Va’ fidarti degli angeli

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Va’ a fidarti degli angeli

Due atti di

Gilberto Machetti

PERSONAGGI

Enrico Consoli, regista

Antonio, attore

Pietro, attore

PAOLO, attore

TOMMASO, attore

DOTT. MARTINI, amministratore

COMMISSARIO NUCINI

Anna, attrice

Carla, attrice

Lisa Rossi, attrice

Sonia, attrice, moglie di Antonio

SILVIA, moglie di Enrico

ROSA, madre di Enrico

DOTT.SSA GELSI, vicina

ALINA, zingara


ATTO PRIMO

La scena è spoglia, solo un sipario sul fondo e qualche cantinella che sporge a terra dalle quinte con degli attrezzi accanto; è il palcoscenico di un teatro in cui si sta allestendo uno spettacolo; a destra c’è un cestino. Si accende un faro puntato sul centro del sipario, da cui escono con un balzo, una dopo l’altra, tre ballerine, cantando e disponendosi in maniera coreografica: Anna a sinistra, Carla a destra, Lisa al centro.

ANNA: - Eccoci qua! -   (mi, mi, mi, mi)

CARLA: - Eccoci qua!! -   (sol, sol, sol, sol)

LISA: - Eccoci qua!!!!! -   (do alto, do alto, do alto, do alto)

L’acuto della terza ballerina è talmente stonato e alto che il faro puntato sul trio esplode.

ENRICO: (è il regista; entra da dx, urlando, mentre si accendono le luci di servizio; dopo qualche istante si inizia a illuminare normalmente il palco) - Nooo! -

LISA: (ebete) - Non va bene? -

ENRICO: - No che non va bene! (mellifluo) Per dare l’idea delle gemelle Kessler dovete essere più dolci, più delicate… -

ANNA: - Le gemelle Kessler?! –

ENRICO: - Sì! –

ANNA: - Ma mi spieghi come diavolo facciamo in tre a dare l’idea delle gemelle Kessler? -

ENRICO: - Ragazze… Guardate che se siamo in questa situazione è perché nessuna di voi ha voluto rinunciare a indossare questo… bel vestitino (mostrandolo con disgusto).

CARLA: - Insomma, ti abbiamo già detto cento volte che fare le ballerine è sempre stato il nostro sogno. –

LISA: (sognante) - Il nostro sogno chiuso in un cassetto… -

ENRICO: - Se non ti zitti una volta per tutte ti chiudo in una bara, altro che cassetto, così la pianti di combinare casini! (urlando) E qualcuno sistemi alla svelta quel faro, che dobbiamo riprendere! –

Voce fuori scena: - Sto già provvedendo! –

ENRICO: - Bene, grazie! (tornando a rivolgersi alle ballerine) Vedete qual è il modo di lavorare? Efficienza, la parola d’ordine è “efficienza”. Qui invece vedo solo “deficienza”. Fare le ballerine sarà anche stato il vostro sogno, ma così rischia di diventare il mio incubo! –

CARLA: - Ma in fondo il teatro è finzione, lo dici sempre anche tu. –

ENRICO: - Ah, certo, se fossi stato il coreografo de “Il lago dei Cigni” mi sarei già suicidato. –

LISA: - Che pensieri macabri hai oggi! –

ENRICO: (la fulmina con lo sguardo, poi riprende con lo stesso tono alterato) – Ragazze, io vi ho dato una possibilità, ma adesso dobbiamo trovare una soluzione, ne va della salute di tutta la compagnia. –

ANNA: - Certo, fare le gemelle Kessler in tre non è proprio una bella figura… -

CARLA: - Se rinunci il problema è risolto. –

ANNA: (acida) – Ma non ci penso nemmeno! Rinuncia tu, piuttosto. –

CARLA: - Io?! Ma brutta… (fanno per accapigliarsi, ma Enrico le divide) –

ENRICO: - Non ricominciamo con questa storia. Stavolta ho io la soluzione giusta. Lasceremo che sia la sorte a decidere. –

ANNA: - Che cosa hai in mente di fare? –

ENRICO: - Se siete d’accordo tutte e tre, pensavo di tirare a sorte (tira fuori dalla tasca tre stuzzicadenti e ne rompe uno). Chi pesca quello spezzato viene esclusa. Ci state? –

Le ragazze si guardano un attimo

LISA: (disgustata) - Io non ci sto! Ma che schifo! Toccare quegli stuzzicadenti pieni di placca!…

CARLA: (tappandole la bocca) - Va bene, va bene, ci stiamo. Io poi mi sento particolarmente fortunata oggi. -

ANNA: (ironica) - Ma figurati. Sarebbe la prima volta in vita tua che prendi qualcosa di lungo. –

CARLA: - Che cosa vorresti insinuare? -

ANNA: (come sopra) - Non sto insinuando, sto affermando. –

CARLA: - Ma chi ti credi di prendere in giro! (tornano ad accapigliarsi, ma vengono ancora divise) –

ENRICO: - E finiamola una buona volta! Allora, pescate o no? –

CARLA: - Prego, cominciate voi, io mi prendo quello che resta. –

ANNA: (come sopra, calcando le parole) - Non hai mai fatto altro, tu! –

Carla  le si getta addosso; viene travolto anche il regista, che riesce a stento a calmarle

ENRICO: - Basta!!! Mi state facendo diventare matto! Facciamo questa estrazione prima che vi butti tutte fuori a calci! –

Le due contendenti strappano dalle mani del regista uno stuzzicadenti ciascuna. Anche Lisa si rassegna, con l’aria un po’ schifita, e resta a bocca aperta con quello più corto in mano. Le vincitrici esultano in silenzio, poi la vanno a consolare, con finto rincrescimento.

ANNA: - Mi dispiace, cara… -

CARLA: - Tanto tanto… -

ANNA e CARLA: (insieme, uscendo saltellando a sx) - Arriva il corpo di ballo!! Le Kessler!!! -

ENRICO: - Si vede che non era proprio il tuo destino quello di fare la ballerina. –

LISA: - E adesso?… -

ENRICO: - Beh, vedrò di trovarti un altro ruolo. Per esempio, potresti fare la donna delle pulizie. –

LISA: - (inorridita) La donna delle pulizie?! E tu vorresti mortificare così il mio talento cristallino? –

ENRICO: - Appunto, il tuo talento è limpido, cristallino, dunque che c’è di meglio della donna delle pulizie. Ecco, aspetta… (esce e rientra subito con una scopa ed un secchio in mano) Puoi cominciare subito le prove, i camerini hanno giusto bisogno di una ripassata. (rivolto all’esterno) Vado a fare una telefonata, voi intanto preparate la scena per proseguire. (esce a dx) –

LISA: (guardando la scopa) - Non so chi mi trattenga dal rompergliela in testa. (esce a dx) –

Da sx entrano Pietro e Paolo con un tavolo, che sistemano al centro della scena. Da dx entra Paolo con una pianta finta; Tommaso è chiaramente miope, ha due occhiali molto spessi, e portando la pianta rischia di cadere nella buca del suggeritore. Paolo riesce a bloccarlo all’ultimo.

PAOLO: - Attento! A momenti finisci lì dentro! –

TOMMASO: (sorpreso) - Dove?! –

PAOLO: - Nella buca del suggeritore. Sei sempre il solito cie… (sta per dire cieco, ma Pietro lo interrompe con una gomitata) ce… cestista! –

TOMMASO: (come sopra) - Cestista?! –

PAOLO: (tentando di riprendersi) – Sì… cestista… giocatore di pallacanestro… lì c’è un buco e tu che fai?… Zacchete! Canestro di precisione! –

TOMMASO: - Ma mi stai prendendo in giro? –

PAOLO: - Lasciamo perdere, Tommaso. Appoggia quella pianta sul tavolo, che tra un attimo quello torna e iniziamo a provare.  (Tommaso si gira e lascia cadere la pianta proprio sul piede di Paolo, che caccia un urlo) Ahiaaa! Sul tavolo, non sui miei piedi, cie… (solita gomitata di Pietro) cestista! Canestro perfetto! Da tre punti, questo. -

TOMMASO: - Mi dispiace, non l’ho fatto apposta… (sostenuto) Pietro! (Pietro intanto sta coprendo la buca del suggeritore) Non avrai mica spostato il tavolo per fare uno dei tuoi soliti scherzi? –

PIETRO: (ironico) - Sì, buonanotte! -

PAOLO: (si è seduto sul tavolo, si è tolto la scarpa e si massaggia il piede; il calzino è completamente bucato) Non preoccuparti, Tommaso, non è niente… (tra sé) li mortacci tua, che male… (poi, accorgendosi che Pietro sta fissando divertito il calzino, si rimette velocemente la scarpa, si rialza senza allacciarla e cambia discorso) Piuttosto, avete visto il primo miracolo di Natale? -

PIETRO: - Già! E’ incredibile che sia riuscito a metterle d’accordo. –

TOMMASO: - Se non l’avessi visto con i miei occhi non ci avrei creduto. –

PAOLO: (che intanto si è di nuovo tolto la scarpa e si sta massaggiando il piede sul polpaccio dell'altra gamba) - Non mi sembri la persona adatta a fare un discorso del genere. –

TOMMASO: - Cosa vorresti dire? –

PAOLO: - No… insomma… volevo dire che c’è già stato un certo Tommaso che ha espresso un concetto simile, una volta, e quindi non mi pare il caso di ripetersi. –

TOMMASO: (leggermente alterato) - Non è che invece mi stai dando del cieco? –

PAOLO: - Nooo! Ma che vai a pensare! Perché dovrei darti del cieco? Tu non sei cieco, sei… -

TOMMASO: - Sono solo un po’ miope! –

PAOLO: - Appunto, un po’ miope! Un po’ ce… (solita gomitata) cestista! Kareem Abdul-Jabbar! (con enfasi) Il grande, il mitico cestista dei Lakers che giocava con gli occhiali. (mentre parla, sempre più infervorato, raccoglie la scarpa e improvvisa un’azione zoppicando intorno al tavolo) Ecco Magic che avanza in palleggio, lascia scorrere qualche secondo osservando lo schieramento della difesa dei Celtics, penetra in faccia a Larry Bird, scarica per Kareem e… (lancia la scarpa verso il cestino voltandosi ad esultare verso la platea) canestro!!!

Esulta scompostamente rivolto verso il pubblico mentre la scarpa che ha lanciato va a colpire il regista che sta rientrando in scena da dx. Alla voce di Enrico si ricompone in tutta fretta.

ENRICO: - Ma che diavolo sta succedendo! Dove siamo, in un teatro o in una palestra? Guarda con che razza di cretini devo avere a che fare. E tu rimettiti questa scarpa, Kareem! Qui il regista sono io, non Magic Johnson. (si accorge del calzino bucato) Esagerato! Che cos’hai lì, i fori d’aerazione?! –

Paolo non sa cosa dire e si rimette la scarpa imbarazzato.

PIETRO: - Per una volta dobbiamo proprio farti i complimenti, Enrico. –

ENRICO: - I complimenti?! –

PIETRO: - Sì, per come hai saputo sbrogliare il problema delle ballerine. Stava diventando una questione spinosa. L’idea del sorteggio è stata veramente geniale. –

PAOLO: - E poi ci è andata pure bene! Diciamoci la verità, tenere Lisa il più possibile fuori dai piedi è un bene per tutta la rappresentazione. Questa volta la sorte ci ha dato una grossa mano. –

ENRICO: - La sorte… -

PIETRO: - Che vuoi dire? –

ENRICO: - Beh, ecco… la sorte a volte può essere aiutata. –

PIETRO: - Come come?! –

ENRICO: (a bassa voce) - Vedete, ragazzi… da piccolo mi dilettavo con dei piccoli trucchi da prestigiatore di terza classe e così… un piccolo giochetto con gli stuzzicadenti… nell’interesse della compagnia… Mi raccomando, resti fra noi, altrimenti scoppia il finimondo! –

PAOLO: - Senti senti il nostro regista che razza di uomo machiavellico è diventato! Beh, allora, i complimenti raddoppiano. –

Entra Lisa con la scopa e il secchio in mano, cantando, ovviamente completamente stonata, la nota canzone “Bibidi bobidi bu”. I quattro si tappano gli orecchi con le mani.

LISA: (smettendo di cantare; euforica) – Salve, ragazzi! –

TOMMASO: - Ciao Lisa. Ho sentito che ti hanno buttato fuori!

LISA: - Come?! -

ENRICO: (spingendolo via e cercando di rimediare) – No, vedi, voleva dire che questo sorteggio che ti ha escluso dal gruppo delle ballerine è stata per te una vera e propria sfortuna. –

LISA: - Ci sono rimasta così male sul momento… (sempre eccitata) Ma ora è tutto cambiato. Quando ho saputo quello che mi ha riservato il caro Enricuccio… (abbraccia il regista e lo bacia; questi si divincola in fretta) -

ENRICO: - (sorpreso) Che ti ho riservato?! E che cosa ti ho riservato? –

LISA: - Volevi farmi una sorpresa, vero? Ma un uccellino ha cantato! (teatrale, rivolta a Paolo) Ebbene sì, sarò la tua Cenerentola, mio principe. –

PAOLO: (disgustato) - La mia cosa?!… -

TOMMASO: - Paolo! Ma allora hai già iniziato a confondere i ruoli! E’ lei che deve perdere la scarpetta, mica tu. –

ENRICO: - Calma, calma! Chiariamo subito questa storia. Chi è che ti ha detto queste cose? –

LISA: - Non ti arrabbiare! Stavo piangendo mentre pulivo i camerini come mi avevi detto quando è arrivata Carla… Forse mi ha visto così disperata che ha pensato di dirmi tutto per non farmi soffrire ancora. –

ENRICO: - E che cosa ti avrebbe detto esattamente? –

LISA: - Che tu avevi già deciso che l’esclusa dal sorteggio avrebbe avuto il ruolo di Cenerentola, e che avevo avuto una fortuna sfacciata. (imitando Carla) “Invece di un’anonima ballerina tu sarai Cenerentola”, mi ha detto, “e indovina chi sarà il principe?” (salta al collo di Paolo e inizia a baciarlo) Paolo!! –

PAOLO: (divincolandosi dall’abbraccio) - Ehi ehi, andiamoci piano. (al regista) Che cos’è questa storia? –

ENRICO: - Non mettertici anche tu adesso, Paolo. Ascolta, Cener… (correggendosi) Lisa, forse sarò un po’ brutale ma voglio essere chiaro: (scandendo le parole) non ho mai pensato neppure lontanamente di inserire Cenerentola in questa rappresentazione. –

TOMMASO: - No? E allora la scarpetta chi la perde? –

ENRICO: - Nessuno! Non la perde nessuno, la scarpetta! (rivolto a Paolo) Anzi, sarà il caso che tu la leghi forte. E già che ci sei, vai a farti rammendare quello schifo di calzino. Lisa, puoi pensarci tu? –

LISA: (che nel frattempo era rimasta come inebetita) – Tu… tu… tu… tu… -

TOMMASO: - E’ occupata. –

ENRICO: - No! Non è occupata, è libera! Non deve fare la ballerina, non deve fare Cenerentola e ha già pulito i camerini. E’ libera e ha tutto il tempo di rammendare un calzino. –

LISA: (urlando) - Tu sei un mostro, ecco quello che sei! Pulire i camerini! Rammendare un calzino! Perché non chiami quella vecchia scema di tua madre. Ah, ma adesso basta! Chi non mi vuole, non mi merita! Me ne vado! (si avvia risoluta verso destra) –

PAOLO: - Lisa… -

LISA: (si ferma, speranzosa) – Siiì? –

PAOLO: - Facci un favore, passando, vuota quel cestino nel cassonetto. –

Lisa prende il cestino, lo vuota sulla testa di Paolo e se ne va arrabbiatissima. Dopo qualche istante di silenzio glaciale, il regista esulta.

ENRICO: - Se n’è andata! Se n’è andata! (scuote Paolo, che ha ancora in testa il cestino che gli ricopre tutto il volto) –

PAOLO: (ancora un po’ stordito, non si lascia andare ad una grande esultanza, alzando appena un braccio e mormorando con tono spento) – Alé! –

ENRICO: - Ma insomma, togliti dalla testa quel cestino del cavolo, che dobbiamo festeggiare! (rivolto agli altri, che non hanno ancora parlato) E voi due che avete, non siete contenti? –

TOMMASO: - Sì, però mi dispiace un po’ per lei, poverina, era tanto cara… -

ENRICO: - Ma che cara! Neanche cento lire avrei speso per comprarla. Cerchiamo di non essere ipocriti. Voleva recitare, ma non lo sapeva fare, quindi era un problema. Via lei, via il problema! Matematico! –

PIETRO: (riflettendo) - Non lo so. –

ENRICO: - Cosa non sai? -

PIETRO: - Non so se abbiamo… anzi, se hai fatto la cosa giusta. –

ENRICO: - Ti stai tormentando per niente, Pietro. Vedrai che dopo qualche giorno senza Lisa tra i piedi ti sentirai meglio anche tu. –

PIETRO: - Sarà, ma il mio sesto senso la pensa diversamente. –

ENRICO: - Il tuo sesto senso non regge il confronto con i miei primi cinque. Comunque, lasciamo perdere. Forza, ragazzi, cominciamo a provare. Abbiamo già perso fin troppo tempo. –

Da dx entra Sonia; è una giovane donna visibilmente incinta.

SONIA: - Buona sera a tutti, ragazzi. Come vanno le prove? –

PAOLO: - Ehi, guarda chi si vede, la nostra mammina! –

ENRICO: - Ciao, Sonia! Com’è che sei venuta? Non avevi una visita a Roma? –

SONIA: - Sì, ma abbiamo fatto più in fretta del previsto e così, invece di trattenerci a cena fuori, abbiamo preferito tornare subito. Così siamo riusciti a sbrigare due o tre cose che pensavamo di fare domani e ci è rimasto anche del tempo per venire qui. Antonio è fuori a cercare un posteggio. –

PIETRO: - Come sta il pupo? Viene su bene? –

SONIA: - Va tutto a meraviglia, grazie. A parte qualche malessere passeggero, naturalmente, ma è normale. –

TOMMASO: (avvicina l’orecchio alla pancia di Sonia) – Si sente già? (resta un attimo in ascolto, poi improvvisa un dialogo col pancione) Stai attento, piccino, rischi di sforzarti troppo già lì dentro. Se sapessi che parte pesante ti hanno dato!… -

SONIA: - (ridendo e scostandosi) Dai, scemo! Se gli parli in quel modo me lo traumatizzi! E poi, in fondo, è un incarico di responsabilità! –

TOMMASO: - Chiamala responsabilità! Questo deve ancora nascere e ha già sulle spalle qualche miliardo di persone! –

Entra Antonio, da dx. E’ un uomo più o meno della stessa età di Sonia.

