Una tonnellata di soldi

Stampa questo copione

UNA TONNELLATA DI SOLDI

UNA TONNELLATA DI SOLDI

Una farsa di

WILL EVANS & VALENTINE

Traduzione di

Maria Teresa Petruzzi


PERSONAGGI

(in ordine di apparizione)

                                    SPRULES                                       il maggiordomo

                                    IDA SIMPSON                                la cameriera

                                    S.na BENITA MULLETT             la zia

                                    LOUISE ALLINGTON                  

                                    AUBREY HENRY MAITLAND ALLINGTON

                                    GILES                                               il giardiniere

                                    JAMES CHESTERMAN               un avvocato

                                    JEAN EVERARD                           un’amica

                                    HENERY                                        

                                    GEORGE MAITLAND

SCENE:

ATTO I°

                                    La casa di campagna di Aubrey Henry Maitland Allington

                                    a Marlow - Mattino

ATTO II°

                                    Stessa scena, un pomeriggio di tre settimane dopo

ATTO III°

                                    Stessa scena, lo stesso giorno, tardo pomeriggio


I° ATTO

                                    LA SCENA :  La libreria-studio di Aubrey Henry Maitland Allington in campagna (Marlow).

                                    La stanza è arredata con gusto ed eleganza.

                                    Sul fondo, al centro, c’è una finestra a vetri con scalini che si apre su una terrazza con vista del giardino, del fiume e del paesaggio al di là del fiume. A sinistra della finestra, ricavata in una nicchia del muro, c’è una libreria. Poco più avanti, guardando il pubblico, una porta.

                                    Dall’altro lato una doppia porta conduce all’ingresso che porta alle altre stanze.

                                    Divano con cuscini, poltrone, un tavolino con zampe a scomparsa per la prima colazione o per l’ora del tè, un tavolino porta-telefono ecc. completano l’arredamento. Un orologio a pendolo con suoneria; un caminetto, un citofono (molto importante nella commedia) che comunica con la serra costituiscono gli altri principali elementi di arredo.

                                    All’alzarsi del sipario, il tavolino pieghevole è apparecchiato per la prima colazione.

                                    E’ mattina.

                                    Suona il telefono. Dopo una pausa torna a suonare. Dalla doppia porta entra Sprules, un maggiordomo dall’aria austera e preciso nei modi. Ha in mano un vassoietto d’argento con la posta, che posa mentre risponde al telefono.

SPRULES    Pronto! Pronto! Sì, casa Allington. No, signore, il signore non è ancora sceso. Sarà qui a minuti. Può dirmi il suo nome, signore? Ches- Chester- Ah, l’avvocato Chesterman. Bene, signore. Gli dirò che ha chiamato. (posa il ricevitore e va al tavolo della colazione, con la posta)

                                    (Dalla doppia porta entra  Ida, la cameriera, con il vassoio con la prima colazione, che posa sulla credenza. E’ in ordine e ben vestita)

IDA                 Novità, Sprules?

SPRULES    Niente di speciale! (Osserva le lettere) Ehi, ci risiamo. Conti! Conti! Conti! (Annusa una busta) Una donna! (con un’occhiata alle altre lettere) Ancora conti da pagare!

IDA                 Chi ne riceve di più?

SPRULES    Metà e metà.

                                   (durante le battute che seguono dispongono la colazione

                                   sul tavolo)

IDA                 Mai visto una casa come questa.

SPRULES    E non ne vedrai mai.

IDA                 Ma... pagano qualcuno?

SPRULES    Solo quando non possono farne a meno.

IDA                 E intanto quei poveri creditori sprecano carta e inchiostro...

SPRULES    I creditori, cara Ida, sono come i pescatori e gli innamorati, vivono di speranze.

                                    Dal giardino entra Benita Mullett. E’ un’anziana zitella, dai modi bruschi e dal parlare imprevedibile. Ci sente poco e tende ad irritarsi per nulla)

BENITA        Ida, ha visto il mio lavoro a maglia?

IDA                 No, signora.

BENITA        Non si può lasciare in giro niente, in questa casa. (vede la tavola apparecchiata) Ma come, devono fare ancora colazione!

IDA                 Il signore e la signora stanno scendendo, signora.

BENITA        Eh?

IDA                 (gridando) Il signore e la signora stanno scendendo.

BENITA        Va bene, va bene, non c’è bisogno di gridare. Non sono mica sorda! (prende un giornale del mattino) Mai visto una casa come questa! Quando ero bambina si faceva sempre colazione alle otto. (Va a sedersi accanto al caminetto)

                                    (Dalla scala scenda Luise Allington. E’ una giovane donna, carina, elegante, di circa 24 anni)

LOUISE         Buongiorno, zia Ben!

BENITA        (severamente) Bene alzata, mia cara. (le porge la guancia, e Louise le dà un bacio) Sono le undici passate...

LOUISE         E con questo? (Si siede e incomincia a sfogliare la posta)

                                    (Sprules toglie il coperchio dal vassoio dei toasts ed esce dalla doppia porta)

BENITA        Dov’è tuo marito?

LOUISE         Ora scende (legge una lettera) - è in bagno.

BENITA        I vostri orari, i tuoi e quelli di Aubrey, sono una vergogna, mia cara.

LOUISE         Detesto alzarmi presto.

BENITA        Chi dorme non piglia pesci...

LOUISE         Se c’è un solo pesce, perché scapicollarsi?

BENITA        E tuo marito è peggio di te.

LOUISE         Aubrey ha un temperamento artistico.

BENITA        Che vuol dire?

                                    (Aubrey Henry Maitland Allington scende la scala ed entra dalla doppia porta. E’ un uomo alto, sbarbato, sui 35 anni. Indossa un elegante abito e porta un monocolo; i suoi modi sono distaccati, freddi. Va alla finestra, volge le spalle al pubblico e inspira una boccata d’aria. Quindi torna al centro della scena)

AUBREY      Meraviglioso! Quei sali da bagno mi sono andati completamente alla testa! Buongiorno a tutti! Buongiorno pesciolini; buon pomeriggio, uccellini. (prende i conti) Buonanotte conti da pagare. (vede la zia) Buongiorno, zietta... (le va accanto, le posa un dito sulla guancia facendo schioccare le labbra per simulare un bacio) Fantastica Londra! Il suo caloroso benvenuto mi distende. (si siede al tavolo della colazione)

LOUISE         (leggendo) Mia cugina Jean scrive che verrà a passare il fine settimana da noi.

AUBREY      Ho brutte notizie anch’io... (scorre le lettere)

BENITA        Sai, Aubrey, stavo giusto chiedendo che cos’è il temperamento artistico.

AUBREY      Il temperamento artistico, zia Benita, è la mancanza di inclinazione per il lavoro, l’avversione per l’acqua e il sapone...

LOUISE         Scusami, tesoro ho appena detto che ti eri lavato...

AUBREY      Oh, non mi dire! Porto i capelli corti e faccio due bagni al giorno. (serve Louise e se stesso)

LOUISE         (leggendo la lettera) Sai, Aubrey, quella donna mi ha stufata!

AUBREY      Chi, tua cugina?

LOUISE         No, la sarta.

AUBREY      Chiede soldi?

LOUISE         Già.

AUBREY      Le manderò un assegno.

LOUISE         Non fare lo sciocco, caro, non c’è la copertura.

AUBREY      Ti prego: il giorno che la banca rifiutasse di pagare i miei assegni, trasferirei il mio scoperto in un’altra banca.

BENITA        (immersa nella lettura del giornale, e ignorando la loro conversazione) Una estesa depressione proveniente dal Mare del Nord si sta rapidamente spostando verso -

AUBREY      E’ la cugina Jean...

BENITA        - verso la nostra regione. Potrebbe trasformarsi in un uragano. Louise, farai bene a tirarmi fuori gli stivali di gomma.

LOUISE         Certo, zia, ci puoi contare. (rivolta a Aubrey che nel frattempo ha aperto una busta) Che cos’è quello strano foglio?

AUBREY      Una citazione.

LOUISE         E per cosa?

AUBREY      Per quei sigari che mi hai regalato per il mio compleanno.

LOUISE         Lo dico sempre, Aubrey, fumi troppo!

AUBREY      Fumo! Li ho regalati tutti al giardiniere. Aveva ripulito tutto il giardino. (legge un’altra lettera) E quest’altra che cavolo significa!?

LOUISE         Che cos’è?

SPRULES    (rientrando) A proposito, signore, ho dimenticato di dirle che stamani ha chiamato l’avvocato Chesterman.

AUBREY      Grazie, Sprules.

SPRULES    Prego, signore. (esce)

AUBREY      Deve essere quello che ha mandato questa lettera. (ridendo) Chesterman, Chesterman & Chesterman, Lincoln’s Inn, Fields.

LOUISE         Chissà perché gli avvocati del West End hanno sempre tre nomi in ditta!

AUBREY      Le cose pericolose arrivano sempre tre alla volta. Prendi il brandy Tre Stelle... Il trucco delle tre carte... Tre palle un soldo...

LOUISE         Che cosa vuole?

AUBREY      (legge) “Egregio signore ---“ (a Louise) mi chiama egregio. “Il nostro avvocato James Chesterman Le farà visita domani mattina alle undici per informarla di una questione di grande importanza per lei. Distinti saluti, Chesterman, Chesterman & Chesterman.” (pensieroso) Non capisco se è una minaccia o una promessa!

LOUISE         O deve darci dei soldi o ce ne chiede.

AUBREY      Cara, è un avvocato.

BENITA        Chi?

LOUISE         Il signor Chesterman, zia.

BENITA        E chi è il signor Chesterman?

AUBREY      Quello del quale stiamo parlando.

BENITA        Perché?

AUBREY      (spazientito) Sta venendo qui.

BENITA        Quando?

AUBREY      Da un momento all’altro.

BENITA        Allora vado. Mio padre diceva sempre che gli avvocati sono come le sanguisughe, solo che le sanguisughe a volte si staccano... (esce dalla doppia porta)

AUBREY      (riprende a mangiare) Sono contento di avere zia Benita con noi, si preoccupa sempre per me.

LOUISE         Povera zietta, lo fa a fin di bene.

AUBREY      Già.

LOUISE         A proposito, caro, Gennaro ---

AUBREY      Gennaio?

LOUISE         No: Gennaro! Ieri è passato per parlare con te. Voleva sapere se ti sei dimenticato che gli devi cento sterline.

AUBREY      Digli che l’avevo dimenticato completamente.

LOUISE         C’è anche una lettera di Robinson –

AUBREY      Robinson Crusoe?

LOUISE         (mostrando la lettera) – dice che se non paghi il conto entro la settimana prossima procederà per vie legali.

AUBREY      Non sarò certo io a impedirglielo.

LOUISE         No, Aubrey, sii serio. Non puoi continuare a non pagare i tuoi debiti.

AUBREY      Beh, uno ci prova.

LOUISE         E la tua nuova invenzione?

AUBREY      Quale? Quella contro la calvizie, la nuova polvere esplosiva o il veleno per i topi?

LOUISE         L’esplosivo.

AUBREY      Oh! La Gadinite? Sarà la nostra fortuna.

LOUISE         Fortuna?! E come?

AUBREY      Ma ti rendi conto? E’ il più straordinario esplosivo che sia mai stato inventato. Diciamo che stai costruendo una ferrovia...

LOUISE         Una ferrovia, io...

AUBREY      No. Voglio dire: supponi che stai costruendo una ferrovia, arrivi davanti a una montagna, e che cosa fai?

LOUISE         La guardo.

AUBREY      No, accidenti... non la guardi perché quando vuoi guardarla non c’è più.

LOUISE         E dov’è finita?

AUBREY      Saltata in aria! Ma ti rendi conto (solenne) che un pizzico di questa polvere, quanta ne sta su una monetina da sei penny… è sufficiente per far saltare in aria tutta Londra – beh – mezza Londra.

LOUISE         (intimidita) Aubrey, hai intenzione di vendere quella maledetta polvere in confezioni da sei penny?

AUBREY      (ridendo)  Ti dico solo che farà la nostra fortuna.

LOUISE         Perché, può valere… quanto può valere, Aubrey?

AUBREY      Un milione e quattro sterline.

LOUISE         Come fai a essere sicuro delle quattro sterline?

AUBREY      E’ proprio di quelle che sono sicuro.

LOUISE         (dopo una pausa) Allora perché non facciamo una bella festa e invitiamo tutti quelli a cui dobbiamo dei soldi --

AUBREY      Dovremmo affittare un hangar.

LOUISE         -- e gli dici della tua nuova invenzione. Forse la notizia li terrebbe tranquilli.

AUBREY      A quanto pare non ti rendi conto che gli invitati sono proprio quelli ai quali dovrei chiedere i fondi per la festa.

LOUISE         E’ questo il punto! Li invitiamo e ordiniamo a loro l’occorrente per la festa. Se rifiutano l’ordinazione non verranno alla festa, e se l’accettano è sicuro che verranno.

AUBREY      Sapendo benissimo che in entrambi i casi non vedranno un soldo.

                                    (Sulla porta-finestra appare Giles, figura tipica di giardiniere, camicia di flanella, pantaloni di corda, grembiule verde e stivali. Ha in mano il cappello, con tre uova dentro)

LOUISE         Io la trovo un’ottima idea. Potrei scrivere qualcosa come: “Caro signor Brown, ho il piacere di invitare lei e la sua gentile signora al ricevimento che avrà luogo giovedì sera ecc. P.S.: le sarei grata se volesse mandarmi un a cassa di champagne.” Non possono rifiutare.

                                   (Giles avanza verso il proscenio)

AUBREY      E che cosa gli racconto…

LOUISE         Che importa, dobbiamo dei soldi a tutti. Avranno molto in comune; senza contare quanto si divertirà Jean.

AUBREY      Sì, non credo che conosca più di un terzo dei nostri creditori.

                                    (Nel frattempo Giles è arrivato al divano e lentamente prende un uovo alla volta e li posa su un cuscino del divano)

                        Che c’è, Giles?

GILES            (risponde con calma) Uova! (arranca lentamente verso il fondo, ed esce)

AUBREY      (lo segue con lo sguardo, sospettoso) Piccolo chiacchierone! Chissà perché deve sempre deporre – voglio dire, portare qui le uova!

LOUISE         Poveraccio, ha chiesto in moglie la cuoca e lei ha rifiutato, e così non osa neppure avvicinarsi alla cucina. (si guarda attorno nella stanza) Certo – la causa di questa situazione è la spesa per mantenere questa enorme casa.

AUBREY      Non dire sciocchezze, tesoro, l’unico modo per ottenere credito è far credere che sei ricco.

LOUISE         Quanto a questo non c’è dubbio… prendi questa stanza, per esempio, tutti quelli che entrano qui…

AUBREY      Perché, cos’ha che non va? (prende una lettera) Quel trofeo non è un granché, lo ammetto (indica un trofeo sopra il caminetto) ci starebbero meglio due ufficiali giudiziari rampanti. (legge la lettera) Oddio, è fatta!

LOUISE         Fatta che cosa?

AUBREY      Quel conto di Mannering – la sentenza ci ha dato torto; la lettera dice che se non paghiamo 500 sterline entro una settimana mi fanno fallire. Non preoccuparti, tesoro, è troppo divertente.

LOUISE         Allora è inutile dare la festa.

                                    (Sprules si affaccia sulla doppia porta ed annuncia)

SPRULES    Il signor Chesterman, signore.

AUBREY      (alzandosi) Altri guai.

                                    Dalla doppia porta entra James Chesterman. E’ un uomo molto curato nella persona, molto preciso nei modi, ben vestito, occhialetti a pinza sul naso, cartella in mano; entrando porge il cappello a Sprules che si ritira)

CHESTERMAN      (avanza verso Aubrey) Il signor Allington?

AUBREY      (si alza) Ah, è lei, signor Chesterman…

LOUISE         (alzandosi) Vi lascio soli.

AUBREY      No, no, no. Resta, mia cara. Signor Chesterman, mia moglie, la mia aringa… Fa colazione con noi?

CHESTERMAN      No, grazie, io faccio sempre colazione alle otto.

AUBREY      Noi invece pranziamo sempre alle otto. Prego, si accomodi. (indica il divano) Oh, mi scusi. (prende le uova dal cuscino e le posa su un piatto sul tavolo) Il giardiniere le ha deposte – cioè, messe qua.

CHESTERMAN      (si siede) Le ho scritto ieri sera, signor Allington. Mi chiamo Chesterman, dello Studio Chesterman, Chesterman & Chesterman di Lincoln’s Inn Fields.

AUBREY      (si siede al tavolo) Sì, l’ho aperta adesso.

CHESTERMAN      Posso farle qualche domanda?

AUBREY      Certo, certo e certo.

CHESTERMAN      Se non sbaglio lei è Aubrey Henry Maitland Allington?

AUBREY      Non sbaglia. Sono tutti. (prende il piatto della colazione, la salvietta e va a sedersi sul divano, appoggiandosi il piatto sulle ginocchia)

CHESTERMAN      Figlio del defunto Charles Maitland Allington di Wintercroft nella contea di Devon.

AUBREY      A me è sempre risultato così.

CHESTERMAN      Lei ha un fratello, John Whittingham Allington.

AUBREY      (tagliando corto) Sì, ma non è colpa mia.

CHESTERMAN      La prego di rispondere alla mia domanda, signor Allington. E’ così?

AUBREY      Purtroppo, sì.

CHESTERMAN      E’ un’espressione che io non posso né condividere né contraddire.

AUBREY      Lei non ha mai conosciuto mio fratello.

CHESTERMAN      No.

AUBREY      Ovviamente.

CHESTERMAN      Signor Allington, credo che in passato suo fratello le abbia fatto un torto.

AUBREY      E’ vero. (Posa il piatto sul tavolo e si alza) Un torto di quelli… - Ha sposato l’unica ragazza che abbia mai amato!

LOUISE         Aubrey! (salta su)

AUBREY      Oh, fu prima che ti conoscessi.

LOUISE         Sì, ma non me l’hai mai detto.

AUBREY      Avevo – avevo il cuore a pezzi. L’ultima azione di mio fratello - signor Chesterman, l’ultima azione di mio fratello—

CHESTERMAN      Signor Allington, l’ultima azione di suo fratello è stata – è morto una settimana fa.

AUBREY      (va verso il caminetto) Mi dispiace!

CHESTERMAN      Suo fratello le ha lasciato ---

AUBREY      (con tono sprezzante) Un caro ricordo?

CHESTERMAN      Una rendita vitalizia su tutti i suoi beni. (fa per mettere la mano in tasca)

LOUISE         (sorpresa) Una rendita vitalizia su tutti i suoi beni?

