Uomini sotto

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Mariano Burgada

Mariano Burgada

UOMINI

SOTTO

Commedia quasi comica in due atti

FA - 2 atti - 3m - 2f

Personaggi

Primo Atto: Galeazzo, quarantenne alla ricerca di avventura.

                   Marika, trentacinquenne moglie insoddisfatta.        

                   Cameriere, trentenne sveglio e simpatico.

Secondo Atto:Caterina, bella donna di una certa età.

                   Leone, uomo anziano dall'aspetto perbene.

                  Cameriere come sopra.

(C) Mariano Burgada

         Siae Dor 120850

UOMINI SOTTO

Camera d'albergo medio. L'ambiente deve dare l'idea di un albergo a ore, pulito ma alquanto scarno nell'arredo.

ATTO PRIMO

Scena 1/1

(Cameriere e Galeazzo)

Cam - Prego, dottore, si accomodi.

Gal - (Entra e  osserva la stanza un po' timidamente).

Cam - Tutto a posto?

Gal - (Timidamente) Si, grazie...

Cam - Se non vi piace me lo dite. Vi faccio vedere un'altra stanza.

Gal - Perchè ci stanno stanze diverse?

Cam - No. Sono tutte uguali.

Gal - E allora?

Cam - Beh, può essere che in un'altra vi sentite più tranquillo. Più sicuro.

Gal - Perché si vede?

Cam - Che cosa?

Gal - Che non sono sicuro.

Cam - Dotto', faccio il cameriere da trent'anni. Velete vedere che non ho inquisito un poco d'occhio.

Gal - Beh, effettivamente non mi sento sicuro... perché...

Cam - Perché dovete incontrare una signora.

Gal - (Sorpreso) Chi ve l'ha detto?

Cam - Nessuno.

Gal - E allora...

Cam - Ve l'ho detto: oramai tengo l'occhio professionale. Capisco subito il cliente che persona è, perché sta qua.

Gal - Ah. E io? Che persona sono?

Cam - Voi siete una persona per bene, sposato, con figli, ma che vuole provare, forse per la prima volta una zuppa diversa.

Gal -  Ma come fate a capire tutte queste cose?

Cam - Modestamente il vero cameriere è un pisicolo. Il cliente, io, come lo vedo, lo pitto.

Gal - Va bene (Prende dal portamonete una banconota e la porge mentre parla). Speriamo che  siete solo voi a vedere tutti i fatti miei.

Cam - Per l'amor di Dio. Io mi sono permesso perché me l'avete chiesto. Ma io sono una tomba. Noi abbiamo il segreto professionale. Siamo peggio del prete nel confessionale. (Intascando i soldi). Grazie. (Fa per andare).

Gal - Aspettate.

Cam - Prego.

Gal - No... niente.

Cam - (Fa per andare).

Gal - Sentite...

Cam - Felice.

Gal - Come?

Cam - Felice. Mi chiamo Felice, a servirvi.

Gal - Ah, grazie, Felice. Bel nome.

Cam - Insomma.

Gal - Non vi piace? E' così bello, gioioso.

Cam - Si, ma non sapete il mio cognome.

Gal - E' brutto?

Cam - No, ma... (Confidenziale) Del Pesce. Faccio Del Pesce di cognome. Capite che tragedia quando mi presento?

Gal - Ah, ho capito. Certo l'abbinameto è un po'antipatico.

Cam - Antipatico? Quello è stato una tragedia. Da ragazzo ero costretto a dare un nome falso, comme si fossi un latitante.

Gal - Embe', anche io non è che sto meglio. Io mi chiamo Galeazzo.

Cam - Galeazzo? Pare 'na mala parola.

Gal - Lo vedete? Non vi dico le rime che facevano i miei compagni di scuola.

Cam - E da che viene.

Gal - Viene dal fatto che mio padre aveva simpatie politiche per il fascio e aveva messo i nomi a mio fratello Benito e a me Galeazzo, genero di Benito.

Cam - Ho capito. Una scelta politica. Ma a me che cazzo 'e scelta è? Scusate questo sfogo.

Gal - No, no. Avete ragione. Ma a volte i genitori non pensano quanto male fanno con il metter un nome che poi uno se lo porta come un marchio per tutta la vita.

Cam - Il nome uno se lo dovrebbe scegliere quando diventa maggiorenne.

Gal - E fino allora?

Cam - Potrebbe avere un numero. Per esempio si potrebbe usare il codice fiscale.

Gal - E voi lo immaginate un padre che deve chiamare il figlio BRG MNN 65P 13 B 905P?

Cam - Effettivamente è poco pratico. Certo il problema esiste. (Squilla il telefonino) Scusate. Pronto, don Giova'... sto quà, alla 128... No... con il cliente... si, va be', vengo. (Chiude il telefonino) Scusate, mi cercano. Il titolare è terribile.

Gal - Felice, scusate, voi andate alla portineria?

Cam - Non lo so.

Gal - No, perché dovrebbe venire questa persona a trovarmi. Non è che il portiere fa storie?

Cam - No, non vi preoccupate. Il portiere sa benissimo che uno che viene in albergo a quest'ora, senza valige e nella sua stessa città, non viene certo per turismo.

Gal - Giusto, giusto.

Cam - Allora, permettete.

Gal - Arrivederci, grazie. (Chiamadolo quando è quasi uscito) Felice, scusate. Ma...

Cam - Ma?

Gal - Ma voi che avete esperienza... penso che qua ne vedete passare di... Io mi sento un po' teso, non vorrei fare brutta figura. Sapete, la tensione crea brutti scherzi.

Cam - Ho capito. Non vi preoccupate, ho quello che fa per voi. Se aspettate un minuto vi porto una pasticchetta blu.

Gal - Droga? No, io non ne ho mai preso.

Cam - No, ma che droga, dotto'. Viagra. Ve lo potete prendere tranquillamente. Non fa male. A noi ce lo regalano i clienti abitué, quelli che "lavorano" molto.

Gal - Ma è sicuro che non fa male?

Cam - Ma volete scherzare? Quella ormai è un prodotto collaudato. (Allusivo) Al massimo si farà male la signora.(Ride).

Gal - (Non raccoglie).

Cam - Allora, due minuti e ve la porto. (Via)

Gal - (Imbarazzato) Si, grazie. 

Scena 2/1

(Galeazzo solo)

Gal - (Ironico) Che bella figura che ho fatto. Sicuramente il cameriere ha capito chi io "non lavoro molto". Quelli ci hanno l'occhio. Il cliente come lo vedono lo pesano. Comunque, che m'importa. L'importante che mi fa fare bella figura. (Si toglie la giacca, poi la cravatta e sistema tutto con cura). Però questo fatto della pasticca non mi convince. Mi sento in colpa. Ma io non me la piglio. Tanto non ne ho bisogno... Però il cameriere ha detto che non fa male. Allora? Il dovere ci chiama e noi dobbiamo esser pronti all'altezza della situazione.  Speriamo. Certo, questo è il primo incontro e la prima impressione è quella che conta. Per accettare quest'invito certo non viene quì per fare il sentimento. E poi tiene una faccia... con uno sguardo... Quegli occhi pare che ti dicono: fammi male, maialone. No, io per sicurezza mi piglio la pilloletta e vaiii! (Si odora le ascelle poi prende l'asciugamano e si asciuga il sudore sotto le braccia. Si siede e aspetta, poi prende un giornale e finge di leggere).

         Quando arriva, non voglio far vedere che sono in imbarazzo. Devo dare l'idea che è un cosa normale, che faccio da sempre. (Ride) Magari.

         (Legge sbadatamente) Una nuova manovra del governo per recuperare 3 miliardi di euro. E io pago. No, fammi cambia' pagina senò qua si ammoscia tutta la situazione. Altro che Viagra. (Cambia pagina e nota qualcosa). Ah, la pagina culturale.

