Uno sguardo dal ponte

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UNO SGUARDO DAL PONTE

Dramma in due atti

di Arthur Miller

Titolo Originale: A view from the bridge

Traduzione di Gerardo Guerrieri

Casa Editrice: Einaudi

Anno: 1982

VERSIONE ELETTRONICA - PER I NON VEDENTI - CURATA DA AMEDEO MARCHINI

NOTA INTRODUTTIVA

Di Uno sguardo dal ponte (A View from the Bridge) esistono due versioni: la prima, in un atto, rappresentata nel settembre del 1955 a New York, insieme a Ricordo di due lunedì; la seconda, in due atti, rappresentata nell'ottobre del 1956 a Londra. La seconda versione, quella che si può leggere nella traduzione italiana, nasce dalla precedente e ne costituisce il superamento, essendo il risultato di un processo di sostanziale rielaborazione drammaturgica e critica.

Per capire il significato dei dramma, sia in se stesso come nelle intenzioni di Miller, è opportuno rifarsi ai motivi che hanno indotto l'autore ad attuarne la seconda edizione, tanto più che egli stesso ha avuto cura di documentare il fenomeno.

Si deve dire innanzi tutto che la vicenda raccontata in Uno sguardo dal ponte trae origine da un fatto di cronaca dal quale Miller fu profondamente e a lungo turbato: una torbida vicenda familiare, ambientata tra gli immigrati italiani di Brooklyn, per lo scrittore al medesimo tempo illogica e significativa, perfetta e misteriosa come una manifestazione del fato greco (non a caso a Broadway la scenografia era dominata da un frontone di stile greco). Di qui lo sforzo di decifrare i termini della vicenda, ma al contempo anche lo scrupolo di " trascriverli " con la massima oggettività… possibile.

" Se questa storia era accaduta, e se non avevo potuto dimenticarla in tanti anni - ricorda Miller -, essa doveva avere per me un qualche significato, e potevo scrivere ciò che era accaduto, e perché era accaduto; e del significato che c’ aveva per me, descrivere quel tanto di cui mi rendevo conto. Tuttavia desideravo lasciare l'azione così com'era, in modo che lo spettatore avesse la possibilità… di interpretarne il significato interamente per conto suo, e accertare o respingere la mia interpretazione. Questa considerava nell'orrore d'una passione che nonostante sia contraria all'interesse dell'individuo che ne è dominato, nonostante ogni genere di avvertimento ch'egli riceve, e nonostante perfino ch'essa distrugga i suoi principi morali, continua ad aumentare il suo potere su di lui fino a distruggerlo ".

Assistendo alle rappresentazioni, Miller si rese conto che il taglio netto tra fatto, messo in scena con distacco e assenza di partecipazione, e commento, affidato ad un narratore in qualche modo estraneo alla vicenda, soluzione in complesso basata sul presupposto di una estraneità… dell'autore nei confronti dei personaggi e del loro modo di agire, salvo il rapporto creato dall'interesse intellettuale e dall'orrore morale, era sostanzialmente un artifizio. Lo stesso assillo che lo aveva

portato ad occuparsi di quei personaggi e delle loro vicende, costituiva la prova che anche in questo caso, come in tutte le opere anteriori, lo scrittore era molto più strettamente legato alla materia drammatica di quanto non credesse e che la storia narrata non era quella di un" mostro" abnorme, bensì di un uomo e, per tale fatto, in certa misura storia di tutti.

Poste queste premesse, E’ facile capire in quale direzione si sia sviluppato il lavoro che ha portato all'edizione attuale: difficile e talora un poco scivoloso impasto di distacco e di partecipazione, di tragedia e di dramma, di realismo e di astrazione, il tutto arricchito da intenzioni non sempre realizzate e da quel pessimismo attivo che fa dire a Miller - ed Š uno dei temi di fondo del suo teatro: "La storia dell'uomo è un continuo rovesciare il determinismo attuale per far posto ad un altro determinismo più aderente ai mutevoli rapporti della vita ".

Uno sguardo dal ponte fu rappresentato per la prima volta in Italia nel gennaio del 1958 con una regia di Luchino Visconti salutata dalla critica come magistrale: protagonisti Paolo Stoppa, Rina Morelli, Marcello Giorda, Ilaria Occhini, Sergio Fantoni e Corrado Pani; le scene, particolarmente ammirate, erano di Mario Garbuglia. Nell'ottobre del 1967, nove anni più tardi, Raf Vallone, che sempre nel 1958 era stato protagonista del dramma nell'edizione parigina allestita da Peter Brook, ha riproposto al pubblico italiano, con la propria regia, l'opera, avendo al fianco Alida Valli, Massimo Foschi, Lucio Rama, Lino Capolicchio e Delia Boccardo; scenografo Enrico Job. Nel 1962 Raf Vallone fu anche protagonista dell'edizione cinematografica del dramma, per la regia di Sidney Lumet.

PERSONAGGI

Eddie

Beatrice

Catherine

Marco

Rodolfo

Alfieri

Tony

Lotus

Mike

Primo agente

Secondo agente

Due clandestini

Lipari

Moglie di Lipari

Gente del vicinato

ATTO PRIMO

La strada e la facciata di una casa popolare. Della facciata si vede soltanto lo scheletro. Lo spazio principale è la camera da pranzo-stanza di soggiorno dell'appartamento di Eddie Carbone. E’ la casa di un operaio: pulita, familiare. C'è una sedia a dondolo, un tavolo da pranzo rotondo, con le sedie, e un grammofono portatile.

Sul fondo della stanza, a destra e a sinistra, due porte che conducono rispettivamente alla cucina e a una camera da letto che non si vedono.

A destra del proscenio, una scrivania che rappresenta l'ufficio dell'avvocato Alfieri.

A sinistra del proscenio, una cabina telefonica: la quale, non essendo necessaria che nelle ultime scene, può essere mascherata o lasciata in vista.

Una rampa di scale conduce all'appartamento, e continua poi verso il secondo piano, che non si vede. Rampe che rappresentano la strada corrono verso il fondo a destra e a sinistra.

Louis e Mike, scaricatori del porto, giocano a soldi a testa e croce contro l'edificio a sinistra. Si sente un distante suono di sirena antinebbia. Entra Alfieri, avvocato sulla cinquantina, anzi prossimo ai sessanta, brizzolato, dignitoso; è arguto, riflessivo.

I due giocatori gli fanno un cenno di saluto mentre passa; egli attraversa la scena e va al suo ufficio, si leva il cappello, si passa le dita fra i capelli, e, con un sorriso d'intesa, dice al pubblico:

ALFIERI  Ve ne siete accorti? Non ve ne siete accorti, come m'hanno salutato? Sembra che abbiano     paura. E’ perché sono un avvocato. Vedere un prete o un avvocato, in questo quartiere guai,          porta male. Pensano subito a qualche disastro. Perciò, alla larga.

            Io penso spesso ai millenni di sospetto che stanno dietro a questi saluti diffidenti. Avvocato      significa legge, e la parola legge, in Sicilia, da dove vengono i loro padri, non ha mai avuto           un suono precisamente amichevole, dai tempi dei greci e dei cartaginesi.

            Io ho la tendenza a vedere il lato catastrofico delle cose, forse perché sono nato in Italia...          Son venuto qua che avevo solo venticinque anni. A quell'epoca Al Capone, il cartaginese più             grande di tutti, faceva le sue prime armi in questi paraggi, e il famoso Frankie Yale, fu   letteralmente segato in due con un mitragliatore all'angolo di Union Street, qua dietro, a due     passi. Oh, molti, qui, furono giustamente ammazzati da uomini ingiusti.

            La giustizia è una cosa molto importante qui.

            Ma questa non è la Sicilia, è Red Hook; quella specie di bassoporto di Brooklyn, che dal            ponte va verso l'Atlantico: ed Š la gola di New York, che inghiotte tutto     il tonnellaggio del       mondo. Ormai siamo tutti americanizzati, tutti civili. Ci mettiamo d'accordo, trattiamo; e

            io non ho più bisogno di tenere una pistola nel cassetto della scrivania. E anche la mia     pratica professionale, è quanto di meno romantico si possa immaginare.   

            Mia moglie, i miei amici mi criticano, dicono che la gente di questo quartiere non è elegante,      non è brillante. In fondo, in vita mia con chi ho avuto a che fare? Scaricatori, facchini: mogli, padri, figli, nonni di scaricatori e facchini... sfratti, infortuni, liti in famiglia - le misere beghe dei poveri - eppure... Eppure, ogni tanti anni, qualche caso c'è ancora... e       mentre le parti mi raccontano le loro ragioni - o torti - tutt'a un tratto - una ventata verde di         mare smuove l'aria stagnante, spazza via la polvere del mio ufficio, e mi viene alla mente            

            che in qualche anno dei Cesari, in Calabria, forse, o sulla scogliera di Siracusa, qualche altro       avvocato, vestito in tutt'altro modo dal mio, ascoltò le stesse ragioni - o torti - e rimase come          me ad assistere, impotente, al corso sanguinoso degli eventi.

            (Eddie è comparso da sinistra, si è associato ai due uomini che giocano a testa e croce.

             Le luci si concentrano su di lui. E’ uno scaricatore sulla quarantina, duro, un po'            appesantito).

            Il nome di questo qui era Eddie Carbone, e lavorava al porto; dal ponte di Brooklyn su su          fino all'ultimo molo dove comincia il mare aperto. (Entra nel buio a destra).

EDDIE  (salendo i gradini verso la porta della casa)  Ne vediamo Louis!

            Catherine entra nel soggiorno dalla cucina e attraversa fino alla finestra avanti in centro,           saluta Louis con ampi gesti.

LOUIS   Lavori domani?

EDDIE  Sì.  N'auta  jornata su 'dda nave.  Ne vedimo, Louis.

            (Entra in casa, mentre la luce illumina l'appartamento).

La luce si spegne sulla strada. Catherine sta facendo cenni di saluto a Louis dalla finestra e si volta verso di lui.

CATHERINE                        Ehi, Eddie!

EDDIE: (la cosa gli fa piacere, e quindi ne è un po' intimidito. Appende, il berretto e la giacca                 all'attaccapanni vicino alla porta)    Dove vai tutta vestita?

CATHERINE  (fa correre le mani sulla gonna)   L'ho avuta adesso. Come sto?

EDDIE           Non c'è male. Che t'è successo ai capelli?

CATHERINE  Ti piacciono? Ho cambiato pettinatura. (Chiama verso la cucina) E’ arrivato, Be.

EDDIE           Ah bene. Girati, che ti vedo di dietro. (Lei si volta per farsi vedere da lui). Se fosse                     viva tua madre, eh? Non ci crederebbe.

CATHERINE       Come sto, allora, di'!

EDDIE                 Sembri una studentessa d'università.  Dove devi andare?

CATHERINE      Aspetta, viene Be e te lo dico. Siediti. (Lo accompagna alla sedia a dondolo.

                              Chiama Beatrice) Quanto ci metti Be!

EDDIE (sedendosi)    Ma che succede?

CATHERINE            Ti porto una birra, eh?

EDDIE                       Ma che è successo, dimmi, parla con me.

CATHERINE                        Niente. Voglio che ci sia Beatrice. (Gli si siede accanto sui calcagni) Quanto                              costa questa gonna: indovina.

EDDIE                       E’ un po' corta, non ti pare?

CATHERINE             (si alza)  No! In piedi, che corta!

EDDIE                      Ma qualche volta, ti siedi, no?

CATHERINE                        Eddie, così vanno, adesso. (Cammina per fargliela vedere) Per la strada tu                                   mi devi vedere, capito?

EDDIE                       E per la strada t'ho vista, e non m'Š piaciuto niente.

CATHERINE                        Parchè?

EDDIE                       Caterina non per essere noioso, ma tu per strada ti dimeni un po' troppo...

CATHERINE                       Mi dimeno?

EDDIE                       Non mi fare arrabbiare! Ti dimeni. Le anche! E non mi piace come ti                                            guardano a cominciare dal droghiere e compagnia bella. Con quei tacchi,                                     tachete tachete tachete, quando passi tu si voltano come mulini a vento.

CATHERINE:           Ma quelli guardano dietro a tutte!

EDDIE                       Che c'entra. Tu non sei tutte!

CATHERINE                        (quasi in lacrime perché lui la disapprova)  Ma che ci posso fare? Ma che                                     vuoi che...

EDDIE                       Be', non t'arrabbiare...

CATHERINE                        Io non capisco che cosa vuoi da me...

EDDIE                       Katie: io l'ho promesso a tua madre - sul letto di morte - ho una                                                    responsabilità … verso di te. Tu sei una bambina, queste cose non le capisci.                                Per esempio, si fa così ? Alla finestra, a sbracciarsi, a chiamare tutti...

CATHERINE                        Io salutavo Louis.

EDDIE                       Senti, so io certe cose di Louis che se le sapessi tu non lo saluteresti più,                                       guarda.

CATHERINE                        (cercando di tramutare in scherzo l'ammonimento) Ma ce ne fosse uno di cui                               non sai qualche cosa!

EDDIE                       (chiama Beatrice) Beatrice! Ma che fa quella là dentro. Valla a chiamare, ho                                delle notizie da darle!

CATHERINE                        (facendo per andarsene)   Quali?

EDDIE                       Sono sbarcati i cugini.

CATHERINE                       (battendo le mani)  No!  (Si volta di colpo e parte per la cucina) Be, i tuoi                                     cugini...

            Entra Beatrice dalla cucina, asciugandosi le mani con la tovaglia.

BEATRICE    (incrociando l'urlo di Catherine)    Cosa?

CATHERINE                        Sono sbarcati! I tuoi cugini!

BEATRICE    (stupita, si volta a Eddie)        Ma quando? dove?

EDDIE           E’ venuto Tony Berelli, stavo staccando: dice, la nave è al North River.

BEATRICE    (ha le mani strette sul petto, in atteggiamento metà di paura, metà  

                        di indicibile gioia) Come stanno, bene?

EDDIE:          Non li ha visti, sono a bordo ancora. Ma appena scendono li va a pigliare.

                        Dice che verso le dieci saranno qui.

BEATRICE   (va allo sgabello in centro, e siede, quasi smarrita dalla tensione) E li lasciano                             scendere? Non gli faranno niente? E’ sicuro?

EDDIE:          Che devono fargli? Hanno le carte regolari, da marinai; scendono insieme agli altri.

                        Non ci pensare. Be' è fatta. Tra due ore stanno qui.

BEATRICE    Ma così presto? Non dovevano arrivare giovedì?

EDDIE           Non lo so: li avranno messi nella prima nave che hanno trovato. Forse l'altra che              dovevano prendere era troppo pericolosa, chi sa... piangi?

BEATRICE    (è stupefatta e spaventata) e Io... no, è  che... non ci credo, ancora!

                         Non ho comprato la tovaglia nuova; dovevo lavare i muri...

EDDIE           Per quelli là?  Ma gli sembrerà d'entrare in una casa di miliardari! Ti devono                                 accendere una candela, come alla Madonna! Va' a pensare ai muri! (A Catherine)            Corri a comprare una tovaglia, va'... Corri... (Fruga in tasca).

CATHERINE             Dove lo trovo un negozio aperto?

EDDIE            (a Beatrice) Anche la fodera alla poltrona, dovevi cambiare...

BEATRICE    Chi lo sapeva? Io li aspettavo fra una settimana! I muri, dovevo pulire... la cera ai                        pavimenti... (Si alza e resta lì, confusa).

CATHERINE  La signora Dondero, magari, di sopra...  (Indica in su).

BEATRICE  (parla della tovaglia) Macchè, la sua è peggio di questa... (Di colpo) Dio mio, e da                        mangiare? Che gli do da mangiare! Non ho niente! (Si avvia verso la cucina).

EDDIE  (l'afferra per il braccio) Ehi, là! Pigliatela calma!

BEATRICE    No, adesso mi passa... è il nervoso... (A Catherine) Il pesce, gli posso fare...

EDDIE           Ma tu gli salvi la vita, lo vuoi capire, ma che te ne importa della tovaglia?

                         Quelli magari in vita loro non l'hanno mai vista, una tovaglia!

BEATRICE  (lo guarda negli occhi) Io penso a te, a te penso!

EDDIE           A me? Che c'entro? Lo sanno dove devono dormire?

BEATRICE    Per terra. La prima cosa che gli ho scritto...

EDDIE           Beatrice, io già lo so, col cuore che hai, per terra ci finiamo io e te,

                         e loro due dormiranno nel nostro letto...

BEATRICE    Ma neanche per sogno...

EDDIE           Perché appena tu vedi un tuo parente, io finisco subito per terra.

BEATRICE    Quando mai t'ho fatto dormire per terra?

EDDIE           Quando bruciò la casa di tuo padre, io non ho dormito per terra?

BEATRICE    Grazie, gli bruciò la casa.

EDDIE            Sì, ma non gli ha continuato a bruciare per due mesi!

BEATRICE    Senti, guarda, ho capito: gli dirò di trovarsi qualche altro posto... (Si avvia frettolosa                  in cucina).

EDDIE           Beatrice! Dove vai! Un momento!

            Lei si ferma.

             (Si alza e va verso di lei)  Io non voglio che se n'approfittino di te, hai capito? Tu sei troppo       buona. (Le tocca la mano) Madonna, come sei suscettibile.

BEATRICE:   Ho paura che se qualche cosa non va bene tu poi te la pigli con me.

EDDIE           Senti, se nessuno aprirà bocca, non succederà niente, che deve succedere?

                        La pensione... la pagheranno.

BEATRICE    Ah, gliel'ho detto...

EDDIE           E allora, che diavolo... (Pausa. Va dietro la tavola al centro) E’ un onore, Beatrice.                     Sul serio. Proprio mentre venivo a casa pensavo: metti che mio padre non fosse                                 venuto in America, e io stessi a morire di fame laggiù e avessi qualche parente in                        America, che mi potesse tenere...? Ma quello sarebbe onorato di darmi un posto dove                    dormire.

BEATRICE   (ha le lacrime agli occhi. Si volta verso Catherine) Lo vedi com'è?

                        (Si volta e prende nelle mani la faccia di Eddie) Mmmm! Che angelo, che sei!