CHESTERMAN      Sì, signora – esprimendo nel contempo il suo sincero rammarico per qualsiasi torto possa averle arrecato.

                                   (Una pausa)

LOUISE         (pensierosa) Crede che sia troppo tardi per mandargli una bella corona?

AUBREY      (a Louise) Scusa, mia cara, sono io il capo della famiglia. Signor Chesterman, cosa vuole che le dica?…

LOUISE         (con tono di rimprovero) Niente, caro.

AUBREY      Niente, cara.

CHESTERMAN      L’eredità – cito le cifre che mi sono arrivate dal Messico – ammonta a circa quattrocentosettantamila dollari.

AUBREY      (eccitata) Quattro – cento e settantamila – dollari!!!

CHESTERMAN      Sì.

(Aubrey lo guarda per un istante, poi incomincia a ridere, imitato da Louise)

AUBREY      Diciamo che la bevo...

CHESTERMAN      (perplesso) Beve cosa, signor Allington?

AUBREY      Sì – insomma, cosa vuole che dica?

CHESTERMAN      Temo di non capire.

AUBREY      Allora, dov’è la fregatura?

CHESTERMAN      Signor Allington, non so dove voglia arrivare, ma se ha intenzione di calunniarmi – (si alza)

AUBREY      (vedendo che Chesterman è alquanto offeso, scuote la testa) No, no, no! Mi perdoni! Ma è proprio vero?

CHESTERMAN      Ecco il testamento. (tira fuori il testamento dalla tasca)

                                    (Aubrey prende il testamento; Louise gli va vicino e glielo toglie dalle mani)

AUBREY      E dice che ammonta a quanto?

CHESTERMAN      Da quanto accertato fino a questo momento, quattrocento e settantamila dollari.

AUBREY      Poteva lasciarli in sterline…

CHESTERMAN      In Messico esprimono tutto in dollari, signora.

LOUISE         E quanto fa, tradotto in sterline?

AUBREY      Dipende dal cambio.

CHESTERMAN      La sua parte, signor Allington, è solo una rendita vitalizia.

AUBREY      La cosa non mi preoccupa.

CHESTERMAN      In caso di morte, il denaro passa a suo cugino, George Maitland del Messico.

AUBREY      Non lo avrà mai.

CHESTERMAN      Posso chiederle perché?

AUBREY      E’ andato in un posto dal quale non è possibile ritornare.

CHESTERMAN      Non capisco.

AUBREY      Il cugino George è stato fatto fuori in una bettola messicana.

CHESTERMAN      Sì, l’ho sentito dire, signor Allington, ma sembra che nessuno sappia con certezza come sono andate le cose.

AUBREY      L’unico in grado di dircelo, signor Chesterman, era talmente pieno delle pallottole di George che si è disinteressato della faccenda.

CHESTERMAN      Comunque non esiste una prova certa della sua morte.

AUBREY      No, George ce l’aveva, la prova.

CHESTERMAN      Tuttavia abbiamo pubblicato degli avvisi sui giornali.

AUBREY      Beh, se non sono di materiale ignifugo sarà difficile che lo raggiungano – all’inferno.

CHESTERMAN      Ad ogni modo, signor Allington, vivo o morto che sia, speriamo che non si faccia vivo per un bel po’.

AUBREY      Sono d’accordo con lei.

CHESTERMAN      Ed ora devo lasciarla, con le mie congratulazioni per la sua fortuna, ed augurando ad entrambi di vivere e godervela a lungo.

                                    (Aubrey stringe la mano di Chesterman, e nota che porta un anello; lo esamina da vicino)

AUBREY      Sono le espressioni di un sincero amico. (inconsciamente prende un uovo dal tavolo e lo offre a Chesterman) Vuole un uovo? Oh, mi scusi…

CHESTERMAN      (rivolto a Louise) Arrivederla, signora Allington. (stringe le mani ad entrambi) Vi lascio questa copia del testamento. (indica il tavolo) Se c’è un immediato acconto –

AUBREY      Come?

LOUISE         Un anticipo immediato, caro.

AUBREY      (eccitato, va verso Chesterman che si sta avviando verso la doppia porta) Oh, sì, sì, certo, provveda al più presto. Arrivederla, signor Chesterman, arrivederla. Non sarà mai troppo presto.

                                    (Chesterman esce dalla doppia porta. Aubrey, in piedi accanto alla doppia porta, gli grida dietro)

                        Arrivederla, signor Chesterman! Prenda il cappello che preferisce!

                                    (Louise e Aubrey avanzano verso il proscenio, molto eccitati)

LOUISE         Aubrey, non so se ho voglia di strillare o mettermi a ballare!

AUBREY      Mia cara, strilla e balla, adesso possiamo permettercelo!

                                   (si abbracciano, ridendo eccitati)

                                    (Sprules entra correndo dalla doppia porta e osserva la scena, stupito, mentre i due si bloccano, quasi colpevoli. Aubrey lo guarda da sopra la spalla di Louise)

SPRULES    Ha chiamato, signore?

AUBREY      No, n-no, Sprules, stavamo semplicemente strillando…

SPRULES    Bene, signore. (esce, un po’ perplesso, e chiude la porta)

                                    (Louise e aubrey si abbandonano di nuovo alla loro eccitazione: Aubrey lancia in aria i cuscini, prende dal tavolo il mucchio di lettere, conti ecc.)

AUBREY      Guarda, cara. (lancia in aria i conti) Guarda che fine fanno, tutti… (si lascia cadere sulla sedia) Adesso mi sento meglio.

LOUISE         (abbandonandosi su una sedia a sua volta) Anch’io.

AUBREY      Vediamo quel testamento… (sulle prime non lo vede, e si preoccupa) Cara, era qui un minuto fa. Non l’ho mica buttato via, vero?

LOUISE         (lo aiuta a cercarlo, prende una carta dal tavolo) Eccolo, caro.

AUBREY      (gliela toglie di mano e la sbatte di nuovo sul tavolo) No, quella è una citazione… Ah, eccolo. Diamogli un’occhiata. (assumendo un’aria importante) Non eccitarti, cara; hai mai avuto un’eredità? Io sì, tutto quello che possiedo mi è arrivato per eredità. (Legge il testamento) “Io, John Whittingham Allington, nel pieno possesso delle mie facoltà mentali…lascio, lego, assegno e trasmetto la totalità del mio patrimonio, tanto in beni immobili quanto in beni personali nulla escluso né eccettuato del mio asse ereditario non solo per quanto riguarda ogni mia proprietà attuale ma altresì tutto quanto potrò possedere al momento del mio decesso, ivi compresi terreni, case con annessi e connessi, nonché ogni mio diritto reale a me spettante quale usufruttuario su fondi a me concessi in usufrutto con relative e dipendenti fogne, cloache, servitù ecc. ecc.”

LOUISE         Adesso capisco perché i testamenti sono così complicati, per far guadagnare più soldi agli avvocati.

AUBREY      Non importa, non dobbiamo capirlo subito. Ci prenderemo un mese di vacanza e ce lo studieremo per bene. (mette via il testamento) Quattrocentosettantamila dollari… Sono circa centoventimila sterline, il che vuol dire una rendita di seimila l’anno. Ma è una fortuna! – Non riesco a crederci. (solleva il ricevitore del telefono) Pronto, sono io? – Sì. (lo rimette a posto)

LOUISE         Possiamo permetterci tutto, ora.

AUBREY      Centoventimila sterline! Possiamo pagare tutti i debiti…

LOUISE         Sì, ma –

AUBREY      Ma – cosa, abbiamo una tonnellata di soldi!

LOUISE         (decisa) Ma dobbiamo pagare una tonnellata di debiti, e prima di averli pagati tutti resteremo senza un soldo.

AUBREY      E la settimana prossima faremo bancarotta.

LOUISE         E l’ufficiale giudiziario si porterà via tutto.

AUBREY      Oh, Dio, l’avevo dimenticato…

LOUISE         Ma i nostri creditori, no.

AUBREY      Saremo assediati.

LOUISE         Ci puoi scommettere.

AUBREY      Come un branco di vespe.

LOUISE         Le vespe vanno in branco?

AUBREY      Se vogliono, sì.

LOUISE         Toh, non lo sapevo.

AUBREY      A chi dobbiamo dei soldi?

LOUISE         A tutti quelli con cui abbiamo avuto a che fare.

AUBREY      Farò una lista…

LOUISE         Dei creditori?

AUBREY      No: degli altri – facciamo prima.

LOUISE         Aubrey, non fare lo spiritoso. E’ una cosa troppo seria.

AUBREY      Sai, è veramente disgustoso il modo in cui le persone ti fanno credito.

LOUISE         Dovrebbero essere punite per legge.

AUBREY      Basta non pagarle.

LOUISE         Senza contare che tuo fratello si rivolterebbe nella tomba se sapesse che abbiamo usato il suo denaro per darlo a gente che non ha mai conosciuto.

AUBREY      Allora che facciamo?

LOUISE         E’ proprio necessario che i nostri creditori sappiano che abbiamo ereditato?

AUBREY      Mia cara, come puoi evitarlo? Lo verrebbero a sapere subito, anche se avessi ereditato un solo centesimo.

                                   (Una pausa)

LOUISE         Aubrey, ho un’idea!

AUBREY      E sarebbe?

LOUISE         Che succederebbe se tu morissi?

AUBREY      Probabilmente sarei seppellito.

LOUISE         Non dire assurdità! Voglio dire, a chi andrebbero i soldi?

AUBREY      A George Maitland, il mio primo cugino. Ce l’ha appena detto l’avvocato.

LOUISE         Ma tu dici che è morto.

AUBREY      Infatti.

LOUISE         Ne sei certo?

AUBREY      Eccome!

LOUISE         Allora, perché non – non lo fai resuscitare…

AUBREY      Per chi mi hai preso, per uno stregone?

LOUISE         Mio caro, sei proprio ottuso! Se solo potessimo ucciderti –

AUBREY      Cosa?!

LOUISE         Voglio dire, se riuscissimo a far credere che sei morto, potresti ricomparire come George Maitland, tuo cugino, e reclamare l’eredità.

AUBREY      (la guarda interessato, mentre afferra il significato delle parole di lei) Per Giove, ne hai, di fantasia! – Vuoi dire --? Supponiamo che…

                                   (I due si siedono uno accanto all’altro)

LOUISE         Sei morto! E non deve sussistere alcun dubbio.

AUBREY      Ma come dovrei morire?

LOUISE         A questo ci pensiamo poi. Sei morto!

AUBREY      Sì…

LOUISE         Si apre il tuo testamento. Lasci tutto a me!

AUBREY      Ma cara, non ho niente da lasciare!

LOUISE         Appunto, e qui viene il bello!

AUBREY      Ma a che serve, se non – Oh, adesso capisco! E così quel povero cane – l’ufficiale giudiziario – resterebbe a bocca asciutta…

LOUISE         Proprio così. E se ne andrebbe con la coda tra le gambe insieme ai creditori.

AUBREY      Te li immagini tutti in fila al mio funerale con gli occhi pieni di fatture e le tasche piene di lacrime? – Bene, e una volta morto… che succede?

LOUISE         A quel punto salta fuori George Maitland.

AUBREY      Che sarei io.

LOUISE         Esatto – com’è d’aspetto?

AUBREY      (tira fuori un vecchio album di foto) Ho una vecchia foto di famiglia – Eccola – questo è George come era prima di partire per il Messico. E questa la mandò dopo qualche anno che era là.

LOUISE         Oh, è questo? Quant’è alto?

AUBREY      Oh, era un bell’uomo, robusto – un fisico come il mio (compiaciuto).

LOUISE         Potresti farti passare per lui?

AUBREY      Oh, sicuramente.

LOUISE         Allora non c’è problema. (posa l’album) Chesterman ha pubblicato degli annunci sui giornali per te – voglio dire per George. Giusto?

AUBREY      Giusto.

LOUISE         Allora, una volta morto, aspetti qualche settimana, dopodiché mandi un telegramma a Chesterman: “Sbarcato in Inghilterra. Visto suo annuncio. Sto arrivando. George Maitland.”

AUBREY      Potrò alloggiare qui?

LOUISE         Naturalmente! Siamo cugini!

AUBREY      E una volta sistemate le cose potremo sposarci.

LOUISE         Fantastico! (gli si avvicina, affettuosa) Pensa – una seconda luna di miele con il proprio marito!

AUBREY      Non mi è mai capitato, cara, ma ci proverò. Ora, la prossima mossa…

                                    (Sprules entra dalla doppia porta. Aubrey si volta di scatto. Sprules va alla sedia di Benita, sposta i cuscini come se cercasse qualcosa)

                        Cosa c’è, Sprules?

SPRULES    La signorina Benita vuol sapere se ha lasciato qui il suo lavoro a maglia.

AUBREY      Dica alla signorina Benita di andare a – in sala da pranzo – no, non glielo dica! No, qui non c’è!

SPRULES    Bene, signore. (esce dalla doppia porta)

LOUISE         Allora, come morirai?

AUBREY      Non lo so, non l’ho mai fatto prima.

LOUISE         E dovremo anche seppellirti…

AUBREY      Beh, non esageriamo, adesso.

LOUISE         Poi – dopo il funerale – non dobbiamo dimenticare di pubblicare il necrologio su tutti i giornali.

AUBREY      (guarda Louise perplesso) Cos’è, hai trovato un nuovo hobby?

LOUISE         No, caro, ma è molto importante che non ci sia alcun dubbio sulla tua morte.

AUBREY      Beh, quando avrai finito con me, non ce ne saranno di certo.

LOUISE         Dobbiamo curare bene tutti i particolari.

AUBREY      Non impegnarti troppo, ricordati che sono solo l’imitazione di un cadavere.

LOUISE         Non preoccuparti, caro. Adesso, chi invitiamo al funerale?

AUBREY      (arrabbiato) Nessuno! Non ci voglio èroprio nessuno.

LOUISE         Aubrey!

AUBREY      Non avrai un picnic a spese mie, perciò scòrdatelo!

LOUISE         Ma caro – fa parte dello spettacolo.

AUBREY      Me ne frego dello spettacolo. Non sarò li a vederlo.

LOUISE         Oh no, credevo che ci saresti stato.

AUBREY      Beh, non ci contare. Starò bene attento a non esserci.

LOUISE         Quello che mi preoccupa è come morirai.

AUBREY      Appunto – come?

LOUISE         Che ne diresti di un bell’attacco cardiaco?

AUBREY      No, grazie. Al primo sintomo arriva Sprules e mi fa la respirazione artificiale.

LOUISE         L’idea mi pareva buona.

AUBREY      Spiacente, cara, ma la penso diversamente. La trovo una pessima idea. E poi si può anche sopravvivere a un attacco.

LOUISE         Farò in modo che tu non sopravviva.

AUBREY      (la guarda con sospetto, poi, deciso) Comunque, niente attacchi cardiaci!

LOUISE         Non ti piacerebbe impiccarti alla ringhiera della scala?

AUBREY      No.

LOUISE         E che ne diresti di buttarti dalla finestra?

AUBREY      Assolutamente no. Non è cosa che puoi fare con cautela: O ti butti o non ti butti.

LOUISE         Pensavo che tu potessi farlo.

AUBREY      Pensa a qualcosa di meglio.

LOUISE         Aubrey, e se ti tagliassi la gola?

AUBREY      (con un sussulto) Cosa?!

LOUISE         (in fretta) Oh, solo un piccolo taglietto…

AUBREY      Oh, credevo che intendessi un taglio netto.

LOUISE         Sarebbe una soluzione, Aubrey!

AUBREY      Beh, non ci sto.

LOUISE         L’immaginavo… - Ma non puoi ricomparire come George Maitland se non sei morto, perciò decidi alla svelta come morire.

                                   (Giles entra con i fiori dalla porta-finestra)

AUBREY      No! Se devo morire, voglio –

GILES            I fiori. (Li posa sullo sgabello accando a Aubrey)

AUBREY      (allontanandosi dai fiori) Mi è venuta un’improvvisa allergia ai fiori. Allora, come posso farmi ammazzare?

                                   (Sprules apre la doppia porta e parla, senza entrare)

SPRULES    Ci sono ordini per il macellaio?

AUBREY      (sussulta, si volta, vede Sprules) No! Se ne vada – siamo occupati.

                                   (Sprules esce, chiudendo la doppia porta)

AUBREY      Mai visto una casa come questa. Uno non può neppure organizzare la propria morte in santa pace.

LOUISE         Se potessi almeno affrettare la tua fine –

AUBREY      Sono certo che ci riuscirai.

LOUISE         Fatti venire qualche idea. Non mi va di stare qui tutto il giorno.

                                   (Dalla doppia porta entra Ida)

IDA                 Mi scusi, signora, a che ora vuole cenare?

LOUISE         Qualsiasi ora – diciamo alle sette e mezza.

AUBREY      Io non ceno, Ida.

                                   (Louise fa cenno a Aubrey di stare calmo)

                                   (Ida esce dalla doppia porta)

                        Cenerò nell’aldilà.

LOUISE         Sempre ottimista come al solito, Aubrey. (ride) Rimandiamo la cosa a domani.

AUBREY      Non ci penso neanche. Devo morire subito.

LOUISE         E va bene, vorrà dire che morirai oggi, dovessi ammazzarti con le mie mani.

AUBREY      Che creatura comprensiva!

LOUISE         Dobbiamo trovare un modo.

AUBREY      Mia cara, ci ho pensato e ripensato…

LOUISE         Potremmo spararti…

AUBREY      No.

LOUISE         Allora potremmo avvelenarti—

AUBREY      Hai un catalogo ben fornito!

LOUISE         Però potremmo farti esplodere!

AUBREY      Cosa?

LOUISE         Questa sì è un’idea! La polvere esplosiva.

AUBREY      Esplodere – io?!

LOUISE         Sì: una bella esplosione che non lasci neppure traccia di te.

AUBREY      Senti, bellezza, non ci sarà nessuna esplosione. Mi dispiace – in qualunque altro momento farei qualsiasi cosa per accontentarti…

LOUISE         Ascolta! Tu andrai nel laboratorio in fondo al giardino e ammucchierai tutti gli esplosivi sui tavoli.

AUBREY      (sarcastico) Dopo di che mi ci siedo sopra e accendo la pipa!

LOUISE         Sai quel tubo porta-voce in laboratorio – l’altro capo? (indica il tubo porta-voce sulla parete di centro)

AUBREY      Sì – allora?

LOUISE         Ci avvicini il tavolo, ci metti sopra una candela accesa in modo che tocchi l’estremità del tubo porta-voce.

AUBREY      E poi?

LOUISE         Intorno alla candela ammucchi la polvere da sparo e una miccia che porta all’esplosivo…

AUBREY      Sì…?

