Una strana signora

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Bonjour Madame la Mort

Una strana Signora

di

Annamaria Guzzio


Il Teatro è il luogo delle illusioni,

possiede la grande magia di far nascere delle vite e delle storie

che muoiono nel momento in cui si chiude il sipario

Anna Marchesini

Buio . a partire dall’ingresso del luogo dove si svolge la rappresentazione e poi in scena ci saranno  tanti teli e indumenti bianchi appesi come evocazioni di altre vite e momenti . Sul palcoscenico su un lato tre tende di velo bianco avvolgono  i Musici e davanti a loro leggii e strumenti; di fianco un cesto con tre animali di peluche.

 Al centro un baule su cui si intravede una figura (Gelsomina) accovacciata che dorme coperta da un altro velo bianco. La luce a poco a poco sale e Gelsomina si stiracchia e poi si alza canticchiando. Poi va dai musici e li esorta ad uscire allo scoperto

GELSOMINA:

E  ALLORA? FORZA! E’ IL MOMENTO NOSTRO! SU, SVEGLI! IMMAGINAZIONE !

Scena I:

(i Musici si animano prendono gli strumenti e iniziano a suonare mentre Gelsomina danza interagendo con il telo)

GELSOMINA:

…sempre sempre polvere…la polvere del tempo

…si accumula…e trasforma gli oggetti…tutti quanti

Li incipria…li imbelletta…li rende senza scampo

Fantasmi inamidati e figurati incanti…

quanti anni son passati? E boh… chi si ricorda…

vabbè ma cosa importa? Un giorno, cento, mille

e tutto è già passato…un che di vita ingorda

finisce e come niente s’accende e va in scintille!

Adesso  qui è il presente…e fra un istante è andato

 che buffo e antico gioco…niente dura, tutto va…(interagisce con il telo bianco piccolo)

e mentre l’uomo corre, ansante ed insensato

nulla potrà arrestare questa caducità!

e certuni si pongono il problema di ammazzare il tempo…che sciocchi…come se il tempo non finisse con l’ammazzare noi…prima o poi…!

A volte mi chiedo…quando verrà la morte, chissà che aspetto avrà, se saprò riconoscerla…boh!

(prendendo dal baule lo specchio) Oh, ecco lo specchio magico della fiaba di Lamberto…devo stare attenta, potrebbe rompersi…e ALLORA…CHISSà CHE DISGRAZIE!…avanti amici, secondo voi, qual è la cosa peggiore che potrebbe capitare a titpi come noi? Su, rispondete! Ma… QUELLA DI PERDERE LA VOGLIA DI SOGNARE!…!!! (prende i musici e li trascina in scena)

SOGNARE…giocare…FANTASTICARE…(ai musici) EH, AMICI MIEI, COSA SAREBBE LA NOSTRA VITA FUORI DA QUESTO VECCHIO TEATRO ABBANDONATO? UNA, NOIOSISSIMA SEQUELA DI GIORNI TUTTI EGUALI…LAVORO, CASA, CASA, LAVORO, CIASCUNO TRAFITTO DAI PROPRI PENSIERI… COME INSETTI IN UN MUSEO …ZAC!

E INVECE…NOI QUA, RESPIRIAMO ARIA FAVOLOSA!

(prende il telo bianco e lo alza con l’aiuto degli amici)  SIAMO QUA, COME AGLI ORLI DELLA VITA…GLI ORLI AD UN COMANDO SI DISTACCANO…( entrano sotto il telo) VAPORANO I FANTASMI…E’ COSA NATURALE…QUI DENTRO AVVIENE Ciò CHE DI SOLITO è NEL SOGNO…

TUTTO L’INFINITO CH’è NEGLI UOMINI SI TROVADENTRO A QUESTO LUOGO…(si scoprono)

Qua NON BISOGNA Più RAGIONARE…QUI VIVIAMO DI QUESTO, PRIVI  DI TUTTO, MA CON TUTTO IL TEMPO PER NOI!SOLO QUANDO NON HAI Più NIENTE TUTTO IL MONDO DIVENTA TUO…E SEI TUTTO…

OSVALDO: e sei niente…

GUSTAVO: e sei niente…

PIERPAOLO: e sei tutto!

GELSOMINA:

E POI… ci sono i ricordi e qui, in questo vecchio teatro abbandonato certo non mancano…( si rivolge a Gustavo, Pierpaolo e Osvaldo,  vero, Osv Aldo? E tu GustAvo, che ne dici? E Pier/Paolo tu perché non dici niente?

(apre il baule e inizia a tirar fuori la marionetta, poi la maschera e li sistema sul piano verticale)

Ah tutta la vita qui ci abbiamo passato…voi con la vostra orchestrina ed io sempre qui, a rassettare i costumi, pulire il palcoscenico, tenere in ordine i camerini..e quanto mi piaceva, quando gli attori provavano, starmene qui a rattoppare i costumi dietro il fondale (mima utilizzando il telo bianco piccolo). …sentivo tutto…e imparavo le parti a memoria…poi, quando tutti se ne erano andati…mentre mettevo in ordine la scena…sola sola…recitavo le varie parti… (la luce cambia e Gelsomina prende dal baule un cappello con la piuma e si trasforma in Cyrano)

Cyrano! (i musici fanno percussioni con la voce)

Non qui seduto, non del tutto domo. Niun mi regga!... (si palesa dal pubblico una strana signora)INSEGUIPERSONA

Ella viene. I miei piedi già son di marmo. Già ho di piombo le mani.

Ma poi ch'è per la strada, voglio aspettarla in piedi.... (Tirando fuori dal baule la spada.)

E con in man la spada! Ella guarda... Mi pare...

che ardisca il mio naso guardare! (Levando la spada.)

Che dite?... È vana... so... la resistenza adesso,

ma non si pugna solo nella speranza del successo!