PAOLO: (scandendo bene, per far capire le precedenti allusioni alle responsabilità del nascituro) - Oh, ecco qua anche San Giuseppe! –

ENRICO: - Buona sera, Antonio! Stavamo prendendo un po’ in giro tuo figlio! –

ANTONIO: (ridendo) - Bravi, bravi, prendetelo in giro ora, perché fra qualche anno questo (toccando la pancia della moglie) vi massacra tutti! –

TOMMASO: - Guarda che Gesù era stato educato alla non violenza! –

PIETRO: (ad Antonio e Sonia) - Piuttosto, non è che voi due siete entrati così tanto nella parte che anche questo (indicando il pancione) è opera di qualche arcangelo Gabriele? –

ANTONIO: - No no no! In casa mia esseri con le ali non ci sono. Ho pure regalato il canarino a mio nipote, così non corro rischi. –

PAOLO: - Guarda che per far spuntare la pancia le ali sono facoltative! –

SONIA: (ridendo) - E dai, smettila! Lo sai che non mi piacciono queste volgarità. –

ENRICO: - Su, su! Abbiamo scherzato abbastanza. Mettiamoci al lavoro, visto che siamo più del previsto possiamo provare anche qualche scena in più. –

SONIA: (guardandosi intorno) Ma le altre ragazze dove sono? –

ENRICO: - Anna e Carla sono nei camerini a fare due chiacchiere, mentre Lisa… -

ANTONIO: - Lisa?… -

ENRICO: (esultando) – Se n’è andata! Ci ha piantato! –

SONIA: (dispiaciuta) - Se n’è andata?! E perché? –

ENRICO: - Beh, diciamo che… non le andava a genio il ruolo che le avevo proposto. –

ANTONIO: - Non so perché, ma ho il sospetto che non sia andata proprio così. –

PIETRO: - Per essere precisi, c’è stato un concorso di colpa in cui il nostro Enrico ha fatto comunque la parte del leone. –

ENRICO: - Ma è mai possibile che sia l’unico ad essere veramente contento di esserci tolti dai piedi quell’incapace? –

SONIA: - Sì, forse Lisa non era esattamente una nuova Sofia Loren, ma non faceva mai mancare il suo impegno. Era sempre la prima ad arrivare e l’ultima ad andarsene. Non mi sembra molto carino averla buttata fuori in questo modo. –

ENRICO: - Ehi, ehi, va a finire che mi farete sentire in colpa, con tutti questi discorsi. E io che pensavo di fare il bene della compagnia. –

Entra da dx il Dott. Martini; è un uomo austero tra i cinquanta e i sessanta, vestito di tutto punto, con una valigetta in mano.

DOTT. MARTINI: - Buona sera, signori! Spero di non disturbare? –

ENRICO: (ossequioso) – No, ma che le pare! E’ sempre un piacere averla qua, Dott. Martini! –

TOMMASO: (sottovoce a Paolo, mentre gli altri salutano il nuovo arrivato) – Ma chi è questo? –

PAOLO: (come sopra) – Ma come, non lo sai? E’ il Dott. Martini, il braccio destro dell’Arcivescovo. E l’Arcivescovo, come ben sai, è colui che finanzia questo spettacolo natalizio. –

ENRICO: - A cosa dobbiamo l’onore di questa visita? –

DOTT. MARTINI: - Semplice curiosità. Volevo solo vedere come stanno procedendo i lavori, ma se sono di impiccio tolgo immediatamente il disturbo. –

ENRICO: - Per carità, resti pure quanto vuole! –

TOMMASO: - Faccia pure come se fosse a casa sua! Se intanto si vuole accomodare. (prende la sedia e la mette dietro ad Antonio; Paolo interviene togliendogliela di mano) -

PAOLO: - Dai qua prima che qualcuno si faccia male! (scusandosi col Dott. e passandogli la sedia) Scusi sa, non è un cattivo ragazzo, è solo un po’ cie… (solita gomitata di Pietro, ma stavolta non fa in tempo a dire cestista, perché il dott. lo interrompe) –

DOTT. MARTINI: - Cieco! –

TOMMASO: (adirato) Cieco?! Ma come si permette?! Io sono solo un po’ miope, ecco tutto. Se si azzarda di nuovo a darmi del cieco la rispedisco dall’Arcivescovo a calci in c… -

ENRICO: (lo afferra da dietro tappandogli la bocca e lo spinge via) - Basta, Tommaso, basta! Ragazzi, portatelo un attimo di là a calmarsi, così noi finiamo di parlare con un minimo di calma. (Pietro, Paolo, Antonio e Sonia escono da sx tenendo stretto Tommaso, che cerca di divincolarsi) Lo perdoni, dott. Martini! Come ha detto Paolo, non è cattivo, ma non sopporta che gli diano del cieco. –

DOTT. MARTINI: - Un tipetto singolare, non c’è che dire. Spero che sia bravo a recitare per quanto è permaloso. Ma tutti gli altri dove sono? Non avete ancora iniziato a provare, questa sera? –

ENRICO: - Sì, ma poi abbiamo avuto qualche contrattempo… Niente di particolare, intendiamoci… Stavamo giusto per riprendere quando è arrivato lei. –

DOTT. MARTINI: - E Lisa dov’è? Nel suo camerino? –

ENRICO: (fingendo di non capire) – Chi? –

DOTT. MARTINI: - Lisa Rossi! -

ENRICO: - Lisa Rossi?… Aah!… Lisa Rossi! Sì!… No!… Beh, ecco… Non c’è! –

DOTT. MARTINI: - Non c’è? Forse non si sentiva bene? –

ENRICO: - No! Era qui fino a pochi minuti fa, ma poi… se n’è andata! –

DOTT. MARTINI: - Ah, se n’è andata? E perché l’avrebbe fatto? –

PAOLO: (rientrando) - Dottore, il merito (dà una pacca sulla spalla al regista) è tutto del nostro Enrico! L’ha fregata con gli stuzzicadenti! –

DOTT. MARTINI: - Non la seguo, giovanotto, si spieghi meglio. –

PAOLO: (ignorando gli inviti del regista a tacere) – Vede, le ragazze erano lì a discutere perché tutte e tre volevano quello più lungo… allora lui, che ce li aveva tutti e tre in mano, ha proposto loro un giochetto… poi ha iniziato a manipolarli e con qualche trucco ha tirato fuori quello più corto per Lisa!… Un’inc… perdoni la parola… colossale! –

DOTT. MARTINI: (inorridito) – Signor Consoli! –

PAOLO: (riprendendo velocemente) – Ah, ma non è mica finita lì! –

DOTT. MARTINI: (ironico) – Per carità, vorrei vedere! Per così poco! –

PAOLO: - All’inizio Lisa l’ha presa un po’ male, anche se non aveva capito il trucco, ma poi lui le ha proposto di andare a fare qualche lavoretto nei camerini e lei ha acconsentito di buon grado. Ha preso tutti gli attrezzi ed è andata di là. –

DOTT. MARTINI: (sempre più scandalizzato, rivolgendosi al regista che non sa cosa dire) – Pure gli attrezzi?! –

PAOLO: - Poi, tra una scopata e l’altra, è arrivata Carla e le ha messo in testa delle strane idee su Cenerentola e la scarpetta, ma Enrico ha rifiutato e lei se n’è andata in preda a una crisi isterica. (lodando Enrico) Che regista abbiamo, eh! Un vero duro, con degli attributi non indifferenti! E’ una fortuna essere guidati da un uomo come lui, averlo davanti come esempio da seguire! Lo dica pure all’Arcivescovo, lo spettacolo non poteva essere in mani migliori! (esce a sx) –

DOTT. MARTINI: - Signor Consoli! Io sono inorridito! E’ così che si prepara una rappresentazione natalizia? –

ENRICO: (non trova le parole per giustificarsi) - Dott. Martini, non è come pensa… C’è un equivoco! –

DOTT. MARTINI: - Ah, c’è un equivoco?! –

ENRICO: - Posso spiegarle tutto! –

DOTT. MARTINI: - Per carità, non mi spieghi altro! Non mi interessano i particolari! E del resto devo dirle che, per quanto ritenga tutta la situazione fuori luogo e assolutamente sconveniente, di come vi divertite qui dentro non ne voglio sapere niente. L’unica cosa che mi importa è che la rappresentazione sia un successo. Comunque, non credo che sia il caso di informare l’Arcivescovo di tutto ciò. –

ENRICO: - Grazie, grazie, Dott. Martini. Lei è una persona veramente comprensiva… Ma che sto dicendo?! Dott. Martini, le ho detto che qui non è avvenuto niente di scandaloso, mi lasci spiegare. –

DOTT. MARTINI: - Finiamola con questi discorsi privi di importanza. Adesso lei pensi a richiamare Lisa e ad allestire un bello spettacolo. L’incasso andrà in beneficenza e ci tengo a non deludere l’Arcivescovo. –

ENRICO: (stupito) – A richiamare Lisa?! –

DOTT. MARTINI: - Ascolti, voglio essere franco. Le posso garantire che se la signorina Lisa Rossi non reciterà in questo spettacolo, non lo farà nessun altro. –

ENRICO: (che ha accusato il colpo) – Che cosa significa? –

DOTT. MARTINI: - Significa che l’Arcivescovo ritirerà tutti i finanziamenti non appena vedrà che Lisa non è fra gli attori. Adesso sta a lei decidere. –

ENRICO: - Ma perché? -

DOTT. MARTINI: (senza lasciarlo finire) - Non mi chieda spiegazioni! Le ho già detto anche troppo! Faccia salire Lisa su questo palco e non ci saranno problemi di nessun genere. –

ENRICO: - Beh, questo lo pensa lei! Non ha visto di che cosa è capace Lisa… Anzi, di che cosa è incapace! –

DOTT. MARTINI: - Ma via, signor Consoli, questa è una cosa di poco conto. Che importa se c’è un’attrice un po’ meno brava degli altri? In fondo, il pubblico è qui per divertirsi e per trascorrere una vigilia di Natale all’insegna dell’allegria e della solidarietà. E poi, a prescindere dalla volontà dell’Arcivescovo, dare una possibilità ad una ragazza di coronare il suo sogno è pur sempre un’opera di bene. Passerà un Natale più sereno anche lei, dia retta a me. –

ENRICO: - Beh, se è così importante… ci penserò. Però, sarei proprio curioso di sapere il perché di questo interesse particolare di Sua Eminenza per Lisa. –

DOTT. MARTINI: - Temo proprio che dovrà rinunciare a soddisfare questa curiosità. (guarda l’orologio) Oh, si è fatto tardi, adesso devo proprio andare. (si alza, stringe la mano al regista e si avvia verso dx) Spero di averla convinta, signor Consoli. (esce a dx) –

ENRICO: - (andandogli dietro) Dott. Martini, ancora una cosa! Dott. Martini! (esce a dx) -

Dopo qualche istante da dx entrano Anna e Carla, parlottando tra loro.

ANNA: - Hai sentito che roba?! -

CARLA: - Chissà come mai l’Arcivescovo si interessa così tanto a quella stupida di Lisa? -

ANNA: - Adesso che finalmente se ne era andata, ecco la sorpresa! Così rischiamo di fare una figuraccia colossale! –

CARLA: - Però, è anche vero che non possiamo fare lo spettacolo senza l’appoggio dell’Arcivescovo. Temo che dovremo rassegnarci a riaverla fra i piedi. –

ANNA: - Sempre che decida di ritornare. Non è che l’abbiamo trattata poi tanto bene. –

CARLA: - E se non tornasse?! –

ANNA: - L’hai sentito, no?! O con lei o niente! Se non torna, addio sogni di gloria! –

CARLA: - Dobbiamo fare qualcosa, Anna! La situazione non è affatto rosea. Qui rischiamo di chiudere baracca e burattini. –

ANNA: - E cosa possiamo fare? Più che sperare che si convinca a tornare… Non siamo certo noi le più adatte a cercare di convincerla. Non ricordi come l’abbiamo trattata? –

CARLA: - Certo, forse lo scherzo di Cenerentola era da evitare… (pensa) Però… però… intanto potremmo cercare di scoprire perché l’Arcivescovo è così ansioso di vederla recitare. -

ANNA: (dubbiosa) - Io eviterei di ficcare il naso negli affari dell’Arcivescovo. –

CARLA: - Perché? -

ANNA: - Circolano strane voci in giro. Sembra che quell’uomo controlli buona parte della malavita della città. Naturalmente non è mai stato provato niente, ma sono in molti a sostenere che sia lui a tirare le fila dello smercio della droga in tutta la provincia. –

CARLA: (eccitata) – Ne sei sicura? –

ANNA: - Si dice anche che si dia alle orge più sfrenate, e che in gioventù abbia avuto addirittura una figlia. –

CARLA: - Una figlia?! –

ANNA: - Sì! Ma probabilmente sono solo dicerie. –

CARLA: (seria) – O forse no! –

ANNA: (osserva l’amica che riflette) - Che cos’hai in mente? –

CARLA: - Magari questa fantomatica figlia potrebbe essere Lisa. –

ANNA: - Ma non dire cavolate, è un’idea assurda! –

CARLA: - Lo credi davvero?… Pensaci un attimo, Anna! Lisa non ha mai conosciuto suo padre; per quanto ne sappiamo, potrebbe benissimo essere figlia dell’Arcivescovo. In questo modo si spiegherebbe anche tutto l’interesse che Sua Eminenza ha per lei. –

ANNA: - Devo dire che, per quanto improbabile, è un’ipotesi che merita di essere presa in considerazione. –

CARLA: - Sì, dobbiamo tentare di saperne di più! –

ENRICO: (Entra da dx, imprecando) - Accidentaccio a lui! Che se ne vada al diavolo! –

ANNA: (facendo finta di niente) - Che succede? –

ENRICO: - Arcivescovo! Arcirompicoglioni è quello!! Ma guarda se con tutti i problemi che abbiamo ci si deve mettere anche lui. Ma io non mi lascio mettere sotto i piedi così, nossignore! Piuttosto di richiamare Lisa mando a monte tutto lo spettacolo. –

CARLA e ANNA: (urlando) - Che cosa fai tu?! -

CARLA: - Non se ne parla nemmeno! Non ho nessuna intenzione di rinunciare a questo spettacolo per un tuo capriccio. –

ENRICO: - Un mio capriccio, eh? Chi è che ha insistito per non farle fare la ballerina? Chi è che l’ha presa in giro con la storia di Cenerentola? –

Rientrano gli altri, da sx.

ANTONIO: - Che diavolo è tutto questo fracasso? Cosa avete da discutere così? –

ENRICO: - Ragazzi, potete andare tutti a casa. Lo spettacolo è annullato! –

SONIA: - Come annullato? –

PAOLO: - Che significa? –

ENRICO: - Significa che è annullato. Arrivederci e grazie! (fa per andarsene, ma Carla e Anna lo trattengono) –

ANNA: - Significa che il Dott. Martini ha detto che se Lisa non recita l’Arcivescovo non finanzia più la rappresentazione. E adesso il nostro testone (batte due colpi in testa al regista) si è impuntato e ha deciso di buttare tutto all’aria pur di non dargliela vinta. –

ENRICO: (liberandosi con uno strattone) – Bene! (rivolgendosi ad Anna e a Carla) Soddisfatte? Avete detto tutto? Adesso parlo io! Io Lisa (scandendo le sillabe) non la richiamo! –

TUTTI: (urlando intorno al regista quasi a stordirlo) – Richiamala!!! –

ENRICO: (con voce flebile) – La richiamo?… La richiamo! La vostra delicatezza… mi ha convinto. –

PIETRO: - L’avevo detto io! Il mio sesto senso… -

ENRICO: - (nuovamente alterato) Mi avete rotto le scatole, tu e il tuo sesto senso! Se pensi di essere così furbo trovati un modo per convincere Lisa a tornare! –

PIETRO: (pensieroso) - Il mio sesto senso mi dice che non sarà facile. –

TOMMASO: - Prova ad usare qualcuno degli altri cinque! –

PAOLO: (sottovoce ad Antonio, in tono ironico) Pensa come siamo fortunati. C’è il sesto senso di Pietro che fa pari con il quinto (mima gli occhiali) che manca a Tommaso! –

TOMMASO: - (si scaglia contro Paolo, arrabbiatissimo) Ti ho sentito benissimo! Credi di prendermi in giro? Adesso ti faccio vedere io! (lo rincorre sul palco, dribblando gli altri che cercano di fermarlo) –

PAOLO: (mentre scappa) – Ma come ha fatto a sentire? (si ferma, perché Tommaso è stato finalmente afferrato da Pietro; ansimando) Dev’essere il famoso udito dei ciechi! –

TOMMASO: (al sentire ciò, si divincola e riprende l’inseguimento) – Brutto disgraziato! Insisti eh, farabutto! Ma io ti faccio a pezzettini! Ti stacco le orecchie e ci faccio pascolare le formiche! –

ENRICO: (blocca Tommaso e lo affida a Pietro) - Basta! Basta, per carità! La situazione è già abbastanza grave anche senza che voi due vi mettiate a fare il cane e il gatto! Se vogliamo andare in scena bisogna convincere Lisa a tornare e non credo che sarà un’impresa facile. –

PIETRO: - Posso provare a parlarci, ma non vi prometto niente. –

SONIA: - No, forse è meglio che ci parli io. Con me si è sempre confidata volentieri, forse posso riuscire a convincerla. –

ENRICO: - Va bene Sonia, parlaci tu e cerca di riportarcela al più presto… (pensieroso) Però, anche se torna, il problema di fondo non è risolto. Che ruolo possiamo affidarle per essere sicuri che non sia troppo deleteria? –

SONIA: - Questo è un problema tuo! Sei tu che hai in testa lo spettacolo e sai cosa serve. Comunque, io non mi preoccuperei più di tanto. Lisa non è una ragazza difficile, magari non sarà soddisfattissima, ma si accontenterà senz’altro di qualsiasi ruolo tu le voglia offrire. Del resto, (in tono di rimprovero) mi pare di aver capito che si era prestata anche a fare la donna delle pulizie… vera. (lodandola) Quella ragazza… è un angelo! –

ENRICO: (illuminato) – Ecco! Un angelo! L’angelo mi mancava! –

ANTONIO: - L’angelo?! –

ENRICO: - Ma certo, l’angelo! Lisa sarà l’angelo! Vedo già la scena! (teatrale) Là (indicando a sx), nel buio della gelida notte delle campagne di Betlemme, state dormendo voi (rivolgendosi a Paolo, Pietro e Tommaso), i pastori… -

TOMMASO: (interrompendolo) – Ma noi non dobbiamo fare gli albergatori che non accettano Maria e Giuseppe perché non hanno i soldi? –

ENRICO: - Sì, ma farete anche i pastori. Ragazzi, siete in tre, è necessario un piccolo sforzo! –

PAOLO: (a Tommaso, ironico) – Le sai “guardare” le pecore, Tommaso? –

 

Tommaso tenta di scagliarsi ancora su Paolo, ma non riesce a liberarsi dalla stretta di Antonio.

