Una storia da nulla

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Una storia da nulla (uno scherzo del tempo)

di

Giacomo Ceccarelli

Personaggi:

Una donna, voce narrante

Pensionato

Letizia; la figlia

Paolo; il figlio

Un ridolini

Un ridolini

L’alchimista

Due poliziotti

Passanti e ragazzi

Primo Tempo

Voci fuori campo di bimbi che scherzano senza la benché minima intenzione di andare a letto. Rumore di televisione, programmi di seconda serata (magari la presentazione del Maurizio Costanzo o meglio la fine di un film). La scena è allestita con due poltrone ai lati ed una grossa scrivania centrata sul palco. Sparse per terra scatole, libri, carte ed oggetti vari.

Una donna entra, sale sulla scrivania usandola come un piccolo palco e rivolgendosi come al pubblico:

Donna - (ridendo) Bimbi, bimbi, a letto! E’ l’ora di dormire; avanti nel letto (con enfasi)è il

momento di sognare

Bimbi - No no ancora! - No no, ancora, si dai! - Allora una storia!! - (senza alcuna intenzione di

dormire) Si! Si! Dai! Una storia!

Donna - Una storia; e che storia… a quest’ora

Bimbi - Una storia sull’Egitto... - sulla Sfinge... - Gli egiziani...

Donna - (stanca, materna) Una storia sulla sfinge? (ridendo) Ma che Sfinge d’Egitto!!

(sbrigativa) Avanti! Mettetevi a letto! Chiudete gli occhi! (trovando un’idea) Chiudete gli

occhi! Dormite!

Si apre la luce su due Ridolini, che alle spalle, giocano a volano con due grosse racchette; al rallentatore, prendendo in giro, mettendo in confusione tutto ciò che sta loro attorno. Da qui in poi lo faranno sempre, con tutti i personaggi, costantemente.

Muti, si parleranno a gesti.

Racconta come se fosse una favola:

Donna - ...e pensate a tanti colori (con un braccio li proietta sulla scena)...a dei verdi,

a dei blu, a dei gialli, ai colori estivi ed a quelli autunnali, ai rossi agli arancioni, pensate al

vento, pensate agli odori, guardate l’uva e pensate ai marroni; pensate alla brezza fredda sul

viso e ad al sole filtrato dai rami;

Iniziano a cadere dalla graticcia foglie secche (circa una ogni tre- quattro secondi)

- pensate all’odore fresco dei funghi… del muschio… ed al rosso dei melograni.

Ascoltate il rumore...

(sciogliendo il ritmo) ..strascicando i piedi in un immenso mare di foglie secche.......

Si spengono definitivamente le luci su di lei portando al culmine l’effetto cromatico proiettato, accompagnato da un tenue rumore di vento.

I due ridolini, tra il tavolo praticabile, un divano, scatole e mobili vari, giocano a volano o a pallone, urtando contro tutto, buttando giù diverse cose e mettendo in confusione l’appartamento già abbastanza trascurato di suo. Improvvisamente, uno dei due, urtando la scrivania fa cadere a terra un grosso cero ed il telefono. I ridolini si precipitano sul cero per evitargli la caduta, forse ce la fanno, forse no, comunque lo riprendono, lo puliscono, lo rimettono a posto esattamente com’era, gli fanno spazio intorno sulla scrivania, rimettendo un po’ in ordine; anche il telefono viene rimesso sulla scrivania, ma l’attenzione per il cero fa dimenticare la cornetta penzoloni lungo la gamba del tavolo.

Entra un anziano, vestito come uno che è appena rincasato; in camicia e pantaloni, ma con pantofole e vestaglia. Porta in mano una vecchia scatola di fiammiferi che era andato a cercare chissà dove. Con mano tremola, forse per una piccola eccitazione, accende il cero, riparando, con dolcezza, la piccola fiamma finché non è certo della sua perfetta presa.

Guarda rapito la luce tremola, grattandosi vistosamente il corpo, senza farci caso, poi, con la stessa eccitazione di prima, prende da un cassetto una mantellina (una via di mezzo tra un centrino ricamato ed un paramento sacro ) e lo indossa calcando i gesti come farebbe un prete nel vestirsi per celebrare la messa. Continuando il rito, tira fuori una bottiglia con un liquido rosso, cupo, denso, si versa un bicchiere e lo beve tutto d’un sorso.

Viene scosso da una smorfia di disgusto ed istintivamente si pulisce la bocca sulla manica, tenendo ancora in mano bottiglia e bicchiere.

Pensionato - Che schifo!

Riapre gli occhi e, ancora schifato ma evidentemente soddisfatto, appoggia bottiglia e bicchiere sulla scrivania, tenta di pulire la giacca, rimette un po' in ordine sulla scrivania, poi lascia perdere.

Ha concluso i suoi riti ed ora si aggira per la casa, guardando l’orologio, aspettando qualcosa, annoiandosi. I ridolini gli girano intorno, anche loro come se stessero aspettando qualcosa... un effetto forse della pozione... guardano l’orologio, lo seguono, gli spostano gli ostacoli per agevolargli il passaggio, ricoprono di attenzioni i suoi gesti:

L’uomo prende un libro.

Un ridolini aggiusta i cuscini sulla poltrona.

L’uomo si siede sulla poltrona, sfoglia il libro.

Un ridolini, dietro alla poltrona, si veste da dottore, tira fuori un termometro e fa per misurargli la temperatura.

L’uomo si alza, appoggia il libro, si gratta, si gratta di più, trova nel vestito una foglia secca, la lascia cadere a terra come se fosse cosa normalissima trovarsi addosso cose simili.

I ridolini si guardano compiaciuti

Durante tutta la commedia appariranno dai suoi vestiti delle foglie secche; verranno fuori senza motivo come se fossero delle piume. Nessuno dei presenti ci farà mai caso, ad esclusione, certo, dei ridolini.

L’uomo accende la musica, tiene con sé la copertina del disco e si siede sulla poltrona. I due ridolini (uno ancora vestito da dottore), ai lati dell’anziano, guardano l’orologio ed impazienti iniziano ad ondeggiare come se stessero ballando una ninna nanna. L’uomo legge la copertina del disco, poi la rigira tra le mani, poi l’annusa come se gli ricordasse chissà cosa, poi cullato dai ridolini si addormenta.

I ridolini, lentamente smettono di ondeggiare ed incerti si assicurano che l’anziano stia effettivamente dormendo. Tranquillizzati dal sonno molto profondo dell’uomo si improvvisano dottori, prendendogli la temperatura, auscultandogli il petto; gli guardano dentro al bulbo oculare, provano i riflessi (che chiaramente non ci sono), gli levano qualche foglia dai vestiti

Man mano che i ridolini lo visitano e gli fanno analisi si fanno sempre più tristi; scuotono la testa, si consultano, incrociano le dita. Chiaramente non sono soddisfatti dei risultati delle analisi e, preoccupati, si siedono sui braccioli della poltrona, accanto al malato, come a vegliarlo, poi annoiati si addormentano.

Dissolvenza sulla scena, ,forse anche un effetto sonoro come di una ventata

Voci fuori campo; risate di bimbi che introducono; poi voce di donna a tranquillizzarli.

Donna: - ... Chiudete li occhi... (riallacciandosi al discorso di prima) Si... ai funghi, pensate al

colore; pensate al rumore, pensate all’odore...

Bambini: - Si! Si! Ma quando arriva? - Come? – Perché ?

Donna: - Oh... non c’è un motivo particolare... .non è improvviso, certo non arriva come un treno; una mattina ti svegli... e senti che oggi rimarresti volentieri un po’ di più a letto. Ascolti, dopo tanto tempo, quella piacevole sensazione che dà il letto caldo, morbido, familiare; nei rumori della casa tiri su i lenzuoli e sprofondi la testa nel cuscino, schiacciando più pieghe che puoi, tutte quelle che hai intorno, illudendoti che ancora per un po’ riuscirai a tenere tutto per te quell’istante intimo e segreto, frontiera tra il sogno e la veglia, (scherzando) tra l’essere e il non essere, il dormire ed il non dormire.

Ti rigiri pulito e morbido, bianco, alla luce del sole, tentando di nuotare per recuperare il largo, quel blu, profondo, immobile.

E ti proteggi, ti ripari, con gli occhi ben chiusi, cercando di trattenere quel poco di sogno rimasto...

Ecco... prima che nei colori l’autunno arriva nel corpo, ritrovandosi ...radicato nel petto. E’ tuo, è dentro, lo senti nel torpore che ti sveglia cinque minuti più tardi la mattina o nella sensazione di diverso che ti scuote appena alzato, a quell’aria nuova fredda di vento che ti si ferma sul corpo, facendoti ricercare la vestaglia... Ecco, prima che nei colori, l’autunno ti arriva addosso, totale, completo, silenzioso; ti frega e te ne accorgi solo all’improvviso, e sei contento, come con un nuovo gioco, come se ti avessero regalato... le mani legate ad un aquilone...

Ecco... ma dopo il rosso vivo scintillante, arriverà l’arancio, poi l’ocra e il giallo, inconsapevolmente scandendo il conto alla rovescia... al tutto immobile, innevato e bianco.

Poi unico pensiero, resta quello di non addormentarsi senza aver prima salutato coloro che ti stanno accanto.

La luce prende a sorgere improvvisamente, velocemente; di pari passo al suono sgradevole di un telefono; cornetta staccata che non morta dà occupato.

Tutto il crescendo termina in pochi secondi con uno squillo, ancora più sgradevole, di campanello.

Silenzio. Campanello... nervoso. Silenzio. Campanello... disperato. Silenzio.

Rumore di chiavi che tentano di aprire agitate una porta che non vuole essere aperta. I ridolini si svegliano e sentendo il rumore scuotono agitati l’anziano tentando di svegliarlo.

La porta si spalanca sparando dentro casa una donna sconvolta. I ridolini terrorizzati si nascondono dietro la poltrona; l’anziano non reagisce.

La donna alla vista di quel corpo immobile si getta sul anziano:

Letizia - Babbo! Babbo!

E’ spaventatissima, lo prende per le spalle e scuote per svegliarlo da quel sonno profondo.

Lo sveglia; solo che il pover’uomo, trovandosi improvvisamente davanti una donna che lo sbatacchia, si prende paura e grida. La donn,a trovandosi improvvisamente davanti un uomo che grida, si spaventa ancora di più e grida anch’essa. I ridolini fuggono lontano. Si sfiora la tragedia.

Pensionato - (con un energia che non sospettavamo) Ma che vuoi uccidermi anzi tempo!?

Letizia - (mortificata)... non rispondevi al telefono... stavo morendo di paura...

Pensionato - E paura di cosa ? Che mi fossi scordato di pagare la bolletta?

Letizia - (difendendosi e prendendo la ragione) Ma scusa Babbo è più d’un ora che provavo a

chiamarti.

Pensionato - Non ho sentito!

Letizia - Dava sempre occupato

Pensionato - Magari stavo parlando con un amico!

Letizia - A quest’ora, del mattino!

Pensionato - Per fissare, per fare colazione insieme

Letizia - Ma se tu non fai mai colazione

Pensionato - Beh perché? non potevo aver voglia solo di uscire? (rimette a posto la cornetta)

Letizia - Ma dai alle sette del mattino!

Pensionato - Embeh? Ai miei tempi a quell’ora stavamo lavorando già da un pezzo! Mica come

voi (non trovando altre parole) ...moderni!