LOUISE         Quando io soffierò con forza nel tubo, l’aria farà cadere la candela, la polvere da sparo prenderà fuoco e tutto il laboratorio salterà per aria. E tu sarai là!

AUBREY      Chiedo scusa! Io non ci sarò.

LOUISE         Certo che non ci sarai, sarai ben lontano, in quel momento. Hai detto alla servitù che non vuoi essere disturbato—

AUBREY      Sì?

LOUISE         Ma cinque minuti prima dell’esplosione hai chiuso a chiave la porta e te ne sei andato senza farti vedere da nessuno.

AUBREY      Ah – e tutti crederanno che io sono là dentro…

LOUISE         Esatto. Alle dodici in punto io entrerò e chiederò a Sprules: “Dov’è il signore?”

AUBREY      E lui risponderà: “E’ nel laboratorio, signora, e non vuole essere disturbato fino alle dodici in punto”.

LOUISE         Esatto. Così alle dodici in punto io soffierò nel tubo, ci sarà una terribile esplosione-- !!! E passeranno il resto della giornata a cercare i tuoi resti—

AUBREY      Geniale! (ride)

LOUISE         Nel frattempo tu ti rintanerai in solaio, metterai in una valigia tutto quanto ti può servire per tre settimane, e prenderai tutto il contante che riuscirai a racimolare—

AUBREY      Già fatto.

LOUISE         E una volta che il campo è libero, te la fili.

AUBREY      Geniale! E quando ritornerò come cugino George?

LOUISE         Aspetta almeno tre settimane – sarà meglio.

AUBREY      Sì, ma in ogni caso di telefonerò prima dell’arrivo. (la bacia) Ha, ha! Meno male che ho avuto quest’idea!

LOUISE         Naturalmente. Ora chiamo Sprules. (va verso il campanello) Ricordati che non farò saltare il tubo fino alle dodici in punto.

AUBREY      Che buffo pensare che la prossima volta che ci vedremo sarò morto!

LOUISE         Caro! Sarà la cosa più saggia che tu abbia mai fatto. Addio, caro. (lo bacia) Ci vediamo fra tre settimane.

                                   (Sprules entra dalla doppia porta)

                        Può sparecchiare, Sprules.

                                   (esce dalla doppia porta)

AUBREY      (si aggira canterellando – vede Sprules sulla porta) Oh, Sprules-

                        (vede che Sprules lo osserva) Che cosa c’è?

SPRULES    Mi sembra un po’ pallido, signore.

AUBREY      Mi sento un po’ pallido. Ho avuto un’idea strepitosa, Sprules.

SPRULES    Sì, signore?

                                    (Ida entra dalla doppia porta con un vassoio e sparecchia la tavola)

AUBREY      Ora vado in laboratorio a sperimentarla.

SPRULES    Sì, signore.

AUBREY      Non voglio essere disturbato per nessun motivo, Sprules.

SPRULES    Ci conti, signore.

AUBREY      Sai, sono alle prese con materiali altamente esplosivi…

SPRULES    Sì, signore.

AUBREY      Talmente esplosivi che se esplodessero non riuscireste a rimettere insieme i miei resti!

SPRULES    Bene, signore.

AUBREY      Anzi, sarà meglio che nessuno esca di casa finché non ho finito.

SPRULES    Sì, signore.

                                   (Ida esce)

AUBREY      Diciamo fino – (guarda l’orologio) – fino alle dodici, Sprules.

SPRULES    Sì, signore.

                                   (dalla doppia porta entra Benita Mullett)

BENITA        Oh, cercavo proprio te, Aubrey.

AUBREY      Stavo giusto andando nel laboratorio, zietta.

BENITA        Vengo con te.

AUBREY      (pronto) Oh, no, no, no!

BENITA        Perché no?

AUBREY      Potrai venire – dopo – dopo le dodici. Non prima. Sto facendo un esperimento molto pericoloso e non voglio nessuno accanto a me.

BENITA        Va bene, come vuoi tu. (va a sedersi e incomincia a lavorare a maglia)

AUBREY      Ah, Sprules, se dovesse venire qualche creditore gli dica di ripassare -- dopo le dodici! Dopo le dodici, Sprules, non dimentichi!

                                   (Aubrey esce verso il giardino dalla porta-finestra)

BENITA        Dov’è Giles, Sprules?

SPRULES    Non lo so, signora; vuole che lo chiami?

BENITA        Eh?

SPRULES    Ho detto – vuole che lo chiami?

BENITA        Non gridi giovanotto! Non sono mica sorda!

SPRULES    Devo dirgli qualcosa, signora?

BENITA        No, non importa; gli avevo chiesto di portarmi un cetriolo per preparare un’insalata a pranzo. (guarda l’orologio)

                                    (dalla doppia porta entra Ida con un telegramma, e lancia un’occhiata a Sprules come per chiedergli “Dov’è il padrone?”. Giles entra dalla porta-finestra)

                        Che c’è, Ida?

IDA                 Un telegramma per il signore, signora.

                                   (Sprules esce dalla doppia porta)

BENITA        Lo dia a me. Tra qualche minuto vado in laboratorio e glielo do. (Ida le porge il telegramma)

GILES            (sulla porta-finestra) Il cetriolo!

BENITA        Oh, è qui, Giles – è in ritardo!

                                   (Ida esce dalla doppia porta)

GILES            (Sul fondom guardando la pendola) Non sono in ritardo – lei ha detto alle dodici – non sono ancora le dodici.

BENITA        Quella pendola va indietro. (riprende a sferruzzare)

GILES            Non c’è bisogno di gridare, signora – non sono sordo!

                                   (Giles posiziona le lancette della pendola sulle dodici)

BENITA        (sottovoce) Che impertinente!

                                   (Louise entra dalla doppia porta)

LOUISE         Oh, sei qui, zietta! (le si avvicina)

BENITA        Louise, è arrivato un telegramma per Aubrey – glielo porto io?

LOUISE         No, no! Non ancora, perché –

GILES            Scusi, signora, io—

LOUISE         Un momento, Giles—(a Benita) Aubrey non vuole essere disturbato fino—

                                    (Giles va verso il tavolo e posa il cetriolo accanto alle uova e ai fiori)

BENITA        Fino – cosa, cara?

LOUISE         Fino alle dodici, zietta!

BENITA        Sono adesso le dodici, cara.

LOUISE         Eh?! (si volta e guarda la pendola) Toh, è vero. (va verso il tubo porta-voce)

GILES            Per favore, si—(cerca di dire qualcosa)

LOUISE         Vuole tacere un momento, Giles… (soffia con forza nel tubo e rimane in ascolto. A Giles) Allora, che c’è?

GILES            Volevo dirle solo che ho appena messo avanti le lancette di dieci minuti…

LOUISE         Cosa!!! (lascia andare il tubo porta-voce e fissa Giles inorridita)

                                   (Da fuori giunge il rumore di una tremenda esplosione)

BENITA        Santo cielo! Che è stato? (salta in piedi)

LOUISE         E’ il laboratorio – e Aubrey è là dentro!

                                    (Benita, Giles e Louise si precipitano alla porta-finestra. Sprules e Ida irrompono dalla doppia porta gridando e piangendo. Tutti fanno per uscire in giardino, ma i detriti dovuti all’esplosione, mattoni, tegole, frammenti di intonaco ecc. cadono impedendo a tutti di uscire. Sprules, agitando le braccia li ricaccia indietro verso la doppia porta, gridando)

SPRULES    Giles! Giles! Ida! Mettetevi in salvo!

                                    (Tutti quanti fuggono dalla doppia porta, lasciando Louise in stato di panico. E’ convinta che Aubrey sia saltato in aria anche lui)

                                    (Dalla porta-finestra entra fumo; Louise si lascia cadere su una poltrona)

LOUISE         L’ho ucciso, l’ho ucciso io!

                                    (In quel momento Aubrey appare sulla porta-finestra, col volto annerito dal fumo, gli abiti a brandelli; si guarda attorno stravolto e barcollando avanza al centro della stanza e si lascia andare su una poltrona)

SIPARIO


II° ATTO

                                    La stessa scena del primo atto. Il tavolino da tè è sul fondo a sinistra della finestra, e con una piccola sedia accanto – un’altra piccola sedia è accanto alla pendola, ed una terza accanto al tavolo,

                                    Sono passate tre settimane. E’ pomeriggio.

                                    All’alzarsi del sipario vediamo Louise distesa sul sofà, leggendo un romanzo; veste in lutto stretto, ma il suo atteggiamento tradisce una completa indifferenza; ride, leggendo, è divertita. Dopo una breve pausa Sprules entra dalla doppia porta; lei lo sente entrare e si alza a sedere, posa il libro e sospira profondamente)

SPRULES    Il signor George Maitland al telefono, signora.

                                    (Louise si alza e va verso la porta, ma Sprules indica il telefono sul tavolo)

                        Le ho passato la comunicazione.

                                   (Louise va al tavolo e solleva il ricevitore)

LOUISE         Pronto! Sì, sono la signora Allington.

                                    (Sprules indugia sulla doppia porta, sperando di sentire la conversazione. Louise lo guarda, e allora Sprules esce. Quando la porta si chiude, la voce e l’espressione di lei devono cambiare)

                        Sì, sì, sei tu, Aubrey?… Va bene, ti chiamerò George. (ridendo) Mi ci devo abituare. Va tutto bene?… Sarai qui tra mezz’ora, magnifico!… Ma è una tale noia essere vedova… Dove sei adesso?… Leggo – non hanno potuto seppellirti, Aubrey, perché non sono riusciti a recuperare nulla di te da seppellire. (ridendo) Oh, sì, in lutto stretto… Oh, Aubrey, cioè George, come farò a riconoscerti quando arriverai?… Cosa? Canterellerai – oh, Aubrey, non sapevo che ne fossi capace. (ridendo) D’accordo, caro, ti darò la stanza accanto alla mia.

                                    (Sprules è entrato dalla doppia porta e rimane in ascolto. Louise cambia tono)

                        Allora l’aspetto tra mezz’ora, signor Maitland. Arrivederci. (riaggancia)

SPRULES    Immagino che il signor Maitland alloggerà nella stanza degli ospiti, signora?

LOUISE         Ehm— no, Sprules. Forse è meglio sistemarlo nella stanza blu.

SPRULES    (sorpreso, si blocca) Quella accanto alla sua, signora?

LOUISE         Sì, credo di sì. E’ più accogliente.

SPRULES    Bene, signora.

                                    (Ida entra dalla doppia porta, con il vassoio del tè, che posa sulla credenza accanto alla pendola)

LOUISE         (rivolta a Ida) E’ arrivata la signorina Everard?

IDA                 Non ancora, signora.

LOUISE         Dovrebbe già essere qui. Credo che le andrò incontro.

SPRULES    Aspetta che Louise sia scomparsa. Poi, rivolta a Ida) Chissà perché vuole dargli la camera accanto alla sua.

IDA                 A chi?

SPRULES    Al signor Maitland.

IDA                 Beh, perché non dovrebbe?

SPRULES    (le si avvicina con aria misteriosa) Sai chi dovrebbe arrivare oggi?

IDA                 Beh, il signor Maitland - no?

SPRULES    Il signor Maitland non esiste – è morto.

IDA                 Se è morto, come fa a venire oggi?

SPRULES    Ascolta! Siccome il povero padrone è morto, il denaro va a suo cugino, George Maitland, del Messico.

IDA                 Che ne sai, tu?

SPRULES    Ho visto il testamento. Mi è capitato di aprire un cassetto dopo la morte del padrone, e così mi sono preso la libertà di leggerlo.

IDA                 E allora?

SPRULES    Ora, si dà il caso che anch’io so che George Maitland è morto, ma la sua morte non è mai stata provata, e così hanno pubblicato degli annunci per cercarlo. (si guarda attorno, per assicurarsi che nessuno lo ascolti)

IDA                 Ebbene?

SPRULES    (si avvicina a Ida) Allora mi sono detto: “Sprules, qui c’è in ballo un mucchio di soldi, e tu vuoi sposarti…”

IDA                 (timidamente) Oh, Sprules… (giocherella con la tovaglia, mordendone il pizzo)

SPRULES    Lascia perdere la tovaglia! (la mette via) “Però George Maitland è morto, e quindi non può averli”

IDA                 (intrigata) Continua.

SPRULES    Ma se si presentasse uno identico a lui dicendo: “Sono George Maitland, vengo dal Messico ed esigo quel denaro”—dovrebbero arrendersi.

IDA                 E così hai trovato uno che, travestito da George Maitland, si presenterà qui, oggi.

SPRULES    Esatto.

IDA                 E chi è?

SPRULES    (dopo essersi assicurato di nuovo che le porte siano chiusa) Mio fratello Henery.

IDA                 Chi, quello che sta a Drury Lane? Per questo è venuto qui, ieri…

SPRULES    Già. Dovevo istruirlo e mostrargli la foto del vero George Maitland in modo che sapesse come travestirsi. Se la cosa funziona, per noi vuol dire una tonnellata di soldi.

IDA                 (timida) E così potremo sposarci, vero?

SPRULES    (cingendole la vita) Sì, e potremo andarcene in una casetta in campagna e nessuno sarà più felice di noi. (la bacia)

IDA                 Hai organizzato tutto?

SPRULES    Ho istruito bene mio fratello.

IDA                 E oggi si presenterà qui come George Maitland.

SPRULES    Sì, era un po’ preoccupato, ma l’ho tranquillizzato. Proprio poco fa era al telefono con la signora; per la verità gli avevo detto di presentarsi domani, ma deve avere cambiato idea.

IDA                 Com’è d’aspetto?

SPRULES    Non puoi sbagliarti, ha barba e baffi scuri – si presenterà come George Maitland – e gli ho spiegato che, se dobbiamo metterlo in guardia, gli faremo dei segnali come questi: 1) (alza un sopracciglio) questo vuol dire: stai attento; 2) (grattandosi un orecchio) questo vuol dire: pericolo; e 3) (grattandosi il naso e facendo rumori con la bocca) questo vuol dire: vieni in cucina.

                                   (Ida lo imita)

                        Non fare quel rumore.

IDA                 Tu l’hai fatto.

SPRULES    Lo so, ma volevo spiegarti le cose, e se non riusciamo a captare il suo sguardo dobbiamo inventarci qualcosa, come attirare la sua attenzione, così – (fa il gesto di sbattere il vassoio sul tavolo).

IDA                 E se è molto importante?

SPRULES    Non c’è altro modo.

IDA                 (lo guarda con ammirazione) Hai proprio un gran cervello, Sprules.

SPRULES    (orgogliosamente) Un bravo cameriere è come un medico – non c’è niente che non sappia fare. (la bacia)

                                    (I due ridono – dalla doppia porta entra Benita e subito si ricompongono)

BENITA        Dov’è la signora?

IDA                 E’ uscita per andare incontro alla signorina Everard, signora.

                                   (esce dalla doppia porta)

BENITA        Come?

SPRULES    E’ uscita per andare incontro alla signorina Everard, signora.

BENITA        Perché grida? Non sono mica sorda.

                                    (SULLA PORTA-FINESTRA APPARE Giles, seguito dalla signorina Jean Everard e da Louise. Jean è una graziosa ragazza di 28 anni. Indossa un elegante completo da viaggio. Louise si appoggia al suo braccio e parla con tono molto triste e con voce fioca)

JEAN             Lo tiene molto bene, il giardino.

LOUISE         Sì, mia cara, ma è così noioso, bisticcia sempre con la cuoca. (a Sprules) Sprules, pensi lei al bagaglio della signorina…

SPRULES    Subito, signora. (ed esce dalla doppia porta)

BENITA        Stavo giusto chiedendo di te, Louise.

LOUISE         Zietta, ti presento la signorina Everard – mia zia, Benita.

                                   (Benita e Jean si stringono la mano)

                        La signorina Everard è una mia vecchia amica, zietta.

JEAN             (a Benita) Sentivo proprio il bisogno di venire a trovarla, Signorina Mullett. Povera Louise.

BENITA        Una faccenda davvero triste…

                                   (Louise tira fuori il fazzoletto, piangendo)

JEAN             Coraggio, mia cara, non piangere!

LOUISE         Povero caro Aubrey!

JEAN             Ed è successo tutto così all’improvviso!

LOUISE         Sì, dieci minuti prima del previsto.

JEAN             Come sarebbe, cara?

LOUISE         Voglio dire, così inaspettatamente…

JEAN             (a Benita) Immagino – ehm – non si è trovato nulla di lui?

BENITA        Cosa?

JEAN             Ho detto, “Non si è trovato nulla di lui?”

BENITA        Non c’è bisogno di gridare – non sono mica sorda.

LOUISE         (in lacrime) Hanno trovato un b-b-bottone di pantalone, ma non erano sicuri se si trattasse dei suoi o di Sprules, si servivano tutti e due dello stesso s-sarto. (mette via il fazzoletto)

                                   (Benita riprende a fare la maglia)

JEAN             Mia cara, oggi ho avuto un vero shock.

LOUISE         Davvero?

JEAN             Sì, proprio poco fa, mi è sembrato di vedere mio marito.

LOUISE         Jean, non sapevo che fossi sposata.

JEAN             Lo so, non te l’ho mai detto. Sai, mio marito è morto.

LOUISE         Oh, poverina! Ma allora, il tuo cognome…?

JEAN             Oh, sì, vedi – George ed io ci eravamo sposati segretamente, e stavamo appunto per annunciare il nostro matrimonio quando George dovette partire per il Messico per affari urgenti.

LOUISE         Oh, capisco.

JEAN             E da allora non l’ho più rivisto.

LOUISE         Mai più?

JEAN             No, poi venni a sapere che gli avevano sparato.

LOUISE         (sussulta) Sparato!

JEAN             (orgogliosamente) Per salvare la vita ad un’altra persona.

LOUISE         Oh! Un gesto davvero eroico.

JEAN             (sospirando) Sapevo che era un eroe quando ci sposammo; povero caro George, dal giorno che mi incontrò non guardò più un'altra donna.

LOUISE         Fantastico!

JEAN             Naturalmente, se una si fida ciecamente del marito…

LOUISE         Oh, io mi fidavo ciecamente di Aubrey, ma non quando era lontano da me. Ma dimmi, cara, che è successo oggi?

JEAN             Ah, sì! Stavo seduta nel mio scompartimento quando è entrato un uomo. Io stavo leggendo il giornale, e non lo avrei notato se non avesse cominciato a canticchiare un motivetto che piaceva tanto al povero George quando eravamo appena sposati – non ricordo il titolo, ma faceva così… (intona il motivetto “Ta-ra-ra-boom-de-ay”)

LOUISE         Mi sembra di averlo già sentito. (canticchia) De-de-de-de-de-de. E’ di un’operetta di Gilbert e Sullivan, se non sbaglio.

