Uno, due… e quattro!

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17

Il Giullare

presenta

    Uno, due…

      e quattro!!

Favola pre-serale

             di FRANCO PENNASILICO

(Musica assordante. Effetto lotta giapponese inframezzata da sibili spaziali. Sipario.  Al centro scena pannello modulare ad alveare rettangolare, composto da 15 caselle nere, cinque orizzontali e tre verticali. Davanti al pannello a dx un tavolo con una tovaglia che tocca terra e sopra un grande televisore rivolto con lo schermo al fondo. Davanti al televisore, seduto dietro il tavolo Andrea con un Joy Steak che gioca alla play station, con lo sguardo assente.

A sin. Un trespolo con una gabbia ed un pappagallo.

Accanto una sedia stilizzata bianca.

Sparsi nella stanza giocattoli e vestiti in disordine.

A dx in fondo una grande bambola seduta a terra poggiata al pannello.

Da qualche parte una grossa scatola nera portagiochi.

Al centro davanti al pannello un vaso con una pianta bassa.

A dx in proscenio una piantana con un lume

A sin un grande specchio a figura intera)

L’azione successiva è tutta mimata.

Entra Chiara bevendo una bibita da una lattina e si accomoda alla sedia a sin.

Guarda stupita Andrea che non la degna di uno sguardo. Lei tenta di attirare la sua attenzione, salutando con la voce e poi con la manina, inutilmente.

Gli va davanti passando una mano davanti al suo sguardo, non ottenendo reazioni.

La musica cala di volume.

CHIARA         

-

Hei, ciao! (non ottiene reazioni)  Come ti chiami? (c.s.) Ti va di giocare un  po’ con me?

(risale la musica)

CHIARA         

-

(Perplessa, poi tenta un trucco, gridando e movendosi freneticamente)

AL FUOCO! LA CASA BRUCIA! AL FUOCO!

(Andrea non si muove di un millimetro, fisso sullo schermo.Chiara ne prova un’altra)

Uhm…Come è buona quest’aranciata! ….Ne vuoi un po’? 

 (nessuna risposta)

Si alza, va accanto al ragazzo, le passa la bibita sotto il naso e gliela porge, ponendo il bicchiere a qualche centimetro dal suo viso, tenendolo in mano. Andrea, continuando a giocare alla play station, cava un tubicino e senza mai distogliere lo sguardo, lo infila in bocca e nel bicchiere, sorseggiando la bibita, con disappunto di Chiara.

La ragazza si arrabbia, va al cavo elettrico che collega la televisione alla rete e stacca la spina. La musica cessa. Andrea senza scomporsi si alza e cava dalla tasca un game boy, continuando a giocare, inebetito. Chiara, arrabbiatissima, riattacca la spina, gli strappa di mano il giochino e lo scaraventa a terra. Il ragazzo attraversa il palco soffrendo a mò di orso del tiro a segno, poi le va di fronte con fare minaccioso. Inizia una serie di preparazione di colpi di arti marziali, accompagnate da disumane grida tipiche della lotta giapponese. Chiara è impassibile. Dopo la buffa preparazione orientale, fa per a colpirla, ma Chiara gli assesta un solo ceffone, che lo scaraventa a terra. Andrea piange dolorante. Chiara lo aiuta a rialzarsi.)

CHIARA          

-

Perdonami, ma mi hai fatto davvero arrab-biare…(Andrea farfuglia qualcosa) Scusami, ma volevo solo difendermi….Come ti chiami?

ANDREA        

-

(con voce meccanica) IO…MI CHIAMO…ANDREA…

CHIARA         

-

Ma come parli?

ANDREA        

-

(ancora) IO…MI CHIAMO…ANDREA

CHIARA          .

-

Ma scusami….

ANDREA

-

(interrompendola) IO…MI CHIAMO…ANDREA… (continuando,come un disco bloccato) MI…CHIAMO….ANDREA…ANDREA…ANDREA…

MI CHIAMO ANDREA…ANDREA…ANDREA…

Chiara lo scuote con forza e il ragazzo sembra svegliarsi e riprendere il controllo.

ANDREA       

-

Sì…mi chiamo Andrea….Ma che succede?

CHIARA          

-

Ti senti bene?

ANDREA         

-

Sì, grazie….Ma che mi è successo?

CHIARA          

-

Sono questi maledetti giochi….Ma quanto tempo al giorno stai davanti alla play station?

