Una splendida festa di compleanno

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UN SPLENDIDA FESTA DI COMPLEANNO

UNA SPLENDIDA FESTA DI COMPLEANNO

atto unico

di Ivano Bertoletti

Personaggi

MADRE

ALICE

ANNA

Tavolo. Tre sedie. Quinte nere. Fondale nero.

Da destra entra la madre. Quasi contemporaneamente, da sinistra, entra Alice.

MADRE - Si è levato un po’ di vento.

ALICE - Il primo vento di marzo.

MADRE - Un soffio nuovo anche per la nostra vita.

ALICE - (Sorride) Se al lavoro sapessero perché oggi ho preso un giorno di ferie.

MADRE - Non ti crederebbero.

ALICE - Ah, sicuramente. Mamma, sei stanca?

MADRE - Mentirei se ti dicessi di no. Però la doccia mi ha lavato via anche un po’ di fatica. E tu, Alice, come ti senti?

ALICE - Molto soddisfatta del nostro lavoro. Però…

MADRE - Però?

ALICE - C’è anche un velo di malinconia.

MADRE - Sì, adesso è così. Ma passerà.

ALICE - (Guardandosi i palmi delle mani) Come passeranno queste vesciche.

MADRE - Ah, sì, anch’io. (Si guarda le mani) Sono piaghe d’amore.

Silenzio.

La madre volge lo sguardo a destra.

MADRE - Questa è Anna.

ALICE - Peccato che proprio oggi non abbia potuto rinunciare all’università.

MADRE - No, Alice. Meglio così. Lei è l’ultima. E sono trascorse soltanto due settimane.

ALICE - Sarà andata a controllare.

MADRE - Senza dubbio.

ALICE - (Sorride) Non si fida di noi.

MADRE - Lo sai che non è vero. Anna vuole sempre vedere con i propri occhi.

Da destra entra Anna.

MADRE - Ciao, Anna.

ANNA - (Abbraccia la madre) Mamma. (Rimangono strette alcuni secondi, poi si staccano) Ciao, Alice.

ALICE - Ciao, sorellina. (Si abbracciano)

ANNA - (Staccandosi) Ho visto. Siete state brave.

MADRE - Direi di sì.

ALICE - E tu?

ANNA - Ho dissimulato il mio stato d’animo per tutta la giornata. Non è stato facile, ma penso di esserci riuscita.

MADRE - Senz’altro, conoscendo la tua forza di volontà.

ANNA - Sarete stanche.

ALICE - Meno di quanto pensavamo.

ANNA - Come avrei voluto essere con voi.

MADRE - No, Anna, va bene così, va bene così. Non dobbiamo sbagliare nulla.

Silenzio.

ANNA - Scendo in taverna.

ALICE - Ti accompagno?

ANNA - No, preferisco essere sola.

ALICE - Come vuoi.

Anna esce a sinistra.

ALICE - (Fissando la madre) La mia gemellina è veramente tosta.

MADRE - Anna è sempre stata determinata. Basta pensare come si è laureata l’anno scorso.

ALICE - Un vero rullo compressore che macinava esami su esami. Il voto più basso è stato un solo ventinove. Gli altri, o trenta o trenta e lode. Impressionante. E, logicamente, si è laureata con centodieci e lode.

MADRE - E poi vince il concorso per l’ammissione al dottorato e le viene assegnata una borsa di studio per un progetto di ricerca di durata triennale.

ALICE - Io, invece, dopo le superiori, ho dato un calcio ai libri.

MADRE - Hai fatto la tua scelta. E ne sei stata contenta.

ALICE - Certo. Mi è piaciuto subito il mio lavoro e anche l’indipendenza economica. Ma io sono molto orgogliosa della mia sorellina.

MADRE - Anna è forte, ma tanto sensibile, più sensibile di te.

ALICE - Lo so. E io sono protettiva perché mi considero la gemella maggiore. (Sorride) Sono nata prima di lei.