 Forse è più bello battersi quando si sa che è vano. —

Sapete che mi avete sempre allettato invano…

vecchi nemici miei, siete tutti colà! (al pubblico)

Menzogna, compromesso, pregiudizio, viltà  ,

Stoltezza! —so che alla fine sarò da voi disfatto;

ma non importa: io mi batto, io mi batto, fino alla Morte io mi batto!

Scena II:

SIGNORA: Mi ha chiamata? Eccomi. (entrando, i musici si nascondono dietro i veli)

GELSOMINA: Io? No…Ah forse perché mi ha sentita…no, non ci faccia caso…pensavo di essere sola…e questo è il mio passatempo…ma prego, si accomodi (la Signora avanza sulla scena) …lei è una turista? Straniera?

SIGNORA: straniera…si…vengo dall’altro mondo…

GELSOMINA: …ah, dall’altra parte del mondo…sarà stanca, (tirando fuori dal baule uno sgabello)si vuole sedere? No? …BEH, COME PREFERISCE…ANCHE A ME PIACEVIAGGIARE signora mia, E LO FACCIO OGNI GIORNO, ANCHE SE SONO TANTI ANNI CHE NON ESCO DA QUI DENTRO…come? Ma con la fantasia! E poi, A FURIA DI IMPARARE COPIONI  HO IMPARATO PURE LA GEOGRAFIA…MA, MI SCUSI, lei viaggia da sola?

SIGNORA: e chi volete che si accompagni a me? Più che sola…isolata…sempre…

GELSOMINA: oh, poverina, mi dispiace…ma, visto che è capitata qui si segga un pochino (la Signora si siede) , ci facciamo compagnia… RIESCE A VEDERE I MIEI AMICI? EBBENE CON LORO IO M’INGEGNO DI SFUMARE, SOTTO DIFFUSI CHIARORI, LA REALTà DI FUORI, VERSANDO, COME IN FIOCCHI DI NUBI COLORATE, L’ANIMA, DENTRO ALLA NOTTE CHE SOGNA!

OSV-ALDO: COME UN FUOCO D’ARTIFIZIO!

GUST-AVO: SI, MA SENZA SPARI!

PIERPAOLO: …INCANTI SILENZIOSI!

GELSOMINA: La gente sciocca ne ha paura…e si tiene lontana, ma lei invece è qui, e dunque…(fa cenno ai musici di uscire dai veli, s’inchinano) Benvenuta in teatro, Signora! (la gira intorno da dietro) ma, complimenti…lei ha un bell’abito da sera, certamente pensava che oggi ci sarebbe stato spettacolo, invece… sono tanti anni che abbiamo chiuso…mi dispiace…si, però… senza cappotto…va bene l’eleganza ma…chissà che freddo ha sentito per strada…nevica…(toccandole le mani) ma lei è gelida…poverina!

SIGNORA: io sono sempre gelida…

GELSOMINA:…comprendo…la circolazione… capita anche a me, soprattutto la sera quando mi corico …per fortuna c’è Poppy! (la signora guarda incuriosita in direzione dello sguardo di Gelsomina mentre Gustavo le lancia l’orsetto di peluche) il mio orso… Fuffi ha l’abitudine di dormire sui miei piedi …(nel frattempo tira fuori dal baule uno scialletto) e così…ma tenga, questo è lo scialle di Bernarda Alba, tiene caldo, sa, lo prenda…se lo metta sulle spalle…(glielo appoggia sulle spalle)

SIGNORAL (intensamente) “Antonio Maria Benavides, il secondo marito di Bernarda Alba, è morto, ieri, nell’ora della calura, non attraverserà più a grandi passi le stanze né andrà pei campi a bastonare i coloni…”

GELSOMINA: (basita)  Ah, ma lei allora… è un’attrice? Ecco perché ha quello strano bastone! E’ un’attrice!

SIGNORA: no…io faccio sempre sul serio…(butta lo scialle e Gelsomina lo raccoglie e lo appoggia sul lato sinistro del baule)

GELSOMINA: …eh certo, il teatro è un gioco serio, vero? …e dunque chissà quante parti conosce a memoria, farse, commedie…

SIGNORA: tragedie, soprattutto tragedie!

GELSOMINA:…eh, la signora si che se ne intende!(prendendo un drappo rosso dal baule)  Facciamo un gioco…Vediamo se riconosce questa qui: “… muoiono i figli nel grembo delle madri...” (agevola il paggio del drappo alla Signora che va in diagonale fino in proscenio)

SIGNORA: Il dio che porta la febbre, la terribile peste, lo colpisce e lo tormenta, questo paese, vuotando le case; e l’Ade, dimora dei morti, si arricchisce di gemiti e di pianti.”(recita in proscenio interagendo col telo rosso, poi lo abbandona)

GELSOMINA: Ah… l’Edipo! Quanta bellezza in quelle parole…(sospensione) (raccogliendo il telo) Eh però che allegria! Beh, forse è il caso di cambiare genere…magari una bella commedia? (fa segno all’orchestrina a parte un allegro stacchetto)

SIGNORA: per carità, che insulsaggini!

GELSOMINA: si vabbè, ma ce n’è di tanto carine…( prendendo un ventaglio , fa segno all’orchestrina a parte un allegro stacchetto)

un vaudeville?

SIGNORA: noooo!

GELSOMINA Lprendendo un cilindro e c.s.) …cabaret? Musical…vabbé ho capito, la Signora è di cultura classica, quantunque…ma, mi scusi, Signora, lei conosceva questo teatro…prima? (riponendo tutti gli oggetti sul baule, il cilindro a destra e il ventaglio a sinistra)

SIGNORA: questo e tanti altri ancora, tutti i teatri del mondo conosco…laddove mi si evoca io mi presento!

GELSOMINA:…eh, comprendo…sono tempi magri e pur di lavorare…(chinandosi come a rassettare ripone una sciarpa bianca vicino lo specchio)

SIGNORA: se è per questo a me il lavoro non manca mai…(piccata)

GELSOMINA:…ah! Allora…Lei dev’essere molto famosa…(inchinandosi e scivolando avanti) onorata! e chissà quanti ammiratori ha! Quante persone che la amano!