(tra sé) Neanche sanno cosa sia il vero lavoro e sparano sentenze come se già fossero i

padroni del mondo.

Letizia - Babbo perché hai dormito vestito? (con disgusto raccatta da terra la ciotola della

pappa del gatto ancora piena; a giudicare dall’espressione della figlia doveva essere lì

da diverso tempo). E Posidone dov’è? Non vive più in questa casa?

Pensionato - Il gatto? Non lo so è da ieri che non lo vedo ( lo chiama) …micioo.

Letizia - Se gli lasci marcire la pappa nel piatto, credo che non tornerà mai più (riesce a

mettere contenente e contenuto in un sacchetto sigillando il tutto) … allora Babbo,

perché hai dormito vestito?

Pensionato - ...Ecco vedi? Come puoi pensare che ho dormito così.. ero uscito per prendere il

giornale e poi mi sono riappisolato leggendolo.

Letizia - A si? E dove sono i tuoi occhiali? E il giornale che leggevi dove l’hai messo. (guarda la

giacca) Ma che è sangue? Guarda come ti sei macchiato!

Pensionato - Oh insomma basta! Non ho certo bisogno alla mia età che qualcuno mi venga a far da

balia.

Letizia - Lo dici te (guardandosi intorno)! Guarda che confusione che c’è... e la donna di

servizio? Ti permette di stare in queste condizioni? Ora mi sente! (va verso il telefono).

Pensionato - Che mi permette? Oh! ma qui siamo a casa mia! E mi permetto quello che voglio... era

lei che non si doveva permettere.

Letizia - (andando verso il telefono ha visto il cero acceso, la bottiglia con il liquido rosso ed

ora nota la piccola mantellina che ha sulle spalle. Un lontano timore le passa per la

testa.) Perché che ha fatto?

Pensionato - Ma no niente!

Letizia - Babbo! Cos’è che ha fatto; cosa non doveva permettersi

Pensionato - Ma niente te l’ho detto... (sbucano fuori i ridolini con un grembiulino ricamato

legato sulla vita ed iniziano scimmiottando a fare le pulizie; anche l’anziano tenta

di rimettere a posto qualcosa come fanno i bambini quando vengono messi davanti ai

loro errori) ...voleva che facessi quel che voleva lei... (in falsetto) non metta quello lì,

non prenda questo là, non mangi, non sporchi, si pulisca le scarpe, si metta le pattine!

Letizia - (Prendendola con cautela ) Che ti aspetti? Cosa ti poteva dire. Le stava a cuore la casa

Pensionato - Ma non a casa mia! Io non mi aspettavo niente, era lei che si aspettava tutto! Ah

ma stai tranquilla, ora non dirà più nulla!

Letizia - (Spaventata) Babbo dov’è la donna delle pulizie?

Pensionato - E che ne so, a far la padrona da qualche altra parte!

Letizia - (Terrorizzata) Babbo che ne hai fatto!

Pensionato - (sadico) Le ho dato quel che si meritava, ...l’ho licenziata.

Letizia - (dopo un sospiro di sollievo, ma sempre un po' preoccupata) Che cos’è quel cero acceso

sulla scrivania , e quella bottiglia, e questa mantellina (è partita, ora inizia a notare le

cose una dietro l’altra e quasi incredula si sposta per la stanza da un oggetto ad un

altro), ma ci sono tutti i libri per terra... e queste scatole? Da dove vengono?

I ridolini divertiti da questa specie di balletto tra le scatole, non perdono tempo a tirarne fuori di altre, a svuotarle del contenuto ed a provarsi i vecchi vestiti che contengono.

Pensionato - (rincorrendo la figlia) Dai lascia stare! Sto rimettendo a posto...

Letizia - (guardando nelle scatole eccitata) Ti do una mano... ma guarda è tutta roba della

mamma… non credevo che l’avessi conservata

Pensionato - (la raggiunge, l’afferra per un braccio, inizia ad avere il fiatone) Letizia smettila ti

ho detto!

Letizia - Guarda (da uno scatolone esce fuori una bambola) ...guarda questa era mia ...oh Dio ha

ancora il vestitino che le fece mamma… (ora è la volta di un orsacchiotto) e questo qui

invece è mister... che nome gli aveva dato Paolo? Gli manca ancora l’occhio... ricordi

quando se lo ingoiò?

Pensionato - Rimetti a posto tutt... (barcolla, sta per cadere ma si regge alla Letizia)

Letizia - (preoccupata) Babbo! (lo sorregge per un braccio)

Pensionato - Nulla nulla una vertigine, ti avevo detto di lasciare tutto (tenta di alzarsi, gli scappano

fuori delle foglie)

Letizia - Hai visto che non puoi rimanere da solo! Ti serve qualcuno in casa che tenga in ordine

(lo aiuta ad arrivare al tavolo), che si prenda cura di te... non ce la fai...

Pensionato - (ancora col fiatone) Ce la faccio benissimo, è solo stata una vertigine... mentre ti

correvo appresso!

Letizia - Ma che correre appresso, se ti succedeva mentre eri da solo? Se cadevi?

Pensionato - Guarda che quando sono solo non devo rincorrere nessuno!

Letizia - Avanti! Non penserai davvero che ti è venuta la vertigine solo perché ti sei messo a correre?!

Pensionato - Ma credi davvero che non sono in grado di badare a me stesso?

Letizia - Guarda Babbo, hai ancora il fiatone, ancora non riesci ad alzarti, a vestirti; un giorno

che la donna non viene ed è tutto all’aria e tu ti... le permetti di andare via. Chi pensi

che ti farà i piatti? E chi ti laverà i vestiti? E poi chi ti laverà, chi ti accudirà chi si

prenderà cura di te per tutto il santo giorno! Io! Di certo non tuo figlio che poverino

lavora tanto e non ha certo tempo da perdere dietro a vecchi padri ammalati!

Il padre non risponde ed accusa il colpo.

Letizia - Scusa non volevo dire quelle cose, ma il pensiero che Paolo non fa niente per ...aiutarci

mi fa arrabbiare tantissimo.

Pensionato - Lascia perdere tuo fratello!

Letizia - Perché lo difendi tanto? Non vedi che non c’è mai? Sembra che non gli frega niente di

...noi... è perché è spiccicato la mamma... ...è questo vero? E’ per questo motivo che a

lui è permesso tutto; mentre io che assomiglio solo (indicando il padre) ...ad un

anziano stempiato non ho diritto di fare la mia vita, di pensare ai cavoli miei ... nooo!

devo rimanere a casa. Perché io? Perché il signorino è d’oro, assomiglia alla mamma,

lui, e la mamma è morta e non vogliamo certo farla arrabbiare caricando il ricciolino

di altri problemi oltre a quelli che la vita già gli dà!

Pensionato - Sono un problema io?

Letizia - No Babbo, ma stai invecchiando e sono preoccupata per te ...e mi sento sola in questo.

Pensionato - Sono anziano si, ma ancora non ammalato (allarga le braccia per mostrarsi) e poi

guarda ragiono... e finché c’è la testa c’è tutto e poi vedrai, vedrai fra un po',

quando la cura avrà fatto effetto! Che figurino! A ballare ti porterò!

Letizia - Cura? Che cura stai facendo?

Pensionato - ...(vago) una cura ... un tonico.

Letizia - Strano non mi ha detto nulla il dottor Franco (fra sé cercando con gli occhi qualcosa

di strano che aveva visto) ...eppure l’ho visto ieri

Il padre fa finta di niente, poi la figlia trova con lo sguardo ciò che cercava e si dirige verso la scrivania; prende in mano la bottiglia e ne esamina il contenuto

Letizia - E’ questa la medicina vero?

Pensionato - Si ma lasciala, stai attenta costa molto!

Letizia - (senza sentire) Strano non sembra roba uscita dal suo laboratorio.

Apre la bottiglia, l’annusa, se ne versa un goccio nel bicchiere, l’assaggia.

Letizia - Che schifo! Ma è... sembra succo di pomodoro!

Pensionato - (raggiungendo la figlia e strappandole di mano la bottiglia) Te l’ho detto è un

tonico, sarà per la vitamina C.

Letizia - (stralunata, guarda il padre correre a mettere via la preziosa bottiglia) Perché mai il

dottore ti avrebbe dovuto dare il succo di pomodoro per la vitamina C? Non è meglio in

compresse?

Silenzio

Letizia - (sospettosa) E’ il dottor Franco che segue questa cura vero?

Il padre non risponde ed aiutato dai ridolini mette via candela e mantellina

Letizia - Babbo! Qual è il dottore che segue questa cura?!

Pensionato - Un dottore...

Letizia - (gridando) Che diavolo di dottore!

Pensionato - (fingendo tranquillità) Un dottore.. Uno di questi... che cura la noia.

Letizia – La noia? (preoccupata) E dove l’hai trovato?

Pensionato - Ma ho ...trovato un volantino nella cassetta della posta.

Letizia - Un volantino? fammi vedere.

L’anziano apre il cassetto della scrivania, tira fuori una cornice d’argento e l’appoggia sul tavolo, sotto c’è il volantino che porge alla figlia.

Lei lo prende, lo apre con cura e legge:

Letizia - DOTTOR TRINUS

CROMO,PRANO,CRISTALLO TERAPEUTA

HAI PROBLEMI? DI CHE TIPO? DI TUTTI I TIPI?

SPECIALIZZATO IN NOIA

TRINUS RISOLVE

Telefono 34525366

...E’ uno scherzo? E quanti soldi ti ha preso!?

Pensionato - Non sono affari tuoi (spazientito strappa di mano alla donna il volantino ed inizia a

spingerla fuori di casa)

Letizia - Ma che sei diventato matto per rivolgerti a questi ciarlatani?

Pensionato - Ti ho detto di farti gli affari tuoi ed ora esci che ho da fare sono soldi ancora miei, per il

momento!

Letizia - Dai Babbo lo sai che non è per i soldi

Pensionato - (offesissimo) e allora per cosa! Esci! Avanti! Esci da casa mia!

Lei si offende ed esce sbattendo la porta.

L’uomo, uscita la figlia, recupera la bottiglia ed il cero coi fiammiferi e chiude tutto in un armadietto. Fa lo stesso con la mantellina dopo averla ripiegata con cura. I ridolini lo guardano con commiserazione.

Mette su un disco, un anziano ballabile di quando era giovane.

I due ridolini romanticamente si abbracciano ed incominciano a ballare.

Da una scatola, l’anziano, prende un vestito da sera, era della moglie, lo abbraccia, lo annusa, ma l’odore è cattivo e ritira il volto indietro; deluso non gli rimane che stringere con maggior forza la stoffa, quasi a richiamare, a fermare più ricordi possibile; poi presa la manica lunga del vestito stende il braccio e da perfetto ballerino inizia a ballare un valzer.

Come tenendo fra le braccia una vera ballerina alza il braccio per farle fare una giravolta, ma appena lasciato, appeso alla sua mano, quel vestito, si sgonfia e improvvisamente si affloscia a terra e con esso tutte le illusioni di un momento. I ridolini smettono di ballare ed anche le luci che, senza farsene accorgere, erano diventate più calde, ‘natalizie’, ritornano normali.

L’uomo ripiega il vestito con cura e poi lo appoggia sulla scrivania; prende in mano la cornice d’argento e guarda la foto, la riappoggia si scrolla il dolore di dosso si cambia, indossa l’impermeabile ed esce.

