Una vacanza memorabile

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ALL FOR MARY


Farsa di

Harold BROOKE e Kay BANNERMAN

Traduzione di Maria Teresa Petruzzi


PERSONAGGI:

                                              

                                               ALPHONSE

                                               HUMPHREY MILLAR

                                               MARY MILLAR

                                               VICTOR MONTENAY

                                               CLIVE NORTON

                                               INFERMIERA CARTWRIGHT (TATA)

LA SCENA:

                        La scena è una stanza all’ultimo piano dell’Hotel SPLENDIDE

                        in una località di sport invernali delle Alpi francesi.

ATTO I°         Una bella mattina assolata

ATTO II°        SCENA I°     Tre giorni dopo, sera.

                        SCENA II°    Stessa sera, più tardi

ATTO III°       Il mattino seguente

Ogni riferimento a qualsiasi persona, viva o morta, è casuale.

°*°*°*°*

N.B. - La durata della commedia, esclusi gli intervalli, è approssimativamente di un’ora e 45 minuti.


ATTO PRIMO

Il sipario si alza su una stanza all’ultimo piano dell’Hotel Splendide. E’ una stanza già riservata al personale, ora in disuso. Una porta a destra comunica con il corridoio e un’altra a sinistra comunica con il bagno. Porte finestre sul fondo al centro e a destra si aprono su un terrazzo dal quale si gode la vista di un’alta montagna innevata. La stanza è scarsamente arredata. Due letti in ferro. Uno è coperto da un telo; sull’altro, due sedie rotte. Su entrambi materassi e cuscini. L’arredo è ridotto al minimo, per una camera da letto, e al muro è appeso un telefono.

E’ una mattinata fresca, assolata - tempo ideale per sciare. Le finestre sono chiuse e così le persiane, e la stanza è poco illuminata. Dal cortile sottostante sale il suono di una fisarmonica.

(Alphonse entra da destra. E’ un valet de chambre. Indossa un grembiule bianco su pantaloni neri, ed ha un berretto in testa. Porta lenzuola, coperte e un cuscino per uno dei letti, ed uno straccio e un lucido per scarpe. Lascia la porta aperta ed avanza  osservando la stanza con disgusto)

ALPHONSE  Mon dieu, mon dieu, quelle puanteur ici! (Posa la biancheria e gli stracci sulla cassetta a piedi del letto di destra) Ah, ça c’est mieux. (Sale sulla pedana al centro e spalanca le porte-finestre. Apre la persiana di destra e la ferma. Si affaccia dal terrazzo e grida al fisarmonicista in basso) Eh, là, en bas, fais un peu moin chalut! Et toi! (apre la persiana di sinistra e la ferma) En avant! (Ritorna nella stanza, raccoglie biancheria e stracci e va verso il letto al centro. Nel passare accanto al tappeto arrotolato al centro gli dà un calcio e il tappeto si srotola. Lui posa le coperte, le lenzuola, il cuscino e gli stracci su uno sgabello ai piedi del letto di centro, e va a destra del letto, toglie il telo e lo scuote. Nuvole di polvere si alzano - preso da un accesso di tosse batte il materasso col pugno destro - è estremamente duro e lui si fa male alla mano) Quelle abomination - ce lit! Quelle horreur! Tant pis - c’est bon pour les Anglais! (ride. Prende le lenzuola piegate e le apre sul letto. Quindi gira dal lato sinistro del letto e incomincia a prepararlo. Si sentono le voci di Humpy e Mary che si avvicinano)

HUMPY         (f.c.) Da che parte vado adesso, Mary?

MARY            (f.c.) Proprio davanti a te, Humpy. 404 - è scritto sulla porta.

(Humpy entra da destra, seguito da Mary. E’ sui 35 anni, amabile, ostinato e un po’ tardo a capire. Al momento è completamente preso dal proprio stato di salute. Indossa un pigiama di flanella, una veste da camera leggera e pantofole imbottite. Porta una sacca di spugna e un ombrello piegato. Mary, sua moglie, è una creatura carina, allegra, molto più giovane del marito. Indossa pantaloni da sci, un maglione e scarpe da riposo. Porta un grande vassoio sul quale sono disposti romanzi, un termometro, la borsa dell’acqua calda, bottiglie di acqua tonica, occhiali da vista, uno specchio per radersi, un pacchetto di Gauloises e una scatola di fiammiferi. Humpy avanza verso il centro, Mary va al letto di destra)

ALPHONSE  Bonjour, monsieur, madame.

MARY            Bonjour.

HUMPY         Bonjour. Mary, questa non può essere la mia nuova camera.

MARY            Sulla porta c’è scritto 404, ed è il numero che ci hanno detto.

                       (Alphonse è sempre impegnato a preparare il letto. Ha steso e rimboccato le lenzuola ed ha messo il cuscino a capo del letto. Prende le coperte, le apre e le rimbocca da piedi)

HUMPY         Ma è una soffitta!

MARY            (va verso Humpy e indicando il bagno, la cui porta è aperta) Non è poi tanto male; e guarda, Humpy, c’è anche un bagno.

HUMPY         (andando davanti al letto di centro) Dov’è?

MARY            Da quella parte.

HUMPY         Quella è una bagnarola.

MARY            E’ il bagno. (Mary muove qualche passo verso il centro destra) Piuttosto, Humpy, guarda che bella vista!

HUMPY         (va ai piedi della pedana) Non riesco a vedere niente con quell’enorme maledetta montagna davanti.

                       (Humpy sale sulla pedana)

MARY            Guarda che meraviglia, Humpy - cielo azzurro, sole, neve.......

HUMPY         La neve che ho visto mi basterà per tutta la vita!

MARY            (viene avanti verso lo scatolone ai piedi del letto di destra, e vi posa sopra il vassoio) Non è possibile - siamo arrivati solo ieri sera.

HUMPY         Nient’altro che rocce e alberi di Natale. (raggiunge Mary alla destra dello scatolone al centro) Vorrei non esserci mai venuto. Sapevo che non me la sarei goduta, questa vacanza.

(Alphonse gira intorno al letto di destra e rimbocca lenzuola e coperte da quel lato)

MARY            Non è mica colpa mia se ti ammali appena arrivato.

(Humpy si gratta)

                       E il dottore ti ha detto di non grattarti.

HUMPY         Dice bene, lui - Lui non ha i foruncoli. Vatti a fidare dei mangiarane! Mettere un ammalato in una stanza come questa.

(Il suono della fisarmonica si allontana)

MARY            Un albergo inglese ti avrebbe buttato fuori. La varicella è molto contagiosa, sai. E poi, Humpy, adesso siamo in Francia, perciò evita di chiamarli mangiarane. Non gli piace, lo sai.

HUMPY         Beh, e a me non piace questa stanza. (rivolgendosi ad Alphonse) Ehi, tu!

(Alphonse lo ignora)

MARY            Lascia fare a me, tesoro.

HUMPY         No, e non ho nessuna intenzione di stare a sentire voi due blaterare in francese. Non capisco un accidente di quello che dici.

(Mary si siede sulla cassetta ai piedi del letto di destra e sulla sponda del medesimo.  Alphonse sta rimboccando le lenzuola e le coperte sotto la sponda del letto di centro, voltando le spalle a Humpy. Humpy lo punzecchia con la punta dell’ombrello. Alphonse sussulta)

                       Vous!

ALPHONSE  (voltandosi) Moi?

(Humpy va a sinistra dello scatolone al centro e Alphonse va a porsi alla sua sinistra)

HUMPY         Oui. Questa è la mia stanza?

ALPHONSE  Pardon?

HUMPY         Est ce que mon chambre?

ALPHONSE  Mais oui, monsieur.

HUMPY         Beh, non mi piace.

ALPHONSE  Comment?

HUMPY         Cette chambre pas bong.

ALPHONSE  La chambre n’est pas bonne?

HUMPY         Nong.

ALPHONSE  Mais si, mais si, si si si si.

HUMPY         Mais nong, nong nong nong nong nong.

(Alphonse si allontana da Humpy disgustato e si ritira borbottando tra sé alla sinistra del letto di centro, dove finisce di rifare il letto)

MARY            Humpy! Così non ottieni niente.

HUMPY         Quell’idiota non capisce il francese. (Humpy va al centro-sinistra e chiama di nuovo Alphonse) Ici. (Alphonse va alla sinistra di Humpy) Io sono malato. (Humpy mostra la guancia) Foruncoli. Les foruncoli. Hai mai visto foruncoli. Comme ça?

ALPHONSE  (si sporge e osserva da vicino) Oh, là là! Non va, eh?

HUMPY         (a Mary) Ecco, lo vedi? Anche lui pensa che è grave.

MARY            Beh, io no, e neppure il dottore lo pensa.

ALPHONSE  Dottore non bravo! Lui uccidere mia nonna - lei avere stessi foruncoli - come lei.

HUMPY         Ne sei certo?

ALPHONSE  (osservandolo ancora da vicino) Sì, sì, stessi foruncoli. Lui mandato lei in ospedale - lei perso la gamba, i denti, il braccio, i capelli...

MARY            Dunque ospedale non buono?

ALPHONSE  Ospedale cattivo. (va verso Mary) Tanti entrano, pochi escono. (torna alla destra di Humpy) Dopo che mia nonna perduto anche...

HUMPY         Non voglio sentir più niente di sua nonna.

ALPHONSE  Non c’è altro da sentire - lei morta. E’ stato orribile.

MARY            Così sembra.

ALPHONSE  C’est la vie.

(Alphonse va di fronte a Humpy - prende i suoi stracci e incomincia a spolverare intorno al tavolo da toletta accanto alla porta del bagno)

HUMPY         Che cosa dice?

MARY            Dice “E’ la vita”.

HUMPY         A me sembra piuttosto una morte.

MARY            Rilassati, Humpy. (si alza e va alla destra dello scatolone)

HUMPY         Come faccio a rilassarmi pensando a sua nonna? Niente gambe, niente denti, niente braccia, niente capelli.

MARY            Non sarà il tuo caso. (si avvicina a Humpy) Guarda me. Io ho avuto la varicella quando ero in fasce.

HUMPY         Magari l’avessi avuta allora anch’io. La mia tata avrebbe saputo come curarmi.

MARY            E io vorrei che fosse qui adesso a curarti.

HUMPY         Anch’io.

MARY            Grazie! (Mary si allontana da Humpy e va verso i gradini della pedana al centro-destra. lui la segue)

HUMPY         No, no, no. Non volevo dire questo. A dir la verità ne avevo una paura matta. Solo che lei sapeva tutto su queste cose. Quando ebbi la tosse convulsa rischiai di morire, sai.

MARY            Beh, se questa volta correrai questo rischio, la chiamerò.

HUMPY         Immagino che a quest’ora sia morta, povera vecchia.

MARY            Smettila di parlare di morte! Perché non ti infili a letto e cerchi di dormire?

HUMPY         Io non lo sopporto questo posto. Mando a chiamare il proprietario.

                       (Humpy va al centro-sinistra. Mary sale sulla pedana. Alphonse è alla toletta a sinistra, volgendo le spalle a Humpy)

                       Ehi - tu - George - George!

ALPHONSE  (si volta e va da Humpy) Io? Io mi chiamo Alphonse - mio fratello si chiama Georges, mia sorella si chiama Georgette e mia nonna si chiamava...

HUMPY         Lo so - Georgina.

ALPHONSE  No, no, Violette.

(Alphonse posa per terra lo straccio per le scarpe che ha in mano, e comincia a lucidare il pavimento attorno alla porta del bagno)

HUMPY         Sì, sì! Bene, Alphonse - Alphonse, smetti di pattinare - et allez vous ong pour le proprietario.

ALPHONSE  (smette di lucidare e va alla sinistra di Humpy)  Lei volere monsieur Victor?

HUMPY         Oui.

ALPHONSE  (incredulo) Lei volere monsieur Victor salire quassù?

HUMPY         Oui.

ALPHONSE  Ma monsieur Victor jamais salire quassù.

HUMPY         Beh, avrebbe dovuto farlo già molto tempo fa. Vai a prenderlo - subito!

ALPHONSE  Vado, subito. (Alphonse va alla porta di destra. Mary è arrivata in cima ai gradini della pedana ) Forse signor Victor salirà quassù perché ama l’Inglese - anch’io amo l’Inglese, ma signor Victor ama davvero l’inglese. (Alphonse esce da destra chiudendosi la porta alle spalle)

HUMPY         Non ho ancora conosciuto il proprietario, ma sembra una brava persona.

MARY            (scende dalla pedana e preleva il vassoio dallo scatolone ai piedi del letto di destra) Forse è un anglofilo. Sai, di quei francesi che ci tengono ad essere scambiati per inglesi.

HUMPY         Sciocchezze.

                       (Mary si avia col vassoio verso la toletta a sinistra)

                       Come può pensare- uno straniero - di farsi passare per un inglese!

                       (Mary passa davanti a Humpy)

                       Ah, il termometro.

                       (Humpy cerca di prenderlo dal vassoio ma Mary ormai è passata oltre e procede verso la toletta, dove posa il vassoio)

MARY            No - non vorrai prenderti di nuovo la temperatura!

(Mary prende sigarette e fiammiferi, un bicchiere e i quattro romanzi dal vassoio e passando davanti a Humpy gira dal lato destro del letto di centro e posa il tutto sul comodino accanto al letto. Mette i romanzi all’angolo sinistro superiore, il bicchiere all’angolo inferiore e le sigarette con i fiammiferi all’angolo inferiore destro. Humpy fa qualche passo verso il centro-sinistra)

HUMPY         Quando avevo il morbillo la Tata mi prendeva la temperatura ogni mezz’ora. (va verso la toletta e prende dal vassoio lo specchio da barba. Va davanti al baule ai piedi del letto di centro)

MARY            Tu la prendi ogni cinque minuti. Non ho mai visto nessuno farsi prendere dal panico in questo modo.

HUMPY         Ci vuole ben altro della nonna di Alphonse per spaventarmi.

                       (Si guarda la lingua allo specchio)

                       Mary, Mary! Presto, vieni qui!

                       (Mary accorre alla destra di Humpy)

MARY            Che c’è, adesso!?

HUMPY         Guarda qua. Non vedi niente di strano? (le mostra la lingua)

MARY            Hai tirato fuori la lingua!

HUMPY         E’ piena di macchie.

MARY            Puoi avere le macchie anche sulle tonsille, per quel che me ne importa. Sono stanca morta.

HUMPY         (posa di nuovo lo specchio sul vassoio, mentre Mary si siede sul baule ai piedi del letto di centro) Tu sei stanca morta. Ma sono io l’ammalato.

MARY            E io sono quella che ha passato la notte in bianco. Non potevi grattarti in silenzio?

HUMPY         E’ impossibile grattarsi in silenzio. (Hump viene avanti, grattandosi)

MARY            Rieccoti. Gratta, gratta, gratta.

HUMPY         Ho prurito dappertutto. (Humpy si guarda attorno cercando qualcosa con cui grattarsi la schiena e va verso la colonnina ai piedi dei gradini della pedana al centro-destra)

MARY            Non ho mai visto nessun altro uomo ammalato in modo così disgustoso come te.

HUMPY         Immagino che quando parli di un altro uomo alludi al “Farabutto”.

MARY            Ti sarei grata se non ti riferissi sempre al mio ex-marito come al “Farabutto”. Clive semplicemente non era un buon marito.

HUMPY         Se uno che ti mangia tutto il patrimonio e ti lascia senza un soldo non è un farabutto, cos’altro è? Se non altro, io non mi faccio mantenere da te.

MARY            Non potresti - non avrei i mezzi per farlo!

                       (si alza e va verso la toletta a sinistra e prende la borsa dell’acqua calda dal vassoio)

                       Dopo tutto, Clive, quando era malato, non dava fastidio. Lui prendeva una bottiglia di whisky e un centinaio di sigarette e si infilava a letto.

                       (Mary si avvia verso la porta del bagno)

HUMPY         La tua preoccupazione era con chi si infilava a letto quando stava bene. Ah, ah.

                       (Humpy incomincia a strofinare la schiena contro il pilastro. Mary, sulla porta del bagno, si volta)

MARY            Certi apprezzamenti grossolani riservali per i tuoi amici della Borsa. Si dà il caso che Clive fosse molto ricercato dalle donne - gli correvano dietro - e forse lo fanno ancora. Humpy, hai mai visto una vecchia puttana piena di pulci grattarsi contro un lampione?

HUMPY         No.

MARY            Io sì - adesso. (Mary lancia la borsa dell’acqua calda sul letto. Humpy smette di grattarsi e avanza verso il centro)

HUMPY         Mary, non ti ho mai visto così dura con me, prima d’ora.

MARY            (va a sedersi sul bordo sinistro del baule ai piedi del letto di centro) Ti meravigli? E’ la prima volta che ti porto a sciare, e siamo costretti a stare relegati quassù tutto il tempo, invece di uscire al sole e sulla neve. Tu te ne freghi perché a te non piace, ma a me sì!

HUMPY         Sono un bruto egoista! Ti ho rovinato la vacanza. E’ proprio degno di me - non me ne va mai bene una. (va verso di lei)

MARY            Non è colpa tua, tesoro. E’ solo che speravo in una vacanza meravigliosa - una specie di seconda luna di miele.

HUMPY         Oh, cara... (si siede alla destra di Mary) Ora ti dico che cosa faremo. Quando andremo via di qui, ci faremo una vera vacanza a Troon.

MARY            Perché proprio Troon?

HUMPY         E’ dove abbiamo passato la nostra luna di miele. Non ricordi?

MARY            Sì, certo.

HUMPY         Ne ricordo ogni minuto. Tu no?

MARY            Sì, Humpy.

HUMPY         Anche tutte le cose che abbiamo fatto?

MARY            Sì, Humpy.

HUMPY         Vorrei tanto essere di nuovo là. Tu no?

MARY            No, Humpy.

HUMPY         No? Come sarebbe a dire?

MARY            Non mi è piaciuta neanche un po’.

HUMPY         Cosa?!

MARY            Ho detto che non mi è piaciuta.

HUMPY         Non ti è piaciuta la luna di miele? Cos’aveva che non andava?

MARY            Troppo golf. Trentasei buche al giorno - troppo golf.

HUMPY         Ma quando ti chiesi di sposarmi ti chiesi anche se ti piaceva il golf, e tu hai detto “Sì”.

MARY            Ho detto che “Sì”, ti avrei sposato, non che mi piaceva il golf.

HUMPY         Potevi essere più precisa, allora.

                       (si alza e passando davanti alla cassetta al centro va verso i gradini a centro-destra. Sale sul secondo gradino)

                       Beh, comunque d’accordo - a te non è piaciuta Troon e tutto quel golf, ma a me non piace questo posto e tutta questa neve.

MARY            Ecco, non cambi mai. Non vuoi mai provare qualcosa di nuovo. Sei un abitudinario.

HUMPY         Non me ne ero mai accorto.

MARY            E immagino che non avrai notato neppure che ci stiamo allontanando?

HUMPY         Come possiamo allontanarci se siamo degli abitudinari?

MARY            Il tuo guaio è che a te piace essere schiavo delle abitudini.

HUMPY         (scende dai gradini e viene verso il centro) Il mio guaio è che sono troppo vecchio per te, Mary. Non avrei mai dovuto sposarti.

MARY            Oh, Humpy, che cosa orribile hai detto!

HUMPY         No, no - lo dicevo per te. (si siede di nuovo accanto a Mary) Le ragazze carine come te non dovrebbero mai sposare degli sciocchi come me.

MARY            Ma, caro, tu non sei sciocco.

HUMPY         Oh, sì, eccome. E lo so. E purtroppo ti amo in modo molto sciocco.

MARY            (Gli si avvicina) Ma a me piace essere amata in modo sciocco.

HUMPY         Vorrei poterti amare in modo più brillante - più come “Il Farabutto”.

MARY            Ma - Humpy, io ti amo proprio perché non sei come “Il Farabutto” - per questo ti ho sposato.

HUMPY         Mi sono chiesto spesso perché mi hai sposato - adesso lo so: perché non sono come “Il Farabutto”.

MARY            Vecchio stupido! Ti ho sposato perché ti amavo.

HUMPY         Perché non sono come “Il Farabutto”. Sai, Mary, è terribile essere amati perché non sei come qualcun altro, quando invece vorresti essere amato per te stesso.

MARY            Quando ti metti in testa una cosa è molto difficile amarti comunque.

HUMPY         Ecco, vedi - due anni di matrimonio e non sai neppure più se mi ami. (si alza) - Se somigliassi di più al “Farabutto”...

MARY            (va a piazzarsi davanti a Humpy) Se nomini ancora una volta Clive, esco da questa stanza e ti lascio per sempre...

HUMPY         E non ti biasimerei. Tu non hai la varicella. Esci e divertiti, e lasciami cuocere nel mio brodo...

MARY            (salendo i gradini della pedana) Ma Humpy, non lo capisci? Io volevo divertirmi insieme a te. Volevo scalare quella montagna con te.

HUMPY         (la raggiunge sulla pedana) A me sembra che faccia un freddo cane!

MARY            Ma no, no. (Lo prende per mano e lo guida fuori sulla terrazza) E’ meraviglioso! Guarda - la baita dove si passa la notte e poi, su, il ghiacciaio, da dove si vede sorgere il sole - e dietro quella nuvola c’è la vetta, dove si fa colazione... (Mary rientra nella stanza e si ferma in cima ai gradini) Cioccolata e fagioli freddi, cotti al forno - oh, che ricordi!

HUMPY         (la raggiunge) Mary, ma tu sei già stata in questo posto?

MARY            Ehm - sì. Non te l’avevo detto?

HUMPY         No. E con chi ci sei venuta?

MARY            (scende i gradini, seguita da Humpy) Ehm - con i miei.

HUMPY         Non riesco proprio a immaginare nessuno dei tuoi scalare quella montagna. Non riesco a immaginare neanche me, a pensarci bene. Non ho nessuna intenzione di rompermi l’osso del collo.

MARY            Ecco, lo vedi? Non hai proprio il senso dell’avventura. Clive, invece, era sempre pronto a tentare nuove esperienze.

HUMPY         Soprattutto nuove ragazze. Del resto era un avventuriero. Ti lasciava sempre sola come un cane.

MARY            Beh, quando siamo stati qui non mi lasciava certo sola. Non aveva la varicella, lui. (Mary sferra un calcio allo scatolone. Humpy le si avvicina)

HUMPY         Mary, sei venuta qui con Clive?

MARY            Beh - sì. Non te l’avevo detto?

HUMPY         No. Hai detto che eri venuta qui con i parenti.

MARY            E lui non era un parente? Era mio marito. Posso prenderti la temperatura?

HUMPY         Adesso non mi va. E che ci facevi, qui, con Clive?

MARY            Sciavamo. - E adesso falla finita, caro.

HUMPY         Quando ci sei venuta con lui?

MARY            Dopo il matrimonio.

HUMPY         Solo dopo?

MARY            Sì. - Coraggio, adesso bevi un po’ d’acqua tonica...

HUMPY         Mary, non sei mica venuta qui in viaggio di nozze, con Clive?

MARY            Ecco - sì.

HUMPY         Mica in questo albergo?

MARY            Sì - ma era una gestione diversa, allora.

HUMPY         Capisco. (si volta, e poi torna a voltarsi di nuovo) No, accidenti, non lo capisco affatto! E’ troppo complicato. La montagna, la baita, la cioccolata e i fagioli... Tutto con lui?

MARY            Sì, Humpy.