SIGNORA:…a me? Tutt’altro… no, si sbaglia…nessuno mi ama…

GELSOMINA:…oh, mi dispiace,(chinandosi verso la Signora)  non dica così, so bene, l’ambiente del Teatro è pessimo ! e dire che lei è una così bella signora…a me piace molto…

SIGNORA:…dice…davvero?

GELSOMINA:…si, ED IO QUI ne ho visto PASSARE di bellezze…certo, magari è un po’ pallidina, forse il viaggio…un po’ di trucco non le guasterebbe…devo avere ancora la valigia con i trucchi di scena…potrei darle una ravvivatina…(cerca e trova il flacone del fondotinta)

si, giusto un po’ di cerone, per colorarla un po’…ah no ma questo non va bene, è troppo scuro… è il cerone di Otello il moro…(confrontandosi con i musici)

SIGNORA

“…chi è quell’uomo che può tenere in pugno il suo destino?

GELSOMINA…Non io ora.

SIGNORA: non temere, se pur mi vedi con un’arma in mano.

GELSOMINA:  Il mio viaggio è finito; qui è la meta e l’approdo dell’ultima mia vela. (Gelsomina dà le spalle alla Signora che alza la falce per colpirla ma la manca)

beh, certo che questo signor Shakespeare ci sapeva fare con le parole, eh?...che meraviglia…(fa un balzo in avanti e schiva il colpo, poi tira fuori da dentro il baule un libriccino>)

Questo qui invece è un libro di poesie scritto da una signora che si chiamava Szymborska. L’ ho trovato in camerino subito dopo che passò di qui un famoso regista… poveraccio, morì subito dopo la prima del suo spettacolo… qui…davanti questo teatro…, ascolti…( in proscenio avanti>)

“Chi ne afferma l’onnipotenza

è lui stesso la prova vivente

che essa onnipotente non è.

Non c’è vita

che almeno per un attimo

non sia immortale.

La morte

è sempre in ritardo di quell’attimo.

Invano scuote la maniglia

d’una porta invisibile.

A nessuno può sottrarre

il tempo raggiunto.”

SIGNORALcercando di colpirla con la falce) A nessuno può sottrarre

il tempo raggiunto , ma…io devo fare il mio lavoro!

GELSOMINA (crede che la Signora voglia danzare con lei e fa segno ai musici di attaccare a suonare):…

…ah sì? Dice davvero? Oh che felicità?

Recitare insieme a lei in questo luogo qua…

È qualcosa che mi onora… e davvero assai mi piace…

Quasi quasi dopo questo posso andarmene in  pace…

SIGNORA:

…appunto, mia signora, per questo son venuta

è arrivato il momento…son proprio dispiaciuta…

GELSOMINA:

…ma come, vuole andare? Adesso? In un momento?

Non sente che tempaccio, che pioggia e che gran vento! (piccola danza tra le due signore)

SIGNORA:

…e lei cara signora ora con me verrà.

GELSOMINA:

…con lei? Non è possibile! E dove mi porterà?

SIGNORA:

lasci tutto alle spalle e mi segua prontamente…(attirandola a sé)

GELSOMINA:…

Ma lei signora mia, CI HA PENSATO attentamente?

SIGNORA:

…appunto… l’ora è giunta…è proprio necessario.

Son finite le pagine del suo calendario.

GELSOMINA:

…no, no, io la ringrazio della sua gentilezza,

ma NON NE HO PROPRIO VOGLIA…PERDONI LA FRANCHEZZA..

SIGNORA:

dove la porterò non esiste la fatica

sarà di nuovo giovane ed ogni cosa le sarà amica

GELSOMINA:

non VOGLIO, mia signora…coltivo un orticello

e poi ho un cane, un orso e pure un somarello (si scioglie)

 

SIGNORA:

ma è proprio necessario che lei venga con me!

GELSOMINA:

…ma no, grazie signora, e poi… perché?

Cosa mi manca qui? Ho tutto quello che mi serve, lei piuttosto, perché non si ferma un po’ ancora qui con me? Siamo state bene, no? E poi non le ho ancora fatto visitare il teatro…venga, venga, mi segua, ma stia attenta, non c’è la corrente elettrica, dovremo farci luce con questa lanterna…(tira fuori dal baule una lanternina)

SIGNORA: non si preoccupi…sono abituata alle tenebre…

GELSOMINA:…e va bene, mi segua, dunque…(escono una dietro all’altra) e voi musici accompagnateci con le vostre dolci note! ( i musici iniziano a suonare)

(Cambio luci, inseguipersone su Arlecchino che entra dal pubblico)

SCENA III

ARLECCHINO: (entrando furtivamente dal pubblico canticchia)…

zitto zitto, piano piano, senza strepito o rumore,

Quatto quatto, adagio adagio, con legittimo furore!

Sottovoce, a mezzo tono, in estrema confidenza,

vi confesso da tre giorni sono in crisi di astinenza

senza un goccio di buon vino, senza cacio né pagnotta

mi trascino per la via in completa bancarotta!

…(sale sulla scena)

guarda un poco, guarda un poco dove sono capitato…

in un luogo assai bizzarro e a dir poco(scopre il baule con grande meraviglia)… esagerato! LUCE  SUL BAULE

(prende il cilindro, lo indossa e fa una piroetta)

Per un guitto, un saltimbanco, questo è un bagno di fortuna! (ripone il cilindro nel baule, poi indossa il cappello con la piuma e punta la spada in diagonale avanti)

Come andare per l’Astolfo, dritto dritto… sulla Luna!