A questo punto rimangono soli i ridolini. Uno dei due prende il bicchiere e lo scaraventa per terra. Nessuna reazione nell’ambiente... sono soli.

Scoppia il caos. Si mettono a giocare a pallone, rompono cose, lanciano in aria le foglie secche che nel frattempo, continuando a cadere, si erano accumulate per terra. Uno prende il vestito da sera e ballandoci lo porta da un altra parte della stanza.

Suona il campanello e sobbalzano per la paura. Risuona immediatamente e poi si sente il rumore di chiavi che aprono la porta. I ridolini si dileguano fra le scatole.

Entra la figlia con un uomo distinto.

Letizia - Babbo ci sei? (entrando) sono io, c’è anche il dottor Franco con me, è venuto a trovarti.

E così controlliamo anche quella roba che prendi per la noia.

(rivolta al dottore) Non c’è.

Dottore - E’ un peccato, ero più tranquillo se lo visitavo. Quello che mi ha detto è strano, suo

padre non mi sembra proprio il tipo da cadere nelle mani di questi ciarlatani.

Letizia - Eppure è così; gliel’ho detto, succo di pomodoro, e lui gli ha creduto e chissà quanti

soldi gli hanno chiesto.

Dottore - (incredulo, professionale) Mi mostrerebbe le medicine di questa particolare cura?

Letizia - Certo! (guardandosi intorno) Dunque teneva questa pozione contro la noia, il

pomodoro; poi aveva un grosso cero acceso sulla scrivania...

Dottore - E’ pericoloso

Letizia - ...ed una specie di mantellina portata sulle spalle (cercando fra i mobili).

Dottore - (ridendo) E’ sicura fosse suo padre o che non stesse prendendola in giro?

Conosco suo padre da una vita e non cr...

Letizia - (offesa) E che le invento bugie? Ora gliele faccio vedere queste cose!

Tenta di aprire lo sportello dove il padre aveva riposto gli oggetti, ma è chiuso a chiave.

Dottore - Via Letizia non s’offenda, non è che non le credo ma l’idea che Suo padre si sia fatto

prendere in giro così ingenuamente mi fa sorridere, o preoccupare; preferirei riderne se

mi fosse possibile.

Letizia - (intanto ha trovato un cassetto aperto) Il volantino! Ora le mostro il volantino!

(non trovandolo arrovescia il contenuto del cassetto sulla scrivania; fruga ancora e lo

trova ripiegato minuziosamente)

Dottore - (rimanendo sconcertato dall’accanimento della donna) Via via Letizia le credo, ci

mancherebbe...

Letizia - Trinus! Trinus, eccolo! ...Trinus... (prende il telefono e compone il numero) ah ma io lo

denuncio. (aspetta un po' al telefono poi mette giù desolata guardando il medico) il

numero è inesistente.

Dottore - Non ce la farà; questa è gente furba, non si frega suo padre se non si è almeno più

scaltri degli altri. Anzi credo sia più di lui che bisogna preoccuparsi in questo

momento...

Letizia - Crede che gli possa succedere qualcosa di grave con questa cura?

Dottore - No non credo proprio, se ha detto che sapeva di pomodoro dubito che fosse

qualcos’altro e il pomodoro un po' di vitamine effettivamente ce l’ha; (pensando tra sé)

questa gente prova anche un certo gusto a prendere in giro il prossimo.

Letizia - Allora questa cura è innocua

Dottore - Direi proprio di sì; ma mi preoccupa più che altro lo stato mentale di suo padre; se è

vero che rifiuta ogni tipo di aiuto (osservando il disordine) temo che sarà molto

difficile aiutarlo. Ho paura, analizzando la situazione, che Suo padre stia...

...invecchiando; invecchiando sul serio.

Letizia - E che possiamo fare dottore ?

Dottore - Niente; ma sicuramente c’è qualcosa non dovrete fare...

Letizia - Cioé?

Dottore - Non potete lasciarlo solo; quella vertigine che ha avuto oggi è solo l’inizio, non

tarderanno ad arrivare a raffica; perdite di memoria, fornelli accesi, candele ...e Dio sa

cos’altro.

Letizia - E’ terribile (guardando per terra)

Dottore - No, non è terribile, è umano, è il destino di tutti. Posso sembrare cinico, ma le assicuro

che è l’unico giusto modo di porsi davanti alla vita

Letizia - Dovrà venire a stare in casa mia.

E come faccio, non sono sola; mio fratello sì! Lui potrebbe, ma non si fa mai sentire,

figuriamoci, neanche a parlarne

Dottore - Una soluzione potrebbe essere l’ospizio.

Letizia - (disgustata) L’ospizio! Mio padre!

Dottore - Lo so l’idea fa rabbrividire anche me conoscendolo, ma purtroppo inizia ad avere

bisogno di qualcuno che gli stia dietro dalla mattina alla sera, e voi, che avete anche la

vostra vita da gestire, non potete certo prendervi la responsabilità di un anziano in casa.

E’ triste ma è meglio che chiami suo fratello ed iniziate a parlarne almeno tra di voi, per

trovare un confronto; poi se doveste trovare una soluzione migliore, certo, ben venga.

Letizia - Lo farò, parlerò a Paolo. Sarà doloroso, per tutti, ma dovremo farlo.

Escono

Cambiano le luci e fuori campo si sente una piccola risata di bimbo birbone. Anche la voce di donna; piano, come se avesse paura di svegliare l’altro bimbo

Donna: - Schhhhh! (sorridendo) Fai silenzio, zitto, ascolta: Chiudi gli occhi (come una

filastrocca) ascolta e dormi; pensa all’uva, al tino, al mosto; c’è il rosso, l’ocra e

scintilla il giallo, e con le foglie ancora appese il vento dorme ed aspetta il giorno...

Dormi, fai silenzio, bimbo adorato che ancora l’inverno non è arrivato.

Tornano i ridolini, che hanno sentito tutti i discorsi del dottore ed ora si guardano attoniti, meravigliati dall’evolversi della situazione. Uno vaga tra le scatole come cercando qualcosa, l’altro decide di prendere il volantino e chiamare il dottore. Mentre sta facendo il numero, vede la foto con la cornice d’argento e lascia perdere il telefono dimenticando di riattaccarlo; prende la foto e la porta all’altro, di corsa, come se avesse riconosciuto la donna ritratta.

Non fa in tempo a mostrarla che si sente il rumore di chiavi ed entra l’anziano, col giornale.

L’uomo si spoglia, lascia il giornale sulla scrivania; vede il cassetto rovesciato. Si allarma, mancano la cornice con la foto e il vestito della moglie, il telefono è staccato

.

Pensionato - I ladri, ci sono stati i ladri (battute per l’occorrenza)

Chiama la polizia, poi inizia a guardare per bene in giro cercando quel che gli manca. I ridolini gli porgono le cose cercando di fargli capire che è tutto un equivoco, ma lui non vede né loro né le cose che tengono in mano. Imprecazioni varie... rabbia... poi decide che è anziano e che la sua memoria forse fa cilecca (considerato che ad esclusione della cornice e del vestito non manca niente) e che quindi è meglio farsi aiutare dalla figlia per fare l’inventario di ciò che gli hanno rubato.

Pensionato - E’ una cosa seria questa, non una stupidaggine. Non si arrabbierà!

Chiama la figlia

Arrivano i poliziotti che vedendo la confusione iniziano a fare le domande del caso.

L’uomo si perde un po’. Ad alcune cose non riesce a rispondere.

Poliziotto - Ma se lei è uscito solo per andare a comprare il giornale come è possibile che in così

poco tempo il ladro o i ladri siano riusciti a fare tutto ciò (indicando la stanza)

Pensionato - No la confusione c’era già da prima che uscissi.

Poliziotto - Dunque i ladri sono venuti in due tempi?

Non sono stupidi, hanno davanti un anziano in evidente difficoltà e gli parlano, annoiati, come se fosse un bambino. E’ il loro mestiere, lo fanno da sempre e da sempre si trovano in queste situazioni..

Intanto diverse sono le foglie che perde dal vestito.

Per fortuna, con un sospiro di sollievo per tutti, suona il campanello, è la figlia. Gli viene aperto, entra, abbraccia il padre.

Letizia - (al padre) Che cosa è successo?

L’uomo fa per rispondere, ma il poliziotto, per non perdere altro tempo, fa il resoconto della situazione.

Poliziotto - Allora suo padre esce per comprare il giornale, rientra nell’appartamento dopo circa

dieci minuti. Trova (indicando la confusione) tutto buttato sotto sopra, il cassetto

rovesciato, il telefono staccato e poi sembra manchi, certamente, una cornice

d’argento; il resto ancora lo ignoriamo.

La figlia si rende conto del malinteso e spiega tutto ai poliziotti ed al padre.

Pensionato - (incredulo) E la foto? Perché mi avresti preso la foto?!

E’ ancora nelle mani del ridolini che, sentendo chiamata in causa la foto, ma non riuscendo a farla vedere, attraversa tutto il palco con la cornice in mano ed il braccio ben teso, e l’appoggia per terra accanto ad uno dei poliziotti che la vede quasi subito. Raccogliendola da terra risponde alla domanda del padre.

Rimangono tutti in silenzio a guardare l’anziano che si è girato, volgendo le spalle a tutti. I poliziotti riprendono le proprie cose e fanno per uscire. La donna li ringrazia e chiede scusa; loro non ci fanno caso e finalmente escono.

Lei torna dal padre e tenta di abbracciarlo

Ma l’anziano padre, umiliato, si divincola e, lontano e silenzioso, alza il braccio brandendo il bastone da passeggio.

Lei minacciata da quella statua di pietra capisce ed esce.

Pensionato - Mi credono un vecchio pazzo... ...un Pulcinella... un inutile avanzo, ancora un po'

umido di vita, tenuta, strascicata, in qualche angolo, per sbaglio dimenticata.

(Non sta autocommiserandosi, ma anzi è più rabbia che si sente nella sua voce)

Ma in fondo cosa sono... Forse hanno ragione, forse è meglio vederla così.

Non importa più il passato, si scordano che un tempo venivano a piangermi sulle

ginocchia... (come se parlasse alla casa intera) Ricordi? Ricordi quando

andavamo tutti quanti in montagna? ...Quante volte li ho portati sulle spalle? E

le risate, le corse pazze giù per le discese, e che lacrime per le cadute (prende in

mano la foto della moglie e ne accarezza il volto) quanto mi mancano ora quelle

lacrime così facili da guarire. (Prende anche il vestito della moglie e stringe tutto

a sé) Non siamo più i loro genitori, la loro famiglia, non sei più la regina; forse è

un bene che non vedi tutto questo.

Non siamo il loro passato, la loro vita tanto amatamente vissuta... siamo io e te,

soli, non nel presente che gli abbiamo creato. Siamo lo specchio del loro futuro, di

ciò che non vorranno essere, di ciò che saranno.

Appoggia quelle cose tanto preziose sul tavolo, e prepara su di un piattino bianco il cibo per il gatto; appoggia il tutto delicatamente per terra e fa per chiamare il gatto ma poi lascia perdere: apre l’armadietto e prende gli oggetti magici del rito magico. I ridolini vengono presi da un’eccitazione tutta particolare; si guardano, lo guardano, annuiscono tra di loro, spazzano guardano l’orologio, sono contenti.

L’uomo ha riacceso la fiamma che ora brilla un po' più allegramente della prima volta (tanto che stavolta si accende quasi prima di toccare il fiammifero), ed indossa la mantellina. Si versa nel bicchiere la pozione e la beve tutta d’un sorso, ma stavolta si sforza d’ingoiarla senza far caso al sapore.

