Uno, due, tre

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PERSONAGGI

1 – 2 – 3

Commedia in un atto

di Ferenc MOLNAR

traduzione di Ada Salvatore

PERSONAGGI

Norrison

Antonio

Lydia

Segretario

Signorina Kuno

Signorina Brasch

Signorina Posner

Signorina Petrovic

Signorina Lind

Osso

Ciring

Dott. Wolff

Dott. Fabir

Dottor Pinsky

Felix

Conte Dubois

Schoitemburg

Colleon

Cristian

Sarto

Commesso della ditta von Michael

Maggiordomo

Carlo

Servitore

Parrucchiere

In una città europea, oggi.

Commedia formattata da

Nota per il regisseur. — Che questa commedia debba essere condotta a tempo eccezionalmente rapido, risulta a prima lettura. Mi limito quindi a far notare che l'attore che impersona Norrison deve, dal momento in cui dice a Lydia: « Sedetevi e guardate » e comincia a dare i suoi or­dini, procedere con un crescendo di rapi­dità, sì da raggiungere alla fine un vero record. Bisogna che agisca a guisa di un mago, che malgrado la rapidità degli or­dini e della esecuzione di essi, rimanga in­ternamente calmo, tranquillo, presente a se stesso, tutto precisione e sicurezza. — // palcoscenico a cinque pareti è utile per il rapido movimento e prego di non mu­tarlo. A destra e a sinistra le pareti sono tagliate obliquamente come è descritto nella didascalia, in modo che agli attori vengano risparmiati i quattro o cinque passi che sarebbero altrimenti necessari per giungere al centro della scena e con un sol passo, o quasi, arrivino al loro po­sto. Ciò è di somma importanza in questo lavoro, nel quale in brevissimo tempo vanno e vengono ventiquattro persone. Alle pareti sono tende invece di porte, che  sarebbero troppo scomode per il continuo entrare ed uscire dei ventiquattro personaggi. L'andare e venire attraverso il si. Venzioso sollevarsi e ricadere delle tende presta alla costruzione di Norrison quella tranquilla, precisa, meccanica attività che è una delle principali caratteristiche del­la commedia.

Imponente sala da ricevimento del Presiden­te della Banca. Sul davanti, a sinistra, con tende che conduce alla stanza da todetta e spogliatoio. Da ambo i lati la scena è tagliata obliquamente con grandi aperture chiuse pesanti tendaggi. Dall'apertura di sinistrasi dede all'ufficio del Segretario; da quella stra a un salottino. Nella parete di fondo la  finestra. Sul davanti a destra la comune, ch'essa nascosta da una tenda. In mezzo scena, di fronte allo spettatore, una grande pomposa scrivania, con apparecchi telefonici e tabella di campanelli. A destra e a sinistra della scrivania due piccoli sgabelli, bassi, per le stenodattilografe. Altri due, sgabelli dinanzi alla scrivania. A destra e a sinistra, presso il muro, due tavolini. — All'alzarsi del sipario, dalla camera di toletta entra Norrison asciugandosi le mani. Frattanto il servitore lo segue spazzolandogli l'abito. Il segretario è a destra della scrivania e prende degli appunti su un blocco.

 Norrison                  - (rapidamente, a voce alta, in tono di comando, seguitando ad asciugarsi le mani) —... Mettere la mia posta ogni giorno in una busta, e conservarla scrivendoci la data. Per E una settimana non voglio ricevere posta. Poi: il tredici arrivano da Venezia quei signori per negoziare il prestito, li riceverete e li informe.; rete che io sarò di ritorno l'indomani, il quattordici. Poi: nelle faccende poco importanti darà le disposizioni occorrenti, il Direttore Holstein. Poi: giornali niente. Conservare nell'ufficio stampa le pagine contrassegnate. Se qualcuno mi cerca, chiunque sia, da oggi alle quattro sono in vacanza per una settimana. Per 1 una intera settimana non mi interessa niente: cervello in riposo, E basta! (Porge l'asciuga- l mano al servitore, si dirige alla sua poltrona; e siede).

Segretario — Sarà tutto fatto, signor Presi­dente.

(Il servitore va nella stanza da toilette portando via spazzola e asciugamano. Una pausa).

Norrison (siede sopra pensiero, fissa lo sguardo dinanzi a se, tamburellando sulla tavola)

Segretario                 - (umile, con un sorriso discreto) Il signor presidente tamhurella, è il momen in cui mi arrrischio a parlare col re della lanca.

Noriuson                  - Parlate, parlate. Venite, caro ftracf. Parlate pure. Non solo come mio segretario, ma come vecchio confidente di famiglia. Grazie a Dio, ho qualche minuto di tranquilli­li. (Guarda l'orologio) Le due e tre quarti. Alle quattro viene a prendermi la nostra cara Lydiuccia. Alle 4,31 parte il treno che ci porterà in montagna, per passare una settimana in va­canza con la mia famiglia. Ah, le vacanze!... la comincio fin da ora a mettere in riposo il mio cervello. Caro Graef, dite pure. Per me comincia il dolce far niente.

Segretario                 - Oh, signor presidente... il suo cervello è una macchina così complicata che è difficile che si fermi improvvisamente.

Norrison                   - Caro Graef, non fate l'adulatore.

Segretario                 - Voglio dire...

Norrison                   - Non dite nulla.

Segretario                 - Quando lei sarà partito... sa­rà molto vuota e silenziosa questa stanza che è, direi quasi, il cuore di questo potente organismo.

Norrison                   - La similitudine non è cattiva. Poi?... Avanti...

Segretario                 - Sopra e sotto a noi pulsa que­sto organismo. Camere, saloni, corridoi. Cen­tinaia e centinaia di uomini che lavorano, de­naro, denaro! Un crogiuolo gigantesco rigur­gitante d'oro. Che bellezza!

Norrison                   - Sapete invece cosa sarebbe bel­lo? Se tutto ciò esistesse solo qui dentro (si tocca la fronte): così sarebbe bello. Ma lascia­no stare la banca. Parliamo d'altro. Chiacchierate, chiacchierate, aiutatemi a pensare ad altro. Segretario (confuso) - Straordinario! Ora che il signor presidente mi concede l'onore di un colloquio, sono tanto agitato, che non so cosa dire. Di che debbo parlare?

Norrison                   - Dite ciò che volete. (Battendo-ili amichevolmente sulla spalla) Caro vecchio Graef.

Segretario                 - Grazie. Un bel momento! Il cavaliere che dopo una buona corsa accarezza il collo del suo cavallo.

Norrison                   - Siete troppo modesto, ma an­che questa è una buona similitudine. (Chiude a chiave un cassetto della scrivania).

Segretario                 - Posso permettermi di doman­dare rispettosamente notizie della sua famiglia?

Norrison                   - Oh, loro sono in montagna, so­no partiti col primo treno. A quest'ora fanno colazione. Io parto col treno del pomeriggio. Lydia non è andata con gli altri, perchè aveva ancora qualche cosuccia da fare. Viene via con me. Almeno viaggio in buona compagnia. Sta­sera siamo là. (Si alza e va alla finestra). Una bella giornata d'inverno. Questo fa bene a mia moglie. Poveretta, si affatica tanto. Ogni giorno ha da presiedere qualche cosa. Associazione per il miglioramento dei costumi. Unione delle donne cattoliche. Scuola di preparazione per giovani infermiere. Associazione contro la im­moralità, contro la prostituzione e che so io!... Insomma contro qualche cosa...

Segretario                 - Sì, la signora adempie a un'al­ta missione. Essa incarna, direi quasi, il princi­pio della purezza in questa città corrotta. Il più alto esempio di moralità. E ciò le dà certa­mente molto da fare.

Norrison                   - Ah, senza dubbio. Molto mora­le, ma molto faticoso. Ad ogni modo, adesso per me è una grande gioia potermene andare con la mia famiglia. Tutte donne che mi coccola­no... Mia moglie, le mie due belle figliuole, e la nostra americana, Lydia, la piccola ospite puritana. Essa ci è cara come un'altra figliuola.

Segretario                 - Apprezzo infinitamente la si­gnorina Lydia, e sono molto lieto che stia per giungere qui. La vedo così di rado... Una signo­rina straordinariamente seria.

Norrison                   - E come! Forse anche troppo. Si può dire di questa piccola figlia di milionari, che sia il più bel fiore del tradizionale puritanismo americano. Ma fra poco dovremo sepa­rarci da lei.

Segretario                 - La signorina è già con voi da circa sei mesi... Per apprendere la cultura euro­pea...

Norrison                   - Sicuro, nello stesso modo l'anno scorso mia figlia Maria è stata molto tempo presso la famiglia di Lydia.

Segretario                 - La signorina ne ha certamente tratto molto profitto...

Norrison                   - E come sono stati buoni per lei! Abbiamo perciò fatto il possibile per ricam­biare la loro gentilezza. E siamo fieri che questi americani tanto riservati, ci abbiano affidato questo loro gioiello. Ma adesso sta per ritor­nare via. La settimana prossima i suoi geni­tori vengono a prenderla. Ci dispiace molto vederla partire, perchè ormai eravamo abituati ad averla con noi. Sebbene,,a dire la verità, fossimo sempre un po' intimiditi dinanzi a lei. Una creatura così giovane, e con dei princìpi così irriducibilmente severi! E così sostenuta anche. Quando venne, gli uomini, non li salu­tava neppure. Ora almeno saluta e con grazia.

Segretario                 - Quanto a me, non mi saluta neanche adesso.

Norrison                   - Già, ha il suo orgoglio di casta.

Segretario                 - I genitori sono già in Europa?

Norrison                   - Da due settimane. Ora sono a Naheim. Sua madre ha qualche disturbo di cuore. Proprio così, Graef! Ed è non solo una delle più ricche, ma anche una delle più di­stinte famiglie dell'America del Nord! E Lydia è l'unica figlia. Qui da noi, ha imparato la lin­gua; e poi canta graziosamente e suona l'arpa con gusto. Cosa si può volere di più?

Segretario                 - Il re dell'automobile può es­serle veramente grato.

Norrison                   - Senza dubbio deve esserci rico­noscente; mia moglie ha la sua parte dì me­rito... e anch'io per il lato affari... Sapete che da sei mesi sono in relazione d'affari con lui. Purtroppo procediamo lentamente. Sono d'opi­nione che l'avvenire senza grandi capitali ame­ricani sia piuttosto scuro. Ma devo... e presto, trovare il modo di concludere un trust compren­dendovi le nostre cinque fabbriche d'automo­bili. E' una questione vitale per noi. (Sospira) Ma lasciamo andare! Ora che siamo diventati in un certo modo i secondi genitori di questa unica figliuola, la cosa si potrà forse conclude­re. Ah, se almeno avessi un figlio! Potrebbe sposare la ragazza... e allora... già, bisognereb­be vedere se quella gente sarebbe disposta a dargliela!

Segretario                 - Perbacco! Un Norrison?

Norrison                   - Per quella gente? Ah! Per loro non c'è nessuno abbastanza buono. Hanno de­nari. Vogliono un gran nome. Una gran posi­zione... Beh! Tanto!... Non ho nessun figlio. Peccato però. (Guarda fuori della finestra) In­tanto fuori splende il sole, e la vita è bella, tutto è a posto ed io me ne vado in vacanza.

Segretario                 - Che piacere vedervi così se­reno!

Norrison                   - Mio Dio... La nostra banca pro­spera malgrado la crisi generale... O anzi pro­prio per questa... La nostra organizzazione è di prim'ordine e il mio personale... Vedete, di questo sono soprattutto orgoglioso: del mio pei sonale. Un personale simile non ha l'egua­le ài mondo.

Segretario                 - Il signor presidente tratta il! suo personale come un padre i suoi figli.

Norrison                   - Falso. Come un meccanico la sua macchina. Dò olio alle ruote perchè scorra­no facilmente.

Segretario                 - Ma la sua bontà...

Norrison                   - Niente bontà. Olio!

Segretario                 - Mio Dio... se mi ricordo che| ho tenuto il signor presidente piccino sulle mie ginocchia ed egli ha giuocato col mio naso.

Norrison                   - Questo non mi obbliga a nulla. Al massimo (potreste sedervi.anche yoi una volta sulle mie ginocchia e giuocare col mio naso. E' stato portato tutto alla stazione: pai-tini, sci, racchette e baule?

Segretario                 - Ho dato l'incarico fin daV le 12,30.

Norrison                   - L'incarico noni basta. Tutto per-[ tonalmente! Dovreste impararlo anche voi da Napoleone, come l'ho imparato io. Dare gli or. dini, ma controllarne personalmente l'esecu­zione. Anche quando si ha un personale cosi straordinai io come il nostro.

Segretario                 - Benissimo, signor Presidente. (S'inchina ed esce a destra).

Norrison                   - (fischietta con aria soddisfatta, jd due o tre passi).

Segretario                 - (tornando) - Signor Presidente...

Norrison                   - Che c'è?

Segretario                 - La signorina Lydia...

Norrison                   - Lydia? Ebbene?

Segretario                 - E' qui.

Norrison                   - Di già? Dov'è?

Segretario                 - Qui fuori, ini anticamera.

Norrison                   - Perchè non entra? (Si efretta alla porta e scosta la tenda) Lydia? Siete qui? Accomodatevi!

(Lydia entra ed il segretario esce).

Norrison                   - (sorpreso) - Beh, cosa c'è, figliuola? Già qui? Vi aspettavo per le quattro: come mai così presto?

Lydia                        - (parla con leggiero accento inglese) So che c'è ancora molto tempo e avevo ancora alcune compere da fare. Ero già molto contenta di fare con voi questo bel viaggio. (Siede sullo sgabello davanti alla tavola).

Norrison                   - Siete molto gentile, ed io sono veramente lusingato.

Lydia                        - Ma non posso partire.

Norrison                   - Perchè? (E' in centro, dinanzi alla tavola).

Lydia                        - Figuratevi che mentre stavo per uscire per le mie commissioni, mi è arrivato questo telegramma. (Gli porge un telegramma) I miei genitori non arrivano la prossima settimana ma oggi. Fra un'ora. Mi è impossibi­le venire con voi!

Norrison                   - Ah! (Aprendo il telegramma) Ma è una cosa interessante. (Legge il telegramma) Dunque arrivano oggi. Sebbene que­sto significhi che vi portano via, mi fa molto piacere vedere quei cari amici. E' una cosa grandiosa!

Lydia                        - Non è una cosa tanto grandiosa!

Norrison                   - Perchè, cara Lydia?

Lydia                        - Caro signor Norrison, devo farvi una confessione.

Norrison                   - Per l'amor di Dio! Non mi spaventate.

Lydia                        - Non è il caso di spaventarsi.

Norrison                   - Che cosa è successo?

Lydia                        - Credevo che avrei avuto il tempo di parlarvene più tardi. Ma ora, con questo telegramma, la situazione è mutata. Signor Norrison! Con semplicità e senza giri di frasi, vi dico: amo un uomo.

Norrison                   - Dio!

Lydia                        - Vi prego. Parliamo chiaro e bre­ve, Sono diventata sua. Anima e corpo.

Norrison                   - Dio misericordioso! Ma cosa dite?

Lydia                        - Semplicemente ciò che è accaduto.

Norrison                   - Anima e corpo. Che significa questo? Sapete cosa avete fatto, se ciò è vero? Ci avete rovinati moralmente e commercial­mente. E' come se qualcuno mi avesse affidato la sua fortuna ed io l'avessi perduta. Sono cose che non si perdonano! Come abbiamo meritato questo? Terribile!... Vi è mancata la sorveglianza di mia moglie?

