Una visita in paradiso

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UNA VISITA IN PARADISO

LA TRAMA

UNA VISITA IN PARADISO

di Dante Taddia

Un impresario teatrale ingaggia due musicisti romani, per tenere un concerto in una casa patrizia, e altrettanto fa per due musicisti napoletani.

Per un caso fortuito i quattro musicisti, cercando il posto del concerto, si trovano ad entrare in Paradiso pur essendo ancora in vita.

San Pietro nel trovarseli in quel luogo è disperato e si rivolge a Dio per sapere cosa fare.

L’aiuto viene dai Santi: intervengono per i romani, Santa Francesca Romana e per i napoletani San Gennaro.

Essendo i santi gli intermediari fra gli uomini e Dio il problema si dovrebbe facilmente risolvere.

Ma il Signore dice che i musicisti ormai resteranno in Paradiso e che solo in un caso molto particolare, facendo un’eccezione alle regole del luogo, potranno nuovamente scendere in terra: dovranno riferire agli uomini com’è il Paradiso e che è un luogo ben preciso, dove si sta bene.

Dato che per questa loro opera d’informazione si dovranno fare capire da tutti, anche se i dialetti romanesco e napoletano sono ben conosciuti e il napoletano soprattutto è già una lingua universale,dovranno fare ricorso alla vera lingua universale compresa da tutti che è la musica, insegnandola e divulgandola e con essa la pace e l’armonia fra gli uomini.

Il lavoro che i quattro fanno in terra è pregevole facendo molti proseliti tanto che, sulle ali della musica e con l’aiuto di tutti i beati, molti uomini potranno entrare in quel posto bellissimo che è il Paradiso. 

La commedia è stata rappresentata al Teatro Armando Cafaro di Latina nella stagione F.I.T.A. 2005/2006 con successo.

E’ regolarmente depositata presso la SIAE e l’autore Dante Taddia è iscritto con numero posizione 146486.


UNA VISITA IN PARADISO

Commedia in due tempi
di
Dante Taddia
PERSONAGGI IN ORDINE   DI  APPARIZIONE

San Pietro                               = S.P.

Voce del Signore                   = Voce

Remo                                      = RE

Romolo                                  = RO

Santa Francesca Romana       = FR

Gennaro                                 = GE

Totonno                                  = TO

San Gennaro                          = S.G.

NOTA:

VENGONO RIPORTATI   MOLTISSIMI PUNTINI DI SOSPENSIONE ...

PER INDICARE LE PAUSE DI RECITAZIONE

PARTE PRIMA
Scena Prima

INTERNO – Giorno: illuminazione solare

La scena si apre su spazio pieno.

A sx una porta con scritto Terra .A dx una porta con scritto Capo.

Una finestra fra le due porte.

Sopra la finestra, di fronte al pubblico, c’è una gran luce (spot) coperta da schermo bianco per dare maggiore luminescenza diffusa.

Su una specie di cavalletto c’è una rete messa a cavalcioni.

All’angolo una bella canna da pesca d’altura con mulinello.

Un personaggio:Vestito con una lunga tunica, chiara, ha la cinta costituita da un pezzo di rete da pesca arrotolata che si articola anche a bandoliera.

Bella barba bianca /sale e pepe. Due grandi chiavi pendono dalla cinta di cuoio sotto la rete. E’ San Pietro (S.P.)Ha in mano la navetta con refe per riparare la rete.

Si avvicina alla rete,tende il filo con uno strappo per testarne la bontà :

S.P. - Vojo proppio vede’ se anche stavolta se strappa.E’ filo doppio, rintorto.

Prende la rete in mano e con gesti misurati e accurati inizia a fare nodi per rammendare le maglie della rete.E’ molto attento e concentrato su quanto sta facendo.

Voce - (Molto dolcemente) Luce spot inizia a pulsare contemporaneamente alle parole che verranno dette

Pietro...

S.P. - (continuando a rammendare la rete) Sìii,

Voce - (Molto più decisa)

Pietro, la rete!  No, non quella rete.

(scandendo le parole, e in modo deciso) Non quel -la  re - te.

S.P. - Sìiii, Signore. Cosa?Ah, la rete.Quale rete...?

(tenta di raccogliere tutto per nasconderla. L’appallottola. Si guarda in giro per trovare un nascondiglio. Guarda ancora,deluso. Non trova niente.

Prende la pallottola fatta con la rete e se la mette sotto la tunica, tipo una grande pancia e se l’assesta con dei colpetti.Si guarda attorno, guarda verso l’alto, verso la luce) Ah..., sì..., cioè... ah... la rete.

E’tanto per passare il tempo... giusto per tenermi... in esercizio...oggi ...dopo mangiato...

Voce - Devi stare attento nel mangiare, perché spesso troppo cibo risulta indigesto...

è come un peso…

S.P.  - Eh..., sì, è vero. Ho mangiato forse un po’ troppo e sento un certo  peso...

Voce  -  Pietro,  ma possibile…!?Toglietela di dosso quella rete.

e... sullo stomaco l’umidità fa male.

E poi ricordalo Pietro.  Pescatore d’anime,t’ho fatto no di lattarini...

La luce finisce di pulsare. S.P. si deterge il sudore e tira un sospiro di sollievo.

Solleva la tunica e si toglie la rete dallo stomaco. Se lo massaggia.

Prende la rete e la rimette ad asciugare sopra il cavalletto.Si avvicina alla canna da pesca . La prende e frusta l’aria con quella.

Guarda verso l’alto, verso la luce. Tutto tranquillo. Prende la canna e lancia con due mani. Attende qualche attimo. Mima di aver preso un pesce all’amo. Recupera. Gira la manovella. Mima un grande sforzo di recupero.Lo mette nel sacchetto.

S.P. - 

(Muto socchiude la bocca e fa cenno di no con il capo.Piccolo sospiro e senso di caldo)  Però,  fa proprio caldo...

Quasi quasi apro un po’ la porta e così me rinfresco, cor ponentino...

(Va verso la porta con scritto Terra e l’apre. Una folata d’aria gli arruffa i capelli. Espressione beata.In punta di piedi, e guardando verso la luce, si avvicina alla porta con scritto Capo e la socchiude. Prende una sedia e la sposta proprio verso la corrente. Prende un giornale  e si mette a leggere con un gran senso di beatitudine).

S.P.  - Ah, ponentino, ponentino. Fresco, pulito, ristoratore.

Anzi ristorante... da cena ar fresco, dda fori porta... (sorridendo per la battuta)

Voce – Pietro.Le correnti d’aria fanno male...

e poi quella porta non può stare aperta invano.

Chiudila. E anche la mia ! Stai facendo volare tutte le carte dal mio tavolo.

Questo tuo dialetto romanesco è proprio brutto!

S.P. - (Scandendo la sillabazione italiana)

D’accordo Signore, andrò immantinente a chiudere  entrambi gli usci,

onde evitare che un moto  turbolento dell’aria faccia contrasto fra i due.

Voce - Mmmh, esagerato!

(per assentire e si spegne la luce)

S.P.  - Va per chiudere l’uscio con scritto Capo e quello con scritto  Terra. Ma una refola d’aria riapre quello del Capo ; allora lascia  quello terra  per andare per chiudere bene quello del Capo ma quello Terra resta socchiuso, involontariamente, anche se Pietro era convinto di averlo ben serrato.

Pietro si mette a fare qualcosa, riordina, controlla la rete se è asciutta, la rigira,la riallarga,la rimette sul cavalletto.Guarda la canna. Guarda il sacchetto dove aveva messo il pesce. Sorride.

La luce di scena si spegne pian piano e si illumina uno spazio antistante la porta Terra ma dalla parte esterna alla stanza dove era Pietro.

Scena Seconda

INTERNO  - Giorno: illuminazione solare.

Pianerottolo antistante la porta con scritto Terra

Lo spazio illuminato è costituito da un finale di scala, un pianerottolo.

La porta all’esterno reca la scritta Portiere  - Campanello.

Due personaggi. Uno con una chitarra e l’altro con un mandolino.

Abbigliamento decoroso, attuale. Mimano fiatone e le loro parole sono intercalate dal fiato grosso(fg). Sono due romani veraci. Si chiamano Romolo (RO) e Remo (RE).

RO - Ahò, è ‘r primo palazzo... (fg) n’dò er porchiere stà ‘n cima a ‘e scale...  (fg)

’nvece che...’n guardiola, a l’ingresso.

Ammazzate che... (fg) sfacchinata a sali’ fino quassù.

RE  - Io, (fg) t’avio detto de pija’ la scenzore.

RO - Ma che ‘scenzore  (fg). N’hai visto ch’era fori servizzio! (fg)

RE  - No, n’era fori servizzio. C’era scritto (fg)  ch’era Infermo.

RO - Nun c’era scritto Infermo, c’era solo a freccia co’ infermo.

RE  - E poi c’era puro la freccia pe’ ‘r secondo piano,

quella che c’era scritto “Per Gatorio”.

Perché nun ce semo iti?Dde sicuro ce staveno anche l’antri musicanti.

RO- L’antri musicanti?

RE- Ehhhh.Perché ar gatorio ce vanno li musicanti a studia’...

Per gatorio, è ‘na  forma ridotta.‘A freccia è piccola,

nun c’entrava tutta ‘a parola “Per il consergatorio”

Quindi doveva da esse lì er concerto.Perché nun ce sei voluto anna’. Perché?

RO - Perché,perché... Uno che se chiama Gatorio nun me piace tanto.

Nun po’ fa’ er musicante...C’ha er nome straniero...Gatorio,

e se dà puro importanza  da mettese‘a freccia ppè cconto suo.

RE  - E ppe’ quello  te sei voluto fa’ tutte ‘ste scale? Fino quassù?

RO - Ppe venì a cerca’ er porchiere, armeno c’o dice lui ’ndò dovemo anna’.

RE - Ma tu doppo ‘sta scarpinata che m’hai fatto fa’,

lo sai  ‘ndo’ poi anna’?

RO -‘Ndove?

RE -Devi d’anna’.. Devi d’anna a fa’

( si guarda in giro , il palazzo,le scale,la porta signorile...)

a ffa...tte n’antro ggiro,  devi d’anna’.

RO -...E nun se famo cconosce subbito e famo puro brutta figura!

Senti, ‘mò chiamamo er porchiere e j’aadimannamo ‘ndò sta er tizzio dder concerto.

(suonano alla porta dove c’è scritto Portiere, appena un trillo.Nessuna risposta. Bussano allora all’uscio socchiuso )

RO - C’è nisuno?E’ conpermesso?Porchiereee... Porchiere... Signoraaa...

RE - (ribussando più fortee urlando)  Scusi... a sor come te chiami...

RO - Ma possibile, sempre er buro devi da fa’.

Scena terza

INTERNO  - Giorno: illuminazione solare.

Parte della scena nel pianerottolo esterno e parte all’interno dove c’è S.P.

I due RO e RE bussano insieme alla porta. La scena s’illumina nuovamente nella stanza dove era Pietro. S.P. è’ ancora intento a sistemare le varie cose.

Sente bussare all’uscio e...

S.P. -...Arrivo, arrivo.

(Prende un piccolo registro dalla sua tasca, la penna e si avvicina alla porta.

Fa per aprirla e la vede socchiusa. Si dispera. Si mette le mani nei capelli.

Rifà le stesse azioni di quando ha chiuso. Va verso la porta Capo e la chiude, quindi ritorna verso la porta terra e la chiude.

Ritorna verso la porta capo e la chiude. Guarda la porta terra e rifà l’azione, si ferma di fronte alla porta Terra. Si mette le mani nei capelli.Mormora:  ) 

S.P. - è rimasta aperta, la refola di vento...

 (La chiude con uno scatto.La riapre di colpo. Vede i due davanti alla porta.

La richiude e si appoggia con le spalle all’uscio.Guarda verso la luce. Guarda la porta Capo. Ansima. Corre verso la porta Capo.E’ chiusa.

Ritorna verso la porta Terra e la socchiude lentamente, aprendola. Vede i due.

Li tocca. Si mette ancora una volta le mani nei capelli. Li ritocca. Richiude la porta.

La riapre, si passa le mani sul viso, è disperato. Scuote la testa)

S.P. -...Certo, proprio così. E mo’ chi glielo dice? E mo’ chi glielo dice?

 (mormora tra sé e sé girando per la stanza .I due RO e RE si guardano, si toccano reciprocamente. Fanno la faccia interrogativa.

RE - ‘Ngiorno. Scusi lei è il porchiere?

Perché, siì...cioè...siccome...ci hanno mannato a chiama’ quelli der concerto....

RO - Ma possibile che nun te fai mai capi’come che se deve?

S.P. (li guarda angosciato  ed esterrefatto. Apre bocca, vuole cercare di parlare ma non riesce a fare uscire la voce. Articola parole ma escono solo dei suoni muti),poi un poco più forte e finalmente):

S.P. -...Voi...voi  siete viventi?

RE -  No. Noi semo romani. Io sò Remo e lui è Romolo...

S.P. (Li guarda entrambi a lungo. Allunga la mano  quasi per toccarli. Entrambi si ritraggono e si guardano fra loro con espressione allusiva. RO guarda RE e si sfiora l’orecchio, come si fa a Roma per indicare chi è dall’altra sponda).

Ma voi siete viventi ?

RE - Sei puro de coccio. So’ tre ore che cce stai a tocca’ e a gguarda’.

T’amo detto che semo romani, ddue e no ‘nventi.
 

S.P. - Ma come siete arrivati quassù?

RO - ‘A porchie’... ma semo saliti.

(RE lo guarda con occhiataccia)p’e’ scale, a pedagna,perchè ‘ a scenzore era infermo.

RE -E’ a prima vorta che ce capita ‘n palazzo

‘ndò p’anna’ a trova er porchiere t’hai da fa dducentomila scalini.

Er porchiere deve da sta’ ggiù. In guardiola.

(mette la mano destra con il dorso all’angolo sinistro della bocca)

Er regolamento ‘o conoscemo...

RO -E poi n’artra cosa. Si nun sapete dove che se deve da anna’,

è inutile che ce mettete a freccia co’ Li’ mbò.Mejio gnente.

(Cambia tono ed espressione)

Bello qui però.‘N ber palazzo, abbastanza signorile.

C’è n’ascenzore solo, ma signorile.Ce stanno puro li stranieri...

Amo visto, er piano dder sor Gatorio...C’ha ‘n’indicazzione solo ppè lui.

Ingresso a parte, pochi scalini...

RE - E mettete li cartelli chiari : Fori servizzio,no infermo.

Ascenzore infermo te da l’idea dde ‘na disgrazzia.

S.P.  - Ahò, io nun so proprio come divvelo...

RE - Ah mo’ se capimo ‘n po’.Dde che bborgata sei?

A me me pari buro.No de Roma Roma.

Nun sei come noi, che semo lui de Borgopio

e io de Santamariaintrastevere.

No, dico, nun so si hai capito.

Bor -go Pio e San -ta - Ma -ria - in - Tra -ste -vere.

Amo detto tutto. Amo detto Roma, che più Roma nun se po’

RO - Senza offenne.Ma me pari ‘n po’ romano fasullo...

(guarda RE e dice)

Ho capito RE :

nun devo manco parla’, nun me devo fa riconosce, nu ho da fatte fa brutta figura...

(espressione come rassegnata dato che la tiritera la conosce)

Ma a me, me sa che...

S.P.- Ci avete raggione.

Nun so’ de Roma, ma è ‘n sacco de tempo che ce abbito.

Pure io propio vicino... sto a Borgo Pio...

RO - Ho capito... anche tu sei uno de quelli che vvie’ dde fori Roma.

Che sei olivaro o fusajiaro?

Perché porchettaro dde’ li castelli, no dde’ sicuro,

pizzicarolo de Norcia nun me pari...

Quinti olive o ffusajie...

S.P. - (dimenticando per un momento l’angoscia...)

No. Pescatore.Ero pescatore, der sudde...

RE - Eri ‘no spadaro de Sicijia.Mo’  che vedo puro... ‘a rete.