                        Dio ti   benedica!

                        (Lui sorride grato).

                        Vedrai, quante benedizioni ti manderà, vedrai.

EDDIE           (ride) Sì, mi dovrò trovare un letto!

BEATRICE    (a Catherine)  Tesoro, metti in tavola.

CATHERINE   Di me insomma non gli abbiamo detto niente.

BEATRICE    Facciamolo mangiare prima, e poi glielo diciamo. Porta in tavola. (Spinge Catherine                    in fretta in cucina).

EDDIE           (sedendosi a tavola alla sedia di centro) Ma cos'è questa storia? Dove devo andare?

BEATRICE    In nessun posto. E’ una bellissima notizia, Eddie. Tu devi essere contento.

EDDIE           Be', si può sapere?

            Catherine entra dalla cucina, con piatti, forchette.

BEATRICE    Ha avuto un impiego.

            Pausa.

EDDIE           (guarda Catherine, poi Beatrice) Che impiego? Deve finire la scuola.

CATHERINE                       Eddie, tu non ci crederai...

EDDIE                      No no, tu devi finire la scuola. Ma che impiego,ma che significa? Qui tutt'a                                 un  tratto...?

CATHERINE                        Senti, è una cosa fantastica...

EDDIE                       Ma che fantastica. Tu non combinerai mai niente se non finisci la scuola.

                                   Non puoi prendere un impiego.

                                   Ma insomma perché non l'hai domandato a me prima di prendere un                                             impiego?

BEATRICE               E adesso, te lo domanda! Non ha preso niente ancora!

CATHERINE                        Senti un momento! Stamattina vado a scuola, e mi chiama il direttore,                                         capito?, nel suo ufficio …

EDDIE                       Be'?

CATHERINE                        Entro e dice: ho visto i suoi voti; hai capito? E c'è una ditta che vuole una                                    ragazza, da assumere subito. Non proprio segretaria, stenografa, ma lei                                         segretaria lo diventa subito. Lei è la prima della classe, dice...

BEATRICE               Sentito?

EDDIE                       Be', va bene, lo so che è la prima...

CATHERINE                        ... allora, dice, se vuole, può  prendere l'impiego e alla fine dell'anno io le                                      faccio passare gli esami e le do il diploma. Così risparmio un anno!

EDDIE                       (è stranamente nervoso) Dov'è questo impiego? In che ditta?

CATHERINE                        E’ una grossa ditta idraulica a Nostrand Avenue.

EDDIE                       Nostrand Avenue, e dove?

CATHERINE                        Vicino all'arsenale.

BEATRICE:              Cinquanta dollari alla settimana, Eddie.

EDDIE                       (a Catherine, sorpreso) Cinquanta?

CATHERINE                        Giuro.

            Pausa.

EDDIE                       E tutta la roba che non imparerai quest'anno?

CATHERINE                        Non ho più niente da imparare, Eddie, devo far pratica. I simboli li conosco,                                la tastiera anche. Ormai è questione di velocità. E lavorando sai come                                           miglioro?

BEATRICE               Per forza, il miglior studio è la pratica.

            Pausa.

EDDIE                       Sì, ma a me non mi convince.

CATHERINE:           Come? Una grande società come quella...

EDDIE                       Non mi piace il quartiere...

CATHERINE                        E’ a un isolato e mezzo, dice, dalla metropolitana...

EDDIE                       Un isolato e mezzo! Dalle parti dell'arsenale! Fanno a tempo ad accopparti!                                 E una compagnia idraulica! Cosa credi che siano gli idraulici! Un po' più che                               scaricatori!

BEATRICE               Sì, ma lei sta negli uffici, Eddie.

EDDIE                       Ho capito che sta negli uffici, ma non è quello che volevo io.

BEATRICE               Senti, questa ragazza dovrà pur lavorare!

EDDIE                       E tu la mandi in mezzo agli idraulici? Agli stagnai? In una strada piena di                                     marinai così? Ma allora che è andata a scuola a fare?

CATHERINE                        Ma cinquanta alla settimana, Eddie.

EDDIE                       Chi t'ha mai chiesto un soldo? T'ho tenuta fino adesso, ti posso

                                   tenere ancora. Senti, fammi il favore, eh? Io ti voglio mandare

                                   fra gente diversa. In un bell'ufficio. A New York, non qua.

                                   Un ufficio d'avvocato. In un bel palazzo. E’ un'altra cosa.

                                   Dico io, devi andartene, di qui?

                                   E vattene veramente, non che, gira gira, stai sempre allo stesso posto.

                                   

            Pausa. Catherine abbassa gli occhi.

BEATRICE    (a Catherine, sedendosi alla sinistra della tavola) Tesoro, va' a prendere la minestra.

            (Catherine va in cucina).

                        Pensaci, Eddie. Per piacere. Lei non vede l'ora di lavorare. Non è un

                        piccolo ufficio, è una grossa società; domani lei diventa segretaria.

                        L'hanno scelta in tutta la scuola.

            (Eddie tace, guarda la tovaglia, percorrendone con le dita il disegno).

                        Ma di che hai paura? Sa fare da sola ormai. Lei scende dalla metropolitana,

                        un salto è in ufficio.

EDDIE           (è misteriosamente turbato)  Conosco il quartiere, Beatrice. Non mi va.

BEATRICE    Non le è successo niente in questo quartiere, non le succederà niente da

                        nessun'altra parte! (Gli volta il viso verso di lei) Senti: tu devi abituarti.

                        Non è più una bambina. Dille di accettare. Mi senti? (La sua ira monta)

                        Non ti capisco: ha diciassette anni: la vuoi tenere in casa tutta la vita?

EDDIE           (si sente offeso) Ma che razza di stupidaggini dici!

BEATRICE    (con comprensione, ma insistente) Scusa, io non capisco quando finirà

                         Prima: no, deve finire l'avviamento; e ha preso il diploma d'avviamento.

                        Poi: deve imparare da stenografa, e ha imparato da stenografa.

                        Adesso, che aspettiamo? Eddie, davvero certe volte non ti capisco proprio;

                        l'hanno scelta in mezzo a tutta la classe: è un onore per lei.

            Catherine entra dalla cucina colla minestra, e, in silenzio, la mette in tavola. Dopo aver

            guardato un momento la sua faccia, Eddie ha un sorriso, ma quasi sembra che gli stiano

            salendo le lacrime agli occhi.

EDDIE           Coi capelli così sai che sembri una madonna?

                       

            (Lei non lo guarda, ma continua a scodellare il cibo nei piatti).

           

                        Sicché, vuoi proprio andare a lavorare?

CATHERINE  (piano)   Sì.

EDDIE           (ha il senso dell'adolescenza, della fanciullezza di lei, e degli anni che passano)  E va                   bene, vai.

             Lei lo guarda, poi corre e lo abbraccia

                         Ehi, ehi! Piano! (Le tiene il volto lontano per guardarla)

                         Ma che, piangi? (commosso, ma respinge la commozione col sorriso).

CATHERINE  (siede al suo posto a destra)  E’ che... (Esplode) Comprerò tutti i piatti nuovi con

                          la mia prima paga!

            (Ridono commossi).

                          Giuro. Cambierò faccia alla casa. Comprerò un tappeto.

EDDIE            E poi te ne andrai.

CATHERINE              No, Eddie!

EDDIE            (ha un sorriso forzato)  Perché no? E’ la vita. Ci verrai a trovare tutte le                            domeniche, poi una volta al mese, poi a Pasqua e a Natale.

CATHERINE  (gli afferra il braccio per rassicurarlo e cancellare l'accusa) Non dire queste cose!

EDDIE           (sorride, ma con pena) Io ti dico solo questo: non ti fidare di nessuno. Tua zia è

                         una  brava donna ma ha il cuore troppo tenero. E tu hai preso da lei. Sta' attenta.

BEATRICE    Vai bene così, Katie, non gli dar retta.

EDDIE           (a Beatrice, con un risentimento strano e improvviso) Tu hai vissuto a casa tua tutta                    la vita: che ne sai tu? Tu non hai mai lavorato.

BEATRICE    Lei sta bene con la gente: che male c'è?

EDDIE           La gente! Sì, la gente! Prova a lavorare; in mezzo agli stagnai: se non sta attenta,                         addio Caterina!

            Eddie si segna, le donne fanno altrettanto, e cominciano a mangiare.

CATHERINE                        Prima cosa compro un tappeto?

BEATRICE               Fai tu. (A Eddie) E’ tutto il giorno che sento odore di caffè.

                                    Scaricate caffè?

EDDIE                       Sì, una nave brasiliana.

CATHERINE                        L'ho sentito anch'io. Era pieno il quartiere.

EDDIE                       Col caffè sì che è un piacere scaricare. Ah io scaricherei ventiquattr'ore

                                   su ventiquattro. Scendi nella stiva: un profumo. Che bellezza. Domani                                         apriamo un sacco, te ne porto un po'!

BEATRICE               Guarda che non ci siano dentro dei ragni però, eh? (Si volta, a Catherine)                                     L'ultima volta me lo ricordo ancora quel ragno che uscì dal pacchetto che mi

                                   portò a casa: morta, ero, proprio!

EDDIE                       Quello lo chiami ragno! E se vedi quelli che escono dalle banane certe volte.

BEATRICE               Be', adesso comincia!

EDDIE                       Ne ho visti certi io, di ragni, che avrebbero fermato una Buick.

BEATRICE               Basta, adesso, oh! (Si mette le mani sulle orecchie).

EDDIE                       (ride, tira fuori l'orologio) Chi ha cominciato coi ragni?

BEATRICE               Va bene, scusa, non volevo. Ho detto solo: non ne portare a casa. Che ora è?

EDDIE                       Un quarto alle nove. (Rimette l'orologio in tasca).

           

            Continuano a mangiare in silenzio.

CATHERINE                        Quando li porta Tony, alle dieci?

EDDIE                       Circa, sì.  (Mangia).

CATHERINE                        Eddie, e se qualcuno domanda se abitano qui?

            Lui la guarda come se avesse già divulgato qualcosa pubblicamente.

(sulla difensiva)          Ho detto: se.

EDDIE                       Oh ma qui, che facciamo, ricominciamo da capo?

CATHERINE                        No, dico... la gente li vedrà entrare e uscire...

EDDIE                       Che la gente li veda, che te n'importa, basta che non li veda tu.

                                   Mi sono spiegato, Beatrice... Voi non vedete niente e non sapete niente.

BEATRICE               Lo dici a me? Io ho capito.

EDDIE                       Tu non hai capito niente: tu credi ancora che ne puoi parlare, con

                                   qualcuno, qualche paroletta, così... No! Ve lo ripeto un'altra volta a

                                   tutte e due - ma che sia l'ultima - se no mi fate venire i nervi. A me non

                                   me n'importa niente che qui entrino e tutti li vedano dormire per terra:

                                   a me m'importa che dalla vostra bocca non deve uscire mai nè‚ chi

                                   sono nè‚ cosa fanno.

BEATRICE    Sì, ma mia madre lo saprà…

EDDIE           Lo saprà, sì. Ma non devi essere tu quella che glie l'ha detto. Oh! C'è poco da                              scherzare, qui è il governo  degli Stati Uniti, l'ufficio immigrazione - l'hai detto?

                        ah! allora lo sapevi. Non l'hai detto? Allora non lo sapevi.

CATHERINE               Sì, ma Eddie, metti che uno...

EDDIE           Ti domanda qualche cosa? Tu-non-sai-niente. Hanno informatori per tutto il                                quartiere, li pagano ogni settimana per sapere che succede; li conosci tu? Può

                         essere anche tua sorella. Faccio per dire. (A Beatrice) Come Vinny Bolzano.

                         Te lo ricordi Vinny?

BEATRICE                Dio misericordia.

EDDIE                       Diglielo, chi era. (A Catherine) Che credi, che parlo a vanvera? (A Beatrice)                                Diglielo un po'. (A Catherine) Tu eri piccola. C'era una famiglia che abitava                                 vicino a sua madre; lui avrà avuto sedici anni.

BEATRICE               Macchè, quattordici, io ero a Santa Agnese quando lui si cresimò.

                                   La famiglia nascondeva uno zio in casa, e lui lo denunciò, all'immigrazione...

CATHERINE                        Il ragazzo lo denunciò?

EDDIE                       Denunciò suo zio!

CATHERINE                        Ma era matto?

EDDIE                       Quello matto c'Š diventato dopo, te lo dico io.

BEATRICE               Fu una cosa terribile. Aveva cinque fratelli e il padre, anziano.                                                      L'acchiapparono in cucina, e lo sbatacchiarono giù per le scale, tre

                                    piani, con la testa che gli rimbalzava come una palla. Arrivati in

                                    strada, gli sputarono addosso, il padre, i suoi fratelli! Tutti piangevano,

                                    non se ne poteva più.

CATHERINE                        E come andò a finire?

BEATRICE               E’ sparito. (A Eddie) Io non l'ho più visto, tu?

EDDIE                       (si accinge ad alzarsi, tirando fuori il suo orologio) Quello? Non lo vedrai

                                   mai più: uno che ha fatto una cosa simile? Ma non ha più la faccia; come

                                   si ripresenta?  (A Catherine, mentre si alza a fatica) Tu ricordati, ragazzina:

                                   fai più presto a riacchiappare un miliardo di dollari, se te li rubano, che

                                   una parola. (E’ in piedi ora, e si stira).

CATHERINE:           Va bene. Non dirò una parola a nessuno. Giuro.

EDDIE                       Domani piove. Sai come si slitterà, sul molo. Non metti qualche cosa sul                          fuoco? Fra poco arrivano.

BEATRICE               Ho solo il pesce - se hanno già mangiato che faccio, poi? Lo butto via?                                         Aspettiamo; tanto, che ci vuole, due minuti. Lo faccio arrosto.

EDDIE                       Allora, tu, eh? Greta Garbo? lunedì, si comincia?

CATHERINE            (E’ imbarazzata)    Mah, pare.

            Lui è in piedi di fronte alle due donne sedute. Prima Beatrice sorride, poi Catherine:

            perché egli è in preda a una forte commozione, puerile; e ha una paura presaga, e le

            lacrime gli spuntano negli occhi - e le due donne sono imbarazzate davanti a questa

            confessione.

EDDIE           (sorride tristemente, ma in certo modo orgoglioso di lei) Allora... Spero che tu

                        abbia fortuna. Ti auguro tutte le cose più belle. Di cuore. Lo sai, no?

CATHERINE  (si alza, cerca di ridere)   Ma non parto mica per la luna!

EDDIE                       Lo so. Sarà che non ci avevo mai pensato.

CATHERINE                        A che cosa?  (Sorride).

EDDIE                       Che dovevi crescere, un giorno. (Emette una risata silenziosa, ironica, verso se                             stesso, tasta il taschino della camicia) Il sigaro: ah dev'essere nell'altra giacca.

            (Si avvia verso la camera da letto).

CATHERINE                        Lascia. Te lo prendo io. (Si slancia verso la camera da letto).

            C'è una breve pausa, ed Eddie si volta verso Beatrice che ha continuato a evitare il suo   sguardo.

EDDIE           Che ti gira, a te, da un po' di tempo, si può sapere?

BEATRICE    Che mi gira? (Si alza e comincia a sparecchiare) A me non mi gira niente. (Prende i                     piatti, e si volge verso di lui) A te, che ti gira. (Si volta e va in cucina mentre                               Catherine entra dalla camera da letto con un sigaro e un pacchetto di fiammiferi).

CATHERINE            Ecco qua! Te lo accendo io! (Sfrega un fiammifero e lo accosta acceso al sigaro. Lui                  tira. Piano) Sta' tranquillo per me, Eddie. Eh?

EDDIE           Attenta che ti bruci.

                        (Appena in tempo lei soffia sul fiammifero).

                        Va' ad aiutarla a fare i piatti.

CATHERINE            (si volta rapida verso la tavola, e vedendo la tavola sparecchiata, dice, quasi in                           colpa)  Oh!  (Si precipita in cucina, e mentre esce...)  Li faccio io i piatti, Be!

Solo, Eddie resta a guardare verso la cucina per un momento. Poi tira fuori l'orologio,

lo guarda, lo rimette in tasca. Si avvia verso la sedia a dondolo, contemplando il fumo

che gli esce dalla bocca.

Le luci si spengono. Le luci si riaccendono su Alfieri, che è venuto in proscenio, alla

sua scrivania.

ALFIERI        Era un brav'uomo, per quanto glielo permetteva la vita che faceva,

                        una vita dura e monotona. Lavorava al porto, quando c'era lavoro,

                        portava a casa la paga, e andava avanti. E verso le dieci di quella sera,

                        dopo cena, arrivarono i cugini.

            Le luci si spengono su Alfieri e si accendono sulla strada. Entra Tony dal

            fondo sinistro, precedendo Marco e Rodolfo, ciascuno con un valigiotto.

            Tony si ferma, e indica la casa. Restano per un momento a guardarla.

MARCO         (è un contadino atticciato, di trentadue anni, sospettoso. Parla piano)  Grazie.

TONY            Siete arrivati. Non vi fate vedere troppo, eh? A pianterreno.

MARCO         Grazie.

TONY            (indica la casa)  Domani mattina al molo, eh? A lavorare.

            Marco annuisce. Tony continua a camminare per la strada, ed esce a destra avanti.

RODOLFO    Chista è 'a prima casa dove entro in America! Figurati!

                         Lei diceva che erano poveri!

MARCO         Scc! Amoninne! (Va alla porta dell'appartamento. Bussa).

            Le luci si alzano nella stanza. Eddie va ad aprire la porta. Entrano Marco e

            Rodolfo, togliendosi i berretti. Beatrice  e Catherine entrano dalla cucina.

            Le luci sulla strada si spengono.

EDDIE           Tu sei Marco? Oh, siete arrivati!

            Gli emigranti ridono timidamente.

MARCO  (va da Beatrice)   Tu sei mia cugina?

            Lei fa un cenno, e lui le bacia la mano.

BEATRICE    (dietro la tavola. Toccandosi il petto con la mano) Beatrice. Mio marito, Eddie.

                        (Tutti fanno un cenno).