Improvvisamente squilla il telefono; i ridolini sobbalzano dalla paura, l’anziano non si scompone, alza il ricevitore e lo lascia staccato. Poi riprende le cose della moglie si avvicina alla poltrona, si sdraia abbracciandole e si addormenta dopo essersi grattato e levato ancora qualche foglia.

Si avvicinano i ridolini e si accertano (ma stavolta con metodi più gentili) che l’anziano stia dormendo. Tirano fuori gli strumenti per esaminare l’anziano, ma poi si guardano e d’intesa mettono via tutto. Uno di loro gli accarezza il volto mentre l’altro recupera una coperta con la quale lo coprono. Sistemano al di sopra della poltrona un vecchio ombrello tutto sgangherato, con poca tela nera rimasta, poi si accovacciano per terra, non più a proteggerlo come avevano fatto all’inizio, ma più bassi di lui, quasi a farsi proteggere.

La voce di donna, dolcissima, silenziosa, fuori campo:

Donna: - Schhhh ... Ecco ...fate silenzio, riposate ...una carezza sul viso ... Schhh...

... dormite... un po’ di pazienza, ancora...

Dissolvenza e sipario

Intervallo

Si riaccendono le luci in platea (ma più basse) e si diffonde una musica anonima, da intervallo. Un secondo dopo che la gente ha iniziato ad alzarsi, improvvisamente, si riapre il sipario cogliendo qualche spettatore in piedi, imbarazzandolo.

Si presenterà, subito dietro al boccascena, un telo PVC da retroproiezioni, con sopra la famosa scritta:

"INTERVALLO"oppure"CAROSELLO".

Due- tre minuti in modo da far tranquillizzare il pubblico (stavolta un po’ più cauto) e per permettere che qualcuno arrivi fino al bar, e poi noteremo (ombre cinesi) i due ridolini che timidi prendono il controllo di questo nuovo mondo: uno di questi che, vicino al telo si sbraccia per acchiappare qualcosa di proiettato e che si spaventa all’ombra gigantesca dell’altro più vicino alla lampada; sagome, animali, mostri fatti con le mani e quant’altro.

Uno spettacolino da niente, da non seguire, per permettere di potersi alzare per fumare o di andare al bar. Unicamente per distrarre, per non dare troppo peso alle pubblicità proiettate sullo schermo.

Dissolvenza e sipario

Secondo Tempo

Si apre il sipario su di un parco estivo, pieno di luci gialle di sole e verdi di vita; suoni da giardinetti pieni di mamme e di bambini. Il tutto come se fosse un po' ovattato; come in un sogno…

Una panchina, vuota davanti ad una statua in marmo che raffigura un uomo sdraiato che dorme (nella stessa posizione nella quale avevamo lasciato l’anziano), con al di sopra, sempre facente parte del complesso scultoreo, l’ombrello rotto a ricoprire il tutto.

Una bella base circolare, magari con qualche targa, solleva il tutto portandolo ad una altezza di un due- tre metri circa. Aiuole erba e fiori.

C’è anche il nostro uomo, è nervoso, guarda l’orologio, osserva un volantino che tiene in mano, lo apre, lo richiude con cura, lo infila in tasca, lo ritira fuori.

Passano delle persone distinte, lui le guarda negli occhi, queste ricambiano lo sguardo come a dire: - "Che diavolo vuoi!", l’anziano tira fuori il volantino e lo porge per farsi riconoscere, questi si girano ed aumentano il passo dicendo che non vogliono niente. Passano altre persone che magari reagiscono semplicemente aumentando il passo, od altre che a passo veloce neanche lo guardano e, come a pararsi la vista, mettono una mano di "stop" tra loro ed l’anziano - "No no grazie non mi interessa".

Tutte persone che sanno dove andare; con borse ventiquattrore, giornale sotto mano, parlando al cellulare ecc...

L’uomo, arrabbiato di sembrare un mendicante, si siede sulla panchina, guarda l’ora e dice: - "Altri due minuti e me ne vado". Subito passa una giovane donna che spinge una carrozzina. L’uomo, sorridendo, la guarda ammirandone la bellezza ed il sorriso.

La donna ricambia il saluto come se lo conoscesse ma poi, non conoscendolo affatto, va avanti per la sua strada, senza rallentare.

All’ anziano rimane stampato sul viso un gran sorriso (la vita, nel suo splendore che ti sorride non può che fare un gran piacere), guarda l’orologio, dice qualcosa sull’inutilità dell’attesa si alza e fa per andarsene; in quello stesso istante compare da dietro la statua, come se fosse stato nascosto per tutto il tempo, un ometto vestito da dottore, cappotto nero buttato sulle spalle capelli cortissimi bianchi (è Di Bella, ma giurate, che rimanga tra noi), stetoscopio al collo. E’ accompagnato dai due ridolini che evidentemente ne sono gli assistenti.

Alchimista - Buon giorno! (immenso sorriso sulle labbra preceduto da una mano tesa) immagino

stesse aspettando me!

Pensionato- Buon giorno (preso alla sprovvista non risponde all’affermazione e tenta di tirare fuori

dal suo cappotto il volantino)...sono...

Alchimista - Oh! Lo so benissimo chi è lei (fermando la sua ricerca con la mano e guardandosi

intorno come a sincerarsi che non ci sia nessun occhio indiscreto) lasci pure quel

prezioso foglio dove sta.

Si siedono sulla panchina, l’anziano normalmente, appoggiando il bastone, l’altro, invece, solo su di un lato, rimanendo rigido con la colonna vertebrale in modo da sembrare un po’ più alto di quello che è. I due ridolini rimangono in piedi ai lati della panchina come se fossero delle Guardie Svizzere

Pensionato - (imbarazzato) Allora salve!

Alchimista - (tranquillissimo, come un Dio onnisciente) Salve!

Silenzio

Pensionato - (dopo averlo osservato nella sua spocchiosa sicurezza; in allerta, sfidandolo) Come

fa a sapere chi sono? Sono io che l’ho cercata.

Alchimista - Ottima domanda! Vedo che arriva subito al dunque lei... è un tipo scaltro!

Pensionato - Scusi?

Alchimista - Oh certamente, lei ha perfettamente ragione a prenderla con cautela; vorrà prendere

precauzioni, sapere chi si trova davanti. Dio non voglia che ora arrivi qualcuno per

fregarla (rimane a guardarlo con quell’odioso sorriso sulle labbra, quasi facendo

finta che i suoi occhi lo stiano studiando).

Pensionato - (sorpreso) Ma... Senta! Io non devo difendermi da nessuno. Quanto al fregarmi non

volevo certo accusarla... Ma non può pretendere che...

Alchimista - Ma gliel’ho detto lei fa benissimo a prendere precauzioni è quello che consiglio

sempre anch’io... con tutti questi truffatori che ci sono in giro.

Pensionato - (annoiato, un po' arrabbiato) Ma se lei esordisce dicendo che mi conosce benissimo,

come faccio a crederle visto che l’ho chiamata io!

Silenzio

Alchimista - (serio) Ci stiamo impantanando in una sciocchezza...

Senta! Facciamo così! Io mi impegno a non chiederle soldi finché saremo seduti su

questa panchina e lei si impegnerà solo a ritenere possibile ciò che brevemente

tenterò di spiegarle ...Che ne pensa?

Pensionato - (non trovando obiezioni e non vedendo imbrogli) ...Finché saremo seduti su questa

panchina?

Alchimista - Certo solo su questa..

Pensionato - Va bene... ma se devo ritenerle possibili, le cose che dice dovranno almeno essere

credibili

Alchimista - Certamente

Pensionato - (incalzante) Ed allora come fa a sapere chi sono visto che a chiamarla sono sempre

stato io?

Alchimista - (di nuovo onnisciente) Lei ha trovato il volantino nella posta, non è vero?

Pensionato - Sì

Alchimista - Ed allora non potremmo supporre che in realtà sia stato, invece, il volantino a trovare

lei?

Pensionato - (prendendosi gioco del dottore) Come scusi? Non capisco…

Alchimista - (esasperato) Gliel’ho messo io quel volantino!

Pensionato - E perché mai proprio a me; e non so magari al mio vic...

Alchimista - Perché è lei che aveva bisogno di me, non il suo vicino! Vede, a soffrire di questa

malattia non siete tantissimi, anzi ben pochi!

Questo comporta un minor interesse da parte dei medici ricercatori, che si dedicano

a malattie molto più evidenti e remunerative, lasciando indietro tutti gli studi legati

a quest’aspetto della condizione umana.

E’ grazie a medici pionieri come me e pochi altri che oggi possiamo curare malattie

povere, ma sia inteso pericolosissime.

Pensionato - Ma la mia non è una malattia.

Alchimista - (disgustato) Come no! Qual è la definizione di malattia?

(citando) Causa che provoca gravi crisi fisiologiche sia a livello cellulare che a

livello organico!

Le assicuro signore mio che la sua malattia non è solo da prendere seriamente, ma è

addirittura tragicamente pericolosa e di questo le consiglio di prenderne coscienza,

sia che si curi da me sia che lo faccia con un altro medico, se ne trova uno in grado

di farlo.

Pensionato - scusi ma io l’avevo cercata perché sul volantino c’era scritto che avrebbe risolto quei

piccoli prob... (Con una mano tenta di ritirare fuori il volantino ma viene di nuovo

fermato dal medico).

Alchimista - Lei si annoia molto vero?

Pensionato - (immobilizzandosi) Come?

Alchimista - Le ho chiesto: Lei si annoia molto vero?

Pensionato - Ho capito la domanda, non vedo che c’entra col volantino

Alchimista - Come che c’entra, è proprio di questo che stiamo parlando

Pensionato - No (correggendo) di vecchiaia e di piccoli problemi.

Alchimista - Appunto, lei si annoia molto vero?

Pensionato - (veramente dispiaciuto) Si spieghi, non la capisco... ...certo che mi annoio.

Alchimista - Ah finalmente inizia a darmi fiducia... vede la vecchiaia non esiste...

Pensionato - Sì! lo dice lei che ha ancora tutti i capelli

Alchimista - No, vede l’essere anziano non è legato all’età...

Pensionato - Ecco ora verrà a dirmi che si può essere vecchi anche a vent’anni o che se ci

iscriviamo tutti nel circolo delle bocce guadagniamo dieci anni di vita!

Alchimista - (offeso e sadico) Le sto dicendo che lei non morirà di vecchiaia come sarebbe

auspicabile, ma di noia, nella polvere della sua poltrona, o nel suo circolo di bocce,

contando settimana dopo settimana gli amici perduti, facendo finta di niente,

lamentando, solo problemi a fare le coppie per tirare il boccino o per una briscola;

aspettando, finché non arriva il proprio turno.

Un silenzio grave cade su quella panchina. L’uomo guarda per terra: il dottore, se durante l’ultima frase si era irrigidito ancora di più, ora si è afflosciato in una posizione più normale, quasi paterna se non fosse stato per la differenza di età e di statura.

Alchimista - (comprensivo) Lei ha ormai una certa età, ha perso la moglie e forse, più di chiunque

altro, sa cosa voglia dire vivere.

Ha praticamente dovuto crescere i suoi figli da solo. Ha lavorato, ha lottato, ha sofferto

per una vita intera, ed ora che finalmente è realmente in grado di godersi il suo tempo

vuole buttare tutto relegandosi nella noia?

