

MICHELE. Ti amo.

PIERINA. (Si ferma all’istante) come? (Al pubblico) non è poi così male guardandolo bene. (Con dolcezza) davvero tu mi ...

MICHELE. Io? Io no, non sono pazzo!

PIERINA. (Risentita) con questo che vuoi dire?

AGOSTINO. (Piano) dille che io l’amo e che non posso vivere senza di lei.

MICHELE. No! Io voglio andare dalla mia trasmissione e dalla mia frizione!

PIERINA. (Al pubblico) trasmissione e frizione? E che importa a me della tua trasmissione preferita e chi ti friziona i capelli!

AGOSTINO. (Piano) dille ciò che sento o la prossima volta che ti incontro in moto ti getto a terra.

MICHELE. Va bene, parti allora.

PIERINA. Oh, finalmente, vai e ricorda di non tornare più perchè non sei gradito qui.

AGOSTINO. (Piano) Pierina, il cuore di una persona batte per te.

MICHELE. Pierina, il cuore di una persona batte per te.

PIERINA. Davvero? O mi stai di nuovo prendendo in giro?

AGOSTINO. No. È la verità.

MICHELE. No. È la verità.

SUONO DI VIBRAZIONE DEL CELLULARE DI AGOSTINO

AGOSTINO. L’amore che prova questa persona è più grande del cielo. (Poi risponde al cellulare piano).

MICHELE. L’amore che prova questa persona è più grande del cielo.

AGOSTINO. (Con una voce bassa ma che si capisce) pronto? Ora non posso rispondere ...

FINO ALLA FINE DELLA SCENA, AGOSTINO PARLA AL CELLULARE E NON SI ACCORGE DI CIO’ CHE SUCCEDE E DI CIO’ CHE COMBINA SUGGERENDO.

PIERINA. Più grande del cielo? Anche del mare?

AGOSTINO. Ma bene, ma sbrigati. Sentiamo ...

MICHELE. Si. Penso di si. (Alza di nuovo la voce) è più grande del mare?

AGOSTINO. (Voce al solito, rispondendo al cellulare) si, è più grande dello scatolone.

MICHELE. (Pensa che stia suggerendo) si, è più grande dello scatolone.

PIERINA. Più grande dello scatolone? L’amore che prova questa persona per me ... è più grande di uno scatolone?

MICHELE. Di uno scatolone? Chi ha detto uno scatolone?

PIERINA. Tu hai detto di uno scatolone.

MICHELE. Si, ma uno scatolone che contiene ... un amore, ma un amore che ... (alza la voce come per chiedere aiuto a Agostino) un amore che ...

AGOSTINO. Che testa di rapa sei?

MICHELE. Che testa di rapa sei?

PIERINA. Io sono una testa di rapa? Come ti permetti?!

AGOSTINO. Non a te testa di rapa!

MICHELE. Non a te testa di rapa!

PIERINA. Ah, volevo ben dire. Prima mi parli d’amore e poi ...

AGOSTINO. ... e poi ti prendo a schiaffi!

MICHELE. E poi ti prendo a schiaffi.

PIERINA. (Si allontana) mi vuoi prendere a schiaffi?

MICHELE. No, no, non volevo dire questo ...

AGOSTINO. Va beh, non piangere ora.

MICHELE. Va beh, non piangere ora.

PIERINA. E chi sta piangendo?

MICHELE. Non stai piangendo?

PIERINA. No, non sto piangendo.

MICHELE. (Alzando la voce per farsi sentire da Agostino) non sta piangendo ...

AGOSTINO. Non mi interessa, non mi interessa.

MICHELE. Non mi interessa, non mi interessa.

PIERINA. Ah si, mi dici che qualcuno mi ama, mi dici testa di rapa, mi dici che vuoi prendermi a schiaffi e poi mi dici che non ti interessa?

MICHELE. Ecco io ... non capisco come ...

PIERINA. Capisco io molto bene che se non te ne vai subito di qui, chiamo la polizia!

MICHELE. (Gira intorno al tavolo) Pierina, non è colpa mia, non è colpa mia!

PIERINA. Zitto! Stai zitto e vai via!

MICHELE. (Mentre esce a destra) io volevo solo andare con la mia brrrrrrrrrrrrrrrrr.

PIERINA. Non ho ancora capito per quale motivo tu sia venuto qui. Penso sia meglio andare a sistemare il vestito o non lo finirò più. Ci mancava anche Michele! Eppure dovevo fare qualcosa qui ... (Esce a sinistra).

AGOSTINO. (Sempre parlando al cellulare) quando arrivo controllo io. (Chiude il cellulare, esce dall’attaccapanni e si guarda in giro) ma dove sono finiti?

MICHELE. (Entra da destra dopo aver controllato che Pierina non ci sia) ma che diavolerie mi hai suggerito?

AGOSTINO. Io? Ma se non ho nemmeno cominciato? Che è successo?

MICHELE. Mi stai prendendo in giro? Mi hai suggerito frasi che l’hanno fatta scappare, altro che amore!

AGOSTINO. Io? Io stavo rispondendo al telefono!

MICHELE. Appunto!

AGOSTINO. Non le hai detto che l’amo?

MICHELE. All’inzio si, ma poi tu mi hai suggerito frasi come ... (lo guarda) lasciamo perdere. Agostino, devi trovare un’altra strada con Pierina ... non so ... devi inventarti qualcosa.

AGOSTINO. (Pensa) passerò al piano B.

MICHELE. Cioè?

AGOSTINO. Ho portato con me alcune cose che avrei dovuto usare nel caso non avesse funzionato il piano A.

MICHELE. E qual’era il piano A?

AGOSTINO. Tu.

MICHELE. Molte grazie. Se avessi saputo che ero un “piano” ti avrei fatto passare subito al secondo. E quale sarebbe il secondo piano?

AGOSTINO. (Toglie dal sacchetto delle garze) il piano B è: fasciarmi le braccia e le gambe.

MICHELE. Come? Devo fasciarti ...

AGOSTINO. Si, si, fasciami tutto. (Gli mostra come).

MICHELE. Sopra i ... vestiti?

AGOSTINO. Si si, e sbrigati.

MICHELE. Se va bene a te. (Inizia a fasciarlo e lo farà in modo simpatico).

MICHELE. Ecco fatto. Ora me ne vado e non farmi sapere se dovrai usare il piano C. Io vado a provare la mia nuova moto! Brrrrrrrrrrrrr ... (esce a destra).

PIERINA. (Entra da sinistra) ecco che cosa dovevo fare, chiudere la porta a chiave prima che entri ... (vede Agostino) ... qualcuno.

SCENA VIII

Pierina e Agostino

AGOSTINO. Aiha, aiha. Che dolore! Che dolore!

PIERINA. Agostino, cosa ti è successo?

AGOSTINO. Vedi come mi sono ridotto?

PIERINA. Cosa ti è successo?

AGOSTINO. Un’auto mi ha investito mentre venivo da te.

PIERINA. Che disgrazia! L’autista si è almeno fermato?

AGOSTINO. Si. E poi è anche tornato indietro.

PIERINA. Perchè non ti sei fatto portare all’ospedale?

AGOSTINO. Certo che ci sono andato, vedi le fasciature?

PIERINA. (Si avvicina) vedo ... ma ... perchè ti hanno fasciato sopra i vestiti?

AGOSTINO. Ecco ... il fatto è che ... le infermiere avevano un pò fretta perchè in pronto soccorso c’erano parecchi pazienti. Quanti pazienti e quanto sangue dappertutto!

PIERINA. Brrr ... fortuna che non c’ero io. Dimmi il nome dell’ospedale così se mi sento male non ci vado.

AGOSTINO. Ah, l’ospedale ... certo. È ... il Bolognini di Seriate. (UN OSPEDALE VICINO). Per fortuna non devo sostenere nessuna spesa medica, paga tutto il tipo della moto.

PIERINA. Il tipo della moto? Di che moto stai parlando?

AGOSTINO. Del tipo della moto che mi ha investito.

PIERINA. Ma non ti ha investito un’auto?

AGOSTINO. (Capendo di aver sbagliato) si, in principio era un’auto ma poi mi è venuto addosso un’altro tizio con la moto.

PIERINA. Anche un tizio con la moto?

AGOSTINO. Si, proprio.

PIERINA. E chi dei due ti ha portato all’ospedale?

AGOSTINO. Quello della moto.

PIERINA. Sei andato in ospedale con la moto?

AGOSTINO. No Pierina. Quello della moto mi ha portato in ospedale con l’auto del primo che mi ha investito. Chiaro?

PIERINA. Ma certo! E il proprietario dell’auto?

AGOSTINO. Lui è venuto in ospedale con la moto.

PIERINA. Ah. (Al pubblico) che siano parenti?