         (Legge un titolo). "D'Annunzio seduceva con il suo teatro". Il tocco intellettuale fa sempre effetto.

         (Legge) " Sarete mia dalla testa ai piedi ed io sarò il padrone di tutto... dei vostri grandi occhi vispi"

         (Ricordando gli occhi della donna). Fammi male, maialone.

         (Legge) "Sarò il padrone del vostro nasetto biricchino, delle vostre labbra appetitose, del vostro piccolo delizioso mento, delle vostre tettine rotondette..."

         (Sorpreso) Porca miseria, dicevano queste cose? Ma è sicuro? (Legge) Un brano tratto dalla commedia di Gabriele D'Annunzio "Il fuoco fatuo". Hai capito? E che ci tenevano.

         (Guarda l'orologio). Ma c'ha fatto? Vuoi vedere che mi ha fatto il pacco?

         (Bussano alla porta) Eccola qua.

         (Si aggiusta e va esitante alla porta poi si fa coraggio) Si?

         (Apre e compare il cameriere).

Scena 3/1

(Galeazzo e cameriere)

Cam - (Guardingo, sottovoce) Posso?

Gal - (Deluso) Si, si. 

Cam - Ma non è venuta ancora?

Gal - No.

Cam - E quando viene?

Gal - Ma a voi che ve ne importa?

Cam - Come che me ne importa? Voi dovete prendere la pillola al momento giusto, se no...

Gal - Se no?

Cam - Se no, se lo anticipate vi trovate in difficoltà perché quella fa effetto e voi non sapete addò ata sbattere 'a capa.

Gal - Ho capito. Ho capito. E se si ritarda?

Cam - Se si ritarda non fa effetto a tempo e il tram passa e se ne va.

Gal - Allora si deve andare a cronometro?

Cam - No, però si deve usare bene, se no...

Gal - Ho capito tutto. Allora quando la devo prendere? Se questa ritarda, io poi che faccio?

Cam - Fate una cosa? Prendetela quando arriva. Così mentre preparate il terreno, quella fa effetto e così andate sicuro. Vi ho portato anche due bicchieri e l'acqua. (Li prende dal carrello fuori alla porta e li sistema sul tavolino).

         Ecco qua. Questa è la pillola. L'ho messa in una scatolina di Aspirina, così la signora non ci fa caso.

         Ho pensato che sembra brutto bere acqua. Vi ho portato una bella bottiglia di spumante. Così fate pure un figurone. La nascondo qui, (sotto al tavolino), così farete una sorpresa.

         (Apparecchia).

Gal - Grazie. Che vi devo?

Cam - Niente. Il viagra me lo regalano. Lo spumante soltanto, sono venti euro.

Gal - Va be'. Ecco qua.

Cam - Grazie e mi raccomando. Appena arriva... Aspirina.

         (Fa il gesto di ingoiare).

Gal - Va bene, grazie.

Cam - Qualsiasi cosa, potete bussare il campanello col simbolo dello scopettino. (Esce)

Scena 4/1

(Galeazzo e Marika)

Gal - Va bene, grazie. Una bottiglia di spumante fetente, venti euro. Forse era meglio che non gli davo tutta questa confidenza. (Guarda l'orologio). Ma che ha fatto? (Prepara i bicchieri, dispone sul tavolo l'Aspirina e ripassa la frase dal giornale).

         "Sarete mia dalla testa ai piedi... Io sarò padrone dei vostri occhi vispi... delle vostre tettine rotondette..." No. Questo non lo dico. Sai che pacchero che prendo.

         (Bussano alla porta). Mamma mia. E' lei.

         (Apre lentamente la porta)

         Marika.

Mar - (Entra decisa, cerca la poltrona e vi si lascia cadere. Nasconde il viso tra le mani e scoppia a piangere).

         No, basta. Mi deve lasciare in pace.

Gal - Marika, che c'è?

Mar - Non ce la faccio. Non ce la faccio. Basta.

Gal - Ma basta che cosa? Se noi non abbiamo manco iniziato.

Mar - (Piange più forte). Si, ma stavamo per iniziare...

Gal - Che cosa?

Mar - Lo so io che cosa. Quello che volete tutti voi, uomini.

Gal - Marika, io non so quello che vogliono tutti gli uomini, ma so quello che voglio io...

Mar - Lo vede che pensate sempre alla stessa cosa.

Gal - Quale cosa?

Mar - No. La prego, non dica niente. Sento che avrò una crisi di nervi.

Gal - Marika, è ridicolo. Noi non abbiamo fatto niente...

Mar - Ma voleva farlo, però?

Gal - Beh, veramente... no.

Mar - (Piange forte). Lo sapevo...

Gal - Lo sapeva cosa?

Mar - Che mi diceva una bugìa. Manco ci conosciamo e già mi rifila delle bugie. Come se non conoscessi gli uomini.

Gal - Ne ha conosciuti tanti?

Mar - Ma no. Dicevo così, in senso figurato. Io ho conosciuto solo un uomo, dopo mio padre e l'ho sposato.

Gal - Suo padre?

Mar - Ma che dice?

Gal - Già, è vero. Scusi, sono un po' confuso. Non pensavo di procurarle quasi un malessere. Mi dispiace. Se vuole, io l' accompagno a casa...

Mar - (Piange più forte). Ecco, così fate, voi uomini, quando non ottenete da una donna onesta quello che volete, subito ve ne liberate. (Imitando la voce) Se vuole l'accompagno a casa. Con quale coraggio ora torno a casa?

Gal - Quale coraggio. Noi non abbiamo fatto niente... di male.

Mar - Fino adesso.

Gal - Allora vuol dire che lo faremo?

Mar - (Piange forte e poggia la testa indietro sulla poltrona con un sospiro come se svenisse) Ohhh!

Gal - Marika, si sente bene?

Mar - Si, si. Mi sentirei meglio se non avessi subìto questa vergogna?

Gal - Quale vergogna?

Mar - Il portiere.

Gal - Il portiere? Ha detto qualcosa?

Mar - No. Però mi ha guardato... con quell'aria come per dire... io lo so che vai a fare su da quel bel signore... (Piange). Che figura.

Gal - Ma quale figura. In quest'albergo passano centinaia di persone davanti al portiere: ci sono riunioni continue. Figuriamoci se il portiere notava lei.

Mar - Perché, sono insignificante?

Gal - No, volevo dire: notava lei con tutte quelle considerazioni...

Mar - Ma perché stiamo ancora a parlare?

Gal - E' quello che dico anch'io.

Mar - Io me ne vado. (Si alza e fa per andare verso la porta).

Gal - Marika.

Mar - (Si ferma gridando) No. Non ce la farò a passare di nuovo davanti a quell'uomo.

Gal - Il portiere?

Mar - Lei non sa con che occhio mi ha scrutato. Come se mi avesse svestito.

Gal - Il portiere? Ma tiene settant' anni.

Mar - Perciò mi ha guardato con tanta intenzione. A quell'età si diventa morbosi. Lei quanti anni ha?

Gal - Io? Io, veramente ne ho appena compiuti quaranta.

Mar - Ah, meno male.

Gal - (Tra se) Non sono morboso. (Alla donna) Però, anche a quarant'anni ci si può innamorare.

Mar - Innamorare? Che parola grossa. E di chi?

Gal - Ma di lei, Marika. Perchè fa finta di non capirlo che io la stimo tanto.

Mar - Ah, lo vede? Ha detto "la stimo". E' una valutazione professionale. Io ti stimo un buon impiegato. Ma con questo non voglio dire che sono innamorato ti te.

Gal - E dai, Marika. Non giochiamo con le parole. Se un uomo, quarantenne, invita una bella donna ad un incontro riservato, in un albergo, questo che vuol dire?

Mar - Che è un fetente e che vuole approfittare di lei.