Con due figli che le vogliono bene, tra non molto sicuramente dei nipotini...

Non ha il diritto di arrendersi così! Se non altro per i suoi amici che non ne hanno la

possibilità o per i figli che chissà quanto pagherebbero per rivederla di nuovo con le

redini in mano.

Pensionato - Credo... credo non sia così semplice come dice lei...

Alchimista - Si sbaglia! Altrimenti non sarei qui!

E’ una magia, alcuni ce l’hanno, altri no; e mi permetta si vede!

Pensionato - Ho capito ma... io non ero venuto qui per questo..

Alchimista - Come no! Lei non lo sa ma in qualcosa sta già cambiando.

Pensionato - Io non voglio vivere di più di quanto non sia già stato deciso... vorrei soltanto riuscire a

non contare i giorni come si fa da carcerati, con le croci sul muro.

Alchimista - Suvvia è proprio questo che le offro; la possibilità di dire basta agli sguardi premurosi

ed umidi delle persone che ti stanno intorno, piene di dolorini; non riescono più a

dormire su quel fianco e non fanno che domandarti sempre: "E tu come stai?"

Pensionato - Ma sono le persone che amo!

Alchimista - Non sono le persone sbagliate, ma solo i loro pensieri.

Quanti anni avrà una settantina... suvvia ma che problemi potrà mai avere!

Ecco, se lei potesse, qualsiasi cosa, cosa vorrebbe fare?

Pensionato - Ma... (sorridendo della semplicità del suo desiderio) probabilmente una festa, con

noccioline e tutto, con gli amici...

Alchimista - Con gli amici? Della sua età?

Pensionato- Certo!

Alchimista - E sa dirmi anche il perché? Come mai non con i suoi parenti? Perché solo con i suoi

coetanei?

Pensionato - ...Forse perché fra di noi ci intendiamo di più... ...con i parenti preferirei una cena.

Alchimista - (sottolinea la frase con il silenzio) Ecco ha centrato il punto, solo che non riesce a

vedere la tragicità della situazione.

Lei preferisce alla compagnia dei suoi cari quella dei suoi coetanei perché persone

giovani la fanno sentire anziano, poiché è anziano e deve essere considerato

semplicemente per quello che è come succede per tutto.

Pensionato- Considerati per quello che siamo... non vedo cosa ci si possa fare

Alchimista - E’ qui che sbaglia, ci si può fare eccome!

La trattano da anziano perché lei è anziano, perché si comporta da anziano, e più si

comporta da anziano e più che verrà trattato per quello che è...

E’ un cane che si morde la coda, che i suoi cari, però, non possono fermare poiché essi

agiscono inconsapevoli, spinti solo dall’affetto che nutrono per lei.

Pensionato - E che posso fare...

Alchimista - Come cosa può fare? Cosa ha detto che le sarebbe piaciuto fare?

Pensionato - (sorridendo, pensando) Una festa!

Alchimista - E chi glielo impedisce, voglio dire, non mi sembra poi un desiderio particolarmente

strano; anzi io, a casa mia do due feste la settimana.

Pensionato- Lei!

Alchimista - Ripeto chi glielo impedisce? Perché non può farlo?

Pensionato - Beh innanzi tutto bisogna vedere se qualcuno verrebbe... ad una festa... come questa...

Alchimista - Se l’organizzerà stia pur tranquillo che avrà un successone!

Pensionato - (alzandosi, tentando di divincolarsi dal discorso) Ma no ...ma poi ci sarebbero problemi

con i vicini; che cosa direbbero, non sta bene.

Alchimista - Ma cosa non sta bene! Si danno feste in tutte le case del mondo, continuamente; perché

non a casa sua?

Pensionato - Ma c’è la donna di servizio, la confusione... s’immagina come si arrabbierebbe?

Alchimista - Non si farà certo frenare da una donna che paga proprio per quello!

Pensionato - (Ridendo) lei non la conosce..

Alchimista - E che sarà mai!

Pensionato - Se non fosse per l’età, direi che ha prestato servizio a casa di qualche nazista durante

l’ultima guerra!

Alchimista - E’ davvero così terribile?

Pensionato - Neanche s’immagina

Alchimista - Allora la licenzi!

Pensionato - Cosa?!

Alchimista - E’ lei il padrone a casa sua no? Allora ha tutto il diritto di licenziarla

Silenzio

Pensionato - Non credo di poterlo fare.

Alchimista - Di dire alla donna di servizio che non ha più bisogno dei suoi servigi?

Pensionato - Di questo e di quello...

Alchimista - Non è neanche in grado di trovare il coraggio per fare una festa?

Pensionato - Già!

Alchimista - I vecchi non fanno feste

Pensionato - Esatto

Silenzio

Alchimista - Questo sono in grado di curare!

Pensionato - (voltandosi con poca speranza) cosa...

Alchimista - (pieno di entusiasmo) Amico mio, lei darà una festa! Ma non una festa qualunque,

(cambiano di poco le luci, come se passassero attraverso una collana di diamanti) una

bellissima festa; piena di salatini e coriandoli, di amici e di musica; e non inviterà soltanto

persone della sua età ma anche giovani; e danzerete e riderete uno accanto all’altro, e la

stanchezza non sarà altro che una data, un numerino sulla patente!

Mangerete dolci e berrete vino; canterete, chiamerete gente, verrà il vostro vicino con una

bottiglia in mano. I vostri figli non la riconosceranno, e quella sarà la sua vendetta,

dimostrerà che padre si sono persi in questo periodo di soffocante premura! Ci saranno

amici, donne, fratelli; verrò anch’io se mi vorrà ma soprattutto ci sarà lei a riempire i

calici, e tutti si diranno: "ma cosa ha fatto, che gli è successo; che gioia vederlo... è un

miracolo..."

Con un trucco da illusionista in erba getta in aria una manciata di coloratissimi e scintillanti coriandoli.

Pensionato - Mi dica come fare...

Alchimista - Lei lo farà; ma si dovrà attenere alle mie indicazioni... alle mie cure.

Pensionato- E quanto mi costeranno?

Alchimista - (tira fuori un piccolo blocchetto per appunti sul quale scrive qualcosa) Oh... un prezzo

speciale per lei, amico mio, un prezzo al quale non potrà rifiutare (strappa il foglietto sul

quale aveva scritto e glielo porge)

Pensionato - Ma è una cifra ...pazzesca!

Alchimista - Oh ma cosa vuole che sia! E’ ben poca cosa confrontata a ciò che le offro... io la tiro fuori

dal pantano! Le regalo una nuova vita! Non può lasciar perdere quest’occasione, non se

lo può permettere.

L’uomo ci pensa un attimo, poi prende dalla tasca il libretto degli assegni e, presa la penna offertagli dal dottore, firma e strappa. Immediatamente l’assegno passa nel cappotto del medico mentre un ridolini tira fuori dal nulla una grossa borsa nera (stile Mary Poppins) e la mette fra le braccia dell’anziano che contento la prende goffamente.

Alchimista - Dentro ci troverà un stola, un cero, ed uno sciroppo.

(guarda l’orologio da tasca) La sera, prima di coricarsi dovrà indossare la stola,

accendere il cero e bere mezzo bicchiere di questo prezioso sciroppo; per tre sere di

seguito e poi...

Pensionato - (prendendo un po' in giro) ...sgozzare un agnello e mangiare del pane azzimo...

Alchimista - (seccato) Non si prenda gioco di queste cose! Ci sono in ballo forze che lei non conosce,

ben più forti di quanto non ci si possa immaginare!

Faccia come le ho detto, e vedrà che già al terzo giorno si sentirà un’altra persona!

(riguarda l’orologio)

Pensionato - Mi perdoni non intendevo offenderla.

Alchimista - Non importa è comprensibile; arrivederci e si diverta.

Fa per andarsene

Pensionato- Mi scusi ma mi lascia così?

Alchimista - (scortese)Beh? Ciò che voleva l’ha avuto no?

Pensionato- Ma... voglio dire... se avessi bisogno di lei?

Alchimista - Non si preoccupi, quando sarà il momento io sarò lì, apposta per lei.

Adesso arrivederci!

Esce piuttosto velocemente come se fosse in ritardo per un altro appuntamento.

I due ridolini restano con l’anziano e dal momento che il dottore è uscito si stiracchiano, ridono, sbadigliano come fossero soldati in riposo. Da adesso in poi saranno invisibili.

L’uomo si risiede sulla panchina con la borsa fra le braccia. Pensa, con un leggero sorriso sulle labbra. Piano piano il sorriso si apre finché non diventa una risata. Si alza in piedi ed annuncia:

Pensionato - "Stasera la licenzio!"

Iniziano a cadere foglie secche dall’alto.

I ridolini, non visti applaudono e si tirano botte (finalmente il loro carattere è tornato quello del primo tempo). L’uomo compiaciuto esce di scena, e nel farlo incrocia la donna di prima con la carrozzina; però stavolta non saluta poiché è troppo assorto nei suoi pensieri. I ridolini lo seguono, uno si toglie il cappello per salutare la signora ,l’altro lo afferra per un braccio trascinandolo fuori. La donna si volta indietro a seguire l’anziano, ricambia il saluto al ridolini, ridendo quando l’altro lo trascina fuori e si ferma in mezzo al palco.

Si rivolge agli spettatori:

Donna - Ecco vedete

E’ ancor prima l’inganno.

Proprio nel mezzo, tra l’estate e l’autunno:

Lì, in quel primo freddo mattutino che ti arriccia la pelle, in quel calore che guarisce,

appena il sole ti raggiunge.

E’ proprio lì l’inganno; quando pensi: "ormai è finita" ma poi: "non è possibile, senti qui,

ancora che caldo!"

(fa un verso al bambino nella carrozzina, forse gli rimette il ciuccio in bocca. Spinge in

su e in giù la carrozzina per cullarlo, gli canta una filastrocca) E’ la bugia dell’annegato

che crede che il suo cavallone, al quale si è aggrappato, lo salverà dalla tempesta, anche

solo per protesta, perché un cavallo imbizzarrito, che al suo corpo s’è legato, si trascina

all’infinito finché dell’uomo non si è liberato.

Dissolvenza e Sipario

Intervallo

Solite luci come prima, musica anonima ecc.

Si riapre il sipario, stesso telo retroproiezioni, stesso disegno proiettato, stessi minuti.

Il pubblico si aspetta di nuovo i ridolini... ora arriveranno...

Iniziano le proiezioni della pubblicità (ma ci saranno, dove sono?).

Improvvisamente, come cadendo dall’arlecchino, davanti al telo, quindi a vista, si calerà, imbracato ed appeso ad una fune da roccia un ridolini.

Terrà in mano una bomboletta di colore spray, e calando di spalle al pubblico, sparando colore, lascerà una nettissima riga colorata sul telo.

Non sarà legato ad un unica corda, ma da diverse, come una ragnatela, in modo tale da permettere un certo movimento, sia orizzontale che verticale, sulla superficie del telo.

Dopo qualche minuto di disegno libero, quando in sala si sarà fatto silenzio per lo stupore (spero), il ridolini volterà la testa e con voce rauca (bruciata dall’alcool e dal fumo?) si rivolgerà al pubblico:

- beh che volete c’è l’intervallo!"

E si rimetterà a disegnare.

Quando avremo finito proiezioni e colore, solite luci di richiamo e il ridolini verrà risucchiato dall’arlecchino e poi sipario.

