Un’amica tra i piedi

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UN’AMICA TRA I PIEDI

COMMEDIA FANTASTICA IN DUE ATTI
E UN QUADRO

DI

ALDO CIRRI



PERSONAGGI :

RITA - Studentessa universitaria - anni 25
LORENZA - Violoncellista svanita - anni 25
ARCHIMEDE - Inquilino tuttofare - anni 70
PETRONILLA - La padrona di casa - anni 55
NENE’ - Guappo d’importazione - anni 30
ANNALISA - La scarpa - taglia 38
PROF. SANTALBA - Assistente universitario - anni 30
RAMON - Stivale camperos - taglia 43



L’AZIONE SI SVOLGE AI GIORNI NOSTRI



PRIMO ATTO

SCENA

Un piccolo appartamento scalcinato. Parete di sinistra : un piccolo armadio e un letto senza spalliera con il lato lungo vicino al muro. La parete, superato di mezzo metro l’armadio, si inclina verso il soffitto in un lucernario. Parete di fondo : sulla sinistra la porta d’ingresso, sulla destra la porta del bagno, fra le due porte un piccolo tavolo con un fornello a gas, sopra il fornello due mensole con sopra pentole ed altri attrezzi da cucina. Parete di destra : uno scaffale stracolmo di libri, un altro piccolo letto sempre vicino al muro, con sopra uno stereo portatile. Al centro, spostato verso sinistra, un tavolo con tre sedie, sulla destra un’altra sedia di fronte ad un leggio per musica. Poster e fotografie alle pareti, libri, spartiti musicali, fogli con appunti sparsi dappertutto.

SIPARIO

Primo pomeriggio. Rita, studentessa in lettere, magra, bionda, graziosa in jeans, maglione e ciabatte è seduta sulla destra del tavolo e sta studiando ad alta voc. Il tavolo è ingombro di libri.

SCENA PRIMA

RITA - (leggendo)... i cambiamenti genetici possono essere fortemente astratti ed operare a grande distanza dalla loro espressione fenotipica ultima, e nella loro espressione finale possono indubbiamente essere quantitativi o qualitativi. Ma quelli somatici sono assai più diretti e soltanto quantitativi... uff... (sbuffando) se ammettiamo che il pensiero creativo sia fondamentalmente stocastico, vi sono parecchi aspetti del processo mentale che suggeriscono un’analogia positiva. Cerchiamo una suddivisione binaria del processo mentale che sia stocastica in entrambe le sue metà, le quali però differiranno per il fatto che la componente casuale... (“Mente e natura” - Gregory Bateson)

D’improvviso si spalanca, sbattendo, la porta d’ingresso, si vedono solamente due braccia che reggono la custodia di un violoncello, alcuni libri, fascicoli e un sacchetto di plastica. Rita osserva rassegnata la scena, il mucchio di roba avanza nella stanza poi si ferma.

LORENZA - (da dietro il mucchio di roba con il fiatone) Rita, ci sei ?
RITA - Sono qui.
LORENZA - (c.s.) Allora ?
RITA - (sospirando in quanto la scena si ripete ormai già da molte volte) Vai avanti... ora gira a sinistra, fai tre passi, gira un po’ sulla destra, ancora due passi e...

Lorenza da dietro il violoncello non vede nulla e, seguendo le istruzioni di Rita, cerca di raggiungere il suo letto sulla destra della scena per appoggiarci la roba, solo che sbaglia tutte le manovre, sbatte sul tavolo, butta giù il leggio, sbatte contro la sedia e va a cadere, con tutta la mercanzia sul letto.

RITA - ... Sei arrivata !

Lorenza è anche lei graziosa, mora, è un po’ più formosa di Rita, ma non grassa, porta un paio di occhialetti tondi. Parla e agisce come se fosse ingenua o cadesse sempre dalle nuvole, in realtà è un’anima candida.

LORENZA - Meno male che ci sei tu a farmi da vigile, altrimenti non riuscirei neanche ad entrare in casa.
RITA - Anche perché, prima di entrarci, saresti capace di distruggerla a forza di violoncellate ! Ma non potevi scegliere uno strumento meno ingombrante ?
LORENZA - Sì, avevo cominciato con il trombone a coulisse, ma me lo dimenticavo sempre nel portaombrelli.
RITA - E non lo potevi mettere da un’altra parte ?
LORENZA - No, altrimenti mi dimenticavo l’ombrello.
RITA - E quando pioveva aprivi il trombone ?
LORENZA - No, ma una volta il professore di contrappunto si arrabbiò moltissimo perché l’ombrello mi aveva bagnato tutta la custodia del trombone.
RITA - Si arrabbiò perché avevi bagnato la custodia ?
LORENZA - (imbarazzata) No... perché mi ero dimenticata il trombone a casa e avevo messo l’ombrello dentro la custodia.
RITA - Oh Dio !

Lorenza comincia a recuperare la roba caduta in seguito allo scontro con il letto, Rita la osserva.

RITA - Sei passata al supermercato ?
LORENZA - Sì.
RITA - Ti sei ricordata di prendere i biscotti per Archimede ?

Lorenza fruga nel sacchetto di plastica e tira fuori una scatola.

LORENZA - Eccoli !

Rita, insospettita, si avvicina e legge l’etichetta della scatola.

RITA - Oh no !
LORENZA - Che c’è ?
RITA - Questa è naftalina !
LORENZA - Cribbio !... er... sai... la scatola è uguale a quella degli ”sgranocchietti”.
RITA - “Sgranocchietti” ?
LORENZA - Sì... (ripetendo una pubblicità) “Sgranocchietti, i biscotti dei bravi puffetti” !

Rita guarda Lorenza con commiserazione.

LORENZA - Hem, non hai visto la pubblicità in televisione ?... Hem... comunque... tanto ad Archimede piace giocare a tombola .
RITA - Che c’entra la tombola ?
LORENZA - ... Be’... può sempre adoperare le palline di naftalina come segnapunti per le cartelle.
RITA - Lorenza !
LORENZA - (imbarazzata) No ?
RITA - Non è che hai comprato il lucido da scarpe al posto dello yogurt ?

Lorenza fruga nel sacchetto senza successo, poi si guarda intorno, cerca tra i libri poi, colpita da un’idea, apre la custodia del violoncello e comincia a tirar fuori una gran quantità di vasetti di yogurt mettendoli sul tavolo.

RIRA - (rassegnata) Ti sei venduta il violoncello per una fornitura annuale di yogurt, o ti si è rovesciato lo scaffale al supermercato e ti hanno costretta a comprarli tutti ?
LORENZA - (finendo di sommergere la tavola di vasetti di yogurt) No, è che al supermercato, acquistando dieci confezioni, regalano una cassetta di Mozart !
RITA - Ho capito ! Ora abbiamo la serie completa delle sinfonie ?
LORENZA - (candida) No, solo quelle per pianoforte ed orchestra, quelle per violoncello occorre...
RITA - Lory, fammi un favore, lascia perdere Mozart in offerta speciale, non vorrei vederti arrivare con la custodia del violoncello piena di mozzarelle !

Lorenza continua a sistemare la roba, Rita torna al tavolo e comincia a spostare la montagna di vasetti di Yogurt per poter recuperare i libri.

LORENZA - Sai ho trovato una scrittura !
RITA - (tentando di fare un po’ di posto sul tavolo) Davvero ! Qualche concerto ?... Con quale orchestra ?
LORENZA - No, un quartetto d’archi.
RITA - Ah, bene ! Vivaldi, Mozart, Bach ?
LORENZA - No... Cacace Alfredo !
RITA - E chi diavolo è ?
LORENZA - Consulente musicale e socio della “Publispot”
RITA - La “Publispot” ?
LORENZA - Dobbiamo fare la base musicale per una pubblicità.
RITA - Bene ! Qualche collana di classica ? Qualche enciclopedia della musica ?
LORENZA - No... una linea di pa... pannolini per bambini.
RITA - (sospirando) Dammi retta, fermati ai pannolini, Beethoven si rivolterebbe nella tomba sentendo la quinta da sottofondo ad una pubblicità per un lassativo !

Improvvisamente suona il telefono. Le ragazze sobbalzano.

RITA - Oddio !

Scattano insieme alla ricerca del telefono che continua a squillare, ma in scena non si vede. Le due ragazze cominciano a guardare dappertutto: sotto e dentro gli armadi, nel bagno, dentro le pentole, poi si fermano l’una davanti all’altra aspettando un nuovo squillo per stabilire l’ubicazione dell’apparecchio. Il telefono squilla di nuovo.

RITA - Il tuo letto !

Lorenza si precipita sul letto di desta, si china e comincia a frugare sotto. Prima tira fuori il violoncello, poi una valigia, poi alcune scarpe.

LORENZA - Non c’è !
RITA - Aspetta !

Di nuovo uno squillo.

RITA - La valigia !

Lorenza apre la valigia, finalmente Rita tira fuori il telefono e lo appoggia sul letto. Il telefono continua a squillare, nessuna delle due si decide ad alzare la cornetta.

RITA - Tocca a te !
LORENZA - No, io ho risposto ieri, tocca a te !
RITA - Ma se avevi chiesto l’ora esatta !
LORENZA - A me quella voce fa impressione lo stesso !
RITA - Non mi interessa, tocca a te !

Lorenza, sospirando, alza la cornetta e si tappa il naso per camuffare la voce.

LORENZA - Qui è la segreteria telefonica del numero da voi chiamato, siamo momentaneamente assenti per tre anni, se avete un messaggio da lasciare sbrigatevi perché avete un minuto scarso a partire dal segna... (poi con sollievo)... ah, sei tu ! (a Rita) È Archimede... sì, siamo sole, no, non si è vista... lo scarico ?... Ah, sì, vieni pure, va bene... grazie, ciao !

Lorenza riattacca la cornetta, il telefono rimane sul letto, Rita, nel frattempo è tornata a riordinare la tavola.

RITA - Che voleva ?
LORENZA - Ha chiesto se poteva salire perché lo scarico della nostra vasca da bagno gli crea problemi.
RITA - Ma da dove ha chiamato ?
LORENZA - Dal suo appartamento.
RITA - E prima di fare due piani ha telefonato ?
LORENZA - Era per avvertirci che sta arrivando, non voleva essere scambiato per Petronilla !
RITA - Mmmm, difficile, quando Petronilla bussa alla porta, non la sfonda solo perché l’appartamento è suo !

Per un po’ ognuna delle ragazze continua a sistemare la propria roba.

RITA - A proposito della nostra cara e dolce padrona di casa, Dio la strafulmini ! Ma di quanto siamo in ritardo con l’affitto di questo mese ?
LORENZA - (pensandoci) Due settimane.
RITA - E la vipera non si è ancora fatta viva ? Impossibile !
LORENZA - Petronilla comincia ad urlare in LA per la prima settimana, la seconda arriva al SI bemolle, e solo una volta è arrivata al DO !
RITA - Vacca miseria ! Ho paura che prima o poi s’accorgerà che adopriamo la scala antincendio per evitare di incontrarla e ci bloccherà anche quel passaggio, come ha fatto per il montacarichi.
LORENZA - Sai credo che...

Qualcuno bussa alla porta.

RITA - Shhhh ! (abbassa la tonalità di voce camuffandola)... Chi è ?
ARCHIMEDE - (da fuori) Indiana Jones !
RITA - (rilassandosi) Sì, è questo è il tempio maledetto !

Le due ragazze tirano un sospiro di sollievo, Rita va ad aprire.

SCENA SECONDA

Entra Archimede : è un vecchietto simpatico, sempre allegro, basso, grassottello con i capelli bianchi, indossa una tuta da lavoro a bretelle e sotto un vecchio maglione chiaro, porta un paio di occhialetti tondi, ha spesso con se una cassetta per gli attrezzi, è il tuttofare del condominio.

ARCHIMEDE - Salute a voi mie principesse !
LORENZA - Ciao Archimede.
RITA - Ciao.
ARCHIMEDE - Che i miei occhiali possano sempre permettermi la visione di cotanta bellezza !
RITA - Smetti, altrimenti ci montiamo la testa.
ARCHIMEDE - (serio) Potessero saltare per aria tutti i giunti da tre quarti dell’impianto idraulico del condominio, se non dico la verità ! Solo sulla sommità di questo maniero potevano spuntare due ‘si mirabili fiori !
RITA - (ridendo) Per forza, la media dell’età del resto del “maniero” è di settanta anni !
LORENZA - ... e questa specie di attico era l’unico buco sfitto.
ARCHIMEDE - (teatrale) Non guardate le apparenze, mie principesse, perché prima di mezzanotte, questo bugigattolo si trasformerà nella sala del trono, dove il principe azzurro darà una grande festa con la speranza e il desiderio di rivedere la bellissima fanciulla incontrata nel bosco !
RITA - (divertita) Se lo sapesse Petronilla, chissà che affitto farebbe pagare al principe !
LORENZA - ... il quale da azzurro diventerebbe verde per la rabbia !
ARCHIMEDE - A proposito, mie dilette, avete avuto visite della megera ?
RITA - No, ma in compenso, con la tua telefonata, ci hai fatto venire un colpo... credevamo fosse lei !
ARCHIMEDE - Era l’unico modo per avvertirvi principesse.
LORENZA - Non l’abbiamo vista.
RITA - È strano, teoricamente a quest’ora avrebbe dovuto sbraitare già da una settimana.
ARCHIMEDE - Si vede che un drago famelico ne ha fatto un sol boccone !
RITA - Povero drago, una vasca da bagno di bicarbonato gli ci vorrebbe per digerirla !
LORENZA - A proposito, Archimede, ma tu non avevi telefonato per la vasca da bagno ?
ARCHIMEDE - Giusto ! (con voce terribile) I cunicoli segreti di questo castello sono rimasti occlusi dal cadavere di qualche sporco cospiratore !
LORENZA - Che schifo !
ARCHIMEDE - ... così il passaggio segreto tra le vostre stanze, madamigelle, e l’ala est del maniero... non fa passare più nulla !
RITA - Traduci !
ARCHIMEDE - Si è infilato qualcosa nel pozzetto di scarico del vostro bagno e, siccome l’impianto idraulico di questo condominio ha qualcosa di diabolicamente perverso, l’acqua, invece di ristagnare qui, trabocca giù da Raffaele al terzo piano !
RITA - E tu come fai a sapere che dipende da qui ?
ARCHIMEDE - Ho fatto il giro degli appartamenti, e questo è l’ultimo.
RITA - Non fa una grinza !
ARCHIMEDE - (inchinandosi) Principesse, chiedo licenza per controllare il vostro bagno !

Rita e Lorenza divertite, si chinano a loro volta, Archimede si infila nel bagno lasciando la porta socchiusa e, dopo un attimo comincia a smartellare. Rita e Lorenza riprendono a sistemare la confusione creatasi prima dell’arrivo di Archimede.

RITA - (guardandosi intorno) Dove diavolo mettiamo queste tre tonnellate di yogurt ?
LORENZA - Potremmo metterle sotto gli armadi !
RITA - Lory ?
LORENZA - Sì ?
RITA - (insinuante con le mani sui fianchi) Dove abbiamo messo le venticinque bottiglie di acqua minerale, da un litro e mezzo, che hai comprato la settimana scorsa al supermercato in offerta speciale insieme ai primi due dischi della raccolta dei canti popolari giavanesi della siccità ?
LORENZA - (candida) Sotto gli armadi !
RITA - Appunto !

Qualcuno bussa alla porta.

RITA - (sobbalza) Mamma mia !
LORENZA - (sottovoce) Chi può essere ?
RITA - (c.s.) Ho paura ad indovinare !

Ancora colpi alla porta.

LORENZA - (c.s.) Bisogna fare qualcosa.
RITA - Sì... ma...
PETRONILLA - (da fuori) Sono io, Petronilla ! So che siete là dentro, fatemi entrare !

Rita guarda Lorenza ed allarga le braccia rassegnata. Lorenza va ad aprire.