Lydia                        - Si può fare a meno di sorvegliare una fanciulla saggia. E si può sorvegliare una storditella. Ma tutto è inutile.

Norrison                   - Terribile. Non posso dire al­tro: terribile.

Lydia                        - E' ancora un po' più terribile di quello che pensate.

Norrison                   - Come?

Lydia                        - Non molto, solo un pochino più terribile. Ma tranquillizzatevi, caro signor Nor­rison. Non è per me che è terribile, ma per voi.

Norrison                   - Grazie tante! Allora?...

Lydia                        - E' terribile solo come situazione. Dal lato morale non c'è nulla da dire.

Norrison                   - Vi prego, sbrigatevi, non mi tenete ancora sulle spine.

Lydia                        - Ci siamo sposati.

Norrison                   - Siete pazza?

Lydia                        - Niente affatto; sono onesta. Ci siamo sposati di nascosto. Lo amavo terribil­mente.

Norrison                   - Quando è accaduto?

Lydia                        - Quattro mesi or sono.

Norrison                   - Io svengo. E chi è costui?

Lydia                        - Un povero uomo.

Norrison                   - (prende il ricevitore di un tele­fono) - Per favore, un bicchiere d'acqua. (Posa il ricevitore) Venite qui, figliuola. Ve­nite qui vicino. Chi è quest'uomo? Che co­sa fa?

Lydia                        - (non risponde, abbassa il capo).

Norrison                   - Tacete: dunque non è il prin­cipe di Galles.

Lydia                        - No.

Norrison                   - Il contrario?

Lydia                        - Il contrario...

Norrison                   - Beh... vediamo. Un. impiegato?

Lydia                        - Meno.

Norrison                   - Agente?

Lydia —- Meno...

Norrison                   - Commesso?

Lydia                        - Meno...

Norrison                   - Maggiordomo?

Lydia                        - Meno...

Norrison                   - Ballerino?

Lydia                        - Meno...

Norrison                   - Poeta?

Lydia                        - Meno...

Norrison                   - Servitore?

Lydia                        - Più.

Norrison                   - Chauffeur?

Lydia                        - Stop. (Il servitore porta l'acqua, Norrison beve. Il servitore via).

Norrison                   - E' inconcepibilmente neoroman­tico! l'elegante chauffeur!

Lydia                        - Non è affatto elegante. Io detesto ciò che è elegante. Non è uno chauffeur ele­gante.

Norrison                   - E che cos'è?

Lydia                        - Taxi.

Norrison                   - Taxi? Taxi? Impazzisco, impaz­zisco. Come è accaduto questo?

Lydia                        - Quando ho imparato a girare per la città. E' lui che mi ha dato lezione di guida. Era il migliore chauffeur della scuola. Un la­voratore! Ma io l'ho distolto dalle sue idee rivoluzionarie. Non è ancora uscito dal partito, ma in cuor suo non è più anticapitalista.

Norrison                   - Lo credo.

Lydia                        - Vi prego, non scherzate. E' un uomo puro. Ha delle ambizioni. E' pieno di ta­lento.

Norrison                   - Si vede dal suo matrimonio.

Lydia                        - Non scherzate. Per un mese l'ho amato liberamente. E da tre mesi sono sua moglie.

Norrison                   - Divorzio. Divorzio. E subito.

Lydia                        - Non ci pensa neppure! E nean­che io. Egli è buono. E' puro.

Norrison                   - E' puro, ma io son fritto. La mia famiglia coperta d'onta! Mia moglie, l'in­carnazione della moralità! Facciamo una bella figura! Cara Lydia, posso cambiar paese, con tutta la mia famiglia. E voi sarete diseredata da vostro padre. Lo conosco bene! E la vostra povera mamma, malata di cuore! Figlia sna­turata!

Lydia                        - Perchè noni mi avete sorvegliata meglio?

Norrison                   - Come? Mi prendete anche in giro? Piccola canaglia!

Lydia                        - Vi prego, non mi insultate. Siate calmo. Solo mia madre mi dà pensiero. Se do­vesse succedere qualche cosa, non saprei so­pravviverle. Le vostre catastrofi commerciali e familiari non mi interessano.

Norrison                   - A meraviglia! A meraviglia!

Lydia                        - Potevate sorvegliarmi meglio.

Norrison                   - (irritato) - Smettetela col vostro « sorvegliare »!

Lydia                        - Se non si è capaci di sorvegliare, non ci si prende la responsabilità di una fan­ciulla. Ora, dite che cosa bisogna fare. Fra un'ora i miei genitori sono qui.

Norrison                   - Prima di tutto: tener segreta ogni cosa.

Lydia                        - Non può andare. Sono madre.

Norrison                   - (suona diversi campanelli. Al se­gretario che entra) - Tutto il personale rima­ne in ufficio. Nessuno va a colazione. Tutti pronti. Mobilitazione generale come l'anno scorso, il venerdì santo. (// segretario esce).

Lydia                        - E del resto non ho nessuna voglia di mentire. Proprio per i vostri begli occhi? Altrimenti perchè? Ho fatto quel che ho fatto. Oliando mio padre ha telegrafato che sarebbero giunti fra una settimana, ho ritelegrafato: « Ti aspetto con gioia, prepara cautamente mamma j?otizia che mi sono sposata ». Allora è giunta la risposta che vengono subito. Oggi nel po­meriggio. Alle quattro. Sono le tre.

Norrison                   - Scacco matto. Siete una pedante.

Lydia                        - La cosa principale è la regolarità.

Norrison                   - Sicuro. La regolarità. Benissimo. E ditemi, cara figliuola, che cosa avete pensato per l'avvenire?

Lydia                        - Non ho pensato affatto all'avvenire. Ho fatto ciò che il mio cuore ha voluto. E alla peggio, c'è sempre la rivoltella.

Norrison                   - Lydia!

Lydia                        - (si asciuga una lacrima).

Norrison                   - Non piangete, bimba mia! Coraggio! Credetemi, la cosa è molto peggiore per me che per voi.

Segretario                 - (entrando dalla destra) - Tutto è fatto. Il personale attende gli ordirà. Ognuno; è al suo posto. (Via a destra).

Norrison                   - Dunque, figliuola, dov'è que­st'uomo?

Lydia                        - Fuori. L'ho condotto con me.

Norrison                   - Chiamatelo.

Lydia                        - (scostando la tenda della comune) - Vieni avanti!

(Entra Antonio. Indossa un pellicciotto do chauffeur, consumato e rabberciato. Al collo un fazzoletto per riparare gli orecchi dal freddo; un berretto di pelo bisunto ben calzato; uno chauffeur di taxi vestito molto miseramente. Rimane fermo un istante. Quindi si toglie il berretto).

Norrison                   - (colpito) - Spaventevole!

Lydia                        - Al primo sguardo, la sua apparizio. ne è un po'... disgustosa. Ma dipende dal vesti. to. Perchè guadagna pochissimo. Da me non vuole nulla. E anche io non voglio dargli denaro per non umiliarlo. (Con un dolce sorriso) Lo compenso in altro modo. Egli è il mio diletto, è il padre del bimbo che nascerà. Ha una bella anima, e quando è spogliato fa assai miglior figura di quando è vestito. (Pausa).

Norrison                   - (fissando Antonio) - Come vi chia. mate, uomo felice?

Antonio                    - Antonio Scarpa.

Norrison                   - Scarpa?

Antonio                    - Sì.

Norrison                   - (indicando il suo piede) - Scarpa?! Proprio così? Come le scarpe?

Antonio                    - Sì.

Norrison                   - (inorridito) - Ma non può essere! (In tono più calmo) Dunque, Antonio Scarpa. Siete disposto a divorziare?

Antonio                    - No.

Norrison                   - Ventimila dollari?

Antonio                    - No.

Norrison                   - Cinquantamila dollari?

Antonio                    - No.

Norrison                   - Antonio Scarpa, tutto ha il suo prezzo. Quanto siete disposto ad accettare?

Antonio                    - Tre e cinquanta, quanto segna il tassametro.

Lydia                        - (con orgoglio) - Non prende mai un soldo di più di quanto segna il tassametro.

Norrison                   - Centomila dollari.

Antonio                    - Neanche per un milione.

Lydia                        - Oh, che bella dichiarazione d'amore!

Antonio                    - Ti amo! (L'abbraccia).

Lydia                        - Anch'io, passerottino mio. (Si ba­ciano).

Norrison                   - Benissimo, ma non nella mia stanza.

Lydia                        - Farete meglio a non offrirgli denaro. E' una cosa antipatica da parte vostra.

Norrison                   - Non gli ho offerto denaro. Par­don! Ho soltanto nominato qualche grossa som. ma. Per poter osservare le piccole contrazioni della sua bocca e dei suoi occhi. Ma non ha fatto la più piccola smorfia.

Lydia                        - Non fai smorfie. E' vero che non fai smorfie?

Antonio                    - Non, faccio mai smorfie.

Lydia                        - Non dovete fare delle espeiienze. Dovete aiutarci. Sono quasi le tre. E il treno arriva alle quattro.

Norrison                   - (nervoso) - Non mi infastidite con l'orario! Usate l'orario delle ferrovie come una minaccia. Sedetevi! Tutti e due! (Passeggia per un poco su e giù stillandosi il cervello) Vostra madre ha sempre detto che non le importava, con tutte le vostre ricchezze, di comprare un. principe o un conte. Voleva un grand'uomo! Eccolo, il grand'uomo! E lo ha proprio da noi! Mia moglie si suiciderà. Il più alto esempio di moralità! E la mia prima figlia! Ah, qui biso­gna agire! (Si ferma; fissa lungamente i due) C'è un solo mezzo.

Lydia                        - Quale?

Norrison                   - Sì, un solo mezzo. Una sola pos­sibilità. Fare di quest'uomo un genero ideale. E questo, in un'ora. Un genero di cui i vostri ge­nitori possano essere contenti. Prima che essi arrivino la cosa dev'essere fatta e compiuta!

Lydia                        - E si può farlo?

Norrison                   - Tutto si può fare.

Lydia                        - In un'ora?

Norrison                   - Poiché non abbiamo altro tempo!

Lydia                        - E come farete?

Norrison                   - Conto: uno, due, tre!... E... voilà. Però, bisogna che il vostro egregio con­sorte segua punto per punto le mie indicazioni, assoggettandosi a tutto quanto gli dirò.

Antonio                    - Dipende, se le vostre indicazioni mi convengono.

Lydia                        - (con energia) - Tu non devi parlare. Devi pensare a tua moglie e a tuo figlio e as­soggettarti. Io te ne compenso col mio dolce do­vere di moglie.

Norrison                   - (ad Antonio) - Dunque?

Antonio                    - (arrendendosi) - Avete sentito? (Eroico) E per la mia adorata moglie sono pronto a qualunque sacrificio!

Norrison                   - Povero martire! (Indicandogli la tenda a destra) Compiacetevi allora di acco­modarvi lì dentro e aspettare finché vi chiamo!

Lydia                        - Non devi esitare. Va' là dentro, pas­serottino mio.

(Antonio scompaia dietro la tenda a destra).

Lydia                        - Non capisco. In un'ora farete di lui un altro uomo?

Norrison                   - Sì.

Lydia                        - Dove?

Norrison                   - Qui. -

Lydia                        - Ma come? (Entra il segretario).

NorrIson                   - Non domandate! La spiegazione richiederebbe tanto tempo come l'esecuzione. Sedete e guardate: attenzione! Uno, due, e tre: voilà. (Al segretario) lutti sono al loro posto?

Segretario                 - Pronti! (Si colloca accanto alla scrivania con un blocco per appunti in mano).

Lydia                        - (siede a; sinistra sul davanti, accanto alla porta della stanza da toeletta).

Norrison                   - (al segretario, in fretta, senza inter-ruzione, senza pause, in tono di comando)- Convocate immediatamente i componenti del Comitato esecutivo: signori Osso, Ciring, Dot­tor Wolff. Badate, il dottor Wolff ha cambiato numero telefonico: non è più 32741, ma 42342. Poi, chiamate il vecchio Direttore dei magazzi­ni merci, conte Dubois-Schottemburg. Poi. Il Direttore Generale del personale, signor Felix. Poi. Il commendatore Pinsky dell'ufficio legale. Poi. Il dottor Cristian, capo dell'Ufficio stam­pa. Poi. Il mio medico personale, dottor Leo Faber, immediatamente. Poi. L'Agente Armand Colleon, Pensione Elisabeth, Pariserstrasse 3, quarta scala. Poi, fate venire Ferdinando, il maitre d'hotel dell'Albergo Majestic. Tutte queste persone devono venire qui in automobile il più presto possibile. Po. Subito qui le steno­dattilografe, signorine Brasch, Posner e Petrovic. E la signorina Kuno del Segietariato. Ba­sta. Nessuno deve entrare finche io non chiamo. Per chiunque altro sono partito.

Segretario                 - (che ha preso nota di tutto) - Devo rendere edotta la sua signora?

Norrison                   - (nervoso) - No. Stasera sarò là certamente. Dio guardi, spaventare mia moglie. E soprattutto non pensate a nulla. Penso io a tutto. Il mio cervello è nuovamente in atti­vità. Andate. (Il segretario esce a sinistra. Al telefono) Pronti: chiamatemi l'Hotel Majestic, il direttore Steven®! (Posa il ricevitore. Vol­gendosi alla signorina Kuno che entra dalla si­nistra) Presto, signorina! Subito, al massimo fra dieci minuti, bisogna che sia qui il barbiere. Lo farete entrare dalla porta di dietro e lo in­trodurrete nel mio gabinetto da toeletta con l'ordine di radere la barba al primo che entra. Poi. Bisogna far venire il tagliatore inglese del­la sartoria Old England. Poi. Fra quindici mi­nuti si deve presentare a me la vostra collega signorina Lind. Vi informerete presso di lei e mi comunicherete qual'è il miglior negozio di abiti da uomo bell'e fatti. Poi. Ordinate im­mediatamente un mazzo di fiori: orchidee. Spesa fino a centocinquanta. Inoltre fatemi por­tare una bottiglia di vino rosso: Chambertin, 1921; non marca Rouvier, ma Rambod... avete capito? Rambod: R come Rotschild, A come Astor, M come Mendelsson, B come Bleichro-der, 0 come Oppenheim, D come Dreyfus. Dun­que; 1921, non freddo, ma tiepido; la botti­glia coricata in un cestino, perchè non sciabordi. E un bicchiere solo. Subito. (A Lydia) Era il vino preferito da Napoleone. Chambertin! Lo beveva sempre prima delle grandi battaglie. (Alla signorina Kuno che sta per andare) Aspet. tate ancora, signorina Kuno. Da questo momen­to - sono le tre - entrerete qui ogni dieci mi­nuti, chiunque ci sia, e mi direte l'ora preci­sa. (Rapidamente e macchinalmente) Come va l'ascesso glandolare di vostra madre?

Signorina Kuno        - Grazie, va meglio. Il dot. tore l'ha inciso.

Norrison                   - E l'ammalata è senza febbre?

Signorina Kuno        - Sì.

Norrison                   - Grazie. Ora potete andare, si­gnorina Kuno. (La signorina Kuno fapìdamente esce da sinistra).

Lydia                        - Cos'era quella domanda dell'ascesso?