AGOSTINO. Comunque Pierina, non devi preoccuparti di nulla, all’ospedale Maggiore (ALTRO OSPEDALE) mi han detto che va tutto bene.

PIERINA. Ospedale Maggiore? Ma non eri andato al Bolognini di Seriate?

AGOSTINO. (Fra sé) memoria, memoria! (A Pierina) certo. Prima sono andato a quello di Seriate e dato che c’era moltissima gente e sangue dappertutto, mi hanno portato a quello di Bergamo.

PIERINA. Ti ha portato il tipo della moto o quello dell’auto?

AGOSTINO. (Pensa) han fatto un pezzo di strada ciascuno.

PIERINA. E come ti hanno curato là?

AGOSTINO. Hanno eseguito subito i raggi ... e poi mi hanno messo una fascia in testa. Pierina, anche là, c’era sangue dappertutto.

PIERINA. Una fascia in testa? E dov’è?

AGOSTINO. (Si tocca. Fra sé) la fascia! 

PIERINA. Scommetto che ti ha portato a casa il tipo della moto!

AGOSTINO. Esatto, proprio così. E tu come lo sai?

PIERINA. Se tu fossi tornato a casa col tipo dell’auto, non l’avresti persa.

AGOSTINO. È vero. Tu sei troppo intelligente, non ti scappa nulla.

PIERINA. Ciò non toglie però che io sia ancora arrabbiata con te (al pubblico) anche se un po’ mi dispiace tutto fasciato come si trova ...

AGOSTINO. Al di là di tutti i miei guai, sono venuto da te perchè ho questi vestiti da sistemare. (Toglie dalla borsa mutandoni e corpetto).

PIERINA. E cosa sarebbero ...?

AGOSTINO. Sono un paio di mutandoni e anche il ... (viene interrotto).

PIERINA. Ma ... ma ... metti via subito quei cosi perchè io ... io non ti sistemo nulla.

AGOSTINO. Pierina c’è solo un buchetto in zona cavallo.

PIERINA. No, al cavallo no!

AGOSTINO. Perchè al cavallo no?

PIERINA. Perchè io sono ancora una signorina e non sono sposata.

AGOSTINO. Si ma, questo è solo un paio di pantaloni.

PIERINA. Per te sono solo pantaloni, invece per me sono ... (non sa che dire) e comunque io quelle cose non te le sistemo perchè ... non voglio. E poi ti ricordo che sono sempre arrabbiata con te a causa della lettera.

AGOSTINO. Pierina, non fare così, vedi anche tu come sono ridotto.

PIERINA. Non me ne importa. E vai da qualcun altro a sistemare quelle cose ... vergognose. Quando ti ho conosciuto avevi tutti i difetti del mondo, ma non quello di essere screanzato! (Lo accompagna alla porta).

AGOSTINO. Pierina, io non sono ... (Esce a destra).

PIERINA. Esci per favore. Esci! (Sola) per fortuna ho ancora il santo vestito della suora da sistemare. Ma prima chiudo a chiave. (Esce un attimo a destra, rumore di chiave e poi rientra subito). Non vorrei essere di nuovo disturbata da persone sgradite. (Esce a sinistra a mettersi l’abito da suora. Sul tavolo tutte le chiavi).

 

SCENA IX

Pierina, Ambrogia, Teresa e Ernesta

ERNESTA. (Rumore di chiave che si gira nella toppa. Entrano da destra tutte e parlano fra loro) d’accordo, mi sono sbagliata!

AMBROGIA. Per fortuna durava tre giorni!

TERESA. E così ora dobbiamo aspettare fino a domani per vedere I Tre Sassi di Montello.

ERNESTA. E domani saremo in stazione alle quattro e mezza per non perdere il treno.

AMBROGIA. È meglio andarci alle quattro così scegliamo i posti migliori.

TERESA. I posti migliori per cinque minuti di viaggio?

PIERINA. (Entra vestita da suora) come avete fatto ad entrare di nuovo?

ERNESTA. (Si guarda in giro e vede la suora) buongiorno. (Alle amiche) avete sentito anche voi la voce di Pierina?

AMBROGIA. Buongiorno. Si, è la voce di mia sorella, ma non la vedo.

TERESA. Infatti, non c’è. Riverisco. (Piano alle amiche) perchè c’è una suora in casa ...

PIERINA. Mi state prendendo in giro? Non mi sembra di essere trasparente.

ERNESTA. (Vede che è Pierina vestita da suora e ha un piccolodi mancamento)

AMBROGIA. (Vede che è Pierina vestita da suora e ha un piccolo di mancamento).

TERESA. (Vede che è Pierina vestita da suora e ha un piccolo di mancamento).

PIERINA.Vi state prendendo gioco di me come al solito.

ERNESTA. Pierina ...

AMBROGIA. Mia sorella ... (Prendere un oggetto in ferro che si trova in casa e lo tiene in mano).

TERESA. ... una s.............? (Toglie l’oggetto in ferro dalle mani di Ambrogia e se lo tiene in mano lei).

ERNESTA. Ssssssss ... (Toglie l’oggetto in ferro dalle mani di Teresa e se lo tiene in mano lei).

AMBROGIA. Ssssssssss ................?

TUTTE E TRE SI CONTENDONO L’OGGETTO E LO TENGONO STRETTO.

SCENA X

Pierina, Ambrogia, Teresa, Ernesta e Agostino

AGOSTINO. (Entra in scena da destra) Pierina, ho perso un bottone dalla camicia, questo me lo puoi sistemare. (La vede vestita da suora) Pierina! Cos’hai fatto!?

PIERINA. (Si gira) madonna santissima in cielo ... e in terra! Vi siete messi d’accordo tutti vero? Non avete proprio dentro nulla in quella cosa che si trova sul collo e che si chiama testa?! (Esce).

AGOSTINO. Pierina ...

ERNESTA. Sssssssss .........

AMBROGIA. Mia sorella ...

TERESA. Suora!

SIPARIO

ATTO SECONDO

Casa di Pierina e Ambrogia.

SCENA I

Ambrogia

AMBROGIA. (Sta passeggiando avanti e indietro con una chiave inglese in mano) non capisco ... chi avrebbe potuto pensare che a causa nostra ... nostra? Volevo dire, a causa di Ernesta e di Teresa, che mia sorella si è fatta “sorella”. Era già una sorella e non era necessario farsi suora.

SCENA II

Ambrogia e Ernesta

ERNESTA. (Sofferente con una chiave inglese in mano da destra) posso entrare in codesta casa dove è ubicata una s............

AMBROGIA. Come parli Ernesta? Parla come mangi. Abita qui suor Pierina? Che effetto chiamarla così!

ERNESTA. E io invece non riesco nemmeno a chiamarla s................ vedi che non riesco? S ............. s.................. s.............. Non ce la faccio! Che sia una forma di allergia alle s............?

AMBROGIA. E da quando?

ERNESTA. Da quando ho visto la mia amica cambiare sponda.

AMBROGIA. Sponda? E che sponda sarebbe? Sinistra o destra?

ERNESTA. Sponda ... di centro. Le hai parlato?

AMBROGIA. Non ho voluto vederla, sono ancora troppo sotto shock.

SCENA III

Ambrogia, Ernesta e Teresa

TERESA. (Entra da destra in casa con una chiave inglese in mano) ragazze ho fatto tutto quello che mi avete chiesto, non dobbiamo far altro che andare a prenderla a casa di Dina dopo che sua sorella gliela avrà portata.

ERNESTA. Teresa non voglio sentire la parola “sorella” per favore.

AMBROGIA. Speriamo di capire qualcosa di più con la ... (viene interrotta).

TERESA. E lei ... dov’è?

AMBROGIA. È di la, ma non chiedermi niente perchè non l’ho voluta vedere.

ERNESTA. Secondo me la colpa di tutto questo, è nostra. Cioè, volevo dire vostra. Le avete portato via il suo amato Agostino! Se almeno fosse un bell’uomo! (Al pubblico) io dubito persino che sia un uomo!

AMBROGIA. Pierina, c’entri anche tu sai?

TERESA. Ragazze, basta ora, ormai quello che è fatto è fatto.

ERNESTA. Ma perchè proprio s....................

AMBROGIA. S-u-o-r-a!

TERESA. Che fai Ernesta?

ERNESTA. Sono allergica a quel nome.

AMBROGIA. Suora ... ma vi ricordate che in altri tempi addietro in ogni famiglia c’era una suora?

TERESA. È vero, tutti hanno avuto, una “zia suora”.

ERNESTA. Una zia ma non un’amica “s.............”

AMBROGIA. TERESA. Suora!

ERNESTA. Frate! Perche non si è fatta “frate” che non sono allergica a questo nome?!

AMBROGIA. Gli uomini si fanno frate, non le donne.

TERESA. Ambrogia, ma tu sai che tipo di suora sia tua sorella?