BENITA        Ti dispiace rifarlo?

                                   (Jean e Louise cantano insieme – Benita si unisce a loro)

                        Trovato! E’ un oratorio.

JEAN             Lo credo anch’io, signorina Mullett. (a Louise) Ad ogni modo, per me è stato un vero shock. Poi improvvisamente lui si è girato – e ti garantisco, cara, era proprio mio marito in carne ed ossa.

LOUISE         Santo cielo – e tu, che hai fatto?

JEAN             Ho detto “George!” – e sono svenuta.

BENITA        Perché?

LOUISE         Per lo shock, zietta1

BENITA        Quale shock?

LOUISE         Oh, poveri noi! (a voce alta) La signorina Everard…

BENITA        Non gridare, cara, ci sento.

LOUISE         La signorina Everard ha creduto di vedere suo marito.

BENITA        E’ sposata?

LOUISE         Sì.

BENITA        E basta per svenire?

LOUISE         No, no, no! Ma lui è morto!

BENITA        Beh, se è morto, come ha potuto vederlo?

LOUISE         (a Jean, con un gesto per indicare che è inutile andare avanti) E l’hai rivisto, dopo?

JEAN             No - quando ho ripreso i sensi, lui era scomparso.

LOUISE         Ma hai chiesto alla polizia ferroviaria?

JEAN             Sì – non avevano visto nessuno.

LOUISE         Che strano!

BENITA        Che cosa?

LOUISE         Stiamo sempre parlando del marito di Jean, zietta.

BENITA        Ma non avete detto che è morto?

LOUISE         Infatti. E’ morto! Morto!… ma… Jean, non potresti esserti sbagliata?

JEAN             Mia cara, lo riconoscerei dovunque, George.

LOUISE         Com’è?

JEAN             Beh, è un…

SPRULES    (entra dalla doppia porta entra) Il signor Chesterman, signora.

                                    (entra Chesterman. Entra anche Ida con il tè, e va a posare la teiera sul tavolo)

LOUISE         (alzandosi) Come sta, signor Chesterman? Credo che conosca già la signorina Mullett.

                                   (Sprules esce)

                        Jean, il signor Chesterman – la signorina Everard. – Gradisce una tazza di tè?

CHESTERMAN      Ho ricevuto un telegramma dal cugino del suo defunto marito, signora Allington, e sta venendo qui.

LOUISE         Sì, lo sto aspettando oggi.

CHESTERMAN      Ah, sì?

LOUISE         Mi ha telefonato per annunciarmi il suo arrivo.

JEAN             Non vedo l’ora di conoscerlo.

                                   (Anche Ida esce)

CHESTERMAN      Lei saprà naturalmente, signora Allington, che grazie alla morte del suo povero marito – (porge il vassoio con pane e burro a Jean)

LOUISE         Povero caro Aubrey! (finge di asciugarsi gli occhi con il fazzoletto)

CHESTERMAN      Lei adesso ha diritto all’intera eredità, una volta morto l’attuale erede George Maitland (porge il tè a Benita)

LOUISE         Io?

CHESTERMAN      Lei.

LOUISE         Ma – non me l’aveva mica detto.

CHESTERMAN      Le avevo lasciato una copia del testamento.

LOUISE         Sì, ma mio marito non ci ha capito niente.

CHESTERMAN      Càpita stesso.

LOUISE         Oh, se Aubrey l’avesse saputo prima.

CHESTERMAN      Prego?

LOUISE         (in fretta) Voglio dire che l’avrebbe – come dire – l’avrebbe confortato sapere che – che qualcuno avrebbe provveduto a me.

JEAN             Avrebbe cambiato tutto!

LOUISE         Oh, avrebbe fatto una gran differenza per lui!

BENITA        Che cosa?

LOUISE         Si parlava del cugino del povero Aubrey, zietta.

BENITA        Che cosa ha fatto?

LOUISE         Niente, zietta, ma il sig. Chesterman diceva che alla sua morte…

BENITA        Come – è morto anche lui?

LOUISE         No, ma se morisse… (porge il tè a Chesterman che lo passa a Jean)

BENITA        Chi dice che morirà?

LOUISE         Nessuno, zietta; ma se morisse, l’eredità verrebbe tutta a me.

BENITA        Non capisco proprio perché vi siate messi in testa che deve morire. Potrebbe vivere per anni! (esce dalla doppia porta)

CHESTERMAN      Sono dolente di doverle comunicare, signora, che la situazione debitoria di suo marito si è rivelata peggiore di quanto pensassimo.

LOUISE         Poveretto! E’ stato sempre così generoso con me… Mi ha dato tutto quello che poteva comprare a credito. (porta il fazzoletto agli occhi)

JEAN             (consolandola) Mia cara, cerca di farti coraggio.

LOUISE         S-s-sì!

JEAN             Ricordati che devi recitare una parte, adesso.

LOUISE         Oh sì!

JEAN             Lui vorrebbe che la recitassi bene1

LOUISE         L’ha proprio detto!

JEAN             Ti parlo da vedova a vedova. (singhiozza)

                                    (Dal giardino giunge una voce maschile che canticchia: “Ta-ra-ra-ra-boom-de-hay”. Tutti si alzano)

                                    (Louise si alza con un sorriso, e non nota Jean che rimane come folgorata. Louise va verso la porta-finestra)

LOUISE         Chi è?

                                    (Aubrey Allington appare sulla porta-finestra. E’ travestito come George Maitland, indossa un completo marrone, ha barba e baffi, piuttosto scuri. Porta uno stravagante cappello messicano e parla con un ostentato accento americano)

AUBREY      Salve, gente! Ehi, si può? (viene avanti) A chi ho l’onore di parlare?

LOUISE         Sono sua cugina Louise Allington.

AUBREY      (le stringe la mano) Me lo dica di nuovo, dolcezza.

LOUISE         Sono sua cugina Louise Allington.

AUBREY      Sono davvero felice di conoscerla socialmente.

                                    (Stretta di mano. Lui si toglie il cappello e lo posa per terra vicino alla sedia)

                                   (Jean si è alzata)

                        Sono il suo perduto cugino George Maitland del Messico.

                                    (Jean si precipita da Aubrey, gli butta le braccia al collo e sviene tra le sue braccia. Aubrey la fa adagiare sul divano, Louise si rende conto della situazione)

                        E’ svenuta – prendete un po’ d’acqua.

                                    (Chesterman, gridando “Acqua” esce dalla doppia porta)

                        (tra sé) Si può sapere che cosa sta succedendo?

LOUISE         (sottovoce) L’hai incontrata oggi alla stazione?

AUBREY      Lo so – si è messa a urlare “George”, e così me la sono filata.

LOUISE         E’ la moglie di George Maitland!

AUBREY      Questo l’ho capito, ma io che c’entro?

LOUISE         Sta al gioco – fingi di essere suo marito. Fai quello che vuoi, dammi solo il tempo di pensarci su. Zitto!

                                   (Chesterman entra dalla doppia porta con l’acqua)

AUBREY      (prende il bicchiere) Grazie. (Spruzza l’acqua su Jean) Va tutto bene – si riprenderà tra un minuto.

                                   (Jean a poco a poco si riprende)

CHESTERMAN      (si avvicina a Aubrey) Uno shock terribile, naturalmente. (sorridendo) Devo congratularmi doppiamente con lei.

AUBREY      Grazie.

CHESTERMAN      Non si aspettava di trovare una eredità e una moglie nello stesso giorno.

AUBREY      No davvero!

CHESTERMAN      Davvero?

AUBREY      Proprio no.

CHESTERMAN      E’ una giornata che non dimenticherà mai.

AUBREY      Ci può contare.

JEAN             (si è quasi ripresa) Dov’è George? (si guarda attorno)

                                   (Louise fa un cenno a Aubrey)

AUBREY      Sono qui – cara! (va verso di lei e le si siede accanto)

JEAN             Sto – sto meglio. George – George – sei proprio tu?

AUBREY      (si alza mentre parla) S-s-sì, c-cara! S-s-sono proprio i-io.

JEAN             Oh, George! (gli butta le braccia al collo – lui perde l’equilibrio e cade tra le braccia di lei sul divano)  Oh, George, sei proprio tu, vero?

AUBREY      Oh, sì, cara – non sono nessun altro!

JEAN             (scrutandolo) Sì, sono sicura che è così.

AUBREY      Ne sono certo, anch’io.

JEAN             George – baciami…

(si baciano)

                        (con un sospiro) Ti riconoscerei dovunque, da come baci.

AUBREY      (dopo averla baciata sembra gustare la situazione) Mi sembra troppo bello per essere vero.

LOUISE         (immobile, dietro il divano. Freddamente) Già.

AUBREY      Sembra quasi un sogno, vero?

LOUISE         Oh, tra poco si sveglierà.

JEAN             Pensa agli anni che abbiamo perduto, George!

AUBREY      Oh, come ti capisco, cara, ma pensiamo a quelli che abbiamo davanti a noi…

LOUISE         (con intenzione) Sì, io penserei a quelli…

                                    (Aubrey accenna ad una reazione)

                                    (Sprules entra dalla doppia porta. Nel vedere Aubrey, incomincia a fare dei segni – inarcando il sopracciglio. Aubrey lo guarda senza capire. Anche Louise lo nota)

                        Sprules, che le prende?

                                    (Aubrey attraversa la scena scuotendo la testa, come uno che non capisce)

SPRULES    N-n-niente, signora.

LOUISE         Allora la smetta, non mi diverte affatto. Che cosa vuole?

SPRULES    Quale stanza devo preparare per il signor Maitland, signora?

LOUISE         La stanza blu, Sprules – quella accanto alla mia.

JEAN             (maliziosa) Oh, no, cara, oramai no!

                                   (Sprules fa altri segnali a Aubrey – si gratta l’orecchio)

                        Forse sarebbe meglio dire a Sprules che George – che io – oh, aiutami, cara…

LOUISE         (disperata) Sprules – solo ora ho saputo che il signor George Maitland è – è il marito della signorina Everard—

                                   (sorpresa di Sprules)

                        Già – è una sorpresa per tutti noi!

JEAN             (sorridendo) Pertanto, Sprules, porti pure il bagaglio del signor Maitland nella mia stanza e—

                                    (Aubrey prende un piatto con il dolce dal tavolo e inconsciamente lo offre a Jean)

LOUISE         Ma, Jean, è una – una – (disperatamente) una stanza singola – è è proprio una cameretta.

                                    (Sprules si sforza cercando di captare lo sguardo di Aubrey. Chesterman sorride e va verso la finestra)

JEAN             (dolcemente) Oh, ma a noi non importa, vero George?

AUBREY      (allegramente) No, cara. (si abbracciano) Quello che basta per uno basta per due!

                                   (Sprules fa il segnale dell’orecchio)

LOUISE         (glaciale) Oh, certo -- Contenti voi—

 

AUBREY      Giusto!

JEAN             Allora va bene così, Sprules.

SPRULES    B-b-bene, signora. (si avvia verso la doppia porta, facendo a Aubrey il segnale del naso)

                                    (Aubrey si volta e vede i segnali che gli fa Sprules; perplesso prende un piatto di focaccia dal tavolo e lo usa come uno specchietto. Sprules esce dalla doppia porta)

JEAN             George, credo che andrò disopra – a riposarmi un poco. (lo guarda con amore) Non vuoi accompagnarmi, caro?

AUBREY      Come no – cara! (va verso di lei)

LOUISE         (mentre Aubrey le passa accanto) Questa me la pagherai!

                                    (Jean e Aubrey si baciano, ed escono dalla doppia porta, e si avviano abbracciati verso la scala)

CHESTERMAN      Che bel quadretto!

LOUISE         Già! (durante lo scambio di battute appare evidente che sta ribollendo di rabbia. Va a chiudere la doppia porta)

CHESTERMAN      Non immaginavamo certo che le nostre ricerche avrebbero portato a questa situazione, vero?

LOUISE         Può ben dirlo!

CHESTERMAN      E’ un uomo singolarmente affascinante. Capisco che una donna possa innamorarsi di lui.

LOUISE         Davvero?

CHESTERMAN      Ma chiunque può rendersi conto che è innamorato cotto di lei!

LOUISE         Davvero?

CHESTERMAN      Oh, è evidente! Sono come due innamorati. Temo che lei ora troverà la cosa alquanto sciocca, signora Allington.

LOUISE         Sciocca – perché? (beve un bicchiere d’acqua)

CHESTERMAN      Ora la monopolizzerà completamente.

LOUISE         (energicamente) Lei crede?

                                    (dalla porta-finestra entra Giles con un cesto di uva spina)

CHESTERMAN       E dovrà stare con gli occhi aperti.

GILES            Gradite un po’ di uva spina?

LOUISE         No, grazie, Giles.

GILES            E’ molto buona.

LOUISE         No, niente, grazie.

GILES            Come vuole, signora. (esce dalla porta-finestra)

LOUISE         (a Chesterman) Deve perdonarlo se entra da questa parte – non va d’accordo con la cuoca.

CHESTERMAN      Eppure, se non altro è riuscita a mettere insieme altre due persone. Pensi come sarà bello un giorno poter raccontare ai loro bambini che—

                                    (Aubrey rientra dalla doppia porta)

                        Ah, ecco il novello sposo! Bene, signor Maitland, non c’è bisogno di chiederle se è felice – la sua faccia parla da sola! Ha-ha!

AUBREY      (tetro) Ha-ha!

LOUISE         (glaciale) Il signor Chesterman mi stava giusto dicendo che lei e sua – sua moglie, signor Maitland, sembrate due innamorati.

AUBREY      Ha, ha! Davvero?

CHESTERMAN      (motteggiandolo e stuzzicandolo) Ma certo, caro mandrillo!

AUBREY      (ridendo) Simpatico, vero signora Allington? (fa il gesto di sferrare una pedata nel didietro di Chesterman)

LOUISE         (cupa) Simpaticissimo!

CHESTERMAN      (tendendo la mano per congedarsi) Bene, purtroppo devo andare.

AUBREY      (con rabbia contenuta) Oh, no, rimanga, prenda un cioccolato o un brodino – insomma, la signora Allington sarebbe felice se lei si trattenesse.

CHESTERMAN      Mi dispiace, ma non posso proprio. (guarda l’orologio) E’ più tardi di quanto credessi. (va verso Louise) Arrivederla, signora Allington - /stretta di mano) Arrivederci, signor Maitland. (con un sorriso gioviale) Sarà stanco, immagino… (esce dalla doppia porta)

AUBREY      Credo che abbia ragione. (accompagna Chesterman alla porta e la richiude dietro di lui)

                                    (Una pausa, durante la quale Louise guarda innervosira Aubrey)

LOUISE         Spero che adesso mi spiegherai il tuo comportamento.

AUBREY      Il mio comportamento!

LOUISE         Già, tutti quei “cara qua” e “cara là”…

AUBREY      (seccato) A me piace!

LOUISE         Beh, a me no; e non ho nessuna intenzione di sopportarlo.

AUBREY      Via, non fare la sciocca.

LOUISE         (con sarcasmo) “Quello che basta per uno basta anche per due” – Ipocrita!

AUBREY      Era una frase buttata lì per essere più credibile.

LOUISE         Credibile un corno! E accompagnarla su in camera, poi!…

AUBREY      Oh, quello è niente!

LOUISE         Se fai così oggi, che cosa farai mai domani?!

AUBREY      Me l’hai detto tu di farlo.

LOUISE         Io! Come osi! – Come osi! /Aubrey si ritrae) Come osi!?

AUBREY      Non ho potuto farne a meno.

LOUISE         Non hai potuto farne a meno! Però ti sei divertito!

AUBREY      L’idea è stata tua!

LOUISE         Cosa?!

AUBREY      Hai detto tu di stare al gioco.

LOUISE         Giusto! Adesso è pure colpa mia!

AUBREY      E’ colpa tua- Tu mi hai fatto morire, io non volevo.

LOUISE         Che ne sapevo che lei sarebbe arrivata?

AUBREY      Neppure io lo sapevo. E’ successo e basta.

LOUISE         Beh, adesso bisogna rimediare.

AUBREY      Non vedo come! Per la legge, lei viene prima.

LOUISE         Aubrey, cosa vorresti insinuare?

AUBREY      (con calma) Quello che ho detto,

LOUISE         Io sono la tua vedova legale.

AUBREY      Chiedo scusa – il relitto di un cadavere. Io sono George Maitland, del Messico, l’unico erede di quattrocentosettantamila dollari, grazie alla triste scomparsa del mio caro cugino Aubrey Maitland Allington.

LOUISE         Niente affatto – sei mio marito!

AUBREY      (superficiale) Oh, no, no! La mia metà legale al momento si trova al piano di sopra, a letto, a pianificare sogni d’oro per la nostra seconda luna di miele.

LOUISE         Oh, è intollerabile! (va da Aubrey, gli si stringe contro, piangendo) Aubrey, non puoi pensarlo – non puoi pensarlo davvero! Non vorrai abbandonarmi per quella – quella – Jezebel!

                                    (Aubrey va alla finestra per assicurarsi che nessuno li stia spiando, poi va verso Louise e l’abbraccia)

AUBREY      Non voglio abbandonarti. (la bacia) Ma che cosa si può fare?

LOUISE         Oh, deve esserci un modo!

AUBREY      (le prende la mano e la conduce verso il divano; si siedono) Vieni, sediamoci e parliamone.

                                   (rimangono seduti, e riflettono)

LOUISE         Aubrey, mi è venuta un’idea…

AUBREY      Scommetto che vuoi farmi morire di nuovo?

LOUISE         Come l’hai capito?

AUBREY      Capito! Hai la mentalità di un impresario di pompe funebri!

LOUISE         Senti, caro! (si fa più vicina a lui) Chesterman oggi pomeriggio diceva che alla morte del cugino George tutto il denaro sarebbe venuto a me.

AUBREY      (colpito) Cosa?

LOUISE         Sì, viene tutto a me.

AUBREY      Perché diavolo non l’ha detto prima?

LOUISE         E’ quello che gli ho detto anch’io. Ha risposto che ti aveva lasciato una copia del testamento.

AUBREY      Non avrei avuto bisogno di riapparire come George Maitland.

LOUISE         No, naturalmente.

AUBREY      Oh! Non so, ma forse dovrei denunciarlo – per avermi istigato al suicidio.

LOUISE         Lascia stare! Tesoro, l’unica cosa che puoi fare è morire di nuovo!

AUBREY      Sono stufo di morire.

LOUISE         (ridendo) Ero così buffo, Aubrey, quando sei entrato con la faccia tutta nera!…

AUBREY      Io non mi sono sentito affatto buffo!

LOUISE         (abbracciandolo) Morirai, tesoro, vero?, fammi questo piacere…

AUBREY      Dipende.

