Una volta nella vita

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(ONCE IN A LIFETIME)

Commedia in tre atti e 7 quadri

di George S. Kaufman e Moss Hart

VERSIONE ITALIANA DI VINICIO MARINUCCI

(Su IL DRAMMA n. 10 del 1° aprile 1946)

LE PERSONE

GIORGIO LEWIS

MAY DANIELS

JERRY HYLASD

LEONORA HOBART

SUSANNA WALKER

LA SIGNORA WALKER

HERMAN GLOGALER

OLIVIA FONTAINE

FLORABELLA LEIGH

SIGNORINA LEIGHTON

LORENZO VAIL

WEISSKOPF

METERSTEIN

RUDOLF KAMMERLING

FLICK IL «VESCOVO»

ERNESTO

SULLIVAN

FULTON

MISS CHASEY

SEGRETARIA DI GIORGIO

SIGNORINA NEWTON

LA VENDITRICE DI SIGARETTE

LA RAGAZZA DEL GUARDAROBA

IL FATTORINO

IL FACCHINO

IL PITTORE

IL BIOGRAFO

IL RAPPRESENTANTE DI CRAVATTE

I DODICI FRATELLI SCHLEPKIN

Il primo ed il terzo atto hanno tre quadri ciascuno.

ATTO PRIMO

PRIMO QUADRO

Una stanza in un quartiere periferico di New York. E' una delle innumerevoli camere ammobiliate della zona, squallida e affatto invitante. C'è un letto, un lavabo, una poltrona, due stampe sbiadite alle pareti. Un luogo decisamente malinconico; eppure Giorgio, seduto sulla poltrona, sembra essere perfettamente sod­disfatto. Giorgio Lewis ha circa ventotto anni, è un giovanotto dì aspetto simpatico, dal carattere più inge­nuo e disarmante che si possa immaginare. Assoluta­mente privo di ogni furberia. Egli rappresenta il tipo ideale per i rappresentanti di assicurazioni e per i com­messi viaggiatori, i quali generalmente finiscono sempre col convincerlo. Ve in Giorgio una calma sincerità e un certo ardore giovanile e schietto che lo rendono deci­samente simpatico.

(Al levarsi del sipario, egli è immerso nella lettura di quella bibbia dello spettacolo che è il settimanale « Variety ». Ha un gran piatto di noci accanto a sé sul bracciolo della poltrona, che egli rompe e mangia con assoluta metodicità, interrompendosi soltanto per vol­tare le pagine del giornale o per scuotersi i gusci dai pantaloni. E' il ritratto di un turno perfettamente, cele­stialmente felice. Una secca bussata alla porta ed egli mormora un « Avanti! ». May Daniels entra. E' una autentica personalità, questa May Daniels. E' evidente fin dal primo momento che mette piede nella stanza. Ogni cosa che fa o che dice reca il segno di una mor­dente incisività, di un cervello pronto e di un vivo senso di umorismo. Alta e slanciata, ha l'andatura sciolta e consapevolmente graziosa di una persona che è stata sempre completamente sicura di sé. Attualmente, tutta­via, appare un po' rannuvolata e scoraggiata. Con uno sguardo abbraccia la stanza, Giorgio, il « Variety », le noci e siede abbattuta sulla sponda del letto).

May              Jerry non  ètornato, eh?

Giorgio       No.

May             Niente di nuovo, da stamattina?

Giorgio       No. Hai intenzione di restare a discorrere, May?   Io  leggo.

May             A che ora tornerà Jerry, lo sai?

Giorgio       E' andato  al  cinema.

May             E' meraviglioso, come ve la prendete voi due! Tu vai alla partita tutti i giorni, e Jerry se ne va al cinema! E il nostro numero di varietà? Dobbiamo tro­vare  delle  scritture,  sì  o  no?

Giorgio       Non ne so niente, May. Io  leggo.

May             Qualche giorno avrai bisogno di un interprete, per  leggere  un   giornale serio.

Giorgio       « Variety » è nn giornale serissimo.

May             Secondo te.

Giorgio          Non ha nemmeno la pagina umoristica.

May             Ma ha le critiche dei numeri di varietà.

Giorgio       Vuoi una noce?

May             No, grazie. (Giorgio rompe una noce, con un  bel colpo secco)  Ti  fanno  mai  male  i  denti?

Giorgio       No. Perché?

May             Pensavo. Con tutte quelle dannate cose che mangi. Hai mai riflettuto che hai lasciato una pista di gusci di noce attraverso tutti gli Stati Uniti? Se com­metterai un delitto, ti scopriranno subito.

Giorgio       (riprendendo a leggere) Ah!

May             Hai gettato quei gusci sotto i termosifoni di ogni stanza d'albergo da un dollaro e mezzo, da New York fino a Seattle. Vedo centinaia di cameriere, per tutto il Paese, che entrano la mattina e ti mandano benedizioni. Non hai mai avuto degli incubi, Giorgio?

Giorgio       Senti, May, vuoi continuare a parlare fin­ché non torna Jerry?

May             (nervosa)   Ma che intenzioni ha, Jerry? Fino a quando dobbiamo restarcene così?

Giorgio       Chiedilo a lui.

May             Lo farò. E dovrà sentirmi, stasera.

Giorgio       Bisogna avere pazienza, May. Non siamo qui che da quattro settimane.

May             Senti, Giorgio. Nonostante il tuo cervello, dovresti essere in grado di capire questo: il libretto degli assegni dice che non ci sono rimasti che centoventotto   dollari.  Centoventotto dollari. Capito?

Giorcio       Certo.

May             Bene; quanto tempo credi che tre persone possano vivere con questo, mentre Jerry se ne va alle prime e tu ai campionati nazionali?

Giorgio       Qualcosa capiterà. Succede sempre. (Rom­pe  un'altra noce).

May             Beh, sono contenta che ti piacciano quelle maledette cose, ad ogni modo, perché, di questo passo, non credo che avrai altro da mangiare, dalla settimana entrante.

Giorgio       Andiamo, May... Lo sai bene che non si può vivere di sole noci. Non c'è abbastanza nutrimento Guarda... (Ne rompe un'altra e le mostra il contenuto) È  tutto qui...

May             Va bene, Giorgio. (Passeggia nervosamente) Immagino che ci vorrà un'altra settimana di anticamere e di pranzi in piedi. Sono così stufa di tntto questo che vorrei gridare.

Giorgio       Non è altro che cattivo umore, May.

May             L'ho voluto io, ed eccomi qui. Sola da mattina a sera, senza nemmeno il rumore delle noci rotte per distrarrmi! Ad ogni modo, è meglio che vendere del profumo da quattro soldi alla popolazione femmi­nile di Connellsville, Pennsylvania ; ma vengono dei giorni che vorrei essere rimasta laggiù.

Giorgio       (allegro)   Può darsi che ci capiteremo a lavorare, qualche volta.

May             Non mi stupirebbe.

Giorgio       Mi domando se lavoreremo mai a Medallion. Sono  quattro  anni che ci manco.

May             C'è un ristorante dove si mangia in piedi?

Giorgio       Non credo.

May             E allora non  ci lavoreremo  mai.

Giorgio       Jerry ci ha lavorato una volta. È lì che mi ha scoperto. Ha lavorato nel teatro dov'ero io; fa­cevo la maschera, allora.

May             Ha avuto buon occhio. Per quanto mi riguar­da, sei il miglior salame di tutto il mondo teatrale.

Giorgio       Non piaccio al pubblico, forse?

May             Beh, nessuno ha dato alla luce un bambino in galleria, finora, ma non si può dire il contrario, ad ogni modo.

Giorgio       E mi piace recitare. Più recitiamo il no­stro numero e più mi piace.

May             Tu e Jerry siete insieme da quattro anni. Che bravo ragazzo, Jerry!

Giorgio       Con me è stato meraviglioso.

May             Non lo direi a lui, Giorgio, ma non dimen­ticherò mai quello che debbo a Jerry Hyland. (Subito) E non dirglielo nemmeno tu.

Giorgio       Non glielo dirò. Quanto gli devi?

May             Giorgio, ti prego, smetti di mangiare quella roba, ti dà alla testa. Non è del denaro, che gli devo. Ma mi ha fatto sempre sentire che eravamo degli amici - nient'altro che amici - e che non avrei dovuto com­portarmi diversamente con lui per continuare a lavorare.

Giorgio       (irrimediabile)   Anche verso di me è stato lo stesso.

May             È un vero amico.

Giorgio       Posso dirti una cosa, May?

May             Se vuoi...

Giorgio       Credo che Jerry ti voglia bene.

May             Lo so, Giorgio.

Giorgio       No, voglio dire che ti vuole bene davvero: a  sacchi.

May             Ma la questione è sempre quella: chi ci scrit­tura? Arriveremo una buona volta a tirarci su, o mai?

Giorgio       Siamo andati sempre bene, quando ci con­tentavamo. Avremmo potuto continuare a lavorare tran­quillamente. Ce lo dissero anche all'ufficio di colloca-mento.

May             Già, e poi ci ha collocato a Bellow Falls, Vermont.

Giorgio       Mi piaceva, laggiù.

May             Che?!

Giorgio       Facemmo un buon pranzo. Con la gelatina, anche.

May             Senti, Giorgio: non vuoi far altro in vita tua che sbatterti per tutto il globo nei varietà di provincia?

Giorgio       No.

May              Sul serio?

Giorgio       No.

May             E allora, questo è chiaro. Puoi riprendere a leggere.

Giorgio       No, ho voglia di parlare, adesso.

May             E io, invece, ho voglia di leggere.

(La porta viene aperta piuttosto violentemente e Jerry Hyland en­tra. Egli è l'idea perfetta del commesso viaggiatore e completa l'illusione parlando e gestendo in armonia con essa. È quasi impossibile non trovarlo immediatamente simpatico e sebbene il suo talento per gli affari sia stato sommerso da quello per una recitazione di secondo or­dine, egli si fa perdonare dicendovi per il primo che specie di cane egli sia e prospettandovi immediatamente qualche sua genialissima trovata. Jerry è sui trent'anni ed ha passato la maggior parte degli ultimi dieci anni a ruminare progetti per uscire dai varietà e fare grosse fortune. In questo momento è tutto preso dall'agitazione di una notizia tremenda e occorre qualche minuto prima che possa trovare il respiro per parlare).

May             Bene, eccoci qui! Quand'è che recitiamo al Palace?

Giorgio       Salve, Jerry!

May             Oppure hai combinato un giro all'estero?

Jerry           May, ci siamo!

May             La scrittura?!

Giorgio       Al Palace?

Jerry           Non ci pensate! Ho una notizia per voi! È una  serata  storica,  questa!

May             Di che parli?

Giorgio       Dove sei stato?

Jerry           Alla prima dell film parlato « Il cantante di jazz » con Al Jolson!

May             E con questo?

Jerry           È la cosa più formidabile del mondo, vi dico!

May             Anche prima c'è stato qualche buon film, Jerry...

Jerry           Ma io non parlo del film! Parlo del Vitaphone!

May             Il... cosa?

Jerry           Il Vitaphone: il film parlato.

Giorgio       Già, parlano.

May             Oh, questo!

Jerry           Sì, questo! Avresti dovuto sentire gli applausi e gli evviva del pubblico! Erano impazziti tutti! May, è la rivoluzione del cinema intero! È qualcosa di tanto grande che scommetto che nemmeno gli inventori sanno esattamente quello che hanno in mano! Bisogna sen­tirlo, May, per capire quel che significa! Per sei mesi almeno...

May             Non capisco perché ti scaldi tanto. Non è denaro che viene in tasca a te, anche se è vero!

Giorgio       Direi!

Jerry           Dite, eh? Bene, domattina partiamo per Los Angeles.

May             Che cosa hai detto?

Jerry           Che domattina partiamo per Los Angeles.

Giorgio       (positivo)   A che ora?

May             Sei diventato pazzo?

Jerry           Ma non capisci, May? Per sei mesi almeno non sapranno da che parte voltarsi! Tutte le vecchie baracche andranno all'aria, e chi avrà cervello e buon senso per arrangiarsi a rimetterle in piedi farà denari a palate! Il cinema è tornato ai giorni in cui De Mille e Lasky capirono per la prima volta quello che sarebbe diventato! Non vedi che cosa può significare entrare adesso?

May             Che intendi dire per « entrare », Jerry? Che potremmo fare, noi: recitare, o che?

Jerry           No, no! Recitare è un bruscolino, d'ora in avanti! Non si può dire quello che potremo fare: diri­gere, dare ordini, dire come vanno fatte le cose! Non c'è limite, a dove possiamo arrivare!

May             (vagamente, confusa)   Sì, ma che cosa sap­piamo, noi...

Jerry           Santo cielo, May! Non abbiamo fatto altro che recitare quel numero in tutti i teatri di provincia! Se ci dessimo un taglio, finalmente, e andassimo laggiù? Che cosa abbiamo da perdere?

Giorgio       Centoventotto dollari.

May             Sta zitto, Giorgio! Non so, Jerry...

Jerry           Dobbiamo andarci, May! Prima che la gente di Broadway corra a precipitarvisi! Ci sarà un'altra febbre dell'oro,  May, e farà impallidire quella  del '49!

Giorgio       Vuoi dire che c'è dell'oro da quelle parti, Jerry?

Jerry           Oro e marmi, piscine e ville, con l'autista cinese che ti aspetta fuori del cancello... (A May) Tutto questo e molto di più, May, se ce la facciamo ad en­trare ora! Sono tutti terrorizzati, laggiù! Cadranno ad­dosso al primo tipo che abbia l'aria di sapere il fatto suo! È per questo che dobbiamo andarci immediatamente!

May             Vorrei riflettere un momento, Jerry. (Una mano alla fronte) E supponi che non riuscissimo, come andremmo avanti?  Hai sentito quello che ha detto il ragazzo prodigioso? Non ci sono che centoventotto dollari.

Jerry           (facendo scoppiare la bomba)   Io ne ho altri cinquecento!

May             Cosa?!

Jerry           Ne ho altri cinquecento!  Qui, in tasca!

May             Dove li hai presi?!

Jerry           Non dire nulla, May! Ho venduto il nostro numero!

May             Che cosa hai fatto?

Jerry           Ho venduto il nostro numero! Dopo aver visto il film, sono subito andato a vendere il nostro numero a Eddie Garvey e alle Sherman Sisters, per cin­quecento in contanti! Non ci pensare, May! Era l'unica cosa da fare!

May              (lentamente)   Non mi preoccupo, Jerry, però...

Giorgio       (svegliandosi)   Hai venduto il nostro nu­mero alle Sherman Bisters?

Jerry           Dio buono, se una volta la gente prendeva un mulo e un carro coperto soltanto perche aveva sen-tito dire che un certo fango sembrava giallo, e attraver­sava tutto il paese con le famiglie, combattendo perfino contro i pellirosse, pensa che vorrà dire, May, se riu­sciremo! Non più giri all'infinito, e una casa, finalmente...

May             (lasciandosi prendere un po' dalla sua emozione)   Bene, Jerry, sono con te! Hai avuto del fegato a prendere una decisione simile, ma puoi contare su me.

Jerry           Benone. E tu, Giorgio?

Giorgio       Cosa?

Jerry           Vuoi venire con noi, in cerca di fortuna, e piantare tutto dietro le spalle?

Giorgio       Sì, ma, guarda, se tu hai venduto il numero...

Jerry           Certo che ho venduto il numero! Andiamo a provare un nuovo gioco, stavolta!  Che ne dici?

May             Andiamo, Giorgio.

Jerry           È un'occasione che viene una volta sola nella vita!

Giorgio       Ma che faremo laggiù?

Jerry           Ne parleremo in treno! Quello che importa è andarsene da qui ed arrivarci presto!

Giorgio       Ma se tu hai venduto il nostro numero...

(May viene al soccorso).

May             (come parlando a un ragazzo di dieci anni)  Senti, Giorgio. Noi abbiamo piantato il nostro numero. Noi non faremo quel numero mai più. Capisci questo?

Giorgio       Sì, ma lui ha venduto il numero...

May             Ho capito, che ha venduto il numero. Guarda, Giorgio. C'è stata una nuova invenzione, che si chiama il film parlato. In questi film gli attori non si vedono soltanto, ma si sentono, anche. Parlano, capisci? Per la prima volta nella storia del cinema dovranno usare le loro voci. (In quel momento le sorge un'idea: si volge a Jerry) Ho un'idea.

Jerry           Di'!

May             Credo di sapere quello che andremo a fare laggiù.

Jerry           Ebbene?

May             La maggior parte di quei gigioni non hanno mai parlato su un palcoscenico. Non hanno mai detto nemmeno una battuta!

Jerry           Dovranno imparare, ecco tutto!

May             Certo che dovranno imparare! Ma chi inse­gnerà loro? Noi apriremo una scuola di dizione e di educazione  della voce!

Jerry           Che?!

May             Apriremo una scuola, Jerry. Insegneremo loro a parlare. Ci cascheranno tutti, perché saranno gialli dalla paura! Li faremo venire tutti da noi, invece di andare noi da loro!

Jerry           Sì, ma... Noi, in una scuola! Chi ne ha mai saputo niente?!

May             Tu, forse, ma io ci sono andata, una volta! È facilissimo!

Jerry           E che bisogna fare? Potrò imparare?

May             Certo! Ad ogni modo, ci penserò io!

Giorgio       (in ritardo di cinque minuti, come al solito)   Che cosa volete fare?

May             Ti dico che verrà naturale. Jerry!

Jerry           (calmandoli entrambi)   Un momento, zitti, per favore! Lasciatemi pensare! Forse hai avuto l'idea buona! Una scuola di dizione... è quello che potrebbe andare.

Giorgio       (andando al nocciolo)   Che cos'è la dizione?

May             È un'idea meravigliosa! E quant'è vero che conosco gli attori, Jerry, ci verranno di corsa! Acci­denti, tra te e me e quel lampione lì... È la più grande idea che ci sia mai stata! Quando partiamo?

Jerry           Domani!  Voglio prima farti vedere il film!

May             A posto! Venticinque di quei cinquecento per libri di dizione: è la prima cosa da fare domattina. Dovrò imparare questi trucchi o scoppiare!

Giorgio       Ma che farò io? Io non ne so niente della dizione?

May             Giorgio, tu non sai niente di niente, e se quello che dicono del cinema è vero, farai carriera. (A Jerry) Aiutami, Jerry, e riuscirà come per incanto! Vedrai! Mi ritorna già in mente; ricordo la prima lezione.

Jerry           Se tu sei proprio  sicura  di riuscirvi, May...

May             È già fatto! Stai a vedere! Vieni qui, Giorgio!

Giorgio       Che?!

May             Ripeti:   « California, eccomi a te! ».

Giorgio       Eh?!

May             Non discutere: dillo!

Giorgio       « California, eccomi a te! ».

May             Ecco, ora: stomaco in dentro, petto in fuori! Un momento, forse è il contrario... No, è così: stomaco in dentro, petto in fuori!  Ripetilo!

Giorgio       (stavolta meglio)   « California, eccomi a te! ».

May             E ora con sentimento! Tu stai per cominciare una grande avventura... Il carro coperto si muove len­tamente attraverso la prateria, diretto a una piscina di marmo!

Jerry           Sotto, Giorgio!

Giorgio       (col maggior sentimento)   « California, eccomi a te! ».

Jerry           Urrah!

May             Ci riesce, Jerry, ci riesce!

Jerry           E se ci riesce Giorgio ci riusciranno tutti!

May             California, eccoci a te!

SECONDO  QUADRO

Un angolo di un vagone pullman, su di un treno di­retto a Los Angeles.

(May, Jerry e Giorgio sono sdraiati sui loro posti in diversi atteggiamenti. Jerry è immerso nel suo centesimo gioco di parole incrociate, Giorgio è occupato con « Va-riety » e con le immancabili noci, mentre May guarda diritto dinnanzi a sé con un'espressione turbata nello sguardo. Un silenzio, spezzato soltanto dal rumore secco del rompere le noci).

May             Ho almeno un dito di polvere addosso. (Una pausa e, come al solito in ogni pausa, Giorgio rompe una noce) Giorgio!

Giorgio       Eh?         

May             Nascono tutte col guscio, quelle cose?

Giorgio       Credo di sì, perché?

May             Un altro po' che te ne sento rompere e divento scema.                                            

Giorgio       Non credevo che ti disturbassero, May.

May             Già, lo tenevo segreto. (Apre il libro che ha in grembo. Legge con ira) « Agli insegnanti di edu­cazione della voce umana... ».

Jerry           (occupato con il cruciverba)   Qual è una pa­rola  di quattro lettere  che  significa attore?

May             Cane. (Riprende a leggere) « Raccomandiamo fortemente l'uso della respirazione addominale come uno dei principi fondamentali dell'educazione della vo­ce. Essa è un'operazione semplicissima e può essere eseguita con i metodi seguenti... ».

(Entra un facchino negro con in mano un guanciale).

Facchino    Desiderate il letto, signori?

May             No!

Facchino    Bene,  signora.

May              Dove  siamo?  È finito il deserto?

Facchino    No, ci siamo ancora dentro. Polvere, eh? Desiderate altro?

May             No, è  tutto,  grazie.

Facchino    Immagino che è il vostro primo viaggio, vero?

May              Come ve ne siete accorto?

Facchino     Dal modo con cui avete notato la polvere. Ho accompagnato una quantità di gente - vo­glio dire, persone che andavano laggiù per il cinema­tografo,  come voi - e hanno sempre notato la polvere.

May             Ah sì, eh?

Facchino    Sempre, signora. Mentre generalmente, nel viaggio di ritorno, non ci fanno più caso. (E con questa dolce allusione scompare).

May             Avete sentito? Nel viaggio di ritorno, gene­ralmente non si fa più caso.

Jerry           Oh, smettila, May! Dobbiamo fare almeno un milione di dollari!

May             Sai bene quanto c'è in banca, Jerry, e quanto ci potrà durare. E quest'idea della scuola, chi ci può dire   se   riuscirà?

Jerry           La fortuna è all'angolo della strada, se teniamo  i nervi a posto.

May             È vero... Ma santo Dio, la società della fer­rovia non potrebbe mettere un paio di montagne in questi posti? Non ne posso più di vedere grano e subbia... (Giorgio rompe una noce) E quelle noci rotte cominciano a sembrare cannonate.

Giorgio       Oh,  May...

May             Avanti, avanti, rompine due per volta, se ti piace. Io vado nel vagone delle signore. (Esce).

(In distanza si ode il fischio di un treno).

Jerry           Giorgio!

Giorgio       (immerso  nel  giornale)     Uhuh?

Jerry           Tu e io  dobbiamo tenere  su May, capisci?

Giorgio       Certo.

Jerry            Rialzarle il morale e dirle sempre che ci riusciremo.

Giorgio       Bene.