Gal - Ah, questo no. Io sono una persona assolutamente rispettosa delle norme del vivere civile e non approfitterei mai di una donna sola e indifesa, per giunta in un luogo così provocatorio come può esserlo una camera d'albergo.

Mar - (Piange forte) Allora non approfitterà di me?

Gal - Neanche morto.

Mar - Perché le faccio schifo?

Gal - Ma che dice? Perché ciò avverrebbe se, e solo se, lei fosse consenziente.

Mar - Ah. Ho capito. (Tira su il naso e si soffia).

         Ma allora lei che cosa vuole da me?

Gal - Io? Beh, veramente... io da lei vorrei...

Mar - Vorrei?

Gal - Vorrei avere un rapporto...

Mar - Nooo!?

Gal - Un rapporto affettivo. Una persona con la quale trascorrere dei momenti... indimenticabili.

Mar - E lei è sicuro che io possa darle tutto questo?

Gal - Si, lo sento da come reagisce il mio subconscio.

Mar - Che?

Gal - (Con sentimento crescente) Quando io la guardo, l'ammiro, la scruto, la penetro con lo sguardo nel profondo dei suoi occhi, il mio subconscio avverte dei fremiti e come un cavallo imbizzarito si rizza sulle zampe come un cavallino rampante e comincia a galoppare con la fantasia nell'oscuro bosco della felicità.

Mar - Il subconscio?

Gal - Si.

Mar - (Soffiandosi) Ma lei è un poeta. Mi ha detto delle cose... che mi hanno fatto venire i brivido. Guardi, ho la pelle d'oca.

Gal - Lei non ha solo la pelle d'oca, lei è tutta rossa in viso. Allora vuol dire che prova qualcosa per me?

Mar - Davanti ad un uomo così sensibile bisogna riconoscere che si sente un certo trasporto.

Gal - (Audace) Allora lasciamoci trasportare dall' onda dell' amore.

Mar - (Sfuggendo) Più che un'onda lei mi sembra uno "tzunami".

Gal - (Si versa dell'acqua e fa per prendere la pillola dalla scatola dell'Aspirina) Si, io sono lo "tzunami" che travolgerà il tuo cuore...

Mar - Che fa, prende un'Aspirina?

Gal - Si, ho la testa che mi scoppia.

Mar - Per favore, la prego. Ricordi i patti. Ho accettato di venire qui a condizione che lei fosse irreprensibile. Se no me ne vado.

Gal - Si,si, va bene, d'accordo. (Tra se) Non è il momento.

         (Depone la scatola sul tavolo e si siede in poltrona). Come sta suo marito?

Mar - Benissimo, grazie.

Gal - Mi fa piacere. E come mai non l'ha accompagnata?

Mar - Qua?

Gal - Certamente. Così tutto sarebbe stato ancora più irreprensibile.

Mar - Che spiritoso.

Gal - Non sono spiritoso.

Mar - Allora quando la finisce di fare lo stupido?

Gal - Quando lei smetterà di fare la cattiva con me. Io aspetto questo momento con ansia per stare soli, noi due. Per farle vedere quanto è grande il mio sentimento e quando l'ora tanto attesa finalmente arriva, lei mi chiede di essere irreprensibile. Anche se volessi, non potrei. E' da troppo tempo che aspetto questa occasione. Marika.

Mar - Da molto tempo?

Gal - Da sempre. Lei per me è l'incarnazione della donna ideale. Amarla significa vivere un sogno atteso da sempre e lei, avrebbe la crudeltà di impedirmi di raggiungere l'acme della felicità.

Mar - Queste sono tutte parole che magari ha detto ad altre cento donne per colpirle, per farle cadere.

Gal - Marika! Perché vuole dubitare della mia sincerità?

Mar - Non dubito della sua sincerità, ma lei dimentica che ho un marito?

Gal - E sarebbe la prima volta che una donna si dona all'uomo che l'ama perdutamente, al di là della condizione anagrafica? L'amore valica anche la burocrazia.

Mar - (Come sconfitta si siede in poltrona) Si, l'amore valica le montagne... l'amore, quello con la A maiuscola. Anch'io si può dire che l'amo, ma come si ama un buon amico. Un amore fraterno.

Gal - No, Marika. Mi permette sempre di chiamarla per nome. Questo splendido nome. Nome slavo.

Mar - Veramente il mio vero nome è Maria Carmela, Mari... Ca. Sa, la Madonna del Carmine alla quale mia madre era tanto devota.

Gal - Capisco. Dunque le chiedo, mia cara Marika: che significa amare come un buon amico una donna di cui si è follemente innamorati? Una cosa simile è possibile? No! Non è possibile.  Non ci sono due modi di amare una donna. C'è n'è uno solo, capisce, uno solo, quello vero, come natura crea.

Mar - Che belle citazioni. Ma io ho paura di cedere a queste dolci lusinghe.

Gal - Quando si è belle che lei lo è, si hanno dei doveri nei confronti dell'amore.

Mar - Doveri?

Gal - Si. Quando l'amore chiama non ci si può restare indifferenti. Se lei volesse, io l'amerei  come nessuna donna è stata mai amata.

Mar - E' vero?

Gal - Glielo garantisco.

Mar - E come?

Gal - Vuol vedere?

Mar - Si:

Gal - (Buttando un'occhio al giornale recita le battute di D'Annunzio).

         "Sarete mia dalla testa ai piedi ed io sarò il padrone di tutto... dei vostri occhi vispi, del vostro nasetto biricchino, delle vostre labbra appetitose, del vostro piccolo, delizioso mento, delle vostre tettine rotondette... del vostro..."

Mar - (Risentita) No, questo è troppo.

Gal - Chè successo?

Mar - E' successo che me ne vado.

Gal - Perché?

Mar - Perché certe cose non si dicono ad una signora che dice di amare e rispettare.

Gal -  Ma non ho detto niente di male. Ho solo citato un classico della letteratura, D'Annunzio.

Mar - Ha citato don Nunzio?

Gal - No, D'Annunzio: "Il fuoco fatuo". Un classico del teatro.

Mar - E dicevano queste cose?

Gal - Ma quali cose? L'amore non ha tempo. L'amore è eterno e io posso prendere a prestito le parole di Cesare per Cleopatra, di Romeo per Giulietta e trovarle sempre nuove, vive moderne.

Mar - Questo è vero ma... certi riferimenti... è vero che sono di...

Gal - D'Annunzio? Si, ecco qua. (Prende il giornale) Lo leggevo mentre aspettavo lei e così ora mi sono tornate alla mente. (Legge mostrando a lei).  Dice esattamente: "potrò far con voi tutto ciò che vorrò. Sarete mia dalla testa ai piedi ed io sarò il padrone di tutto...

Mar - Si, si. Ho visto. Eppure... non pensavo...

Gal - Eh, ma nella letteratura ci sono passi veramente travolgente che solo il poeta e le persone colte e sensibili possono capire nella loro essenza vera, profonda poetica, spirituale. Il poeta non è mai volgare.

Mar - E' vero, questo lo so. Non perserà che sono ignorante.

Gal - Penso solo che lei è deliziosa. Tuttavia...

Mar - Tuttavia?

Gal - Tuttavia la cosa merita una piccola penitenza per farsi perdonare.

Mar - E qual'è questa penitenza?

Gal - Un bacio.

Mar - No.

Gal - Forza, coraggio.

Mar - E va bene, ma sulla fronte.

Gal - No, più giù.

Mar - No.

Gal - Ti prego dai.

Mar - No. Allora sulla guancia.

         (Si avvicina lentamente e lo bacia sulla guancia ma Galeazzo la stringe a se. Marika grida e si stacca).

         Ahia. Mi ha fatto male.

Gal - Male?

Mar - Si, ha qualcosa di duro che mi ha fatto male.

Gal - Qualcosa di duro? Dove?

Mar - Lì, in petto.

Gal - Ah, in petto. E' il telefonino.

Mar - Ma come ce l'ha grosso.