SCENA TERZA

Entra Petronilla sbattendo quasi la porta in faccia a Lorenza. È un donnone burbero che non ride mai, mette sempre soggezione. Nella commedia sarà sempre vestita allo stesso modo : vestaglia, pantofole, parannanza e bigodini in testa.

PETRONILLA - (brusca) Perché non rispondevate ?
RITA - ... Hem... buon giorno signora Petronilla...
PETRONILLA - Vi ho fatto una domanda !
LORENZA - C... con il rumore che fa Archimede, non si sente niente.
RITA - (a parte verso il pubblico battendo le mani come un ciak cinematografico) “Petronilla : uno, prima : scarichi, gatti e violoncello, ciak azione !
PETRONILLA - ... Ah, già... (poi burbera) comunque sono salita per dirvi due o tre cosette. Primo : non si buttano rifiuti che possono otturare le tubature degli scarichi dell’acqua, avete visto da voi quello che succede ! Secondo : signorine, evitiamo di dare da mangiare a tutti i gatti del quartiere affinché non si riempia il ballatoio di randagi puzzolenti ! Terzo: signorina Lorenza, è pregata di non suonare il violoncello dopo le dieci di sera, grazie !... Archimede ?
ARCHIMEDE - (dal bagno) Dica Petronilla !
PETRONILLA - (brusca) Archimede, quando ha finito qui, venga a dare un’occhiata al mio scaldabagno che non funziona bene !
ARCHIMEDE - (c.s.) Ve bene, scendo tra mezz’ora.
PETRONILLA - (secca) Buon giorno !

Petronilla esce, Rita e Lorenza accennano a fare un gesto di scherno in direzione della porta, ma Petronilla rientra improvvisamente. Le ragazze camuffano il gesto.

PETRONILLA - (sulla porta) Un’altra cosa, signorine ! Non voglio vedere uomini salire fino a qui, mi sono spiegata ?

Petronilla esce. Rita fa cenno a Lorenza di aspettare un momento, per essere sicure che Petronilla non torni indietro. Poi, come per dare un segnale, con le dita conta fino a tre e dalle bocche delle due ragazze parte una lunga e sonora pernacchia in direzione della porta.

SCENA QUARTA

RITA - (scimmiottando Petronilla) “Signorine evitiamo di dare da mangiare a tutti i gatti del quartiere !”
LORENZA - Se mi riuscisse di trovare l’archetto del violoncello, questa sera suonerei fino a mezzanotte !
RITA - (tristemente ironica) Uomini... se solo ne salisse uno fino a questa topaia, si butterebbe di sotto dalla disperazione !

Pausa.

LORENZA - (trasalendo) Hei ! Ma Petronilla non ha parlato di affitto !

Rita resta meditabonda per un attimo, poi realizza.

RITA - Vacca miseria, è vero ! (si siede esterrefatta) Non è possibile, ma che diavolo può essere successo ?
LORENZA - Che se ne sia dimenticata ?
RITA - Figurati ! Quella tiene i conti su tre calendari per non sbagliare. Lorenza, dimmi la verità, non è che sei andata a prelevare l’affitto dal fondo cassa d’emergenza ?
LORENZA - (imbarazzata) Non ricordo più dov’è...
RITA - Meno male... allora Petronilla è rincoglionita !
LORENZA - No, altrimenti non tirava fuori la faccenda dei gatti.
RITA - (colpita da un’intuizione) Allora non c’è che una spiegazione... Archimede !

Contemporaneamente dal bagno si sente un gran rumore di scarico d’acqua.

ARCHIMEDE - (dal bagno) Corpo di mille sifoni ! Ecco perché non scendeva l’acqua... arrivo !

Archimede esce dal bagno con una chiave inglese in mano e l’altra dietro la schiena come per nascondere qualcosa.

ARCHIMEDE - Lorenza, ho buone notizie per te !
LORENZA - Per me ?
ARCHIMEDE - Ho trovato il tuo archetto !

Archimede tira fuori da dietro la schiena l’archetto del violoncello.

LORENZA - Finalmente ! Grazie Archimede !

Lorenza fa per prenderlo, ma Archimede, con l’archetto, le dà una bacchettata affettuosa sulle mani, Lorenza le ritira di scatto.

ARCHIMEDE - Se vuoi che te lo restituisca, mi devi spiegare come diavolo è finito quest’arnese nel pozzetto di scarico della vasca da bagno ?
LORENZA - ... Hem... forse è stato quando ho cercato di recuperare le mutandine che mi erano finite nello scarico !
ARCHIMEDE - Sono forse queste ? (tirandole fuori di tasca)
LORENZA - (imbarazzata) S... sì..
ARCHIMEDE - E, mi perdoni l’impertinenza principessa, ma come sono finite le sue mutandine nello scarico ?
LORENZA - (arrossendo) Mi si sono sfilate di dosso.
ARCHIMEDE - Ragazza mia ! Comprale un numero più piccole !
LORENZA - (imbarazzata) No... è che faccio la doccia con le mutandine... così risparmio l’acqua per lavarle... capirai, Petronilla ce la propina con il contagocce !... Poi me le tolgo e le faccio asciugare...
ARCHIMEDE - Sexy, una trovata veramente sexy !
LORENZA - Davvero ! Oh, Archimede, nessuno mi aveva mai detto che ero sexy !
RITA - (a parte) Una gabbia di matti, questo condominio è una gabbia di matti !
ARCHIMEDE - Bene, anche questa è fatta, recupero gli arnesi e vi lascio.
RITA - Aspetta un momento !

Pausa.

RITA - Archimede ! Chi ha pagato il nostro affitto ?
ARCHIMEDE - Sarà stato il vostro principe azzurro... chiedo licenza principesse...
RITA - Fermo là ! Sputa l’osso !
ARCHIMEDE - (sospirando) E va bene, ve l’ho anticipato io a Petronilla... non vi preoccupate, me li restituirete appena potrete.
RITA - (quasi piagnucolando) Archimede, accidenti ! Mi fai sentire un verme ! (si siede) 
ARCHIMEDE - Su, su, vuol dire che ne approfitterò quando sarete professoresse !

Archimede si avvia in bagno a recuperare gli attrezzi, ma si ferma ad osservare le ragazze.

ARCHIMEDE - Allora io vado... be’, cosa sono quelle facce lunghe ?

Pausa.

ARCHIMEDE - Venite qui principesse, avanti, venite !

Le due ragazze si avvicinano a testa bassa, fino a trovarsi a fianco di Archimede, Rita a sinistra e Lorenza a destra. Archimede mette paternamente le braccia sulle spalle delle ragazze.

ARCHIMEDE - Allora che c’è ?
LORENZA - Archimede, non dovevi...
ARCHIMEDE - E allora gli amici che ci stanno a fare ?
RITA - ... avevamo la scorta di emergenza !
ARCHIMEDE - Sì, così poi mangiavate yogurt fino alla fine del mese !
RITA - ... No...
ARCHIMEDE - (sorridendo) Ragazze mie, quanto vi devono sembrare duri questi tempi, e quanto li rimpiangerete fra vent’anni quando tu (a Lorenza) sarai una grande concertista e tu (a Rita) un’antropologa di fama internazionale... ed io riparerò tubature tra gli angioletti !
RITA - Oh ! Archimede ! Non sono così grandi i nostri sogni, almeno i miei.
ARCHIMEDE - Ah no ? E quali sarebbero ?
RITA - (imbarazzata) Be’ io...
ARCHIMEDE - Su avanti !
RITA - (c.s.) Mi... mi sono... innamorata !
ARCHIMEDE - Magnifico ! Dietro i piccoli sogni ci sono sempre nascosti quelli grandi ! E chi sarebbe il fortunato mortale ?
RITA - (c.s.) ... È un assistente universitario, un certo professor Santalba... oddio... quando mi guarda e mi parla, mi si annoda la lingua... mi avrà rivolto la parola un paio di volte.... e tutte le volte mi sono sempre impappinata... facendo la figura del baccalà... Archimede, tu parli sempre di principi azzurri, (sospirando) come vorrei che esistessero una volta tanto !
ARCHIMEDE - Fantastico !
RITA - E poi con tutte quelle galline che all’università gli girano intorno vuoi che si interessi proprio ad una papera come me !
ARCHIMEDE - E tu che ne sai ?
RITA - (rassegnata) Archimede... accidenti, vuoi che non me ne accorga ?
ARCHIMEDE - Lui stesso ti ha detto che non gli interessi ?
RITA - Certo che no..., ma...
ARCHIMEDE - E allora come fai a sapere che non c’è niente di azzurro dentro il tuo professore ?

Rita fa le spallucce sconsolata.

ARCHIMEDE - E tu, principessa Lorenza ?
LORENZA - (imbarazzata) Io... lo so che sono sbadata e distratta... e che non riesco mai a fare le cose giuste... (a Rita) tu almeno ti impappini, io, quando sono innamorata... non riesco neanche a pa... parlare e, qualche volta, con tutti i guai che combino, non... non riesco neanche a far capire che... che sono innamorata... io vorrei (ci pensa un momento) ... vorrei poter dire con la musica quello che non riesco a dire con le parole, vorrei che... che il mio violoncello, per una volta, parlasse per me !

Archimede dà un bacio sulla fronte a ciascuna delle ragazze.

ARCHIMEDE - Principesse, c’è qualcosa di grande dentro di voi !

Pausa.

ARCHIMEDE - Be’, io recupero gli attrezzi.

Archimede entra e riesce dal bagno con la cassetta degli attrezzi, le due ragazze riprendono a sistemare la confusione nella stanza. Archimede, uscendo dal bagno, inciampa su una scarpa di Rita saltata fuori da sotto il letto di Lorenza durante la ricerca del telefono.

ARCHIMEDE - Acc... !
RITA - Oh, scusa Archimede, non ho mai tempo di sistemare niente in questa stanza !

Archimede, prima che lo faccia Rita, raccoglie la scarpa (si tratta di una scarpa destra a tacco alto) la rigira tra le mani e scopre che nella suola c’è un buco.

ARCHIMEDE - Hum ! Bene così, oltre a mangiare yogurt fino alla fine del mese, sareste andate in giro anche con i buchi nelle scarpe !
RITA - ... No... ne ho un altro paio...
ARCHIMEDE - Si, magari con due buchi ! Lascia fare a me !
RITA - Oh grazie Archimede !
ARCHIMEDE - Be’, io vi lascio, ci vediamo.

Archimede apre la porta d’ingresso e fa per uscire, Lorenza, senza pensarci, prende la scatola con la naftalina.

LORENZA - Archimede, i tuoi biscotti !

Lorenza appena finisce di parlare si accorge della gaffe, anche perché Rita le lancia un’occhiataccia, ma ormai è troppo tardi, Archimede prende la scatola, la guarda e l’annusa.

ARCHIMEDE - (sorridendo) Si saranno mantenuti bene questi biscotti con la naftalina !
LORENZA - (mortificata) Scusami, Archimede, ma le scatole degli “Sgranocchietti” sono tali e quali a queste !
ARCHIMEDE - (pensandoci) Non importa... vuol dire che userò le palline di naftalina per la tombola come segnapunti per le cartelle... i miei omaggi, principesse ! (esce facendo un grande inchino e portandosi via la scarpa)

Lorenza allarga le braccia come per dire “Hai visto !”, Rita la guarda esterrefatta, poi Lorenza riprende a sistemare la roba.

RITA - (verso il pubblico) Una gabbia di matti, questo condominio è una gabbia di matti !

SCENA QUINTA

Le due ragazze finiscono di sistemare la confusione nella stanza, poi Rita riprende a studiare. Lorenza dopo aver armeggiato un po’ con il violoncello, sistema uno spartito sul leggìo e comincia a suonare. Rita la guarda rassegnata.

RITA - Lory ?

Lorenza seguita imperterrita a suonare.

RITA - (più forte) Lorenza !
LORENZA - (fermandosi) Sì, che c’è ?
RITA – (materna) Lorenza, amica mia, non avevamo stabilito dei turni per studiare?
LORENZA - Oh, scusami, mi dispiace, ma devo assolutamente provare la mia parte per quello spot pubblicitario, forse mi daranno da fare degli arrangiamenti !
RITA - E io ?
LORENZA - (supplichevole) Ti prego Rita, solo per questa volta ! Ho veramente bisogno di provare !
RITA - Vacca miseria ! Io ho un esame tra una settimana !
LORENZA - Hai ragione, ti prometto che domani ti lascerò tutto il giorno tranquilla.
RITA - Uff, e va bene, ma domani tocca a me !
LORENZA - Promesso !

Lorenza riprende a suonare, Rita chiude i libri, poi si ferma pensierosa guardando Lorenza.

RITA - Lory ?
LORENZA - (continuando a suonare) Sì ?
RITA - (a bruciapelo) Ti sei innamorata ?

Lorenza prende una sonora stecca e smette di suonare.

LORENZA - (sospirando) Sì !
RITA - Ed è quel... Cape... Cace...
LORENZA - Cacace Alfredo.
RITA - Scommetto che è di Napoli !
LORENZA - Come fai a saperlo ?
RITA - Ho tirato ad indovinare, dai, raccontami tutto !
LORENZA - Be’, ricordi Sergio, quel mio amico del corso di storia della musica ?
RITA - Sì, allora ?
LORENZA - È lui che mi ha fatto conoscere Alfredo alla Publispot... accidenti, come l’ho visto mi si sono allentate le corde vocali... mi ha spiegato il lavoro, mi ha fatto un sacco di domande, mi ha chiesto se me la sentivo, eventualmente di fare gli arrangiamenti e un sacco di altre cose...
RITA - E tu ?
LORENZA - Io non ho saputo neanche rispondere, mi sono imbambolata come un gufo, poi ad un certo momento, mi ha chiesto di fargli sentire qualcosa... da lì sono iniziati i guai : ho aperto la custodia del violoncello dalla parte sbagliata e, accidenti, mi è caduto in terra, poi non trovavo l’archetto così, allo studio di registrazione, me ne hanno dovuto prestare uno...
RITA - Il tuo era dentro lo scarico della vasca da bagno !
LORENZA - (proseguendo) Poi, quando mi stavo per sedere per cominciare a suonare, Alfredo mi ha guardato con gli occhi spalancati e con la bocca aperta...
RITA - ... Avevi fatto colpo ?
LORENZA - No... avevo messo l’asta di appoggio del violoncello sul suo piede...
RITA - No ! E lui ?
LORENZA - Non ha detto nulla... io mi sono scusata balbettando qualcosa, poi mi ha detto che non importava e che comunque mi avrebbe fatto sapere qualcosa per la registrazione della musica per lo spot... (quasi piagnucolando) oh Rita, accidenti, perché sono così imbranata !
RITA - (avvicinandosi a Lorenza) Su dai, non te la prendere, vedrai che si farà vivo.
LORENZA - Macché, accidenti, mi sa che salterà anche il lavoro alla Publispot, così, oltre a non...

Qualcuno bussa alla porta.

RITA - (piano) Chi diavolo sarà ?
LORENZA - (c.s.) Non sarà ancora Petronilla ?
RITA - (c.s.) Non credo, ormai le prediche settimanali ce le ha fatte tutte !

Ancora colpi alla porta.

LORENZA - (c.s.) Bisogna rispondere.
RITA - (c.s.) Già.
LORENZA - (c.s.) Questa volta tocca a te, poco fa al telefono ho risposto io !
RITA - (sospirando) Okay !... Hem... chi è ?
NENE’ - (da fuori, con accento partenopeo) Sono Alfredo Cacace, sto cercando la signorina Lorenza !
RITA - Sì, un attimo le apro subito ! (a Lorenza) Hai visto stupida !
LORENZA - Non aprire ! (si alza e comincia ad agitarsi) Oddio ! Come faccio ! Non posso farlo entrare in questa topaia... mamma mia, non ho neanche preparato la parte... co... come faccio... chissà cosa potrebbe pensare... accidenti !