ANDREA

-

Qualche minuto…

CHIARA         

-

Strano…Quanto minuti?

ANDREA        

-

Cinquecento-seicento minuti…

CHIARA         

-

Alla faccia! Ma allora è chiaro…

ANDREA        

-

Sai, mi sento molto solo, non ho amici…

CHIARA         

-

E come mai?

ANDREA        

-

Perché i miei amici stanno a casa a giocare alla play station…

CHIARA         

-

Pazzesco…

ANDREA        

-

Gioco tutta la notte…Ma lo faccio perché non riesco ad addormentarmi…ho paura del buio…

CHIARA        

-

Capisco…Ma non hai qualcuno che ti racconta le favole? Ci vorrebbe un bel nonno…

ANDREA      

-

No, i miei nonni sono lontani…

CHIARA        

-

Anche i miei…Uhm…Allora non resta che la formula magica…

ANDREA       

-

La formula magica?!

CHIARA         

-

Non conosci la formula magica? (Andrea fa cenno di no) Ah, ma allora devi assolutamente impararla! Dunque, vediamo…Quando desideri qualcosa e vuoi che in sogno appaia, non devi far altro che pronunciare la formula magica….(chiude gli occhi e declama) UNO, DUE…E QUATTRO! Così ho imparato a non avere paura del buio…

ANDREA       

-

“Uno, due e quattro”?

CHIARA        

-

Già…me lo ha insegnato mio nonno…

ANDREA       

-

Ma hai detto che i tuoi nonni sono lontani….

CHIARA         

-

Hai ragione….ma una sera l’ho desiderato così fortemente che è comparso un nonno, all’improvviso…

ANDREA       

-

Davvero? Che bello…Lo vorrei anch’io…

CHIARA        

-

Allora non ti resta che metterti davanti allo specchio e gridare la formula magica…

ANDREA

-

Ok…(va allo specchio)

CHIARA       

-

Aspetta…chiudi gli occhi…(Andrea esegue) Come lo vorresti?

ANDREA     

-

Uhm…vediamo..lo vorrei con la barba bianca…

CHIARA      

-

E poi?

ANDREA    

-

E poi….con un bel pancione…

CHIARA      

-

E poi?

ANDREA   

-

E poi…vestito come me…

CHIARA

-

Ok…sei pronto? Pronuncia la formula e immagina di danzare su una soffice musica…

ANDREA   

-

Sì…( si posiziona davanti allo specchio, occhi chiusi)

 UNO, DUE…E QUATTRO!

(Parte una dolce musica mentre Andrea accenna a una danza e con gioco di luci compare come per magia dietro lo specchio il nonno Franco, barba bianca e vestito allo stesso modo di Andrea)

FRANCO    

-

(In un brevissimo buio passa davanti allo specchio, con grande stupore di Andrea, che lo guarda impietrito mentre il nonno si spolvera gli abiti, sollevando una gran nube di polvere) Finalmente! Non ne potevo più…Tu sei Andrea, vero?

ANDREA   

-

Sì…(resta a bocca aperta)

FRANCO  

-

(Chiudendogli la bocca) Scusa la polvere, ma ero da tanto tempo nei tuoi sogni, ma tu non mi chiamavi mai…

ANDREA   

-

Scusami…ma non sapevo…non immaginavo…

FRANCO  

-

Va bene, non importa…

ANDREA  

-

Io non sogno mai…

CHIARA   

-

(al nonno) Certo, dorme con la luce accesa…

FRANCO  

-

Con la luce accesa? Ecco il motivo!

CHIARA   

-

Già, con la luce non si sogna bene…

FRANCO  

-

E perché la notte non spegni la luce?

ANDREA   

-

Ho paura del buio…

FRANCO   

-

Paura del buio? E perché?

ANDREA   

-

Non so…

FRANCO  

-

Ascolta…non devi avere paura del buio.. Che cos’è il buio?

ANDREA  

-

Ma…non so…

FRANCO  

-

Allora guardati in giro…Che cosa vedi?

ANDREA  

-

Mah..vedo te..vedo Chiara…

CHIARA    

-

E poi?

ANDREA  

-

La sedia, la pianta, la bambola…

FRANCO  

-

Va bene…e ora? (schiocca le dita e il palco diventa completamente buio)

ANDREA  

-

Niente…

FRANCO  

-

Bene….(schiocca di nuovo le dita. Luce) Allora, il buio è il vuoto, e nel vuoto ci possiamo mettere quello che vogliamo, no?