Gal . Si, è un satellitare.

Mar - Satellitare? E a che serve?

Gal - Serve a comunicare con il satellite.

Mar - Mamma mia. Lei comunica con le stelle?

Gal - Col satellite. Ma comunico anche con le stelle come lei.

Mar - Perché?

Gal - Perché dove vado per lavoro, non sempre c'è camp e allora con il satellite c'è sempre la linea e io posso fare i miei ordinativi.

         (Bussano alla porta)

Mar - Mamma mia. Chi è?

Gal - Non si spaventi.

Mar - Ma chi può essere?

Gal - Non lo so. Ora apriamo e vediamo.

Mar - E se fosse mio marito che mi ha seguito fino a qui?

Gal - E aspettava tanto tempo per salire?

Mar - Ha aspettato il tempo giusto per trovarci in intimità.

Gal . Ah, allora noi siamo in forte ritardo.

Mar - Non scherzi. Io sto tramando.

Gal . Va bene, ora vado. Lei resti qui nascosta. Io non farò entrare nessuno. (Esce).

Scena 5/1

(Marika sola)

Mar - E' stata prorpio una pazzia venire qui. Speriamo che non è mio marito. Se mi avesse seguito certo non avrebbe aspettato tanto. No, sono troppo agitata. Ho la testa che mi scoppia. (Vede la scatola di aspirina)

         Ah, forse con un'aspirina mi sentirò meglio.

         (Prende una pillola)  L'aspirina blu? Sarà un nuovo tipo. (Legge sulla scatola) Aspirina per adulti. E' un'aspirina normale.  (Si versa dell'acqua e ingoia la pillola  poi si mette in un angolo in attesa di Galeazzo).

Scena 6/1

(Marika e Galeazzo)

Gal - (Entrando) Marika. Dove sei?

Mar - Allora? Chi era?

Gal - Quella stupida delle pulizie.

Mar - Voleva fare le pulizie?

Gal - Veramente ha bussato perché c'erano le chiavi fuori della porta.

Mar - E lei ha lasciato la porta aperta. E se entrava qualcuno e ci vedeva?

Gal - Veramente la porta l'ha aperta il cameriere. Poi tutti e due ci siamo distratti a parlare e così...

Mar - Vi siete messi a parlare?

Gal - Si, le solite chiacchere che fanno i camerieri.

Mar - Che magari sono curiosi di sapere chi sarà la vittima.

Gal - Quale vittima?

Mar - Mi ha capito bene. E subito tra voi uomini scatta la solidarietà maschilista.

Gal - Marika, ma che dice? Io sono una persona discreta. Dalla mia bocca non uscirà mai una parola su quello che succede tra noi.

Mar - Tra noi non succede proprio niente.

Gal - Ma succederà, perché io l'amo.

Mar - Ne è proprio sicuro?

Gal - Si, lo sento.

Mar - Che cosa sente?

Gal - Sento che incomincia a provare qualcosa per me.

Mar - Ho avuto tanta paura, quando hanno bussato alla porta.

Gal - Ma adesso non c'è più motivo di preoccuparsi.

Mar - Ha chiuso la porta?

Gal - Sprangata.  Si sente più tranquilla?

Mar - Si.

Gal - Adesso si rilassi qui, sul letto.

Mar - Sul letto? No.

Gal - Ma io ho detto "sul letto" per stare due minuti rilassati, a parlare. (Accende una radio vicino al letto con musica).

Mar - A parlare?

Gal - A parlare. Giuro.

Mar - Mi metto qui, sulla poltrona.

Gal - E io mi metto qui ai suoi piedi.

         (Dopo un breve silenzio lui le prende la mano e gliela accarezza)

Mar - Dovevamo parlare.

Gal - A volte il silenzio dice più delle parole.

         (Continua ad accarezzarle la mano, poi la bacia dolcemente).

Mar - Provo una strana sensazione.

Gal - Buona o cattiva?

Mar - Buona.

Gal - Allora le mie carezze fanno effetto?

Mar - Può darsi.

Gal - (Si alza).

Mar - Dove va?

Gal - A prendere una sorpresa. Chiudi gli occhi.

         (Si avvicina al tavolo, si versa dell'acqua, poi dice tra se) Questo è il momento giusto.  (Cerca la pillola dalla scatola di Aspirina. Non la trova. Fruga con ansia, guarda a terra).

Mar - E allora? Questa sorpresa ci sta?

Gal - Certo che ci sta. (Stupito prende la bottiglia, si avvicina a Marika che è distesa sulla poltrona e stappa sempre guardando verso il tavolo e in terra. Il botto fa saltare Marika).

Mar - (Ridendo) Che paura. Pensavo a un colpo di pistola.

Gal - (Distratto consegna la coppa vuota e poi versa) Ma dove diavolo è andata a finire?

Mar - Che cosa?

Gal  - Dov'è andato a finire... il tappo dello spumante.

Mar - Che carino. Ti vuoi conservare il tappo per ricordo del nostro primo incontro.

Gal - (Fa cenno di si con la testa).

Mar - Cin-cin.

Gal - Cin-cin.

Mar - A me le bollicine dello spumante mi fanno venire il prurito al naso.

Gal - A me no.

Mar - Che pensiero romantico hai avuto. Galeazzo.

Gal - Finalmente, hai detto il mio nome. Tesoro.

Mar - Si, Galeazzo. Ma ti chiamerò Gale.

Gal - Meno male che non mi hai chiamato con la seconda parte.

(Ridono)

Mar - Parlami ancora. Parlami come mi hai parlato prima.

Gal - Si, tesoro, io... sono veramente sorpreso...

Mar - Sorpreso?...

Gal - Sorpreso della tua dolcezza.

Mar - Perché non mi conosci. Sembro una dura, ma sotto sotto sono (scherzosa) una dolce natura.

Gal - (Mette via le coppe vuote e continua a guardare sul tavolo e a terra) Eppure poco fa... ho visto bene...

Mar - Poco fa non sentivo quello che sento ora. E questo grazie a te, al tuo parlare dolce e appassionato. Ho tanto bisogno di parole d'amore.

Gal - (Imbambolato) Si, tesoro.

Mar - Ripetimi quello che hai detto poco fa, che c'è un solo modo d'amare... uno solo... quello vero... come natura crea...

Gal - Si, tesoro.

Mar - (Tira verso i se Galeazzo) Sai che ti dico? Avevi ragione.

Gal - Si, tesoro.

Mar - Che c'è? Perchè improvvisamente non dici più niente.

Gal - Ma no, tesoro.

Mar - Allora, vieni qui, vicino a me. Poggia il tuo capo sulle mie tettine rotondette.

Gal - (Si avvicina come ipnotizzato). Si tesoro?

Mar - Ma non dire sempre "si tesoro".  Stringimi forte tra le tue braccia.

Gal - Si, teso... Così?

Mar - Ma che cos' hai?

Gal - Niente.

Mar - Ma come niente. Non sei più lo stesso. Hai perso tutta la tua brillantezza.

Gal - Veramente ho perso una cosa....

Mar - Cos'è che hai perso, dillo alla tua Marika.

Gal - Ho perso la mia pillola.

Mar - Quale pillola?

Gal - Quella che era sul tavolo.

Mar - Sul tavolo? L'Aspirina? Ma prché ti fa male la testa?

Gal - L'Aspirina?

Mar - Si, sul tavolo c'era la scatolina dell'Aspirina. Come mi dispiace, amore. Ce n'era una sola e io tenevo un cerchi alla testa. Così l'ho presa e adesso mi sento benissimo.

Gal - Hai preso... la pillola...

Mar - Mi dispiace, non sapevo che soffri di mal di testa.

Gal - Di che colore era la pillola?

Mar - Celestino.

Gal - Hai preso la pillola blu.

Mar - Si. Un nuovo tipo di Aspirina.