                        Catherine figlia di mia sorella Nancy.

            I fratelli annuiscono.

MARCO     (indica Rodolfo) Mio fratello, Rodolfo.

                  

            Rodolfo annuisce.

            (Marco va con un certo sussiego da Eddie) Ti vogghio diri subbito, Eddie: quanno

            tu ci dici via noautri ne nimmo!

EDDIE           Ma no... (Prende la valigia di Marco).

MARCO         Vedo che a casa nun è granne, na presto forse co l'aiuto de Dio avremo una

                         casa nostra.

            Eddie prende la valigia di Rodolfo.

EDDIE           Siete i benvenuti, Marco, qui c'è abbastanza posto... Katie, da mangiare, eh?

                        (Va nella stanza da letto con le loro valige).

CATHERINE            Venite qua. Sedetevi. Vi porto un po' di minestra.

MARCO         (mentre vanno verso la tavola) Mangiammo sopra a navi. (A Eddie, in direzione

                        della camera da letto) Grazie.

BEATRICE    (a Catherine)  Fa' il caffè allora. Lo beviamo tutti, il caffè. Sedetevi.

            Rodolfo traversa, si siede a tavola, di fronte. Marco si siede alla sinistra.

CATHERINE               (rapita)   Com'è che lui è cosi scuro e tu così chiaro, Rodolfo?

RODOLFO     (pronto al riso)  Nu saccio! Diceno che mille anni fa i danesi sono venuti

                         giù in Secelia!

            Beatrice bacia Rodolfo. Ridono, mentre Eddie rientra.

CATHERINE                        E’ praticamente biondo!

EDDIE                       A che punto Š questo caffè?

CATHERINE              (si riscuote)   Lo faccio subito!   (Si affretta in cucina).

EDDIE           (va a sedere nella sedia a dondolo)   Il viaggio è stato buono?

MARCO         L'oceano è sempe brutto. Ma semo buoni marinai.

EDDIE           Nessuno v'ha dato fastidio venendo qua?

MARCO         No.  Ci ha portato cca un omo. Brava persona!

RODOLFO    (a Eddie)  Dici ca domani cominciamo a lavorari? Possibele?

EDDIE           (ride)  No. Ma finché non li avete pagati, eh, ve ne troveranno di lavoro!

                         (A Marco)  Mai lavorato al porto in Italia?

MARCO         Ao potto?  No.

RODOLFO    (sorride della meschinità del suo paese) Au paese nostro non c'è potto.

                         Una spiaggia. E qualche bacca da pesca.

BEATRICE     E che lavoro facevate, lì?

MARCO:        Chiddo ca capita. Qualunque cosa...

RODOLFO    Quacche votta fabbricano una casa, o aggiustano u ponte... Macco fa o mastro e io                     porto la calce...  (Ride)  Pe o raccotto de arance, quacche jornata in campagna... se ce                chiamano. Qualunque cosa!

EDDIE           Va male, ancora, là, eh?

MARCO:        Male, eh, sì!

RODOLFO    Malissimo. Tutto o jorno si sta lì in piedi no mezzo da piazza, intorno alla fontana.                      Come picciuni. E tutti aspettano o treno!

BEATRICE    Cosa c'è sul treno?

RODOLFO    Niente. Ma se i viaggiatori sono molti e hai fortuna, ti guadagni quacche lira                                spingendo a carrozza in salita.

            Entra Catherine dalla cucina e si mette ad ascoltare.

BEATRICE    Spingete la carrozza?

RODOLFO    (ride)  Eh già. Così si fa al paese nostro. I cavalli al paese nostro, non si

                        reggono in piedi. Così se i viaggiatori sono motti, noi aiutiamo a spingere le

                        carrozze. Fino ll'albeggo, in cima. (Ride) I cavalli ao paese nostro ci stanno

                        pe mostra.

CATHERINE            Ma tassì non ce ne sono?

RODOLFO    Ce n'è! Uno. Anche quello spingiamo. (Ride) Tutto devi spingere ao paese nostro.

BEATRICE    (a Eddie)  Ma hai sentito!

EDDIE           (a Marco.)  Allora che fate, volete stabilirvi qui o pensate di tornare in Italia?

MARCO         (sorpreso)  Tornare in Italia?

EDDIE           Hai moglie tu, no?

MARCO         Sì, e tre figli.

BEATRICE    Tre! Io credevo uno.

MARCO         No; sono tre uora. Quattro, cinque e sei anni.

BEATRICE    Ahh... Chi sa come piangeranno, eh? che non ti vedono più…

MARCO         Che putivo fari? Il più granne è malato di petto. Mia moglie, si leva tutto

                         per loro. Se non me n'andavo, quelli morivano. O sole mangiavano?

BEATRICE    Dio mio! Allora quanto tempo vuoi restare qua?

MARCO          Col vostro permesso, resteremo, forse...

EDDIE           Non dice in questa casa, dice in America...

MARCO         Ah! forse quattro, cinque, magari, sei anni... credo.

RODOLFO    (sorridendo) D'a moglie, se fida.

BEATRICE    Sì, ma forse puoi fare abbastanza da tornartene prima.

MARCO         Magari. No saccio. Dice che è brutto anche qui, eh?

EDDIE           Per voi no. Finché non avrete pagato. Dopo vi dovrete arrangiare.

                         Ma farete sempre meglio qui che laggi.

RODOLFO    Quanto? Chi dice una cosa chi ne dice un'autra. Quanto può fare

                         uno cca? Noi lavoramo fotte. Vogliamo lavorare tutto o jorno, tutta a notte!

EDDIE           (tende sempre di più a rivolgersi al solo Marco) Di media, in un anno? Be',

                         circa; è difficile dirlo. Certe volte non batti chiodo. Non c'è una nave, tre o                                  quattro settimane.

MARCO         Tre, quattro settimane!

EDDIE           Ma! secondo me... voi... trenta, quaranta alla settimana, tutti e dodici i

                        mesi dell'anno...

MARCO         (si alza, va da Eddie)   Dollari?

EDDIE           Certo, dollari.

            Marco va da Rodolfo, gli mette una mano sulla spalla e ridono.

MARCO         Se potissimo stare cà quacche mese, Beatrice!

BEATRICE    Senti, Marco, qui è casa vostra...

MARCO         Perché gli posso mandare qualche cosa di più se sto qui...

BEATRICE    Ma quanto ti pare, qui hai voglia di spazio...

MARCO         (i suoi occhi mostrano le lacrime) Mia moglie... Mia moglie!

                        Voglio mandarle subito una ventina di dollari...

EDDIE           Puoi mandarglieli già la settimana prossima!

                        (Marco  sul punto  di piangere gli si accosta,tendendogli la mano.

                        (Eddie si alza, va alla destra della tavola)

                        Non ringraziarmi. Io che c'entro? Scusa, a me, che mi costa?  (A Catherine)         

                        Questo caffè, che fine ha fatto?

CATHERINE            Si sta facendo. (A Rodolfo) Sei sposato, anche tu? No.

RODOLFO      (si alza)  Nooo. Io? Ma va'.

BEATRICE    (si alza, verso Catherine) Te l'avevo detto che lui...

CATHERINE              Lo so, ma poteva esser sposato da poco.

RODOLFO     Io non ho soldi per sposarmi! Bello sono, ma non ho soldi! (Ride).

CATHERINE             (a Beatrice)   E’ biondo.

BEATRICE      (a Rodolfo)   Anche tu vuoi restare qui?

RODOLFO       Io? Sì. Pi sempre io. (Va da Marco) Americano, voglio diventare.  E voglio

                          tornare in Italia quando sono ricco e mi compro una motocicletta. (Sorride).

            Marco lo scuote con affetto.

CATHERINE               Una motocicletta!

RODOLFO      (va a sinistra della tavola) Con una motocicletta in Italia, non muori cchiu di fami!

BEATRICE    Vi porto il caffè. (Esce in cucina).

            Rodolfo va a destra davanti alla tavola. Catherine siede dietro la tavola.

EDDIE           E che fai con una motocicletta?

MARCO         Eh. Sogna lui!

RODOLFO    (a Marco) Pecchè? (A Eddie) Messaggi! I signori all'albergo hanno sempre bisogno di                uno ca potta i messaggi. Ma svelto, e con motto rumore. Con una motocicletta azzurra,               io mi piazzo no cortile dell'abbeggo, e i messaggi, caro mio, viri come fioccano.

MARCO         Quanno uno non ha moglie pò sognare.

            Eddie fa cenno a Marco di sedersi nella sedia a dondolo.

EDDIE           (siede sullo sgabello in centro)  E a piedi, o in tram, non è lo stesso?

            Entra Beatrice dalla cucina, con un vassoio, caffettiera, cinque tazze e piattini,

            zuccheriera, cucchiaini; passa dietro la tavola, mette il caffè sull'angolo in fondo

            della tavola.

RODOLFO    Eh, no, a macchina ci vuole, a macchina! Tu entri  in un grande albergo, e dice:                            fatturino. Chi ti vede? Chi sei? Vai a piedi, non fai rumore, nenti. Quelli

                        pensano: questo non tornerà chiù, magari non porta neanche a lettera.

                        Ma uno che arriva con una macchina, si fa sentire, è quaccuno. E a lui gli li

                        danno, i messaggi. (Aiuta Beatrice a disporre il servizio del caffè) Io saccio

                        cantaremagari...

EDDIE           Cantare... cantare come?

RODOLFO    Cantare, proprio. L'anno scorso s'ammalò Andreola. O baritono. Ho cantato al

                        posto suo, nel giardino dell'albergo. Tre arie ho cantato senza una stecca! Le mille

                        lire che m'hanno jettato dai tavoli: ma piuveva, proprio! Una meraviglia. Sei misi

                        ci campammo con quella serata, vero Macco?

MARCO         (annuisce dubbiosamente)      Du misi.

            Eddie ride.

BEATRICE    E non potevi avere un posto lì?

RODOLFO    Andreola è megghio. Baritono.

            Beatrice ride.

MARCO   (a Eddie)   Canta troppo fotte.

RODOLFO   Pecchè‚ troppo fotte?

MARCO       Troppo fotte. Nell'albergo sono tutti inglesi. E non ci piace, troppo fotte.

RODOLFO  (a Catherine)  Nuddo ha ditto mai che canto troppo fotte?

MARCO      Ci o dicu io. Era troppo fotte. Appena ha cominciato, ho capito subito che era

                     troppo fotte.

RODOLFO   E allora pecchè‚ m'hanno jettato tutte dde carta da mille?

MARCO       Pa to faccia tosta. Gli inglesi, ci piace, a faccia tosta. Ma una vota, però e basta.

RODOLFO   (a tutti, tranne Marco) Mai sentito dire a nuddo ca io canto troppo fotte.

CATHERINE  Conosci il jazz?

RODOLFO    Eh! 'o canto o giazz!

CATHERINE  (alzandosi)  Sai cantare in stile jazz?

RODOLFO      Tutti i stili: siciliano, jazz, romanza, opera! canto Paper Doll... te piace

                          Paper Doll?

CATHERINE   Paper Doll? Moltissimo! Avanti! cantala!

Rodolfo si mette in posizione dopo aver ricevuto l'assenso di Marco, e comincia a

cantare con un'acuta voce di tenore. Beatrice siede alla sinistra della tavola. Eddie

si alza e si avvia verso il fondo mentre Rodolfo canta.

EDDIE   (interrompendo Rodolfo mentre canta)  Ehi, ragazzo...  ehi, un momento!

CATHERINE  (entusiasta)   Lascialo finire, è bellissimo. E’straordinario, Rodolfo!

EDDIE           Senti ragazzo, non vorrai mica farti beccare subito, eh!

MARCO         No, no. (Si alza).

EDDIE           Perchè‚ qui non abbiamo avuto mai cantanti... sul più bello arriva

                         Caruso... insomma, capisci!

MARCO         Sì, sì, basta Rodolfo.

EDDIE           (E’ diventato rosso) Hanno spie dappertutto, Marco. Capito?

MARCO         Sì. Uora basta. (A Rodolfo) Zitto, eh?

            Rodolfo annuisce.

EDDIE           (con controllo di ferro, e perfino un sorriso. Va da Catherine)

                        E tu che fai su quei trampoli? Greta Garbo?

CATHERINE            Non so, stasera, credevo...

EDDIE: Va', va', fammi il piacere, fila!

             (Catherine imbarazzata e infuriata va in camera da letto. Beatrice la guarda passare,

             e si alza, lanciando a Eddie un'occhiata gelida, si sente che solo la presenza degli

             estranei la trattiene. Beatrice va alla tavola a versare del caffè.

             Eddie ha una risatina forzata, diretta a Marco, ma anche a Beatrice) Tutte attrici

             vogliono diventare qui in America.

RODOLFO    Anche in Italia! Tutte.

            Catherine compare dalla camera da letto con le scarpe basse, va verso la tavola.

            Rodolfo sta alzando una tazza.

EDDIE     (sta considerando Rodolfo con occhio critico, e malcelato sospetto) Ah sì, eh?

RODOLFO    Sì, specialmente quanno sono accosì bedde!

CATHERINE            Ti piace lo zucchero?

RODOLFO    Zuccuro? Mi piace assai, o zuccuro!

            Eddie è in proscenio, e guarda Catherine che versa un cucchiaino di zucchero

            nella tazza di Rodolfo; col volto gonfio d'inquietudine; poi la stanza impallidisce.

            Le luci si levano su Alfieri, in ribalta destra.

ALFIERI        Uno non può mai sapere le cose che scoprirà. Eddie Carbone non si sarebbe

                        mai aspettato di avere un destino. Uno lavora, mantiene la famiglia, gioca

                        a bocce, mangia, invecchia e poi muore. Invece adesso, col passare delle

                        settimane, si profilava un futuro, era cresciuto un tormento che non

                        accennava a sparire.

                       

            Le luci impallidiscono su Alfieri, si levano su Eddie, che sta sulla soglia della casa.

            Beatrice viene giù per la strada. Vede Eddie - gli sorride. Lui guarda dall'altra parte.

            Lei fa per entrare in casa quando Eddie parla.

EDDIE           Sono passate le otto.

BEATRICE    Be', è lungo lo spettacolo al Paramount.

EDDIE           Che hanno visto, tutti i film di Brooklyn? Ma se ne sta a casa, uno come lui,

                         quando non lavora! Non se ne va in giro a mettersi in mostra.

BEATRICE    Che te n'importa? Se la vede lui. Se l'arrestano  l'arrestano, e buona notte.

                         Vieni a casa, su.

EDDIE            E la stenografia? Non fa più niente, ha abbandonato tutto.

BEATRICE    La riprenderà; questi giorni non ha la testa.

EDDIE           A te cosa ti dice?

BEATRICE    (adesso che l'argomento è aperto, gli si avvicina) Si può sapere cos'hai?

                         E’ un simpatico ragazzo. Che vai cercando?

EDDIE           Simpatico quello? A me, mi fa girare lo stomaco.

BEATRICE    (sorride)  Va', va', che sei geloso.

EDDIE           Di lui? Dio, mi consideri proprio a terra.

BEATRICE    Io non ti capisco. Che avrà di così terribile?

EDDIE           Ah parchè, tu sei contenta? Che se la sposa, e tutto?

BEATRICE:   Perché ? E’ simpatico, lavora, un bel ragazzo...

EDDIE           E canta, sulle navi: lo sai?

BEATRICE    Come canta?

EDDIE           Canta. Che vuol dire canta? In mezzo al ponte, apre la bocca e ti scodella

                         una canzone, con le mosse e tutto. è un buffone. Lo sai come lo chiamano?

                         Paper Doll lo chiamano. Canarino. Arriva sul molo, uno due e tre, diventa

                         un cinematografo.

BEATRICE    Be', è ragazzo ancora, è vivace. Non sa ancora come deve comportarsi.

EDDIE           Con quei capelli chiari pare una ballerina!

BEATRICE    Be', è biondo: allora?

EDDIE           Io spero solo che siano i suoi naturali.

BEATRICE    Ma che, sei impazzito? (Cerca di voltargli la testa verso di lei).

EDDIE           (tiene la testa voltata)  Perché impazzito? quello lì non mi piace, non mi

                         convince, ecco.

BEATRICE    Senti, non hai mai visto un ragazzo biondo in vita tua? E Whitey Balso?

EDDIE           (trionfante)  Certo! ma Whitey Balso non canta! Non si mette a fare la

                         manfrina sulle navi!

BEATRICE    Be' si vede che in Italia faranno così.

EDDIE           E perché non canta suo fratello? Marco si comporta da uomo. E nessuno

                         lo sfotte, Marco. (Si allontana da lei e poi si ferma).

                         Lei si rende conto che in lui c'è una convinzione ormai radicata.

                         Ti dico la verità, mi fa specie di dovertele dire a te certe cose. Mi fa specie

                         proprio, Beatrice.

BEATRICE    (va da lui decisa, stavolta)  Be', insomma, che vuoi fare?

EDDIE           Niente, voglio fare, ma neanche me ne sto a guardare. Tante fatiche per darla

                         a quel cantastorie? Giuro Beatrice, mi fa specie di te; io aspetto che tu apri

                         gli occhi, e invece sembra che tutto sia regolare per te.

BEATRICE    Tutto regolare? per me?

EDDIE           Ah no?

BEATRICE    Io ho altri guai.

EDDIE           Sì    (E’ già un po' smontato).

BEATRICE    Sì, e vuoi che te li dica?

EDDIE           (in ritirata)    Quali sarebbero, questi guai?

BEATRICE    Quando tornerò a essere tua moglie, Eddie?

EDDIE           Non sto bene. Da quando sono arrivati loro non sono più io.   

BEATRICE    Sono più di tre mesi che non sei più tu. E loro sono arrivati da poco più di due                             settimane. Sono più di tre mesi, Eddie.

EDDIE           Non lo so, Beatrice; non ne voglio parlare.

BEATRICE    Ma dimmi, cos'Š, non mi puoi più vedere?

EDDIE           Ma che c'entra: t'ho detto che non sto bene.

BEATRICE    Dimmi: ho fatto qualche cosa che non ti piace? Dimmelo!