Ricche vesti( si pone il drappo grande sulla spalla, poi lo ripone nel baule),

copricapi (ripone il cappello piumato nel baule),

marionette, (prende la marionetta con la DX)

maglieria (prende lo scialle con la SN e lo ripone nel baule)

Ogni cosa può spuntare quasi come per magia!(prende la maschera con la mano SN)

Ma che luogo fantasioso(prende il telo elastico), che magnifico maniero (lo agita davanti il volto, poi lo ripone nel baule)

Questo posto è affascinante(prende lo specchio con la SN), colorato(con la destra afferra un lembo della stoffa rossa) e menzognero (mette il volto dentro l’ovale dello specchio mostrando che è finto, poi si abbatte fino a scomparire dietro il coperchio della cassa e ne riappare con in mano ventaglio e pugnale)

Ogni cosa qui è per finta( si nasconde dietro il ventaglio in torsione del busto) ma nessuna è contraffatta (lancia il ventaglio dentro la cassa, poi brandisce il pugnale con la SN come se fosse la mano di un estraneo che vuole aggredirlo e con l’altra fa una presa di polso)

Questa è un’orgia di pensiero, ogni idea qui dentro è astratta.(getta il pugnale dentro al baule)

(cambiando voce come un topino ritira con le dita il drappo rosso)

Prenderò giusto qualcosa, non sarò spropositato

Che mi serva sul lavoro, sono proprio( piangendo e soffiandosi il naso nella stoffa rossa) disperato!(finisce sul coperchio della cassa come fosse alla gogna)

Non ho veste (il braccio DX gli parte quasi in autonomia e prende la stoffa piccola bianca)

né mantello (si mette la stoffa sulle spalle) e di pezze son vestito

un digiuno di tre giorni ( si mette la stoffa sul capo come una vecchietta) or mi ha proprio esaurito

(anche i musici piangono rumorosamente)

ma qui dentro (si toglie la stoffa dal capo con la mano DX) c’è un tesoro e ci affonderò le mani (esegue brandendo con la mano SN la stoffa rossa)

la mia vita cambierà se non oggi già domani!(agita le stoffe ancora in ginocchio)

la mia vita cambierà se non oggi già domani ( si alza felice con le due stoffe in mano allargando le braccia in piroetta)

GELSOMINA (entrando): ehi ehi, fermo! Giovanotto! (cambio luci)

 Ma non dico a te!...a lui!! (Gustavo si ferma pensando che dica a lui ma, rassicurato riprende a suonare)

Metti giù la mani da quel baule!

ARLECCHINO:

Oh bella e voi chi siete e cosa mai volete? (fa per riporre le stoffe dentro il baule ma Gelsomina cerca di rassettarne il contenuto)

Che vedono i miei occhi, cosa desiderate?

Perché mi infastidite mentre sto lavorando?

Non vorrei proprio offendervi ma… state disturbando! (la allontana )

GELSOMINA:

ma guarda guarda guarda che tipo originale…(ai musici)

state parlando in versi? Vi sentite…speciale? (avanza minacciosa verso Arlecchino)

Non sapete che anche io sono della famiglia? (lo guarda fisso provocandolo)

Ho vissuto una vita in mezzo a sto’ parapiglia (Arlecchino indietreggia facendo il giro della cassa incalzato)

So riconoscere a un miglio l’odore di un attore.

Dunque, ( prendendolo per il petto) oltre ad esser ladro, sei pure un impostore! (lo spinge e ritorna alla cassa)

ARLECCHINO:

ma senti un po’ LA PAZZA come mi parla in rima (contrastandola)

vuoi forse un vero applauso, richiedi la mia stima?

Perché non ti decidi e ti togli dai piedi?

Forza…aria…via…aspetto che ti congedi! (le dà una pedata e Gelsomina barcolla, poi si riprende e lo affronta di petto)

Ma sei un po’ sorda… o cosa? (Gelsomina gli fa un gestaccio)

Potresti per favore esser meno scontrosa? (lui le prende una mano e le fa forzatamente fare una piroetta)

Questo baule raro proprio io l’ho trovato

Fai conto che fra poco me lo sarò portato! (chiude il baule ma Gelsomina lo afferra dall’altro lato e fanno un giro)

GELSOMINA:

ma tu sei proprio scemo! Anzi direi… suonato!

Tutto ciò che è qui dentro non può esser rubato!

Semplicemente per il fatto assai palese (si mette a cavallo sulla cassa)

Che questa è casa mia! Vattene a quel paese!

ARLECCHINO:

ora basta, CORNACCHIA, finiamo sta commedia,

e togliti dai piedi o finisce in tragedia! (prendendo Gelsomina per una gamba cerca di farla scendere dalla cassa)

SIGNORA (entrando)

Qualcuno mi ha chiamato? Sono stata evocata?

ARLECCHINO (facendo un balzo all’indietro)

Ihhh ! Ma chi è questa qui? Sembra un poco acciaccata!

Che colore di faccia, che occhiaie profonde e scure…

Sembra, più che una donna,… una… porta-sventure…

(in proscenio al pubblico)

Nell’incertezza io tocco il fondo dei calzoni…

Così…non si sa mai…speriamo che funzioni…

(Gelsomina intanto si è portata, passando dietro la Signora, dietro Arlecchino e gli dà dei pizzicotti)

Madama nobilissima, vi faccio riverenza

E vi chiedo il favore della vostra pazienza.

Sapete chi è costei e perché mi tormenta?

A qual titolo strilla ed assai si lamenta?

GELSOMINA:

oh, basta, mascalzone, io mi sono stufata!

È ora di finire con questa mascherata! (va da Arlecchino e gli toglie la maschera e il randello)

ARLECCHINO:

ohhh, ma come ti permetti?? Ridammi la maschera, vecchia strega!

GELSOMINA:

vecchia strega a me? Prendi questa! (gli dà una randellata sulla testa)

SIGNORA:

oh oh, qui si trascende!

ARLECCHINO: (scappando dietro la cassa)

ma sei fuori di testa? Sono io che do le randellate!