Norrison                   - Olio. Con un po' di cordialità do olio alla macchina. (Chiama Antonio) Veni­te qui, giovinotto! (Al telefono) Pronti? Chi c'è oggi di servizio alla centrale? (Antonio entra) Ah, la bionda signorina Burger? Dunque, cara signorina Burger, stia attenta. Mi occorrono al­cune comunicazioni molto rapidamente. Ma lei, oltre ad essere molto graziosa è anche molto intelligente. (A Lydia) Questo è olio per la si­gnorina Burger. (Ad Antonio) Sono vivi i vostri genitori?

 Antonio                   - No, sono orfano.

Norrison                   - (prende nota) - Condoglianze. Quanti anni avete?

Antonio                    - Trenta.

Norrison                   - Che numero di colletto?

Antonio                    - Sedici e mezzo.

Norrison                   - Numero di scarpe?

Antonio                    - Quarantadue.

Norrison                   - Giro della testa?

Antonio                    - Cinquantasette.

Norrison                   - (prendendo nota) - Grazie, so quanto occorre. Sedetevi. (Al telefono) Signori­na, avete chiamato il Majestic?... Bene. Aspet­to all'apparecchio. (Aspetta col ricevitore al­l'orecchio).

Lydia                        - Sono sbalordita. Com'è romantico tutto questo! Sembra una fiaba miracolosa!

Norrison                   - Figliuola mia, dove sarebbe al giorno d'oggi un gran finanziere se non ci fos­sero le fiabe?

Lydia                        - Ma come fate a inventare queste cose?

Norrison                   - Come fanno i bimbi. Un proget­to veramente audace può realizzarsi soltanto nello stile del piccolo Moritz, il bimbo delle nostre fiabe. Per molto tempo ci si è meravi­gliati della sua credulità, ma oggi... (Al tele­fono) Pronti? Hotel Majestic? E' Norrison che parla. Buongiorno, prendete nota di riservare quanto vi dico. Due camere da letto, un salotto, uno studio, un'anticamera. Due stanze da ba­gno. Camera per il domestico e camera per la cameriera. Fattura a Norrison. (Posa il ricevi­tore).

Lydia                        - (alzandosi) — Sarà per noi?

Norrison                   - Non « sarà »: è. Noni avete an­cora un alloggio! Questo è il primo. (Ad An­tonio) Capite?

Antonio                    - (protestando) - Ma scusate, perchè devo andare in un albergo così di lusso? Dove...

Norrison                   - Dovete tacere!

Lydia                        - (con energia) - Devi tacere, ostinata che non sei altro! Ascolta il nostro benefattore!

Antonio                    - Ma questo è il terrore! Non mi si lascia dire neanche una parola?

Norrison                   - Neanche una! (Prende un altro ricevitore) Datemi l'Agenzìa di viaggi, (aspet­ta nuovamente col ricevitore all''orecchio. A Lydia) Ricordate Napoleone? E' stato un al­lievo del piccolo Moritz. Un genio della tecnica alla Moritz. Come si conquista il mondo? Sog­giogando gli avversari. Come si soggiogano gli avversari? Vincendo le battaglie. Semplicissi­mo. (Al telefono) Pronti? Agenzia di viaggi? E' Norrison che parla. Buongiorno. Sentite; per domenica sera, diciotto, due biglietti di pri-ma classe e due letti per Saint Moritz. Poi tre biglietti di seconda e un letto anche di seconda.

Lydia                        - Non capisco.

Norrison                   - Voi due, con segretario, came­riera e domestico. Il segretario lavora col cer­vello, perciò ha bisogno di dormire coricato: cameriera e domestico dormono seduti. (Al te­lefono) Pronti? I nomi dei viaggiatori li avrete più tardi. (Posa il ricevitore) Così... domenica sera partite.

Lydia                        - Per Saint Moritz?

Norrison                   - Sì.

Lydia                        - Perchè?

Antonio                    - Già. Perchè?

Lydia                        - E perchè tacete i nostri nomi?

Antonio                    - (protestando) - Anche questo...

Norrison                   - (interrompendo) - Lo saprete. (Al telefono) Per favore, comunicazione ur­gente con Saint Moritz, Villa Carlotta. (Scriva)

Antonio                    - Ma scusate, perchè devo andare a Saint Moritz, con segretario e domestico? Non so neppur dove sia.

Lydia                        - (nervosa) - Questo lo imparerai an­dandoci. E ora taci, Antonio! Non voglio' che tu dica neanche una parola. Altrimenti, non la smetti neppure fra un'ora.

Antonio                    - (protestando) - Ma allora, se non posso nemmeno aprir bocca me ne vado...

Norrison                   - (interrompendolo rapidamente) - Ve ne andate subito nuovamente di là. E restate ad attendere! Non potete farvi vedere qui vestito in quel modo.

Antonio                    - Io non mi vergogno dei miei abi­ti! Dinanzi a nessuno al mondo! (Presuntuoso) Perchè dovrei adesso...

Lydia                        - (spingendolo verso la tenda) - Tu do­vrai adesso acquistare un altro aspetto. E star­tene di là, dove dice il nostro benefattore. Mi ami o non mi ami? Capito?

Antonio                    - Mi terrorizzi! (L'abbraccia).

 Lydia                       - Sicuro, ti terrorizzo. (Si baciano; Antonio la copre con la tenda: lungo abbraccio sotto la tenda),

Norrison                   - (scrivendo) - Benissimo! Ener­gia ci vuole! (Si accorge ad un tratto dell'ab­braccio sotto la tenda) Ohe! Cosa succede?

(Lydia torna, siede nuovamente sul davanti a sinistra; Antonio scompare).

Norrison                   - Inaudito! (Alle tre stenografe che entrano dalla destra, davanti) Buongiorno, signorina Posner, signorina Brasch, signorina Petrovic. Signorina Brasch e signorina Posner subito qui, per favore. (Indica i duie sgabelli ac­canto alla scrivania, dove le signorine siedono subito, Posner a sinistra, Brasch a destra) La signorina Petrovic rimane di ìiserva nel sai Ot­tino. (Scrivendo senza alzare gli occhi) La si­gnorina Posner ha un abito nuovo, la signorina Brasch si è fatta ondulare i capelli e la signori­no Petrovic ha gli occhi lagninosi. (Petrovic va nel salottino. Norrison prende un ricevitore) Per favore: mi chiami la Ditta Michael e Com­pagni, articoli per uomo. (Posa il ricevitore) Sciivete, signorina Posner! (Detta) « Al Diret­torio del partito Radicale Socialista, qui. Spet­tabile Direttorio ». (Al servitore che entra dal­la destra portando il vino) Fatemi vedere l'eti­chetta. Bene. Versate. (// servitore mesce; poi depone il bicchiere pieno sulla scrivania davan­ti a Norrison) « Spettabile Direttorio ». (// te­lefono squilla) Scusate. (Al telefono) Pronti?... Michael, Biancheria da uomo?... E' Norrison che parla. Buongiorno. Prendete nota, vi pre­go. Misura collo: sedici e mezzo. Numero delle scarpe: quarantadue. Giro della testa: cinquan­tasette. Mandate subito, al massimo fra dieci minuti... Pigliate un'automobile... Prendete nota: « un completo » di crespo di Cina bian­co, cioè camicia e (a. Lydia) scusate... mutande. Colletto basso, rovesciato, di battista inglese. Delle calze fantasia colori moderni, grigio tor­tora, e blu piccione. Un bel cappello morbido, grigio topo, o grigio talpa. Guanti di camoscio paglierino. Una sciarpa. Al massimo fra dieci minuti qui da me, nel mio ufficio. Buongiorno. (Posa il ricevitore e beve un sorso di vino).

Lydia                        - (mentre Norrison beve) - Tutto que­sto per il mio passerotto?

Norrison                   - Sì, per il passerotto. (Detta) « Spettabile Direttorio » (A Lydia) Per dire la verità, questo vino non mi piace affatto; ma Napoleone doveva sapere quel che faceva. (Det­ta) « Spettabile Direttorio, mi pregio comuni­carvi la mia uscita dal Partito socialista... ».

Antonio                    - (entrando) - Io comunico la mia uscita?

Norrison                   - Sì, voi, passerotto. (Detta) «...... per il motivo che da prestatóre d'opera so­no diventato datore di lavoro ».

Antonio                    - (urlando) - Io? Datore di lavoro?

Norrison                   - Sicuro, voi. (A Lydia, indican­dole Antonio e chiedendo soccorso) Vi prego! Fate qualche cosa! Mi dà noia!

Lydia                        - (balza in piedi, si avvicina ad Antonio, energicamente) —- Taci! Esci dal Partito e basta!

Norrison                   - (continua a dettare) « Vi prometto però di rimanere fedele ai nostri princìpi anche nella mia nuova situazione », Aggiun­gete ancora: « Nei limiti del possibile ». (Ad Antonio che, sdegnato, fa un passo innanzi) Non sussultare, ragazzo mio: diventate datore di lavoro. Tornate di là.

Lydia                        - Non sussultare: diventi datore di lavoro. Torna di là. Pensa a tua moglie e al tuo bimbo. (A Norrison) Avanti!

Antonio                    - Constato che tutti e due mi ter­rorizzate in modo inaudito! (Via).

lNorrison                  - E' così. (Dettando) Scrivete an­cora: « Rimango, coi sensi, ecc. ecc. ». Adesso a macchina, presto, presto! Il vostro abito è grazioso, signorina Posner, avete veramente buon gusto. (La signorina Posner esce. La si­gnorina Petrovic prende rapidamente il suù posto. Norrison prende un ricevitore) Mi dia la comunicazione con la calzoleria Mercado. (Posa il ricevitore) Scrivete, signorina Brasch; « Alla Presidenza del Ciicolo del Golf, qui. Spettabile Presidenza, mi pregio rivolgervi la preghiera di essere ammesso a far parte di co­desto Circolo come socio ordinario ».

Antonio                    - (balzando fuori dalla, tenda) - Io? Del Circolo del Golf?

Norrison                   - Sicuro, voi! Indietro! (Dettan­do) Scrivete: « Coi sensi della più calda stima, saluti sportivi ». Svelta, a macchina, subito! Siete bene ondulata e profumata! Brava! (La signorina Brasch esce. Norrison di telefono) Pronti?... E la comunicazione con la calzoleria Mercado?... Occupata?... Chiamate ancora! (Posa il ricevitore).

Signorina Kuno        - (entra dalla sinistra, gli por­ge un biglietto) - Il miglior magazzino dì abiti fatti per uomo è in questa stessa strada, al nu­mero 64: si chiama « Gentleman Taylor ».

Norrison                   - Grazie. (La signorina Kuno via) Scrivete, signorina Petrovic. « Ditta Gentleman Taylor, qui. Vogliate consegnare al latore della presente i seguenti capi vestiario: abito e giacca blu scuro, di lana pettinata primissima quali­tà... diciamo... a due petti... sì, con tre paia di bottoni ». E' grazioso lasciare sbottonato il pri­mo bottone. « Poi un soprabito da inverno mol. to pesante... diciamo tessuto... spina di pesce, bottoni nascosti, piccoli risvolti, maniche aper­se; blu grigio, o grigio blu. Fattura a Norrison». \. macchina subito! (Signorina Petrovic si alza 3 sta per andare) Avete gli occhi lagrimosi, si­gnorina Petrovic. Una piccola lite col fidanzato, col signor Cristian? (Gesto della signorina Perovic) Non mi rispondete! Io vedo tutto. Avanti, andate a scrivere, presto, presto! Svelta, a vapore! (La Petrovic esce rapidamente a sini­stra).

Antonio                    - (entrando) - Scusate, al Golf Club sono tutti gran signori e banchieri. (Retorico) Proprio lì...

Norrison                   - Proprio lì dovete entrare.

Antonio                    - Ma abbiate pazienza, non potrò certo giocare a golf con loro!

Norrison                   - Allora saranno loro che gioche­ranno a golf con voi.

Antonio                    - Ma...

Norrison                   - (interrompendolo) - Non parlate tanto, ragazzo mio, non vi immischiate nelle vostre faccende!

Lydia                        - (ad Antonio) - Fa' quel che ti dice! Io vedo già il suo progetto. Ti costruisce come un architetto...

Antonio                    - (in collera) - Insomma, bisogna bene che io...

Norrison                   - (interrompendolo) - Bisogna che andiate fino al numero 64 di questa strada, dalla ditta « Gentleman Taylor », mostriate una let­tera, vi vestiate alla svelta, e torniate indietro.

Lydia                        - Nel frattempo, la tua biancheria nuova sarà portata qui, capisci?

Antonio                    - Ma che cosa volete fare di me?

Norrison                   - Un genero elegante, di bella pre. senza!

Antonio                    - Permettete: la mia coscienza...

Norrison                   - Vi permetto tutta la coscienza che volete, purché ve la teniate per voi.

Antonio                    - Inaudito! Non poter dire una parola!

Norrison                   - No!

Lydia                        - Qui, però, devo dire qualcosa an­ch'io. Antonio non accetta nessun regalo.

Antonio                    - Pardon, non ne accetto dalle donne!

Norrison                   - Accetterà un prestito dalla Ban-ca Norrison? Una somma che dovrà restituire? (Scrive. Antonio guarda Lydia con aria inter­rogativa).

Lydia                        - Senza dubbio! Questa è un'opera­zione finanziaria! Perfettamente morale! Per­chè mi guardi con quegli occhi?

Antonio                    - (solennemente protestando) - Con questo...

Norrison                   - Con questo vi apro un conto cor-rente sulla mia banca. (Alla signorina Petrovic che entra) Finita la lettera per gli abiti, signo­rina? (Prende dalle piani della signorina tre lettere) Grazie.

Lydia                        - La tua coscienza non può trovare nulla a ridire su un conto corrente. E' assolu­tamente corretto. Pensa al tuo bimbo!

Antonio                    - Assolutamente corretto. Lo capi­sco anch'io. Allora, che cosa debbo fare adesso?

Norrison                   - (dandogli una lettera) - Qui c'è la lettera. Andate al magazzino che vi ho detto, e sbrigatevi a tornare. (Il telefono squilla) Pron­ti? Calzoleria Mercado? E' Norrison che parla. Vi prego, mandatemi subito qui in, ufficio qual­che paio di scarpe da uomo da scegliere: ca­pretto nero, fine, cucite a mano, forma ameri­cana, numero 42. Pronti!... Un momento. La tomaia dev'essere dura, in modo da non sfor­marsi dopo due giorni. Intesi. (Posa il ricevi­tore. Antonio lo guarda stupito).

Lydia                        - Vedi, sono le scarpe nuove per te!

Antonio                    - Non potrei forse andare anche là?

Norrison                   - (nervoso) - No. Vi prego, nessuna iniziativa; è cosa che mi dà ai nervi. Sono io il dittatore! Andate e tornate presto: ho bisogno di voi. Il tempo passa.

Lydia                        - Corri, come ti dice il nostro bene­fattore! (Antonio fa per andare).

NorrjSON                - Un momento! Firmate questa lettera! (Antonio ritorna).

Lydia                        - Non guardare, firma!

Antonio                    - La madre di mio figlio ordina; io firmo tutto. (Firma un foglio e afferra l'altro).

NorrIson                   - Questo no! « Lettera » ho detto, non « lettere »! Adesso vuol firmare tutto! Per ora firmate solo le dimissioni socialiste. L'en­trata capitalista nel Golf Club verrà più tardi. C'è la sua ragione. Andate! E badate che gli abiti vi vadano bene! (Si siede e scrive).