ANDREA  

-

Già…

FRANCO        

-

Allora, vediamo…vorrei sedermi…

ANDREA         

-

Sì, vieni… (si avvia alla sedia, attraversando il palco a mò di orso del tiro a segno)

CHIARA          

-

(Sussurrando al nonno, che lo guarda stupito) Cammina così perché sta tutto il giorno alla play station, a giocare alla lotta giapponese…

FRANCO        

-

Uhm..vediamo… Per prima cosa bisogna distruggere il gioco violento…

ANDREA        

-

E come?

FRANCO        

-

Dobbiamo sconfiggere i guerrieri..

ANDREA        

-

E’ impossibile….I guerrieri sono invincibili….Ci sto provando da due anni…

FRANCO        

-

(sorridendo) Eh, eh…Tu non conosci l’abilità di Chiara…(alla ragazza) Ci pensi tu?

 (La ragazza annuisce. Il nonno prende una grande spada di plastica fra i giochi di Andrea, gliela consegna e la aiuta a entrare nel televisore. Chiara vi entra completamente, lasciando i piedi fuori dello schermo. Andrea guarda annichilito e si avvicina curiosando all’interno dell’apparecchio)

FRANCO       

-

Ora mettiamo quest’aggeggio a terra… (fa per prendere la TV, ma desiste per la pesantezza dell’apparecchio. Tenta tre volte)

Uhm….allora….Ah, ecco..La formula magica! Mi aiuti?

ANDREA      

-

Che devo fare?

FRANCO       

-

Devi pronunciare la formula magica..Te ne ha parlato Chiara?

ANDREA       

-

Ah, sì….Dunque…UNO, DUE….E QUATTRO!

(Il nonno ritenta, ma il televisore è ancora pesante.)

FRANCO       

-

Uhm…Non capisco.. Forse non sei ancora allena-to…Ci vorrebbe un aiuto…Ah, ecco…Immaginiamo che in questa stanza ci siano tanti altri bambini e che gridiamo la formula tutti insieme. Va bene?

(Andrea a gesti chiede a tutti i bambini di gridare con lui)

TUTTI             

-

UNO, DUE…E QUATTRO!

(Il nonno si avvicina al televisore, lo prende con una mano e lo poggia a terra, a sinistra,  con grande stupore del bambino)

FRANCO 

-

Mi aiuti a spostare il tavolo?

(sollevano la coperta sul tavolo, scoprendo il sottotavolo dover qualcuno immagina si sia nascosta Chiara e spostano il tutto verso sinistra.)

 

FRANCO       

-

(Siede alla sedia a sin) Allora, vediamo…

(Il bambino siede a terra davanti a lui, spalle al pubblico, mentre il televisore si muove scotendosi, con un effetto audio di lotta concitata)

FRANCO       

-

Non preoccuparti, è Chiara che combatte…Allora, passiamo a noi…Ci sono alcune cose da fare prima di andare a letto per sognare bene…

Per prima cosa…..Ce l’hai un aiutante?

ANDREA       

-

Un aiutante?

FRANCO       

-

Sì, un collaboratore, insomma…

ANDREA       

-

Bè, no…..

FRANCO       

-

Uhm…è grave…Vediamo…Va bbè, ti presterò il mio…Ce l’hai un pupazzo al quale sei molto affezionato?

ANDREA       

-

Sì, eccolo….(prende un pupazzo di peluche, una specie di clown con grosse orecchie, gambe lunghe, un grande pancione ed un bernoccolo in testa)

FRANCO       

-

D’accordo….Come si chiama?

ANDREA       

-

Astrubale…

FRANCO     

-

Non mi piace…

ANDREA       

-

Neanche a me…

FRANCO      

-

Lo chiameremo Leopoldo!

ANDREA      

-

Va bè…

FRANCO     

-

Dorme sempre con te?

ANDREA     

-

Sì, sempre…Ci sono molto affezionato…Ci gioco tutte le sere..Mi piace tirargli le gambe e soprattutto le orecchie….Vedi? Si staccano… (stacca un orecchio al pupazzo) 

FRANCO     

-

Va bene…Allora… (mette il pupazzo in uno scatolone per terra) Ora dobbiamo concentrarci e dire la formula magica…Sei pronto?

(Il coperchio dello scatolone fa per aprirsi, Il nonno chiude)

FRANCO    

-

Non è ancora il momento….Allora, dobbiamo pensare fortemente al desiderio di avere un aiutante…

(c.s.)