GELSOMINA:

Dove? Sul palcoscenico! Ma qui comando io!!! (continua a dargli randellate)

SIGNORA:

Hai capito la SIGNORA? Forte, però se esagera questo malcapitato ci rimette le penne ed io non permetto a nessuno di rubarmi il lavoro! Ferma, signora, si calmi…

ARLECCHINO:

signora? Ci vuole coraggio! Ahi ahi, mi stava ammazzando!

SIGNORA:

cosa dici giovanotto, non sai di cosa parli…avanti calmiamoci e proviamo a discutere…cosa fai qui?

(nel frattempo Gelsomina  si è recata al baule e vi ha messo la maschera di Arlecchino)

ARLECCHINO:

cosa faccio? Mi sto onestamente procurando gli attrezzi per il mio lavoro!

GELSOMINA Hai detto…onestamente?

 Ma tu sei scemo proprio, anzi direi fetente!

Rubare in casa mia! ma sei proprio sciagurato!

Ed ora esci da qui o finirai accoppato!

Potrei per rabbia prendere di Cyrano la spada (prende dal baule la spada)

E farti a pezzettini! dunque là c’è la strada!

ARLECCHINO: Oh, ferma, ma che fai? Abbassa sto fioretto (Gelsomina minaccia con il fioretto Arlecchino che salta di qua e di là)

SIGNORA:

ma questa qui fa sul serio! Necessita una mediazione o stasera mi toccherà fare uno straordinario! Ferma, ferma, cara signora, vediamo di ragionare, mi dia la spada. (la Signora si pone tra i due contendenti dando le spalle ad Arlecchino)

(Gelsomina gliela da ma nel frattempo Arlecchino si è impadronito della falce della Signora e la sta brandendo)

ARLECCHINO:

ma questa falce è magnifica! Fa proprio al caso mio!

SIGNORA: Giovanotto, giù le mani! Non scherzare col fuoco!

ARLECCHINO: ma è bellissima, pare vera! (rotea pericolosamente)

SIGNORA:…non pare…è…fermo, fermo!

ARLECCHINO:

la voglio, assolutamente! Sto mettendo in scena un canovaccio della commedia dell’arte che si chiama “Arlecchino si fa beffe della morte” e questa è proprio la falce che mi serve! Precisa!

(rotea fino a mettere in pericolo la Signora)

SIGNORA:

fermo ti ho detto, giovanotto, questa qui è la mia parte! (Gelsomina applaude entusiasta)

ARLECCHINO:

Parte? Ma allora sei una collega! Ecco perché questo trucco! Perfetto! Ma pensa tu che sto cercando qualcuno che faccia la parte della Morte!

SIGNORA: impossibile! Inimitabile!

ARLECCHINO: be, certo non sei proprio un esempio di modestia! Ma ritorno a farti la mia offerta: (avanzano col busto tutt’e tre)vieni con me? Potremmo fare insieme compagnia! E poi basterebbe questa gran falce per avere un grandissimo successo, tutte le piazze sarebbero nostre!

Cambio luci (rosse?)

Tangomacabro

GELSOMINA: fermi! ( cambio luce mentre i musici smettono di suonare)

fermi tutti! E’ davvero ora di finirla, sono stanca! (ad Arlecchino) ma che maniera è questa, sei un gran cafone, ora che ho finalmente trovato un’amica vuoi portarmela via? Ma neanche per sogno…portati via tutto il baule, semmai, ma lasciami la mia amica( le fa una carezza)…sono tanti anni che me ne sto da sola in questo teatro a parlare con le ombre…e lo so che questa non è casa mia e questi costumi non mi appartengono, ma per me sono stati tutta la mia vita finché…finché non è arrivata lei… la mia Signora…( le si accosta) ed ho capito che la cosa che desidero di più è finire i miei giorni in compagnia di un essere umano con cui sorridere, ridere, parlare…tieni, qui c’è il baule per il quale sei entrato a rubare …porta tutto via…e non farti vedere mai più…(indietreggia per salutare il baule mentre Arlecchino cede la falce alla Signora e porta via il baule, cambio luce )

Scena IV

GELSOMINA: (guardandosi intorno in stato confusionario)…niente…non è rimasto niente…non uno straccio di costume…e neppure una maschera… tutta la mia vita…ffffff…volata via…in un soffio ed io sento… strana…troppo fragile per vivere, ma troppo viva per morire…sento che qualcosa qui (indica la sua testa) si è rotta qualcosa… (si alza come per ritirarsi)

SIGNORA: mi dispiace…se non mi fossi distratta…quel giovanotto non avrebbe preso la mia falce…

GELSOMINA: ah? …calce? Si, è vero… ci vorrebbe una bella intonacata…qui tutto è un po’ scalcinato…ma…

SIGNORA: no, volevo dire che ho capito l’importanza del suo gesto…

GELSOMINA: ah? si…disonesto…proprio disonesto!

SIGNORA: e…vorrei dirle che le sono molto grata…

GELSOMINA:…affamata? Beh, anche io ho un po’ di appetito…ma…possiamo fare un brodo di carote, le ho raccolte proprio ieri nell’orto…le piacciono?

SIGNORA: ma io veramente…non ho appetiti umani…

VECCHINA: ah? si vuole lavare le mani? Ce l’ho l’acqua sa…e pure il catino e la brocca… Ora la riscaldo un poco, accendo il fornelletto, con permesso…(esce)

SIGNORA: ma guarda che situazione…e chi poteva immaginarlo…doveva essere un servizio rapido…e invece…eccomi qua…ma cosa mi sta succedendo…forse sto invecchiando anche io…distacco, cara mia, distacco! Lo so, è un lavoro sporco ma qualcuno deve pur farlo…o no? Si ma questa SIGNORA qui è irresistibile…Ed ora…come uscirne?

GELSOMINA (fuori campo): Signora, venga, si accomodi, il brodo di carote è servito!

SIGNORA: arrivo…arrivo…(esce)

Scena V

FILIPPO, AGENTE PIGNORATORE: permesso… Gelsomina? (entra) si guarda intorno) Gelsomina!