Lorenza, senza pensarci, posa l’archetto del violoncello su di una sedia.

RITA - Vuoi calmarti !

Rita ci pensa un attimo, mentre Lorenza continua ad aggirarsi per la stanza agitatissima.

RITA - (colpita da un’idea) Senti Lory, lascia fare a me, tu pensa solo a suonare come non hai mai suonato in vita tua ! Okay ?
LORENZA - Va... va bene.
RITA - Hai ancora quella cassetta con la base orchestrale registrata ?
LORENZA - S... sì, ma...
RITA - Bene !

Rita si rassetta un po’, poi guarda Lorenza e le fa cenno di fare altrettanto.

RITA - Pronta ?
LORENZA - A... aspetta,... oddio Rita !
RITA - Allora ?
LORENZA - S... sì !

SCENA SESTA

Rita apre la porta di ingresso ed entra Alfredo Cacace detto Nenè. E’ un bel ragazzo moro, con i capelli lunghi legati a coda, veste con giacca e cravatta e porta gli occhiali da sole, parla con forte inflessione partenopea, È un guappo della nuova generazione.

NENE’ - (sulla porta) Buonasera ! Scusate signurì, cercavo la signorina Lorenza, mi aveva... (poi vede Lorenza)... oh ! Scusate Lorenza, non vi avevo visto !
LORENZA - B... buona sera signor Alfredo.
RITA - Prego, accomodatevi !
NENE’ - Grazie
LORENZA - Rita, il signor Alfredo Cacace...
NENE’ - (togliendosi gli occhiali)... Nenè, per gli amici !
LORENZA - La mia amica Rita.
RITA - Piacere, Lorenza non ha fatto altro che parlarmi di lei !
NENE’ - (leggermente imbarazzato stringendo la mano a Rita) ‘O vero ?
RITA - Prego si segga, ci scusi per la confusione, ma Lorenza stava provando la musica per il vostro spot pubblicitario, così, per non disturbarla, ho pensato di rimandare a più tardi le pulizie di casa.
NENE’ - Ah... va buo’... proprio pe’ chisto ero venuto e...
RITA - (interrompendolo) ... Lo sa che Lorenza ha preso veramente a cuore questo incarico, da quando me ne ha parlato, non ha fatto altro che studiare tutta la partitura... !
NENE’ - ... Sì. Purtroppo ce sta nu problema !
RITA - ... Non si preoccupi, Lorenza è...
NENE’ - Signurì... si nu m’aìte a fa’ parla’, comm’aggi’ a spiegare ciò che ho da divve !
RITA - ... Mi scusi.
NENE’ - (sospirando) ‘I tengo nu guaio !
LORENZA - Mamma mia !
NENE’ - Va’ ricurdate ‘o professor Scannapecora ?

Rita reprime una risata.

LORENZA - C... chi l’autore della musica per lo spot ?
NENE’ - Proprio isso !
RITA - Che gli è successo ?
NENE’ - Stava a lavorà alla musica da’ pubblicità quann’ ’o fesso ‘e Gaetano, ca faciva ‘e pulizie dint’ ’o
studio, ca’ scopa ha sbattuto contro ‘o pienneforte, e ‘o coperchio s’ è chiuso su ‘e mane do professore... madonna... ha urlato ca pareva proprio na pecora scannata... ora sta co ‘e mane fasciate... pare nu vigile ca dirige ‘o traffico !
LORENZA - Mamma mia !
NENE’ - (preoccupato) Pe nu mese ‘o professore nun potrà lavorà e ‘i so’ dint’a merd... oh scusate... non volevo essere scortese, ma stammatina aggi’ parlato ca amministratore da’ “Puf Puf” !
RITA - Di cosa ?
NENE’ - Da “Puf Puf “ ‘a società ca m’ha commissionato ‘o spot !
RITA - Ah... ecco...
NENE’ - Chillo sta n’cazzato nero ! M’ha detto ca si nun gli consegno ‘a musica entra na settimana mi manda l’avvocato a farmi na serenata !
LORENZA - Mamma mia !
NENE’ - (squadrando Lorenza) Signorina Lorenza, mammà vostra sa’ sona’ ‘o pianneforte ?
LORENZ A - N... no...
NENE’ - E allora nun la nominate chiù ! Ca ‘o problema è grave, aggì parlato co tutto ‘o quartetto d’archi... so’ guaglioni e non sanno sonà manco “Dove stà Zazà” e memoria si nisciuno glela scrive... (quasi a se stesso) ma va ‘o sango n’capo si pienz’a quello ca m’aspetta...

Pausa.

LORENZA - (timidamente) Forse io potrei...
NENE’ - Signorina Lorenza, ‘i sto n’guaiato assai,... voi, con l’aiuta ‘e San Genna’, dovete fa’ nu miracolo pe me, (sospirando) Lore’, ve la sentite di scrive’ ‘a musica pe’ ‘o spot ? Ma’ dovete da di’ a verità, si nun ve la sentite nun importa, ma io ho da saperlo subito !
LORENZA - (c.s.) Signor... Nenè... io non so se...
NENE’ - (quasi seccato) Ma’ dispiace assai, ma i’ non posso aspetta’ na vostra decisione, fra una settimana aggi’ ‘o avvocata ca ma’...
RITA - (interrompendolo) Lorenza, perché non fai sentire a Nenè quella registrazione orchestrale su cui provavi la parte per il violoncello ?
LORENZA - Ma... non so se possa andar bene...
NENE’ - Signurì, io non posso...
RITA - (c.s.) Si sieda, Nenè, prego, scusi il disordine e ascolti con calma la partitura di Lorenza, ne rimarrà entusiasta... (poi a Lorenza a mezza bocca)... sbrigati accidenti ! Tira fuori la cassetta dagli la via e metti dentro il violoncello tutta l’anima che hai e quella che non hai ! (poi sorride a Nenè)

Mentre Rita cerca di intrattenere Nenè, Lorenza si dà affannosamente da fare, tira fuori il violoncello, cerca la cassetta, la trova, poi prende lo stereo portatile e cerca la prolunga per collegarlo alla presa, rovista per tutto lo scaffale dei libri di destra, poi va verso il reparto cucina e finalmente trova la prolunga dentro una pentola. Poi comincia a cercare l’archetto, contemporaneamente Rita riesce, quasi a forza, a far sedere Nenè, il quale, appena si siede sulla sedia fa un salto.

NENE’ - Hai ! Mannagg.. (poi si massaggia il sedere)
LORENZA - Che succede ?
RITA - (recuperando l’archetto e porgendolo a Lorenza) Il tuo archetto... (poi fra i denti) Sbrigati !
NENE’ - Sentite signorina Lore’ lasciamo sta’, in qualche modo...
RITA - (bloccandolo) No, no ! Si sieda Nenè, deve assolutamente sentire Lorenza !
NENE’ - Ma...
RITA - Lorenza ha lavorato molto per questo incarico, deve darle almeno questa soddisfazione !
NENE’ - (rassegnato e per niente convinto) ... E va buo’... sentimm’ sta musica.

Rita e Nenè si siedono di fronte a Lorenza che si sistema, imbraccia il violoncello, ma ne combina ancora un’altra riuscendo a buttare a terra il leggìo con tutti i fogli, Rita si precipita a raccoglierli e ad aiutare Lorenza a sistemarli di nuovo sul leggio, Nenè sospira con gli occhi al cielo.

RITA - (a mezza voce) Accidenti a te, vedi di non muoverti più e di pensare solo a suonare ! (poi sorride ancora a Nenè.

Rita si siede, Lorenza sospira e la guarda smarrita, Rita le lancia un’occhiataccia e fa l’atto di tirargli una ciabatta che ha ai piedi.

LORENZA - Rita, mi puoi accendere lo stereo ? Grazie !

Rita si alza, lo accende e si rimette seduta.

NENE’ - (insofferente) Signurì... !
RITA - Shhhh, ascolti !

Lorenza lancia un ennesimo sospiro, parte la base orchestrale registrata e dopo alcune battute Lorenza comincia a suonare il violoncello.

SCENA SETTIMA

La musica che si spande lentamente nell’aria è un adagio bellissimo e struggente, piano piano nella stanza si crea un’atmosfera magica e incantata. Un cambiamento di luci contribuisce alla magia. Rita e Nenè dopo qualche minuto di ascolto restano completamente ipnotizzati dalla musica. Lorenza stessa è completamente assorbita dalla sua esecuzione e non si rende conto di quello che le succede intorno.

SCENA OTTAVA

La musica lentamente sfuma, le luci ritornano quelle di prima e per qualche secondo tutti in scena tacciono. Rita e Nenè sono rimasti a bocca aperta e completamente imbambolati, con ancora la musica nelle orecchie. Lorenza solleva lentamente la testa, fino a quel momento rimasta piegata in concentrazione sullo spartito e sullo strumento.

LORENZA - Hem... questa è la musica che forse potrebbe andar bene per i pannolini “Puf Puf”.

Rita e Nenè, ancora incantati, non rispondono.

LORENZA - Co... cosa dice Nenè, pe... pensa che possa andar bene ?

Rita e Nenè non si muovono, Lorenza, preoccupata, si alza e si avvicina ai due, li guarda e passa una mano davanti agli occhi dei due senza successo.

LORENZA - Hem... Rita ?... Nenè ? V... vi sentite bene ?

Ancora niente, Lorenza comincia a spaventarsi.

LORENZA - (piagnucolando) Hei, svegliatevi, non fate così...

Nell’agitazione Lorenza batte i piedi per terra e i due finalmente si risvegliano dall’ipnotizzazione musicale.

LORENZA - Uff.. meno male... che spavento !

Rita e Nenè si guardano fra loro, poi guardano Lorenza.

LORENZA - (timidamente) Be’... signor Nenè... che ne pensa ?... Io non so se po... possa andar bene... per lo s... spot ?
NENE’ - (rimbambito) Comm... ?
LORENZA - La musica ?
NENE’ – (c.s.) ‘A musica... ?
LORENZA - Sì... le è piaciuta ?

Nenè si appoggia alla sedia e chiude gli occhi.

NENE’ - (sospirando) ‘A musica...

Nenè riapre gli occhi, si alza e si avvicina a Lorenza. Nenè le prende una mano tra le sue e gliela bacia.

NENE’ - (lentamente, guardandola con gli occhi che gli brillano) Signorina Lorenza, chi nasce a Napoli, nasce ca’ musica dint’ ’o core, ma ‘i non sapevo che dint’ ’o core mio mancasse ancora tutta ‘a musica ca ‘i aggi’ sentito uscire dalle sua mane ! Signorina Lorenza... posso darle del tu ?
LORENZA - Ce... certo Nenè !
NENE’ - (c.s.) Lorenza, tu non hai due mane e nu’ violoncello... tu hai ‘o profumo d’una sinfonia !
LORENZA - (rapita) Oh... Nenè !
NENE’ - Lorenza, tu a da’ scrive, pe a “Puf Puf” ‘a musica do spot, pe’ ‘a “Publispot” tutta ‘a musica per la pubblicità, e... pe’ me (teneramente, baciandole ancora la mano) ‘a musica del tuo core !

Pausa. Lorenza è completamente nel pallone e non riesce più a dire una parola, Rita è rimasta seduta in silenzio completamente frastornata dagli avvenimenti.

NENE’ - Lorenza, dobbiamo da’ festeggiare, posso invitarti a cena ?
LORENZA - Hem... io, non so, s... si, un mo... momento, scusami un attimo, va... vado a cambiarmi !

Nenè bacia ancora una volta teneramente la mano a Lorenza, che dopo un attimo d’imbarazzo, entra nel bagno.

NENE’ - (sospirando) Nun credevo ca’ si potesse suonare accussì !
RITA - S... sì...
NENE’ - ... Rita, hai fatto bene a famme assittà per forza, altrimenti ‘i nun avrei mai sentito ‘o violoncello ‘e Lorenza !
RITA - ... Già...

Lorenza esce dal bagno pronta per uscire.

LORENZA - ... Sono pronta.
NENE’ - (guardandola compiaciuto) Sì, iamm’, conosco nu ristorante ca fa gli spaghetti ‘e cozze ca so’ ‘e settebellezze !

Lorenza sorride e fa per uscire, poi si ricorda di Rita

LORENZA - Rita, ti dispiace se esco ?
RITA - No.. no, ta... tanto ho da studiare...
LORENZA - Ciao !
NENE’ - Rita, appena abbiamo fernuto ca’ “Puf Puf”, dobbiamo da’ festeggiare tutti insieme va buo’ ?
RITA - S... sì, certo !

Lorenza e Nenè escono dalla porta d’ingresso, Nenè, prima di uscire lancia un bacio a Rita. Dopo che i due sono usciti, Rita resta seduta ancora mezza frastornata, poi si alza e guarda in direzione della porta da cui sono usciti i due.

RITA - (come rivolta a Lorenza) Hai visto stupida ! Che ti avevo detto ? “Cerca di suonare come non hai mai fatto in vita tua”... vacca miseria se l’hai fatto ! (sospirando) Tu almeno hai il tuo violoncello per parlare agli uomini io... accidenti, che gli racconto... le teorie socio-antropologiche di Strauss... uff.. !

SCENA NONA

Rita, tristemente si appresta a ritornare al tavolo per studiare, quando qualcuno bussa alla porta.

RITA - Sì, chi è ?
PETRONILLA - (da fuori) Sono Petronilla fatemi entrare !
RITA - Oh no !... Un momento !

Rita apre la porta e Petronilla entra come una furia.

PETRONILLA - (inviperita) Signorina Rita !
RITA - S... sì ?
PETRONILLA - Mi sembrava di essere stata chiara ! Avevo detto che non volevo vedere uomini qui dentro ! Le dispiacerebbe dirmi chi è quel tizio che ho visto uscire poco fa con la sua amica ?
RITA - ... Hem... è il titolare dell’agenzia di pubblicità, Lorenza ha avuto un incarico...
PETRONILLA - (interrompendola) Non m’interessa !
RITA - Ma se me l’ha chiesto lei ?
PETRONILLA - Basta ! Primo : non voglio assolutamente che si ripeta ! Secondo : se rivedo ancora qualcuno di quel genere qui dentro, voi fate le valige in cinque minuti ! Terzo : quando rientra la signorina Lorenza mi fa il piacere di chiamarmi che vorrei dirle due parole !
RITA - Sì, ma guardi che sono faccende di lavoro e...
PETRONILLA - Lavoro o non lavoro, questa è una casa rispettabile, le vostre... faccende le andate a fare da qualche altra parte, mi sono spiegata ! Arrivederci !

Petronilla esce sbattendo la porta. Rita si siede scoraggiata.

RITA - (stizzita) Che cavolo succederà ancora oggi !

SCENA DECIMA

Bussano alla porta.

RITA - (scoraggiata) Oh, Dio... chi è ?
ARCHIMEDE - (da fuori) Sono Archimede !
RITA - (aprendo la porta) Ciao, Archimede entra.
ARCHIMEDE - (entrando con la scarpa di Rita in mano) E’ permesso ? Ciao, ti ho riportato la tua scarpa risuolata e... hei ? Che cos’è quel muso lungo ?

Rita abbassa lo sguardo, Archimede posa la scarpa sul pavimento e si avvicina alla ragazza.

ARCHIMEDE - (sollevandole la testa per il mento) Allora Principessa, che ti succede ?

Rita reprime un singhiozzo.