Antonio                    - Questo tiranno mi renderà ele­gante; ma per il mio angelo nessun sacrificio mi sarà troppo grave! (Abbraccia e bacia Lydia).

Norrison                   - (continua a scrittore senza guar­darli) - Basta! Finito! Niente scena di addii. Piuttosto andate con lui.

Lydia                        - Col mio passerotto? In capo al mon. do! (Antonio via a destra) Dovete sapere, signor Norrison, che lo amo moltissimo. Dopo tanti ballerini di tango, fiacchi e smidollati, trovare finalmente un... un vero... un... un... come si dice?...

Norrison                   - Non si dice. Ma io vi capisco, cara Lydia. Andate, andate! (Lydia, ridendo, esce a destra. Fra se) Classe inferiore! Non ca­pisce la velocità!

Signorina Kuno        - (entra dall'ufficio) - Le tre e dieci.

 Norrison                  - Terribile, il tempo! Cinquanta minuti! E siamo al principio! (Dà alla signo­rina Kuno ciò che ha scritto) Queste istruzioni al Direttore Holstcin. Apertura di un nuovo con­to cori ente. Mi occorre subito il libretto di as­segni. Tipo di lusso. Copertina di cuoio rosso e oro, come quello dei nostri clienti regali.

Signorina Kuno        - Basta come quello del re di Grecia?

Norrison                   - Non ce n'è uno più bello?

Signorina Kuno        - No.

Norrison                   - Allora ci contenteremo di quel­lo. Poi. State attenta, vi prego! Mi occorrono subito cinquanta centigranimi di magnesio puro. In polvere. Vi prego, niente sorpresa: prendete nota! Magnesio, 50 centigrammi. Poi. Cinque centigrammi di polvere da sparo. Polvere co­mune. Poi. Mi occorre una brocca con acqua salata. Niente sorpresa. Ho detto: brocca con acqua salata. Magnesio, brocca, acqua salata, polvere da sparo. Cosa c'è da meravigliarsi?

Signorina Kuno        - Niente, signor presidente. (Via a sinistra).

Segretario                 - Il commendator dottor Pinsky. (Via, Pinsky entra a destra).

Norrison                   - Molto lieto che siate il primo dei signori che ho fatto chiamare. E' cosa ur­gente. Questione vitale. Inutili le spiegazioni; del resto, questa è una delle vostre prerogative. Come sta la vostra gentile signora? (Senza aspet­tare risposta) Siate così gentile da dettare subito un atto col quale il conte Dubois-Schottemburg, il nostro caro direttore dei magazzini merci, adotta come figliuolo il signor Antonio Scarpa - prenda nota  - secondo le formalità di legge. Dopo di che, la procedura deve sbrigarsi con. la massima rapidità. (Sollevando la tenda che con­duce nell'ufficio a sinistra) Vogliate accomodar­vi là, e dettare subito ciò che occorie alla signo. rina Brasch, che è mirabilmente ondulata, o alla signorina Posner che ha un abito nuovo. Avete un'ottima cera. Siete roseo come se la vita fiorisse ora in voi, roseo, roseo, come una rosa incarnatina!

Pinsky                      - Ho la febbre, signor Presidente, perciò sono così rosso.

Norrison                   - (lasóiando ricadete la Venda) - Olio inutile! (Al segretario che entra) Ebbene?

Segretario                 - Michael, biancheria da uomo. (Il commesso di Michael. Barbetta a punta. En­tra portando dèlie scatole. Trionfante. Ad alta voce). Ecco la biancheria. (Segretario via).

Norrison                   - Perchè gridate? Perchè ruggite? Il Commesso (sottovoce) - Sono così felice che finalmente il signor Presidente acquisti qualche cosa presso la nostra ditta...

Norrison                   - Calmatevi ed entrate in quella camera: aspettate un signore che giungerà fra breve. Un momento! Badate! C'è lì un barbiere che ha avuto l'ordine di radere la barba al primo che entra. Spiegategli che non siete voi, e non lasciatevi radere a nessun costo, an­che se vi minacciasse. (Il commesso via a sini­stra nella stanza da toletta).

Segretario                 - (entrando da destra) - Il signor Osso.

Osso                         - (entrando) - Buongiorno.

Norrison                   - Buon giorno, signor Osso. Un. sigaro? Come sta la vostra gentile signora? (Senza aspettare risposta) Accomodatevi e aspet­tate il signor Ciring e il dottor Wolf. Quando saranno giunti, rivolgerò a tutti e tre, come costituenti il comitato esecutivo, una preghiera urgente. Come sta la vostra gentile signora? (Senza aspettare risposta. Alla signorina Kuno che entra) Ebbene, signorina Kuno?

Signorina Kuno        - (entra dietro di lei il servi­tore con la brocca) - Ecco il libretto di chèques, signor presidente. Il più bello che c'era.

Norrison                   - Là, sulle lettere.

Signorina Kuno        - Bene, signor Presidente., Ed ecco la brocca con l'acqua salata.;

Norrison                   - Là. (Indica il tavolinetto a destra) - Dov'è il magnesio? E la polvere da  sparo?

Signorina Kuno        - A momenti. (Il servitore  posa la brocca. La signorina Kuno via a sinistra, il servitore via a destra).

Osso                         - (a destra, dinanzi alla scrivania) - Grazie, sta bene.

Norrison                   - Scusate, chi è che sta bene?

Osso                         - Il signor Presidente mi ha chiesto; due volte come sta mia moglie.

Norrison                   - Ah, già, sicuro!

Osso                         - Sta benissimo.

Norrison                   - Ne sono lieto.!

Osso                         - Il signor Presidente è infinitamente i gentile.

Norrison                   - (fra sè) —- Olio, olio.

Osso                         - (sedendosi) - Il signor Presidente ha quelle prerogative, quel grande ingegno, che... Norrison          - (interrompendolo) - Mi adulate,caro signor Osso. Io amo l'adulazione. Ma non a posso indugiarmi ad ascoltarvi, perchè il tempo, è prezioso. Trenta complimenti a una media di \ due minuti l'uno, fanno un'ora il giorno. In un anno, due settimane. E queste mi occorrono per le mie vacanze.

Segretario                 - (entrando) - Il signor Ciring.

Ciring                       - (entrando) - Buon giorno. (Segretario via).

Norrison                   - Buon giorno, caro signor Ciring. Accomodatevi. (Ciring siede su uno sgabello dì fronte alla tavola) Prendete un sigaro, vi prego. Come sta la vostra gentile signora? (Senza aspettare risposta) Il signor Osso vi informerà. Benché non sappia ancora di che cosa si tratti. L'essenziale è che si tratta di cosa urgente. Il signor Ciring è molto colorito. Vuol dire che ha la febbre.

Ciring                       - Per l'amor dì Dio! Quando mai sono stato ammalato?

Norrison                   - E allora perchè siete così rosso?

Ciring                       - Il colore della salute, grazie a Dio.

Norrison                   - Ancora dell'olio sprecato.

Ciring                       - Ringrazio commosso per l'interes­samento.

Commesso                - (entra come un bolide dalla sini­stra. Dietro di lui appare il barbiere) - Per favore, liberatemi da quest'individuo. Vuole as-sobriamente radermi.

Norrison                   - Benissimo. 'Il mio personale eseguisce i miei ordini a meraviglia.

Commesso                - Ma se il signor Presidente lo desidera, posso farmi...

Norrison                   - No, no. (Al barbiere) Non è questo, il signore. Dovete radere quello che verrà dopo di questo. (// barbiere si ritrae; il commesso lo segue nella stanza da toletta) Il mio più grande orgoglio, signori miei, è il poter avere assoluta fiducia nel mio personale. (Chiama verso Fufficio) Va avanti il lavoro, commendatore?

Pinsky                      - (sporge la testa dalla Venda) - E' quasi finito! (Si ritrae rapidamente).

Norrison                   - Anche qui si marcia bene. (Be­ve un po' di vino). Già, senza una buona mac­china, anche il miglior macchinista del mondo non vai nulla. (Beve ancora) Io non so perchè Napoleone beveva tanto vino! (// segretario entra introducendo Lydia e Antonio, poi esce. Antonio è vestito elegantemente. Ma è accora senza colletto; ha il soprabito sul braccio) Oh, caro amico, ho il piacere... Bene! Voltatevi! (Antonio si volta) Benissimo. (Gli indica la stanza da toletta) Accomodatevi di là. Siete già atteso.

Antonio                    - (mostrando il soprabito) - Sentite, non è un po' fuori di moda questo colore?

Norrison                   - Non credo. Vi prego! (Gli in­dica ancora la stanza da toilette, dove Antonio scompare sollecitamente) Un momento, Lydia! Permettete, signori! (La conduce in disparte) Mi congratulo. Elegante come il Principe di Galles. E' forse un po' strana la successione del suo abbigliamento: ha il vestito senza avere ancora la camicia... Ma non importa. Andate di là con lui. C'è il barbiere, biancheria, col­letto, cravatta. Fatelo vestire. Due minuti di tempo.

Lydia                        - Siete un re delle fate, signor Norrison..

Norrison                   - Grazie per l'olio. Con me non è necessario. (Spinge Lydia nella stanza da to­letta) Perdonate, signori.

Segretario                 - (entrando) - Il dottor Wolff. (Via mentre il dottor Wolff entra).

Norrison                   - Oh, benvenuto, dottor Wolff! Accomodatevi. Non vi offro un sigaro perchè non siete fumatore. Dunque, signori....

Wolff                       - Oh, è soltanto per i miei disturbi di stomaco. Vogliate scusarmi; ma se fumo mi sento così poco bene, che...

Norrison                   - Per carità, non vi faccio alcun rimprovero! Ho solo constatato.

Wolff                       - Ma devo spiegare...

Norrison                   - (nervoso) - Non dovete spiegar nulla, dottor Wolff. Non abbiamo tempo per questo. Dunque il Comitato è al completo. Si­gnori! (7 tre signori balzano in piedi) E' neces­saria una deliberazione fulminea. Al massimo in dieci minuti, dobbiamo conferire a un mio candidato la nomina di direttore delle nostre Fabbriche riunite di motori e d'automobili, al posto del signor Felix. E' un signore la cui no-mina immediata è di un interesse vitale non solo per la mia Banca ma - purtroppo - an­che per la mia famiglia.

I tre signori               - (uno dopo l'altro) - Oh! oh! oh!,

Norrison                   - Sì, signori; non esagero. Grazie per la vostra amicizia. (Stringe la mano a tutti e tre). Una piccola informazione: l'uomo di cui parlo è genero... (accentuando) genero di una potente ditta americana, il nome della quale voglio per il momento tacere. Chi conosce le mie relazioni familiari e commerciali, indovi­nerà facilmente. (/ tre signori mormorano fra loro colpiti) Prego, nessun mormorio indiscre­to. Ritiratevi per deliberare... (Indica a destra, dove è il salottino) Avete qualche osservazione?

Osso                         - Una sola. Che cosa facciamo del si­gnor Felix, l'attuale direttore?

Norrison                   - L'ho già fatto chiamare. Sarà licenziato. (Ciring e Osso via a destra).

Wolff                       - (dolciastro) - Volevo pregarvi... non prendetevene a male per il mio disturbo di sto­maco... fumerei volentieri ma ho già tanta aci­dità.

Norrison                   - (lo spinge dietro agli altri) - Ma caro dottore, non parliamo adesso della nostra vita privata! (Wolff via. Norrison beve un sorso di vino).

Segretario                 - (entrando) - 11 conte Dubois-Schottemburg. (Via).

Dubois                      - (entra) - I miei rispetti all'illustre presidente, al mio caro benefattore.

Norrison                   - Salute, nobile conte. Il vostro saluto è bello, ma un po' troppo lungo. La cosa è prodigiosamente urgente. Signor conte, l'an­no scorso siete stato così gentile da adottare un. mio protetto.

Dubois                      - Infatti.

Norrison                   - Oggi mi rivolgo a voi non solo come al capo dei nostri magazzini merci, al quale ho offerto questo posto nel momento in cui era in estremo bisogno, ma al mio amico, capite, al mio vecchio amico, per un'altra pre­ghiera dello stesso genere.

Dubois                      - Dello stesso genere?

Norrison                   - Sì, si tratta nuovamente dell'a­dozione di un, mio protetto. Voglio che egli porti il vostro nome così bello e così nobile; Dubois-Schottemburg. I documenti legali oc­correnti si stanno preparando. Il eommendator Pinsky sta dettando la vostra dichiarazione.

Dubois                      - La mìa dichiarazione?

Norrison                   - Sì, voi la firmate subito, e avrete immediatamente un secondo figlio, un secondo sostegno della vostra vecchiaia. Ebbene?

Dubois                      - Non posso.

Norrison                   - Perchè?

Dubois                      - Perchè si ride già abbastanza di me.

Norrison                   - (minaccioso) - Meglio che si rida di voi piuttosto che si pianga per voi.

Dubois                      - Una minaccia?

Norrison                   - Un avvertimento!

Dubois                      - Mi avete fatto chiamare per que­st'adozione?

Norrison                   - Sì.

Dubois                      - Allora... sono spiacente... (Fa un gesto di negazione con la mano aperta).

Norrison                   - Non perdiamo tempo: quanto volete?

Dubois                      - Diecimila.

Norrison                   - Molto. Calate.

Dubois                      - No. Diecimila.

Norrison                   - Andiamo, contentatevi di meno. Un giovine bello e forte.

Dubois                      - Diecimila.

Norrison                   - Un bravo giovine che farà onore a suo padre.

Dubois                      - (senza commuoversi) - Diecimila.

Norrison                   - Se vi ammalate vi curerà.

Dubois                      - Diecimila.

Norrison                   - Quando 'morirete, porterà il lutto per tre mesi!

Dubois                      - Diecimila.

Norrison                   - Sei mesi!

Dubois                      - Bene. Novemilacinquecento.

Norrison                   - Finalmente. Ma è ancora troppo.

Dubois                      - Scusale, signor Presidente... Nella mia famiglia c'è un pretendente al trono di Al­bania.

Norrison                   - Compreso anche questo: cinque­mila. Ultima offerta.

Dubois                      - (subito, ad alta voce) - Quando?

Norrison                   - Cosa, « quando »?

Dubois                      - Quando incasso il denaro?

Norrison                   - Appena avrete firmato la dichia­razione.

Dubois                      - (avido) - Dov'è questa dichiarazio­ne? (Cerca febbrilmente sulla tavola).

Norrison                   - (trattenendolo) - Aspettate, per l'amor di Dio! Pazienza, non tanta fretta!

Dubois                      - Avete pur detto che è cosa ur­gente!

Norrison                   - Per me, non per voi!

Signorina Kuno        - (entrando) - Le tre e venti.

Norrison                   - Terribile! Grazie.

Signorina Kuno        - Ecco il magnesio. (Mo­stra due pacchetti) E la polvere da sparo.

Norrison                   - Vi prego, aprite i pacchetti, me­scolate il contenuto e mettetelo nel posacenere di bronzo che è accanto al recipiente con l'ac­qua salata. (Scrive. La signorina Kuno esegui­sce ed esce).

Norrison                   - (scrivendo, a Dubois) - Come re­galo extra, avrete in maggio... (Dubois si spor­ge in avanti, avido)... un nipotino.

Dubois                      - (deluso) - Grazie mille.

Norrison                   - Non da me. Da vostro figlio. E vi tengo ancora presente per qualunque altro caso avvenire.