ENRICO: (riprende con lo stesso tono teatrale di prima) – Dicevo, nel buio… eccetera eccetera, stanno dormendo i pastori. Improvvisamente, in mezzo ad una luce scintillante, da lassù (indica in alto sopra il palcoscenico) appare Lisa, l’angelo. –

ANTONIO: (guardando in alto) - E come fa ad apparire da lassù? –

ENRICO: - Beh, qualcosa ci inventeremo! Le possiamo mettere un’imbracatura e calarla con una fune. Voi per ora immaginate la scena. (ancora teatrale) Lisa scende lentamente avvolta da una grande luce, i pastori si svegliano e rimangono estasiati a guardarla… -

PAOLO: (tra sé) – C’è da rimanerci secchi, altro che estasiati! –

ENRICO: - … Si ferma sopra di loro, allarga le braccia in segno di pace e dice… -

LISA: (salta in scena da dx e urla con la solita voce stridula) - Sorpresa!! –

Tutti restano di sasso a guardarla. Il primo a parlare è Tommaso, che ovviamente non l’ha vista entrare.

TOMMASO: - Veramente… l’angelo non diceva “Pace agli uomini di buona volontà”? - 

SONIA: (mentre tutti si congratulano con Lisa per il suo ritorno) - Ciao Lisa. Sono felice di rivederti qui fra noi. Ti hanno fatto ammattire eh, stasera?! –

LISA: - Non ne parliamo! Non credo di essermi mai arrabbiata tanto. –

PIETRO: - Com’è che ti sei decisa a rientrare? –

LISA: - Beh, devo dire che fino a qualche minuto fa non ci pensavo neanche. Poi però ho incontrato per caso il Dott. Martini e abbiamo fatto quattro chiacchiere. Mi ha detto che aveva parlato con voi, che eravate dispiaciuti di avermi trattato così e che la speranza di tutto il gruppo era che tornassi… così mi ha convinta. Eccomi qua! –

PAOLO: (a Pietro, sottovoce) – E’ sempre stata una ragazza ferma nelle sue decisioni! –

LISA: - (guardandosi intorno) - Allora, cosa stiamo aspettando! Vogliamo metterci al lavoro o pensiamo di andare in scena a Pasqua? –

ENRICO: - Non ti interessa più sapere quale sarà il tuo ruolo? –

LISA: - Oh, sai, ci ho riflettuto un po’ e alla fine ho capito che quando siamo sul palcoscenico non è il ruolo che conta, ma l’interprete. –

PAOLO: (come sopra) - Siamo a cavallo! –

ANTONIO: - Hai ragione, Lisa, l’ho sempre sostenuto anch’io. Comunque, devo dire che Enrico questa volta ti ha trovato una parte che ti lascerà senza fiato. –

PAOLO: (come sopra) – Ci credo, a scendere da su sopra legata a una fune!… E’ già tanto se uno non sviene! –

LISA: - Dici davvero?! E di cosa si tratta? –

ANTONIO: (teatrale) - Sarai il messaggero del signore! –

LISA: (che non ha capito) – Devo fare il pony-express? –

TOMMASO: - No! Dovrai dare l’annuncio ai pastori! –

LISA: (come sopra) – C’è qualche novità dell’Unione Europea sulle quote latte? –

ENRICO: - Macché quote latte! Tu sarai l’angelo dello spettacolo! –

LISA: - Beh, adesso non esageriamo! E’ vero che in genere sono una persona tranquilla… -

PAOLO: (fra sé) – Basta pensare con quanta tranquillità mi ha infilato quel cestino in testa! -

LISA: - … ma addirittura un angelo! –

ENRICO: - Non hai capito! Voglio dire che il tuo ruolo sarà quello dell’angelo. –

LISA: (sognante) - Ooh! –

ENRICO: - Sarai vestita tutta di bianco… -

LISA: - Oooh! –

ENRICO: - … con un grande paio di ali… -

LISA: - Ooooh! -

ENRICO: - … avvolta da una grande luce… -

LISA: - Oooooh! –

ENRICO: - … scenderai lentamente da lassù… -

LISA: - Ooo… (scuotendosi, atterrita) Da lassù?! –

ENRICO: - Sì, ti caleremo legata a una corda. –

LISA: - Ma io ho paura, soffro di vertigini! –

ENRICO: - Un angelo non soffre di vertigini. –

LISA: - Un angelo no, ma Lisa Rossi sì, e come! –

SONIA: - Ma potrebbe essere un buon modo per superare il problema! –

LISA: - Superare il problema?! Ma questo è un sorpasso a destra! No, no, io ho paura! Lassù non ci salgo neanche morta. –

SONIA: - Lisa, non puoi rifiutare così! E’ una parte di grande effetto scenico. Pensa agli applausi del pubblico. –

LISA: (poco convinta) - Sì, ma… -

ENRICO: - Immagina la scena! Tu scendi lentamente dall’alto sopra i pastori che dormono e li svegli dicendo “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”. Su, prova! –

LISA: (esita un attimo, poi urla, con la solita voce stridula) – “Gloria a Dio nell’alto dei cieli”! –

Tutti si tappano le orecchie.

PAOLO: (fra sé) - Ci sveglia, ci sveglia! E chi dorme?! –

ENRICO: - Per provarla ci sarà tempo. Adesso l’importante è che ti piaccia e che tu lo faccia con lo spirito giusto. -

TOMMASO: (ridendo) – Ah, ah! Lo spirito giusto! L’angelo… lo spirito! Ah, ah, ah! –

ENRICO: (dandogli una scappellotto) - La solita cretinata! Possibile che non riusciate ad aprir bocca per dire qualcosa di serio. Piuttosto, forza, al lavoro. Vediamo di riuscire a provare qualcosa anche in questa serata disgraziata. Tutti a prepararsi, si comincia con la scena della natività. –

Pietro, Paolo e Tommaso escono a sx, Anna e Carla a dx.

SONIA: - Ma noi due non abbiamo portato nulla. -

ENRICO: - Non importa, ragazzi, voi provate vestiti così come siete. Io vado un attimo in bagno, torno tra un minuto. (esce a dx) –

SONIA: - (scherzando con il marito) Proviamo vestiti così! Va bene, ma il bimbo è ancora qui dentro e non se la sente proprio di uscire per fare le prove. –

ANTONIO: - Potresti portare una bambola! –

SONIA: - Certo, per le prove sì, ma se a Natale non fosse ancora nato? Che faccio, vado in scena col pancione e la bambola? Così c’è un doppio miracolo! –

ANTONIO: - In qualche modo rimedieremo! –

SONIA: - E poi una bambola… così rigidina… Invece di Gesù, mi sembrerebbe di avere Pinocchio. -

ANTONIO: - E dai, non fare la difficile anche tu, adesso. –

SONIA: - No, ma vedi… io speravo di andare in scena insieme a mio figlio… che poi è anche tuo figlio. Dovresti essere felice anche tu che appena nato faccia Gesù Bambino in questo spettacolo. Sarà un bellissimo ricordo. –

ANTONIO: (tenero) - Ma certo che ne sarei felice, tesoro! Sto solo dicendo che se non nascerà in tempo non sarà successo niente di così sconvolgente. Non cambierà la vita né a noi, né a lui. –

SONIA: - Hai ragione! Sei sempre così saggio, tu! (lo abbraccia) E’ questo che mi è sempre piaciuto di te, la tua sicurezza, la tua capacità di analizzare con calma e razionalità tutte le situazioni… Io sono così emotiva… Mi dispiace. –

ANTONIO: - E di cosa? Di essere un po’ tesa per la gravidanza? Sono gli ultimi mesi, sei stanca, è normale. –

SONIA: - Ti voglio tanto bene. –

ANNA: (entra da dx con Carla, con una culla in mano; Carla invece porta una bambola) - Ma guarda come tubano, i due piccioncini! –

CARLA: – Che carini! Tenete, vi abbiamo portato i ferri del mestiere, esercitatevi bene. –

PIETRO: (da fuori, urlando) – Noi siamo pronti, entriamo? –

SONIA: - Aspettate un istante! (prende il bambolotto e lo adagia sulla culla; poi lei e Antonio si dispongono ai lati della culla, in fondo a dx, come in un presepe vivente; Anna e Carla si inginocchiano davanti, in adorazione del bambino) Ecco, noi siamo pronte, attacchiamo! –

Tutti si mettono a cantare “Tu scendi dalle stelle”, mentre Pietro, Paolo e Tommaso entrano vestiti da Re Magi. Tommaso ha in mano una bottiglia di birra. Il regista urla dalla platea.

ENRICO: - Ma cos’è questo schifo?! –

Tutti si voltano verso di lui senza capire con chi ce l’ha.

ENRICO: (salendo sul palco) – Che diavolo ci fai con quella bottiglia in mano, Tommaso? –

TOMMASO: - E’ il dono per Gesù bambino! –

ANTONIO: - (ironico) Come? Vuoi farcelo diventare alcolizzato ancora in fasce? Che facciamo, lo svezziamo con la birra? –

TOMMASO: (al regista) – Ma sei stato tu a dirmelo! –

ENRICO: - Io?! –

TOMMASO: - Sì, non ricordi? Hai detto che i tre Re Magi portarono a Gesù tre doni: oro, argento e birra. Lui (indica Pietro, che ha un cofanetto) ha l’oro, lui (indica Paolo, che ha un contenitore di incenso) ha l’argento, e io (mostra la bottiglia) la birra! Tutto secondo gli ordini! –

ENRICO: - L’ordine avresti bisogno di rifartelo in testa! Hai un cervello come un pulcino! Intanto Paolo porta l’incenso e non l’argento, ma questo che tu lo capisca o no non me ne importa niente, tanto ci pensa da solo! Quello che invece mi interessa è che tu devi portare la mirra, non la birra! E’ chiaro?! –

TOMMASO: - La mirra?! E che birra è? –

ENRICO: - Non è una birra! La mirra è un profumo! –

TOMMASO: - Un profumo?! Ma a quel tempo mica li usavano i profumi! –

ENRICO: - (ironico) No, a quel tempo puzzavano tutti come la fontina valdostana! Poche storie, getta via quella bottiglia! –

TOMMASO: - Come getta via?! E’ ancora piena! Anche se non serve per lo spettacolo me la posso sempre bere. –

ENRICO: - Fa un po’ come ti pare, basta che tu non la porti in scena. –

TOMMASO: - Aspettate un attimo, in camerino dovrei avere qualcosa di adatto. Torno subito. (esce a dx) -

ENRICO: (a Pietro e Paolo) - Ragazzi, ma anche voi ditegli qualcosa, no! Lo vedete entrare in scena con una bottiglia di birra e voi zitti, per non perdervi il divertimento! Così è più il tempo che perdiamo in cavolate… -

TOMMASO: (rientra con un grosso flacone di profumo con nebulizzatore) – Ecco qua! Guardate che roba! (mostra il profumo) Ha anche un aspetto antico, no?! –

ENRICO: (disperato) - Ma no, noo! –

TOMMASO: - Che c’è, non va bene? –

ENRICO: - No che non va bene! –

TOMMASO: - Ma guarda che è un buon profumo. Tieni, provalo! (spruzza il profumo in faccia al regista, che comincia a tossire) Eh, che ne dici, non ho ragione? –

ENRICO: (tossendo) – Ma porcaccia miseria! Fammi un altro scherzo del genere e ti sbatto a fare l’asinello! E il primo che ride lo metto a fare il bue! –

TOMMASO: - Eppure a me sembra un profumo eccellente. –

ENRICO: - Basta! Basta, per carità! Oltre a perdere tempo, mi state facendo perdere anche la pazienza! Non ce la faccio più! Dovrei prendervi a calci uno per uno! –

SONIA: - No, io sono incinta, non posso essere maltrattata! –

ENRICO: - Sonia, non ti ci mettere anche tu, ci sono già troppi idioti qui dentro! E tu (urlando a Tommaso) che ci fai con quel profumo ancora in mano? Riportalo nel tuo camerino, anzi, è meglio che te lo riporti a casa, ché non lo riveda più! –

TOMMASO: - Va bene, però, se mi posso permettere… -

ENRICO: - Non ti puoi permettere! Ti sei già permesso anche troppo per stasera! –

TOMMASO: (si avvia verso dx, stizzito) – Ma guarda un po’ che razza di democrazia! Neanche ti lasciano parlare. Eppure… (si spruzza un po’ di profumo) questo profumo… (annusa, poi fa una smorfia di disgusto) fa veramente schifo! (esce a dx) –

ENRICO: - Ragazzi, per stasera basta così, io non ce la faccio più. –

PAOLO: - Ma non abbiamo fatto quasi niente! –

ENRICO: - Perché, volevi fare anche qualcosa in più? Avete intenzione di farmi ricoverare per un esaurimento? –

ANTONIO: - Sei sempre il solito esagerato! Per qualche piccola discussione!… -

ENRICO: - Per “qualche piccola discussione”… E’ un mese che qui andiamo avanti con “qualche piccola discussione”! Io ne ho abbastanza! Non intendo continuare in questo modo fino a Natale, quindi o vi mettete in testa di lavorare come si deve oppure non se ne fa di niente. –

CARLA: (entrando insieme ad Anna) – Eh, ma allora è un chiodo fisso! Stasera non fai altro che pensare di piantare tutto! Eppure dovresti aver capito che non siamo d’accordo. –

ENRICO: - Non siete d’accordo?! –

ANNA: - Te lo abbiamo già spiegato! Non abbiamo nessuna intenzione di rinunciare a questo spettacolo! –

ENRICO: - Bene, sapete cosa vi dico? (calcando le parole) Non me ne frega niente! O si fa a modo mio o si smette! E urlate pure quanto volete! (esce a dx) –

PAOLO: - Beh, a questo punto io vi saluto! Vado a cambiarmi e poi via, a casa ho un morbido letto che mi aspetta! E prima di dormire… (usa il cofanetto che ha in mano come se fosse una palla e fa uno slalom tra gli altri facendo finta di palleggiare) C’è il basket in TV! (tira il cofanetto nella culla come se questa fosse il canestro; esce a dx esultando) –

SONIA: - Ehi! Così me lo ammazzi! Guarda che siamo a Natale, mica a Pasqua! –

CARLA: (tenta di richiamarlo) - Non puoi andartene proprio ora! Bisogna pensare a come risolvere la situazione! Se quello non si calma è capace di piantarci tutti! –

PIETRO: - Non vi preoccupate, ragazze, una buona dormita e gli sarà passato tutto! Adesso è di là in una poltrona a rinfrescarsi un po’ le idee e domattina sarà di nuovo pronto a continuare. E poi il Dott. Martini è stato molto chiaro con lui. L’Arcivescovo si aspetta molto da questo spettacolo. Non credo che Enrico abbia davvero intenzione di rinunciare. –

ANNA: - Sì, questo è vero! Non è proprio il caso di scontentare l’Arcivescovo. Già è andata bene che non sia venuto a sapere del problema di Lisa… –

ANTONIO: - Già, sarei proprio curioso di sapere cosa c’entra Lisa con l’Arcivescovo. -

CARLA: - Potrebbe entrarci molto da vicino! Più di quanto tu possa immaginare. –

SONIA: - Che significa? –

CARLA: (sottovoce) – Che Lisa potrebbe essere… -

PIETRO: - Potrebbe essere?… -

CARLA: - Che ne dici, Anna, è il caso di dirglielo? –

ANNA: - Fai un po’ come vuoi! Sei tu che l’hai pensato. Io continuo a credere che sia una sciocchezza. –

PIETRO: - Che cosa hai pensato di tanto importante da non volercene parlare? –

CARLA: (sottovoce) - In poche parole, credo che Lisa possa essere la figlia dell’Arcivescovo. –

TUTTI: (strabuzzano gli occhi per la sorpresa) – Lisa!! –

LISA: (entra da dx) – Cosa c’è, mi stavate cercando? –

PIETRO: - No, no, anzi, Enrico ha detto che possiamo andare tutti quanti a casa. Per stasera abbiamo finito. –

LISA: - Davvero?! Ma come? Io non ho ancora cominciato! –

SONIA: (gentile) – Non importa, Lisa, potrai provare domani. Adesso ce ne andiamo a fare una bella dormita, così ci schiariamo un po’ le idee. –

ANTONIO: - Ce n’è proprio bisogno! –

ANNA: - Ma ve ne andate tutti veramente? –

PIETRO: - Te lo ripeto, non è proprio il caso di preoccuparsi. A domani, ragazzi. (esce a dx) –

LISA: (delusa) – Beh, allora me ne vado anch’io. –

SONIA: - Mi raccomando, Lisa, cercati un bel vestito da angelo. L’Arcivescovo dovrà essere pienamente soddisfatto di te. –

LISA: - L’Arcivescovo?! E da quando in qua un Arcivescovo si mette a guardare le donne? –

CARLA: (tra sé) – Ringrazia Dio che abbia questo vizietto, altrimenti adesso non eri qui a romperci le scatole. –

ANTONIO: - No, voleva dire che quello dell’angelo è un ruolo che dal punto di vista di un uomo di chiesa riveste una particolare importanza, e quindi è necessario che tu faccia una bella figura. –

ANNA: (tra sé) - Sì, una bella figura di mer… (si interrompe) Sto diventando anche volgare! –

LISA: - Avete ragione, devo darmi da fare! Bisogna che sia un angelo perfetto! Devo riuscire a calarmi bene nella parte. –

CARLA: - Brava, tu calati nella parte, che a calarti in scena ci pensano loro. E spera che non ti calino troppo alla svelta, altrimenti… -