ARCHIMEDE - Be’ ? È forse finito il ballo e la carrozza si è trasformata in zucca ?
RITA - (stizzita, divincolandosi da Archimede) Oh, Archimede ! Vacca miseria... non... non me ne va una per il verso giusto...
ARCHIMEDE - (dolcemente) E che cosa non va per il verso giusto ? Forse non sei più capace di sognare ? O forse hai paura di sognare ?
RITA - Archimede, accidenti ! La vita non è fatta di principi azzurri !
ARCHIMEDE - ... O forse sei tu che non li vuoi vedere ?
RITA - ... Uff...
ARCHIMEDE - Per esempio, chi era quel giovane che ho visto uscire con Lorenza ?
RITA - Cacace Alfredo, detto Nenè, socio della “Publispot” !... La cotta di Lorenza...
ARCHIMEDE - Favoloso ! Un principe azzurro, hai visto ! Che ti avevo detto !... Un principe... socio di cosa ?
RITA - Della “Publispot”, Lorenza ha avuto l’incarico di scrivere delle musiche per una pubblicità.
ARCHIMEDE - Magnifico ! E dimmi una cosa : come diavolo ha fatto Lorenza a non impappinarsi come il suo solito ?
RITA - Non lo so, io ho cercato di convincere Nenè ad ascoltare Lorenza al violoncello, Lorenza ha iniziato a suonare, poi non so cosa sia successo...
ARCHIMEDE - Come sarebbe a dire ?
RITA - (calmandosi ripensando alla musica di Lorenza) Non lo so... da quelle mani è uscito qualcosa che avrebbe dovuto essere musica e...
ARCHIMEDE - (sorridendo sornione) Be’ ? Che cosa era mai... vino ?
RITA - Forse, solo che l’effetto è stato molto più forte... so solo che Lorenza non ha suonato... ha... non so.
ARCHIMEDE - Ha sognato !
RITA - Come ?
ARCHIMEDE - Si, vedi, Lorenza doveva dire qualcosa a... come si chiama ?
RITA - Nenè.
ARCHIMEDE - Sì, a Nenè, lei sapeva che non sarebbe mai riuscita a dire a voce quelle cose, ha solo desiderato fortemente di dirle, il violoncello ha tradotto in musica i suoi desideri e la sua gioia, le note hanno fatto il resto.
RITA - Sì, è stata una cosa fantastica !

Pausa.

RITA - (sospirando) Già la musica... Lorenza almeno ha avuto il mezzo per parlare, ma io ?
ARCHIMEDE - Principessa, ricordati che è importante il modo come i nostri desideri vengono fuori dalla nostra anima, ma ancora più importane è la loro forza ! La musica ha aiutato Lorenza ad esprimere i propri, ma se non fossero stati grandi, nessun strumento al mondo avrebbe potuto cantarli !
RITA - (ironica) Sì, ma t’immagini esprimere le proprie sensazioni e i propri desideri con teorie sociologiche ?
ARCHIMEDE - E chi ti dice che non sia un buon sistema ?
RITA - Archimede, ma fammi il piacere !
ARCHIMEDE - (avvicinandosi) Principessa, chiudi gli occhi.

Rita esegue tanto per fare.

RITA - ... Uff !
ARCHIMEDE - Ora desidera fortemente, che quel professore... quel...
RITA - Santalba.
ARCHIMEDE - ... in questo momento stia pensando ad una sua allieva, quella biondina che tutte le volte siede sulla terza fila di sinistra dell’aula magna...
RITA - ... sulla quarta a destra.
ARCHIMEDE - ... ed ogni volta lo guarda con occhi languidi...

Rita sospira.

ARCHIMEDE - ... immagina che il nostro professore senta, da un bel po’ di tempo, il desiderio di rivederla senza avere il coraggio di chiederglielo...
RITA - (ironica) Sì... proprio !
ARCHIMEDE - ... credi che si fermerebbe davanti al primo ostacolo ? Ora pensa... immagina che il tuo professore, che da tempo ha il numero di telefono di quella biondina, sia seduto davanti al suo apparecchio e che, come gli è successo tante altre volte, non ha il coraggio di alzare la cornetta e di chiamarla... ti piacerebbe Principessa che lo facesse ?
RITA - (sempre ad occhi chiusi) Moltissimo !
ARCHIMEDE - Allora aiutalo !
RITA - E come ?
ARCHIMEDE - Con i tuoi desideri ! Con la tua voglia che il telefono squilli e che dall’altra parte ci sia il tuo professore !... (sussurrando vicinissimo a Rita)... forza, principessa, impara a sognare !

Rita rimane per qualche minuto a occhi chiusi, concentrata, stringendosi le mani. Poi riapre gli occhi sospira e si alza rassegnata Archimede che a sua volta la osserva sornione.

RITA - (sospirando) Archimede, amico mio, i sogni sono piuttosto restii ad avverarsi, a me poi non danno retta per niente !

Archimede continua a guardarla con un mezzo sorrisetto.

RITA - (Apprestandosi a ricominciare a studiare) Caro Archimede se non mi do da fare, tra dieci giorni, all’esame, il caro professore me li darà lui i desideri... vacca miseria, ci ha appioppato un libro che dire si riesca a capirne almeno il titolo è puro ottimismo. Comunque, lascia perdere i sogni, i professori hanno troppe cose per la testa, probabilmente si sono dimenticati anche come si fa a sognare !

Squilla il telefono che Lorenza ha lasciato sul suo letto. Rita resta per un attimo stupita. Il telefono continua a squillare, ma Rita non si decide a muoversi.

ARCHIMEDE - (sempre sornione) Principessa, il telefono sta suonando, non rispondi ?
RITA - (senza muoversi) Hem... sì... sarà Lorenza che ha dimenticato qualcosa !
ARCHIMEDE - (c.s.) Alza la cornetta e lo saprai !

Il telefono continua a squillare, Rita per qualche secondo ancora non si muove, poi si alza decisa.

RITA - (ironica, raggiungendo il telefono) Ma si, o è Lorenza che ha scordato gli occhiali, o è mia madre che si raccomanda... sai com’è, “Guarda come sei magra, devi studiare, non puoi mangiare solo yogurt” eccetera eccetera... sai come sono le madri... (alza la cornetta)... pronto ? Sì, sono io... come ? All’università... sì certo... la lezione ? Quale lezione ? Sì che ci sono andata... senti, non è proprio aria, ho da fare, se sei in vena di scherzi, cercati un altro numero !... Sì certo... certo che conosco il... ah... ma chi cavolo sei ?

Rita sbianca in viso, spalanca gli occhi e la bocca e cada a sedere sul letto.

RITA - Pro... pro... professore... (guardando Archimede allibita) er... io... sì... sì, ce... certo, qua... quando ? Ora ? Ma io, non so... fra un’ora ? S... sì va be... bene (lentamente Rita riattacca il telefono)... a... arrivederci... !

Archimede continua a sogghignare.

ARCHIMEDE - Era Lorenza, tua madre o forse Petronilla ?
RITA - (sempre seduta sul letto esterrefatta)... No... era il pro... professor Santalba !
ARCHIMEDE - (falsamente) Ma no ?
RITA - (c.s.) Mi ha chiesto se po... potevamo vederci.
ARCHIMEDE - E come mai ?
RITA - (c.s.) Non lo so... non me lo ricordo più.
ARCHIMEDE - Pensi di andarci ?
RITA - (c.s.) Il professor Santalba mi ha telefonato e... mi ha chiesto di vederlo... non è possibile... Oddio ! (riprendendosi un po’)... co... come dicevi ?
ARCHIMEDE - Pensi di andarci ?
RITA - (c.s.) Io ?... Andare dove... ?
ARCHIMEDE - Ma all’appuntamento con il tuo professore !
RITA - (c.s.) S... sì... non so... forse... (poi finalmente realizza) L’appuntamento ! Sì, sì certo !

Rita balza in piedi e comincia ad agitarsi e ad aggirarsi per la stanza.

RITA - (freneticamente) Vacca miseria !... Fra un’ora... mi devo sbrigare... devo vestirmi... mi devo truccare... presto, i vestiti (entra nel bagno, ne riesce subito) Mamma mia, come mi presento... non ho niente di decente da mettermi... dove cavolo ho messo gli orecchini... sarà meglio il vestito rosso o il completo... mannaggia !
ARCHIMEDE - Il completo color “mannaggia” lo escluderei. Principessa ti vuoi calmare !
RITA - (fermandosi, ma sempre con una grande agitazione addosso) Sì, hai ragione ! (a se stessa) Rita, cerca di agire con calma e freddezza... dunque !

Rita resta per un attimo ferma cercando di dominarsi, poi riparte più agitata di prima.

RITA - (ancora frenetica) Presto... devo sbrigarmi... oddio Archimede... come faccio...
ARCHIMEDE - Se non ti calmi ti do un tubo da tre ottavi in testa ! Finiscila di agitarti e vatti a preparare !
RITA - Sì... vado subito !

Corre in bagno, poi si ferma sulla pota.

RITA - Oh, Archimede, che succederà ?
ARCHIMEDE - Vai !

Rita, si ritira nel bagno.

SCENA UNDICESIMA

ARCHIMEDE - Uff... acc, frenesie d’amore !

Poi Archimede, con fare circospetto, si avvicina alla porta del bagno, porge l’orecchio e sente Rita che canticchia, si avvicina alla scarpa, la raccoglie e la posa accanto al letto di destra.

ARCHIMEDE - (si guarda ancora intorno, poi si rivolge alla scarpa) Io ho fatto ciò che era in mio potere, ora vedi tu di darti da fare, ma mi raccomando, senza strafare e, soprattutto, senza combinare guai, ci sono già queste due matte che fanno a gara ! Il mio compito è finito !


SCENA DODICESIMA

Improvvisamente Rita esce dal bagno in vestaglia. Archimede sobbalza.

RITA - Vecchia canaglia ! Tu conosci il professor Santalba ed hai architettato tutto ?
ARCHIMEDE - Sì, lo conosco da quando all’università mi hanno nominato docente di idraulica e sturacessi ! Principessa non dire cretinate e preparati per il tuo professore !

Rita corre da Archimede e lo abbraccia.

RITA - Oh, Archimede, come sono felice !
ARCHIMEDE - Vai ! E non smettere di sognare ! Ora ti lascio perché ho da fare... poi mi racconterai tutto spero ?
RITA - Non vedo l’ora di farlo !
ARCHIMEDE - Ciao, principessa !
RITA -Ciao, mago Merlino !

Rita bacia sulla guancia Archimede e poi corre in bagno, Archimede fa per uscire, poi si ferma sulla porta e guarda la scarpa.

ARCHIMEDE - Mi raccomando ! (poi sommessamente, con un velo di tristezza, rivolto verso la porta del bagno) addio principessa !

Archimede esce. Per qualche minuto la scena resta vuota, si sente solo il canticchiare di Rita nel bagno.

SCENA TREDICESIMA

Dopo qualche minuto Rita esce dal bagno, ha una minigonna vertiginosa ed è tutta truccata, ha ancora le ciabatte ai piedi.

RITA - Che ore saranno ? (guarda l’orologio) Hum... ho ancora qualche minuto

Si guarda intorno come per cercare qualcosa, poi scorge la scarpa sinistra vicino al suo letto, si avvicina e se la infila, poi si volta per cercare la destra (quella risuolata da Archimede) senza riuscire a scorgerla.

RITA - (con le mani sui fianchi guardandosi intorno) Ma dove diavolo l’ha parcheggiata la mia scarpa quel filibustiere !... Vacca miseria, qui va a finire che faccio tardi !

Rita si guarda intorno poi, finalmente la scorge vicino al letto di Lorenza.

RITA - Ah ! Eccoti qua !

Rita si avvicina al letto di Lorenza, si siede e allunga la mano per prendere la scarpa.

ANNALISA - (scocciata) Come sarebbe a dire “Eccoti qua ?”

Rita incredula si guarda intorno, resta per un attimo assorta, poi scuote la testa, scrolla le spalle e riallunga la mano per prendere la scarpa.

ANNALISA - Ah ! Ma allora siamo proprio maleducate !

Rita caccia un urlo, balza in piedi e, lentamente, comincia a girare intorno alla scarpa guardandola spaventata.

ANNALISA - Ma cos’hai da guardare ?

Rita rimane pietrificata, poi scuote la testa come per svegliarsi da un brutto sogno, si schiarisce la voce, si mette sull’attenti rivolta verso io pubblico e guarda verso l’alto cercando di far finta di niente.

RITA - Hem... io devo uscire !

Guarda la scarpa aspettando una reazione.

RITA - io sono scalza da un piede e devo uscire !

Guarda ancora la scarpa.

RITA - Ora prendo la scarpa e me le infilo !
ANNALISA - Ma quanto è cretina questa !
RITA - Oddio ! (crolla semisvenuta sul letto)
ANNALISA - Ecco, ci mancava solo il melodramma !
RITA - (facendosi vento con la mano)... Ma... chi è che pa... parla ?
ANNALISA - Sveglia ragazza ! Sono io, accidenti !
RITA - (deglutendo) Una sca... scarpa che pa... parla !
ANNALISA - (con sufficienza) Se è per quello so anche cantare ! Vuoi sentire qualche romanza o ti piace più il moderno ? Le imitazioni non le so fare, anche perché la mimica mi viene male !

Rita, nel frattempo, provata dall’emozione, cerca di riprendere fiato e di tornare alla realtà.

RITA - Io devo essere impazzita !
ANNALISA - Non è una novità, voi umani lo siete sempre stati !
RITA - (deglutendo) Ma quanto tempo è che pa... parli ?
ANNALISA - (sospirando) La civiltà scarpiera possiede l’uso della favella da circa cinquemilaquattrocento anni, minuto più minuto meno !
RITA - Perché parlano anche le altre scarpe ?
ANNALISA - Sicuro !

Rita alza il piede sinistro e guarda la scarpa che ha già in piedi, poi, esitando, sbatte il piede per terra

ANNALISA - Non ci tiri fuori nulla da quella. È una sinistra e tutte le sinistre hanno un caratteraccio !
RITA - (a parte) Invece le destre... ! (poi ripensandoci) Cinquemilaquattrocento anni e vi decidete a parlare solo ora ?
ANNALISA - No, durante la storia abbiamo avuto qualche scambio di battute con qualche rappresentante del genere umano, ma solo con quelli illustri e solo in qualche grande occasione !
RITA - Vuoi dire che questa è una grande occasione ?
ANNALISA - Con chi ? Con te ? Ma fammi il piacere ! È solo che Archimede ti ha affidata a me ed io, purtroppo, dovrò sorbirmi le tue smanie !


Rita resta un attimo pensierosa.


RITA - Archimede ? Vacca miseria ! Prima ha indovinato chi era al telefono, prima ancora ha risuolato una scarpa che parla... probabilmente ha combinato anche la faccenda del violoncello tra Lorenza e Nenè... solo che... non so... l’archetto ! Ecco come ha fatto ! Chissà che sortilegio ha combinato !... Oddio, ma che sia uno stregone ? Un mago ?
ANNALISA - Non proprio ?
RITA - Un folletto, uno gnomo, uno sciamano ?
ANNALISA - Diciamo... una specie di angelo custode... comunque sarebbe troppo complicato a spiegartelo !
RITA - (sempre allibita) Una scarpa che parla, un violoncello che incanta, un idraulico che fa magie... l’ho sempre detto che questo condominio è una gabbia di matti !
ANNALISA - Sono d’accordo !
RITA - (proseguendo) ... Cosa potrebbe ancora succedere ? Come minimo che Petronilla faccia il primo sorriso della sua vita... no... no, questo è impossibile !

Pausa. Rita guarda la scarpa.