Jerry           Se comincia a dirti qualcosa, rispondile subito. Non possiamo fallire. Siamo dei pionieri. Il cinema parlato è l'arte dell'avvenire, e niente potrà fermarlo.  Intesi?

Giorgio       Il teatro farà meglio a badare ai suoi allori.

Jerry           Che?

Giorgio       Il teatro farà meglio a badare ai suoi al­lori. È scritto su « Variety ».

Jerry           Bene!  Proprio questa è l'dea.

Giorgio       Ecco qui un nuovo mezzo di espressione che riunisce la vastità del cinematografo con le finezze della  scena. È un'intervista  col signor Katzenstein.

Jerry           Fa' vedere.

Giorgio       Offre grandi possibilità di spettacolo...

Jerry           Ho  capilo, ho  capito  

(May ritorna).

May             Dite  uno  po', sapete  chi ho visto?

Jerry           Chi?

May             Qualcuno che conosco, o per lo meno che conoscevo.

Jerry           Ma chi è?

May             Può significare qualcosa, Jerry; forse la for­tuna  sta per  cambiare.

Jerry           È Gloria Swanson, e viene a prendere le­zioni  da  noi.

May             Macché Gloria Swanson! È Leonora Hobart!

Giorgio       Leonora Hobart! Ho letto la sua rubrica!

May             Certo, e qualche altro milione di persone, anche. È la più grande giornalista cinematografica di America.

Giorgio       E si trova sul nostro treno?

Jerry           La conosci molto bene?

May             Una volta recitammo insieme. La conoscevo abbastanza bene da dirle che non valeva un soldo come attrice.

Jerry           Che dobbiamo fare? Possiamo farla venire qui?

May             Non abbiamo  niente  da perdere.

Jerry           Suona  il  campanello,  Giorgio!

Giorgio       (suonando)    Leonora  Hobart!

Jerry           Se lei ci sostenesse, avremmo tutta Holly­wood ai nostri piedi. È una donna molto importante, non  dimenticartelo.

May             Non so se si ricorderà di me; non ho osato fermarla e salutarla. Come mi sento oggi, scoppierei a piangere se mi rispondesse male.

                        (Il facchino  riappare)

Jerry            (al facchino)      C'è una signora nella vettura  appresso che si chiama Leonora Hobart...

May             Che sta parlando con una ragazza. Trovatela, e ditele che la signorina May Daniels desidererebbe parlarle.

Facchino       Sì, signorina.

May             E tornate subito a dirmi quello che ha ri­sposto.

(Il facchino esce)

Ora, sentite: se noi le fac­ciamo capire che siamo dei piccoli attori di varietà ci farà la più congelante accoglienza che abbiamo mai avuto; bisogna darle ad intendere di essere « qualcu­no », altrimenti non  si accorgerà nemmeno di noi.

Jerry           Che le diremo? Bisogna inventare una storia.

May             Lascia fare a me. Questo è compito mio.

Giorgio       Non dite bugie sopra di me.

Jerry           Se potessimo riuscire a interessarla! I suoi articoli escono sui più grandi giornali.

Giorgio       La sua rubrica è su duecentotre giornali. La stavo leggendo proprio ora. (Mostra il giornale).

May             Già. È un pensiero terribile, Jerry, ma devono esserci migliaia di tipi come Giorgio che leggono quella roba ogni giorno.

Giorgio       Ma è buona.

May             E credono che sia buona, anche. (Prende il giornale da Giorgio) Senti un po' qui, Jerry: « Avveni­menti di Hollywood, di Leonora Hobart. Ebbene, amici del cinema, la notte di mercoledì è stata un vero furore di emozione; la Sala d'Oro dello Stilton risuonava di notizie da ogni parte. Ma la vostra Leonora ha fatto in modo di riferirle a voi prima di ogni altro. Che credete? Tina Biondina ha fatto decorare la sua piscina color guscio d'uomo ». Che te ne pare?

Giorgio       Un bel colore.

Jerry           Hanno tutti delle piscine!

May             Leonora vive ed agisce proprio come scrive. (Ascolta) È una porta? Sì. (Dà una rapida occhiata) Eccola che viene!

(Facendo un ingresso abbastanza im­pressionante, Leonora Hobart entra. Leonora è un per­sonaggio importante della quarta grande industria ame­ricana, ed ha tutto l'aspetto e le maniere, di un perso­naggio importante della quarta grande industria ameri­cana. È decisamente scintillante. Gioielli brillano su di lei, dall'elegante freccia di diamanti nei cappello mtte fibbie delle scarpe e tutta la sua toletta è l'idea hollywoodiana della prossima moda alla Metro Goldwyn).

Leonora      Mia cara, che gioia meravigliosa! Come sono lieta di averti ritrovata su questo treno!

May             Leonora, sei splendida!

Leonora      Grazie, cara, non sei cambiata affatto.

May             Davvero? Pensavo che aver vissuto all'estero avrebbe dovuto un po' cambiarmi.

Leonora      Come?

May             Ma lascia che ti presenti il mio procuratore, signor Jerome Hyland...

Leonora      Molto lieta.

May             E il mio consigliere tecnico, il dottor Lewis.

Leonora      Piacere, dottore. (Jerry mormora un saluto ma  Giorgio è troppo impressionato per poter parlare).

May             Ti prego, Leonora, siedi e chiacchieriamo un po'.

Leonora      Grazie, cara. C'è una ragazzina nell'altra vettura che ha scoperto che sono Leonora Hobart e non mi lascia più. Sono stata così felice di liberarmi! È una lettrice della mia rubrica, e non riesce a credere che io sono un essere umano come lei... (Una modesta risatina) Mi crede una specie di deità. Se tu sapessi quante ne devo passare, di questo genere!

May             (con aria ingenua)   Tu fai qualche lavoro nei giornali, allora?

Leonora      (stupefatta)   Mia cara... ma, non sai?

May             Non mi dirai che sei una stella del cinema!

Leonora      (da una grande altezza)   Io scrivo la rubrica di maggior diffusione in tutti gli Stati Uniti. Chiunque legge i giornali... Ma dove mai sei stata, cara? non hai sentito parlare  di me?

May             Ho vissuto in Inghilterra in questi ultimi otto anni, Leonora. È per questo che non ho saputo. Ma dimmi tutto. Mi interessa moltissimo.

Leonora     Ebbene... (Si appresta a diffondersi sopra di sé. È senza dubbio una bella opportunità) Se tu non sai, cara, non potrò mai dirti tutto. Ma io credo di poter dire con grande modestia di essere una delle più impor­tanti personalità dell'industria. Sai, sono stata io che ho dato all'America, Gary Cooper e Rex, il cavallo prodi­gio. Sì, ho avuto successo. Tu sai che ho sempre saputo scrivere, May, ma non mi sarei mai aspettata di diven­tare Leonora Hobart! Oh, non posso dirti tutto in due parole, ma gli spettatori dell'America intera prendono co­me Vangelo tutto quello che dico. Naturalmente, guadagno una cifra assolutamente fantastica, ma posso a stento comprarmi qualche cosa; sono semplicemente sommersa dai regali! A Natale, mia cara, non lo crederai, ma poco prima che partissi per New York, mi hanno regalato una casa a Beverly Hills!

May              (non volendo)   Nientemeno!

Leonora      Hanno detto che la meritavo perché io vivo addirittura negli studi. Mi interesso a tutti i nnovi film in produzione, suggerisco molte cose, capisci? Allora hanno detto che avrei dovuto avere una casa dove an­dare di tanto in tanto per riposarmi della vita di studio. Non è meraviglioso?

May             Meraviglioso!

Leonora      L'ho battezzata Parwarmet. Ho un debole per i titoli.

May             L'hai battezzata  come?

Leonora      Parwarmet. Vedi, io dò sempre un nome ai doni che ricevo secondo quelli di coloro che meli fanno. Un bel pensiero, no? E in questo caso, non vo­lendo offendere nessuno, ho scelto un nomeche li riu­nisse tutti e tre: Paramount; Warner-Bross e Metro-Goldwyn;  la prima  sillaba di  ognuno. Parwarnet.

Giorgio       E Fox non si è offeso?

Leonora   Oh, no, dottore. Perché siccome la Fox Film mi ha regalato un magnifico canile con dodici splendidi cani, li ho battezzati tutti con i nomi dei diri­genti della Fox. Ma non faccio che cicalare e non do­mando una parola di te. Dimmi, che cosa hai fatto? E per che cosa mai sei rimasta all'estero per otto anni? L'ultima volta che ho sentito il nome....

May             (svelta)   Oh, sì. Bene, naturalmente: non avevo nessuna intenzione di rimanere in teatro, cioè non come attrice. Ho sempre sentito di essere più portata per l'in­segnamento.

Leonora      L'insegnamento?

May             Educazione della voce. Ho cominciato con al­cuni allievi in privato e poi, mentre ero all'estero, Lady Tree mi ha persuaso a darle qualche lezione e così ho finito con l'aprire una scuola, che ha avuto molto suc­cesso. Naturalmente, non accetto che le persone più scelte. Il signor Hyland e il dottor Lewis sono associati con me, come ti ho detto...

Leonora      E ora tu vai ad aprire una scuola ad Hollywood!

May             Come?   Oh,  no... Noi  non  intendiamo...

Jerry           Hollywood? Non ci abbiamo mai pensato.

Leonora      Ma allora ve lo dico io! Probabilmente voi non lo saprete, ma in questo momento sta succe­dendo qualcosa che porterà una vera rivoluzione in tutta l'industria! Hanno finalmente perfezionato il film parlato.

May             No?

Leonora      Sì! E non puoi immaginare quello che vuol dire! Ma questo è il nocciolo: ogni attore e ogni attrice dell'industria dovrà imparare a parlare, capi­sci? E se fossimo proprio noi ad aprire la prima scuola, mia  cara!

May             Ma Leonora, non avremmo mai pensato una cosa  simile!

Jerry           Oh, no, miss Hobart!

Giorgio       Già, è per questo che... (Jerry lo fa tacere).

Leonora     Non accetterò altro che «sì» come ri­sposta.

May             Ma che ne sarà della nostra scuola a Londra?

Jerry          Abbiamoparecchio danaro investito laggiù, miss Hobart.

Leonora   May, l'America ha bisogno di te. Tu sa­rai ancora una buona americana, voglio sperare!

May             Sì, certo, ma...

Leonora     Allora è deciso... Questo è destino, May! Il nostro incontro è destino, e nell'industria il destino è l'unica cosa a cui ci inchiniamo.

May            Ma...

Leonora   Ti prego, non una parola! Oh, ma è splendido. Proprio in questo momento. Naturalmente, ci sarà bisogno di una certa somma per incominciare, ma io conosco l'uomo che fa proprio al caso: Herman Glogauer!   Conosci  gli  Studi  Glogauer?

May             Oh,  sì, mi pare...

Jerry           Sì, certo, naturalmente!

Giorgio       Sicuro!

Leonora      Gli manderò immediatamente un tele­gramma  per chiedergli  appuntamento.

Jerry           È una buona idea! Giorgio!

(Giorgio suona il  campanello).

May             È un uomo importante?

Leonora      Oh, mia  cara.

Jerry           Se è importante!

Giorgio       Altro  che!

Leonora      Uno dei più grandi. Ed è l'uomo che ha  rifiutato per primo il Vitaphone.

May              È  stato lui?

Leonora      E quindi ora compera tutto! Ha appena scritturato quel famoso commediografo, conosci, May... quell'Armeno che scrive tutti quei lavori meravigliosi...

May              Pirandello...

Leonora      Ecco, proprio lui! Naturalmente voi non ve ne rendete conto, ma una scuola di dizione, aperta proprio in questo momento... Bene! Posso dire che soltanto la mia metà di capitale mi frutterà un inte­resse che non riesco a calcolare! Perché non c'è asso­latamente alcun limite a dove può arrivare il film par­lato! Proprio nessun limite. Ditemi, dottore... (Giorgio non risponde) Dottore... (Giorgio, spinto da Jerry, si volge a lei) Che cosa pensate voi di questo meravi­glioso sviluppo del cinematografo? Qual è la vostra esatta opinione?

May             (correndo al salvataggio)   Sai, il dottore non ha molto tempo...

Jerry           Lui si occupa del ramo scientifico.

Giorgio       (tutto d'un fiato)   Io penso che il teatro farà meglio a badare ai suoi allori.

Leonora      Esattamente le mie parole! Proprio quel­lo che ho detto nella mia rubrica!

Giorgio       (proseguendo)   Esso riunisce la vastità del cinematografo con le finezze della scena.

Leonora     È verissimo. May, hai un collaboratore prezioso. Una vera intelligenza. (A Giorgio) Voglio avere una discussione con voi, dottore, sul controllo della  voce e  della persona.

Giorgio       Offre grandi possibilità di spettacolo...

 

(Arriva, a questo punto, la signorina Susanna Walker. La prima occhiata che Giorgio rivolge a Susanna dimostra evidentemente che lei e Giorgio sono fatti l'uno per l'altra. Susanna Walker, per darvene un'idea immediatamente, è la replica femminile di Giorgio, molto gio­vane, molto carina, molto affascinante e, come avrete ormai indovinato, molto sciocca. Ha una certa serie di quelle graziette che interessano il sesso più forte e una fede piena e indistruttibile nelle sue capacità di attrice. È agitatissima per l'ansia di non perdere con­tatto con Leonora).

Susanna      (che non è affatto timida)   Oh, eccovi qui, miss Hobart! Avevate detto che sareste ritornata, e io ho aspettato...

Leonora      Sì, cara, ma è una cosa molto impor­tante. Non posso parlare con te, ora.

Susanna      Quando potrete parlare  con me?

Leonora      Non so con precisione. Più tardi.

Susanna      Volevo  soltanto  farvi  qualche  domanda.

Leongra      Capisco, ma sono occupata, cara.

Susanna      Perché voi  potreste  aiutarmi  tanto...

Leonora      Sì,  cara.

Giorgio       (che ha dimostrato un grande interesse)  Non vorreste sedervi un momento?

Susanna      Oh,  grazie!  Io...

Leonora      (costretta a presentarla)   Questa è la piccola miss...

Susanna      Susanna Walker.

Leonora      Susanna Walker. È la ragazza della quale vi ho parlato.

Giorgio       (a Susanna)   Andate a recitare in cine­matografo?

Leonora      Vorrebbe, sì... Ditemi, dottore.

Susanna      Vado a provare, se riesco a incomin­ciare. Ne so tanto poco...

Leonora      Ne sa molto poco.

Giorgio       Potrebbe venire alla nostra scuola, May!

Susanna      Cosa?

Leonora     Certo, naturalmente. Ora vai, cara, e leggi qualche rivista. Noi siamo molto occupati.

Susanna      Bene, mi farete parlare con voi più tardi,  vero?

Leonora      Certamente,  cara.

Susanna      Arrivederci. (Gira lo sguardo sugli altri e lo posa timidamente per qualche secondo su Giorgio).

Giorgio       Siete proprio nella vettura  appresso?

Susanna      No, nel numero 20, con mia madre.

Leonora      È con sua madre.

Giorgio       Vi accompagno,  se permettete.

May              Sì, accompagnala,  Giorgio.  Farai benissimo.

Susanna      Oh, grazie  molto.

Leonora      Non vi tratterrete a lungo, dottore? Per­ché desidero molto conoscere ancora le vostre idee. Vedo bene che dovete aver riflettuto profondamente.

Giorgio       (pilotando fuori Susanna)   Certo, sarò subito di ritorno a meno... (Si rifugia nel chiedere a Susanna) Il nome di vostra madre per favore? Signora Walker?   (Escono).

Leonora      Che uomo! Dev'essere stato fantastico, in Inghilterra!

May             Fantastico!  È la parola, vero, Jerry?

Jerry           Enorme!

Leonora      May, credi che potremo riuscire a tenerlo con noi in America?

May             Jerry, credi che potremo riuscire a tenerlo in America?

Jerry           Credo che potremo riuscire a tenerlo in America.

May             Penso che forse potremo riuscire a tenerlo in America.

Leonora      Magnifico. E quanto ci costerà, May, per incominciare?

Jerry           Cinquantamila!

May              Centomila!

Leonora      Sì, credo anch'io. Ora, noi arriveremo ad Hollywood martedì. Mercoledì tutti ci ritroveremo allo Stilton.

TERZO   QUADRO

La Sala d'Oro dell'Hotel Stilton a Los Angeles. Alla maniera del primo De Mille. Pareti laminate d'oro, candelabri di diamanti, tendaggi di broccato d'oro e divani e sedie assolutamente impossibili. C'è una tale aria di falso in tutta la stanza che un visitatore inge­nuo, non abituato alle maniere di Hollywood, si aspet­terebbe che da un momento all'altro apparisse un re. gista e gridasse: « Bene, ragazzi, portate via tutto! ». Questa stanza, invece, non è altro che un ingresso al salone dove Hollywood si riunisce realmente e potete quindi  immaginarvi  che  cosa  sarà  quello.

(La funzione serale sta per raggiungere il suo culmine e attraverso la stanza, mentre si alza il sipario, passano varie coppie sgargianti: le donne vestite una più stra­namente dell'altra, tutte avvolte in ermellino, e così ricoperte di orchidee che qualche volta riesce difficile vedere la ragazza. Le donne, naturalmente, sono tutte impressionantemente belle. Esse vanno chiacchierando di questa o quella fase della vita di Hollywood mentre attraversano la stanza: « Questa nuova cosa, il dia­logo »; « Perché non mi presenti a lui? »; « Sono ri­masta lì come una scema »; « Non è il momento giu­sto »; « Ti porterò da lui quando staranno distribuendo i ruoli del film ». Attraverso tutto ciò, un'orchestra imvisibile ripete ininterrottamente « Sonny boy »: perché sembra che ci fu un uomo chiamato Al Jolson. Attra­verso le persone fa la spola una venditrice di sigarette; ma non è la solita venditrice di sigarette. Come ogni altra ragazza in Hollywood, è bella da levarvi il re-spiro. Inoltre, somiglia a Greto Garbo e lo sa. Il suo non è un semplice invito a comprare la sua merce: al contrario, il suo « Sigari, sigarette! » è carico di emozione. Non si può mai sapere, naturalmente, quan­do potrà passare un regista. La ragazza del guardaroba, senza dubbio la più bella ragazza del mondo, avvicina la venditrice di sigarette mentre la folla si assottiglia).

Ragazza del guardaroba   Ehi, Katy, ho una noti­zia per te.

Venditrice  di sigarette    Ah,  sì?

Ragazza  del  guardaroba     Sono stata all'Universal, oggi. Ho sentito che faranno un film    un naufragio.

Venditrice di sigarette   Non è sicuro. Stanno  fa­cendo un film universitario.

Ragazza del guardaroba       Quello era stamattina. Adesso fanno la rivoluzione francese.

Venditrice  di  sigarette     Ah, sì? Dovrebb'esserci qualcosa per me, allora.

Ragazza del guardaroba.   Certo!  C'è una richiesta di prostitute per mercoledì.

Venditrice di sigarette   Ci vado subito! Ti ricordi la  prostituta che ho fatto per la Paramount?

Ragazza del guardaroba   Sì, ma quella era muta. Qui vogliono prostitute parlanti.

(Rimane in rispettoso silenzio mentre una grande processione entra nella stanza. È capeggiata da Olivia Fontaine e Florabella Leigh, due delie più, grandi e splendenti stelle del ci­nema, almeno fino a ieri, prima del colpo del sonoro. Sono vestite in ermellino, orchidee e gioielli. Dietro ciascuna di loro viene una cameriera, e le cameriere non sono meno belle delle loro padrone. Dopo ven­gono un paio di autisti, uomini alti, affascinanti, deci­samente tagliati per essere dei grandi amorosi e che lo saranno senza dubbio appena incontreranno il regista che li scoprirà. Ciascun autista porta un cane lupo russo, animali con un'elegante livrea, che fanno del loro meglio per celebrare la fama delle loro padrone. In­fatti sulla livrea di un rane è scritto: « Olivia Fon­taine in "Diamanti, polvere e passione" » e sull'altra: «Florabella Leigh in "Anime nude"». Nell'insieme, è una processione imponente. Essa si prepara per il grande ingresso: le cameriere tolgono i mantelli di ermellino alle loro padrone e compiono gli ultimi riti di  ritocco).

Autista di Miss Leigh   La scalinata è libera?

Ragazza del guardaroba   Sì, è libera.

Autista di Miss Leigh  La scalinata è libera.

Cameriera  di  Miss  Leigh  La  scalinata  è  libera, miss Leigh.

Cameriera di Miss Fontaine   La scalinata è libera, miss Fontaine.

Cameriera di Miss Leigh   (facendo cenno all'autista)  Boris,  prego.   (Uno dei grandi cani viene passato alla padrona).

Cameriera di Miss Fontaine  (ripetendo l'operazione)   Katrina, prego.

(Con i cani al guinzaglio, sono pron­te per il trionfo; mentre lasciano la stanza, si odono le loro voci per la prima volta: caritatevolmente descritte si potrebbero chiamare abbastanza brutte).

Florabella (dal fondo delle sue orchidee)   Se ci mettono in quella tavola in fondo farò un baccano de diavolo.

Olivia          Accidenti,  hai  ragione,  dovrebbero   averlo imparato, quei cretini. (Escono).

Un Autista   Ragazze, si lavora questa settimana?

Venditrice di sigarette   No.

Altro Autista   L'Universal fa un film universitario. 

(Entra un fattorino).

Fattorino   Ehi, ho sentito che state tutti all'Universal!   Un  film  della rivoluzione francese!

Autista       No, hanno cambiato: è un film universitario.

Fattorino  Ma  no, sono tornati  alla rivoluzione: l'hanno cambiato un'altra volta,  dopo  pranzo.

Venditrice  di  sigarette     Meno male!

Fattorino  Già, per causa del sonoro. Faranno sentire il colpo  di mannaia della  ghigliottina per tutto  il film.   (Finge  di  suonare un  banjo  immaginario).

Cameriera Allora io non c'entro. Non distingua una  nota dall'altra.

Autista       Non si può mai dire. Chissà che faranno domattina. 

(Autista e cameriere escono).

Fattorino  Sapete che è successo cinque minuti fa? Ero nella toletta dei signori e cantavo, quando è entrato mister Katzenstein.

Ragazza del guardaroba   Questa sì che è fortuna!

Venditrice di sigarette   E ti ha  sentito?

Fattorino   Certo che m'ha sentito! Ha detto che avevo una bella voce e di andarlo a trovare domani! Che ne dite?

Ragazza del guardaroba Accidenti,   vorrei che entrasse nella toletta delle signore. 

(Escono. Entra cor­rendo,   in   grande   eccitazione,  Susanna   Walker.   È   se­guita da sua madre).

Susanna      Mamma!   Vieni!   Corri!

Signora Walker   Eccomi, cara!

Susanna      È   splendido,  qui!   Guarda!   (Dà   un'oc­chiata  nell'altra stanza)  È lì  che  mangiano!