HUMPY         E avevi intenzione di ripetere tutto questo insieme a me?

MARY            Beh - sì, Humpy.

HUMPY         Per paragonarmi a lui, passo dopo passo, bacio dopo bacio.

MARY            No, Humpy. Detto così sembra terribile.

HUMPY         E’ terribile - Portare il tuo secondo marito in una seconda luna di miele nello stesso albergo dove hai passato la prima luna di miele con il tuo primo marito...

MARY            Messa così, in effetti, suona strano.

HUMPY         Strano! E’ più che strano. Non capisco come ti sia venuto in mente.

MARY            (va verso Humpy) Beh, io ho passato un periodo stupendo qui con Clive, e volevo passarne uno ancora più stupendo con te.

HUMPY         (volgendole le spalle e allontanandosi) Dobbiamo andarcene immediatamente. Questo posto deve essere saturo di ricordi di lui. Accidenti, non l’ho mai conosciuto di persona, eppure è come se stesse praticamente nella stanza con me.

MARY            Ma ti assicuro che Clive non è mai venuto quassù.

HUMPY         Quale stanza vi avevano dato?

MARY            L’appartamento nuziale, naturalmente.

HUMPY         Questo spiega tutto. (si volta e va verso la porta, seguito da Mary) Si va via immediatamente.

(Si sente bussare alla porta di destra. Humpy si blocca e Mary anche, a due passi da lui. Entra Victor Montenay. E’ un giovane francese di bell’aspetto, abbigliato come un gentiluomo di campagna inglese - completo di tweed, maglione giallo e scarpe di camoscio. Victor chiude la porta)

VICTOR        Salve, amico.

HUMPY         Ehm - salve. Oh, credo di doverla avvertire: Ho la varicella.

VICTOR        Sì, lo so. Mi dispiace. Voleva vedermi?

HUMPY         Chi, lei? No, non mi pare.

MARY            (gli si avvicina) Deve essere...

HUMPY         Mi hanno relegato in questa soffitta spaventosa. Ho mandato a chiamare il proprietario per esprimergli le mie proteste.

MARY            Humpy! Credo che questo sia...

HUMPY         E quel maledetto mangiarane dovrebbe essere già qui.

VICTOR        Il maledetto mangiarane è arrivato. Sono il proprietario, amico.

HUMPY         Dio santo! Sono davvero mortificato.

VICTOR        (deglutisce) Non ha importanza. Sono dotato di un senso dell’umorismo quasi britannico. Guardi: riesco a ridere anche di me stesso. Ha, ha.

HUMPY         Ma lei non ha l’aria di uno straniero.

VICTOR        Infatti non lo sono. E’ lei che è straniero, qui.

(Ridono tutti alla battuta. Ma all’improvviso Humpy si ferma: lo hanno chiamato “straniero”!.)

HUMPY         Uno straniero, io!

VICTOR        (diventando meno inglese) Enchanté, madame. (a Humpy che gli passa davanti) Pardon.(poi continua, rivolto a Mary, le prende la mano e gliela bacia) Sono ai suoi ordini, madame; per qualsiasi cosa possa occorrerle.

MARY            Credo che mio marito volesse parlarle.

HUMPY         Ecco, stavo per - Je suis aller...

MARY            Humpy, forse non l’hai notato, ma il signore parla inglese.

HUMPY         Cavolo, se lo parlo! Ho fatto la guerra nella cara vecchia Inghilterra. E’ là che ho imparato così bene l’inglese. Porca miseria.

                       (Humpy con un cenno gli fa capire che non è il linguaggio da usare in presenza di una signora)

                       Pardon, madame. (prende la mano di Mary e gliela bacia di nuovo, questa volta indugiando un po’) Posso esserle utile?

MARY            Merci, M’sieur. Vous êtes bien aimable.

VICTOR        Madame parla français?

MARY            Mais oui.

VICTOR        Madame parle bien!

MARY            Vous trouvez?

VICTOR        Mais oui.

(E’ chiaro che Humpy non ha gradito l’andamento degli eventi e li interrompe prendendo il braccio di Victor con il manico dell’ombrello, e allontanandolo)

HUMPY         Come stavo per dirle - me ne vado da quest’albergo.

VICTOR        Se ne va? Non si trova bene, qui?

HUMPY         No, niente affatto.

VICTOR        E dove andrà?

HUMPY         Il suo non è l’unico albergo della zona.

VICTOR        Ma lei ha la varicella.

MARY            (ponendosi fra i due) Ha ragione, Humpy. Monsieur è molto gentile a permetterti di restare qui. Brulichi semplicemente di germi. (rivolge un sorriso a Victor e va alle spalle di Humpy)

VICTOR        Se va via da quest’albergo, deve andare all’ospedale - è una legge della polizia.

HUMPY         Preferisco l’ospedale.

MARY            Humpy! Attento...

VICTOR        Non credo che lei preferirebbe l’ospedale.

HUMPY         Lo preferisco a questa topaia.

VICTOR        Topaia!

MARY            Humpy! Ricordi Alphonse - sua nonna...

VICTOR        Se la pensa così, vada in ospedale e provi pure...

HUMPY         E’ quello che farò.

MARY            “Tanti entrano - pochi ne escono”: Ha detto così.

HUMPY         Non me ne importa.

                       (Victor attraversa la stanza e va al telefono)

VICTOR        Faccio venire un’ambulanza. (solleva la cornetta e aspetta la risposta del telefonista)

MARY            Pensaci - niente braccia, né gambe né capelli!

HUMPY         (a Victor) Lasci perdere l’ambulanza. (Victor riabbassa la cornetta) Credo che mi vestirò e me ne tornerò immediatamente in Inghilterra. Dove sono i miei vestiti?

VICTOR        Non ci sono. (si avvicina allo scatolone)

HUMPY         Ma ne avevo una valigia piena.

VICTOR        Li ho mandati a sterilizzare.

HUMPY         Tutti?

VICTOR        Sì, tutto quel che c’era.

HUMPY         D’accordo, non ho niente, ma che cosa mi metto? Prima o poi dovrà riportarmeli.

VICTOR        Impossibile, amico, ci vogliono diversi giorni. All’ospedale le daranno dei panni puliti.

HUMPY         Ma io all’ospedale non ci vado. (si siede sullo scatolone) Ho cambiato idea.

VICTOR        Anch’io - In questo albergo ci sono dei clienti che non gradirebbero la presenza di una persona malata di varicella.

HUMPY         Spero che non voglia farsi condizionare dai suoi clienti?...

VICTOR        Se sono americani - sì. I dollari sono sempre dollari.

HUMPY         Non mi farò sbattere fuori di qui per un pugno di Yankees!

MARY            Humpy! (rivolta a Victor) Mio marito veramente voleva dire che se lei è così gentile da consentirgli di rimanere qui, lontano da tutti, nessuno si accorgerà neppure della sua esistenza. Lui si impegnerebbe a non mettere piede fuori di questa stanza. Vero, Humpy?

HUMPY         (energicamente) No!

MARY            Humpy, ti prego... (lo bacia sulla fronte)

HUMPY         E va bene, non uscirò dalla stanza.

MARY            (a Victor) Ecco, signore. Adesso può rimanere?

VICTOR        Lei mi ha convinto, madame. (le bacia la mano) E’ una mia debolezza... (le bacia di nuovo la mano) ...Adoro le inglesi. (squilla il telefono) Pardon.

                       (nuovo baciamano)

MARY            Merci, m’sieur.

                       (Victor va al telefono, che ha continuato a squillare, e risponde)

VICTOR        Sì, pronto...

(Mary  si avvicina a Humpy. Si sente una voce profonda, di donna, americana)

VOCE            (proveniente dal telefono) Pronto? Parlo col signor Victor?

VICTOR        (con un sussurro, rivolto a Mary e Humpy) Mon Dieu! La signora Hackenfleuger. (al telefono) Sì, signora Hackenfleuger. Ai suoi ordini.

VOCE            Ho sentito dire che c’è una malattia in albergo.

VICTOR        No, nessuna Malattia.

VOCE            Nessuno con la varicella?

VICTOR        No, niente varicella.

VOCE            Ah, sì, eh? Bene, mi stia a sentire - Ho appena parlato col dottore.

VICTOR        (A loro) Ha parlato col dottore.

VOCE            Il dottore dice che in albergo ci sono due casi di varicella.

VICTOR        Due casi di varicella? No, ce n’è uno!

                       (Mary gli fa un gesto per pregarlo di fare attenzione, e Victor si riprende in fretta)

                       Cioè - non ce n’è uno.

VOCE            Ce n’è uno nascosto in soffitta e uno che gironzola in fondo alle scale.

VICTOR        No, signora Hackenfleuger!

VOCE            Ci tiene ad avermi come cliente?

VICTOR        Sì, certo. Io adoro gli americani. Farei non so che cosa per gli americani.

VOCE            Allora li spedisca immediatamente all’ospedale.

                       (Rumore della comunicazione che viene interrotta)

VICTOR        E’ terribile... Prima una varicella - adesso due. Dovrete andarvene.

HUMPY         Ma ha detto che potevo rimanere.

VICTOR        Ora no, quella era la signora Hackengleuger della Scuola Superiore del Texas - se se ne va lei, si porta dietro le sue venticinque collegiali e questo per me significherebbe avere venticinque stanze vuote in piena stagione. Sarei rovinato.

HUMPY         Se vado in ospedale sono rovinato io.

VICTOR        Rovinato o no, si prepari ad andarsene.(va alla porta a destra e l’apre) Io devo andare giù e cercare di individuare l’altro malato di varicella.

                       (Giunto sulla porta si volta) Ma non dimentichi - Gli inglesi mi piacciono.

HUMPY         Ha uno strano modo per dimostrarlo.

VICTOR        Ah! ma i dollari mi piacciono ancora di più. (tira fuori di tasca una pipa, l’accende ed esce)

HUMPY         Mary, dovrai fare qualcosa.

MARY            Caro, che cosa posso fare?

HUMPY         Beh - sei una donna - e lui è un uomo.

                      

(Dal basso sale di novo il suono dell’armonica - lo stesso motivetto di prima)

MARY            Che cosa mi stai suggerendo, Humpy?

HUMPY         Se lo supplicassi, forse...

MARY            Humpy! Non ti vergogni?

HUMPY         Hai ragione, Mary. Non avrei mai dovuto proporti una cosa simile. Me ne starò qui ad aspettare l’ambulanza - e se non esco vivo da quell’ospedale, beh, sarà la mia fortuna.

MARY            No, amore, non permetterò che ti portino all’ospedale. Troverò il modo, vedrai. (Bacia Humpy sulla fronte e gli accarezza il mento) Su con la vita! (va alla porta e l’apre. Humnpy si volge verso di lei)

HUMPY         Fai attenzione, Mary. Sai come sono in francesi.

MARY            (dalla porta) Veramente no, ma di certo lo scoprirò presto.

(Mary esce allegramente. La risata di risposta di Humpy si trasforma in un’occhiata di smarrimento all’idea dell’implicazione della battuta di lei. Va al letto, nasconde l’ombrello sotto il letto, tira giù le lenzuola apprestandosi a mettersi a letto; quindi prende la borsa dell’acqua calda e va verso il bagno per riempirla, chiudendosi la porta alle spalle. Una breve pausa, e quindi da destra entra Clive Norton. Clive, un tipo di bell’aspetto, comune, è più giovane di Humpy. Indossa pigiama e veste da camera a colori vivaci, il tutto in seta. Ha in mano una bottiglia di whisky, una scatola di sigarette, fiammiferi e una copia de La Vie Parisienne. Ha una sigaretta accesa tra le labbra. Lascia la porta aperta ed avanza guardandosi attorno disgustato. Torna verso la porta, controlla il numero, alza le spalle e chiude la porta. Va verso il letto di centro, lo tasta e vi getta sopra una rivista. Posa la scatola di sigarette e i fiammiferi sul comodino da notte, si versa un whisky e posa la bottiglia. Beve e si stira. Si sforza di trovare il modo di grattarsi la schiena, non ci riesce, prende la rivista, l’arrotola e se ne serve per grattarsi. Si siede sul bordo del letto, si toglie le pantofole, e senza togliersi la vestaglia si infila a letto. Osserva di nuovo la stanza, spegne la sigaretta nel posacenere e si nasconde dietro la rivista. Humpy entra dal bagno, riavvitando il tappo della borsa dell’acqua calda. Va alla destra del letto e sta per mettersi sotto le lenzuola. Tira via le lenzuola e improvvisamente si rende conto che il letto è occupato. Contemporaneamente Clive lascia cadere la rivista e vede Humpy. Entrambi si esaminano a vicenda per un po’. Poi...)

HUMPY         Dio santo! Dico - vous - vous stare in mio letto.

CLIVE            Moi nel suo letto?

HUMPY         Oui e farà bene a filarsela al più presto perché moi varicella.

CLIVE            Moi varicella, pure.

HUMPY         Dio buono! Moi inglese - vous?

CLIVE            Moi inglese, pure.

HUMPY         Allora perché diavolo non l’ha detto?

CLIVE            Perché moi piace sentire vous parlez.

                       (Il suono dell’armonica si spegne)

HUMPY         Che cavolo ci fa nel mio letto?

CLIVE            Il suo letto?

HUMPY         Sì, stavo proprio per mettermici.

CLIVE            E’ arrivato in ritardo, vero?

HUMPY         Lei ha la faccia tosta, ma questo non le sarà di aiuto; quel tizio, Victor, vuole mandarci all’ospedale.

CLIVE            Vorrà dire che quel tizio, Victor, vuole mandare lei in ospedale.

HUMPY         Se devo andarci io, dovrà andarci anche lei.

CLIVE            E’ qui che si sbaglia. Io una stanza ce l’ho, lei no.

HUMPY         Quale stanza?

CLIVE            Questa.

HUMPY         Ma è la mia stanza.

CLIVE            L’ha pagata?

HUMPY         No.

CLIVE            Beh, io sì - in dollari.

HUMPY         Un inglese non dovrebbe trattare in questo modo un altro inglese.

CLIVE            Non è leale, vuol dire?

HUMPY         Niente affatto leale.

                       (Clive torna al suo giornale, mentre Humpy si allontana un po’, poi si volta)

                       Mia moglie impazzirà, se devo andare all’ospedale.

CLIVE            Oh! E’ qui anche lei?

HUMPY         Sì.

CLIVE            Immagino che troverà qualcun altro che la distrarrà in sua assenza.

HUMPY         E’ proprio una delle cose che mi preoccupano.

CLIVE            Ah - allora è carina?

HUMPY         E’ meravigliosa - lo dicono tutti.

CLIVE            Oh - quand’è così, può restare.

HUMPY         Ehi, dice sul serio?

CLIVE            Certo, può occupare quel letto. (indica il letto di destra)

HUMPY         Senta, lei è davvero molto, molto gentile. Tenga, prenda questa.

                       (gli porge la borsa dell’acqua calda che Clive mette nel letto)

CLIVE            Grazie di cuore. Mi dica - dovè ora sua moglie?

HUMPY         Vorrei saperlo.

CLIVE            Non l’avrà mica piantata in asso, vero?

HUMPY         Non potrei certo biasimarla, se anche l’avesse fatto. Le ho rovinato la vacanza - capisce, va pazza per lo sci.

CLIVE            Come la capisco!

HUMPY         Perché evidentemente anche lei scia, ma io no. Lei mi ricorda il “Farabutto”. Anche lui sciava.

CLIVE            Mi sta dando del farabutto?

HUMPY         Lei?! Per carità - è solo il primo marito di mia moglie. Lo chiamiamo così.

CLIVE            Che male ha fatto per meritarsi questo trattamento?

HUMPY         L’ha sposata per i soldi e poi l’ha piantata in asso - così! (fa schioccare le dita)

                       (Humpy vorrebbe grattarsi ma non riesce ad arrivare al punto che gli prude, fra le scapole; Clive lo osserva)

CLIVE            Qualche problema? (arrotola la rivista) Provi con questo. Guardi - così.

                       (gli mostra come si fa, poi gli porge la rivista) Arriva in tutti gli angoli.

HUMPY         Grazie. Un’idea brillante. (Usa la rivista per grattarsi, con sua grande soddisfazione. Quindi srotola la rivista e dà un’occhiata alla copertina)

                       Senta, non è mica roba porno? A mia moglie non piacerebbe.

CLIVE            Mettiamo in chiaro una cosa: questa è la mia stanza, e per bella che possa essere sua moglie - (recupera la rivista) non mi va che si metta a sficcanasare in giro dicendomi quello che posso e non posso fare.

                       (Una pausa)

HUMPY         Lei è misogino?

CLIVE            Ne ho l’aria? La verità è che ho avuto delle esperienze molto sfortunate con questo noioso, noioso, noiosissimo genere di cose.

HUMPY         La donna sbagliata, vero?

CLIVE            Piuttosto la moglie sbagliata.

HUMPY         Oh - brontolona?

CLIVE            Una strega, amico mio.

HUMPY         Un po’ forte, come espressione.

CLIVE            E’ stata mia moglie per un anno e poi mi ha piantato in asso - (fa schioccare le dita) così!

HUMPY         Deve essere stato doloroso per lei.

CLIVE            Son cose che lasciano il segno. Ma la vita continua, no?

                       (Prende il bicchiere e beve un sorso abbondante, quindi riposa il bicchiere)

HUMPY         Mi dispiace. Ma non parliamone, se le fa male.

CLIVE            Ormai il peggio per me è passato, e lei ha avuto la solitudine che cercava - magari ha sposato qualche pallone gonfiato di città e passa la giornata a sbadigliare.

HUMPY         Ben le sta. Certo che deve averne passate, lei! (Humpy si alza, guarda verso la porta e poi si volta verso Clive) Senta - potrei chiederle un consiglio?

CLIVE            Ma certo, vecchio mio. Venga qui. Si sieda. (Clive gli fa posto accanto a lui sul letto; Humpy si siede sul bordo)

HUMPY         Le cose tra mia moglie e me non vanno troppo bene.

CLIVE            Continui litigi o disarmonia generale?

HUMPY         Una disarmonia generale, direi. Mi ha trascinato qui per tirarmi fuori da quella che lei chiama la routine. Dovevamo andarcene su per le montagne, mano nella mano, proprio come aveva fatto a suo tempo col “Farabutto”.

CLIVE            Era già stata qui, con lui?

HUMPY         Sì, e la cosa mi ha dato molto fastidio.

CLIVE            Perché?

HUMPY         Avevano passato qui la luna di miele.

CLIVE            Come molti. In effetti, anch’io.

HUMPY         Con la S-T-R-E-G-A?

CLIVE            Sì. Ci sapeva fare, con gli sci. E’ l’unica donna che sia mai arrivata in cima a quella montagna.

HUMPY         Anche mia moglie dice di averla scalata.

CLIVE            Caro mio, le donne ne dicono tante!

HUMPY         Dice di esserci andata col “Farabutto”. Dice che passò la notte in quel rifugio.

CLIVE            (assente) Quel rifugio? E’ vero.

HUMPY         E all’alba attraversarono il ghiacciaio.

CLIVE            (come prima) Vero, anche questo.

HUMPY         E una volta in vetta mangiarono cioccolata e fagioli al forno.

CLIVE            (incomincia a realizzare) Verissimo anche questo!

HUMPY         (trionfante) Dunque è stata sulla vetta, eh?

CLIVE            (rassegnato) Proprio così.

(Humpy e Clive ridono entrambi. Humpy si volta verso la porta di destra e Clive smette di ridere e gli lancia un’occhiata perplessa. Humpy va a prendere dal comodino di notte la borsa di spugna che ci aveva posato prima)

HUMPY         Senta, io adesso vado a darmi una lavata. Se mia moglie ritorna, vuole essere così gentile da informarla che dividiamo questa stanza. Questo le solleverà il morale. (va verso la porta del bagno)

CLIVE            Aspetti. Come si chiama, sua moglie?

HUMPY         Mary. (entra in bagno, chiudendosi la porta alle spalle)

CLIVE            Oh, mio Dio! (salta giù dal letto senza mettere le pantofole - si precipita verso il telefono, lo afferra) Pronto...

VOCE OPERATORE Sì - pronto.

CLIVE            Sono il signor Norton. Devo andarmene immediatamente. Mi mandi su i miei abiti.

VOCE            Impossibile. Li stiamo facendo sterilizzare.

CLIVE            Allora esca e vada a comperarne degli altri.

VOCE            Impossibile.

MARY            (la sua voce, f.c., che dà istruzioni ad Alphonse) Alphonse!

CLIVE            Come non detto! (apre la porta. Mary è in fondo alle scale)

MARY            (f.c.)Alphonse, vada a prendere lenzuola e coperte per l’altro letto.

(Appena sente la voce di Mary, Clive chiude la porta e cerca altre vie di scampo. In bagno c’è Humpy, dunque quella via è esclusa. Corre sulla terrazza, si affaccia da destra e da sinistra, ma l’unica via è sopra la ringhiera, prova a scavalcarla ma l’altezza è vertiginosa. Con un rantolo di paura torna alla porta e l’apre ma Mary si sta avvicinando, e così anche quella via di fuga gli è interdetta)

ALPHONSE  (f.c.) Bien madame.

MARY            (f.c.)Penso io ad avvertire mio marito.

(Clive chiude la porta. disperato, si infila a letto e si tira le coperte fin sugli occhi, mentre Mary entra. Clive è coricato sul fianco destro)

MARY            (entrando) Humpy, tesoro, è tutto sistemato. (chiude la porta e va verso il lato destro del letto di centro) C’è solo una cosa - Dovrai dividere la stanza con una persona, ma non ti dispiacerà, vero? (Clive si volta sul fianco sinistro, e Mary va al lato sinistro del letto) Tesoro, non farai mica delle storie, eh? E’ sempre meglio che andare in ospedale. (C’è una grande agitazione nel letto) Coniglietto, fai il bravo! (di nuovo Clive si volta nel letto) Humpy, smettila di fare i capricci! (Mary molla uno scapaccione sul didietro di Clive, che con un grido salta su a sedere)

CLIVE            Ahi!

MARY            (rimane senza parole, poi) Clive!

CLIVE            Mary!

MARY            Sei proprio Clive!?

CLIVE            Certo che sono Clive.

MARY            Amore! (lo bacia)

CLIVE            Amore!! (L’abbraccia e la bacia appassionatamente. Mary si divincola e finalmente riesce a riprendersi)

MARY            Farabutto! (gli molla uno schiaffo mentre Humpy entra dal bagno in tempo per vedere il gesto finale, ma non quanto è accaduto prima. Rimane inorridito e la trascina verso il proscenio)

HUMPY         Mary! Mary, sei impazzita? Non puoi trattarlo così. E’ un brav’uomo - mi permette di dividere la stanza con lui. (Si allontana da Mary e va alla sinistra del letto da Clive) Sono davvero mortificato, non so che cosa le sia passato per la testa. (ritorna verso Mary) Devi capirlo. Ha avuto una vita molto infelice - sai, una donna...

MARY            Ma guarda!

HUMPY         Già. Un matrimonio tragico. Lei l’ha piantato in asso. (schioccando le dita) Così, all’improvviso.

MARY            Vuoi scherzare?

HUMPY         La vicenda gli ha rovinato la vita, naturalmente, ma tira avanti.

MARY            E lei? Tira avanti anche lei?

HUMPY         Ha fatto la prima cosa che le è capitata - ha sposato un pallone gonfiato  qualsiasi e si annoia dalla mattina alla sera.

MARY            E poi dicono che gli uomini non sono pettegoli.