LISA: - Sì, sì, tu ci scherzi, ma io ho una fifa boia. Salire lassù (guarda in alto) e farmi calare attaccata a una fune non era certo uno dei miei sogni quando ho deciso di recitare. Meglio andare a dormire, forse un po’ di riposo mi farà vedere tutto sotto una luce diversa. Buona notte a tutti! Ci vediamo domani! (esce a dx) –

SONIA: - Beh, a questo punto ce ne andiamo anche noi. Devo far riposare il pargolo! –

TOMMASO: (entra da dx borbottando, con un grosso cacciavite in mano) – Baah! Lui e le sue manie! –

ANTONIO: - Che fai, Tommaso, non vai a casa? –

TOMMASO: - No, non subito! Ci sono un sacco di cose da fare, qui, e se Enrico fa le bizze, io non ho intenzione di restare con le mani in mano. Adesso mi metto a segare qualche tavola per le scene (fa il gesto con il cacciavite e esce a sx). –

ANTONIO: - Guarda che quello è un cacciavite! –

TOMMASO: (da fuori) – Accidenti, hai ragione! (urlando ad Anna, che si trova accanto alle quinte di dx) Fammi un favore, Anna! Tirami una sega! (gli altri si guardano senza parole, cercando di non ridere) Dovrebbe essere nella cassetta lì dietro le quinte! –

ANNA: (uscendo tra le quinte di dx a guardare nella cassetta) – Usi sempre un linguaggio così fine!… (un attimo di pausa in cui si sente lo sferragliare degli attrezzi fra i quali Anna cerca la sega) No, qui non c’è! (rientra) –

TOMMASO: (rientra) – Ne sei sicura? –

ANNA: - Se non mi credi controlla tu stesso! –

TOMMASO: - No, no! E’ proprio vero! Concedetemi la battuta squallida, ma in questo teatro non c’è una… e ci siamo capiti! Beh, troverò qualcos’altro da fare. (esce a sx) –

SONIA: (ridendo) – Certo, è un po’ matto, però non fa mai mancare il suo impegno. –

ANTONIO: - Sì, è vero, si dà sempre un gran daffare, povero Tommaso! –

ENRICO: (entra da dx) – Siete ancora qui?! –

CARLA: (acida) – Stavamo per andarcene! In ogni caso, te lo ripeto, noi domani siamo qui alle nove in punto! Cerca di non farti venire strane idee! –

ENRICO: (sarcastico) – Strane idee! Con quante me ne fate passare è già tanto riesco a farmene venire qualcuna normale! (gli suona il cellulare) Ho la testa che mi scoppia! Mi sembra persino di sentire un campanellino che mi trilla nelle orecchie! –

ANTONIO: - Enrico… E’ il cellulare! –

ENRICO: - Come?! Il cell… ah, il cellulare! Non mi ricordavo neanche più di averlo in tasca, vedete come sono ridotto?! (prende il cellulare e legge il nome sul display) Toh! E’ il Dott. Martini! Chissà cosa vuole ancora! (risponde) Pronto! –

Le luci si abbassano. Il regista resta l’unico illuminato, a dx; in più sulla tenda in fondo a sx viene proiettata l’ombra di un uomo che parla al cellulare. Gli altri attori restano al centro in una zona buia. L’uomo parla con voce minacciosa.

UOMO: - Pronto! Parlo col regista Enrico Consoli? –

ENRICO: - Sì, sono io, ma chi parla? Non è il Dott. Martini?! –

UOMO: - No, non sono il Dott. Martini! Il caro dottore adesso non può parlare al telefono. Ho soltanto preso in prestito il suo cellulare. –

ENRICO: - Ho capito, sta dando una mano al dottore a fare le varie telefonate. Lo so, lo so, il Dott. Martini ha tante di quelle cose a cui pensare che se non avesse dei collaboratori… E’ il suo segretario? –

UOMO: - Chi sono non ha importanza! E comunque il Dott. Martini non è così impegnato come crede. Anzi, direi che non è mai stato così libero come adesso! –

ENRICO: - Allora me lo passi! –

UOMO: - Guardi che non ha capito! Le ho detto che il dottore non è in condizione di parlare. Ha già parlato troppo! –

ENRICO: - Gli è venuto il mal di gola? –

UOMO: - Cosa fa, lo spiritoso?! Mi ascolti attentamente! Lei e il Dott. Martini due ore fa avete avuto un colloquio piuttosto interessante.

ENRICO: - E’ vero, ma lei come lo sa? -

UOMO: - Non mi faccia domande troppo difficili! Le basti sapere che di quello che ha sentito non deve uscire una parola dalla sua bocca. –

ENRICO: - Di quello che ho sentito?! E che cosa ho sentito? Il Dott. Martini non mi ha voluto dire niente! –

UOMO: - Bene, bene! Vedo che ha capito quello che deve fare! Il Dott. Martini non le ha detto niente! E tenga bene a mente che questo “niente” è già “troppo”! Specialmente per lui! –

ENRICO: - Che significa?! –

UOMO: - Significa che il caro dottore è stato sistemato in modo che quel “niente” resti definitivo. Ma non si preoccupi! Per ora lei ci serve nel pieno delle sue funzioni. Ma se non riesce a tenere la bocca chiusa, saremo costretti a farle una visita di cortesia! Con grande dispiacere, mi creda, ma in fondo in questo mondo nessuno è insostituibile. I miei rispetti, signor Consoli. (riattacca) -

CARLA: (al regista, che è rimasto interdetto col telefonino in mano) - Chi era? –

ENRICO: (incerto) - Non lo so! Forse era uno scherzo! -

ANNA: - Ma che ti ha detto? -

ENRICO: - Non ho capito molto bene. Aveva un tono di voce che non mi è piaciuto affatto. Ha detto che hanno sistemato il Dott. Martini! –

ANNA: - Come “sistemato”?! –

ENRICO: - E che ne so!… Si è mantenuto molto sul vago… L’unica cosa che ho capito è che il dottore parlava un po’ troppo… mi ha detto che devo tenere la bocca chiusa se non voglio ricevere una visita, ma probabilmente era solo uno scherzo. –

CARLA: - Oddio! –

ENRICO: - Cosa c’è? -

CARLA: - Forse non era uno scherzo! Forse è per via di Lisa! Hanno paura che la cosa trapeli! –

ENRICO: - Della cosa tra i peli? Mi pare esagerato. Certo, vedere Lisa nuda non sarà poi un grande spettacolo, ma addirittura paura… -

CARLA: - Come al solito non hai capito niente. Quelli non vogliono che si sappia chi è veramente Lisa. –

ENRICO: - Perché, chi sarebbe veramente? (ironico) Che cos’ha, un’identità segreta? E’ un’eroina dei fumetti? –

ANNA: - Purtroppo è qualcosa di più. (a Carla) Comincio a credere che tu abbia ragione. –

ENRICO: - Volete dirmi che cos’è questa storia, prima che perda la pazienza! –

CARLA: - Ho paura che non ti piacerà molto. –

ENRICO: - Figurati! Ormai sono vaccinato a qualsiasi disgrazia. Sputa il rospo! –

CARLA: (esita un attimo) Lisa è la figlia dell’Arcivescovo! –

ENRICO: - Cosa?! (sta per scoppiare a ridere) –

CARLA: - Hai capito benissimo! E non provare a ridere, che non è il caso. Anche a noi all’inizio non sembrava possibile, ma più la situazione si evolve e più ne siamo convinti. –

ENRICO: (con voce tremante) - Ma se fosse vero… -

CARLA: - Se fosse vero, è chiaro che la telefonata non era uno scherzo. Probabilmente qualcuno ha pensato che il Dott. Martini si sia lasciato sfuggire qualche parola di troppo, e non ha tutti i torti, visto che anche noi abbiamo intuito la verità. E così lo hanno “sistemato”! E’ questo che ti hanno detto, vero? –

ENRICO: - Sì, ma… tu pensi che… -

PIETRO: (entra da dx a corsa, trafelato; gli manca il fiato per parlare) – E’ successa… una cosa… tremenda! (tutti restano pietrificati a guardarlo) Hanno… hanno… hanno ammazzato il Dott. Martini! –

ENRICO: (atterrito) - Dove?! Chi è stato?! –

PIETRO: - E’ successo a quattro isolati da qui!… Stavo tornando verso casa a piedi, quando ho visto un assembramento di gente e le auto dei carabinieri… Ho chiesto cos’era successo e appena l’ho saputo sono tornato di corsa a dirvelo. –

ENRICO: - Ma gli assassini li hanno presi? –

PIETRO: - Macché! Pare che l’abbia trovato un passante, in terra in una pozza di sangue. E lì intorno non c’era già più nessuno. I carabinieri pensano che si sia trattato di una rapina. –

CARLA: - Sì, una rapina!… -

PIETRO: - Cosa c’è?! -

CARLA: - C’è che il nostro caro regista ha appena ricevuto una telefonata, probabilmente dall’assassino, con un tono vagamente minaccioso, dico bene, Enrico? –

ENRICO: (sempre più spaventato, con un filo di voce) – Sì!

PIETRO: - Ma allora è tutto chiaro! Non vogliono che si sappia di Lisa! -

ANNA: - E certo che non vogliono! Se saltasse fuori che l’Arcivescovo ha una figlia sarebbe un vero e proprio scandalo, e lui non può certo permetterselo. Caro Enrico, stavolta ti sei cacciato in una brutta situazione! –

CARLA: - Guarda che neanche noi ne siamo fuori! Uno come l’Arcivescovo non esiterà certo a farci eliminare tutti, se lo riterrà necessario. –

ANNA: (spaventata) - Oddio, hai ragione! D’improvviso non mi sento più molto tranquilla. Non è che qualcuno mi accompagnerebbe a casa? –

ENRICO: (sempre più in preda al panico) - Adesso non mettetevi a fare le vittime, eh! Qui se c’è qualcuno che rischia la pelle quello sono io! E’ a me che hanno promesso una visitina! Oddio, oddio! (drammatico) Sento già un piede nella fossa! Sento già un cappio freddo che mi stringe la gola! (mentre lo dice pone le mani sul collo a simulare la corda; intanto dall’alto scende una corda con un cappio) Oddio, oddio! (si copre il volto disperato; intanto il cappio gli è sceso fin proprio davanti alla faccia, cosicché quando toglie le mani dagli occhi lo vede e grida di paura) Ahhh! Eccoli, sono già qui! (si inginocchia piangendo) Pietà! pietà! Non so niente! Non ho detto niente! –

PIETRO: (guarda in alto da dove è scesa la corda) – Che diavolo combini, Tommaso?! –

TOMMASO: (da fuori) – Stavo provando la corda per calare Lisa in scena! –

ENRICO: (si alza sorpreso) – Eeh!… Ma che?!… (infuriato, urla rivolto verso l’alto) Razza di imbecille, vuoi farmi prendere un colpo?! La corda per Lisa!! Col nodo scorsoio!! Ma che pensi di fare, un’esecuzione?! Adesso te la lego al collo io questa corda! Anzi, ti lego nell’ultima poltrona in platea e ti ci lascio fino al giorno dello spettacolo! –

TOMMASO: - Mi dispiace! Volevo solo rendermi utile! –

ENRICO: - Allora renditi utile facendo sparire immediatamente questa corda! (nel dir così infila un piede nel cappio della corda, che Tommaso aveva completamente allentato lasciando cadere il cappio a terra) -

TOMMASO: - Subito! (tira la corda, che si chiude legando la caviglia di Enrico e facendolo cadere a terra) –

ENRICO: (è a terra, con la gamba in alto legata alla corda; gli altri gli vanno intorno cercando di liberarlo) – Disgraziato! Lascia che ti metta le mani addosso e poi vedrai!… (a Pietro) E tu chiudi questo dannato sipario, che appena mi slego ci saranno delle scene da censura, vietate ai minori di 98 anni! –

PIETRO: (ridendo e guardando in platea) – Ma guarda che non c’è nessuno! –

ENRICO: - Non me ne importa niente! Il sipario è la mia privacy. Chiuso quello divento un mostro, come dottor Jekyll e mister Hyde. Chiudi il sipario che lo voglio fare a pezzettini!! –

PIETRO: - Se ti fa sentire meglio… (esce a dx e dopo qualche istante il sipario si chiude, con Enrico che ruggisce infuriato) –

SIPARIO


ATTO SECONDO

La scena rappresenta un salotto; a dx c’è un tavolo basso da tè con due poltrone intorno; ci sono un’uscita sul fondo che immette nell’anticamera, una porta a dx in primo piano e una a sx in secondo piano. Mobili a piacere, su uno dei quali sta una boccia d’acqua con un pesce rosso. Spazio libero al centro.

Quando si apre il sipario si vede Paolo seduto su una poltrona, immobile, con un auricolare.

SILVIA: (entra da sx seguita da Rosa, con un quadro che va ad appendere sul fondo; stanno discutendo piuttosto animatamente) – Eh no, mia cara! La colpa è tua! Enrico l’avete viziato fin da piccolo! Mai una volta che l’abbiate messo di fronte alle proprie responsabilità! E adesso si vede il risultato! –

ROSA: - Per tua norma e regola mio figlio è sempre stato un ragazzo sereno ed equilibrato! E’ da quando ti ha sposato che è diventato un incapace! –

SILVIA: - Non mi ricordare quel maledetto giorno! Tutte le volte che ci ripenso mi vengono i giramenti di testa. –

ROSA: - Sì, sapessi che giramenti vengono a me! –

SILVIA: - Mi sembra di vederlo ancora, bianco come un lenzuolo, dopo due ore e mezza passate al gabinetto. Ci toccò ritardare persino la cerimonia. –

ROSA: - Ci credo, povero ragazzo! Chiunque avrebbe avuto dei dubbi a sposare una come te. Io, comunque, non ne avevo neanche mezzo. Sapevo come sarebbe andata a finire, me l’hai rincitrullito. –

SILVIA: - Te l’ho rincitrullito! Ma pensa un po’! (Ironica) Il genio che per invitarmi al ballo dei diciottenni mi presentò una domanda in carta bollata, su consiglio altrettanto brillante di quello squilibrato di suo padre! –

ROSA: (tira fuori il medaglione che ha attaccato al collo e lo bacia, facendo il segno della croce) – Non nominare il mio povero Evaristo! –

SILVIA: - No, hai ragione! Riposi in pace, pover’uomo. In fondo, lui mi voleva bene, pur nelle sue condizioni. –

ROSA: - Il solo pensare a quant’era buono, mi fa venire da piangere. (si accorge di Paolo) Oh, ma noi stiamo annoiando questo ragazzo con le nostre discussioni! E’ quasi mezz’ora che sta aspettando Enrico, devi trovare un modo per farlo uscire da quella stanza. –

SILVIA: - Te l’ho già spiegato! Sono due giorni che urlo per farlo uscire di là e adesso mi sono stufata! Venisse anche il Presidente della Repubblica, lo manderei a cercarselo da solo. (esce stizzita a sx) –

ROSA: (la guarda uscire arrabbiata, poi si rivolge a Paolo, che è ancora a sedere e non si è mai mosso) – La perdoni! E’ un po’ scossa, poverina, ma sa, mio figlio si è barricato in camera da ieri mattina e non c’è stato verso di farlo uscire. Temo che se vuole parlargli dovrà provare a convincerlo lei. (guarda Paolo, che non si muove e sembra non ascoltare) Ma… mi sta ascoltando?… (si avvicina) Si sente bene?… (comincia a preoccuparsi, perché Paolo non risponde) Santa Madre Vergine, ma questo ragazzo si è sentito male!… (chiama) Silvia! Silvia! Corri, presto, sta male! –

SILVIA: (da fuori, urlando) – Macché male! E’ un’altra delle sue scemenze! E poi, con tutta la roba da mangiare che si è portato in camera, non corre neanche il rischio di svenire per la fame! –

ROSA: - Ma non Enrico! L’ospite! (si volta verso Paolo) Come ha detto che si chiama?… Ah già, non risponde!… Santo Dio, Silvia, corri, presto, bisogna chiamare subito un dottore! –

SILVIA: (entra da sx) – Insomma, si può sapere che diavolo succede? –

ROSA: - Succede che questo ragazzo sta male! Non dà segni di vita, non si muove e non risponde più. Bisogna fare qualcosa e in fretta. –

SILVIA: (comincia a preoccuparsi) – Ma cosa gli è successo? –

ROSA: - Non lo so! Era qui fermo ad aspettare Enrico e quando gli ho parlato mi sono accorta che era in questo stato! (Silvia lo scruta attentamente, poi si appresta a scuoterlo, ma Rosa la ferma) No, che fai, ferma! Forse è una forma di sonnambulismo, ed è pericoloso svegliare i sonnambuli. –

SILVIA: - E allora che cosa facciamo? –

ROSA: - Bisogna chiamare subito il pronto soccorso. Loro sapranno come trattarlo. –

SILVIA: - Sì, hai ragione, vado subito a telefonare. –

ROSA: - No, aspetta! Forse è meglio che tu chiami la Dottoressa Gelsi, così ci dirà subito di cosa si tratta e cosa bisogna fare. –

SILVIA: - E’ vero. Scendo a controllare se è in casa. (esce sul fondo) –

ROSA: (tra sé) E’ comodo avere una dottoressa come condomina. Si evitano parecchie seccature. (guarda Paolo) Benedetto ragazzo! Ma proprio in casa nostra dovevi sentirti male?! Non era meglio se ti prendeva una sincope per la strada? –

SILVIA: (rientra in fretta, seguita dalla dottoressa) – Eccoci qua! Si tratta di questo ragazzo. E’ venuto a trovare mio marito, l’abbiamo fatto accomodare lì a sedere, ma poi non si è più mosso. Sembra che abbia perso il contatto col mondo. –

DOTT.SSA GELSI: - Vediamo un po’… (si avvicina a Paolo) –

PAOLO: (improvvisamente scatta in piedi esultando; le tre donne si ritraggono spaventate) – Aléeee!!! (esulta smodatamente correndo su e giù per la stanza) Siiì!!! Grandi!!! (abbraccia la dottoressa e la bacia) Canestro all’ultimo secondo!! Che vittoria, ragazzi!! (si getta a terra continuando ad esultare, poi fa qualche flessione) Stressante!! Stressante fino alla fine!! Devo sciogliermi un po’! –

DOTT.SSA GELSI: (è rimasta inebetita come le altre due) – Agitatino, il ragazzo! –

SILVIA: - Ma… ma… Stava ascoltando la partita di basket?! –

ROSA: - Che cosa ascoltava? Le “basche”?! E che sono, novelle? –

SILVIA: - Lascia perdere, non puoi capire. (arrabbiata) E del resto, non capisco nemmeno io! Questo è partito per una partita, se mi permette il gioco di parole. –