ERNESTA. Spero di cuore che sia una suora di clausura così non la vediamo più.

AMBROGIA. Come può essere una suora di clausura se vive con me!

TERESA. Secondo me, con quell’abito sembra una suora Orsolina.

ERNESTA. Non dire sciocchezze. Che c’entrano gli orsi con Pierina?!

AMBROGIA. È vero, Pierina ha paura degli orsi.

TERESA. Ragazze, ho trovato! È una Suora delle Carmelitane Scalze!

ERNESTA. Teresa, Pierina le indossa le scarpe. E ieri le aveva.

AMBROGIA. A dir la verità, indossa più spesse le ciabatte.

TERESA.  E le calze, le indossa?

ERNESTA. A sembra di si!

AMBROGIA. Si, si, e a volte, mette anche i calzettoni sopra le calze.

TERESA. Se le cose stanno così, non può assolutamente essere una Carmelitana Scalza. E se fosse una Suora di Sant’Anna?

ERNESTA. Ma siamo a Brusa?! (PAESE) Come può essere di Sant’Anna!

AMBROGIA. Mia madre, mi parlava spesso di sua zia suora che era dell’ordine delle Suore Benedettine Olivetane.

TERESA. Io non le ho mai sentite.  

ERNESTA. Olivetane? A tua sorella piacciono le olive?

AMBROGIA. No, per nulla.

TERESA. Allora non può essere un’Olivatana.

ERNESTA. Però le piacciono i sottaceti!

TERESA. Ragazze, ho trovato! Suora Sacramentina!

ERNESTA. Eh no! Io non ho mai sentito Pierina dire ... (viene interrotta).

AMBROGIA. (Tristemente) suor ... Pierina.

TERESA. (Tristemente) hai ragione, ora è una suora.

ERNESTA. (Si muove tutta) smettetela di pronunciare quel nome!

AMBROGIA. E comunque non può essere una Suora Sacramentina, perchè io non l’ho mai sentita bestemmiare nemmeno una volta.

TERESA. Ma che tipo di suora sarà?

SCENA IV

Ambrogia, Ernesta, Teresa e Pierina

PIERINA. (Entrando da sinistra e parlando fra sé. Guarda verso il pubblico e la gonna) penso che la misura ora vada bene. Non la controllo più o troverò senz’altro qualcosa che non va,

ERNESTA. È qui! (Va a prendere un oggetto in ferro che trova in casa e lo tiene in mano assieme all’altro).

AMBROGIA. Oh Signur! Volevo dire, o Madonna-Suora! (Va a prendere un oggetto in ferro che trova in casa e lo tiene in mano assieme all’altro).

TERESA. Non è un sogno! (Va a prendere un oggetto in ferro che trova in casa e lo tiene in mano assieme all’altro).

PIERINA. (Le vede e vede i suoi oggetti in mano alle tre donne) ma ... ma ... cosa state facendo? Quegli oggtti non sono vostri! (Si dirige verso ciascuna, glieli prende e li sistema al loro posto. Al pubblico) io non capisco cosa succede a queste. Oltre a rubarmi il fidanzato ora vogliono portarsi via anche i soprammobili. E poi, che cosa se ne faranno di tutte quelle chiavi inglesi che tengono in mano?

ERNESTA. Pierina ... ti posso chiamare ancora Pierina? Ho un’allergia ...

AMBROGIA. Anch’io se non ti dispiace continuerei a chiamarti Pierina, siamo cresciute insieme!

TERESA. Finchè non riveli l’ordine a cui appartieni, io ti chiamo Pierina.

PIERINA. (Le guarda, guarda il pubblico, per due-tre volte. Al pubblico) secondo voi, io sono impazzita o solo da ricovero in clinica sichiatrica?

ERNESTA. Pierina, ci dici quando lo hai deciso?

PIERINA. (Al pubblico) deciso? Ora è diventato un affare di stato accorciare un vestito da suora!

AMBROGIA. A me avresti dovuto dirlo.

PIERINA. (Al pubblico) avrei dovuto dirle che dovevo accorciare il vestito di Suor Palmina?

TERESA. È per colpa nostra?

PIERINA. Come può essere colpa vostra?! È stata la suora che l’ha voluto.

ERNESTA. (Alle amiche) avete sentito? È devota ad una s..............

AMBROGIA. Suora? Ma, la chiamata non viene dall’alto? (Guarda in alto).

PIERINA. Chiamata?! Dall’alto?!

TERESA. Certo, dall’alto. (Guarda in alto).

ERNESTA. Ovvio, dall’alto. (Guarda in alto).

PIERINA. (Si mette anche lei a guardare in alto. Al pubblico) io non vedo nulla e non sento nessuno che mi chiama. Voi avete sentito qualcosa?

AMBROGIA. Allora, se non è colpa nostra, si può sapere quando lo hai deciso?

PIERINA. (Pensa e si gira dall’altra parte. Fra sé) allora, Suor Palmina tramite Giacomo mi ha commissionato ieri pomeriggio intorno alle cinque l’accorciamento del suo abito. O erano le sette?! Facciamo la metà e accontentiamo tutti. (Si gira, alle tre) 18 ore fa.

TERESA. 18 ore? Solo?

PIERINA. 16, 14, non ricordo con precisione! Che precisine! Come siete pignole oggi!

ERNESTA. Non possiamo far nulla per convincerti a tornare indietro?

PIERINA. Deve andare bene così come è, la stoffa è finita nell’immondizia.

AMBROGIA. (A Teresa) di che stoffa sta parlando?

TERESA. (A Ambrogia piano) è un modo di dire. È la stessa cosa di quando si dice che una persona ha “la stoffa” per diventare un campione. Un campione ... una suora. Lei ha la stoffa per diventare suora. Tutto ti si deve sempre spiegare! 

ERNESTA. E ti trovi bene con quella “stoffa”?

PIERINA. (Contenta) lo potete vedere anche voi, la misura è più che giusta.

AMBROGIA. (Piano a Teresa) di che misura sta parlando?

TERESA. (Piano a Pierina) di che misura sta parlando?

ERNESTA. (Piano alle due) è una suora fatta su misura! Ogni suora ha le proprie misure e lei ha la sua misura.

AMBROGIA. (A Pierina) non metto in dubbio che la tua misura sia giusta, però devo confessare che ce l’hai sempre avuta un pò troppo lunga.

PIERINA. Troppo lunga? Dite che sia ancora troppo lunga?

TERESA. (Piano a Ambrogia) cosa le vai a dire?! (A Pierina) no, no, va bene così.

ERNESTA. Pierina, magari sei solo caduta in un crisi esistensiale. Oppure sei solo sull’orlo della crisi ... 

PIERINA. Orlo? C’è qualcosa che non va all’orlo? Lo sapevo che c’era qualcosa che non andava e non mi va di fare brutte figure. Vado subito a controllare. (Esce a sinistra).

AMBROGIA. A volte fatico a capirla. Come ora. Comunque, spero che ci ripensi e che ritorni sui suoi passi.

TERESA. Lo spero davvero, qualche volta ho come l’impressione che non sia più così presente con la testa.

ERNESTA. Ricordo come se fosse ieri quanto litigavamo e ci stuzzicavamo a vicenda.

AMBROGIA. Era proprio ieri sai?

TERESA. Ragazze, ora andiamo da Dina.

ERNESTA. Si, è vero, andiamo. (Esce a destra).

AMBROGIA. Andiamo e speriamo di capirne qualcosa di più. (Esce a destra).  

TERESA. Sbrighiamoci allora. (Esce a destra).

SCENA V

Pierina e Agostino

PIERINA. (Entra in scena da sinistra) per fortuna se ne sono andate. Mi hanno detto che l’orlo non andava bene! Me se l’orlo non ha nulla! Lo potete vedere anche voi che è perfetto. Meglio che vada subito a chiudere la porta a chiave prima che quelle tre ritornino. (Vede Agostino entrare) ... Agostino! (Ha un piccolo mancamento).

AGOSTINO. (Entra da destra vestito da Frate) Pierina ... scusami Pierina ...

PIERINA. Agostino, che ti è successo?

AGOSTINO. Ora mi chiamo ... Fra ... Agostino.

PIERINA. (Disperata) perchè Agostino?! Perchè ... Frate?!

AGOSTINO. Perchè volevo starti vicino anche in questa occasione.

PIERINA. (Al pubblico sempre disperata) si è fatto frate perchè non l’ho perdonato! (A Agostino) sono molto dispiaciuta Agostino.

AGOSTINO. Io al contrario sono felice.

PIERINA. Ma a me non hai minimamente pensato?

AGOSTINO. Certo! Tutti i santi giorni.

PIERINA. Santi ... (Al pubblico) il mio Agostino Frate.

AGOSTINO. Ti piaccio con l’abito talare?

PIERINA. Si, anche se ti preferivo in borghese.

