Vado per vedove

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ATTO PRIMO

Compagnia

“ La Paranza”

Vado per           Vedove

         COMMEDIA IN DUE ATTI

DI

Giuseppe Marotta e Belisario RanDone


PERSONAGGI

INTERPRETI

EDUARDO PALUMBO

GENNARO

CONCETTA MELE

     GIACINTO CAMMAROTA

GRAZIELLA

CUVIELLO

ADALGISA SORRENTINO

FILUMENA PAGLIARULO

CARMELO

 

 



PRIMO ATTO

Una curiosa abitazione trasformata in un ufficio di rappresentanza o per meglio dire in un magazzino d’abiti usati.

Alla sinistra un appendiabiti con giacche, pantaloni e abiti maschili, una porta che da alla stanza di Eduardo Palumbo, al centro la Comune, dove è sita anche la cucina e alla destra uno sgabuzzino e il resto della casa che da verso le altre stanze, tra le quali quella di Gennaro, fidato Segretario di Don Eduardo.

All’apertura del sipario appare Gennaro, nel suo vestito lacero, con la bombetta in testa, cammina senza affrettarsi verso il centro della stanza con un paio di pantaloni in mano che con delicatezza sistema all’appendiabiti.

Squilla il telefono e mestamente Gennaro siede alla scrivania e si appresta a rispondere …

Musica: RAY GELATO - Just a Gigolò ain't got nobody

GENNARO -

(AL TELEFONO) … Si, Si, Si Si figlio mio bello, ma allora sei tu che non lo vuoi      capire, questa non è un’agenzia di pompe funebri … è inutile che mi telefoni per ogni persona che muore nel tuo palazzo! (UN TEMPO) Le 100 euro?? Le 100 euro te le ho promesse se mi avessi avvisato che nel tuo palazzo fosse morto qualcuno lasciando una vedova, ricca, giovane e soprattutto senza figli. (UN TEMPO) E’ difficile? E lo so! … Ma questi erano i patti, perciò non ti mettere a tirare i piedi a tutti gli inquilini del palazzo… (ENTRA EDUARDO DALLA STANZA ALLA SINISTRA, SI METTE DIETRO GENNARO AD OSSERVALO) e telefonami solo quando hai notizie sicure! Si, va bene, siiii … ciao, stammi bene.

EDUARDO -

Tutte le mattine la stessa storia!...Ma si può sapere chi telefona all’alba?

GENNARO -

All’alba? Sono le undici passate!

EDUARDO -

Le undici? Mi hai svegliato troppo presto?

GENNARO -

Ma voi state dormendo da ieri sera alle dieci.

EDUARDO -

Neh, Gennà ma adesso dovrei dar conto anche a te?

GENNARO -

Noo, per carità, voi siete il padrone …

EDUARDO -

Chi era al telefono?

GENNARO -

Il guarda porte del Vico Vasto (EDUARDO FA PER ARRABBIARSI) …

gliel’ho detto che non c’interessa, non vi preoccupate, mi ha detto che è morta una vecchia nel suo palazzo, ma a noi non interessa!

EDUARDO -

Devi dire a quel fetentone che non deve telefonare più! Dopo il bidone che mi ha rifilato con la vedova Mele, non lo voglio ne sentire ne vedere più!

GENNARO -

Però pure voi Don Eduà, con un poco di sforzo e un poco di buona volontà, quella poverella la potreste pure favorire… (UN TEMPO) a me piace…

EDUARDO -

Gennà, le vedove che devo favorire …lo stabilisco io! La tua pupilla, la vedova  Mele per tua sfortuna non ha i requisiti … è troppo vecchia! Perciò vedi come devi fare per togliermela dai piedi!

GENNARO -

Mi dovete credere, io ci provo, ci provo! Ma è difficile!

EDUARDO -

E si vede che non t’impegni abbastanza! (UN TEMPO) Hai fatto il caffè?

GENNARO -

Si signore. E’ già pronto. Ve lo vado a prendere (VIA NELLA CUCINA).