EDDIE           (tenta di parlare. Pausa. Poi...)  Non posso. Non posso parlarne.

BEATRICE    Ma mi devi dire che cosa c'è.

EDDIE           Non ho niente da dire! (Sta in piedi un momento, guarda fuori, si volta per

                         entrare in casa) Mi passerà, Beatrice, non mi stare alle costole, eh?

                         Sono in pensiero per lei.

BEATRICE    La ragazza? Compie diciott' anni. E’la sua ora.

EDDIE           Ma quello la prende in giro, Beatrice!

BEATRICE    E va bene! Se la sbrigherà  lei. Ma che, la vuoi tenere a balia fino a

                        cinquant'anni? Eddie, tu la devi smettere, adesso! La devi piantare, hai                                        capito? Non mi piace, hai capito?

EDDIE           Faccio due passi. Torno subito.

BEATRICE    Se li aspetti per strada non è che arrivano prima. E non è bello, Eddie.

EDDIE           Vai, vai, vengo subito.  (Si avvia a destra).

            Lei entra in casa. Eddie guarda verso il fondo della strada, vede arrivare Mike

            e Louis - va in fondo a destra e siede sulla ringhiera di ferro. Louis e Mike entrano.

LOUIS                       Che fai, vieni a bocce stasera?

EDDIE           Troppo stanco. Vado a letto.

LOUIS                       E i due clandestini?

EDDIE           Stanno bene.

LOUIS                       Vedo che lavorano a rotta di collo.

EDDIE           Lavorano sì.

MIKE             Pecchè‚ non facciamo così anche noi? Ne niemo, dall'Amereca, e poi

                        torniamo clandestini. E poi vedi come o trovamo u lavoru!

EDDIE           Eh come no!

LOUI              Eh ma dico io! Ma che roba, insomma! Eh?

EDDIE           Sicuro.

LOUIS                       (siede sulla ringhiera accanto a Eddie) Cetto che quei due ti devono la medaglia.

EDDIE           A me? Che ho fatto? Niente. Non mi costano niente.

MIKE             Il più grasso iè come un bue. L'ho visto l'autro jorno che azzava caffè sulla Matson                     Line. Se quello non lo tieni te careca una nave tutta lui.

EDDIE           Eh, è forte, quello. Era un colosso, il padre, dicono...

LOUIS                       E se vede. Iè un carro armato, iè!

MIKE             (abbozza un sorriso)  L'autro, il biondo...

            (Eddie lo guarda)

                        quello poi è uno spasso...

            Louis ridacchia.

EDDIE     (cercando)   Già, è spiritoso...

MIKE      (comincia a ridere)   Non proprio spiritoso, ha certe uscite! Ma unn‚ e va a trovari!

                 Dove arriva lui, tutti allegri...

       

             Louis ride.

EDDIE    (imbarazzato, un sorriso forzato)   Eh già…  tutto da ridere...

MIKE     (ridendo)  Ma cette uscite, io non lo so, ma come fa, eh?

EDDIE           Eh già…, ma è ragazzo... è proprio... ragazzo...

MIKE     (infervorato, con Louis)  Ma basta che lo guardi, ti viene da ridere. Eh!

                 (Louis ride).

            Ho lavorato con lui una giornata l'autra settemana alla Moore MacCormick:

            ma non te poi immagenare! una comeca!

Louis e Mike scoppiano a ridere.

EDDIE           Perché ? che faceva?

MIKE             Non lo so... iera uno spasso. Non è che te ricordi quello ca dice, ma iè

                        come o dice, capito... roba che... non lo so appena te guarda tu ridi!

EDDIE           Già.  (Turbato)  Eh già, tutto da ridere.

MIKE             (rimettendosi)  Eh sì.

LOUIS                       (si alza)  Be', ne vedimo, Eddie.

EDDIE           Statevi bene.

LOUIS                       Sì, ne vedimo.

MIKE             Se tu vuoi fari una partita noautri semo a Flatbush Avenue.

            Ridendo, se ne vanno verso la strada a sinistra, di dove stanno venendo Rodolfo e

            Catherine di ritorno. Le risate dei due operai rimontano di volume quando vedono

            Rodolfo, il quale senza capire perché si unisce al coro.

            Eddie si avvia a entrare in casa mentre Louis e Mike escono in fondo a sinistra.

CATHERINE              (lo ferma sulla porta)    Eddie! Abbiamo visto un film! Che risate!

EDDIE             (non può fare a meno di sorridere al vederla)    Dove?

CATHERINE             Al Paramount. Era con quei due tipi, sai? Quello...

EDDIE            Quale Paramount? A Brooklyn?

CATHERINE              (con una punta di rabbia, imbarazzata davanti a Rodolfo) A Brooklyn, sì!

                          T'ho detto che a New York non andavamo.

EDDIE            (ritirandosi di fronte alla minaccia dell'ira di lei)    Niente.

                          Ho fatto una domanda. (A Rodolfo)  Non voglio  che vada a Times Square: lì è

                          pieno di puttane.

RODOLFO    Me piacerebbe andare a Broadway, una vota, Eddie. Passeggiare con lei dove

                         stanno  tutti i teatri, e l'opera. L'ho vista tante vote in cartolina. Bella dev'essere:

                         tutte 'dde luci.

EDDIE           (la sua poca pazienza sta svanendo)  Io le devo parlare un momento. Vai dentro,                         Rodolfo.

RODOLFO    Avimo passeggiato pi li stradi. Lei m'insigna...

CATHERINE            Sai che gli sembra strano? Che non ci siano fontane, a Brooklyn.

EDDIE           (sorride involontariamente)   Fontane?

            Rodolfo sorride della propria ingenuità.

CATHERINE              ... Dice che in Italia ci sono in tutti i paesi, e lì tutti si incontrano. E, poi, un'altra                          cosa: dice, che hanno gli aranci sugli alberi; e i limoni, te lo immagini, sugli alberi!                       Ma è pazzo di New York!

RODOLFO    (tenta di familiarizzare)   Eddie, non è possebele andare una vota a Broadway?

EDDIE           Senti, io le devo dire una cosa...

RODOLFO    Forse potete venire anche voi. Voglio vedere tutte 'dde luci. (Vede che sul volto di                      Eddie non c'è reazione. D… un'occhiata a Catherine, poi si allontana sulla strada,                     montando la rampa e uscendo in fondo a sinistra).

CATHERINE            Eddie, perché non gli parli? Non sai cosa farebbe lui per te, e tu non gli parli.

EDDI              (la avvolge con gli occhi)  Non so cosa tarei per te, e tu non mi parli. (Tenta di                             sorridere).

CATHERINE              Io non ti parlo?... (Gli dà un colpo sul braccio)  Ma cosa dici?

EDDIE             Non ti vedo quasi più. Torno a casa e non ci sei mai: sempre in giro...

CATHERINE   Sai com'è, lui vuoi vedere tutto, e allora... Sei arrabbiato con me?

EDDIE            No. (Si allontana da lei, sorridendo tristemente) Venivo a casa, e ti trovavo.

                          Adesso, da un giorno all'altro, sei cresciuta, non so più come ti devo parlare...

CATHERINE             Parchè?

EDDIE              Non so, corri di qua, di là. Non mi dai più retta.

CATHERINE             (andando verso di lui) Come non ti do retta? Perché non mi dici la verità, non ti                          piace, lui?

Breve pausa.

EDDIE           (si volta verso di lei)   A te piace, Katie?

CATHERINE  (arrossendo leggermente, ma senza cedere) Sì. Mi piace.

EDDIE           (il sorriso gli svanisce)   Ah, ti piace.

CATHERINE  (abbassa gli occhi) Sì. (Adesso lo guarda per vedere le conseguenze, sorridendo, ma                  inquieta).

            Lui la guarda come un ragazzo smarrito.

                          Ma cos'hai contro di lui? Non capisco. Lui farebbe chi sa che cosa per te.

EDDIE            (si volta)  Ma che farebbe, Katie!

CATHERINE              Ma sì. Tu sei come un padre per lui.

EDDIE            (si volta verso di lei)   Katie.

CATHERINE             Cosa, Eddie?

EDDIE            Lo vuoi sposare?

CATHERINE   ... Non lo so. Siamo solo andati un po' a spasso insieme, e basta. (Si volta verso di                       lui) Cos'hai contro di lui, Eddie? Ti prego, dimmelo.

EDDIE            Non ti rispetta.

CATHERINE   Parchè?

EDDIE            Katie... se non eri orfana, non doveva andare da tuo padre a chiedergli il permesso,                     prima di scarrozzarti a destra e a sinistra?

CATHERINE   Be', avrà pensato che non ci tenevi.

EDDIE            Lo sa che ci tengo, ma lui se ne infischia che ci tengo, non lo vedi?

CATHERINE              No, Eddie, mi tratta con tutto il rispetto! E anche te! ti assicuro. Quando traversiamo                  la strada mi prende il braccio, sembra quasi che mi fa l'inchino...

EDDIE            Lui l'inchino lo fa solo al suo passaporto!

CATHERINE             Al passaporto!

EDDIE             Sissignora. Lo sai che se ti sposa ha diritto a diventare cittadino americano?

                          Questo è quello che sta succedendo qua!

 

              (Lei è interdetta e meravigliata).

                          Lui cerca  un passaggio, hai capito? Cerca di restare. Questo è quello che lui cerca.

CATHERINE              (addolorata)  Oh no! Eddie, no non ci credo.

EDDIE           Non ci credi! Ma che vuoi che mi metta a piangere davanti a te? E’ uno che lavora                      quello? Cosa ne ha fatto dei primi soldi? Si è comprata la giacchetta nuova all'ultima                   moda, i dischi, le scarpe a punta, e i figli di suo fratello muoiono di tubercolosi                                 laggiù! Ma cara, quello oggi ti piglia domani ti lascia, ha le luci di Broadway in testa,                    quello - è uno che non pensa che a se stesso! Sposalo, e poi te n'accorgi: lo rivedi il                        giorno del divorzio!

CATHERINE  (fa qualche passo verso di lui) Eddie, non m'ha mai parlato di carte o di...

EDDIE           Ah perché proprio a te, dovrebbe venirtelo a dire?...

CATHERINE              Ma io sono sicura che non ci pensa neanche!

EDDIE             Non ci pensa? Ma a che deve pensare? A che può pensare, d'altro?

                          Quello da un giorno all'altro lo arrestano, e si ritrova a spingere le carrozze

                          su per la salita!

CATHERINE   No, non ci credo.

EDDIE             Katie, non mi dare questo dolore, senti qua...

CATHERINE   Non voglio sentire.

EDDIE             Katie, senti...

CATHERINE   Lui mi vuole bene.

EDDIE             (profondamente agitato)   Non lo dire, Cristo! Non la ripetere, questa bestemmia!

                         E’ la truffa più vecchia di questo paese...

CATHERINE   (disperatamente, come se le parole di lui avessero lasciato traccia) Io non ci credo!                    (Si avvia di corsa in casa).

EDDIE           (seguendola) ... dacch‚ c'è l'America, dacch‚ c'è l'Ufficio Immigrazione, non fanno                     altro! Pigliano una ragazza, che non sa niente, e la...

CATHERINE  (singhiozzando)  Io non ci credo. Basta, basta!  Non voglio più sentire niente!

EDDIE           Katie!

            Entrano nell'appartamento. Le luci si sono alzate sul soggiorno e scoprono Beatrice, la quale     guarda, oltre la singhiozzante Catherine, Eddie, che in presenza di sua moglie fa un goffo         gesto di comando, assurdo.

            (Indicando Catherine)  Ma perché non le raddrizzi un po' il cervello tu!

BEATRICE    (E’ internamente infuriata dalla passione prorompente di lui, che la allarma                                 violentemente)  E tu quando la lascerai in pace!

EDDIE           Be', quel ragazzo è un poco di buono!

BEATRICE    (va su tutte le furie, atterrita)   La vuoi lasciare in pace? Sì o no! O vuoi farmi                               impazzire?

            Lui si volta, tentando di conservare la sua dignità, ma con aria colpevole esce di casa, nella        strada, e via da sinistra in fondo. Catherine si avvia verso la camera da letto.

            Senti, Caterina.

            (Catherine si ferma, si volta verso di lei passivamente).

            Che cosa vuoi fare, tu, veramente?

CATHERINE                 Non lo so.

BEATRICE         Non mi dire non lo so! non sei più una bambina!  Che vuoi fare, della tua vita?

CATHERINE                 Ma lui non vuole ascoltarmi!

BEATRICE         Io non capisco più niente, Catherine. Non è tuo padre! Io non capisco che cosa

                             sta succedendo qua dentro.

CATHERINE                 (tentando di razionalizzare un impulso nascosto) Ma che posso fare? gli do un                             calcio e me ne vado via?

BEATRICE         Senti, cara, tu ti vuoi sposare o non ti vuoi sposare?  Di che cosa hai paura?

CATHERINE     (piano, tremando)  Non lo so. Lui è tanto contrario, e mi pare così brutto.

BEATRICE        (senza mai perdere il senso d'allarme che si è risvegliato in lei) Cara, siediti.

                            Ti voglio dire una cosa. Siediti qua.

                            E’ mai successo che qualcuno gli sia andato, a lui, per te? E’ mai successo?

CATHERINE                Ma dice che Rodolfo lo fa solo per avere le carte...

BEATRICE        Lui può dire quello che vuole, tanto, che glie ne importa? Venisse

                            anche un principe, qui, a chiederti la mano, lui farebbe lo stesso.

                            Questo, lo sai, sì?

CATHERINE                Eh, sì, mi pare.

BEATRICE        E questo cosa vuol dire?

CATHERINE               (lentamente volta la testa verso Beatrice)   Cosa?

BEATRICE       Vuol dire che ormai devi pensare a te. Tu ti comporti ancora come una bambina,                         tesoro mio. Ma renditi conto che nessuno può più decidere le cose al posto tuo. E tu                      devi fargli capire che non può più darti ordini.

CATHERINE               Sì ma come faccio? Mi tratta sempre come una bambina...

BEATRICE       Perché tu ti fai trattare come una bambina! Quante volte te l'ho detto: non fare così,                   non fare così. Tu gli giri davanti per casa ancora in sottoveste...

CATHERINE   Be', mi dimentico.

BEATRICE       Non puoi. Ti metti a sedere sulla vasca da bagno e parli con lui mentre è in mutande                   a farsi la barba.

CATHERINE   Quando?

BEATRICE      Stamattina. T'ho vista io.

CATHERINE  Ah, be', dovevo dirgli una cosa.

BEATRICE     Ho capito, tesoro mio. Ma se tu fai sempre così lui come vuoi che ti tratti?

                          da bambina. Come certe volte, lui torna a casa, e tu gli salti al collo come

                          quando avevi dodici anni...

CATHERINE   E’il piacere di vederlo, sono contenta...

BEATRICE      Ma io tesoro mio, non ti sto a dire quello che devi fare e quello che non devi

                          fare... ma...

CATHERINE   E no, anzi, Be, me lo devi dire... Che confusione nella testa... Vedi io... è così triste                    questi giorni, mi fa tanta pena...

BEATRICE      Sta' attenta, Katie: ti fa pena, ti fa pena, e poi finisci col far la muffa qua dentro,                         diventi una vecchia zitella...

CATHERINE   No!

BEATRICE     Scherzaci tu! Quante volte ho cercato di dirtelo quest'ultimo anno. Perché secondo te                ero così contenta che andavi a lavorare? Almeno uscivi di qua dentro, cominciavi a                farti una vita tua, indipendente! Per forza. Š molto bello volersi bene tutti quanti in               una  famiglia, ma tu ormai sei una donna fatta, e vivi in casa con un uomo di una certa                        età.  Mi prometti di comportarti diversamente, eh?

CATHERINE  Va bene. Mi ricorderò.

BEATRICE:     Perché non dipende solo da lui, Katie, capisci? Io a lui questo gliel'ho detto...

CATHERINE  (rapida)  Che cosa?

BEATRICE     Di lasciarti andare. Ma capisci, se glielo dico io, crede che gli faccia una scenata,

                         che sono gelosa, o che, capito?

CATHERINE  (allibita)  T'ha detto che sei gelosa?

BEATRICE      No: sto dicendo: lo può credere. (Tende una mano verso quella di Catherine, e con un               sorriso forzato)  Tu cosa credi, che sono gelosa di te?

CATHERINE   No! Non m'Š mai neanche passato per la testa!

BEATRICE    (con una risata calma e triste)   Eh, tesoro mio, poteva anche passarti per la testa.

                        Ma non sono gelosa.

                        Tutto s'aggiusterà. Basta che tu glielo fai capire! non c'è bisogno di tanto chiasso; tu                   sei... insomma è tanto chiaro...  sei diventata donna, hai il tuo ragazzo che ti piace, e è                         arrivato il tempo di dirsi addio. E’ giusto?

CATHERINE (stranamente commossa dalla prospettiva) E’ giusto...  Se ci riuscirò…

BEATRICE    Tesoro mio devi... devi riuscirci.

            Catherine avverte ora un'esigenza imperiosa, e si volge con qualche paura, col senso di

            una rivelazione, a Beatrice. E’ in procinto di piangere come se un mondo familiare le

            fosse crollato.

           

CATHERINE                        Va bene.

            Le luci si spengono sulla stanza e si levano su Alfieri, illuminandolo mentre è seduto alla             scrivania.

ALFIERI        In quel tempo venne da me la prima volta. Io avevo patrocinato suo padre in una                       causa di infortunio, qualche anno prima, e conoscevo superficialmente la famiglia.

                        Lo ricordo adesso, entrare nel mio ufficio

            entra Eddie scendendo la rampa di destra

                         gli occhi come due gallerie nere - lì per lì pensai che avesse assassinato qualcuno,

             Eddie entra, si siede accanto alla scrivania, col berretto in mano, e guarda fuori

                         ma poi m'accorsi che era soltanto passione, una passione che era entrata in lui come                     una straniera.

            Alfieri fa una pausa, abbassa gli occhi sulla scrivania, li rialza su Eddie, come se iniziasse          una conversazione con lui

                        Non vedo proprio che posso fare per te. C'è qualcosa che riguarda la legge in

                        tutto questo?