HUMPY         No, no, questo non è pettegolezzo - è la pura verità. Dice che lei  era (sussurrandole all’orecchio) una ca-ro-gna.

MARY            Vuoi sapere una cosa?

                       (Clive alle loro spalle lentamente si nasconde sotto le lenzuola coprendosi il viso)

                       (all’orecchio di Humpy)  Quella ca-ro-gna ero io!

HUMPY         Tu!

MARY            Già - proprio io e questo tipo così straordinariamente gentile - il tuo nuovo amico - è Clive, o meglio “il Farabutto” come ti piace chiamarlo.

HUMPY         Ma Mary, non è possibile. Mi ha raccontato cose terribili.

MARY            Posso immaginare cosa ti ha raccontato. (passa davanti a Humpy e va verso il letto, da Clive) Sicché ti avrei piantato in asso rovinandoti la vita. Menteur, toi! (Mary avanza verso Clive minacciosa come per colpirlo di nuovo. Clive cerca di scansarla e si rivolge a Humpy)

CLIVE            E’ verissimo - Sono il suo ex marito, e visto che lei è l’attuale, la prego gentilmente di impedirle di picchiarmi di nuovo.

HUMPY         Accidenti - se tu sei “il Farabutto” e lei è quello che tu dici - io allora sarei il pallone gonfiato. (rivolto a Mary) Ma io non sono un pallone gonfiato, vero? E tu non ti annoi dalla mattina alla sera, no?

MARY            Quasi. Che altro ti ha raccontato?

CLIVE            Non gliel’ho raccontato io. L’ha raccontato lui a me!

MARY            Che cosa gli hai raccontato, Humpy?

HUMPY         Niente. Mi raccontava della routine in cui vivi.

MARY            Ma son cose da raccontare ad un estraneo?

HUMPY         Ma non è un estraneo. E’ “Il farabutto”.

MARY            Ragione di più.

CLIVE            E mi ha affascinato sentire quanto ti sei divertita nella tua luna di miele qui con me, cara.

MARY            Davvero tu apri bocca e le dài fiato, sai! (va da Clive e cerca di tirarlo fuori del letto) Alzati, Clive, e vattene.

CLIVE            Andarmene dal mio letto e della mia stanza? Non ci penso neanche.

MARY            Allora dovrai andartene tu, Humpy.

HUMPY         All’ospedale? Ma - Mary - “sono tanti quelli che entrano, ma pochi quelli che ne escono”.

(Clive salta fuori dal lato destro del letto. Mary si allontana. Clive si infila le pantofole e va ai piedi del letto, mentre Humpy va ai piedi del letto di sinistra)

CLIVE            Ha ragione, cara. Non ci manderesti neppure il tuo peggiore nemico - figurati una persona cara. A me non secca affatto che lui stia qui. (rivolto a Humpy) Tutto sommato andavamo d’accordo, non è vero, amico?

HUMPY         Beh, sì, vecchio mio.

CLIVE            Ma certo, amico.

MARY            (avvicinandosi ai due) Piantatela con queste smancerie - di prendervi gioco di me alle mie spalle - non ho intenzione di sopportarlo.

CLIVE            Ma Mary - questo poveraccio (dà una pacca nello stomaco a Humpy) - questo poveraccio non sopravviverebbe in ospedale. Coraggio, amico, mettiti nel mio letto.(accompagna Humpy al lato sinistro del letto. Humpy si siede sul bordo e si sfila le pantofole. Quindi si infila nel letto assistito da Clive che gli rimbocca le coperte e si adopera molto attivamente per lui. Mary va alla destra del letto) Mi sembriun po’ intontito, vecchio mio.

MARY            Non è affatto intontito e non è poi tanto vecchio. Non hai proprio un briciolo di dignità, Humpy?

CLIVE            Non farle caso. Non le permetterò di mandarti in ospedale. Sei mio ospite.

HUMPY         Grazie. Molto delicato da parte tua.

MARY            Adesso il mio secondo marito sfrutta il mio primo marito. Mi disgusti, Humpy.

CLIVE            Stai comodo, vecchio mio?

HUMPY         Comodissimo, grazie.

CLIVE            Hai bisogno di niente?

HUMPY         Ehm - no, grazie.

CLIVE            Non mi pare che tu stia molto bene. Hai la febbre?

HUMPY         Non saprei. Lei non ha voluto che la misurassi.

CLIVE            Oh, che vergogna! Mary, tu mi sorprendi. (va al tavolino da notte e prende il termometro) Ora la misuriamo subito.

MARY            (si accende una sigaretta) Ma sì, sì! Coccolatevi pure a vicenda, se vi fa piacere. (va a sedersi voltando le spalle ai due) Fate come se non ci fossi!

CLIVE            Apri la bocca. (Humpy obbedisce) Fammi vedere la lingua. (Humpy caccia fuori la lingua) Dio, com’è sporca! (gli mette il termometro in bocca) Tieni la bocca chiusa. (Clive va verso Mary) Tesoro, è un piacere rivederti.

MARY            Non posso dire altrettanto.

CLIVE            Sai - sono ritornato qui tutti gli anni - proprio per scalare la nostra montagna....

MARY            Con chi? O forse non te lo ricordi?

CLIVE            Da solo, ovviamente. Cara, non profanerei mai il ricordo della nostra luna di miele portando qui un’altra... (con un’occhiata a Humpy) Preoccupazione che non mi sembra tu abbia.

MARY            Non fare lo sciocco, Clive. Un posto vale l’altro.

CLIVE            La cosa mi ferisce, Mary. Dico seriamente... (le si avvicina) per me, questo è il nostro posto. Il nostro albergo la nostra montagna - il nostro rifugio...

HUMPY         (si toglie il termometro dalla bocca) Guarda un po’ - è salito...

CLIVE            I due minuti non sono ancora passati. Rimettilo in bocca. (Humpy obbedisce)

MARY            Non usare quel tono con Humpy.

CLIVE            Come hai potuto portarlo qui, cara? O questo posto non significa più niente per te?

MARY            Beh, naturalmente significa qualcosa.

CLIVE            Lo sapevo... (le si siede accanto) Eravamo molto innamorati, vero, Mary?

HUMPY         (togliendosi il termometro) Ma dico - insomma, Mary!

MARY            Rimettilo, Humpy. (Humpy obbedisce)

CLIVE            E rieccoci qui, cara, di nuovo al punto da dove abbiamo cominciato quattro anni fa. (le prende la mano) Non mi sembra vero.

MARY            Già.

CLIVE            Stesso rossetto. Stessa deliziosa ragazza. Stesso albergo. (un’occhiata all’anello di Mary) Anello diverso.

MARY            (ritrae la mano) E diverso marito.

CLIVE            Peccato. Un terribile sbaglio. (prende la sigaretta di Mary e tira una boccata)

MARY            Sbaglio - ...di chi?

CLIVE            Mio, cara.

HUMPY         (togliendosi il termometro dalla bocca) Mary, esci immediatamente dalla stanza. (legge il termometro) 42!!1

MARY            Uscire dalla stanza?!

HUMPY         Quell’uomo ti sta facendo la corte.

(Clive si alza e va verso la pedana. Humpy posa il termometro sul tavolino da notte e scende dal letto; si infila le pantofole e va verso Mary)

                       Coraggio, Mary - andiamocene. (intanto Clive sale sulla pedana) Che si riprenda il suo letto e si tenga i suoi sporchi dollari. Non li voglio.

(si sente bussare alla porta ed entra Alphonse con lenzuola coperte e cuscino per l’altro letto. Mary si volta verso di lui)

MARY            Bene, Alphonse, rifaccia pure il letto.

ALPHONSE  Bien, madame.

(Alphonse posa il tutto sul letto. Humpy va verso di lui)

HUMPY         Nong, nong - stop.

ALPHONSE  Comme vous voulez. (riprende su le lenzuola)

HUMPY         Non ho intenzione di dividere la stanza con lui.

MARY            Sshh! (ad Alphonse) Continui pure. Prepari il letto.

ALPHONSE  Bien, madame. (posa la biancheria)

HUMPY         Nong, stop.

                       (Alphonse prende su la biancheria. Humpy va verso la toletta a sinistra)

                       Non intendo stare qui con lui. Non lo sopporto!

MARY            Ma se solo un minuto fa pendevi dalle sue labbra! (lo segue)

HUMPY         Questo è stato prima che lui cominciasse a pendere dalle tue. Io vado all’ospedale!

MARY            D’accordo. Vorrà dire che io resterò qui a occuparmi di Clive!

HUMPY         (voltandosi verso di lei) Senza di me?

MARY            Certo. Non posso mica abbandonarlo, no?

HUMPY         Dici sul serio, Mary?

MARY            Eccome.

HUMPY         Quand’è così, rimango anch’io.

MARY            Oh, così va bene.

HUMPY         (andando verso la destra del letto di centro, ad Alphonse) Avanti, fai il letto, sbrigati.

ALPHONSE  Fai il letto! Disfa il letto! Avanti - indietro - che casino!

CLIVE            Sicché hai deciso di rimanere?

HUMPY         Sì. (si siede sul bordo del letto. Si sfila le pantofole e si infila a letto. Alphonse tira giù le sedie dal letto di destra e le piazza davanti alla porta)

CLIVE            Allora avrai bisogno dei miei sporchi dollari? (scende dalla pedana e prende la bottiglia di whisky e si siede sui gradini ai piedi della pedana. Alphonse intanto incomincia a fare il letto)

MARY            Sì, per favore, Clive. (una toccatina a Humpy) Te ne sarà grato. Ringrazia, Humpy.

HUMPY         Posso anche essere costretto a dividere una stanza con lui, ma non c’è motivo per cui debba fare conversazione con lui.

MARY            Vuoi dire che non gli rivolgerai la parola.

HUMPY         Sì, e ti prego di dirglielo.

MARY            Hai sentito, Clive? Humpy ha deciso che non ti rivolgerà la parola.

CLIVE            Digli che a me sta bene, cara.

HUMPY         Digli di non chiamarti “cara”.

MARY            Dice di non chiamarmi “cara”.

CLIVE            Digli che ci proverò, tesoro.

MARY            Dice che ci proverà, tesoro.

HUMPY         Digli...

MARY            Non gli dirò più niente. Ho già abbastanza da fare a curarvi tutti e due.

HUMPY         Non voglio che lo curi. In effetti non voglio che curi nessuno dei due. Prenderò un’infermiera.

MARY            In questo villaggio? A parte che non ho nessuna intenzione di lasciarvi da soli insieme. Magari adesso non vi parlate, ma appena volterò le spalle non farete che discutere. (osserva l’operato di Alphonse) E questo lei lo chiama rifare un letto? (va verso il letto e tira il capo del lenzuolo. Alphonse ai piedi del letto sta con l’altro capo del lenzuolo in mano) A monsieur piace che il lenzuolo da capo sia abbondante. Vero Clive?

CLIVE            Certo, cara.

MARY            Così. (dà uno strattone al lenzuolo e Alphonse perde l’equilibrio, cadendo sul letto. Si rialza e afferra la coperta dal baule ai piedi del letto)

ALPHONSE  Ah, no. Questo no. (lancia in aria la coperta e va sul fondo ai piedi dei gradini) Questo è troppo!

MARY            D’accordo. Il letto lo farò io.

CLIVE            Lascia che ti aiuti, cara. (va accanto al letto e posa la bottiglia del whisky per terra. Humpy tira fuori un notes e una penna dalla tasca della vestaglia e incomincia a scrivere)

MARY            Grazie, Clive. Proprio come una volta. (Clive e Mary incominciano a rifare il letto)

CLIVE            E’ vero.

HUMPY         (fa cenno ad Alphonse di avvicinarsi) Psst! Psst!

ALPHONSE  Dice a me?

HUMPY         Sì, a lei.

                       (Mentre Alphonse va da Humpy, Mary solleva il lenzuolo)

MARY            Ti piace sempre il lenzuolo ammucchiato ai piedi, Clive?

CLIVE            Che memoria! (i due stendono il lenzuolo) E tu lo vuoi sempre tirato su fino alle orecchie?

MARY            Già. Ricordi quante discussioni?

CLIVE            Come potrei dimenticarle! Non è facile!

                        (ridono, mentre Clive tira il lenzuolo da piedi e Mary da capo del letto)

HUMPY         Porti questo al signor Victor, per favore. (strappa una pagina dal blocco e lo porge ad Alphonse) Ma lo metta sotto il cappello.

ALPHONSE  (si toglie il berretto, ci mette sotto il foglio, e si rimette il berretto) Va bene, così?

HUMPY         No. Non intendevo - volevo dire -

ALPHONSE  (avviandosi alla porta di destra) Come tutti gli inglesi, completamente sciroccato! (ed esce, chiudendosi la porta alle spalle. Nel frattempo Mary e Clive hanno finito di rifare il letto)

MARY            Coraggio, Clive, mettiti a letto.

CLIVE            Voilà! Atteggiamento ospedaliero. (si siede sul letto e si sfila le pantofole)

MARY            Ti aiuto... (Clive si infila a letto aiutato da Mary. Lei gli rimbocca le lenzuola)

HUMPY         Cos’è, non sa mettersi a letto da solo?

MARY            Andiamo, Humpy, d’ora in poi devi vedermi non come moglie, e neppure come donna, ma come infermiera.

HUMPY         Lui non ti guarda come un’infermiera.

CLIVE            Invece sì. (prendendo la mano di Mary) Farò tutto quello che vorrai, sorella. (le bacia la mano, con soddisfazione di Mary)

MARY            Hai visto, Humpy? Clive ha capito, finalmente. (rivolta a Clive) Hai bisogno di qualcosa, Clive?

CLIVE            Potrei avere un bicchier d’acqua, per favore?

MARY            (dirigendosi rapidamente verso il bagno) Agli ordini! (entra in bagno)

CLIVE            Che servizio efficiente, in questo reparto!

MARY            (rientrando con un bicchiere e poca acqua, va verso Clive e glielo porge) Ecco l’acqua!

CLIVE            Grazie, sorella. (prende dal pavimento una bottiglia di whisky e ne versa nel bicchiere, quindi posa la bottiglia sul comodino da notte)

HUMPY         Voglio anch’io un bicchier d’acqua.

MARY            Per farne cosa?

HUMPY         Lui l’ha preso, non posso prenderlo anch’io?

MARY            Oh, come vuoi! (esce)

HUMPY         Mia nonna mi dava sempre l’acqua d’orzo.

MARY            (rientra con il bicchiere d’acqua che porta a Humpy) Spiacente - io posso darti solo acqua di rubinetto! Tieni!

HUMPY         Grazie. (prende il bicchiere, sorseggia e lo posa sul comodino)

MARY            Desideri altro, Clive?

CLIVE            Non vorrei disturbarti, sorella...

MARY            Sono qui per questo.

CLIVE            Le mie sigarette - sono sul tavolo. (indica il comodino accanto al letto di Humpy. Mary va a prenderle)

MARY            Le tue sigarette - sul tavolo! Eccoti servito. (gli porge le sigarette)

CLIVE            Grazie, sorella. (le posa sul comodino, mentre Mary si siede esausta)

HUMPY         Vorrei la pipa.

MARY            Potevi dirlo prima che mi sedessi! (si alza) Dov’è?

HUMPY         Sotto il letto, credo.

MARY            Per terra, vuoi dire?

HUMPY         Sì.

MARY            (infilandosi carponi sotto il letto) Humpy Millar! Incominci a stufarmi.

HUMPY         (trova la pipa nella tasca della vestaglia) Oh, no, l’ho sempre avuta in tasca.

CLIVE            Ha, ha!

MARY            (emergendo da sotto il letto) Hai detto qualcosa, Clive?

CLIVE            No, sorella.

MARY            (alzandosi e spolverandosi le ginocchia) Allora, è sicuro che nessuno dei due voglia ancora qualche altra cosa?

HUMPY                                Io ho tutto

(insieme)

CLIVE                                   Nient’altro, sorella!

MARY            Bene! (si siede sulla cassa a sinistra dei gradini. Clive e Humpy incominciano a grattarsi, Humpy con la rivista che prende dalla pedana dietro il letto, Clive con la bottiglia di whisky che prende dal comodino da notte. Mary li osserva in silenzio, finché...) Basta! Grattarsi è già abbastanza sgradevole - ma grattarsi con Johnnie Walker e La Vie Parisienne è il colmo. (si alza e strappa la rivista dalle mani di Humpy e la getta dietro il letto) Basta, Humpy. Te lo proibisco.

                       (Humpy, cercando di recuperare la rivista, si dà da fare per il letto con l’unico risultato di dare un calcio alla borsa dell’acqua calda e di scoprire i piedi. Mary l’osserva) Ma dove vai, Humpy?

HUMPY         Ti dispiacerebbe - ehm - rimboccarmi le lenzuola?

MARY            Subito.

                       (Humpy torna a raggomitolarsi sul letto. Mary prende la rivista e la posa sulla cassa a piedi del letto. Poi prende la borsa dell’acqua calda e, sollevando il lenzuolo dai piedi del letto, la getta con intenzione nel letto. Humpy sussulta)

HUMPY         Oh - ah!

MARY            (rimbocca le lenzuola dalla parte dei piedi e poi passa dalla parte della testa, fa sdraiare Humpy e gli rimbocca le coperte) A posto, Humpy.

CLIVE            Calma, sorella, c’è un ammalato.

MARY            Cos’è, vuoi che rimbocchi le coperte anche a te?

CLIVE            No, io sto bene.

MARY            Sei certo di non volere che abbassi un po’ il lenzuolo? O che lo alzi?

CLIVE            No, grazie.

MARY            Devo sistemarti il cuscino?

CLIVE            Beh, magari... (si siede e Mary dispettosamente sbatte il suo cuscino)

MARY            (va verso Humpy) E tu, Humpy? Vuoi che sistemi anche il tuo cuscino, forse?

HUMPY         Visto che hai sistemato il cuscino di Clive puoi sistemare anche il mio.

MARY            Beh, puoi sistemartelo anche da solo! Sono stufa di di servirvi, tutti e due.

CLIVE            Ma hai suggerito tu di sistemarmi il cuscino, sorella.

MARY            E non chiamarmi sorella! Se vuoi un’infermiera, procuratene una.

HUMPY         Già fatto.

MARY            Fatto cosa?

                       (si sente bussare alla porta)

HUMPY         Avanti.

VICTOR        (entra e chiude la porta) Allora vi siete installati! Che bello spettacolo!

HUMPY         Ha avuto il mio messaggio?

VICTOR        (gli si avvicina) Sì.

HUMPY         E ha trovato un’infermiera?

VICTOR        Amico mio, non è cosa facile, ma credo di avere combinato.

CLIVE            Com’è? Francese?

VICTOR        Inglese.

CLIVE            Carina?

VICTOR        Brutta.

CLIVE            Giovane?

VICTOR        Vecchia.

MARY            Proprio quel che ci voleva.

CLIVE            Non è riuscito a trovare di meglio?

VICTOR        Quelle anziane quando vanno in pensione vengono a ritirarsi qui dall’Inghilterra. (avvicinandosi al letto di Clive) Quando le ho detto che ci sono due ragazzi malati di maricella non vedeva l’ora di venire - come un vecchio cavallo da circo che sente l’odore dell’arena.

CLIVE            (a Humpy) Guarda che in che guai ci hai messo.

HUMPY         Se avessi trattato mia moglie col dovuto rispetto, non sarebbe stato necessario.

MARY            Ssssh! Humpy!

HUMPY         Non posso permettere che tu le prenda le mani e la chiami tesoro.

MARY            Trovo meraviglioso che il signor Victor si sia preso tanta pena per noi.

CLIVE            Sei tu che la chiami “tesoro”.

MARY            La neve quest’anno è meravigliosa, vero, signore?

HUMPY         Accidenti - ma è mia moglie - non la tua.

CLIVE            (si inginocchia sul letto e gli grida attraverso la stanza) Ma era mia moglie prima che diventasse la tua.

HUMPY         (si inginocchia sul letto e abbaia rivolto a Clive) Beh, adesso è la mia.

                       (entrambi si ridistendono sui rispettivi letti)

VICTOR        Ma è meraviglioso! Due mariti e una moglie tutti insieme in una stanza, a comportarsi da buoni amici. E’ così inglese! In Francia una cosa simile non sarebbe possibile. Ci sarebbero drammi e lacrime, scenate e suicidi.

MARY            Questo deve sembrarle molto sciocco, signore.

VICTOR        No, io capisco gli inglesi. Davanti a situazioni come questa ci ridete su, e fate bene. (si avvicina a Mary) Due mariti in una stanza, è una situazione très amusante, ma due mariti con la varicella nella stessa stanza, è una situazione - comme on dit...

CLIVE            Esilarante?

VICTOR        Sì, sì, proprio esilarante. (va verso Clive) Come mi diverte una sana risata inglese! (dà una pacca a Clive che quasi si strozza col suo whisky)

HUMPY         Ora mi ascolti. - Mia moglie è venuta qui per sciare, e scierà. C’è una persona affidabile che l’accompagni, e quanto potrebbe costare?

MARY            Humpy!

VICTOR        (lanciando un’occhiata a Mary) Potrei accompagnarla io stesso.

HUMPY         Molto gentile da parte sua. Quanto mi costerà?

VICTOR        Per una signora così carina come madame, lo farei per niente.

HUMPY         Lei è molto discreto. Allora è cosa fatta.

VICTOR        Porterò madame sul campetto dei principianti.

CLIVE            Vorrà dire che madame porterà lei sul campetto dei principianti. L’ultima volta che madame è stata qui è salita sulla “Barbe du chèvre”.

VICTOR        “La barbe”. Ma è formidabile! Congratulazioni! Le piacerebbe tornarci?

MARY            Magari!.

VICTOR        Ho già organizzato una piccola escursione per oggi. Vuole venire con me, madame?

CLIVE            Un momento, Mary.

HUMPY         Vai pure, Mary.

CLIVE            Senti, Mary, non puoi andare fuori così...

HUMPY         Mia moglie farà quello che dico io.

CLIVE            Non puoi lasciarla andare così.

HUMPY         Tu pensa ai fatti tuoi. Vai pure, Mary. (Victor va alla porta e l’apre) E divertiti con Mooseur.

MARY            Sei un angelo, Humpy. Dio ti benedica. (bacia Humpy e si dirige verso la porta) “La Barbe du Chevre”! Ciao, Clive. Fai il bravo con l’infermiera. (Mary esce)

CLIVE            Al diavolo!

VICTOR        (sulla porta) Non si preoccupi, amico mio, starò attento io alla bella signora. Salve! (ed esce, chiudendo la porta)

CLIVE            Salve! (Clive salta giù dal letto e scalzo va verso i gradini) Bel capolavoro, hai fatto!

HUMPY         Lo sapevo che non ti sarebbe andato a genio.

CLIVE            Credo che tu non ti renda conto di quello che hai combinato.

HUMPY         Ho allontanato mia moglie da questa stanza e da te.

CLIVE            Hai gettato tua moglie tra le braccia di quel cretino mangiarane.

HUMPY         E’ un bravissimo ragazzo e mi fido molto più di lui che di te.

CLIVE            (va verso il letto di Humpy) Forse è un bravissimo ragazzo qui, in questa stanza, ma sarà altrettanto bravo stasera in quello chalet?

HUMPY         Che c’entra lo chalet?

CLIVE            Per scalare quella montagna, bisogna passare la notte in quello chalet.

HUMPY         Ma loro non scaleranno mica quella montagna, no?