AGOSTINO. (Si sistema la corda).

PIERINA. (Al pubblico) ce n’era uno a cui piacevo ... “uno” di numero, e si è fatto Frate! Sono veramente sfortunata!

AGOSTINO. Pierina ... posso chiamarti ancora Pierina? Non riesco a smettere.

PIERINA. Ma si certo. (Al pubblico) mi ha sempre chiamato Pierina!

AGOSTINO. Pierina, sei bella anche vestita così.

PIERINA. Grazie! (Al pubblico contenta) avete sentito che gentile? Gli piaccio anche con l’abito di Suor Palmina.

AGOSTINO. Solo dopo averti vestita da Angelo ho capito quale fosse la mia volontà: quella di Dio.

PIERINA. (Si guarda le spalle a destra e a sinistra) Angelo? (Al pubblico) forse voi vedete meglio, mi son cresciute le ali? Agostino, sei sicuro, Angelo?

AGOSTINO. Si, Angioletto mio. (Si sistema sempre la corda).

PIERINA. (Al pubblico) questo non torna più indietro, vede Angeli dappertutto! Fra qualche anno lo vedremo in parte a Dio. E io rimarrò zitella a vita!

AGOSTINO. Lo so che vi chiamano anche “pinguino”, ma io con te non mi permetterei mai.

PIERINA. Pinguino a me? Avete sentito? Pinguino a me che soffro tanto il freddo persino da riscaldare l’acqua che bevo! 

AGOSTINO. “Angelo” non ti va bene, “pinguino” nemmeno se scherzo, posso sapere come devo chiamarti?

PIERINA. Con il mio nome di battesimo.

AGOSTINO. Pierina, ti posso chiedere dove svolgi gli Esercizi Spiritosi?

PIERINA. Mah, non saprei, però quando andrò ... e lo so anch’io che ci devo andare, perchè fa bene, molto bene e ne ho bisogno ... penso che gli esercizi li svolgerò ... in palestra.

AGOSTINO. Quando vai, chiamami che vengo anch’io. E poi, hai mai pensato di andare in Missione?

PIERINA. In Missione? (Al pubblico) è scoppiata una guerra e mi hanno arruolato? (A Agostino) e tu come lo sai? Hanno arruolato anche te?

AGOSTINO. A me intanto non me lo hanno ancora proposto.

PIERINA. E perché a te no e a me si invece che sono una donna?

AGOSTINO. Non so il perchè, presumo che dipenda dall’ordine. Io sono Francescano. Tu invece?

PIERINA. Agostino, se tu sei Agostino, come puoi essere Francescano? Al massimo, Agostino-Francesco. 

AGOSTINO. Io non me ne intendo molto e perciò ... penso che tu abbia ragione, Agostino-Francesco. Tu invece?

PIERINA. Io, cosa?

AGOSTINO. Quale ordine.

PIERINA. Ordine?

AGOSTINO. Ma si, quale ordine!

PIERINA. Lo vedi anche tu l’ordine che c’è qui da me, vero? E ti ricordo che sono io che svolgo le pulizie e non mia sorella.

AGOSTINO. (Al pubblico) si è fatta Suora, ma non capisce niente come quando era zitella.

PIERINA. Agostino, sono molto contenta che tu abbia trovato la tua strada nel Signore, però ... non avresti dovuto illudermi come hai fatto.

AGOSTINO. Pierina, cosa dici? Ho fatto tutto questo proprio per non lasciarti mai, per dimostrarti il bene che ti voglio.

PIERINA. (Al pubblico) non ha capito niente, si è fatto Frate ma è stupido come prima.

SCENA VI

Pierina, Agostino e Michele

MICHELE. (Vestito da motociclista) è permesso ... a sei qui Agostino, c’è Giacomo che ti sta ... Agostino! Tu ... tu ... (Meravigliato nel vederli con l’abito talare).

AGOSTINO. ... si io.

MICHELE. Tu sei davvero un ...

AGOSTINO. ... si io ...

MICHELE. Anche tu Pierina?

PIERINA. Io ... (al pubblico) io ... cosa?

MICHELE.  Anche tu Pierina ...

PIERINA. (Al pubblico) Agostino gli ha detto di si, glielo dico anch’io. (A Michele) si anch’io.

MICHELE. (Al pubblico) che stia vivendo un incubo?! Pierina, dammi un pizzicotto per favore che mi devo svegliare.

PIERINA. Un pizzicotto ... a te? Non ci penso proprio, io non pizzico nessuno. Io non faccio certe cose, io sono una donna per bene. 

AGOSTINO. Io invece si, a me piace pizzicare le donne come te.

PIERINA. Agostino! Cosa dici?

AGOSTINO. (Ricordandosi dell’abito che indossa) una volta, una volta facevo certe cose ma ora non so nemmeno più come si dia un pizzicotto ad un uomo.

MICHELE. Va beh, quante storie per un pizzicotto, me lo do da solo. (Se lo da) ahia! (Si gira e li vede ancora tutte e due) questo è un sogno interminabile, non se ne vuole andare!

PIERINA. Ma tu sei un motociclista?

MICHELE. Mi piace andare in moto. Brrrrrrrrr ......... (Al pubblico) è un sogno intelligente però.

PIERINA. Agostino! È il motociclista che ti ha investito! (Aggredendolo contro lui) delinquente!

MICHELE. Io sono Michele, quello di ieri. Diglielo anche tu Agostino. Sono qui solo perchè Giacomo sta cercando Agostino per ...

AGOSTINO. (Teme ciò che sta per rilevare e perciò asseconda Pierina) delinquente! Sei proprio tu quello che mi hai investito con la moto e mi hai portato all’ospedale con la macchina!

MICHELE. Di che macchina parli? (Al pubblico) non mi piace questo sogno, voglio svegliarmi!  

AGOSTINO. Non mentire, ti ho riconosciuto!

MICHELE. Agostino ... Pierina ... ma sono Michele ... l’amico vostro!

AGOSTINO. Io non ho amici che mi investono!

PIERINA. E perché non sei stato attento che non perdesse la benda attorno alla testa mentre lo riportavi a casa?

MICHELE. La benda in testa? Agostino, salvami tu.

AGOSTINO. Esci da qui o verso io del sangue!

MICHELE. Me ne vado, me ne vado e non mi vedrete più! (Esce a destra).

PIERINA. Che imbroglione a fingere di non conoscere la sua vittima.

AGOSTINO. È vero!

PIERINA. Non ci si può fidare più di nessuno. (Al pubblico alludendo a Agostino) nemmeno di chi ti corteggia ci si può fidare. Ti tradisce con ... Dio.

AGOSTINO. Che facciamo ora?

PIERINA. Non so tu, ma io ho del lavoro arretrato.

AGOSTINO. Va bene, tornerò più tardi.

PIERINA. (Al pubblico) perché tornare, tanto, ormai ... non possiamo ...

AGOSTINO. Ciao Pierina, Ciao. (Esce a destra).

PIERINA. Ciao. Insomma ... in un modo o nell’altro, non me ne va bene una con Agostino. E si che non fatto pipì in chiesa. E’ UN MODO DI DIRE IN DIALETTO BERGAMASCO. (Esce a sinistra).

SCENA VII

Ambrogia, Ernesta, Teresa e Dina

DINA. (Entra da destra con una scatola) ecco la vostra scatola.

ERNESTA. Grazie, ma non era necessario portarla fin qui.

AMBROGINA. Anche perché è da un pò di tempo che ti stiamo cercando ...

TERESA. ... da te.

DINA. Scusate, avevo capito che quando mia sorella me l’avesse portata, io, avrei dovuto, a mia volta portarla da Ambrogina.

ERNESTA. Ci siamo capite male. Comunque, grazie per averla portata.

DINA. Nessun problema. (Non simuove e non parla).

AMBROGINA. (Vede che non se ne va) beh, grazie allora.

DINA. (Che non se ne va) ci mancherebbe altro.

TERESA. Ciao e grazie.

DINA. È stato un piacere.

ERNESTA. Se adesso ci vuoi scusare ... (Indiandole la strada d’uscita).

DINA. Oh si certo. Vi dispiace se mi fermo? Per chi la usate?

AMBROGINA. La useremo ... per chi?

TERESA. La vogliamo usare per sapere se la sorella di Erne ... (viene interrotta).

AMBROGINA. ... Ermenegilda. Se la sorella di Ermenegilda, ha ... ha ...

TERESA. ... ha ... vinto al lotto.

DINA. Davvero Ermenegilda ha vinto al lotto?

ERNESTA. No. Non lo sappiamo e con questa vogliamo scoprirlo.

DINA. Mi posso fermare e sentire la risposta?

AMBROGINA. TERESA. ERNESTA. No.

TERESA. ... nel senso che ... preferiremmo di no, perché ... perchè ...