E dillo! Che male c’è. Sei uno ch’a vita se l’è guadambiata.

Però ‘a parlata de Sicijia se sente poco, ma propio poco.

Cco ‘a parlata romana j’ammolli. Te sarvi.

RO - E dimme ‘n po’, er portierato... com’é...

chi è che t’ha fatta... ‘a riccomannazzione?

Perchè p’esse bello è ‘n ber palazzo, ggente bbona,

Per cui...no dico, ner caso che... si fosse possibbile...

Che ne so, l’amico che t’ha dato ‘sta sistemata...a me pure...

ne potemo parla’, e si poi ce da ringrazzia’ a quarcuno...

RE - ‘A Ro, ma è possibbile...

RO- (mimica con dita 1-2-3)

S.P. - Io ve devo di’ quello ch’è successo. Magari ‘n po’ ppe’ vorta...a rate .

RE - Nun parla’ dde rate. E’ come ‘e corde a casa d’impiccato.

RO-C’amo tutti e due e rate da paga’ a fine mese e nun sapemo ‘dò sbatte.

Ma puro tu, nun è che stai mejo. Si devi fa ‘e rate puro ppe’ parla’...

S.P. – No, lasciateme parla’, senza interrompe:

voi siete vivi,questo è il Paradiso, io sono San Pietro e...

 tutto è successo perché è rimasta socchiusa la porta.

(tira un sospiro per aver finito il discorso)

RE - A Piè, mo’ che c’hai detto er cognome, Sanpietro

come er pesce, mo’ che hai parlato itajiano,

se semo propio convinti che nun sei de Roma.

E si tte piace ‘n goccetto e t’o fai puro la matina, a diggiuno, so’ fatti tua.

Ma vojio aggiunge che fra da fasse ‘n goccetto,

a fa la scoperta che semo vivi,

che a porta stava socchiusa,

che qui è er Paradiso e che magara tu sei pure San Pietro,

beh, me pare propio  che stai a pijiacce ppe’ r culo!

RO  - (guardando RE molto meravigliato, sta quasi per aprire bocca..)

RE -... E quanno ce vo’ ce vo’!!

S.P. - Ma che goccetto e goccetto.

Quella porta è una porta particolare: mette in comunicazione diretta col piano...terra...

RE-Ahhh, sicché mette in comunicazione...

magari senza manco fa’ le scale! Busciardo!

SP-E’ la porta che gli angeli adoperano per uscire.

Solo che quando resta aperta serve anche per entrare...

RO - Ha fatto ‘a scoperta che a porta serve ppe’ ‘sci’ e puro ppe’ entra’...

Me lo scrivo!

RE - (gli fa cenno di tacere e di stare a sentire per non contrariare Pietro, sfiorando leggermente la testa con indice della destra come per indicare che è un poco bevuto e tocco)

E sicché hai lasciato operta la porta... busciardo ddu’ vorte. 

Noi amo bussato ppe’ ‘ntra’.

Si era operta  saressimo entrati senza probblema...

e poi ‘a porta del porchiere deve da sta’ o -p -e -rta...

S.P.  -...Ma perché non volete capire, è proprio cosi’.

Quella porta serve anche per entrare qui dentro, ma non tutti possono farlo.

RO -‘A Rè, qui er discorzo se fa serio.

Sto por’omo nun è probblema de goccetto, er sole e er mare j’ha dato ‘n testa.

RE -( dice RE a RO a mezza bocca per non farsi sentire da S.P.)

E’...che o è matto o ce sta a ppijia’ ppe’...micchi

S.P. -  Ho capito quello che state dicendo, ma è proprio cosi’.

Serve per fare entrare coloro che non ci sono più,

chi non è più vivo...insomma e voi siete vivi...

RO - ‘A Piè, ma che t’è successo ?

Stai a parla’ itajiano e dici puro‘e fregnacce in itajiano!Ma parla come magni !

S.P. (cambiando voce e modi )

Bbene!Mo’ vve chiamo quarcuno che ce po’ dda’ ‘na mano...

e cosi’ annate  da quello der concerto.

(Tira fuori il telefono) allora 339... no,è mmejo

chiamalla a casa...  risparmiamo... telefonata d’ufficio!06 - 679...

(RE e RO si guardano interrogativi)

S.P. - Pronto! France’, si’ so’ io... no..., gneeeente è che ce stanno

ddu’ paesani tua qui da me...nooo nun è propio cosi’...

è ‘na cosa diversa... Che ppoi scenne?

RO - Ma dimme ‘n po’ chi è che hai chiamato?

S.P. - ‘N’amica... Santafra... si’, cioè Francesca Romana.

E’ una dell’Urbe. Mica una bura...figurate che c’ha ‘a cchiesa...

RE -Che c’ha ‘sta Francesca ? Ci ha la che?

S.P. - No, dico che c’ha ce l’ha chiesto ‘n sacco de vòrte...

de da’mme ‘na mano  qui quanno ce so’ li paesani sua.

RE -  Ahhh, vabbè, perché m’era sembrato d’ave’ capito n’artra cosa.

S.P. - Sta dde casa propio vicino ar Colosseo. ‘A strada che porta a Piazza Venezzia.

RO - Ahò ma allora è dde Monti...

RE - Campitelli, vorrai di’..

RO - Monti...

RE - Campitelli...

Scena Quarta

INTERNO – Giorno: illuminazione solare

Allestimento mostra i due Romani e S.P. che stanno finendo di parlare,

ripetendo ancora il piccolo battibecco su Monti e Campitelli e circa l’Urbe.

Parole mezze smozzicate di cui si sente solo la finale ...onti ....telli ...Urbe...

centro de Roma... Colosseo

S.P. si da’ occhiata in giro per vedere che è tutto chiuso e in ordine.

Tocca le poche cose che sono presenti per dare impressione che tutto è a posto

All’angolo una bella canna da pesca d’altura con mulinello.

Un personaggio entra dalle quinte.

Vestito con una lunga tunica, chiara,e una  mezza cuffietta che tiene i capelli

Bella donna , giovane.Si avvicina ai tre:

FR - Ecchime.Ho sentito quello che stavate a ddi’.

Ma er fatto d’avecce ‘a chie...

(S.P. la interrompe tossicchiando e le fa cenno di non dire la parola chiesa e alludendo ai due, e  strabuzza gli occhi)

vojo di’ ‘a casa ner rione der centro nun vò ddi’ ggnente!

E ‘ndò uno che nasce che conta! E io so’ nata a Trastevere.

RO - A Trastevere ?

FR - A Trastevere. A Trastevere...

Dde nome faccio Bussa...Francesca Romana Bussa...

RO - Ma allora te se dice Ceccolella!

FR  - Propio cosi’.
Si’, me chiameno Ceccolella... dde sopranome... Finché ce stavo.

Doppo, de Trastevere semo iti... a... Tor de’ Specchi...

ma l’amichi me ce chiameno ‘o stesso, Ceccolella!

RO - E io? Io,sò dde santamariaintrastevere.

Faccio Panzironi, Romolo Panzironi, so’ er nipote de Checco, er fruttarolo...

RE - ‘A RO,eh... lassa perde, no!

Solo che ‘sta rigazza apre bbocca... e senti ‘a musica de Roma,

er Tevere...li pini,le fontane...Tutto se poteva da penza’ ma...

dde trova’ ‘na vera  trasteverina...

RO - Ahò,ma a proposito de musica... noi stamo qui a chiacchiera’

e se semo scordati de quello che dovevamo da sape’!

Er concerto!Dunque, sòra Francesca...

FR - Ma perché, se vede?

RO -Se vede che?

FR - Che sò sòra...

RE - Beh certo, er vestito è dde n’a signora... 

e quinti t’amo da chiama’ sòra Francesca... una che è ita  de casa a Tor de’ Specchi...

FR - Lassa perde, credevo che volevi di’ n’antra sòra...

ma semo dde Roma,trasteverini...parlamo come ce lo dice er core,e...

Chiamateme Francesca...

RO - A Francé... dunque, a noi c’hanno chiamato quelli dder concerto...

perché noi semo specialisti, semo musicanti de concertino...

FR - Davero?Musicanti de concertino? Musicanti che sonate...

RE e RO -(rispondono all’unisono)

E te credo!Dè resto amo portato puro li strumenti.

RO - Io er mandolino

RE - ...E io ‘a chitara

FR - (Si avvicina a SP e quasi in tono confidenziale)

A Pie’ guarda che questi... stanno a ddi’ er vero.

Dè resto... li strumenti ce l’hanno, sò veraci de Roma e nun dicheno buscie...loro...

( fa un cenno verso Pietro appoggiando sulla parola buscie).

SP-‘A France’, ma io... solo una vorta!

FR-Perché,vedi Pie’, ‘a ggente dde Roma, quelli veri...

‘e buscie nu le di -che -no...Mmai...

Manco si li galli canteno trenta vorte, no solo tre...loro nun dicheno buscie... loro...

S.P. - France’ e sempre ‘sto fatto! Ma...è successo solo qu’a vorta ...

Io t’ho chiamato... perché sti’amici tua...

so’ venuti quassù da loro...A piedi!So’ viventi !

FR - Pietro,(lo prende sottobraccio e con fare serio e preoccupato)

‘A Piè,er probblema ce sta...ma... è er tuo...io te voijio pure da’ ‘na mano ma...

Eh,che dici si je dimannamo de facce senti’ quarcosa?

(fa cenno di occhiolino a S.P.)No,cosi’ vedemo, anzi sentimo...

FR -Aho’... stateme a senti’ (rivolta ai due RE e RO)

stavamo a di’ co’ Pietro che... je farebbe piacere dde senti’ quarche cosa,

robbetta de fino, s’intende...quello che sapete fa,inzomma...

Che dite,je famo senti’ come se canta a Roma?

RO e RE - Aho e noi stamio qua’... e manna...

(arpeggio di chitarra. FR guarda co occhi desiderosi la chitarra e non si trattiene)

FR-  Eh...’a chitara... è sempre ‘a chitara  e quanno voi senti’ Roma...

devi da sona’...io ...a me....a me la musica... me piace...e anche tanto

(accarezza la chitarra di Remo...)

Scena Quinta

S.P. e FR si mettono in disparte e vanno a prendere due sedie sulle quali si  mettono comodi di tre quarti alla scena,verso la porta dove c’è scritto Capo:  i due musicisti al centro scena.RE e RO tirano fuori gli strumenti dalle custodie, accordano gli strumenti con corista, il  la, piccolo arpeggio di chitarra, note di violino...

La luce di scena si affievolisce .Sui due un occhio di bue a luce diffusa e due iniziano:

RE+RO-(Annunciano)Quanto sei bella Roma

(...la scena è buia alle parole dello stornello con riferimento di collocazione si vede una cartolina illuminata con Tevere,una Cupolone di S.Pietro,l’altra il Campidoglio)

FR -(rivolta a S.P.) Bella eh ?

S.P. - Bella, veramente una bella canzone.Hanno detto solo er titolo!

FR - Ah,Piè ma che canzone. Sto a ddi’ dde Roma... so’ bbravi,eh?

S.P. - Bravi, propio bravi.Ma ancora n’amo sentito gnente!

FR-E io ve lo devo da di’ , e io...io nun me tengo più... io devo...

RE- Eh ...lo capimo, annate, annate puro, l’emozzione certe vorte fa ‘st’effetto...

FR- Ma che avete capito?

Non dico quello...dico che nun me reggo più e ho da canta’ co’voi , si lo permettete...

RO- Permettemo ?‘O devi da fa’ e bbasta.

FR- Ehhh, ma allora...se deve canta’:Quanto sei bella Roma,

e... fateme canta’ ppe’ prima...

RO-Maaa...allora te ’mpresto a chitara mia!

FR- Grazie, ma qui semo organizzati

(dalle quinte arriva chitarra.Fa due accordi e cominciano suonare Quanto sei bella Roma a prima seera...e gli altri seguono  e in coro continuano...er tevere te serve...ecc)

S.P. - Bravi, bravi. France’, ppe’ la musica avemo risolto.

Ma er probblema resta per l’altra cosa.

Qui...loro...(rivolto ai due RE e RO)...voi non ce potete sta’...

Dunque, adesso ‘scite. Scennete le scale e subbito trovate quello che cercate,

è facile, nun ve potete sbaglia’.Sulla porta ce sta scritto...

Mejo  che annate ‘n momento co’ lei...France’ che li poi porta’ intanto ne la saletta?

Io preparo er modulo d’uscita!

FR- Allora Pie’,li porto intanto li’

SP- Eee, sì..sìii. ‘O porto subbito!

Scena Sesta

La luce di scena si affievolisce fino quasi al buio e l’ occhio di bue a luce diffusa si spegne.

Si illumina all’improvviso il pianerottolo dalla parte esterna della porta con scritto Terra e ci sono davanti  due persone che bussano. I due sul pianerottolo hanno in mano chitarra e mandolino. Vestiti decorosamente attuali. Sono Gennaro (GE) e Totonno (TO) Accento Napoletano.

Mimano fiatone e le loro parole sono intercalate dal fiato grosso (fg)

GE - Scusato, (fg)  è (fg)  permesso?Possiamo(fg) trasire?

TO - N’ata faticata(fg) ‘e chessa manera(fg) e tengo bisogno

‘i un anne ‘i repose(fg)

GE-Ma quanne mmaije...ultimo piano(fg) 

TO-Scusato, siccome che(fg)  la porta steva aperta...

noi  siamo trasiti perchè ci necessita... (fg) un’info(fg) rmazione.

S.P. (E’ rimasto verso il centro scena  e stava dirigendosi verso  la porta con scritto Capo.Sente la refola d’aria,si volge verso la porta e vede i due.

Li guarda attonito, esterrefatto, a bocca aperta, si guarda intorno,fa per parlare,si avvicina a loro e li tocca leggermente dicendo “Che volete?”)

GE - (Ansima ancora leggermente e si scansa infastidito)

E cche è ssu’ tocche tocche?Salutamme a’ cumpagnia

TO - Ehhh, (fg)  e ci sta puro ‘na bella uagliona.

(Si da un contegno da sportivo, senza ansimare...)

Buon giorno, signuri’.Un piccolo esercizio di sagliute ve mantene ggiuvene e ‘n salute

(sorridendo e dandosi atteggiamento da viveur e tutto sciolto e molleggiato)

(Poi,rivolto a S.P.) E’ vostra figlia? ‘Na bella, giovine...complimenti...

S.P. - (riesce ad articolare a stento) Oh Signore Iddio...

Voce - (La luce si accende e la voce inizia a pulsare)

Pietro, mi hai chiamato?Cosa sta succedendo?

S.P. - (guarda tutti e fa cenno loro di stare zitti)

No, Signore, niente. Siccome...ho esternato a voce alta il mio pensiero...

per quello mi avete sentito...

Voce  - Sei sicuro che non sta succedendo niente?Posso stare tranquillo?

S.P. - Si’... cioè, no.. volevo dire che non succede niente...e sì,

che potete stare tranquillo.

Voce  - Se è cosi’... (si spegne la luce)

S.P. (mima una grande paura e si asciuga il sudore dalla fronte)

Tira un sospiro di sollievo. Si rivolge agli astanti e guardando verso l’alto e dando di gomito):...E’ il Capo!Ma... anche voi siete viventi!

GE - Ah,bbraave.  Simme tutte e ddujie ‘i Napule...

Mi è sembrato di capire che voi siete il custode del palazzo, il subalterno.

Il portiere insomma, e che vi chiamate Pietro.

Me fa piacere. Lui è Totonno e ije so’ Gennaro

TO -(gli stende la mano)...E noi ggiusto d’u portiere tenevamo bisogno.

Nè, Pietro, scusate se mi piglie nu’ poche ‘e confidenza...

vv’u ddiche ccu’ ‘u core... ma‘stu fatte che int’a ‘stu  palazze ‘u portiere sta...

all’urteme piane, me pare propio ‘na strun...