Signora Walker    Sì,  cara. Non  eccitarti troppo.

Susanna      Ma pensa, mamma!  Ci sarà praticamente ogni stella  di Hollywood!

Signora Walker   Sì, lo so, cara.

Susanna      È qui che vengono ogni mercoledì. Sono sparsi dovunque! Guarda! Ne  riconosci  qualcuno?

Signora Walker   (facendo capolino)    Non  è John Gilbert, quello?

Susanna      Dove?  Dove?

Signora Walker   Laggiù! Vicino a quel lume!

Susanna      Mamma!  È un  cameriere!

Signora Walker   Non so come fai ad accorgertene. Ogni uomo che vediamo somiglia sempre di più a John Gilbert.

Susanna      Lo vedremo certamente stasera. Il dottor Lewis  ha  detto che avremmo certamente  visto tutti.

Signora Walker   Se tanta gente cerca di diventare attore del cinema, sarà difficile che ti daranno un'op­portunità...

Susanna      Oh, ma è diverso, ora...

(In questo mo­mento John Gilbert in persona entra nella stanza. Per lo meno, sembra assolutamente uguale a lui. Fa un ingresso lento e misurato, destinato evidentemente ad impressionare. Volge il capo con un gesto calcolato, rivelando il profilo di un Apollo. Susanna e sua ma­dre sono terribilmente emozionate. Poco dopo una nuo­va coppia entra nella stanza: una coppia elegantissima, naturalmente).

L'Uomo        (chiacchierando nell'entrare)   L'ho vista di sotto. Dopo la prima del suo film, avrebbe fatto me­glio  a restarsene  a  casa.

La Ragazza    Non  hanno  il  minimo pudore.

L'Uomo        (indirizzandosi   al   bellissimo   giovane)    Ehi, Ernesto!

Ernesto      (poiché questo è il suo vero nome)   Si­gnor Weisskopf?

L'Uomo        Aspetto alcuni amici: due signori e una signora. Pensate voi ad accompagnarli al mio tavolo?

Ernesto      (facendo un inchino troppo profondo per un John Gilbert)   Certo, signore. Bene, signore.

(La coppia si allontana mentre Susanna e la madre dimo­strano la loro delusione).

La Ragazza   Chi era  quell'uomo  che è venuto al tavolo di Diana? Dev'essere uno dei suoi nuovi, no?

L'Uomo        Probabilmente.

La  Ragazza   Non gli dò tre  settimane.   (Escono).

(L'ex John Gilbert si rivolge a Susanna e a sua madre).

Ernesto      Posso fare nulla per voi, signora?

Signora Walker    Oh, grazie, credo di no.

Susanna      Sono già arrivate le  stelle?

Ernesto      Poche, signorina. Non sono che le nove e  mezzo.   C'è qualche stella dei film  d'avventure,  ma non credo che vi interessino.

Susanna      Oh, no.

Ernesto      Naturalmente, nessuna persona importante arriva prima delle dieci. Alle nove e un quarto c'è un assaggio della First National e della Republic, ma gli Artisti Associati non si pigliano prima delle dieci e mezzo.

Susanna      Ma vengono tutti  qui, no?

Ernesto      Oh, certo.

Signora Walker   Mio Dio, chissà come sarà interessante!

Ernesto      Sì, c'è vita, qui. Infatti, io trovo in que­st'albergo la maggior parte delle idee dei miei soggetti.

Susanna      Soggetti?  Mamma, è un soggettista!

Signora Walker   Davvero?

Ernesto      (modestamente)   Scribacchio un poco, ecco tutto.

Susanna      E ve ne hanno realizzati? Chi erano gli interpreti?

Ernesto      La Paramount ne sta preparando uno mio, in questi giorni.

Susanna      Come dovrete  sentirvi orgoglioso!

Ernesto      Ma, naturalmente, non si sa mai.

Susanna      E per chi è il soggetto? Per Greta Garbo?

Ernesto       Beh,  Greta Garbo andrebbe bene,  ma... (Si  interrompe,  evidentemente per aver visto  qualcuno nella stanza vicina. Le donne seguono con emozione  il suo sguardo).

Susanna      Chi è?

Ernesto      Credo... Sì, sì, è lui! È Charles Farrell!

Susanna      Davvero?

Signora Walker   Dove, dove?

Ernesto      Siete fortunate, signore! Soltanto le nove e tre quarti e avete già preso Charles Farrell!

(Le donne corrono via, gorgogliando frasi eccitate. Mentre Ernesto le segue, un'altra coppia attraversa la stanza).

L'Uomo        E allora ho detto a Katzenstein: « Perché non lo compriamo? È il grande successo di Broadway oggi: "Strano interludio". E che nome prendi, poi: Eugène O'Neill! ».

La Ragazza   Ha  scritto anche la musica?

L'Uomo        No,  solo  il libretto.  Ma  se  riusciamo a farlo venire qui, ho  in mente un tipo formidabile da mettergli vicino. È un piccolo ebreo...  

(Escono.   Ma un'altra coppia sopraggiunge).

L'Altro Uomo Che te ne importa di incontrarlo? Non è una parte per te. Dev'essere una ragazza di di­ciotto  anni e vergine.

L'altra Ragazza   Beh, truccata riesco a sembrare di diciotto anni, e posso parlare come una vergine.

(Anch'essi escono. Alle loro calcagna entra Giorgio; un Giorgio piuttosto elettrizzato da tutto ciò che gli accade intorno. Abbraccia la stanza con lo sguardo. La vendi-trice di sigarette, vedendolo, riprende subito il suo cliché).

Venditrice di sigarette  (alla maniera di Greta Garbo)   Volete  delle sigarette?

Giorgio (spaventato)   Oh, no... no...

Venditrice di sigarette  (e dal suo tono si comprende che Giorgio è realmente il padre del suo bambino)  Bene. Sono spiacente di avervi disturbato...

(Esce).

(Giorgio riflette un momento, poi decide che farà me­glio ad uscire. Ma Susanna arriva di corsa).

Susanna      Salve, Giorgio!  Non è emozionante? Tut­te le stelle in una sera!

Giorgio       Direi!

Susanna      Ho lasciato mamma da basso, a vederle arrivare. Hollywood è ancora più bella di quello che sognavo!   Non  vi  sentite  di  impazzire?

Giorgio       È meravigliosa! Mi ricorda la prima volta che sono andato al circo; soltanto non ci sono gli elefanti.

Susanna      Non vedo l'ora di diventare una stella; quando potrò fare anch'io quello che fanno loro, e i turisti mi segneranno  a  dito...

Giorgio       Vi dirò una cosa, Susanna, se mi promet­tete di non fiatare. Sapete chi incontreremo qui stasera?

Susanna      Chi?

Giorgio       Herman Glogauer, uno dei più grandi produttori cinematografici del mondo.

Susanna      Davvero?! Oh, Giorgio, e gli parlerete di me? Gli chiederete se mi dà una parte?

Giorgio       Certo. È per questo che lo incontro.

Susanna      Oh, Giorgio!   (Entra la signora  Walker, eccitatissima).

Signora  Walker   Susanna, proprio ora ho visto...

Susanna      Mamma, non sai? Il dottor Lewis in­contrerà Herman Glogauer stasera, qui, e gli parlerà di me.

Signora Walker  Che bellezza! Un grand'uomo come quello, viene qui per parlare di Susanna!

Susanna      Dove lo incontrerete? Proprio qui? Mi presenterete?

Signora Walker   Lascia fare al dottor Lewis, cara.

Giorgio       Credo che riuscirete magnificamente nel parlato dal modo con cui recitate; è tutto. Ho detto a May di quelle poesie che recitate. Specialmente quel­la...  com'era?

Signora Walker   La scena del balcone, in « Giu­lietta  e  Romeo ».

Giorgio       Ecco, quella.

Susanna      « Che cos'è un nome? Ciò che chiaman la rosa, anche con altro nome fiorirebbe! Oh, Romeo, lascia il tuo nome... ».

Giorgio       (cercando di fermarla)   Sì, sì, è questa. La farò sentire a May.

Signora Walker Dottore, siete stato meraviglioso con noi. Credo che potrei affidarvi Susanna in ogni occa­sione. Siete l'uomo più innocuo del cinematografo.

Giorgio       Cercherò di rimanerlo, signora.

(Entra May, seguita da Jerry).

May             Buona sera!  Che succede qui?

Signora Walker  Buona sera, signorina Daniels. Signor Hyland... Vieni, Susanna, devi prepararti per in­contrare il signor Glogauer...

May             Oh, Giorgio vi ha detto che incontreremo il signor Glogauer?

Susanna      Oh, sì!

Jerry           Non è carino?

Giorgio       L'ho appena accennato...

Signora Walker   È splendido, quello che è riuscito a fare il dottor Lewis!

May             Davvero?

Signora Walker   Proprio splendido!

Susanna      Arrivederci.

Giorgio       Arrivederci.

May             Abbiatevi cura!

(Susanna e la signora Walker escono)

 Jerry!

Jerry           Huh?

May             (con uno sguardo a Giorgio)   Non ci sarebbe un modo di farlo diventare muto?

Giorgio       Non faccio male a nessuno.

Jerry           (dando, un'occhiata nell'ultra stanza)  Bene, ra­gazzi, eccoli lì. Non avevo ragione io? li hai sentiti da basso? Morti dalla paura!

May             Mai più di me.

Jerry           Tutto quello che dobbiamo fare è giocare bene le nostre carte. Questo è il luogo eil momento. Si può  guadagnare o perdere un milione!

May             Che sorte ci toccherà?

Jerry           Se le cose andranno bene, May, non ci vorrà molto  tempo. E lo  faremo  in  grande  stile, anche.

Giorgio       Parlate del vostro matrimonio?

May             Parliamo di tutto... Ad ogni modo, tu sarai il primo a saperlo, Giorgio.

Jerry           Certo, tutto dipende dall'accalappiare Glogauer!

May             Giorgio, quando Glogauer entrerà e tu gli sarai presentato, dì soltanto: « Buonasera ». Capito? Al massimo, « Buonasera, signor Glogauer ». E da allora in poi niente altro.

Giorgio       Ma se mi viene una bella idea?

May             Questo succederà quando diventerò presidentessa.

Jerry           Dov'è Leonora?

May             È giù, a parlare con un firmamento di stelle del cinema. Sono stata a Parwarmet, oggi. Soltanto ven­tidue stanze:  una vera capannuccia, proprio.

Jerry           Da quel lato è a posto. È stata gentilissima, con noi.

May             Certo. Per il cinquanta per cento degli utili sarebbe gentilissima anche con Mae West.

(Fuori della porta si ode un crescendo di voci, superato da quella di Leonora Hobart, che invita il suo pubblico ad es­sere paziente. Parlerà con tutti più lardi. Entra).

Leonora      Mia cara, ci sono « tutti », stasera! Una tale agitazione! Nessuno sa come stanno le cose!

(Saluti dei tre, cui Leonora, nella sua agitazione, tralascia di rispondere)

E naturalmente, dovunque ti volti, non senti che il sonoro! Il sonoro! Bisogna stare molto at­tenti ad insultare la gente, oggi: possono essere gli unici a  sopravvivere!

May             Le cose sono abbastanza in subbuglio, eh?

Leonora      Dico io! Sai che ho sentito, poco fa? Ti ricordi quel tremendo spettacolo che i fratelli Schlepkin stavano mettendo su? « Il vecchio testamento »? Bene, il signor Schlepkin - voglio dire, il maggiore dei dodici fratelli: una volta avevano l'esclusiva dei guardaroba in tutti i teatri della Costa occidentale -mi ha detto che hanno fermato la lavorazione più il film. D'ora innanzi non produrranno che film parlati!

Jerry           Gente in gamba, gli Schlepkin. Mi piacereb­be conoscerli.

May             Verranno, stasera?

Leonora      Sì, tutti e dodici. Questo ti dimostra quello che pensano del parlato. E' la prima volta dopo tanti anni che si trovano ad Hollywood tutti insieme. Generalmente due restano con la mamma, che vive a Brooklyn, e vanno in aeroplano avanti e indietro. Un pensiero molto carino! Soltanto per l'aeroplano, spen­dono dodicimila dollari al mese.

(Entra il fattorino, seguito da due poliziotti in uniforme)

Oh, il signor Glogauer starà venendo. È per il  signor Glogauer?

Fattorino   Sì, miss Hobart. La sua macchina è appena arrivata. 

(Escono).

Leonora     Gli mandano sempre una scorta, per riu­scire ad attraversare l'ingresso. Se acconsentirà alla no­stra piccola proposta,  potremo fare una festa,  stasera.

May             È meraviglioso che sia riuscita a farlo venire.

Jerry           Davvero!

Leonora   Oh, verranno tutti, vedrete. Verranno di corsa. E poi, Glogauer ha una paura dannata. È stato il primo a rifiutare il Vitaphone, ve l'ho detto.

May             Già.                                                                 

Leonora      Per lo meno, così si dice. Naturalmente, lui non l'ha mai riconosciuto, e nessuno ha osato mai domandarglielo.

Jerry           Lo credo bene.

Giorgio       E perché lo ha rifiutato?

Leonora     Non ha capito quello che sarebbe diven­tato, dottore. Non è stato abbastanza lungimirante.

(Entra una ragazza, con aria di preghiera)

 

No, cara, non ora. Più tardi, forse. (Le fa segno di allontanarsi) Una che voleva conoscere il dottore.

Giorgio       Cosa?

Leonora      Oh, non ho perduto tempo, dottore, a fare le vostre lodi. Non è splendido, May...

(Dall'esterno giunge una marea crescente di voci, che sale fino ad un ruggito. Il fattorino e i poliziotti cercano di te­nere indietro una folla che lotta per entrare. Si ode « signor Glogauer! », « signor Glogauer! ». « Posso avere un minuto, signor Glogauer?! ». E poi la voce di Glogauer).

Glogauer      No, no, no! Venite in ufficio! Scrive­temi una lettera!

(E finalmente Glogauer riesce a districarsi e ad entrare)

Non posso parlare con nessuno, ora! Chiudete le porte! Lasciatemi un po' in pace, qui!

(Con non poca difficoltà il fattorino ed i poliziotti riescono a chiudere le porte. Herman Glogauer, che ora si spazzola e si rassetta, è un ometto nervoso che pro­babilmente ha una cattiva digestione. È l'effetto inevi­tabile di  quel genere  dì vita).

Leonora      (mentre il frastuono si calma)   Bene, ecco qui il nostro grand'uomo! E in tempo, anche! Signor Glogauer, vi presento la signorina May Daniels, il si­gnor Hyland e il dottor Lewis.

Glogauer   Felicissimo.

Fattorino   (che è andato in caccia dell'occasione)   Signor Glogauer, avete bisogno di un terzetto for­midabile?

Glogauer   Cosa?

(Per tutta risposta, il fattorino e i due poliziotti attaccano a gran voce « Le pallide mani che adoro »).

 

No, no, no! Andate via, via! 

(Escono).

Leonora      Vedete, tutti conoscono il signor Glogauer e cercano di dimostrargli che sanno recitare.

Glogauer   È terribile! Terribile! Dovunque vado, la gente comincia a recitare! Recitano tutti! Se vado afarmi pulire le scarpe, appena abbasso gli occhi vedo che qualcuno sta recitando una scena d'amore con i miei  calzoni!

Leonora      È il prezzo della celebrità!

Glogauer   Vi avrei invitato a casa, dove avremmo potuto avere un po' di pace, ma mia moglie sta facendo mettere  delle nuove fontane nell'ingresso.

Leonora      È la casa più splendida di Hollywood, May.  Ricordi,  l'abbiamo  vista  dal  treno.

May             Oh, sì, quella con la cupola illuminata.

Leonora      E le torri.

Glocauer      Laminate  d'oro.

Leonora      Ma l'interno, May! Vorrei che tu potessi vedere la stanza da bagno!

May             Non vedo l'ora.        

Leonora      Potrebbero venire qualche volta, no, signor Glogauer?

Glogauer   Ogni  mercoledì.  C'è   una guida dalle due alle cinque. Vi dirò io quello che dovete fare: tele­fonate alla mia segretaria e vi  farò mandare la mia automobile.

May              Oh,  sarà  magnifico!

Leonora      Sì, e vedrai che automobile! Una Rolls Royce!

May              Davvero?

Giorgio       Di che anno? (È, a dir poco, un momento imbarazzante).

Jerry           (accorrendo al salvataggio)   Bene, signor Glogauer, a quanto vedo, qui siete in mezzo ad una vera rivoluzione.                                                           

Leonora      Direi!

Glogauer      Una rivoluzione!  E chi dobbiamo  ringraziare? I fratelli Schlepkin! Chi li ha pregati di far parlare il cinematografo? Le cose andavano benone. Si facevano soldi continuamente, perfino con i buoni film, si facevano soldi!

Jerry           Senza dubbio tutto il cinematografo è all'i­nizio  di una nuova èra.

Leonora      Signor Glogauer, io vi dico che il parlato resterà.

Giorgio       Il teatro farà meglio a badare ai...

May             Proprio  così, Giorgio.

Glogauer   Certo, certo! È colossale! Un tipo canta un paio di canzoni e tutti diventano pazzi! E due mi­serabili...

Leonora      Allude ai fratelli Schlepkin.

(Entra il fattorino).

Fattorino  Permettete, signor Glogauer?

Glogauer      Che cosa c'è?

Fattorino  I dodici fratelli Schlepkin vorrebbero parlarvi.  Sono da basso.

Glogauer      Dite loro più tardi. Verrò io giù, più tardi.

Fattorino  Bene, signore.

(Esce).

Glogauer   I fratelli Schlepkin! So io quello che vogliono! Siedono in cima al mondo, ora, con il loro Lou Jackson, che canta le canzoni alla mamma, o a chi so io, e vorrebbero ingoiarci tutti! Per tutta la vita, hanno cercato di farmela! Fin dal tempo del commer­cio delle pelli, quando io avevo i saloni da quattro soldi e loro da un soldo! Volevano sempre fondersi, fondersi!  Se ne approfittano perché sono in dodici!

Jerry.          Ma voi potete insegnare a parlare ai vostri attori! Perché non li affidate a noi? Ve li restituiremmo perfettamente  allenati all'uso  della nostra lingua!

Leonora      Vi ho parlato della loro scuola di Lon­dra: Lady Tree!

May             Non si tratta che di una maniera corretta di respirazione, signor Glogauer, e noi ve li faremo parlare così bene quanto voi.

Glogauer      Beh, non pretendo miracoli!

(Il fattorino entra di nuovo).                                          

Fattorino  Signor Glogauer!

Glogauer   Che c'è, ora?

Fattorino  I fratelli Schlepkin partiranno in volo per Broocklyn tra mezz'ora. Dicono che devono vedervi subito.

Glogauer      Di' loro che vengo tra un minuto. E di' a Olivia Fontaine e a Florabella Leigh che voglio ve­derle immediatamente. (Agli altri) Due delle mie stelle maggiori. (Al fattorino) Di' loro di venire sole, senza nessuno  dei fratelli Schlepkin.

Fattorino  Bene, signore.  (Esce).

Giorgio       Scusatemi Torno subito. (Corre via).

Glogauer   Olivia Fontaine: 7500 dollari alla setti­mana. E ai tempi di prima li valeva! Ogni volta che si svestiva in un film era un colpo sicuro!

Leonora      Le più belle  gambe d'America!

Glogauer   Ma non si possono sentire, questo è il disastro! Belle ragazze, ma non riescono a parlare! Sapete quello che faccio ora? Porto qui da New York la più grande attrice di teatro d'America. Diecimila alla settimana, le dò!   Come si chiama, a proposito?

Leonora      Dorothy Dodd.

Glogauer   Ecco! Tutto il giorno ho cercato di ricordarmelo.  

(Olivia e  Florabella entrano).

Olivia e Florabella (con le loro voci terribili)  Salve, Manno!                                                     

Glogauer   Ah, eccovi qui, ragazze! Queste sono le signore di cui vi parlavo. Olivia Fontaine e Florabella Leigh.

Leonora      Salve, care!

Florabella  Salve, Leonora!

Glogauer   Sentite, ragazze, ecco la signorina Da­niels ed il signor Hyland: specialisti della voce, ven­gono dall'Inghilterra.

Olivia         Specialisti della voce?

Florabella   Sul serio?

Glogauer   Bene, eccole qui, signorina Daniels. Que­sto è il problema.

May             Mi piacerebbe sentire la loro respirazione, se posso,  signor Gloganer.

Leonora      Sapete,  è tutta questione  di respirazione.

Jerry           Già, è tutto qui.

May             Posso chiedere alle signore se hanno mai re­spirato   ritmicamente?

Olivia          Che cosa?

Florabella   Che io sappia,  mai.

May             Vedete, la respirazione ritmica è la base di tutte le qualità tonali.

Jerry           La nota  fondamentale.

May             Se siete capaci di respirare ritmicamente, non c'è motivo per cui non possiate parlare corretta­mente.

Leonora      Proprio così! 

Glogauer   Ebbene, che ne dite? (Alle ragazze) Siete capaci di farlo?

May             (mentre le ragazze guardano allibite)   Se per­mettete, ve lo dirò io.

Glogauer   (impressionato)   Certo, certo.

(Silenzio carico di tensione mentre May si avvicina a Olivia e poggia  il capo sul petto  di lei).

May             Prego, volete respirare?

(Ascolta un mo­mento, poi alza il capo. Tutti aspettano qualche pa­rola. La tensione è spasmodica).

Glogauer   Ebbene?

Leonora      Ssssh!  

(May passa a Florabella).

May             Prego, respirate.

(Ripete quanto sopra. Glo­gauer è sui carboni accesi).

Glogauer   (appena è finito)   Ebbene? Che ne dite?

(May fa cenno di sì, gravemente)

Si può fare qualcosa?

May              (calma) Decisamente.

Leonora      Non è splendido?

Olivia         Ce la faremo?

Glogauer   Calma, ragazze! Qualcosa si può fare! Non siamo ancora spacciati, eh? Ed ora? Che devono fare,  ora?

May             Per il momento devono semplicemente continuare a respirare.

Glocauer   Sentito, ragazze? Aspettate, non andate a casa. Adesso vi dirò io come aggiusteremo questa fac­cenda. Vi darò delle stanze nello studio, e appena sa­ranno pronte, le metteremo al lavoro! Dobbiamo lavo­rare  svelto, ricordatevi.

Jerry            Benissimo.

May             Perfetto!

Glocauer   Se insegnerete loro a parlare, farete la più grande fortuna del mondo!

Jerry           Noi insegneremo!

Glogauer   Siete arrivati proprio al momento giu-sto! La faremo vedere a tutti, con i loro Lou Jackson! Questa è un'ancora di salvezza! All'inferno i fratelli Schlepkin!

(Giorgio, senza fiato, rientra correndo nella stanza, tirandosi dietro Susanna. Ora si comincia a capire perché è uscito).