LOUISE         Una volta morto tu, sai, il denaro è proprio mio.

AUBREY      Certo.

LOUISE         Già, Chesterman me l’ha detto oggi.

AUBREY      (ridendo) Allora lei (indica il piano di sopra) diventerà una vera vedova.

LOUISE         (ridendo) Ben le sta.

                                    Louise e Aubrey scoppiano a ridere e si abbracciano con trasporto. Dalla doppia porta entra Ida, si ferma inorridita, e i due si separano)

AUBREY      E la bestia l’abbrancò proprio così. E’ terrificante, l’abbraccio di un bufalo.

                                   (Ida fa un segno a Aubrey, inarcando un sopracciglio)

LOUISE         Che c’è, Ida?

IDA                 Ero venuta a portar via il tè, signora.

LOUISE         Vuole del tè, George?

AUBREY      Sì, prenderò volentieri un boccale.

LOUISE         Porti del tè fresco, Ida.

                                    (Non fanno più caso a Ida, che va verso il tavolo, osservandoli di sottecchi, prende su la teiera e il piatto della torta – e di proposito fa cadere il piatto sul pavimento. Aubrey e Louise si voltano di scatto)

                        Ma Ida, che cosa sta combinando?

IDA                 Chiedo scusa, signora, ma mi è sfuggito di mano.

LOUISE         Beh, faccia più attenzione.

                                    (Ida si china e raccoglie i cocci. Louise si volta. Mentre raccoglie i cocci Ida fa frenetici segnali a Aubrey, grattandosi il naso. Poi va verso la doppia porta; Aubrey la segue fino alla porta, e giunto qui dice)

AUBREY      Una volta, in Messico, ho sparato a un uomo per aver fatto questo!

                                    (rapidamente)

                        Louise, ma che le prende? Non ha fatto cadere quel piatto per caso. Che abbia qualche sospetto?

LOUISE         Non credo – perché?

AUBREY      Mi stava facendo degli strani segnali…

LOUISE         Non preoccuparti, sistemiamo questa faccenda. Tra poco arriverà qualcuno-       

AUBREY      Bene, come dovrei morire, questa volta?

LOUISE         (lentamente) Caro, credo che la cosa migliore sia  annegare.

                                    (Louise prende un poggiapiedi e lo pone davanti alla poltrona di Benita, e si siede ai piedi di Aubrey. Aubrey guarda perplesso Louise)

                        Sì, credo proprio che l’annegamento sia la cosa migliore per te. (pensierosa) Vedi, il tuo corpo non dovrà essere recuperato – ecco perché suggerisco l’annegamento.

AUBREY      Vuoi che mi leghi una pietra al collo?

LOUISE         No, non sarà necessario. Puoi andare a fare un bagno giù al fiume.

AUBREY      Ma fa un freddo cane!

LOUISE         Non posso farci niente. Ti spoglierai sotto il molo vicino al cedro, e ti butti nel fiume.

AUBREY      E il costume?

LOUISE         Vai giù senza.

AUBREY      Ma non sta bene annegare senza niente addosso!

                                    (In quel momento Sprules entra con un altro vassoio dalla doppia porta. Dà un colpetto di tosse e di proposito fa cadere il vassoio sul pavimento. Louise salta su)

LOUISE         Santo cielo, Sprules, che cosa mi combina?

SPRULES    Mi perdoni, signora, ma mi è sfuggito di mano.

LOUISE         Non capisco che cosa avete tutti quanti, oggi.

                                    (volta le spalle, seccata. Sprules fa segni disperati per attirare l’attenzione di Aubrey. Louise si volta)

                        Raccolga il vassoio e se ne vada!

                                    (Sprules raccoglie il vassoio, continua a fare segnali a Aubrey, poi esce dalla doppia porta)

AUBREY      Eppure c’è qualche problema, oggi con la servitù…

LOUISE         Non ci pensare! Dove eravamo?

AUBREY      Io ero nel fiume - senza niente addosso.

LOUISE         Ah, sì! Io andrò a prenderti un altro completo – e lo metterò là, nella rimessa.

AUBREY      Per farne cosa?

LOUISE         Beh, dovrai indossarlo quando uscirai dall’acqua.

AUBREY      (sarcastico) Ah, uscirò fuori?

LOUISE         Dopo che ti sarai immerso, io scenderò al molo (indica) – il molo, bada bene – e prenderò gli abiti che hai addosso – quelli che dovrai toglierti quando entrerai in acqua – li riporterò qui, dicendo che li ho trovati sotto il molo, e che temo che ti sia capitato qualcosa.

AUBREY      E probabilmente avrai ragione.

LOUISE         (trionfante) Allora tutti si precipiteranno giù al molo e incominceranno a cercarti.

AUBREY      Immagino che io sarò sul fondo come un sottomarino a cantare “Le mille bolle blu”…

LOUISE         No di certo! A quel punto tu avrai raggiunto a nuoto l’altra riva, avrai recuperato gli abiti dalla rimessa e ti sarai rivestito—

AUBREY      Lo spero!

LOUISE         -- e te la sarai filata!

AUBREY      E nella prossima apparizione chi sarò – Greta Garbo?

LOUISE         Uno qualsiasi – che importanza ha? Presentati come Smith o Jones o Brown, e dirò a tutti che sei un vecchio amico.

AUBREY      Tu pensa solo a tenere Giles fuori dei piedi, il resto non ha importanza. (si alza, va verso Louise)

LOUISE         Bene. Adesso pensa a filartela mentre sono tutti fuori dei piedi, e io—

                                    (Jean entra dalla doppia porta, avanza tra Aubrey e Louise. Louise fa un gesto di intolleranza)

JEAN             Parlavate di me?

LOUISE         Sì, ci stavamo giusto chiedendo quando saresti scesa.

AUBREY      Ti senti meglio, cara? (prende il braccio di Jean)

JEAN             Molto meglio, grazie, tesoro!

LOUISE         Forse non avresti dovuto scendere…

AUBREY      Sì, dovresti tornare su a riposarti.

JEAN             Ti ringrazio, George, sei premuroso – ma sto benissimo.

LOUISE         Davvero non vuoi tornare su a riposarti?

JEAN             No, dirò a George di portarmi a fare due passi in giardino.

LOUISE         Non credo che ti farebbe bene, Jean.

AUBREY      Questi pomeriggi sono così traditori, la mattina…

LOUISE         Mi sentirei molto meglio se tu ti riposassi.

AUBREY      Anch’io.

JEAN             (sorridendo) Che bello avere qualcuno che si preoccupa per me, ma sapete che cosa farò?

                                   (Aubrey e Louise guardano Jean)

                        Porterò una poltrona in giardino e mi siederò a guardare il fiume.

AUBREY      Non credo che il fiume scorra, oggi.

                                   (dalla doppia porta entra Benita)

BENITA        Louise, vuoi dire a Sprules di portarmi una poltrona in giardino?

LOUISE         Oh, zietta, resta un po’ con noi. (l’accompagna verso la poltrona di destra) Il signor Maitland ora ti– ti racconterà qualcuna delle sue avventure.

                                    (Aubrey va a dare una rapida occhiata ai libri nella libreria)

JEAN             Oh, che bello!

LOUISE         Non puoi immaginare quante ne ha passate, zietta.

BENITA        (va verso la sua sedia, ed è contrariata nel vedere che è occupata da Jean) Forse no, cara. (si siede in un’altra poltrona)

JEAN             Ho sempre detto che la realtà è più forte della fantasia.

BENITA        E’ più insolita.

LOUISE         Allora, cugino George – siamo pronti.

AUBREY      Cosa volete che dica?

BENITA        (alzandosi) Vado a prendere gli occhiali.

LOUISE         (bloccandola rapidamente) Vado io, zietta. (va verso la porta) Com’era il tempo in Messico?

AUBREY      Pioggia e sole.

BENITA        (a Jean) Gli uomini sono tutti uguali, mia cara, io non mi fido di loro.

LOUISE         (in disparte, a Aubrey) Tu continua, io vado giù alla rimessa con i vestiti.

JEAN             (a Benita) Ma non è piacevole farne senza.

AUBREY      Oh, Città del Messico è una città molto interessante.

                                   (Louise esce dalla doppia porta)

BENITA        (a Aubrey) La gente va in chiesa la domenica, in Messico?

AUBREY      Oh, certe volte due volte – due volte l’anno.

BENITA        Quale inno cantano?

AUBREY      Oh, il primo che gli viene in mente.

BENITA        Antico e moderno?

AUBREY      Diciamo che preferiscono il moderno.

JEAN             Hai mai visto dei leoni, George?

AUBREY      Oh – le spiagge ne sono piene.

JEAN             Com’è eccitante!

AUBREY      Una volta mi hanno anche aggredito.

JEAN             Non mi dire – quanti erano?

BENITA        (contando le maglie) 15 – 16 – 17 – 18 – 19 –

AUBREY      Oh, non così tanti.

JEAN             Oh, signorina Mullett – lo sente, una volta George è stato aggredito dai leoni – ora ci racconterà com’è andata.

AUBREY      (drammaticamente) Ero sdraiato – sdraiato a letto quando improvvisamente mi sono svegliato di soprassalto. Intorno a me era tutto nero come l’inchiostro, ma dalla porta aperta – (indica il fondo della scena, vede Louise con i vestiti, e sposta l’indice sul proscenio) No, non quella porta! Intravidi due ombre…

BENITA        Ecco perché io tengo sempre chiusa la porta della mia camera.

AUBREY      Proprio in quel momento la pendola batteva l’una. Saltai giù dal letto, afferrai due pistole… e sparai due colpi. Quando, dopo, accesi un fiammifero, erano morti, tutti e tre – entrambi.

JEAN             Morti?

AUBREY      Stecchiti!

BENITA        Come mai teneva delle pistole in camera da letto?

JEAN             George era nelle cave, signorina Mullett.

BENITA        Immagino che gli alberghi erano troppo costosi.

AUBREY      (grave) Alberghi! Mia cara, non vi sono alberghi, là. Si vive su nelle pianure – giù sulle montagne – eravamo solo una manica di topi selvatici spaventati a morte – (pausa) di niente.

BENITA        Non mi meraviglia; sarei inselvatichita anch’io se dovessi vivere nelle cave – (pausa) Sbaglio o qualcuno doveva andarmi a prendere gli occhiali?

JEAN             Sì, è andata Louise. (fa per alzarsi, ma Aubrey la costringe a sedersi di nuovo)

AUBREY      (precipitosamente) Una volta sono stato fatto prigioniero dagli Indiani…

BENITA        (con calma) Come mai l’hanno rilasciato?

JEAN             E’ fuggito.

BENITA        In che modo?

AUBREY      Beh, ecco – a nuoto.

BENITA        Oh – allora era un’isola?

AUBREY      (un po’ a disagio) Sì, certo, era un’isola.

BENITA        Non sapevo che ci fossero delle isole, in Messico.

JEAN             Ci sono delle isole in Messico, George?

AUBREY      Sei mai stata in Messico?

JEAN             Mai.

AUBREY      Sicura?

JEAN             Più che sicura.

AUBREY      Beh, ce ne sono. Stanno li dà anni. Non molto grandi, sapete – piccole – con l’acqua tutto intorno.

BENITA        Io avrei preso una barca.

AUBREY      Non ce n’erano.

BENITA        E gli Indiani come ci sono arrivati?

AUBREY      (dopo averci riflettuto su) Ecco, ho promesso di non dirlo.

JEAN             Perché non li hai fatti fuori?

AUBREY      Non lo so.

BENITA        Ma dov’è andata Louise? (accenna ad alzarsi)

AUBREY      (costringendola a sedersi di nuovo) Si sieda, piccola, ho altre cose da raccontare – storie che lei non immagina neppure.

            (Louise passa davanti alla porta-veranda verso la doppia

porta pronta ad entrare come se venisse dal piano di

sopra)

BENITA        Non ne dubito.

                                    (Louise entra dalla doppia porta, urtando la porta nell’entrare; ha gli occhiali in mano, e chiaramente è affannata)

Ce ne hai messo, del tempo, Louise.

LOUISE         (andandole vicino) Sì, cara, non riuscivo a trovarli. (le porge gli occhiali, facendo nel contempo dei segni a Aubrey per fargli capire che è tutto a posto)

BENITA        Come mai sei così affannata?

LOUISE         Io?

JEAN             Sì, è vero.

LOUISE         Ho fatto le scale di corsa.

BENITA        Ma gli occhiali erano in sala da pranzo.

AUBREY      Mentre lei è andata di sopra.

LOUISE         Già, prima sono andata su, poi sono ridiscesa, e – ecco perché ho il fiatone.

BENITA        Capisco.

            (Una breve pausa, durante la quale Louise fa cenni

frenetici a Aubrey di andare in giardino; Aubrey si dirige

verso il giardino)

LOUISE         Se vuole fumare la pipa in giardino, si accomodi pure, cugino George.

AUBREY      E’ un’idea. (prende il cappello da sotto la sedia, e va verso la porta-finestra) Questo vostro fiume mi attira, signora Allington.

JEAN             Ti è sempre piaciuto nuotare, vero George?

AUBREY      Puoi ben dirlo!

JEAN             Vengo con te, caro!

LOUISE         (in fretta) Aspetta un momento. Devo parlarti. (a Aubrey) Può fare a meno di lei qualche minuto, vero?

AUBREY      Beh, mi chiede molto; sa, non la vedevo da cinque anni – comunque farò del mio meglio. (un bacio a Jean) Ci vediamo giù al fiume.

JEAN             (a Louise) Allora – che cosa c’è?

LOUISE         Ti dispiace se chiudo la finestra? Sento un po’ fresco. (chiude la porta-finestra)

BENITA        Non mi meraviglia. Sei poco vestita.

JEAN             Non stai mica male, vero Louise?

LOUISE         Veramente non mi sento molto bene.

JEAN             Vuoi che ti porti dei sali?

LOUISE         No, lascia stare, non lasciarmi sola.

BENITA        Quando ero bambina prendevamo sempre i sali.

LOUISE         Non mi piacciono. Mi fanno starnutire. (Vedendo che Benita si alza come se volesse uscire in giardino) Dove vai?

BENITA        A prendere altra lana.

LOUISE         Vado io.

BENITA        No, vado io: faccio prima. (ed esce dalla doppia porta)

JEAN             C’è qualcosa che ti preoccupa, Louise?

LOUISE         Oh, no – niente!

JEAN             Mi fa piacere. Io non dimenticherò mai questa giornata!

LOUISE         Neppure io, se è per questo!

JEAN             Quando poco fa sono andata disopra con George, mi sentivo in colpa, sapendoti qua!

LOUISE         Non era – voglio dire, non ce n’era motivo.

JEAN             Continuavo a dirmi “Speriamo che duri!”

LOUISE         (con enfasi) No! Cioè, sì.

JEAN             Non sai quanto ti sono grata, Louise. Se non fosse stato per te, tutto questo non sarebbe successo! Caro George – è più innamorato di prima!

LOUISE         Ah, sì?

JEAN             Quello che mi piace di George, è che pensa sempre agli altri, malgrado la nostra felicità. Perché si preoccupava anche per te, sai…

LOUISE         Molto gentile!

JEAN             Già – è strano, vero? Voglio dire, chi avrebbe immaginato che si preoccupasse per te?

LOUISE         Già!

JEAN             Invece no! Parlava così bene di te! Era addirittura preoccupato per te!

LOUISE         Mi stupisci! (con sforzo)  Già! (guarda verso la finestra)

JEAN             (con tono confidenziale) Mi ha persino fatto notare che non dovremmo baciarci davanti a te per non risvegliare i tuoi ricordi.

LOUISE         Molto premuroso, da parte sua.

JEAN             Vero? Poverino – ha detto che però potremmo farlo quando non sei presente.

LOUISE         Ah, sì?

JEAN             Naturalmente, mia cara, George non avrebbe mai immaginato che te lo avrei riferito.

LOUISE         Lo credo!

JEAN             George è un tipo molto riservato – ha delle qualità nascoste che tu non immagini neppure.

LOUISE         Incomincio a rendermene conto.

JEAN             Ci rimarrebbe malissimo se sapesse che te l’ho detto.

LOUISE         Posso capirlo.

            (Sprules entra dalla doppia porta)

SPRULES    Posso sparecchiare, signora?

LOUISE         Sì, Sprules. Sa se la signorina Benita ha trovato la sua lana?

SPRULES    In camera non c’era, perciò è andata a cercarla giù all’imbarcadero.

            (Louise tossisce e Sprules esce portando via il vassoio

con il tè)

JEAN              Che cos’hai, Louise?

LOUISE         Un semplice solletico in gola.

JEAN             Se non ti dispiace, cara, vorrei andare anch’io giù all’imbarcadero.

LOUISE         Ma no, lascia perdere…

JEAN             Mi piacerebbe vedere George nuotare.

BENITA        (entra portando degli abiti) Li ho trovati sotto la tettoia giù all’imbarcadero; è proprio sconveniente il modo in cui certe persone lasciano sempre le cose in giro.

LOUISE         (a Jean) Ma dico, questi sono gli abiti do tuo marito!

JEAN             (a Louise) Lascia stare, le spiego io. (A Benita) Questi sono gli abiti di mio marito, signorina Mullett.

BENITA        Come ha detto?

JEAN             (a Sprules che sta entrando dalla doppia porta) Sprules, porti subito questi abiti giù all’imbarcadero, sono del sgnor Maitland. E’ andato a fare una nuotata.

SPRULES    (con zelo) Subito, signora.

BENITA        Che ne fai di quegli abiti, cara?

LOUISE         Ho detto a Sprules di riportarli giù all’imbarcadero.

BENITA        Beh, comunque non dovrebbe lasciarli in giro.

LOUISE         Ma è andato a fare una nuotata, zietta.

JEAN             E quando uscirà dall’acqua li cercherà.

BENITA        Oh, capisco. Ma perché non me lo avete detto prima?

SPRULES    (entra di corsa dalla porta-finestra, si ferma sulla soglia con gli abiti in mano) Ho guardato lungo il fiume, ma non c’è traccia del signor Maitland.

JEAN             Cosa?!

LOUISE         Jean! Non gli sarà mica preso un crampo… Una volta l’ha avuto, quando – cioè – (molto confusa) mi sembra che abbia detto qualcosa del genere.

JEAN             Santo cielo! Spero che non gli sia successo nulla! (si precipita fuori della porta-finestra)

BENITA        Ma che sta succedendo?