DOTT.SSA GELSI: - Beh, l’essenziale è che non sia niente di grave! (le passa una bustina) Se continua ad essere così euforico le dia questo, prima che le distrugga la casa. E’ un nuovo farmaco, con effetto pressoché immediato. Lo sciolga in un bicchiere d’acqua e glielo faccia bere. Vedrà che si calmerà. Io adesso vado. Arrivederci! (Esce dal fondo) –

SILVIA: - La ringrazio, dottoressa. -

ROSA: (volge lo sguardo alternativamente da Silvia a Paolo, che intanto continua a correre su e giù per la stanza, alternando momenti in cui esulta ad altri in cui fa qualche esercizio di stretching come per rilassarsi) - Che si fa? –

SILVIA: - Lo so io! (esce da sx per rientrare qualche secondo dopo con un bicchiere d’acqua su un vassoio. Intanto Paolo si è ributtato sulla poltrona, senza fiato, ansimando per la fatica) Signor Paolo, le ho portato da bere, mi sembra affaticato (pone il vassoio sul tavolino). Avrei voluto offrirle qualcos’altro, ma dopo quanto si è agitato un bicchiere d’acqua non può farle che bene. Noi adesso dobbiamo sbrigare delle commissioni urgenti, intanto lei resti qui a riposarsi mentre aspetta che Enrico si decida ad uscire da quella camera. –

PAOLO: - Grazie! Ci voleva proprio! Ma prima avrei bisogno del bagno. –

SILVIA: - Prego, faccia pure, è di là, l’ultima porta a destra. –

PAOLO: (si alza ed esce a dx) Grazie mille, signora. –

SILVIA: - Noi allora usciamo. Ci vediamo fra poco! –

ROSA: (sottovoce) – Ma vuoi lasciare solo in casa questo pazzo?! –

SILVIA: - Non preoccuparti! La dottoressa mi ha dato un sedativo da sciogliere nell’acqua. Non potrà fare danni. E poi, chissà che Enrico, dopo tutto questo baccano, non si decida ad uscire di là, sentendo che ce ne siamo andate. –

ROSA: - Forse hai ragione! Devo ammettere che ogni tanto ti riesce far lavorare quel poco di cervello che hai! –

SILVIA: - Ne ho piene le tasche delle tue considerazioni, Rosa! Adesso devo uscire. Se mi accompagni, bene, altrimenti meglio ancora! –

ROSA: - Per carità! Non sia mai che io ti privi di questo dispiacere! (escono dal fondo) –

PAOLO: (rientra da dx, si guarda intorno) – Mah! Mi hanno lasciato qui da solo… Figuriamoci se ho voglia di aspettare Enrico un’altra ora o due. E poi, chi mi dice che uscirà di lì? Sapere di avere la malavita della città alle costole non è certo una bella sensazione. No, adesso me ne vado a cena, ripasserò più tardi o domani mattina. (guarda il bicchiere) Toh, la moglie di Enrico mi aveva portato l’acqua, ma mi è passata anche la sete. Beh, rimetterà in ordine lei quando torna, non posso certo mettermi a gironzolare per la casa. (prende il cappotto dall’attaccapanni, spegne la luce ed esce dal fondo) –

Le luci sono calate e la scena è quasi al buio. Da fuori si sente scricchiolare una porta, e dopo qualche secondo da sx entra di soppiatto Enrico, guardandosi attorno come per accertarsi di essere solo.

ENRICO: (tra sé, sottovoce) - Pare proprio che se ne siano andati tutti. Ma guarda un po’! Col rischio che sto correndo, mi lasciano anche qui da solo! Così, se qualche killer entra, può fare il suo lavoro indisturbato. Comunque, non tutto il male viene per nuocere. Almeno potrò fare qualche rifornimento. Mi aspettano dei giorni d’inferno e non ho certo voglia di rimettere il naso fuori di casa finché le acque non si siano calmate. (nota il bicchiere) A proposito… ho una sete!… (si scola tutto il bicchiere) Aaah! In camera avevo finito l’acqua, ci voleva proprio. E adesso procuriamoci un po’ di vettovaglie… (comincia a sbadigliare e a barcollare) Andiamo in cucina… andiamo… ma che mi succede?… mi fa tanto… sonno… (si butta sulla poltrona e crolla addormentato) –

Enrico inizia a sognare. Nella scena buia entra da sx Lisa, vestita da angelo, illuminata da un fascio di luce. Leggera musica di sottofondo

LISA: (si avvicina ad Enrico e fa per svegliarlo) – Pss! Pss! Svegliati, Enrico! –

ENRICO: (gradualmente riprende conoscenza) – Cosa c’è?… Dove sono?… -

LISA: - Siamo in paradiso, non lo vedi, scioccone! –

ENRICO: (si accorge di Lisa) – Aaah! Ma tu sei… -

LISA: - Sono il tuo angelo custode. Ti ho accompagnato personalmente nel viaggio fino qui. –

ENRICO: (terrorizzato) – Fino a qui?! Ma allora io sono… sono… -

LISA: - Sì, Enrico! Tu sei morto. Ma non ti devi preoccupare di questo. In fondo, la vita è solo uno stato transitorio, un lungo e difficile viaggio verso la meta ultima. –

ENRICO: - Ma guarda che io ho sempre viaggiato volentieri! E poi pensavo di avere ancora tanti di quei chilometri!… -

LISA: - Non mentire a te stesso, Enrico. Lo sapevi benissimo che la nera ala della grande mietitrice stava per avvolgerti. Perché mi avresti invocato con tanta passione, altrimenti? –

ENRICO: - Io ti ho invocato?! –

LISA: - Sì, con la tua paura! E’ il compito di noi angeli custodi assistere le anime che ci sono state assegnate nei loro momenti di difficoltà. –

ENRICO: - Bella assistenza! A soli quarant’anni mi ritrovo morto! –

LISA: - Ah, ma non hai capito! Noi non possiamo mutare il corso della vostra vita. Noi diamo consigli e conforto all’anima, non proteggiamo il corpo. (con tono di rimprovero) Ah, Enrico, Enrico! Perché hai voluto interrompere le prove dello spettacolo? Eppure ti era stato detto che non correvi pericoli, ti era stata data una possibilità. Io stessa ti ho consigliato a più riprese di non abbandonare tutto, ma tu hai voluto fare di testa tua. -

ENRICO: - Vorresti dire che se sono morto la colpa è mia?! –

LISA: - Certo che è tua! Guarda che ogni uomo la sua vita se la gestisce da solo, non c’è nessun destino o intervento divino. Del resto, Nostro Signore ha altro a cui pensare. –

ENRICO: - Io non ne sono troppo convinto, comunque lasciamo perdere… Ma piuttosto, cosa stiamo facendo qui? Hai detto che siamo in Paradiso, ma questo… (si guarda intorno) non mi sembra un luogo molto paradisiaco. Fin da piccolo, mi sono sempre immaginato il Paradiso pieno di giardini, di ruscelletti, di alberi carichi di frutti… -

LISA: - E magari una musica celestiale di sottofondo? –

ENRICO: - Più o meno. –

LISA: - Certo che vi fate delle strane illusioni, voi uomini! Chissà perché, immaginate che nell’aldilà ci siano tutte quelle cose che vi farebbero felici sulla terra. Invece dovrebbe essere chiaro a tutti che tra due mondi così diversi anche il concetto stesso di felicità non può essere il solito. –

ENRICO: - Vuoi dire che il Paradiso è questo nulla che c’è qui intorno? (si guarda ancora attorno sconcertato) –

LISA: - No, certo! Adesso non esagerare, sarebbe veramente squallido. Quando prima ti ho detto che siamo in Paradiso non mi sono espressa bene. In realtà siamo soltanto sulla strada. –

ENRICO: (ironico) – Ah, siamo sulla strada, eh? E c’è da camminare ancora molto? –

LISA: - Non è il momento di scherzare! Preparati piuttosto ad affrontare il Giudice Supremo! –

ENRICO: - Chi?! –

LISA: - Il Giudice Supremo. (vede che Enrico è rimasto interdetto e subito lo riprende) Che cosa credevi, di finire direttamente in Paradiso? Cosa sei, un Santo? Ammesso poi che i Santi non abbiano nessuno scheletro nell’armadio, cosa di cui non sono affatto certa. Te l’ho detto che ti sto accompagnando nel tuo ultimo viaggio. Ecco, la nostra meta finale è il luogo del Giudizio. Da lì in poi, ovunque sarai destinato, altri sarà la tua guida. –

ENRICO: (ancora ironico) - Bene! La cosa mi riempie di entusiasmo! Ma cosa stiamo facendo qui fermi? –

LISA: - Che domande, aspettiamo la coincidenza, no! –

ENRICO: - La coincidenza?! –

LISA: - Certo! Cosa c’è di strano? Non penserai davvero di poter fare un viaggio così lungo senza nessuno scalo? –

ENRICO: (si mette la mani nei capelli) – Oddio, che razza di situazione! –

DOTT. MARTINI: (entra da sx, vestito da capostazione, con le corna e la coda da diavolo) – Buongiorno, signori. Vi auguro di fare un buon viaggio sul mio treno. –

ENRICO: (lo riconosce e si spaventa) – Dott. Martini! Ma lei ha le corna! –

DOTT. MARTINI: - Ehi, piano con le offese! –

ENRICO: - No, non mi fraintenda, volevo solo dire che lei… insomma… (nota la coda) Ha anche la coda!… Lei è un diavolo! –

DOTT. MARTINI: - Adesso non cerchi di cambiare discorso. Lei mi ha dato del “dottore”. Per sua norma e regola, caro signore, qui non c’è nessun “dottore”. (altezzoso) Io sono il capotreno che la porterà a destinazione. Quanto agli auguri, li ritiro. La gente che non rispetta i capitreno merita di patire le pene dell’inferno. Adesso raggiungo il mio posto e partiamo immediatamente. Tanto, se tutti i passeggeri sono come lei, non c’è soddisfazione neanche a fare due chiacchiere. Mi aspetta la solita noiosa eternità di sempre! (sbadiglia spalancando completamente la bocca, mettendo in mostra dei canini lunghissimi da vampiro; esce a sx) –

ENRICO: (balbetta terrorizzato) – Ma… ma… ma… -

LISA: - Ma un corno! Bella figura mi fai fare! Sei appena arrivato nell’aldilà e subito ti diverti ad offendere quel povero diavolo. –

ENRICO: - Ma che povero diavolo! Quello era… cioè… era un diavolo… ma in quanto a povero… -

LISA: - Lo so che era un diavolo. Cosa credevi, di non trovarne neanche uno? Ma che bisogno c’era di offenderlo? –

ENRICO: - E ci risiamo con questa storia dell’offesa! Ma quale offesa? L’ho solo scambiato per un tale che conosco. –

LISA: - Che conoscevi! Ti ricordo che sei morto. –

ENRICO: (con tono soddisfatto di sé, fiero di poterla avere vinta per una volta su quell’angelo così pedante) - Che conosco! E’ morto anche lui, quindi può darsi che lo ritrovi anche qui. Giusto?–

LISA: - Vedo che stai imparando in fretta come vanno le cose. Fra un po’ non avrai più bisogno di me ed io potrò dedicarmi a qualche altra povera anima. –

ENRICO: - Dimmi un po’… Com’è che un diavolo fa il capotreno? –

LISA: - E’ la divisione dei ruoli che c’è in questo mondo. In fondo, i diavoli non sono altro che angeli decaduti. –

ENRICO: - Sì, questo lo sapevo anch’io, ma cosa c’entra? –

LISA: - Da principio eravamo tutti angeli custodi, ma poi alcuni di loro si stancarono di questo mestiere e per punizione divina sono decaduti a dipendenti delle F.S. –

ENRICO: - Ferrovie dello Stato? –

LISA: - No! Ferrovie dello Spirito! –

ENRICO: - Insomma, se ho ben capito, i diavoli sono così orgogliosi del loro mestiere di capitreno che per loro “dottore” suona come un’offesa? –

LISA: - Eh sì, poverini! E’ il loro unico motivo d’orgoglio. –

ENRICO: - Certo che le cose in questo mondo sono ben diverse da come me le sarei mai aspettate. (fa per tirare fuori dalla tasca un fazzoletto e si accorge di avere una lettera) Toh, e questa cos’è? (tira fuori la busta e la guarda) “Sig. Enrico Consoli, regista”. E’ indirizzata a me. Ma chi può avermi scritto? (la apre e legge) “Egregio signore, ha ancora una possibilità per risolvere la sua situazione. Se farà ciò che le dico, potrà ancora dirigere la commedia più importante, quella della sua vita. Oppure, come amiamo dire noi capitreno, potrà rimettere la sua vita sul binario giusto. Devo dirle delle cose molto importanti. Mi raggiunga in cabina, e in fretta. L’eternità non attende. Il suo”… (stupito) …”dottore”! Ma allora… allora c’è una speranza! Perché non me l’hai detto subito? Sei o non sei il mio angelo custode? –

LISA: - Non c’è nessuna speranza! E’ uno dei soliti trucchi del demonio! Non devi prestar fede a quella lettera. –

ENRICO: - Può anche darsi che tu abbia ragione, ma cerca di capirmi. Io devo tentare. Anche se è un rischio, è la mia unica possibilità. (si alza, ma Lisa gli sbarra la strada) –

LISA: - Non farlo! Non sai quanti sono rimasti scottati dall’aver firmato un patto col diavolo? –

ENRICO: - Lasciami passare, angelo, ti supplico. –

LISA: - Non lo farò! Sono il tuo angelo custode e sei sotto la mia protezione. Non permetterò che ti succeda qualcosa. –

ENRICO: - Non mi costringere ad usare le maniere forti! –

LISA: – Le maniere forti!? Oseresti forse alzare le mani sul tuo angelo custode? –

ENRICO: - Se necessario, sì! –

LISA: - Buono a sapersi. (tira fuori dal vestito un grosso mitra e lo punta su Enrico) Adesso tu ti metti a sedere e resti lì fino all’arrivo –

ENRICO: (spaventatissimo) – Ma cosa fai?! Non sei il mio angelo custode? –

LISA: - A sedere! –

ENRICO: - Sì, sì, non ti arrabbiare! (si siede) -

Si sente il fischio del treno che sta per partire, acutissimo.

ENRICO: (supplichevole) – Ti prego, angelo, ti scongiuro, stiamo partendo, ho poco tempo, lasciami andare. (il fischio del treno continua, insistente e fastidioso, mentre Enrico continua a supplicare Lisa; intanto le luci si abbassano, Lisa esce di scena ed Enrico continua a chiamarla nel sonno) Ti supplico, angelo! Angelo mio! –

SILVIA: (entra dal fondo seguita da Rosa, accendendo la luce; sente Enrico che grida e gli si avvicina in fretta) – Enrico! Su, sveglia! –

ENRICO: (svegliandosi) – Eh… mmh… Ma che c’è?… Oh, Silvia… stavo sognando… -

SILVIA: (risentita) – Me ne sono accorta! E parlavi, pure! (facendogli il verso) “Angelo mio, ti prego, angelo mio”… Chi sarebbe questo “angelo”? –

ENRICO: (si alza di scatto e scappa via a sx) – Oddio, oddio, sono morto! –

SILVIA: (urlando) – No, sei vivo e vegeto, per il momento, almeno finché non riesco a metterti le mani addosso, brutto schifoso! (fa per andargli dietro) –

ROSA: (la ferma) – Calmati, ragiona. –

SILVIA: - Macché ragiona! Ma l’hai sentito? “Angelo, angelo mio…” Chissà che cosa c’è da ragionare, più chiaro di così… -

ROSA: - Magari l’angelo del sogno eri tu! –

SILVIA: (ironica) – Oh, certo! Come no! E perché sarebbe scappato via in quel modo? E’ l’ora di finirla di giustificarlo come hai sempre fatto, Rosa. E adesso spostati di lì, che devo andare a dirgli il fatto suo. –

ROSA: - Non ci penso neanche! La situazione va risolta con calma. –

SILVIA: - Oh, ma io sono calmissima! (sta per scoppiare) Sto solo per fare un macello! –

Suona il campanello.

ROSA: - Suonano. Ricomponiti e vai a vedere chi è. –

SILVIA: (urlando) – Non me ne frega niente di chi è! Adesso ho cose più importanti da fare che stare a ricevere ospiti! -

ROSA: - Guarda che tuo marito non scappa. Sono due giorni che sta in quella camera e direi che non ha nessuna intenzione di andarsene. Calmati un attimo e mettiti a sedere. Con lui parlerai più tardi. Io vado ad aprire. (si avvia sul fondo ad aprire) –

SILVIA: (arrabbiatissima) – Dopo, sì! Mandiamo via questi rompiscatole e poi ce la vediamo fra noi, caro maritino. “Angelo mio…” E che sarà mai questa, una dea? Ti manda in estasi, eh? Ti fa vedere il paradiso? E io ti faccio vedere l’inferno, mascalzone che non sei altro! –

ROSA: (rientra dal fondo, seguita da Anna e Carla, che sono vestite in maniera piuttosto provocante) – Ci sono due ragazze che vogliono vedere Enrico. –

SILVIA: (si alza urlando) – Due!! Addirittura due!! Ma come vi permettete di venirlo a cercare a casa, sapendo che ci sono io! –

ROSA: (la trattiene) – Calmati, Silvia! –

SILVIA: - Calmarmi?! Ma neanche per sogno! Queste due svergognate devono avere quello che si meritano! –

ANNA: - Ehi, ma è pazza? –

CARLA: - Ma che modi sono questi! –

ROSA: - Guarda che queste sono due attrici che lavorano con Enrico. –

SILVIA: (ironica) – Certo che lavorano con Enrico! Chissà che bei lavoretti!… (si rende conto di ciò che ha detto Rosa) Eh! Attrici?! Voi siete due attrici?! –

ANNA: (risentita, con ironia) – No, siamo due pornostar! –

CARLA: - Ma guarda un po’ che razza di accoglienza. –

ROSA: (cercando di riparare) - Vogliate scusarla, ragazze. Mia nuora è un po’ nervosa a causa di Enrico. Ma prego, accomodatevi pure. Noi andiamo un attimo di là a chiamarlo. (Anna e Carla si accomodano sulle poltrone, un po’ riluttanti) Vieni, cara. (sottovoce) Non facciamo figuracce davanti agli ospiti. Devo proprio insegnarti tutto? –

SILVIA: (sottovoce) – Può anche darsi che abbia preso una cantonata, ma comunque queste due non mi convincono. E in ogni caso, il problema resta. Anche se non è una di loro, qui un angelo ignoto esiste. –

ROSA: (sottovoce) - Ti ho detto che ne discuterete dopo. Adesso vediamo se tuo marito si decide a uscire. Magari per parlare con loro… -

SILVIA: (alza la voce) - Ah, ecco, per parlare con loro sì, eh!… -

ROSA: - Su, su, non ricominciamo! (la spinge fuori, a sx) –

ANNA: - Ci credo che Enrico è sempre nervoso in teatro. Con una moglie come quella! –

CARLA: - Ma l’hai sentita? Deve averci prese per le amanti del marito. –

ANNA: - Perché, Enrico ha delle amanti? –

CARLA: - Non credo, non mi pare proprio il tipo. Ma la moglie deve sospettare qualcosa del genere, altrimenti non ci avrebbe fatto una scenata simile. –

ANNA: - Eh già! (divertita) Figurati! Noi le amanti di Enrico! Sarei curiosa di sapere che cosa ha combinato quel barbagianni per far pensare male sua moglie. –

CARLA: - Magari invece ce l’ha davvero un’amante. –

ANNA: - Sì, buonanotte! Ma se è l’esatto contrario dell’amante ideale: gretto, nevrotico, irascibile… -

CARLA: - Non si sa mai. Potrebbe aver trovato qualcuna disposta a sopportarlo. –

ANNA: - No, doverlo sopportare come marito è una cosa, ma come amante… -

CARLA: - Beh, sai, noi donne siamo così strane… -

ANNA: - Parla per te. Io mi sento del tutto normale. E poi, per prendersi Enrico come amante, altro che strane! Ci vorrebbe una più fuori di testa di Lisa. –

CARLA: (pensierosa) - Potrebbe essere lei. –

ANNA: - Ma chi, l’amante di Enrico?! –

Silvia è entrata da sx sulla precedente battuta di Anna e ovviamente è rimasta interdetta; le due ragazze non l’hanno vista entrare.