GELSOMINA: ah? Chi mi chiama? Ah sei tu Filippo…di nuovo? ma…come mai…

FILIPPO: come mai? eh, Gelsomina, non saI che devo fare il mio lavoro?

GELSOMINA: ah si, è vero, sei proprio un tesoro !

FILIPPO: grazie, troppo buona, ma non sai quanto mi dispiace…

GELSOMINA:  ti piace? Cosa? il brodo di carote? Caldo caldo, guarda l’ho appena fatto, vado a prenderlo…(va verso la quinta di sn mentre Filippo girando inverte la posizione)

FILIPPO: ma no, signora Gelsomina,  non è proprio il caso…

GELSOMINA: torcere il naso? No, e perché, ha un odore buonissimo, sono carote del mio orticello!

FILIPPO: lo so, lo so, ma…io ho già cenato…non preoccuparti, siediti qua, vicino a me e parliamo un poco ( la prende per la mano e la fa sedere)

GELSOMINA:…un poco…un poco…

FILIPPO (estraendo delle carte) ho preferito venire di sera, così , per non dare nell’occhio…ascoltami bene: sono venuto anche stavolta… per eseguire lo sfratto…

Gelsomina, guarda qua… ci sono le carte. C’è scritto che devi lasciare questo immobile che occupi abusivamente e raggiungere la casa di riposo comunale…

GELSOMINA: …ospedale…

FILIPPO: ma no,Gelsomina, non è un ospedale, tu stai bene per fortuna, ma sei troppo sola, hai bisogno di qualcuno che ti assista… con gentilezza…

GELSOMINA: … tristezza… tristezza…

FILIPPO: oh, ti prego, non rendere più difficile il mio compito…ma… vediamo di fare come le volte precedenti…che cosa posso pignorare? ( comincia a cercare in giro) Arredi?

GELSOMINA: certo, sono ancora sui miei piedi, ma…

FILIPPO: …costumi?

GELSOMINA: eh già, tutto in frantumi…

FILIPPO: ma qui non c’è più niente…ma dov’è il baule che stava in questo posto?

GELSOMINA: lo so, lo so che sei un sottoposto…non è tua la colpa…

FILIPPO: no, però ho un cuore che soffre a fare questo…

GELSOMINA: perché sei un uomo onesto…

FILIPPO: d’altronde pensarti qui da sola…forse chissà magari sarai in buona compagnia…

GELSOMINA: eh capirai, che allegria! Tutti vecchi bacucchi un po’ rincoglioniti…

FILIPPO: ma non puoi stare da sola e poi non saranno tutti così… si mangia bene, la casa ha un bel giardino, è una dimora antica…

GELSOMINA: aspetta aspetta, hai detto da sola? Ma io non sono da sola! Amica , amica mia! chiama la Signora)

SIGNORA: prego? Gelsomina, mi hai chiamata?

GELSOMINA: Si, amica mia, vieni, voglio presentarti Filippo, il signor agente pignoratore e questa qui è una mia amica venuta da tanto lontano, dall’altro mondo per stare con me! Hai visto che non sono da sola!

FILIPPO: piacere…ma…tutto a posto? State bene?

SIGNORA: si grazie, io sto eternamente bene.

FILIPPO: ah, buon per lei, ne sono contento, quindi lei è un’amica della signora Gelsomina?

GELSOMINA: coinquilina, esatto, abita con me!

SIGNORA: beh…

FILIPPO: per il momento?

GELSOMINA: no, non è un travestimento…la Signora è in abito da sera…

FILIPPO: cioè mi faccia capire: lei abita con la signora Gelsomina? Quindi anche lei è una occupante abusiva?

GELSOMINA: eh si, è molto creativa, è un’artista!

SIGNORA: si …faccio un lavoro creativo…posso infatti raggiungere il mio obiettivo in tanti modi…

 (Gelsomina si isola nel suo mondo, parla da sola, canticchia)

FILIPPO: d’accordo ma qui il problema è serio: la signora Gelsomina da anni ormai riceve periodicamente un’ordinanza di sfratto per occupazione abusiva di questo immobile; finora sono riuscito a farla sfuggire all’esecuzione dello sfratto pignorando tutto quello che c’era in questo vecchio teatro abbandonato, oggetti, arredi, gioielli finti, perfino scene e costumi ma adesso l’immobile è vuoto…non c’è più nulla da portare via…

SIGNORA: e quindi…

FILIPPO: …e quindi la signora Gelsomina dovrà necessariamente lasciare questo posto e raggiungere la casa di riposo comunale dove potrà ricevere l’assistenza necessaria, sa è una dimora molto signorile…

GELSOMINA: morte civile!

SIGNORA: ma questa è proprio una crudeltà, la signora ne avrebbe il cuore trafitto…

FILIPPO: lo so, queste spesso sono leggi immorali!

SIGNORA: ma…non possiamo fare nulla per lasciarla ancora qui?…capisce che… non ne avrà per molto…

GELSOMINA: eh si, il mondo è capovolto!

FILIPPO: se solo ci fosse qualcosa da poter pignorare…un oggetto di valore…(posa gli occhi sulla falce della morte)

SIGNORA: ehm ehm…c’è … giusto questa…

FILIPPO: si, è un bell’esemplare, un attrezzo a dir poco da antiquario…

SIGNORA: sono un poco stravolta…mi lasci un po’ pensare…questa perdita per me sarebbe un po’ come…morire…

FILIPPO: signora, non so che valore per lei abbia questo utensile, ma vedo sul suo volto un gran pallore…

SIGNORA: non importa, sarebbe per me la prima e l’unica occasione per dimostrare di non essere colei che mi si crede…tenete (fa per porgere la falce a Filippo, in quell’istante entra Arlecchino spingendo il baule)

GELSOMINA. Ah, Pirandello!