Giorgio       (indicando Glogauer)   Eccolo lì, Susanna! Proprio  lì!

Susanna      (precipitandosi da lui e attaccando)   La scena del balcone, di  « Romeo e Giulietta ».

Glogauer   Cosa?!

Susanna      (con trasporto)   « Che cos'è un nome? Che cos'è un nome? Ciò che chiamiamo la rosa ».

Glogauer   Al diavolo il nome e la rosa!

Susanna      « Anche con altro nome, fiorirebbe! Oh, Romeo, perché sei tu Romeo? ».

(Il fattorino  rientra).

Fattorino  I fratelli Schlepkin!

 

(Mentre Susanna continua a recitare, entrano marciando nella stanza i dodici fratelli Schlepkin, di ogni taglia ed altezza, per due, diritti, verso Glogauer).

Mosè Schlepkin (a capo fila)   Senti, Hermann, noi andiamo in volo a New York stasera.

Glogauer   No, no! Niente fusione, niente fusione! Ho qualcosa di meglio! Niente fusione!

Susanna      « Oh, Romeo, lascia il tuo nome! E per un nome che non è nulla di te, avrai tutta me stessa! ».


ATTO SECONDO

SALA DI RICEVIMENTO

La sala di ricevimento degli studi Glogauer. Può es­sere brevemente descritta come la più diabolica stanza che abbiate mai visto. Ultramoderna nell'addobbo, la sala è fatta apposta per impressionare i visitatori e non si può certo dire che fallisca il suo scopo. Le pareti sono drappeggiate di pesante velluto grigio, le luci sono assolutamente fantastiche e i mobili al di là di ogni immaginazione. E' una stanza che non può essere altro che la sala da ricevere di uno studio cinemato­grafico. In aggiunta a un semicerchio di sedie, destinate a coloro che pazientemente aspettano, il mobilio com­prende una scrivania, maledettamente moderna, ma pur sempre una scrivania.  Essa appartiene alla segretaria

incaricata di ricevere le persone.

(La segretaria, al levarsi del sipario, è languidamente seduta dietro di essa ed esamina di tanto in tanto qualche carta. La segretaria somiglia molto ai mobili. Porta un abito di seta nero  fluttuante   benché  sia  mattina, giuoca con un lungo filo di perle e si comporta come Elinor Glyn. E' anche presente  Lorenzo  Vail,  un gio-vanotto nervoso che sta aspettando, non troppo a  suo agio,  su una delle sedie. Egli ha lo sguardo perse­guitato dell'uomo che aspetta da giorni e giorni, e spera ancora. Si odono campanelli;  il telefono suona. Un'impiegata attraversa la stanza con delle carte).

Signorina Leighton (poiché tale è il nome della segretaria) Qui parla la signorina Leighton.

Impiegata   (poggiando le carte sulla scrivania)   Uf­ficio  ricerche. 

(Esce).

Signorina Leighton   Bene, ricerche!

(Due uomini, chiamati Meterstein e Weisskopf, attraversano la stanza).

Weisskopf   Ma la cosa più importante sono i rifacimenti.

Meterstein   Sì, tutto sta nei rifacimenti.

Weisskopf   Tu fai i rifacimenti, e se non vengono bene, addio film.

Meterstein    Sì,  tutto sta  nei rifacimenti.

Weisskopf   Proprio così, i rifacimenti sono  tntto.

(Sono usciti).

Signorina Leighton (al telefono durante il loro dialogo)  Dovrò consultare l'ufficio opzioni... Oh, no, tutte le opzioni vengono trattate dall'ufficio opzioni... Rivolgetevi al signor Fleming dell'ufficio opzioni... Esatto!

(Aggancia. Un secondo di calma, poi entra un valletto con un'uniforme semplicemente incredibile: tutta fiocchi e trecce d'oro. Egli reca una scritta illu­minata, che dice: « Il signor Glogauer è al numero quattro ». Mostra la scritta alla signorina Leighton, che ne prende nota con un piccolo cenno, poi a Vail, il cui cenno è amaro ed ironico. Mentre il valletto esce, il telefono suona di nuovo)

Signorina Leighton Qui parla la signorina Leigh­ton... Chi... Oh, sì. Sì, lo sa che state aspettando... Da quanti giorni?... Beh, temo che dovrete aspettare an­cora... Come?... Oh, no, è impossibile vedere il signor Glogauer... No, non posso prendere un appuntamento per voi. Il signor Weisskopf prende tutti gli appunta­menti del signor Glogauer.. Oh, no, non potete parlare con il signor Weisskopf... Potete parlargli soltanto at­traverso il signor Meterstein... Oh, ma nessuno vede mai il signor Meterstein. (Aggancia).

(Un altro vallet­to entra con una scritta che dice:  « Il signor Weisskopf è al numero otto ». Batte i talloni alla maniera mili­tare. Vail fa di nuovo un cenno di risposta. Un terzo valletto entra con delle carte, che dà alla signorina Leighton).

Valletto    Chiedono della signorina Daniels.

Signorina  Leighton.    La signorina  Daniels è an­cora occupata con la classe delle dieci.  Fa passare al numero sei. Verrò tra quattro minuti.

Valletto    Numero sei tra quattro minuti. Bene, signorina Leighton.

(Esce).

(Entrano due uomini. Sullivan e Moulding, si chiamano).

Sullivan     Hai capito? Lei fa finta di innamorarsi di questo riccone, per salvare la sorella capisci? E intanto lo spettacolo continua! Un sacco di possibi­lità di numeri di rivista, eccetera. Siamo pronti, fan­ciulla?

Signorina Leighton   Vi aspettano al numero dieci, signor  Sullivan.

Sullivan     E la ragazzina, la sorella, crede invece di essere ingannata. Naturalmente vede l'altra che bacia questo tipo.  

(Entra un altro uomo.  Il suo nome, se v'importa, è Oliver Fulton).

 

Fulton        Salve,  ragazzi!

Sullivan     Ciao, Ollie. Arrivi in tempo. Stanno aspettando per sentirla.

Fulton        Benone.

Sullivan     Ho trovato la nuova modifica. Lei fa credere di essere innamorata del riccone, per il bene della sorella,  capisci?

Fulton        E intanto lo spettacolo continua! Ma santo Dio, Art, te l'ho detto ieri io, a pranzo!

Sullivan     Ah, sì?

Fulton        Non m'importa che tu vada rubando alla Fox o alla Metro, questo è regolare, ma se ci rubiamo le idee uno con l'altro, non sapremo mai quello che facciamo!   (Escono).

(Di nuovo il telefono).

Signorina Leighton   Qui parla la signorina Leigh­ton... No, la signorina Daniels è ancora con la classe delle dieci... Oh, no, i balbuzienti e i toni di gola nasali sono all'una... Non avete ricevuto il programma? Ve ne farò mandare uno dalla segretaria della signorina Daniels... Siete la benvenuta.

(Un altro valletto. Un'atra scritta. La signorian Leighton nota finalmente Vail)

Scusate,  ma  mi  sono dimenticata chi state aspettando.

Vail             Nemmeno io lo   so...

Signorina Leighton    Prego?

Vail             Sto aspettando il signor Glogauer.

Signorina Leighton   Il signor Glogauer è al numero nove.

Vail             Napoleone me ne ha  informato  poco  fa.

Signorina Leighton   Come dite?

Vail             Ho detto che Lord Nelson è venuto poco fa con una scritta.

Signorina Leighton   Avete un appuntamento col signor Glogauer?

Vail             Sì, signorina. Direttamente. Direttamente at­traverso il signor Meterstein al signor Weisskopf al si­gnor  Glogauer.

Signorina Leighton   Se mi direte il vostro nome lo dirò al signor Weisskopf.

Vail             Il mio nome è Lorenzo Vail. Ve l'ho dato ieri, e il giorno prima, e il giorno avanti. Vorrei par­lare col signor Glogauer.

Signorina Leighton   Lo dirò al signor Weisskopf.

Vail             Obbligatissimo.

Signorina Leighton (mentre il telefono suona di nuovo)   Qui parla la signorina Leighton... Sì... Sì... Benissimo: tenete la linea per trenta secondi.

(Un valletto con una scritta che dice: « Il signor Weisskopf è al numero sei ».  La mostra).

Vail             Tante grazie.

Valletto    Siete  il benvenuto, signore.

Vail             Un momento. Adesso vi darò una bella no­tizia. Vado alla toletta dei signori, e se qualcuno mi cerca, sono al numero tre. (Esce).

(Altrettanto fa il valletto).

Signorina Leighton (continuando al telefono)   Qui parla la signorina Leighton... Riceverete i pezzi degli apparecchi fra sette minuti... Per favore fatevi dare il visto dal signor Weisskopf... Grazie. (Aggancia).

(Olivia e Florabella entrano).

Olivia         (entrando)   ...chi sa che sa. Che se sa che non ne sa, ne sa più di chi ne sa.

Florabella   Sessanta semplici sirene, supplichevoli e sorridenti, svelte e soavi.

Olivia         Non è meraviglioso, signorina Leighton? Adesso sappiamo parlare.

Signorina Leighton   Davvero?

Florabella  Sì, e maledettamente meglio di tante altre!

Signorina Leighton   Il vostro progresso è stato proprio splendido. Non capisco perché continuano a far venire gente da New York.

Olivia         Ma che cos'è poi questo teatro, vorrei sapere!

Segnorina Leighton   È il posto dove Al Jonson cantava una volta, prima di diventare famoso col cinematografo.

Florabella Sapete che m'hanno detto l'altro giorno a un ricevimento? Che anche John Barrymore viene dal teatro.

Olivia         L'avevo sentito anch'io, ma non ci avevo creduto.

Signorina Leighton   Mio Dio, non si direbbe da come recita, vi pare?

Florabella  E non è tutto. Ho sentito dire che da quando lui ha avuto successo, c'è anche una sua sorella che cerca di entrare nel cinema...

Signorina Leighton   Sì, Elsie Barrymore... Però, dev'essere interessante, questo teatro. Naturalmente, io, ero piccola, ma mio nonno ci andava, una volta. È an­dato  anche  alla  guerra civile.

Olivia         La guerra civile... Non è quella che ha diretto Griffith?

(Entra May).

May             Avete una sigaretta, miss Leighton?

Signorina Leighton   È qui, miss Daniels.

Olivia         Oh, miss Daniels! Io so « chi sa che sa ».

Florabella   E io le « sessanta semplici sirene ».

May             Bene, è magnifico! Ma non sarò contenta finché non arriverete  al  « rigor  mortis ».

Olivu           Oh, sarà meraviglioso!

Florabella   Non vedo  l'ora!  

(Escono).

Signorina Leighton   Vi sono delle persone per la classe delle dieci, miss Daniels. Siete pronta? Sono quelli dei muscoli dello stomaco e della respirazione addominale.

May             Avete sentito le voci delle ragazze, signorina Leighton...

Signorina Leighton   Sì, miss Daniels.

May             Ebbene, che ve ne pare?             

Signorina Leighton   Oh, splendido, signorina Daniels.

May             E non avete saputo niente dei loro provini? Se il signor Glogauer li ha sentiti?

Signorina Leighton   No, ma sono sicura che andranno benissimo.

May             Grazie.

Signorina Leighton   Signorina Daniels, so che siete molto occupata, ma appena potete, vorrei che mi sen­tiste in una piccola scena che ho preparato, la scena del balcone,  da  « Romeo  e  Giulietta ».

May             (sorridendo debolmente)   Certo. È una scena che non ho mai sentito...

Signorina Leighton   Ho avuto delle difficoltà con le sibilanti, ma le mie vocali sono aperte benissimo.

May             Niente febbre?

(Entra un valletto).

Valletto    Signorina Leighton, prego!

Signorina Leighton   Scusatemi. (Scorre il messaggio) Oh, mio Dio!  Alcuni allievi per  i  toni di  gola nasali sono andati nella classe dei respiratori addominali... Che devo fare?

May             Dite di scegliere i due migliori e annegare gli altri.

Signorina Leighton   Che cosa?!

May             Oh, lasciateli dentro. Penserò io per tutti.

Signorina Leighton   Benissimo.

(Il valletto esce. Jerry entra allegramente).

Jerry           Di', May! (Guarda l'orologio) Hai una classe che t'aspetta, no?

May             Lo so.

Jerry           Oh, signorina Leighton... Il signor Glogauer è occupato? Vorrei vederlo.

Signorina Leighton   Temo di sì, signor Hyland.

Jerry           Ditegli che ho alcune cifre per la scuola; mi basta un minuto.

Signorina Leighton   Glielo dirò. Ma ha una riu­nione dopo l'altra per tutta la mattinata. Anzi, alle 11,57, due riunioni si accavallano. Sono tantospiacente.

(Esce).

Jerry           Ebbene, la vecchia sscuola lavora forte, no?

May             Jerry, sei impegnato per il pranzo?

Jerry           Temo di sì. Sono preso finoa tutto dopo­domani.

May             Capisco...

Jerry           Non riesco a trovare il tempo per ogni cosa...

May             Già....

Jerry           Questa scuola è un affare grosso.  Tu non te ne accorgi, badando solo alle classi. Ma il lato finan­ziario ti assorbe  continuamente.

May             Naturalmente, Jerry, immagino che stasera sarai impegnato'

Jerry           (annuisce)   Un ricevimento da Jack Young.

May             Ah, sì. Eppure io vorrei poter parlare un poco con te, qualche volta.

Jerry           Perché? Qualcosa che non va?

May             Non ci siamo più visti con calma da quando... E poi, mi aspettavo di vederti ieri sera...

Jerry           Oh, sì. Mi è dispiaciuto tanto, May, ma sa­pevo che avresti capito. Bisogna star dietro alla gente importante, qui. Non faccio che incontrare persone... Sono stato così dolente di mancare all'appuntamento con te, ma...

May             Oh, non importa per l'appuntamento, Jerry... Ma  c'è  anche  un'altra  cosa.

Jerry           Che è successo?

May             Non è successo niente, ancora, ma... Glogauer avrebbe  dovuto sentire quei provini ieri sera, no?

Jerry           Certo. Vuoi dire quelli della Leigh e della Fontaine?

May             Sì, non ne abbiamo sentito niente.

Jerry           Che vuoi dire? Non sei mica nervosa, no? Non li avrà visti ancora.

May             Era molto ansioso di vederli... Mi ha fatto chiamare per tutto il pomeriggio.

Jerry           Forse li ha già sentiti, e starà comperando dei soggetti! Non preoccuparti, May! Non c'è nessuna ragione al mondo per preoccuparsi. Siamo piazzati be­nissimo. (Esce).

(May rimane a guardare dietro a lui per un momento. È sempre preoccupata. Giorgio appare, al­legro, portando un libro).

Giorgio       May!

May             Che c'è?

Giorgio       È stomaco in dentro e petto in fuori; oppure stomaco in fuori e petto in dentro?

May             Eh?

Giorgio       Ho lasciato tutta la classe con lo stomaco in fuori e non so  che cosa fare.

May             Giorgio, sei venuto un'altra volta a divertirti con  la  classe?

Giorgio       Li stavo giusto intrattenendo, finché tu non eri pronta.

May             Senti, Giorgio. Sai quella grande poltrona tanto   comoda, nell'angolo  del mio ufficio?

Giorgio       Quella blu, dici?

May             Proprio quella. Vuoi andare a sedertici almeno fino  a  febbraio?

Giorgio       Che?

May             Tu sai bene che io non sono che di una le­zione avanti agli allievi. Non ci manchiche tu.

Giorgio       May!

May             Eh?

Giorgio       Susanna va bene a scuola,  no?

May             Certo: è grande.

Giorgio       Ha imparatouna nuova poesia che sarebbe magnifica  per  un  provino.

May             Va bene, Giorgio.

Giorgio       « Sì, sonoun vagabondo! Ma con questo? Tatti mi  chiamano  un  disonesto... ».

May             Sì, Giorgio!

Giorgio       « Ma una volta ero giovane e robusto... ».

May             Giorgio, vuoi andare  dove ti ho  detto?

Giorgio       La dice meravigliosamente, May. Susanna è una ragazza  meravigliosa, non ti pare?

May             Sì, Giorgio.

Giorgio       È il tipo di ragazza che ho sempre cer­cato. E lei  dice  che anch'io lo  sono.

May             Non sarà mica serio tra voi due, no?

Giorgio       Susanna dice che non vuole sposarsi finché non avrà percorso  la  sua  carriera.

May             Oh, allora va bene.

Giorgio       May, ora che la scuola fila, che cosa aspetti?

May             Come?

Giorgio       Tu e Jerry,  che aspettate?

May             Oh, Jerry ha molto da fare, in questi momenti. Dobbiamo  aspettare ancora.

Giorgio       Oh!

May             Appena ci sarà qualche notizia, te la farò sapere.

Giorgio       Grazie, May. È stata  una  splendida  idea, quella di Jerry di venire qui. Immagino che sarai orgo­gliosa  di  lui.

May             Gli  sto  preparando  una  corona  d'alloro.

Giorgio       Bene, non glielo dire. Gli faremo una sorpresa.  

(Entra un valletto).

Valletto    C'è una signora che chiede della signo­rina Susanna Walker.

Signora Walker (entrando alle calcagna del valletto)   Oh, miss Daniels, potete lasciarmi Susanna per un momento? Buon giorno, dottore! Permettete che Susanna venga via un momento, no?

May             Certo,  certo.

Giorgio       È successo qualcosa?

Signora Walker Niente da preoccuparsi. Il padre di Susanna ci ha chiamato, all'interurbana. Tra dieci minuti, all'albergo. Non ci restano che nove minuti. Ha mandato un avviso e dice che vuole parlarci.

Giorgio       Bene, vado a chiamare Susanna. C'è niente di male se io vengo con voi, mentre telefonate?

Signora Walker   Anzi, ci farete piacere.

Giorgio       Tu permetti, May?

May             Sicuro!

Giorgio       (chiamando)   Susanna!  (Corre via).

May              (fa per ritirarsi)   Mi dispiace, ma...

Signora Walker   Oh, signorina Daniels, vi prego, un momento! Vorrei parlarvi di Susanna. Dite, come va a scuola?

May             Oh, bene. Credo che abbia parecchi punti più della Garbo...

Signora Walker   Davvero?! E in che, miss Daniels?

May             Ma, in tutto... Al golf, per esempio...

Signora Walker   Oh, sono tanto contenta di sentirvi dire questo, perché suo padre è diventato molto impa­ziente. Ho cercato di spiegargli che la carriera del cine­ma non è troppo facile, anche se si è un'attrice come Susanna...

May             Specialmente se si è un'attrice come Susanna...

Signora Walker   Certo. La settimana scorsa gli ho scritto e gli ho detto quello che voi mi dicevate, ricor­date? Che la televisione l'avrebbe aiutata... E lui mi ha risposto di dirvi che voi state facendo il lavoro più dispe­rato dopo la ricostruzione di San Francisco dal terre­moto... Non ho capito bene che cosa intendesse dire...

May             Grazie. Dite al signor Walker che io faccio del mio meglio, e che la Croce Rossa mi aiuta.

Signora Walker   Oh, sì, è una magnifica organizazione...

(Giorgio e Susanna entrano di corsa).

Susanna      Mamma, che vuole papà?

Giorgio       Non ci restano che sei minuti!

Signora Walker   Non so, cara. Ma dobbiamo affret­tarci. Sei minuti. Non bisogna farlo  aspettare.

Giorgio       Che tipo d'uomo è, signora Walker? Lo conoscete bene?

(Sono usciti).

(May è rimasta sola. Ritorna Vail. Un cenno a May, che lo ricambia cortesemente. Vail torna a sprofondare nella sua sedia).

May             Non si prendono delle malattie speciali, stando  seduti?

Vail             Se si prendono, io le ho già tutte.

May             E come fate per i pasti? Ve li mandano?

Vail             Sapete quanto durano queste sedie?

(Una ragazza fa capolino da una delle porte).

Ragazza      Oh, signorina Daniels, vi stiamo aspettando.

May             Cosa?

Ragazza      Stiamo sempre respirando, qui...

May             (tirandosi su una manica)   Ah, sì? Vi fermerò io.

(Esce).

(Vail è solo. Va alla scrivania e sfoglia una rivista. Ne prende un'altra e la scorre. La soppesa, torna alla sedia, ve la mette sopra e siede. Entra la signorina Leighton. Vede Vail: è come se non l'avesse mai visto prima).

Signorina Leighton   Desiderate?

Vail             Non vi ricordate di me, principessa? Sono il campione degli scalda sedie.

Signorina Leighton   Il vostro nome, prego?

Vail             Vail. Aspetto il signor Glogauer.

Signorina Leighton   Oh, sì. Gli ho dato il vostro nome, ma sembra che non si ricordasse di voi. Di che si tratta, prego?

Vail             Di un dolore in una parte strettamente loca­lizzata.

Signorina Leighton   Cosa?!

(Rudolf Kammerling un regista tedesco, entra. E' furibondo).

Kammerling   Dov'è il signor Glogauer, signorina Leighton? Trovatemelo subito.

Signorina Leighton   È al numero otto, signor Kammerling.

Kammerling   Vengo io, dal numero otto. Non c'è.

Signorina Leighton   Allora dev'essere in riunione con  i noleggiatori, signor Kammerling.

Kammerling   Forse avrà finito. Provate l'ufficio.

Signorina Leighton   Ci sono stata proprio ora. Non è in ufficio.

Kammerling   Deve pur essere in qualche posto! Provate ancora il numero otto.

Signorina Leighton   Sì, signore.

Kammerling (passeggiando nervosamente su e giù)  Per due soldi me ne andrei via subito.

Signorina Leighton (al telefono)   Numero otto! Il signor Kammerling chiama il signor Glogauer! Urgen-tissimo!

Kammerling   L'America! Reinhardt mi aveva scon­giurato  di non partire!  In ginocchio, mi aveva pregato.

Signorina Leighton   Allò? Il signor Glogauer non c'è? Un momento... Non c'è, signor Kammerling. Devo dire nulla?                                             

Kammerling (fuori di sé, gridando)   Sì! Dite che me ne ritorno in Germania, col primo piroscafo! Aspet­tate!  Chi è al telefono?

Signorina Leighton   Il signor Weisskopf.

Kammerling   Datemelo! (Prende il telefono)

(La signorina Leighton esce).

Pronto! Parla Kammerling... Quanta pubblicità è stata fatta su Dorothy Dodd?... Che?!... Siamo perduti!... Perché? Devo dirvi perché? Perché l'ho appena vista ed è im­possibile! Non voglio rovinare la mia carriera! (Aggan­cia) Che paese! Oh, se fossi in Russia conPudovchin!

(Esce tempestosamente).

(Entrano due elettricisti, con degli oggetti da lavoro).

Primo Elettricista   Tutto l'impianto di questo stu­dio, per esempio. Non sapevano quello che facevano, quando  l'hanno  comprato.