RITA - (ripensandoci) Una scarpa che parla... qui divento matta anch’io !
ANNALISA - (offesa) Signorina ! Se non ti va che parli, ne posso fare anche a meno ! Figurati se ho voglia di occuparmi dei fattacci tuoi ! Se lo faccio è solo per fare un favore ad Archimede e non certamente per la tua bella faccia !
RITA - Hei, ti sei offesa ?
ANNALISA - Quanto mi fate pena voi umani !
RITA - E perché ?
ANNALISA - Non crediate che il nostro destino sia quello di sopportare il vostro puzzo di piedi ! (con enfasi) Ricordati che è stando in terra che si è molto più vicini al cielo !
RITA - Anche filosofa ?
ANNALISA - Se è per questo, potrei anche spiegarti le forme tensoriali delle prime dieci equazioni di campo della teoria della relatività generale !
RITA - Come fai a conoscere la teoria della relatività se Einstein, da quello sciatto che era, andava in giro in sandali ?
ANNALISA - Mi fa piacere che tu lo sappia ! Lui, almeno, le sue estremità non aveva vergogna a nasconderle !
RITA - Non pretenderai che vada in giro in sandali !
ANNALISA - Non ne saresti all’altezza ! E poi i sandali sono certi pettegoli ! Con tutti quei buchi che hanno non riescono a tenere niente per loro !
RITA - Bene, bene, vedo che anche fra voi calzature, non corrono ottimi rapporti !
ANNALISA - Sì, ma almeno noi ce ne stiamo zitte !
RITA - (sospirando) Senti, mi dici come farò io, d’ora in poi, ad infilarmi una scarpa ?
ANNALISA - Con il calzascarpe ! Come sempre !
RITA - Spiritosa !
ANNALISA - Ho capito ! Vuol dire che d’ora in poi avrai più cura di chi ti protegge le fette !
RITA - Guarda che porto appena il 38 !
ANNALISA - E lo vieni a raccontare a me che numero porti ? Potrei anche raccontarti tante di quelle cose che hai combinato da farti vergognare come un cammello !
RITA - Va bene, va bene ! Ho capito, vuol dire che d’ora in poi andrò in giro scalza, così non avrai da raccontare niente a nessuno.
ANNALISA - Non ha capito niente ! Il pettegolezzo non lo abbiamo inventato noi scarpe, questo dovresti saperlo !

Pausa.

RITA - (ironica) Mi scusi, eccellenza, posso avere l’onore di calzarla ora ?
ANNALISA - Mi chiamo Annalisa.
RITA - (stupita) Avete anche il nome ?
ANNALISA - Perché, tu ti chiami “umana” ?
RITA - Va bene, va bene... però carino “Annalisa”
ANNALISA - (scontrosa) Hum... grazie.

Rita prende con delicatezza la scarpa e, sempre con delicatezza, se la infila.

RITA - Va bene così ? Possiamo uscire ?
ANNALISA - Hum... sì, andiamo dal tuo professore, testona !
RITA - (realizzando) Oddio ! L’appuntamento con il professor Santalba, me l’hai quasi fatto dimenticare !

Rita scatta come un fulmine, raccoglie borsa e giacca e fa per uscire, ma si ferma perplessa sulla porta.

RITA - Tu però non mi hai detto perché non parlate mai con gli uomini ?
ANNALISA - Santa stringa di Varese ! Ma perché ci siete già voi che chiacchierate già abbastanza per tutti !

Rita si affretta ad uscire mentre Annalisa continua a borbottare.

ANNALISA - Una gabbia di matti ! Questo condominio è una gabbia di matti !

SIPARIO
FINE DEL PRIMO ATTO
SECONDO ATTO

SCENA

La scena è la stessa del primo atto. Nel piccolo appartamento c’è più ordine.

SIPARIO

Tre giorni dopo, tardo pomeriggio. Rita e Lorenza stanno freneticamente cercando di riordinare la confusione che solitamente regna nella stanza. Rita, in tuta e scarpe da tennis, china sotto l’armadio di sinistra, cerca di tirare fuori le famose bottiglie di acqua minerale comprate da Lorenza in offerta speciale. Lorenza è dentro al bagno, si riesce appena a distinguerla dallo spiraglio della porta socchiusa, non si vede però in quale attività è impegnata. Mancano le pentole e gli attrezzi da cucina dalle mensole sopra il fornello a gas. Annalisa è appoggiata sul leggìo da musica di Lorenza sulla destra della scena.

SCENA PRIMA

RITA - Vacca miseria ! Ci mancavano anche le offerte speciali in musica al supermercato ! Io vorrei sapere dove diavolo metteremo tutta questa mercanzia !
LORENZA - (dal bagno) Rita qui non c’è posto per tutta questa roba !
RITA - (seccata) Lo so, lo so, ma bisogna far sparire tutto altrimenti sai che figura ! Questo buco fa già abbastanza schifo per conto suo, senza bisogno di incoraggiamento !
LORENZA - (uscendo dal bagno con le braccia cariche di pentole e di attrezzi da cucina) Cribbio, Rita ! Dove metto tutta questa roba ?
RITA - (alzandosi) Nello stesso posto dove netterai questa montagna di bottiglie di acqua minerale !
LORENZA - E dove ?
RITA - Fatti consigliare da Mozart !
LORENZA - (ritornando nel bagno con il suo carico di pentole) Uff... ! Ma non potevi dare appuntamento al professor Santalba da qualche altra parte ?
RITA - Vacca miseria ! È lui che ha insistito per venire qui !
LORENZA - (dal bagno) Ma che dovete fare ?
RITA - Ma che ne so ! (a parte fermandosi) ... Quando mi parla non capisco più nulla... ho già fatto una mezza figuretta due giorni fa, (più forte a Lorenza) ... non ho voglia di rifarne un’altra !
LORENZA - Che hai detto ?
RITA - Niente, niente !

Rita ricomincia a tirar fuori bottiglie da sotto l’armadio, Lorenza esce dal bagno.

LORENZA - Ecco fatto, dammi le bottiglie.
RITA - (mettendone una decina nelle braccia di Lorenza) Ecco, comincia con queste.

Lorenza rientra in bagno. Rita finisce di tirare fuori le bottiglie, poi si guarda intorno.

RITA - Hum, questo buco è quasi decente... ma resta sempre un buco !

Rita si siede.

RITA - (riflettendo) Professore, accidenti a te ! Non potevi trovare un altro posto per discutere di antropologia... chissà cosa penserai quando passerai quella porta.
ANNALISA - Non è il posto, ma le persone che sono importanti.
RITA - Mi sembra di sentire Archimede, ma perché non mi vuoi dire che fine ha fatto ?
ANNALISA - Cambierebbe qualcosa ?
RITA - Certo ! (tristemente) Gli volevamo bene a quel brigante.
ANNALISA - Lui lo sa e questo ti deve bastare.
RITA - Ma lo rivedremo ?
ANNALISA - Certo ! Non esiste mai la parola fine per chi non la pronuncia !
LORENZA - (rientrando nel bagno) Ecco fatto... ma con chi parlavi ?
RITA - ... Hem, niente, niente, riflettevo... (caricando Lorenza con il resto delle bottiglie) ... Un altro viaggio e hai finito !
LORENZA - Uff... ! (rientra nel bagno)

Rita si guarda intorno sufficientemente soddisfatta, poi vede Annalisa sul leggio e la prende.

ANNALISA - Hei dove mi metti ?
RITA - Sei una scarpa e le scarpe non stanno sui leggii per musica !
ANNALISA - (seccata) Io devo controllare che non combiniate guai !
RITA - (posandola sullo scaffale di destra) Puoi controllare l’andamento di eventuali catastrofi anche da qui.
ANNALISA - Io non posso...

Annalisa ammutolisce per il rientro improvviso di Lorenza.

LORENZA - Tutto fatto !
RITA - Bene ! Siamo quasi riuscite a truccare da appartamento questa stamberga !
LORENZA - Quando arriva il tuo professore ?
RITA - (sospirando) Fra mezz’ora... a proposito, tu che fai ?
LORENZA - Fra mezz’ora mi viene a prendere Nenè.

Pausa.

RITA - (sorridendo) Dimmi la verità... è successo ?
LORENZA - (timidamente) Sì.
RITA - (Sedendosi e facendo sedere Lorenza) Dai, abbiamo ancora un po’ di tempo, raccontami tutto !
LORENZA - Non c’è molto da raccontare. Nenè mi ha invitata a cena, ho mangiato come un porcello...
RITA - Ci credo, era una settimana che andavamo avanti a yogurt e marmellata !
LORENZA - ... Già, mi ero dimenticata il sapore degli spaghetti, quello è stato l’unico momento in cui non ho ascoltato le parole di Nenè, poi siamo andati alla “Publispot”, mi ha parlato dei suoi progetti e delle nuove idee pubblicitarie che aveva in mente, ha chiesto di me... e io gli ho raccontato un po’ di cose, poi mi ha confessato che la mia musica lo aveva colpito, ma che soprattutto lo avevo colpito io... si è avvicinato e...
RITA - (sulle spine) E... ?
LORENZA - E... mi ha baciato !
RITA - (fa un lungo sospiro, poi con gli occhi rivolti al cielo) Professor Santalba ascoltala ti prego !
LORENZA - (imbarazzata) Solo che...
RITA - No he ! Non dirmi che ne hai combinata una delle tue ?
LORENZA - A... al te... terzo bacio,... mi sono.... addormentata.
RITA - Cosa ?
LORENZA - Capirai ! Con tutte quelle cozze sullo stomaco ! E chi era più abituata a mangiare tanto la sera !
RITA - Ti sei scusata almeno ?
LORENZA - Sì certo ! Solo che poi mi ha portata subito a casa !
RITA - Perché ?
LORENZA - ... I gamberoni al cognac erano terribilmente saporiti e... il Verdicchio fresco era l’unica cosa che c’era per spegnere la sete...
RITA - Ti sei ubriacata ?
LORENZA - Er... no... be’, insomma...
RITA- (scoppiando a ridere) Vacca miseria che spettacolo mi sono persa ! Ecco perché la mattina dopo hai dormito fino a mezzogiorno !
LORENZA - ... Già... cribbio ! Ho saltato anche la lezione di armonia !
RITA - Avevo una mezza idea di svegliarti dandoti il violoncello in testa ! Solo che ti saresti svegliata, ma la lezione, con il violoncello sfondato, la saltavi comunque !
LORENZA - Oddio, Rita ! Nenè si sarà offeso ?
RITA - Viene a prenderti stasera no ?
LORENZA - Sì, ma...
RITA - E allora di che ti preoccupi ? (mettendole un braccio sulle spalle) Dai, testona, vedrai che andrà tutto bene !
LORENZA - Speriamo... senti, io vado in bagno, è già tardi e mi devo ancora cambiare...
RITA - Sì, ma cerca di uscire prima che mi sia laureata !

Lorenza entra nel bagno.

SCENA SECONDA

Rita, con un’ultima occhiata, si guarda intorno per vedere se tutto è a posto.

RITA - (sospirando) Speriamo che l’esimio professore non si spaventi.
ANNALISA - (paziente) Ricorda quello che diceva Archimede : “Non è quello che hai intorno che è importante, ma ciò che hai dentro !”
RITA - La fai semplice tu !
ANNALISA - Sai qual è il tuo problema signorina ?
RITA - Dai spara.
ANNALISA - Che riesci a complicare tutto ! Saresti capace di iscriverti ad ingegneria solo perché ti si è sgonfiata la ruota della bicicletta...
RITA - Spiritosa !
ANNALISA - ... e a fisica per capire come l’aria va dalla pompa al pneumatico !
RITA - Ma piantala ! (pausa, poi ironica) Cosa credi che Santalba venga qui per passione amorosa... quello ha in testa solo libri !
ANNALISA - E secondo te un uomo che ti dà appuntamento per questioni di studio, senza per altro dirti quali, che ti chiede di venire a casa tua, ancora non ho capito bene perché, che insiste per vederti da sola, viene a parlarti di libri ?
RITA - Che ne so... (poi ironica) ... credo che sia più facile che una scarpa parli che Santalba si innamori di me !
ANNALISA - (arrabbiata)... E siccome una scarpa ha parlato ! Sai che ti dico, arrangiati ! Accidenti a me e quando ho dato retta ad Archimede !
RITA - (avvicinandosi ad Annalisa) Dai, non prendertela, è che sono un po’ nervosa.
ANNALISA - Non è una scusa per diventare maleducata !
RITA - Sì, hai ragione, scusami, ti capisco, purtroppo non è facile capire i problemi di una ragazza...
ANNALISA - (arrabbiatissima) Che cosa ? Non aggiungere neanche una parola ! Veditela da te con il tuo professore !
RITA - Dai stupida.
ANNALISA - Io non sono stupida ! Stupidi siete voi umani, ed io sono una scarpa ! Arrangiati !
RITA - Ma...

SCENA TERZA

Lorenza esce dal bagno tutta truccata, è molto graziosa, vestita sportiva, ma con una certa eleganza.

RITA - (guardandola) Hei, hai deciso di smettere con la musica e fare la modella ?
LORENZA - (arrossendo) Dai che mi metti in imbarazzo !
RITA - Sei uno schianto ! Nenè dovrà...

Bussano alla porta.

LORENZA - (agitata) È lui !
RITA - Calmati.

Rita va ad aprire ed entra Nenè vestito più elegante del solito.

RITA - Ciao Nenè
NENE’ - Ciao.
LORENZA - Ciao !

Nenè guarda prima Rita e poi si volta per salutare Lorenza.

NENE’ - (stupito) Ueeeeé...

Prende una mano a Lorenza e la fa girare guardandola ammirato.

NENE’ - ‘I ‘o sapevo ca ci stava ‘o trucco !
LORENZA - Il trucco ?
NENE’ - ‘O trucco, ‘o trucco, non poteva essere solo la tua musica ca’ m’aveva fatto gira’ ‘a capa, due giorni fa ‘i stavo preoccupato assai pe’ l’impegno da’ pubblicità dei pannolini e non tenevo occhi pe’ te, poi ‘a musica... ed ora... (Nenè tiene le mani di Lorenza poi l’accarezza su di una guancia) Lore’ ta’ ricuorde ‘e cozze e ‘o vino dell’altra sera ?
LORENZA - (imbarazzatissima) Sì... scusami...
NENE’ - E perché ? Quanne te si’ addormita dint’ ‘a macchina mia, ‘i so stato un’ora a guardarti dormire, sognavi... sorridevi... ‘i nun so ca ci stava dint’ ‘a sogni tuoi l’altra sera, so solo ca’ il tuo sorriso, pe’ me è stato nu concerto ‘e mille violoncelli !
LORENZA - (rapita) Oh... Nenè...

Pausa.

RITA - (schiarendosi la voce) Scusate... non vorrei rompere l’incantesimo...
NENE’ - (dispiaciuto) Scusami Rita, mi sono lasciato andare nu momento !
RITA - (sospirando) Come vorrei che si lasciasse andare così chi dico io !
NENE’ - ‘O professore ?
RITA - (a Lorenza) Glielo hai detto tu ?
LORENZA - Mi dispiace, scusami, non credevo che ti desse fastidio.
RITA - Non preoccuparti, tanto ancora non è successo niente.
NENE’ - Succederà, succederà... non ti preoccupare, tu si’ troppo brava a fa’ ‘nammurare gli altri (con intenzione a Lorenza) figurati si nun po’ fa’ ‘nammurà chi t’interessa !
RITA - Non ci voglio pensare !... Scusatemi, non vorrei cacciarvi, ma... sapete...
LORENZA - Scusaci, andiamo via subito ! (a Nenè) Arriva tra poco.
NENE’ - Ah ! Allora ‘iamm Lorè !
LORENZA - Sì, andiamo. Ciao Rita, e... in bocca al lupo !
RITA - Crepi il lupo !

Lorenza e Nenè escono. Nenè, prima di chiudere la porta si ferma un attimo sulla soglia.

NENE’ - ‘O sai comm’ se dice a Napule ?
RITA - No.
NENE’ - A Napule se dice... (ripensandoci) No, e meglio ca’ nun te lo dica... (facendo spallucce) ... accussì pe’ scaramanzia !

Nenè fa l’occhiolino a Rita ed esce.

SCENA QUARTA

Rimasta sola Rita guarda per un po’ la porta sospirando, poi si guarda ancora intorno controllando se tutto è a posto.

ANNALISA - Hai sentito cosa ha detto Nenè ?

Rita fa un salto.