LOUISE         Niente, zietta, va tutto bene. Ma ci stavamo chiedendo se il cugino George non sia stato colto da un crampo nel fiume, e—

BENITA        Un crampo! Santo cielo! (esce dalla doppia porta)

SPRULES    (esitante) Posso – posso andare, signora? (va verso la doppia porta)

LOUISE         Sì, sì – vada pure, Sprules, e porti con lei tutta la servitù! Tutta, mi raccomando. Non stia lì a guardare, giovanotto – faccia qualcosa!

(Sprules deve far credere che pensa si tratti di suo fratello)

SPRULES    Bene, signora. (esce dalla doppia porta)

LOUISE         (lasciandosi andare su una sedia) Va tutto bene! Tutto bene!

            (sulla porta-finestra appare Giles, con un fagotto di

indumenti)

GILES            Li ho trovati nella cabina.

LOUISE         Nella – nella cabina?

GILES            Sono anche in buono stato!

LOUISE         Oh, santo cielo, ha rovinato tutto!

GILES            Qualcosa non va?

LOUISE         Non va?! Tutto non va! Adesso è senza vestiti. Idiota, imbecille che non è altro! Dia, dia qua a me.

GILES            Vado a vedere se ce ne sono degli altri.

LOUISE         No, no! Non faccia niente. Se ne vada in cucina.

GILES            In cucina? E la cuoca?

LOUISE         Al diavolo la cuoca!

GILES            Bene, signora. (esce dalla doppia porta)

(Louise si lascia andare distrutta sulla sedia, con gli indumenti in mano, nel frattempo…)

(Aubrey entra dalla porta-finestra. E’ praticamente nudo fatta eccezione per le cose che ha trovato nella cabina: un tappeto che si è avvolto intorno al corpo; con i cuscini legati intorno alla vita con una fune da ormeggio, davanti e dietro. Il timone attaccato alla schiena. E’ grondante d’acqua e la barba gli si è quasi staccata)

AUBREY                  Questa è l’ultima volta che muoio! (si volta per uscire dalla doppia porta, ed a questo punto il pubblico vede il timone dietro la sua schiena)

                                  SIPARIO


TERZO ATTO

La stessa scena dei primi due atti.

Il giorno dopo, di sera tardi.

(Quando si alza il sipario Sprules e Ida entrano dalla doppia porta. Sprules va al divano, guarda sotto i cuscini; Ida avanza e guarda intorno al caminetto; è evidente che stanno cercando qualche cosa)

IDA                 Non li vedo da nessuna parte, gli occhiali.

SPRULES    Magari ci sta seduta sopra!

IDA                 Pensala come ti pare, Sprules – ma questa casa è stregata.

SPRULES    In effetti è sfigata.

IDA                 Sfigata! Puoi ben dirlo. Prima il padrone salta in aria. Poi tuo fratello annega, e adesso io ho perduto la mia spilla buona.

SPRULES    Beh, speriamo che adesso sia finita. Povero vecchio Enery, è strano che sia annegato; eppure non sono sicuro che l’incidente non sia stato provvidenziale.

IDA                 In che senso, Sprules?

SPRULES    (con disprezzo) Non hai notato come si stava buttando con quella signorina Everard?

IDA                 Direi che ha fatto centro.

SPRULES    Altri due giorni di quel passo e avrebbe dimenticato il motivo per il quale era venuto qui; ma del resto Enery è stato sempre un pazzo quando ci sono di mezzo le donne. Ma non è colpa sua, è questione di temperamento. Sono stato sempre convinto che Enery sarebbe stato un marito fedele per qualsiasi donna, purché fosse sposato con un’altra.

IDA                 Lavorava in teatro, vero?

SPRULES    Sì, era attrezzista. (la guarda)

IDA                 Ci ho pensato tanto – andava molto d’accordo con lei.

SPRULES    Già, lei in un certo senso lo calmava. Ieri l’ho superato per le scale, mentre lui la portava su in camera, e gli ho sussurrato: “Come va?” – poi gli ho fatto il segnale (il naso) – beh, mi ha guardato come se fossi matto.

IDA                 Era fuori di testa – lo osservavo da sopra il piatto della torta. L’ho spaccato in  tre pezzi per attirare la sua attenzione.

SPRULES    Invece non s’è scomposto affatto1

IDA                 Che succederà se troveranno il suo corpo? Capiranno subito chi è.

SPRULES    Speriamo che non lo trovino.

IDA                 Per lo meno, non adesso che il vero George Maitland in persona sta per arrivare.

SPRULES    Per tutta la vita non dimenticherò mai il pomeriggio di ieri…

IDA                 Figurati io! Quando ha saputo che tuo fratello era annegato la signorina Everard è stata colta da una crisi isterica, perché aveva perduto il marito.

SPRULES    Poi ha chiamato Chesterman dicendo che quello era un imbroglione e che quello vero sta per arrivare.

IDA                 Così avrà un altro attacco isterico.

SPRULES    Scommetto che suo marito, quello che deve arrivare oggi, non riderebbe di certo se sapesse come si è comportata col povero Henery.

IDA                 Beh, non sarà certo lei a dirglielo.

SPRULES    No, non credo.

IDA                 Accidenti, se avessi saputo che stava arrivando, avresti risparmiato la vita di tuo fratello.

SPRULES    Non insistere. E’ già triste il pensiero che è annegato, senza ricordarmi ogni momento che è stato per colpa mia… (piange)

            (si sentono delle voci fuori scena)

Attenta, deve essere lui.

                                    (Henery, nei panni di George Maitland, entra dalla porta-finestra con Louise. Indossa un completo blu, doppio petto, un ampio cappello di feltro grigio e appare un poco a disagio, anche se cerca di non darlo a vedere. Durante le battute che seguono, fino all’uscita di Sprules e Ida, fa frenetici tentativi per attirare la loro attenzione, frenandosi ogni volta che Louise lo guarda, e modificando i suoi gesti in qualcos’altro)

LOUISE         Bene, cugino George, finalmente è arrivato. Il signor Chesterman ci aveva annunciato il suo arrivo.

HENERY      (sempre cercando, inutilmente, di attirare l’attenzione di Sprules) E’ l’avvocato, vero?

LOUISE         Sì, dovrebbe venire questo pomeriggio per conoscerla. (vede Sprules e Ida ancora impegnati nelle loro ricerche) Che cosa fate, Sprules – Ida?

SPRULES    Cerco gli occhiali della signorina Benita.

            (Sprules e Ida escono dalla doppia porta)

HENERY      Capisco. Ma chi credevate che fossi?

BENITA        (entrando dalla doppia porta) Louise, hai visto i miei occhiali?

LOUISE         No, zietta. Permetti che ti presenti il signor George Maitland – mia zia, la signorina Mullett.

HENERY      (si inchina, imbarazzato) Molto lieto, signorina Mullett, molto lieto.

BENITA        Lei deve essere il vero George Maitland?

HENERY      (preso alla sprovvista) Beh – naturalmente. Chi credeva che fossi?

LOUISE         (sorridendo) Ecco, ieri ne è arrivato un altro.

HENERY      (sussulta) Cosa?

LOUISE         Lo sapevo che la cosa l’avrebbe sorpresa.

HENERY      (guardando verso la doppia porta) E do-do-dov’è adesso?

BENITA        (calma) E’ annegato.

                                   (Henery la guarda con espressione inorridita)

LOUISE         Evidentemente era un impostore molto intelligente.

BENITA        Io lo chiamerei furfante.

LOUISE         Oh, zietta!

BENITA        E’ vero, cara, proprio un furfante.

HENERY      Ma guarda un po’!

LOUISE         Si accomodi, prego. Naturalmente ora che è qui, tutto è a posto.

HENERY      (si siede, sollevato) Sì, certo, ma è chiaro che la cosa mi ha sorpreso, sa?

LOUISE         Vede, l’ha fatto con molta abilità. Ci siamo cascati tutti.

BENITA        Già, persino sua moglie, signor Maitland.

HENERY      (salta su) Mia – cosa?!

BENITA        Sua moglie!

                                    (Henery le guarda inorridito. Guarda verso la doppia porta e inarca un sopracciglio. Benita lavora a maglia; Louise non fa caso a lui)

LOUISE         Naturalmente, non sapeva che sua moglie è qui!

HENERY      Ehm – ecco – no! Non lo sapevo! (si siede)

BENITA        Un’altra sorpresina per lei.

LOUISE         E’ talmente cara!

BENITA        Chissà dov’è. (va a suonare il campanello)

HENERY      (non sa cosa dire) Com’è? E’ sempre come – voglio dire – è cambiata molto?

LOUISE         No, non credo – perché?

HENERY      Io sì, capisce – e molto.

BENITA        Certamente avrà trovato il tempo di scriverle, signor Maitland!

HENERY      Non so scrivere – non si scrive molto, in Messico.

                                    (Dalla doppia porta entra Sprules – Heneri cerca invano di attirare la sua attenzione)

LOUISE         Sprules, dov’è la signorina Everard?

SPRULES    In giardino, signora.

LOUISE         Le dica che c’è il signor Maitland.

SPRULES    Sì, signora.

                                    (mentre si avvia verso l’uscita finge di raccogliere qualcosa sul tappeto. Henery fa in modo da toccarlo col cappello. Sprules esce)

HENERY      (vorrebbe cogliere l’occasione per seguire Sprules) Posso andarle incontro?

LOUISE         Oh, no! Stia seduto! L’avvertirà Sprules.

HENERY      Sa, temo di essere cambiato molto dall’ultima volta che mi ha visto.

LOUISE         Già, l’ha detto!

BENITA        Ma l’amore riesce a penetrare qualsiasi travestimento.

HENERY      Sono d’accordo con lei.

BENITA        Da bambina dicevo sempre che le sorprese inaspettate sono le più belle.

                                    (dal giardino entra Jean. Attraversa la scena senza notare Henery)

LOUISE         Ah, eccola…

JEAN             (non crede ai suoi occhi) George – George – sei proprio tu?

HENERY      (prima la fissa, poi, nervosamente) S-s-sì, c-c-cara. Sono pro-proprio io.

JEAN             (andando verso di lui) Oh, George! (Gli si butta tra le braccia – si abbracciano) Sei proprio  tu, George, vero?

HENERY      Ma certo, cara, chi vuoi che sia?

JEAN             (fissandolo) Sì, sono sicura che è lui.

HENERY      Anch’io.

JEAN             George, baciami!

                                   (Henery guarda imbarazzato Benita e Louise)

BENITA        Non si preoccupi per noi.

                                    (Jean e Henery si baciano)

JEAN             (sospirando) Ti riconoscerei dovunque, George, da come baci) (si siede vicino a Henery) Sei stato via molto tempo, caro…

BENITA        Credevo che le avessero sparato, signor  Maitland.

HENERY      (sussultando) Sparato!?

JEAN             Sì, caro, in Messico.

BENITA        In un saloon.

JEAN             Dove sei stato ferito, George?

HENERY      Nel saloon – l’ho dimenticato.

LOUISE         Dimenticato, cugino George! Come può?

JEAN             Quando il tuo amico ha scritto dicendo che hai rischiato la tua vita per un altro…

HENERY      (con coraggio) Oh, non è nulla. In Nevada capita tutti i giorni.

JEAN             Nevada –non sapevo che fossi stato in Nevada. (sorpresa)

HENERY      Sì; ci sono andato per un fine settimana.

BENITA        Allora non le avevano sparato, signor Maitland?

HENERY      Oh, sì, certo che mi hanno sparato, ma non era cosa grave, sapete. (si riprende)

JEAN             Ma se non era una cosa grave, perché non hai mai scritto?

HENERY      (confuso) Ecco, cara – io – io non avevo trovato i francobolli.

JEAN             (con voce di pianto) Sei stato via tanto tempo, George.

HENERY      Oh, dieci anni in Messico sono niente.

JEAN             Dieci! Se non sono neppure cinque anni che hai lasciato l’Inghilterra.

HENERY      (romanticamente) Mi sono sembrati lunghi il doppio, tesoro.

                                   (Pausa. Henery è evidentemente nervoso)  

                        Io – io ho vissuto avventure straordinarie da quando ho lasciato l’Inghilterra.

BENITA        (rapidamente) Ce ne racconti qualcuna.

HENERY      Oh, ci vorrebbe molto tempo. (Si alza)

JEAN             Ti prego, George… (lo costringe a sedersi di nuovo)

LOUISE         Ci farebbe davvero piacere sentirle…

BENITA        Non è mai stato fatto prigioniero dagli Indiani?

HENERY      Ehm – no!

BENITA        L’altro George Maitland – sì.

LOUISE         Ma quello era un impostore, zietta.

BENITA        Come tutti gli uomini!

JEAN             Non tutti, signorina Mullett.

BENITA        La povera mamma diceva sempre “Mostrami un uomo e ti mostrerò il diavolo”!

JEAN             George, tesoro, ricordi il nomignolo con il quale mi chiamavi?

HENERY      Se lo ricordo? Come avrei potuto dimenticarlo? Dunque, vediamo – com’era?

JEAN             (maliziosa)Fiorellino!

BENITA         Da ragazza mi chiamavano Cupido.

HENERY        Lo conosco. Quel ragazzetto nudo che dice “Tieni duro!”

                                    (Benita lo guarda indignata)

SPRULES      (entrando dalla doppia porta, annuncia) C’è il signor Chesterman, signora. (esce, mentre Louise si alza per andare incontro a Chesterman che entra)

CHESTERMAN        Ah, buongiorno, signora Allington! (stretta di mano)

LOUISE          Come va, signor Chesterman? Lei conosce già tutti, immagino.

                                    (Chesterman fa un inchino collettivo, quindi punta la sua attenzione su Henery)

                        Oh, questo è il signor George Maitland!

CHESTERMAN        Spero che sia quello vero, finalmente!

HENERY        (si alza, impermalito) Che razza di scherzo è questo? Da quando sono arrivato, tutti mi chiedono la stessa cosa…

CHESTERMAN        Beh, non c’è da stupirsi, signor Maitland. Ieri si è presentato un impostore.

HENERY        Sì, ho sentito!

BENITA         Io lo definirei un furfante.

LOUISE          Oh, zietta!

CHESTERMAN        Sono venuto proprio per questo, signora Allington.

LOUISE          Oh, è successa una cosa spaventosa – è annegato.

CHESTERMAN        (colpito) Annegato!!!

JEAN             Sì, siamo andati giù al fiume a fare un bagno—

HENERY      Come Adamo ed Eva e hanno beccato me—

                                   (perplessità generale)

JEAN             Abbiamo trovato i suoi indumenti, ma del corpo nessuna traccia.

CHESTERMAN      Straordinario!

HENERY      (scherzoso) Forse ha saputo che ero in arrivo – e si è innervosito.

JEAN             Questo è quello che io credo.

CHESTERMAN      Mi chiedo chi potesse essere.

LOUISE         Non ne ho la più pallida idea!

BENITA        Beh, prima o poi il corpo si troverà, e allora lo sapremo.

CHESTERMAN      Quando è arrivato in Inghilterra, signor Maitland?

HENERY      Ecco – ieri.

JEAN             Oh, se ti fossi presentato subito, George!

CHESTERMAN      (RIDENDO) Sarebbe statop divertente, no?

LOUISE         Eccome!

HENERY      Comunque ha avuto il mio telegramma, signor Cheeseman…

JEAN             Chesterman, caro.

CHESTERMAN      Sì, grazie, signor Maitland, ma perché ne ha mandati due?

HENERY      Io? No.

CHESTERMAN      Le dico di sì – li ho ricevuti a un’ora di distanza uno dall’altro.

                                   (Una pausa,mentre tutti guardano Henery)

JEAN             Perché ne hai mandati due, George?

CHESTERMAN      (tira fuori dalla tasca i due telegrammi) Eccoli! Uno è stato presentato a Piccadilly; (leggendo) “Appena arrivato in Inghilterra. Vado a Marlow domani. Maitland”. L’altro è stato inviato da Liverpool: “Appena arrivato in Inghilterra, arrivo domani.”

                                   (Chesterman va da Louise e le mostra i telegrammi)

JEAN             Perché ne hai mandati due, George?

HENERY      (smarrito, tornando a sedersi accanto a Jean) Ecco – io… (si asciuga il viso col fazzoletto) Vedi – ecco – devo avere dimenticato tutto. Ho un vuoto di memoria. (Improvvisamente gli viene un’idea) Una volta in Messico ho perduto la memoria.

BENITA        (a Louise) Che cosa ha perduto, cara?

LOUISE         La memoria, zietta.

BENITA        Oh, credevo fosse qualcosa di valore.

HENERY      Fu un’esperienza terribile, signorina Muffett.

BENITA        (molto seccata) Che cosa?

HENERY      Il periodo in cui persi la memoria.

BENITA        (incalzandolo) Come mai?

HENERY      (in fretta) E’ troppo lungo da spiegare adesso – ma rimasi senza memoria per giorni e giorni e – e – e giorni!

JEAN             Deve essere stato terribile per te, George!

BENITA        E come l’ha ritrovata?

HENERY      Beh – mi ritornò così – quasi all’improvviso. Mi càpita spesso, sapete. Va via – e quando riprendo conoscenza non ricordo più niente.

BENITA        Niente di niente!

HENERY      No, assolutamente niente.

BENITA        (con calma) E allora come fa a sapere che l’ha perduta?

(Henery guarda Jean per un momento, come per chiedere aiuto)

JEAN             Ovviamente qualcuno  gli racconta tutto quello che ha fatto di strano.

HENERY      (rapidamente) Appunto! E’ così. E allora, naturalmente, ne traggo le debite conclusioni.

BENITA        Decisamente interessante!

HENERY      (un po’ più tranquillizzato) Ve l’ho detto nel caso – non che debba necessariamente accadere – ma nel caso dicessi o facessi qualche cosa di strano.

BENITA        Probabilmente lo farà. L’altro l’ha fatto.

JEAN             Ma se dovesse capitarti, non si può fare niente?

LOUISE         Dovremmo saperlo.

HENERY      Ecco, non dovete tormentarmi con domande, sarebbe la cosa peggiore. Siate pazienti con me e – e assecondatemi…

                                   (Jean gli arruffa i capelli)

-- e se si mette proprio male, lasciatemi solo e basta.

JEAN             E ci dormi su…

HENERY      Esatto. Ci dormo su.

JEAN             Hai fatto bene a dircelo, caro, non lo dimenticheremo.

LOUISE         Essere pazienti, assecondarla e dormirci su.

HENERY      (con enfasi) E naturalmente, non parlarne più.

SPRULES                (entrando dalla doppia porta, rivolto a Louise) Il Reverendo Ebenezer Brown chiede di lei, signora.

LOUISE         (salta su) Il signor Brown – il signor Brown…

SPRULES    Un sacerdote, signora.

LOUISE         Lo faccia accomodare, Sprules.

BENITA        Da bambina mi piacevano tanto i sacerdoti.