Secondo Elettricista   Se ne spreca di corrente!

Primo Elettricista   Guarda quella spina. Mezza staccata, e la presa è tutta storta. Non ne hai una nuova, nella cassetta?

Secondo Elettricista   Non credo. Aspetta. (Guarda tra i suoi utensili, fischiettando) No. Niente da fare.

Primo Elettricista È inutile, finché non ne trovia­mo una. È tutta rovinata.

(L'altro, rimettendo a posto i suoi ferri, scuote  il capo e continua a fischiettare)  Di', che  cos'è?  

(L'altro fischietta ancora un po', interrogati­vamente, come per domandare se si riferisce alla melo­dia) 

Sì, è tua?  

(Sempre fischiettando, l'altro annuisce)

Ricomincia.  

(L'altro  esegue) 

Credo   di  aver  trovato   le parole. 

(Improvvisa mentre il compagno fischia)

« Vicino ad un ruscello mormorante sedeva un giovanotto e la sua amante... ».   

Secondo Elettricista   È magnifica!

Primo Elettricista   Ma questa non la vendiamo alla Paramount, dopo il modo con cui ci hanno trattato l'al­tra volta. (Escono, fischiando e cantando).

(La signorina Leighton rientra. Scorge Vail e, come al solito, non l'ha mai visto prima).

Signorina Leighton   Desiderate?

Vail             (ormai prossimo al delitto) Dite che non è vero, duchessa!  Dite che vi ricordate!

Signorina Leighton   Oh, sì. Un appuntamento, no?

Vail             Ecco, un appuntamento. Sentite, forse questo patrà aiutarvi. Io lavoro qui. Ho un ufficio, in una stan­za con il mio nome sulla porta. È una stanza grande, sapete? In quel lungo corridoio dove lavorano gli autori. La gente che scrive. Autori! È una stanza con il mio nome in lettere d'oro sulla porta.

Signorina Leighton (visibilmente spaventata)   Com'è il nome?

Vail             Lorenzo Vail.

Signorina Leighton   Oh, voi siete Lorenzo Vail! Bene. Lo  dirò al signor Weisskopf.

Vail             (fermandola)   No, no! Non ne verrebbe niente. Lasciate andare. La vita continuerà. Ma soltanto, ditemi una cosa: è qui che fanno il cinematografo, no?

Signorina Leighton   Cosa?

Vail             È uno studio cinematografico, questo? Fanno i film, qui, i film parlati? Fanno qualche cosa qui dentro, no?!

Signorina Leighton (tirandosi indietro)   Lo dirò al signor Weisskopf...

Vail             Non spaventatevi di me, ragazzina. Non vi farò niente di male. Ma io sono stato in quella stanza - il mio ufficio - quel posto col mio nome sulla porta, per mesi e mesi, e nessuno mi ha notato, solo laggiù, era terribile, era troppo! E allora sono uscito. Non mi aspet­to più di vedere il signor Glogauer, ma voglio solo en­trare, e dare un'occhiata. Perché domani me ne vado, e voglio poter dire di aver visto fare il cinema. Chissà, forse incontrerò il signor Glogauer; mi piacerebbe sapere com'è fatto il signor Glogauer, prima di morire.  (Esce).

Signorina Leighton   Sì... sì... Lo dirò al signor Weisskopf... (Cade sulla sua poltrona).

(Leonora Hobart entra).

Leonora      Buon giorno, signorina Leighton!

Signorina Leighton (debolmente)   Buon giorno.

Leonora      Cara, che vi succede? Tremate...

Signorina Leighton   C'è stato un ubriaco, poco fa...

Leonora      Povera piccola. Oh, ma li spazzeremo via subito. La censura sta lavorando giorno e notte.

Signorina Leighton  Lo so.

Leonora      Dorothy Dodd è qui?

Signorina Leighton   Sì, è arrivata stamattina.

Leonora      Vorrei conoscerla. Sapete, molte persone mi hanno detto che le somiglio... Ditemi, miss Leighton... Il mio giornale vorrebbe che io cercassi... (Fruga nella borsetta) Come si chiama? Lavora qui. (Trova una stri­scia di carta)  Lorenzo  Vail.

Signorina Leighton   Lorenzo Vail? Mai sentito no-minare. È  un regista?

Leonora      No, no, è un commediografo. Venuto da New York. Avrebbe dovuto essere arrivato qui da pa­recchio tempo, e non si è più saputo nulla di lui. Sem­bra che sia scomparso.

22

Signorina Leighton   Oh, ma è terribile! Avete pro­vato alla Paramount?

Leonora      Sì, non è alla Paramonnt. Hanno perduto sei commediografi il mese scorso, ma non è tra quelli. Una volta  usciti dalle loro stanze, nessuno sa più quel che  succede  di loro.  Bisognerebbe  chiuderli  a  chiave, non credete?

Signorina Leighton (andando alla scrivania e pren­dendo delle schede da un cassetto)   Sì, è quello che facciamo noi. (Guardando le schede) Lorenzo Vail. Sono certa che non è uno dei nostri commediografi, perché ne avrei sicuramente sentito parlare. (Trova la scheda) È strano! Invece, è proprio uno dei nostri commedio-grafi! (Legge) « Lorenzo Vail ».

Leonora (guardando oltre la spalla di lei)   È lui!

Signorina Leighton (scorrendo la schema)   Si, è ar­rivato qui il 18 ottobre. Da New York. Faceva parte di una spedizione  di sedici  commediografi.

Leonora (leggendo)   « Capelli neri, occhi castani  ».

(May entra).

May             Oh, salve, Leonora.

Leonora      (senza alcun calore)   Cara May...

Signorina Leighton   Voglio guardare nel reparto dei commediografi. Forse è lì.

Leonora      Grazie, signorina Leighton. Vengo con voi?

Signorina Leighton   No, se c'è, lo troverò. Benché abbia sempre detestato di andare nel reparto dei com­mediografi: mi fa impressione.. Quelle sbarre alle fine­stre, le pareti imbottite  (Esce).

Leonora      (evidentemente desiderosa di allontanarsi)  Oh, quasi mezzogiorno!  Già così tardi...

May             Oh, vai via? Non ti si vede più, da qualche giorno...

Leonora      Già, la frenesia di Hollywood! Ho due inviti a colazione, al circolo della Palla di Stagno che ha la sua riunione annuale e all'Orso Dorato che celebra il suo  quinto anniversario...

May             Mi domandavo come vedevi la situazione, Leonora...

Leonora   Oh, magnifica... La mia rubrica viene tra­dotta in varie lingue, ora... Potranno leggerla anche a Roma.

May             Oh, bene... Ma quello che volevo chiederti è... Hai sentito niente sulla scuola, in questi giorni? Che cosa ne pensa la gente...

Leonora      (evasivamente)   Oh, naturalmente tu ne saprai molto più di me... Dopo tutto, è un affare tuo. Certo, io sarò l'ultima persona al mondo...

May             Allora tu hai sentito qualcosa, Leonora? Da chi, da Glogauer?

Leonora      Ma no, May, come ti è venuta un'idea si­mile?  Certo, non si può  mai dir nulla di sicuro, qui; qualche volta, qualcosa riesce, ma poi... Bene.  (Il « Bene! »  finale è una specie di liquidazione in blocco dell' argomento. Ella sta per andar via).

May             (con calma dignità)   Grazie, Leonora. Ti sono molto riconoscente.

Leonora      Oh, io... Immagino  che  non avrai fatto ancora  dei nuovi progetti...

May             Non ancora.

Leonora      Dopo tutto, hai tanti amici in Inghilterra... È naturale che...

May             Oh, certo... Tanti!

Leonora      Bene, forse farò un viaggetto da quelle parti, in primavera... E se verrò dovremo assolutamente vederci.

May             Assolutamente.

Leonora      Bene! (Un gran, sorriso) Bon voyage!

(Esce).

(May rimane a guardare dietro di lei. Un uomo chiamato Flick, con delle strane scatole, appare sulla porta).

Flick.          Scusate, ma sapreste dirmi dove sono?

May             Cosa?

Flick.          Cerco l'ufficio di... (prende un pezzo di carta) miss May Daniels.

May             Eh?

Flick           (leggendo)   Miss May Daniels, mister Jerome Hyland, dottor Giorgio Lewis.

May             Sono io, miss Daniels. Che volete?

Flick           Oh, non ho bisogno di voi. Voglio sapere soltanto dov'è il vostro ufficio.

May             (con un gesto)   Proprio di là.

Flick           Grazie.  (Fa per andarsene).

May             Ma non c'è nessuno, ora.

Flick           Oh, non importa. Tutto quello che ho da fare è un lavoro sulla porta.

May             Sulla porta?

Flick           Sì, devo raschiare i nomi.

May             Volete dire i nomi di Daniels, Hyland e Lewis?

Flik              Proprio.

May             Così, è questo il vostro lavoro? Raschiate i nomi dalle porte?

Flick           E li metto, anche. Lavoro più di tutti, a Hol­lywood. L'altro giorno, da Fox, ho fatto il giro di tutto lo  studio, ad ogni porta. Qualcuno non sapeva nemmeno di essere stato liquidato finché non ha visto me che levavo il  nome dalla porta.

May             Una bella sorpresa, certo

Flick           Già, qualche volta lasciano l'ufficio per andare a mangiare e quando tornano trovano scritto «Ingegnere Capo ».

May             Noi non siamo nemmeno andati a mangiare...

Flick           Bene, se permettete...

May             Certo, fate pure. È stato carino esserci incontrati...

Flick           Molto obbligato. (Esce).

(May rimane un mo­mento sulla porta.. Alcuni impiegali entrano ed escono. Molto movimento. Poi entra Jerry. È allegro, indaffarato e fischietta felice).

May             (calma)   Jerry.

Jerry           Eh?

May             Hai un minuto?

Jerry           Dio, May... Temo di no.

May             Sì che lo hai.

Jerry           Devo vedere Weisskopf immediatamente.

May             No, non devi.

Jerry           Cosa?

May             Tu non devi vedere Weisskopf.

Jerry           Ma sì, ti dico.

May             Ti dico di no.

Jerry           Ma di che parli?

May             Hai mai sentito la storia dei tre orsacchiotti?

Jerry           Eh?

May             C'era papà orsacchiotto, mamma orsacchiotta e l'erede. Vennero a Hollywood per mettere su una scuola di dizione, ricordi?

Jerry           Ma che dici?

May             E la misero su per davvero, la scuola, e avevano un grande ufficio e tutto era un amore. Ma all'improvviso vennero a lavorare, una mattina, e dov'era il loro ufficio trovarono una bella fontana. E la mamma orsacchiotta disse a papà orsacchiotto: che diavolo ne sai di questo affare?

Jerry           May, smettila di scherzare! Che cos'è?

May             E per papà orsacchiotto fu una grande e grossa sorpresa, perché egli credeva che fosse oro tutto quello che splendeva.

Jerry           Senti, se vuoi farneticare, o raccontare fiabe...

May             Bene, allora sarò più precisa: siamo silurati, Jerry.

Jerry           Che dici?

May              Ho detto che siamo silurati. Liquidati, finiti, fuori!

Jerry           Vuoi dire che... Ma chi ti ha detto questo?

May             L'ho pensato subito quando non ho saputo più nulla di quei provini. E dieci minuti fa Leonora Hobart è stata qui.

Jerry           Che cosa ti ha detto?

May             Mi ha riconsegnato elegantemente la scuola. Sembrava che non avesse più nulla a che farci. Questo dice tutto!

Jerry           Questo non dice niente! Non si può mai sa-pere che cosa ha in testa, quella!

May             No, eh? Allora ti farò vedere qualcosa che parla chiaro...

(Si dirige alla porta per cui è uscito il signor Flick. L'arrivo di Giorgio la ferma).

Giorgio       May! May, è successo qualcosa di terribile!

May             Lo so.

Giorgio       È impossibile! Si tratta del signor Valker! Susanna deve tornare a casa: partono domattina!

Jerry           Dove volevi portarmi, May?

Giorgio       Hai sentito quello che ho detto, May? Su-sanna deve tornare a casa!

Jerry           Sta' zitto, Giorgio! (A May) Dove volevi portarmi?

May             Un momento, per amor di Dio! Giorgio, ci sono delle cose più importanti!

Giorgio       Non ci può essere niente di più importante!

May             Ci sono, invece! Siamo licenziati, Giorgio! Non abbiamo più impiego!

Giorgio       Che?

Jehry           Come lo sai, May? Chi ti ha detto che siamo licenziati?

May             Ti farò vedere come lo so!

(Apre la porta. At­toniti, i due la seguono e guardano fuori).

Jerry           Dio!

Giorgio       Quell'uomo che sta lavando la porta...

Jerry           (allibito)   Ma proprio ieri stavo parlando con Glogauer...

May             Ed ora ecco qui, Jerry. Lo vedi da te.

Giorgio       Vuoi dire che non c'è più scuola?

May             Così, Giorgio...

Giorgio       Ma... ma... Perché... E allora... Susanna?

May             Oh, smettila con Susanna! E poi, hai detto che tornava a casa, no?                                            

Giorgio       Sì, ma se avessimo potuto trovarle da lavorare subito...

(Il signor Flick ritorna con uno scalpello e della carta vetrata. Fa un cenno a tutti, allegramente, passando).

May             È  stato  un lavoro  svelto...

Flick           Oh, ci metto pochissimo. Vedete, non uso mai della vernice fissa, per quelle porte.

(Una pausa dopo la  sua uscita).

May             Bene, immagino che potremmo anche andare a prenderci le nostre robe. (Guarda Jerry, sconsolato) Non prendertela tanto, Jerry. Non è la prima volta.

Jerry           Sì, matutto andava così bene; non so da che parte girarmi. May. E' capitato così all'improvviso...

May             Cercheremo qualche altro sistema. Ci siamo sempre riusciti...

Jerry           Sì, ma...Una cosa di questo genere... Che dob­biamo fare, ora?

May             Che ne diresti se andassimo a Hollywood? De­vono essere mezzi morti dalla paura, laggiù. (Escono).

(Giorgio resta solo. Meterstein e Weisskopf rientrano, con il loro interminabile discorso).

Weisskopf   Ma la cosa più importante sono i rifacimenti.

Meterstein   Proprio così, i rifacimenti.

Weisskopf   Tu fai i rifacimenti, e se non vengono bene, addio film.

Meterstein   Sì, tutto sta nei rifacimenti.

Weisskoff   Proprio così, i rifacimenti sono tutto.

(Escono).

(Entra Susanna, abbastanza giù di morale).

Giorgio       Susanna! E' successo niente, dopo che ti ho lasciata?

Susanna      (sperduta)   Sono venuta a riprendermi i miei libri...  (Fra le sue braccia) Oh, Giorgio!

Giorgio       Susanna, non puoi tornare così... Non è giu­sto! Come, se tu sei fatta apposta per il parlato! Tu ed io! Hai detto a tuo padre che aspettavamo la televisione?

Susanna      Mi ha risposto di smetterla di fare la pazza e di tornare subito a casa.

Giorgio       Ma troncare una carriera sul più bello...

Susanna      Vuole che torni anche mamma. Dice che a mangiare in trattoria si è rovinato lo stomaco.

Giorgio       Ma tu devi vivere la tua vita! Non puoi abbandonare la tua carriera per lo stomaco di tuo padre!

Susanna      È inutile, Giorgio. Non conosci papà. Quando il primo film parlato è arrivato nella nostra città, s'è alzato dalla poltrona ed ha risposto all'attore sullo schermo!

Giorgio       Dev'essere un uomo impossibile, tuo padre!

Susanna      Oh, sarà tremendo, tornare a casa, dopo questo!

Giorgio       Io non ti farò tornare, Susanna. Bisogna fare qualcosa.

Susanna      Ma che si può fare...  (Lo lascia. Giorgio rimane, imbarazzato).

(La signorina Leighton rientra, por­tando ancora la scheda di Lorenzo Vail).

    

Giorgio       Potreste trovarmi il signor Glogauer?

Signorina Leighton   Mi dispiace, dottore, ma sono terribilmente preoccupata. Sto cercando un commediogra­fo che è scomparso, e c'è un ubriaco che mi segue conti­nuamente.

(È appena uscita che immediatamente entra Lorenzo Vail. Va alla sedia per riprendersi il cappotto. Giorgio lo osserva mentre egli riporta la rivista alla scri­vania).

Giorgio       Scusatemi, avete visto il signor Gloganer? (Vail, fissando Giorgio, lascia cadere la rivista sulla scri­vania) Sto cercando di trovarlo, ma nessuno sa dove sia.

Vail             Siete uno degli eletti?

Giorgio       Cosa?

Vail             Lavorate qui dentro?

Giorgio       Sì. Sono il dottor Lewis.

Vail             Oh già! A proposito del signor Glogauer. Di­temi una cosa e non vi chiederò altro. Avete mai visto il signor Glogauer?

Giorgio       Oh, sì. Una quantità di volte!

Vail             Visto davvero, dite? Immagino che sarete qui da parecchi anni.

Giorgio       (scuote il capo)   No, da circa seisettimane.

Vail             Sei settimane! Non l'avrei mai creduto possibile.

Giorgio       Lavorate qui anche voi?

Vail.            Sì, sì. Vedete, io dovrei essere un commediografo. Probabilmente non vi dirà nulla, ma mi chiamo Lorenzo Vail.

(Il viso di Giorgio rimane assolutamente inespressivo)

Non vi dice nulla, vero?

Giorgio        No.

Vail             Lo pensavo...

Giorgio       Ed è ciò che fate, qui? Scrivete delle commedie?

Vail             Fino ad ora, no.

Giorgio       E allora, che cosa fate?

Vail             Nonme lo dite. Non lo so. Non so niente di niente. Non volevo venire in questo paese dimenticato da Dio. Ho una bella casa a New York e degli amici. Ma mi hanno perseguitato, mi hanno stancato, sono tornati a bat­tere giorno e notte, finché si sarebbe detto che se non fossi arrivato qui per il quindici di ottobre, ogni macchina cinematografica di Hollywood avrebbe smesso di girare.

Giorgio       Davvero?!

Vail             E allora sono venuto. In un momento di debo­lezza, sono venuto. È stato sei mesi fa. Ho un ufficio, una segretaria e ritiro il mio stipendio ogni settimana. All'infuori di questo, nessuno ha mai dato il minimo segno di essersi accorto di me. Non ho mai avuto un incarico, non ho mai visto nessuno, eccetto la cassiera che mi dà lo stipendio. In una parola, non ho fatto mai niente.

Giorgio       Ma allora, perché credete che fossero così ansiosi di farvi venire?

Vail             Chissà? E perché credete che abbiano questi valletti vestiti in quel modo, e quelle scritte, e quella donna lì alla scrivania, e questa stanza, e centomila altre cose?

Giorgio       Non vi piace, l'ambiente?

Vail             Io credo che Hollywood e il vostro carissimo cinematografo siano la cosa più dannata che abbia mai visto. Ognuno agisce nel modo più fantastico, nessuno si comporta come un essere umano. Mi portano qui, come cento altri, mi pagano un grosso stipendio, e nessuno si accorge di me. Non che io avrei potuto fare grandi cose, ma è un esempio. Migliaia di dollari buttati via ogni giorno. Perché lo fanno, lo  sapete?

Giorgio       No, signore.                    

Vail             Vedete? Hanno portato qui una quantità di buoni cervelli. Perché non li usano? Perché tutto è ad­dobbato  con  questa  maledetta falsità, con  quegli idioti che vi  mettono un cartello sotto  il naso ogni minuto? Perché tutto questo?

Giorgio       Non lo so.

Vail             Nemmeno io. Tutta l'industria è nelle mani degli incompetenti, questa è la verità. Ma io non debbo restarci, e non resterò. Ho cercato di vedere il signor Glogauer - Dio sa se ho cercato di vederlo - ma è impossi­bile. Ed allora, fate il favore di dirgli da parte mia che si può riprendere il suo contratto, e metterlo dove gli potrà essere più utile. Io me ne vado a casa, e vi ringrazio molto per avermi ascoltato.

Giorgio       C'è una gran verità in quello che dite, signor Vail. Anch'io mi sono trovato in tanti guai...

Vail             Sicuro, che c'è della verità! Ma bisognerebbe trovare qualcuno che la dicesse a Glogauer!

Giorgio       È giusto. Beh, sentite: perché non prendete un appuntamento col signor Glogauer e non glie lo dite? (E' troppo per Vail. Va via).

Giorgio       (è solo. Riflette, poi decide che bisogna agire. Prende il telefono) Pronto. Qui il dottor Lewis...  Dottor Lewis... Sì, lavoro qui. Debbo vedere il signor Glogauer.

(Glogauer e Kammerling entrano, ingolfati in una grossa discussione. Giorgio, naturalmente, riaggancia subito il ricevitore).

Glogauer   Che cosa posso farci, ora? Signorina Leighton! Dov'è la signorina Leighton? Sapete come ci tro­viamo! Non posso farci più niente! Sapete quelle che possiamo scegliere. Che cosa volete che faccia?

Giorgio       Signor Glogauer, potrei parlarvi un minuto?

Kammerling   È inutile andare avanti! Dorothy Dodd non va, ed io me ne vado, piuttosto che girare un solo metro di pellicola.

Glogauer   (al telefono)   Cercatemi la signorina Leighton, immediatamente.

Giorgio       Signor Glogauer...

Glogauer   Non capite che ho portato qui quella donna da New York, le ho pagato una penale e le ho fatto un contratto favoloso? E poi, ha un gran nome in teatro! Metterla fuori, dice lui!

(Giorgio, un po' smarrito, si trova tra due fuochi).

Kammerling   Ma io non voglio rovinare il mio la­voro!   Sarebbe terribile!   Non è affatto  il tipo!

GlogauerE fatecela diventare! Che regista siete, allora?

Kammerling   No, no, è una brava attrice, ma non è la parte per lei! È la parte di una ragazza di cam­pagna, una contadina!

GlogauerE che, non lo so, forse?

Kammerling   Ma Dorothy Dodd non è una conta­dina! È una donna vissuta, e lo dimostra! Posso ri­farla  daccapo?  Sono un regista, ma non sono Iddio!

Glogauer   Ma se le spiegaste bene... Quanto tempo vi  ci vorrebbe per spiegarle...?

Kammerling   Ma se la conoscono tutti! È su tutti i giornali; ogni volta che si apre una porta, si trova lei dietro!

Glogauer   Ma che posso fare a quest'ora?

Kammerling   Prenderne un'altra! Prenderne un'al­tra che vada bene!

Giorgio   Signor Glogauer...

Kammerling   Il mio lavoro andrebbe in aria! Il mio  lavoro  sarebbe rovinato!

25

Glogauer   Fatemi capire bene. Volete dire che « as­solutamente » non va?

Kammerling    « Assolutamente ».

Glogauer   Bene, se è così, immagino che non c'è niente  da  fare.