CLIVE            Non hai sentito che cosa hanno detto? Quella montagna si chiama “La Barbe du chèvre”, che in inglese significa “La Barba della capra”.

HUMPY         Potevi dirmelo. lo sai che il mio francese è limitato.

CLIVE            Ci ho provato, ma tu eri troppo impegnato a fare il marito severo.

HUMPY         Credevo che uscissero solo per fare un giretto - per un’ora o poco più.

CLIVE            In realtà sono usciti per passare la notte fuori, e con la tua benedizione.

HUMPY         Non mi piace il tuo tono allusivo. E poi, non credo che Mary possa prenderlo sul serio - quello è un buffone.

CLIVE            Può darsi, ma quando si esibirà su per la montagna non  sarà un buffone. Mary vedrà solo una massa di virilità umana che le indica la pista nella neve vergine. E Victor vedrà solo una Mary sfoggiare le sue dolci curve mentre si lancia al suo inseguimento. Lui dirà “Mon Dieu, quelle femme!” - e lei dirà “Mica male!” - e tra i due - beh, sai come sono i francesi, vecchio mio!

HUMPY         (salta su a sedere) Santo cielo! E’ questo, lo sci?

CLIVE            E’ questo.

HUMPY         Santo cielo - ma allora è una cosa seria. (salta giù dal letto e infila le pantofole) Quello chalet sembra terribilmente piccolo.

CLIVE            Quello chalet è terribilmente piccolo.

HUMPY         (va verso la pedana) Ci ho ripensato - non credo sia opportuno che salga sulla montagna con quel francese.

CLIVE            (raggiungendolo sulla pedana) Non dovrebbe andarci con nessuno, a parte me. E’ la nostra montagna. (esce sulla terrazza) Non ha sensibilità, quella ragazza. (si affaccia)

HUMPY         Adesso la chiamo al telefono le le proibisco di andare. (scende i gradini)

CLIVE            (voltandosi) Risparmiati la fatica, amico. Eccola là, sta uscendo.

HUMPY         (lo raggiunge sulla terrazza) Dove? Dove?

CLIVE            In mezzo a quel gruppo di persone.

HUMPY         (si sporge dalla ringhiera) L’ho vista. (chiama) Mary! Mary! Yu-hu! Mary! Sono io - Humpy. (si volta verso Clive) Mi ha visto. (grida ancora) Mary! Torna indietro. Non voglio che passi la notte con quell’uomo. Voglio che la passi con me!

CLIVE            Santo cielo! Davanti a tutto l’albergo!

HUMPY         Mi ha voltato le spalle. E’ arrabbiata.

CLIVE            E ti meravigli? Ti piacerebbe - a te - se tua moglie si presentasse in camicia da notte davanti a tutti gridando “Humpy, Humpy, torna indietro, voglio che passi la notte con me!”?

HUMPY         Porca miseria! Non intendevo questo. Chissà se tutta quella gente ha creduto che intendessi questo!

CLIVE            Tu che ne dici?

HUMPY         Faccio sempre gaffes. (scende dalla pedana e va verso la porta) Adesso scendo e spiego tutto.

CLIVE            (seguendolo) Pieno di microbi come sei? Pulluli di germi!

HUMPY         Me ne frego. Devo riportare indietro mia moglie e nessuno potrà fermarmi! (apre la porta e si trova davanti l’infermiera Cartwright che stava per bussare) Oh! (L’Infermiera si ferma, incerta. E’ una vecchia tata inglese con cappotto e cappello grigi. Ha un orsacchiotto sotto il braccio sinistro, una barchetta sotto il braccio destro e con la mano destra tiene una valigetta. L’Infermiera entra nella stanza)

INFERMIERAOh! Chiedo scusa, devono avermi indicato la stanza sbagliata. Sono la tata Cartwright e sono venuta per assistere due ragazzi con la varicella. (si guarda attorno cercando i ragazzi. Anche i due uomini si guardano attorno)

CLIVE            (a Humpy) E’ venuta per assistere due ragazzi con la varicella. (l’infermiera entra e Humpy chiude la porta)

INFERMIERA Già, e ho portato un orsacchiotto per uno e una barchetta per l’altro.

CLIVE            Io voglio l’orsacchiotto. (si impadronisce dell’orsacchiotto mentre l’infermiera cerca ancora i ragazzi) A proposito, Tata, io sono Clive e questo mariuolo è Humpy, la piccola canaglia. (a Humpy) Di’ buongiorno, da bravo, Humpy.

TATA            Temo ci sia un errore. Il signor Victor ha detto che avrei dovuto badare a due ragazzi. Non credevo che intendesse due giovanotti.

HUMPY         (che nel frattempo ha fissato attentamente la Tata) Tata! (le si avvicina) Non ti ricordi di me, Tata? Sono Humpy.

TATA            Humpy? Lasciami pensare - non il mio piccolo Humpy Millar?

HUMPY         In persona, Tata.

TATA            Bene! Come sei cresciuto, caro.

HUMPY         Trovi?

CLIVE            Lo credo bene, idiota!

                       (La Tata va ai piedi del letto di centro e posa il battello sulla sinistra della cassapanca e la valigetta sulla destra. Si toglie i guanti e, aperta la valigetta, li ripone, quindi la richiude, ma senza bloccarla)

TATA            E che cosa ci fai, fuori del letto, Humpy?

HUMPY         Vado a cercare mia moglie, Tata.

TATA            (va verso di lui) E poi? Come la metti con la varicella? (lo conduce verso il letto, gli sfila le pantofole) Fila a letto, canaglia.

HUMPY         (infilandosi a letto) Ma - Tata - mi trovo in un terribile guaio.

                       (nel frattempo Clive ha posato l’orsacchiotto per terra vicino alla porta, raccoglie la bottiglia di whisky, bicchiere e sigarette e va a sedersi sulla cassa ai piedi del letto; quindi si versa da bere e rimette il tappo alla bottiglia. Col bicchiere nella mano destra, la bottiglia nella sinistra e le sigarette fra le labbra)

TATA            No, non preoccuparti, tesoro. Le cose non sono mai così terribili come sembrano, vero?

HUMPY         No, Tata.

TATA            Ti sei grattato, tesoro?

HUMPY         No, Tata. (La Tata alza un dito accusatore) Sì, Tata.

TATA            Così va bene, caro. E’ sempre meglio dire la verità.

CLIVE            Giusto - fai il bravo così la Tata ti dà il leccalecca.

TATA            (si volta e si dirige verso Clive) Bene, vedo che è piuttosto su di giri, e non ci vuole molto a capire perché. (Clive sta bevendo) Basta con questa roba, carino. (prende la bottiglia) E anche con queste. (si impadronisce delle sigarette, va verso la valigetta, l’apre , ci mette dentro tutto, quindi chiude il coperchio e lo blocca. Clive si alza e va a posare il bicchiere sulla scatola ai piedi del letto di destra)

CLIVE            Questo non lo tollero.

TATA            Ah, no? Questa è una parolina che noi non conosciamo. (va verso Clive) E’ una parola buffa. E adesso, a letto, anche tu.

CLIVE            Ma a chi crede di parlare?

TATA            A un giovane gentiluomo che ha dimenticato le buone maniere. (è vicina a Clive) Comunque, non è mai troppo tardi per riparare, e abbiamo tempo a volontà per insegnarti. (lo fa girare su se stesso e lo spinge verso il letto a destra) Tanto per cominciare, a letto!

CLIVE            (si volta protestando) Ma è ridicolo! Non sia sciocca. No! No!!

TATA            (spinge Clive sul letto e lo costringe a sollevare le gambe) Molto bene, carino. Tu non mi conosci ancora. (Clive protestando si infila a letto. La Tata lo tiene fermo con la mano destra mentre con la sinistra lo copre con le lenzuola. Clive subisce, mentre le coperte soffocano le sue proteste) Ma presto ti renderai conto. (Il pianto di Clive è impercettibile) Molto presto!

CALA IL SIPARIO


ATTO SECONDO

SCENA I°

Tre giorni dopo. E’ buio.

La scena è la stessa. La stanza è stata riordinata. I letti sono affiancati. Il tavolo da toletta è stato sostituito da un tavolo medico sul quale c’è un vassoio con flaconi di medicinali ecc.; il tavolo da toletta ora è alla porta di destra. C’è uno sgabello al centro e una sedia accanto alla toletta. Sui comodini da notte vi sono dei centrini, lampade sul tavolo delle medicine e fiori sui comodini da notte. Ai piedi di ogni letto la cartella con le temperature - L’influenza della Tata è visibile dappertutto. Fuori della finestra chiusa c’è un cannocchiale su un tripode.

Clive e Humpy sono entrambi seduti diritti nel letto; appaiono rasati e lavati e con i capelli ben pettinati. Entrambi hanno il termometro in bocca. Indossano guanti bianchi, del tipo che si mettono ai bambini per impedir loro di grattarsi. Sui rispettivi letti sono, ben piegate, le vestaglie. La Tata indossa una crestina inamidata, guanti e grembiule. Humpy è nel letto di destra, Clive in quello di sinistra e la Tata sta tra i due, prendendo il polso di Humpy. Clive si gratta. La Tata si volta verso di lui.

TATA             Signor Norton, non migliorerà mai, se continua a grattarsi. Vero, signor Humpy?

HUMPY          (annuendo) Ummmmm!

CLIVE             (togliendosi il termometro) Come faccio a grattare qualcosa con questi guanti alle mani?

TATA             Per questo li porta. Il signor Humpy li porta, e le bolle sono quasi andate via. Rimetta in bocca il termometro.

CLIVE             Voglio una sigaretta.

TATA             Non prima di aver misurato la temperatura.

CLIVE             L’ultima volta era “non prima di aver messo i guanti” e la volta prima “non prima di aver preso la medicina”. Ma perché non posso avere una sigaretta?

TATA             Perché non può fare semplicemente quello che le si dice senza una sigaretta? Il signor Humpy non ha bisogno che gli si prometta qualcosa per fare quello che è meglio per lui.

CLIVE             Non possiamo essere tutti dei “piccoli Lord”.

TATA             Siamo piuttosto irritabili stasera, eh? (toglie il termometro dalla bocca di Humpy, lo legge, lo scuote e lo mette nel bicchiere di disinfettante sul comodino da notte alle sue spalle)

HUMPY          Che cosa c’è, Tata?

TATA             Niente di cui preoccuparsi. (La Tata va ai piedi del letto di Humpy, prende la cartella e vi annota la temperatura)

CLIVE             Normale - sempre normale. La mia è normale. Allora, questa sigaretta?...

TATA             Anche se è normale, devo controllare, nel caso non lo sia. (rimette a posto la cartella di Humpy e va alla sinistra del letto di Clive)

CLIVE             Ho detto, “questa sigaretta?”

TATA             Non prima di aver preso la medicina. (prende il termometro di Clive - lo legge e lo scuote)

CLIVE             Ci risiamo!

TATA             Il nostro motto è prima il dovere, poi il piacere. (mette il termometro di Clive nel bicchiere di disinfettante sul vassoio del tavolo delle medicine)

CLIVE             Ma ha promesso, Tata - accidenti, aveva promesso!

TATA             (aggiorna la cartella di Clive) Stamatttina una persona è scesa dal letto col piede sinistro.

CLIVE             E non si prenda la briga di portarmi ancora medicine, perché non le prenderò.

TATA             Ah, no? (rimette a posto la cartella- va alla porta del bagno)Questa è una parolina che non si usa, qui! (va in bagno e chiude la porta)

CLIVE             Vecchia stupida e petulante!

                        (Clive e Humpy all’unisono scendono dal letto dal lato destro. Clive si toglie i guanti e li getta sul comodino da notte. Entrambi infilano le pantofole. Clive va a prendere la valigetta che è sul pavimento davanti alla toletta. La posa sulla sedia e l’apre)

                        Niente sigarette, niente whisky e una serie infinita di banalità. “Non migliorerà mai di questo passo.” “Ci siamo svegliati male, oggi?” Non ha niente di meglio da fare che togliermi il whisky --

                        (Humpy nel frattempo ha messo le pantofole, e va alla porta-finestra; Clive hon trova il suo whisky, chiude con forza la valigetta e la rimetta al suo posto)

                        Vorrei sapere dove cavolo l’ha nascosta...

                        (Humpy apre la finestra, va sul terrazzo e apre il cannocchiale; osserva e quindi torna dentro la stanza)

HUMPY          Si vede lo chalet. La luce è ancora accesa.

CLIVE             Vuol dire che hanno in mente di passarci un’altra notte.

HUMPY          La terza notte in quello chalet con quel francese. Io divento matto!

CLIVE             Beh, anch’io, grazie alla tua Tata! Devo liberarmene!

HUMPY          Bada a come parli - non so cosa penserebbe se sapesse che Mary è lassù con Victor.

CLIVE             Non avrà il tempo di pensare. La licenzierò.

HUMPY          Non ci riuscirai mai. La mamma ci ha provato tante di quelle volte. Diceva che non c’era niente da fare!

CLIVE             Già, ma io non sono la tua mamma. E poi, Venerdì prossimo dovremmo saldare il conto di questo purgatorio.

                        (Humpy torna al cannocchiale e osserva di nuovo. La Tata entra dal bagno con due bicchieri di medicina. Lascia la porta aperta)

TATA             Di nuovo in piedi! Bricconcelli! E anche la finestra aperta! (sale sulla pedana e allontana Humpy dal cannocchiale)Signor Humpy, io non le avrei mai permesso di portare quassù un cannocchiale.(Chiude le finestre) Che cosa crede di scoprire fissando tutto il giorno quella montagna?

HUMPY          Ehm - la vita selvaggia!

TATA             Coraggio, ora si metta a letto.

HUMPY          (si sfila le pantofole e si rimette a letto, mentre la Tata scende dalla pedana e lo aiuta) Sì, Tata.

TATA             Ecco la medicina. (porge a Humpy il bicchiere e lui manda giù il contenuto, mentre la Tata sottolinea l’azione con una canzoncina...)

                        “Basta un poco di zucchero

                        e la pillola va giù...

                        (Humpy fa una smorfia. La Tata gli prende il bicchiere e lo posa, quindi dalla tasca del grembiule estrae un sacchetto di caramelle, ne sceglie una e gliela mette in bocca)

                        E questo è il contentino per premio.

HUMPY          Grazie, Tata.

TATA             Bravo figliolo! (Prende il secondo bicchiere e va da Clive)Ora a letto, anche lei, signor Norton, e prenda la medicina.

CLIVE             Non prendo nessuna medicina e non mi rimetto a letto.

TATA             Non faccia lo sciocco, sa che le piace il suo bel letto.

CLIVE             E’ un letto schifoso! Voglio solo le mie sigarette e il mio whisky.

TATA             “Voglio... voglio!” Quante storie...

CLIVE             La smette di parlarmi come se fossi un ragazzino. Se non mi dà whisky e sigarette, la licenzio.

TATA             Non si dicono queste cose. Lo sa che non posso darglieli.

CLIVE             Mi dica dove sono.

TATA             (tira fuori dalla tasca un fazzoletto e scoppia in lacrime)Fa il prepotente perché sono una povera vecchia.

CLIVE             Prepotente, io? E lei? Non fa altro da tre giorni!

TATA             Signor Humpy!

CLIVE             (salta giù dal letto e scalzo le si avvicina, quindi, rivolto a Humpy) Guarda che cosa hai fatto! (alla Tata) Via, via, non voleva offenderla.

TATA             Oh, sì, eccome. Mi ha presa per un vecchio fossile.

HUMPY          Ma no, no. Venga a sedersi, Tata. (L’accompagna verso lo sgabello, seguito da Clive)

CLIVE             Non volevo, Tata.

TATA             Un relitto - una vecchia ciabatta... (si siede, con i due uomini a lato)

CLIVE             Ma no, no. Mi dia almeno il whisky, non chiedo altro.

TATA             Lui non capisce che lo faccio per il suo bene.

HUMPY          Ma sì, certo.

CLIVE             Certo, certo. Lei è come una madre per noi. E allora, dov’è il whisky?

TATA             Una madre! Questo che ha detto è molto bello. Mi viene di nuovo da piangere.

CLIVE             No! No, per carità! (si allontana un poco, poi si volta) Vedo che dovrò essere sincero con lei, Tata. E’ molto imbarazzante per me dover affrontare l’argomento, ma la verità è che siamo un po’ a corto di denaro e sinceramente non possiamo permetterci di tenerla con noi. Perciò, purtroppo, anche se è triste dirlo, lei dovrà andarsene!

TATA             Beh, non ci penso affatto.

CLIVE             No!? Credevo che questa parolina fosse bandita.

HUMPY          Non vuole andarsene?

TATA             No. Intendo dire che non voglio denaro.

CLIVE             Come dire che è disposta a occuparsi di noi gratis?

TATA             Proprio così.

CLIVE             Ma non può!

TATA             Signor Humpy, non avrà mica creduto che tra noi potesse mai esserci una questione di soldi, vero?

HUMPY          No, no, naturalmente no.

TATA             Il signor Norton non mi conosce come mi conosce lei, altrimenti non avrebbe commesso un simile errore. (si alza, mette via il fazzoletto e va verso Clive) Si metta a letto, caro signor Norton, e prenda la sua medicina, da bravo.

CLIVE             (a Humpy) Aveva ragione la tua mammina! Proprio ragione!

(I due si mettono a letto. La Tata gli porge il bicchiere con la medicina) Dia qua! (prende il bicchiere e manda giù la medicina, chiude gli occhi e fa una smorfia) Puah!

                        (La Tata tira fuori dalla tasca una caramella e rapidamente gliela mette in bocca, quindi va verso il tavolo, posa il bicchiere e prende i guanti di Clive. Alle sue spalle, Clive sputa la caramella proiettandola fin dentro la porta del bagno. La Tata va da Clive con un guanto in ciascuna mano. Clive prende il primo, poi il secondo, calzandoli entrambi. La Tata va ai piedi del letto e prende a riordinarlo, mentre Clive scalcia dentro il letto)

TATA             Il suo letto sembra proprio la cuccia di un cane. Bisogna stare in ordine per l’ora di visita, vero?

CLIVE             A che serve l’ora di visita, se non viene mai a trovarci nessuno?

TATA             (va verso Humpy)Ma certamente la sua mogliettina si farà vedere stasera, vero signor Humpy?

HUMPY          Lei - ehm - sta ancora... sci-ando.

TATA             Oh! L’ha presa proprio fitta... Non fa altro, da giorni... (va in bagno)

CLIVE             Per non parlare delle notti.

TATA             (rientrando dal bagno) E adesso state fermi a letto. La Tata vi farà un bel cioccolato caldo. (Clive fa una smorfia di disgusto) Via, signor Norton, faccia un bel sorriso e il mondo sorriderà a lei. (Clive e Humpy sorridono entrambi sinistramente) Oh, così va bene! (Esce da destra chiudendosi la porta alle spalle. I due saltano giù dal letto all’unisono, infilando le pantofole)

CLIVE             Ho bell’e capito, non ce ne libereremo più! E - accidenti! - non mi ha dato le sigarette. (Humpy va alla finestra e l’apre) Lascia perdere quell’arnese, Humpy. Tanto da qui non puoi farci niente.

HUMPY          (va sulla terrazza, quindi rientra)La luce è ancora accesa.

CLIVE             Non preoccuparti, finché non si spegne.

HUMPY          (torna sulla terrazza. La luce nello chalet si spegne. Humpy si agita) Si è spenta!

CLIVE             Adesso incomincia pure a preoccuparti!

HUMPY          (torna a guardare) Si è riaccesa! - Hanno aperto la porta. Sta uscendo qualcuno. E’ lui - Victor. No, non è lui. E’ Mary!

CLIVE             (nel frattempo gli si è avvicinato)Beh, deciditi.

HUMPY          No, è lui!

CLIVE             Scansati, fammi dare un’occhiata... (Prende il suo posto al cannocchiale) No. No, quello non è Victor. E’ Mary.

Dalla porta di destra entra Mary. E’ appena rientrata dallo sci. Indossa un maglione, pantaloni da sci e scarpon.- Porta i guanti e un pacchetto di sigarette e una scatoletta di fiammiferi. I due uomini sono di spalle e non la sentono. Mary si ferma nel sentir fare il suo nome e afferra la situazione)

                        Ma sì, certo, è Mary. Riconoscerei dovunque le sue curve! (la luce nello chalet si spegne)Ehi, ehi - Ci risiamo!

HUMPY          Che c’è?

CLIVE             Ha chiuso la porta e ha spento la luce.

                        (Mary posa i guanti, le sigarette e i fiammiferi sulla toletta e rimane dietro la porta semi-aperta)

HUMPY          Mary, come hai potuto farmi una cosa simile?

CLIVE             (si ritrae dal cannocchiale e pone un braccio intorno alla spalle di Humpy ed entrambi scendono dalla pedana) Poveretto, povero amico mio! Beh, bisogna affrontare la realtà, amico mio, noi due bbiamo sposato una - beh, tu capisci cosa intendo dire.

HUMPUY       Non vorrai mica dire una P-U-T-T-A-N-A?

CLIVE             Esatto! (intanto Humpy è tornato al cannocchiale) E quando tornerà - se mai ritornerà... (Mary silenziosamente chiude la porta e va ai piedi della pedana) ...con lei è finito - chiuso - e se tu non sai come mostrarle la porta, ci penso io a farlo... (vede Mary e cambia subito tono) Ciao, cara Mary! (le va accanto e le stringe la mano) Che bello rivederti, e che bella sorpresa!

MARY            Già!

HUMPY          (ancora ignaro della presenza di Mary, sta incollato al cannocchiale) Mary, Mary, come hai potuto farlo!

CLIVE             Humpy - Humpy, guarda un po’ chi c’è.

HUMPY          Non mi interessa - guarda piuttosto chi c’è là... Di nuovo lei. E’ Mary - guarda.(si fa un po’ da parte e Mary prende il suo posto) Che cosa vedi?

MARY            (dà un’occhiata e quindi si allontana un poco)E’ Gaston, il custode del rifugio, sta portando dentro la legna.

HUMPY          Mary! Allora sei qui.  Come mai?

CLIVE             Che bella sorpresa! Non sei contento di vederla? Dàlle un bacio, stupido!

                        (Humpy si accinge a farlo, ma Mary lo evita e gli passa davanti)

MARY            Credevate che fossi in quello chalet con Victor, vero?

CLIVE                                       No.

                        (insieme)

HUMPY                                    Sì.

MARY             Beh, decidetevi.

                        (fuori incomincia a scendere la notte, mentre il sole tramonta)

CLIVE             Sei stata con Victor?

MARY             Sì.

HUMPY                                   Ohhhh!

                        (insieme) 

CLIVE                                      Lo sapevo!

MARY             Con Victor - e venticinque studentesse americane. Era un piccolo giro organizzato dalla signora Hackenfleuger. E spero che questo vi faccia sentire sciocchi come sembrate. Bene, visto che a quanto pare con me “è finita”, me ne vado. (scende i gradini e va alla toletta, seguita da Humpy e poi da Clive)

HUMPY          Ma se sei appena tornata!

MARY             E vorrei non averlo fatto.

CLIVE             Sicché ti sei divertita con Victor?

MARY             Naturalmente. Victor è un uomo affascinante e un bravissimo sciatore.

CLIVE             E ovviamente si è innamorato di te.

MARY             Sì. Sì, adesso che mi ci fai pensare, è vero. Perdutamente innamorato.

HUMPY          Quel francese!

CLIVE             (a Humpy) Che ti avevo detto?