MADRE - Siete così diverse, non solo fisicamente.

ALICE - Mamma, lo sai che non mi sarebbe piaciuta una sorella fotocopia.

MADRE - Siete nate venticinque anni ieri e sono venticinque anni che sono fiera di voi.

ALICE - Il giorno che tu compivi venticinque anni. Una coincidenza incredibile.

MADRE - Un segno del destino. Tutti i compleanni festeggiati insieme. (Pausa) E quello di ieri un compleanno unico.

Anna entra.

ALICE - Un compleanno irripetibile.

ANNA - Un compleanno nuovo.

MADRE - (Ad Anna) Cosa c’è?

ANNA - Sono un po’ commossa. È così… non so…

ALICE - Ehi, sorellina. (L’abbraccia) Vieni a sederti.

MADRE - (Mentre Anna si siede) È comprensibile. Tu manchi da questa mattina.

ALICE - Vuoi un po’ d’acqua?

ANNA - No, grazie. Non preoccuparti, mi sta già passando.

Pausa.

ANNA - È una bella buca. Ampia, profonda.

MADRE - È comoda.

ALICE - Il meglio. Abbiamo fatto il meglio. (Si siede)

MADRE - Ho due figlie coraggiose.

ALICE - Abbiamo imparato da te.

ANNA - Tu, mamma, hai avuto molto coraggio tredici anni fa.

La madre si siede.

MADRE - Lo sapete, avevate dodici anni quando mi decisi a chiudere con l’uomo che mi stava di lato. Mio marito non era più niente per me. Ormai non provavo nemmeno dell’affetto per lui. Era diventato un estraneo al mio cuore, ai miei sensi, alla mia femminilità.

ANNA - Non era più il tuo uomo.

MADRE - La sua pigrizia sentimentale l’aveva trasformato in una persona simile a migliaia di altre.

ALICE - Per te era soltanto il nostro genitore.

MADRE - E questo non basta. Nel profondo della mia anima non c’era più alcuna motivazione che mi potesse dare l’energia necessaria a salvare quel rapporto ormai appassito, sepolto. (Pausa) Erano rimasti i litigi, gli sgarbi, i silenzi, le male parole, l’indifferenza.

ANNA - Solo accanto alla persona amata proviamo un rassicurante senso di benessere.

ALICE - I sentimenti nascono, crescono e, spesso, muoiono.

MADRE - Non esiste tortura più crudele che continuare a vivere con una persona che non amiamo più o che sentiamo non essere adatta a noi.

Silenzio.

ALICE - E l’hai mandato via.

MADRE - Beh, non proprio. Abbiamo fatto tutto legalmente. E questa villa era tutta mia, ereditata dai miei genitori, essendo figlia unica.

ANNA - Sei rimasta da sola con noi due.

MADRE - E, con il mio stipendio da insegnante e il mantenimento di vostro padre, non avevo certo da scialacquare. Io però mi sentivo diversa, non più soffocata, sott’acqua, ma in superficie, libera di respirare, di cogliere ancora la vita. Divorziammo dopo quattro anni e qualche mese più tardi lui morì in auto. Non possedeva niente.

ANNA - Ci salvarono i tuoi quadri.

MADRE - Sì. Già da un po’ piacevano molto e si vendevano bene. È stata una fortuna.

ALICE - È stata la tua arte, la tua capacità. Tu sei brava.

ANNA - E adesso fai solo quello.

MADRE - Ero stufa di insegnare. Così, dopo la tua laurea, ho lasciato la scuola.

ALICE - Mamma, tu sei sempre stata grande.

Silenzio.

ANNA - Sei grande anche perché hai scelto il veleno.

MADRE - Il veleno è pulito, silenzioso, incruento.

ALICE - L’ideale. Hai scelto il mezzo ideale.

Alice si alza e guarda verso il proscenio.

ALICE - Ancora poco e sarà buio.

ANNA - Io sono pronta.

MADRE - Noi siamo pronte.