ANNALISA - Be’ che c’è ?
RITA - Mi hai preso alla sprovvista... così mi fai venire un colpo...
ANNALISA - Solo quello ti ci vorrebbe.
RITA - È che ne sono successe troppe in questi due giorni e non ho ancora fatto l’abitudine agli oggetti che parlano.
ANNALISA - (risentita) Io, per tua norma, non sono un “oggetto” !
RITA - (a parte) Vai, si ricomincia !
ANNALISA - ... io studiavo psicoetnologia comparata e logica simbolica quando...
RITA - (c.s.) ... Quando eri il groppone di un vitello !
ANNALISA - ... quando tu non distinguevi un biberon da un paracarro !
RITA - (cominciando a seccarsi) E con questo ?
ANNALISA - ... e con questo potrei insegnarti tante di quelle cose che...
RITA - (avvicinandosi e interrompendola) Senti un po’ sapientona, ti dispiacerebbe rispondere ad un paio di domande ?
ANNALISA - Avanti !
RITA - Sei laureata ?
ANNALISA - Sì ! In matematica, fisica e filosofia !
RITA - ... Hem, sei in contatto con studiosi o docenti.... ?
ANNALISA - Vuoi vedere la mia agenda ragazza ?
RITA - (poi a bruciapelo) Ti sei mai innamorata ?

Silenzio. Rita, credendo di aver zittito Annalisa, si allontana con una risatina soddisfatta.

ANNALISA - (imbarazzatissima) S... sì...

Rita si blocca con gli occhi spalancati rivolta verso il pubblico.

ANNALISA - È... è successo due mesi fa...

Rita, a bocca spalancata, si volta verso Annalisa.

ANNALISA - (sospirando) L’ho conosciuto in clinica... eravamo nella stessa corsia.
RITA - Dove ?
ANNALISA - In clinica... sì... insomma... dal ciabattino.

Rita si tappa la bocca per non scoppiare a ridere.

ANNALISA - ... eravamo nella stessa corsia... hem... insomma... sullo stesso scaffale... io ero entrata per un periodo di degenza di tre giorni... dovevo rifarmi il tacco e la suola... mi vergognavo perché ero senza tomaia e tutta spalmata di colla che aspettavo il mio turno, quando entrò un umano... un bel ragazzo, che lasciò al chirurgo... sì, insomma, al calzolaio, una calzatura a cui lì per lì non badai, finché, quando l’umano se ne andò, me lo ritrovai sullo stesso scaffale... (sospirando), alto... bruno... destro, portava il tacco alla texana e aveva delle cuciture che avrebbero fatto impazzire tutta la Timberland al completo... non era italiano, me ne accorsi subito...
RITA - Non era italiano ?
ANNALISA - (sempre sognante) ... era uno stivale camperos argentino...

Rita si trattiene ancora per non ridere, Annalisa continua rapita.

ANNALISA - ... Lui era lì per curarsi alcune scollature, ci guardammo... (sospirando) credo di essermi innamorata per la prima volta in vita mia... fu lui che mi parlò per primo, io credo che se non l’avesse fatto, da parte mia non sarei mai riuscita ad aprir bocca...
RITA - Quale bocca ?
ANNALISA - (proseguendo ormai perduta nel ricordo)... Si presentò e mi parlò a lungo, io lo ascoltai... passammo tre giorni di sogno...
RITA - ... sullo scaffale del ciabattino...
ANNALISA - ... quando l’uomo venne a riprenderlo, mi si spezzò il...
RITA - ...cuore ?
ANNALISA - ... il... il... mi sembrò di morire... ci siamo promessi eterno amore, la mia attesa, per quanto lunga, sarà solo per te, amore mio !
RITA - Bleaa ! Sei più melensa di una telenovela !
ANNALISA - ... dove sei mio dolce Ramon...
RITA - (volgendosi stupita verso Annalisa) Ramon ?
SNNSLISA - ... Io ti aspetterò sempre !

Pausa. Poi Rita si alza e con le mani sui fianchi guarda la scarpa.

RITA - quando avrai finito di spargere miele per tutta la stanza, avvertimi che ti dovrei calzare !
ANNALISA - Oh, Rita, tu non puoi capire !
RITA - Che cosa ?

Annalisa si riprende completamente.

ANNALISA - E... ah... s... sì che dicevi, che ho detto ?
RITA - Che hai detto ? Brutta ciabatta scucita, un quarto d’ora fa mi hai detto di arrangiarmi e ora dici che sono io a non capire !
ANNALISA - Be’... i rapporti tra noi calzature sono di... diversi di quelli tra una donna e un uomo...
RITA - Ah, certo ! Noi ci diciamo parole d’amore odorando fiori, voi sentendo puzzo di piedi !
ANNALISA - (risentita) Non cominciamo ad offendere !
RITA - Ad offendere ? Senti chi parla...

Il litigio continua per un po’ a soggetto finché non viene interrotto da qualcuno che bussa alla porta. C’è silenzio per un attimo, poi i colpi alla porta si ripetono.

RITA - (eccitata) E’ lui... Dio mio... stammi a sentire... cerchiamo di firmare un armistizio per il resto della serata, se proprio devo arrangiarmi, cerca almeno di non crearmi problemi okay ?
ANNALISA - Hum... (poco convinta)
RITA - (calzando Annalisa) Ecco, sono pronta

Rita fa per andare ad aprire la porta, ma si accorge che l’unica cosa decente che ha addosso è proprio Annalisa in quanto sull’altro piede ha la scarpa da tennis e indosso ha ancora la tuta.

ANNALISA - (ironica) Sei elegantissima stasera, mia cara !

Ancora colpi alla porta.

RITA - Porc... un momento arrivo subito !

Rita, zoppicando sulla destra, in quanto calza una scarpa sola, si precipita in bagno. Ancora colpi alla porta.

RITA - (dal bagno) Un momento !

Rita esce a precipizio dal bagno, questa volta con entrambe le scarpe e il vestito a minigonna mozzafiato del primo atto. Agitatissima nasconde la tuta sotto il letto, si guarda attorno per un ultimo controllo, poi si porta di tre quarti davanti alla porta d’ingresso.

RITA - (agitatissima) Rita... sta... stai calma, rilassati... non agitarti... è so... solo un uomo... oh mamma mia... ce... cerca di ricordarti che forse è solo qui per...
ANNALISA - Apri e falla finita !
RITA - Vuoi stare zitta !

Un secondo dopo Rita caccia un urlo e zoppica per qualche passo sul piede destro.

RITA - Che male ! Ma che diavolo ti è preso ?
ANNALISA - Contrazione molecolare rapida !
RITA - Che ?
ANNALISA - Sono passata, per un secondo, dal 38 al 37, così impari ! Per una volta che sei AAAAAH ! !

Annalisa urla poiché Rita ha pestato violentemente il piede sul pavimento.

ANNALISA - C... che...
RITA - Calcagnata destra violenta ! Ora siamo pari !

Ancora colpi alla porta.

RITA - Un momento ancora ! !

Rita si guarda intorno, poi comincia a provare alcune posizioni “fatali” nella speranza di colpire Santalba, fino a che non trova che appoggiata al tavolo con le gambe accavallate, la mano dietro la testa alla Marylin Monroe sia la migliore.

RITA - (con voce sexy) Avanti, è aperto !

SCENA QUINTA

La porta si spalanca, contemporaneamente si sente un tuono, la luce va via e nello stesso momento la luce di un lampo, proveniente, sia dal lucernario, sia in controluce dall’ingresso, illumina la figura spettrale di Petronilla stagliata nel riquadro della porta con in mano una scopa rivolta verso l’alto. Petronilla ha l’aspetto di una strega. Rita caccia un urlo e si ritrae dal centro della scena. Petronilla avanza solennemente nella stanza fulminando Rita con lo sguardo che indietreggia atterrita. Petronilla, arrivata al centro della stanza, punta il dito verso Rita mentre si sente un altro tuono, accompagnato da un fulmine che illumina la stanza del lucernario.

PETRONILLA - (con voce cavernosa come di un profeta che scaglia una maledizione) Tu ! (di nuovo un lampo e un tuono) Come hai osato, nonostante il mio divieto, portare uomini qui dentro, nelle mie stanze ?

Rita è immobilizzata dallo spavento.

PETRONILLA - Tu ! Domani lascerai, insieme alla tua degna compagna, questo palazzo senza mai farvi più ritorno ! (ancora un lampo e un tuono)

Rita è incapace di reagire.

PETRONILLA - Tu ! Non sia mai che...
RITA - AAAAAAAH !

La luce ritorna nella stanza, l’atmosfera da tregenda si spezza, i tuoni e i lampi continuano in sordina, si comincia a sentire lo scroscio della pioggia.

PETRONILLA - Che succede ?
ANNALISA - (piano a Rita) Contrazione molecolare, altrimenti quando ti svegliavi !
RITA - Porc... nulla, nulla, signora Petronilla è soltanto la scarpa destra che mi fa male.

Rita sbatte il piede sul pavimento.

ANNALISA - Hai !
PETRONILLA - Chi è stato ?
RITA - Io... questa scarpa mi fa un male !
RITA - No ! In questa stanza c’è qualcuno !
ANNALISA - Marameo !
PETRONILLA - Chi...
RITA - No... hem... sarà qualche ragazzino qui di sotto...
PETRONILLA - Non sono mica scema !

Petronilla, borbottando a soggetto, comincia a girare per la stanza e nel bagno cercando quel “qualcuno” di cui sospetta la presenza. Rita si sposta in avanti sul proscenio e comincia a discutere a mezza voce con Annalisa.

RITA - Ma se impazzita ?
ANNALISA - No, la matta sei tu, ma quanto ancora ti vuoi far mettere i piedi in testa da quella strega ?
RITA - Brava ! Vuoi che la butti fuori di casa ?
ANNALISA - Non sarebbe una cattiva idea !
RITA - Se ti provi ancora a dire mezza parola, ti butto fuori dalla finestra !
ANNALISA - Provaci !
RITA - Non fare scherzi !
ANNALISA - Maram...

Rita sbatte di nuovo il piede sul pavimento.

RITA - (forte) Basta, finiscila stupida !

Petronilla, che sta ancora girando per la stanza, si ferma allibita.

PETRONILLA - Cosa ?!?!
RITA - (che per un attimo crede di parlare ancora con Annalisa) La vuoi finire di fare casino brutta stronza di una... !

Rita si ferma sapendo che Petronilla ha creduto che le parole fossero rivolte a lei, impietrita, rivolta verso il pubblico gira solo gli occhi verso destra aspettando la reazione. Petronilla è ancora esterrefatta, Rita si volta, Petronilla fa un gesto verso Rita che, accorgendosi che ormai la frittata è fatta, continua nella parte.

RITA - (inizialmente titubante) Hem, mi... mi scusi Petronilla, ma lei è stata brusca con me, e... sa, mi... mi è sfuggita quella frase...
PETRONILLA - Ma... io credevo che ci fosse qualcuno nella stanza oltre a...
RITA - (prendendo coraggio) Be’, come può vedere qui non c’è nessuno e non capisco come possa pensare che ci sia stato !
PETRONILLA - Io ho sentito che lei parlava con un’altra persona e ho pensato...
RITA - (alzando la voce) Lei non deve pensare a niente ! Le abbiamo pagato l’affitto ?
PETRONILLA - Sì..., ma non...
RITA - (urlando ormai scatenata) E allora veda di non rompere le scatole, quando lei s’è presa i soldi l’unica cosa che deve fare è di starsene zitta e se io ho voglia di portare qui degli amici, ce ne porto quanti me ne pare e figuriamoci se mi preoccupo delle sue minacce. Se lei, alla sua età, è rimasta zitella e “in quel posto” le sono venute le ragnatele, a me non me ne frega un piffero, io di uomini qui ce ne porto quanti me ne pare ! Anzi ! se ne vuole qualcuno glielo presto volentieri così’ almeno si ricorderà come sono fatti, se mai se ne fosse dimenticata ! Arrivederci ! (di nuovo un tuono e un fulmine)

Durante tutto il discorso Rita avanza puntando il dito su Petronilla che, intimorita, è indietreggiata altre l’ingresso, finché all’ ”Arrivederci”, Rita sbatte la porta sulla faccia di una Petronilla allibita a bocca spalancata e senza parole. Poi Rita si volta, ancora furente verso il pubblico con la mano appoggiata al tavolo e battendo nervosamente la punta del piade a terra cercando di farsi sbollire la rabbia.

ANNALISA - Brava !
RITA - (secca) Grazie !
ANNALISA - Era ora di dire il fatto a quella fattucchiera !

Qualcuno bussa alla porta.

RITA - (ancora furente) La dose non le è bastata !

SCENA SESTA

Rita, come un panzer, arriva alla porta, l’apre e, senza rendersi conto che c’è Santalba con la mano a pugno alzata, interrotto nell’atto di bussare, urla all’indirizzo di Petronilla.

RITA - Vada al diavolo, vacca miseria, lei e tutto il condominio compreso quello schifo dell’impianto idraulico !

Rita sbatte di nuovo la porta, per un secondo rimane in piedi rivolta verso il pubblico soddisfatta, poi piano, piano l’espressione passa dalla soddisfazione al panico.

ANNALISA - ... Ma quello alla porta era il...
RITA - ...Ho chiuso la porta in faccia al...
ANNALISA/RITA - (all’unisono) Professor Santalba !

Rita si precipita a riaprire la porta d’ingresso. Sulla soglia c’è il Professor Santalba che con una mano regge l’ombrello e una borsa e con l’altra si massaggia il naso vittima della porta che Rita gli ha sbattuto in faccia un attimo prima.

RITA - (mortificata) Pro... pro... professore, venga, si... si accomodi, sono co... costernata, ma ho avuto una discussione con la mia padrona di casa, non so proprio come scusarmi...
SANTALBA - B... buona sera...

Rita, mentre accoglie Santalba, continua a soggetto con le scuse. Santalba entra, si porta al centro della stanza e si guarda attorno perplesso : è un bel ragazzo, più alto di Rita, indossa un vestito chiaro con sopra un impermeabile parla ed agisce con un pizzico di flemma.

RITA - Pro... professore, scusi il disordine, ma non ho mai tempo di mettere in ordine... capirà... lo studio...
SANTALBA - (amabile) Oh, non si preoccupi, piuttosto... (impacciato dall’ombrello e dalla borsa)
RITA - (accorrendo) Si tolga l’impermeabile... mi dia la borsa e l’ombrello che lo porto in ba... bagno.

Rita, premurosa si avvicina a Santalba e gli toglie l’ombrello e la borsa, per un attimo i due si trovano faccia a faccia guardandosi negli occhi, per un secondo si guardano rapiti, Rita è la prima a riprendersi.

RITA - (impacciatissima) ... Hem... va... vado a portare l’ombrello nel bagno, l’impermeabile lo può appoggiare sul letto...
SANTALBA - (leggermente emozionato anche lui) S... sì... grazie.

Rita entra nel bagno e riesce con l’ombrello, ma senza borsa.

RITA - Se si vuole accomodare. (indicando una delle sedie)
SANTALBA - Grazie.

Rita rimane per un secondo con l’ombrello in mano.

SANTALBA - Hem... signorina Rita, avrei bisogno della mia borsa...
RITA - (che per un attimo s’era incantata) Eh... come... oh, che sciocca, ho lasciato la borsa in bagno e ho riportato l’ombrello... vado subito... mi scusi...
SANTALBA - Non fa niente.

Rita entra in bagno e riesce questa volta con la borsa e senza ombrello. Annalisa la blocca sulla porta del bagno.

ANNALISA - (a mezza voce) Rita !
RITA - (a mezza voce scocciata) Che c’è ?
ANNALISA - (c.s.) Oddio, Rita... è lui !
RITA - (c.s. voltandosi di tre quarti verso destra per non farsi sentire da Santalba) Certo che è lui, è il professore... chi diavolo credevi...
ANNALISA - (c.s.) Ma no ! È Ramon !
RITA - Ramon ?
ANNALISA - Ma sì ! Lo stivale destro del tuo professore !