Kammerling   Ah!

Glogauer   Dobbiamo prenderne un'altra, allora, e subito!

Kammerling   Ora ritrovo in voi l'artista! Qual-cuna come Janet Gaynor, sarebbe magnifica! Forse la Fox  potrebbe  prestarcela...

Giorgio       (debolmente)   Io conosco chi potrebbe farla!

Glogauer   Forse la Warner potrebbe prestarci Bar-rymore! Non dite pazzie, Kammerling! Ho scorso la lista dei nostri attori insieme con voi e sapete bene che non abbiamo nessuno disponibile.

Giorgio       (più forte stavolta)   Io conosco qualcuno che potrebbe farla!

Glogauer   Non posso diventare un mago, e cavar­mela dalla tasca!  Sapete bene chi abbiamo!

Giorgio       (facendosi sentire)   Ma io conosco esatta­mente chi può fare quella parte!

Glocauek   Che cosa?

Giorgio       (eccitato)   Io conosco l'attrice che andreb­be a pennello per la parte!

Kammerling   Chi è?                                           

Glogauer      Come si chiama?  Dove sta?

Giorgio       Si chiama Susanna Walker.

Kammerling   Chi?

Glogauer   Mai sentita nominare. Che cosa ha fatto?

Giorgio       Non ha fatto niente.

Glogauer   Non ha fatto niente! Perderemo il tempo; dobbiamo invece avere un nome!  Un nome, capite?

Giorgio       Perché?

Glogauer   Che dite?

Giorgio       Perché dovete avere un nome?

Glogauer   Perché dobbiamo averlo... Andate via, via! Perché dobbiamo avere un nome? Spendo mezzo milione di dollari per un film e mi chiede perché... perché Susanna Walker è un nome che non chiamerebbe una mosca, ecco perché!  Una mosca!

Giorgio       Ma saprebbe recitare la parte.

Glogauer   E con questo? Chi verrebbe a vederla? Ma perché discutete una simile stupidaggine? Lo sanno tutti che non si può fare un film senza un nome. Che state dicendo?

Giorgio       (il suo grande momento è venuto)   Signor Glogauer, c'è qualcosa che  dovreste sapere.

Glogauer   Che cosa?

Giorgio       Il vostro carissimo cinematografo è la cosa più dannata che io abbia mai visto!

Glogauer      Eh? (Lo fissa sbalordito).

Giorgio       Perché non vi comportate come degli esseri umani? Perché siete così fantastici? Perché fate venire qui tutta questa gente, chiunque sia, e gli date tutto questo denaro e poi non ve ne fate più niente? Migliaia di dollari,  proprio  sotto  il naso. Perché tutto  questo?

Glogauer      Eh?

Giorgio       Saprete dirmi perché mai non potete fare un film senza che la stella reciti una parte che non è per lei, solo perché ha un grosso nome, o qualcosa del genere? Che c'è di male se una ragazza non ha un nome? E perché tutte quelle scritte, e questa stanza, e quella donna, e tutto? E tutto il resto? È la più dannata ogni sorta di gente è venuta qui... perché non fate qual­cosa per rimediare a tutto questo? Perché non fate qual­cosa per un'attrice come miss Walker, e non le date un'occasione? Sarebbe magnifica! Tutta l'industria è nelle mani degli incompetenti, questo è il guaio! Avete paura di correre un rischio! E siete stato voi che avete rifiutato il Vitaphone! (Glogauer sussulta) Sì, voi lo avete rifiutato! Tutti hanno paura di dirvelo! È questo il guaio del vostro cinematografo! Voi avete rifiutato il Vitaphone!

Glogauer   (colpito. Riflettendo lentamente)   Per Dio, ha ragione!

Giorgio       (che non si aspettava questo)   Eh?

Glogauer      Ha ragione! E ha il coraggio di venirmelo a dire!  È colossale!

Giorgio       Volete dire... quello che ho detto?

Glogauer      È di qnesto, che abbiamo bisogno! Un uomo che possa venire, vedere, e se trova degli errori, avere il coraggio di dirlo. Sì, signore!  È colossale!

Giorgio       (visto che è così facile)   Sì, è la cosa più dannata.

Kammerling   Chi è quest'uomo? Da dove viene?

Glogauer      Sì, chi siete? Vi ho mai scritturato, o qualcosa...

Giorgio       Sono il dottor Lewis.

Glogauer   Chi?

Giorgio       Sapete... la scuola.

Glogauer      Siete con la scuola? Ma quella scuola non è niente di buono!

Giorgio       E' buona, invece!

Glocauer   Davvero?

Giorgio       (intuendo che una maniera enfatica può sal­vare tutto)   Certo che è buona. Voi andate in giro buttando giù le cose, facendo questo e quello...

Glogauer   (a Kammerling)   Ha ragione! Pensate! Per poco non lo licenziavo! Anzi, l'avevo già licenziato.

Giorgio       Vedete? E lo stesso è per Susanna Walker, nata per il parlato.

Glogauer      Dite, ma chi è questa ragazza?

Kammerling   Dove sta?

Glogauer      Parlateci di lei.

Giorgio       Oh, il signor Kammerling la conosce. Glie-l'ho presentata.

Glogauer      È qui, a Hollywood?

Giorgio       Sì,  certo!   Volete  rivederla?

Glogauer      Sì.

Giorgio       Ebbene, è qui.  (Corre fuori).

Glogauer   Magnifico, magnifico! Ecco un grand'uomo, Kammerling! Ve lo dico io! Vengono fuori all'im­provviso, dal niente! Succede sempre così! Ho rifiutato il Vitaphone; nessuno aveva mai osato dirmelo! Devo tenermi quest'uomo, fargli un contratto!

(Entra la signorina Leighton).

Signorina Leighton   Mi avete fatto chiamare, signor Glogauer?

Glogauer      Sì! Dov'è il mio caffè? Voglio il mio caffè!

Signorina Leighton   Sì, signor Gloganer. Dove lo volete?

Glogauer   Dove lo voglio? Ma dove sono! Rispon­detemi! Dove sono io?

Signorina   Leighton   Ma...   qui,  signor Glogauer.

Glogauer   Bene, e allora è qui che voglio il caffè!

Signorina Leighton   Bene;  subito.

Glogauer   E dite a Meterstein di venire, immedia­tamente; ed a miss Chasen, di correre qui con il suo notes.

Signorina Leighton   Sì, signore.

(Esce).

Glogauer   Ora vi farò vedere io, quello che faccio! Avremo la ragazza e il nome, anche! Le creeremo un nome! L'ho fatto prima, e tornerò a farlo!

Kammerling   Se andasse bene per la parte...

Giorgio       (rientra di corsa con Susanna)   Eccola qui, signor Glogauer! Eccola  qui!

Glogauer   Sì, sì, la può fare! Ha ragione!

Giorgio       Sicuro, che ho ragione!

Kammerling   Dite:   « Ti  amo ».

Susanna      « Ti amo ».

Kammerling   Benissimo.

Glogauer   Splendido!

Giorgio       Sicuro che è splendido! Non lo dicevo, io?

Glogauer   Non è il momento di parlare distipendi, ora, signorina Walker, ma non avrete da lamentarvi.

Susanna      Oh, Giorgio!

Giorgio       Susanna!

Kammerling (a Susanna)   Dite: « Ti odio!».

Susanna   « Ti odio! ».

Kammerling   Benissimo. (Entra miss Chasen).

Miss Chasen   Signor Glogauer...?

Glogauer      Ah, miss Chasen! Dov'è Meterstein? Vo­glio Meterstein! 

(Meterstein accorre).

Meterstein   Eccomi qui, signor Glogauer!

Glogauer      Sentite, Meterstein! Miss Chasen, pren­dete nota! Dite all'ufficio di lasciare tutto quello che stanno facendo e di concentrarsi su questo! Lasciare tutto, qualunque cosa sia!

Miss Chasen  (scrivendo)   Lasciare tutto.

Glogauer   Telegrafate all'ufficio di New York che Susanna Walker, una nuova attrice inglese che abbiamo appena scritturato, arriverà a New York la settimana prossima. (Rapidamente, a parte, a Giorgio) Bisogna che vada prima a New York!

Giorgio       Bene, signore.

Susanna      Parlate di me?

Kammerling     Sì.

Glogauer      Fatele preparare un ricevimento al Savoy-Plaza, fate mettere il suo ritratto in ogni giornale! Ditele di farla fotografare con il sindaco Walker!

Meterstein   Sindaco Walker.

Glogauer   Voglio che tutti nello studio lavorino soltanto per questo! Tutti! E andatemi a chiamare subito Davis!

Miss Chasen   Chiamate Davis!

Meterstein   (in direzione della porta)   Chiamate Davis!

Voce in lontananza   Chiamate Davis!

Voce ancora più lontana   Chiamate Davis!

Glogauer      Mettetevi in contatto col « Photoplay », col « Motion Picture » e con tutti gli altri giornali cine­matografici: li voglio tutti! Mandate a chiamare Leonora Hobart, e  ditele che voglio parlarle personalmente!  E voglio che Baker si occupi di questo; Baker, non Davis! Non chiamate più Davis!

Meterstein   Non chiamate Davis!

Voce in lontananza   Non chiamate Davis!

Voce ancora più lontana   Non chiamate Davis!

Glocauer   Voglio una pubblicità eccezionale: car­telloni in tutti i negozi, manifesti giganteschi! Meterstein, preparate una riunione per me nel pomeriggio con l'in­tero ufficio di pubblicità!  È tutto.

Meterstein   Bene, signore. 

(Esce).

Susanna      Oh, Giorgio! Che cosa dirà papà, ora?

Glogauer      Signorina Chasen, spedite subito quei telegrammi!

Miss Chasen   Sì, signore.

Glogauer      Tra dieci minuti sarò nel mio officio e niente appuntamenti per tutta la giornata!  Capito?

Miss Chasen   Sì, signore. 

(Esce).

Glogauer   Ed ora, dottore, strappate pure il vostro vecchio contratto!

Giorgio       Non l'ho  mai avuto!

Glogauer   Siete incaricato di tutta la faccenda; ca­pito? Quello che voi dite è un ordine!

Giorgio       Bene, signore.

Susanna      Giorgio, che vuol dire?

Glogauer   Quando io ho fiducia in un uomo, non vedo limiti! Sapete che cosa faccio, dottore? Vi nomino supervisore generale di tutta la produzione degli Studi Clogauer!

Susanna      Giorgio!

Giorgio       (con molta calma)   Benissimo.

(Entrano May e Jerry. Jerry porta una valigetta e May ha il cappello in testa. Sono evidentemente pronti a partire)

May! Jerry Lo sapete? Sono stato nominato supervisore!

May             Eh?!

Jerry           Ah!

Glogauer   L'unico al mondo che mi ha detto del Vitaphone! (A Giorgio) Domattina avrete l'ufficio pron­to, con tutti gli impiegati!

Giorgio       (a May e a Jerry)   Sentite?

Glogauer      È così che facciamo le cose, qui! Non perdiamo tempo a pensare! Vi darò tutte le persone di cui avrete bisogno; chiunque vogliate! La sola cosa che dovete fare è chiedere!

Giorgio       Io so già quelli che voglio, signor Glogauer!

Glogauer   Lo sa già! Sentite? Non è un uomo straordinario?

Kammerling   Magnifico!

Glogauer   Bene! Ditemi i nomi.

Giorgio       Voglio la signorina Daniels e il signor Hyland.                       

Jerry           Ma che succede?

Glogauer      Chi? Quella gente? Ma voi non li volete! Sono licenziati!

Giorgio       Signor Glogauer, io so quelli che voglio!

Glogauer      Ma potrete avere Weisskopf, Meterstein.

Giorgio       Signore, io devo avere la signorina Daniels e il signor Hyland o non potrò fare nulla. E se io non posso averli... (con voce lievissima) me ne andrò subito.

Susanna      Giorgio, non devi!

May             California, addio per sempre!

(Ma non è così. Il signor Glogauer quasi abbraccia Giorgio come per scongiurarlo  di  rimanere).

Glogauer      No, no! Signorina Daniels! Signor Hyland!

Signorina Leighton (entra seguita da due valletti che portano un enorme servizio da caffè in argento)   Ecco il vostro caffè, signor Glogauer.

(Il telefono suona)

Qui parla la signorina Leighton...


ATTO TERZO

PRIMO   QUADRO

Un teatro di posa degli Studi Glogauer.

(Il sipario si leva su di una scena di tremenda ma piuttosto vaga attività. Contro un fondale di un muro di chiesa e finestre dai vetri istoriati, vi sono dei banchi, un altare, le campane nuziali e tutti gli altri elementi necessari alla ripresa cinematografica di un matrimonio. Dentro e fuori, parlando, gridando, affrettandosi tutti, fan­no la spola operatori, assistenti, elettricisti, operai e at­tori. In questa particolare occasione, i figuranti sono vestiti da damigelle d'onore e invitati, e, tra il rumore dei martelli, delle seghe e dei vari ordini gridati, si sen­tono frasi di questo genere: « Ehi, Weber, il carrello lo facciamo con la tua macchina! », « Usa gli schermi per l'altare, Batch! », « Dove vai, Lily? », « Oh, a prender­mi un'orzata », « Di', la Paramount ha messo un avviso », « Per che cosa? », « Non so, m'hanno detto solo un av­viso ». Seduto un po' in disparte dagli altri è un tizio vestito con gli abiti sontuosi di un vescovo, pacifica­mente appisolato mentre attende di essere chiamato a recitare. È l'ultimo giorno di ripresa del film di Su-sanna Walker « Violette ed orchidee » e tutto questo incredibile viavai non è altro che la normale prepara­zione di una ripresa cinematografica. Un valletto, con la regolare uniforme dello studio, entra chiamando il signor Meterstein e fa svegliare il « Vescovo »).

«Vescovo» (che è un po' meno spirituale di quanto potreste aspettarvi)   Ehi, ragazzo! Potresti prendermi una copia  del « Settimanale delle corse »?

Valletto    Cercherò.

Elettricista   Ehi, Spike!

«Vescovo» Eh?

Elettricista   Chi hai giocato?                        

«Vescovo» Uno nella quarta corsa a Caliente; pare buono. Principessa Fanny.

Elettricista   Chi?            

«Vescovo»\Principessa Fanny.

(Una damigella entra   girovagando).

Damigella Dove diavolo è il vescovo? Ah, siete qui.

«Vescovo» Che  c'è?

Damigella Mandatemi un'altra cassa di whisky, come l'ultima.

«Vescovo» Va bene.

Una voce in lontananza « Ehi, Butch, quando abbiamo finito qui, passiamo al vent’otto ».

(Martelli e seghe, all'infinito).

«Vescovo» (siede su un banco) Questi banchi sono proprio comodi; avrei dovuto  farmi prete sul  serio.

Damigella Buona   notte.

«Vescovo» Non c'è niente di meglio di un vecchio banco da chiesa.

Elettricista   Ehi, fonico,  fonico!

Fonico         (in lontananza)  Che  volete?

Elettricista   Come va il suono?

Fonico         A posto.

(La signora Walker irrompe, por­tando il mazzo di fiori da sposa di Susanna).

Signora Walker (alle damigelle)   Ho una notizia emozionante! Il padre di Susanna arriverà per il ma­trimonio!   Non è magnifico?

Una Damigella  (ironica)   Mi  sento svenire.

Signora Walker  Dapprima non voleva venire; sembrava che avesse dovuto andare alle Bermude col suo club.  

(La signorina Chasen entra di corsa).

Miss Chasen   Il dottor Lewis è in teatro?

(Le dicono di no).

Signora Walker   È dall'architetto.

Miss Chasen   Il signor Glogauer vuole essere in­formato appena sarà qui. Mi farete avvisare, per fa­vore?

(Esce).

(Kammerling entra, dimostrando una gran­de attività. Gli attori balzano in piedi. La segretaria di edizione entra. Altri attori dànno delle capatine nello Studio).

Kammerling   Buon giorno a tutti! Buon giorno! Il dottor Lewis è venuto?

Signora Walker   È dall'architetto, Vado a chia­marvi  Susanna.  

(Corre  via).

Kammerling   Ascoltate tutti: gireremo prima l'in­quadratura sui gradini della chiesa...

(Arriva Jerry, indaffaratissimo).

Jerry           Siamo  arrivati in porto, no?

Kammerling   Proprio così. Faremo prima il rifa­cimento sui gradini.

(Susanna entra in completo abito da  sposa).

Susanna      Signor  Kammerling, sono pronta.

Kammerling   Bene! Facciamo la scena sui gradini della chiesa.

Susanna      Quale?

Kammerling   La scena sui gradini della chiesa.

Jerry           May non ve l'ha provata stamattina?

Susanna      No.

Kammerling   Signorina Daniels! Dòv'è la signorina  Daniels?

Voce fuori scena   Miss Daniels inteatro!

Kammerling   Sapeva bene che l'avremmo girata oggi.   (Chiamando) Signorina  Daniels!

Susanna      Jerry, mamma vi ha detto che abbiamo ricevuto  un  telegramma  da  papà?

Jerry           No. Che  dice?

Una Damigella (ironicamente)   Non va più alle Bermude.

(May arriva).

May             Succede qualcosa?

Jerry           May, e la scena sui gradini della chiesa? Susanna dice che non gliel'hai provata.

May             Susanna, so che la tua memoria non è molto forte, ma vorrei farti tornare indietro di appena sei o sette minuti... Stavamo sedute nel tuo camerino, ricor­di?  E abbiamo provato una scena...

Susanna      Ma non è quella la scena che dice lui.

May              (a Kammerling)   Davanti alla chiesa, no?

Kammerling   Sì.

Susanna   Davanti alla chiesa; oh, sì, quella l'ab­biamo fatta! Ma prima avevate detto sui gradini della chiesa...

Kammerling   È quella, è quella!

May             Susanna,  credo che sia tempo di dirtelo, or­mai:  la  scena davanti  alla  chiesa e quella  sui gradini della  chiesa  sono  la  stessa...

Susanna      Davvero?

May             Già. Praticamente in tutte le chiese, ora,  si mettono i gradini davanti.

Susanna      Oh, capisco.

Kammerling  Allora siamo pronti?

May             Ne dubito. Ti ricordi la scena come l'abbiamo provata,  Susanna?  Ti ricordi che sali quattro  gradini, poi ti volti e saluti la folla?

Susanna      Oh, sì, ora ricordo! (Saluta, con un gesto violento del braccio).

May             No, no, non è il battesimo di una corazzata. Ci  dovrebb'essere  l'acqua per quello.

Kammerling   Allora è chiaro quello che dovete fare?

Susanna      Credo di aver capito... I gradini sono da­vanti alla chiesa...

(La folla si allontana. May è sola con Jerry).

Jerry           Ho appena visto Glogauer ed è molto contento.

May              Meno male.

Jerry            Il film è finito in anticipo; è la prima volta che succede.

May             Ah!

Jerry           Non sembri molto entusiasta. Fra tre giorni ci  sarà  la  « prima », e sarà  un  successone!

May             (che ha già sentito tutto questo tante volte)  Andiamo,  Jerry.

Jerry           Sì, lo sarà, e non m'importa di quello che pensi.

May             Ma un po' di buon senso, Jerry: hai visto le scene in proiezione. Non occorre altro, mi sembra. A che scopo prendersi in giro da   sé?

Jerry           Va bene, tutti hanno torto e tu sola hnai ragione.

May             Ma è evidente, Jerry. Le luci, per esempio: quelle scene principali in cui non si vede niente; tutto in  ombra;  ti sembra  poco?

Jerry           Beh, è solo qualche scena... Sai, Giorgio si è dimenticato di dare l'ordine di accendere le luci e tutti hanno creduto che lui la volesse così. Ma nessuno ci  farà  caso.

May             Bene. Ma ieri mi sono accorta di qualcosa di nuovo. Quei colpi in continuazione, li hai notati?

Jerry           Sì,  stiamo cercando di  scoprirne  la  causa. Gli  ingegneri  ci  stanno  lavorando.

May             Te lo  dico  io che  cos'era?

Jerry           Cosa?

May             Era Giorgio che rompeva le sue dannate noci.

Jerry           Ah, sì, era questo?

May             Immagino che nessuno ci farà caso, natural­mente...

(Gran fermento all'esterno: voci di « Arriva il dottar Lewis! »; « Ecco il dottore! ». Ed egli arriva, preceduto da un paio di valletti che portano un servi­zio da caffè in argento e l'inevitabile scatola di noci, seguito dalla sua segretaria e da un codazzo di attori. Lo seguono anche tre sceneggiatori, che cercano di attirare  la  sua  attenzione).

Giorgio       Buon giorno! Buon giorno! Buon giorno! (Vede Susanna) Buon giorno, tesoro. Ebbene, Kammerling?   Che cosa ho  fatto  stamattina?

Kammerling   Abbiamo fatto il rifacimento sui gradini della chiesa.

Giorgio       Bene. E che  decisioni devo prendere?

Kammerling   Non c'è che l'ultima scena. La ceri­monia  nuziale.

Jerry           In  anticipo sul  piano di lavorazione.

Giorgio       È proprio l'ultima scena rimasta da girare?

Kammerling   L'ultima.

Giorgio       (schioccando le dita: la decisione è stata presa)    Noi gireremo quella scena.

Kammerling   Tutti a  posto, prego!  Tutti a posto!

Giorgio       Prenderò ogni altra decisione dopo le due.

Secretaria   Bene,  signore.

May             (avvicinandosi a Giorgio)   Dottor Lewis, ci siamo conosciuti a New York. Sono la signorina Daniels.

Giorgio       Ciao, May.

Kammerling   Siamo pronti?  Pronti, dottor Lewis?

Uno Sceneggiatore   Dottor Lewis, abbiamo lasciato una sceneggiatura nel vostro ufficio.

Segretaria   Nessuna risposta sulle sceneggiature fino alle due.

Giorgio       Proprio così.

Altro  Sceneggiatore   Ma è da cinque settimane...

Giorgio       Bene. Gireremo la scena dal punto in cui l'abbiamo  lasciata.

Kammerling  Gireremo la fine della cerimonia nuziale, da dove abbiamo smesso. Stiamo per girare la fine della cerimonia nuziale. Tutti a posto.

(Il corteo nuziale si dispone ai lati dell'altare. Al « Vescovo »)

Voi, Jackson, avete  capito bene tutto?

Giorgio       (severo)   Avete capito bene tutto, Jackson?

«Vescovo» Cosa?

Giorgio       (a Kammerling)   Sì, cosa?

Kammerling   Per la cerimonia. Quando lei dice « sì », voi liberate  i  piccioni.

«Vescovo» Oh,  certo.

Kammerling  Sono in quella casetta lassù. Quando la signorina Walker dirà « Sì », voi strapperete il na­stro,  ed i piccioni voleranno.

«Vescovo» Non mi verranno addosso un'altra volta, eh?