CARLA: - Le ha persino dato un ruolo da angelo. (Silvia sentendo queste parole ha un sussulto, poi tossisce per farsi notare) Oh, signora… (si alza insieme ad Anna) -

SILVIA: (tende loro la mano con forzata cordialità) – Vogliate scusarmi per il mio comportamento di poco fa. Io sono Silvia, la moglie di Enrico (Carla e Anna si presentano a loro volta). Sono veramente mortificata per la mezza crisi isterica di prima, ma purtroppo in questi giorni sono particolarmente stressata. Mio marito… -

ANNA: (pungente) - … Ha un’amante? –

SILVIA: (a denti stretti) – No, per carità, ma come le viene in mente! Solo che… -

CARLA: (guardando Anna con aria di rimprovero) - Solo che… -

SILVIA: - Solo che da due giorni si è chiuso in camera e rifiuta di uscire. –

ANNA: - Si è chiuso in camera?! –

CARLA: - Rifiuta di uscire?! –

ANNA e CARLA: - Ma è terribile! –

SILVIA: - Certo che è terribile! Mi tocca dormire sul divano. –

ANNA: - Ma che c’entra? Noi dobbiamo fare uno spettacolo. –

CARLA: (ironica) - Beh, visto che siamo tutti così preoccupati per la salute di Enrico, perché non facciamo qualcosa per farlo uscire da lì? –

SILVIA: - E’ inutile, io e sua madre le abbiamo provate tutte. Dice che è stato minacciato e che la sua vita è in pericolo. Uscirà solo quando si saranno calmate le acque. –

ANNA: - Possiamo provare a parlargli anche noi? –

SILVIA: - Dubito che vi darebbe ascolto. –

CARLA: - Beh, tentar non nuoce. –

ROSA: (entra da sx) – E’ vero! Ormai conviene tentarle tutte. Prego, accomodatevi. Vi faccio strada. –

SILVIA: - Ma… -

ROSA: (non la lascia parlare) – Magari le voci di qualche amico lo fanno rinsavire! –

ANNA: (con un tono ironico che porta Silvia ad equivocare) – Magari abbiamo degli argomenti più convincenti, noi! (escono a sx) –

SILVIA: (schiumante di rabbia) – Ma guarda queste due dannate sgualdrine! Adesso facciano due parole con Enrico e poi fuori! Non voglio più vederle neanche in fotografia! –

ROSA: (entra da sx) – Ti sei calmata? –

SILVIA: - Calmata un corno! Quelle due “signorine” si sono permesse pure di sfottermi. –

ROSA: - Beh, dopo la scenata che hai fatto… -

SILVIA: - Non si tratta di quello. E’ per Enrico. Le ho sentite parlare. Sanno benissimo che lui ha un’amante e la conoscono anche. –

ROSA: - Magari hai frainteso. –

SILVIA: - Ho frainteso, eh?! Ma lo sai come l’hanno definita, lo sai? –

ROSA: - No, come? –

SILVIA: - “Un angelo”, ecco come! (ironica) Ti ricorda qualcosa? –

ROSA: - Potrebbe essere una coincidenza. –

SILVIA: - Ma fammi il piacere! Piuttosto com’è che le hai lasciate sole? Non voglio che stiano da sole con mio marito. –

ROSA: - Non sono con tuo marito. Ti ricordo che lui è dentro la camera. –

SILVIA: - Non me ne importa niente! Adesso vado di là e le caccio via. E al diavolo le figuracce e il galateo della brava padrona di casa. –

Suonano alla porta.

ROSA: - Altre visite. Ma proprio oggi deve venire tutta questa gente. –

SILVIA: - Un altro seccatore! Tu vai ad aprire, io mi occupo delle ragazze. –

ROSA: - Con diplomazia, mi raccomando! –

SILVIA: (esce a sx) – Certo, certo. –

ROSA: - Speriamo che quell’isterica non faccia un’altra delle sue scenate. Su, andiamo a vedere chi è (esce dal fondo, poi rientra seguita da Tommaso). Prego, si accomodi. –

TOMMASO: (la guarda attentamente dagli occhiali) – Avrei urgente bisogno di parlare con suo marito, signora. –

ROSA: - Con mio marito?! –

TOMMASO: - Sì, è in casa? –

ROSA: (tira fuori il medaglione e lo bacia) - Mio marito è morto. Pace all’anima sua (si fa il segno della croce). –

TOMMASO: - E’ morto?! –

ROSA: (continuando a baciare il medaglione) - Povero marito mio, così giovane te ne sei andato! –

TOMMASO: (impaurito) - E’ morto! E’ morto davvero! Devo andare subito a dirlo agli altri. Arrivederci signora! (dall’uscita, frettolosamente) Le mie condoglianze! (esce dal fondo) –

SILVIA: (entra da sx, seguita da Anna e Carla) – Chi era? –

ROSA: (rimette dentro il medaglione, che stava ancora baciando, facendosi il segno della croce) – Uno che cercava il mio povero Evaristo. –

SILVIA: - Ma se è morto da sei anni?! –

ROSA: (ritira fuori il medaglione, lo bacia e si fa il segno della croce) – Pace all’anima sua. –

SILVIA: - Ma che è questa, la giornata dei matti? –

ANNA: (a Carla, sottovoce) – Lei contribuisce ad alzare la media. –

SILVIA: (ostentando gentilezza) - Allora, ragazze, io vi saluto. Vi ringrazio di aver parlato con mio marito. Anche se non è servito a niente per convincerlo ad uscire, è stato comunque carino da parte vostra averci provato. (le accompagna alla porta) Arrivederci a presto. –

CARLA: - Buona sera. –

ANNA: (a Rosa, che ricambia il saluto) - Arrivederci anche a lei, signora. (esce dal fondo con Carla e Silvia, che rientra subito) –

SILVIA: - Finalmente me ne sono liberata! (a Rosa) Allora, ti sono piaciuta? “Arrivederci a presto”! Spero che sia la prima e l’ultima volta che mettono piede qui. –

ROSA: - Insomma, vuoi deciderti a calmarti? –

SILVIA: - Mi spieghi come dovrei fare a stare calma? Me ne stanno succedendo di tutti i colori. (salendo di tono) Prima mio marito si chiude in camera e rifiuta di uscire dicendo che teme per la sua vita, poi scopro che mi tradisce con un fantomatico angelo, quindi mi piombano in casa due attricette mezze nude che lo cercano e mi sfottono per venti minuti filati… Senza contare lo stress di dover sopportare te! –

ROSA: - Stai diventando paranoica! Prima di tutto non puoi essere sicura che Enrico ti tradisca solo per averlo sentito parlare nel sonno… -

SILVIA: - Ti ricordo che anche quelle due schifose parlavano dell’angelo. –

ROSA: - Ti ho già detto che potresti aver frainteso. L’esistenza di questo angelo è tutta da dimostrare. (suonano alla porta) –

SILVIA: - Ancora! Ma non c’è un attimo di pace, oggi! Adesso vado io ad aprire, e se è qualche altro scocciatore… (esce sul fondo e grida) Aaaah!! Qui, in casa mia! Vieni qua, che ti faccio vedere io! (entra trascinando Lisa vestita da angelo) Guarda un po’ che apparizione celestiale! (Rosa rimane fulminata) E’ tutta da dimostrare, eh!… A me quest’angelo pare invece dannatamente concreto! Adesso ti riempio di sberle quel bel faccino, angelo (alza il braccio per colpirla, ma Rosa, ripresasi dall’iniziale sorpresa, la ferma). –

ROSA: - Fermati! –

SILVIA: - Lasciami, maledizione! Volevi le prove? Ce le hai davanti agli occhi! Adesso io rovino lei e poi vado a dare il fatto suo anche a quel mascalzone di tuo figlio! –

LISA: (tenta di liberarsi dalla presa e si difende dai colpi di Silvia, che è comunque sempre trattenuta da Rosa; tutte le battute seguenti vengono dette nel groviglio delle tre donne) - Ma che c’entro io?! Che cosa le ho fatto? –

SILVIA: - Vorresti anche prendere in giro, eh?! Te lo do io l’amante, angioletto che non sei altro! Ti conveniva cercartene un altro invece che perdere tempo con quel buono a nulla di Enrico. –

LISA: - Amante?! Enrico?! Ma Enrico è morto! –

SILVIA: - Ma quale morto! Che c’è, non riesci a trovare una scusa meno ridicola? Cosa vuoi farmi credere, che sei il suo angelo custode? –

LISA: - Guardi che non sto scherzando! Mi hanno appena detto che Enrico è morto. –

SILVIA: - Insisti, eh! Vuoi proprio farmi arrabbiare sul serio! –

ROSA: (urla) – Bastaaa!! (riesce a separare le due donne) Tu (a Silvia) vedi di darti una calmata e lei (a Lisa), signorina, ci spieghi chi è e che cosa è venuta a fare qui! –

LISA: - Beh, io ero venuta a trovare Enrico. Sono un’attrice che lavora con lui. Ma mi hanno detto che è morto! –

SILVIA: - Mio marito è vivo e vegeto! E lei è… -

ROSA: (la interrompe) – Chi le ha detto che Enrico è morto? –

LISA: - Un ragazzo che ho incontrato per strada qui vicino. Mi ha detto che era stato qui e che Enrico era morto. –

ROSA: - Era per caso un ragazzo piuttosto giovane e con gli occhiali? –

LISA: - Sì, è Tommaso, un altro attore del nostro gruppo. –

ROSA: - Ma quello ha chiesto di parlare con mio marito, non con Enrico. –

LISA: - Ah, ma Tommaso è cieco come una talpa! Sicuramente l’ha scambiata per la moglie di Enrico, per la signora… (indica Silvia) –

SILVIA: - La signora Silvia! E grazie tante per il complimento! Essere confusa con mia suocera era l’ultima cosa che mi mancava, oggi! –

ROSA: - Beh, lo vedi che ragionando con calma tutto si spiega? –

SILVIA: - Tutto un accidente! Abbiamo capito perché questa signorina… di cui ancora non abbiamo avuto il piacere di conoscere il nome… -

LISA: - Lisa Rossi, molto lieta! –

SILVIA: - … perché la signorina Lisa Rossi pensava che Enrico fosse morto. Ma perché sia venuta qui, con quel ridicolo vestito da angelo, questo non ce l’ha ancora spiegato. –

LISA: - Se permette, stavo appunto per dirglielo. –

SILVIA: - Ma prego, la scena è tutta sua. Dopo tutto, l’attrice è lei! –

LISA: - Dunque, è una storia un po’ complicata… -

SILVIA: - Mi pare normale! A mio marito, le storie semplici non sono mai piaciute. –

LISA: - Tre giorni fa, durante le prove dello spettacolo, Enrico mi ha assegnato il ruolo dell’angelo. Sa, quello che annuncia ai pastori la nascita di Cristo. (canta, con la solita voce stridula e stonata) “Gloria a Dio nell’alto dei cieli…” –

ROSA: (si tappa gli orecchi e la interrompe) – Va bene, va bene, abbiamo capito! Vada avanti. –

LISA: - Ieri ho saputo che Enrico vuole rinunciare allo spettacolo e che si è chiuso in camera e non vuole parlare con nessuno. Così ho pensato di venire a parlare con lui. –

SILVIA: (con ironia, citando le parole di Anna) – Pensando di avere degli argomenti più convincenti! –

LISA: (che non ha capito l’allusione) - Beh, veramente no, non è che avessi molta fiducia. D’altronde, Enrico non mi ha mai tenuto molto in considerazione. Però, mi sono detta: “tentar non nuoce”. Poi, mentre stavo venendo qui, sono passata davanti ad un negozio di costumi e ho pensato di procurarmi il vestito da angelo per lo spettacolo. Ho pensato che magari, se Enrico vede che tutti noi a questa rappresentazione teniamo molto e ci impegniamo al massimo per la sua riuscita, potrebbe tornare sulla sua decisione. –

ROSA: - Intelligente, la ragazza! Dovresti prendere esempio, Silvia. –

SILVIA: - Macché esempio! Sì, è una storiella molto ben congegnata, ma non mi convince affatto. –

LISA: - Le assicuro che è la verità! Perché dovrei mentire? –

SILVIA: - Perché? Continua a fare la finta tonta, eh? –

ROSA: - Insomma, Silvia, finiscila con questa storia dell’amante. Piuttosto, accompagna la signorina a parlare con Enrico, e vediamo se a forza di sentirselo chiedere da tutti si decide ad uscire da quella maledetta stanza. –

SILVIA: - Accompagnarla a parlare con Enrico?! Ma non ci penso nemmeno! –

ROSA: - Non ti sto dicendo di lasciarli soli. La accompagni e resti con lei, così ti convincerai di aver preso una cantonata. Forza, su, andate (le spinge fuori a sx, poi torna in scena sbuffando). Uff, che fatica! Silvia è testarda da far paura. Mi ricorda me da giovane. (tira fuori il medaglione e lo bacia) Quante discussioni abbiamo fatto, povero Evaristo! (fa il segno della croce. Suonano alla porta) Ancora visite! (rimette dentro il medaglione) Ma che succede oggi? C’è un via vai, in questa casa!… (esce sul fondo, poi rientra, seguita da Pietro e Paolo) Toh, è ancora lei? E’ tornato con un amico? Io sono Rosa, la madre di Enrico. (dà la mano a Pietro) Molto piacere. –

PIETRO: (addolorato) – Io sono Pietro, un altro attore che lavorava con suo figlio. Le porgo le mie più sentite condoglianze, signora. –

ROSA: - Condoglianze?! Ah, ma anche voi pensate che… No, no, non preoccupatevi! Mio figlio sta benissimo. Anzi, in questo momento è giusto in compagnia di un angelo. –

PIETRO: (a Paolo, sottovoce) - Povera donna! Il dolore per la perdita di Enrico la sta facendo sragionare. –

PAOLO: - Ha ragione, signora, Enrico era così buono che adesso sarà sicuramente in paradiso. –

ROSA: - Ma cosa ha capito, signor Paolo! Io sto parlando sul serio. Enrico è di là, nella sua camera, e l’angelo sta cercando di convincerlo ad uscire. E’ una vostra collega. –

PIETRO: - Una nostra collega?! –

PAOLO: (sottovoce) – Dice così perché oggi, quando sono venuto qui, ho tentato anch’io di convincere Enrico ad uscire. –

PIETRO: (sottovoce) - Ah, collega in quel senso… Sì, sì, ho capito. –

ROSA: - Ma prego, ragazzi, accomodatevi. Adesso vado a vedere cosa stanno facendo di là e poi vi offro qualcosa. (i due si siedono) –

SILVIA: (entra da sx) – Niente da fare, non ne vuol sapere! (nota i due in poltrona, stizzita) Ancora ospiti? –

ROSA: - Sì, il signor Pietro (Pietro si alza e dà la mano a Silvia) e il signor Paolo, che già conosci (Paolo fa lo stesso). –

SILVIA: (ironica) – Ah, bene, dopo l’angelo, abbiamo anche i santi! –

ROSA: (divertita) – Pensa, sono venuti per farci le condoglianze! –

SILVIA: - Anche loro?! Ma che dobbiamo fare, una smentita sul Corriere della Sera?! Guardate che qui non è morto nessuno! –

PIETRO: - Ma come? Ci hanno detto che… -

SILVIA: (interrompendolo) - Vi hanno detto male! Mio marito, al secolo Enrico Consoli, è vivo e vegeto, e purtroppo promette di rimanere tale e quale ancora per un bel po’… Almeno finché non avrò chiarito una certa cosetta… -

ROSA: - Chi vi ha detto che Enrico è morto? Un ragazzo più o meno della vostra età, con due occhialoni formato famiglia? –

PIETRO: - Sì, lo conosce? –

ROSA: - Appena! E’ venuto qui poco fa per parlare con Enrico, ma c’è stato un malinteso. Purtroppo quel giovane deve essere un po’ cie… -

PAOLO: (la interrompe) – Cestista! Per carità, non si faccia sentire da lui mentre gli dà del cieco! Quello è capace di distruggervi la casa! –

ROSA: (tra sé) – Già, ha parlato l’acqua cheta! –

SILVIA: - Ma che diavolo sta facendo quella ancora di là? Sembrava che avesse finito e invece… E’ meglio che torni a controllare, non vorrei che quei due stessero architettando qualcosa. –

LISA: (entra da sx, euforica) – Ho risolto il problema! –

PAOLO: (sorpreso, trattenendo le risa) – Lisa! Che diavolo ci fai qui, con quel costume ridicolo? –