Terzo Tempo

Si riapre il sipario nuovamente nella casa dell’uomo, ma stavolta è più in ordine , anche se le foglie continuano a cadere dalla graticcia in numero superiore rispetto al primo tempo.

Continuerà per tutto il tempo a levarsi foglie dal corpo, anche se non indicato.

Nel mezzo del palco, quasi a chiudere il fondo della scena una libreria, con i piani bassi pieni di libri. Un ridolini rimette altri libri sugli scaffali senza un criterio razionale, anzi prendendo manciate degli stessi e mettendoli storti girati, come capita, tanto che in pochi secondi riempie quasi tutta la libreria. Ad un tratto crollano tutti i libri travolgendolo e seppellendolo. Da dietro la libreria a giorno vediamo la sagoma dell’altro ridolini che dopo aver fatto crollare i libri ora se la ride di gusto. Con le mani divide in due la libreria che, carrellata, si apre permettendogli di passare e di raggiungere il monte di libri con sotto il compare il quale, appena lo vede, inizia a bersagliarlo coi libri.

Entra l’uomo.

E’ in maniche di camicia, arriva con una scatola in mano, si avvicina alla libreria e, come se nulla fosse, si rimette ad aggiustare i libri sugli scaffali, tra i ridolini che litigano e la confusione appena creata. E’ allegro, fischietta e canta una canzoncina, e quando ha finito con i libri passa a spazzare per terra.

Pensionato - Ecco! ci voleva proprio! Altro che donna delle pulizie! Guarda qui, guarda quanta

polvere, sembra che nessuno abbia mai pulito prima. Chi l’avrebbe mai detto che bastava

licenziarla quella donna per sentirsi già meglio (si ferma un attimo, si gratta, stavolta

facendo attenzione preoccupato): dovrò telefonare al dottore (si leva da sotto i vestiti tre

o quattro foglie che lascia cadere per terra come se nulla fosse), è tutto il giorno che mi

pizzica la schiena, sarà la polvere...

Speriamo che Letizia non gli abbia detto nulla dei poliziotti che da come la mette lei

sarebbe colpa mia.

Squilla il telefono

Pensionato - Pronto? (contento e veramente sorpreso) Paolo! che sorpresa, sono contento... io? Benone!

E tu come stai? Allora quando verrai a trovare il tuo vecchio padre? Come? Sei in città?

Bene! Allora ti fermi!

Si l’ho vista ieri, ma è sempre un po' agitata sai com’è si fa sempre più apprensiva non

si regge più. Come fa bene! non parteggerai mica per tua sorella? Dai vieni a casa che

poi si chiacchera... come? A che ora vieni? allora non faccio in tempo a preparare (alla

parola preparare i ridolini iniziano a pettinarsi, spazzolarsi e lisciarsi l’un con l’altro,

uno di fronte all’altro; sono contenti ed entusiasti, come se dovessero andare ad una

festa). No non mi devo preparare io, è che dovevo finire di mettere a posto la casa, stavo

facendo un po' di pulizie ma fa niente... L’ho licenziata... ma poi ti racconto, si è stata

una cosa improvvisa, no, non l’avevo avvisata ma gli ho dato un mese in più come...

liquidazione ed è stata felicissima di andarsene. Come? (deluso) Nulla, assolutamente

nulla, sono solo contento.

Va bene a dopo.

Si siede sul praticabile ed i ridolini, continuando il gioco del parrucchiere, gli s’inginocchiano dietro, in fila indiana. Il primo gli mette al collo la veletta da parrucchiere ed inizia a lisciarlo e pettinarlo. Il secondo, dietro, fa lo stesso col primo.

- L’avrà mandato lei!

Suona il campanello, s’alza di scatto lasciando il ridolini con in mano la veletta, il braccio alzato ed il pettine a mezz’aria; non va, però, ad aprire immediatamente.

I ridolini si gettano sulle finestre per spiare il figlio, poi vedendo che l’uomo non apre la porta, al secondo squillo iniziano a spingerlo e a convincerlo indicandogli dalla finestra che è il figlio e gli deve aprire. Finalmente apre.

Entra un uomo distinto, giovanile abbronzato, cappotto sul braccio, borsa in mano; con il naso rosso e tappato per il raffreddore ed il fiatone.

Pensionato - Sei salito a piedi!

Paolo - Caro Babbo! (si abbracciano con tanto di cappotto e borsa ma lui rimane un po'

distaccato)

Pensionato - (sospettoso) Ehi! ma che ti prende ti vergogni forse ad abbracciarmi?

Paolo - No, è che non lo senti? sono raffreddatissimo... dev’essere stato sull’aereo, l’aria

condizionata.

Ai ridolini naturalmente prende il raffreddore. Iniziano starnuti terribili, schizzate schifose a dritta e a manca, soffiate di naso tremende sulle tende, sui vestiti. Il naso che diventa gigantesco (se lo è messo di gomma soffiandosi il naso), prese in giro, botte ed allusioni al figlio.

Pensionato - Come mai da queste parti?

Paolo - (meravigliato) pensavo che fossi felice di vedermi!

Pensionato - Che discorsi, certo che sono felice.

Paolo - Ed allora perché quest’accoglienza fredda!

Pensionato - E’ che ti fai sentire così, improvvisamente, dopo tanto tempo

Paolo - Ma scusa, uno chiama ed è subito improvvisamente! Mica te lo potevo mandare per

iscritto che ti avrei chiamato!

Pensionato - (sospettoso) Si ma perché proprio oggi?

Paolo - (quasi sgridandolo) Sono tornato dall’Africa ieri mattina e domani sera devo ripartire, se

non passavo oggi non ci saremmo visti fino al prossimo mese!

Pensionato - (dopo un po' di silenzio cambiando discorso) Africa.. Dove stavolta?

Paolo - (aprendo la borsa e tirando fuori un cartoccio informe quasi disfatto) Zanzibar! E ti

ho portato anche una sorpresa!

Pensionato - (contento) Che cos’è? (Prende in mano il cartoccio, con cautela perché rischia di

distruggerlo. L’annusa) Ma è... è terra.

Paolo - C’è dentro dei semi della pianta del pepe, me l’hanno data in un paesino per

ringraziarci di aver bucato la ruota della jeep proprio lì e per avergli permesso di

ripararcela. Sai, non vedevano qualcuno dell’agenzia da un pezzo. Magari non c’è niente,

o chissà quale altra pianta, però...

Pensionato - Merita provare! (titubante)

Paolo - Già... allora come va? Ti vedo bene...

Pensionato - Benissimo!

Paolo - E Posidone dov’è? (chiama) Micio...

Pensionato - Un nome stupido per uno stupido gatto! Sono un paio di giorni che non si fa più vedere!

Paolo - Sarà a giro in cerca di femmine... vedrai apparirà improvvisamente quando sarà... sazio;

si farà vivo per mangiare.

Pensionato - Si lo fa tutti gli anni di sparire per un po'.

Paolo - Le finestre, come mai tutte aperte? (si avvicina e fa per chiuderle) Sono tutto

raffreddato.

Pensionato - Come non senti (le riapre)? C’è un puzzo di chiuso in questa casa... mai che mi facessero

tenere aperto per cambiare aria... paura degli spifferi.

Paolo - No non sento nulla... il naso...

Pensionato - E poi non vedi sto ridando una nuova immagine alla casa.

Paolo - Lo vedo, era l’ora; ma non avrai bisogno d’una mano? Mica potrai fare tutto da solo!

Pensionato - Vabbè intanto inizio, il tempo non mi manca... Potresti darmi una mano tu...

Un ridolini a gesti, sfottendo il figlio fa capire che non ce la farebbe mai e che gli farà vedere lui. Arriva l’altro armato di secchio, stracci e bastoni lunghissimi; tipo quelli che si usano per togliere le ragnatele. Inizieranno così a lavare lo spazio scenico, come se fossero le pulizie di primavera. Spolvereranno gli attori, li pettineranno, lucideranno. Puliranno le pareti inesistenti della casa, con i bastoni con gli stracci posti in cima. Puliranno addirittura lo schermo incorniciato dal boccascena, stavolta, magari, con al posto degli stracci dei tergicristalli.

Paolo - Grazie! Ma lo sai che non posso!

Pensionato - Vero. Ma potrei aspettare che torni.

Paolo - Questa, forse è l’idea migliore... aspettare... (guardando i muri della casa) Certo però

che hai proprio ragione; questa casa ha bisogno di qualche ristrutturazione...

Pensionato - (guardando anch’egli) Ma no, basta un po' di stucco ed un po' di vernice.

Paolo - Non sarebbe meglio far controllare questi muri? Mi sembra di vedere qualche crepetta in

più

Pensionato - No sono sempre le solite

Paolo - Eh ma la casa è vecchia, meglio non rischiare

Pensionato - (ridendo) Ma le case sono come gli uomini (guardandosi), invecchiano, cosa vuoi che

siano delle piccole rughe, è naturale.

Paolo - Appunto! non hai mai pensato di chiamare una bella ditta di imbianchini e di muratori

per farla rimettere in sesto? Potremmo dividere quella stanza come da sempre diciamo di

fare...

Pensionato - Una ditta? Ma t’immagini che confusione farebbero, per queste cose ci vuole tempo; ed io

che dovrei vivere in mezzo agli operai? No scusa ma non ne ho per niente voglia.

Paolo - Ma quando si fanno queste ristrutturazioni mica si rimane a casa.

Pensionato - E che si fa.

Paolo - Ma si va da un’altra parte, tu potresti andare a casa di Letizia o in un albergo, meglio

ancora...

Pensionato - Tua sorella non mi vorrebbe, dice che sono troppo esigente e non mi accontento mai... Ti

rendi conto? Fa tutto da sola, non abbiamo mai parlato di un eventualità simile, e poi non

mi andrebbe a me, troppo soffocante quella sua premura.

Paolo - Allora perché non in albergo. Potresti andare al Roma.

Pensionato - Al Roma? Ma perché scusa, a questo punto me ne andrei in vacanza che so, sicuramente

in un posto dove non sono mai stato.

Paolo - Ma no scusa!

Pensionato - Perché?

Paolo - ...Perché magari i lavori per la casa potrebbero essere lunghi e tu non puoi certo stare

lontano dalla tua famiglia per troppo tempo!

Anzi, ci sarebbe una villa che affitta le camere appena fuori città nel verde, a un tiro di

schioppo!

Pensionato - Vorresti che io vada da un affitta camere?

Paolo - No non è quello che pensi, lì sei servito e riverito, ti cucinano,t’infarinano, ti fanno anche

il bagno se vuoi.

Pensionato - (sbrigativo) Vabbè ti ho detto che non mi interessa, e poi non ho alcuna intenzione di

ristrutturare la casa, sto solo mettendo un po' a posto per darle un’aria un po' più

giovanile niente più. Magari con della carta da parati.

Paolo - O.K. come vuoi... ma così, tutto solo... Letizia dice...

Pensionato - Non ho bisogno di nessuno, tanto meno di qualcuno che mi dica cosa fare e cosa no!

Paolo - Guarda che Letizia ti vuole bene... e se qualche volta vi intestardite sulle cose

scontrandovi, è solo perché avete lo stesso carattere.

Pensionato - Oh lei è particolare, ma non mi riferivo solo a tua sorella, lei è solo una tra le tante; Non

hai idea di quante persone, una volta che hai una certa età, si mettono al tuo fianco

dettandoti regole e capricci, come se solo loro fossero i depositari della verità; Figli,

dottori, governanti, parenti

Paolo - Ma Babbo è naturale sono tutte persone alle quali sta a cuore la tua salute.