HUMPY          Ridicolo!

MARY            Che c’è di ridicolo nel fatto che qualcuno si innamori di me? Se vuoi saperlo, mi ha persino chiesto di sposarlo!

CLIVE             Haha! Haha! Haha! Haha!

HUMPY          Accidenti, se non fosse così ridicola la cosa, mi arrabbierei.

MARY            Mai ridicola quanto te che spii col cannocchiale quel povero vecchio di Gaston con le sue gambe storte, sostenendo che riconosceresti le mie curve tra mille!

HUMPY          L’ha detto Clive, non io!

MARY            Beh, avresti dovuto dirlo tu! Dopo tutto sei tu mio marito. E un’altra cosa, Humpy: mi sono precipitata qui oggi perché temevo che fossi in pensiero per me. Invece no. Eri troppo occupato a farmi a pezzi con questo tuo nuovo amico. Oh, lo so che cosa pensate di me - vi ho sentito. Beh, sapete che cosa penso io di voi? Siete solo due vecchi pettegoli b-a-s-t---

HUMPY          Mary!

CLIVE             Mary! Non si dicono certe parole.

MARY            Beh, visto che secondo voi sono una donnaccia, è meglio che me ne vada e mi comporti come tale.

HUMPY          Come sarebbe?

MARY            Stasera c’è una festa da ballo qui in albergo, e ci andrò con Victor!

HUMPY          Oh, no!

MARY            Con champagne, luci soffuse e musica! E se alla fine della serata non ho scoperto come sono realmente i francesi... (spegne la sigaretta sul piattino del bicchiere e la getta nel cestino della cartaccia sotto il tavolo) - credetemi, non sarà certo per colpa mia!

CLIVE             (si precipita verso il cestino) Mary, ma sei matta! Ne hai fumato solo mezza... (la recupera)

MARY            Cos’è, la tua infermiera non ti permette di fumare?

CLIVE             Sono rimasto senza. Dammi da accendere.

MARY            Non si fida neppure di lasciarti i fiammiferi?

CLIVE             Smettila di prendermi in giro e dammi da accendere.

                        (Mary gli lancia i fiammiferi che lui afferra al volo. Accende la sigaretta, aspirando furiosamente mentre posa i fiammiferi sul tavolo della medicine. Intanto da destra entra la Tata, con un vassoio contenente due tazze di fumante cioccolato. Chiude la porta)

TATA             Ecco il cioccolato. (vede Clive) Oh, signor Norton! Ragazzaccio. (Posa il vassoio mentre Clive fuma con furia)Dove le ha prese? (gli strappa di mano la sigaretta e la spegne, poi, tenendogli sempre ferma la mano, con stupore di Clive lo colpisce. Mary osserva divertita. La Tata va da lei)Lei deve essere la mogliettina del signorino Humpy...

MARY            Il signorino Humpy?

HUMPY          Oh, Tata, posso...

MARY            Tata?

HUMPY          Sì, è la mia Tata - sai, quella di cui ti ho parlato. Adesso vive qui.

MARY            Ma avevi detto che era morta!

CLIVE             Beh, l’hanno riesumata!

MARY            Sono lieta di conoscerla, Tata. E che fortuna! Intendo dire per mio marito. Ora mi dica, Tata, si sono comportati bene?

TATA             (con un’occhiata a Clive)Beh, i ragazzi sono sempre ragazzi! Ma il suo Humpy è un bravo ragazzo. Sempre lo stesso buon carattere che aveva quando era in fasce. (a Humpy)Non è così? (Humpy non risponde) Signorino Humpy, la Tata sta parlando con lei. Cosa le ha preso, caro, le è cascata la lingua?

HUMPY          No!

TATA            Eh!? (E alza un dito ammonitore)

HUMPY         Sì, Tata.

TATA             Ed è una vera fortuna che il signor Norton e il signor Humpy siano così buoni amici. Mai una parola meno che gentile tra loro.

MARY            Molto commovente. Vero, Clive? (Clive rimane muto) Cos’è, Clive? Il gatto ha mangiato la lingua anche a te?

                        (Clive le mostra la lingua)

TATA             Allora siete vecchi amici, anche voi?

MARY            Oh, eccome!

TATA             Bene, bene. Allora è quasi una festa di famiglia...

MARY            Già.

TATA             Stavo pensando proprio a questo - se ne stavano a chiacchierare con la finestra spalancata... mentre il cioccolato si freddava e loro se ne stavano fuori del letto!

MARY            Sono due gran monellacci. Una ne fanno e cento ne pensano.

TATA             (rivolta ai due) Avanti, venite a bere il cioccolato prima che si raffreddi.

CLIVE             Non mi va quella schifezza.

HUMPY          Neanche a me.

TATA             Via, non si fa così. Con tante persone che muoiono di fame e farebbero chissà cosa, per averlo.

CLIVE             Ne trovi una e glielo mandi giù di prepotenza.

TATA             Cattivone! (a Humpy)E’ ora di prepararsi per la notte.

MARY            Già, sta arrivando l’omino del sonno. Vedo già i suoi occhietti che si stanno chiudendo.

TATA             (a Clive)Coraggio, adesso darà la buona notte alla mogliettina del signor Humpy. (e gli dà un buffetto sulla guancia) E le augurerà buon divertimento al ballo. Io vado a preparare i bicchieri per gli sciacqui. (ed esce in bagno chiudendosi la porta alle spalle)

CLIVE             Finirà per strozzarla, quella donna...

MARY            Ve l’avevo detto che la varicella non è una malattia da prendere alla vostra età. Bene, io vado. Buona notte.

                        (Va alla porta. Humpy si alza e va verso di lei. Clive si precipita a porsi tra lei e la porta. Humpy l’afferra e la costringe a tornare indietro)

CLIVE             No, non andrai!

HUMPY          Non andrai al ballo con quel Victor. Non finché ci sono io qui a impedirtelo.

MARY            (chiama) Tata! Tata!

TATA             (rientra dal bagno lasciando la porta aperta) Ma che cosa fa, signor Humpy?!

HUMPY          (dal basso arrivano le note deboli dell’orchestra) Non voglio che vada a ballare senza di me.

TATA             Via, non può mica fare il cane da guardia! (prende per il braccio Humpy trascinandolo verso il bagno)Eppure avrei creduto che le avrebbe fatto piacere che sua moglie andasse a divertirsi un po’. Coraggio, è tutto pronto.

HUMPY          Ma io devo parlare con mia moglie.

TATA             Lo farà, caro - dopo essersi lavato i denti. Andiamo.

HUMPY          Non andartene, Mary. Faccio subito.

CLIVE             Come puoi farlo, Mary?

MARY            Fare cosa?

CLIVE             Trattarlo in quel modo! Naturalmente la colpa è di Victor. Solo un mascalzone potrebbe approfittare di uno come Humpy. (le prende la mano) E’ così caro, che prenderei a ceffoni chiunque ronzasse intorno a sua moglie. (abbraccia Mary, dando un’occhiata alla porta del bagno) Naturalmente, il guaio è che ha una moglie così attraente! (tenta di baciarla. Lei resta immobile e chiama)

MARY            Tata! Tata!

                        (Lui la lascia andare e si allontana, mentre rientra la Tata)

                        Il signor Norton non sta bene. Sembra alquanto sovreccitato.

TATA             (un’occhiata al viso stravolto di Clive)Sì, ha una faccia strana. Un pisolino gli farà bene.

CLIVE             Se ne vada! Vuole lasciarmi in pace!? (e va in bagno, chiudendosi la porta alle spalle)

TATA             Le farò vedere io, signor brontolone! (va in bagno, chiudendo la porta. Mary va alla toletta e prende i guanti. Squilla il telefono, e Mary risponde)

MARY            Pronto. Sono la signora Millar.

                        (dall’altro capo arriva una voce con accento straniero)

VOCE             Buona sera, signora, sono il dottore.

MARY            Buona sera, dottore.

VOCE             Ho i risultati delle analisi del signor Norton e del signor Millar - sono negativi.

MARY            Negativi? Vuol dire che non hanno la varicella?

VOCE             Esatto, signora.

MARY            Non l’hanno mai avuta?

VOCE             No, signora. Mai.

MARY            Bene! E allora cosa hanno?

VOCE             Deve dipendere da qualcosa che hanno mangiato, credo.

MARY            Una specie di intossicazione?

VOCE             Sì. Mi spiace per l’errore, ma era meglio esser sicuri, no?

MARY            Oh sì, molto meglio. Sicché possono alzarsi ed uscire, dottore?

VOCE             Ma certo - e subito. Possono andare a divertirsi al ballo di stasera.

MARY            Oh sì, certo.

VOCE             Allora gliela dà lei la buona notizia?

MARY            Sì, glielo dirò io.

VOCE             Buona notte, signora.

MARY            Buona notte, dottore.

(Mary mette giù. Ride tra sé e va alla porta del bagno. Sta per bussare quando sente le note dell’orchestra; ci pensa su un momento, poi sorride maliziosamente. Va alla porta, muovendosi a ritmo di danza e apre la porta. Ora la musica è più forte. Un cenno col capo verso la porta del bagno come per dire: “Così imparerete!” e chiude la porta. Dal bagno giunge la voce della Tata)

TATA             E adesso, filate a letto, tutti e due.

                        (I due escono dal bagno, uno dietro l’altro, facendo il “trenino”)

HUMPY e CLIVE (insieme) Chu-chu. Chu-chu. Chu-chu. Chu-chu.

                        (vanno al centro della stanza. Clive si tiene con la mano destra alla giacca del pigiama di Humpy, mentre con la sinistra i due simulano il movimento di un motore. Arrivati al centro tirano l’immaginaria funicella della sirena con la mano destra)

CLIVE             Ho-huu! Hu-huu!

HUMPY          Sai una cosa, Clive? Mi sono divertito!

CLIVE             Lo rifaremo, vecchio mio.

HUMPY          (di colpo realizza che la stanza è vuota)Clive, Clive! Mary se n’è andata!

CLIVE             Lo vedo.

HUMPY          E adesso, che faccio?

CLIVE             Non lo so e non me ne importa.

HUMPY          Ma devi aiutarmi. Non mi fido di lasciarla sola con quel francese.

CLIVE             Credevo che non ti fidassi di lasciarla sola con me.

HUMPY          Mi sbagliavo. Anzi, ti chiedo scusa. E’ meglio che la facciamo tornar su.

CLIVE             (fermando Humpy che stava per prendere il telefono) Prima dobbiamo liberarci della strega.

HUMPY          So come fare. Ci infiliamo a letto e diciamo che abbiamo sonno.

CLIVE             A proposito, Humpy, per l’amor di Dio, impediscile di leggere a voce alta!

                        (Si infilano a letto. Clive prende l’orsacchiotto dalla pedana accanto al letto. Gira il capo verso la Tata che esce dal bagno e le fa un cenno di saluto con la mano destra.)

TATA             Bravi, avete fatto presto! - Così avremo molto tempo per leggere. (Humpy e Clive sbadigliano vistosamente)

HUMPY          Ho tanto sonno, Tata.

TATA             (prende su dalla pedana tra i due letti un libro) Che cosa leggiamo, stasera? “Assassinio in montagna”?

HUMPY          Quello lo abbiamo già letto.

CLIVE             Quello dove la moglie e il suo spasimante tengono il marito appeso al capo di una fune sopra un precipizio.

TATA             Oh, Dio! E che cosa hanno fatto?

CLIVE             Hanno tagliato la fune! (si volta sul lato sinistro, afferra l’orsacchiotto e si raggomitola sotto le coperte) Buona notte a tutti!

TATA             (riordina i letti mentre Humpy a sua volta si gira sul lato destro e si rannicchia nel letto. A Humpy)Le andrebbe un bicchiere di acqua d’orzo, tesoro?

HUMPY          No, grazie, Tata.

TATA             (a Clive)E lei, signor Norton, lo gradirebbe un bicchiere d’acqua d’orzo?

CLIVE             No!

TATA             Credo che abbiamo dimenticato una parolina. No - cosa?

CLIVE             No, accidenti!

TATA             Non era quella parolina cui alludevo io.

CLIVE             (salta su a sedere)Grazie! Grazie! Grazie!! E buona notte. (Lancia in aria l’orsacchiotto che ricade ai piedi dei due letti. La Tata lo raccoglie)

TATA             Se non vuole dormire con il povero orsetto - l’orsetto dormirà con il signor Humpy. (e va a deporre l’orsacchiotto accanto a Humpy)Adesso siamo tutti belli sistemati e comodi. (va alla porta e l’apre, ma prima di uscire...)Buona notte, buon riposo - dormi di schiena - e non sul naso!

(La Tata spegne le luci ed esce chiudendosi la porta alle spalle. Humpy e Clive saltano giù dal letto nella semioscurità e infilano le ciabatte. Clive prende la vestaglia dai piedi del suo letto ed entra in bagno dove riaccende le luci)

HUMPY          Telefoneremo a Mary.

CLIVE             Chiamala tu.

HUMPY          (a Clive che va verso la porta)Ehi, dove vai?

CLIVE             In cucina - ho un appuntamento con Alphonse. Non posso affrontare il problema con Mary senza aver messo in corpo un whisky.

HUMPY          Ma non dovresti lasciare la stanza. Che succede se ti pescano?

CLIVE             Correrò il rischio. (apre la porta)Vuoi niente, tu?

HUMPY          A che pro? Tanto la Tata lo scoprirebbe e lo confischerebbe.

CLIVE             Sai, ho il sospetto che quella tua Tata  debba averti fatto qualcosa di freudiano quando eri piccolo! (ed esce, chiudendo la porta. Humpy va al telefono e stacca la cornetta. Risponde il centralino)

VOCE             Sì, signore?

HUMPY          Per favore, mi dia la stanza 204.

VOCE             Subito, signore.

MARY            (la sua voce, f.c.)Pronto?

HUMPY          Pronto - sei tu? Sono io.

MARY            (f.c.) Sì - qualcosa non va?

HUMPY          No. Ma sono solo e volevo parlare con te.

MARY            (f.c.)Sono occupata - mi sto preparando per il ballo. (e mette giù. Si sente il “click”)

HUMPY          Amore! Amore!

VOCE             (dell’operatore) Sì, signore?

HUMPY          Non dicevo a lei. Camera 204.

VOCE             Ancora?

HUMPY          Ancora.

VOCE             Bene, signore.

MARY            (voce f.c.) Pronto?

HUMPY          Mary, sono Humpy. E’ caduta la linea.

MARY            (f.c.)No, non è caduta. Ho messo giù io, e lo farò di nuovo. (mette giù. Si sente il click)

(Humpy riaggancia, deluso e avvilito. Fa qualche passo e quindi riprende in esame la possibilità di scendere a parlare con Mary. Si toglie i guanti anti-grattata e con decisione li lancia al di là del letto. Va a prendere la veste da camera e incomincia a infilarsela. Si sente bussare alla porta e, senza aspettare la risposta, Victor apre la porta e apostrofa Humpy)

VICTOR         Salve, amico, è solo?

HUMPY          Ehm - sì.

VICTOR         Bene! (entra e chiude la porta) Dov’è il signor Norton?

HUMPY          Oh, è sceso un momento a prendere una bottiglia di - torna subito.

VICTOR         Bene. - Volevo parlare con lei di sua moglie.

HUMPY          Mia moglie? Oh, sì. Bene, aspetteremo il ritorno del signor Norton.

VICTOR         Perché? E’ lei il marito, no?

HUMPY          Sì.

VICTOR         Allora è con lei che devo parlare.

HUMPY          Bene, allora. Dica pure. (Humpy si toglie la veste da camera e la posa ai piedi del letto, e si siede)

VICTOR         Un momento - Devo riflettere. Voi inglesi certe cose le fate meglio dei francesi. Una sigaretta?

HUMPY          No, grazie.

VICTOR         Un sigaro? (tira fuori un sigaro dalla tasca dei pantaloni)

HUMPY          No, no. Mi dica quello che ha da dirmi!

VICTOR         (ripone il sigaro e tira fuori una pipa)Questi inglesi - così civili. Senza emozioni. Senza scenate.

HUMPY          Per l’amor di Dio, non facciamo scenate.

VICTOR         No, certo. (si siede) Dunque, veniamo a noi. Ecco, amico - si tratta di questo. Sono innamorato di sua moglie. (aspira dalla pipa vuota)

HUMPY          Ah - si tratta di questo.

VICTOR         Ho detto che sono innamorato di sua moglie.

HUMPY          Sì, sì, ho sentito.

VICTOR         Voglio sposarla. Che cosa ne dice, amico?

HUMPY          Ma è sposata con me, lo sa.

VICTOR         Per questo vengo a dirglielo di persona. Mi piace affrontare i problemi direttamente. Allora?

HUMPY          Allora - cosa?

VICTOR         Che cosa ha da dire?

HUMPY          Che cosa c’è da dire?

VICTOR         (si alza, mette via la pipa) Perdio! Se qualcuno mi venisse a dire che è innamorato di mia moglie - avrei molto da dire - davvero molto!

HUMPY          Via, non si agiti.

VICTOR         Ma deve pur dire qualcosa!

HUMPY          Senta, aspettiamo il signor Norton. Certe situazioni, lui le capisce meglio di me.

VICTOR         Ma io voglio risolvere tutto mentre siamo soli.

HUMPY          Risolvere che cosa?

VICTOR         Il problema di sua moglie!

HUMPY          Ma non c’è niente da risolvere.

VICTOR         Allora è tutto O.K.? (si alza e va a dare un bacio sulle guancie di Humpy)Grazie, amico mio. Grazie.

HUMPY          (con espressione schifata tira fuori un fazzoletto dalla tasca del pigiama e si asciuga la faccia)Ma che diavolo le prende?

VICTOR         Io chiesto di sposare Mary e lei detto O.K.

HUMPY          Mai detto una cosa simile. Se crede di poter sposare Mary così semplicemente, si sbaglia di grosso. (e rimette via il fazzoletto)

VICTOR         Non si agiti - cerchiamo di comportarci da inglesi.

HUMPY          Io sono inglese, e non sono affatto agitato. Lei è un maleducato, signore, e ho proprio voglia di dargliele di santa ragione. (va verso Victor)

VICTOR         Mon Dieu! Dov’è finita la sua flemma britannica?

HUMPY          Nel culo di sua zia!

(Clive entra chiudendo la porta. E’ in vestaglia e porta una mezza bottiglia di whisky. Va rapidamente al carrello delle medicine, dove si versa una dose abbondante)

VICTOR         Ma che ci fa in giro per l’albergo? Non può mica.

HUMPY          Per fortuna sei tornato. - Questo individuo vorrebbe portarmi via Mary. Fai qualcosa.

CLIVE             Subito.

VICTOR         Dove l’ha preso?

CLIVE             In cucina.

VICTOR         La signora Hackenfleuger l’ha vista?

CLIVE             Non credo. (va accanto a Humpy che nel frattempo si è seduto) Allora, che cosa succede?

HUMPY          Questo individuo è un autentico mascalzone! Vuole sposare Mary.

VICTOR         Sono uno stupido - Io cerco di comportarmi da inglese, mentre avrei dovuto comportarmi da francese - farmi gli affari miei senza dir niente!

CLIVE             Beh, lei sta decisamente esagerando. Non c’è la più remota possibilità che Mary la sposi, perché il giorno in cui dovesse lasciare il vecchio Humpy, ritornerà direttamente da me. (beve un sorso)

HUMPY          Grazie, Clive. (a Victor)Visto? Che cosa le dicevo? (recepisce in ritardo la frase di Clive) Ritornerà da te?

VICTOR         Non mi aveva detto che Mary avrebbe sposato lui. A quanto pare vi state accordando tra voi alle mie spalle.

HUMPY          Un momento - Lei si sbaglia di grosso. Mary non lo sposerà.

VICTOR         Non sforzatevi di fare il doppio gioco con me -So che cosa devo fare - lo chiederò a Mary.

                        (Squilla il telefono. Victor risponde)

HUMPY          Le proibisco di avvicinarsi a Mary.

VICTOR         (al telefono) Pronto? (dall’altro capo si sente la voce della signora Hackenfleuger)

VOCE             Senta, signor Victor, ho appena visto uno di quegli inglesi malati nella cucina dell’albergo.

VICTOR         Nella cucina dell’albergo? E’ impossibile, signora Hackenfleuger!

VOCE             L’ho visto con i miei occhi. Non mi aveva detto che se n’erano andati? Ora ne ho abbastanza di questa storia - o se ne vanno loro, o ce ne andremo noi. Che cosa decide?

VICTOR         Se ne vanno loro, signora, se ne vanno subito.

VOCE             Sarà meglio, mi creda. (L’interlocutore mette giù con un “click”. Victor rimette a posto la cornetta e va verso Clive)

VICTOR         L’ha vista - pertanto è deciso - ve ne andrete in ospedale.

HUMPY          Io in ospedale non ci vado.

VICTOR         Ci andrete tutti e due.

CLIVE             Questo le fa comodo, vero? Noi ce ne andiamo e Mary resta.

VICTOR         D’accordo - perché no? (va alla porta e toglie la chiave) La prossima volta che uscirete da questa stanza sarà per andare in ospedale. (apre la porta e infila la chiave dall’esterno)

HUMPY          Ma che diavolo fa?

VICTOR         Vi chiudo dentro. E d’ora in poi, ognuno per sé - (si sente Victor che chiude a chiave la porta dall’esterno - F.C.)e Dio per tutti.

HUMPY          Non può farci una cosa simile.

CLIVE             Ma l’ha fatto. E non è neppure una porta che si possa buttar giù facilmente. Se non facciamo subito qualche cosa, ci ritroveremo all’ospedale.. (va al telefono, prende il ricevitore e lo porge a Humpy)Chiama Mary.

HUMPY          Ci ho provato, ma mi ha messo giù il telefono due volte.

CLIVE             Beh, a me non lo farà. (al telefono)Pronto.

VOCE             (dell’operatore, F.C.)Sì, signore?

CLIVE             La 204, per favore.

VOCE             Subito, signore.

HUMPY          Che cosa volevi dire a proposito di Mary che lascia me e ritorna da te?

CLIVE             Sciocchezze - a beneficio di Victor.

HUMPY          E tra te e Mary, non c’è niente?

CLIVE             No di certo.

MARY            (la sua voce F.C.) Pronto?

CLIVE             Mary, è successa una cosa assolutamente spaventosa. Ci mandano in ospedale.

MARY            (f.c.)Che altro avete combinato?

CLIVE             Abbiamo avuto una discussione con Victor.

MARY            (f.c.)Allora vi sta bene. Mandatemi una cartolina quando ci arriverete.

                        (Mary riaggancia con un “click”. Humpy e Clive si guardano. Clive rimette a posto il ricevitore. E’ furibondo)

CLIVE             Guarda come l’hai ridotta, quella ragazza. Quando era sposata con me, non si è mai comportata in questo modo.

HUMPY          Non si comporta mai così, a casa.

CLIVE             Se almeno riuscissi a raggiungerla. Saprei come indurla alla ragione.

HUMPY          Beh, non puoi.

CLIVE            (a Humpy) Humpy, qual’è il numero della nostra stanza?

HUMPY         404, credo.

CLIVE             E la sua ha il numero 204. (sale sulla pedana e apre la finestra)Questo vuol dire che il suo balcone è due piani sotto il nostro. (esce sul balcone, sposta il cannocchiale sul lato sinistro)

HUMPY          Dovrebbe.