LISA: - Ridicolo?! Ma è il mio costume da angelo per lo spettacolo! –

PIETRO: - Se mai andrà in scena, questo spettacolo. –

LISA: - In quanto a questo, ci ho pensato io. Enrico si è convinto ad uscire. –

ROSA: - Ah, bene! Bravissima! Come hai fatto? –

SILVIA: (arrabbiatissima, in contrasto con l’allegria degli altri) – Sentiamo un po’ che diavolo si è inventato il nostro angioletto. –

LISA: - Veramente, io non mi sono inventata niente. E’ solo che quando ho detto a Enrico che avevo indosso il costume da angelo, lui si è improvvisamente zittito. Credevo che si fosse stancato di starmi a sentire, e invece, qualche istante dopo, ha detto: “Va bene, uscirò.” –

ROSA: - La cosa deve avergli fatto effetto. –

SILVIA: (sempre acida) – Lo credo bene! –

PAOLO: - Allora, se è finalmente uscito, possiamo andare a parlargli. Non resta che convincerlo a riprendere le prove. –

LISA: - Beh, veramente, non è proprio uscito. –

ROSA: - Come sarebbe a dire? –

LISA: - Ha detto che uscirà solo ad una certa condizione. –

SILVIA: - Adesso detta anche le condizioni! –

ROSA: - Falla finita e stai a sentire. (a Lisa) Parla, su, che cosa vuole? –

LISA: - Vuole che prendiamo tutti parte ad una seduta spiritica. –

SILVIA: - Una seduta spiritica?! –

ROSA: - Ma che è, una di quelle cose con tutta la gente intorno a un tavolo, mano nella mano, con un ciarlatano che batte il ginocchio sotto al tavolo per far credere che arriva il fantasma? –

SILVIA: - Una seduta spiritica! Gliela do io la seduta! Lascia che gli metta le mani addosso e poi non potrà più sedersi per un mese. –

PIETRO: - Scusate se mi intrometto, ma forse vale la pena di prendere la proposta in considerazione. Se non altro, dargli soddisfazione potrebbe essere un modo semplicissimo per farlo uscire da quella camera. –

SILVIA: - Non se ne parla nemmeno! Questa è una casa seria, non intendo ritrovarmi sulla bocca di tutto il vicinato per una delle sue idee balzane. –

ROSA: - Guarda che dopo tutto il trambusto di oggi siamo già sulla bocca di tutta la città. E poi, se Enrico non si decide a uscire, non la smetteranno più di prenderci in giro. –

LISA: - La signora ha ragione. Conviene provare. –

SILVIA: - Tu stai zitta! Nessuno ha chiesto il tuo parere. –

PIETRO: - Comunque, se cambiate idea, io conosco una persona che fa al caso nostro. –

ROSA: - E chi sarebbe? –

PIETRO: - Si chiama Alina. E’ una zingara che vive non lontano da qui. –

ROSA: - Pensa che accetterà di venire? –

PIETRO: - Naturalmente vorrà essere pagata, ma se glielo chiedo io penso che verrà volentieri e ci farà anche un prezzo di favore. –

SILVIA: - Ho detto che non se ne parla! –

ROSA: (senza curarsi di Silvia) – Presto, la vada a chiamare. E’ l’ora di mettere fine a questa storia. –

PIETRO: - Vado subito! Accompagnami, Paolo. –

PAOLO: - Con piacere! Anch’io non vedo l’ora di riprendere le prove. Che Enrico ci creda o no, teniamo tutti moltissimo a questo spettacolo. –

PIETRO: - Torniamo tra dieci minuti. (escono dal fondo) –

ROSA: - E non tornate soli! –

SILVIA: - Ma insomma! Ho già detto tre volte che non intendo ospitare nessuna zingara in casa mia! –

ROSA: - Oh, piantala una buona volta con questa crisi isteriche! Non volevi scoprire che cosa ti nasconde Enrico? Quale occasione migliore? Se lui si fa impressionare dalla messa in scena di questa chiromante, noi potremmo sfruttare la situazione per fargli delle domande “ad hoc”. Basterà mettersi d’accordo prima con lei. Non credo che sia un problema. In genere, questa gente per soldi si presta a qualsiasi tipo di truffa. –

SILVIA: (riflettendo) – Forse non hai tutti i torti. Devo darti ragione per l’ennesima volta, quest’oggi. Comunque… (guarda Lisa) non voglio estranei tra i piedi. La seduta la facciamo in famiglia. –

LISA: - Veramente… -

SILVIA: - Cosa c’è ancora? –

LISA: - Enrico ha detto… Insomma… -

SILVIA: - Su, sentiamo, cos’altro ha detto? –

LISA: - Che dobbiamo esserci tutti! –

SILVIA: - Tutti?! Ma tutti chi? –

LISA: - Tutti! Io, voi due, Pietro, Paolo e tutti gli altri attori della compagnia. –

SILVIA: - Ma allora gli ha dato veramente di volta il cervello. Ma cosa crede, che sia disposta ad accettare una stupidaggine del genere senza battere ciglio? –

ROSA: - Suvvia, che cosa ci costa? Ormai siamo in ballo… Se proprio dobbiamo partecipare a questa pagliacciata, tanto vale farlo in tanti. –

SILVIA: (sbuffando) – E sia! Ma ascoltatemi bene. Questa è l’ultima che gli concedo. E dopo dovremo comunque fare due chiacchiere in privato, noi due. (suonano alla porta). Ancora! Non ne posso più! (si butta su una poltrona, affranta) –

ROSA: (va ad aprire e rientra dal fondo seguita da Antonio e Sonia) – Buongiorno. Desiderate? –

ANTONIO: - Siamo due attori della compagnia di Enrico. Io mi chiamo Antonio e questa è mia moglie Sonia. (si danno la mano) Lei è la madre di Enrico? –

ROSA: - Sì! Felice di conoscervi. –

LISA: - Ciao, ragazzi, come va? –

SONIA: - Ciao, Lisa. (trattenendo le risa) Che bello, dove hai trovato quel costume stupendo? –

LISA: - L’ho acquistato qui vicino. Mi serve per lo spettacolo. –

SILVIA: (si è alzata) – Buongiorno. Io sono Silvia, la moglie di Enrico (dà loro la mano). Siete passati a vedere come sta mio marito? –

ANTONIO: - Sì, ci hanno detto che non vuole più uscire dalla sua camera e volevamo renderci conto della situazione. –

SILVIA: - Purtroppo la situazione è esattamente in questi termini. Però (acida), l’angioletto… ehm, volevo dire… la “signorina Lisa”, è riuscita a prenderlo per il verso giusto. –

SONIA: (a Lisa) - L’hai convinto ad uscire? –

LISA: - Non proprio. (esita un attimo) Dobbiamo fare una seduta spiritica. –

SONIA: - Cosa? –

SILVIA: - Ha capito bene, sì! Una seduta spiritica. Naturalmente, io mi sono opposta decisamente, ma pare che sia l’unico modo per rivederlo fuori da quella stanza. –

LISA: - E voi due capitate a proposito. Enrico ci vuole tutti presenti. –

ANTONIO: (riflette) – Mah, a me non è che la cosa piaccia poi molto, ma per lo spettacolo, questo ed altro. –

SONIA: - Certo, sono d’accordo con te. –

ROSA: - Molto bene. Allora non ci resta che aspettare che quei ragazzi tornino con la medium (suonano alla porta) Ecco, forse sono loro (va ad aprire).

PIETRO: (entra dal fondo, seguito da Paolo, Anna, Carla, Tommaso e Alina; Alina è una donna matura, vestita da zingara) – Eccoci qua! Abbiamo trovato anche gli altri. Questa è Alina, la medium di cui vi parlavo (Alina china la testa in cenno di saluto). –

ROSA: - Ben arrivata, signora. Io sono la signora Rosa, la madre di Enrico… -

ALINA: (la interrompe; parla in maniera solenne e distaccata) – Piacere, ma non sono venuta qui per fare salotto… Mi avete invitata per una seduta… vogliamo incominciare? Procediamo, le chiacchiere non macinano farina! –

 

ROSA: - Va bene, va bene. Ma cosa dobbiamo fare? –

ALINA: - (in modo enfatico e solenne) E’ d’uopo avere un tavolo rotondo. Ci assideremo intorno ad esso. –

TOMMASO: (a Paolo, sottovoce) – Ma come parla, questa? –

PAOLO: (sottovoce) – Fa sempre così, credo che faccia parte del personaggio. –

ROSA: - Ce n’è uno di là. Venite, ragazzi, datemi una mano a portarlo. Tu, Silvia, vai con la signorina Lisa a chiamare Enrico. –

SILVIA: (ancora alterata) – Prego, “signorina Lisa”, vada pure da sola. E’ stata così brava da convincere mio marito… (escono tutti a sx; restano in scena Alina e Silvia) –

ALINA: - Attenta, la gelosia è un veleno… è come un’ortica che punge il cuore; malum est! –

SILVIA: - Ma che sta dicendo?… -

ALINA: - Sei in collera con tuo marito, ma ricorda: la donna che ama, giustificherà persino i vizi, persino i delitti dell’essere amato. –

SILVIA: - Ma io ho il sospetto che mi tradisca. Devo conoscere la verità. La prego, deve aiutarmi. –

ALINA: - Perché vuoi conoscere la verità? Ama et sufficit! –

SILVIA: - Lei dice bene, ma io devo sapere! Posso pagarla di più, se accetta di aiutarmi. –

ALINA: - Il denaro?! Il vile denaro?! A me…….ad Alina!! I soldi non fanno la felicità, ricordalo. –

SILVIA: - Figuriamoci la miseria. –

ALINA: - Chi di virtù è ricco, è simile al fanciullo. Io sono ricca di virtù: il mio onore non è in vendita. Farò questa seduta senza trucchi. –

SILVIA: - Ma io devo andare fino in fondo a questa storia. –

ALINA: - Solo i ciechi pretendono di vedere fino in fondo… Ma la verità sta in mezzo… nella via di mezzo troverai la felicità! –

SILVIA: - Oh, insomma, ne ho abbastanza dei suoi luoghi comuni. –

ROSA: (entra da sx, seguita da Anna, Carla, Pietro, Paolo e Tommaso; i ragazzi reggono un grande tavolo rotondo) – Ecco, mettetelo qui. (portano il tavolo al centro della stanza, poi escono e rientrano con delle sedie) Enrico dov’è? –

LISA: (entra da sx) – Sta arrivando, questione di un attimo. –

ALINA: - Questo maldestro giovane (indica Tommaso) ha fatto cadere la mia sfera di cristallo. Dovremo farne a meno… faremo di necessità virtù! –

TOMMASO: - Questa la sapevo già. (si rende conto che tutti lo guardano in malo modo) Ah, ma non c’è da preoccuparsi per la sfera. Ecco qui una valida sostituta. (prende la boccia del pesce rosso e la pone sul tavolo, tra sguardi attoniti e accenni di risa) Che strano… (guarda la boccia) mi sembra di vedere qualcosa nella sfera… qualcosa di confuso… Forse sono un sensitivo anch’io! –

PIETRO: (fa cenno ad Alina che Tommaso ci vede poco, poi riprende la boccia e la rimette a posto) – Questa è meglio lasciarla stare, Tommaso. Non vorrei che con le tue qualità di “veggente” tu vedessi qualcosa di troppo. –

ALINA: - Prendiamo posizione. (si siede al tavolo, imitata dagli altri. lei è rivolta verso il pubblico, alla sua destra ci sono Pietro, Paolo, Tommaso, Antonio e Sonia, alla sua sinistra Lisa, Rosa, Silvia, Anna e Carla; il posto di fronte, con le spalle al pubblico, viene lasciato ad Enrico. –(Enrico siede vicino ad Alina)

ROSA: (sottovoce a Silvia, mentre si siedono) – Cosa le hai detto di fare? –

SILVIA: (sottovoce) - Figurati! Non ne ha voluto sapere. Dice che farà una seduta senza trucchi. –

ROSA: (come sopra) – Come senza trucchi? –

SILVIA: - E che ne so io! –

ENRICO: (entra da sx; parla in tono dimesso, senza guardarsi intorno) – Buona sera a tutti. Vi ringrazio della vostra presenza. –

ALINA: - Ho bisogno di sapere lo scopo della seduta, per potermi mettere in comunicazione con l’aldilà. –

TOMMASO: (sottovoce a Paolo) – Il prefisso è 666. (Alina lo fulmina con lo sguardo) –

ENRICO: - Sì, è il momento che sappiate perché siamo qui. Come tutti sapete, la mia vita è in pericolo (Alina fa cessare con un gesto repentino i brusii degli altri). Un’ora fa, forse perché stressato da questa situazione, ho fatto uno strano sogno… -

PAOLO: - Hai sognato di morire? (Tommaso gli dà una gomitata per farlo tacere) –

ENRICO: - No! Ho sognato che ero morto. –

ALINA: - Morire è come svegliarsi da un incubo. –

ENRICO: - Può darsi. Io invece ci sono entrato. O meglio, all’inizio non sembrava proprio un incubo. Non c’era niente di terribile, tranne il fatto che ero morto.

TOMMASO: - E ti pare poco? (Paolo gli dà uno scappellotto) –

ENRICO: - Accanto a me c’era un angelo, Lisa. –

LISA: (raggiante) – Ehi, mi hai sognato? –

SILVIA: (stizzita, a Lisa) - Vuoi stare zitta! (a Rosa, sottovoce) Che ti dicevo! –

ROSA: (sottovoce) - Lascialo finire, prima di giudicare. –

ENRICO: - L’angelo aveva il compito di condurmi al luogo del giudizio, spiegandomi come funzionavano le cose nell’aldilà. Ad un certo punto è arrivato un diavolo: era il dott. Martini (mormorii in sala, subito zittiti da Alina). All’inizio non si mostrò cordiale nei miei confronti, ma quando se ne fu andato mi accorsi che avevo una sua lettera in tasca. Non so come ce l’avesse messa, ma quello che conta è che nella lettera mi invitava ad andare a parlare con lui, dicendo che quella era la mia unica possibilità di salvezza. Purtroppo, l’angelo mi ha bloccato e poi mi sono svegliato. (Riflette un attimo, poi riprende) Io non ho mai dato importanza a certe cose, ma questo sogno mi ha fatto una così grande impressione… sono rimasto veramente sconvolto. Per farla breve, quello che desidero più di ogni altra cosa è sapere cosa aveva da dirmi il dott. Martini. –

ALINA: - Un sogno veramente interessante. Concordo con lei, il suo desiderio di conoscenza è pienamente giustificato e quindi la migliore cosa da fare è parlare con lui. E’ questo il suggerimento del sogno. –

ENRICO: - Facile, se non fosse che il signore in questione è stato assassinato due giorni fa. Capisce perché ho bisogno di lei? Deve assolutamente mettermi in contatto con lui. Ne va della mia vita, ne sono certo. –

ALINA: - Interessante, davvero interessante. Possiamo provare, certo, ma potrebbe essere difficoltoso. Le anime delle persone uccise spesso sono restie a mettersi in contatto col mondo dei vivi. Specie quando il ricordo della barbarie perpetrata sulle loro spoglie mortali è ancora vivido. –

ENRICO: - La scongiuro, faccia il possibile. –

ALINA: - Il possibile a volte può non essere sufficiente. Ma non si deve abbandonare un’impresa prima di averla tentata. Prego, spenga la luce e si sieda al suo posto. (Enrico va a spegnere la luce e si siede. Alina accende una grossa candela rossa e la pone al centro del tavolo) Vi raccomando il silenzio più assoluto. Tenteremo di evocare lo spirito del defunto Martini. Adesso prendiamoci per mano… (tutti pongono le mani sul tavolo, formando una catena) –

TOMMASO: (sottovoce, a Paolo) – Che facciamo, la catena dell’amore? (si becca un altro scappellotto) –

ALINA: - Adesso chiudete gli occhi e concentratevi. Dobbiamo creare l’atmosfera adatta perché l’evocazione abbia successo. –

Alina comincia a mugolare, intervallando di tanto in tanto la sua nenia con invocazioni dirette al dott. Martini. La scena è illuminata, oltre che dalla candela, da una leggera luce rossa.

ALINA: - Evoco lo spiritoMartini… Martini… vieni tra noi… avvicinati… Martiniii… invochiamo il tuo spirito!… -

Ad un certo punto comincia a salire del fumo dietro ad Alina, che continua la sua cantilena piegando sempre più la testa all’indietro. Alla fine c’è un tuono e dal fumo spunta la sagoma del dott. Martini, proprio dietro ad Alina; è vestito normalmente, con corna e coda da diavolo e i soliti canini, che ogni tanto mostra chiaramente. Alina è completamente riversa all’indietro e comincia gradualmente a riprendere una posizione normale, Enrico è seduto a busto eretto, gli altri sono tutti con la testa sul tavolo, completamente immobili. –

DOTT. MARTINI: (con voce profonda e lugubre) – Chi è che mi chiama? –

ALINA: - Eccolo… lo spirito di Martini è tra noi adesso…

ENRICO: (timoroso, ma felice) – Dottore! Sia lodato Dio! –

DOTT. MARTINI: (getta un urlo) – Aaaarrrrggh! Non pronunciare quel nome in mia presenza! –

ENRICO: - Mi dispiace, mi dispiace. Lode a satana e a tutti i diavoli dell’inferno. Va bene così? –

DOTT. MARTINI: - Ma cosa hai capito?! Esigo rispetto! Mi hai dato del dottore un’altra volta! Me ne vado!! –

ALINA: - Anima eletta… aspetta… non irritarti… abbiamo bisogno di te… rimani tra noi… non te ne andare!! –

DOTT: MARTINI: - E sia… giacché tu me lo chiedi… dimmi, cosa vuoi da me?… sappi però che da ora io parlerò solo attraverso di te… -

Adesso è Alina che parla, di volta in volta con la voce sua (Alina/Martini) o imitando quella del Dott. Martini (Martini/Alina).