ERNESTA. ... perchè ... in presenza di tre persone non da nessun segno.

DINA. Davvero?

AMBROGINA. Eh si, purtroppo si, nessun segno. Però, quando avremo saputo tutto, sarai la prima ad essere informata. Saprai se Ermengilda ha vinto al lotto e anche quanto.

DINA. Subito però.

TERESA. Subitissimo, stai tranquilla.

DINA. (Sta per andare ma poi si ferma e le guarda) perdonate, posso sapere perchè tenete in mano tutte quelle chiavi inglesi?

ERNESTA. Che chiavi?

DINA. Quelle che tenete in mano e che non lasciate mai. 

AMBROGINA. Ah queste. Queste si, sono chiavi ch a noi ... a noi ...

TERESA. ... a noi servono ... ecco, servono perchè ...

ERNESTA.  ... perchè dobbiamo tenere in allenamento i muscoli delle braccia. (Si mette ad alzare la chiave e poi ad abbassarla).

AMBROGINA. (Che farà subito lo stesso) esatto, dobbiamo modellare i muscoli delle nostre braccia.

TERESA. (Che farà subito lo stesso) e dopo aver muscolorizzato le braccia, passeremo ad altro. Mi sento proprio bene.

DINA. Perchè non usare i pesi che usano tutti?

ERNESTA. Giammai! Noi non vogliamo omologarci.

AMBROGINA. Assolutamente no.

DINA. Beh, allora vi lascio. (Vede che le tre procedono nello svolgere gli esercizi) però se continuate non sapremo mai se Ermenegilda ha vinto al lotto.

TERESA. Chi?

DINA.  Come chi? Ermenegilda.

ERNESTA. Si certo, Ermenegilda. È vero ragazze, smettiamo e concentriamoci sulla sfera.

DINA. Vi aspetterò con ansia. (Escea destra).

AMBROGINA. Ci mancava anche Dina.

TERESA. Avete davvero intenzione di dire a Dina ciò che scopriamo su Pierina?

ERNESTA. Non ci penso proprio. Noi fingeremo di nulla e le inventeremo che Ermenegilda non ha vinto al lotto.

AMBROGINA. Si, così chiudiamo questa storia con quella curiosona.

TERESA. Domani andremo a casa sua a dirle questa bugia, così ce la leviamo subito dai piedi.

ERNESTA. Se Ermenegilda sapesse ciò che abbiamo inventato su di lei!

AMBROGINA. Ragazze, sbrighiamoci prima che arrivi mia sorella. Voi sapete come si usa?

TERESA. Io no, ma immagino che Ernesta sappia leggere.

ERNESTA. Vorrei credere che sappia leggere! Anche se mi hanno promossa a cotechini, fino alla terza ci sono arrivata.

AMBROGIA. Non parlavo di leggere ... ma leggere quella ... cosa ... qua dentro.

TERESA. E sbrigati ad aprire. Voglio proprio vedere dal vivo come sia una sfera di cristallo che prevede il futuro.

ERNESTA. Stai calma. Ti ricordo che sono cose delicate e che pesano. Si deve maneggiare con cura. (Toglie dalla scatola una boccia per i pesci).

AMBROGIA. È così che sono fatte le sfere di cristallo che vedono il futuro?

TERESA. A me da più l’impressione di essere una boccia per pesci.

ERNESTA. La sorella di Dina non ci aveva forse avvisato che questo era un nuovo modello di sfera? Non ve lo ricordate?

AMBROGIA. Si, lo ha detto. Se volete che vi dica la mia, per me, è una boccia di seconda scelta.

TERESA. Io sono sempre più convinta che sia una boccia per pesci. La forma è quella.

ERNESTA. Teresa con questa noi vedremo il futuro di Pierina. È una vera sfera, fidati. 

AMBROGIA. Teresa, non parlare se non conosci l’argomento. Tu, non sai nulla sulle sfere di cristallo.

TERESA. Si, però conosco tante cose sui pesci!

ERNESTA. Smetti. E ora cosa dobbiamo fare?

AMBROGIA. Perchè tu non lo sai?

TERESA. Non guardate me che io so cosa mangiano i pesci.

ERNESTA. (Guarda nella scatola) ci sono incluse le istruzioni ragazze! Siamo a cavallo!

AMBROGIA. A cavallo? Nelle istruzioni c’è un cavallo? Sarà ... un pony, semmai!

TERESA. Come ci potrà stare un cavallo nelle istruzioni! (Al pubblico) casomai ... un pesce.

ERNESTA. (Legge le istruzioni) stendere sotto la sfera un telo nero. Ambrogia hai un telo nero?

AMBROGIA. No, nero non ce l’ho. Ho un telo mare bianco però.

TERESA. Tu hai un telo mare bianco? Ma se non hai mai visto il mare! Come puoi avere un telo da mare?!

AMBROGIA. Perchè? È obbligatorio andare al mare per avere in casa un telo da mare?

TERESA. È come se io avessi ... la bicicletta e poi... mi muovo a piedi!

AMBROGIA. Hai ragione. Infatti tu hai “due” biciclette a casa ma te ne vai sempre in giro a piedi.

ERNESTA. Serve qualcosa di nero altrimenti non se ne fa nulla.

AMBROGIA. Ho questo golfino nero. Pensi che possa andare bene?

TERESA. Ernesta, dice che si può usare un golfino?

ERNESTA. Qui non dice niente.

AMBROGIA. Beh, io penso che se non si potesse usare un golfino nero sarebbe stato scritto?

TERESA. E certo, sarebbe stato scritto si. Ma dato che non c’è scritto allora va bene.

TUTTE E TRE. (Le tre stendono il golfino in modo simpatico e lo allargano molto bene).

ERNESTA. Bene. Ora servono ... qui c’è scritto ... “mettere tre candele”.

AMBROGIA. Tre candele del motorino?

TERESA. Macchè tre candele del motorino! Ernesta, controlla, c’è scritto “candele del motorino”?

ERNESTA. Allora ... no, non c’è scritto che devono essere candele del motorino perché ... (viene interrotta).

TERESA. Ambrogia, tu non colleghi mai il cervello alla bocca. Non possono essere tre candele del motorino perchè servono tre candele dell’automobile! Eppure hai la patente!

AMBROGIA. Io non ne sono convinta.

TERESA. Ernesta, c’è scritto che non devono essere candele dell’automobile?

ERNESTA. No, non c’è scritto che non devono essere candelle dell’automobile perchè ... (viene interrotta).

TERESA. Se non c’è scritto vuol dire che sono candele dell’automobile. Cosa fareste senza di me!?

ERNESTA. Stavo dicendo che non sono candele dell’automobile perchè c’è scritto che servono candele di cera. Le hai Ambrogia?

AMBROGIA. Ma perchè chiedete tutto a me? Voi non avete nulla?

TERESA. Siamo a casa tua! E poi, come vedi, noi non ci portiamo dietro candele e teli neri!

ERNESTA. Ambrogia, se vogliamo vedere il futuro di tua sorella, con la speranza di scoprire che ritornerà zitella come era prima, dobbiamo seguire alla lettera ciò che è scritto. 

AMBROGIA. Va bene, ho capito. (Sta per entrare a sinistra ma si ferma e ritorna) candele di cera però io non ne ho.  (Ricordandosi) però ho in casa tre lampadine.

TERESA. Tre lampadine? Ernesta, dice qualcosa contro l’uso di lampadine?

ERNESTA. Ora controllo ... qui non dice che non si possano usare lampadine ... però parla di candele mai usate. Questo si, mai usate. Sono nuove le lampadine?

AMBROGIA. Si che sono nuove, quelle esaurite le rifilo a mia sorella. (Con tenerezza) sorella ... sorella in tutto e per tutto! (Va a prendere le lampadine a sinistra).

TERESA. E anche questa è sistemata. Ora cosa succede?

ERNESTA. Succede che (legge): “per vedere il passato, il presente e il futuro” dobbiamo essere a digiuno. 

AMBROGIA. (Rientra con le tre lampadine e ha bocca un panino).

TERESA. Ambrogia, butta via immediatamente quel pane!

ERNESTA. (Si alza e glielo toglie).

AMBROGIA. Cosa state facendo? Siete impazzite! (Al pubblico) mi rubano il pane dalla bocca!

TERESA. Non puoi mangiare ora!

ERNESTA. È per il bene di tua sorella.

AMBROGIA. Mia sorella? E che c’entra mia sorella se mangio un panino imbottito con pane e salame?

TERESA. Non devi mangiarlo perchè ... (viene interrotto).

AMBROGIA. ... devo imbottirlo con il prosciutto forse?

ERNESTA. Non devi mangiare nulla! Tu non provi affetto per tua sorella!

AMBROGIA. Va bene, va bene. Mangerò un panino non imbottito. (Sta per andare a sinistra).