Dubois                      - (protestando) - Scusate, non posso adottarne di più, anche se dovessi morire di fame.

Norrison                   - Ma, forse vi... sposereste.

Dubois                      - (dolce) - Questo, in qualunque mo­mento! Con gioia!

(Antonio entra dalla stanza di toletta, vestito di tutto punto, seguito da Lydia e dal commesso di Michael).

Lydia                        - Due minuti precisi.

Norrison                   - Grandioso! (Mentre firma la fattura al commesso) Presentatela alia cassa. (Nota qualche cosa).

Commesso                - (mormorando) - Infinite grazie. Voglia scusarmi se quando sono entiato ho par-lato a voce alta; ma era la gioia...

Norrison                   - (scrivendo) - Andate, sbrigatevi.

Commesso                - (mormorando) - I miei rispetti. (Si inchina e via dalla comune).

Lydia                        - Il barbiere era inutile. La sua pelle è abbastanza liscia. (Accarezza Antonio) E' così dappertutto. Ma il barbiere non ha voluto andar via: è ancora lì che aspetta con un rasoio affilatissimo.

Norrison                   - (ridendo) - La mia gente! Anto­nio, vi presento il conte Dubois-Schottemburg, del quale da ora in avanti porterete il nome.

Antonio                    - Perchè?

Norrison                   - Vi ha adottato. Siete suo figlio.

Antonio                    - E devo portare...

Lydia                        - (impaziente) - Devi portare quel che ti si dice.

Antonio                    - Cosa sono questi modi? Non mi si lascia dire una parola!

Norrison e Lydia      - (insieme) - No!

Lydia                        - Devi portare quello che ti si ordina e io ti ricompenserò ininterrottamente.

Norrison                   - Padre e figlio, presto, abbrac­ciatevi. (Dubois abbraccia Antonio) E ora, con te, favorite lì in ufficio e firmate il documento. (Ad alta voce) Il documento?

Pinski                       - (entrando) - Pronto! (Dubois va nell'ufficio a sinistra).

Norrison                   - E la vostra febbre?

Pinski                       - Trentotto e cinque.

Norrison                   - Andate subito a casa, uomo sen­za giudizio!

Pinski                       - Molto gentile; ma ho ancora ter­ribilmente da fare. I miei rispetti. (Torna nel­l'ufficio).

Norrison                   - Un eroe! Un. vero eroe!

Lydia                        - (scrive qualche cosa).

Norrison                   - Che cosa scrivete, figliuola?

Lydia                        - Il nostro nuovo nome per non di-; menticarlo.

Antonio                    - Scusate, ma com'è possibile chej io cambi il mio nome di famiglia?

Norrison                   - Non siate avido di istruzioni!] (Scrive).

Lydia                        - Non bisogna disturbare un dittato­re. Ricordatene! Voltati! (Lo guarda sorriden­do) Ah, che impressione mi fai così elegante e con la biancheria di seta! (Abbracciandolo) Credo che ti darò qualche ricompensa extra. (Si baciano).

Norrison                   - (scrivendo) — Ma non qui nella mia stanza. Dunque. Abbiamo soltanto pochi minuti: continuiamo. Il vostro taxi è ancora dabbasso?  (Suona).

Antonio                    -  Si, e segna già sei e cinquanta.

Signorina Kuno        - (entra, prende nota su di un blocco di quanto  Norrison  le viene  dicendo).

Norrison                   -  Lo chauffeur di servizio prenda posto al volante del taxi che è giù, lo conduca al garage, paghi quello che segna, lo consegni dietro ricevuta al padrone del garage insieme al­la lettera che... (Chiama a voce alta) Signori­na Posner! Dettatura.  (Signorina Kuno via).

Signorina Posner      - (entra e siede sollecitamen­te a sinistra della scrivania).

Norrison                   - (detta)   -  « Società Anonima Auto­mobili con tassametro, qui. Il sottoscritto Anto­nio Scarpa presenta le sue dimissioni da dipen­dente di codesta Spettabile Società, perchè il medico gli vieta il lavoro a causa di un. grave catarro bronchiale da cui è affetto ». Basta. A macchina.  (Signorina Posner via a destra).

Antonio                    -  Ma io non ho nessun catarro bron­chiale!

Segretario                 - (entrando)  -  Il dottor Faber.

Norrison                   -  Aspettate, a momenti lo avrete il catarro bronchiale! (Al dottore che entra) Buongiorno, dottore. (Segretario via) Questo povero giovine infermo...

Lydia                        - Oh!

Norrison                   -  ... ha bisogno di un certificato medico. Visitatelo, vi prego. (Ad Antonio) Le­vatevi la giacca!

Antonio                    - (guarda Lydia esitando).

Lydia                        - (nervosa) -  Levati tutto quel che ti dice.

Antonio                    - (levandosi la giacca) -  Volentieri! (Va verso il medico a Ssstra).

Lydia                        - (pudica)  -  Posso restare?

Norrison                   -  Ho detto soltanto la giacca.

Lydia                        -  Ha detto soltanto la giacca. (Va a sinistra, siede).

Signorina Kuno        - (entra portando la lettera di dimissioni testé dettata) -  La lettera di di­missioni.

Norrison                   -  Grazie. Pagate il barbiere e man­datelo via.

(La signorina Kuno torna nell'ufficio. Dalla stessa porta entra la signorina Brasch e siede a sinistra della scrivania).

Dottore                     - (ad Antonio) -  Che cosa vi sentite?

Norrison                   -  Vogliamo risparmiare il vostro tempo prezioso, dottore! Scrivete, signorina Brasch. « Certificato medico. Il sottoscritto dot­tor Leo Faber certifica che il signor Antonio Scarpa da lui visitato (accentuando) soffre di grave caratto bronchiale...

Dottore                     - (appoggia il capo sul petto di An­tonio).

Antonio                    -  Mi viene da ridere!

Norrison                   -  (continua a dettare)     - ... catarro bronchiale; infermità che gli impedisce il la­voro ».

Dottore                     - (entusiasmato)  -  Diagnosi perfetta! (Ascolta ancona Antonio).

Lydia                        - (si alza)            -  Scusate, Antonio Scarpa? Non Dubois?

Norrison                   -  No, come dipendente dimissio­nario si chiama ancora Scarpa.

Lydia                        - (con ammirazione, sedendo nuovamen­te) -  Ah, che bellezza! Pensa a tutto!

Norrison                   -  Calma ! Vi prego ! (Detta anco­ra) La data di oggi. Subito a macchina. (Nel dettare si è curvato sul capo della Brasch) Che profumo è questo, signorina Brasch?

Signorina Brasch      -  Chanex, numero sette.

Norrison                   -  Prendete il numero 22 di Miio-meux, costa il diciotto per cento di meno ed è trentasette volte migliore. Avanti! Andate! A macchina !

Signorina Brasch      - (felice) - Grazie mille, signor presidente.

Norrison                   -  Di nulla. Olio. (Signorina Bra­sch via a sinistra. Norrison si volge con impa­zienza al segretario che entra). Ebbene, e il di­rettore Felix?

Segretario                 -  Lo abbiamo chiamato. Viene subito.

Norrison                   -  Il direttore Felix è pigro e in­fingardo. Bisogna largii paura per fai lo sbri­gare. Chiamatelo nuovamente e ditegli che so­no agitato!

Segretario                 -  Ai suoi ordini! Il tagliatore inglese della ditta Old England è qui.

Norrison                   -  Fatelo entrare.  (Segretario via).

Sarto                         - (entra).

Norrison                   - (molto rapidamente) - How do you do, mister chief-cutter? I sent for you as there are a few splendid suits to be made. The matter  is  excedingly  urgent.

Sarto                         -  Scusi, non capisco.

Norrison                   -  Come, non conoscete l'inglese?

Sarto                         -  No.

Norrison                   -  Essendo un tagliatore inglese?

Sarto                         -  E' solo il mio taglio che è inglese, non la mia lingua.

Norrison                   - Allora è un'altra faccenda. Ascol­tate, caro mistificatore. Notate prima la com­missione, poi prendete in fretta le misure. Due abiti da sport, due abiti a giacca, uno blu, l'al­tro nocciola.

Lydia                        - Marrone sarebbe più bello!

Norrison                   - Silenzio! Ho detto nocciola!

Lydia                        - (pregando) - Marrone!

Norrison                   - Nocciola!

Lydia                        - (pregando) - Marrone!

Norrison                   - Nocciola! Basta!

Lydia                        - (si arrende) - Va bene! Nocciola!...

Norrison                   - (al sarto) - Avanti: uno smoking e un frac. Ora prendete le misure. (Mentre il sarto guarda esitando Antonio, che il dottore sta ancora ascoltando) Perchè esitate? Il dotto­re ha bisogno solo del lato anteriore; prendete le misure dalla parte di dietro!

Sarto                         - (al medico) - Permetta che mi pre­senti: Schidt, primo tagliatore della ditta Old England.

Dottore                     - (con alterigia) - Dottor Faber. Sarto (trae di tasca il metro e lo passa attor­no al torace di Antonio),

Dottore                     - (con l'orecchio appoggiato sul petto di Antonio) - Respirate profondamente!

Sarto                         - Vi prego di non respirare adesso! Se gonfiate il petto, non posso prenderne la lar­ghezza!

Dottore                     - (irritato) - Scusate, la diagnosi!

Sarto                         - Scusate, la misura!

Dottore                     - (in collera) - Permettete!

Antonio                    - Insomma, cosa avete da leticare attorno a me?

Norrison                   - (conciliante) - Vediamo, signori, vediamo!

Dottore                     - (fuori di se) - Per poter osservare il polmone esattamente occorre che respiri!

Sarto                         - Per poter prendere la misura esatta­mente occorre che non respiri!

Norrison                   - Calma, vi prego! Non respirerà!

Dottore                     - (al sarto, con un sorriso amaro) - Avete vinto. Dopo di voi. (Ad Antonio) - Non respirate!

Sarto                         - (misura e prende nota) - Novantadue. Ora potete respirare.

Dottore                     - (si curva sul petto di Antonio).

Norrison                   - Gli abiti devono essere pronti al massimo fra tre giorni, perchè il signore deve partire.

Antonio                    - Per Saint Moritz.

Norrison                   - Bravo, figlio mio. (Al sarto) Voi terminate. (Scrive).

Sarto                         - (misura e prende note).

Signorina Brasch      - (entrando) – il certificato medico. (Lo posa sulla scrivania e siede a sinì stra. La signorina Kuno è entrata dietro di lei.

Norrison                   - Signor dottore! (Mostrandogli la carta) Firmate il certificato!

Dottore                     - (.si avvicina sollecito e firma) - Pos­so leggere? (Lo scorre con lo sguardo) Perfetto,.

Norrison                   - Grazie, dottore. Forse avrei pre­ferito affezione polmonare. No?

Dottore                     - Escluso.

Norrison                   - Ma per l'avvenire, vorrei sapere... Quali sono per voi i limiti fino ai quali si può... diciamo così, venirvi incontro in questo modo?

Dottore                     - Fino alla temperatura di 37,2 non oltre.

Norrison                   - Ah, ecco. Del resto anch'io a 37,3 chiamo il medico. Arrivederci.

Dottore                     - Arrivederci, signor presidenti Come sta la signora?

Norrison                   - Grazie. Trentasei e sei. Norma­le. (Al dottore che sta per andare) Alt! Vi pre­go, guardate un momento il commendatore l'in-sky che ha trentotto e cinque.

Dottore                     - (contento) -  Questa è una bella febbretta. Arrivederci. (S'inchina e vìa a destra].

Norrison                   - Cara signorina Kuno, vogliate disporre...

Signorina Kuno        - (subito) - So già: lo chauflfeur deve portare via la lettera di dimissione insieme al certificato medico.

Norrison                   - Brava, signorina Kuno: siete! una perla. Grazie. Potete andare.

Signorina Kuno        - (guardando il proprio orologio da polso) - Devo rimanere qui ancora cinque secondi, signor Presidente... due... tre... quattro... cinque... le tre e trenta.

Norrison                   - Terribile! Grazie, signorina [ Kuno.

(Signorina Kuno via. Entra il segretario).  

Norrison                   - (impaziente) - Non c'è ancora nessuno dei signori che ho fatto chiamare? il si­gnor Felix? Il signor Colleon?

Segretario                 - Sono per strada.

Norrison                   - Che eternità! (Si ferma davanti  al sarto inginocchiato) E voi, non avete ancora finito? Che uomo lento!

Sarto                         - Subito, signor Presidente! (Misuro)

Norrison                   - Interessante. Non v'avevo mail visto così dall'alto. Vedo che state diventando calvo.

Sarto                         - Eppure faccio una quantità di cure. Sessantatrè. Ma non c'è nulla che giovi. Ottan­totto.

Lydia                        - Poverino! Lo compatisco di diventar calvo.

Noriuson                  - Per farvi piacere gli darò un consiglio. (Al sarto) Potete fare ancora un ten-lalivo. (Alla signorina Brasch) Scrivete: pillole di omaxolina. Si sono avuti buoni risultati con le pecore: la loro lana è aumentata. Provatele!

Sarto                         - Non importa nulla che io non sia una pecora?

Norrison                   - Non credo. La pelle è pelle. (Impaziente) Inaudito! Non c'è ancora nessu­no! Il signor Felix? Il signor Colleon? (Si avvicina alla signorina Brasch, annusa ancora i suoi capelli) Profumo, profumo, e una bella ondulazione. Andate in qualche luogo stasera, signorina Brasch?

Signorina Brasch      - Vado all'Opera.

Norrison                   - Con chi?

Signorina Brasch      - Col signor Cristian, ca­po dell'ufficio stampa.

Norrison                   - Ma il bel signor Cristian non è fidanzato con. la signorina Petrovic?

Signorina Brasch      - Hanno litigato, signor Presidente.

Norrison                   - (suona) - Si riconcilieranno. (Il segretario entra. Alla signorina Brasch) A che ora comincia la rappresentazione?

Signorina Brasch      - Alle otto.

Norrison                   - (al segretario) - Disponete che il signor Cristian, capo dell'ufficio stampa, stasera Venga in ufficio prima delle otto e rimanga tut­ta la sera per lavoro straordinario, ma in sua vece voi accompagnarete la signorina Brasch al­l'Opera. (Alla signorina Brasch) Che cosa si rappresenta?

Signorina Brasch      - Tannhàuser.

Norrison                   - (al segretario) - Arricciate il naso?

Segretario                 - L'ho sentito trentadue volte.

Norrison                   - Le opere di Wagner si risentono sempre volentieri!... (Scrive) D'altronde eccovi un piccolo assegno come indennizzo. (Gli porge l'assegno. Si rivolge al sarto) A voi: la ricetta: contro la calvizie. (Gliela dà) Uso interno, non esterno. Non masticare: inghiottire.

Sarto                         - Grazie mille.

Segretario                 - Che cosa deve fare il signor Cri­stian stasera?

Norrison                   - Il bel Cristian detterà tutta la sera alla sua fidanzata, signorina Petrovic. Dal­le otto a mezzanotte.

Segretario                 - Posso chiedere che cosa dovrà dettare il signor Cristian?

Norrison                   - La conferenza che ha tenuto mia moglie l'anno scorso stili'importanza dell’erotismo nel matrimonio. E che nessuno disturbi la dettatura. (A Lydia) Questo è olio.

Lydia                        - Olio dolce. (Signorina Brasch, pro­fondamente offesa, via) Povera signorina poco onesta. La compatisco. (Il telefono squilla).