(si guarda attorno, gli altri lo guardano,GE fa un’occhiataccia)

‘na stranezza !

GE - Dunque noi vorremmo un’informazione: chille ‘ddu concerte addo’ stanne?

Perchè vedete Pietro, a noi ci hanno detto di venire qui, ‘o tierze piane,...

S.P. - Oh Gesù, Gesù...

Voce -(Si accende e pulsa)

Pietro che c’è? Cosa vuoi da Nazareno?Ora te lo chiamo...

S.P. - No, no, sì... cioè... Signore mio...

(sta sull’orlo della disperazione e si mette mani nei capelli e nella barba che rigira)

Signore mio qui sta...(sottovoce)Francé,che poi veni’ a damme ‘na mano?

Voce  - Sìiii, dimmi Pietro che cosa sta...?

FR  - (Entra e avanza verso S.P. e gli fa cenno di parlare adagio e di stare calmo)

La porta,digli della porta.Lo deve sapere.

S.P.  - No, è perché ...cioé ...

GE - Dunque noi vorremmo un’informazione:

TO-Chille ‘ddu concerte addò stanne?

Voce  - Sìii,dimmi Pietro che cosa sta...?

FR  - (fa cenno a S.P. di stare calmo e sussurra)

La porta,digli della porta.Lo deve sapere.

Voce  - Sìiii,dimmi Pietro, cioè che cosa...?

GE - Dunque noi vorremmo un’informazione:

TO-Chille ‘ddu concerte addò stanne?

Voce  - Sìii,dimmi Pietro, cioè che cosa...?

FR  - (fa cenno a S.P. di stare calmo e sussurra)La porta,digli della porta...

S.P.- (Esasperato)E nun parlate tutti assieme!

Cioé ... Signore. Sta...sta facendo piuttosto caldo

e allora avevo pensato, ma solo pensato

e sempre che voi siete d’accordo, che  se potevo...

( fa cenno a tutti i presenti di tacere e di stare fermi immobili)

se potevo...’ire un poco la porta...quella, ma tengo chiusa  la vostra...

Voce  - ...ire ? Ripeti!Non ho capito cosa hai detto Pietro.

S.P. - Ho detto ... se potevo a...ire un po’ la porta...

Voce  - Ahhh, aprire un po’ la porta...!

Ma tu lo sai benissimo a cosa serve quella porta.

Quindi mi raccomando Pietro, e... rinfrescate cco’ sto’ ponentino!

(ridendo, chiude la conversazione)

S.P. Certo, Signore,...

(rivolto agli astanti tira un sospiro di sollievo e, si frega le manie rivolto a FR)

...e cosi’ adesso lo sa che la porta  è socchiusa...

Quindi quello che succedesso... quello che assecede...

quello che’è successo adesso è più plausibile...

FR- Ma allora adesso me ne posso andare?Questi so’ amici de Gennaro!

SP- Si’, poi anda’…

GE - Ohi Tato’o, ‘a faccia dd’a pizze! ‘U vvide,quanne’nu palazze è dd’i signure...

tenimme puro l’aiuto portiere. Sta’ ‘ u cape...(guardando in alto)

cioè ‘u portiere cape (guarda S.P.) e l’aiuto portiere, ‘u vice.

Uagliò, cca’ nun se scherze.

SP-  Dunque Gennaro, adesso vi chiamo qualcuno che ne sa più di me.

 (Tira fuori il cellulare. Gennaro...  081... rumore amplificato di serie di numeri al telefono)Pronto!... Genna’ qui da me... ce stanno ddu’ paesani tua che...

Pronto, pronto...

(rivolgendosi a Gennaro e coprendo con la mano il telefono) 

Non c’è più campo o deve essere caduta la linea.

(si sposta e guarda le tacche del telefonino.Mormora ...cinque tacche)

...pronto Genna’, me senti?Gennarooo!(Alzando la voce) 

SG -  Ohi Piè, e nun alluccare.

(Arriva San Gennaro (SG) mentre S.P. sta chiamando al telefono)

Te sente bbuone, ije, stonghe cca’..

SP-(guarda alternativamente SG e il telefono con fare interrogativo)

SG - Neh Pie’ tu devi capire che una rarita’ di questo genere...

due paesani miei  che trasene insieme  cca’ dinte...

tu capisce ca nun pozzo perde manche ‘nu seconde...

Non mi sono neanche finito di fare la  barba...

Debbo vedere che faccia tengono.

Mica salgono tutti ‘i journe,a ddue per vota cca’ ‘n par...

S.P. (lo guarda e fa accenno alla porta socchiusa e mettendo le labbra a boccuccia mina  silenzio e  cenno di intesa)

SG - In parlatorio.

TO -(rivolto al pubblico e agli astanti per accentuare maggiormente la battuta)

Aspite, pure ‘u parlatorie.Sedie, tavolo...E tutta ‘sta mmoine ppe n’informazzione!

(SG esce per togliersi schiuma barba e rientra subito)

(Rivolto a SG) mi sembra di avere capite che anche voi vi chiamate Gennaro...

(ridacchiando e rivolgendosi all’amico)

Genna’, vene acca’, cce sta n’atu 19 ‘i settembre!

GE- Scusatelo signor Capo portiere.

Ma è ‘nu poco ‘ggnoranto. Non ha fatto ‘i scùole.

Io, invece modestamento, agge fatte ‘i scole, ije.

TO - Si’ii, ‘i scole c’hai fatte tu ‘i ccanusche pur’io.

‘A scola ‘i madama arraffa e chella i’ mo’ ttu’ ppiglie...

(accompagna le parole col cenno della mano ruotando le dita per indicare che rubacchiava)...

GE - Tato’, ma possibile che tu t’e’ a’ fa conoscere...

Nun lo  date  retta. Ije agge fatte ‘a scola Tanto a Lighieri,

e ppuro cchella ‘i Torquatto Tazza...

TO - Eh si’, e puro chella ‘i Ciccille Piattino

(ride e da’ di gomito al suo vicino)

GE - Ije stave dicenne,

sempre priima ch’a ‘stu scassambrella mi venisse a interrompere...

che ije agge fatte ‘i scole e puro chella di Ugo Fosco

e del grande mastro Giuvanne Pi’ Scale...!

TO - Voi non gli dovete credere,  ‘a scola ‘i Ugo Fosco lui, non l’ha fatta...

E’ stata l’impresa di  Cicce ‘u Frasconare che l’ha fatta.

La sua impresa,chella scola non gliela hanno fatta fare perchè...

perchè vedete, ije  voglio essere circonciso e vv’u ddiche in poche parole...

Voi dovete sapere che nel 1940, Cicce u’ Frasconaro

jeva pp’i ccampagne  a raccoglie ‘i frascune...

(si guarda introrno in cerca di assensi ma vede solo facce stupite e interrogative, Gennaro l’amico gli fa occhiatacce, SP sornione  con faccia rassegnata, SG bofonchia e si trattiene le risa nascondendosi la bocca)

...‘i frascune...  le frasche, i rami secchi..Quindi come dicevo nel 1940 Cicce...

Genna’ che dice, forse non è tanto breva...

Tu dice che è mmeglie si ‘i me sto zitte!

GE  - (con voce calma e conciliante)

Io non l’ho detto, Tato’,ma è come se io avessi parlato, anzi

(la voce aumenta di tono e volume)

anzi, è come si io avesse alluccato!Anzi,

(la voce aumenta di tono e volume)è comme si avesse stralluccate

ppe’ - tte - ffa  - sta’ zi -tte!Tu, tte’a sta’ zitte!

Hai capite ? ?T’agge a scrive?Tu virgola  te ‘a sta’, n’ata virgola...

a capo...  zitte. Punto scremativo!

A questa  riverita compagnia nun ce  fotte niente‘i Ciccille...,

TO-Scostumato ci sta ‘a signurina....

GE-Ehm,volevo dicere che nun ce passa manche pp’a capa ‘i sape’ chille ch’ai fatte tu,

Ciccille ‘u frasconare, Totonno ‘u procidane, e manco  Salvatore voccastorta...

(prende per l’avambraccio TO e sottovoce)

Chiste è ‘nu palazze signorile, e tu... te ne vieni fora ccu sti’ fesserie.

Vidiamo di fare presto e jammoncenne a ssu’ caspite i’ cuncierte.

Statte zitte, e fai parlare solo a me!

(a voce più alta e rivolgendosi a SG)

Signor capo portiere, a noi ci serve di sapere dove

sta il quartino pp’u’ concierte, volevo dire l’appartamento...dove si tiene il concertino...

SG - Neh, uaglio’...  ‘i me chiamme Gennare comme a te...

diciannove ‘i settembre...comme a te...

E ‘stu nome e sta data nun te dice niente?

Gennare...,’u diciannove settembre..., Napule...

GE- Agge capite, voi siete...

SG-Ahhh! Stai realizzanne?

E tu a me, me vene a dicere che  è ‘u quartierino... Ma, stamme pazzianne?

Ma nel caso che avessi fatte ‘a traduzzione per gli stranieri, qui presenti...

allora, è ‘n’ata cosa. Delicatezza, che io approvo.

Ma in caso contrario vuije penzate ch’i songhe venute da voi,

pp’u sfizzie  e no pecché ho sentito che site ‘i Napule, comme a me!

TO - Paisa’,’i Napule...Napule?

SG - ...azze... a Santa Chiara!

(Si apre vestaglia e mostra maglietta del Napoli Maradona)

TO - Ije songhe ‘i porta Capuana...

GE -...E ije, motestamento i’ For -cel -le

TO - Ha parlate ‘a signuria!

SG - Allora paisa’ e che ci fate quassù?

TO - Ehh, e che ci facciamo? Comme abbiamo gia’ ditte al portiere qui presente noi,

ci hanno convocato per un concerto, al terzo piano. Siccome però...

Dato che mi trovo volesse accatta’ maglietta, sciarpa... ecc?

(tira fuori sciarpe, Maradona ecc)

GE - Tato’, (con voce calma e conciliante)

Ma che vai facendo?Ma tu, ‘sta lengua, un poco di giorni di riposo

non pensi proprio di poterli ottenere dalla Mutua?

Basta che li chiedi, chilli tt’i danne... Tu te ‘a sta zitte!       

GE - (come se non ci fosse stata l’interruzione della sua sparata nei confronti di TO) Come stava cercando di dire l’amico... Totonno

(s’interrompe e  con l’indice puntato).

vorremmo sapere dove si trova l’appartamento in cui si tiene il concerto?

Ah, grazziaddie, bello,chiare, limpide,agge ditte chelle c’ave a dicere!

A dimanna chiara...Risposta chiara!

SG - (li guarda, guarda Gennaro, guarda S.P. e molto ironico 🙂

Genna’, amico caro, quanne che une ha fatte ‘i scole  si sente però.

Come parlate bbene!V’agge però ‘a chiarire ‘nu pare ‘i cose:

Primme:Ije non so portiere,

seconne: Ije non so’ capo portiere, né portiere capo...Jie so’ sulamente ‘nu san...

(SP gli da’  un’occhiataccia tagliandogli la parola in bocca)

S.P.  - Un inquilino di questo grande palazzo...

SG - (fa cenno verso S.P.)

Lui... lui è il solo e unico portiere,il capo portiere,

e... (Guardando la luce in alto) il vice capo...

Neh, ma ije ‘u veche ammo’  ca tenite  pure strumenti musicali,  

e dato che vi trovate, che sacce,due note...robba ‘i casa...

TO - Genna’?

GE - Tato’?

TO- Io ho portato la tastiera... ma la debbo montare...

SG- Nooo,noi qui siamo molto organizzati(appare tastiera montata su carrello)

TO- E’ ‘nu paesane...

( arpeggio melodiosodi chitarra con inizio delicato e sussurrato. Iniziano a cantare )

“Ricuordate lu journe ca....

S.G.-Bello,belle, ohi Piè ‘u ssiente comme se canta a Napule...

Prego ripetere per favore...dall’inizio... 

(SG  segue la musica e sovrappone le sue parole a quelle cantate  sussurrando).

...Trase fetente assettate, steveme scarze a chiaveche...

GE  - (interrompendo la sua voce  lascia in primo piano quella di SG)

Tato’, chesta è aria ‘i casa. Pure a verzione popolare...!

SG  -Scusate, mi sono lasciato andare...un poco di nostalgia...

Faciteme ‘u favore sunamme ‘na cosa allegra...

(Attaccano ‘U surdate nnammurate...Si sente il suono di un mandolino...)

TO - Neh Genna’, ha’ ‘ntise?

A me  m’è parze ‘nu manduline... e anche bbuono...

RE  - Ce dovete da scusa’.Io so’ Remo e lui è Romolo.

Puro noi semo venuti ppe’ r’ concerto.

Amo sentito quello c’ate detto a Pietro  e poi ve sete messi a sona’...

RO -... E siccome puro noi famo ‘o stesso mestiere ...nun amo retto.

So’ canzoni che puro noi famo ner repertorio nostro...

Certo, no come voi...però j’ammollamo...’e sonamo!

FR- (Entrando)Ahhh, ma sento parla’ de musica! E io so’ pronta allora...

S.P.  - E se  suonate un pezzo insieme  prima... di andarvene?

TO - Sempre a esposizione...

GE - Che tonalità fai...?

RE  - Do maggiore...

RO -  Ddu’ strofe e er ritornello?

GE - Dduije’ strofe e ‘u ritornello...

TO - Ma attaccamme ddu’ ritornello?

RE - Attaccamo dar ritornello...batto quattro...

RO- Ma de che?Er nome der pezzo?

TO-Er nome der pezzo?Ma ‘u canuscene tutti. Ja’

(Si sente  battere il tempo e tutti e quattro intonano:  Jamme Jamme.... iniziano prima sotto voce e poi sempre più forte lasciandosi trasportare dalla musica. Alla piccola pausa  del funiculaaa,prima del rientro del finale con Jamme ‘n coppa jaa’...si sente

Voce -( entra in anticipo )…e jamme ‘n coppa...ja’

(e la luce che pulsa molto viva)

S.P. (Guarda tutti e fa cenno loro di tacere. La voce resta da sola e continua...

Voce - E allora Pietro, perché vi siete fermati? Era cosi’ bella!

S.P. -Come dite, Signore? Fermati di che?

Voce - Ma Pietro, tu pensi che con tutto il chiasso che avete fatto,

non mi sia accorto di cosa sta succedendo?

E che la porta era socchiusa, prima  di dirmelo! Ah Pietro, Pietro...

E voi tutti... quella bocca aperta,  tipo Sciosciammocca... chiudetela.

prima che... ci entrino le mosche!Stavolta  batto io quattro e cominciamo da capo...

( Si sente battere il tempo e la luce pulsa in  accordo con la musica e il ritmo e partono tutti con il coro:  Jamme... Jamme...)

RO -RE -GE -TO (si rivolgono  a turno a S.P.)

TO - Ma? (guardando verso la luce con espressione interrogativa)

S.P. - Sì.

GE - Veramente dici? Lui?

S.P. -Sì, proprio lui!

RE - Proprio LUI?

S.P.- Proprio Lui

RO - Ma allora tu...tu...tu...

RE - Tu?Proprio tu?

S.P. - Proprio io..

TO  - E’a maglietta ‘i Maradona allora?

S.P. - Proprio isse, come dici tu!

TO - Genna’ hai capite u’ fatte? Isse... ( rivolto a SG) isse è ‘u 19 ‘i settembre...

GE  -... E tutt’intero.E non, sulamente chille pucarielle che sta dint’a butteglia.

TO - Tutto!Completo !

(Rivolto a S.P.)Scusate ma allora adesso come vi dobbiamo chiamare?

RE - No, perchè finchè uno è lavoratore, portiere, pescatore, 

quello che ve pare, vabbé...

RO- Ma adesso, no, nun te potemo chiama a Pie’...a Genna’... nun me ce aritrovo.

TO -E che ti sei perso?

RE-Viemme appresso che t’aritrovi...

RO -‘A Re’ tiemme, che sinnò me pijia ‘no sturbo.