Kammerling   No, no, abbiamo fatto delle prove.

Giorgio       Quei piccioni sanno quello che devono fare. Sono stati per  due anni con De Mille.

«Vescovo» Ah, è lì che li ho incontrati!

Giorgio       Oh! Dimenticavo! Non ci sono più i piccioni.

Kammerling   Cosa?

Giorgio       Sì, dovevano stare tanto tempo lassù, e allora mi hanno fatto pena:  li ho liberati.

Kammerling   Ed  ora  che cosa facciamo?

Giorgio       Lo so io!   Ne facciamo a meno. Ecco: Faremo così: a  meno.

Kammerling   Benissimo, dottore.

May             Indubbiamente  sa risolvere  gli  imprevisti.

Susanna      Oh,  Giorgio!   Non dico altro per tutta la cerimonia?   Soltanto « Sì »?

Giorgio       È tutto  quello  che dice, May?

May             È tutto. Ed è tutto quello che sa, anche.

Susanna      Ma  ètanto  breve.

Giorgio       Già!

May             Forse potrebbe fare anche la parte del vesco­vo,  ed  allora  direbbe  tutto  lei.

Giorgio       Ma questo non andrebbe d'accordo con la sceneggiatura.

(Di lontano giunge ti grido che seguala ravvicinarsi del grande: « Arriva il signor Glogauer! Arriva il signor Glogauer! ». Egli arriva tronfio, con grande aria di importanza. E' seguito da un valletto che porta una scrivanietta portatile ed un telefono; da un altro con una sedia pieghevole, e dall'onnipresente signorina Chasen con il suo notes. Immediatamente il valletto prepara la scrivania e mette il telefono nella spina. La signorina Chasen si accomoda ed in un batter d'occhio tutto è pronto per lavorare).

Glogauer      Bene! Ecco la mia grande e felice fami­glia!

  

(Saluti generali)

Va  tutto  bene,  eh?

Jerry           In perfetto orario, signor Glogauer. Anzi, in  anticipo.

Giorgio       Proprio  così.

Glocauer      Bene, è magnifico.  Che  cosa fate, ora?

Giorgio       Stiamo  girando l'ultima scena.

Glogauer   Bene, benissimo. Mi congratulo con tutti.

Miss Chasen (al telefono)   Parla la signorina Cha­sen. Il signor Glogauer è al numero nove.

Glogauer      Dite loro che vedrò « Le vergini folli » alle due e un quarto.

Miss Chasen  Il signor Glogauer vedrà « Le vergini folli » alle due e un quarto.

Glogauer   Il motivo per cui sono venuto... Scusate se interrompo per un momento la lavorazione, per un motivo tutto particolare?

Giorgio       Certamente.

(Movimento generale. Alcune damigelle stanno per andarsene).

Glogauer      Restate tutti, prego! Voglio che tutti ascoltino!

Kammrling   Attenzione, tutti!

Glogauer      Ragazzi e ragazze, come sapete, questo è l'ultimo giorno di ripresa. Molti di voi hanno già lavo­rato con me, ma in nessun caso in circostanze così liete, ed è per questo che voglio che siate tutti qui mentre dirò qualche parola. Diciassette anni fa (il « Vescovo », che non è stupido, si mette a sedere) quando entrai nel cine­matografo, decisi che avrei agito come in un'industria, per un'industria, mediante un'industria. Ed è quello che ho sempre cercato di fare. Ma fino ad oggi non c'ero mai riuscito. Mai, da quando ho cominciato a fare i « Supergioielli Glogauer », un mio film è stato finito esattamente in orario, anzi, in anticipo. E qual è la ragione di questo? Perché ora per la prima volta ab­biamo con noi un uomo che è capace di prendere delle decisioni,  e di prenderle sul serio: il dottor Lewis.

Giorgio       (mentre l'applauso si smorza)   Signore e signori...

Glogauer   Un momento: non ho ancora finito.

(Giorgio si fa indietro scusandosi)

E pertanto, in riconoscimento della sua notevolissima conquista, è con grande piacere che gli offro un modestissimo segno della mia stima.

(Fa un segnale ed immediatamente entrano due uomini che portano una grande tavola su cui è disteso un servizio da pranzo d'oro assolutamente stupe­facente. È salutato da un coro di meraviglia. Susanna sgambetta giù per rimirarselo a bocca aperta).

Un servizio da pranzo in oro massiccio, di centosei pezzi, con le iniziali in diamanti su ogni pezzo.                                

May             E il primo premio qual è?

(Voci di « Dottor Lewis »;   « Discorso » ).

Giorgio       Signore e signori - e signor Glogauer: questo è il primo servizio da pranzo in oro massiccia che abbia mai ricevuto. Io non so che cosa dirvi, perché questo è il primo servizio da pranzo in oro massiccio che abbia mai ricevuto, e non so che cosa dirvi. Tutto ciò che posso dire è che è magnifico, signor Glogauer, e adesso facciamo vedere al signor Glogauer il finale del film, e giriamo l'ultima scena.

Kammerling (sospingendo a posto le damigelle)   A posto,  a posto! Guarderete  dopo!

Glogauer   (mentre la signorina Chasen sta per andar­sene)   Farò un discorso ai nuovi commediografi al numero otto.

Miss Chasen   Sì, signor Glogauer.

Kammerling   Tutti ai vostri posti! Il signor Glogauer aspetta!

Giorgio       Ai vostri posti!

Elettricista   Ehi, Spike!

«Vescovo» Sì?

Eletteicista  Sono partiti, a Caliente. Quarta corsa.

«Vescovo» Bene. Fammi  sapere appena arrivano.

Elettricista   Okey.

Kammerling   Signor Jackson, ora giriamo l'ultima scena. I cavalli vengono dopo.

Giorgio       Giriamo l'ultima scena, signor Glogauer.

Glogauer   Perfetto!

Kammerling . Pronti?

(Gli operatori fanno cenno di sì)

Motore. Luce rossa. Pronti con il suono?

Fonico         (attraverso  l'altoparlante) Pronti.

Kammerling   Silenzio. Giriamo. Campane!

(Suonano quattro campane. Il silenzio è completo).

Voce in lontananza   Si gira! Silenzio!

Kammerling Ciak!

Ciacchista   Duecentoquarantadue prima!

Kammerling   Azione!

«Vescovo»    (recitando)   « Cirillo Fonsdale, vuoi tu prendere questa donna come tua legittima sposa, e vivere con lei secondo il sacro vincolo del matrimonio? Pro­metti dinanzi a questo altare di amarla, confortarla ed onorarla, di esserle vicino nella gioia e nel dolore, e di restarle fedéle  finché  ambedue vivrete? ».

Lo  Sposo     « Sì ».

«Vescovo» « Mildred Martin, vuoi tu prendere quest'uomo come tuo legittimo sposo? Prometti di obbe­dirlo e di servirlo, di amarlo, di onorarlo, di essergli vi­cino nella gioia e nel dolore, finché ambedue vivrete? ».

Susanna      « Sì ».

«Vescovo» « Avendo entrambi consentito al sacro vincolo, dinanzi ai presenti, e dato l'uno il proprio giura­mento all'altro, vi dichiaro marito e moglie ».

(Susanna e lo sposo si abbracciano, mentre la macchina si avvicina in carrello per il primo piano).

Kammerling   Stop! Campana!

(Una campana suona. Martelli e seghe ricominciano immediatamente dovunque).

Elettricista   Spike! È arrivato sesto!

«Vescovo» Maledetto! Lo sapevo che sarebbe finita cosi!

Giorgio        Ecco qui, signor Glogauer: abbraccio, dissolvenza, fine.

Glogauer      Vedo, vedo. Ma un momento. Non capi­sco. Che cosa avete detto?

Giorgio       Abbraccio, dissolvenza, fine.

Glogauer   Fine? Volete dire che avete girato questa scena per ultima? Ma non è mica il finale?

Giorgio       Certo che è il finale. (A Kammerling e agli altri) Non è il finale?

Kammerling   Sicuro.

Glogauer      Ma come può essere? E la scena dietro le quinte?

Kammerling   Cosa?!

Glogauer   (un po' allarmato)   Alla sera del debutto! Quando sua madre muore e lei deve cantare ugualmente!

Giorgio       Non c'è mai stata, signor Glogauer.

Kammerling   No, mai!

Glogauer   Non c'è mai stata? Ci ho fatto lavorare dodici  commediografi!

Giorgio       Ma non c'è mai stata.

Glogauer   (con una calma mortale)   Questo è un film su di una ragazza di campagna, no?

Giorgio       Sì, signore.

Glogauer   Che va a cantare in un locale di Broadway.

Giorgio       Non c'è nessun locale di Broadway.

Glogauer   Nessun locale di Broadway?

Giorgio       Non viene nemmeno a New York...

Glogauer   Non viene? Volete dire che il proprie­tario del locale non la costringe a diventare l'amante di un gangster?

Giorgio       Ma no, signor Glogauer.

Glogauer   Ma allora,  che cosa le succede?

Giorgio       Una ricca signora si ferma alla fattoria, la porta in Florida e la fa vestire bene.

Glogauer   E non c'è nessun episodio di retroscena, in nessun momento?

Giorgio       No. Lei va a nuotare, arriva in alto mare e questo Cirillo  Fonsdale...

Glogauer   Fatemi vedere il copione, per favore.

Giorgio       C'è tutto, qui, signor Glogauer. (Glogauer sfoglia il copione) Vedete? E' qui che va a nuotare.

Glogauer   (chiudendo il copione d'un colpo)   Sa­pete che cosa avete fatto, dottor Lewis? Avete sbagliato copione!   

(Costernazione   generale).

Giorgio       Che?                                                    

Kammerling     Come sarebbe?

Glogauer      Nient'altro che questo! Avete girato un altro copione!

Giorgio       Ma... ma...

Jerry           Ne siete certo, signor Glogauer?

Glogauer      Dove avete trovato questo copione?

Giorgio       Ma, è quello che mi avete dato voi.

Glogauer      Non vi ho mai dato una roba simile! Va a nuotare! Nuotare! Sapete da chi è stato fatto, que­sto film? Dalla Biograph, nel 1910! Filomena e Mau­rizio  Costello!  E anche allora è stato un fiasco!

Jerry           Ma sentite, signor Glogauer...

Glogauer      Sessantamila dollari, ho pagato per la sceneggiatura!  E  dov'è finita?  A nuotare!

Giorgio       Ma pure  Erano tutti qui, mentre la giravamo!...

Glogauer      Erano tutti qui, eh? Ma i loro cervelli, dov'erano? Kammerling!  Kammerling!

Kammerling   Non è colpa mia. Il dottor Lewis ci ha dato il copione.

Glogauer      E vi ho fatto venire apposta dalla Ger­mania, per questo! Signorina Newton! Voi avevate il copione in mano!  Dov'erano i vostri occhi?!

Signorina Newton   L'ho avuto dal dottor Lewis, nel suo ufficio. Non avrei mai...

Glogauer      Bene, dottore! Mercoledì sera abbiamo la prima, e dobbiamo proiettarlo! E poi andrà in quattrocento sale di prima visione! Abbiamo i contratti fir­mati! Ditemi ora quello che devo fare, vi prego!

Giorgio       Bene, non si potrebbe proiettarlo come un fuori classe?

Glogauer   Mai in vita mia ho visto una cosa si­mile! Da oggi in poi sarà legge per sempre: di ogni film che facciamo, qualcuno dovrà leggere la sceneggiatura!

Jerry           Sì, signor Glogauer.

Glogauer   E sapete quello che sarà per voi, signo­rina Walker? Siete finita! Nuotare! La vostra carriera è spezzata! E chi dobbiamo ringraziare per tutto questo? Il dottor Lewis. (Susanna rompe in lagrime) Un bel su­pervisore! L'industria è nelle mani degli incompetenti, dice lui! E allora io che faccio? Gli dò tutto quello che vuole, la sua stella, i suoi collaboratori.

(Un pensiero lo colpisce. Fissa May e Jerry con occhio maligno)

Ah, già! E dov'eravate voi due, mentre succedeva tutto questo?

Jerry           Signor Glogauer, io mi occupavo della parte finanziaria. Non ho avuto niente a che vedere con la sceneggiatura.

Glogauer   Ma la signorina Daniels era qui conti­nuamente!  Proprio a fianco del dottor Lewis!  Ebbene?

May              (affatto spaventata)   Sì. Ero qui.

Glogauer      E la vostra testa, dov'era?

May             A dir la verità, signor Glogauer, ho creduto sempre che fosse un altro dei vostri super-gioielli.

Glogauer      Ah, davvero!

May             Non trovavo nessuna differenza.

Glogauer      Non trovavate, eh?

May             E giacché ci siamo, signor Glogauer, perché è tutta colpa del dottor Lewis?

Glogauer      Perché è colpa sua? Chi ha fatto questo? Chi è il responsabile?

May             Se non è chiedere troppo, che cosa facevate « voi »  durante tutto  questo tempo?

Glogauer      Che dite?

May             Dov'eravate voi durante tutto questo tempo? A colazione?

Glogauer   (ammantandosi di dignità)   Vado in uf­ficio. È tutto. (Sta per dire qualche altra cosa, ma cambia idea) Vado in ufficio. (Nota il copione che ha ancora in mano) Signor supervisore, ve lo regalo.

Giorgio       (debolmente, prendendolo)   Grazie.

Glogauer   (a tutti)   E vi prego, che niente di tutto ciò esca dallo studio. Nel modo più assoluto. Venite, Hyland. Diciassette anni, ed è la cosa più terribile che mi sia capitata!

Jerry           (seguendolo)   Signor Glogauer, se fossi stato io allo studio, non avrebbe mai potuto succedere. Io non ho avuto niente a che vedere con la sceneggiatura... (Sono usciti).

Kammerling (dopo una pausa imbarazzata)   E'tutto, per  oggi. Sarete  avvertiti.

«Vescovo» Bene! Il film sbagliato e il cavallo sbagliato!

(Brusio mentre tutti si allontanano. Nuovo scoppio di lagrime di Susanna).

Giorgio       Susanna,  non piangere  così.

Susanna      (tra i singhiozzi)   Hai sentito quello che ha detto il signor Glogauer? La mia carriera è rovinata! Io  sono... finita.

Signora Walker   Via, cara, non prendertela così. Tutto  finirà bene.

Giorgio       Ma Susanna, non è colpa mia. Io non sa­pevo che fosse il copione sbagliato.

(Ora sono usciti tutti eccetto May e Kammerling).

Kammerling   Peccato, signorina  Daniels.

May             Già. Proprio.

Kammerling   Dopo tutto, è sempre lo stesso affare. (Esce). 

(Jerry  rientra,  furibondo).

Jerry           Hai fatto un bel lavoro, eh? E tu, per con­cludere,  hai  voluto   metterci  anche  l'ironia!

May             Era tempo che qualcuno ce la mettesse, Jerry.

Jerry           Già, e tu l'hai fatto! Se credi che Glogauer non se la sia  presa!

May             E tu non hai niente da rimproverarti, no?

Jerry           Io?

May             (molto calma)   Già, hai dato un bello spet-tacolo. Hai difeso  Giorgio a spada tratta.

Jerry           Qualcuno deve pur tenere i piedi in terra, qui.

May             E i tuoi ci sono, no, Jerry? Proprio piantati nel suolo della California.

Jerry           Ho cercato di rimediare; è questo che ho cercato di fare.

May             No, Jerry, no. Ha cominciato a prenderti fin da quando sei arrivato qui. E ora non c'è più rimedio. Sei diventato uno di Hollywood, Jerry. E per quanto mi riguarda, non c'è altro da dire.

(La stessa calma con cui ha parlato dà un tono definitivo alle sue parole. Jerry la guarda e capisce la sua serietà. Si volta brusca­mente ed esce. May resta sola per un momento. Poi, fuori scena, si ode una voce cantare: « Io voglio essere amalo da teeee - nient'altro che da teeee - voglio essere baciato da teeee - solo da teeeeeeee ». Alla fine della canzone, il cantante appare. È il « Vescovo ». Scompare di nuovo. Entra Giorgio).

Giorgio       Non ha voluto rispondermi, May! Mi ha chiuso la porta in faccia senza dirmi niente!

May              (assente)     Cosa?

Giorgio       Ha continuato a piangere e non mi ha nemmeno risposto. Dovrebbe capire che non l'ho fatto apposta. Ho cercato di spiegarglielo. Senti, May, credi proprio  che il film sia tanto brutto?

May             Quanto, Giorgio?

Giorgio       Quanto  pensa  lui.

May             Credo che ci siano delle buone probabilità, Giorgio.

Giorgio       Probabilità  di  che?

May             Che sia tanto brutto quanto pensa lui.

Giorgio       Oh!

May             Ma ora dimmi un po': come mai hai girato un film per un altro? Non lo sapevi?

Giorgio       Ho cercato di pensarci. Sai quella cosa nel mio ufficio, quella rastrelliera, dove teniamo i co­pioni nuovi? Bene, ad occhio, sembra proprio il ce­stino dei rifiuti;   così,  devo essermi confuso.

May             Fine del secondo tempo.

Miss Chasen (in lontananza)   Dottor Lewis! Signorina  Daniels!

May             Ci siamo. Credevo che ci avrebbero messo un po' di più.

(La signorina Chasen entra)

Fatto presto, eh?

Miss Chasen (porgendole due buste) Ufficio pre­sidenza! Senza risposta! (Fa per andarsene).

May             Un momento. Quante altre ne avete? (Sfoglia le altre buste) Kammerling, Webskopf, Meterstein; vedo.

(La signorina Chasen esce).

May             (si volge a Giorgio) Vuoi la tua?

Giorgio       Vuoi dire che siamo liquidati?

May             Definitivamente!

Giorgio       (attonito, aprendo la sua lettera)   Già.

May             Ad ogni modo, hai un servizio da pranzo in oro massiccio. Centosei pezzi, ed ogni pezzo con le tue iniziali in diamanti. Non c'è male, per due mesi di la­voro.

(Entrano due facchini e portano via il servizio da pranzo)

No, Giorgio, tu non hai più un servizio da pranzo in oro massiccio.

SECONDO   QUADRO

Di nuovo il vagone Pullman, che, per una strana coincidenza, è lo stesso con cui May e i suoi compagni andarono ad Hollywood. Ma questa volta è May sola che viaggia. Per lo meno è seduta, sola, quando si alza il sipario. Il facchino entra. E poiché è la stessa vettura, è anche lo stesso facchino. Il quale le rivolge anche la stessa domanda.

Facchino    Desiderate il letto, signora?

May             No, grazie.

Facchino    Scusatemi, ma... Quei due signori non sono tornati con voi?

May             È una lunga storia.

Facchino    Capisco, signora.

May             Ma non mi meraviglierei se almeno uno di loro venisse a raggiungermi presto. 

(Fischio del treno).

Facchino    Facciamo una fermata di due minuti, qui. Desiderate nulla?

May             No, grazie. Dove  siamo?

Facchino    Needle's Point. Dov'hanno costruito quel nuovo sanatorio.

May             Ci sarà un giornalaio?

Facchino    Certamente.

May             Vedete se è possibile avere i giornali di Los Angeles di giovedì.

Facchino    Bene, signora. (Esce).

May             (gli grida dietro)   Se non sono di giovedì, non prendeteli!

(May resta sola. Un fischio, e le luci non sfilano più fuori della finestra. May dà una sbirciatina, poi si accomoda sulla poltrona, prende un libro, prova a leggere, lo getta via. Il facchino rientra con dei bagagli).

Facchino    Da questa parte, signore. Volete che vi aiuti? (A May) Un signore che viene dal sanatorio.

(Entra Lorenzo Vail. Naturalmente riconosce subito May).

May             Oh, signor Vail!

Vail             Salve, signorina Daniels!

May             E così, siete voi il signore che viene dal sanatorio?

Vail             Proprio io. Beh, questa sì che è una sorpresa! (Siede).

May             Certo, anch'io non avrei mai... Non sapevo che foste ammalato. Niente di grave, spero?

Vail             (scuote il capo)   Esaurimento nervoso. Mancanza di lavoro.

May             Non riesco a figurarmi qneH'anticamera senza di voi.

Vail             Ho saputo di questo sanatorio, mi è parso buono e ci sono venuto. Un tipo chiamato Jenkins ha una clinica per malattie nervose. E' un commediografo. Sembra che anche lui sia stato ad Hollywood, scritturato; ma non ha potuto resisterci. E' diventato pazzo all'ottavo mese. E così, dopo, ha messo su questa clinica. Non accetta altri che commediografi.

May             Ed è bravo?

Vail             Grande. Per tre giorni ti fa stare in una camera senza una sedia. Poi ti conducono in una grande galleria di quadri con i ritratti,a grandezza naturale, di tutti i maggiori produttori cinematografici. Per un'ora al giorno si va lì e si dice tutto quello che si vuole a qualsiasi quadro.

May             (annuisce)   Capisco.

Facchino    (passando)   Vado a prendervi i giornali.

Vail             E voi? Fate una visita a casa?

May             Credo che ci resterò.

Vail             Silurata?

May             Affondata.

Vail             Strano; non ho mai saputo bene che cosa fa­cevate laggiù, ma avevo l'impressione che fosse qualcosa di solido.  Novità?

May             Avete mai conosciuto il dottor Lewis?

Vail             Ho fatto un bel discorsetto, col dottor Lewis,

May             Bene, e il dottor Lewis ha fatto qualcosa che nessun altro aveva mai osato fare prima. Ha ricordato al signor Glogauer che aveva rifiutato il Vitaphone. E così è diventalo supervisore.

Vail             Soltanto?

May             E poi c'era Susanna Walker. La signorina Walker è una ragazza che ha le migliori possibilità per diventare la peggiore attrice del mondo. È ancora gio­vane, quindi ha tutto il tempo innanzi a sé.

Vail             Huhu.

May             Con queste basi, il dottor Lewis ha perfezio­nato la situazione facendo produrre un film per un altro. Una cosetta del 1910. La « prima » è stata mercoledì. E vostra nonna come sta, signor Vail?

Vail             Per quanto ricordi, i film del 1910 non erano poi tanto brutti.

May             Ma non c'era il dottor Lewis, a quei tempi. La maggior parte del film è all'oscuro, perché il dot­tore si è dimenticato di ordinare di accendere le luci; la signorina Walker ha un campionario di movenze che farebbero invidia a una gru girevole, e non vi è mai capitato di sentire la piccola mania del dottor Lewis?

Vail             Ce n'è ancora?

May             (si guarda intorno)   Lo noci. Sonoro e parlato. Ha continuato a romperle durante tutte le riprese, e la registrazione è stata ottima.

Vail             Questo vi ha deciso, immagino?

May             Già, questo; e qualche altra cosa.

Vail             Strano,  avrei creduto che sarebbe stato un gran    giorno,  laggiù,  quando un uomo  fosse riuscito a produrre il film che non doveva fare.