SPRULES    (entra dalla doppia porta, annunciando) Il Reverendo Ebenezer Brown. (rimane sulla porta fino all’entrata di Aubrey, poi esce)

                                    (Entra Aubrey. E’ travestito da sacerdote – ha i capelli rossi e porta occhiali con montatura di tartaruga – cammina in punta di piedi e parla con linguaggio fiorito)

AUBREY      Oh, signora Allington, è un vero piacere – Credo di potermi permettere il privilegio in quanto vecchio amico – (stringe la mano di Louise e la bacia)

LOUISE         Oh, carissimo Ebenezer, come sta – sono anni che non la vedo.

AUBREY      Ma anche lei non è più venuta in chiesa, ragazzaccia!

LOUISE         Lasci che la presenti, Reverendo Ebenezer Brown – la signorina Mullettm la signorina Everard, il signor Chesterman. (Una pausa, e si volta verso Henery) E questo, Aubrey – Ebenezer (parla nervosamente) è il signor George Maitland, che…

AUBREY      (con il suo tono normale) Cosa! (rapidamente, riassume l’altra voce) Scusatemi, una fitta dovuta al mio vecchio nemico – la gotta. (va da Henery) George Maitland, dice. E che diavolo – che cosa ci fa qui?

LOUISE         (di proposito) Il signor Maitland, Ebenezer, è appena arrivato – inaspettatamente – dal Messico.

HENERY      Beh, sì, a seguito della morte di Aubrey Allington…

AUBREY      Un evento molto triste. (giocherella con il cappello)

JEAN             Lo conosceva, Reverendo?

AUBREY      Eccome. Eravamo – compagni di scuola.

HENERY      Ho sentito che era un tipo di prim’ordine.

AUBREY      Un’anima nobile, signor Maitland. Troppo buono per questo mondo perverso…

LOUISE         (con voce di pianto) Gli volevano tutti bene.

AUBREY      Non si poteva fare altrimenti!

JEAN             Non ci crederà, Reverendo, ma ieri si è presentato un impostore che cercava di farsi passare per George Maitland.

AUBREY      Ma non mi dica! Non riesco a crederlo!

BENITA        Un autentico lestofante.

JEAN             Come l’ho visto ho sentito subito che doveva trattarsi di un impostore.

AUBREY      L’istinto femminile non sbaglia mai.

HENERY      (ridacchiando) Come i miei sentimenti!

AUBREY      E dov’è, adesso?

CHESTERMAN      E’ annegato ieri.

AUBREY      Se l’è meritato. E avete – avete un’idea di chi fosse?

LOUISE         Neppure lontanamente.

AUBREY      (sollevato, si rilassa e si esprime con la sua voce naturale) Bene – (riprendendosi) Cioè, andrà bene quando il suo corpo sarà ritrovato.

CHESTERMAN      Devono trovarlo.

AUBREY      Oh, lo troveranno sicuramente, signor Chesterman. Sicuramente! Non si possono lasciare i cadaveri nei fiumi. Non è igienico. (guarda Benita) Secondo lei sarebbe igienico? No – bene. E’ quello che volevo sapere.

CHESTERMAN      E’ uscito con l’intenzione di fare un bagno, signora Allington?

LOUISE         A quanto ne sappiamo, no.

JEAN             Sembra che l’idea gli sia venuta all’improvviso. Pare che si sia spogliato e sia entrato in acqua.

AUBREY      Dimenticandosi di uscire..

BENITA        Quando ero ragazza io, indossavamo sempre il costume.

AUBREY      (molto onestamente, guardando Benita) Lo spero.

JEAN             Beh, dimentichiamo quello che è stato. Adesso ci sei tu, George.

HENERY      (sorridendo) Già.

CHESTERMAN      (con un sorriso) Lo spero.

AUBREY      E’ una vera fortuna.

                                   (Benita si alza)

LOUISE         Dove vai, zietta?

BENITA        (va verso la porta-finestra) Vado a fare la solita passeggiatina igienica prima di cena.

CHESTERMAN      Posso accompagnarla, signorina Mullett?

BENITA        Oh, grazie, signor Chesterman.

                                   (I due escono sulla terrazza e poi in giardino)

                        (Louise li segue con lo sguardo)

JEAN (alzandosi) George, tesoro, mi accompagneresti a fare due passi?

                        (Henery rimane impassibile)

(a voce alta) George— (fissa)

(Henery e Aubrey saltano su all’unisono. Aubrey realizza di avere commesso una gaffe e torna a sedersi rapidamente. Jean e Henery vanno verso la porta-finestra ed escono in giardino)

AUBREY      (salta su) Louise, che diavolo significa?

LOUISE         E’ il cugino George Maitland – si è fatto vivo all’improvviso.

AUBREY      Questo l’ho capito anch’io.

LOUISE         Non era morto.

AUBREY      Perché?

LOUISE         Non è colpa mia, Aubrey, non posso mica uccidere tutti.

AUBREY      Quando si è presentato?

LOUISE         Ieri, cinque minuti dopo che te ne sei andato, ha chiamato Chesterman e oggi Maitland si è presentato qui.

AUBREY      E’ decisamente disgustoso.

LOUISE         Proprio quando avevamo sistemato tutto…

AYU               E adesso si prenderà tutti i nostri soldi.

LOUISE         Immagino di sì.

AUBREY      Ma deve esserci un modo per uscirne.

LOUISE         (riflettendo) Non è il caso che tu muoia di nuovo, vero?

AUBREY      Naturalmente. Se c’è uno che deve morire è George Maitland. Potresti occuparti della cucina per un po’. E’ l’unico modo per farlo fuori.

LOUISE         Grazie tante del complimento!

AUBREY      Non sai stare allo scherzo?

LOUISE         (dopo una pausa) Aubrey,  mi è venuta un’idea.

AUBREY      Se hai in mente di ammazzarmi di nuovo, tientela.

LOUISE         No. Ascolta! Perché non ci mettiamo d’accordo con lui?

AUBREY      Metterci d’accordo con lui?

LOUISE         Sì, digli chi sei!

AUBREY      A che scopo?

LOUISE         Potremmo minacciarlo. O divide il malloppo con noi, o altrimenti tu resusciti.

AUBREY      Che moglie saresti stata per un imprenditore!

LOUISE         Che te ne pare?

AUBREY      Mia cara, la trovo meravigliosa.

LOUISE         Bene, adesso vai a chiamare George Maitland, e gli daremo il nostro ultimatum.

AUBREY      Ricordati, cara, devi essere molto agitata e piangere molto.

LOUISE         Sì, lo so.

AUBREY      Bene! Prima cercheremo di convincerlo, e se non funziona, lo minacceremo. (si alza, va verso la finestra) Dove sarà, il furfante?

                                    (Aubrey va alla finestra, proprio mentre Henery entra dalla porta-finestra)

                        Oh, è qui, signor Maitland. Stavo giusto cercando lei.

                                    (In questo momento Louise tira fuori un fazzoletto e incomincia a singhiozzare. Henery li guarda alternativamente)

HENERY      Di che si tratta?

AUBREY      Qualcosa l’ha sconvolta.

LOUISE         (piangendo) Oh, non so come dirglielo, cugino Georgen ma devo confessarle una cosa.

HENERY      Beh, fuori il rospo!

AUBREY      La verità, signor Maitland, è che c’è qualcuno in questa casa – qualcuno che si fa passare per qualcun altro.

(Henery si volta, allarmato: crede che Aubrey alluda a lui)

LOUISE         Immaginavamo che si sarebbe sorpreso.

AUBREY      E’ uno shock, eh?

                                    (Henery va verso la porta-finestra ma Aubrey lo prende per il braccio)

                        No, no, no! Non vada, signor Maitland. Se possibile, vorremmo evitare uno scandalo.

HENERY      Che intenzioni ha?

AUBREY      Beh, veramente, signor Maitland, che intenzioni ha lei? (osserva da vicino il viso di Henery)

HENERY      Non si potrebbe mettere a tacere?

LOUISE         E’ quello che ho detto anch’io. (implorante) Oh, cugino George, mettiamoci d’accordo.

HENERY      Sentite, io non voglio entrarci. Non è colpa mia, tutto quello che è successo.

AUBREY      Caro amico, non abbiamo intenzione di prendercela con lei. L’idea è stata della moglie.

HENERY      (non capisce) La moglie?

LOUISE         Sì; vede, Aubrey ed io eravamo terribilmente a corto di quattrini e sapevamo che una volta entrati in possesso dell’eredità avremmo avuto tutti i creditori alle costole, e così decidemmo che Aubrey (indicandolo) dovesse morire…

HENERY      Sicché lei è Aubrey Allington?

AUBREY      Esatto.

HENERY      E sarebbe lei quello che si fa passare per un altro?

LOUISE         Esatto!

HENERY      Beh, naturalmente questo cambia tutto. (il suo atteggiamento cambia immediatamente) Completamente. (deciso) Allora – Reverendo Brown-Allington – qual è il problema?

LOUISE         Vede, cugino George, convinto che lei fosse morto, Aubrey ieri si è presentato assumendo la sua identità.

HENERY      Non mi stupisce che non siano riusciti a trovare il suo corpo!

LOUISE         Vede, non sapevamo neppure che lei avesse una moglie.

HENERY      Neppure io.

                                   (si scambiano un’occhiata, tutti e tre)

AUBREY      Come ha detto?

HENERY      Dico – neppure io sapevo che voi non sapevate. Come potevo saperlo?

LOUISE         Perciò quando Aubrey si è presentato come George Maitland e ha scoperto che lui era sposato, non aveva altra scelta che morire di nuovo!

AUBREY      (disgustato) Solo che mentre tutti piangevamo la mia morte è arrivato lei e ha rovinato tutto.

HENERY      (ridacchiando) Ho rovinato tutto, eh? Questa è buona!

LOUISE         Adesso toccheranno a lei quelle seimila l’anno.

HENERY      Naturalmente. Lui (indicando Aubrey) è morto.

LOUISE         E così abbiamo pensato che potremmo – come dire – fare un piccolo accordo.

HENERY      In altre parole – ne vorreste una parte.

AYU               Beh, diciamo la metà.

LOUISE         Vede, Aubrey non vivrà a lungo…

AUBREY      Chiunque può rendersene conto.

HENERY      (sarcastico) Immagino che non vorreste che rinunciassi a tutto?

LOUISE         Oh, no!

HENERY      Ve ne sono riconoscente.

AUBREY      Non pretenderemmo tanto.

HENERY      Però - fra tutte le facce toste che ho conosciuto, questa le batte tutte!

LOUISE         Oh, cugino George! Non dica così.

HENERY      E invece lo dico.

AUBREY      Beh, non lo ripeta.

HENERY      Insomma, arrivo qui dal Messi-Texaco – dopo un viaggio che mi è costato guai e spese inauditi…

LOUISE         Oh, ma noi ce ne rendiamo conto, sa!

HENERY      Molto delicato da parte vostra!

LOUISE         Naturalmente, cugino George, lei lo sa meglio di chinque altro, ma sarebbe un peccato se Aubrey dovesse tornare in viuta… perché in quel caso il denaro andrebbe tutto e solo a lui.

HENERY      Cosa?!

AUBREY      Se fossi vivo, sarei io il legittimo erede.

LOUISE         (a Aubrey) Comunque, Aubrey, se dovesse rendersi necessario per riparare a un errore…

AUBREY      (drammaticamente) Sì, costi quel che costi, non posso più far tacere la mia coscienza.

HENERY      (si rende conto della propria posizione) Sentite un po’ – se accetto di pagarvi un vitalizio, lui resterà morto? Posso contarci?

AUBREY      Naturalmente!

                                   (Aubrey e Henery si stringono la mano)

HENERY      Oh, a propositon non potrebbe darmi un anticipo? Almeno fino a quando il vecchio Chesterman non sgancia la grana.

AUBREY      Certo. Quanto?

HENERY      Oh, cinquanta… cento… o duecento.

AUBREY      Certo; posso darle duecento, o cento, o cinquanta – (tira fuori del denaro dalla tasca) Intanto eccone venticinque.

HENERY      (intascando il denaro) Però, è davvero buffo…

                                   (Aubrey e Henery ridono)

HENERY      (gli dà una gomitata nelle costole) Lei travestito da Reverendo Brown…

AUBREY      (ricambiandogli la gomitata) Già, mentre non lo sono. E lei travestito da George Maitland…

HENERY      (quasi tra sé) Sì, mentre non lo sono – cioè, lo sono.

                                   (scoppiano entrambi a ridere)

LOUISE         Cugino George, non dirà niente a sua moglie di tutto questo, vero?

HENERY      Non una parola! (ride)

AUBREY      Sa che cosa mi ha detto, ieri, “Ti riconoscerei dovunque, George, dal modo in cui baci”

                                    (scoppiano a ridere tutti e tre. Chesterman entra a loro insaputa dal giardino)

CHESTERMAN       Sono di troppo?

                                    (I tre si voltano verso di lui e improvvisamente si fanno seri)

HENERY      Ridevamo per una storiella che ci stava raccontando il Reverendo.

CHESTERMAN      (tono leggero) Incomincio a pensare che il Reverendo non sia quello che sembra.

HENERY      Pensavo anch’io la stessa cosa.

LOUISE         (ridendo) Ne sono assolutamente sicura.

AUBREY      (ridendo) Siete dei luridi bastardi – (si riprende) – come direbbe il mio organista.

                                   (dalla doppia porta entra Ida)

IDA                 (a Louise) Potrei parlarle un momento, signora?

LOUISE         (si alza e va verso di lei) Sì, Ida. (agli altri) Scusatemi.

                                   (esce con Ida dalla doppia porta)

CHESTERMAN      Sapete, sono un po’ preoccupato per quel tipo che si è spacciato per George Maitland  e che è annegato ieri.

AUBREY      Anch’io debbo confessare che sono un po’ perplesso.

HENERY      Chissà se si farà vivo di nuovo.

AUBREY      Mah, io non credo.

CHESTERMAN      Non capisco quali potessero essere le sue intenzioni.

HENERY      Probabilmente mirava ai miei soldi.

AUBREY      Non è strana, questa avidità dell’oro? ANDANDO VERSO Chesterman con un portasigarette) Gradisce una sigaretta?

CHESTERMAN      Grazie. (ne prende una) Alla signora Allington non dispiacerà che si fumi qui dentro?

                                    (Henery prende anche lui una sigaretta, senza che qualcuno gliel’abbia offerta)

AUBREY      (senza riflettere) Oh Signore, no! Ho fumato qui da quando l’ho sposata… (si riprende in fretta) quando l’ho sposata al povero Aubrey.

CHESTERMAN      Appunto!

                                    (Aubrey fa il gesto di sfregare il fiammifero contro il fondo dei pantaloni, poi si riprende e lo sfrega contro la scatola dei fiammiferi. Louise rientra dalla doppia porta)

LOUISE         Disturbo? (prende il portasigarette e lo offre a Aubrey)

AUBREY      No, grazie. Me ho già presa una. Farò il pieno più tardi. Stavamo giusto parlando di quel poveretto che è annegato ieri.

HENERY      Ci chiedevamo chi potesse essere.

LOUISE         Me lo chiedo anch’io.

AUBREY      Anch’io!

HENERY      E che cosa aveva in mente!

LOUISE         Me lo chiedo davvero!

AUBREY      Anch’io!

HENERY      Immagino che dovesse assomigliarmi molto.

CHESTERMAN      Avrebbe potuto farsi passare per lei dovunque.

AUBREY      Oh, è indubbio.

LOUISE         (a Aubrey) Reverendo, se non  l’ha mai visto!

AUBREY      (riprendendosi) E’ dubbio.

HENERY      Comunque, non credo che lo rivedremo.

LOUISE         Io spero proprio di no.

HENERY      La capisco. Ed ora, se non vi dispiace, vado a raggiungere mia moglie in giardino.

LOUISE         Certo, signor Maitland, la troverà in giardino.

HENERY      In giardino.

                                    (Quasi contemporaneamente, il vero George Maitland appare sulla doppia porta e prende il posto occupato da Henery. Gli altri non lo vedono e continuano la loro conversazione. E’ la copia esatta di Henery, vestito allo stesso modo tranne che per la giacca, a un petto solo, e per l’assenza del cappello. Rimane a guardarli un po’ intrigato e apparentemente vorrebbe dire qualcosa)

CHESTERMAN      Bene, grazie al cielo abbiamo trovato il vero George Maitland, finalmente.

LOUISE         Già, ormai non ci dovrebbero più essere complicazioni.

MAITLAND   Chiedo scusa…

                                    (Si voltano tutti, e immediatamente lo confondono con Henery)

LOUISE         Credevo fosse uscito!

MAITLAND   Andato? Veramente sono appena arrivato, e vorrei parlare con la signora Allington.

AUBREY      Come dicono i miei nipoti – la berremo.

MAITLAND   Temo di non capire. Io sono George Maitland.

AUBREY      Sì, sì, certo, sappiamo tutto. Ma a che gioco giochiamo?

MAITLAND   Gioco! Quale gioco? Sono George Maitland del Messico…

CHESTERMAN      Non insista, amico. Lo sappiamo.

LOUISE         Sua moglie è in giardino. Gliel’ho appena detto.

MAITLAND   Mia moglie! (ride, trovando ridicola la cosa, e risale la scena)

                                    (Tutti si scambiano occhiate sconcertate. Aubrey e Louise si alzano)

LOUISE         (a Chesterman) Ma non vede? Ha perduto di nuovo la memoria.

CHESTERMAN      Ma certo. Non ci avevo pensato.

AUBREY      E’ davvero penoso.

MAITLAND   Non sono riuscito a ricavare nulla di sensato dal cameriere, e così ho preso e sono entrato.

LOUISE         Sì, sì! (da parte, agli altri) Assecondiamolo!

CHESTERMAN e AUBREY        Sì, sì!

MAITLAND   Sono George Maitland del Messico…

CHESTERMAN      |

AUBREY                  |  Sì, sì!

LOUISE                    |

MAITLAND   E sono venuto per parlare con il signor Chesterman…

CHESTERMAN      |

AUBREY                  |  Sì, sì!

LOUISE                    |

LOUISE         (da parte) Stiamo al gioco!

MAITLAND   Gli ho mandato un telegramma ieri…

CHESTERMAN      |

AUBREY                  |  Sì, sì!

LOUISE                    |

MAITLAND   E smettetela con quei “Sì, sì!”

AUBREY      No, no!

MAITLAND   Ma siete diventati tutti matti?

AUBREY      Sì, sì!

CHESTERMAN      No, no!

MAITLAND   Beh, mi avete stufato!

AUBREY      Penoso! Penoso! Penoso!

LOUISE         (avanzando verso Maitland) Lei mi conosce, signor Maitland, vero?