EDDIE           Sono io che lo domando a voi.

ALFIERI        Perché non c'è niente d'illegale nel fatto in sè‚ di una ragazza che s'innamora di un                     emigrante.

EDDIE           Sì, ma se lui lo fa solo per avere le carte?

ALFIERI        Prima di tutto non lo sai...

EDDIE           Lo porta scritto in faccia; quello sfotte lei, sfotte me.

ALFIERI        Eddie, io faccio l'avvocato, io mi occupo solo di cose provabili. Lo capisci questo, sì?                 Me lo puoi provare?

EDDIE           Io glielo leggo nel pensiero, signor Alfieri!

ALFIERI        Eddie, anche se tu lo potessi provare...

EDDIE           Sentite... mi volete stare a sentire? Mio padre diceva sempre che voi siete un avvocato                in gamba. Oh, e mi dovete sentire.

ALFIERI        Eddie, io sono soltanto un uomo di legge...

EDDIE           Mi state a sentire un minuto? Io di legge vi parlo. Adesso vi dico, così capite. Uno,                     che entra illegale in America, è giusto o no che tutti i soldi che piglia li metta nella                  calza? perché il giorno dopo non sa se sarà vivo o morto - faccio per dire: giusto?

ALFIERI        Giusto.

EDDIE           Lui spende. I dischi, s'è comprato, adesso. Scarpe. Giacche. Mi spiego? Non ha                           nessuna paura.  Lui ormai è qui: e chi se ne va? Quindi lui s'è ficcato in testa che

                        deve restare - giusto?

ALFIERI        Be'? e con questo?

EDDIE           Oh. Sta bene. (Guarda prima Alfieri poi a terra) Io vi parlo in confidenza.

ALFIERI        Certo.

EDDIE           Diciamo, questo che dico resta qui. Perché mi secca di dire certe cose di una persona.                 Questo come lo dico a voi non l'ho detto neanche a mia moglie.

ALFIERI        Di che si tratta?

EDDIE           (prende fiato, e si getta un'occhiata dietro le due spalle)  Il ragazzo non è regolare,                       signor Alfieri.

ALFIERI        Cosa intendi dire?

EDDIE           Non è regolare.

ALFIERI        Non afferro.

EDDIE           (si sposta sulla sedia)  Gli avete mai dato un'occhiata?

ALFIERI        No, non ricordo, no.

EDDIE           E’ un biondo. Come... platino. Mi spiego?

ALFIERI        No.

EDDIE           Per esempio: Voi chiudete il giornale troppo svelto,  lo spettinate tutto.

ALFIERI        Be', questo non significa...

EDDIE           Un momento, fatemi parlare. Questo canta. Canta... come dico? canta bene... ma delle                volte, fa una nota... eh? che uno si volta! capito? acuta! - non so se... capito? Insomma:                         voi entrate in casa, e non sapete chi canta - ma voi non cercate lui, cercate lei!

ALFIERI        Sì, ma questo non...

EDDIE           Non è finita, aspettate un momento: abbiate pazienza, signor Alfieri. Io scarico tutto                   qua, i miei pensieri. L'altra sera mia nipote tira fuori un vestito che ormai le sta stretto,               

                        quest'anno è venuta su quella figliuola come un fiore. Lui piglia il vestito, lo

                        stende             sulla tavola, taglia, cuce, un due e tre, ha fatto un vestito nuovo. Era tutto                                    felice, capito? Un angelo. Tirava i baci. Un angelo pareva.

ALFIERI        Senti Eddie, guarda...

EDDIE           Signor Alfieri, tutti al porto gli ridono dietro. Io non so dove mettere la faccia. Paper                  Doll, lo chiamano. Biondina. Il fratello dice che è perché ha comunicativa- e magari                  l'avrà anche comunicativa - ma la gente non ride per quello. Nessuno s'azzarda a dirlo,                          perche è mio parente, e vorrei vedere che qualcuno dice qualche cosa! guai! ma io lo                so perche ridono, e quando penso che uno così le abbia messo le mani addosso - ma io!                         ... mi mangio il fegato, signor Alfieri, perche per quella ragazza ho fatto tanto, e                          adesso questo mi entra in casa...

ALFIERI        Eddie, guarda: anch'io ho figli. E ti capisco. Ma la legge è molto specifica. La legge                   non...

EDDIE           (con un'ondata d'indignazione più robusta) Ma cosa  volete dirmi, che non c'è una                       legge che uno che non è regolare può andare a lavorare e sposare una ragazza e...

ALFIERI        Non puoi ricorrere alla legge, Eddie!

EDDIE           Ma se quello non è regolare, signor Alfieri! Voi non potete dirmi...

ALFIERI        Per te non c'è niente da fare, Eddie, credi a me.

EDDIE           Niente?

ALFIERI        Niente nel modo più assoluto. C'è un'unica questione legale, qua.

EDDIE           Cioè?

ALFIERI        Il modo del loro ingresso in America. Ma non credo che di questo tu ti voglia                              impicciare.

EDDIE           E cioè

ALFIERI        Be', sono entrati illegalmente...

EDDIE           Ah, no, Gesù, no, questo non lo farei mai.

ALFIERI        Bene. Adesso parlo io, eh?

EDDIE           Non ci posso credere a quello che dite voi, signor Alfieri. Qualche cosa ci dev'essere,                 una legge, una...

ALFIERI        Eddie, voglio che tu m'ascolti. (Pausa). Tu lo sai certe volte Domineddio confonde un                po' la gente. Tutti vogliamo bene a qualcuno: alla moglie, ai figli... ognuno ha                            qualcuno a cui vuol bene: d'accordo? Ma certe volte... ce n'è troppo di bene. Capito.             Ce n'è troppo e va dove non deve andare. Un uomo lavora duro, cresce una bambina,                    qualche volta una nipote, qualche volta è perfino una figlia, e a poco a poco, senza che                      lui se n'accorga,  cogli anni - c'è troppo amore per questa figlia, troppo amore per                         questa nipote. Lo capisci cosa ti sto dicendo?

EDDIE           (sardonicamente)  Che vuol dire, che io non dovrei più preoccuparmi del suo bene?

ALFIERI        Sì, ma queste cose hanno un fine, Eddie, questo vuol dire. La bambina deve crescere e             andarsene, e l'uomo deve imparare a dimenticare. Perché poi, Eddie, in quale altra                      maniera può andare a finire? (Pausa). Lasciala andare. Questo Š il mio consiglio. Il                  tuo dovere l'hai fatto, adesso la vita è sua, appartiene a lei; falle i tuoi auguri e lasciala                andare. (Pausa). Fallo, su. Perché la legge non c'entra. Eddie: mettitelo in testa: la                legge qui non ha niente a che fare.

EDDIE           Ah, niente? Ah, perché per voi, anche se Š un bastardo, se è un...

ALFIERI        Non c'è niente che tu possa fare.

EDDIE           Be', va bene, grazie. Grazie tante, e buona sera.

ALFIERI        Che farai, allora?

EDDIE           (con un gesto impotente ma ironico) Cosa posso fare? Sono un disgraziato, che può                   fare un disgraziato? Ho lavorato vent'anni come un cane, per farla avere a quel                                   bastardo: che altro ho fatto? Ma nei tempi peggiori, capito, neri; quando nel porto non                       entrava una nave... io non me ne stavo a aspettare il sussidio, io partivo: quando non                        c'era niente a Brooklyn me n'andavo a Hoboken, e se no a Staten Island, nel West                     Side, nel Jersey, dovunque... parchè? perché  avevo una promessa da mantenere. Mi                        sono levato il pane per lei, l'ho levato a mia moglie. Quanti giorni ho girato per New                         York con lo stomaco che mi ballava! (Il dolore comincia a schiantarlo) E adesso, me                   ne devo stare con le mani legate in casa mia a vedere un bastardo figlio di troia come                      quello! Che è arrivato qua nudo! gli ho dato la mia casa per dormire! le coperte del                    letto mi sono levate per lui! e questo piglia e le mette le sue sporche mani addosso                       come un lurido ladro!

ALFIERI        (si alza)  Ma Eddie, ormai lei è una donna.

EDDIE:          Proprio a me, me la viene a rubare!

ALFIERI        Lei vuole sposarsi, Eddie, non può sposare te, no?

EDDIE           (furioso)  Ma che diavolo dite - sposare me - io non capisco... che diavolo state                            dicendo?

            Pausa.

ALFIERI        Io t'ho dato il mio consiglio, Eddie. Non so altro.

EDDIE            (si tira su. Pausa) Be', grazie. Grazie tante. No, è che... mi si spezza il cuore... è                          proprio una...

ALFIERI        Ti capisco. Ma levatelo dalla testa. Vedi un po' se ci riesci, eh?

EDDIE           No, io non... (Sotto la minaccia di singhiozzi fa un impotente gesto d'addio)  Ci                           vediamo, avvocato.  (Esce dalla rampa di destra).

ALFIERI        (siede alla scrivania) Ci sono delle volte che uno vorrebbe dare l'allarme: ma non è                      successo niente. Io lo sapevo, in quello stesso momento avrei potuto concludere tutta                 la faccenda quello stesso pomeriggio. Perché non era che ci fosse un mistero da                                  dipanare: io vedevo il futuro arrivare passo per passo, un passo dopo l'altro, come una                figura oscura che avanza per un corridoio diretta verso una certa porta. Io sapevo che lì                      sarebbe arrivato, che lì sarebbe finito, lo sapevo. E passai molti pomeriggi a                             domandarmi come mai, io con tutta la mia intelligenza ero così impotente a fermarlo.                         Andai perfino da una certa signora del vicinato, una vecchia signora molto saggia, e le                dissi tutto e lei non fece che scuotere il capo e rispondere: " pregate per lui ". E così                 io... (siede)  rimasi qui, ad aspettare.

                       

            Mentre le luci si spengono su Alfieri, si alzano sull'appartamento dove tutti stanno            finendo il pranzo. Beatrice sparecchia la tavola. Eddie Š seduto dietro la tavola, Marco        a destra, e fuma una pipa. Catherine è seduta in proscenio a destra con Rodolfo disteso      sul       pavimento ai suoi piedi: Rodolfo sfoglia un settimanale popolare di cinenovelle.

CATHERINE            Lo sai dove sono andati? In Africa, una volta. Su una barca da pesca.

            (Eddie la guarda).

                          E’ vero, Eddie.

            Beatrice va in cucina coi piatti.

EDDIE             Non ho detto niente in contrario. (Va alla sua sedia a dondolo, prende un giornale).

CATHERINE   E io non sono stata neanche a Staten Island.

EDDIE           (sedendo col giornale nella sua sedia)  Non hai perduto niente. (Pausa. Catherine                        porta dei piatti in cucina). Quanto ci vuole, Marco? da voi a andare in Africa?

MARCO         Oh... du jornate. Dappertutto, andiamo.

RODOLFO      (alzandosi)  In Jugoslavia, siamo arrivati, una vota.

EDDIE           (a Marco) Pagano bene su quelle barche?

            Entra Beatrice dalla cucina. Lei e Rodolfo ammucchiano i rimanenti piatti.

MARCO         Si la pisca è bona pagano discretamente. (Va a destra, siede sullo sgabello).

RODOLFO    Sono bacche di proprietà. Nessuno era proprietario in famiglia nosta. Lavoravamo solo               quanno uno delle altre famiglie iera malato.

BEATRICE    Marco: io non capisco una cosa: con tutto il mare pieno di pesci, voi morivate di fame?

EDDIE           Se non hai le barche, le reti? Ci vogliono i soldi.

            Catherine entra dalla cucina.

BEATRICE    Sì, ma non potrebbero pescare dalla riva, come fanno lì a Coney Island?

MARCO         Le sardelle.

EDDIE           Eh già.  (Ride) Come le peschi le sardine, con la lenza?

BEATRICE    Ah, sardine. Non lo sapevo. (A Catherine) Già. Sardine.

CATHERINE  Sì, le seguono per tutto il mare, l'Africa, la Jugoslavia... (Siede nella sedia a destra                     della tavola, immergendosi in un settimanale illustrato).

            Rodolfo la raggiunge, sedendo nella sedia dietro la tavola.

BEATRICE    (a Eddie) E’ strano. E’ vero, uno non ci pensa che le sardine nuotano nel mare.

                        (Esce in cucina coi piatti).

CATHERINE              Eh già. E’ come le arance e i limoni sugli alberi. (A Eddie) Eh? Ci pensi mai tu che                       gli aranci e i limoni stanno sugli alberi?

EDDIE           Già.  Uno non ci pensa. (Entra Beatrice dalla cucina. Eddie a Marco) Ho sentito dire                 che le dipingono le arance per farle parere arance.

MARCO         Le dipingono? (E’ distratto dalla lettura di una lettera che ha tratto dalla giacca).

EDDIE           Sì, dice che così naturali sono verdi...

MARCO         No, in Secelia le arance sono arance...

RODOLFO    I limoni sono veddi.

EDDIE           (seccato della lezione) Lo so che i limoni sono verdi, eh, Cristo! non li vedo anch'io                     dal fruttivendolo, che certe volte sono verdi? Io ho detto che le arance le dipingono.                        Non ho detto niente dei limoni.

BEATRICE    (stornando la loro attenzione. Siede alla sedia a sinistra della tavola) Tua moglie li ha                  poi avuti i soldi, Marco?

MARCO         Ah sì. Ha comprate le medicine per mio figghio.

BEATRICE    Ah, magnifico. E’ un sollievo per te, eh?

MARCO         Eh sì, ma mi sento solo.

BEATRICE    Speriamo che non ti succeda come a certi che conosco. E’ venticinque anni che stanno                qua, e ancora non sono riusciti a tornare a casa due volte.

MARCO         Eh, lo so. Dalle parti mie è pieno di figghi che non hanno visto mai il padre. Ma io a                  casa ce torno. Atri tre, quattro anni.

BEATRICE    Forse non dovresti mandarle tutto. Perché magari lei pensa che tu li fai con facilità,                    e finirai che non avrai mai niente da parte.

MARCO         No, lei li risparmia. Io mando tutto a lei. Mia mogghie, sta proprio sola. (Sorride                         timidamente).

BEATRICE    Brava dev'essere. E carina, anche, eh?

MARCO         (arrossendo)  Be', no, ma è una che comprenne tutto.

RODOLFO    Sua moglie! a posto iè!

EDDIE           Chi sa quante sorprese troveranno, quelli che tornano, eh?

MARCO         Sorprese?

EDDIE           (ride) Eh? li vanno a contare, e trovano un paio di marmocchi di più.

MARCO         No... aspettano, le donne, Eddie. Quasi tutte. Propio, ieccezioni.

RODOLFO    C'è più severità al paese nostro. (Eddie adesso lo guarda). Non c'è libertà come ccà.

EDDIE           (si alza e passeggia su e giù) E manco cà c'è tanta libertà, Rodolfo, come credi. Ho                     visto io certi che ci hanno lasciato le penne - eh già, perché per loro una ragazza che                 non va con lo scialle nero in testa non è seria! Ma una ragazza è seria anche senza                      vestire di nero! Capito?

RODOLFO    Cetto! Ma io rispetto...

EDDIE           Sì, va bene, ma al paese tuo non ti porteresti fuori una ragazza giorno e notte senza                     chiedere il permesso. Non so se... (Si volta)  Hai capito, Marco - voglio dire, qua non                   c'è tutta questa differenza...    

MARCO          (cauto)   Sì.

BEATRICE    Be', poi non è che l'ha portata fuori giorno e notte, andiamo, Eddie.

EDDIE           Sì, va bene, ma dico - molti si fanno un'idea sbagliata. (A Rodolfo) Qui, capito? può                    sembrare un po' più libero, ma la serietà è la stessa.

RODOLFO    Io l'aio rispettata sempre, Eddie. Ho fatto quacche cosa di male?

EDDIE           Senti, ragazzo, io non le sono padre, io le sono solo zio...

BEATRICE    Bene. E allora, fai lo zio!

            (Eddie la guarda rendendosi conto della forza con cui lei lo critica).

                        Mi pare...

MARCO         No, Beatrice, se lui ha fatto quacche cosa voi lo dovete dire. (A Eddie) Che ha fatto?

EDDIE           Marco, prima che arrivasse lui lei non è mai tornata  a casa a mezzanotte.

MARCO         (a Rodolfo)     Torna a casa prima, uora eh!

BEATRICE    (a Catherine)   Hai detto che il cinema è finito tardi, è vero?

CATHERINE             Sì.

BEATRICE      E allora dillo, cara. (A Eddie) Il cinema è finito tardi.

EDDIE             Senti, Beatrice, io dico un'altra cosa - lui crede che lei ha fatto sempre questa vita.

MARCO           Tu torna a casa prima uora, Rodolfo.

RODOLFO     (imbarazzato)  Sì, va bene. Cetto, ma non mi pozzo chiudere in casa, Eddie...

EDDIE            Senti, ragazzo, io non parlo solo per lei. Tu più vai in giro più corri pericoli.

                          (A Beatrice) Va sotto a un'automobile, dico per dire. (A Marco) Le carte, dove sono?

                          chi è? Insomma qua... capito?

BEATRICE     Quando esce di giorno non è lo stesso? Di giorno non corre pericoli?

EDDIE           (trattenendo una voce carica d'ira)  Sì, ma andarseli a cercare con la lanterna, Cristo,                   Beatrice! E’ venuto a lavorare? E allora lavori! Se è venuto per divertirsi allora è               un'altra faccenda! (A Marco) Ma io, Marco, dillo tu, avevo capito che eravate venuti                   per dar da mangiare alla vostra famiglia. Siamo d'accordo, Marco? (Va alla sedia a                 dondolo).

MARCO         Scusa, Eddie...

EDDIE           Dico: questo, avevo capito, che venivate a fare.

MARCO         Sì. Questo siamo venuti a fare.

EDDIE           (siede sulla sedia a dondolo) Oh. D'accordo. (Legge il giornale).

            C'è una pausa, un imbarazzo. Poi Catherine si alza e mette un disco sul fonografo.

CATHERINE            (rossa di ribellione)  Vuoi ballare, Rodolfo?

            Eddie si irrigidisce.