FRANCO  

-

Sei pronto? (Poggia sul tavolo lo scatolone nero che era a terra)

ANDREA  

-

Sì….(chiude gli occhi e pronuncia la formula) UNO, DUE…E QUATTRO!

(Musica. Lo scatolone si apre lentamente e vi esce Leopoldo, un attore vestito naturalmente allo stesso modo del pupazzo. Andrea non crede ai suoi occhi)

LEOPOLDO 

-

(Uscendo dallo scatolone, porgendo la mano al bambino) Piacere, Leopodo…

ANDREA      

-

(Esterrefatto) Piacere…Un momento…(al nonno) ma siamo sicuri che sia il mio pupazzo?

FRANCO      

-

Certo…

ANDREA        

-

(con intuizione) Un attimo! Non ha il bernoccolo! (indicando Leopoldo)

FRANCO       

-

Ha ragione…(prende una grossa clava e colpisce in testa  Leopoldo, al quale cresce un grande bernoccolo. Il pupazzo  piange dolorante)                      

Bene..Allora, riprendiamo..

(Il nonno mette sulla testa del pupazzo una borsa del ghiaccio)

FRANCO     

-

Allora, ci aiuti? Andrea vorrebbe sognare…

LEPOLDO   

-

(massaggiandosi la testa) Ah, bene…Allora…Per addormentarsi sereni, per prima cosa, bisogna avere la coscienza pulita, e quindi bisogna rispettare delle regole...Uhm…Regola numero uno…Hai lavato bene i denti?

ANDREA       

-

Ehm…si, l’ho fatto….

LEOPOLDO  

-

Attenzione, non si dicono le bugie….Fammi sentire…(Si avvicina alla bocca del bambino e si allontana turandosi il naso) Mamma mia! Che odorino!

ANDREA       

-

Ti sbagli! Li ho lavati! Il mio alito non puzza affatto!

FRANCO       

-

Dici? Facciamo una prova… (Lo invita ad alzarsi e si avvicinano alla gabbia col pappagallo)  Prova un po’ ad alitare al pappagallo…

(Andrea prende fiato e alita con forza in direzione dell’uccello. Dopo un po’ l’uccello cade svenuto sul fondo della gabbia. Andrea mortificato)

LEOPOLDO  

-

Eh, eh..(sorridendo) Allora, li hai lavati?

ANDREA      

-

Bè, li ho lavati…tre giorni fa…

         

FRANCO      

-

Tre giorni fa? Allora ci vuole una super-lavata di denti!

(Fa sedere il bimbo alla sedia,  Leopoldo va allo scatolone sul tavolo e vi estrae un mega spazzolino, col quale lava i denti a Andrea)

CHIARA         

-

(Entrando da sin, la spada in mano, un po’ in disordine, come dopo un combattimento) Uff…….Ecco qua….Fatto!

FRANCO        

-

Tutto a posto?

CHIARA          

-

E’ stata dura…Non ne volevano sapere…Ho dovuto inseguirli per tutto il quartiere…Ma ora non ti daranno più fastidio…

ANDREA

-

(guardando Leopoldo) UN ATTIMO!

CHIARA

-

Che è successo?

ANDREA

-

Al mio pupazzo si staccavano le orecchie!

LEOPOLDO

-

Embè?

ANDREA      

Vediamo se si stacca…

LEOPOLDO 

Va bè, non mi sembra il caso…

ANDREA    

No, no, voglio vedere…

LEOPOLDO 

-

(al nonno) Ma come?!…

CHIARA

-

Non lo immagini?

LEOPOLDO

-

(Guradando i tre e intuendo) No, non voglio!

(Il nonno fa sedere Leopoldo alla sedia, Andrea gli salta addosso e con delle grosse tenaglie gli stacca un orecchio, con grande urlo di dolore del pupazzo)

ANDREA        

-

Ma allora…

FRANCO

-

Allora, ricominciamo…I cattivi li abbiamo cacciati, i denti li abbiamo lavati…Ah, ecco…Prima di andare a dormire, è necessario controllare se la stanza è in ordine…

(Si guardano intorno, scandalizzati dal disordine)

ANDREA

-

Ehm….Oggi non ho avuto tempo…

CHIARA

-

Ma è un macello…

ANDREA

-

Già..