Gal - No. Dio mio. Non era Aspirina.

Mar - Allora era veleno?

Gal - Purtroppo no.

Mar - Come purtroppo?

Gal - Per il veleno c'è sempre un antidoto. Ma in questo caso non esistono rimedi.

Mar - Ma di che si tratta? Dimmelo, ti prego. Non voglio morire.

Gal - No, tu non morirai. Ma a me mi farai morire.

Mar - Non ti capisco, amore mio.

Gal - Ma capisco io. E capisco pure perché mi chiami "amore mio".

Mar - Galeazzo, ma che dici.

Gal - Dico che quella pillola non era Aspirina, era Viagra.

Mar - Viagra. La pillola dell' amore. Jahooo!

Gal - Ma perché l'hai presa?

Mar - Pensavo fosse Aspirina. Ma non ti preoccupare. Sto bene. Anzi benissimo.

Gal - Ma sono io che non sto bene.

Mar - (Ridendo) Uh, poverino. Ma ora ci penso io a farti star bene, vedrai. (Sensuale) Sarò io il tuo Viagra.

Gal - (Spaventato) Come dici? Devo chiamare il cameriere e farmi portare un'altra pillola. (Bussa il pulsante apposito).

Mar - Si, sarò la tua musa ispiratrice. Colei che scatenerà la furia mascolina che è in te.

Gal - Non è possibile?

Mar - Niente è impossibile ad un uomo come te. Io lo so, lo sento che sei forte, virile, bramoso...

Gal - No... non esagerare. Sono solo un uomo... credo... normalissimo.

Mar - Si, finalmente hai vinto. Non opporrò resistenza. Cogli pure questo fiore che hai coltivato con tanto amore.

Gal - Maledetta pasticca.

Mar - Benedetta pasticca. Ora sono libera da ogni inibizione. Finalmente ti vedo senza pregiudizi. Ti vedo nudo.

Gal - No. Con le luci accese mi vergogno.

Mar - Ho messo a nudo la tua anima. Il tuo cuore. Baciami, non aspettare più...

Gal - Si... però... mi sento come... un oggetto del desiderio.

Mar - Amore, non essere così profondo. Mostrami il vero Galeazzo.

Gal - Vorrei tanto, ma mi sento come inibito, bloccato da questa situazione per me insolita. Mi sento un Galeazzo moscio.

Mar - Allora non provi niente per me?

Gal - Si provo... provo... ma mi sento come irrigidito.

Mar - Bene. Vedi che ci siamo.

Gal - No, irrigidito psicologicamente.

Mar - Adesso non tiriamo in ballo la psicologia... la verità è che non mi desideri più. Siete sempre così, voi uomini. Una volta conquistata la donna, la vostra libido si affloscia e tutto finisce.

         (Bussano alla porta).

Gal - (Corre alla porta). Chi sarà?

Mar - Che c'importa. Non rispondere.

Gal - E se fosse tuo marito?

Mar - Gli direi che è inutile questa sua gelosia se poi dedica tutto il suo tempo al lavoro e di me si dimentica anche i compleanni.

         (Ribussano).

Gal - Vado a vedere. Chi è?

         (Va ad aprire mentre Marika si nasconde nel bagno).

 Scena 7/1

(Galeazzo, Marika e Cameriere)

Gal - Ah, siete voi?  (Sottovoce) Avete combinato un bel guaio con quella pillola.

Cam - Io? Che guaio.

Gal - La signora ha visto la scatola di Aspirina e poiché aveva mal di testa se l'è presa senza che me ne accorgessi e adesso... non vi dico...

Cam - Immagino. Buon per voi.

Gal - Ma che cosa. Io mi sono letteralmente bloccato.

Cam - E perché?

Gal - E non lo so. sarà un fatto psicologico. La richiesta è troppo pressante e non so se... Dovreste darmi subito un'altra pillola per me.

Cam - Mi dispiace, ma quella era l'ultima. E' stata una settimana d'inferno ed ho finito tutta la scorta.

Gal - E mo io come faccio?

 Mar - (Affacciandosi dal bagno) E chi è questo bel giovine che ci è venuto a trovare.

Gal - E' il cameriere, cara.

Cam - Per servirvi, signora.

Mar - Che gentile.

Cam - Detto da una bella signora come lei è una lusinga.

Mar - Ma sapete che avete molta classe.

Cam - Sono abituato a servire donne di classe.

Mar - Esaudite ogni loro richiesta?

Cam - Certamente. Sono qui per questo.

Mar - Allora mi accompagni nella beauty farm. Ho bisogno di rilassarmi dalla tensione accumulata in questa stanza. Avete anche il reparto massaggi?

Cam - Certamente signora. Il nostro massaggiatore è campione di culturismo.

Mar - Allora andiamo. Voglio farmi massaggiare da capo a piedi.

Cam - Con piacere signora.

Mar - (A Galeazzo) Addio per sempre.

Cam - Prego signora, mi segua. (A Galeazzo) Buon riposo signore.

          (Escono con un atteggiamento di complicità)

Gal - (Richiama Felice). Felice.

Cam - (Rientra solo). Si?

Gal - Mi porti una pillola.

Cam - Ma gliel'ho detto, sono finite.

Gal - No, mi porti una pillola di Aspirina, quella vera. Anzi due. Ho la testa che mi scoppia.

Cam - La capisco.  (Via)

Gal - (Si lascia cadere sul letto).

FINE  1°  ATTO

ATTO SECONDO

Scena 8/2

(Cameriere e Caterina)

Cam - (Entrando con un cesto, con fare circospetto comincia ad apparecchiare la tavola con una certa cura, disponendo anche una coppia di candelabri).

Cat - (Entra spaventando il cameriere). Ah, stai qua?

Cam - (Sobbalzando) Mamma mia, Cateri'. Mi hai fatto mettere una paura.Mi pensavo che era lui.

Cat - No, no. Si sta facendo la doccia, vai tranquillo. Hai portato tutto?

Cam - Tutto? Ti ho apparecchiato una tavola peggio di un prìncipe.

Cat - Come peggio? Vuoi dire meglio?

        (Osserva e dispone con cura la tavola e le pietanze. I due continuano così mentre discutono sottovoce).

Cam - Peggio per dire meglio. E' un modo di dire nostro. lo poi mi scordo che sei extracomunitaria.

Cat - Guè' bello, io sto qua da vent' anni e da dieci tengo pure la cittadinanza.

Cam - Lo so, lo so. lo a te ti conosco da quando cominciasti a lavorare all'altra pensione, ti ricordi? Quella vicino alla stazione.

Cat - E come non mi ricordo? Ero una ragazzina fresca  

        fresca.

Cam - Eri proprio una bella gnocca e tenevi clienti in quantità.

Cat - Mo mi sono fatta vecchia e il cliente è uno solo.

Cam - Ma vale per tutti quelli che tenevi. Questo sta abbastanza caldo.

Cat - Oramai caldo o freddo io il mio l'ho fatto. A quest'età che devo fare più.

Cam - E allora perché ci stai con lui.

Cat - Tu non ci crederai, ma io ci sto per ... Ma quanti cose vuoi sape'. Ci sto e basta. Ma stai sicuro che non ci sto per interessi. Modestamente posso affrontare la vecchiaia senza problemi.

Cam - Vecchiaia? Ma tu quant'anni tieni?

Cat - (Scherzando) Gue', scostumato, non si chiedono gli anni a unasignora.

Cam - Caterì, quant'anni tieni tieni, tu sei sempre una belladonna. Simpatica, piacente e desiderabile.

Cat - Ma che è, mi stai facendo la corte?

Cam -Beh, ti devo confessare una cosa. Tu mi piacevi   molto, anzi qualcosa di più.

Cat - Ti piacevo. Allora adesso non ti piaccio più?