Scena VI

ARLECCHINO: fado music

Dannato baule,(primo passo avanti)  se l’ avessi saputo (secondo passo avanti)

Che appena fuor di qui io mi sarei pentito (avanti con fatica)

E sarei stato proprio dispiaciuto

Di aver portato via sto coso arrugginito

Potevo risparmiarmi la grande sfacchinata

E rinunciare subito a questa bella impresa.

E dopo aver compiuto questa grande asinata

Eccomi qui a scusarmi per l’arrecata offesa. (Inchinandosi)

Signora…ehm ehm…madama, spero che mi perdoni

Se le ho portato via gli abiti di scena…

Meglio per me tenermi questi vecchi calzoni (toccandosi i calzoni)

E fare il saltimbanco (salta sullo sgabello) per rimediar la cena.

Piuttosto che rubare ai più poveri di me (indicando Gelsomina)

Preferisco restare sulla piazza  (salta giù) ed in strada,

Far capriole (esegue)come uno scimpanzé (esegue)

E mangiare con gli asini soltanto un po’ di biada.

Dunque prendeteli, ve li restituisco (va verso la vecchia )

Con voi (le prende le mani) staranno meglio perché certo li amate (al centro)

Io giro i tacchi e subito sparisco

Prima di continuare a dir cose insensate.(apre le braccia)

Dunque prendeteli, ve li restituisco

Con voi (le prende le mani) staranno meglio perché certo li amate (al centro)

Io giro i tacchi e subito sparisco

Prima di continuare a dir cose insensate

GELSOMINA: Fermo giovanotto!

il mio baule?...non ci posso pensare!!!

Gli abiti, vecchi e nuovi, i gioielli per finta, il mantello, il pastrano e perfino la corona! Questo è un giorno speciale , dobbiamo festeggiare, venite giovanotto, non so come ringraziarvi per aver ritrovato il mio baule…credevo di averlo perso per sempre…anche la mia testa stava per abbandonarmi, ma ora, grazie all’onestà di questo bel figliolo, sono di nuovo felice e piena di energie!

FILIPPO:

Gelsomina, si è vero, avete ritrovato il vostro baule e ne siamo tutti felici perché sarà proprio questo baule a permettervi di restare ancora qui in questo vecchio teatro che tanto amate. Potrò pignorarlo e ancora una volta evitarvi lo sfratto, ma per far questo bisognerà che io lo porti via…

GELSOMINA: portarlo viaaaaa? E cosa ci avrò guadagnato? Tanto valeva lasciarlo al giovane spiantato! No no no e ancora proprio no! Qui dentro c’è la mia vita, i miei affetti, i miei ricordi…ma se è proprio necessario che questo baule vada via, allora…andrò via con lui! (si chiude dentro il baule) E buonanotte al secchio! (i musici attaccano a suonare)

FILIPPO: Gelsomina, ma che fa, la prego, apra! Per favore, per favore! (alla Signora) Signora, mi aiuti per favore, la persuada lei!

SIGNORA: Gelsomina sia gentile, apra questo baule!

ARLECCHINO: waltz musette

questa PERSONA è super, speciale

ama il teatro, è un’artista… geniale

se fosse giovane e meno stordita

faremmo coppia per la vita!

Andremmo felici di paese in paese

A prendere applausi davanti le chiese

A recitar tragedie e commedie

E andare in scena tutte le sere

GELSOMINA apre il baule

GELSOMINA

Che stai dicendo? vuoi prendermi in giro?

SONO UN PO’ MATTA, però non deliro

tengo a memoria tanti copioni

Dunque finiscila, hai rotto i …..!(richiude il coperchio)

FILIPPO

Giovanotto sta attento, Gelsomina è preziosa

E conosce assai bene il teatro di prosa

E ci ha passato tutta la vita

Con questo scherzo dunque ora falla finita

ARLECCHINO

Ma io non scherzo sono sincero

Sono un giullare e dico il vero (a Gelsomina)

Amo il tuo brio, la tua bella energia

Insegnami l’arte, per cortesia!

 (Gelsomina si solleva dal baule, colpita e fa segno ai musici di smettere di suonare)

SIGNORA

Tu sei sincero, io so leggere il cuore

E non sei certo un adulatore

Gelsomina, coraggio, è giunta l’occasione

Di far vedere a tutti la tua grande passione!

Dunque si appresti il palco, si disponga la scena

Si accenda la lanterna, si faccia luce piena,

si dia inizio alla storia, cominci la commedia,

Gli attori si preparino e ( a Filippo) tu porta una sedia.

Cambio luce

Scena VII

(si fa quel particolare silenzio che segue al chi è di scena, Filippo fa accomodare la Signora su una sedia e si dispone a far da pubblico)

Rullo di tamburi

VFC: “questa è la storia di come un povero saltimbanco, un giorno di un tempo lontano in un luogo lontano, si fece beffa della Morte…”

GELSOMINA CHE FA LA PARTE DELLA MORTE:

Ecco, mi presento,

Io son la Morte, terrore delle creature

uomo o fanciulla, vecchio o infante

tutti conduco alle proprie sepolture

stretti in un abbraccio soffocante!

Non faccio sconti, non faccio eccezioni

Invito ognuno alla danza mortale

Prendo con me servi e padroni

E li trascino nel corteo trionfale.

Venite, oh dunque, voi che siete al mondo,

di qualsiasi stato e condizione siate

insieme danzeremo in girotondo

ogni pensiero, ogni cura abbandonate!

In questo vorticoso macabro danzare

Convien lasciare a me condurre il saltarello

E l’invito cortese presto accettare

Senza opporsi ma cantando il ritornello!

(GELSOMINA con la falce della Signora  la fa roteare pericolosamente)

ARLECCHINO: (dalla fontana INSEGUIPERSONA)

Sorella morte! Vi prego ascoltate il mio parlare!

C’è un passo nella vostra mortale tarantella

Che assai mi piace ma.. non lo so fare!

Potreste per favore esser mia damigella?

E per bene insegnarmi il passo faticoso

Tenendomi per mano con pazienza ed affetto

Affinché io possa, come fossi un amoroso,

Imparare a danzare quale vostro valletto?