FRANCO        

-

Tutto questo disordine c’è perché non metti a posto da tanti giorni…Se ogni sera, prima di andare a letto, mettessi a posto le tue cose, non ti ridurresti mai a questo punto….Va bbè, per questa volta, ti aiuteremo noi….             

CHIARA         

-

Ma ci vorrà un anno per mettere a posto tutto questo disordine…

FRANCO       

-

Ma no…Tu dimentichi le mani magiche…Hai qualche mano magica? (Calza un paio di guanti bianchi)

ANDREA       

-

E che cosa sono?

CHIARA        

-

Non conosci le mani magiche?

LEOPOLDO  

-

Va bbè, ho capito…Faremo una magia..Hai dei guanti?

(cercano nella stanza dei guanti, trovandone alcuni, diversi fra loro)

FRANCO       

-

Allora, vediamo….Ora io getterò in aria tutti questi guanti e grideremo la formula magica….D’accordo?

(Il nonno si porta al centro del palco, prende i guanti e li lancia in aria, mentre tutti i bambini in sala grideranno, invitati da Chiara, la formula magica)

TUTTI          

-

UNO, DUE…E QUATTRO!

(Nel momento del lancio, il palco si oscurerà e nel buio otto mani bianche libreranno nell’aria, ruoteranno e lentamente andranno a prendere gli abiti e gli oggetti vari, tutti bianchi, che voleranno nello scatolone sul tavolo. Luce)

ANDREA

-

(esterrefatto) Ma come è possibile?

LEOPOLDO

-

(sorridendo) Tutto è possibile, con la fantasia…

CHIARA

-

E se te lo dice Leopoldo…Ricorda che è il tuo aiutante…

ANDREA

-

(A Chiara) Ma è davvero il mio pupazzo?

CHIARA

-

Certo…

ANDREA

-

Non mi convince…(riflettendo) Ah, ecco!

FRANCO

-

Che cosa c’è?

ANDREA

-

Il mio aveva il pancione! E lui non ce l’ha!

(Leopoldo si guarda mortificato la pancia)

FRANCO

-

(a Chiara) E’ vero…non ce l’ha…Va bene, provve-deremo subito…

(Il nonno e Chiara spostano il tavolo al centro, afferrano Leopoldo e  ve lo stendono sopra)

FRANCO

-

Operazione pancione!

(Prende un tubo e lo infila in bocca al pupazzo, mettendosi l’altra estremità in bocca e iniziando a soffiare, non producendo effetto)

CHIARA

-

Forse ci vuole un aiutino…

(invita il pubblico a pronunciare la formula magica)

TUTTI

-

UNO, DUE…E QUATTRO!

(Non accade niente)

CHIARA

-

Ho capito…Ora dobbiamo soffiare tutti insieme..Pronti? VIA!

(Il nonno stacca dalla sua bocca il tubo e lo rivolge alla sala.

Mentre tutti i bambini dalla platea soffiano, lentamente la pancia di Leopoldo inizia a gonfiarsi, fino a formare un bel pancione)

FRANCO

-

Ah, finalmente…

 

(Andrea resta a bocca aperta)

LEOPOLDO

-

(A Andrea) Contento?

FRANCO

-

Allora, torniamo a noi…Facciamo il punto della situazione…Per addormentarsi sereni, dobbiamo avere la coscienza a posto…Dunque…I cattivi li abbiamo cacciati…

CHIARA

-

(puntualizzando) Li ho cacciati…

FRANCO

-

Sì, appunto…Dicevo…I cattivi li abbiamo cacciati…

CHIARA

-

Li ho cacciati….(sguardo severo del nonno) Ehm…Li abbiamo cacciati…

FRANCO

-

I denti li abbiamo lavati…

ANDREA

-

Li ho lavati…(sguardo dei tre) Ehm…li abbiamo lavati…

FRANCO

-

Appunto…Abbiamo messo in ordine la stanza…I compiti per domani li hai fatti?

CHIARA

-

Ma domani è domenica!

FRANCO

-

Ah, sì….E i compiti per lunedì?

ANDREA

-

Li ho fatti ieri…

FRANCO

-

Bene… Allora credo che possiamo andare a dormire tranquilli…

CHIARA

-

Un attimo! Hai dato da bere alla tua piantina?

ANDREA

-

Ehm…Sì….La settimana scorsa…

LEOPOLDO

-

La settimana scorsa?!?

CHIARA

-

Ma aspetti che muoia?