TERESA. Dove stai andando? Fermati! Tu non capisci, se vogliamo usare la sfera, o quello che sembra ...

ERNESTA. ... dobbiamo essere a digiuno. 

AMBROGIA. A diguno? È da troppo tempo che io sono a digiuno! È da troppo tempo che non vedo nemmeno l’ombra di un ... (viene interrotta).

TERESA. Digiuno dal cibo Ambrogia. Da cibo! Non stavi forse mangiando?

AMBROGIA. Ah, si, vero.

ERNESTA. Metti qui quelle lampadine e andiamo avanti. (Sistemano le lampadine). Ora non ci resta che mettere le mani sopra il telo nero ... volevo dire ... sopra il golfino nero, chiudere gli occhi, la bocca e concentrarsi.

AMBROGIA. State attente allora a non stropicciarlo troppo.

ERNESTA. Stai tranquilla che non si rovinerà. Chiudere la bocca.

AMBROGIA. E non possiamo dire nulla?

TERESA. Come si può parlare tenendo la bocca chiusa?! Silenzio!

ERNESTA. Zitte e concentrazione.

TUTTE E TRE ZITTE PER 4 SECONDI.

AMBROGIA. (Inizia a tossire).

TERESA. (A denti stretti) silenzio!

ERNESTA. Ssssssshhhh!

AMBROGIA. (Sottovoce) scusate ho avuto un colpo di tosse che non sono riuscita a trattenere. È da qualche giorno che sento la gola infiammata e così ... (viene interrotta).

TERESA. Chiudi quella bocca!

ERNESTA. Sssssssssssshhhhhhhhhhhhhh!

TUTTE E TRE ZITTE PER 4 SECONDI.

AMBROGIA. (Starnutisce).

TERESA. (Stanca) vuoi stare in silenzio?

AMBROGIA. Non solo la gola mi da fastidio ma ho anche un prurito incredibile ... (viene interrotta).

ERNESTA. Zitte! State concentrate!

TERESA. Ambrogia ora basta o non so cosa ti faccio!

AMBROGIA. Scusate, scusate. Ora mi sconcentro.

TUTTE E TRE ZITTE PER 4 SECONDI.

TERESA. (Soffia il naso) scusate, scusate, non succederà più.

TUTTE E TRE ZITTE PER 6 SECONDI.

ERNESTA. Ragazze, voi vedete quello che vedo anch’io?

AMBROGIA. Tu tieni gli occhi chiusi e vedi qualcosa? Che non mi sia concentrata bene?

TERESA. Possiamo aprirli?

ERNESTA. Senz’altro! Guardate, guardate dentro la sfera dalla parte di destra. Vedete ciò che vedo io? Controllo le istruzioni per sapere il significato.

AMBROGIA. (Guarda dentro) mah, io vedrei ... proprio un bel niente.

TERESA. Certo che c’è! Guarda lì a sinistra che si vede bene. Io lo vedo bene.

AMBROGIA. Ma non era a destra?

TERESA. (Che non vede niente e non vuole farlo capire) certo, a destra ma dalla tua parte. Dalla mia è a sinistra, ovvio.

ERNESTA. Qui dice: immagine a destra della sfera, buone influenze.

AMBROGIA. Buone influenze?

TERESA. Non sapevo che prendersi l’” influenza” fosse una cosa buona.

ERNESTA. Non quel tipo di influenza! “Buone influenze”, significa che Pierina è circondata da brave persone e per bene.

AMBROGIA. Come noi.

TERESA. (Ironica) infatti, volevamo tutte e tre rubarle il suo quasi- fidanzato!

ERNESTA. Silenzio! Guardate qui! Questo è inconfondibile, vedo un cuore. Un cuore! Ora controllo il significato.

AMBROGIA. Un cuore? (Piano a Teresa) Teresa, tu vedi un cuore?

TERESA. (Piano a Ambrogia) io per niente! A me sembra un pesce!

ERNESTA. Prosperità! 

AMBROGIA. Piosperità?

TERESA. Posperità?

ERNESTA. Si-si, prosperità.

AMBROGIA. Ah. Ma è una bella cosa o brutta?

TERESA. Come può essere una cosa brutta, un segno di cuore! Un cuore significa ... significa ... te lo dice ora Ernesta che significa.

ERNESTA. Che stupida! Ho letto la riga sbagliata, il cuore non significa “prosperità”. Vedere un cuore vuol dire: “esperienza di un grande amore”.

AMBROGIA. “Un grande amore”?

TERESA. Ma non si è fatta suora? Mi state dicendo che anche le suore possono sposarsi e che noi non lo sapevamo ancora?

ERNESTA. Voi due a volte dite cose senza senso. A volte ... lasciamo perdere. Le ssssssssssssssss, quella parola di cui sono allergica, ecco, quelle come la Pierina, hanno trovato “l’esperienza di un grande amore” ... nel Signore. Avete capito ora?

AMBROGIA. (Dopo che Ambrogia e Teresa si sono guardate) nel signore?

TERESA. E lo conosco io quel signore?

ERNESTA. Il Signore! Il Signore che andiamo a pregare in chiesa!

AMBROGIA. Ah, quel Signore. Avevo capito che Pierina avesse incontrato un altro tipo di signore.

TERESA. Infatti, un signore un pò più terreno. Ci siamo forse leggermente confuse.

ERNESTA. L’avrei scommesso. Ferme! Guardate, guardate nel mezzo della sfera, non sembra anche a voi un “volatile”? (Controlla le istruzioni).

AMBROGIA. Un volatile? (Guarda nella sfera) a me sembra tutto fuorchè un uccello.

TERESA. (Guarda anche lei) io non mi sbilancio perchè sapete già cosa ricorda a me.

ERNESTA. Allora ... “volatile” ... “volatile” ... sorprese! La Pierina avrà delle sorprese.

AMBROGIA. L’abbiamo avuta noi la sorpresa quando l’abbiamo vista!

TERESA. Al di la di tutto però questa sfera non ci ha ancora predetto nulla sulla sorte di Pierina.

ERNESTA. Come no? Non abbiamo detto: “buone influenze”? “Esperienza di un grande amore e volatile”?

AMBROGIA. Si certo. Vorresti dire allora che Pierina ha una buona influenza presa da un volatile che era un suo grande amore?

TERESA. E l’esperienza dove la metti?

AMBROGIA. L’esperienza l’aveva il volatile!

SCENA VIII

Ambrogia, Ernesta, Teresa e Giacomo

GIACOMO. (Vestito da imbianchino con un pennello in mano) permesso ... scusate, c’è per caso Agostino? Mi han detto che lo avrei trovato qui.

ERNESTA. Mi dispiace ma come vedi non c’è. Stai attento a non sporcare nulla.

GIACOMO. Scusate, ho appena finito di dipingere il corridorio delle suore.  Lo voleva il ... (vede la boccia) che bella sfera. È una sfera vera?

AMBROGIA. Verissimissima! Questa prevede il futuro. Quando lo prevede.

GIACOMO. Perchè non lo ha ancora predetto?

TERESA. Per il momento no.

GIACOMO. Io sono un appassionato di queste cose, anche se io ho approfondito più che altro la lettura delle carte.

ERNESTA. Se sono scritte, tutti sono capaci di leggerle!

GIACOMO. Ti stai confendendo, sono carte speciali ...

AMBROGIA. I tarocchi?

GIACOMO. No, carte da briscola.

TERESA. Si riesce a sapere il futuro anche dalle carte per giocare a briscola?

GIACOMO. Specialmente con quelle. Guarda caso, ho un mazzo di carte, se volete ...

ERNESTA. Si si che vogliamo.

GIACOMO. Ditemi che vi serve sapere.

AMBROGIA. Allora, ci serve sapere se mia sorella smetterà presto di essere suora.

GIACOMO. (Meravigliato) tua sorella Pierina si è fatta suora?

TERESA. Non sua sorella Pierina, ma l’altra sorella. (Piano alle due) meglio non dirgli niente, o lo va a dire a raccontare a tutto il paese.

GIACOMO. L’altra sorella?

ERNESTA. Si, l’altra sorella.

GIACOMO. Tu Ambrogia, oltre a Pierina hai un altra sorella?

AMBROGIA. Si, ho una sorella ... che ...

TERESA. ... è sempre in viaggio.

GIACOMO. In che senso è sempre in viaggio?

ERNESTA. Con la scusa che è una suora la destinano ad uno stato o ad un altro.

GIACOMO. E ... come mai in paese non si è mai vista da piccola?

AMBROGIA. Perché ... era suora anche da piccola.

GIACOMO. Era suora anche da piccola?

TERESA. Si, certo, ha iniziato giovanissima ad essere suora.

ERNESTA. Quanti hanni aveva?

AMBROGIA. Aveva set ... (le amiche le fanno cenno di abbassare l’età) cinq ... tre anni! Quando è andata suora aveva tre anni.