Rita si volta a guardare per verificare il fatto. Effettivamente Santalba calza due Camperos, in quel momento piuttosto bagnati.

RITA - Ci mancava anche questa..., ma sei sicura che sia lui ?
ANNALISA - (eccitata) Sì, presto, avvicinati a Santalba, domandagli che numero porta di scarpe !
RITA - Come no ! Stai a vedere che la prima cosa che gli domando è il numero di scarpe che porta, magari poi passiamo alle camicie e per ultimo alle mutande, ma fammi il piacere !
ANNALISA - Presto, avvicinati !
RITA - Sì, ma vedi di startene zitta !

Rita si avvicina al tavolo e porge la borsa a Santalba.

SANTALBA - Grazie.

Poi si siede anche lei sulla sinistra del tavolo (alla destra di Santalba in modo che Annalisa e Ramon siano vicini). Santalba comincia a parlare e Rita si perde nei suoi occhi.



SCENA SETTIMA

SANTALBA - (apre la borsa e comincia a tirare fuori fogli) Signorina Rita, mi sono permesso di venirla a disturbare in quanto, come le avevo accennato nel nostro incontro precedente, ho bisogno di un aiuto per la preparazione del prossimo seminario di glottologia...
RITA - (guardandolo) Sì...
SANTALBA - Ho pensato che lei era l’unica, del corso di quest’anno, che aveva seguito quello dell’anno scorso, quindi la più indicata ad aiutarmi.
RITA - (languida) Oh, professore, che meravigliosa idea ha avuto !
SANTALBA - (imbarazzato) Hem... se ora ha la compiacenza di ascoltarmi per un istante, le spiego il mio programma...
RITA - (c.s.) Non sto più nella pelle.

Santalba comincia ad illustrare a Rita il suo programma di lezioni. Rita, per tutto il tempo ascolterà rapita Santalba senza seguirne mezza parola e cercandone sempre la vicinanza, ma senza mai avere il coraggio di prendere la benché minima iniziativa. Santalba, da parte sua, manterrà sempre un riserbo imbarazzato. Durante tutta questa scena mimica, sotto il tavolo avrà luogo un’altra scena tra calzature.

ANNALISA - Ra... Ramon... sei tu ?
RAMON - Eh ? Como ? (poi riconoscendola) ... Annalisa... mi amor !

Ramon parla con un accento spagnolo piuttosto maccheronico e molto enfatizzato.

ANNALISA - Ma... co... com’è possibile che tu sia qui ?
RAMON - Io non sabe... non sabe nada... el mi hombre... il mio padron mi ha portato aquì, io non compriendo...
ANNALISA - Oh Ramon !
RAMON - Oh Annalisa, mi esperanza de rivederti era perduta, me ora, mia hermosa, sono seguro de...

Rita fa un movimento con il piede e Annalisa si trova a contatto con Ramon.

RAMON - Finalmente de nuevo vicino... oh, como è morbida la tua pelle !
ANNALISA - Ramon, che cuoio macho che hai !
RAMON - Ma dimmi, chi è la señorita che te ha calzado ?
ANNALISA - Hum... una studentessa universitaria.
RAMON - Una studentessa ? Caramba, el mi hombre est professor !
ANNALISA - Lo so, è docente di Rita !
RAMON - Rita ?... La senorita se chiama Rita ?
ANNALISA - Sì, è mia amica, me l’ha affidata Archim... be’, lasciamo stare è una storia lunga !
RAMON - Tua amiga ?
ANNALISA - Sì, ma non chiedermi spiegazioni... piuttosto, non sapevo che il tuo umano era il professor Santalba ?
RAMON - Sì, perché tu conosci el professor Santalba ?
ANNALISA - Lo sai che Rita ne è innamorata ?
RAMON - No ! Che combinaciòn !
ANNALISA - Sì, solo ho paura che abbia ragione Rita, quello in testa ha solo l’antropologia !
RAMON - (ridacchiando) Eh, eh ! Io sono seguro che dentro al corazòn do professor naviga sangre mui caliente, usted lascia fare a Ramon !
ANNALISA - Cosa vuoi fare ?
RAMON - Eh, eh ! Tu cerca de parlar con la señorita e dille che non se preocupe, che per magia el professor se enamorerà !
ANNALISA - (sfiduciata) Oh, Ramon, lo sai che i prodigi possono far parlare le scarpe, ma mai far innamorare due persone che non vogliono !
RAMON - Ma el professor e Rita vogliono !
ANNALISA - Sì, ma sono due baccalà e non riescono a dirselo !
RAMON - (con fierezza) Por Ramon, Carlos, Alonzo, Santiago Martinez y Gutierrez y Mendoza y Ortega y Ramirez y Fernandez y Leòn detto “El Calzador” esto non è problema !!!!
ANNALISA - (svenevole, colpita dalla fierezza di Ramon) Oh... Ramon !

SCENA OTTAVA

SANTALBA - ... Penso di essere stato chiaro, se ha da farmi qualche domanda sono a sua disposizione .

Santalba alza gli occhi verso Rita che, con il mento appoggiato alla mano, è persa nella contemplazione del professore.

SANTALBA - (guardandola sempre imbarazzato) ... Hem, Rita, mi sente ?
RITA - (con voce sospirata) Sì, professore !
SANTALBA - Be... bene... allora potremmo cominciare, se lei è d’accordo, a stendere il programma ?
RITA - (c.s.) Sì... stendiamolo...
SANTALBA - (schiarendosi la voce) Allora, co... come lei sa, per il piano di analisi occorrerebbe stabilire in anticipo i principali parametri su cui si svolgerà l’intera ricerca e buona parte della sintesi finale del lavoro, quindi io direi...
RITA - HAI !
SANTALBA - Che le succede, si è fatta male ?
RITA - (portandosi la mano al piede destro) No, è che ho la scarpa destra che mi... mi fa un po’ male... (a parte)... Brutta ciabatta... (poi a Santalba sorridendo)... Mi scusi...

Rita si china a massaggiarsi il piede.

ANNALISA - (piano a Rita) Pssss... alzati, allontanati che ti devo parlare !
RITA - (sorridendo) Hem... mi scusi professore... vado un attimo in bagno... torno immediatamente !

Rita si avvia verso il bagno parlando a mezza voce con Annalisa.

RITA - Dannata scarpa, avevamo fatto un patto, tu non dovevi rompermi le scatole per tutta la serata e ora ricominci ?
ANNALISA - Testa di legno, ma è proprio per aiutarti con il tuo professore che ti devo parlare !
RITA - (stupita) Ah sì ?
ANNALISA - Avanti andiamo nel bagno !
RITA - (sulla porta del bagno) Com’è che questa volta mi hai fatto meno male ?
ANNALISA - Mi sono ristretta solo di mezza misura... dai, non perdere tempo...

Continuando a discutere a soggetto con Annalisa, Risa entra nel bagno.

SCENA NONA

Dopo che Rita è entrata nel bagno, Santalba si volta per accertarsi che la porta del bagno sia chiusa poi, nervosissimo, si alza e, quasi in punta di piedi si avvicina alla parte sinistra del proscenio.

SANTALBA - (perdendo completamente il suo atteggiamento professionale, quasi mordendosi le mani) Lo sapevo, lo sapevo che facevo la figura dello stupido, ma perché mi sono innamorato così, non mi era mai successo, chissà cosa avrà pensato la signorina Rita quando ho preteso di venire qui !
RAMON - Como ! Tu est enamorado e la chiami ancora señorita ?
SANTALBA - Lo so, accidenti alla mia timidezza, ma cosa credi, che sia facile per me riuscire a dare confidenza ad una ragazza !
RAMON - Esto non est un problema !
SANTALBA - (scimmiottando Ramon) “Esto non est un problema... esto non est un problema” ... per te i problemi non ci sono mai !
RAMON - Seguro ! Solo un hombre può avere problemi, porché solo un hombre ha la capacitad de crear problemi !
SANTALBA - E allora che debbo fare ?
RAMON - Non te preocupe, ora Ramon... hem... fa un incantamiento... e usted non più problemi con la senorita Rita !
SANTALBA - E cioè ?
RAMON - ... Cioè... che usted... che ora la señorita Rita est enamorada do professor Santalba !
SANTALBA - (stupito, quasi a se stesso) Veramente ?
RAMON - (a parte) Esto hombre più est professor più est coglion ! (a Santalba) Seguro, tu non has più impedimiento ora !
SANTALBA - Mi sembra impossibile !

SCENA DECIMA

Rita esce dal bagno spalancando la porta e rapita corre verso Santalba che, a sua volta, fa alcuni passi verso di lei (la scena dovrebbe essere una parodia di un incontro tra lui e lei alla maniera di “Via col vento” magari con un sottofondo musicale) i due di fermano ad un palmo l’uno di fronte all’altra divorandosi con gli occhi.

ANNALISA - (piano a Ramon) Che hai detto al Professore ?
RAMON - (piano ad Annalisa) Una balla !
ANNALISA - (c.s.) Dici che funzionerà ?
RAMON - (c.s.) Seguro !
SANTALBA - Rita.. 
RITA - Professore...

I due stanno per baciarsi, ma rapidamente l’incantesimo si volatilizza.

SANTALBA - Rita...
RITA - Professore...
SANTALBA - (imbarazzato) ... Signorina Rita... hem... le volevo dire che la sintesi del lavoro...
RITA - (imbarazzata e delusa) S... sì... certo.. la sintesi...

I due si allontanano da loro di un passo.

RAMON - (a parte) Maledizione !
ANNALISA - (c.s.) E ora ?
RAMON - Ora ti faccio vedere io !
SANTALBA - AAAAAAH !

Santalba urla in quanto Ramon si è ristretto, il professore si aggrappa a Rita per non cadere, i due si ritrovano abbracciati.

ANNALISA - (a parte) Dai, forza stupida !
RAMON - (c.s.) Un beso, professor !

Quando le labbra dei due stanno per toccarsi, esplode un tuono poi un lampo illumina la stanza, la porta d’ingresso si spalanca, Nenè e Lorenza irrompono in scena.

SCENA UNDICESIMA

ANNALISA - (disperata) Oh no !

Nenè e Lorenza sono fradici, come entrano, Rita e Santalba si separano imbarazzatissimi, Lorenza ha un ombrello in mano chiuso e asciutto.

RAMON - (ad Annalisa) Caramba ! Est scoppiata la revolucion ? Chi son los desperados ?
ANNALISA - (a Ramon) Sono altri due matti, ora siamo al completo !
RITA - Lorenza ! Nenè !
LORENZA - ... Hem... scusami Rita,... ma fuori diluvia e non sapevamo...
RITA - Ma non eravate al ristorante ?
LORENZA - Sì, ma quando siamo entrati non avevamo l’ombrello...
RITA - Ma eravate in macchina ?
LORENZA - ... Sì, ma... quando siamo usciti non pioveva, la macchina era parcheggiata lontano dal ristorante... quando siamo arrivati ha cominciato a diluviare... e le chiavi erano dentro la mia borsa... che avevo scordato sul tavolo...
RITA - E allora ?
LORENZA - Siamo corsi indietro... ci siamo fatti prestare un ombrello dal cameriere... ma... 
RITA - Ma... ?
LORENZA - Ma le chiavi che avevo messo dentro la borsa non c’erano più, così siamo tornati a casa a piedi...
RITA - E con l’ombrello vi siete bagnati lo stesso ?
LORENZA - ... Si... (tentando di aprire l’ombrello)... Cribbio... vedi... l’ombrello si è incastrato... così ci siamo presi tutta l’acqua !

Lorenza fa altri tentativi, poi, dopo un ultimo sforzo, l’ombrello si spalanca e il mazzo di chiavi dell’auto di Nenè, dall’interno dell’ombrello, cade sul pavimento, tutti guardano stupiti le chiavi.

LORENZA - (imbarazzata)... Hem... le chiavi erano cadute nell’ombrello... e avevano incastrato l’apertura !
RITA - (rassegnata) Professore, questa è la mia amica Lorenza !
SANTALBA - (affrettandosi a stringere la mano a Lorenza) Piacere !
LORENZA - ... Piacere, ... oh, Rita parla sempre di lei... sa, dice che quando la vede...
RITA - (interrompendola) Lorenza !!! ... He, he ! (sorridendo alla volta di Santalba)

Nenè, che nel frattempo si era seduto su di una sedia, scoppia a ridere.

LORENZA - Che c’è Nenè ?
NENE’ - Comm’ dice ‘o filosofo : ‘a vita è na commedia, si non te viene da ridere vo’ dire o ca’ te presa na paralisi, o ca’ si’ nu stronz... hem (pensandoci) ... un pessimista !
SANTALBA - Quale filosofo ? Platone, Aristotele, Eraclito ?
NENE’ - No, Cacace Gaetano !
RITA - E chi è ?
NENE’ - Mio nonno ! (poi accorgendosi della mancanza) ... oh professore, scusi la mia maleducazione, mi chiamo Cacace Alfredo, Nenè... per gli amici !
SANTALBA - (stringendogli la mano) Piacere !

Nenè è Santalba iniziano una conversazione in controscena, Lorenza porge a Nenè un asciugamano.

RITA - (a Lorenza) Vacca miseria, come faccio ora con il professore !
LORENZA - (candida) Potresti farti aiutare a preparare l’esame !
RITA - (tra i denti) Lorenza, io sono contro la violenza per natura, cerca di non farmi cambiare idea nei prossimi cinque minuti !
LORENZA - (capita l’antifona) ... Hem io vado in bagno.

Lorenza entra in bagno.

RITA - (a parte) Vacca miseria possibile che debba andare sempre tutto storto !
ANNALISA - Mi dispiace, ma contro un terremoto come Lorenza, io non posso farci nulla, ora, con Santalba devi vedertela da...

Improvvisamente e contemporaneamente dal bagno si sentono : un urlo, il miagolio spaventato di un gatto e lo sfrigolio di una scarica elettrica, nello stesso istante si spengono le luci della stanza (nella stanza rimarrà un chiarore proveniente dal lucernario, sufficiente a mostrare gli spostamenti dei vari personaggi) Lorenza esce dal bagno spaventata.

RITA - Che succede ?
LORENZA - (spaventata) Cribbio !
NENE’ - Lorenza stai bene ?
SANTALBA - Per Giove ?
RITA - Lorenza... allora ?
LORENZA - Hem... ho aperto la finestra del bagno perché sul cornicione c’era Figaro bagnato come un pulcino !
NENE’ - Chi è Figaro ?
RITA - Il capomandria dei gatti del quartiere ! (a Lorenza) E allora ?
LORENZA - ... E... quando l’ho preso, la finestra ha sbattuto su...
RITA - Su che ?
LORENZA - ... Hem.. su una pentola... che è andata a cedere sui fili della luce e ha fatto corto circuito... (Un tuono e un lampo.)
RITA - Una pentola ?
LORENZA - S... sì, una delle nostre, che... si trova sul co... cornicione !
NENE’ - Na pentola su ‘o cornicione ?
LORENZA - ... Be’, non...
RITA - (trasecolando) Ce l’hai messa tu sul cornicione ?
LORENZA - Er..., sì, mi avevi detto di far sparire tutto, ed io non ho trovato altro posto !
SANTALBA - Ma... ci tenete solo le pentole ?
LORENZA - (candida) No, ci sono anche le bottiglie di acqua minerale, i vasetti di yogurt, la custodia del...
RITA - Lorenza ! (un tuono e un lampo)

Lorenza ammutolisce mortificata.

RITA - (sconsolata) E ora che facciamo ?
LORENZA - Io al buio ho paura !
NENE’ - Avete una torcia elettrica ?
LORENZA - No.
RITA - Lorenza, vai dal portiere e fatti prestare un paio di candele.
LORENZA - Perché proprio io ?
RITA - (idrofoba) Lorenza, vuoi andare a prendere due candele dal portiere prima che ti metta insieme a tutta l’attrezzatura da cucina sul cornicione ?
LORENZA - S... sì...