Buio. Pochi secondi. Poi verrà illuminato il personaggio interessato e la sua posizione scenica sarà dettata dalla scelta registica.

MADRE - (Legge) Mia amata, ti scrivo una lettera, mezzo di comunicazione ormai in disuso, ma proprio per questo nuovo, diverso. Sto rimirando gli alberi ricchi di gemme. Io ne possiedo solo una: tu. Sento la mancanza del tuo sorriso che non vedo da due giorni…

ANNA - (È al cellulare. Raggiante) Ciao… si, bene, anche se ti penso troppo… i miei occhi sono luminosi, lo sai che, quando mi parli, si accendono…

ALICE - (Come se lo raccontasse a loro due) Quel giorno quando, casualmente lo incontrai per strada, pioveva. Ci bloccammo, una di fronte all’altro, come se non ci fossimo visti il giorno prima. Chiusi il mio ombrello e mi rintanai sotto il suo…

MADRE - (C. s.) Come vorrei accarezzare il tuo volto. È proprio vero che quando lo stadio di innamoramento è a questo livello, si desidera stare sempre con la persona che si ama. L’essere è completo solo con lei. È stupefacente, ma terribile, perché ti senti a metà, come un’opera incompiuta…

ANNA - (C. s.) …sto uscendo dall’università… sì, (Sorride) prendimi in giro, prendimi in giro… non è vero, non sono la migliore studentessa del reame… la camicetta che mi hai regalato mi sta benissimo… tu sei l’amore…

ALICE - (C. s.) E scomparvero i rumori del traffico, lo sgambettare dei passanti, le luci della città. Sentivamo i nostri occhi fondersi e il ticchettio della pioggia. E basta. Restammo lì, seminascosti e semicoperti dal suo ombrello. (Sorride) Probabilmente, chi ci guardava, scuoteva con disappunto il capo…

MADRE - (C. s.) I sensi, il cuore, esistono unicamente per te. Sembra impossibile ma è così. La mia anima vibra, palpita, vive perché tu vibri, palpiti, vivi. Ti bacio ardentemente, tuo Tom.

ANNA - (C. s.)… domani?... sì, è sabato, sono libera… tutto il giorno, sì… e dove mi porti?... va bene, sarà una sorpresa, ma tu sei la mia sorpresa, ogni giorno, ogni istante… solo tu, Tom.

ALICE - (C. s.) La pioggia non ci risparmiava. Finché, dopo quanto?, gli dissi “un caffé?” “No, di più.” “Due caffé, allora.” “No, una cena” “Si, ma ci faranno entrare? Siamo mezzi fradici.” “Oh, sì che ci faranno entrare. Tutti accoglieranno la mia Alice e il suo Tom.”

Luce.

ANNA - Quell’angolo diverrà un’aiuola bellissima.

MADRE - Un fulgore di colori. L’aria densa di profumi.

ALICE - Un fiore per ogni suo gesto d’amore.

MADRE - Saranno infiniti.

Silenzio.

MADRE - Non ve l’ho detto. Ieri sera, quando siete uscite con le due macchine, io sono tornata in taverna. Mi sono seduta accanto a lui e ho parlato con lui. Il più intimo dei nostri colloqui. (Pausa) Aveva ancora un bel colore, il suo colore. E infine gli ho innalzato una lode di ringraziamento.

ANNA - È una benedizione per tutte noi.

ALICE - Innumerevoli sono le sue benedizioni.

MADRE - L’amore è una forza così potente che non ti lascia scampo. L’amore vero. Quante volte si usa a sproposito questa parola. Sì, perché non si amano i genitori, non si amano le sorelle, non si amano gli amici, non si amano gli altri. Tra gli esseri umani esistono solo due forme diverse di Amore con la A maiuscola: l’Amore per i figli, viscerale, oblativo, eterno; l’Amore per il tuo uomo, passione, desiderio, struggimento, deliquio, complicità.

ALICE - E il resto?