Nun so si hai capito ‘ndò stamo...

Chi è ‘sto signore cco la bbarba bianca...

RE- Ho capitooo.Stamo all’ospizzio...

RO- E nun fa lo scemo! Dico, ce lo sai chi è che ha parlato...

RE-Si’, er direttore...cor microfeno...

RO-Dico, ma tte rendi conto?Quanno che l’ariccontamo, chi è che ce crede...

RE - T’o’ figuri? Giù,all’osteria der Sor Cesare er velletrano,

dimo… io...so ito...

RO - (interrompendolo)No, nun lo poi racconta’. Te pijeno ppe’  quello che sei.

RE -E che vo’ di’?

RO-Che te pijeno pe’ scemo...

TO – Proprio accussi’...cioè è che non ci crede nisciune...

GE - Non lo potete raccontare perchè... all’osteria voi non ci potete andare...

RE- E chi ce lo prebbisce?

GE-No,perchè all’osteria ci vanno solo...i vivi(sillabando)solo i vi -vi.

E siccome nujie quatte stamme cca... nun facimme cchiù parte ‘i chella categoria...

TO - Genna’, ma tu veramente dici?Tu pienze  allora che tutto quanto...

è perché noi simme... comme se dice... nuije simme tra i più...

(cenno con due dita di trapassato)E quanne è succiesse ?

RO- E famme capi’,quanno abbiamo trapassato?

TO- Ehhh,ije nun m’arricuorde niente !‘U vi’ che bell’amiche ca si’ !

Ije trapasso e tu, niente.Niente dici e niente fai...

Non m’informi, mi lasci nell’ignoranza... 

Sta’ tranquillo che quando trapassi tu... anch’io facce ‘a stessissima cosa...

RE - (rivolto a TO) A sor coso, sorcometechiami. Ma datte ‘na guardata!

Hai mai visto uno che è dd’i...più e che soneno e canteno?

No!E... allora? Te sbajii e dde tanto. Nun l’hai capito...?

So’ quelli der concerto ch’anno organizzato ‘no spettacolo...

ddar vivo, come se dice...live...

RO - (incalzando)Propio cosi’, so’ qqu’i spettacoli  che uno canta e sona,

dde persona  e che nu lo sa che è de persona, e che poi loro te dicheno,

ah ah amo fatto  la candicammera...

RE - Propio... qu’i spettacoli che tu parli, e fai poi quello che devi da fa.

‘O fai,e  fai  sembra’ che nun c’o sai che o’ fai  perchè ‘o sai, ma ‘o fai

Ate capito sicché robba!

GE –Uaglio’, non ti voglio fare troppi complimenti ma pure tu...

si’ ‘nu campione ‘i chiarezza...Fortuna che ce lo hai detto…

altrimenti  tenevamo propio  ‘u penziere ‘i te dimanna’...Ma ‘aattenne...

RO – (rivolto a GE)‘A sorcocimelova,

quello che sta’ ‘ a di’ l’amico mio è vero, e senza che  cce fai ‘a ronia...

O’ vedi? (rivolto ai presenti)Loro c’hanno puro li vestiti de scena!

Adesso se opre er sipario e noi....noi stamo ggià ar concerto,

e nne’ a’ sala ce sta’ er pubblico, questi so’ li figuranti  ppe li coretti,

Propio bello!N’ate visto? Puro prima, c’era er faretto c’a luce...

Tutto organizzato... tutto preciso...ammazza che robba...

TO – E scusate,  chi è che ha organizato allora?

RE - Americani!T’hanno organizzato tutto ‘a americani.

RO-Hai capito dde che se tratta:A –me –ri –ca –niii.Er musical loro ‘o sanno fa’

RE-E mo’ voi nun ce lo sapete, mo’ escheno puro le ballerine

e li ballerini cor fracche....Propio cosi’, li bboi e le ggirle...

S.P. -  Figlioli, fratelli... vedete, io... è un po’ difficile dirlo,

ma...se non ci provo lo è ancora di più! Voi, siete viventi...

RE –RO –TO –GE (all’unisono) Noo semo romani... Noo, napuletane

( si guardano e facendo cenno di: prego, prima voi )

RE e RO (facendo mezzo passetto avanti )

T’amo ggia’ detto noi semo Ro –ma –ni –

(ricambiando la cortesia e il cenno verso gli altri due che fanno la stessa cosa)

GE e TO- Nnujie ‘u dicimme ammo’, e vale  ppe tutta ’a serata.

Nnuije simme ‘e Napule!

S.P. – D’accordo, d’accordo, siete Romani (rivolto agli uni)

e siete di Napoli (rivolto agli altri)

ma siete viventi, cioè per ora, ancora in vita...

(tutti e quattro si mettono le mani nelle tasche con chiaro gesto scaramantico.

S.P. continuando)...e quassù... quello non conta

(indicando le mani in tasca)

Voi siete in vita... e ( parla un poco a stento data la difficolta’ dell’argomento)

siete potuti venire quassù solo... perché le ali ve le ha date la musica

(Pietro si è ormai sbloccato e le sue parole corrono veloci)

Perché questa è l’unico linguaggio universale che permette a tutti

di capirsi e di elevarsi al cospetto di LUI...

TUTTI - ‘A musica?

RE-Tsk!Ma pe’ elevasse nun c’è l’ascensore?

RO- Ma nun hai visto che era fori sevizzio!

SP- La musica,sissignori,

la musica è  l’unico linguaggio che con solo sette piccoli segni,

su cinque righe solamente riesce a far comunicare tutti gli uomini,

per farli elevare, salire in alto, ed entrare in Paradiso...

E mo’ vado...

TO- A suonare?

SP- No, a bbeve...

RE- A Ro’ e che t’avevo detto. Va a fasse n’artro litro... 

SP- Non è quello che penzi tu, vado a beve un po’ d’acqua che ci ho la gola secca!

TO - (Il tono della seguente conversazione dei due è come se parlassero solo tra loro e sempre dell’idea che tutto è fatto come in uno spettacolo dal vivo, motivo per cui tengono il gioco)Genna’ hai capite allora?

Quanne ‘a bonanema dd’u maestre ‘i museca  c’o ddiceva ‘i fa’ ‘i scale...

a questo serviva, ppe’ sagliere ‘a coppa...

E quanne che diceva che dovevamo mettere le ali ai ddete...

GE - Tato’ comme è vvero,

isse ‘u ssapeva che a questo servivano ‘i  sercizzi scalari...

Eh eh eh. Stipa, stipa, ca po’ t’u truove...

 

Voce  - (si accende la luce, molto più forte, e pulsa)

Figlioli, quello che ha detto Pietro è verissimo,

e siete potuti venire quassù grazie alle vostre capacita’ di musicisti.

E ora che siete quassù... rimarrete con gioia fra noi...

Ai miei diletti figli Romani voglio dire però che la porta 

che hanno visto in basso non era quella per l’ascensore.

Leggete bene i cartelli.Lo potete fare anche da qui.

(RE e RO leggono a stento)

RE - In - fe -rmo...

RO-I -nfe -rno. Inferno! Inferno?Quello... di inferno?

(facendo cenno con le dita verso il basso)Quello laggiù?

Voce  - Si’,quello laggiù! E anche l’altro cartello.Leggete bene.

RE e RO  - Li’, -mbò...

Voce  -No, li’ -mbò.

Qui, in questo palazzo siamo molto organizzati

e sappiamo benissimo dove si arriva... in quella direzione...

RE+RO-Limbo

Voce-E poi Gatorio non non ha un piano tutto per lui. Leggete bene l’altro cartello...

RE e RO  - Puurrr -gaaa -too -riiooo. Purgatorio.Purgatorio!Purgatorio?

Quello che, che...quello ‘ndo’se sta meglio de...

(guardano verso il basso) ma peggio de...  (guardano verso l’alto)

Voce  - Si’, Purgatorio.

RE+RO- E allora  qui?

Voce- Proprio quello...er mejio:Il Paradiso... e buon soggiorno fra noi..

(la luce si spegne)

RE  - ‘ RO , ammazza che cu... (si copre la bocca con la mano)

ammazza che fortuna che c’amo avuto.C’è ggente che pe’ veni’ quassù ...ce mo -re

(ride compiaciuto della battuta) nun so si hai capito? Ce mo -re

(cenno di alternato con pollice e indice )

Ce more ner senso che  ce more e ce more ner senzo che ce more ...

Hai capito er senzo doppio?Chiaro ? No?

E noi invece...(si strofina le mani) Evvai  cor tango, noi ce stamo e nun semo morti...

semo dd’i ppiù... ma famo parte dd’i meno.

Ecchice qua e qui restemo...So’ n poeta so’...’n po...

RO- Nun sei poeta, sei  ‘no sfacelo, sei .

Ma che vvo’ ddi’ restemo? A casa mia se dice restamo, no restemo.

RE - Ahhh,‘o vedi che sei tu che non capisci, restemo è alicenza.

Noi poveti adoperamo spesso ‘a alicenza ...

RO  - Voi poveti, come che dichi tu, potete adopera’ ‘a alicenza... ppè falle sotto sale.

Licenza poetica se dice, no alicenza !

TO -(Entrando) La cosa mi ha un poco scosso...

RO - Che, ‘a licenza oppuro alicenza?

TO - Nooo, quell’ata cosa...U’ fatte i’ resta’...No, perché ije, doppo ‘u concertine...

ije  tenesse ‘i che fa’,avrei cose urgenti da fare e allora ....

GE - Tato’ tu, ti devi sempre fare conoscere da tutti, quindi non fai testo ...

TO  -  Nun è ‘o vere... Ije ‘u teste ‘u facce.

L’altro ggiorno, me l’ho fatto il testo alla Muta. Dunque, dovete sapere...

RE+RO- (Uscendo)  A me l’alicenza m’ha messo sete ! Annamo a beve!

GE - Tato’ tu me vo’ fa’ muri’ ‘i collasso  cardio circolatore...

Statte zitte! Te  ne esci ccu sti’ fesserie :

L’altro ggiorno, me l’ho fatto il testo alla Muta.

Puro puro avessi dette Mutua ‘u pozze capi’... ma si chelle è muta,

chella comme t’arrisponne?

TO - E quanne è succiesse?

GE  - Che cosa?

TO  -Che è diventata muta...

GE - Ma chi? ...

TO – ‘A muta... poverella...

Ammo’ agge capite pecché issa a nuije non ci risponde mai...

Signora muta si deve dire.

GE- Signora muta?

TO- E’ ppe’nu’ poche ‘i rispiette...  Perché tu alla Muta che ci fai, ci dai del tu?

Tu non la conosci la Muta e non ci puoi dare il tu.

Che fai trasi int’a ll’ufficio e te mitte a dicere  “Neh, Muta, siente nu’ poche”

Tu la devi trattare con un poco di stacco... come chelle ch’essa tene ppe nnujie...


GE  - Chella nun tene distacco ppe’ nnujie! Chella se ne  fotte proprie .... 

(mette la mano sotto il mento e la lascia scappare via con gesto classico per il disinteresse) Ma sti’ ccose nun s’anne a dicere ...

(facendo cenno con le dita di chiudere la bocca e cambaindo tono e atteggiamento)

(Entra SP)

GE-Neh, Pietro ma sti’ dduije belle chiave... chelle ca tenite a’ cinta,

nun u’ putite da’ ‘na ‘nserrata a’ vocca ‘i chisse scassambrella?

Ahhhh!E accussi nujie stiamo bene perché non lo sentiamo,

e iisse sta’ meglie, perché fa anche nu’ poche ‘i dieta...

e chella caspita di panza che ttene la fa diminuire...

TO  - E sì perché ha parlato linea -uomo -sono -come -tu mi -vuoi!

Tu  tieni ‘a panza

GE-E sicché ije tenghe ‘a panza! E tu che ttiene...?

TO - Stommico. ‘U mie è stommico...

GE  - Aattenne...

Il CAPO, e scusate ‘i che capo stamme parlando ti dice che ci puoi stare,

(fa cenno a TO verso l’alto sempre con l’idea che sia tutto una farsa)

che lui è contento perchè magari ogni tanto  ce facimme ‘na cantata  e ‘na sunate,

e tu... ( rifacendogli il verso ) “No vedete capo, ije nun pozze perché tenghe‘i che ffa’”

Tatoò, ma queste occasioni che hai avuto,tu lo sai come si chiamano...?Chisse so’...

TO  -  (interrompendolo)...Miracoli. ‘U sacce  chisse so’ miracoli, ‘u sacce...

GE  - Nooo, chisse sò grazzie senza fine.U’ miracole è chell ‘i fatte sta zitte.

Il doppio miracolo è chille ca nun  te fa dicere fesserie,

ma chisse è ‘nu poco cchiù difficile,

perché anche quanne per un caso fortuito te stesse zitte,

i’ fesserie ‘i ppienze ppe poi ‘i ddicere! E siccome io a te, te canusce bene assaie,

 ije basta ca te uarde, ije ‘u sacce c’hai penzate ‘i dicere ‘na fessaria.

TO -  (si rivolge a Pietro e mimando alfabeto muto  con mimica di accompagno  fa capire che)  Ho fame! 

RE (Entrando)  - ‘A riga’ amo capito tutto. Quello che ha detto Tato’ è ggiusto.

C’ha raggione.Io puro c’avrebbe quarche necessita’... alla quale si potrebbe ovviare...con...

Voce-Pietro, questi nostri figlioli hanno ragione.

Loro... debbono pur fare quello che fanno gli umani.

Fammi un piccolo elenco e ...sara’ fatto.

RO-‘A Piè, ma er Capo dice pe’ davero?Ma è sicuro?

Che noi famo ‘a lista e poi ...lui...

S.P.  - Certo. Non vorrete mica dubitare...

RO  - Pe’ carita’ ! No, ma sai, è mejio organizzasse...

Ar concertino,amo pattuito che ce daveno puro ‘a cena e da beve...

RE  - Io dico che anche ddù’ spaghetti, ppe’ tutti, vanno sempre bene...

 

TO  - ... Tutto dipende dalla salsa. Si facimme ‘na salsa ‘i pummarole... 

e allora fosse meglie dduje belle candele...

RE+ RO – E che robba è?

TO-E’ pasta, formato candela,’u diche per gli stranieri... ‘i che sogno...

Perché voi dovete sapere che ‘i cannele, chille ca se spezzene con le mani, 

a lunghezza irregolare...E quanndo voi le spezzate, si fanno quelle sbriciolature ‘i pasta che vanno cotte tutte assieme, 

RE+RO- Ma poi si attaccano?

TO-E’ vero che si s’azzeccheno, si attaccano ‘nu poche  sul fondo,

e poi quanne che ci mettete la salsa,chella ce penza issa  a scollarle...

e poi si riazzecca tutto... cannele spezzate... e ccu nu sacche ‘i salsa...

e formagge grattuggiate...

GE  - (lo guarda, a lungo, lo riguarda, riguarda gli altri)

Neh, ma tu non eri diventato momentaneamente muto ?

Tato’, ije ti perdono perché ...primo  nun ce sta niente a’ fa’,

secondo perché nun ce sta niente a’ fa’.Tierze pecché nun ce sta niente a’ fa’

quarte, sule pecché stai parlanne... i’ cannele... spezzate ccui’’i mmane,

condite assaije con salsa ‘i rauù e formagge ancora ‘i cchiù.

Ije so poeta e no tu (Guardando i romani)

Modestamento chessa è rima...baciata e abbracciata... Beh, solo per questo ti perdono...

TO  - Perchè senno’ altrimenti ...


GE  - No, niente, ije mi ucciderei  sulamente, e m’arriposasse nu poche ‘i recchie... Ahhh...Ma la mia dipartita ti provocherebbe un tale pianto...

che non avresti più il tempo di  parlare... ma sule ‘i chiagnere.

TO  - Non è ‘o vere.

GE  - Comme nu è ‘o vere, tu nun chiagnesse ?

TO  - Si chille è ‘o vere, sule che a me mi dispiacesse se tu t’accidesse.