May             Già, ma presto o tardi il dottor Lewis avrebbe finito col fare proprio il film che doveva.

Vail             Lui no.

May             Forse avete ragione.

Facchino    (rientra con i giornali e un cuscino)   Eccovi i giornali, signora.

May             (prendendoli)   Grazie.

Facchino    (a Vail)   Vi ho portato un cuscino.

Vail             Grazie.

(Il facchino esce).

May             (guardando le date)   Sì, probabilmente qui ci saranno le critiche.

Vail             (prendendone uno)   Del film, volete dire?

May             Se così può chiamarsi.

(Ciascuno apre un giornale).

Vail             Avete avuto del coraggio, a mandarli a prendere.

May             È sempre  meglio conoscere il  peggio.

Vail             (trovando la critica)   Eccola qui, credo. « Vio­lette ed orchidee», no?

May             Già.

Vail             (scorrendo i titoli mentre piega il giornale)  Film tutto parlato, tutto cantato.

May             E tutto massacrato.

(Prende il giornale, mentre Vail ne apre un altro).

Vail             (mentre May legge)   Dev'essere questo il si-gnificato di cento per cento.

(Gli occhi di May scoprono rapidamente la colonna, poi ella si volge stupefatta a Vail)

Che dice?

(May gli porge il giornale, indicandogli il punto. Vail legge)

« Mai nella storia del cinematografo un'ovazione  più  gigantesca ha  salutato  un  capolavoro ».

May             (quasi incapace di parlare. Indica un brano più sotto)   No; laggiù.

Vail             (legge)   « Violette ed orchidee » di Herman Glogauer rappresenta un atteso sollievo dalla valanga dei film di retroscena. Esso segna un'autentica svolta nel­l'industria cinematografica, un ritorno alla dolce sem­plicità ed alla tenerezza di un tempo ».

May             Dice proprio così?

Vail             Proprio così.

May             (allibita, prende il giornale e continua a leggere)  « Una nuova stella brilla da ieri sera nei firmamento del cinema: Susanna Walker. Ecco finalmente un'attrice che non ha paura di sembrare timida ed impacciata ». Dice « non ha paura», vero?

Vail             Già.

May             « Nella scena sui gradini della chiesa, quando si volge a salutare gli amici, le sue mani hanno dei gesti che fanno ricordare la Duse ». Vi parlerò di questo un'altra volta.

Vail             Non c'è n'è bisogno.

May             « Ed ecco per la prima volta un matrimonio che rivela una nota di originalità e di freschezza. Non si usano gli eterni piccioni ». Rammentatemi questo, an­che. « Inoltre, l'illuminazione del film è superba. Il dot­tor Lewis ha saggiamente intuito il grande valore di lasciare all'immaginazione del pubblico le scene culmi­nanti, nelle quali quasi niente era visibile ». (Indica l'altro giornale) Credo di non avere la forza di prenderlo.

Vail             (scambia il giornale con lei)   È impossibile che sia tutto un errore tipografico, vi pare?

May             (scorre rapidamente il nuovo giornale, poi ti volge a Vail con un debole sorriso)   Nulla è impos­sibile. Preparatevi a questo.

Vail             Sono pronto.

May             Aggiustatevi il cuscino dietro la schiena.

Vail             (esegue)   Fatto.

May             « Nelle sequenze d'apertura il pubblico era imbarazzato da una serie di colpi continuati, e a qual­cuno sembrava che l'apparecchio sonoro fosse guasto. Ma poi improvvisamente abbiamo capito che quello che av­veniva era qualcosa di simile a quanto Eugène O'Neill aveva realizzato ne « L'imperatore Jones » mediante il battito ininterrotto dei tam-tam. Era il suono della gran­dine sul tetto ». (Alza lo sguardo verso Vail, che le ri­sponde con un cenno d'assenso) « Era un altro di quei tocchi da maestro del nuovo genio del cinematografo, il dottor Giorgio Lewis ». (Abbassa lentamente il giornale, poi, come se non potesse crederci, torna a leggere) « Il nuovo genio del cinematografo, il dottor Giorgio Lewis ».

(Per un momento, May e Vail non possono far altro che guardarsi. Poi Vail si appoggia all'indietro, accavalla le gambe e sospira).

Vail             Ho saputo che la fillossera ha tornato ad in­festare le vigne. 

(Il facchino ritorna).

Facchino    C'è un telegramma per voi, signorina Da­niels. Ci ha raggiunto proprio a Needle's Point.

May             Oh, grazie.

(Il facchino esce)

Scommetto che viene dal nuovo  genio del cinematografo...

Vail             Non mi stupirei.

May             Proprio. (Legge) « Successo colossale. Il cinema è tornato dov'era dieci anni fa. Sono il mago del sonoro. Prendi il prossimo treno e torna. Jerry non c'è e sono solo. Tutti vengono a chiedermi consigli. Ti prego torna subito. Dov'è Jerry? ».

Vail             E allora?

May             (rileggendo)   « Jerry non c'è e sono solo ». (La­scia cadere lentamente: il telegramma) Beh, sembra che dovrò tornare.

Vail             Credo anch'io.

May             Perché se Giorgio è solo laggiù... E poi, c'è un'altra cosa. Finché Giorgio è il padrone di Hollywood, ci sono due o tre piccole riforme che mi piacerebbe di mettere in pratica. Che ne dite?

Vail             Eh!

May             Farò chiamare tutti quei ragazzi e porterò via le loro scritte; metterò insieme i dodici fratelli Schlepkin e li spedirò a Brooklyn e porterò invece a Holly­wood la loro madre; toglierò la signorina Leighton dal­l'anticamera.

Vail             E metterete dei cuscini su quelle sedie?

May             E le farò chiedere un appuntamento per essere riassunta!

Vail             Stupendo!

May             E quando avrò fatto questo, andrò a casa del signor Glogauer, e metterò la cupola illuminata al posto della stanza da bagno, e la stanza da bagno la farò gettare nell'Oceano Pacifico.

TERZO  QUADRO

Di nuovo la sala da ricevere degli Studi Glogauer, ma, come vedete immediatamente, mutata in un particolare vitale. Su, di ogni porta  - e la stanza è contornata di porte -  c'è un grande ritratto del dottor Giorgio Lewis. E non è tutto. L'accorto Glogauer, ha fatto in modo che questi ritratti si illuminino ogni qualvolta la porta cor­rispondente venga aperta, e siccome il movimento è ininterrotto, si vede continuamente un beato e trionfante Giorgio contornato da una cornice incandescente.

(Il luogo ferve di attività. Mezza dozzina di persone stanno parlando contemporaneamente, facendo ressa per questo o per quello attorno al grande dottor Lewis. Un uomo presso un cavalletto sta disegnando il ritratto di Giorgio. Vi sono due o tre giornalisti. La signorina New­ton è lì coi i suoi eterni copioni. C'è un rappresentante che vuole della pubblicità per delle cravatte, e un altro che sta prendendo appunti per compilare l'autobiogra­fia del dottore. Un valletto sorregge una scatola d'oro ricolma di noci e di tanto in tanto il dottore vi affonda una mano. Il tutto è diretto dall'efficiente segretaria del dottore, la quale sta con un orologio in mano e un braccio alzato, come pronta a fermare ogni cosa da un momento all'altro. In quanto al dottore, egli passeggia indaffarato in su e in giù).

Giorgio       Per quanto riguarda i miei progetti con il signor Glogauer, non posso dirvi altro se non che il prossimo anno sarà l'anno di Glogauer. E quando tutti i nostri progetti saranno stati eseguiti, il teatro farà me­glio a badare ai suoi allori.

(Meterstein accorre).

Meterstein   Vi aspettano al numero otto, dottor Lewis!

Segretaria   Il dottor Lewis sarà al numero otto fra tre  minuti e venti secondi!

Meterstein   Bene! (Corre via).

Pittore       Dottor Lewis, volete girarvi un pochino di qua?

Biografo    Dottor Lewis, eravamo rimasti al capitolo sette. Novembre, 1910.

Giorgio       Oh, sì, la mia biografia. Allora vivevo an­cora in Medallion. Non ero che un ragazzo, ma un gior­no ebbi un'idea:  avrei fatto la maschera.

Rappresentante   Dottor Lewis, la vostra dedica farà portare a centomila uomini le Cravatte Irrestringibili in meno di tre mesi.

Giornalista   Dottor Lewis, volete finirmi la vostra dichiarazione?

Segretaria   (orologio alla mano)   Ancora un minuto, dottore!

Miss Newton   Dottor Lewis, ho bisogno di una decisione per questi copioni!

Pittore       Prego, dottor Lewis!

Giornalista   Dottore, è tardi!

Weisskopf   (comparendo e scomparendo)   Bene per quei contratti, dottore?

Giorgio       Bene!

Giornalista   Che ne dite di una dichiarazione della signorina  Walker?

Giorgio       La signorina Walker si trova a San Francisco, in un giro di esibizioni. Sarà prestissimo qui.

Segretaria   Tempo! Il tempo è scaduto!

(La signorina Newton esce e la signorina Leighton entra).

Signorina Leighton   Dottor Lewis, i cavalieri di Colombo sono di sotto.

Segretaria   Il tempo è scaduto, signori! Mi spiace!

Giornalista   Posso rivedervi più tardi?

Pittore       Non ne ho fatto che metà!

Rappresentante   Se potessi avere un solo minuto...

Segretaria (guidandoli fuori)   Il dottore non è più libero per tutto il mese. Ogni richiesta dev'essere inol­trata per lettera.          

Signorina Leighton   E i cavalieri diColombo, dot­tore?  Devo dir loro di salire?

Giorgio       Dite che andrò a raggiungerli piùtardi.

Signorina Leighton   Bene. (Esce).

Giorgio       Allora, dov'eravamo?

Biografo    Avevate deciso di fare la maschera.

Giorgio       Oh, sì. La feci, infatti, e subito mi furono affidate le ultime due file della seconda galleria.

(Entra Susanna)

Salve, cara! (Congedando gli altri) Bene. Arrivederci!

Segretaria   Vi aspettano al numero otto fra due minuti, dottore.

Giorgio       Va bene.

Segretaria   Il dottore continuerà il capitolo otto martedì alle dodici e quindici.

(Escono tutti. Giorgio e Susanna restano soli).

Giorgio       Com'è andata, Susanna?

Susanna      Oh, magnifico, Giorgio! Migliaia di per­sone, riflettori, e il mio nome in cima a tutto! E' stato divino, Giorgio!

Giorgio       Anche qui è stato splendido. Sono arrivato al capitolo otto della mia biografia e c'è un pittore che mi sta facendo il ritratto e, lo sai?, ho una sorpresa per te!

Susanna      Giorgio, che cos'è? Dimmelo subito!

Giorgio       Indovina!

Susanna      Una piscina?

Giorgio       No.

Susanna      (non sa pensare ad altro)   Due piscine?

Giorgio       È un aeroplano!

Susanna,     Giorgio!

Giorgio       L'ho avuto gratis. Non ho dovuto fare altro che comprare qualche aeroplano per il signor Glogauer.

Susanna      È splendido, Giorgio! Proprio quello che mi serviva!

Giorgio       Da principio ne volevo comprare solo un paio, ma poi l'uomo ha continuato a parlare, ed è venuto fuori che se ne avessi comprato qualche altro ne avrei avuto uno  gratis.

Susanna      Giorgio, sei tanto intelligente! Non avresti potuto farmi una sorpresa più bella! È tutto così me­raviglioso, vero, caro?

Giorgio       Sì, cara, soltanto vorrei che Jerry e May fossero qui. Loro sanno sempre che cosa fare quando succedono dei guai...

Susanna      Non preoccuparti. Avranno ricevuto i tuoi telegrammi.

Giorgio       Sì, ma vedi, Susanna, noi siamo sempre stati insieme. Questa èla prima volta in tanti anni che non siamo tutti e tre. Hai visto i miei ritratti, Susanna! Si accendono! (Ne indica uno e in quel momento si accende) Hai visto?

(Dalla porta entra Glogauer al­quanto  seccato, seguito dalla  signorina  Chasen).

Glogauer   Dottor Lewis, debbo parlarvi. Come state, signorina Walker? Dottor Lewis, avete ordinato voi quattrocentosessanta  aeroplani?

Giorgio       Cos'è?

Glogauer   Quattrocentosessanta aeroplani sono ap­pena arrivati davanti allo studio. Hanno detto che voi li avete ordinati.

Giorgio       (un po' a disagio)   Bene, voi non credete nell'aviazione, signor Glogauer?

Glogauer   Il fatto è questo, dottor Lewis: perché avete comprato qnattrocentosessanta aeroplani?

(Entra la signorina Leighton).

Signorina Leighton   Signor Glogauer! Altri cento aeroplani sono atterrati e continuano ad arrivare di mi­nuto  in minuto!

Glogauer  Cosa?

Signorina Leighton  Arrivano a squadriglie di cin-qnanta ciascuna, signor Glogauer.

Glogauer   Dottore! Non mi direte che avete com­perato  « più »  di  quattrocentosessanta aeroplani!

Signorina Leighton   Il rappresentante della società dice che l'ordinazione è per duemila apparecchi

Glogauer   Duemila?!

Signorina Leighton   Così ha detto!

Glogauer   È vero, dottore?! Può essere possibile sa casa sonile?

Giorgio      Sapete, il rappresentante ha insistito.

Glogauer   Duemila! Duemila aeroplani! Dov'è Me-terstein! Wesskopf!

Miss Chasen   Signor Weisskopf! Signor Meterstein!

Glogauer      Duemila aeroplani! Diciassette anni e mai in vita mia...

(Esce tempestosamente seguito dagli altri).

Signorina Leighton (uscendo)   Ho detto loro che non c'eravate e che non potevo lasciare entrare nessuno.

Susanna      Giorgio, è successo qualcosa? Non avresti dovuto comprare gli  aeroplani?

Giorgio       (seguendo la coda della processione)   Ma signor Glogauer! Non vedo perché dobbiate prendervela tanto! Non ho fatto altro che comprare qualche aero­plano!

(Tutti sono usciti. Una pausa, poi entra May. Vede immediatamente i ritratti di Giorgio e guarda quel­lo illuminato sulla porta da cui è entrata. Chiude la porta, poi la riapre e la richiude. La signorina Leighton rientra).

Signorina Leighton   Buon giorno, miss Daniels.

May             Buon giorno, miss Leighton.

Signorina Leighton   Siete stata fuori?

May             (indicando i ritratti)   Vedo che avete messo delle nuove decorazioni...

Signorina Leighton   Come?

May             (fa la prova con un'altra porta)   Non fanno al­tro? Niente fuochi d'artificio?

Signorina Leighton   Non vi piacciono? Il signor Glogauer li ha fatti mettere in tutto il palazzo dopo la prima del film. Quando il dottor Lewis è entrato nello studio, si  sono accesi tutti.

May             Anche il signor Glogauer?

Signorina Leighton   Come?

May             (in tono diverso)   Signorina Leighton, il signor Hyland è qui?

Signorina Leighton   Il signor Hyland? Oh, il signor Hyland  non è più  con noi.

May             No? E dov'è?

Signorina Leighton   Non so, signorina. So soltanto che non è più con questo studio. Credo che sia tornato all'est.

May             Tornato... Quando è partito, signorina?

Signorina Leighton   Oh, non lo so proprio...

Miss Chasen (entrando)   Signorina Leighton, il si­gnor Glogauer vuole il suo caffè. Sta diventando pazzo.

Signorina Leighton   Ma l'ha preso già due volte da  stamattina.

Miss Chasen   Lo vuole ancora: è indemoniato.

Signorina Leighton   Oh, mio Dio, è la terza volta, in questa settimana.

(Esce con la signorina Chasen. Im­mediatamente Giorgio fa capolino. Poi, vedendo May, le getta letteralmente le braccia al collo).

Giorgio       May!

May             Guarda un  po', il dottor Lewis!

Giorgio       Sono felice di vederti, May! Hai ricevuto il mio telegramma? Ti ho telegrafato e ritelegrafato!

May             Dov'è Jerry, Giorgio?

Giorgio       Ma, non so, May. Non era con te? Era partito  per  cercarti...

May             Cosa? Quando?

Giorgio       Ma, poco dopo la tua partenza. Ha avuto una grossa lite con Glogauer, gliene ha dette di tutti i colori, e poi è andato a cercarti, ma tu eri già partita.

May             Un momento, Giorgio. Vuoi dire che l'hanno licenziato?

Giorgio       (annuendo)   Senza nemmeno la lettera.

May             Ma dov'è ora, Giorgio? Dov'è andato? Non bai saputo più niente di lui?

Giorgio       Non so. Senti, May. E' successo qualcosa di terribile.  Ho comprato  una  quantità  d'aeroplani.

May             Giorgio, dove credi che sia andato Jerry? Ha detto niente quando è partito?

Giorgio       Non ha detto niente, May. Ha detto che veniva a cercarti, e che niente altro importava.

May             (sorridendo)   E non ha detto altro, eh? Sol­tanto  questo?

Giorgio       Tornerà, May. Tornerà quando saprà che tu sei qui. Ma ora, che devo fare con quegli aeroplani?

(In questo momento entra Jerry. Egli e May restano a guardarsi)

Ehi, Jerry!  Oh, c'è Jerry, May!

Jerry           May, devi ascoltarmi. Avrvi ragione. Ho capi­to che avevi ragione un minuto dopo che ti ho lasciata. E  sono  andato  diritto  da  Glogauer,  a  dirglielo.

Giorgio       Gliel'ho detto, Jerry;  le ho detto tutto.

Jerry           E la risposta: eccomi qui.

Giorgio       Eccolo qui, May. Siamo di nuovo tatti in­sieme.

Jerry           Siamo davvero insieme, May? Che mi dici, May?  Siamo  davvero  insieme?

May             Ma che diavolo hai fatto a lasciare Giorgio solo  quaggiù?

Jerry           Oh, non potevo restarci senza di te!

May             E allora, perché non sei venuto da me?

Jerry           L'ho fatto!

May             Bene, allora.

Giorgio       Evviva! Siamo di nuovo insieme!

(May improvvisamente  si volge, emozionata).

Jerry           Che c'è, piccola, che succede?

Giorgio       May!?

May             (riprendendosi)   E' passato. Permetterete una piccola debolezza... È... è perché siamo di nuovo insie­me, credo. Sembrava tanto tempo...

Jerry           May, non potrò mai perdonarmi...

May             No, Jerry... Mi hai fatto sentire come in una scena madre di un second'atto... Bene, d'ora in poi « Uno per tutti e tutti per uno », succeda quel che succeda! Giorgio è il più grand'uomo di Hollywood e tutti e tre siamo a  cavallo!

Giorgio       No, non lo siamo, May.

Mat              Come?

Giorgio       Glogauer è furibondo. Ho comprato duemila aeroplani.

Jerry           Che cosa hai fatto?

Giorgio       Ho  comprato  duemila aeroplani.

May             Ma perché?!

Giorgio       Non lo so. L'uomo parlava, parlava...

May             Fammi capire bene: tu hai comperato duemila aeroplani...

Giorgio       Sì.

May             Per il signor Glogauer?

Giorgio       (annuisce)   E ne ho avuto uno gratis.

Jerry           Ma in nome di Dio, Giorgio, perché l'hai fatto?

Giorgio       Non possono servire a qualche cosa? Ci dev'essere pure  un modo  di usare  duemila aeroplani!

May             Sì, per fare la panna montata!

Jerry           Ma come hai potuto fare una cosa simile?

Giorgio       Beh, se qualcuno ti offrisse un aeroplano...

(Glogauer rientra, seguito da Susanna e da circa metà degli impiegati).

Glogauer   (che appare raggiante) Ebbene, dottore, ce l'avete fatta un'altra volta! È meraviglioso!

Susanna      Giorgio!

Giorgio       Huh?

Glogauer      Ce l'avete fatta un'altra volta! Che uomo che siete, dottore! Che uomo!

Jerry           Ma che è?!

Glogauer   Miss Daniels! Signor Hyland! Non avete sentito quello che ha fatto il dottore? Ha comperato due­mila aeroplani! Non è magnifico?

May             Magnifico!

Jerry           Magnifico!

Glogauer   Il gusto del pubblico cambia, signorina Daniels, me l'hanno appena telefonato! Tutti vogliono fare film d'aviazione, ma non possono farli perché il dottore ha accaparrato tutti gli apparecchi disponibili. Ogni produttore mi  telefona;  offrono qualsiasi somma!

Giorgio       L'avevo preveduto.

Susanna      Non è meraviglioso?

Glogauer   È così, dottore, voi avete preveduto il cambiamento del gusto del pubblico. Avete visto il futuro!

May             Se lo ha visto! Ma è lui, il futuro!

Jerry           Vai non avete ancora capito che genere di uomo avete, Glogauer!

Glogauer  Sì, che l'ho capito! Dottore, è questa la vostra tattica: fate credere sempre di aver fatto quello che non dovevate fare, e poi! Dottore, m'inchino dinanzi a voi!

Susanna      Oh, Giorgio!

May             Giorgio, tu non hai più bisogno di noi. Vai avanti come sei, e  tutto  andrà  benone.

Giorgio       Signor Glogauer, c'è una cosa a cui dobbiamo provvedere.

Glogauer   (ansiosamente)   Quale?

Giorgio       (indicando la porta da cui Glogauer è appena entrato)   Uno dei miei ritratti non si accende!

Glogauer   (preoccupatissimo)  Come! Meterstein! Weisskopf!

(Mesterstein e Weisshopf corrono via a rettificare l'errore)

Dottore, non sarete arrabbiato?! Ditemi che non siete arrabbiato!

Signorina Leighton (entrando) Signor  Glogauer...

GlogauerSì?

Signorina Leighton   Sapete che stanno abbattendo lo studio?

GlogauerCosa?

Signorina Leighton   C'è una gran quantità di operai da basso e dicono che hanno l'ordine di abbat­tere lo  studio.

Glogauer   Abbattere lo studio!

Signorina Leighton   Sì, signore!

Glogauer   (lentamente si volge verso Giorgio per vedere se è stato lui a dare l'ordine. Giorgio ha un largo sorriso di perfetta serenità. An­nuisce. Glogauer si rivolge alla si­gnorina Leighton)   Dite loro di continuare! Dite di continuare! Non so che cosa sia, ma sono certo che fi­nirà bene!

(Meterstein e Weisskopf rientrano, indicando il ritratto).

Meterstein   Ora va bene, signor Glogauer!

Giorgio       (a Glogauer)   Ne co­struiremo uno più grande, signor Glo­gauer; molto più grande.

Jerry           Questa è una buona idea!

Glogauer   Splendida! Sentite avvicinarsi un'altra era, vero, dottore?

Giorgio       Certo: un'altra era; l'avvenire  è nostro.

Susanna      May, non è meraviglioso?

Signorina Leighton (al telefono)   Ufficio costruzioni, prego!

F  I  N  E

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