ALINA/MARTINI: - Con una lettera che hai materializzato invitavi Enrico a raggiungerti… -

MARTINI/ALINA: - Per noi diavoli è una cosa banale la trasmissione astratta… la materializzazione… è per questo che mi hai disturbato? –

ALINA/MARTINI: - Tu dovevi svelargli un segreto molto importante… è una questione di vita o di morte per lui… dicci il tuo segreto! –

MARTINI/ALINA: - Non ricordo… non ricordo più… è passata un’eternità e noi spiriti abbandoniamo presto le meschinità terrene che affliggono voi mortali. –

ENRICO: (atterrito) – Non dirà sul serio? –

MARTINI/ALINA: – Silenzio!! Chi ha l’ardire di mettere in dubbio la parola di un diavolo? –

ALINA/MARTINI: - Ti supplico… fai uno sforzo… tenta di ricordare qualcosa… -

MARTINI/ALINA: - E’ inutile. Per quanto mi sforzi, di tutto ciò che potevo avere da dire mi viene in mente solo una cosa: (scandendo bene le parole) non fidarti degli angeli. Ma sai… (ridacchia) questo è un po’ un consiglio standard… Insomma, non è che tra angeli e diavoli corra buon sangue… almeno in servizio. Beh, adesso devo lasciarti, ho un appuntamento con un collega per una partitina a scacchi. Arrivederci a presto… (svanisce nel fumo) –

ENRICO: (comincia a urlare sempre più forte) – Una partitina?! Ma qui sono io che rischio lo scacco matto! Se non mi aiuta mi rivedrà prima di quanto pensa! Sono un uomo morto! La prego! La prego! Non se ne vada! (sale sul tavolo, continuando a gridare, in ginocchio a braccia alzate) Dott. Martini!!! –

DOTT. MARTINI: (da fuori, con voce tonante, dopo un tuono secco) – E basta con questo dottore!! –

ENRICO: (continua a urlare, mentre tutti si riprendono) Per favore, ritorni! La supplico! Ho bisogno di una sua parola! La scongiuro! (suonano alla porta) –

ROSA: (si alza, accende la luce. E’ sconvolta, come tutti del resto, nel vedere il figlio in quello stato) – Cercate di calmarlo. Io vado a vedere chi è. (esce sul fondo, mentre gli altri cercano di riportare Enrico in piedi) –

COMMISSARIO: (entra dal fondo, con la pistola spianata) – Fermi dove siete! Nessuno si muova! –

(Alina nel frattempo si è svegliata dalla trance, ma come adocchia il commissario, approfitta della confusione e finge di cadere di nuovo in trance… aprirà ogni tanto un occhio per controllare la situazione…)

ENRICO: - Oddio! (si getta sotto il tavolo; gli altri restano immobili con le mani in alto) –

COMMISSARIO: (a Rosa) – Che cosa sta succedendo qui dentro? –

ROSA: (impaurita) – Ecco… -

TOMMASO: - Stavamo solo facendo una seduta spiritica. –

COMMISSARIO: (puntandogli l’arma contro) - Una seduta spiritica?! Ah, bene, ci diamo anche ai riti satanici, eh? Tentata estorsione, omicidio premeditato, disturbo della quiete pubblica e adesso anche associazione per pratiche sataniste. E stia tranquillo che controlleremo anche se avete qualcosa a che fare con i furti di chicchi di graniglia bianca dalle tombe del cimitero comunale. –

TOMMASO: - Furti di graniglia?! Ma che c’entro io? –

COMMISSARIO: - Cosa fa, cerca di negare l’evidenza? E’ o non è lei il signor Enrico Consoli? –

TOMMASO: - Ma quale Enrico Consoli! (indica Paolo, che gli è di fronte) Enrico Consoli è lui! –

PAOLO: (spaventato dal commissario, che si gira puntandogli la pistola contro) – Calma, calma, giù il cannone. Non sono Enrico, è Tommaso che è cie… -

PIETRO: (lo interrompe, ironicamente) - … Cestista! –

COMMISSARIO: - Cestista?! E che c’entra? –

PAOLO: - Macché cestista! E’ cieco, ecco quello che è! Non è colpa mia se non distingue una patata da un canarino. (scandendo le parole) Io non sono Enrico Consoli. –

TOMMASO: (arrabbiato) – Cieco?! Ora ti faccio vedere io chi è cieco! (fa per avvicinarsi a picchiarlo, ma il commissario gli punta la pistola alla testa) –

COMMISSARIO: - Cieco o no, questa è una pistola e le conviene stare fermo al suo posto se non vuole che la usi. (si gira di nuovo verso Paolo) Allora, se non è lei, si può sapere chi diavolo è Enrico Consoli? –

PAOLO: - Enrico Consoli è quel cuor di leone che se la sta facendo addosso sotto il tavolo. –

COMMISSARIO: - Ah, bene! (allunga una mano ad Enrico e lo aiuta ad alzarsi) Prego, si alzi. Allora, lei conferma di essere Enrico Consoli? –

ENRICO: (sconsolato) – Sì, sono io. –

COMMISSARIO: - Bene! La dichiaro in arresto! –

ENRICO: - In arresto?! Ma lei chi è?! –

COMMISSARIO: (estrae il distintivo) - Commissario Nucini, Polizia! –

ENRICO: (sollevato) – Sia lodato il cielo! –

COMMISSARIO: - Non capisco cosa ci sia da essere tanto contento. Lei è accusato di tentata estorsione ai danni di Sua Eminenza l’Arcivescovo, nonché di essere il mandante dell’omicidio del di lui amministratore, il defunto dott. Martini. –

ENRICO: (cadendo dalle nuvole, mentre tutti si guardano e mormorano sorpresi) – Ma non è possibile… Omicidio, estorsione?… Ma io sono innocente! –

COMMISSARIO: - Le consiglio di non dire nulla. Parlerà in presenza del suo avvocato. –

SILVIA: - Ma lui non ha fatto niente! Mio marito è una persona onesta. –

ROSA: - Mio figlio è sempre stato un bravo ragazzo, non ha mai fatto male a una mosca. –

COMMISSARIO: - Mi dispiace, ma io ho un mandato d’arresto molto ben motivato. E poi, nel mio lavoro, ho imparato che non bisogna mai fidarsi di nessuno… (guarda Lisa) neanche degli angeli. –

CARLA: - Ma noi dobbiamo preparare uno spettacolo! –

ANNA: - E lui è il regista! –

COMMISSARIO: - Per quello non ci sono problemi. Sua Eminenza ha garantito il suo personale interessamento affinché il signor Consoli ottenga la libertà vigilata e possa continuare ad occuparsi dello spettacolo. (tutti gli attori esultano) Andiamo adesso, signor Consoli. (si avvia verso il fondo con Enrico, poi si rivolge di nuovo agli altri) E voi tenetevi a disposizione. Potreste essere chiamati per dei chiarimenti nel corso delle indagini. E per quanto riguarda la seduta… beh, per il momento ci mettiamo una pietra sopra. (esce dal fondo con Enrico) –

SILVIA: - Non preoccuparti, Enrico, farò di tutto per tirarti fuori. –

ROSA: (con la voce rotta dal pianto) - Io lo so che tu non c’entri, figliolo, vedrai che tutto si chiarirà. –

Gli attori esultano; Carla e Anna si abbracciano gridando “evviva”, Paolo e Tommaso si danno un cinque e ovviamente Tommaso manca il colpo e rischia di cadere; Silvia, Antonio e Pietro non fanno gesti eccessivi, ma si mostrano comunque visibilmente soddisfatti.

SILVIA: (arrabbiatissima) – Ma che razza di persone siete?! Mio marito rischia la galera ingiustamente e voi vi preoccupate solo del vostro stupido spettacolo! Fuori!! Fuori tutti!! Non vi voglio più vedere!! E portatevi via anche la mummia imbalsamata!!! (li spinge sul fondo uno a uno; tutti si affrettano ad uscire, borbottando qualche “arrivederci” e “buonasera”. In quattro prendono la sedia dove è seduta Alina e la portano fuori) Fuori!! (rientra dal fondo e nota che Rosa la sta fissando dalla poltrona su cui si è gettata) Ho fatto male? –

ROSA: - Hai fatto benissimo! Razza di cialtroni! Vadano al diavolo, loro e quel maledetto spettacolo. –

SILVIA: (si getta sull’altra poltrona) – Non è possibile! Enrico accusato di omicidio! –

ROSA: - Non dirmi che crederai anche a questo? –

SILVIA: - No, no, per carità! Forse potevo credere che avesse un’amante, ma che abbia ucciso qualcuno… Non era capace di fare del male a una mosca….

ROSA: -No è, cara! Enrico non è capace di far male ad una mosca! Ti ricordo che ha solo sognato di essere morto, ma ancora è vivo e vegeto!!!

SILVIA: - Hai ragione…non so più quello che dico! E poi anche la storia del ricatto mi pare così inverosimile. –

 ROSA: - Dì piuttosto inventata! A me questa cosa sa tanto di montatura. Non vorrei che fosse tutto preparato per incastralo. (piange) Povero figlio mio, lui aveva paura che lo facessero fuori e invece… neanche si sono sporcati le mani… vogliono farlo passare da assassino, questi delinquenti. –

SILVIA: (si alza e va a consolarla) – Su, adesso non fare così. L’importante per il momento è che sia vivo, poi cercheremo di tirarlo fuori dai guai. –

ROSA: - Ma che possiamo fare? Se dietro a questa storia c’è l’Arcivescovo la situazione è grave. Lo sai anche tu in che traffici è intrigato quell’uomo, e quant’è potente. –

SILVIA: - E’ vero, ma io ho fiducia nella giustizia. Enrico è una persona a posto, non ha nessun tipo di precedente. Per condannarlo avranno bisogno di prove veramente schiaccianti. Non ci fasciamo la testa prima di essersela rotta. -

ROSA: - Forse hai ragione. Può darsi che le cose vadano a posto da sole. Qualche angelo ci aiuterà. –

SILVIA: (si alza di scatto) - Non parlarmi più di angeli! Dovresti averne fin sopra i capelli anche tu! E’ stata l’unica cosa giusta che ha detto quel commissario. (solenne) Mai fidarsi di nessuno, tantomeno degli angeli! –

Il sipario si chiude. Dopo qualche istante inizia la musica di “Tu scendi dalle Stelle” come sottofondo. Quindi si riapre il sipario sulla scena del primo atto. Le luci sono piuttosto basse e mirate. Sulla dx, nel fascio di luce più forte, ci sono Antonio e Sonia vestiti da Giuseppe e Maria, con in mezzo la culla di Gesù e dietro due sagome rappresentanti il bue e l’asinello. A sx avanzano lentamente Pietro, Paolo e Tommaso vestiti da re magi. Al centro sta Lisa, vestita da angelo. Tutti cantano “Tu scendi dalle Stelle”; Lisa ovviamente stona, ma lo si avverte chiaramente solo nell’acuto finale “al freddo, al gelo”. Su questo acuto Lisa fa un inchino, la musica cessa e il sipario si chiude.

Il sipario si riapre per i saluti. Gli attori entrano a coppie, uno da dx e uno da sx, fanno un inchino al pubblico al centro del palco, poi si dispongono alternativamente una coppia a dx e una a sx. Entrano nell’ordine: Sonia e Antonio, Anna e Carla, Pietro e Paolo, Tommaso e Lisa. Poi dal centro entra Enrico e fa il suo saluto. Dal fondo della sala un uomo col passamontagna spara un colpo di pistola e poi scappa. Enrico, colpito, cade. Gli altri urlano di terrore e chiedono aiuto, correndo qua e là spaventati.

COMMISSARIO: (entra da dx) – Calma, signori, calma! –

ANNA: - Commissario! Grazie al cielo! –

ANTONIO: - Gli hanno sparato! Faccia qualcosa, presto! –

SONIA: - Oddio, è morto, l’hanno ammazzato! –

COMMISSARIO: (ad alta voce) – Ho detto calma! Per favore! (si avvicina ad Enrico, ancora steso a terra, mentre gli altri si chetano) Tutto bene, signor Consoli? (si china su Enrico) -

PIETRO: - Come “tutto bene”?! E’ morto! –

COMMISSARIO: (si alza lentamente tirando su Enrico per un braccio) – Forza, si alzi! –

PAOLO: (vedendo Enrico che si rialza) - Miracolo!! E’ risorto! –

ENRICO: (si tocca il petto, sofferente; fa fatica a parlare) - Macché risorto! Siamo a Natale, mica a Pasqua! –

CARLA: - Ma com’è possibile?! –

ENRICO: (al commissario) – Beh, direi che ha funzionato, no? L’avete preso? –

COMMISSARIO: - I miei uomini lo stanno già accompagnando alla centrale. Ha diverse cosette da raccontarci. –

ENRICO: - Ringraziatelo da parte mia. Veramente un’ottima mira. In pieno petto, mi ha preso. Sono ancora senza fiato. –

ANNA: (incredula) – Ma che cosa stai dicendo?… In pieno petto?! Ma… ma… non hai neanche un graffio! –

ENRICO: - I giubbotti antiproiettile della polizia sono veramente ottimi. –

PIETRO: - Giubbotti antiproiettile?! Ma voi due… -

COMMISSARIO: - Eravamo d’accordo, certo. Anzi, a dire la verità io tanto d’accordo non ero. Se quel criminale avesse deciso di sparare alla testa… Ma Enrico ha voluto rischiare e non c’è stato verso di dissuaderlo. –

ENRICO: - Adesso non mi dipinga come un eroe. In fondo l’ha detto lei: questi killer hanno un modo ben preciso di uccidere; aveva ucciso il dottor Martini con un colpo al cuore, avrebbe fatto lo stesso anche con me. –

ANTONIO: - L’uomo che ti ha sparato è quello che ha ucciso il dottor Martini? Ma non eri tu accusato di essere il mandante? –

COMMISSARIO: - Direi che i suoi amici hanno bisogno di una spiegazione esauriente. Ma prima ci conviene terminare il lavoro. (senza voltarsi, a Lisa, che si è portata lentamente verso l’uscita di dx) Signorina Rossi, non penserà di lasciarci così presto? –

LISA: (tutti si voltano a guardarla) - Ma io… veramente… -

COMMISSARIO: - Per sua informazione, nei camerini ci sono i miei agenti che stanno effettuando una perquisizione, e fuori il teatro è interamente circondato. –

LISA: - Non capisco… -

COMMISSARIO: (voltandosi verso di lei e avvicinandosi) – No?!… Strano!… E pensare che stavo quasi per lodarla della sua intelligenza. –

LISA: - Insomma, cosa vuole da me? –

COMMISSARIO: - Mi sembra chiaro! Voglio arrestarla. –

LISA: (ironica) – Ah, bene! E con quali accuse? –

COMMISSARIO: - A dire la verità ce ne sono abbastanza per qualche ergastolo… Ma penso che al nostro amico Enrico non dispiacerà se cominciamo col tentativo di farlo fuori. –

LISA: - Lei sta farneticando! Io sono ancora sconvolta per quello che è successo… -

COMMISSARIO: - Oh, non ne dubito! Sarebbe molto più tranquilla se il signor Consoli fosse lì in terra morto stecchito. Purtroppo, o per fortuna, dipende dai punti di vista, non sempre le cose vanno come si è stabilito. –

LISA: - Insomma! Non si rende conto di quello che sta dicendo! Le sue sono accuse prive di fondamento! Sono indignata! Me ne vado! (esce a dx, infuriata; da fuori, urlando) Che cosa state facendo?! Lasciatemi! Non avete il diritto!... –

COMMISSARIO: (si volta sorridendo verso gli altri, che hanno fissato attoniti tutta la scena) – Beh, che cosa avete tutti? Potete rilassarvi, è finita. –

PIETRO: - Ma Lisa sarebbe… -

ENRICO: - … La responsabile di tutto questo casino, esatto! Ma sinceramente adesso non ho nessuna voglia di mettermi a spiegarvi tutto. Per stasera ne ho passate anche troppe. Chiedete al Commissario. (si mette a sedere in un angolo) –

COMMISSARIO: - Beh, è una storia piuttosto lunga, e molti particolari ancora ci sfuggono, ma ce li faremo spiegare da lei durante gli interrogatori! Per quello che ne sappiamo, tutto è iniziato quando il Dott. Martini ha convinto Lisa a ricattare l’Arcivescovo con la scusa della figlia. –

ANNA: - Allora Lisa non è sua figlia? –

COMMISSARIO: - Non credo proprio! Era tutta una montatura. Comunque, i due non si fidavano l’uno dell’altra. Lisa ha fatto di tutto per non recitare e poter sparire dalla circolazione, mentre il Dott. Martini voleva solo consegnarla all’Arcivescovo per intascare una generosa ricompensa. Ma lei ha capito che stava facendo il doppio gioco e l’ha fatto uccidere. –

CARLA: - Anche il Dott. Martini?! –

COMMISSARIO: - Certo! Morto lui, per il momento Lisa era al sicuro, visto che era l’unico a sapere come stavano le cose. Il problema era che così, se voleva avere i soldi, doveva esporsi in prima persona. Allora ha cercato di far sì che la commedia andasse avanti, per poter mantenere più facilmente i contatti con l’Arcivescovo. –

SONIA: - Ma perché l’Arcivescovo ha fatto arrestare Enrico? Credeva davvero che fosse lui a ricattarlo? –

COMMISSARIO: - No, l’Arcivescovo non sapeva chi fosse il ricattatore. Solo che aveva bisogno che lo spettacolo si facesse per certi motivi… non troppo leciti, e denunciando Enrico lo poteva controllare molto più facilmente. Inoltre così facendo mostrava al ricattatore che non temeva nessun tipo di scandalo. –

ANTONIO: - Quindi non si è lasciato ricattare? –

COMMISSARIO: - No, Lisa non ha visto il becco di un quattrino. Del resto, non aveva niente per provare di essere la figlia dell’Arcivescovo e quindi si è dovuta arrendere. –

TOMMASO: - E perché ha fatto sparare a Enrico? Io non ci vedo chiaro! (tutti lo guardano sconsolati) –

           

COMMISSARIO: - Perché così ci sarebbe stata un indagine che avrebbe coinvolto l’Arcivescovo, e nel frattempo lei sarebbe comodamente potuta sparire dalla circolazione. Ma come avete potuto vedere non è stata una grande pensata. –

SONIA: - Incredibile! Mai e poi mai avrei creduto Lisa capace di tanto! –

ENRICO: (osserva le facce sbigottite degli altri) – Ma insomma, ragazzi! Cosa sono quei musi lunghi? Lo spettacolo è andato bene, i nostri guai sono finiti e domani è Natale!… A proposito… siete tutti invitati da me per il pranzo! A Silvia ho già spiegato tutto, non vede l’ora di potervi fare le sue scuse per quello che è successo l’altra volta! –

CARLA: - Grazie, Enrico, sei un angelo! –

ENRICO: - Eh no, adesso basta! Non voglio più sentir parlare di angeli per almeno un secolo! E se ne incontrate uno, date retta a me… non lo ascoltate………VA’ A FIDARTI DEGLI ANGELI!!! –

SIPARIO