Lorenza, annaspando al buio, esce.

NENE’ - Professo’ !
SANTALBA - Sì ?
NENE’ - Ma vulite da na mano ?
SANTALBA - Ma io non me ne intendo di certi lavori !
NENE’ - Nun ve preoccupate, venite.

Nella penombra Santalba e Nenè entrano nel bagno, dopo un secondo si sente armeggiare.

SCENA DODICESIMA

Rita si siede sconsolata su di una sedia.

RITA - (tristemente) Vacca miseria, si vede che è destino che io mi innamori e poi tutto il mondo contribuisca a raffreddare gli ardori di chi mi sta vicino.
ANNALISA - Io non ne sarei tanto sicura.
RITA - Non lo so, non so più cosa pensare.
ANNALISA - Tu non ti vuoi mettere in testa che anche il tuo professore, come te, soffre di complicazioni verbali, se non vi mettete in testa di fare della semplicità il vostro modo di parlare, avrete sempre bisogno del vocabolario per capirvi !
RITA - Lo so, ma prova a dirlo alle mie corde vocali, che si annodano quando lo vedono, vacca miseria se solo riuscissi a dirgli le cose che ho dentro senza svenire guardandolo !

Dalla porta del bagno entra a tastoni Santalba parlando con Ramon.

SANTALBA - Ma sei sicuro ?
RAMON - Seguro ! Ramon, Alonzo, Carlos, Sa..
SANTALBA - Sì, sì... va bene !
RAMON - Si tuo problema est impappinamiento de parola quando guardi la señorita Rita, allora parlale al buio !
SANTALBA - Dici ?
RAMON - Seguro !
ANNALISA - (a parte, scorgendo Santalba) Hum... guarda, guarda chi arriva... ora ci penso io ! (poi a Rita) ... e dimmi una cosa, quali sono le cose che vorresti dirgli ?
RITA - (sorridendo tristemente) Oh... sono tante...
ANNALISA - Fai conto che io sia Santalba che ti ascolta.

Rita inizia il discorso, durante il quale Santalba interrompe la controscena con Ramon e piano piano si avvicina a Rita rapito dalle sue parole.

RITA - Gli direi... professore, io non sono un libro e non saprei dirti le parole che sei abituato a sentire, non sono una teoria con la quale potrei dimostrati il perché dei brividi che mi passano lungo la schiena quando ti vedo, ma se non puoi sentire le mie parole, che ogni volta annegano dentro la mia saliva... (ispirata) ... allora non ascoltare nemmeno il battito del mio cuore, ti assorderebbe. Ascolta il muoversi dei miei occhi, lo sbattere delle mie palpebre, ascolta i frusciare dei miei capelli, il sudore che esce dalle mie mani, ascolta il crescere della mia ansia quando ti avvicini, il morire del tremore sulle mia labbra quando le tue si allontanano, ascolta il mio respiro diventare sospiro dopo che ti ho ascoltato nell’aula magna dell’università, ascolta tutti questi piccoli rumori... forse riusciranno a parlarti meglio di qualsiasi altra parola !
ANNALISA - (sussurrando dolcemente) E... che cosa ti piacerebbe domandargli ?
RITA - (sorridendo tristemente) Gli domanderei... gli domanderei... professore, i miei sono solo piccoli suoni, io non ho un violoncello per suonarti della vera musica, ma se credi che ognuno di noi senta la musica in ogni cosa che ama, chissà se riuscirai a sentire mai la mia piccola melodia ?

Santalba, vicinissimo a Rita, la coglie di sorpresa.

SANTALBA - Non ti risponderei subito...

Rita fa un salto sulla sedia, si alza trovandosi ad un centimetro da Santalba.

SANTALBA - ... aspetterei dieci anni per avere il tempo di sentire tutti i piccoli strumenti guidati dalla tua anima e poi ti risponderei : “Ora che li ho ascoltati dammi altri cento anni per respirarli e naufragare dentro la loro musica” !

Rita e Santalba si abbracciano e si baciano.

RAMON - Caramba !
ANNALISA - Era ora... se qualcuno li interrompe lo ammazzo !!!

Improvvisamente torna la luce, Santalba e Rita continuano a baciarsi. Nenè esce dal bagno.

NENE’ - Finalmente ! L’impianto elettrico stava tutto scassato, so’ riuscito a...

Nenè s’interrompe scorgendo la coppia abbracciata, poi, sorridendo soddisfatto, si mette a rimirarli. Dopo qualche attimo, vedendo che i due non intendono separarsi, si avvicina.

NENE’ - ... Hem... professore !... Rita !... Chisti se so’ incollati !
ANNALISA - (a parte a Ramon) Ce ne hanno messo di tempo, ora devono recuperare !
RAMON - Caramba che beso !
NENE’ - (ironico) He... ‘a lettera e ‘o francobollo !... Professore, Rita !

Improvvisamente entra Lorenza, che oltre ad essere ancora bagnata è anche sporca di fuliggine. Rita e Santalba si separano continuando a guardarsi dolcemente per qualche secondo. Lorenza guarda i due e sorride a sua volta soddisfatta. Poi, sospirando, Rita si riprende e si volta verso Lorenza.

RITA - Vacca miseria... Lorenza che ti è successo ?
NENE’ - Lore’, si’ passata dal camino ?
LORENZA - No... er... mi avevi mandato a prendere le candele...
RITA - E allora, le hai prese ?
LORENZA - Sì... sì.. solo che ... per fare prima, me le sono fatte accendere dal portiere... e...
RITA - E... ?
LORENZA - ... Ho fatto tutte le scale con le candele in mano,... ma quando so... sono arrivata in cima.. le candele mi... mi sono cadute in fondo alle scale !
RITA - (con sollievo) Meno male, chissà che mi credevo !
LORENZA - Be’... in effetti... giù al primo piano hanno qualche pro... problema... !
NENE’ - Qualche problema ?
SANTALBA - Che pro... ?
RITA - (trasalendo) Non vorrai mica dire che... ?!?!?

Rita, Santalba e Nenè si guardano allarmati, poi tutti e tre scattano come molle verso la porta e l’aprono, dal vano esce del fumo, si vedono dei riflessi di fiamme e si sentono delle voci lontane, gridare allarmate.

RITA - Oh, no !!!

Rita, Santalba e Nenè escono di corsa.

LORENZA - ... Hem... aspettatemi... cribbio... fo... forse era meglio se le ca... candele le portavo spente ?


SIPARIO


FINE DEL SECONDO ATTO


QUADRO FINALE

SCENA

L’appartamento è quasi vuoto ed è in uno stato di abbandono totale. Parete di sinistra : la rete arrugginita del vecchio letto di Rita. Parete di fondo : il piccolo tavolino con sopra il fornello a gas ormai rotto e rugginoso, la porta del bagno è scardinata ed è appoggiata ad una delle pareti della stanza. Parete di destra : lo scaffale mezzo rotto con sopra qualche foglio, sta in piedi per miracolo. Al centro : una sedia, sul pavimento qualche foglio, qualche vasetto vuoto di yogurt e qualche bottiglia d’acqua minerale vuota. La stanza è illuminata solo dal lucernario. Dovunque polvere e ragnatele.

SIPARIO

Quindici anni dopo. Tarda mattina. La scena è vuota e si sentono delle voci da fuori della porta che si avvicinano.

PETRONILLA - (da fuori) Venite accomodatevi... attenzione che la scala è stretta... è un po’ buio qui sopra... ecco, siamo arrivati.

Si ente armeggiare dietro la porta.

PETRONILLA - (c.s) ... Ecco... accidenti, questa chiave è arrugginita...

Si sente ancora armeggiare, poi, finalmente la porta si apre con uno sbuffo di polvere.

PETRONILLA - (entrando) Finalmente... prego accomodatevi, come vi ho detto l’appartamento è vuoto da molti anni ed avrebbe bisogno di una buona ripulita...

Entrano nell’ordine : Petronilla (anni 70) ormai molto invecchiata, non è più il carabiniere di prima, è curva e si trascina un po’ sulle gambe, parla con voce malferma ed è sempre vestita nel solito modo con in più solo un vecchio scialle sulle spalle. Rita (anni 40), una bella signora, molto elegante, sempre snella e bionda a cui l’età ha aggiunto solo fascino, ha con se una borsa. Professor Santalba (anni 45), anche lui un bell’uomo, elegante e leggermente brizzolato, ha con se l’immancabile borsa e l’ombrello.

PETRONILLA - Venga professoressa, questo è l’appartamento, come vede è piccolo, e... (guarda Rita perplessa)... mi scusi, professoressa, ma ora che la vedo alla luce, mi sembra di averla già vista da qualche parte...
RITA - (sorridendo) Può darsi, da giovane ho abitato in questo quartiere.
PETRONILLA - ... Comunque, come vi dicevo, l’appartamento è di una sola stanza e un piccolo bagno. Lo affittavo agli studenti, l’ultima volta è stato occupato... credo... da due ragazze, saranno passati ormai quindici anni. Non è certamente l’ideale per abitarci... mi scusi, ma avete intenzione di abitarci ?
SANTALBA - No, certamente, stiamo pensando ad un investimento.
PETRONILLA - (poco convinta) ... Ah, già...
RITA - Signora... (fingendo) ... hem, non ricordo il suo nome ?
PETRONILLA - Petronilla.
RITA - Sì, giusto, Petronilla... sarebbe così gentile da lasciarci soli, vorrei parlarne un attimo con mio marito... mi scusi l’impertinenza...
PETRONILLA - No certo ! Si figurino, fate pure con comodo, chiamatemi quando avete deciso qualcosa !
RITA - Lei è molto gentile !
PETRONILLA - (uscendo) A dopo
RITA - Grazie.

Rita si volta verso il marito, sorride, gli si avvicina e lo abbraccia.

RITA - Quanti ricordi abbiamo lasciato qui dentro ?
SANTALBA - Ti sei intestardita per comprare queste due stanze solo per non farti sfuggire i ricordi ?
RITA - Professore, insieme a te i ricordi non sono mai andati via.
SANTALBA - (guardandosi attorno, ma rimanendo abbracciato a Rita) Probabilmente i nostri ricordi si sono impigliati nelle ragnatele o sono rimasti sotto la polvere.
RITA - Li ripuliremo e li riverniceremo di nuovo !
SANTALBA - Ma sono solo ricordi.
RITA - (appoggiando la testa sul petto di Santalba) Sì, ma sono i nostri ! Riesci a sentirli ?
SANTALBA - Ti risponderò tra cento anni quando avrò ascoltato tutta la tua musica !

Pausa, poi Rita si scioglie dall’abbraccio.

SANTALBA - Senti, scusami, ma ti devo chiedere un favore...
SANTALBA - (fingendosi allarmato) Un altro appartamento ?
RITA - (sorridendo) No, tranquillizzati è... solo... che, ti prego, non fraintendermi...
SANTALBA - Su dimmi !
RITA - Mi puoi lasciare due minuti da sola ?
SANTALBA - (sorridendo) Certo, ma non tenere tutti i ricordi per te, ti aspetto da basso !
RITA - Faccio in un momento !

Santalba esce lasciando di proposito l’ombrello appoggiato vicino alla porta senza farsene avvedere da Rita. Rita rimane sola nella stanza, si guarda ancora intorno, poi si avvicina alla sedia, apre la borsa e tira fuori Annalisa, l’appoggia delicatamente sulla sedia e si allontana di qualche passo. La scarpa è un po’ stinta e ha qualche macchia, gli anni sono passati anche per lei e il carattere scontroso di prima si è un po’ addolcito. Per un attimo nella stanza nessuno parla.

RITA - Allora, non dici nulla ?
ANNALISA - (sospirando) Ma... non sembrava fossero passati tutti questi anni.
RITA - Già.
ANNALISA - (pacatamente) La cosa importante non è il tempo che passa, ma come noi lo facciamo passare !
RITA - (sentenziando) “Non ti curar del tempo che passa e il tempo non si curerà di te !”
ANNALISA - Quegli anni diventeranno i cosiddetti “vecchi tempi” !
RITA - Sì, è così che si chiamano i ricordi migliori !

Pausa.

ANNALISA - (con voce rotta dall’emozione) Be’, è arrivato il momento...
RITA - (anche lei emozionata) Sì... ci rivedremo ?
ANNALISA - La parola fine non esiste per chi non la pronuncia !
RITA - (sorridendo) Questa frase la conosco... (poi, reprimendo un singhiozzo)... addio vecchia ciabatta !
ANNALISA - Ciao professoressa !

Rita esce di corsa per non scoppiare a piangere, in scena, per qualche secondo resta Annalisa da sola, poi si apre la porta di ingresso e si affaccia Santalba.

SANTALBA - (rivolto a Rita che si trova fuori scena, come se fosse in fondo alle scale) Aspettami... vengo subito, recupero l’ombrello e arrivo !
RITA - (da fuori scena) Sbrigati, ti aspetto !

Santalba entra furtivamente, apre la borsa, tira fuori Ramon e lo appoggia sulla sedia accanto ad Annalisa.

SANTALBA - (a Ramon sorridendo) Adios Ramon, Alonzo, Carlos eccetera, eccetera detto “El Calzador” !
RAMON - Adios mi professor !

Santalba dà un’ultima occhiata intorno ed esce, dopo un secondo si riapre la porta, Santalba fa capolino, allunga la mano, recupera l’ombrello e sparisce.

RAMON - Mia hermosa
RITA - Ciao mio caballero !
RAMON - La nostra impresa est finida !
ANNALISA - Sì, il tempo restante sarà tutto per noi !
RAMON - Quanto est lo tiempo restante ?
ANNALISA - Molto più di quello che tu pensai !
RAMON - Bueno ! Ora, mia hermosa...
Piano piano, dolcemente, inizia una musica in sottofondo, si tratta dello stesso adagio suonato da Lorenza al violoncello nel primo atto.

ANNALISA - (interrompendo Ramon) Zitto !

La musica sale di volume, una luce bianca e soffusa si spande per la stanza dal lucernario e da dietro la porta d’ingresso, filtrando dalle fessure. Musica e luce aumentano fino a che la stanza è immersa in un’atmosfera irreale. Improvvisamente la porta d’ingresso si spalanca da sola e, sorridendo, entra Archimede. E’ vestito come nel primo atto, solamente che i vestiti sono candidi. Archimede si avvicina alla sedia dove ci sono le due scarpe. La musica si abbassa un po’.

ANNALISA - (felice di rivederlo) Ciao Archimede !
ARCHIMEDE - Ciao, vecchia ciabatta !
ANNALISA - Ti presento Ramon.
RAMON - Mui honorado de fare tua conoscienzia !
ARCHIMEDE - Buena suerte Ramon !
RAMON - (piacevolmente colpito) Caramba !
ANNALISA - (ad Archimede) Non sembra passato neanche un giorno da quando ci siamo salutati... che hai combinato ?
ARCHIMEDE - Ho fatto un po’ di riparazioni qua e là, giunti che perdevano, guarnizioni da cambiare, rubinetti rotti... in compenso non ho avuto tra i piedi una certa calzatura di mia conoscenza... una vera rottura di scatole !
ANNALISA - Brutto cammello travestito da idraulico, mi hai lasciata in balia di due matte per...
ARCHIMEDE - (ridendo) Che con te sono diventate tre !
ANNALISA - (raddolcendosi) ... In fondo sono stati anni matti... come l’inizio.

Pausa.

ARCHIMEDE - Be’, vogliamo andare ?
ANNALISA - Sì, sì !
RAMON - Donde se va ?

Archimede guarda verso l’alto.

RAMON - Al piano de sopra ?
ARCHIMEDE - Più o meno.
RAMON - Caramba !

La musica risale di volume. Archimede, sorridendo, prende Annalisa e Ramon e lentamente esce dalla stanza.



SIPARIO


FINE DELLA COMMEDIA