FRANCO

-

Se non lo è già…

LEOPOLDO

-

No, forse siamo ancora in tempo… (prende un innaffiatoio e si avvicina alla pianta, versandovi acqua immaginaria)

(La piantina come per magia cresce sotto gli occhi sbigottiti di Andrea)

LEOPOLDO

-

(Gongolante e avvicinandosi al bambino) Eh? Sei soddisfatto del tuo pupazzo di fiducia?

ANDREA

-

UN MOMENTO! (si avvicina al pupazzo, con un dito prende l’elastico dei pantaloni sulla pancia e allarga gli stessi, guardando all’interno) Ah! Lo sospettavo!

FRANCO

-

Cosa c’è?

ANDREA

-

(Sempre tenendo allargati i pantaloni di lui) Il mio Asdrubale non aveva il pisellino!

(Tutti guardano Leopoldo. Chiara prende delle grosse forbici)

LEOPOLDO

-

(Togliendo l’elastico dalle  mani del bambino e ricomponendosi) Asdrubale non lo so, io ce l’ho!

FRANCO

-

Basta, ora….Continuiamo…

CHIARA

-

Nonno, non trovi questo posto un po’ triste?

LEOPOLDO

-

Effettivamente…Ci vorrebbe un po’ di musica…

FRANCO

-

Già…(al bimbo) Sai, immaginare una bella musica aiuta a dormire meglio…

ANDREA

-

Capisco, ma…

CHIARA

-

Non hai una radio o uno stereo?

ANDREA

-

No, mi dispiace..

LEOPOLDO

-

Guardate cosa ho trovato! (mostra un walk-man trovato in giro)

ANDREA

-

Ah, sì, è di mio padre…

LEOPOLDO

-

Aspetta…(mette la cuffietta e inizia a ballare) E’ un tango!

CHIARA

-

Voglio sentire anch’io!

ANDREA

-

Non ho altre cuffie…

FRANCO

-

Non importa…(finge di trovare delle cuffiette, le calza e le fa indossare anche a Chiara e Andrea)

(Il nonno e la ragazza iniziano a danzare e dopo un po’ di stupore Andrea si adegua e balla anch’egli)

FRANCO

-

Un momento! (i tre si bloccano. Il nonno si rivolge agli spettatori)

Ma voi la sentite la musica? No? E allora mettete le cuffiette anche voi!

(invita tutti a fingere di mettere le cuffie. Parte la musica, naturalmente ora diffusa anche in sala.)

CHIARA

-

Aspettate! (la musica cessa) E’ un tango meraviglioso! Bisognerebbe ballarlo!

FRANCO

-

Sì, dài, formiamo una coppia!   Vediamo…Provate voi…(invita Andrea e Chiara ad abbracciarsi per danzare, ma i due sono visibilmente diversi in altezza)  No, non va bene..

LEPOLDO

-

Io ! Voglio ballare io! (prende Chiara fra le braccia)

CHIARA

-

No, no, non posso ballare con te…Sei un pupazzo…

FRANCO

-

Già, un pupazzo dovrebbe danzare con un altro pupazzo…(accorgendosi della bambola seduta su un puff sul fondo)

Hei, che ne dici? Ti piace?

(Leopoldo annuisce)

FRANCO

-

( A Andrea) Come si chiama?

ANDREA

-

Antonietta…Ma è molto riservata…Non danzerebbe mai con uno sconosciuto…

FRANCO

-

Beh, magari facendole qualche complimento…

LEOPOLDO

-

No, non ce la faccio…

FRANCO

-

(al bambino) Sai, Leopoldo è molto timido…

ANDREA

-

Anche Antonietta lo è…arrossirebbe subito…

FRANCO

-

Bè, proviamo… (si avvicina alla bambola seduta)

Permette, signorina? Volevo presentarle questo mio amico… Si chiama Leopoldo…( fa cenno al pupazzo di avvicinarsi a lei, sussurandogli) Sii gentile, è molto timida, non farla arrossire…

LEOPOLDO

-

Ecco…Volevo dirle che lei è molto graziosa…

(le bacia la mano, mentre la bambola arrossisce in viso)

Permette questo ballo?

(sotto lo sguardo sbigottito di Andrea, la bambola si alza e Leopoldo la cinge fra le braccia. Inizia un appassionato tango.)

(al termine della danza Leopoldo la fa risedere al puff, ringraziandola con un inchino)

LEOPOLDO

-

(vantandosi con Andrea) Eh, hai visto che gioco di gambe?