MORTE

Chi sei tu o sfrontato giovinastro

Che interrompi il mio usuale officio

E mi distrai col tuo parlar furbastro

Se ti ascolto…quale sarà il mio beneficio?

ARLECCHINO (salendo sul palco)

Oh Madonna bellissima, siate la benvenuta!

Sono Arlecchino, giullare e saltimbanco.

Confesso che mi siete sempre piaciuta

e non mi par vero d’essere al vostro fianco!

Permettete ch’io vi abbracci e con voi danzi

e vi stringa al cuore come fossi il vostro amante.

Sarò del tutto vostro d’ora innanzi

per respirare il vostro profumo inebriante.

MORTE (in disparte)

Ma guarda guarda che insolita occasione?

Dov’era messa questa gran fortuna?

Convien che accetti e dia dimostrazione

al giovane senza incertezza alcuna!

Quando mai infatti è accaduto che un essere vivente

voglia danzar con me con tanto ardore!

Perché non cedere appassionatamente

e godere di un attimo di amore?

Venite dunque, Arlecchino,  prendete la mia mano

e con l’altra cingetemi alla vita

ARLECCHINO

Tutt’e due le mani datemi e danziamo (le afferra la mano e le toglie la falce che la Signora acchiappa al volo)

Per giocar meglio la nostra partita! (iniziano a danzare ma la morte voltandosi si rende conto che ha perduto la falce )

MORTE:

oh sfortuna, oh disgrazia, oh gran disdetta!

Ceder alle lusinghe ed all’incanto!

Per guadagnare un’alma maledetta

Ho perso la mia falce e il mio potere intanto!

Ora tu mi hai tradito fingendoti innamorato

ed io stupida ho creduto alle tue umane adulazioni!

Con la tua furbizia mi hai accecato

ed ora crudelmente  mi abbandoni.

Senza la falce io perdo ogni potere

E finisce qualsiasi mia funzione

Cos’è la Vita senza il gran giustiziere?

Cos’è la Morte senza continuazione?

Dunque così finisce il gran teatro del mondo

Quando Eros e Thanatos si scambiano le parti

Nell’abisso sconfinato ,vinta, io sprofondo

E tu stolto uomo ora vai…senza voltarti!

Cali il silenzio e scenda la notte sempiterna

Su questo cosmo nato come dono divino

Se l’uomo spezza la regola che lo governa

Spezza anche la sua vita e il suo destino.

 

Applausi da parte del pubblico, ringraziamenti da parte di Arlecchino e Gelsomina

Cambio luce

Scena VIII

ARLECCHINO:

grazie a questo numeroso pubblico in questa splendida serata

anche questa rappresentazione oggi si è consumata

è ora quindi per noi di festeggiare lo splendido successo

e lasciarci un po’ andare a qualche innocente eccesso

ecco una bottiglia di buon vino d’annata

spero non vi dispiaccia però se l’ho…rubata!

FILIPPO

Stasera tutto è lecito e viene perdonato

Perché la vostra arte ci ha proprio incantato

Passami la bottiglia adesso manigoldo

Sappiamo bene che sei sempre senza un soldo

Ma dentro il cuore hai tanta ricchezza

E sai cogliere di ogni cosa la bellezza!

GELSOMINA

Amica mia scusa perché resti muta?

Forse questa scena non ti è proprio piaciuta?

Sarà perché non conosciamo l’arte

Che tu sei triste e rimani in disparte?

Vieni qui, ti preghiamo… dicci qualcosa

Il tuo viso ha una smorfia spaventosa…

SIGNORA:

Gelsomina, Arlecchino, perdonate il mio umore

Ma ciò che adesso provo è una specie di languore…

Ma che forza ha questo gioco antico e strano

che ti rapisce l’anima e ti porta lontano…?

GELSOMINA

Questo è il Teatro…è una strana malìa

È una droga, un tornado, quasi un’anestesia…

ARLECCHINO
…ti perdi e ti ritrovi senza sapere come

in un mondo incantato, un sogno senza nome…

FILIPPO

E poi quando è finita la rappresentazione

Vorresti continuasse quella strana illusione

E invece ti ritrovi ahimé coi piedi a terra

E una morsa sottile che il cuore ti rinserra

ARLECCHINO

Allora in questi casi c’è un rimedio sicuro

Per superar di colpo ogni momento oscuro

Levare in alto i calici e negli occhi guardarsi

Un desiderio esprimere, promettere di amarsi

TUTTI E 4:

Brindiamo alla salute, alla calma , all’allegria

A chi stasera è solo e a chi è in compagnia,

ai ricchi e ai poverelli, ai brutti ed anche ai belli

ai giovani e ai vecchietti, ai sani e ai mezzi matti

a tutto l’universo perché ritrovi pace,

al mattino radioso e alla notte che tace.

GELSOMINA:

Si, d’accordo, brindiamo, ma…la bottiglia? (tutti cercano la bottiglia e si accorgono che i musici l’hanno vuotata)

Ah, amici miei, pensate se, nella vita si potesse tornare indietro…almeno per una volta…allora…

OSVALDO: Allora sarebbe tutta un’altra musica!

(scala con la fisarmonica, tutti girano su se stessi e poi ripartono cantando, vanno tra il pubblico, sull’ultima strofa Gelsomina si rimette sul baule esattamente come quando è cominciata la commedia, i compagni si accostano a lei)

Cambio luce. Sottofondo di chitarra

Scena IX

FILIPPO: Gelsomina stasera sei stata per noi la grande artista che per tutta la Vita hai sognato, grazie di cuore!

ARLECCHINO: porterò sempre con me la passione che mi hai insegnato, Maestra…grazie…

SIGNORA: Gelsomina… grazie…per tutti i sogni che abbiamo condiviso

GELSOMINA: Sono proprio felice…È così bello volersi bene…

(GELSOMINA si abbandona sul baule mentre la musica e la luce a poco a poco si spengono…)

FINE