MADRE - Tutto il resto è voler bene, affetto, interessamento, stare bene con, attaccamento.

Silenzio.

ANNA - È il mio primo uomo. E sarà l’unico.

ALICE - Per me è l’ultimo.

La madre le fissa.

ALICE - Mamma, come potremo trovarne uno migliore di lui?

MADRE - A quarantacinque anni, io ho scoperto l’amore in un uomo di cinquant’anni.

ANNA - È diverso, mamma. Tu hai conosciuto Tom a quarantacinque anni. Noi a venti.

ALICE - Il suo amore ci ha saziate totalmente.

ANNA - Come se avessimo fatto un rifornimento perenne.

MADRE - Siamo fortunate. Pensate a quante grida silenziose del cuore rimangono inascoltate e, nel silenzio, muoiono. E, con esse, le speranze.

ALICE - Fame d’amore.

ANNA - Siamo tutti affamati d’amore.

MADRE - Questa è la vera fame del mondo intero.

Silenzio.

ANNA - Che festa meravigliosa, ieri sera.

ALICE - La più bella, Anna, perché nessuno se n’è andato.

ANNA - Alice, mamma, io sono così felice. È come se avessimo recuperato un tesoro che era andato perduto. E che mai più perderemo.

MADRE - La nostra terra lo accoglierà.

ANNA - La nostra terra lo nasconderà.

ALICE - La nostra terra lo preserverà.

Silenzio.

ALICE - Io scendo di sotto. (Le due la guardano) Ho voglia di un bacio. Un bacio. (Esce)

ANNA - Hai eliminato il veleno, il bicchiere?

MADRE - Sì. Ho gettato tutto lontano da qui. Anche il cellulare e l’orologio, ridotti a pezzi. Abbiamo bruciato la SIM, la carta di credito e tutti gli altri documenti, compresi quelli della macchina.

ANNA - Bene.

MADRE - Non dimentichiamo nulla?

ANNA - Rivediamo. Ieri sera ho parcheggiato la sua macchina in quella zona distante da casa nostra.

MADRE - Hai sempre indossato i guanti?

ANNA – Sì, anche se sino a due settimane fa io salivo nella sua auto.

MADRE - E quindi è logico che ci sia qualche tua impronta.

ANNA - Io sono la sua ultima donna.

MADRE - E questo risulterà dai tabulati telefonici.

ANNA - Ma negli ultimi quindici giorni, nessun contatto telefonico. Tom aveva chiuso la nostra storia.

MADRE - Siamo state ancora brave nell’invitarlo di persona al nostro compleanno.

ANNA - Quella sera è rimase molto sorpreso, quando mi trovò accanto alla sua macchina. Accettò subito di partecipare alla nostra festa. E, alla mia richiesta di non dirlo a nessuno, mi rispose che non aveva nessuno a cui dirlo.

MADRE - (Breve pausa) Torniamo a ieri sera.

ANNA - Ho chiuso la sua macchina e sono salita con Alice. Le chiavi dell’auto e quelle di casa sono finite in due punti diversi del fiume.

MADRE - Bene, direi che ci resta la pulizia generale della nostra casa.

ANNA - Ci siamo amati per quasi diciotto mesi. Andranno più indietro con i tabulati telefonici?

MADRE - Non credo proprio.

Appare Alice.

ANNA - Perché se così non fosse, dopo un mese di vuoto, cominceranno a trovare il numero del cellulare di Alice.

ALICE - Io e lui, insieme per quindici mesi.

MADRE - E allora? Che c’è di male o di impossibile se due gemelle s innamorano dello stesso uomo?

ALICE - Tu, mamma, ventiquattro. Tu, Anna, diciotto. Io sono la più sfortunata: solamente quindici mesi.

MADRE - Non conta il tempo, ma come hai vissuto quel tempo.

ANNA - Da ieri sera il tempo non ha più valore. Tutto ormai è eterno.

Silenzio.

ALICE - Una panchina.