RODOLFO    (per deferenza verso Eddie)  No, io... stanco sono.

BEATRICE     Su, balla, Rodolfo.

CATHERINE             Ah, andiamo! Senti, questo quartetto. Su. (Gli ha preso la mano e lui si alza                                goffamente, sentendo  sulla schiena gli occhi di Eddie, e ballando).

EDDIE           (a Catherine)  Che è, un nuovo disco?

CATHERINE  E’ sempre quello. L'abbiamo comprato l'altro giorno.

BEATRICE    (a Eddie)  Quanti credi che ne abbiano comprati? Tre.

                        (Lei li guarda ballare.)

            Eddie volta la testa. Marco sta a sedere, aspettando.

                        (Beatrice si volta verso Eddie) Dev'essere bello andare su quelle barche da pesca.

                        Mi piacerebbe anche a me. Vedere tutti quei paesi.

EDDIE           Già.

BEATRICE    (a Marco)  Ma le donne non le portano, figurati.

MARCO         No, sulle barche, no. Lavoro pesante.

BEATRICE    Che avete, la cucina normale, e tutto?

MARCO         Sì, si mangia bene sulle barche... Quando vene Rodolfo poi... tutti ingrassano.

BEATRICE    No! sa cucinare?

MARCO         E’ un ottimo cuoco. Riso, pasta, pesce; tutto.

            Eddie abbassa il giornale.

EDDIE           Anche il cuoco, fa! Canta, fa la cucina...

            Rodolfo sorride schermendosi.

BEATRICE      E’ una bellezza. Se non fa un mestiere ne fa un altro.

EDDIE            Ah, è un fenomeno. Sa cantare, cucinare, fa il sarto...

CATHERINE             Sono quelli più pagati! Gli chef dei grandi alberghi sono tutti uomini. Lo leggo                            sempre, sul giornale.

EDDIE             E’ quello che sto dicendo!

CATHERINE             (continua ballando)  No, sai, per dire...

EDDIE           (a Beatrice)  E’ nato con la camicia! Credimi. (Breve pausa; guarda lontano, a                            Beatrice) Ecco perchè‚ il porto non fa per lui.

            Smettono di ballare, Rodolfo chiude il fonografo.

                        Per esempio io - non so cucinare, non so cantare, non so fare il sarto - per questo sto al                porto. Ma se sapessi cucinare, cantare e fare il sarto, eh, ma a quest'ora io non starei al               porto... (Senza accorgersi ha strizzato il giornale e l'ha compresso in un rotolo).

            Tutti lo guardano adesso, e lui sente che si sta esponendo sempre più, che vi è spinto suo             malgrado)

                       

                         ... in qualche altro posto starei. Farei il sarto da donna. (Ha piegato il rotolo di    carta                che improvvisamente si spezza in due. Di colposi alza e si tira su i pantaloni e va da               Marco) Che dici, Marco, andiamo alla boxe sabato sera? Tu non hai mai visto un                  match?

MARCO         (inquieto)  Al cinematografo...

EDDIE           (va da Rodolfo)  Offro io. E tu, danese? vuoi venire anche tu? i biglietti li compro io.

RODOLFO    Certo. Volentieri.

CATHERINE  (nervosamente felice ora. Va da Eddie)  Faccio un caffè, eh?

EDDIE           Brava, fa' un caffè! Forte! Nero!

                        Meravigliata, lei sorride e esce in cucina. Eddie è stranamente euforico, si stropiccia                   le nocche contro le palme.

                        (Va a grandi passi da Marco)  Vedrai che incontri che fanno qua. Hai mai fatto la                       boxe?

MARCO         No, io mai.

EDDIE           (a Rodolfo)  E tu? Figurati, questo ha fatto tutto.

RODOLFO    No.

EDDIE           Allora, avanti, t'insegno io.

BEATRICE    Ma che se ne fa d'imparare la boxe?

EDDIE           Non si sa mai, uno di questi giorni, gli pestano un callo...  Avanti Rodolfo, vieni qua                  che ti faccio vedere io - un paio di sventole... (Si mette davanti alla tavola).

BEATRICE    Forza, Rodolfo, lui è bravo, t'insegna bene...

RODOLFO    Be', ma io non so come... (Scende verso Eddie).

EDDIE           Su le mani. Così. Ecco, così. Capito? Benone. Il sinistro alto, perché tu entri di                            sinistro, eh, guarda, così. (Mette il sinistro piano nel viso di Rodolfo) Hai visto?                            Adesso, quello che devi fare: bloccarmi, così quando io entro, tu...

            Rodolfo para   il sinistro.

                        Eh! Ma sai che tu vai bene!

            Rodolfo ride. Forza, adesso, entra tu, avanti...

RODOLFO    Non te voglio fare male, Eddie.

EDDIE           Tu fai male a me? Avanti. Spara, che ti faccio vedere io come si blocca.

            Rodolfo tira ridendo. Gli altri ridono.

                        Eccolo là. Un'altra volta. Dritto alla mascella, qui.

            Rodolfo tira con maggiore sicurezza.

                        Benissimo!

BEATRICE    (a Marco)  E’ bravo!

EDDIE           (gridando dietro Rodolfo) Come no! E’ un campione! Avanti, ragazzo, mettici

                         dentro qualche cosa in questi pugni, non mi fai male!

             (Rodolfo, più seriamente, tira un altro diretto alla mascella di Eddie).

                        Ataboy!

            Catherine entra dalla cucina e guarda.

CATHERINE              (comincia ad allarmarsi)  Ma cos'è? che stanno facendo?

BEATRICE     (in questo momento non sente altro che il cameratismo dell'incontro) Gli insegna: lo                    vedi com'è bravo?

EDDIE             Certo, è un professore. Adesso sparo io e tu blocchi.

            Rodolfo piazza un colpo.

                        Così! Adesso attenzione, danese; largo che arrivo io!

                        (Finge di sinistro e piazza di destro).

            Rodolfo barcolla. Marco si alza.

CATHERINE            (precipitandosi verso Rodolfo)    Eddie!

EDDIE           Cosa? Non gli ho fatto niente! T'ho fatto male, giovanotto? (Fregandosi il dorso della               mano contro le labbra).

RODOLFO    (a Eddie sforzandosi di sorridere)  E’ stata a suppresa.

BEATRICE    (spingendo Eddie a sedere sulla sedia a dondolo)  Basta Eddie.

                         E’ stato bravo, però  eh?

EDDIEI          Sì. (Sfregando i pugni uno contro l'altro) Ha la stoffa, Marco, gli darò qualche altra                     lezione.

            Marco annuisce, dubbioso.

RODOLFO    Vieni, Catherine.

                        Vanno al fonografo e l'avviano; è il disco di Paper Doll. Rodolfo la prende tra le             braccia. Ballano. Eddie, pensoso, siede sulla sua sedia, e Marco prende la sedia a                         sinistra della tavola,   la mette davanti a Eddie, e la fissa. Beatrice e Eddie lo                                   guardano.

MARCO         Sai alzare questa sedia?

EDDIE           Come sarebbe?

MARCO         Di ccà  (Si mette in ginocchio, con una mano dietro la schiena, e impugna il piede di                   una delle gambe della sedia, ma senza alzarla).

EDDIE           Che ci vuole? (Va alla sedia, si inginocchia, impugna la gamba, l'alza di un pollice,                   ma la sedia s'inclina al suolo) Accidenti, è difficile, questa non la sapevo. (Tenta di                   nuovo, ma neanche adesso riesce) Ma che è? l'angolo che fa? eh?

MARCO:        Ecco. (Si inginocchia, impugna, e faticosamente alza la sedia sempre più in alto, fino                  ad alzarsi in piedi).

            Rodolfo e Catherine smettono di ballare mentre Marco alza la sedia al disopra della testa. E’     a faccia a faccia con Eddie: la tensione estrema gli gonfia gli occhi, gli irrigidisce la             mascella, il collo è ligneo, la sedia alzata come un'arma; poi ad un tratto egli trasforma quel   che potrebbe  apparire un baleno di minaccia in un sorriso di trionfo; mentre sul volto di             Eddie affascinato a guardarlo  il sorriso svanisce intanto che cala il sipario.

ATTO SECONDO

            La luce si leva su Alfieri seduto alla sua scrivania.

ALFIERI        Il ventitré di quel dicembre una cassetta di whisky  sgusciò di tra le maglie di una rete,               mentre la scaricavano, cosa che facilmente succede a una cassetta di whisky, la vigilia                di Natale, sul molo 41. Non c'era neve, ma era molto freddo; sua moglie era in giro per              i negozi. Marco al lavoro. Il ragazzo non era di turno quel giorno;e Catherine mi disse                poi che quella era la prima volta che s'erano trovati soli in casa.

            La luce illumina Catherine nell'appartamento. Rodolfo la guarda mentre lei aggiusta                  un modello di carta su della stoffa stesa sulla tavola. La casa Š addobbata per Natale.

CATHERINE             Hai voglia di mangiare?

RODOLFO     No, non di manciare. Ho quasi trecento dollari. Catherine?

CATHERINE             Ti sento.

RODOLF         Non ne possiamo più neanche parlare?

CATHERINE             Ah, finché si tratta di parlarne.

RODOLFO     Cos'hai che ti turmenta, Catherine?

CATHERINE               Avrei una cosa da chiederti. Posso?

RODOLFO:     Se mi guardi negli occhi, non hai già tutte le risposte che vuoi? Ma tu negli occhi non                 mi guardi più, Catherine. Hai tanti segreti.

            Lei lo guarda

                          (Rodolfo sembra esitare)  Di'.

CATHERINE               Se io volessi andare a vivere in Italia?

RODOLFO      (sorride all'improbabilità)  E che ti sposi, un miliardario?

CATHERINE               No, io e te: andare lì.

RODOLFO       (il sorriso svanisce)  Quando?

CATHERINE              Be'... appena sposati.

RODOLFO       (stupito)  Ti vuoi fare italiana?

CATHERINE               No, ma che c'entra, anche senza essere italiana. Tanti americani ci vivono in Italia.

RODOLFO        Per sempre?

CATHERINE               Sì.

RODOLFO        (va verso la sedia a dondolo)  Tu vuoi scherzare.

CATHERINE    (lo segue)  Sul serio.

RODOLFO      Come t'è saltata in testa un'idea simile?

CATHERINE               Tu dici che è tanto bello laggiù, col mare, le montagne e le...

RODOLFO      Tu mi pigli in giro.

CATHERINE              No, no.

RODOLFO     (le si avvicina piano)  Caterina, ma il giorno che ti porto a casa mia, senza soldi,                          senza lavoro, senza niente, quelli sai che fanno? chiamano il medico, e Rodolfo lo                       mandano al manicomio!

CATHERINE   Ho capito, ma io credo che li saremmo più felici.

RODOLFO       Più felici? E che manci lì, l'aria?

CATHERINE   Parchè, tu potresti andare a cantare, non so, a Roma, a Napoli...

RODOLFO       A Napoli! Ma tutti cantano, a Napoli!

CATHERINE   Andrò a lavorare io allora.

RODOLFO      Dove?

CATHERINE              Qualche cosa ci sarà, no?

RODOLFO     Ma insomma, mi dici la ragione di tutto questo? che dovrei fare io? portarti

                          da un              paese ricco in un paese povero? a fari la fame? mi dici pecchè‚?

            Catherine cerca le parole

                           Ma io mi sentirei un mascalzone! In due o tre anni al paese mio tu diventeresti                            vecchia, brutta. Non sai la moglie di mio fratello com'è diventata! Con tre bambini

                          a cui non sa che dare da manciare!

CATHERINE   (piano)  Ho paura di Eddie, qui.

            Breve pausa

RODOLFO    (le si fa più vicino)  Ma non vivremo qui. Una volta avuta la cittadinanza io potrei                        lavorare unni mi pare, mi troverei un posto migliore, ci faremmo 'a casa nostra,                              Caterina... Se non avessi paura d'essere arrestato, comincerei anche subito, non vedo                         l'ora di diventare qualcuno qua.

CATHERINE            (con grande sforzo)  Dimmi una cosa. Solo questo mi devi dire, Rodolfo. Tu mi                            sposeresti lo stesso anche se dovessimo, per forza, andare a vivere in Italia? non so,                    per qualsiasi ragione?

RODOLFO     Chi 'o vole sapere, tu o lui?

CATHERINE             Io, io, lo voglio sapere, Rodolfo. Io.

RODOLFO     Andare lì, così, nudi e crudi.

CATHERINE             Sì.

RODOLFO    No.

           Lei lo guarda con occhi sbarrati.

                        No.

CATHERINE             Non lo faresti più?

RODOLFO     No, non ti sposerò per andare a vivere in Italia. Io voglio che tu sia mia moglie, ma                     voglio essere cittadino 'cca. Dincillo pure, tanto ce lo dirò anch'io. (Cammina in giro,                    infuriato)  E dincillo pure e mettitillo bene in testa pure tu, che io non cecco la carità,                 che tu non sei un cavallo, o un pacco Unrra, o un bono minestra per povero emigrante                     ca mori di fami!

CATHERINE             Be', non t'arrabbiare.

RODOLFO      Non t'arrabbiare? (Va verso di lei) Ma così 'n terra mi fai? Ti credi veramente ca io                      mi legherei tutta la vita a una donna ca nun vogghio bene solo per essere americano?                          Ma che significa essere americano, scusa? Ma cosa credi, che nun li avemo puro in                Italia, i grattacieli, la luce elettrica? i stradi? le automobili? 'O lavoro nun avemo. Io                      vogghio diventare americano pi lavurari. Chista è l'unica meraviia 'cca: 'o lavuru!                       Pecchè‚ mi insulti così, Caterina?

CATHERINE   Ma io non pensavo...

RODOLFO       Me piance 'o cuore a vedetti accussì! Ma pecchè‚ ài tanta paura di lui?

CATHERINE  (sul punto di piangere) Non lo so!

RODOLFO      Me credi, Caterina. Eh? Me credi?

CATHERINE Capisci, è che io... E’ stato buono con me...Tu non lo conosci, è stato sempre così                        caro con me... buono. Mi strilla dalla mattina alla sera ma non importa, non lo fa per                 cattiveria. E allora capisci... io non posso pensare di vederlo triste... non posso, ho                      rimorso... perchè‚ ho sempre sognato il giorno del mio matrimonio di vederlo vicino a                me, allegro, felice... E invece, guarda adesso, sempre triste, di malumore. (Piange)                 Digli che andresti anche in Italia, diglielo, così, tantoper dire... forse così comincerà a                         fidarsi un po' più di te, capito? Perchè‚ non posso vederlo infelice, non posso                              sopportare, capito?

RODOLFO     Oh Caterina... oh che bambina...

CATHERINE             Ti voglio bene, Rodolfo, ti voglio bene...

RODOLFO     E allora? pecchè‚ ài tanta paura di lui? che ti dia 'e tummulate ài paura?

CATHERINE  No, ti prego, non prendermi in giro. Sono stata qua dentro tutta la mia vita... Tutti i                     giorni l'ho visto uscire di casa la mattina e tornare a casa la sera. Come fai, così, a                          voltare le spalle a uno e dirgli: addio,tu non sei più niente per me! Come fai?

RODOLFO    'U saccio ma...

CATHERINE  Non lo sai, nessuno lo sa! Tutti mi pigliano per una bambina, ma le sapeste voi le cose                che so io! Beatrice, eccola lì, che non fa altro che dirmi di comportarmi come una                   donna... ma...

RODOLFO    Be'?

CATHERINE  Perchè‚ non comincia lei, a comportarsi come una donna? Se io fossi una moglie, lo                    farei felice il mio uomo invece di tormentarlo tutto il giorno. Da quando spunta in                    fondo alla strada te lo so dire se è di cattivo umore, se ha voglia di fare due                            chiacchiere, di stare in pace, tranquillo... Io so quando ha fame, quando vuole una               birra, senza bisogno che parli! So perfino quando gli fanno male i piedi: capito? Lo                   conosco, e adesso gli devo voltare le spalle e sbattergli la porta in faccia come a un                      estraneo! Ma parchè, dico io, parchè?

RODOLFO    Caterina. Se io prendo in mano, accussì, un passereddo. E chiddo crisce, e voli volari.                 Ma io non lo lasso andare, pecchè‚ cci vogghio bene. Ci vogghio bene e per chisto                      non lo lasso andari? E’ giusto fare accussì? Io mica ti dico che lo devi odiare: ma               insomma, andartene, te ne devi andare, no, Caterina?

CATHERINA  (piano) Tienimi stretta.

RODOLFO      (la stringe a sè) Picceredda mia.

CATHERINE            (piange)  Rodolfo, tienimi stretta. Ho paura, ho paura!

RODOLFO    Non c'è nessuno. Vieni di là. Vieni. (La conduce verso la camera da letto) E non                         piangere più.

            La luce si leva sulla strada. Un momento dopo appare Eddie. E’ malfermo sulle gambe, ubriaco. Sale i gradini. Entra nell'appartamento, si guarda attorno, tira una bottiglia di   tasca, la mette sulla tavola. Poi un'altra bottiglia da un'altra tasca, e una terza da una tasca             interna. Vede il modello e la stoffa sul tavolo, si avvicina a toccare, poi si volta verso il fondo     della scena.

EDDIE           Beatrice!  (Va verso la porta aperta della cucina e guarda dentro) Beatrice? Beatrice!

            Catherine entra dalla camera da letto, riassettandosi il vestito sotto gli occhi di lui.

CATHERINE             Sei tornato presto oggi.

EDDIE            Ho staccato prima per Natale. (Indica il modello) Rodolfo ti fa un vestito?

CATHERINE             No, mi faccio io una camicetta.

            Rodolfo compare sulla soglia della camera da letto. Eddie lo vede e il suo braccio ha

            un sussulto di indignazione. Rodolfo prova a salutarlo con un cenno del capo.

RODOLFO    Beatrice è andata a comprare i regali per sua madre.

EDDIE           Fa' la valigia. Fuori. Piglia la tua roba e fuori di qui!

             (Catherine cammina verso la camera da letto, e Eddie  le afferra il braccio).

                         Dove vai?