MAITLAND   No, signora!

AUBREY      (a Chesterman) Davvero penoso!

MAITLAND   (arrabbiato) Ma si può sapere che vi prende?

AUBREY      Oh, niente, niente.

LOUISE         Io sono Louise, George – Louise Allington – la moglie del povero Aubrey.

MAITLAND   Oh, lei è Louise Allington?… (le prende la mano)

CHESTERMAN      (a Aubrey) Sta tornando in sé!

LOUISE         (prende una mano di Maitland e vi dà delle piccole pacche) Come va, Cugino George?

MAIT              Beh, andrà meglio appena avrò trovato qualcuno in grado di dire qualcosa di sensato.

AUBREY      Sì, sì!

MAITLAND   (si volta verso Aubrey di scatto) E la pianti, lei!

                                    (Aubrey cerca di sottrarsi alla vista di Maitland, lanciando e rilanciando il cappello da un lato all’altro, fino a sedersi sulla poltrona davanti alla pendola)

LOUISE         Su, cugino George, venga a sedersi…

                                    (Aubrey viene avanti, e rimane in piedi dietro il tavolino porta-telefono)

MAITLAND   Non mi va di sedermi. Ma che diavolo sta facendo alle mie mani? (allontana le mani di Louise)

                                    (In questo momento dal giardino entra Jean, ed anche lei lo scambia per Henery. Lui la guarda con espressione stupita)

                        Jean!

JEAN             (con calma) Che c’è, caro?

LOUISE         (in disparte, a Jean) Ha perso la memoria. Assecondalo!

MAITLAND   Non sei contenta di vedermi?

JEAN             (a Louise) Poverino! Sì, certo George, tesoro. Certo che sono contenta di vederti! (lo abbraccia) Su, su…

AUBREY e CHESTERMAN  Su, su!

MAITLAND   (a Jean) Ma che diavolo ci fai, qui?

JEAN             (sorride) Ecco – io – sono venuta qui per stare con te.

MAITLAND   Come! Sapevi che sarei venuto?

JEAN             Beh, non proprio – ma – ecco – che ti importa? Siamo qui.

MAITLAND   Sento un ronzio nella testa…

JEAN             Sì, certo.

LOUISE         Questa volta gli è preso proprio brutto…

AUBREY      Lo shock è stato troppo forte.

MAITLAND   (arrabbiato, a Aubrey) Come sarebbe a dire?

AUBREY      (spaventatissimo) Non volevo offenderla.

                                    (Mette il cappello sulla testa di Chesterman, si guarda attorno, apre lo sportello della pendola, lo richiude, poi va verso la porta-finestra)

MAITLAND   Fai sparire questa gente, Jean. Non mi piacciono.

JEAN             Sì, certo, caro, come vuoi. (a Chesterman e a Louise) Lasciate fare a me. Ci penso io a fargli ritrovare la memoria.

LOUISE         Ricordati – cerca di farlo dormire.

JEAN             D’accordo!

                                   (Louise e Chesterman escono dalla porta-finestra)

                                    (Aubrey spunta dietro la finestra e si affaccia, cercando di attirare l’attenzione di Jean)

AUBREY      (a Jean) Dàgli un’aspirina!

                                   (Aubrey esce in giardino attraverso la porta-finestra)

MAITLAND   E adesso, Jean, per l’amor del cielo, spiegami un po’: Che gioco stanno giocando con me?

JEAN             Oh, non è niente, tesoro. E’ soltanto il loro modo di fare. (gli si mette dietro le spalle e incomincia a massaggiargli la testa)

MAITLAND   Bel modo di fare! Questa casa mi sembra un manicomio!

JEAN             Sì, caro, lo so…

MAITLAND   Si può sapere che stai facendo alla mia testa?

JEAN             Va tutto bene, caro – tutto bene.

MAITLAND   Non va bene affatto. Anche il cameriere è sciroccato. Quando sono entrato e ho chiesto se non c’era nessuno mi ha riso in faccia.

JEAN             E tu?

MAITLAND   Io? Gli ho detto il mio nome e l’ho pregato di annunciarmi.

JEAN             E lui l’ha fatto?

MAITLAND   Macché. Mi ha guardato per un momento e poi ha detto: “Farebbe meglio a filarsela: quello vero è già qui.”

JEAN             Che sgarbato!

MAITLAND   Arrivo qui, dopo una notte di viaggio, assolutamente—

JEAN             Hai bisogno di un buon riposino, caro. Ora mettiti comodo. (prende lo sgabello davanti al caminetto) Allunga i piedi qui sopra… (lui obbedisce) … e darò ordine che nessuno ti disturbi. (si piega su di lui e lo bacia, quindi esce attraverso la porta-finestra)

                                    (Dopo che lei è uscita, Maitland si siede e si guarda attorno. Il suo viso deve tradire il suo stato d’animo. Dopo qualche istante, salta su e rimane in piedi, riflettendo. Va alla doppia porta, ascolta per un momento, vede il telefono, lo osserva, poi gli si avvicina e alza la cornetta – “Pronto, Centralino” - . In quel momento si giungono delle voci dal giardino.Vede una porta semiaperta, entra e si chiude la porta alle spalle)

                                    (Dalla porta-finestra entrano Jean, Chesterman, Louise e Aubrey. Jean li blocca e fa loro segno di tacere, andando verso la poltrona dove aveva lasciato Maitland)

                        Oh, santo cielo, se n’è andato!

                                    (Aubrey avanza e guarda sotto i cuscini e sotto lo sgabello)

AUBREY      Deve trattarsi di un gran brutto attacco!

LOUISE         Dobbiamo trovarlo.

CHESTERMAN      Non vorrei che diventando violento facesse del male a qualcuno.

JEAN             Al posto suo, mi terrei alla larga, Reverendo. Proprio un momento fa ha giurato di romperle l’osso del collo.

AUBREY      Di bene in meglio!

JEAN             Non sarebbe4 meglio chiamare un dottore?

AUBREY      Perché non un poliziotto… Sono più robusti.

JEAN             Oh, Reverendo, come può dire certe cose!

                                    (In questo istante Henery entra dalla porta-finestra, fischiettando)

CHESTERMAN       Ssst! (rimane accanto al telefono, insieme a Louise)

                                    (Aubrey lo vede, si porta le mani al collo, incomincia a muoversi nervosamente intorno alla scena. Henery nell’osservarlo comincia a ridere e imita il suo modo di camminare, andando verso di lui. Aubrey si ritira. Henery lo segue verso il fondo. Aubrey gira rapidamente dietro il divano e infine fugge dalla doppia porta)

HENERY      E’ davvero curioso – quel tipo. (ridendo)

LOUISE         (a Henery) Come va, cugino George?

HENERY      Oh, sto benone. Ti stavo cercando.

JEAN             Davvero, caro? Anch’io cercavo te. Dov’eri?

HENERY      Oh, stavo facendo solo due passi.

CHESTERMAN      (a Louise) Non ricorda niente.

HENERY      Che avete da guardarmi in quel modo?

LOUISE         (a Chesterman) Non sta ancora del tutto bene.

JEAN             (a Henery) Niente, caro, niente.

HENERY      Beh, smettetela. Non mi piace.

                                   (Jean gli prende la mano e incomincia ad accarezzarlo.

                                   Lui la respinge)

                        Lasciami stare la mano! Si può sapere che ti prende?

JEAN             Niente, caro. Senti, perché non ti siedi e ti riposi un po’?

CHESTERMAN      Sarà stanco, immagino.

LOUISE         Distrutto.

HENERY      Non sono né stanco né distrutto.

JEAN             No, no, certo che no. Comunque, siediti per un po’. Ecco, non stai comodo?

HENERY      Non molto!

JEAN             Adesso, solleva i piedi.

                                    (Jean va segno agli altri, che vanno alla porta-finestra in silenzio e rimangono ad osservare)

                        Adesso io me ne starò qui in silenzio mentre tu ti fai una dormitina.

HENERY      Perché diavolo ci tieni tanto a che dorma?

JEAN             Ecco… (incomincia a massaggiargli la gesta con delicatezza)

HENERY      Lascia stare i miei capelli, via! Cos’è, siete diventati tutti matti?

JEAN             Non ti andrebbe di raccontarmi qualcuna delle tue avventure?

HENERY      (insonnolito) No! Voglio dormire. (finge di dormire e incomincia a russare in sordina)

                                    (Jean lo bacia sulla testa, e in punta di piedi raggiunge gli altri alla porta-finestra, osservandolo)

JEAN             Adesso sta bene. S’è addormentato.

                                    (Henery invece è più che sveglio ed ascolta. Aubrey entra in punta di piedi dalla doppia porta, avanza verso la sedia davanti alla pendola, e raggiunge Jean alla finestra)

AUBREY      Ho detto a Giles di tenersi a portata di voce con il forcone, nel caso diventasse violento.

                                    (Henery ascolta per qualche istante, e il suo viso deve esprimere quello che sta provando. In questo momento vede la porta sul lato opposto della stanza aprirsi. Con circospezione si alza e in punta di piedi si avvicina alla porta. Una volta arrivato, appoggia l’orecchio alla porta ed ascolta. Cerca di sbirciare attraverso la porta socchiusa, che accenna a muoversi. Dall’interno Maitland sente un rumore e tenta di guardare. Le teste dei due si muovono contemporaneamente e si incontrano. Si guardano a vicenda – mettono a fuoco le immagini e pian piano Maitland esce, avanza di qualche passo, mentre Henery retrocede di altretanti passi, e finisce per cadere su una sedia. Maitland lo agguanta, ma Henery lo respinge. Maitland cade nel caminetto ed Henery fugge dalla porta-finestra, ma sulla soglia vede Giles con un forcone in mano – lo aggira e fugge in giardino. Giles lo rincorre proprio mentre Maitland si lancia a rincorrerlo. Giles blocca Maitland col forcone, sulla porta, credendo che si tratti della stessa persona)

MAITLAND   Non me, idiota! Quell’altro! Lo insegua! (indica verso il giardino. Giles si lancia all’inseguimento) O questo è un manicomio, o questi sono criminali! (Mentre se ne sta al centro della stanza, dalla porta-finestra entrano Chesterman, Aubrey, Louise e Benita)

JEAN             (agli altri) Si è svegliato! (si avvicina a Maitland) George!

MAITLAND   (fa un mezzo giro su se stesso, infuriato) Chi è quell’uomo che è appena uscito?

JEAN             Quale uomo?

TUTTI           Quale uomo?

MAITLAND   Uno identico a me, è uscito da quella porta – inseguitelo!

TUTTI           L’impostore! Inseguiamolo!

                                    (Escono Chesterman, Jean, Benita e Maitland, verso il giardino. Louise eAubrey si guardano, senza capire)

AUBREY      Louise, sono due! (si lascia cadere su una sedia)

LOUISE         E venticinque sterline tue andate!

AUBREY      Vuoi dire che le ho date all’uomo sbagliato?

LOUISE         E’ evidente!

AUBREY      Bell’affare!

LOUISE         Aubrey – mi è venuta un’idea…

AUBREY      (salta su dalla sedia e va verso il caminetto) Se pensi di farmi morire di nuovo, scòrdatelo!

LOUISE         No, caro, niente affatto. Questa volta dovrai resuscitare.

AUBREY      A che scopo?

LOUISE         A che scopo? Ascolta. Fìlatela e mettiti addosso degli abiti vecchi – renditi il più possibile sporco e disordinato.

AUBREY      (interessato, viene avanti) Poi?

LOUISE         Aspetta che siano tutti qui in casa e poi entri barcollando dal giardino – con aria intontita.

AUBREY      Così mi arrestano subito per truffa.

LOUISE         Non dire assurdità! Agisci! Hai perso la memoria – lo shock dell’esplosione! Non sei morto. Da allora hai vagato senza renderti conto.

AUBREY      Per Giove!

LOUISE         Sei poi arrivato qui – vedi me – la vecchia casa – e ti torna alla mente tutto quanto – loro non ti contraddicono e – (trionfante) – i soldi sono nostri!

AUBREY      (mentre giungono delle voci dall’esterno) Bene! Ci sto!

LOUISE         Presto! Stanno arrivando.

                                    Aubrey se la fila dalla doppia porta, mentre Maitland, Jean, Chesterman e Benita entrano dal giardino, eccitati)

MAITLAND   E’ scappato!

CHESTERMAN      Immagino che lei sia il vero George Maitland?

MAITLAND   Ma dica un po’, in questa casa sono proprio tutti matti?

LOUISE         No davvero, cugino George, ma –

MAITLAND   Beh, se questa casa rappresenta l’idea inglese dell’ospitalità per uno che ha fatto tremila miglia, preferisco di gran lunga il Messico!

JEAN             Ma – George, caro—

MAITLAND   Tu non c’entri, Jean! Non ce l’ho con te. E adesso, caro Avvocato, sentiamo che cosa ha da dirmi!

CHESTERMAN      Vede, signor Maitland, in questi ultimi due giorni si sono presentati due impostori.

MAITLAND   Beh, questo non è il mio funerale.

BENITA        Di quale funerale sta parlando? E’ morto qualcun altro?

LOUISE         No, zietta – non è morto nessuno.

BENITA        Perché allora parla di funerali?

CHESTERMAN      Naturalmente lei avrà con sé un documento che provi la sua identità, signor Maitland?

MAITLAND   Documenti! Ne sono pieno, come uno sportello dell’anagrafe! E se al momento che sono arrivato qui fossi riuscito a parlare con qualcuno in grado di ragionare, quei due sarebbero stati smascherati da un pezzo!

JEAN             Louise, che fine ha fatto il Reverendo Brown?

LOUISE         (in difficoltà) Non – non lo so.

CHESTERMAN      Oh, di sicuro spunterà fuori.

LOUISE         Già, non mi stupirei.

MAITLAND   (mostrai documenti a Chesterman) Dia un’occhiata a questi, Avvocato. Se qualcuno vuole mettere in dubbio la mia identità, si faccia pure avanti…

CHESTERMAN      (esaminandoli) Bene, a quanto pare abbiamo trovato finalmente il legittimo erede, signor Maitland. E sembra che tutti i nostri guai siano finiti.

BENITA        Di quali guai sta parlando?

LOUISE         Non ci sono guai, zietta. Questo è il vero George Maitland.

BENITA        Dicevano tutti così, mia cara. Non vorrei che ti sbagliassi anche stavolta.

JEAN             George – baciami. (Si baciano) Ti riconoscerei dovunque, George, da come baci!

BENITA        E’ il terzo che bacia, in due giorni.

                                    (sulla terrazza appare Aubrey: passa barcollando davanti a una finestra e si ferma davanti all’altra, sbircia dentro la stanza, con aria vaga; è tutto sporco, indossa abiti strani, un camice leggero, pantalopni scuri, un cappellaccio e scarpe di tela; ha in mano un banjo, sembra un suonatore ambulante)

LOUISE         (caccia un urlo) Aubrey – mio marito – vivo! Vivo! Non sei un fantasma?

                                   (Aubrey accenna ad un accordo sul banjo)

                                   (tutti si sono alzati e guardano Aubrey)

AUBREY      (finge di essere intontito) Chi siete?

LOUISE         Sono Louise – Aubrey – la tua mogliettina.

AUBREY      Dove sono? (posa il banjo)

LOUISE         Sei a casa, tesoro – la tua vecchia casa.

AUBREY      La mia vecchia casa! La stessa vecchia casa – la stessa mogliettina…

LOUISE         E questa è zietta… (indica Benita)

AUBREY      La stessa zietta! Lo stesso lavoro a maglia!

LOUISE         E questo è il signor Chesterman, l’avvocato…

AUBREY      Lo stesso vecchio bugiardo!

LOUISE         (indicando Chesterman) … che era venuto a dirci dell’eredità.

AUBREY      Eredità? Eredità! Mi ricorda qualcosa.

LOUISE         Aubrey, non ricordi? La polvere esplosiva! L’esplosione!

AUBREY      Esplosione! Esplosione! (improvvisamente cambia espressione) Oh, adesso ricordo! (getta via il cappello)

TUTTI           Sì, sì!

AUBREY      Ero da solo – nel capanno…

TUTTI           Sì, sì!

AUBREY      Stavo lavorando…

TUTTI           Sì, sì…

AUBREY      Non so come…

TUTTI           No, no!

AUBREY      Improvvisamente c’è stato uno scoppio!

TUTTI           Sì, sì!

AUBREY      Una vampata—

TUTTI           Sì, sì…

AUBREY      E – e – e tutto è sembrato salire, salire, e poi cadere giù, giù, giù, e intorno, intorno, intorno, e rieccoci qui!

                                   (Aubrey e Louise si abbracciano)

                                   (Squilla il telefono)

CHESTERMAN      Rispondo io, signor Allington. (prende il telefono)

MAITLAND   Sì, ma quando entro in ballo io?

AUBREY      Lei non c’entra!

LOUISE         Aubrey, caro, questo è il cugino George del Messico.

AUBREY      Sicché lei sarebbe quello che dovrebbe prende i soldi quando sarò morto.

MAITLAND   (arrabbiato) Ma lei è morto.

AUBREY      Niente affatto!

MAITLAND   In tutta questa storia c’è un’aria di truffa che voglio chiarire. Io sono stato chiamato qui da Vera Cruz…

AUBREY      Lasci stare quella donna! Io sono vivo e il denaro è mio.

MAITLAND   E’ mio: lei è morto.

AUBREY      Può discutere all’infinito, non la spunta.

MAITLAND   E’ mio, e lo avrò.

AUBREY      Se ci riesce, buon per lei.

CHESTERMAN      (mette giù il telefono e avanza al centro della stanza. Ad alta voce, rivolto a tutti) Un momento, prego, un momento! Signori! Ho appena ricevuto un messaggio dal mio ufficio. L’eredità di suo fratello è stata stabilita ed ora sono in grado di consegnare un assegno per l’importo totale.

MAITLAND   Lo darà a me.

AUBREY      Niente affatto. Pagherà quel denaro a me.

CHESTERMAN      Un momento, per favore. Dedotte tutte le spese, le spese del funerale e tutte le tasse accessorie, l’importo totale ammonta a 87.600 sterline.

MAITLAND   Le darà a me.

AUBREY      No, a me.

CHESTERMAN      Signori, ho detto ottantasettemilaseicento – meno una confisca operata dal Governo Messicano, rimane la somma totale di una sterlina quattro scellini e venticinque centesimi.

                                   (Aubrey barcollando, con espressione disperata si siede)

LOUISE         Aubrey!

AUBREY      Che c’è, cara?

LOUISE         Ho un’idea!…

(Aubrey cade svenuto sotto il divano)

(Tutti si immobilizzano, mentre

CALA IL SIPARIO
FINE DELLA COMMEDIA