Signorina Posner      - (irrompa dalla tenda a si­nistra) - Saint Moritz è pronto!

Lydia                        - (balza in piedi, corre vicino a Norri­son, curiosa).

Norrison                   - (al telefono) - Pronti? Saint Mo­ritz? Villa Carlotta? Qui Norrison. Buon gior­no. (Al sarto che ha finito il sup lavoro e si in­china per congedarsi) Arrivederci. (Al telefo­no) No, no! Non voi! Perchè ve ne andate? (Il sarto torna indietro. Al sarto) Potete andare. (Al telefono) No! Non voi! Rimanete! (Il sarto, che stava andando, si ferma) Non voi! Lui... Cosa?... Andate! Restate! Il diavolo vi porti! (Il sarto se ne va) Finalmente!... Vi prego... Sì, un appartamento... No, questa volta non è per me. Per una coppia di sposi... Cosa? Se sono senza figli? Un momento... Febbraio, marzo, aprile... Dipende da quanto rimarranno. Dun­que: per il 19 un appartamento, finestre a mez­zogiorno... (Dubois entra portando il documen­to) Che cos'è questo? (Prende il documento. Parla ancora al telefono. Legge i nomi dal do­cumento di Dubois) Per il signore e la signora Dubois-Schottemburg... Come è il tempo?... Cattivo?... Beh, cercate di fare in modo che lo trovino migliore... Il prezzo non importa. Dite che è per Norrison... Bene, Grazie. (Posa, il ricevitore).

Lydia                        - Scusate: solo per regolarità. Noi siamo certamente senza bimbi fino a maggio. Da maggio non posso più garantire.

Norrison                   - Che donna pedante! (Ad Anto­nio) Avete un taccuìno?

Antonio                    - Sì.

Norrison                   - Scriveteci: Dubois-Schottemburg.

Antonio                    - (scrivendo) - Per che cosa?

Norrison                   - E' il vostro bel nome nuovo. Fa­tegli onore. Può darsi che ne abbia bisogno.

Dubois                      - Ecco il mio biglietto. (Dà un bi­glietto di visita ad Antonio).

Norrison                   - Come, non baciate vostro figlio?

Dubois                      - (irritato) - L'ho già baciato prima!

Norrison                   - Siete economico. Un bacio? Che cos'è per un padre?

Dubois                      - (bacia Antonio e si volge rapidamen­te a Lydia).

Lydia                        - Grazie.

Dubois                      - Grazie sì o grazie no

Lydia                        - Grazie no.

Signorina Kuno        - (entra con un mazzo di fio­ri) Ecco i fiori con la fattura.

Norrison                   - Grazie. I fiori nell'acqua salata. La fattura lì, sulle lettere.

Signorina Kuno        - (mette i fiori nella brocca, posa la fattura e via).

Segretario                 - (entra dal salottino) - I signori del Comitato.

(7 tre signori entrano. Segretario via).

Norrison                   - Subito, signori. (Ad Antonio) Così, vedete, amico mio, ora che siete un Dubois, potete firmare la domanda di ammissione al Golf Club. (Antonio firma) Accomodatevi, si­gnori! (Chiama) Signorina Petrovic! Favorite prendere un sigaro, signori, eccetto il dottor Wolff a cui fa male per l'acidità. (Entia. la si­gnorina Petrovic. A Dubois) Papà, andate a spasso. Abbiamo enormemente da fare. (/ si­gnori non si siedono e non prendono il sigaro).

Dubois                      - (fa cenno che non ha ancora avuto il denairo).

Norrison                   - Che cosa? Ah, sì. Pardon. Ecco il vostro chèque. (Gli dà un assegno).

Dubois                      - (prende l'assegno) - I miei rispetti. Ciao bimbo.

Antonio                    - Ciao babbo. (Dubois via rapida­mente) Un tipo straordinario.

Norrison                   - E niente affatto caro! (Alla si­gnorina Petrovic) Signorina Petrovic, avete mosso le labbra: volevate dirmi qualche cosa?

Signorina Petrovic    - Volevo ringraziarla per la sua infinita bontà, signor Presidente. (Si asciuga una lacrima).

Norrison                   - Non ringraziate. Sapete che è una cosa che detesto..Mandate questa lettera al Golf Club; prima fatene una copia indiriz­zandola all'Automobil Club. Non piangete: vi garantisco che ogni cosa si rimette a posto. (Signorina Petrovic via a sinistra).

Lydia                        - Povera signorina onesta, compatisco anche lei.

Norrison                   - Siete molto gentile. Signori miei, vi presento il mio amico signor Dubois-Schot-lemburg. Il signor Osso, il signor Ciring, il dot­tor Wolff. (Inchini) Dunque, signori?

Osso                         - Saremo brevi.

Norrison                   - Brevissimi.

Osso                         - Più brevi ancora. Tutto dipende dal fatto che il candidato sia o no un geniale fab­bricante di automobili. Bisogna che dimostri che con le sue invenzioni, non solo può guada­gnare denaro, ma merita anche un posto diret­tivo. Se non ha fatto ancora nessuna nuova invenzione, deve al più presto riguadagnare il tempo perduto.

Lydia                        - Ma ha fatto delle invenzioni.

Norrison                   - Bravo: diteci a grandi tratti.

Antonio                    - Veramente, non ho fatto ancora nulla di ciò che può dirsi nuova invenzione. Ho solo delle idee.

Norrison                   - Quante?

Antonio                    - Tre..

Norrison                   - (impaziente) - Presto, presto, dite!

Lydia                        - (piano, suggerendo) - Cilindri.

Antonio                    - Sì. Il motore di dieci cilindri.! sono otto, perchè non potrebbero essere dieci?

Norrison                   - (ai signori) - Semplicissimo! Cilindro di Colombo! (Ad Antonio) Una cosa idiota! (Ai signori) Accettala. (Ad Antonio) Poi?

Lydia                        - (piano) - Fanale.

Antonio                    - Sì. Un fanale che si accende quando le ruote anteriori girano.

Norrison                   - (ai signori) - Ottima! (Ad Anto­nio) Una cosa idiota. (Ai signori) Accettala. (Ad Antonio) Poi?

Lydia                        - (piano) - Campanello.

Antonio                    - Precisamente. Un campanello che dà l'allarme quando un pneumatico scoppia.

Norrison                   - Forse un po' tardi, ma meglio tardi che mai. (Ad Antonio) Una cosa idiota. (Ai signori) Accettata. (Ad Antonio) Poi?

Antonio                    - E' tutto.

Norrison                   - Per oggi basta. (Suona e scrive  un assegno) - Signor Osso, vi prego di occuparvi perchè queste tre idee siano sviluppate tecnicamente nel più breve tempo, e collocale coi disegni esplicativi nell'archivio segreto in modo che nessuno possa poi più trovarle. (Col libretto di chèques in mano) E questo è il vo­stro libretto di chèques, caro amico. (Click porge) Signori miei, vi ringrazio per il vostro lavoro così rapido e coscienzioso. Vogliate presentare i miei devoti omaggi alle vostre gentili signore. Arrivederci, signor Osso, signor Ciring, dottor Wolff. (Osso e Ciring escono a (festra),

Wolff                       - Spero... che ella non se la sia pie. sa a male... per il mal di stomaco.

Norrison                   - Al contrario, dottor Wolff, è stai to un piacere per me. (Lo spinge fuori. Wolff via a destra).

Segretario                 - (entrando) - La signorina Lind.

NORRISON            - Che notizie del direttore Felix? Lo avete spaventato a dovere?

Segretario                 - (agitato) - Certamente. Secondo i suoi ordini. Gli ho detto: il signor Presidente è fuori di sé.

Norrison                   - Benissimo. E allora?

Segretario                 - Ha fatto effetto. E' in strada.

Norrison                   - Imparate da me, Graef, a trattare ciascuno secondo il suo carattere. Fate entrare la signorina Lind e il mio chauffeur Carlo.

Segretario                 - (introduce la signorina Lind dal­la destra; poi via).

Norrison                   - Signorina Lind, vi presento il Vostro nuovo Capo. Da oggi, cara signorina, sie­te la segretaria del signor Dubois-Schottemburg junior, una delle alte personalità dirigenti del­la nostra banca. (A Lydia) Se non è abbastan­za brutta, ne abbiamo delle più brutte. (Alla signorina Lind) Primo incarico. Chiedete subi­to alla stazione Ovest se il diretto delle quattro ha rilardo.

(Signorina Lind via a destra).

Lydia                        - Scusate, signor Norrison, è morale questa signorina?

Norrison                   - Questa qui? Sì.

Lydia                        - Me lo garantite?

Norrison                   - Ve lo garantisco.

Lydia                        - Allora sono tranquilla. Ma la com­patisco.

Servitore                   - (entra dalla stanza da toletta) –Hanno  portato le scarpe. (Via).

Norrison                   - (ad Antonio) - Andate, figlio mio! (intorno si precipita nella stanza da toletta) Presto! C'è un po' di divario nel succedersi del­le cose, ma non importa. Avere una segretaria e non avere ancora le scarpe... Caia Lydia, an­date a compiere il vostro dovere di sposa, que­sta volta non il più dolce ma il più sgradito: provategli le scarpe nuove. Ma presto, presto.

Lydia                        - Quanti minuti?

Norrison                   - Un minuto.

Lydia                        - (via nella, stanza da toletta).

Segretario                 - (nello stesso momento entra dal­la destra) - C'è il signor Colleon.

Norrison                   - Fatelo aspettare un momento.

Signorina Kuno        - (dalla sinistra) - Le tre e quaranta.

Norrison                   - Grazie! Terribile! (Signorina Kimo via).

Signorina Lind         - (entrando dalla destra) - Il diretto delle quattro non ha ritardo.

Norrison                   - Grazie! Terribile! (Signorina Lind via. Al segretario) Fate entrare Carlo, il mio chauffeur.

Carlo                        - (entra. E' vestito da chauffeur elegante).

Norrison                   - (ad Antonio che entra con Lydia) - Venite, caro amico! (Occhiata alle scarpe) Belle scarpe! Non sono strette?

 Antonio                   - Un poco.

Norrison                   - Fanno male?

Antonio                    - Sì.

Norrison                   - Beh, sono contento che final­mente anche voi abbiate un piccolo fastidio! (A Carlo) Carlo... Vi presento al vostro nuovo padrone, lo sposo della signora Lydia, il signor Antonio Dubois-Schottemburg. Da oggi la mia vettura appartiene a lui e voi siete al suo ser­vizio. Ora addate giù e aspettate. (Carlo si in­china e via. Ad Antonio) Prendete il vostro li­bretto di chèques.

Antonio                    - Perchè?

Norrison                   - Non fate tante domande.

Lydia                        - (energica) - Non fare tante domande. Prendi ciò che ti dice.

Antonio                    - Non si può neanche chiedere...

Norrison e Lydia      - (insieme) - No!

Norrison                   - Adesso comprate la mia automo­bile. E' una Norrison 56. L'ho da un anno e ve la lascio per settantamila, col quaranta per cen­to di perdita. Ebbene?

Antonio                    - (a Lydia) - Una cosa idiota! (A Norrison) Accettato.

Norrison                   - Allora pagate subito.

Antonio                    - Pagare?

Lydia                        - Ti mostro come si fa. («Scrive sul li­bretto degli assegni) Qui, firma. (Antonio fir­ma) Ecco. (Dà lo chèque a Norrison).

Norrison                   - (pendendo lo chèque) - Il primo buon affare co.n voi. Sono contento di essermi liberato di quella vecchia carcassa. Fatemi ve­dere le scarpe! Fenomenale! Un figurino: ma non ha che un capo di ogni cosa. Dovete com­pletare. Adesso, facciamo una piccola prova. (Gli grida all'improvviso) Come vi chiamate?

Antonio                    - (spaventato) - Scarpa!

Norrison                   - (gridando) - Sbagliato! Dubois-Schottemburg! Prendete il vostro taccuino e marsc, tornate in stanza da toletta a studiare! (Incollerito) E non vi sognate di tornare qui fin­ché non avete imparato! (Antonio via).

Norrison                   - Inaudito! Gli compro un nome a così caro prezzo e non me l'impara neppure!

Lydia                        - (seguendo Antonio) - Vado ad aiutar­lo a studiare! (Via).

Segretario                 - (entrando) - Il signor direttore generale Felix. (Via).

Norrison                   - Finalmente!

Felix                         - (entra ansante) - Buongiorno. Son ve­nuto dì corsa. Che c'è? Che cosa succede? (Af­fannato per la cofrsd) Bisogna che mi sieda. (Siede sullo sgabello dinanzi alla tavola) Non ho più fiato, per la corsa.

Norrison                   - Vi prego. Riprendete respiro. E' cosa di eccezionale importanza.

Felix                         - Il tono era impressionante: ce E' fuori di se», m'hanno detto. «Questione vitale».

Norrison                   - Precisamente. Questione vitale. (Retorico) Signor Felix! Voi siete un uomo mo­derno...

Felix                         - Permettete. Vi dirò una cosa. Siamo veramente moderni. A che scopo una scena pe­nosa come quella che state preparando? Siamo uomini. Confesso tutto.

Norrison                   - Cosa?

Felix                         - So perchè mi avete fatto chiamare. Signor Norrison! Confesso tutto.

Norrison                   - Che cosa confessate?

Felix                         - Vedo che sapete tutto. Sì, confesso che ho una relazione con la vostra amica. Miss Begonia, la ballerina. L'amo ed essa mi ama. E questo sentimento reciproco ci ha condotti alle conseguenze che si possono immaginare, comprese quelle sessuali. Sì, adesso uccidetemi!

Norrison                   - Comprese?

Felix                         - Perchè mentire? Non è più semplice e più onesto confessare?

Norrison                   - Cosa dite? Avete... relazione... con miss Begonia? E' una sorpresa tremenda! Con la mia miss Begonia? Non ne avevo nes­suna idea! Non sapevo neanche che vi conosce­ste! Non è per questo che vi ho chiamato.

Felix                         - (sbalordito) - Non è per questo... che mi avete chiamato?

Norrison                   - No. Begonia mi tradisce con voi?

Felix                         - Sì. Non mi avete chiamato per questo?

Norrison                   - No. E così vengo a sapere che la mia Begonia mi inganna. Terribile! (Al tele­fono) Per favore, un bicchiere d'acqua.

Felix                         - Anche per me, vi prego.

Norrison                   - (al telefono) - Pronti? Due!

Felix                         - E' terribile. Sono una bestia! Ma al­lora perchè mi avete chiamato con tanta furia?

Norrison                   - Per affari. (Forte) Dunque, mi tradisce.

Felix                         - (forte) - Sì. - Norrison  - (forte) - Con voi.

Felix                         - (forte) - Con me. (Piano, rapidamen­te) Di che affare si tratta?

Norrison                   - (piano, in fretta) - Concerne le fabbriche riunite di automobili. (Forte) E da quando mi tradisce?

Felix                         - (forte) - Da un paio di mesi. (Piano, in fretta) Che cosa c'è di nuovo?

Norrison                   - (piano, in fretta) - Si tratta di un piccolo affare. (Forte) Ed è innamorata di voi?

 Felix                        - (forte) - Sì!

NORRISON            - (forte) - Comprese?...

Felix                         - (forte) - Sì.

Norrison                   - (forte) - Come?

Felix                         - (forte) - Follemente!

Norrison                   - (fotte) - Davvero?