Pensionato - Tu credi, ma sono soffocanti! Sembra d’essere in un acquario, nella vasca dei pesciolini

malati… messa accanto a quella dei pesciolini sani...

A questo punto i ridolini stanno pulendo con i tergicristalli

Silenzio

I ridolini, pulendo la casa si urtano coni bastoni e i secchi, proprio sul proscenio, davanti a tutto. Iniziano a litigare, mentre il vecchio ed il figlio discutono sulla donna delle pulizie.

Uno dei due si sfila un guanto e schiaffeggia l’altro che reagisce in egual misura. Corrono dunque nuovamente dietro ai due che parlano e tirato su delle barricate tirando giù le librerie ingaggiano battaglia; prima coi sassi, poi con delle sciabole. Uno vince, l’altro cade a terra. Mentre prende gli applausi del pubblico fasullo l’altro si rialza, e con un archibugio gli spara un colpo (fumata senza rumore) e prende gli applausi. Come prima l’ucciso si rialza e, tirato fuori dalla quinta un cannone, il berretto blu e la bandiera Americana, e spara (fumata ancora più grande);anche l’altro, che non si è fatto nulla tira fuori un cannone, stavolta più grosso, il cappello grigio e la bandiera degli Stati del Sud. Spara ma il suo cannone fa cilecca scoppiando sul dietro; allora non soddisfatto prende un martello gigantesco e fa per schiacciare l’avversario, che si difende con una sciabola enorme ma per il troppo peso delle armi rovinano a terra uno addosso all’altro. Tutta la scena viene sincronizzata sul dialogo dei due, lasciando però anche lo spazio per comprenderlo.

Paolo - Senti questa cosa che mi hai detto al telefono.. della...

Pensionato - Donna delle pulizie... l’ho licenziata.

Paolo - Ma perché? Era... mi sembrava una brava persona

Pensionato - Non ho detto il contrario, ma non ce la facevo più. Lei era una di quelle persone che ti

dicevo prima; sapeva tutto di tutti, e come si cura questo e come si cura quell’altro, "si è

ricordato delle medicine? E quante ne ha prese?"... un medico mancato secondo me!

L’ho vista, una volta, frugare tra i medicinali.

Paolo - Si! Ma mica rubava nulla!

Pensionato - Appunto! Se l’avesse fatto, un motivo ci sarebbe stato, invece amava curiosare, soltanto

curiosare, impicciarsi dei fatti degli altri null’altro!

Paolo - Si ma era un’ottima... donna delle pulizie.

Pensionato - (ridendo) Macché, anche in quello vi ha preso tutti in giro. Lavorava, certo, ma era sempre

a lamentarsi, diceva che il suo mestiere non era quello, che non si capacitava cosa ci

facesse in questa casa. Io le dicevo, per sfotterla, che poteva anche cercarsi un altro

lavoro, ma che sicuramente io non le avrei certo firmato le referenze.

Paolo - (tra se) Povera signora Sofia, dovrò chiamarla!

Pensionato - Ah ma allora la conoscevi bene!

Paolo - Io? No... ..Conosco il suo nome perché al colloquio ero presente anch’io!

Pensionato - E tu sapevi com’era e me l’hai mandata? E non capisco perché poi con quell’insistenza.

l’avevo inquadrata subito io. Ma lo sai (avvicinandosi) che quando finiva di fare le

pulizie non se ne andava?

Paolo - (Assorto tra i suoi pensieri) Ah no?

Pensionato - No se ne rimaneva in casa, a leggere, a cucire; non mi riusciva di mandarla via, come se

non avesse un altro posto dove andare. Ma se pensava di fregarmi e di farsi pagare anche

le altre ore che restava si sbagliava di grosso! Di certo non glielo chiedevo io! Anzi

doveva essere lei a darmi qualcosa, per tutto il tempo che le sono rimasto dietro,

sopportandola, visto che non potevo certo uscire e lasciare lei sola in casa.

Ma stai tranquillo, tutte queste cose gliel’ho dette.

Paolo - (risvegliandosi improvvisamente) Gliel’hai dette?

Pensionato - Certo! Tutte! Una per una; e poi l’ho licenziata.

Paolo - E lei che ha fatto, cos’ha detto?

Pensionato - Una cosa strana... che gli dispiaceva per te ma che se ne andava via contenta... ha sbattuto

la porta per uscire; maleducata!

Paolo - Poveretta.

Pensionato - Poveretta un accidente! Lo vedi allora che la conoscevi?

Paolo - Ti ho detto di no; mi era stata raccomandata da un amico.

Pensionato - Dell’agenzia come te? Ci credo che la sopportava, non c’era mai!

Comunque ormai non importa più se era davvero tanto brava, allora vedrai che non

tarderà a trovare un altro impiego.

Paolo - Ah stai tranquillo, lei qualcos’altro lo troverà senz’altro; saremo noi ad avere dei

problemi.

Pensionato - Noi? E perché mai... se l’ho mandata via io! Non abbiamo certo bisogno di aiuto noi,

facciamo benissimo da soli... (chiamando il gatto col verso tipico) Micio!

Paolo - Da soli tu e chi! Visto che non ti fai avvicinare da nessuno!

Sei intrattabile, prendi decisioni così senza pensarci ti si chiede dove sei stato e non

rispondi; e poi ha ragione Letizia, chi ti laverà i vestiti, chi cucinerà, chi farà la spesa?

Pensionato - Hai parlato con tua sorella !

Paolo - (dopo un poco di silenzio) Mi ha chiamato ieri sera.

Silenzio

Pensionato - E perché non mi hai detto nulla?

Paolo - Volevo vedere con i miei occhi se aveva ragione.

Pensionato - Ragione in cosa?

Paolo - (arrabbiato) ...Che non ce la puoi fare a stare solo e che quella di licenziare la signora

Sofia e stata una vera stupidaggine!

Pensionato - O insomma! Perché ve la prendete tanto, se è solo per questo, per le pulizie, se siete tanto

spaventati... va bene prenderò un’altra donna delle pulizie. Ma che stavolta faccia solo il

suo mestiere, che non si metta a curiosare fra le mie cose! Invadenti, tutte quante!

Invadenti e basta!

Paolo - Invadenti? E’ solo perché ci sta a cuore la tua salute! Certo non lo facciamo per farti

arrabbiare, o per divertirci e lo stesso vale anche per la signora Sofia che...

Pensionato - Oh allora! Ancora con questa storia!. Te l’ho detto che riprendo un’altra persona!

Paolo - Non sarà facile trovarla!

Pensionato - Che ci vuole! I giornali sono pieni di annunci sul tema!

Paolo - Ma per te ci vuole una persona competente, paziente e soprattutto che comprenda.

Pensionato - Ehi! Ma è una donna delle pulizie! Mica mi deve insegnare la divina commedia!

Paolo - A te non basta una donna delle pulizie.

Pensionato - E allora cosa, sentiamo, perché andava tanto bene questa Sofia ed un altra no!

Paolo - La signora Sofia non è una donna delle pulizie, ma un’infermiera!

Il vecchio padre si siede.

Pensionato - Mi avete preso in giro. E tu lo sapevi?

Paolo - Sì! Le pagavo metà dello stipendio meno la cifra che gli davi tu.

Pensionato - E tua sorella...

Paolo - L’altra metà.

Silenzio

Pensionato - Mi avete nascosto tutto.

Paolo - Non l’avresti accettato, e noi avevamo bisogno di essere sicuri che tu prendessi le

medicine, che ti prendessi cura di te.

Pensionato - Certo che non l’avrei accettato! Mi avete messo una bambinaia! Che mi badasse tutto il

giorno! Come se fossi un bambino! Come se potessi fare le marachelle!

Paolo - Babbo noi…

Pensionato - Noi cosa! Ecco questo è il soggetto! Noi! Non avete pensato a me ma solo a voi alla vostra

coscienza! vi bastava che il vecchio fosse seguito, curato, torturato, poi la sera la vostra

spia vi diceva: - "Tutto bene, ha preso le medicine, ha mangiato ed è andato di corpo,

stasera voleva uscire ma io ho fatto finta di non sapere nulla della resistenza tra i monti

qui intorno e me l’ha raccontata e poi si è fatto tardi e non è più uscito; ora dovete darmi

di più, perché oltre che ad aiutarlo a vestirsi e lavarsi devo anche ascoltare le sue stupide

storie".

I ridolini si siedono sulla scrivania interessati ascoltando l’uomo, e dopo, quando si farà più tragico inizieranno a piangere ed ad abbracciarsi.

Paolo - Volevamo solo cercare....

Pensionato - Le storie di un vecchio imbecille che fino all’ultimo non ha mai capito quale fosse

veramente il suo dovere!

Quello di capire che è solo un vecchio imbecille e che solo questo deve fare! Oh non

tentare di sopravvivere! Ma di continuare a morire, prendendo le medicine, affinché non

si dica che non è stato curato a dovere! Che non si dica che la gente che gli sta accanto

non è premurosa nei suoi confronti... come no! Premurosissimi! Lo soffocheremo di

premura così non potrà alzare la testa, non potrà uscire da solo e la gente non dirà: -

Credevo fosse più vecchio! - Si me l’hanno fatto credere anche a me!

Paolo - Sono addolorato ma sei ingiusto, era per il tuo bene.

Pensionato - Dolore? Che cosa ne sai tu del dolore? Hai perso tua madre è vero! Ma sei mai arrivato al

limite del dolore? In una volta sola, in un attimo, che dura ancora adesso, ho perso una

moglie, una madre e una figlia.

Non hai idea ...

Non è mai stata solo una vecchietta sfiorita.

Paolo - (Con rabbia) Nessuno ha mai detto questo!

Pensionato - No tu non sai cosa significhi tenere fra le mani un sorriso che lentamente si spenge, e che

si stringe, si fa sempre più piccolo (con le mani a conca, come se ci tenesse un uccellino

caduto dal nido) per resistere il più possibile concentrarsi in un piccolissimo briciolo di

energia; fino a che poi non scompare e tu non vedendolo (fa il gesto) avvicini le mani

all’orecchio, per sentire l’eco di uno spazio svuotato rimasto.

Hai perso tua madre è vero ma tu e tua sorella siete giovani e da giovani avete guardato

avanti, da quel momento in poi, con una cicatrice sul cuore.

Quella ferita non mi si è mai rimarginata, e mi guardo intorno e vedo quel sorriso

ovunque (riapre le mani come per far volare via l’uccellino), su di voi, in casa, fra le

fronde degli alberi, su di te, stampato in faccia come una bandiera, nel bianco luccicante

della luna nello strano (cercando per terra) accucciarsi di Posidone sulle mie gambe.

Mia moglie è viva, è intorno a me, la sento ovunque; ma non posso abbracciarla, non

posso toccarla, non posso sentirla, non posso baciarla.

Sai che cos’è il dolore? E’ il profumo. Alle volte è talmente forte che non riesci a

ragionare... ma la cosa più pazza è che poi ti ci abitui, ci nuoti dentro, impari a vivere

sempre con quel profumo accanto; e non ne puoi più fare a meno.

Ti ritrovi la sera nel letto che abbracci il cuscino ed aspiri forte quell’odore

...piangendo... ed è come una mano d’armatura lucente (mima il gesto) che ti strappa il

cuore dal petto e stritola quel pezzo di carne come se fosse una spugna; proprio davanti

agli occhi!