EDUARDO -

(NEL FARLO STA ALLO SPECCHIO A PREPARARSI) La vedova Mele … zhe                 tropp azzeccose! E poi Gennà c’ha 40 anni …

GENNARO -

(RIENTRANDO DALLA COMUNE CON IL CAFFE) Ma pure voi avete 40 anni.

EDUARDO -

Gennà io tengo 30 anni, ficcatelo bene in testa.


GENNARO -

Se Se … (AL PUBBLICO) Sono 10 anni che tiene 30 anni …(AD EDUARDO) …il

caffè lo volete?

EDUARDO -

Si, si dammelo… A proposito, com’è il tempo? (FA PER PRENDERE IL CAFFE)

GENNARO -

(NELL’ANDARE VERSO LA FINESTRA PER CONTROLLARE IL TEMPO LASCIA EDUARDO CON LE MANI PROTESE PER POTER PRENDERE IL  CAFFE) Nuvoloso, variabile, ma con tendenza al miglioramento!

EDUARDO -

(INFASTIDITO) ... E che giorno è oggi? (FA PER PRENDERE IL CAFFE)

GENNARO -

(CS)Oggi ne abbiamo… ne abbiamo 13! 13 Giugno, Sant’Antonio!

EDUARDO -

(ANCORA PIU‘ INFASTIDITO) ... ci sono state chiamate? (CS)

GENNARO -

Come… (GENNARO FA PER ANDARE A CONTROLLARE L’AGENDA ED EDUARDO

LO TIENE PER LA GIACCA SCIPPANDOGLI QUASI LA TAZZINA DEL CAFFE).

EDUARDO -

Dammi questo caffe! …

GENNARO -

(SIEDE ALLA SCRIVANIA ED APRE L’AGENDA) Allora Don Eduà ci sono state tre telefonate: Una richiesta di corredo completo, una  richiesta di una serie di scarpe tutte numero 42 ed un vestito marrone gessato taglia 54 che non abbiamo!

EDUARDO -

E ce lo dobbiamo procurare Gennà, hai domandato alla vedova Serrapiglia?

GENNARO -

Il marito è ancora in coma!

EDUARDO -

Ho capito, ma ce lo dobbiamo procurare… (NEL DIRLO FA PER BERE IL CAFFE E

LO SPUTA PERCHE’ INBEVIBILE) ma che mi hai dato una purga!

GENNARO -

Ma cosa state dicendo, quella è la marca buona “Passalacqua“.

EDUARDO -

Quello è “passaGuai” fa schifo.

GENNARO -

Ho capito, state nervoso stamattina, quello ce lo ha regalato la vedova Mele.

EDUARDO -

Quello perciò fa schifo!

GENNARO -

(FA PER ASSAGGIARLO) Mamm ro carmene!! Ci ho messo il sale dentro.

EDUARDO -

Ben ti sta!

GENNARO -

Va bhè ‘ja, ve ne vado a fare un altro.

EDUARDO -

No, no lascia stare, portami la colazione. (VIA ALLO SPECCHIO, INDOSSA LA         CAMICIA, MENTRE GENNARO VA IN CUCINA).

GENNARO -

(DALLA CUCINA) E va bene però siete spietato, non avete un minimo di comprensione.

EDUARDO -

Hai comprato il giornale?

GENNARO -

(DALLA CUCINA) Si Signore!

EDUARDO -

Hai letto i necrologi?

GENNARO -

(RIENTRANDO DALLA CUCINA) Non signore! Perché io sono sveglio dalle sette di stamattina… e sto lavorando!

EDUARDO -

Tu è inutile che fai la vittima, hai capito? Il caffè faceva schifo, punto!

Andiamo avanti, che oggi è Sant’Antonio 13 Giugno voglio fare un salto al cimitero, ci saranno parecchie vedove.

GENNARO -

(PRENDE POSTO SUL DIVANO, INDOSSA GLI OCCHIALI DA LETTURA) Non vi dimenticate che oggi pomeriggio tenete la seduta con la vedova Pagliarulo.