Ije ‘a sule  non ci posso stare. Ije tenghe ‘a ppaura! E tu si’ comme ‘a  ‘nu frate...

GE  - Tato’, a te se non ci fossi ti dovessero inventare!

(lo abbraccia e si avviano in disparte).

RO -RE (si sono seduti a tavola e hanno lista e stanno confabulando e gesticolano, su un rotolo tipo modulo continuo.Lo porgono a Gennaro invitandolo a consegnarlo a SP)

GE  - Neh, Pie’ qui noi abbiamo,di comune accordo s’intende,

e co’ qualche conziglie... amme fatte una piccola lista... 

delle prime necessità alimentari. Robba ‘i fesserie...

RE  - ... Generi di conforto di primissima necessità...


TO - ... Ma anche di seconda e terza ...Pecché voi dovete sapere che  nel 19...

(guarda GE, si tappa la bocca e con la mimica fa capire che stara’ zitto, almeno per un po’)

SG  - Uagliò, ma nun tenite scuorne!E che caspite, ‘n’u poche ‘i ritegne.

Ciavimme sempre ‘i fa’  riconoscere...!

TO  -  Non vi preoccupate nuije tenimme a carte d’indennita’…

e cosi’ ci potete conoscere...ogni qualsivolta volete

SG  - Neh?!, Tato’, ma allora io debbo proprio dare raggione all’amico toije,

al mio omonimo...

TO  - Eh ‘u sacce ch’isse è ‘u minime, ma che vulite nuije amme passate a uerra,

e nu poche ‘i fame ce steva, per quello che non abbiamo ingrandito abbastantemente...

E isse ha rimaste ‘u minime... Di più nu’ puteva.

SG  - Tato’, e statte zitte nu’ poche! E che caspite. Agge ditte o -mo -ni -mo,

no o minime :omonimo, chelle che ttene ‘o stesse nomme mie.

TO  - Ah , scusate, e date che me lo avete chiesto  vuije di tacere,

ije me stonghe ‘nu poche zitte, nun parle chiù... non proferirò più verbo alcuno...

GE  - Neh,Tato’ stai bene? Per caso tenisse n’nu poche ‘i freve?

Che sacce un attacco delirante di sraggionamente...

E che sò ‘ssi’ pparole pompose? Ma quanne maije...

SG  -  (Con tono di rimprovero e facendo cenno di smetterla e di lasciar stare la  discussione con TO) Omonimo!...E ma allore!

 

GE  - (lo guarda interrogativo e un poco offeso e fa cenno verso il pubblico interrogativo) Io?

SG  - Sìiii, tu che tteni ‘u nomme mije, Genna’...

GE  - Ahhhh, ije...

SG  - Eh,e ppure tu te ce miette.

E allora tu vai cercanne a morte ppe’ riposo.Non lo sfrugugliare a Tatonno...

Chille è ‘nu brave uaglione e poi non si sa mai...

un attacco ‘i tonsillite  con conseguente afasia totale e  prolungata...

può sempre capitare... Ca’ ce sta aria... fina e fresca... quassù. Non si sa mai...

Piuttosto me pare c’avite fatte ‘na lista ‘nu poco abbondante.

Non bisogna esagerare... il necessario... innanzi tutto.

E poi se possibile, ma propie all’urteme, un poco di superfluo...

(la scorre srotolando e leggendo e accompagnando con le espressioni del viso approvazione e senso di beatitudine al leggere i nomi... Arriva alla fine e rigira il rotolo, lo riguarda dall’inizio molto velocemente. Tutto il rotolo é svolto e guarda alla fine...) Neh ‘ ma... dduije roccocò...? non li avete scritti?

e dduije susamielle, li avete omessi? e i mostacciuoli addo’ stanne riportate?

RO  - Ce stanno, ce stanno. Quelli  napoletani e puro quelli romani.

C’amo messo pure li tozzetti, quelli co’ le mannole 

e le pupazze cco’ ttre zinne de Frascati ...quelle co’ l’acino d’orzo pe’ l’occhi...

FR- (Entrando)Chi parla dde Frascati?

RE  - Noi. N’amo lassato ggnente, n’amo .

Sia de voi che dde noi, seconno er conzijio,nevvero Francé?

FR  - E te credo, li conziji o se danno bbene o nun se danno ppe’ ggnente.

E de resto io ‘na certa pratica de quello che piace de dorce ce l’ho...

co’ sei fiji... n’ho fatta de pratica!

GE  - Comme, scusate signuri’, vuije tenite sei figlie ... ma site ancora ‘na signurinella...

FR -(un poco vezzosa)E’che me so’ sposata giovane...

SG  - Ah vabbè, allora nun ce manca ggnente!

GE  - (guardandolo molto meravigliato )

Scusate, omonimo e 19 ‘i settembre, ma sta’ parlature  d’addo’ vene?

SG  - Uagliòoo, n’agge cagnate niente, int’a parlatura.Stai tranquillo.

E’ che se oggi non parlate almeno nu’ pare ‘i lengue straniere..

(ride di cuore accompagnando le parole)

Agge fatte ‘nu piccolo scherze,agge parlate in plaibacco.

E’ Francesca  che mi doppiava... comme a tivvusione, 

quanne che fanne a mmoine ‘i canta’ e nun ‘u fanne...

Ma qui è diverzo, ‘i veche ggente ‘i core,

ggente che a musica  nun a fa ‘i finte, a fa ‘i vere...

E cosa di meglio per esprimere la ggioia ca tenimme ‘n pietto che canta’ ...?

A ‘u cape ce piace a museca e  allora...

(Iniziano a cantare ‘Ohi vita,’ohi vita mia... con accenno di piccoli  passi di tarantella...arriva un carrello imbandito di  cibo... applausi e battiti di mani...)

RO  - Am -maz -zete ch’orga -niz -za -zio -ne!

RE  - Si permetti... , er capo  (guardando verso l’alto)

er CAPO...a l’americani der musical je ne pija ‘na pista...

GE  - Eh, la classe nun è acqua...Tato’ tu che pienze?

TO  - (Prende uno spizzico dal carrello, furtivamente lo mette in bocca. Articola qualche movimento di masticazione, tutti lo guardano. Mette il boccone da una parte della bocca)

Ije sto zitte ! Nun parle... Perché...voi dovete sapere

che io sono una persona ducata.

E con la bocca piena ije nun parle. E’ quistione di ducazzione...  

(Ingoia il boccone che aveva in bocca)

Ma per rispondere all’amico Gennaro, vorrei esternare il mio

penziero per questa piacevole occasione. Sarò molto condensato:

amici cari... in tale occasione mi è gradito porgere il mio sentito ringraziamento

con una mia piccola composizione di poesia in ...lingua napolitaliana...

CANZONE POESIA  DA TOTONNO


Se voi siete permettente

questo pasto è divino...

se io sono impertinente

non mi trattate da burino.

Mio è l’animo d’ artista

che mi porta a dire questo

ma la pancia vuota e trista

nun accetta che io sia mesto

che senza uguali è la bonta’

le mie scuse per gli astanti

se or mi metto a decanta’

le portate cc’ho davanti

Sartù,pasta con galletto

tordo e quaglia con pilotto

bieta,verza e broccoletto

‘nu cazone, e ’u  panzerotto

Chisse so’  piatti salati

mma ‘i dorce che mettimme?

Baba’ e ‘a riccia che  so’ amati


e novi novi ce facimme!


(cadono svenuti tutti accasciandosi sul tavolo)

Si rialzano e in coro.

A Tato’ ...e statte zitte!

FINE PRIMA PARTE

SECONDA PARTE

Scena Prima

INTERNO  - Giorno: illuminazione solare

La scena si apre su spazio pieno.

E’ la stessa della chiusura della scena precedente.

C’ è un tavolo con varie sedie.

Un carrello portavivande, vuoto da una parte.

I personaggi sono tutti presenti e mostrano un generale senso di goduria e benessere.

Gli amici musicisti mostrano di aver trascorso diverso tempo in Paradiso, e fanno sfoggio di una rotondita’ alla pancia che indica buone mangiate e bevute.

S.P. e SG, e gli altri sono contenti e felici, e tutto va per il meglio.

Ma....

GE - Quann’ è che ha ditte... (fa cenno verso l’alto)

che ci facciamo il secondo concertino?

TO - Primme ‘e mo’

GE - E quanne sarebbe primm’e mo’?

TO - Quasi subbete...

GE - E ‘stu quase subbete?

TO - Quanne bbulimme

GE - E nnuije quanne bulimme?

TO - ... Primm’e mo’ !

GE - Tato’, quante  si’ scucciante!Non lo so propio che è meglie...

Quanne che staije zitte o quanne che nun parle proprie.

TO - E sara’ comme dici tu...

RE - ‘A Ro’, ma li vedi? Robba che pareno cane e gatto.

GE - Cerchiamo di non fare le cose comunitarie e soprattutto...  

TO - ... E senza  ‘mbrojio!Oh, guardate bbene, nun è mica Francesca

che me doppia, nun sto  mica in plaibbacche...

RO-Si’, hai raggione.Tutta robba in origginale, tutt’olive...(grande risata generale)

RE - Sii’, tutt’e’olive e ppuro le fusaje ...Sse dice tutto  li-ve, ddar vivo...

RO - ... E perchè, nun ho detto tutt’olive?

RE - No, hai detto tutt’olive. Tutt apostrofo olive.

Invece devi da di’ tutto pausa live, è lingua

‘ngrese, che vo’ ddi’ che ‘o sonamo e cantamo dar vivo de perzona!

RO - Ammazzete come se’ strutto. Tutta qu’a robba cco’ ‘na parola sola.

S.P. - Amici, qui ci stanno un paio di richieste

per cui non facciamo torto a nessuno se evadiamo...

RO - A Piè, noi semo ggente modesta si’, ma brava e lavoratora...

Nun amo mai fatto male a nisuno e ar gabbio nun c’amo mai andati.

E anche l’amici  napoletani so ggente brava e lavoratora...

E nun c’è er bisogno d’evade... su ‘e  riquestue.

E’ ‘na cosa ggiusta, io ho sempre dato e nu ho mai evaduto...

S.P. - Certo, certo, ma che vai pensando...  Voglio dire che evadiamo le richieste,

de quello che c’hanno chiesto de senti’, li accontetamo...e je sonamo li pezzi...

RE - Ahhh,‘o vedi Piè che sei tu che nun te fai capi’?

Nun poi parla’ pomposo! Tu parla come magni e noi se capimo.

Stai a ddi’ d’evade, stai ... ...e mica stamo a  Reggina Coeli...

A proposito canzone Barcarolo o Mantellate

Scena seconda

Illuminazione soffusa sulla scena. Iniziano a coro muto le prime note del ritornello.

Suonano Barcarolo... Alla fine applausi generali da tutti.

La scena si illumina completamente come prima di esibizione.

S.P. - Bene, bravi, ‘gni nota che sonate me riporta sempre Roma,

‘sta citta’ mia, senz’offesa ppe’ vojantri, sarvognuno, è chiaro... ma...

che vv’ho dda ddi’... a me l’aria de Roma me confa’, me sconvolge tutto, me fa vive...

TO -  Neh, Genna’, io non voglie dicere niente.
Ma l’aria ‘i Roma non mi sembra che lo fa vivere, a Pietro anzi...

A me pare  che all’urteme volta che Pietro è stato a Roma… 

nun è che  c’hanno cantate‘na canzone  ‘i benarrivato...

e nun hanne chieste ‘u permesse  ‘i fa’...hanne mise ‘n coppa ‘na croce...

(ridacchia della battuta) ‘a capa abbasce e i ppere in alto, o mi sbaglio?

GE - Ohé, don Pietro, e voi lo dovete scusare.

Isse,chelle ca tene ‘n piette, tene int’a vocca...

Certo ca si tenesse int’a vocca chelle che tene ‘n capa fosse meglie assai...

TO - E pecché fosse meglie assai. Eh?

GE - Fosse meglie perché int’a capa nnu tene niente.

E se niente tenesse ‘nta vocca, tu... te stesse zitte! lo puoi fare ‘stu servize i’ statte zitte... I’ fesserie tienetelle int’a sacca...

TO  - Genna’, se è per quello ije ‘i fesserie int’a sacca cci’i ttenghe,

ma la colpa non è mia se, a causa di una passeggiera indiggenza,

i’ sacche tenghene cchiù pertuse che tessute...

(mostra le dita che fuoriescono dalle tasche rivoltate dei pantaloni).

La musica nun tene pertuse  Canta Reginella

Scena Terza

Illuminazione soffusa sulla scena. Si vedono i quattro musicisti

RO – (Alzandosi dal tavolo)Nun è ppe favve i comprimenti ma

a canta’ cosi’ è come... come...  parla’ cor core...

E’ come... è come parla’ come magni...inzomma

TO - Scusate ma ho sentito una parola che ...

Io non vorrei essere scostumato, ma mi farebbe

piacere assai se potessi muovere tutto l’apparato

boccale, si’, a’ vocche... dato tutto stu’ periodo l’agge tenuta chiusa.

RE- A sicché sei stato zitto?Che faccia tosta.

TO – Nooo.Stavo dicendo che vorrei muovere la bocca,

perché io temo che s’avisse a in chi losare.

Cioè in chi lo sa se poi riesco a muoverla ancora per... masticare qualcosa...  masticare...(con molta ironia nelle ultime parole)

GE - Tato’, tu, sempe ccu’ classe ...In tutt’i ccose ttoije a’ classe è sempe classe!

S.P. - Ma no, ma no, ha ragione: è che ci siamo un poco distratti,

ma si provvede subito...Tanto la nota ce l’abbiamo e quindi...

si sa benissimo di cosa c’è bisogno.E’ pronto…Eccolo che arriva...

(e il carrello delle vivande arriva pieno di buone cose)

Scena quarta

La scena è illuminata a luce solare e da dietro le quinte. Come se si muovesse da solo, appare il carrello portavivande.

Attivita’ di tutti per risistemare le sedie e il tavolo per mangiare.Le sedie sono messe intorno al tavolo ma a una certa distanza da esso.

TO - Ecco il grande carrello!

e cosi’ vi facciamo anche la trasmissione in diretta. Dalla casa...

TUTTI  -

(Guardano TO con occhiataccia e mettendo le labbra tra indice e pollice fanno cenno di chiudere la bocca)

GE - Amici, mi sembra doveroso innanzi tutto ringraziare chi tanto fa

(guarda verso l’alto)e chi tanto distribuisce (guarda verso S.P.)

RE, RO, TO, GE - Grazie, grazie assai...evviva... mmmh, ...bbono...

Scena quinta

Tutti si avvicinano al tavolo e alle sedie ma con un po’ di ritrosia, guardano il carrello e la tavola.

E’ apparecchiata solo con tovaglia, le posate sono messe tutte insieme sul carrello.

I Santi li invitano alla tavola. Si avvicinano tutti trascinando le sedie con loro sopra un passo per volta, facendo rumore.

Scena di allegra mangiata, prendendo con le mani, distribuendo posate, infilzando le pietanze con le forchette.

Totonno con molta calma si accomoda la sedia vicino al tavolo e, presa una delle due zuppiere dal carrello, inizia a mangiare tranquillamente seduto al tavolo con un gran tovagliolo annodato al collo.

A un tratto si toglie questo tovagliolo e stesolo sul tavolo davanti a sé lo comincia a riempire di cibo.

GE – Tato’, ma che stai facenne?

TO - Ije? Niente. Non sto’ dicenne niente.

GE - Tato’, ije t’agge addimannate chelle che stai facenne. Nun agge ditte ddicenne!

TO - E io ti ho arrisponduto in modo molto correttamento:

 ije nun stonghe dicenne niente.Jie sto zitte!Si’ ttu ca me fai parla’!

E lo sai che non è buona ducazzione ‘i parla’ quando che si mangia.

RE- Allora fallo parla’ che noi magnamo

GE – Tato’ (irritato )

Taatòò (ancora più irritato)‘Sta sarviette ‘i tavola ‘l’hai ridotta ‘na mappina!