GIACOMO. È per questo allora che io non l’ho conosciuta, sono arrivato qui solo da tren’anni. (Ricordandosi di quello che appena ha sentito) tre anni suora? Come è possibile?

ERNESTA. ... è possibile quando senti la chiamata. Non ci sono suore e frati che hanno sentito la chiamata in là con gli anni? Ecco, lei invece l’ha sentita in qua con gli anni, a tre.

AMBROGIA. (Fingendosi triste di questo accaduto) e a causa di questo distacco prematuro, io e mia sorella abbiamo sofferto intensamente per anni e soffriamo tutt’ora.

GIACOMO. E non l’avete mai più rivista?

TERESA. Mai più. Da subito ha iniziato a girare il mondo e non si è ancora fermata.

GIACOMO. Girava già il mondo? Ma siete sicure? Non è che ... (viene interrotto).

ERNESTA. (Volendo distoglierlo dall’argomento) dicevi che sai leggere le carte ...

GIACOMO. (Sorridendo) oh si, sono la mia passione.

TERESA. Puoi allora sapere quando quella suora smette di fare la suora?

GIACOMO. Vuoi dire la sorella di Ambrogia e Pierina?

TERESA. Si ... ma nelle tue carte, vedi la suora o la sorella?

GIACOMO. Posso vedere ciò che voglio.

ERNESTA. Allora meglio guardare la suora. Giusto?

GIACOMO. Giusto.

AMBROGIA. Inizia allora.

GIACOMO. (Mescola le carte e ne gira tre e le appoggia sul tavolo) tre di bastoni, asso di bastoni, cavallo di bastoni. Ahi (fa una smorfia).

TERESA. Brutte notizie?

GIACOMO. Bruttissime.

ERNESTA. (Al pubblico) con tutti quei bastoni, ci credo!

GIACOMO. Questa suora, troverà sulla sua strada tre bastoni di legno.

AMBROGIA. Capisco ...

GIACOMO. E un pò più avanti vedo un altro bastone sulla sua strada.

TERESA. Credo di vederlo anch’io.

GIACOMO. Poi vedo un uomo a cavallo con un bastone.

ERNESTA. Lo avevo immaginato Ambrogio.

GIACOMO. (Gira altre tre carte) uno di spade, tre di coppe e sette di spade. Ahi (fa una smorfia).

AMBROGIA. Immagino che non ci sia niente di buono. Forse quel tre di denari ...

GIACOMO. Andiamo in ordine, non deconcentratemi per favore. Non è semplice interpretare le carte, sapete? Allora ... uno di spade ... sulla sua strada incontrerà una spada.

TERESA. (Al pubblico) sarà la spada nella roccia.

GIACOMO. E poi troverà tre coppe sulla sua strada.

ERNESTA. Tre coppe di quelle che si vincono, tre coppe quelle insaccate o tre coppe di gelato?

GIACOMO. Silenzio! Ho detto tre coppe e tre coppe sono. Poi vedo sette spade.

AMBROGIA. E perciò ...

GIACOMO. E perciò ... cosa? Vi ho già detto tutto.

TERESA. (Al pubblico) sarei stata capace anch’io di leggere le carte così.

GIACOMO. Ora vado, devo occuparmi ancora di una faccenda per le suore.

ERNESTA. Si, si vai e (ironica) e grazie per l’aiuto.

GIACOMO. Non c’è problema, quando volete, chiamatemi. (Esce a destra).

AMBROGIA. Bell’aiuto ci ha dato!

TERESA. E adesso siamo al punto di partenza.

ERNESTA. Non proprio, abbiamo ancora la sfera.

SCENA IX

Ambrogia, Ernesta, Teresa e Pierina

PIERINA. (Entra da sinistra vestita normalmente e con in mano il vestito da suora).

TUTTE E TRE FANNO PER ANDARE A PRENDERE I SOPRAMMOBILI IN FERRO DI PIERINA MA POI SI FERMANO.

TERESA. Pierina!

ERNESTA. Che scandalo!

AMBROGIA. Una Suora senza la veste!? Che indecenza! Che spudorata! Che svergognata!

TERESA. Ambrogia, anche se è “in borghese” ricordati che è sempre tua sorella.

PIERINA. Che state dicendo? A cosa serve quella boccia dei pesci? Che state combinando?

TERESA. Che vi avevo detto che era una boccia dei pesci?! Altro che “volatile”!

ERNESTA. (Non volendole rivelare nulla) niente!

AMBROGIA. Niente di niente!

PIERINA. Allora, mi volete dire che fate in casa mia con quella boccia? Sputate il rospo.

AMBROGIA. Rospo, volatile ...

TERESA. ... pesci ... si salvi chi può!

PIERINA. Non starete combinando qualcosa di losco vero?

ERNESTA. Niente losco e niente rospo! È solo che (sta inventando) ... dato che Teresa ha in casa un bel pesce ... parecchio grosso ... e così ... e così ... stavamo prendendo le misure alla boccia per controllare se faceva il suo caso. (Fingono di misurarla).

PIERINA. Per il suo pesce vorrai dire.

AMBROGIA. Si certo, il pesce di Teresa che non vola. È importante che non sia un volatile. Dicevi Teresa la misura del tuo pesce ...

TERESA. Il mio pesce?

ERNESTA. Si certo, il tuo p-e-s-c-e. Non il “volatile” ma il pesce che hai pescato ... nel Serio. (UN FIUME VICINO). 

AMBROGIA. Era il Serio o l’Oglio? (ALTRO FIUME VICINO).

PIERINA. Da quando vai a pescare Teresa? E di che volatile state parlando?

TERESA. Pescare? Volatile? Chiedilo a loro che sapranno risponderti sicuramente.

ERNESTA. (Cercando di distogliere Pierina dall’ascoltare le risposte) comunque Teresa, dalle misure penso proprio che il tuo Pasquale ci stia comodo.

PIERINA. Pasquale? E chi sarebbe questo Pasquale?

AMBROGIA. Non chiederlo a me perchè di Pasquali io non ne conosco.

TERESA. Ah, ma nemmeno io.

ERNESTA. Ma non si chiama Pasquale il tuo pesce Teresa? Perdonale Pierina, le conosci anche tu. A volte si perdono.

PIERINA. A volte?

AMBROGIA. (Sempre fingendo) è vero Ernesta, hai ragione. Scusate, non so perché ma ero convinta che si chiamasse ... Natale. 

TERESA. (Al pubblico) se almeno avessi un pesce!

PIERINA. Pasquale, Natale, volatile, mi state facendo diventare scema. A proposito di scemo, avete saputo di Agostino?

ERNESTA. (Pensando che stia per morire) no! Mi stai dicendo che Agostino ... (fa le corna).

PIERINA. Si, Agostino ...

AMBROGIA. Agostino? Come mi dispiace.

TERESA. Così, presto rimarremo senza postino? Ora che ho preso l’abbonamento al L’Eco (QUOTIDIANO)?

ERNESTA. C’era da immaginarselo, ultimamente aveva una faccia preoccupante! 

AMBROGIA. Se doveva capitare a qualcuno, meglio che sia capitato a lui che a me. E quando lo vedrò, lo ringrazierò.

TERESA. Spero proprio che non muoia questa settimana perchè è allegata la rivista “Come vivere fino a 120 anni”.

ERNESTA. Davvero? Interessante! Teresa, dopo la passi a me quella rivista?

AMBROGIA. Anch’io la voglio leggere. Anch’io voglio vivere con voi fino a 120 anni.

PIERINA. (Al pubblico) io preferirei di no. (Alle tre) fermatevi, state dicendo solo sciocchezze!

AMBROGIA. Ecco, lo sapevo che non poteva essere vero: la rivista non c’è. Mi sembrava troppo bello.

PIERINA. Non parlo della rivista ma del fatto che Agostino non deve morire.

TERESA. Il mio abbonamento è salvo!

AMBROGIA. Sono sempre gli stessi quelli fortunati!

ERNESTA. Che delusione.

PIERINA. Agostino si è fatto Frate!

TERESA. Anche lui!?

ERNESTA. Che si tratti di un’epidemia?! (Tutte e tre si scostano da Pierina).

AMBROGIA. Spero proprio di non essere stata contagiata.

PIERINA. Di che epidemia state parlando? Chi altro poi si sarebbe fatto Frate?

TERESA. Tu!

PIERINA. Io mi sono fatta Frate? Voi state impazzendo!

ERNESTA. Non Frate tu, sei una donna!

AMBROGIA. Certo però, cara sorella, avresti potuto potevi prepararci alla tua volontà ed evitarci così la brutta sorpresa.

TERESA. Dal momento che sono sempre stata la tua “amica del cuore” avrei gradito un altro trattamento da te.

PIERINA. Amica del cuore? Ma se anche tu come loro volevi rubarmi Agostino? O te o sei già dimenticata?