Cam - Mi piacevi e mi piaci ancora. Quando stavo con te, quella mezz'ora mi provocava una emozione incredibile. Mi ricordo che aspettavo tutta la settimana con ansia il momento del nostro incontro, mettendo i soldi da parte. E quando arrivava il momento mi preparavo proprio come uno si prepara per incontrare la sua fidanzata. Ma io lo so che tu non mi hai mai considerato.

Cat - Chi te lo dice. Solo che, quando si fa un lavoro come il

mio, non ti è permesso mostrare i sentimenti.

Cam - Perché?

Cat - Perché sai che non sei una persona. Per gli altri, per i

clienti, sei uno strumento, un mezzo di evasione da realtà forse infelice. (Con ironia scherzosa) E questa era la mia missione: donare mezzora di felicità a poco prezzo. Catlina la missionaria.

Cam - Catlina, bello. No Caterina.

Cat - Il mio nome originale e Catlina. (Hanno finito di sistemare) E mo, te ne vuoi anda'? Che devo andare a prendere a lui.

Cam - Va bene signora missionaria. Hai visto che bella tavola ti ho apparecchiato? Ti ho portato pure la bottiglia si spumante. Ci voleva proprio.

Cat - Ma la tieni sempre pronta 'sta bottiglia di spumante. Ti ho detto che volevo una bottiglia di champagne francese. Il migliore.

Cam - Beh, l'ho presa. Ma sei sicura? Guarda che costa una cifra.

Cat - Non ti preoccupare. Va bene così. Dopo facciamo i conti.

Cam - No, non ti preoccupare. Spero solo che la festa riesce. Sono contento che tu festeggi... qualcosa. Te lo meriti. Meglio festeggiare che piangere... no?

Cat - Io ti ringrazio per queste belle parole. Ma purtroppo non festeggio proprio niente. E' solo uno sfizio mio. Dopo anni di onorato servizio, mi sono fatto un regalo. Mi voglio illudere che questa è una serata speciale.

       (Suona il campanello del bagno). Va,va.

Cam - Vado. Comunque se gli serve, tengo sempre quella

pastiglietta blu.

Cat - Te ne vai o no.

Cam - Vado, vado. E tanti auguri.

    (Via)

    (Campanello suona deciso)

Cat - Vengo, vengo. (Entra nella stanza da bagno e riesce

    aiutandoLeone che cammina con qualche difficoltà).

Scena 9/2

(Caterina e Leone)

Leo - Sto bussando da un'ora. Ma dove diavolo sei stata?

Cat - Un'ora? Io stavo qua e ho sentito due bussate due minuti fa.

Leo - Non è vero, non mi contraddire. Da anni che ci

conosciamo, non hai mai detto: è vero scusate.

Cat - E' vero, scusate.

Leo - E non mi pigliare per il culo.

Cat - Nossignore, quello è il mestiere mio.

Leo - E non fare questo spirito di bassa lega.

Cat - (Fa sedere Leone con le spalle al tavolo in modo che non vede la tavola imbandita, gli toglie l'asciugamano dalle spalle e comincia e rivestirlo).

         Ecco qua, la maglietta è bella calda e morbida. L'ho tenuta sul termosifone.

Leo - Sul termosifone non la devi mettere. Perché poi puzza di pittura. Questo è cashmir.

Cat - E allora come faccio a riscaldarla?

Leo - Te la metti sotto la maglietta.

Cat - Va bene. Riscaldamento naturale della pregiata maglietta in cashmir del noto magnate...

Leo - (Ride a singhiozzi).

Cat - E mo, perché ridi?

Leo - Per un momento ho pensato che stavi dicendo" del noto magnaccio ...

Cat - Non l'avrei detto mai.

Leo - Brava. Perché mi stimi una persona onesta.

Cat - No. Perché io non ho mai permesso a nessuno di sfruttarmi.

Leo - Brava. Hai fatto bene. Mai farsi sfruttare.

Cat - Anche i tuoi dipendenti la pensano così.

Leo - E io sono con loro. Uhé, bambina, io sono stato sempre con loro. I miei dipindenti li ho sempre trattati come figli miei.

Cat - Ma se non hai figli.

Leo - Appunto.

Cat - E questa bella camicia? (Gliela infila e l'abbottona)

         Sicuramente sarà di seta.

Leo - Odio le camice di seta. Sono volgari e poco pratiche. La seta non è fresca come il buon cotone naturale di Makò.

Cat - E i tuoi dipendenti, scusa, i tuoi figlioli la camicia di Makò ce l'hanno?

Leo - Ma che razza di domande cretine mi fai. Si vede che sedonna e non capisci niente di politica e finanza. I miei dipendenti hanno un lavoro grazie alle mie capacità imprenditoriali. E quindi io sono un unicum, sono il motore e merito quello che merito.

Cat - Giusto signor unicum.

Leo - Ma che cos'è oggi tutta 'sta voglia di chiaccherare?

Cat - Così, tanto per conoscersi un poco di più, dopo tanti anni che ci vediamo.

Leo - Una volta al mese.

Cat - Novecentosessanta volte.

Leo - Come?

Cat - Una volta al mese, da quando ci conosciamo, fanno

novecentosessanta volte.

Leo - Possibile?

Cat - Basta fare una moltiplicazione.

Leo - E tu hai fatto questa moltiplicazione?

Cat - Certo.

Leo - Però, che bravura.

Cat - Ma no. E' una semplice moltiplicazione.

Leo - No. Dicevo che bravura la mia.

Cat - Se fossi stata una tua dipendente a quest'ora avrei maturato una bella pensione di anzianità.

Leo - L'hai detto. Oramai sei una pensionata... (la guarda) o quasi.

Cat - Adesso ti rendi conto di tutto quello che ti ho dato?

Leo - E tu ti sei scordata di tutto quello che ti ho dato?

Cat - (L'aiuta ad infilarsi i pantaloni). Riconosci che frequentare me ti ha fatto bene. Quando ti ho conosciuto sembravi già un vecchio cadente. Un mese dopo la mia cura eri cosi in forma che sembravi uscito dalle acque di Lourdes.

Leo - Sei in piena crisi di esaltazione mistica. Avevo solo la

         schiena debole.

Cat - Non era solo la schiena debole. Ricordi? E tu mi dicesti proprio che io avevo una manina che faceva miracoli.

Leo - Invecchiare ti crea brutti effetti. E soprattutto ti fa perdere quella straordinaria qualità che ti hai sempre avuto: la educazione.

Cat - Che vuoi dire, che sono una maleducata?

Leo - Voglio dire che improvvisamente oggi, dopo ventanni che ci conosciamo, hai un atteggiamento nei miei confronti non rispettoso come sempre.

Cat - E' vero, mio caro Leo...

Leo - Leo? Non ti sei mai permessa di chiamarmi Leo.

Cat - E allora? Sarebbe ora che mi prendessi qualche confidenza. Tu te ne sei prese tante di confidenze con me.

Leo - Che c'entra. E' diverso.

Cat - Se penso alle cose che mi hai  

         fatto fare e dire... alle espressioni particolari che mi hai insegnato...

Leo - (Fiero) Beh, certe volte mi lascio un po' andare.

Cat - Certo, perché hai sempre pensato che comprandomi potevi chiedermi tutto e io non dovevo rifiutare niente.

Leo - Non ho mai pensato questo. Devi ammettere che ti ho sempre trattato come una signora. Anzi, devo dirti che nei primi anni mi hai sempre trattato come si tratta un cliente: grande fredezza e tempi misurati. Anche allora mi aiutavi a rivestirmi per guadagnare tempo. Una volta, quando tornai a casa mi accorsi che mi avevi messo il pullover sotto la camicia.

Cat - Non avevo ancora molta pratica. (Gli mette la cravatta e l'annoda lasciandola lenta).

Leo - Aggiusta meglio questa cravatta. Guarda come è moscia.

Cat - (Stringe troppo la cravatta).

Leo - Ma che stringi. Così mi fai male.