EDUARDO -

Si si lo so.

GENNARO -

(INDAFFARATO NEL CERCARE I NECROLOGI SUL GIORNALE) MA dove stanno?

EDUARDO -

Chi?

GENNARO -

I morti!!

EDUARDO -

Al cimitero! Dove devono stare?

GENNARO -

(INDISPETTITO) I necrologi!

EDUARDO -

E tu dici i morti! Vedi pagina 5, 6 …


GENNARO -

Oh, Oh … due pagine intere di morti, e questa è un’epidemia!

EDUARDO -

Speriamo che ci siano parecchi maschi.

GENNARO -

Ecco qua, De Luca, Tarantino, Mazzocchetti, De Martino, Caruso, Ferrari …

EDUARDO -

Giordano, Careca e MaraDona! Ma che staje liggenn a formazione ro Napel’?

Ma cosa stai facendo?

GENNARO -

Eh … Vi sto leggendo i cognomi?

EDUARDO -

E dai cognomi cosa posso capire! Devi leggere anche i nomi!

GENNARO -

E va bene, ecco qua!(LASCIANDOSI PRENDERE DALLA LETTURA) Maria Torresi piange…

EDUARDO -

Ed io cosa devo fare?

GENNARO -

…piange il povero marito rapito da un morto.

EDUARDO -

(PERPLESSO) Rapito da un morto?

GENNARO -

Eh … a la morte se l’è portato! Qua così sta scritto!

EDUARDO -

(FA PER STRAPPARGLI IL GIORNALE DI MANO) Rapito da un morbo! Non              da un morto! MORBO. Assai ne devi passare… di guai… Assai.

GENNARO -

Grazie tante! Avevo capito un morto! (UN TEMPO) Partecipano al dolore i figli, le figlie, il padre, la madre…

EDUARDO -

O zio, o nonno, a nonna… ma stà tutta questa gente che continui a fare a leggere?

GENNARO -

Ah già devo leggere soltanto quelle senza figli, senza diramazioni… eh mi sono  lasciato trasportare dalla lettura.

EDUARDO -

Sta leggendo il romanzo!

GENNARO -

…lascia la cara esistenza la Signora, Pamela Guglielmino… vado avanti perché  non c’interessa… dunque vediamo… Rocco e i fratelli tutti…

EDUARDO -

Sono morti tutti quanti?

GENNARO -

Ah, Ah forse ci siamo Don Eduardà… la moglie Anna, annuncia la prima partita delmarito Tumolo Alberto…

EDUARDO -

La prima partita, fa il debutto e dove gioca?

GENNARO -

Non lo so… aspettate, mo ve lo dico subito (FA PER LEGGERE)…

EDUARDO -

(STRAPPANDOGLI IL GIORNALE DI MANO) La di-partita. Forse ci siamo, continua a leggere.

GENNARO -

(UN TEMPO) i funerali muoveranno dalla casa dell’estinto in Via Santa Maria Apparente 13, oggi 13 Giugno alle ore 13.00… tutt co Trirece… Questo è un  morto fortunato! Allora faccio un salto io al funerale come al solito?

EDUARDO -

Si. (CI RIPENSA, SIEDENDOSI ALLA SCRIVANIA)Anzi no. E’ arrivato quel ragazzo che vuole lavorare per noi , come si chiama?

GENNARO -

Cuviello. Stamattina alle 8.00 già stava qua, io gliel’ho detto aspetta giù al           palazzo, quello Don Eduardo sta dormendo ancora, quando si sveglia ti chiamo.

EDUARDO -

E chiamalo. (GENNARO LO CHIAMA DAL BALCONE)

GENNARO -

(URLANDO ALLA FINESTRA) Cuviello, Cuviello! (A EDUARDO)Ahè, iniziamo bene quello si è addormentato in piedi!

CONCETTA -

(DALLA COMUNE SI SENTE LA SUA VOCE) Don Gennà ci penso io!