Neh, ma tu niente niente te stai facenne nu’ paccotte?

TO - Genna’...

(lo guarda molto meravigliato continuando lentamente a mettere il cibo nel tovagliolo)

Ma che stai dicendo ?

Tu mi stai chiedendo se io per caso sto preparandomi un paccotto?

Tu, ... a me, ... tu, al tuo più caro amico... tu questo mi chiedi?Tu , a me... 

GE - (facendo cenno agli astanti mentre TO continua a parlare )

E’ partuta ‘a machinetta... N’ata vota è partute...

(fa cenno di assenso rassegnato alle parole di TO, mostra espressione come di dover stare a sentire il resto. Gli altri continuano a mangiare)

RO- Falla cammina’ . Che tanto noi magnamo

TO - (continuando come se non ci fosse stata la voce di GE  a sovrapporsi e ad essere frammista alla sua) Potrei tenere una conferenza,

che diche, ‘nu seminarie, un corso universitario biennale,

sui sentimenti che ci legano da lungo tempo,dall’amicizzia, alla devozzione, all’ammirazzione, all’abnegazione... alla stazzione...

GE - (fa cenno di assentire accompagando con la mimica come fosse un colpo ogni parola in... zione che sta dicendo.

Alla parola stazione fa cenno di grande sorpresa e con fare interrogayivo si volge verso TO per sentire meglio)

RE+RO- Alla che?

TO - (seguitando  nel suo elenco )

... Si’.Perché Genna’, io ti  ammiro, ti sono amico, ti sono devoto...

ti ho salvato una volta che ti stavi abnegando sotto a Pusilleche,

quanno hai sciuliate di ritorno da un concertino,

e t’agge purtate a’ stazzione ‘i Porta Garibbalde...

‘ncoppa a’ canna dd’a bicirette...

Perché Genna’  io ti ... io...e anche assai... molto di più...

RE- Ma che di più?

TO-Io... per te... Genna’va buo’  non me lo ricordo quante altre cose, 

ma so’ assaije, e ije  i’ tenghe tutte ppe’ i tuoi confronti!

Ma voglio essere doppio concentrato e non dilungarmi oltre modo...:

RO – Sì vabbe’: Pomodoro pelato!

TO – Genna’...La mia risposta alla tua  allusiva domanda è: Si’!

Ije me stonghe preparanne ‘u paccotte!

GE- Ma tu si’ pazze!

TO-Non si sa mai...Che sacce, un’improvvisata necessita’ alimentare

per un  abbassamento di glice mia, eh... e magari anche di glice tua, 

RE – E noi ?

TO - Anche voi , anche se ognuno tiene la glice sua,

Genna’, io a te ti penso sempre, nel momento del bisogno corporale...del mangiare!

la dispensa potrebbe essere temporaneamente chiusa...

SG- Tato’ acca’ a dispensa non chiude maije

GE – Tato’, tu si’ a dannazzione mia.E cosi’ se nessuno se n’era accorto...

adesso lo hanno visto tutti che ti stavi a fare il paccotto.

TO - E che male c’è a farsi il paccotto?

Voi vi avete mangiato tutto abboffandovi,

perché siete cannaruti e scostumati, e mangiate pure svelti.

Io invece mangio lentamento.Chiano a chiane. A me mi  sfizzia ‘i cchiù!

Ma debbo tenere il paro con voi...U’ bbilance deve essere uguale.

GE –E no ,’a bbilancia tojie è truccata

TO- Nun è ‘o vero!Nel tempo che io mi faccio un piattino di maccarune...

voi ve ne avete strafugate ‘na scafarea...

Allora si ‘u bbilance deve essere mantenuto ije c’agge a fa?

Eh dimmello, c’agge a fa’?T’u’ spieghe ije...Ije debbo rincorrere a la rimetica...

RE- Rinco che?

TO-Rincorrere...

GE –Ricorrere. Ti serve un pezzo di carta? La penna?

TO- Ehhh. Scrivo

“Una scafarea ‘i maccarune meno il piattino che io lentamente,

ma molto lentamente, mi sono mangiato alternando ad ogni strato ‘i maccarune salsa,

e formaggio grattuggiato... è uguale a... la ferenza...

RO -La fere che?

GE- La differenza...

TO –Ehhh.La ferenza, chella ch’ije mette int‘u paccotto”.

Cosi’ ci abbiamo apparato tutti...Una scafarea a vvuije, una scafarea a me...

sempre meno il piattino che mi ho mangiato.Giusto?

GE - Il ragionamento non ci fa una piega .

Sule che dd’i ddoije scafaree che stanno a tavola.una è ppe nnuije,

tutte ‘nzieme e l’ata ppe’ te, a sule.

‘O nummere ce sta, uno e uno, ma il torno non conta!

TO – Eppure la rimetica è chiara.

E’ chille c’agge ditte: Una tutta ppe’ vvuije e una... ppe’ mme...

sempre meno il piattino che mi ho mangiato!

(Gli altri durante il dialogo dei due continuano a mangiare lentamente, assentendo o dissentendo solo con la testa e con mugugni, dato che hanno la bocca piena. Gesticolano come per una conversazione normale a tavola. SG spostando la sua sedia per meglio attirare l’attenzione...)

SG – Uaglio’, ‘a bbulimme fernè?

A nuije napuletane a ticchetta c’hanno mise da nu’sacco ‘i tiempe, 

e ce la dobbiamo tenere: maccarune, salsa, Pulecenella,a famme,’u paccotte ... 

Ma possibile... E che caspite siempre a penza’ a ‘u  mangia’.

E vidimme ‘i cagna’ ‘nu poche:dove lo mettiamo lo spirito...

TO - Genna’...’u spirite...

SG - Si’ii Tato’.

TO - No voi,non mi permetterei mai! Dicevo a quell’atu Gennare... 

a quello terrestre.Voi siete il diciannove settembre, quello di Napule

GE -E, io? E pecchè jie no  19 settembre...,no ’i Napule? E gia’, io songhe ‘i Treviso ?

TO - Noo, si’ii, tu sei al diciannove settembre e pure ‘i Napule ma io...io invece dico...

Genna’, dico Gennaro... santo, SanGennaro dico, eh?

GE -Ah,isse è nu’ sante, e io, ije che cummatte ccu’ tte che so’?

Senza offesa, Sangenna’...

SG -  Anche a te , anche a te te fanne sante e mmartire...

pecché tu stai a commbatte con l’amico tuo.

A me, a seguito della vostra presenza  mi fanno doppio...

perchè stongo a ccummatte ccu vvuije... Dicevo lo spirito...

TO - ‘U spirite... sangenna’...no, a me lo spirito sopra il taglio mi brucia

Meglio che ci mettiamo l’acqua insiggenata,

Chella che fa una bella saponatina bianca,  e non brucia niente...

SG -  Ho capito, è tempo perso ...N’amme ditte niente... Jaa’...

(con fare rassegnato si rimette al posto al tavolo)

S.P. Ma caro Gennaro...( Gennaro lo guarda e sta per rispondere...)

No, l’altro,Gennaro, il...mio collega, perché la vuoi cambiare la tua gente...

Quille sso’ belli perché sso’ accusi’ ...

SG - Ohi Piè. Dopo che hai massacrato  il dialetto romanesco,

facendo rivoltare Belli, Trilussa e Pascarella int’ ‘u taute, 

RE+RO -Tauto?E che è?

SG- La cassa da morto. La bara.

Ti metti pure ad assassinare ‘sta povera llengua nuoste!

RO - ...Scusate SG nun ho capito perché ppe’ noi è dialetto e ppe’ voi ‘nvece è lingua?

SG - Romani dovete sapere che il napoletano,non è dialetto.

Per voi c’è l’italiano, e come appoggio er dialetto romano.Dialetto.

Perchè c’è una lingua madre.

Per noi c’è la lingua napoletana, la lingua madre, e poi come appoggio ‘u napuletane,

la lingua figlia. Il napoletano è la lingua universale.E la conoscono tutti.

E’la lingua più immediata e la più sintetica...Ti faccio subito un esempio.

Vujie a Roma come dicite quanne ch’i ccose nun ‘e sapite?

RE - Dimo ...dimo...  “nun lo so”

RO -...Potemo anche di’ ppiù corto: “boh”

SG - Troppo lungo. Noi a Napoli. Scarziamme e cumparimme.

Risparmiamo lavoro e facciamo bella figura. Diciamo...

(fa il classico atteggiamento della testa e bocca alla napoletana per negare, alzando leggermente il capo,chiudendo gli occhi e piegando la bocca in basso)  

RE e RO  - Gajiardo però!Mejo de ‘n collegamento in tempo reale!

SG - E adesso faciteme finire quello che stavo dicendo al collega Pietro.

Vedi Pietro, a lengua napulitane... Comunque hai raggione,’a ggente mia...

(guarda verso lo spot della Voce) a ggente nuoste,

è meglio che resti chella che è, ggente ‘i core...che ha provveduto...

RE+RO escono

TO e GE -( si danno di gomito) ...modestamente

SG - La ggente... tutta la ggente, ha provveduto...

S.P. Lo sappiamo, lo sappiamo...

SG - Che sapite?

S.P. Che ha provveduto ...

L’altro giorno mettendo a posto le carte sulla scrivania del ...

( fa cenno verso l’alto con gli occhi e lo sguardo )

ho visto uno strano pacchetto legato con un nastrino rosso...

C’erano dei calendari...Sembra che fossero...un poco taroccati...

TO, GE - Li avete visti allora?No, perché noi abbiamo pregato...gentilmente,

quelli della tipografia di  apportare qualche piccola modifica...di personalizzarli...

TO - Famme parla’ a mme ca tu nun ‘u sape chelle che è stato fatto...

A tipografia steva a Napule...e tu si’ i’ Trevise...

GE  - De addò songh’ije ?

TO - I’ Trevise. Lo hai detto poco fa: Io sono di Treviso...

Stavo... (guardando GE)stavamo dicendo che ai calendariografi 

abbiamo chiesto di fare un nuovo calendario...

GE - Tato’, famme parla’...anche s’ije songhe ‘i Trevise...

addu’ calendografe, si’ u’ tipografo ddi’ calennarie ce so’ gghiute ije...

Dunque noi gli abbiamo chiesto di...

TO -... Ci amme mise sule trecentosessantacinque diciannove settembre,

e tutti in rosso...

(stringe la mano a GE per compiacersi di quanto fatto e si sta dirigendo verso SG per fare altrettanto. Resta con la mano tesa mentre SG risponde)

SG - Tato’ , e mò agge ‘mparate pur’ije. Statte zitte!

E soprattutto statte ferme, statte quiete ...non penzare...non fare ...

Fortunatamente che l’amico Pietro è riuscito...

a intercettare il pacchettino col nastrino rosso ... e sta ancora li’.

TO – Ma comme ? Sta lì. Non li hanno distribuiti?

SG-Ma dico, Tato’ tra una fesseria che fai e l’altra che pensi,

ti sei chiesto come facevo ccu’ 365 feste...in rosso...agge a itta’ ‘u sanghe...

Gia’ cco’ dduije vote l’anne tenghe ‘i che fa’...  ma tutt’e juorne... 

mi debbo liquefare tutti i giorni ?

TO - Scusate, nujie amme penzate ...

SG - Tato’, famme ‘u piacere, nun penza’!Fammello ‘stu favore,agge pazienza!

TO - ...’Aspite. Se me lo chiedete voi, e io vi debbo ubbidire...

GE-Noi avevamo pensato...di fare bene...

TO - Ehhh! Isse tene raggione, doppia raggione

(rivolgendosi a SG)

Ora starò zitte. Perché agge promesse e siccome ‘gni promessa è debbito ...

RO -  A more’, stamme a senti’, quassù nun se parla de debbiti.

Pòi di’ che chi ‘na promessa obblia...

(Entra in quel momento FR e rispondono in coro FR, RE)

...ha detto ‘na busci’a...Questo ‘o poi di’.

FR - ...per cui qui le buscie nun se dicheno...

e siccome ppè ddi’ le buscie abbigna apri’ a bbocca,

basta che la tieni chiusa...e stamo a ppace, quindi ...

Statte zzitto.E quanno lo dici lo devi puro da fa’.

(grande risata generale)

TO - (Serra le labbra un attimo. Guarda gli altri,prende fiato,richiude la bocca e...)

 (a bocca chiusa  esegue canticchiando le note di Silenzio cantatore)

GE - Neh Tato’, ma che stai facendo ?

TO - Sto cantanne Silenzio, cantatore

Scena sesta

(I quattro amici non rispondono subito, si separano un poco dagli altri e sembrano parlottare.

Hanno sempre gli strumenti in mano.Si guardano fra loro e guardano verso i Santi che sono in disparte , sempre di tre quarti sulla scena verso il tavolo.Sono seduti sulle sedie.

Iquattro guardano verso lo spot della Voce,si guardano ancora tra loro.Battono quattro per l’attacco della canzone e...):

GE -Vedi di cantare quest’altra canzone

 GE+RE+RO -“Partono i bastimenti per terre assai luntane

TO-Ma tene voglia i’ se n’anna’, i romannapuletane...

S.P., SG

(si guardano e fanno finta di nulla e canticchiano appresso alla musica.

I quattro si danno di gomito e si spingono a vicenda. Sottovoce scandendo  i reciproci inviti a farlo :

QUATTRO MUSICISTI - No, tu, noooo ... tu... noooo, isse... tu...

GE - Don Pietre, noi abbiamo fatto un piccolo consiglio di fabbrica,

ma cha caspita mi facete dicere...si’, cioè... volevo dire un consiglio’i categoria ...

Don Piè, premesso che ca’ nuije stamme bbuone, buone assaije...

anzi più che bbuone...

(si massaggia la pancia  per sottolineare le sue parole)
Voi capite che ...Sangenna’, e come glielo debbo dire...

S.P.  - Sìiii, dire che?

GE - Voi... dato che vi trovate ... voi non potete...Il percorso è anche più breve...

SG - Agge capite .E cce’u diche ije.Ohi Pie’
(quasi tutto di un fiato)questi nostri amici vorrebbero fare capire,

col dovuto rispetto s’intende che desidererebbero...(accenna col movimento del viso andare giù in Terra)

S.P. -Ho capito...

( fa cenno di tentennamento col capo e volgendo i due indici verso il suo petto per sottolineare che lui... scuote la testa e i due indici per negare, per impossibilita’ a fare e volge lo sguardo verso l’alto... indica con l’indice e accompagna con mimica del viso che Lui può decidere)

SG - Amici  l’incombenza non la posso portare a termine io.

La dovete fare voi, la richiesta...direttamente a LUI...

( La luce dello spot si accende fissa e resta accesa mentre GE parla)

GE  - Ma ije tenghe scuorne. Come?!!

Uno arriva, sta ’nta casa soija, LUI ti ospita,

ti da pure nu’ belle pranze ...tutt’e’ journe... e poi tu...tu, a ‘nu cierte punte, tu che fai?

TO  Che fai Genna’? Che fai?

TO -Ije parle e tu te ha sta zitte!

Che fai? Gli parli direttamnete e gli dici : 

“ Buon giorno Capo, scusate, siccome che nnuije...

nuije tenimme ‘nu poche ‘i nustalgia dda’ casa nuoste,

avremmo penzato, col vostro permesso, di congedarci...

Vi ringraziamo di quello che avete fatto...a buon rendere...”

Aizamme’n cuolle e ce ne jamme...

Sangenna’, un discorzo con LUI te lo devi preparare, e mica lo puoi fare cosi’.

E se ppoi t’intoppi ? ‘i’ che figura ‘i mme... ‘i fesse che fai!

S.P. e SG

(fanno occhiate allusive verso l’alto per fare capire che la luce è accesa e che LUI ha sentito tutto)

RO - A Genna’, a me me pare che c’hai raggione. Er discorzo t’o devi da prepara’.

RE - E si’,  mo’ se mettemo a fa’ le prove...