ANDREA

-

Già…di gambe…(illuminandosi in volto) FERMI TUTTI!

CHIARA

-

Cosa è successo?

ANDREA

-

Ecco cosa non quadra! Le gambe!

FRANCO

-

Le gambe?!?

ANDREA

-

Le gambe! Il mio pupazzo aveva le gambe lunghissime!

(i tre guardano Leopoldo minacciosi)

LEOPOLDO

-

No, no, non facciamo scherzi…AIUTO!

(Mentre il nonno e Chiara si avvicinano, fugge dietro il pannello, inseguito da Franco, che desiste e lo attende all’altra estremità dello stesso, mentre Chiara prende una sedia. Leopoldo caccia la testa per assicurarsi di aver seminato il nonno, ma viene afferrato da lui e fatto sedere alla sedia, corpo a vista e gambe dietro il pannello.

Chiara blocca Leopoldo seduto, mentre il nonno scompare dietro il pannello, tirando le gambe al pupazzo, che grida come un assatanato. Il nonno spunta dalla parte opposta del pannello con in mano un paio di gambe che sta tirando, dando la sensazione che le stesse si siano allungate di tre metri. Poi le fa scomparire, mentre scompare anche Leopoldo)

FRANCO

-

Ecco fatto!

ANDREA

-

(Sbircia dietro il pannello) Ma dove è andato?

FRANCO

-

E’ sparito!

ANDREA

-

Sparito? E perché?

CHIARA

-

Bè. tu non lo accettavi così e lui se ne è andato…

ANDREA

-

(piangendo) Ma io gli voglio bene…Lo volevo come ero abituato a vederlo, ma gli  voglio bene lo stesso…Vi prego, fatelo tornare…

FRANCO

-

Ma lo accetterai così come è?

ANDREA

-

(singhiozzando) Sì…

FRANCO

-

Vedi, Andrea, bisogna volere bene alle persone che ci vogliono bene, e bisogna amarle per come sono e non per come vorremmo che fossero…

ANDREA

-

Hai ragione…Ti prometto che lo amerò per quello che è…

FRANCO

-

Bravo, Andrea, sei proprio un bravo bambino…

CHIARA

-

(al nonno)  Penso proprio che meriti un premio, non credi?

FRANCO

-

Credo proprio di sì…(chiamando in quinta) Leopoldo!

LEOPOLDO

-

Chi mi chiama? (compare affacciandosi al pannello centrale, all’altezza di un paio di metri)

(Andrea resta a bocca aperta)

LEOPOLDO

-

(Compiendo qualche passo verso dx e sin. Dietro il pannello) Bè? Ti piaccio così?

ANDREA

-

Non ne sono tanto certo…Mi piaceva tanto guardarti negli occhi…Così non posso farlo…

FRANCO

-

Forse sarebbe il caso di tornare di là, cercare una sega e accorciare le gambe…

CHIARA

-

Sì, eri più bello prima…

LEOPOLDO

-

Hei, ragazzi, cercate di mettervi d’accordo, eh? (sbuffando) Come faccio adesso? (Si alza prima una gamba, lunghissima, poggiandola sulla cima del pannello, poi l’altra) Guardate che mi avete combinato!

CHIARA

-

Tiè! (gli lancia una sega)

(Leopoldo scompare)

FRANCO

-

Bè. ora non ci resta che l’ultima operazione, prima di andare a letto…

ANDREA

-

Quale?

FRANCO

-

Una cosa molto utile è quella di cantarsi una ninna nanna…Ce l’hai un libro di ninna-nanne?

ANDREA

-

No, non ce l’ho…

FRANCO

-

Non importa…Ne scriveremo una..

ANDREA

-

Scrivere una ninna-nanna? Ma io non lo so fare…

FRANCO

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E’ semplice….Basta fare delle belle rime…Ti daremo una mano…Bene, formiamo delle squadre…

Leopoldo, Chiara e Andrea scendono in platea, posizionandosi in mezzo ai bambini, in punti diversi della sala.

Il nonno si siede al centro palco, prende carta e penna e inizia un pezzo a soggetto, molto divertente, dove scrive una ninna nanna a rime, iniziando delle frasi e sollecitando la rima alla platea, cercando di spingere i bambini a trovare le parole giuste.

Per aumentare l’effetto coinvolgente, premerà sulla competizione fra i gruppi che si formeranno intorno ai tre attori in sala.