CATHERINE             (trema di paura)  Non so, è meglio che me ne vada di qui.

EDDIE            No, tu non te ne vai. Lui sì.

CATHERINE  No, ho paura che qui non posso più restare. (Libera il braccio, fa un passo indietro                      verso la camera da letto) Scusami, Eddie. (Gli vede le lacrime agli occhi) Ma qui                        non  ci posso più stare. Lo sai, no, che non ci posso più stare? (Torce le mani in gesto               di preghiera) Oh, Eddie, su, ti prego!

EDDIE             Tu non vai da nessuna parte.

CATHERINE             Eddie, non puoi più trattarmi come una bambina!  Perché io...

            Eddie la attira improvvisamente a sé, e mentre lei cerca di liberarsi la bacia sulla bocca.

RODOLFO    No! (Tira il braccio di Eddie) Fermo! Tu l'hai a rispettari!

EDDIE           (l'ha fatto ruotare su se stesso) E tu cosa vuoi?

RODOLFO    Me mogghie vogghio! Me mogghie! Pecchè‚ sarà me mogghie.

EDDIE           E tu che sarai?

RODOLFO    To fazzo vedere io!

CATHERINE            Va' fuori, non litigare con lui...!

EDDIE           Avanti, fammi vedere! Che sarai tu? fammi vedere! avanti, fammi vedere!

RODOLFO    (con lacrime di rabbia)  Nun me parlare accussì!  (Gli salta addosso).

            Eddie gli blocca le braccia e lo tiene fermo, ghignando, e d'un tratto lo bacia.

CATHERINE             Eddie! Lascialo andare! T'ammazzo! Lascialo andare!

                        Catherine tempesta di pugni e graffi il volto di Eddie, finché costui lascia

                        andare Rodolfo. Barcollante, Eddie, con le lacrime che gli colano dal volto,                                 sghignazza all'indirizzo di Rodolfo. Lei lo guarda, ansimante, inorridita.

                        Rodolfo è come impietrito - sono due animali che si sono azzannati e lasciati

                        senza una decisione finale, e ognuno aspetta quel che far… l'altro.

EDDIE           (a Catherine) Hai visto?  (Si avvia barcollando verso la porta, restando di faccia a                      Rodolfo) Attento tu, clandestino. Se ti pescano, ti buttano a mare. Ma mi fai pena.                      Vattene via. E non le mettere più una mano addosso, se no ti faccio uscire coi piedi                 avanti.  (Esce dall'appartamento).

            Le luci calano, e si alzano su Alfieri.

ALFIERI        Lo rividi il ventisette di dicembre. Io di solito torno a casa molto prima delle sei, ma                   quel giorno rimasi in ufficio senza nessuna ragione al mondo, a guardare il mare dalla             mia finestra, e quando lo vidi varcare il portone del mio ufficio, seppi perchè‚ avevo                        aspettato. Vi sembrerà che vi racconti un sogno: e fu così. Quante volte nel corso delle                      due conversazioni che avemmo mi stupii di sentirmi come - incantato - non avevo più                forza addosso.

            (Eddie entra scendendo la rampa di destra, si toglie il berretto sedendosi sullo sgabello   della    scrivania, guarda fuori soprappensiero).

                       

                        Più che ascoltarlo, ero affascinato dai suoi occhi. Tant'è vero che della conversazione                  mi ricordo appena. Ma non dimenticherà mai come tutta la stanza si oscurò quando mi                     guardò con due occhi che parevano caverne. Avrei voluto chiamare la polizia, ma non                   era successo niente. Cos'era successo? Niente. (Si interrompe e abbassa gli occhi alla                scrivania. Poi si volta verso Eddie) Quindi, insomma non se ne vuole andare.

EDDIE           Mia moglie parla di trasferirli di sopra. C'è una vecchia all'ultimo piano che ha una                      stanza libera.

ALFIERI        Cosa dice Marco?

EDDIE           Marco non dice niente. E’ di poche parole.

ALFIERI        Si vede che non gliel'hanno detto, allora? Quello che è successo.

EDDIE           Non lo so. Marco è di poche parole.

ALFIERI        E vostra moglie?

EDDIE           (vuole cambiare argomento)  Nessuno parla, in casa. Dunque, allora?

ALFIERI        Tu non m'hai provato niente fino adesso. L'unica cosa che puoi dire è che non ha                        avuto la forza di liberarsi dalla tua stretta...

EDDIE           No, ve l'ho detto che non è regolare. Uno che non vuole, reagisce! Anche un topo,                      pigliate un topo e tenetelo in mano - ma quello lotta, è normale - lui no, non ha lottato,                 non è normale, non è regolare.

ALFIERI        ... Ma perché gli hai fatto quello, Eddie?

EDDIE           Per farglielo vedere, a lei! Che le ossa di sua madre si rivoltano al cimitero! Per                           dimostrarglielo, una volta per sempre! (Prorompe con forza e quasi perentoriamente)

                         E adesso che devo fare? Ditemi che devo fare.

ALFIERI        Lei ha detto che lo sposa?

EDDIE           Me l'ha detto, sì. Allora, che faccio?

            Breve pausa.

ALFIERI        Questa è la mia ultima parola, Eddie - che m'ascolti o no, sono affari tuoi. Tu non                       puoi accampare nessun diritto, nè legale nè morale, tu non puoi fermare questa                                     faccenda; lei è libera dei suoi atti.

EDDIE           (si sta infuriando)  Ma allora non avete sentito niente!

ALFIERI        (con tono più duro) Io ho sentito tutto, e adesso ti sto rispondendo. E non solo ti                                     rispondo, ma ti avverto! La legge è natura. La legge non è che una parola per indicare                 quello che ha diritto di succedere. Quando una legge è sbagliata, vuol dire che è                                     innaturale, ma in questo caso è più che naturale e non ti ci mettere contro se no ti                 travolgerà come un fiume. Hai capito? Lasciala andare. E dàlle la tua benedizione.

            Una cabina telefonica comincia a illuminarsi, dall'altra parte del palcoscenico

            a sinistra, d'una pallida luce azzurrastra, livida. Eddie si alza, le mascelle contratte.

                        Qualcuno doveva venire a prendersela, Eddie, un giorno o l'altro.

             Eddie si volta per andarsene.

                        (Alfieri si alza, pieno di un'ansia nuova)  Non avrai un solo amico al mondo, Eddie!                    Tutti ti volteranno le spalle, anche quelli che capiscono! Anche quelli che provano                    quello che provi tu ti malediranno!

            Eddie si allontana risalendo la rampa ed esce in fondo a destra.

                        Cavatelo dalla testa! Eddie!

                        Eddie se n'è andato. La cabina è in piena luce, ora. La luce si spegne su Alfieri.

                        Eddie   contemporaneamente è comparso dalla sinistra vicino alla cabina telefonica.

EDDIE           Datemi il numero dell'Ufficio Immigrazione. Grazie. (Fa il numero) Ho una denuncia                 da fare. Immigrati illegali. Sì, due. Sì. Saxon Street 441. Brooklyn, sì. Pianterreno. Eh?                   (Con maggiore difficoltà) No, non sono nessuno: sono uno del quartiere. Eh?                                (Evidentemente gli fanno altre domande, ed egli riattacca lentamente. Lascia il                              telefono. Si dà un'occhiata intorno, poi sale in casa).

            Le luci si levano nell'appartamento. Beatrice sta staccando i festoni natalizi e li ripone in una      scatola.

            Dove sono?

            (Beatrice non risponde).

            Ho detto dove sono?

BEATRICE    (alza gli occhi a guardarlo, stanca di tutta la faccenda, e con una nascosta paura di                   lui) Ho deciso: li metto su dalla Dondero.

            Eddie depone la giacca sul fonografo.

EDDIE           Ah. E sono già andati tutti di sopra?

BEATRICE    Sì.

EDDIE           Catherine dov'è?  Di sopra anche lei?

BEATRICE    Un momento, a portare due federe.

EDDIE           Non se ne va con loro.

BEATRICE    Senti, io non ne posso più, basta, ne ho fin sopra i capelli!     

EDDIE           E con chi te la pigli? Chi li ha fatti venire qua? (Si muove attorno inquieto)

                        Insomma, qualche cosa sono ancora, qua dentro! (Gira intorno, desideroso

                        di debellare l'evidente disapprovazione di lei) E’ casa mia, qui, non casa loro.

BEATRICE    Che vuoi da me? Se ne sono andati, che altro vuoi?

EDDIE           Voglio essere rispettato!

BEATRICE    Li ho cacciati via, che altro vuoi? E’ casa tua, sei rispettato, che vuoi?

EDDIE           (gira intorno mordendosi le labbra) Non mi piace, come parli, Beatrice.

BEATRICE    Ti sto dicendo che ho fatto come vuoi tu!

EDDIE           Come mi parli, come mi guardi, non mi piace, Beatrice! Questa è casa mia.

                         E io verso mia nipote mi sento responsabile.

BEATRICE    Ah sì? Quella poveretta sta tremando lì, tutt'il giorno, e non dorme tutta la notte!

                        Bel modo di sentirti responsabile!

EDDIE           (aiutandola a riporre la carta argentata)  Senti, Beatrice, io e te, uno di questi giorni,                  dobbiamo mettere le cose in chiaro.

BEATRICE    Più chiare di così: chiare come il sole. Facciamo finta che non sia successo niente e                      andiamo avanti.

EDDIE           Voglio il rispetto che m'è dovuto, Beatrice, e tu sai di che parlo.

BEATRICE    Di che parli?

EDDIE           (pausa. Poi la sua risoluzione si fa più aspra) Questa storia che io devo fare il marito e               non devo fare il marito, io non voglio più…

BEATRICE    Chi t'ha mai detto niente?

EDDIE           Hai detto, hai detto, che sono sordo? Non voglio più sentire altre chiacchiere. Io faccio              o non faccio quello che mi pare. (Pausa). Beatrice, tu una volta non eri così. Avevi                    tutt'un altro modo di fare.

BEATRICE    Sì, sì.

EDDIE           Non mi dire sì, sì. Ma come? La moglie, non deve più credere al marito? Se ti dico                      che quello non è un uomo, tu perché mi devi dire il contrario?

BEATRICE    Ma tu come lo sai?

EDDIE           Parchè lo so. Io non accuso la gente a vanvera. E che cos'è questa storia che io non                     voglio che lei si sposi? Ho fatto i calli al groppone per pagarle le lezioni di stenografia,               così lei poteva uscire e incontrare altri tipi di gente. Perché l'avrei fatto se non volevo                   farla sposare?

BEATRICE    Ma a lei gli piace lui.

EDDIE           Ma è una bambina, ma che ne sa lei di quello che le piace?

BEATRICE    Per forza è una bambina, non l'hai mai fatta uscire. Sempre chiusa a chiave.

EDDIE           Va bene... falla uscire.

BEATRICE    Sì, adesso, falla uscire. Adesso è tardi, Eddie.

            Pausa.

EDDIE           Be', magari, glielo dirò io... non so... glie... lo...

BEATRICE    Si sposano fra una settimana, Eddie.

EDDIE           (volta la testa di scatto)  L'ha detto lei?

BEATRICE    Eddie, dammi retta una volta. Valle a fare gli auguri.

            Eddie in piedi, guarda a terra.

                        Per esempio, perché non le dici che vai al matrimonio?

            Lui si preme le dita contro gli occhi.

                        Perché piangi?  (Va da lui, gli tiene il volto fra le mani).

            Catherine appare sull'ultimo pianerottolo della scala e loro la sentono scendere.

                        Eccola...  scende... Avanti, su, va' a darle la mano.

EDDIE           (d'impeto a malapena represso) No, non posso! parlare con lei.

BEATRICE    Eddie, abbi pietà di questa povera ragazza, un matrimonio dev'essere felice!

EDDIE           Devo andare, devo andare fuori... (Va in fondo alla  stanza a prendere la giacca).

            Catherine entra e si avvia verso la camera da letto.

BEATRICE    Katie?... Eddie, un momento, aspetta. (Prende  affettuosamente Eddie sottobraccio)                    Domandaglielo, Katie, su, tesoro.

EDDIE           Non fa niente, io devo... (Fa per andarsene e lei lo trattiene).

BEATRICE    No, senti che te lo domanda, te lo domanda lei. Su, Katie, avanti. Faremo una festa.                   Ma che, vogliamo stare come cani e gatti, tutti quanti?

CATHERINE   Io mi sposo, Eddie. Se vuoi venire al matrimonio, è sabato.

            Pausa.

EDDIE           Ho capito. Io volevo solo il tuo bene. Lo sai, sì, spero.

CATHERINE  Sì. (Si avvia di nuovo verso la camera da letto).

EDDIE           Catherine!

            Lei si volta verso di lui.

                         Stavo dicendo adesso a Beatrice... se tu vuoi uscire, non so... io lo capisco, forse t'ho                  tenuta troppo dentro... quello, lo sai che è il primo che hai incontrato? capisci, adesso                  tu hai un impiego, potrai vedere altra gente, e ti fai... ti fai un'altra idea... non ti pare?                         dico, poi, tu puoi sempre tornare da lui, siete così giovani, ancora tutti e due... Che                     fretta hai? Dico, vediamo, forse...

CATHERINE  No, è tutto fissato, ormai.

EDDIE           (con ansia crescente) Katie, senti un momento...

CATHERINE             No, io ho deciso...

EDDIE            Come hai deciso? Non conosci nessun altro! Come hai deciso?

CATHERINE             Perchè ho deciso. Non voglio nessun altro.

EDDIE            Ma Katie, se l'arrestano...

CATHERINE             Ho deciso, Eddie. (A Beatrice) Posso portare su altre due federe, per gli altri due?

BEATRICE      Fai, cara. Che si ricordino, però eh? di riportarle.

            Catherine va in camera da letto.

EDDIE            C'è altra gente di sopra?

BEATRICE     Sì, due appena arrivati.

EDDIE            Come appena arrivati?

BEATRICE     Dall'Italia. I nipoti di Lipari, il macellaio. Vengono da Bari, sono arrivati ieri. Io non                   lo sapevo neanche finché Marco e Rodolfo non sono saliti.

            Catherine entra dalla camera da letto, va verso l'uscita sulla scala con due federe.

                        Meno male, così avranno un po' di compagnia.

EDDIE           Catherine!

            Lei si ferma vicino alla porta. Anche Beatrice ha un soprassalto.

                        Ma di', sei impazzita? Li metti là sopra con due altri clandestini?

CATHERINE   Perché?

EDDIE           (in un accesso di paura) Perché ? Ma metti che questi due sono ricercati, che ne sai?                  li vengono a pigliare etrovano Marco e Rodolfo! Mandali via subito!

BEATRICE    Ma chi deve venire a cercarli!

EDDIE           Che ne sai Lipari quanti nemici ha! Che magari gli vogliono fare le scarpe!

CATHERINE  Be', ma dove li metto?

EDDIE           Il quartiere è pieno di camere, che, non puoi vivere a cento metri da lui? Portali fuori,                 fuori!

CATHERINE            Be', domani sera cercherò di...

EDDIE:          Macché domani sera, adesso! subito!

            Due uomini in soprabito appaiono sul fondo a sinistra, scendono per la discesa, entrano in         casa.

CATHERINE             Ma dove lo trovo un posto stasera?

EDDIE            Li vuoi portare fuori invece di discutere con me? Ma di che hai paura? Non t'ho mai                   detto niente in vita mia che non fosse per il tuo bene! E invece, guardala lì, come mi                   deve parlare! Neanche a un nemico! fuori, portali fuori! fuori!

            Bussano alla porta. La sua testa si volta  come una molla. Tutti restano impietriti. Bussano         ancora.

            (Eddie, sottovoce, indicando il fondo del palcoscenico) Vai dalla scala di sicurezza, falli uscire dal muro di dietro!

            Catherine resta immobile, senza capire.

PRIMO AGENTE (davanti all'ingresso) Immigrazione, aprite!

EDDIE           Corri, corri, svelta!

            Lei resta un momento a guardarlo, con orrore: ha cominciato a capire.

                        Su che mi stai a guardare!

PRIMO AGENTE     Aprite!

EDDIE           (grida verso la porta)  Chi è?

PRIMO AGENTE     Immigrazione, aprite!

                Eddie si volta, guarda Beatrice che piomba a sedere, poi guarda Catherine.

               Con un singhiozzo di rabbia Catherine corre in camera da letto.

               Bussano ancora.

EDDIE   Eh, un momento, un momento! (Va ad aprire la porta).

               L'agente entra.

PRIMO AGENTE     Dove sono?

              Il secondo agente corre dentro e guardandosi intorno va in cucina.

EDDIE   Dove sono chi?

PRIMO AGENTE    Avanti, avanti, dove sono? (Corre nella camera da letto).

EDDIE           Chi? qui non abbiamo nessuno. (Guarda Beatrice che volta la testa. Bellicoso,                             infuriato, fa un passo verso Beatrice)  Che ti è successo a te?

PRIMO AGENTE  (entra nella camera da letto, chiama verso la cucina)  Dominick?

            Entra il secondo agente dalla cucina.

                        Qui ci sono solo tre piani. Io salgo di qua, tu dalla scala esterna. Ti faccio entrare io.                   Sta' attento, là sopra.

            Il secondo agente esce dalla porta dell'appartamento e corre su per le scale.

                         Questo è il 445?

EDDIE           Sì, è questo.

            Il primo agente esce dalla cucina. Eddie si volta verso Beatrice.

BEATRICE    (ora guarda e vede il suo terrore e sgomenta gli dice) Oh, Gesù mio, Eddie.

EDDIE           Si può sapere che ti succede?

            Lei si preme le mani sul volto.               @

BEATRICE    Dio mio, Dio mio, che hai fatto! (Il suo impulso finale è di volgersi a lui invece di                       correre lontano)                      

            Si sente il fischio della polizia. Molti passi sulla scala fuori attirano l'attenzione di Eddie. Vediamo il primo agente scendere con Marco, dietro di lui Rodolfo e Catherine, e due          stranieri, seguiti dal secondo agente e alcuni vicini. Beatrice corre alla porta. Catherine    scende le scale, di spalle,lottando col primo agente.