ERNESTA. Adesso basta con questa storia! Ora che sei sposata, dovresti riuscire a perdonare le persone che in vario modo ti hanno ferita.

PIERINA. Ferma, ferma!? Io ... sposata?

AMBROGIA. Ma si, col Signore, si dice così ora.

TERESA. E sei già in “peccato” non indossando la veste.

PIERINA. Ma ... ma ... (al pubblico) io non riesco proprio a seguirle, che siano tutte e tre possedute?

SCENA X

Ambrogia, Ernesta, Teresa, Pierina e Agostino

AGOSTINO. (Entra da destra) permesso ...

ERNESTA. Parliamo del diavolo ed eccolo apparire ... (viene interrotta).

AGOSTINO. Diavolo? Cosa stai dicendo Ernesta, non si scherza su queste cose.

AMBROGIA. Agostino ... anche tu ... la chiamata ... ce lo ha appena svelato mia sorella Pierina.

TERESA. Pierina ... noi ci ostiniamo a chiamarla col suo nome di battesimo quando invece dovremmo imparare a chiamarla Suor Pierina.

AGOSTINO. (Triste) lo so purtoppo, è faticoso anche per me.

PIERINA. Come-come? Suor ... Pierina? Di che state parlando?

ERNESTA. Io non dico nulla perchè sono allergica.

AMBROGIA. Pierina, non c’è nulla di male a farsi chiamare Suora, ma se ti fa più piacere continueremo a chiamarti solo Pierina. Noi lo preferiamo senz’altro.

PIERINA. Io ... suora?

AMBROGIA. Eh si, e le suore, che io sappia, indossano il vestito che gli è stato imposto.

TERESA. Infatti, non si è mai vista una suora che porta il vestito sul braccio anzichè addosso.

AGOSTINO. Può capitare di svestirsi ragazze, è anche lei una persona comunque.

PIERINA. Non capisco ... il vestito ... sul braccio ... e non indossato... (guarda il vestito che tiene in mano). Ora ho capito!

ERNESTA. Alla buon ora! (Guarda in alto e come se parlasse con Dio) non l’hai aiutata a migliorare.

PIERINA. Ho capito che voi quattro non avete capito un bel niente. Io non sono una suora!

AMBROGIA. Oh Signur, è una Frate travestito!

AGOSTINO. Tu ... non sei ... una suora? (Sembra che abbia un piccolo di mancamento).

TERESA. Ma come? E il vestito?

ERNESTA. Perchè nascondi la verità a noi che ti vogliamo bene. Non c’è nulla di male in fondo.

PIERINA. Io non sto nascondendo niente. Non capisco come abbiate potuto pensarlo. Questo, ascoltatemi bene, questo, è l’abito di Suor Palmina che dovevo accorciare e a cui dovevo cucire l’orlo. Mi avete sentita? È di Suor Palmina!!!

AGOSTINO. Non sei una ...? O Signur!

AMBROGIA. E ... non sei nemmeno un pò suora?

TERESA. Io sono contenta sai? Non dovrò continuare a “toccare ferro” tutte le volte che ti avrei visto. Perdonami, ma le suore portano male.

PIERINA. Ecco perchè ... Allora, ve lo dico ancora una volta, casomai abbiate problemi di comprensione: io non sono diventata suora. Sono la bella Pierina di sempre. 

ERNESTA. Bella ... è una parola grossa, diciamo la solita e scontata. Se tu lo avresti detto subito avremmo risparmiato l’acquisto della boccia ...

TERESA. ... dei pesci!

PIERINA. La boccia del tuo Natale? Perché?

ERNESTA. Meglio che tu non lo sappia.

AMBROGIA. Mia sorella non è una “sorella”!

ERNESTA. Si, ma rimane una sorella speciale, come lei non c’è nessuno. 

TERESA. La mia amica è ancora zitella come prima, cosa voglio di più?!

ERNESTA. Sei ancora con noi, tutto è come prima. Che sollievo.

PIERINA. Sollievo non per me però perchè non vi voglio più vedere. Vi ricordate di quando avevate cercato di rubarmi Agostino?

TERESA. Siamo alle solite!

AMBROGIA. Era meglio che andassi Suora!

ERNESTA. Agostino, diglielo tu che stavamo scherzando!

PIERINA. Agostino! Anche tu non sei, un Frate vero? Stai fingendo solo per procurami dolore perchè non ti ho perdonato, giusto?

AGOSTINO. (Cercando di essere serio e di convencerla) ti sbagli, io non sto fingendo.

PIERINA. Oh no! Agostino, perchè lo hai fatto! Io ... io ... sono cotta di te.

ERNESTA. Data l’età, stracotta, non cotta.

AGOSTINO. Mi dispiace Pierina, ormai è troppo tardi.

PIERINA. No Agostino, non dire queste cose. È ... è ... è tutta colpa di quelle tre se ti ho allontanato da me.

ERNESTA. Colpa nostra? A me Agostino non fa e non ha mai fatto nessun effetto.

AMBROGIA. Non è mai stato il mio tipo, a me piacciono gli uomini. Quelli veri.

TERESA. E io ti ho già detto che è troppo vecchio e che per questo motivo l’ho scartato subito.

PIERINA. Agostino, ti scongiuro, torna a volermi bene e a ...

AGOSTINO. ... e magari anche a chiederti di sposarti.

PIERINA. (Contenta) perché nò?!

TUTTE GUARDANO AGOSTINO E AGOSTINO GUARDA TUTTE. QUALCHE SECONDO DI SILENZIO.

AGOSTINO. No. Dio mia ha chiamato e io ora sono fedele solo a Lui.

ERNESTA. Anche Lui è ... quando hai bisogno non c’è mai ...

AMBROGIA. ... e quando non ne hai bisogno, ecco che si presenta.

PIERINA. (Sta per piangere).

TERESA. Pierina, non fare così ...

SCENA XI

Ambrogia, Ernesta, Teresa, Pierina, Agostino e Giacomo

GIACOMO. (Entra da destra e indossa una tuta attillata) scusate, c’è Agostino? O eccolo. Ciao Agostino, mi ha mandato qui il ... (viene interrotto).

AGOSTINO. (Affrettandosi) si, si, digli che arrivo subito. Andiamo Giacomo, andiamo.

PIERINA. Fermi un attimo. Giacomo, ma come sei vestito?

ERNESTA. Non stavi imbiancando il corridorio delle suore?

GIACOMO. Si, ma l’ho finito. Ora stavo insegnando ginnastica aerobica alle suore.

PIERINA. La ginnastica ... erobica?

GIACOMO. Eh si, anche le suore vogliono stare in forma.

AGOSTINO. Ora andiamo Giacomo.

AMBROGIA. Anche le suore fanno ginnastrica?

GIACOMO. Eccome se fanno ginnastica! Tre volte a settimana.

AGOSTINO. Andiamo Giacomo.

TERESA. Tre volte a settimana?

GIACOMO. Si, e dovreste vederle che movimenti! (Si muove in modo simpatico).

AGOSTINO. Andiamo Giacomo, non interessano a nessuno i tuoi movimenti.

GIACOMO. Scusa è vero, andiamo in fretta è da un po’che il parroco sta aspettando il vestito di Fra Mario ... (lo guarda) ma perchè lo indossi tu?

PIERINA. Come?

AGOSTINO. (Affrettandosi) andiamo Giacomo che facciamo tardi. (Lo spinge a destra verso l’uscita).

PIERINA. No, no, fermi un attimo. Di che vestito stavi parlando Giacomo?

AGOSTINO. (Mentendo) ma si, del vestito che ... (viene interrotto).

GIACOMO. ... che dovevi andare a ritirare in lavanderia che ti ha dato il parroco ma che è di Fra Mario, perchè io non avevo tempo dato che sto sempre dalle suore. E visto che non arrivavi più, il parroco mi ha mandato a cercarti.

PIERINA. Come, come? Quello è l’abito di ... Agostino ora facciamo i conti!

AGOSTINO. Pierina, non fare così! Il fatto è che ...

PIERINA. E io che ti credevo veramente Frate! (Insegue Agostino ma davanti a lui c’è Giacomo). Disgraziato di un disgraziato! Brutto bugiardone! Delinquente di un delinquente!

AGOSTINO. Pierina, Pierinuccia mia, l’ho fatto solo per alimentare il nostro amore.

PIERINA. E io ti alimento di botte! Non farti più vedere da me, con oggi hai oltrepassato il limite!

ERNESTA. Sei sempre il solito! (Anche loro rincorrono Agostino).

AMBROGIA. Hai spaventato mia sorella, vergognati!

TERESA. Sei solo un impostore!

AGOSTINO. Vado, vado. Questa è una casa di matte!  

GIACOMO. Io non c’entro! Voglio andare dalle mie suore!

SIPARIO