Cat - Ma si può sapere? Mi pari la mogli 'e zi' Pascale: muscio nun le piace, tuosto le fa male.

Leo - Ma come fai a dire queste cose?

Cat - Leggo, mi acculturo. Imparo usi e costumi.

Leo - Basta. Non voglio parlare più. Ho cose molto più serie da fare. lo ho grandi responsabilità e grandi problemi.

Cat - Anch'io ho avuto grandi problemi. Ma nessumo mi ha mai chiesto se avessi bisogno di aiuto. Perché facevo questo lavoroa quell'età, così giovane. Una volta promisero un milione di posti di lavoro. Mi illusi anch'io di prenderne uno. Di cambiare vita. Di diventare un'anonima impiegata, una cassiera al supermercato. Magari un tuo supermercato. Niente.

                  Ho dovuto continuare nella mia unica attività che mi  

                  permettesse di vivere o forse sopravvivere.

Leo - Mettimi i calzini. Ho freddo ai piedi.

Cat - Subito signor Leone. Ve bene così?

Leo - Ma oggi che vuoi da me. lo ti pago più della tariffa normale,  per avere un momento di... insomma per fare certe cose e non per discutere.

Cat - Ma possibile che ogni cosa deve avere il suo interesse.

Leo - E' inutile illudersi. La vita è fatta così. Quindi risparmiami questi discorsi. lo non ho fatto mai il difficile. Non ti ho mai chiesto niente che non ti andasse a genio. Chissà quanti ne hai conosciuti che ti hanno mancato di rispetto. lo invece, che ti ho sempre trattato bene, adesso devo essere criticato da te.

Cat - Accidenti. Queste scarpe saranno pure costosissime ma non riesco mai a farle entrare subito.

Leo - Grazie. Il piede, stando libero, si gonfia e perciò poi non mi entrano.

Cat - Ecco fatto. Adesso sei pronto.

Leo - Bene. lo vado e spero che la prossima volta ritornerai a essere la Caterina che ho sempre conosciuto.

Cat - Fermo li. Per oggi non è finita. Girati lentamente.

       (Accende con rapidità i candelabri). Sorpresa.

Leo - Beh? Che cos'è? Capodanno?

Cat -No, mio caro Leo. E' solo una tavola pronta per una cenetta intima.

Leo - Brava. E' per il prossimo cliente?

Cat - Lo sai che da un pezzo l'unico mio cliente sei tu.

Leo - Ergo, devo intuire che tutto questo apparato è per il

sottoscritto?

Cat - Certo.

Leo - Dove vuoi arrivare?

Cat - Stai tranquillo, non pagherai nessun extra. Diciamo che voglio solo prenderti per la gola.

Leo - Ma finiamola con questa farsa.

Cat - Per te questa è solo una farsa? Non riesci a pensare ad altro. Ad avere una emozione. A pensare che di fronte non hai una marionetta fatta di legno. Vedi, la differenza tra me e te è che nonostante il mio ruolo, io non riesco a vederti come come un pezzo di legno. Per me non sei il cliente mordi e fuggi, ma sei un uomo, una persona con tanto di anima,spero.

Leo - Ancora non capisco che cosa vuoi.

Cat - Io voglio solo farti capire che non esistono solo gliinteressi, i rapporti di lavoro. E oggi voglio farti provare ilpiacere di una buona cena a lume di candela.

Leo - E tu pensi che questa cosa mi colpisca tanto. lo che mangio a cene, congressi, incontri importanti in alberghi a cinque stelle superlusso.

         Cat - Però da vent'anni vieni qui e trovi la tua Caterina sempre pronta come una macchinina in attesa nel suo garages.E invece oggi scopri che Caterina è una persona, che si sforza di adeguare la sua mente alla realtà della situazione, che cura un sacco di interessi, che ha preso persino il diploma della scuola alberghiera. Sorpreso? Niente paura, le rivendicazioni sono finite. Adesso stappiamo una bella bottiglia di champagne offerto dalla casa. Vedi, ricordo ancora qualcosa delle lezioni a scuola. La bottiglia va tenuta in questo modo, con una inclinazione a quarantacinque gradi in modo che lo champagne non schizza fuori e il tappo deve restare nelle mani di chi stappa e non volare nella stanza.

Leo - Ma che cos'è, "scherzi a parte"? Non è che ci stanno le telecamere?

Cat - Niente telecamere. Non faccio queste cose. Adesso prova quest'antipasto. E' perfetto per esaltare il gusto dello champagne.

Leo - Ma, dico io,  per vent'anni il nostro rapporto è andato sempre liscio.

Cat - Venti anni, ma solo dodici giorni all' anno.

Leo - Brava la ragioneria.

Cat - Non hai mai mostrato un minimo di interesse per  me come persona. E questo è tipico di chi ha molti soldi. Gli interessi per te sono solo quelli che maturano sui conti...

Leo - Oh. basta. Che stai a fare il giudice? Io ho sempre fatto un'attività lecita...

Cat - Seiabbastanza ricco per non dover essere per forza

         ipocrita. Sia ben chiaro che apprezzo molto il tuo carattere.

Leo - Troppo buona?

Cat - Capisco bene che hai scelto di avere un rapporto con una prostituta perché ti libera il cervello. Non ti inibisce. Non ti devi preoccupare di quello che pensa. Se fai cilecca non si arrabbia. Non ti mette in croce per un sacco di pretese affettive.

Leo - Fino ad oggi sei stata perfetta. Forse non te ne rendi conto, ma queste visite significavano molto per me. Qualche volta contavo anch'io i giorni. E allora, perché vuoi sciupare tuttto?

Cat - Sciupare tutto solo per essere uscita dal mio ruolo preparando una tenera cenetta. Perche non ti lasci un po' andare? Mi piacerebbe farti sapere che ci sono tante facce in me. So cucinare, cucire, ricamare, tenere una conversazione con chiunque. E poi la mia casa è piccola ma ben arredata, di buon gusto e sono molto rispettata da tutti gli abitanti del mio palazzo. Perché non possiamo conoscerci meglio?

Leo - Ti conosco anche troppo bene.

Cat - Per il sesso? Se c'è una che dovrebbe sapere quanto è importante, sono io. Mica voglio negarlo. Ma...

Leo - Quello che sono stato come imprenditore. quello che sono stato nella Borsa, quello che sono stato nella speculazione edilizia, lo stesso uomo sono stato qui. E' la parte migliore di me, o almeno la parte più vera. Con mia moglie e i miei figli non sono stato così. Con loro ho fatto quello che dovevo e non quello che volevo. Perché la gente vuole guardare troppo in fondo? La verità segreta è la migliore ed è meglio che se ne vada all'inferno.

(Mangia con disattenzione e beve).

Comunque, preferivo quando le cose erano sul piano degli affari. Adesso, hai un atteggiamento che mi mette a disagio.

Cat - Io ti metto a disagio?

Leo - In questo cambiamento del nostro rapporto io ci vado a perdere. Io so quando una cosa funziona. Squadra che vince non si cambia. Finché funziona, meglio lasciarla stare.

Cat - Tuconosci il mio nome?

Leo - Certo. Caterina.

Cat - Caterina che cosa? Da dove vengo? Chi era mio padre? Ho avuto un marito, dei figli? Come mai faccio questa attività?

Leo - Amo rispettare la privacy delle persone.

Cat - Almeno una volta, però, avresti dovuto chiedermi qualcosa di me, anche se tene strafregavi altamente. Penso che tu mi consideri una povera disgraziata. Allora voglio dirti una cosa. Quando ho iniziato la mia attività, non potevo pagarmi neanche l'affitto di una casa. Adesso tutto il palazzo dove abito è mio. Quattro piani in zona collinare e panoramica.

Leo - Un palazzo di quattro piani?

Cat - Dai box alla mansarda, condonata di recente.

Leo - Ma allora? Perché continui a fare questa vita?