CATHERINE             Cosa volete da loro? Sono operai. Abitano lì, a pensione. Lavorano al porto!

BEATRICE     (al primo agente) Sentite, signore, che volete da loro, che male hanno fatto?

CATHERINE                (indica Rodolfo)  Non sono clandestini, lui è nato a Filadelfia.

PRIMO AGENTE     Largo, largo, signorina...

CATHERINE                        Ma come sarebbe? Non si entra così in una casa e...

PRIMO AGENTE      (a Rodolfo)   In che strada siete nato, a Filadelfia?

CATHERIN               Cosa c'entra? Lo sapete voi, in che strada siete nato?

PRIMO AGENTE     Certo, quattro isolati da qui, centoundici, Union Street. Andiamo ragazzi!                                   Forza, forza, ragazzi.

CATHERINE                        (mettendosi fra lui e Rodolfo) No, non lo potete fare! Via, via! andate via!

PRIMO AGENTE     Senti, ragazzina, se sono in regola domani escono, se no se ne tornano dritti                                 alla stazione di partenza. Se volete pigliarvi un avvocato pigliatevelo, ma tanto,                           dai retta a me, sono tutti soldi buttati dalla finestra. Portali in macchina, Dom.

            Gli uomini si avviano, ma Marco rimane in coda.

BEATRICE               (sulla porta)   Ma che male hanno fatto, Madonna mia, che volete da loro?                                   Muoiono di fame laggiù: che volete? Marco!

                                   Marco improvvisamente s'è staccato dal gruppo e piomba nella stanza, di fronte                          a Eddie; e Beatrice e il primo agente si precipitano nella stanza mentre Marco                              sputa in faccia a Eddie. Catherine corre nell'ingresso e si getta nelle braccia di                               Rodolfo.

EDDIE                       (con un urlo di rabbia si scaglia contro Marco) Ah,vigliacco... figlio d'una...

            Il primo agente interviene rapidamente e spinge Eddie lontano da Marco che resta fermo in        aria d'accusa.

PRIMO AGENTE     (fra l'uno e l'altro, respingendo Eddie che vuole slanciarsi contro Marco)                                     Fermo tu, fermo!

EDDIE                       (di dietro la spalla del primo agente, a Marco)  T'ammazzo io, lo sai che                                        t'ammazzo!

PRIMO AGENTE     Ohè! (Lo scrolla) Tu ti fermi qua adesso, e non esci! Hai capito? Non gli dare                              fastidio! Dentro! Hai capito, tu?

            Per un momento c'è silenzio. Poi il primo agente si volta  e prende Marco per il braccio e poi     dà un'ultima occhiata indagatrice a Eddie, e mentre lui e Marco se ne vanno nell'ingresso,       Eddie   prorompe.

EDDIE           Non me la scordo questa, Marco! Hai sentito che ho detto?

                        Fuori, nell'ingresso, il primo agente e Marco scendono le scale. Adesso, nella

                        strada,             da sinistra, si radunano intorno ai gradini dell'ingresso Louis, Mike e

                        altri vicini, fra cui il macellaio Lipari, un uomo tozzo di mezz'età, dall'aria spiritata,

                        e sua moglie. Lipari va verso i due stranieri e li bacia. Sua moglie, con un lamento

                        da prefica, va a baciare loro le mani. Eddie compare dalla casa urlando all'indirizzo

                        di Marco. Beatrice cerca di trattenerlo.

EDDIE           Tu ti dovrai inginocchiare davanti a mia!

PRIMO AGENTE     (sulla soglia con Marco) Su, avanti ragazzina, lasciali andare. In macchina, in                              macchina, giovanotti, è all'angolo!

            Rodolfo si trascina quasi dietro la singhiozzante Catherine su per la via che monta a sinistra.

CATHERINE: Che volete da lui!

            Il secondo agente è sparito con gli stranieri.

MARCO         (improvvisamente, approfittando del fatto che il primo agente è occupato con                               Catherine, si   libera e indica Eddie)

                         Io l'accusu chiddu! L'accusu!

            Eddie scosta bruscamente Beatrice e corre sui gradini.

PRIMO AGENTE      (afferra Marco e lo spinge su per la salita di sinistra)   Avanti!

MARCO                    (mentre lo portano via, si volta a indicare Eddie) Chiddu m'ha assassinao

                                   i figghi! Ce levao o pane d'a bocca!

EDDIE           (a Lipari e sua moglie)       Bugiardo!

            Lipari, il macellaio, si volta e si avvia verso sinistra col braccio intorno alla moglie.

            Lipari! Lipari!   (Segue Lipari verso sinistra) Ma come, Cristo santo, li sfamai, mi levai le            coperte du letto per loro!

                        Lipari e la moglie escono in fondo a sinistra

            (Eddie si volta e va verso Louis e Mike)     Louis! Louis!

                        Louis si volta, poi si allontana e esce avanti a destra con Mike. Solo Beatrice è                             rimasta sui gradini... e Catherine ora ritorna, con gli occhi spenti.

            (Eddie grida dietro a Louis e Mike)   In gola, ci 'u ricaccio! In gola! Se l'ha a rimangiare se no     l'ammazzo! l'ammazzo!      (Esce infondo a sinistra gridando).

            C'è una pausa di buio prima che le luci si levino sul parlatorio di una prigione a sinistra.            Marco è seduto; Alfieri, Catherine e Rodolfo in piedi.

ALFIERI        Io sto aspettando, Marco. Che rispondi?

RODOLFO    Maccu non ha mai fatto male a nisciuno.

ALFIERI        Io ti posso far dare la libertà provvisoria fino al giorno del processo. Ma io non

                        lo farò - è chiaro? - se non mi dai la tua promessa. Sei un uomo d'onore, io                                   crederò alla tua parola. Che mi rispondi?

MARCO         Au paisi mio fussi già morto. Non campasse, a chest'ora.

ALFIERI        Sta bene, Rodolfo - allora andiamo.

RODOLFO    No! Pi favuri, signor Alfieri, Macco... Fagli questa promessa. Ti prego. Voglio ca viri                  u matrimonio. Ma io non mi sposo se tu sei 'cca intra! Tu non ài a fari ninti me                                cumprenni? a fare ninti?

            Marco tace.

CATHERINE            (si inginocchia alla sinistra di Marco) Marco, non capisci? Non ti può far uscire.                         Come ti può far uscire se tu poi fai qualche pazzia? Eddie? Ma mandalo all'inferno,                    Eddie! Nessuno lo saluterà più finché campa! Gli hai sputato in faccia, tutti lo sanno,                  che vuoi di più? Dammi questa soddisfazione! ti voglio al mio matrimonio. Pensa a tua                   moglie e ai tuoi bambini: potresti lavorare fino al giorno del processo, invece di stare               ad ammuffire qua dentro.

MARCO         (ad Alfieri)   Nun aiu speranza?

ALFIERI        (va a destra dietro Marco)  No, Marco. Ti rimandano in patria. Il processo è                                puramente una formalità.

MARCO         Ma pi Rudolfo c'è na spiranza?

ALFIERI        Appena lei l'ha sposato lui può cominciare a diventare americano. Lo permettono, se la               sposa è nata in America.

MARCO         (guarda Rodolfo)   Quacche cosa amu fatto. (Mette una mano sul braccio di Rodolfo e                Rodolfo la copre).

RODOLFO    Macco, avanti, parla.

MARCO         (ritira la mano) Che pozzo rire? Non pozzo promettere contro l'onore.

ALFIERI        Promettere di non ammazzare non è contro l'onore.

MARCO         (guarda Alfieri)   No?

ALFIERI        No.

MARCO         (fa un movimento con la testa, come se questa fosse una idea nuova)  Allora - che se                    fa - con chiddu?

ALFIERI        Niente. Se obbedisce alla legge, vive. Basta.

MARCO         (si alza, si volta verso Alfieri) A ligge! Tutta a ligge non sta in do libro.

ALFIERI        Sta proprio nel libro. E non c'è altra legge.

MARCO         (la sua ira monta)  Insurtao me frati. O sanghe mio. M'ha assassinao i figghi.

                        M'ha rubao u lavuru. Tutto u lavuru ca ficiu pe venere ccà!

ALFIERI        Lo so, Marco.

MARCO         Unn'è  a ligge? Nun c'è na ligge?

ALFIERI        Non c'è.

MARCO         (scuote la testa. Siede)  Nu o capiscio stu paesi.

ALFIERI        Allora? Qual è la tua risposta? Hai cinque o sei settimane in cui potresti lavorare.                         Altrimenti, resti dentro. Parla.

MARCO         (abbassa gli occhi. Come se facesse qualcosa di vergognoso)   Sta bene.

ALFIERI        Tu lo lascerai stare. Hai promesso.

            Breve pausa.

MARCO         M'addomannasse scusa macari.  (Guarda dall'altra parte).

ALFIERI        (gli prende una mano) Questa non è Dio, Marco. Solo Dio fa giustizia.

MARCO         Sta bene.

ALFIERI        (annuisce non troppo sicuro)    Bravo. Caterina, Rodolfo, Marco, andiamo.

CATHERINE            (bacia Rodolfo e Marco; poi bacia la mano di Alfieri) Passo a prendere Beatrice

                         e vi raggiungo in chiesa.  (Se ne va rapida, a sinistra).

                         Marco si alza. Rodolfo d'impeto l'abbraccia. Marco gli batte la mano su una spalla e                   Rodolfo esce dietro Catherine. Marco è di fronte a Alfieri.

ALFIERI        Solo Dio, Marco.

            Marco si volta e esce a sinistra. Alfieri con un passo vagamente ieratico, lascia il palcoscenico. Le luci calano. Si alzano a illuminare l'appartamento. Eddie è solo seduto nella     sua sedia, dondolandosi avanti e indietro a piccoli scatti. Pausa. Poi Beatrice compare dalla     camera da letto. E’ vestita a festa, e porta il cappellino.

BEATRICE     (timorosa, avvicinandosi a Eddie)  Un'ora, vado e torno, eh? Va bene, Eddie?

EDDIE           (piano, quasi inaudibilmente, come esausto)    Ma a chi parlo, al muro?

BEATRICE               Eddie, per carità di Dio, è il suo matrimonio.

EDDIE                       Se esci da quella porta per andare a quel matrimonio, qui dentro, 

                                    Beatrice, non  ci rientri più!

CATHERINE                        (entra nella camera da letto)   Sono passate le tre, a quest'ora dovremmo

                                   essere lì, Beatrice. Il prete non aspetta.

BEATRICE               Eddie. In nome di mia sorella, lasciami andare. Io ci vado per mia sorella.

EDDIE                       (come offeso)   O con me o con loro. Capito?

CATHERINE                        (improvvisamente)     Ma a chi vuoi comandare tu?

BEATRICE               Scc!

CATHERINE                        Tu non hai più il diritto di dire niente a nessuno! Finché campi. A nessuno!

BEATRICE               Zitta, Katie!   (L'attira verso di sè).

CATHERINE                        Tu verrai con me...

BEATRICE               Non posso, Katie, non posso.

CATHERINE                        E tu gli dài retta, a questo topo di fogna?

BEATRICE               (scuote Catherine)   Non dire così!

CATHERINE                        (svincolandosi da Beatrice)   Ma di che hai paura? Non vedi che è un topo                                   di fogna?

BEATRICE               Basta!

CATHERINE                        (piange)  Che morde la gente mentre dorme! Lascialo alla sua fogna!

            Eddie pare in procinto di afferrare la tavola e di scagliarla contro di lei.

BEATRICE    (a Catherine)       Allora siamo tutti nella stessa fogna! Io, tu, tutti, perché tutti                           abbiamo colpa di quello che è successo, non te lo scordare, mai, Catherine!

                        (Va da Catherine) Adesso, va' al tuo matrimonio, io resto a casa.

            Rodolfo appare in fondo a sinistra, precipitandosi giù per la discesa, su per i gradini e     nell'appartamento.

RODOLFO    Eddie! ... Eddie! ... Eddie!

EDDIE           Chi t'ha detto d'entrare? Esci fuori!

RODOLFO    Vene Macco, Eddie.

            Pausa. Beatrice leva le mani atterrita.

                        E’ in chiesa a pricari. Hai capito? (Pausa. Scende  nella stanza) Catherine, veni, è                        meglio. Veni cu mme.

BEATRICE    (piano)  Eddie. Vieni.

            Lui non si muove.

                        Non voglio che tu stia qui quando arriva.

EDDIE           Questa è casa mia.

BEATRICE    gridando  Ma quello è pazzo, lo sai come si diventa. Tu contro Marco non hai niente.

EDDIE           M'ha infamato di fronte a tutto il quartiere!

RODOLFO    (improvvisamente, si avvicina a Eddie) E’cuppa mia.

                        Eddie. E’ stata tutta cuppa mia. Ti chiedo piddono. Ti vaso la mano. (Cerca di                            prendere la mano di Eddie, ma Eddie gliela sottrae in malo modo).

BEATRICE    Eddie, ti chiede perdono!

RODOLFO    Io sono la cuppa di tutti i nostri guai. Ma pure tu, m'insurtasti, pecchè‚? Dio 'u sa.

BEATRICE    Senti, Eddie, sentilo che ti dice! Ma non ti basta, Eddie, che vuoi?

EDDIE           'U nome mio voglio! Marco, m'ha levato o nome! ... io rivoglio il mio nome da lui,                      davanti a tutto il quartiere. (Si tira su i calzoni) Avanti! Dov'è? Portami da lui!

BEATRICE    Ma se non è il sangue non sei contento? (Gli sbarra la strada sulle scale) Stammi a                     sentire, sto parlando con te, io che ti voglio bene! Anche se Marco ti bacia la mano là                   fuori, anche se si inginocchia davanti a te,che te ne importa! Tu vuoi un'altra cosa. Tu                      vuoi lei. E lei non la potrai avere mai!

CATHERINE            (inorridita)     Beatrice!

EDDIE           (colpito, inorridito, le mani gli si stringono a pugno)            Beatrice!

BEATRICE    (gridando, piangendo)  La verità  non è peggio del sangue, Eddie! Ti sto dicendo la                    verità! Dille addio, per sempre!

EDDIE           Beatrice!  (Coi pugni si stringe la testa che sembra spaccarsela).

MARCO         (chiama da fuori)   Eddie Carbone! ... Eddie Carbone!...

            Eddie ruota su se stesso, di scatto, tutti restano impietriti per un istante. Fuori appare altra          gente.

EDDIE           (come gettando la sfida)   Sì, Marco! Eddie Carbone!

            Rodolfo sfreccia fuori dietro di lui e corre verso Marco.

RODOLFO    No, Marco, no... no... no!

BEATRICE    Eddie, non uscire!

MARCO         (appare da sinistra in fondo)   Eddie Carbone!

EDDIE:          (a poco a poco si rivolge a tutta la gente che s'è adunata)

                        Forse vieni a domandarmi peddono. Eh Marco? Per quello che m'hai detto                                  di fronte a tutto il quartiere.

MARCO         Eddie Carbone!

EDDIE           (si sta infiammando sempre di più, mentre gli sfuggono piccoli scoppi di risa, e gli                       occhi si fanno omicidi, e fa scrocchiare le nocche delle mani con uno strano senso di                  liberazione) Due sconosciuti, che non avevo mai visto! Nella famiglia! Manco fosse                         una stalla! A far man bassa! (Diretto a Marco) Ha spazzato il quartiere co ’u nome                      mio come se fosse uno straccio! Io rivoglio 'o nome mio, Marco... ritonname 'o nome                      mio, subbito!  (Adesso si avvia guardingo, verso Marco).

BEATRICE  e CATHERINE                      

                        (con alte lamentazioni)            Eddie! Eddie! No! Eddie!

EDDIE           No, Marco 'u sape chi ha ragione e chi ha torto! Diccillo a tutti, Macco, che bugiardo                 sii! (Ha teso il braccio e Marco sta allungando il suo) Avanti, bugiardo, tu 'u sai                    chiddo ca facisti! (Si scaglia contro Marco mentre un grande urlo soffocato sale dalla                gente).

MARCO         (colpisce Eddie vicino al collo)  Animale! In ginocchio davanti a mia!

            Eddie colpito cade a terra e Marco fa per alzare un piede e metterglielo addosso, quando           Eddie fa scattare il coltello in mano e Marco fa un passo indietro.

LOUIS                       (si precipita verso Eddie)      Eddie, no, Cristo, no!

EDDIE           (alza il coltello e Louis si ferma e indietreggia) Che dicisti de mia, Macco. Avanti,                       ripetilo, ripetilo.

MARCO         Animaa-a-a-a-le!

                        Eddie balza avanti col coltello. Marco gli afferra il braccio, rivolge la lama in dentro                   e la spinge nel corpo di Eddie  mentre le donne e Louis e Mike accorrono a separarli,                        e Eddie, col coltello ancora in mano, cade in ginocchio davanti a Marco. Le due                      donne lo reggono per un momento, invocando a più riprese il suo nome.

EDDIE           Perchè?... Oh, Beatrice!

BEATRICE    Sì, sì!

EDDIE           Beatrice mia... (Le muore nelle braccia, e Beatrice lo copre col suo corpo).

            Alfieri che si trova nella folla, si volta verso il pubblico. Le luci si sono abbassate lasciandolo      in un alone, e mentre parla continuano cupamente le preghiere degli astanti e le lamentazioni    delle donne.

ALFIERI        In genere, ormai, da noi si osserva la legge, nessuno si fa più giustizia da sè, e io non                   posso che approvare. Ma la verità è santa, e pur conoscendo i torti che aveva                             quest'uomo e l'assoluta inutilità della sua morte,io tremo al suo pensiero. Perchè, lo                        confesso, c'era in lui qualcosa di singolarmente schietto, non schietto perché fosse                buono, ma schietto perché fu se stesso, e come tale si rivela agli altri, nel bene e nel                        male, fino in fondo. Quanti di noi lo farebbero? D'altra parte, le leggi esistono e                               bisogna osservarle, d'accordo! Altrimenti, dove si va a finire? Ecco perché io piango                         quest'uomo con tanta, lo confesso, inquietudine.

                        Qui finisce la storia. Buona notte.

Sipario.