Io nun so’ d’accordo, io dico che bbigna parlajje cor core n’mano,

come quanno che je fai ‘na preghiera...da famijare...

devi da parlaje, dda fiji...

E ddè resto puro LUI ce l’ha ‘n fijio…

e a noi ce tratta da fijji, e lo dovemo da tratta’ da padre ...

E che quanno chiedi ‘na cosa a tu’ padre fai le prove?

Ji’a dici...e bbasta.

Ahò, ma è tu padre... ji’a dici...

Scena Settima

(La luce sulla scena si affievolisce e tutti restano in penombre . In sottofondo una melodia molto dolce e appena udibile di archi e e cori celesti)

Voce-

(la luce inizia pulsare ad ogni parola detta)

Figlioli cari. Ho sentito tutto, e dico che avete tutti ragione.

E’ la più bella preghiera che mi è arrivata quassù dagli umani.

RO,RE,TO,GE - (si guardano interrogativi)

E quando è che noi abbiamo pregato?

Voce  - Ogni parola che avete detto...

Per ognuno pregare è parlare con me,

anche senza aprire bocca, anche solo col pensiero.

E quel povero Tato’...E’ stato zitto.

Ma mi ha parlato poco fa in modo dolce e convincente.

Voi siete potuti salire quassù perché vi ci ha portato la musica

Insegnate a tutti ad amare la musica...Perché la musica è l’armonia dell’universo.

E questa armonia che viene direttamente da me vi aiutera’ sempre.

... io sarò sempre con voi... e la musica  pure.

Ed ora andate...Ora meritate la terra... e sapete cosa dovete fare.

RE+RO+TO+GE- Annamo, andiamo,grazie,grazie di tutto...

Voce- Un momento! Non ho ancora  finito!

Comunque...per ogni eventualita’, dato che qualche volta...

le mie parole non sono sempre ascoltate... dagli uomini,

l’ho gia’ sperimentato che è meglio scriverle...

e quello che dovete fare sta scritto tutto in questi bigliettini...

E... Tatoò, ...portatello ‘u paccotte,nun te piglia’ scuorne e...

...statte zitte, quacche vòta!

(la luce finisce di pulsare e cadono bigliettini di carta a forma di stelle argentate)

Scena ottava

S.P. (entra mimando un sollievo che accompagna con un sonoro pfuiii, si asciuga il sudore. Guarda tutti gli altri. Si da contegno,si liscia la barba come per trarsi d’impaccio...)

SG -Ohi Piè, mi sbaglio,

oppure ogni volta che il Signore parla tu ti fai un poco sotto?

S.P. - Genna’, sentimi buone. Quanto sei scucciante.

Quille che io... quille è ... rispietto...

SG - Neh Piè, e che ti ho detto pochi minuti fa?

Tu la mia lingua non la devi assassinare...

ti potrebbero pure condannare per un napulilinguicidio...e ‘a pena è severa!

Si deve dire : 

“Néh, Genna’, ssienteme bbuone -fai una bella pausa di sospenzione -

Quante si’ scucciant  - la “e” finale non si deve quasi sentire.

Pausona lunga: Cchille - pausa - è rispiette!

S.P. - Vva’ bbe’, vva’ bbe’. Nu rompe.

SG -Ecco, vai col romanesco.  Ti è più consono.

S.P.  - Allora ‘sti bbagaji li volemo prepara’?

RO - E cche cce vo’.

RE  -Io so’ ggia’ pronto... annamo!

S.P. – La calma.

Non credete mica sia cosi’ semplice scendere in Terra.

Vi dovete preparare tutti e quattro,e poi deve essere chiaro quello che dovete fare.

Dovete...

(Piovono dall’alto di bigliettini che S.P. indica)

GE – (raccogliendoli) Qui ci stanno sei bigliettini, e stanno pure intestati

 (li distribuisce ai tre amici, tiene il suo e a voce alta...)

SanPietro,Remo,Romolo, Totonno, e Gennaro...

(ognuno lo prende e comincia a leggere quanto scritto)

SG - Genna’ ... chille che ttene ‘nte’ mane....E’ ‘u bigliette mio.

GE - ...Ma veramente dite? Noo, perchè jie agge lette,

e mi sembrava che era quello che dovevo propio fare io ...

E’ stata una svista, e voi lo dovete capire, teniamo lo stesso nome...

SG - ... Ma nun tenimme ‘u stesse cognome... e poi... nun facimme ‘u stesse mestiere...

spero non vorrai confondere cantero con arciula...

RE - Ma che sta’ a ddi’?  Che è cantéro e arciula?

 

RO  - Vo’ di’ er cotone co ‘la seta, ecco che vo’ ddi’

RE - Cantéero vo’ di’ er cotone co’ la seta?

RO - No ca’ntero vo’ di’ ...so de notte, e l’arciula è la brocca ppe’ l’acqua...

RE - Embé er cotone ‘n do’ sta’, e la seta  ‘a seta d’oriente...

RO - A Ré nun è cosa ppe’ te, lassa perde,

te lo spiego n’antra vorta  mo’ dovemo da anna’...

RE - Ma perchè cotone ne’ la lingua loro se dice ca’ntero e  ‘a seta se dice arciula?

RO - Te l’ho detto er ca’ntero  è ...ddaje è l’or de notte.

RE - Gajiardoo.Questa me la devo da ricorda’.

E’ a’ bbrocca dell’acqua... de notte...è l’or de notte allora?

RO - E perchè che t’avio detto ?

RE - No, io me credevo che dicevi è l’ora de notte, pp’anna’ via.

SG  - Bene, quando lor signori  avranno finito, 

vorrei recuperare il mio biglietto,

e senza sentire troppi commenti su ca’nteri e arciule, cotoni e sete, orienti e...

RE - No, ma è facile,  nun te devi da orienta’ ,

o’ tieni cco’ la mano e coll’antra  fai...è semplice ...

(RE sta per mimare gesto con la mano per meglio spiegare l’oggetto tondo di ceramica che serve per mingere,ma lo sguardo di SG lo fa  desistere)

GE - Eccovi il biglietto vostro...Peccate...

No, perché a me chelle che steva scritte mi piaceva assai...

lavoro di supervisione e controllo e con... grandi mezzi a disposizione...

TO - Ihhh,ihhh, ‘nt’a u’ bbigliette mie ce sta scritte “Resta sempre quello che sei”

GE - ... e cosi’ ha menate ‘a jastemmia.Nooo, ppe’ ccarita’, senza offesa.

Scassambrella eri e tali devi rimanere.Figurati a te chi te cagna...

Comunque Tato’ tu ‘u ssai chelle c’hai  a fa’

TO - ‘u sacce , ‘u sacce... n’agge a cagna’... m’agge a sta’ zitte!

GE - Nooo, ‘na vota tanto non è quello che volevo dire.

Dicevo che adesso tu sai quello che devi fare, qual’è il tuo incarico ...

Adesso leggo il mio...“Tu devi stargli vicino...

( espressione interrogativa, sorpresa,di dubbio e sconcertata...)

guarda il biglietto, lo rigira e legge 

Gen -na -ro...(guarda SG)  ...E’ proprio il mio biglietto!

Però era meglie ‘u bbigliette vuoste...

Se questo è quello che devo fare ...ije ‘u facce...

vicino...  però vicino mica vo’ dicere c’agge a sta’ appriesse,appriesse...

SG -  (lo guarda e col capo fa cenno di si’)

GE (ripetendo il cenno di assenso)Sìiii?

SG - (ripete come prima il cenno di assenso)

GE - ... E vva bbuo’...

RE - A me, sur mio ce sta scritto “La tera è la tua citta”

RO - Tera ?  Ma forse c’è scritto tera cco’ ddu’ ere  sinno’ erore...

RE  - E io c’ho detto  Tera... Solo che nu ho capito che è la citta...

RO - Citta’, Remo, città. Vvo’ ddi’ n’do vivi. L’Urbe.

RE - Allora nun è ppe’ me. Io sto a Roma mica a Urbe

RO - A RE, urbe vvo’ ddi’ Roma...

RE - Ahhh, la mia tera è Roma...  allora  vabbè, me credevo n’antra cosa....E sur tuo?

RO - “La musica è  la tua lingua”

RE - Famme vede ...

RO - (mostra il biglietto)

RE - No er bijetto , ‘o vedo. A’ lingua, famme vede a’ lingua...

RO – ‘A Re’ te devi sempre da fa conosce. Me dici a che te serve ‘a lingua?

RE - No, vojo vede ‘ndo’ stanno ‘e note... dd’a musica...

RO - Ma vattene!Sei sempre er solito, certe figure...

S.P. - Allora per voi è tutto chiaro?

GE  - Per me è tutto chiarissime. Primma mureve appriesse a isse,

a mmo’ agge a mmuri’ appriesse a ‘stu càntere...

TO - Non sono d’accordo e mi permetto di dissentire...

Mi è sembrato che poco fa la locuzione di càntero

era stata adoperata per indicare la confusione

fra due oggetti che possono avere la stessa forma... ma...

non... lo stesso uso e contenuto, quindi... al massimo

possiamo  fare che ije putesse esse n’arciula ...e tu chell’ata cosa.

SG – Uaglio’... e vvi’ate a vvujie ca tenite a capa fresca...

Ci vogliamo dare da fare o restamme a se zonzonia’? Vogliamo lavorare... ,

GE,TO - (all’unisono)

Beh allora la cosa non ci riguarda proprio. Nujie simme napuletane ...

Vi siete errato, il lavoro nun è ppe’ nnujie...

RE e RO - e noi Romani, ppe’ cui ... Ci ha da esse ‘no sbajio...Lavora’... tsk...

RO- Ar solo penziero de la parola lavora’ so’ già stanco e me vado a riposa’.(Escono)

GE -  Tatoò, sempre avendo rispetto della tua privaci,

nun fusse meglie si mm’o ddicesse  chelle ca te sei impeganto a fare?

Con LUI?

TO - Noooo, chelle è cosa ‘i niente, fesseria... ‘na cusarella ...

SG - Tato’ nun st’accocchia’ palle...Int’u bigliette mie sta tutto scritto...

TO - Nooo, sìii, cioè... ije...ho detto che...

noi ci impegnavamo  a fare conoscere al mondo intero la musica, che noi facciamo...

Isse,dato che ci ho conversato, mi ha detto allora che dovevamo creare...

un bel conversatorio...

GE - Isse, ti ha detto di fare un conversatorio?

TO - Eh!

GE - ...E in questo conversatorio chi ci sta?

Solo tu, ppe’ chiacchiaria’ oppure anche qualche altro ppe’ risponne?

TO  - Sìiiii, ije sule, nooo ppe’ chiacchiaria’, anche gli altri, ma ppe’ suna’.

GE - Nu’Conservatorio,Tato’, no ‘u conversatorio!

TO - Eh. Ma comunque io ci ho detto che potevamo fare una cosa,

per stipare la musica che noi facciamo, un Napolitorio...

(si guarda attorno, vede i Romani cheentrando lo guardano con occhiataccia di rimprovero e aggiunge di seguito...)

TO-Ma anche un Romanorio, fosse meglie ‘nu Musicorio,

anzi dato che ci siamo ho detto  che facevamo un Concertinorio!

Propie chisse, facimme ‘nu concertinorio ...cosi’ se lo imparano tutti...’u concertino.

GE - Tato’ tu ssi’ pazze!

Ma ti rendi  di conto di quello che hai detto?

‘U musicorio , ‘u concertinorio. E poi chi ti ha detto di parlare per tutti noi?

TO - Ma io non l’ho detto, non ho parlato, l’ho penzato solo, col cuore!

Però mi vergogno un poco.Perché... ije agge ‘mbrugliate, jie ho barato un poco...

GE - Sangenna’ ma voi sentite?

Chisse pazze s’ha mise a barare puro cco’ LUI? No, diche...  barare con LUI!

SG - ...Eh ‘u sacce,’u sacce.Sta scritto anche questo ‘nt’u’ bbigliette...

GE - ... E su che hai ‘mbru....ehm barato Tato’?

TO - ...Noooo, solo ‘nu poche ‘n copp’i  parole, ho barato.

GE - Ma che stai accocchianne? ma che caspite vai dicendo. Come si bara sulle parole?

TO - ...Io ho detto  “la musica che facciamo”...

GE - E allora? Va bene, hai detto la musica che facciamo...e ddo’ sta a baratura?

TO - Genna’ noi che musica facciamo...

GE - Chiste ha ‘scite propie sceme. Come che musica facciamo?E che musica facciamo ? Concertino!...di musica napoletana...

RE+ RO -

(all’unisono)... E romana..., ppe’ piacere dato ch’ar mucchio  ciate messo puro a noi (escono)

GE - E vabbe’ napoletana e romana

TO - ...E la musica romana e napoletana è conosciuta?

GE - Sono...

TO  - ‘U sacce  pur’ije ...

GE - Che è che sai puro tu?

TO - Ca sone...Non me lo devi dire...

GE -  E quando l’ho detto?

TO - Adesso,  hai detto ije sono...

GE - No, ije n‘agge ditte ije sono.Agge ditte sono.

Voce del verbo essero,  non del verbo sònere...

Sono perchè musica romana e napoletana è plurale, quindi sono... plurale

TO - Si ‘u dice tu ... Pecché ije i’’a musica napoletana plurale, non l’ho mai suonata!

GE  - Allora  vide nu’ poche  ‘i spiega’ meglie l’impegno...

TO - Niente.Ije agge ditte che facevamo un concertinorio, e isse ha acconsentito... 

U’ lavoro è ‘scite  fatte. Noi giochiamo sul sicuro.

E anche i nostri amici stanno sul sicuro.Noi questo abbiamo sempre fatto, quindi...n’amme a fa niente!Amme jucate a carte conosciute...

GE - Ma ti rendi conto a chi si’ jiute a ‘mbruglia’,

con chi hai barato ...sulle parole? Concertinorio?

TO - Si’, ‘u sacce,ma gli ho anche chiesto subito scusa...

SG-(mostrando il suo biglietto) E’ vero, è vero, sta scritto tutto qui...

Sta pure scritto che LUI ha accettato la proposta di Tato’.

GE - Neh, sangenna’ ma chille è n’elenche telefoniche... nun è nu’ bbigliette...,

E quanne che per errore, s’intende, io l’avevo inavvertitamente scambiato con il mio, 

non ‘i tteneva tutte ‘sti cose scritte...

SG - ...E’ chella ‘a differenza ‘i professione fra me e te.

Tu sone e ije... beh , vedi  che facce!

GE- Vedo, vedo  la moltiplicazione delle parole!

SG-Però sta anche scritto che ‘i parole so’ parole:

conservatorio,concertinorio ...musicorio, vanne sempre bbuone,

solo che per fare conoscere occorre anche insegnare quindi... Tato’ ’e ‘a fa’...

Tu, lo devi fare...’e a lavura’!

(volgendosi verso l’alto) Tato’ ‘u cape è cape.

Io  debbo controllarti sempre.Ije farò la supervisione del prodotto.

Il controllo tecnico qualita’...Voi mi dovete dare il  prodotto finito...chiavi in mano...

Questo sta scritte! Prodotto finito ...chiavi in mano

RE e RO – (entrando)Li’ mo...

FR - Aho, che state a ddi’?

RO - Nooo , stavemo a di’ ... li mo...li momenti  più brutti so’ passati e che

noi ce la semo sarvata...

FR – (Entrando)Io nun direbbe...

RE - Come sarebbe?

FR - Che puro io c’ho er bijetto co’ le struzzioni ppe’ vojantri...

per cui io ve tengo d’occhio, anzi ve tenemo d’occhio a tutti e quattro...

Famo li turni ma ve tenemo d’occhio su ventiquattrore... 

RO - A France’, io nun ho capito che vvo’ di’?

FR - Che ve tenemo d’occhio ? Vo’ di’ che ve tenemo d’occhio...

RE - No, quello sì.

Nun ho capito questo(mostra il biglietto) a tera che c’entra co’ Roma?

FR - C’entra.Mo’ tt’o’ spiego. Dunque tu a Roma je voi bbene...?