Felix                         - (forte) - Come pazzi! (A un tratto\ piano, in fretta) Dunque: ditemi ohe cosa c'è di nuovo.

Norrison                   - (piano, in fretta) - Un piccolo af- ] fare. (Forte) Vi giuro che non sapevo neppure che conosceste Begonia!

Felix                         - (forte) - Sono una vittima della mia mancanza di psicologia. Sono una bestia. (l'in­no, in fretta) Dunque, questo affare?

Norrison                   - (piano, in fretta) - Una piccolez­za. Beh, insomma. Le vita fa il suo corso. (Ri- j prendendo il suo vecchio tono imperioso) Avan­ti! Signor Felix, malgrado questo terribile in­cidente, io ho l'intenzione di migliorare la vo­stra posizione. Sareste disposto ad abbandonare senza fiatare il vostro posto attuale se fra cin­que minuti foste nominato capo del reparto in­dustria qui della banca?

Felix                         - Sì.

Norrison                   - Signor Felix. Non avete bisogno] di aspettare neanche cinque minuti. Siete Capo del reparto. (Gli tende la mano).

Felix                         - La rapidità con la quale vien miglio! rata la mia posizione...

Norrison                   - Scusate, le chiacchiere sono sm perflue... Fra quanti secondi è pronta la vostra lettera di dimissioni? (Gli indica il suloltino).

Felix                         - Fra un secondo. (Il servitore porta da destra due bicchieri di\ acqua. Bevono entrambi nello stesso tempo. Fe­lix si affretta ad andare nel saìottino. Servito­re via).

Norrison                   - (rimane un momento solo, si pre- [ me la mano sul cuoi^e) - Begonia mi tradisce, Che fortuna che adesso ho da pensare ad altre cose (Chiama verso la stanza da toletta) Lydia! (Lydia entra) Cara Lydia, congratulatevi con vostro marito anche a nome mio - io ora non ho tempo. - Da questo momento egli è Presidente delle Fabbriche riunite motori e automobili.

Lydia                        - (felice, gridando) - Presidente! Presidente!

Norrison                   - Sicuro. Presidente. Scrivete e fategli imparare a memoria: Società Anonima Fabbriche Riunite Motori e Automobili.

Lydia                        - Ora studiamo anche questo. (Spa­risce).

Segretario                 - (entra da destra).

Norrison                   - (fra se) - Avanti, avanti, senza «rallentando »! (Al segretario) Presto, il signor Colleon può entrare.

(// segretario, sollevando la tenda, introduce il signor Colleon, poi via).

Colleon                     - Seivitor suo, signor Presidente; bacio le mani.

Norrison                   - Non baciate nulla; vi prego, niente complimenti. Atteniamoci all'essenziale. La cosa è urgente. Cosa avete disponibile?

Colleon                     - Per il momento due titoli di vice console e uno di console generale. Afganistan, Siam...

Norrison                   - No, no, niente Asia. Che cosa avcle in Europa?

Colleon                     - Purtroppo ce n'era uno solo e l'ho dato via ieri. Mi dispiace molto. Era un bel paese, meridionale, con un clima piacevolis­simo.

Norrison                   - Non mi date di questi dispiace­ri. E poi, che altro?

Colleon                     - Il solito: Sud America.

Norrison                   - Uruguay, Paraguay, non so che farne. Niente di quel che finisce in «guay ». Di che paese è il titolo di console generale?

Colleon                     - (gli mormora misteriosamente qual­cosa all'orecchio).

Norrison                   - Bravo. E il prezzo?

Colleon                     - Ventimila.

Norrison                   - Siete pazzo.

Colleon                     - Signor Presidente! Credetemi! Quant'è vero Dio, costa a me diciottomila. Bi­sogna pure che ci guadagni un paio di migliaia di lire. Ve lo dò per ventimila, compreso...

Norrison                   - Che cosa?

Colleon                     - Compreso stemma e bandiera.

Norrison                   - E' sempre troppo caro. Potreste lasciarlo a meno: il paese sarà contento di que­sto console. Un uomo pacifico. Non susciterà nessuna guerra!

Colleon                     - Mi dispiace, non posso a meno. Meglio la guerra.

Norrison                   - Dunque? nessuna riduzione?

Colleon                     - C'est impossible, monsieur le Prèsi dent.

Norrison                   - Cosa c'entra questo francese?

Colleon                     - La lingua della diplomazia.

Norrison                   - Basta. Scrivete.

Colleon                     - Che cosa?

Norrison                   - Il nome del nuovo console gene­rale. Antonio Dubois-Schottemburg.

Colleon                     - (prendendo nota) - Dunque venti­mila.

Norrison                   - Il più breve termine di consegna?

Colleon                     - Ho pieni poteri. Carte bianche.

Norrison                   - Bene. Allora disbrigo sollecito. E come abbiamo detto, stemma sul portone, forma ovale, eseguito a smalto di prima qualità.

Colleon                     - Non sarebbe meglio dipinto?

Norrison                   - Questo vi somiglia! Così la piog­gia lo porta via!

Colleon                     - Bien, bon, comme vous voudrez, cher monsieur.

Norrison                   - Merci. Fini. Allez. Marchez. (Poiché Colleon fa per parlare) Couchez! (Col­leon via a destra).

Felix                         - (entra con là lettera in mano) - Ecco le mie dimissioni.

Norrison                   - Grazie. Di questo vi ringrazio. (Mette la lettera in tasca).

Felix                         - Oh, adesso non avrei veramente po­tuto rifiutarvi nulla.

Norrison                   - Son fortunato. Tutto va come sulle rotelle. Solo, questa volta: olio caro. Però spero che, da gentiluomo, ora vorrete pensare ai bisogni della signora.

Felix                         - Oh, penso già abbastanza, a quei bisogni!

Norrison                   - Non intendo parlare di quelli sessuali, ma di quelli materiali. La signora ha bisogno di molti quattrini.

Felix                         - Questo è un po' amaro.

Norrison                   - C'est l'amour! Beh, vi saluto. I miei omaggi alla vostra consorte. Cosa fanno i vostri cinque deliziosi bambini?

Felix                         - Grazie. Con l'aiuto di Dio, stanno tutti bene. Il resto è per strada.

Norrison                   - Mi congratulo. Arrivederci.

Felix                         - I miei rispetti, signor Presidente. Sono stato una bestia.

Norrison                   - Son cose che succedono.

(Felix s'inchina a via a destra davanti).

Signorina Kuno        - (entra a sinistra) - Le tre e cinquanta!

Norrison                   - (distratto) - Cosa? Ah, sì! Terri­bile! (Signorina Kuno via. Norrison suona) Be­gonia fa più male di quel che credevo.

(Entra il segretario).

Norrison                   - Il signor Cristian, capo dell'uf­ficio stampa?

Segretario                 - E' in anticamera.

Norrison                   - Ditegli di preparare la macchina fotografica e aspettare ancora. (Segretario via).

Norrison                   - (ad Antonio che entra con Lydia) - Rallegramenti, sigfnor Presidente: siete Con­sole generale. Non vi meravigliate: vi dico che siete Console generale.

Antonio                    - Perché?

Lydia                        - Non capisci? Una cosa tanto sem­plice. Sei Console generale. (A Norrison) Ab­biamo studiato: il suo nome e il suo ufficio. Fatemi il favore, esaminatelo.

Norrison                   - Come vi chiamate?

Antonio                    - Dubois-Schottemburg.

Norrison                   - E di che cosa siete Presidente?

Antonio                    - Fabbriche riunite... (Guarda Lydia).

Lydia                        - Motori e Automobili. Società Ano­nima.

Norrison                   - Il nome lo sapete correntemente; il resto dovete studiarlo ancora un po'

Antonio                    - (si batte la fronte).

Norrison                   - Non vi picchiate la fronte. Non abbiate paura. In ultimo vi darò la distinta esatta di tutto ciò che siete diventato in una ora. (A Lydia) Lydia, è ora. Fra pochi minuti arriva il treno; andate alla stazione a ricevere i vostri genitori. In questo momento, vostro ma­rito è pronto ad essere un genero degno di loro. Anche per un eventuale divorzio, è meglio di quel che era un'ora fa. Affrettatevi, figliuola mia. (Lydia e Antonio si abbracciano e si ba­ciano).

Norrison                   - (nervoso) - Niente lascivie! pre­go! Basta, signor Presidente, basta, signora Consolessa! Da qualche minuto trovo le manife­stazioni amorose anche più insopportabili di prima. (Fra sé) Begonia fa più male di quel che credevo. Beh, fa nulla. Avanti! Svelti! Svelti! Mistress Dubois, accompagnate i vostri cari genitori al loro albergo e poi telefonate qui.

Lydia                        - Non deve venire anche lui alla sta­zione con me?

Norrison                   - No, ha bisogno ancora di qualche ritocco.

Lydia                        - Va bene. Vi manderò l'automobile.

Norrison                   - Inutile. Prenderemo un taxi.

Antonio                    - Io no! Mai più!

Norrison                   - Scusate. Allora rimandatemi la vecchia Norrison. (Suona).

Lydia                        - Ah, signor Norrison, lo avete fatto nascere nuovamente!

Norrison                   - Andate, andate, ho ancora da fare! (Lydia via in fretta. Entra il segretario) Il bel Cristian, capo dell'Ufficio Stampa?

Segretario                 - (chiamando) - Signor Cristian!

Cristian                     - (entra con la macchina fotografica) - Buongiorno. (Rimane sul davanti a destra).

Norrison                   - Buongiorno, uomo irresistibile. E' insopportabile, un simile conquistatore di donne. (Lo guarda con occhi terribili. Cristian abbassa la testa) Avete ricevuto il mio ordine? Lavoro straordinario tutta la sera, con la signo. rina Petrovìc, la fidanzata abbandonata!

Cristian                     - Sì, signor Presidente.

Norrison                   - Ragazzaccio!

Cristian                     - Sì, signor Presidente.

Norrison                   - Canaglia!

Cristian                     - Sì, signor «Presidente.

Norrison                   - Disgustoso. Ora farete un paio di istantanee del signor Presidente Dubois. (Cri­stian s'inchina) Per i giornali illustrati. Il mi­scuglio di magnesio e polvere da sparo per il lampo di luce è lì, in quel portacenere.

(Entra il servitore. Cristian gli ìndica la pol­vere. Il servitore manipola: è lui che  provvederà a far sprizzare il lampo di luce per ogni foto­grafia).

Norrison                   - Detterò io le diciture corrispon­denti ad ogni posa. (Chiama) Signorina Petrovie! (Cristian ha un gesto di spavento). Non fate gesti, bel fidanzato.

Signorina Petrovìc    - (entra da sinistra; veden­do Cristian, si spaventa).

Norrison                   - Non fate gesti, bella fidanzata. Non mischierò le nostre faccende sentimentali col lavoro. (La signorina Petrovic siede a si-nistra della scrivania) Vi prego. Prima fotogra­fia. Scrivete la dicitura, signorina. « Il Presi­dente Dubois-Schottemburg spiega al Presiden­te Norrison i particolari delle sue invenzioni », (Ad Antonio) Venite, caro amico. (Lo fa col­locare dietro alla tavola, si mette accanto a lui, ma in modo da risultare più grande, prende dalla tavola un album e si mette in posa) Non state lì come una mummia. Dite qualche cosa. Invenzioni!

Antonio                    - Campanello che suona quando un pneumatico scoppia.

Norrison                   - Una cosa idiota. Accettata. (Forte) Pronti!

(Lampo, scatto della macchina).

Norrison                   - Presto, avanti. Un'altra foto. Mettetevi qui. (Antonio è dinanzi alla scriva­nia) Così, come se doveste parlare con persona di massimo riguardo. Gentile, vi prego. Un po' deferente. Così. (Gli mostra) Così. (Antonio lo imita) Non c'è male. Ancora una sfumatura di deferenza. Così. Benissimo. Pronti!

(Lampo, scatto).

Norrison                   - Signorina, scrivete la dicitura. « Il Presidente Dubois a colloquio con Mac Donal ».

Antonio                    - Dov'è Mac Donal?

Norrison                   - Abbiamo già la negativa con MacDonal; si tratta solo di stamparla cambiando il direttore! Andate pure tutti!

(Signorina Petrovic, Cristian, e servitore, via subito. Entra il segretario).

Norrison                   - Fate entrare il maitre d'hotel.

Segretario                 - (alla porta) - S'accomodi.

(Durante quanto segue, Antonio stadia sotto. voce sul suo taccuino: « Fabbriche Riunite Automobili, ecc. »).

Maitre d'hotel           - (entra e s'inchina).

Norrison                   - Buongiorno, signor Ferdinando. Vogliate prender nota: mercoledì sera sedici...

Maitre d'hotel           - (scrive e ripete mormoran­do) - Mercoledì... sedici...

Norrison                   - ... Il presidente Dubois-Schot-temburg...

Maitre d'hotel           - Dubois... Schottem...

Norrison                   - Vi prego, non ripetete. Mi dà fa. Btidio. Dunque... Il Presidente dà nel vostro albergo una cena di venti coperti in onore dei suoi suoceri. Nella sala verde. Niente elettri­cità, solo candele, in grandissima quantità. Li­sta: caviale, particolarmente Beluga Malostol, possibilmente di arrivo recente, servito in bloc­co di ghiaccio. Poi zuppa di tartarughe all'in­diana. Poi gamberi di Helgolan alla Mac Kinley. Poi. Poularde di Bruxelles tartufata allo spiedo, con patate alla parigina e insalata spe­ciale. Vi raccomando di comporre una nuova insalata; in, questo siete insuperabile. (Il maitre d'hotel si inchina) Olio. Poi. Fondi di carcio­fi e punte di asparagi: ma non in scatola; Tutta roba fresca. Poi. Alzata di frutta, arance en sur-prise Vanderbilt. Sulla tavola, dinanzi a ogni coperto, orchidee, bonbons e sigarette. Vini. Come vino rosso: Chàteau Pape C'.ement 1908; badate che quello imbottigliato originalmente ha l'etichetta scritta a mano. Vino bianco. Re­no, Derrdersheimer Riesling 1925. Attenzione! della cantina dei Reischsrat di Zuhl. Poi sciam­pagna: Lanson Brut, Imperiai 1921. (Fra se) La marca preferita di Begonia. Comprese. Fa male. Canaglia! Non importa! Poi! Punto! Basta! Adieu!

Maitre d'hotel           - (si inchina) - Grazie infi­nite, signor Presidente.

Norrison                   - Questo lungo ringraziamento era completamente inutile. (Ad Antonio) Avete capito? Voi offrite la cena in onore dei vostri suoceri.

Antonio                    - Benissimo. La offro molto volen­tieri. Ottime vivande.

Norrison                   - Solo per mia tranquillità, vorrei darvi qualche avvertimento. Il coltello...

Antonio                    - ... non si deve mettere in bocca. Grazie, questo lo so già.

Norrison                   - Tanto meglio. Dunque, vedia­mo se manca ancora qualche cosa. Credo di aver pensato a tutto. Un paio di sciocchezzuole... avete un fazzoletto?

Antonio                    - No.

Norrison                   - (si affretta a dargli il suo pulito) - Inoltre avete le tasche completamente vuote. (Trae dalla sue tasche ciò che contengono) Ec­covi portasigarette, accenditore, orologio, pen­na stilografica e qualche spicciolo.

Antonio                    - (mette tutto nelle proprie tasche).

Norrison                   - Ancora: questo scatolino di com­presse di piramidone contro il mai di capo.

Antonio                    - Non ho mai mal di capo.