MADRE - Come?

ALICE - Dobbiamo metter una panchina accanto a lui.

ANNA - Sì, sì. Staremo sedute in sua compagnia, ammantate dai profumi e dai colori.

MADRE - All’ombra dei due pini.

ANNA - Là, leggeremo, parleremo.

ALICE - Là, scherzeremo, gioiremo.

MADRE - Là, dipingerò i miei quadri.

Pausa.

MADRE - Tom, un uomo che non sa amare per sempre.

ALICE - Forse, il suo unico difetto.

ANNA - Una fortuna per noi. Solo perché lui è fatto così, noi siamo state amate tutte e tre.

MADRE - C’è nell’esistenza un imponderabile, c’è qualcosa che trascende i nostri piani. (Pausa) Che miscuglio di sentimenti, di emozioni quando Alice mi disse che frequentava Tom. Gelosia, invidia, risentimento.

ALICE - Ti aveva lasciata da due mesi.

MADRE - Io stavo ancora male, troppo. E la tua notizia mi folgorò. Mia figlia con Tom, con il mio grande amore. Addirittura ti vedevo come una rivale.

ALICE - Non potevo essere la tua rivale.

MADRE - Lo so. Sbagliavo. E, finalmente, me ne resi conto. La tempesta che turbinava in me s’acquietò. Capii che tu, mia figlia, eri avvolta dal suo profondo amore, che tu eri felice. E che sarebbe ritornato qui e che, tramite te, lui rimaneva ancora con me. E, insieme alla pace interiore, giunse la consapevolezza che la tua felicità era anche la mia.

ALICE - Provai anch’io le stesse sensazioni quando Anna subentrò a me.

ANNA - Una vicenda composta da tre mirabili capitoli e da un sublime epilogo.

Pausa.

MADRE - Il suo vivere nell’amore.

ANNA - Il suo rinnovare l’amore.

ALICE - Il suo giocare con l’amore.

MADRE - (Prende un foglio) Un piccolo dono di Tom. È uno scritto del poeta Samuel Ullmann. Vi leggo l’inizio e la parte finale.

“La gioventù non è un periodo della vita, è uno stato d’animo, non è una questione di guance rosee, labbra rosse e ginocchia agili, è un fatto di volontà, forza di fantasia, vigore di emozioni, è la freschezza delle sorgenti profonde della vita.”

“Al centro del vostro cuore e del mio cuore c’è una stazione del telegrafo senza fili: finché riceverà messaggi di bellezza, speranza, gioia, coraggio e forza dagli uomini e dall’infinito, resterete giovani.

Quando le antenne riceventi sono abbassate e il vostro spirito è coperto dalla neve del cinismo e dal ghiaccio del pessimismo, allora sarete vecchi, anche a 20 anni, ma finché le vostre antenne saranno alzate, per captare le onde dell’ottimismo, c’è speranza che possiate morire giovani a 80 anni.”

ANNA - Sono pensieri meravigliosi.

MADRE - E così è il nostro Tom.

ANNA - Non potevamo perderlo.

ALICE - Ho fatto sempre fatica a legare con i miei coetanei. E i due ragazzi che ho avuto prima di Tom si sono dimostrati noiosi, vuoti, rozzi.

ANNA - Magari drogati.

ALICE - Sì, il secondo. Ho scoperto che si spinellava. L’idiota. In confronto a Tom, al suo entusiasmo, alla sua fantasia, al suo “prendersi cura”, i miei due ex erano dei super vecchi. Che tristezza.

Silenzio.

Anna si alza e va a proscenio.

ANNA - È calata la sera.

MADRE - È giunta l’ora.

ALICE - Tutto sarà compiuto.

MADRE - ANNA - ALICE - (Insieme) Noi dimoreremo in te, Tom.

 Noi dimoreremo con te, Tom.

 Sarai solo nostro, Tom.

 (Come un’eco) Per sempre… per sempre… per sempre…

FINE