All’abilità dell’attore in palco dilatare il tempo della fabbricazione della ninna-nanna.

Al termine dell’operazione, inviterà gli attori a risalire sul palco.

FRANCO

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Bè, penso che sia ora di andare a letto…

ANDREA

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No, ti prego, non ancora…

CHIARA

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Si è fatto tardi…

ANDREA

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M a stavo così bene qui con voi…

FRANCO

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(mentre prende con Chiara il tavolo e lo pone al centro scena)

E starai bene tutte le sere, da oggi in poi…

ANDREA

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(siede a terra, gambe incrociate, centro palco in ribalta)

Sì, lo penso anch’io…

Franco

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Vedi, Andrea, abbiamo imparato tutto ciò che c’era da imparare…

Abbiamo cacciato i cattivi, abbiamo lavato i denti e messo in ordine, abbiamo dato da bere alla piantina e abbiamo capito che oggi siamo stati buoni…

ANDREA

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Già…

FRANCO

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E cosa più importante,  abbiamo imparato a riempire il buio con le cose che desideriamo…Sono quelle le cose che sogneremo…

CHIARA

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A proposito, quali sono le cose che vorresti sognare?

ANDREA

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Vorrei…uhm, fammi pensare…Ecco, vorrei che il mio pupazzo mi suonasse una dolce ninna nanna…(entra Leopoldo con una chitarra e si posiziona dietro il tavolo) Vorrei che una bambina mi raccontasse una favola…(Chiara prende una sedia e il librone delle rime e siede accanto al tavolo, dopo aver preso la coperta per Andrea) E poi vorrei sognare una notte nera nera, e un cielo pieno di stelle…non l’ho mai visto…

FRANCO

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Le luci in cielo non si vedono bene, se si lascia la luce della stanza accesa….(la luce del lume si spegne)

ANDREA

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E poi mi piacerebbe veder cadere la neve, tanti soffici fiocchi bianchi che cadono su di me…

(Andrea si alza e si stende sul tavolo, a mò di letto. Leopoldo e Chiara gli mettono la copertina addosso)

CHIARA

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(prende il libro e inizia a leggere, seduta alla sedia accostata al tavolo) C’era una volta un bambino che si chiamava Andrea..Un bel giorno, mentre era nella sua stanza e giocava alla play-station, giunsero tre strani personaggi….(sfuma la voce)

(Leopoldo imbraccia la chitarra. Parte la musica della canzone finale. Nel corso della ninna nanna scendono le luci, lasciando solo una lieve intensità sul bambino e sul nonno in proscenio. Improvvisamente la copertina che copre il bambino si accende di tante stelle luminose. Il nonno mentre canta prende un ombrello e lo apre. Nel finale anche l’ombrello e gli abiti del nonno si riempiono di stelle e prima della chiusura sipario anche sulla volta della sala, mediante globo di specchi, inizieranno a ruotare centinaia di stelle, mentre al centro palco, solo su Andrea, scende la neve)

FRANCO

(canzone)

Uno, due (din!) e qua’…

Il segreto è tutto qua..

Uno, due (din!) e qua’…

Il dolce sonno, vedrai, arriverà…

     Dormi, bambino, dormi sereno,

     e sogna solo le cose più belle,

     ti accorgerai che in un battibaleno,

     arriverà qui tutto quello che vuoi…

     E prima che giunga domani il giorno,

     un po’ per incanto, un po’ per magia,

     tu scoprirai che già tutto intorno,

     i sogni più belli saranno i tuoi..

Uno, due (din!) e qua’…

Il segreto è tutto qua..

Uno, due (din!) e qua’…

Il dolce sonno, vedrai, arriverà…

     Sogna che accanto ti siano gli amici,

     sogna di udire una dolce canzone,

     sogna che i bimbi sian tutti felici,

     e che i loro sogni siano come i tuoi     

     Sogna l’amore del mio canto lieve,    

     Sogna il tuo cielo pieno di stelle,

     sogna il tuoi bianchi fiocchi di neve,

     e non ti dimenticare di noi…

Uno, due (din!) e qua’…

Il segreto è tutto qua..

Uno, due (din!) e qua’…

Il dolce sonno, vedrai, arriverà…

     E quando avrai ciò che hai sempre sognato,

     fai bene attenzione, guarda con cura,

     perchè in un pezzetto del cielo stellato

     se guardi bene mi ritroverai…

(Sipario)