Norrison                   - Lo avrete, lo avrete. E spesso. Anzi, prendetene una adesso. (Antonio la pren­de) Ora, credo che non manchi più nulla.

Signorina Kuno        - (entra: accentuando) - Le quattro! (Via).

Norrison                   - Egregio amico, l'ora è passata. Ho mantenuto' ciò che avevo promesso. E da og­gi questo è il vostro ufficio. (Indica la propria sedia) Vi faccio la consegna del posto. Siete non solo rifatto a nuovo, ma anche ottimamente av­viato. Abitazione, posto, rango sociale, automo­bile, cena, viaggio, giornali illustrati... il resto è affar vostro. Solo, ora che siete in marcia, sap­piate, da buono chauffeur, acquistare sempre maggior velocità. Avanti, sempre in quarta! Vi prego, prendete posto sul vostro tror,o.

Antonio                    - (siede sulla poltrona. Comincia a piangere).

Norrison                   - Cos'è? Piangete?

Antonio -                  - Non piango. Soltanto mi fa

Norrison                   - Che cosa? Che cosa vi fa?

Antonio •                 - I miei vecchi amici... mi disprez­zeranno.

Norrison                   - Naturale. O la carriera o i vec­chi amici. Tutt'e due è impossibile.

Antonio                    - Mi addolora. Io ho una coscien­za veramente pura, perciò capisco di essere vit­tima del mio amoie.

Norrison                   - Molto ben definito. Dunque? E' comoda la poltrona?

Antonio                    - (asciugandosi le lacrime) - Uni po' dura.

Norrison                   - Già, non è molleggiata come l'au­tomobile. E i piedi? Come vanno?

Antonio -                  - Discretamente.

Norrison                   - Sentite la mancanza del pedale?

Antonio                    - Un poco. Ma mi abituerò a non aver nulla da premere coi piedi.

Norrison                   - (improvvisamente gridando) - Come vi chiamate?

Antonio                    - (subito) - Dubois-Schottemburg.

Norrison                   - Bravo! E la ditta?

Antonio                    - Fabbriche Riunite Automobili e Motori, Società Anonima.

Norrison                   - Magnifica! Sono tranquillo. (Gli tende un foglio che è sulla scrivania e sul qua­le ha continuamente preso annotazioni) Siate così gentile da firmare anche questo.

Antonio                    - Che cos'è?

Norrison                   - Una piccolezza. Le spese della vostra carriera, pure e semplici, che ci resti­tuirete. (Piano, cantilenando) Adozione, cinquemila; titolo di console, ventimila; abito, biancheria, scarpe, eccetera, duemilatrecento -cinquanta; certificato medico, cento; fiori che offrirete a vostra suocera, centocinquanta; con­versazione telefonica con Saint Moritz, dodici e quaranta; biglietti ferroviari e vagone letto, trecentoventi; parrucchiere, tre; spiccioli che vi ho dato or ora, nove e venti: in tutto lire 27.944,60.

Antonio                    - Detraendone...

Norrison                   - Detraendone 6,40 che il vostro tassametro segnava, rimangono 27.938,20. L'au­tomobile l'avete già pagata con un assegno. Oro­logio, portasigarette, accenditore e piramidone sono regali di nozze. (Prende il foglio firmato) E' solo per regolarità. Grazie. (Fra se) Begonia fa più male di quel che credevo. (// telefono squilla).

Antonio                    - Il telefono!

Norrison                   - Scusate, non mi riguarda. Io non sono più nulla qui. Questo è il vostro ufficio. Prendete il ricevitore e rispondete. (Siede a sinistra sul davanti).

Antonio                    - Pronti?... Buongiorno! Parla il presidente Dubois-Schottem... (Guarda Nor­rison).

Norrison                   - Burg!

Antonio                    - (al telefono) - Burg. Desidera? (Ascolta, poi coprendo con la mano il micro­fono) C'è uno che domanda se deve vendere o comprare alla borsa di Londra le General Mo­tors.

Norrison                   - Lo dite a me? Siete voi che di­sponete.

Antonio                    - Ma io non so neanche di cosa si tratti.

Norrison                   - Rispondete quel che volete. Voi siete un uomo fortunato. Meglio affidarsi alla fortuna che agire con cognizione.

Antonio                    - (si stringe nelle spalle. Al telefono)

                                 - Comprate! Ma non molto! (Posa il ricevi­tore, guarda Norrison).

Norrison                   - Benissimo. Non avrei detto di­versamente. Dunque in questo momento... (Fa per guardare l'orologio, ma non lo trova) Il mio orologio! (Antonio guarda l'orologio) Ah, già, che ora fate?

Antonio                    - Le quattro e otto minuti.

Norrison                   - Grazie. Dunque, in questo mo mento vostro suocero e vostra suocera sanno già tutto. Ecco. Avete qualche desiderio?

Antonio                    - Per essere sincero, ho paura di non sapermi contenere con queste persone eleganti. Di cosa dovrò parlare durante questa cena?

Norrison                   - (andandogli vicino)- Parlate sempre di automobili. Nessuno potrà biasimarvi per questo. La conversazione di chi fa parte del personale dirigente è semplice. Sarà bene che prendiate nota di un paio di cose. (Antonio scrive) Se si parla della lega delle Nazioni, di­te: « Meglio così che altrimenti ». America? « Grandi possibilità ». Russia? « Un esperi.mento ». Il professore Einstein? « Molto inte­ressante ». Il celebre Voronof? « Sono giovane, non ne ho bisogno ». La musica atonale? «Roba per impotenti». Jazz-band? « Puah! ». Pro­fessore Freud? «Complesso ».

Antonio                    - Complesso?

Norrison                   - Si. Dite sempre « complesso »... niente altro che « complesso »...

Antonio                    - (prende nota).

Norrison                   - Amore moderno? « Questione di pelle »... (Con un sospiro) Poter dimenticare presto!... Relazioni commerciali? « Peggiori dell'anno scorso». Per queste ultime potete rimanere negli ultimi cinquantanni. Studiate un po' questa roba. Oggi l'uomo elegante dev'es­sere conservatore.

Antonio                    - Grazie. (Prende nota).

Signorina Kuno        - (entrando) - Le quattro e dieci. (Via).

Norrison                   - Grazie. Ora fate qualche cosa.

Antonio                    - Che cosa?

Norrison                   - Suonate! Un presidente suona.

Antonio                    - (suona. Entra a sinistra la signorina Lind, con un blocco in mano) - La prego, si­gnorina, di farmi vedere la mia fotografia prima di inamidarla ai giornali.

Signorina Lind         - Sta bene. (Prende nota).

Norrison                   - (sedendo a sinistra) - Che uomo pedante!

Antonio                      - (un po' incerto. Guardando Norri­son di sbieco) - Poi. Queste due lettere vanno consegnate a mano. Una al Golf Club, l'altra all'Automobil Club. Poi. Pregherete il signor Norrison di dettarvi la lista dei miei invitati per domenica sera. Poi. Fate stampare gli in­viti e mandateli.

Norrison                      - Bravo!

Antonio                      -  Poi. (Si alza. Indica la bottiglia di Chambertin) Portate via questa bottiglia; prendete nota della marca; desidero averne sem­pre qui cinquanta bottiglie. Basta. Grazie. Il blu vi sta bene. Olio! Potete andare. {Signorina lìmi via a sinistra, portando via il vino e Ie lettere).

Norrison                      -  Sono incantato. Seconda velocità. Avanti così.

(Segretario entra a destra e vuole dire qual­che cosa, ma Lydia lo sospinge da  parte, en­trando tumultuosamente.  Il segretario via).

Lydia                          -  Signor Norrison, sono felice!

Norrison                      - (agitato) -  I vostri genitori? Dite! I vostri genitori?

Lydia                          - (affannando per la fretta) -  Sono ar­rivati !

Norrison                      -  Ebbene? Ebbene?

Lydia                          -  I miei genitori sono felici! Ora fan­no il bagno. In due vasche. Mamma è felice. Non si trattengono. Ripartono fra un'ora. Vo­gliono solo abbracciare e baciare Antonio. Vi mandano tanti saluti. Potete raggiungere tran­quillamente la vostra famiglia. (Ad Antonio) Vieni dunque... elegantissimo presidente, vieni, console generale, vieni passerottino...  vieni ad abbracciare e baciare i miei cari genitori!

Norrison                      - (suona. Al servo che entra) - Cap­pello e soprabito del signor Presidente! (Il ser­vo corre nella stanza di toletta e porta subito ciò che gli è stato chiesto. Norrispn aiuta An­tonio ad indossare il soprabito. Antonio co­mincia a calzare i guanti paglierini che trae dal­la tasca del soprabito).

Lydia                          - (parla durante l'azione precedente) - Mamma è felice! Ha detto: sia benedetta la fa­miglia Norrison ! Ha detto che il suo ideale è sempre stato l'uomo intelligente che ha fatto carriera rapidamente !

Norrison                      -  Più rapido di così... (Avvolge con cura la sciarpa attorno al collo di Antonio).

Lydia                          -  Neanche da noi in America si fa così presto. Ci vuole almeno una giornata.

Norrison                      -  Vedete, questa è la sola cosa che non posso soppoitare negli americani: la loro lungaggine  senza  esempio!

Lydia                          -  Ma ora ditemi: perchè partiamo per Saint Moritz?

Norrison                      - (al servo) -  I fiori ! (A Lydia) Per­chè il signor Presidente non è ancora assolutamente a suo agio coi vostri genitori. Più tardi, quando gli avrete insegnato tutto! (Prende i fiori).

Lydia                          -  Ma se i miei genitori vengono con noi.

Norrison                      -  Impossibile. Vostra madre non può andare oltre i seicento metri, a causa del suo mal di cuore. Saint Moritz è a 1800 metri.

Lydia                          - (entusiasta)    -  Pensa a tutto!

Norrison                      - (dà i fiori ad Antonio) -  Ecco per la vostra diletta suocera.

Lydia                          -  Orchidee... il fiore prediletto del­la  mamma.

Norrison                      -  Olio esotico.

Lydia                          -  Norrison, re delle fate! Non posso credere a quel che è successo qui!

Norrison                      -  Neanche io. Ma la gente lo cre­derà. Dunque, caro Antonio, i miei auguri mi­gliori vi accompagnano nella vostra nuova vita. Solo, permettetemi ancora un paio di rapide domande.

Antonio                      -  Prego.

Norrison                      - (come maestro che interroga su una lezione, rapido, monotono) Che cosa pensa­te della Lega delle Nazioni?

Antonio                      -  Meglio così che altrimenti.

Norrison                      -  America?

Antonio                      -  Grandi possibilità.

Norrison                      -  Italia?

Antonio                      -  Scusate, non ne abbiamo parlato.

Norrison                      -  Giusto. Russia?

Antonio                      -  Un esperimento.

Norrison                      -  Einstein?

Antonio                      -  Son, giovane, non ne ho bisogno.

Norrison                      - (sgridandolo) -  Sbagliate : quello è Voronof.

Antonio                      - (incollerito)  Scusate; Einstein: molto interessante.

Norrison                      -  Bene. E Voronof?

Antonio                      -  Sono giovane, non ne ho bisogno.

Norrison                      -  Musica atonale?

Antonio                    - Roba per impotenti.

Norrison                   - Jazz-band?

Antonio                    - Puah!

Norrison                   - Professor Freud?

Antonio                    - Complesso.

Norrison                   - Amore moderno?

Antonio                    - Begonia. (Correggendosi) Dimen­ticare presto.

Norrison                   - Ah, sì! Relazioni commerciali?

Antonio                    - Peggiori dell'anno scorso.

Norrison                   - (A Lydia) - Voilà!

Lydia                        - (incantala) - Un intellettuale perfetto! Norrison... siete un mago! (Gli tende la mano, lo fissa).

Norrison                   - Perche mi guardate così? Per­chè mi stringete la mano in questo modo?

Lydia                        - Signor Norrison, credo che potrei innamorarmi di voi!

Norrison                   - (sbalordito) - Dio ce ne guardi! Non ci mancherebbe altro! (Fra se) Ah, questo mi indennizza di Begonia! Andate, andate!

Lydia                        - (ridendo) - Arrivederci! Quando pen­so la paura che avevamo tutti e tre!

Antonio                    - - Io no!

Lydia                        - Lo credo, vii seduttore! Vieni! I am happy, happy, happy!

Antonio                    - (seguendola) - Vi prego, Norrison', fate le mie veci!

Norrison                   - Ai suoi ordini, signor Presidente! Bravo! Tei za velocità!

Antonio                    - Arrivederci! (Fa per andate).

Norrison                   - (gli grida dietro) - Un momento! Scusate! Una piccola cosa! Avete dimenticato...

Antonio                    - Che cosa?

Norrison                   - Di ringraziare!

Antonio                    - Di che cosa?

Norrison                   - Di tutto: di ciò che è accaduto qui.

Antonio                    - Ah, già. (In fretta) Grazie. (Cor­re via).

Norrison                   - Prego. (Rimasto solo, suona) Ma­gnifico! Quarta velocità! Cento chilometri l'ora. Questa sì chiama sveltezza. (Al segretario che entra) Signor segretario, il personale può andar via.

Signorina Kuno        - (entra da sinistra) Le quattro e venti.

Norrison                   - Signorina Kuno, non occorre più che mi diciate l'ora. Grazie. Molte grazie per il vostro servizio inapprezzabile. I miei ossequi a vostra madre. Ditele che non deve uscire con questo freddo, finché il suo orecchio non è ben guarito.

Signorina Kuno        - (commossa fino alle lacri­me) - Signor Presidente... Siete l'uomo migliore del mondo. (Via).

Segretario                 - Signor Presidente, il suo treno |parte fra dieci minuti.

Norrison                   - (al servo che entra portandogli la pelliccia e il cappello) - Grazie. (Il servo via. Dall'ufficio entrano le signorine Riuscii, Posner  e Petrovic. Salutano Norrison, fanno per anda­re nel salottino).

Norrison                   - (mentre indossa la pelliccia e si av­volge la sciarpa attorno al collo) - Grazie, si­gnorina Posner! Buon divertimento stasera al­l'Opera, signorina Biasch! Vi prego, signorina Petrovic, di dire al vostro bellissimo fidanzato, al signor Cristian, che la mattina del sedici al­le undici e mezzo venga da me. Signor Segreta­rio, prendete nota; lo promuoverò, ma soltanto se vi sposa! Senza matrimonio niente promozio­ne! (La signorina Petrovic vuol ringraziare) Niente ringraziamenti. Olio. Potete andare, si­gnorina. Arrivederci. (Le tre signorine si al­lontanano).

Norrison                   - Ecco. (Calzando i guanti, calmo) Ora, sarebbe sistemato tutto, o quasi. Clic orri­bile mestiere, il banchiere! Si vuole andare in vacanza, i bagagli sono pronti, tutto in ordine, e bum! Ecco all'ultimo momento sopravviene j un'inezia qualunque ad intralciare. C'è mancato poco che perdessi il treno. (A un gesto del se­gretario) Cosa volevate dire, caro Graef?

Segretario                 - Volevo dire che il signor Presidente può essere veramente orgoglioso... che tutto il genere umano sia... per così dire, ai suoi ordini!

Norrison                   - Avete ragione, caro Graef. Pos­so esserne orgoglioso e lo sono. Ma... quelli che voi chiamate il genere umano, caro Graef... quelli dovrebbero vergognarsi.  Arrivederci.

(Via).

 

FINE