CLIVE             Deve. Perciò scendo e vado a dirle quel che si merita. (mentre va verso il letto)Mandami una cartolina - questa poi! Mi serviranno tutte le lenzuola. (toglie via le lenzuola dal letto e le stende sul pavimento. Humpy va ad affacciarsi dal balcone)

HUMPY          Non ci arriverai mai.

CLIVE             (tira via le lenzuola dal letto di Humpy)Oh, ci riuscirò. (annoda insieme le lenzuola di Humpy con un nodo ben stretto, in modo da fare una fune)

HUMPY          Ma è troppo pericoloso!

CLIVE             (annodando le lenzuola di Humpy alle proprie)Ho fatto di peggio, in montagna. Vale la pena di farlo, per arrivare inaspettato nella camera da letto di Mary.

HUMPY          (sulle prime ride della battuta, poi riflette sulle sue implicazioni)Tu non ci vai.

CLIVE             Non mi dispiace di rischiare l’osso del collo.

HUMPY          Non volevo dir questo. Non voglio che tu veda Mary.

CLIVE             Oh, ci risiamo?

HUMPY          Sì. Se c’è uno che deve andare nella camera da letto di Mary, quello sono io.

CLIVE             Vuoi scherzare? Non ce la faresti mai.

HUMPY          Voglio provarci.

CLIVE             Hai mai fatto niente del genere prima d’ora?

HUMPY          No.

CLIVE             Sopporti bene l’altitudine?

HUMPY          No.

CLIVE             Allora non se ne parla neppure.

HUMPY          Ci andrò. Voglio vedere mia moglie a quattr’occhi, almeno una volta - senza avere tra i piedi te o quel francese o chiunque altro. Voglio darle un bacio, dirle che le voglio bene e rispedirla immediatamente a casa.

CLIVE             Okay, amico. Accomodati. Prende il capo della corda e lo porge a Humpy, lasciando l’altro capo libero, poi si siede sullo sgabello al centro)Ma non dare la colpa a me se ti rompi l’osso del collo!

HUMPY          (avanza incerto verso i gradini)E adesso che cosa faccio?

CLIVE             Non chiederlo a me. Hai deciso, no?

HUMPY          Ti prego, Clive, aiutami. Tu ti intendi di queste cose - io no.

CLIVE             (si alza e prende il capo libero della fune e sale sul terrazzo. Humpy lascia cadere il resto della fune ai piedi dei gradini e lo raggiunge) Credi di farcela a calarti lungo questa?

HUMPY          Come?

CLIVE             Una mano dopo l’altra.

HUMPY          (si affaccia e guarda) No.

CLIVE             Allora dovrò calarti io. (annoda  il capo della fune alla ringhiera e scende i gradini) L’ultimo tratto dovrai superarlo con un salto. Spero che vada tutto liscio!

HUMPY          Se tu sei appeso da una parte e io dall’altra, perché dovrebbe andare storta?

CLIVE             Già, perché? (Humpy recupera la vestaglia tra la massa di lenzuola, mentre Clive comincia a fare un nodo a laccio al capo della fune)Coraggio, Humpy, mette il piede sinistro qui dentro - Ma a che ti serve la vestaglia?

HUMPY          Potrebbe nevicare!

CLIVE             Non ce la farai mai con quella roba addosso. Toglila.

HUMPY          Ma mi congelerò!

CLIVE             Sempre meglio che romperti la testa. Vieni qui, Humpy. Metti il piede sinistro in questo laccio... Tienti forte alla fune con tutte e due le mani - e usa il piede sinistro per tenerti aderente al muro, e qualsiasi cosa fai, Humpy, non guardare di sotto. - (Humpy chiude gli occhi) Allora, stai comodo?

HUMPY          Comodissimo. (Esita, barcolla e si siede pesantemente sui gradini)

CLIVE             Senti, lascia che vada io.

HUMPY          (con sforzo si rimette in piedi. Il suo piede sinistro è scivolato tra le lenzuola)No. E’ mia moglie e prima se ne rende conto, tanto meglio è.

                        (infila il piede nel laccio e si libera dal lenzuolo avvolgendosi la testa)

CLIVE             Ma che stai combinando? Santo cielo, dallo a me. (gli strappa di mano il lenzuolo)Ora vai sul balcone. (Humpy sale sul balcone e si accinge a scavalcare la ringhiera) Humpy, non hai dimenticato qualcosa?

HUMPY          Che cosa?

CLIVE             Il lenzuolo!

HUMPY          Oh! (torna indietro e prende il capo libero dalla ringhiera)

CLIVE             Hai preso il capo sbagliato. Il laccio è da quest’altra parte. (lancia il capo a Humpy)

HUMPY          Che ne sapevo!

                        (si scambiano i capi. Humpy torna sul terrazzo e si affaccia. Clive si annoda l’altro capo intorno alla vita come “ancora” in un tiro alla fune, e si tiene pronto allo strappo)

CLIVE             Bene. Sono pronto.

HUMPY          (appoggia il suo capo della fune sulla ringhiera e va in cima ai gradini. Clive, per l’improvviso allentarsi della tensione, cade pesantemente a terra)Hodato un’occhiata. Non credo che andrò.

CLIVE             Adesso ci vai, dovessi buttartici io!

                        (adesso Clive è completamente immobilizzato nel lenzuolo, che gli avvolge la gamba sinistra e il braccio destro. Si rimette in piedi)

HUMPY          Va bene. Andrò. (solleva di nuovo il lenzuolo e lo tira selvaggiamente. Clive perde l’equilibrio e cade un’altra volta. Humpy si volta e lo guarda stupito)Ma che fai, non sei pronto?

CLIVE             Certo che sono pronto, Per l’amor del cielo, falla finita! Incominci a innervosirmi.

HUMPY          (sale di nuovo e appoggia la fune sopra la ringhiera, quindi si volta) Clive, se dovesse succedermi qualcosa, io ho lasciato tutto a Mary.

CLIVE             Sì. Va bene.

HUMPY          E lascio Mary a te. Non voglio che se la prenda quel francese.

CLIVE             No. No. Ma adesso falla finita!

HUMPY          A proposito, Clive, tu giochi a golf?

CLIVE             Mi stai proponendo di fare qualche buca, proprio adesso?

HUMPY          No, ma lascerò a te anche le mie mazze da golf.

CLIVE             (puntando i piedi si prepara allo strappo)Molto gentile da parte tua, ma deciditi!

HUMPY          Bene. (si appresta a scavalcare la ringhiera)

CLIVE             Metti il piede sinistro nel laccio.

HUMPY          Sono sul parapetto. (guarda in basso cercando il laccio)

CLIVE             Non guardare giù!

HUMPY          Oh, no.

CLIVE            (incomincia a mollare la fune)Tutto bene?

HUMPY          (f.c.)Credo di sì. Molla.

CLIVE             (continua a dare corda. Si tiene coi piedi puntati contro i gradini) Bene. Ci siamo! Vai piano, adesso...

                        (da destra entra Mary in abito da sera. Va verso Clive)

                        ... stai calmo!

                        (Mary tocca la spalla di Clive. Clive fa un mezzo giro su se stesso. Il lenzuolo gli sfugge di mano e scompare oltre la ringhiera)

MARY             Clive!

CLIVE             Mary!

                        (si sente un urlo strozzato, un tonfo lontano, il rumore di vetri infranti e grida)

MARY             Che cos’era?

CLIVE             Era - era Humpy.

                        (si precipitano tutti e due sul terrazzo)

CALA IL SIPARIO


SCENA SECONDA

Stessa scena. Qualche ora dopo.

Humpy è a letto. Ha la testa fasciata. Il braccio sinistro appeso al collo. Il piede sinistro presenta una vistosa fasciatura, ed è sospeso in una gabbia formata da due sci, un bastoncino da sci e l’ombrello. Scrive freneticamente su un notes. Clive vaga per la stanza.

CLIVE             Posso solo dire che mi dispiace infinitamente. (Humpy volta pagina e continua a scrivere)Ho detto che mi dispiace.  (Humpy continua ad ignorarlo)Poteva capitare a chiunque.

HUMPY          Non è successo a te. Tu sei stato bene attento a stare dal capo giusto della fune.

CLIVE             Mi ero offerto di andare io.

HUMPY          Un fatto è certo - potevo ammazzarmi!

CLIVE             Beh, non sei mica morto!

HUMPY          No, ma sono tutto indolenzito. Levami questo maledetto arnese! (tira fuori il piede dalla gabbia e Clive fa roteare la contrazione sulla sinistra. Clive tira fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca della vestaglia e l’offre a Humpy)

CLIVE             Prendi una sigaretta e dimentica tutto.

HUMPY          Non ho nessuna intenzione di dimenticare. (Clive rimette via le sigarette)  In realtà ci sono un  paio di punti che voglio verificare, nella tua deposizione.

CLIVE             Non ho fatto nessuna deposizione.

HUMPY          Oh, sì che l’hai fatta. Ho scritto tutto quello che mi hai detto su quanto è successo e devo dire che non sono per niente soddisfatto. Dunque, tu dici di essere un provetto alpinista, giusto?

CLIVE             E’ vero.

HUMPY          E non ti è mai capitato di mollare una corda, prima d’ora, giusto?

CLIVE             No, naturalmente.

HUMPY          E allora perché hai mollato proprio la mia?

CLIVE             Mary non doveva avvicinarmisi in quel modo.

HUMPY          Allora non ti aspettavi di vedere arrivare qui Mary?

CLIVE             No. Tu ti aspettavi di trovarla giù. - Non ricordi?

HUMPY          Che cosa è successo dopo la tua - ehm - per il momento chiamiamola disattenzione?

CLIVE             Te l’ho detto - ci siamo precipitati giù e abbiamo scoperto che eri atterrato in sala da pranzo proprio sul tavolo della signora Hackenfleuger. Lei e le sue venticinque scolare erano in preda a una crisi isterica.

HUMPY          Stupide!

CLIVE             Non saprei. Non capita tutti i giorni in America che un inglese con la varicella in pigiama arriva planando dal cielo avvolto nelle sue lenzuola a mo’ di vela. Hanno lasciato l’albergo all’istante. E’ stato allora che Victor è diventato isterico!

                        (La scena che Clive ha descritto è troppo forte per il suo senso dell’umorismo, e lui soffoca dalle risa. Gira su se stesso per mettersi di fronte a Humpy, che rimane impassibile. Clive smette di ridere e gli volge di nuovo le spalle)

                        Oh, mio Dio.

HUMPY          (consultando i suoi appunti)Hai detto che Mary mi ha gettato le braccia al collo e ha detto delle cose molto carine. Che cosa ha detto?

CLIVE             Non vorrai che ti ripeta le stesse parole?

HUMPY          Proprio così.

CLIVE             Bene - ha detto “Stupido, stupido, vecchio stupido che non sei altro”

HUMPY          (scrive freneticamente) “Stupido, stupido, vecchio stupido che non sei altro!”

CLIVE             Non l’ha detto con quel tono. L’ha detto molto affettuosamente.

HUMPY          Come si può dire con tono affettuoso “vecchio stupido che no sei altro”? Che altro ha detto?

CLIVE             Ha detto che era un peccato che il nostro piano non fosse riuscito, perché ne sarebbe stata molto felice.

HUMPY          (scrivendo)“Un peccato che il nostro piano” - il nostro piano! Che cosa intendeva per il “nostro” piano?

CLIVE             Il tuo e il mio per calarti sul suo balcone.

HUMPY          Sicuro che non alludesse al suo e al tuo?

CLIVE             Lei ed io non avevamo nessun piano.

HUMPY          Lo dici tu. Bisogna vedere!

                        (Mary entra da destra e chiude la porta. E’ ancora in abito da sera)

MARY             (entrando) Humpy, amore, come stai? (poi, rivolta a Clive) Come sta, Clive?

CLIVE             Non è del suo umore abituale, purtroppo.

MARY             Fare una cosa così meravigliosa - e alla tua età, poi! - Ma dico, potevi ammazzarti, e sarebbe stata mia, la colpa. Ti adoro per quello che hai fatto. (si piega su di lui per baciarlo, ma lui si ritrae)

HUMPY          Jezabel!

MARY             Jezabel - io? (a Clive)Ma che va dicendo?

CLIVE             Humpy - è Mary. Non ricordi? Mary! (si piega su di lui, che gli punta gli occhi sul viso)

HUMPY          Giuda!

MARY             Ma cos’è, un nuovo gioco di società?

HUMPY          Sì, se per te un omicidio è un gioco di società!

MARY             Omicidio? Omicidio di chi?

HUMPY          Il mio! da parte di voi due.

CLIVE             E’ uscito di senno!

HUMPY          Ho buoni motivi per ritenere, sulla base delle informazioni che ho qui, che tu e questa donna avete cercato di uccidermi. Hai mollato di proposito il lenzuolo!

MARY             Deve essere una commozione cerebrale!

HUMPY          (a Mary)Sei entrata nella stanza prima o dopo che lui mollasse il lenzuolo?

MARY             Quando sono entrata teneva il lenzuolo.

HUMPY          Ah! Lo sapevo! Ha mollato il lenzuolo dopo che sei entrata. La tentazione è stata troppo forte.

MARY             Quale tentazione?

HUMPY          La tentazione di liberarvi di me. Io ero là - penzoloni nello spazio - l’unico ostacolo che si frapponesse tra te e il tuo spasimante.

MARY             Il mio cosa?

HUMPY          Il tuo amante - lui!

CLIVE             Humpy, per caso la fasciatura ti comprime il cranio?

HUMPY          Ah! Incominci a pensare che sarebbe stato meglio non parlare così liberamente, eh? (rivolto a Mary)Conferma o nega - che le tue prime parole, quando mi hai visto disteso - ma bada bene, ancora vivo - le tue prime parole sono state: (cita dai suoi appunti)“Stupido, stupido, vecchio stupido che non sei altro” - stupido perché non sono riuscito a rompermi l’osso del collo.

MARY             Humpy, adesso incomincio ad arrabbiarmi.

HUMPY          Taci, donna! Conferma o nega -

MARY             Io non confermerò né negherò più nulla.

HUMPY          (a Clive) Conferma o nega che le mie ultime parole quando stavo per scavalcare, sono state che avrei lasciato il mio denaro a Mary, e Mary a te. Ti saresti preso mia moglie e i miei soldi - e, accidenti, anche le mie mazze da golf!

MARY             Sai, Humpy, adesso stai diventando davvero ridicolo. Che cosa diresti, adesso, se ti dicessi che non avevi niente e che non hai bisogno di andare in ospedale, dopo tutto?

HUMPY          Non ho niente, io? Niente! Ma guardami! E a proposito di ospedale, io voglio andarci, anzi, insisto per andare in ospedale!

MARY             Ma perché, visto che non sei obbligato?

HUMPY          Perché là sarei più al sicuro - lontano da voi due. Gli assassini colpiscono sempre due volte. (Mary gli strappa il notes)Mary! La mia prova!

MARY             La tua prova! Bel marito, sei! La prova contro tua moglie, davvero! E’ una fortuna che tu fossi chiuso qui dentro.

HUMPY          Quella è un’altra storia! Victor non aveva il diritto di chiuderci dentro.

MARY             Aveva tutti i diritti. Se c’è un atteggiamento che capisco, è proprio il suo.

HUMPY          Ha avuto il coraggio di dirmi che voleva sposarti.

MARY             Ma bene! Mi fa piacere sentirlo. Non c’è cosa che desideri di più.

CLIVE             Su, calmati adesso, Humpy. Calmati.

HUMPY          Non voglio calmarmi! E Clive mi viene a dire che tornerai con lui. Benissimo. Torna pure da Clive - se non altro lui è inglese!

MARY             Allora mi stai cedendo a Clive... Così, semplicemente! Grazie, grazie tante - e a proposito di tutte quelle chiacchiere sugli inglesi - quando guardo voi due, non vedo l’ora di vedere un francese.. Lui non cederebbe la moglie al primo venuto come una moneta bucata. (fa per andare verso la porta, ma Clive la ferma e le cinge le spalle col braccio)

CLIVE             Mary, stiamo prendendo tutta questa storia troppo sul serio. Ce ne stiamo qui a litigare quando dovremmo riderci su. (accenna a ridere)L’amico Victor ha proprio ragione. Humpy ed io inchiodati quassù con la varicella, è una situazione “très amusante”!

MARY             Sarebbe molto più “amusante” se tu e Humpy foste rimasti inchiodati quassù senza la varicella!

CLIVE             Non lo troverei per niente divertente. (e toglie il braccio)

MARY             Ah, no? Secondo me sarebbe più divertente - molto, molto più divertente! (Mary apre la porta)Ci vedremo quando avrete finito la quarantena. (ed esce ridacchiando)

CLIVE             E’ proprio uscita di senno!

HUMPY          Sono preoccupato per lei. Non l’ho mai vista in uno stato simile.

CLIVE             E non mi meraviglio affatto, visto come ti sei comportato. Era pazza di te finché non te ne sei uscito con quel “conferma o nega” e la cretinata di Jezebel.

HUMPY          Deve essere stato per la botta che ho preso alla testa. Non può certo avermi fatto bene.

CLIVE             Comunque, non tutto il male vien per nuocere. Se non altro ci siamo liberati della Hackenfleuger, e visto che se n’è andata non saremo costretti ad andare in ospedale.

HUMPY          E’ già qualcosa. La cosa mi disturbava non poco. Non ero esattamente ansioso di andare in ospedale.

                        (La porta si spalanca ed entra Victor. Va accanto al letto di Humpy, lasciando la porta aperta)

VICTOR         (entrando)E’ arrivata l’ambulanza.

HUMPY          Ambulanza?

CLIVE             Per fare cosa?

VITOR            Per portarvi all’ospedale.

HUMPY          Ma la signora Hackenfleuger se n’è andata.

CLIVE             Lei stesso aveva detto, o lei o voi.

HUMPY          Perciò restiamo.

VICTOR         No. Ve ne andrete prima di combinare altri guai. (rivolto a Clive)Avete rovinato i miei affari, vi siete presi gioco di me e del mio albergo. Ma adesso lo scherzo ricade su di voi. (di nuovo rivolto a Humpy) Avanti, si alzi. E si vesta.

HUMPY          Io non vado.

VICTOR         Di sotto, in ambulanza, ci sono due giovanottoni in camice bianco. Come ve ne andate non me ne importa, purché ve ne andiate. (esce, lasciando la porta aperta)

HUMPY          Tata! Tata! Voglio la mia Tata!

CLIVE             (verso la porta aperta) Tata! Tata!

                        (Entra la Tata, seguita da Victor.)

TATA             Che succede?

HUMPY          Tata, ci portano via.

VICTOR         E può andare anche lei. Ho chiuso, con voi.

TATA             Parla dell’ospedale, carino?

HUMPY          Sì, Tata. “Molti entrano ma nessuno ne esce”.

TATA             Lei è stato sempre portato a vedere le cose dal lato peggiore. Ricordi quello che dice sempre la Tata - “Dall’altra faccia di ogni nuvola brilla il sole...”

VICTOR         Mon Dieu!

TATA             “E pertanto giro intorno alle mie nuvole - e le rivolto sottosopra - per vedere la biancheria d’argento”

CLIVE             Quante scempiaggini!

TATA             Lo trovo molto sgarbato, caro, quando la Tata cerca di tirarvi su il morale.

HUMPY          Faccia qualcosa, Tata, faccia qualcosa.

TATA             Non posso fare niente. Non resta che affidarci alla Provvidenza.

VICTOR         La provvidenza non vi tirerà fuori dell’ospedale. (tenta di tirar giù dal letto Humpy)Andiamo.

HUMPY          Lo fermi, Tata, lo fermi.

TATA             Oh, signor Victor, povero signor Victor - che sfortuna...

VICTOR         Che cos’è?

TATA             Volti un attimo la testa e mi faccia vedere. (Victor gira la testa)Proprio come temevo - una bella chiazza di macchie.

                        (Victor si dà una manata sul collo e va alla sinistra di Clive, che è sempre seduto sullo sgabello)

VICTOR         Macchie! No!

TATA             Si guardi il petto, amico, e vedrà se non ho ragione.

CLIVE             (va da Victor e gli tira su il maglione) Vediamo un po’!

VICTOR         Impossibile! Io l’ho avuta, la varicella.

CLIVE             Sarà una ricaduta. (dà una manata sul petto di Victor e gli ritira giù la maglia)La Provvidenza, Tata, la cara vecchia Provvidenza!

VICTOR         Mon Dieu! Devo andare. (si avvia verso la porta, ma Clive lo prende per un braccio e lo costringe a fare dietro front)

CLIVE             A spargere i microbi per tutto l’albergo?; Non sia mai!

TATA             E’ vero, signor Victor. Lei resta qui e io mi occuperò di lei come degli altri.

VICTOR         No! No!

CLIVE             (afferra il braccio di Victor e lo trascina verso la porta di destra)Allora andremo tutti all’ospedale.

VICTOR         No! No!

CLIVE             Allora resterà qui.  Gli abiti devono essere sterilizzati. vero, tata?

TATA             Giusto.

VICTOR         No! No!

CLIVE             Andiamo, Humpy. (gli passa davanti)Guanti anti-grattata. Lo schiaffi a letto. Niente sigarette. Niente liquori.  tante medicine. Insomma, il trattamento completo - giusto, Tata?

TATA             Giusto!

                        (Clive spinge Victor in bagno)

VICTOR         No! No!

                        (Humpy scende dal letto - prende il bastoncino da sci da sopra il letto, con una smorfia minacciosa li segue in bagno mentre

CALA IL SIPARIO


TERZO ATTO

(Stessa scena - Il mattino seguente.

Ora ci sono tre letti nella stanza. Quelli di Humpy e Clive sono stati spostati e il carrello delle medicine è stato trasferito oltre la porta del bagno per fare posto al letto di Victor, contro la parete di sinistra. Humpy, Clive e Victor sono tutti a letto, con guanti anti-grattata alle mani. Victor ha un termometro in bocca. La Tata, accanto a lui, gli prende le pulsazioni.

Humpy e Clive sono su di morale, lindi e ordinati. Victor è in disordine, con la barba lunga e il pigiama sgualcito.

Victor proietta il termometro fuori della bocca)

VICTOR         Le assicuro che non ho febbre.

TATA             Ecco, mi ha fatto perdere il conto. Dovrò ricominciare daccapo. Rimetta il termometro in bocca, signor Victor.

VICTOR         No.

TATA             Lei non lo sa ancora, signor Victor, ma...

HUMPY e CLIVE (in coro) ... questa è una parolina che qui non si usa.

VICTOR         E io invece la uso. No - no - no.

HUMPY e CLIVE (in coro)  Ah-ah-ah!

TATA             Silenzio, non litigate e fate i bravi ragazzi. Ne abbiamo avuto già abbastanza ieri sera.

VICTOR         Non sono stato io a litigare - sono stati loro.

                        (La Tata va al carrello delle medicine con il termometro, che mette nel barattolo del disinfettante)

TATA             Senti da che pulpito viene la predica! Se non mi avessero aiutata il signor Norton e il signor Humpy, credo che non ce l’avrei fatta a metterla a letto.

                        (Humpy e Clive si scambiano un’occhiata di reciproca ammirazione)

VICTOR         Non volevo stare a letto qui, e non ho intenzione di rimanerci.

                        (La Tata riempie la cartella clinica di Victor)

HUMPY          Cos’è che non va? Il letto non è abbastanza comodo? Perché non protesta con la direzione?

                        (Clive e Humpy ridono di cuore e si stringono la mano)

VICTOR         Idioti!