Volete questo giovane qua?

GENNARO -

Ah, ah! Abbiamo pure la vedova Mele!

EDUARDO -

Padre, Figliuolo e Spirito Santo. Ma quella che fa? Non dorme? Non mangia?      Non beve? Dove appunto gli occhi, là compare lei!

GENNARO -

Eh, ma voi... non la volete favorire.


EDUARDO -

Favorire? Gennà, mettiti in mente che io tratto solo femmine dai venti ai trentanove anni. Fuori di questi limiti d'età, non le vedo e non le sento.

GENNARO -

(BUSSANO ALLA PORTA) … va bene ho capito, vi vado a prendere la colazione.

(GENNARO VIA IN CUCINA E AD APRIRE LA PORTA)

CUVIELLO -

(ENTRANO DALLA COMUNE GENNARO CON IL VASSOIO PER LA COLAZIONE E     CUVIELLO DIETRO DI LUI) È permesso? Si puote?

GENNARO -

Che è 'sto "si puote"?

CUVIELLO -

Scusate perché non è taliano?

GENNARO -

(QUASI NEL PRENDERLO IN GIRO) No. A Napoli non è italiano.

CUVIELLO -

Strano, me pareve e si! Pozzo trasere? (ENTRA CONCETTA DIETRO SPINTONANDOLO)

CONCETTA -

Neh, giovinò, muovetevi, fatemi passare! (PRENDE IL VASSAIO DA MANO A GENNARO, POI VA PER AVVICINARSI AD EDUARDO, GLI METTE IL BAVETTO, E FA PER IMBOCCARLO).

EDUARDO -

(SI TOGLIE IL BAVETTO ED ISDISPETTITO) Ma a voi chi vi ha invitata? E poi vorrei sapere cosa ci fate all’alba in casa mia!

CONCETTA -

All'alba? Ma è quasi mezzogiorno...

EDUARDO -

L'alba è un fatto personale…

GENNARO -

Signò, l’alba in questa casa si festeggia a mezzogiorno.

EDUARDO -

Donna Concetta. Ognuno ha la sua. E ognuno ha il diritto di non avere, quando apre gli occhi, gente indesidera­bile fra i piedi!

CONCETTA -

(ADDOLORATA) Avete detto indesiderabile?

EDUARDO -

Sì. E vi ho trattata bene.

CONCETTA -

Umiliatemi, umiliatemi pure, perché da voi accetto tutto.

EDUARDO -

(A GENNARO) Gennà, questo è un altro regalo tuo.

GENNARO -

(PRENDE CONCETTA E LA SPOSTA) Signò, per piacere, mi fate perdere il posto, mettetevi qua e state buona!

EDUARDO -

(A CUVIELLO) A te vieni avanti!

CUVIELLO -

FA PER ANDARE, MA VIENE BLOCCATO DA CONCETTA) Eccomi!

CONCETTA -

Ma tu così ti presenti a Don Eduardo Palumbo? (TIRA FUORI UNA SPAZZOLA E LO SPOLVERA)Non potevi passare prima da me, che ti mettevo un po’ in ordine? (NEL FRATTEMPO CUVIELLO SI E’ LIBERATO DALLE GRINFIE DI CONCETTA)

EDUARDO -

(A CUVIELLO) Siediti. (MENTRE FA COLAZIONE) Guagliò tu sarai un bravo ragazzo, ma sei nu poche addurmute!

CUVIELLO -

No, no, no non vi preoccupate quella è la debolezza, perché vedete io … (UN      ATTIMO DI ESITAZIONE, FISSA LA COLAZIONE DI EDUARDO) ancora debbo mangiare.

EDUARDO -

Figlio mio non è nemmeno mezzogiorno!

CUVIELLO -

E’ quello il fatto … io ho saltato parecchi mezzogiorno, (CAMBIA TONO) ma non vi preoccupate,  perché aveto davanti a voi la persona giusta!