RE - E te credo ! Guai a chi dice mezza parola storta.

FR - E tu Ro’, a Roma che fai?

RO - E che ci ho da fa’ ? Ce abbito.Ce vado a spasso. Ce sòno,

(guardando RE si corregge) ce sònamo, io e lui... inzomma ce vivo...

(si guarda attorno. Guarda gli altri)Sì , cioè ...ce vivevo...

FR - ‘A RO nun sta’ a fa lo scemo...Mo’ ce torni...

RE-Ma si nun la convinci c’amo capito tutti e ddue,

noi quassù ce stamo fino alle cannele greche...

RO - Le cannele greche ?

RE - Eh  ‘e cannele greche , è un modo di dire romano,

dde ggente‘struita che vò di’ che noi stamo qui fino che...

fino che la cannela greca... se consuma...

e de solito ‘ste cannele ce metteno ‘n sacco de tempo...

FR - No, vo’ di che si continuate a fa’ li scemi qui ce famo notte ...

RE - (si strofina le mani)Gajardo, che stamo qui...

RO - A’ Re ma datte ‘na mossa. Ciamo er compito che ciattenne...

e cosi’ se n’annamo presto e se levamo da le pa... levamo de torno.

FR- Grazzie Ro, ho sempre detto che  sei chiaro e convincente.

E poi er tatto nun te manca!

Ma si me stai a interompe ‘gni momento io quanno finisco?

RO - Scusate scusate...

S.P. – (Entrando)

Oh Signore mio...

FR-Venite con me  che ve spiego. ‘A Piè io vado un momento de la.

Nun so proprio come fa co’ loro...

S.P. –Oh Signore,Signore...

Voce -Sìii,Pietro, mi hai chiamato? Che c’è?

(voce gaia e allegra) C’è qualche problema,Pietro?

S.P. - N..n..oo...Sì, cioè  sì.

Guardate, guardate pure voi...Con loro...(rivolto verso la saletta)

So’ capoccioni!Francesca fa lo straordinario per fargli  capire le cose!

Voce - Pietro , e questo lo chiami un problema?Loro sono così.
Perché, li vorresti cambiare?Non hai detto”Quille so’ belli perché so’ accussi’”

(entra SG) Non ti sembra giusto Gennaro che anche io...?

SG-Più che ggiusto ....Voi... voi siete il Capo...potete anche dire in napoletano.

Noi siamo solo...degli esecutori...

Voce - ...non sempre Gennaro, non sempre...

Spesso fate e tanto e anche secondo...‘a capa vuoste!

SG - ...beh, veramente...voi dovete sapere...ije songhe ‘nu poco confuso...

Voce  -Certo , certo lo so che sei un poco confuso... 

Però mi sembra che i tuoi paesani spesso esagerano...

in tutte le manifestazioni d’affetto nei tuoi riguardi...

SG - Nooo,  Signo’ che dite mai?Chelle è pecché è ggente ‘i core...

Voce  -Ahh, e non è che un pò esagerano ...?

E’ gente di cuore... E i calendari napoletani... ?

365 diciannove settembre...tutti in rosso, festivo?

SG - Nooo,  sss..ìiii... Sì.

Chelle è perche mi vogliono bene  e mi chiamano spesso...

Lo fanno questo lavoro, sempre.

A me, me fa piacere che i’ paesane mijie mi ricordano,

se mi permettete la battuta... me siente sciogliere tutto ‘u sanghe!

Voce- Gennaro, i paesani tuoi che lavorano sempre...

Quello mi sembra un poco  strano...

SG - E’ tutta una diceria che ‘i paesane miiei nun tengono voglia di lavorare.

Fanne chille che vogliene... a lloro...ma ‘u fanne..

Voce - Lo so, lo so.Sono sempre molto impegnati ...a chiederti  il modo per non farlo...

(si sente voce registrata)

Sangenna’...famme vince ‘a lutteria... accussi’ non lavoro cchiù ,

nu’ belle terne, sangenna’... solo 13 segni mi servono,

non chiedo molto...

Eccole le richieste di lavoro dei tuoi paesani.

(ride ancora e ridono anche gli astanti)

SG - (guardando verso la luce )

E’ vere Signore ,è vero , però vi posso garantire...

ch’u lavore ‘i accatta’ u’ bigliette dd’a lotteria ‘u fanne !

E anche quello di compilarla la schedina...

(ridono ancora gli astanti)

Neh , Signore ma  tutta chesta ggente sta ridenne!

Allora hanno capite tutto quello che abbiamo detto?‘I che figura ‘i n....

Voce - Gennaro (con voce calma e suadente)  tu mi chiedi se hanno capito ?

Ma se abbiamo parlato un linguaggio universale...

Lo hai detto tu che il Napoletano è lingua internazionale,

e lo hai spiegato cosi’ bene a Remo e Romolo!

Entra FR con RE e RO

FR - Allora come stavo a ditte, pe’ Roma ...

Ecco devi da fa la stessa cosa ppe’ la Tera...

RE - ‘N momento , annamo carmi.Io a Roma ‘a conosco.

So’ ‘n do’ anna’, ndo’ stanno li mercati generali, er mattatoio,

a trattoria de Cesare er Velletrano, l’osteria ddi’i buzziconi...

FR  - E che c’entrano ?

RE - Ggnente è ppe’ ditte che io a Roma ‘a conosco 

Ma a Tera nun l’ho mai ‘ncontrata.

FR - A RE e sii serio, famme parla’ che tte spiego.

RE - ...Sto a scherza’, sto ...

Nun lo so si c’arivo a fa capi’ a ognuno che la Tera è come la città ‘ndo ce vive.

Che  la deve da rispetta’ e la deve da fa’ rispetta’ senza fa’ ‘ghippi, nè casini...

(mettendo le mani avanti alla bocca quasi a fermare la parola...)

qui se po’ di’ casini ...?

FR - Beh, propio propio no, ma er Capo ce lo sa che  vvoi di’...

RE -...beh, nun è mica facile. Ma io ce provo ‘o stesso

E sso’ sicuro  che si m’aiuteno pure l’ amici de Napoli,

er compito sara’ più facile ...e ce potemo riesci’ a rispetta’ puro l’ambiente...

FR - ...E bravo Remo. Bravo .

Nun me lo credevo propio che eri cosi’...cosi’... ecologico

RE - Eco ...che?

FR - Ecologico

RE - A France’ cco’ tutto er rispetto... io a ‘sta parola...

Si ce mettemo puro  la colloggi’a... io ndo’ vado? Ppe’ tetti?

RO - Ma no, ma no,...Mo’ t’o’ spiego io che vvo’ ddi’.

Vvo’ di’ che siccome Francesca ha visto che a te le cose...

te le devono da di’ ‘n’sacco de vorte,

allora ha penzato che sei eco logico;   cioè uno che è loggico si je se  ripete le parole.

E’ na parola nova, composta da ddu’ ‘ parole vecchie:

Eco, quello ‘o conosci e ce o’ sai che vvo’ ddi’:quello che ripete e ‘ parole

e logico, e puro questo ‘o conosci,  uno che è logico. Hai capito allora?

FR - A’ RO ma allora Tato’ te sta a’ attacca’ ‘a malatia.

Statte zitto e famme parla’ a me.

Zzitto e mosca e sta a senti’...

RO - Ammazzete me pari ‘na maestra...

FR  - No  ’na maestra, ma ‘na madre dde sei fiji...

che janno fatto mette li capelli bbianchi...si’.

Vvojio vede si hai capito quello che devi da fa?

Leggi, leggi... er bijetto.

RO - Guarda che ho capito e ce lo so quello che devo da fa’... e mo t’o spiego ...

C’è scritto che la musica ... sì ...cioè... che la musica...

FR - Leggi bbene er fojetto e nun sta’ a ‘mbroja’...

RE - ‘A Francè, ma Romolo legge solo si è stampatello,

e si nun c’ha ‘lli bbernardoni nun ce sborgna a vvede...

e li’ bbernardoni l’ha lassati a casa...

FR - Ma che stai a ddi’?

Prima l’ha letto er fojio...anche senza l’occhiali...

RE - Ma prima era prima e adesso è mo’

RO - Io faccio finta de nun ave’ sentito ggnente, è mmejio... e nun vojio commenta’...

FR -Allora sor sotuttoio me spieghi cche ce sta scritto sur fojetto tuo, e si l’hai capito?

RO - (scandendo le parole e quasi tutto d’un fiato)

C’è scritto c’ho - da - famme - capi’ da - tutti - parlanno -‘n linguaggio -universale.

Anzi sonanno!

(Fa una bella risata allusiva verso FR)

E si nu lo capischeno c’è sempre er tortore pe’ j’o’ fa’ capi’...

FR - (guardando il suo biglietto e rigirandolo)

Proprio cosi’.Lo dice cosi’ chiaro er bijietto ...!

RO - Ah, lo vedi che c’è sta’ scritto puro li’ dder tortore!

FR - No. Nossignore qua’ nun ce sta’ scritto der tortore ...

C’è scritto: “Elemento pallonaro e smargiasso, di grande estro inventivo,

buon musicista, e persona  molto affidabile...”

Per cui  fa’ quello che devi da fa’, come sta scritto.

RO - E io c’ho detto? Mica ci ho messo altro.

FR - Eh no, tu c’hai  messo er tortore, ce stanno pure li testimoni.

Tu hai detto tortore!

RO - Io ho detto tortore?

FR - Sìiiii, hai detto tortore...

RO - Ah, allora vo’ ddi’ che è stato un lapise. M’è scappato ...

Siccome stavo a penza’ a la bacchetta der direttore d’orchestra...

‘a bacchetta è dde legno ...bacchetta è come ‘n bastone ...

er direttore ... so’ ‘scite e’ parole ammischiate... e  m’è ‘scito tortore...

FR - Sì, sìì  altro che inventiva...

la qualifica scritta se dovrebbe da corregge e completa’,

co’ ‘nventiva e scilinguagnolo ad alto livello...Allora le idee so’ chiare?

RE - Non solo chiare...

(guardando verso l’alto dove c’è la luce e gustando la battuta...)

...soò il - lu - mi - na - te....ah,ah,ah.Questa è bbona....

SG – (entrando con i due )Neh uaglio’ ma siete sicuri di avere capito tutto?

Tato’,Genna’ è tutto chiaro?

Ma chiaro chiaro oppure ‘nu poco scuro che ddoventa chiaro scuro?

TO - Per me  è chiaro,chiaro  assai, per quello che debbo fare.

Spero che pure a Gennaro sia tutto chiaro limpido e luccicante.

SG - (cela a  malapena un po’ di commozione )

Allora se è per me ...si’...cioè ....inzomma.

Jatevenne  a’ casa... e bbona fortuna...

Salutate Napoli e il Vesuvio e…

chelle piezze ‘i fetiente dd’i ‘paesane nuoste,

Ije ‘i voglie bbene e ci penzo sempre a loro...

Dicitencelle...

TO - Sangenna’... fosse meglie  ...

(canticchiando e parodiando)dicetencelle a ‘sta cumpagnia vuoste ....

S.P.  - Appena aprirò la porta, dovete uscire velocemente altrimenti ...

Poi... poi è tutto. Vi ritrovate dove stavate, in terra  prima di venire quassù.

Buon viaggio e buona fortuna.Ed ora andate...

(rivolto a RE e RO) E puro voi, salutateme sta’ citta’... e quelle grandi lenze de l’abbitanti sui...

(strette di mano, pacche sulle spalle, mani sulla testa per benedirli. I quattro in coro)

RE-RO-GE-TO – Aho’, li strumenti, e che famio senza strumenti?

(Li vanno a prendere)

S.P. - E tenete presente che non siete soli, LUI vi guarda sempre.

Voce - Grazie Pietro per averlo ricordato. 

Fa sempre bene ricordare le cose agli uomini.

Glielo hai spiegato bene che per compiere la loro missione non sarano soli.

Tutto questo lo hai detto ai nostri amici?E loro lo hanno capito? Sono sicuro!

S.P.  - Beh , si’. Cioè... non proprio tutto tutto come avete detto Voi...

ma lo hanno capito...certo ....sicuro...spero!

Voce- Sei sicuro quindi di avere detto tutto?Posso stare tranquillo allora?

(la luce pulsante si spegne)

Scena nona

S.P. (apre la porta.La luce illumina vivida la scena e anche la luce del pianerottolo è solare.I quattro si guardano, guardano la scena coi santi e la porta con scritto Terra.

Si sente battere quattro per lo stacco e insieme attaccano a suonare e a cantare...)

Jamme, jamme, jamme a vasce ja’...

S.P.  - Amici , fratelli un momento.

( Pietro si asciuga il sudore e simula un grande affanno .Vuole rimediare e dire tutto prima che i quattro vadano via)

Volevo aggiungere ...dato che ho parlato con Lui...volevo informarvi...

 (la musica copre le parole e si vede che Pietro parla muovendo la bocca e gesticolando per sottolineare i momenti più importanti dell’incarico avuto. Nel momento della pausa della musica ,dello Jamme prima dell’acuto ,si sente la voce  chiara di Pietro 🙂

...e noi poi,vi saluteremo dalla finestra,

per controllare che la discesa avvenga nel modo migliore...

RE - ‘A Pie’ ma che stai a ddi’? Nun sento bbene.

S.P. - Ho detto, che se mettemo tutti a vvede...

che ‘gni cosa vadi come che deve da anna’.

Si’, inzomma si fila tutto liscio come l’oijo...

RO - Ahhh, mo’ si’ che t’ariconosco e amo capito tutto quello c’hai detto!

S.P.  - E ‘na cosa importante: l’urtimo... se tiri ‘a porta!

( I quattro ricominciano a suonare ed escono piano piano, allegri da una parte e un poco tristi dall’altra.

La musica si affievolisce ma la luce pulsa debolmente a tempo di musica.

L’ultimo ad uscire è Tato’.

Sta per chiudere la porta.

Si guarda indietro.

Fa cenno di saluto prolungato con una mano mentre l’altra stringe il suo biglietto.

I santi si precipitano alla finestra per vederli andare via

Tato’ tocca la porta e con molta maestria infila il suo biglietto nella serratura dove c ‘è il battente per impedirne la chiusura a scatto.

Si sente chiudere la porta,ma non lo scatto.

La guarda, la sfiora...guarda verso l’alto ...mormora...

Signore mio...scusate...per  la piccola baratura!

(rivolto verso l’alto.La voce di Totonno è come se venisse da dentro di lui) 

...io... per me non dico niente, vorrei fare presente... con il dovuto rispetto... 

che anche gli altri tre amici ...noi faremo sicuramente un bel lavoro e poi...tutti quanti ... e allora...

Come dite?Il biglietto?Signore, dite il biglietto? E lo prenderò... ‘n ‘ata vota...

(ad ogni parola di TO la luce che pulsa si affievolisce sempre di più per simulare uno snervamento da logorroico cronico quale TO è.Si sta spegnendo...

All’improvviso riprende forza ed ha un guizzo, luce fortissima)

Voce - Tato’... ije  te vulesse dicere...bbrave...

Tu ssi’ ‘nu bbrave uaglione...

Ma arreposate ‘nu poche’sta lengua

e facce arreposa’ ‘i rrecchie: statte zitte!!!!!!!!

(tutti continuano a suonare e cantare e si avviano alla porta per scendere e tornare sulla terra: Jamme. Jamme. Jamme ‘n terra Ja’...

I santi restano in disparte verso le quinte)

TO -

(resta sulla scena, illuminato con spot solo lui e si guarda intorno. Si avvia alla porta, esce, li guarda e li saluta con le due mani)

...e penzare che ‘sta vota  n’agge propie aperto bocca ...Ho sule penzate...(esce)

 Voce- Pietro... la porta...

(S.P. si avvicina alla porta  per  verificare che sia tutto in ordine e fa per chiuderla,vede il biglietto...)

Voce - Sì,Pietro... lo so...la porta...Puoi lasciarla così... socchiusa!

F   I   N   E