Ma tu ricordi, continui a ricordare le carezze, i sorrisi e stringi sempre più il cuscino,

infilando il dito in quel buco sanguinolento, e lo giri e lo rigiri fino ad arrivare a toccare

il metallo rovente della pallottola.

E quando tutto è finito rimane solo la noia a lasciarti senza fiato, senza neanche la forza

di tirarti su dalla sedia.

Quanta distanza c’è tra me e voi che avete capito tutto. Si chiama vecchiaia, si chiama

follia, si chiamano secoli o si chiama pazzia?

Io cercavo solo di impegnare un po' il tempo, affinché passasse più in fretta.

Suona il campanello della porta.

Pensionato - Chi sarà a quest’ora.

Paolo - (vergognandosi) E’ Letizia.

Pensionato - Come fai a sapere che è tua sorella? La stavi aspettando!

Aprono la porta, lei entra.

Letizia - (storcendo la bocca) Che cos’è questo odore! (al fratello) Allora glielo hai detto?

Pensionato - Detto cosa?!

Letizia - Non glielo hai detto!

I due ridolini saltano fuori e felicissimi iniziano a riempire un valigione di indumenti cappotti libri ecc...

Paolo - Letizia aspetta!

Pensionato - Cosa doveva dirmi!

Letizia - Nulla, non doveva dirti nulla! Lo dovevo immaginare! Fa il figlio premuroso!

Paolo - No! Aspetta!

Pensionato - Dimmi immediatamente cosa dovevi dirmi!

Silenzio. Interviene la sorella.

Letizia - (guardando il fratello ma rivolta al padre) Vuoi davvero sapere cosa doveva dirti?

Pensionato - Certo!

Letizia - Perché sai, (montando rabbia) lui non può sporcarsi le mani, ha sempre da fare, da

lavorare.

Pensionato - (veramente infuriato, agitando in aria il bastone) Allora cos’è questa storia! Cos’altro c’è

che non so! Cos’altro mi farete che non..

Letizia - (gridando, guardando il padre) Che cos’altro ti faremo? Le valige! Ecco! Devi far le

valige! Devi preparar le cose! Da domani sei in una casa di cura! Che non ce la faccio più

a starti dietro! Che in questo sono sola! Che ho la mia famiglia da mandare avanti! E tu

hai bisogno che qualcuno ti stia dietro sempre! (rallentando) Che ti tenga compagnia, che

si prenda cura, ti faccia star bene... che non ti manchi niente.

Silenzio. Il vecchio volta le spalle ai figli.

Pensionato - Anche tu lo pensi?

Letizia - Certo che la pensa così!

Paolo - Letizia aspetta!

Letizia - (infuriata) Ecco lo sapevo! Per stronza ci devo passare io! Non vuoi più mandarlo in un

ospizio? Benissimo! Sono felicissima! Ma non ti aspettare che sia io a prenderlo in casa!

Ci penserai tu! Cambierai lavoro se necessario! e visto che la metti così io me ne lavo le

mani.

Paolo - ( a voce più bassa per non farsi sentire dal padre) No, io dicevo, ma è proprio necessario

mandarlo in ospizio? Non potremmo ritentare con un altra infermiera?

Letizia - Ma non lo vedi che sta peggiorando? Si è fatto fregare da uno di quei ciarlatani, chissà

quanti soldi che gli ha preso! La figura che s’è fatto con la polizia te l’ho detta, e poi è

d’accordo anche il dottore, il cero, la pozione, ma tu non l’hai visto! Anzi lo sai che è stato

proprio il dottore a consigliarlo, sta diventando pericoloso per se stesso. E poi guarda la casa

è uno schifo, cosa dirà la gente! E quest’odore, addirittura con le finestre aperte! ma che lo

senti questo odore?

Paolo - No sono raffreddato!

Letizia - (con voce normale) Babbo che cos’è questo puzzo? (L’uomo non risponde) Ti sei scordato di

buttare via ilsacchetto del sudicio?

Chiude le finestre per indagare meglio e gira per la stanza annusando in giro. I ridolini gli scimmiottano accanto con due grossi nasi finti.

Letizia - Mamma mia, ma che cos’è non avevo mai sentito una cosa simile. (al fratello) Vieni qui

dammi una mano!

Pensionato - (la scena dei quattro che col fiuto cercano di rintracciare la provenienza del puzzo è

effettivamente piuttosto stupida, tanto da cavare dall’uomo una sprezzante battuta) E

questi vorrebbero decidere per la mia vita.

Letizia - (guardando sotto le scatole tra lo schifo e lo stupore) Oh Dio! Ma è... il gatto!

Paolo - Che schifo! dev’essere rimasto schiacciato dai libri!

Pensionato - (correndo verso di loro, mentre i ridolini litigano dandosi la colpa a vicenda) Posidone!

Che è successo!

Letizia - (tra le scatole, rivolta al padre) Allontanati! (ora al fratello) Hai visto? Che ti avevo detto!

Basta un’infermiera secondo te? Passami quella busta!

Usando la busta riesce a tirare su il corpo esanime del gatto ed ad infilarlo nella medesima. I ridolini, vista la scena, decidono di fare i vaghi e di rimettersi a fare le valige.

La donna mentre chiude il sacchetto manda il fratello a cercare del disinfettante, uno qualunque purché non alcolico, anche un detersivo se non c’è altro. Verserà tutto il flacone sui libri.

Letizia - Noi usciamo, torniamo tra poco, fai le valige.

(rivolta al fratello) Andiamo ad avvisarli che arriviamo stasera.

Esce tirando per un braccio suo fratello, che si era fermato come per dire qualcosa.

L’uomo rimane solo. Come in un sogno tira fuori la scatoletta ed il piattino bianco per il gatto, vi versa sopra il cibo e con voce incerta, quasi rotta dal pianto chiama:

- Micioo!

Poi lascia perdere e si dirige verso la scrivania.

I ridolini stanno ancora preparando le valige, il vecchio li guarda:

- Smettetela voi due!

I ridolini rimangono pietrificati per lo stupore, poi appena l’uomo distoglie lo sguardo iniziano a ridere ed a darsi pacche sulle spalle ancora increduli del fatto.

Il vecchio raggiunge la scrivania tira fuori il cero (un ridolini per prova gli porge un fiammifero che il vecchio usa ringraziandolo) lo accende (magari fa una luce colorata, quasi magica) si versa in un bicchiere ciò che rimane della pozione e prende la stola, e traffica un po' per sciogliere un vecchio nodo tra i lacci.

Un ridolini gli dà una mano, ma po,i una volta indossata, gliela toglie nuovamente di dosso.

Il vecchio lo guarda sconcertato lui sorride tranquillizzandolo.

Fa un gesto di richiamo verso l’alto da dove cala una corda, che inizia a tirare con voga tra lo stupore dell’uomo ed una musichetta stile anni trenta che piano piano cresce e si fa sempre più allegra. Tira e ritira riesce a far calare la corda dove vi è appeso anche l’altro ridolini (che un po’ sale e un po’ scende, come se fosse legato a qualcosa che galleggia in aria).

Finalmente anche l’altro arriva a terra ed insieme riescono a tirare giù una mongolfiera.

E’ molto grossa, infatti si vede solo la parte iniziale del pallone che va a sparire in soffitta. L’anziano, con lo stupore di un bambino, rimane inchiodato a guardare la scena.

C’è più luce e si è alzato il vento, come se il soffitto si fosse scoperchiato.

Aumentano le foglie.

Un ridolini regge la mongolfiera, mentre l’altro arrovescia la scrivania trasformandola nel cesto per i passeggeri e l’assicura alle altre corde che penzolano dal pallone.

Appena è tutto fatto il vecchio viene fatto salire sul cesto; sta per partire ma uno dei ridolini dice all’altro di aspettare e corre via (la mongolfiera se ne vuole andare ed il ridolini rimasto fatica non poco a trattenerla; inveisce contro l’altro).

Entra la donna stavolta senza bambino e saluta il vecchio buttandogli un bacio. Il vecchio ricambia il saluto con la mano come da una nave in partenza.

Ritorna il ridolini (con gioia dell’altro) e consegna tra le braccia dell’uomo Posidone.

L’uomo lo prende in braccio e lo stringe felice fra le fusa del gatto.

Il ridolini vede la donna e la saluta, poi fa gesto all’altro di aspettare e riscappa via.

Torna subito dopo portando a braccetto la moglie dell’uomo.

Lui la vede, scavalca la cesta (il ridolini bestemmia) e corre incontro alla moglie.

Si abbracciano in mezzo alla scena, lui, lei, il gatto.

Ritornano insieme sulla cesta; il vecchio si toglie dal petto un cuore rosso di carta e lo dà alla donna che lo stringe al seno; e finalmente partono tra coriandoli e stelle filanti.

La cesta si alza verticalmente di un paio di metri, aiutata magari da dei sacchi di zavorra che la coppia di innamorati lascia cadere (naturalmente in testa ai ridolini) e poi sparisce in quinta.

I ridolini, appena ripresi dalla botta iniziano a smontare la scena, portando via tutto, lasciando però le foglie secche per terra che ora sono ormai tante.

Lentamente, di pari passo alla filastrocca trasformano la scena in una piazza cittadina, circondata da alberi, piena di persone, con addirittura la statua del Datini a grandezza naturale

La musica si abbassa di volume lasciando parlare la donna che tiene ancora stretta al petto la foglia dell’uomo.

- Schhh... ...Silenzio... è l’ora!

E’ dunque l’ora, per il nostro amico,

di svelarsi e ve lo dico.

Non un uomo, né un padre amato,

ma la storia ho raccontato

di una piccola foglia verde

che resiste impertinente

su quel ramo ormai sfrondato

da quel vento tempestato

di ricordi e di colori

di profumi e di sapori

di pensieri familiari

di amori e fatti amari

guarda il cuore tenendolo nelle mani chiuse a conca come aveva fatto prima il vecchio

Di resister si è impuntata

anche se sola l’han lasciata

perché grande è la sua vita

e non vuol che sia finita.

E così quella resiste!

E si rifiuta di cadere!

E se Dio è amore esiste

questo è solo in suo potere!

Il cuore di carta si è trasformato in una foglia secca che lei lascia cadere per terra in mezzo alle altre. A questo punto è arrivata anche la statua del Datini e la piazza si sta riempiendo di persone, che corrono, che giocano a pallone, che strascicano i piedi per terra smuovendo un mare di foglie secche. Prima che si chiuda il sipario anche i due ridolini si saranno cambiati e si metteranno a giocare con dei bambini.

I miei bimbi hanno chiamato

con un faccino sconcertato.

Non volevan più dormire

perché la storia è sul finire.

E così per tranquillizzare

quell’innocenza primordiale

ho detto loro che la mia foglia

che di viver aveva voglia.

Al suo ramo era legata

dalla linfa appiccicata

la noia la rodeva e la paura la mordeva

e se voleva liberarsi

da quel suo ramo

suo

staccarsi

E da quel ramo si staccò

e nel cielo lei volò

Libera come un pallone

nel vento colorato correndo

sui miei bambini

che ora stanno dormendo!

Indietreggia lasciando il campo alle persone che camminano normalmente.

Un bambino perde il suo palloncino che vola via. C’è ancora il vento e vola via attraversando il palco.

La musica cresce di volume, è la vita, in festa.

Al culmine, sipario

Fine