Cat - Dal punto di vista finanziario, sono indipendente da più di dieci anni. Da allora tu sei il mio unico cliente.

Leo -Oh, mio Dio. E io che avevo scelto te proprio perché amo le cose semplici.

Cat - Le cose semplici? Allora sappi che la mia condizione economica mi ha aperto le porte dappertutto. Frequento alcuni eleganti circoli privati. Ho amici intellettuali. Sono amica di alcune mogli di uomini politici. Eppure tu hai sempre pensato che io fossi una donna semplice e capisco bene il significato di semplice.

Leo - Non volevo effenderti. Per semplice intendevo farti un

complimento.

Cat . Grazie.

Leo - Senti, perché hai rinunciato a tutti i tuoi clienti tranne me? Sono... così speciale?

Cat - Non c'è bisogno di domandarmelo.

Leo - Incredibile vero? Avevo una mezza speranza che fosse così. Per il resto mi sto consumando completamente. Negli altri uomini, il primo a cedere è quello. Dicono. Ma per me  non è così. Eppure certe volte ho avuto davvero paura che di me non ti importasse proprio niente.

Cat - No!

Leo - Non mi è mai piaciuta la vecchiaia. E' ripugnante. Gli occhi si appannano, la pancia e le ossa diventano grosse e vuote. Il sangue non circola bene nelle vene ostruite dall' arteriosclerosi.

Cat - Ma noi donne vediamo le cose in altro modo. Ho conosciuto uomini di tutti i tipi. So bene quello che veramente conta.

Leo - Che strano. Io sono sempre stato virile. L'ho dimostratoanche negli affari.

Cat - Tu batti tutti i record.

Leo - Ne sei sicura?

Cat - Voglio dire che un uomo come te può fare tutto quello che vuole, anche firmare assegni in bianco.

Leo - Sei intelligente, Caterina. Virtù ben rara in una donna.

Cat - Avanti, non fare il cinico maschilista, perché so che non lo sei. Ora devi dirmi se la cena è preparata con gusto.

Leo - Non posso negare che questa è una tavola raffinata. Ho notato la cura attenta del particolari.

Cat - Oramai ho molto tempo libero e così posso dedicarlo alle cose che mi piacciono.

Leo - Belle posate, bella la porcellana dei piatti. Chi l'avrebbe immaginato, in un ambiente come questo.

Cat - La tovaglia è di pizzo lavorato a mano. Mi costa una

        fortuna. Non se ne trovano più di così belle.E' una cosa

rara, come i nostri incontri.

Leo - Appunto. Le cose importanti sono sempre rare.

Cat - Le cose... ma noi non siamo cose, noi siamo persone con  tanto di animo e sentimanti. Se il nostro incontro ti fa sentire bene, perché non vederci di più?

Leo -Purtroppo io non ho, come te tanto tempo libero. I miei affari richiedono la mia presenza continua. lo sono l'animale da fiuto: fiuto l'affare e so decidere la scelta migliore. Se lascio ad altri crollerebbe tutto.

Cat - Potremmo almeno vederci due volte al mese. Per me

sarebbe già molto.

Leo - Pensi che ce la faccio?

Cat -Se organizzi i tuoi impegni...

Leo - No, dico, ce la faccio due volte in un mese?

Cat -Io direi proprio di si. E poi, ti posso preoarare un ottimo turamisù.

Leo - Lo sai che il dolce mi fa salire solo il diabete.

Cat - Conosco una persona che mi darebbe delle ottime pillolette blu, quelle si che tirano su. Potremmo vederci anche tutti i giorni come una coppia normale.

Leo - Non correre ragazza mia. Sappi che io sono allergico al matrimonio e se hai intenzione di spingermi a questo passo, beh, allora mettiti l'animo in pace.

Cat - Il mio animo è in pace.

Leo - E allora? Perché tanto interesse? Sei troppo intelligente per cedere solo ai sentimenti. Qual'è il piano che ti frulla nella mente? Su, dillo, sputalo fuori in modo chiaro.

Cat - Anche tu sei troppo intelligente per non capire che qualcosa vorrei da te.

Leo - Lo sapevo. Lo sapevo.

Cat - Io vorrei che tu conoscessi finalmente quel lato di me che non hai mai visto.

Leo - L'altra faccia della luna che io non conosco, ma che senza la quale vivo bene lo stesso.

Cat - Credimi, la mia richiesta non è una trappola. Io voglio

        essere aiutata da te ad uscire da questa mia condizione.

Leo - Hai detto che frequenti le mogli dei politici, i club privati. La tua è una ottima condizione.

Cat - No. Frequento tutta gente che non vale i soldi che ha. Falsi, ipocriti, interessati, arrivisti, passerebbero sul cadavere della madre per avere un posto nella società che conta ed io li ci sono arrivata, con i soldi. Ma io voglio di più. Voglio sentirmi una persona normale.

Leo - Normale? Che significa normale?

Cat - Significa non sentirmi circondata da mostri. Voglio vivere la mia vita mantenendo certi valori che, nonostante tutto, non ho mai perduto.

Leo - Valori? Ma non farmi ridere. Tu mi vieni a parlare di

        valori.

Cat - Si. Sono quei valori che mi hanno dato la forza di

        sopravvivere fno ad oggi.

Leo - Bene. Complimenti per i tuoi valori. Ma non vedo cosa posso fare per te.

Cat - Molto. So che hai una casa in costiera che non usi mai perchè troppo lontano e faticoso per te arrivarci. Io vorrei andare a vivere in quella casa, a contatto con la natura, lontano da questa gente. Vorrei sentirmi un po' come una castellana. Dedicarmi al suo arredamento, al giardino, agli incontri culturali. Conoscere nuova gente, uscire da questo mondo che non sopporto più. Ti prego, tirami fuori da questa vita, da questa città, da questa gente.

Leo - Hai messo gli occhi sulla mia villa. Adesso ho capito.

Cat - E invece non hai capito niente. La tua villa la voglio comprare. Ti cedero la mia proprietà. Credo che valga molto di più. Ma non m'importa.

 Leo - Dopo anni che tutto ha funzionato così bene, adesso si deve   rovinare tutto. Se tu vai a vivere in costiera noi non ci vedremo più.

Cat - Sono vent'anni che tutto funziona come hai voluto tu. Perché non si potrebbe anche considerare quello che voglio io?

Leo - lo, io, io. Sei stata vent'anni al tuo posto e questo ti ha fruttato una posizione economica invidiabile. Sei uscita dalla miseria e adesso non ti basta. No. Vuoi diventare che cosa? Una persona normale. Ma che vuoI dire normale. Che cos'è la norma. Quello che per te ènormale, per me è anormale. Vuoi andare? Vai. Cercati una casa in costiera, ce ne sono tante. Non sarò certo io a farti andar via da qui.

Cat - Dammi questa possibilità, te ne prego.

Leo - No. Tu devi restare qui e accontentarti di vedermi una volta al mese, come sempre, senza guastare un rapporto così ben fatto.

(Prende il telefonino e chiama).

Giovanni, vieni all'ascensore, sto scendendo.

(Chiude il telefono, prende il soprabito)

Oggi è stata una giornata eccezionale. Sono sicuro che il mese prossimo tutto ritornerà nella normalità. E si accontenti di quello che ha, signora. Mai forzare le cose. (Via).

Cat - (Comincia a sparecchiare).

Scena 10/2

(Caterina, Leone, Cameriere)

Cam - (Bussa alla porta. Non riceve risposta ed entra).

Cateri', com'è andata?

Cat - (Assente) Ah?

Cam - Com'è andata la festa?

Cat - La festa? La festa bene.

Cam - Mi fa piacere. Ma che cosa avete festeggiato?

Cat - Abbiamo festeggiato... venti anni di silenzio.

                                                    Cala la tela

(C)  Mariano Burgada Siae Dor 120850