                        (La Tata versa della medicina in tre bicchieri, ripone quindi il flacone e dispone i bicchieri su un vassoio)

TATA             Siamo nervosi, eh? Quando avrà preso la medicina si sentirà meglio,

VICTOR         Non voglio nessuna medicina.

TATA             (posa i bicchieri sui comodini da notte) Sciocchezze. Non voleva neppure mettere il pigiama e i guanti, ma poi se li è messi, no?

CLIVE             Devo aiutarla di nuovo, Tata?

TATA             (gli porge due bicchieri)Ne dia uno al signor Victor, e non dimentichi di prendere la sua. (si volta verso Humpy e gli dà la medicina.. Mentre lei volta le spalle, Clive versa il contenuto del suo bicchiere in quello di Victor, e posa il proprio bicchiere sul vassoio. Si sfila i guanti e li posa sul tavolo. Humpy manda giù la medicina. La Tata gli dà una caramella e posa il bicchiere vuoto sul vassoio)

CLIVE             Il signore è servito.

VICTOR         (prende il bicchiere da Clive)Che medicina è?

TATA             Non si fanno certe domande. Sappiamo solo che ci fa bene. E non faccia storie.

VICTOR         Io faccio tutte le storie che voglio. E la sua medicina, non la prendo.

                        (posa il bicchiere sul comodino da notte. La Tata prende il vassoio. Clive va a sedersi sul bordo del letto di Victor)

CLIVE             Non vorrà un’altra discussione come quella di ieri sera, spero? (e prende il bicchiere)

VICTOR         Me lo dia.

                        (Clive si alza e tenendo il naso di Victor gli versa in bocca il contenuto del bicchiere)

CLIVE             “Basta un poco di zucchero

                        e la pillola va giù...

VICTOR         (con una smorfia di disgusto)Puah! Che schifo!

                        (Clive prende la barchetta dalla pedana dietro i letti e la porge a Victor accompagnando il gesto con un buffetto sulla guancia. Quindi torna a letto e porge il bicchiere vuoto alla Tata)

TATA             Voi francesi fate storie per ogni stupidaggine.

VICTOR         Stupidaggine?! E’ una stupidaggine il fatto che io stia qui e non sappia che cosa sta succedendo nel mio albergo?

TATA             Non deve preoccuparsi per questo. Ho detto al suo ufficio che tra due settimane sarà di nuovo al suo posto. (e va in bagno, chiudendosi la porta alle spalle)

VICTOR         Questo è sabotaggio! (scende dal letto e prende le ciabatte da sotto il letto. Anche Clive e Humpy scendono dai rispettivi letti)Un sabotaggio!

                        (Humpy va ai piedi del letto di Victor, che si accinge a raggiungere la porta, ma Clive gli fa lo sgambetto e Victor inciampa cadendo direttamente tra le braccia di Humpy che lo aspettava al varco. Clive prende le ciabatte da sotto il letto, le infila e quindi va da Victor)

HUMPY          Oh, no, non si fa.

VICTOR         Devo tornare in albergo - altrimenti sono rovinato.

HUMPY          Lei resta qui, dove io posso tenerla d’occhio.

CLIVE             Già, lei è qui e Mary è là, e io ho la chiave della porta, e a noi sta bene così.

TATA             (rientrando)Ma come! Di nuovo in piedi? Ragazzacci!

CLIVE             Tata, Victor non si è fatto la barba.

TATA             Non voglio sentir chiacchiere. Vada a farsi la barba, signor Victor.

VICTOR         (va verso di lei brandendo minacciosamente le ciabatte)Vada a farsi friggere, vecchia tata del cavolo!

TATA             Beh, se la mette così: Enlève-toi de là, fais ta toilette, rase-toi et fais en vitesse - ou veux-tu que je te flanque une belle gifle, hein? Sale gosse!

VICTOR         (rimane frastornato, poi si dirige verso il bagno) Vado, vado. (Va in bagno e chiude la porta. Clive e Humpy rimangono senza parole)

HUMPY          Accidenti, Tata.

CLIVE             Che forza, Tata!

TATA             Moderi il linguaggio, signor Norton.

CLIVE             Il mio linguaggio? Lei potrebbe insegnarmi un po’ del suo.

TATA             Mi apra la porta, signor Norton.

CLIVE             Certo, Tata - con molto piacere. (tira fuori dalla tasca del pigiama la chiave, mentre la Tata va ai piedi del letto di Humpy)

TATA             (a Humpy)Allora - quanto credete che il signor Victor debba stare quassù?

HUMPY          Finché avremo noi la chiave.

TATA             In lei la forza muscolare ha avuto sempre la meglio sulla ragione, signor Humpy! Cerchi di riflettere e ricordi che il pesce non abboccherà mai se il verme sfugge all’amo -- e prima o poi il verme incomincerà a dimenarsi. (La Tata esce, Clive richiude la porta a chiave e ripone la chiave in tasca)

CLIVE             Quanto vorrei che quella donna di tanto in tanto si esprimesse in modo intelligibile!

HUMPY          Sai, si sta facendo vecchia, e sbarella un po’...

CLIVE             Sciocchezze, è più che lucida, e incomincio a pensare che sia molto più furba di noi. Dunque - verme, pesce, dimenarsi, amo. Che cosa avrà voluto dire?

HUMPY          Forse alludeva a quella volta che mi infilai un amo nel dito.

CLIVE             Non sforzarti, amico mio, non sforzarti. Ci sono! Mary è il pesce, Victor è il pesce e noi lo abbiamo appeso all’amo.

HUMPY          Non capisco.

CLIVE             La vecchia ha ragione. Non possiamo tenere prigioniero qui Victor per sempre - è il suo albergo - può andare a smaltire la sua varicella nell’appartamento nuziale, se vuole, ma finché è qui sfruttiamolo. (va al telefono)Io vado a pescare.

VOCE             (del centralinista, f.c.)Sì, signore?

CLIVE             Stanza 204, per favore.

VOCE             Subito, signore.

MARY            (f.c., risponde) Pronto.

CLIVE             Mary, mia cara, non appendere finché non hai sentito quello che ho da dirti - Siamo nella nostra camera e indovina chi c’è con noi?

MARY            (f.c.)Non mi interessa. Chi?

CLIVE             Victor.

MARY            (f.c.)Victor? E che ci fa, lì?

CLIVE             Ha preso la varicella.

MARY            (f.c.)Cosa? La varicella? Clive - Cli-

CLIVE             (mette giù il telefono) Ha abboccato. Tra due minuti sarà qui per vedere che ne è del suo prezioso Victor. Ora ascoltami bene, ti dirò che cosa faremo. Ho escogitato un piano a prova di bomba per sottrarre Mary a quel mangiarane. Humpy, ti suiciderai.

                        (Victor entra dal bagno, lasciando la porta aperta. Si è tolto i guanti ed indossa vestaglia e ciabatte)

                        Ora - ecco che cosa fai ---

                        (Victor passa dietro di loro, e ascolta attentamente. Clive continua imperturbabile)

                        Prendi due etti e mezzo di lardo, due uova e un pugno di farina...

                        (Prende Humpy per un braccio e lo spinge in bagno)

                        Porti a ebollizione e servi freddo con un pizzico di prezzemolo.

                        (Humpy s volta verso Victor come per parlargli. Clive lo spinge in bagno)

                        Coraggio.

                        (Humpy grida attraverso la porta del bagno, Clive entra anche lui e chiude la porta. Si sente bussare alla porta di destra e si sente la voce di Mary)

MARY            (f.c.) Clive, Humpy, aprite!

VICTOR         Mary, Mary, sono io, Victor.

MARY            (f.c.)Allora apri.

VICTOR         Non posso. La chiave l’hanno loro. Sono stati terribili...

MARY            (f.c.)Lo immagino. Non preoccuparti, Victor. Mi procuro un passe-partout.

VICTOR         Fai presto, presto, prima che ritornino.

MARY            (f.c.)Non avrai mica paura di loro, eh?

VICTOR         Sì.

                        (Clive entra dal bagno e chiude la porta. Indossa la vestaglia)

                        Cioè, no.

MARY            (f.c.)Neanche io.

VICTOR         Un momento, Mary...

CLIVE             E’ Mary?

VICTOR         Sì, e voglio vederla.

CLIVE             Perché no? (tira fuori dalla tasca del pigiama la chiave e la lancia a Victor che la prende al volo)Non far aspettare quella povera ragazza. (si siede ai piedi del letto di Humpy, mentre Victor apre la porta e Mary entra)

MARY            Victor - stai bene? Che cosa ti hanno fatto?

CLIVE             (mentre Victor si avvicina a Mary) Noi? Niente.

MARY            Dov’è Humpy?

CLIVE             (indicando la porta del bagno) Là dentro, a curarsi un cuore spezzato.

MARY            Poverino! Non me ne importa. Sei pronto, Victor?

VICTOR         Ma ho la varicella.

MARY            Non hai nessuna varicella.

VICTOR         Non ho la varicella?

CLIVE             Tu - Non essere sciocca, cara.

MARY            Neanche voi avete la varicella.

CLIVE             Cosa?

MARY            (va verso la porta)Andiamo, Victor.

CLIVE             (si alza, va verso Mary, la prende per un braccio costringendola a voltarsi)Ma di che diavolo parli?

MARY            Il dottore si è sbagliato, è una semplice intossicazione alimentare.

CLIVE             Semplice intossicazione alimentare?

MARY            Sì, qualcosa che vi ha fatto male. Golosoni.

VICTOR         Avresti dovuto dirmelo, Mary.

CLIVE             E quando te l’ha detto, il dottore?

MARY            Ieri, credo. Non ricordo.

CLIVE             Ieri, credi? Non ricordi? E mi lasci stare qui, in questa topaia, alle prese con quella vecchia insopportabile Tata...

VICTOR         (si sfila i guanti e li getta via) E’ un vero peccato, Mary.

CLIVE             Che cos’hai da protestare? Dopo tutto per te si è trattato di una notte soltanto. Se ci penso - se penso a quello che ho...

MARY            (va verso di lui) Clive - dov’è finito il tuo senso dell’umorismo? Se riuscivi a ridere del fatto di avere la varicella, dovresti poter ridere anche del fatto di non averla. (Ride. Clive la guarda con espressione truce. Mary si volta) Devi ammettere che tenere d’occhio con quel cannocchiale per tre giorni lo chalet e le persone sbagliate - c’era da morire dalle risate, vero Victor?

VICTOR         Già, è stato davvero divertente.

CLIVE             (mentre Mary e Victor ridono, guardandoli ferocemente)Mi hai rovinato la vacanza. Non lo trovo affatto divertente!

MARY            (non ce la fa più dal ridere)Non lo trova affatto divertente. Non lo capisce, Victor.

VICTOR         Ed io che credevo che gli inglesi sapessero sempre ridere di se stessi. Coraggio, amico mio, ridi. (gli dà una pacca sulle spalle. Clive guarda alternativamente i due che ridono sfrenatamente. Anche Clive incomincia a ridere)

CLIVE             Avete ragione. E’ divertente. Molto divertente. (Ridono tutti e tre insieme. Victor si scosta) E ci voleva un francese per insegnare a un inglese a ridere di se stesso. Ora senti, amico mio... (gli si avvicina, gli pone il braccio intorno alle spalle, mentre Victor soffoca ancora per le risate)Hai l’albergo mezzo vuoto, sei quasi rovinato... (Clive si allontana un po’, mentre Victor smette all’improvviso di ridere) Eppure riesci a ridere a crepapelle. Sei un simpaticone, dopo tutto. In piena alta stagione, con i prezzi raddoppiati, con tutti gli ospiti che hanno preso il fugone insieme con i loro dollari... E’ ancora più divertente delle mie vacanze rovinate.

                        (Victor ora fa la faccia arcigna, e Clive va verso Mary)

                        Hai ragione, Mary. Hai trovato proprio un buon diavolo. (indicando Victor)Guardalo. Più è grande il disastro, più ride...

VICTOR         Non lo trovo poi tanto divertente. (va a sedersi sul letto)

CLIVE e MARY (insieme) Non lo trova divertente.

                        (dalla porta di destra entra la Tata  e chiude la porta. Clive l’affronta)

CLIVE             Tata, sa che cosa abbiamo saputo?

TATA             (guardandoli a turno) Che non avete la varicella?

VICTOR         Lei lo sapeva?!

CLIVE             Allora lo sapeva!

TATA             (incomincia a riordinare i letti)Dio la benedica! Conosco la differenza tra una varicella e una intossicazione alimentare, anche se il dottore non la conosce.

CLIVE             Perché non ci ha detto niente?

TATA             Pensavo che foste più al sicuro qui, sotto i miei occhi - siete dei ragazzacci - tutti e due.

CLIVE             Che cosa abbiamo fatto, Tata?

TATA             Non è quello che avete fatto, ma quello che vorreste fare. (lancia un’occhiata significativa a Mary che scoppia in una risata)

VICTOR         Lo sapeva, eppure mi ha messo a letto e mi ha propinato tutte quelle medicine...

CLIVE             Avresti dovuto vederlo, Mary: “No, no, io non prendo nessuna medicina” (si volta verso la Tata)Tata, lei è la donna della mia vita!

VICTOR         (rivolto a Mary che ride)Mary, che hai da ridere? E’ così divertente che proprio tu, la donna che amo, debba aiutami ad andare in rovina?

MARY            Ma andiamo, Victor! Devi imparare a ridere di te stesso.

VICTOR         Non ho intenzione di passare la vita a ragliare come un asino!

MARY            (mentre Clive, seduto sui gradini della pedana, si gode la scena spassandosela un mondo - con molta dignità)Vuoi dire che io raglio come un asino?

VICTOR         Sei una sciocca, ridi per nulla.

MARY            Mai tanto sciocca come te con tutte le tue moine.

VICTOR         Sono rovinato - e tu ridi di me. Vedo che non ti importa niente di me.

MARY            Invece sì, Victor. Sono molto innamorata di te.

VICTOR         Innamorata! Innamorata come lo sei di un pollo quando gli tiri il collo e lo metti in pentola. Guarda come hai ridotto il mio albergo!

MARY            Al diavolo te e il tuo albergo! Non serve a niente pensare come un inglese se poi non sai stare allo scherzo.

VICTOR         Sono felice di non essere inglese! Non capisco gli inglesi. Ho sudato sette camicie per capirli! Cerco di amarli, gli inglesi! Ma d’ora in poi imparerò ad amare gli americani! (va alla porta e la spalanca)

CLIVE             Che fai - te ne vai, amico?

VICTOR         E di corsa! Accidenti a tutti voi! (ed esce lasciando la porta aperta. La Tata lo rincorre)

TATA             Si è portato via i miei guanti! (ed esce chiudendo la porta)

CLIVE             Bene. E’ stata una bella commedia, finché è durata. Hai il cuore spezzato, cara?

MARY            Perché dovrei?

CLIVE             Bene. Perché c’è la nostra montagna, c’è il nostro chalet e ci sono io - andiamo!

MARY            No, Clive. Se vado è per tornarmene a casa con Humpy. Sempre che - che lui lo voglia.

CLIVE             Io non mi preoccuperei per Humpy. Vai a prepararti.

MARY            Dovrei lasciare il mio Humpy? Non potrei mai.

CLIVE             Preparati...

MARY            No. Mi sono comportata molto male---

                        (Si sente un rantolo provenire dal bagno. E’ Humpy)

HUMPY          Oooooh! Oooooh!

                        (Humpy apre la porta del bagno ed entra vacillando. Si è tolto i guanti ed ha un flaconcino di pillole per dormire in mano - vuoto. Mary corre da Humpy)

                        Oooooh! Oooooh!

MARY            Humpy! Che cos’hai? Che succede?

HUMPY          Ne ho prese troppe. Oooooh!

MARY            Che cosa hai preso? (Humpy agita il flacone. Mary lo prende)Che roba è? (Mary va verso Clive e gli mostra il flacone) Clive, che cosa ha preso?

HUMPY          Non ne ho idea, mia cara.

                        (Da destra entra la Tata e chiude la porta. Mary va da lei e le mostra il flacone. Clive e Humpy si scambiano un’occhiata)

MARY            Tata! Tata, dice che ha preso queste. che roba è?

TATA             Oh, Dio mio, Dio mio! Pillole per dormire. (accorre da Humpy)

MARY            Pillole per dormire!

TATA             Signor Humpy, mi dica la verità. Quante ne ha prese?

HUMPY          Tutte! Ooooooh!

MARY            E’ pericoloso, Tata?

TATA             Potrebbe morire!

                        (Tata posa il flacone, mentre Mary va da Humpy che la cinge col braccio, appoggiandosi a lei)

HUMPY          Non potrei vivere senza di te, Mary.

MARY            Stupido, stupido, vecchio stupido che non sei altro! Fare una cosa così terribile!

TATA             (andando rapidamente verso la porta) Una cosa molto stupida! L’ultima volta che si è avvelenato fu con un fungo velenoso. Tenetelo in piedi e fate in modo che non si addormenti.

MARY            (a Tata che apre la porta, mentre Humpy barcolla visibilmente e chiude gli occhi)Dove va?

TATA             A prendere un emetico! (Ed esce chiudendo la porta. Humpy si irrigidisce inorridito e Clive ride)

MARY            Non startene lì così, Clive. (Si  volta verso Humpy che vacilla di nuovo) Hai sentito che cosa ha detto la Tata. Tienilo in piedi.

CLIVE             (accorre vicino a Humpy) Va bene, ve bene...

MARY            Fallo camminare. Humpy, tesoro, tieni gli occhi aperti. Non devi morire. Tienilo su, Clive. (va al telefono)

CLIVE             In piedi? (prendendolo per la vita da dietro e sollevandolo in piedi)E’ faticoso, ma ci proverò.

                        (Mary prende la cornetta. Clive mette in piedi Humpy e lo trascina avanti al centro)

HUMPY          Clive! Clive! Hai avuto un’idea grandiosa. Ha funzionato. Posso smettere, adesso?

MARY            (tentando di comunicare col centralino)Un dottore - un dottore.

CLIVE             Smettere? - Hai appena cominciato. Resisti finché non incomincia a piangere. Se trova le pillole siamo perduti. Dove le hai messe? (Humpy indica la tasca del pigiama)Bene.

                        (Clive prende sotto braccio Humpy e lo fa andare avanti e indietro mentre Mary ora parla al telefono)

MARY            Pronto - pronto... (si volta verso i due, fa loro un cenno con la mano e dice)Continua a farlo camminare. (al telefono)Aiuto - presto - chiamate un dottore - c’è stato un suicidio.

                        (Mary rimette giù la cornetta. Clive continua a far camminare Humpy, mentre Mary esce correndo, lasciando la porta aperta)

                        Tata - Tata...

                        (Clive e Humpy ora si muovono all’unisono, a passo di marcia. Mary rientra, chiude la porta e va verso i due)

                        Come va, Clive?

CLIVE             Adesso non riesce più a fermarsi, cara.

MARY            Humpy, tesoro, è tutta colpa mia. (Humpy e Clive si arrestano)L’ho spinto io a farlo, di’ che mi perdoni...

HUMPY          Oh, ti perdono.

MARY            Oh, Humpy, non sapevo che mi amassi fino a questo punto... - Humpy, non devi morire. Non potrei vivere senza di te.

HUMPY          (fa per andare verso di lei)Quand’è così -

CLIVE             (lo trattiene per il pizzo della giacca e gli dà una pacca sulla schiena) Non ancora, idiota!

HUMPY          (quasi cadendo all’indietro tra le braccia di Clive)Oooooh!

                        (Mary si volta verso di loro. Intanto la porta si spalanca ed entra Victor. Ora indossa il costume da sci. Lascia la porta aperta. Clive sostiene Humpy)

VICTOR         (entrando)Chi è morto? Cos’è questa storia del suicidio?

MARY            E’ Humpy! E’ terribile!

VICTOR         Oh, ancora lui! (va da Humpy e lo afferra per il braccio destro. Mary lo segue) Beh, non puoi morire qui - devi andartene.

MARY            (cerca d trattenerlo) Lascialo stare. Clive, non glielo permettere... (corre alla porta) Tata! Tata! (ed esce, chiudendo la porta)

VICTOR         Non me me frega niente - (Clive distende Humpy sul pavimento; Humpy rimane immobile)- prima la malattia - (Clive incrocia le braccia di Humpy sul petto, va a prendere il vaso di fiori, e lo depone sul petto di Humpy)- e adesso muore! (toglie il vaso di fiori dal petto di Humpy e glielo posa accanto al capo) Mi sta mandando in rovina!

                        (Clive prende l vaso e lo posa sul carrello delle medicine. Quindi prende il cuscino dal letto di Victor, che cerca di sollevare Humpy)

                        Non voglio che muoia qui.

(Clive avanza e colpisce Victor col cuscino; Victor cade a terra; Clive molla il cuscino e aiuta Humpy a rimettersi in piedi. Victor si volta e afferra il braccio destro di Humpy. Clive lascia andare Humpy e recupera il cuscino. Humpy cade. Clive aggredisce Victor e i due lottano. Humpy si gira e strisciando sotto i due, si rimette in piedi e corre verso il bagno. Suoni disarticolati dei due, accompagnati dai rantoli di Humpy)

CLIVE             Oh no, no. Lascialo in pace.

VICTOR         Coraggio, alzati. Fuori di qui.

(Victor si libera di Clive e rincorre Humpy, seguito da Clive. Tutti gridano, la lotta è in pieno svolgimento. Victor esce di corsa dal bagno inseguito da Humpy che brandisce un asciugamano di spugna con il quale tenta invano di colpire Victor. Clive li segue, senza il cuscino)

                        (entrando)Oh, no. No. No. (corre sulla terrazza inseguito da Humpy)

CLIVE             (entrando)Prendilo, Humpy! Prendilo!

VICTOR         (sulla terrazza)Alphonse! Polizia! Polizia!

(Victor sfugge a Humpy, che lo colpisce. Clive corre alla porta per tagliare la via di fuga a Victor. Victor corre in bagno, seguito da Humpy. Clive si precipita e blocca Victor sulla porta. Humpy è in piedi sul letto di Clive. Clive e Victor lottano)

CLIVE             Dàgliele, Humpy. Dàgliele!

                        (Clive e Victor girano in tondo, per cui Clive viene a trovarsi sul fondo. Humpy prende la rincorsa e colpisce Clive, che molla la presa su Victor)

                        Non a me, idiota!

(Victor afferra Humpy e lo tira giù dal letto. Nel parapiglia generale i tre alternativamente si colpiscono, cadono a terra, si rialzano. Alla fine Victor soccombe e Clive alza il braccio di Humpy in segno di vittoria. Entrano la Tata e Mary. La Tata ha in mano una bottiglia di aceto e della mostarda. Avanza, seguita da Mary. Mary lascia la porta aperta)

TATA             (entrando)Signor Victor! Signor Victor! Ma che fa! Gli ha già preparato il conto?

VICTOR         Il conto? Per giove, l’avevo dimenticato!

                        (Humpy si siede ai piedi del letto di Clive, e  Victor si alza)

TATA             E come può pagare se non glielo prepara?

VICTOR         Lo citerò per danni! (andando alla porta)Fate in modo che non muoia prima di aver pagato il conto! (Ed esce chiudendo la porta. La Tata va da Humpy, seguita da Mary)

MARY            Come le sembra che stia, tata?

TATA             Non peggio, comunque. (porgendole l’aceto)Gli bagni la testa con l’aceto mentre io preparo l’emetico. (va in bagno. Humpy si alza. Mary va a posare il flacone dell’aceto sul comodino)

HUMPY          Non ho bisogno di emetico.

CLIVE             Faccia presto, Tata.

MARY            Humpy, tesoro, vedrai che guarirai - sono così riconoscente, credo che mi metterò a piangere. Dammi un fazzoletto, Clive.  A proposito, caro, non mi ero resa conto di quanto mi amassi.

CLIVE             (estrae il fazzoletto dalla tasca di Humpy, e le pillole di sonnifero che erano nascoste in tasca cadono a terra)Oh!

MARY            Che cos’è?

HUMPY          Santo cielo!

MARY            Sono pillole! (alla Tata che rientra dal bagno)Guarda, Tata. Sono pillole! (le due donne incominciano a raccoglierle)

HUMPY          (in disparte, a Clive) Clive!

CLIVE             Mi dispiace moltissimo! Avevo completamente dimenticato dove le avevi messe. Cerca di parlare il meno possibile!

HUMPY          Ma avevi detto che sarebbe andata liscia.

TATA             Sono pillole di sonnifero!

MARY            (mentre Humpy si ritira tra il letto di Clive e quello di Victor)Sonnifero? Ma Humpy ne ha prese tante. Almeno, così ha detto.

TATA             (recuperando le pillole rimaste nelle mani di Clive)Quante ne ha prese - (si alza)Signor Humpy! (si guarda intorno cercando Humpy) Dov’è? (andando verso di lui) Quante ne ha prese? Voglio la verità.

HUMPY          (prendendo tempo)Io - ehm - ecco, ho perso il conto.

TATA             (a Mary)Beh, lo sapremo presto. Nel flacone ce n’erano dieci. (conta le pillole che lei e Mary hanno raccolto)Una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove. (Clive ne raccoglie un’altra e la depone nella mano della Tata) Dieci!

MARY            (a Humpy)Non ne hai presa neppure una!

HUMPY          Io - ehm - io - ecco...

TATA             Che cosa meschina, che azione meschina! Spaventarci in questo modo! (e rimette le pillole nel flacone)

MARY            Come hai potuto, Humpy! E perché?

HUMPY          (va verso di lei) Volevo dimostrarti quanto ti volevo bene, Mary.

MARY            Me l’hai dimostrato, quanto mi vuoi bene! Prendendoti gioco di me!

HUMPY          Ma hai detto che mi amavi.

MARY            Amarti - dopo tutto quello che hai fatto?

HUMPY          Hai detto che non volevi che morissi e adesso che non muoio sei arrabbiata.

MARY            Arrabbiata? Più che arrabbiata! Con te ho chiuso - completamente e definitivamente chiuso. (si allontana)Vattene - non voglio più vederti. Oh, Tata, come ha potuto farlo - come ha potuto? (scoppia a piangere. Tata va da lei e la conduce allo sgabello dove la fa sedere, e le rimane accanto confortandola. Clive prende da parte Humpy)

CLIVE             Sono così dispiaciuto! Avevo completamente dimenticato dov’erano.

HUMPY          Dovrai dirglielo che è stata tutta colpa tua - che mi hai costretto tu a farlo. (va verso Mary)Mary, lascia che ti spieghi.

MARY            Non rivolgermi la parola

CLIVE             (sospingendolo verso il bagno)Meglio che resti in bagno finché non le ho spiegato che è stata colpa mia.

HUMPY          Sei davvero disposto a farlo?

CLIVE             Le dirò tutto e mi prenderò tutta la colpa.

HUMPY          Clive, sei un vero amico! (Humpy va in bagno e chiude la porta. Tata va verso la porta del bagno)

TATA             E’ inutile scappare, signor Humpy, con lei non ho ancora finito.

                        (Si sente la chiave girare dall’interno)

                        Ed è inutile che si chiuda a chiave -

                        (squilla il telefono. Clive va a rispondere)

                        Dovrà uscire -

                        (Clive risponde. Si sente la voce del centralinista)

                        - prima o poi!

VOCE             Per favore, la signorina Cartwright.

CLIVE             La signorina Cartwright? Mai sentita nominare. (fa per riagganciare, ma Tata dalla porta si volta)

TATA             Non riagganci! (avvicinandosi) Sono io. (Clive le porge il microfono)Pronto. Sono la signorina Cartwright.

VOCE             C’è una persona che chiede di lei.

TATA             Oh, sì. La stavo giusto aspettando. (un’occhiata a Clive, poi, al telefono)Scendo subito. (riaggancia, va alla porta e l’apre. Prima di uscire si volta)Mi convince poco lasciare questa stanza anche per un solo istante.  Quando il gatto è via i topi ballano. Ma ricordi, signor Norton, questo gatto ha gli occhi anche di dietro. (ed esce, chiudendo la porta)

CLIVE             (va a sedersi di fronte a Mary)Cara, non so come abbia potuto fare una cosa simile! Giocare un tiro simile, proprio a te! Come gli sarà venuta in mente un’idea del genere?

MARY            Non lo so, non lo so proprio. Lui si fa delle idee e le attua. Mi sta facendo impazzire!

CLIVE             Mia povera cara. Cerca di dimenticare. Che vita deve averti fatto fare!

MARY            Ma questo non l’aveva mai fatto!

CLIVE             Non è detto che non ci riprovi.

                        (si alza e si inginocchia accanto a Mary, prendendole la mano)

                        Ascolta, tesoro, quello di cui hai bisogno è salire sulle montagne e sciare! Cielo azzurro, aria fresca, una neve stupenda! Se ce ne andiamo subito, possiamo arrivare a Chamonix stasera.

                        (si alza e aiuta Mary ad alzarsi)

                        Sarebbe divertente, no?

MARY            Sì, sarebbe divertente!

CLIVE             Andiamo, allora! - Corri a prepararti, e - Mary, procurami dei vestiti.

MARY            Dei vestiti?

CLIVE             Qualsiasi cosa.

MARY            E Humpy? Non posso piantarlo così. Ne soffrirebbe terribilmente.

CLIVE             Lascia perdere Humpy. Lui ha la sua Tata. Se la caverà.

MARY            Ma ci pensi - tornarsene a casa da solo. Non troverebbe mai gli attrezzi da giardino - sono sotto l’acquaio della cucina -

CLIVE             Accidenti a lui e ai suoi attrezzi da giardino!

MARY            E i suoi pigiami sono dietro il condizionatore. Devo vederlo e dirglielo. (va verso la porta del bagno. Clive accorre vicino a lei, la prende per un braccio e l’allontana)

CLIVE             Lasciagli un biglietto.

MARY            Un biglietto?

CLIVE             Ma sì, cara, un biglietto. E’ quello che si fa di solito quando si lascia un marito; tutte le persone civili lo fanno.

MARY            Immagino sia l’unica cosa da fare.

CLIVE             Ma certo.

MARY            (dalla porta, si volta verso Clive) Non glielo dirai, vero Clive?

CLIVE             No, no.

MARY            (aprendo la porta) Prometti?

CLIVE             Prometto.

MARY            Preferirei che lo sapesse da me.

CLIVE             Sbrigati, Mary!

MARY            Va bene, corro. Così imparerà a prendersi gioco di me. (Mary esce chiudendo la porta)

CLIVE             (Clive va alla porta, l’apre e le grida dietro)Fai presto! (chiude la porta, poi la riapre e aggiunge)Sbrigati! (chiude la porta, poi va verso il bagno) Humpy! Humpy!

HUMPY          (apre la porta del bagno ed entra)Clive, Clive, va tutto bene?

CLIVE             Benissimo, amico mio.

HUMPY          Le hai spiegato che è stata tutta colpa tua?

CLIVE             Certo. Mi sono addossato tutta la colpa e le ho parlato come un padre. Ha pianto abbondantemente - adesso è andata a rifarsi il trucco.

HUMPY          Clive, sei il migliore amico che un uomo possa trovare.

CLIVE             Beh, questo non potrei dirlo, vecchio mio. Non pensarci più. Era il meno che potessi fare. Ora al tuo posto non starei qui - la Tata ti sta alle costole, lo sai.

HUMPY          Sì, il bagno! (va verso il bagno)

CLIVE             Humpy, ora io cercherò di liberarmi della Tata, così voi due piccioncini potrete starvene finalmente soli.

HUMPY          Clive, non dimenticare - quando Mary ed io saremo tornati a casa, ci sarà sempre un posto per te alla nostra tavola, in qualunque momento. (gli tende la mano, che Clive stringe)

CLIVE             Sei molto gentile!

HUMPY          Sai, Clive, se non avessi avuto la varicella, mi sarebbe piaciuto scalare la montagna - non fosse che per far piacere a Mary.

CLIVE             Ma hai avuto la varicella, vero?

                        (silenziosamente entra la Tata da destra. Chiude la porta e rimane in ascolto)

HUMPY          Già, per fortuna mia. (vede la Tata e si precipita in bagno, chiudendo a chiave la porta)

CLIVE             E’ andato a lavarsi le mani, Tata!

TATA             (avvicinandosi a lui)Signor Norton, lei è un ragazzaccio.

CLIVE             Che cosa ho fatto, adesso, Tata?

TATA             Indurre il signor Humpy a inscenare tutta questa commedia...

CLIVE             Io? Non capisco che cosa intende dire, Tata!

TATA             Via, non racconti balle. Il signor Humpy non è mai stato un tipo da riordinare i letti - lui è uno che ci si infila dentro. (gli pone una mano sulla spalla)Se lei fosse il figliolo della Tata, andrebbe dalla signora Millar e si darebbe da fare per far rientrare nelle sue grazie il signor Humpy.

CLIVE             E se non fossi il figliolo della Tata?  se non ci tenessi a rientrare nelle sue  grazie? Non ci ha pensato, vero Tata?

TATA             Oh, sì.

                        (Squilla il telefono. La Tata risponde. E’ il centralino. Clive si alza e va verso la porta del bagno)

                        (al telefono)Pronto?

VOCE             La signorina Cartwright?

TATA             Sono io. Un momento, prego. (copre il microfono con la mano)Una chiamata per lei, da Londra.

CLIVE             (annaspando)Da Londra? Dica che non ci sono.

TATA             Ma invece c’è, no? (gli porge il telefono)Coraggio, signor Norton.

CLIVE             (suo malgrado prende il ricevitore)Pronto?

                        (si sente la voce di una giovane donna, molto tagliente)

VOCE             Sei tu, Clive?

CLIVE             Oh, ciao, cara.

VOCE             (rapidamente)Non so che cosa tu abbia in mente, ma devi tornare immediatamente a casa.

                        (Clive tenta di rispondere ma la voce stenta a uscire)

                        Altrimenti ti sospendo gli alimenti. (Clive si siede) Il bambino ha preso la varicella, perciò devi tornare a casa col primo volo, e sono molto arrabbiata con te, Clive, e abbraccia per me la Tata e dille che le sono molto grata e ciao. (riaggancia. Si sente un click. Clive mette giù il telefono)

CLIVE             Era mia moglie.

TATA             Lo so, caro.

CLIVE             Il bambino ha la varicella.

TATA             Ho sentito, caro.

CLIVE             Devo tornare subito a casa.

TATA             Fa bene, caro.

CLIVE             Ha detto che altrimenti mi sospende gli alimenti.

TATA             Non mi sorprende, caro.

CLIVE             (a Tata)Come ha conosciuto mia moglie?

TATA             Una delle ragazzine più dolci di cui mi sia occupata! Per fortuna mi sono ricordata che aveva sposato un certo signor Clive Norton.

CLIVE             (si alza)E così le ha detto che ero qui?

TATA             Mi sono presa la libertà.

CLIVE             (avanzando minaccioso verso di lei)E ben altra libertà vorrei prendermi con lei!

TATA             (imperturbabile)Oh, che faccia cattiva! Supponiamo che il vento cambi e che a lei stia bene così... (dalla tasca del camice tira fuori un biglietto e qualche banconota) Ecco, qui c’è il suo biglietto di terza classe e qualche spicciolo - (gli prende la mano e vi mette dentro il tutto. Tira fuori dalla tasca anche un panino)- e un panino per il viaggio. (gli porge il panino e consulta l’orologio)E il suo treno parte alle 9,45 - tra dieci minuti.

CLIVE             Ha organizzato proprio tutto, vero Tata?

TATA             Non potevo starmene lì a guardare come menava per il naso il signor Humpy. Tanto più che ha un carattere dolcissimo e una moglie tanto carina.

CLIVE             Lei è una vecchia intrigante e mi prenderei a schiaffi da solo per non averlo capito prima. Beh, io non me ne vado senza la mia bottiglia di whisky. Dove l’ha messa?

TATA             In un posto dove non la troverebbe mai neppure se la cercasse per tutto la giornata, e lei non ha tanto tempo, no? Ah, signor Norton, che peccato che siamo stati insieme solo tre giorni invece che tre settimane! Sarebbe diventato più buono, e sono certa di non sbagliarmi.

CLIVE             Tra settimane con lei?! (va alla porta)Mi lasci uscire da qui!

TATA             E mi saluti la sua cara mogliettina e le dica che se dovesse avere bisogno di me, mi precipiterei!

CLIVE             Dovrebbe passare sul mio cadavere, signorina Cartwright! Sul mio cadavere!

TATA             Si sbrighi. Lei è svelto a parlare ma lento ad agire. (a Clive che è sulla porta)E faccia attenzione a non prendersi la varicella dal bambino...

CLIVE             Beh, se dovesse capitare, io ---

TATA             (alza un dito ammonitore) Aha!

CLIVE             E’ una delle paroline che mi piacerebbe usare adesso. (ed esce chiudendo la porta. La Tata va alla porta del bagno)

TATA             Signor Humpy. Apra. Adesso può uscire. La Tata non ce l’ha più con lei. (prende i termometri e un pezzetto di garza dal carrello delle medicine e va tra i letti di Humpy e Clive)

HUMPY          (f.c.)No!

TATA             Ma la Tata l’ha perdonata, caro!

HUMPY          (f.c.)Va bene. Esco.

                        (Tata mette i termometri nella garza e posa il tutto sul letto di Humpy. Humpy apre la porta del bagno ed entra, lasciando aperta la porta per assicurarsi la ritirata in caso di necessità)

                        Dov’è mia moglie?

TATA             (va verso di lui) Una cosa alla volta! Prima la Tata ha da dirti qualcosa!

HUMPY          Eh? (accenna a ritirarsi, ma la Tata lo prende per un braccio)

TATA             No - no, finché la Tata non ti ha detto quel che ha da dirti. (lo fa sedere sul letto di Clive) Dunque, già quando aveva sei anni non mi aspettavo più che lei usasse il cervello, ma non credevo che ne fosse totalmente privo. Si è comportato proprio come uno sciocco.

HUMPY          Sì, Tata.

TATA             E le dispiace?

HUMPY          Sì, Tata.

TATA             Bene, allora, per dimostrarlo, deve fare qualcosa per la Tata.

HUMPY          Tutto quello che vuole lei, Tata. Che cosa?

TATA             Deve scalare quella montagna!

HUMPY          Cosa? Scalare quella montagna, io? No, Tata. Non ci riuscirei mai!

TATA             Via, non vorrà mica essere accusato di essere vile fino a questo punto?

HUMPY          Non me ne importa!

TATA             Non è vero. Pensi come sarebbe fiera di lei la sua cara mogliettina.

HUMPY          E’ sicura?

TATA             Signor Humpy! (sedendosi sul letto di Humpy)Si è mai sbagliata, la Tata?

HUMPY          No, Tata. Ma come faccio a scalare quella montagna se ho avuto la varicella?

TATA             Varicella, caro? Quando mai! - Non sapeva che non avete mai avuto la varicella - che era una semplice intossicazione alimentare?

HUMPY          Una semplice intossicazione alimentare? Nessuno mi dice mai niente!

TATA             Adesso non si pianga addosso. Lei può scalare la montagna come tutti, capisce?

                        (Bussano alla porta. La Tata si volta)

                        Avanti.

                        (entra Alphonse con una valigia e una lettera. Lascia la porta aperta, e avanza)

                        Ecco i vestiti. (ad Alphonse)Li posi pure.

                        (Alphonse posa la valigia accanto al letto di Humpy, quindi va verso i due)

ALPHONSE   Ho un biglietto per lei, signor Millar, da parte…

                        (La Tata prende il biglietto dalle mani di Alphonse e lo infila nella tasca del camice)

TATA             Questo lo prendo io. Immagino sia il conto. Solo il conto. Lo terrò io. (ad Alphonse)Che cosa aspetta?

ALPHONSE   La mancia!

TATA             Oh! (Tira fuori un borsellino dalla tasca e sceglie una monetina, quindi ripone in tasca il borsellino. Fa scivolare la moneta nella mano tesa di Alphonse. Alphonse la prende con espressione grata, poi la guarda. La mostra alla Tata)

ALPHONSE   E la chiama mancia?

TATA             Se non le va, vuol dire che non ne ha bisogno! (si riprende la moneta e la rimette in tasca. Alphonse va alla porta)

ALPHONSE   Ah! Ça par exemple! Ça c’est malin!  Comme tous les anglais - des avares. Vieille crapoule! (ed esce sbattendo la porta)

TATA             Povero ragazzo, non capisce. Non è l’importo della mancia, ma il pensiero che conta. (va a prendere la valigia)E adesso, signor Humpy, si sbrighi e si vesta.

HUMPY          Sì, Tata. (solleva la valigia) Oh, Tata. Mary non pretenderà mica che salga subito su in cima?

TATA             No, certo. Solo fino a quel piccolo grazioso chalet.

HUMPY          Oh! E poi?

TATA             Signor Humpy, è cresciuto, ormai, non faccia domande sciocche. Faccia semplicemente come dice la Tata.

HUMPY          (andando verso il bagno)Come vuole lei, Tata.

                        (Humpy esce, chiudendo la porta. La Tata stacca le cartelle cliniche dai letti e incomincia a fare la valigia. Da destra entra Mary e chiude la porta. Indossa cappello e cappotto)

MARY            Tata!

TATA             Salve, mia cara.

MARY            Tata, quel biglietto che ho lasciato per Humpy, lui non l’ha visto, vero?

 TATA            No. Ho pensato che forse avrebbe potuto cambiare idea. Ce l’ho io qui. (le rende il biglietto, e lei lo nasconde)

MARY            Stavo per fare la sciocchezza più grossa. Beh, arrivederci, Tata. Prenda cura di Humpy per me. (si allontana)

TATA             Io - occuparmi di lui? E lei?

MARY            Lui ormai non vorrà più saperne di me - dopo quello che ha passato - e tutto per colpa mia!

TATA             Io non mi preoccuperei per questo, cara, si è comportato come un ragazzo, e spero che la lezione gli sia stata utile.

MARY            Ma lui non è un ragazzo, è un uomo!

TATA             Benedetta figliola, ma che differenza fa? Sono tutti ragazzini in calzoncini corti che cercano di comportarsi da uomini con i pantaloni lunghi, oppure uomini coi pantaloni lunghi che si comportano esattamente come ragazzini in calzoncini corti. Li tratti allo stesso modo, e non si sbaglierà!

MARY            (sedendosi sul letto di Humpy)A sentir lei sembra tutto così facile,Tata!

TATA             E’ facile, mia cara. Prenda il signor Clive, è come un libro aperto, vero?

MARY            (vergognosa) Ehm - sì, Tata.

TATA             E si capisce lontano un miglio che il signor Humpy è la fedeltà in persona!

MARY            Oh, sì, Tata.

TATA             Queste sono le ragazze che piacciono alla Tata! Perciò, dimentichi l’idea di lasciare il signor Humpy.

MARY            (alzandosi)Ma, Tata…

TATA             (alza un dito ammonitore) Aha!

MARY            Va bene, Tata.

TATA             E quando lo vedrà, non ci faccia caso.

MARY            D’accordo, Tata. D’accordo.

TATA             Bene, cara. Ricordi che lei lo può portare dove vuole, ma  senza forzare la mano, altrimenti si impunta come un mulo!

MARY            Ma no, Tata, il mio Humpy è un agnellino.

TATA             Può darsi. Ma se lo fa arrabbiare diventa un leone. Se ne accorgerà!

MARY            Ma io non voglio farlo arrabbiare! Gli voglio bene perché è dolce e carino, e non voglio che cambi. E’ stata una pazzia portarlo qui e prima lo riporto a casa, meglio è!

TATA             A casa? Non vuole che dia la scalata a quella montagna?

MARY            No! Voglio che torni ad essere il mio caro Humpy.

TATA             Oh, cara.

(La porta del bagno si apre ed entra Humpy. E’ in tenuta da montagna. Indossa un berretto di lana, occhiali e passamontagna. Una fune intorno al collo e uno zaino a spalla. E’ completamente equipaggiato per la scalata. Mary lo guarda frastornata)

MARY             Tata, chi è quello?

TATA             E’ il signor Humpy, cara.

HUMPY          (si toglie gli occhiali e abbassa il passamontagna)Sono io, Mary. Humpy.

MARY            Oh, no!

HUMPY          Voglio scalare la montagna.

MARY            Tu vorresti scalare quella montagna?

HUMPY          Sì, Mary.

MARY            Beh, se proprio ci tieni, la scalerai. Fino in vetta.

HUMPY          Proprio sulla vetta?

MARY            Sì.

HUMPY          (a Tata)Tata, si è sbagliata!

MARY            Andiamoci subito. Non passeremo neppure la notte nello chalet.

HUMPY          (a Tata)Accidenti, Tata, ha fatto un altro sbaglio!

TATA             Mi dispiace, caro. Dovrà prendere il coraggio a quattro mani e ricordare che quando si vuole il modo si trova sempre.

MARY            Sì, scaleremo tutta la notte e attraverseremo il ghiacciaio all’alba - sai come si divertirà il caro vecchio Clive con noi sulla vetta?

MARY            Il caro vecchio Clive! Humpy, puoi scalare la montagna col caro vecchio Clive oppure tornare a casa con me! Una o l’altra cosa, ma non tutte e due. Allora, vuoi scalare la montagna?

HUMPY          No, Mary. Torno a casa con te!

MARY            Così va bene! (si abbracciano)

TATA             Arrivederci, caro.

HUMPY         (alla Tata)Arrivederci, Tata cara. (La bacia)

TATA            Ha mica un fazzoletto pulito?

HUMPY         (cercandolo)No, Tata.

(Si sente l’orchestrina che suona il solito motivetto. La Tata tira fuori il fazzoletto e lo porge a Humpy)

TATA            Allora prenda quello della Tata.

(Humpy mette in tasca il fazzoletto e passando davanti a Mary va alla porta e l’apre)

HUMPY         Grazie, Tata.

TATA             Arrivederci, signora Millar. Ho fatto del mio meglio...

MARY            (dà un bacio alla Tata) Arrivederci, Tata, e grazie per tutto quello che ha fatto. (va da Humpy)Pensa, Humpy, domani giocheremo a golf nella nostra città...

HUMPY          Dici sul serio, Mary?

MARY            Sì, Humpy. Trentasei buche al giorno... (un’occhiata ammiccante alla Tata)... ogni giorno! (esce)

HUMPY          Yoo hoo! A casa! Arrivederci, Tata.

                        (Un cenno di saluto alla Tata ed esce, chiudendo la porta. Tata, rimasta sola, si guarda attorno)

TATA             Quello sciocco non sapeva dove cercare!

                        (si solleva la gonna e da un’ampia tasca nella sottoveste tira fuori la bottiglia di whisky di Clive. Va in bagno mentre...)

CALA IL SIPARIO


1 Equivalenti a 106° F (NdT).