EDUARDO -

Speriamo bene, perché io ho bisogno di una persona svelta, dinamica, intelligente.

CUVIELLO -

E allora ve ne servono tre?

EDUARDO -

Vuoi vedere che ti licenzio prima ancora di assumerti?

GENNARO -

Non fare lo spiritoso, tieni a posto la lingua.

CUVIELLO -

No, no no no parle più, non parle più.

EDUARDO -

Come ti chiami?


CUVIELLO -

Cuviello.

EDUARDO -

E poi?

GENNARO -

(AD UN CUVIELLO PERPLESSO) Dopo Cuviello cosa viene?

CUVIELLO -

Nessuno, sono venuto da solo!

GENNARO -

(FA QUASI COME SE LO VOLESSE PRENDERE A SCHIAFFI)… Di nome, come fai di nome?

CUVIELLO -

Ah … Domenico.

CONCETTA -

(INTONANDO LA CANZONE), Domenica è sempre domenica …

EDUARDO -

(GUARDA CONCETTA INDISPETTITA, POI RIVOLTO A CUVIELLO) Genitori?

CUVIELLO -

Due! Mamma e Papà. Però papà è morto ed è rimasta solo mammà!

GENNARO -

E’ di buon augurio… è di madre vedova.

EDUARDO -

Ve­niamo a noi. Dunque, Cuvié, guar­da (INDICA CON LARGO GESTO IL LOCALE) questa è una ditta seria…

CONCETTA -

Eh gliel'ho detto per le scale.

EDUARDO -

(INFASTIDITO) Ma a voi chi vi ha interpellato? (A CUVIELLO) Ti voglio mettere in prova, ti assumo per una settimana così avrai tutto il tempo di dimostrarmi quello che sai fare.

CUVIELLO -

Grazie Don Eduà, grazie. Voi però dovete avere un poco di pazienza con me,         perché vedete la mia vita non è stata facile. (AUTOCOMMISERANDOSI) Niente    mi è andato dritto, tutto storto! Io, pensate un poco, che sono stato a pane e acqua.

EDUARDO -

(STUPITO) Sei stato in galera?

CUVIELLO -

Ma che avete capito. Volevo dire che negli ultimi tempi non guadagnavo nemmeno i soldi per mangiare. E’ questo per me ha rappresentato nu guaglio. E si pecchèvedete, io per stare bene debbo mangiare tre volte al giorno (SEMPRE  FISSANDO LA COLAZIONE DI EDUARDO), il primo, il secondo e possibilmente pure il terzo. Ah (RIVOLTO A GENNARO) la domenica il dolce. (QUASI COME SE STESSE RIPETENDO UN DISCORSO PREPARATO). Perciò pur di guadagnarmi il necessario, sono disposto a tutto, perciò mettetemi alla prova e vi dimostrerò che saprò svolgere il mio compito con sacrificio e anneg-annega-abnegazione.

GENNARO -

(BATTE LE MANI INSIEME A CONCETTA) Bravo, bravo ha detto la poesia!

CUVIELLO -

(TRA SE) Mamma mia sto tutto sudato! C’ho messo una giornata intera per imparare questo discorso!

EDUARDO -

Va bene mi hai convinto! Allora come ti dicevo prima, (FISSANDO CONCETTA)  questa è una ditta seria, qualunque cosa vedi qua sopra, acqua in bocca, non una parola con nessuno. (INDICANDO GENNARO) Lui lavora con me da tanto tempo ed è una tomba.

CUVIELLO -

Ed io sarò un'altra tromba.

GENNARO -

(MOLLANDOGLI UN CEFFONE) Tomba! Tomba! Devi stare zitto.

CUVIELLO -

Scusate, è l’emozione, l’ansia di dimostrarvi tutta la mia buona volontà.

EDUARDO -

Dunque come primo incarico, tu adesso ti precipiti in via Santa Maria… (NON      RICORDANDOSI LA VIA CON LO SGUARDO CHIEDE AIUTO A GENNARO)

CUVIELLO -

…(AD INTERROMPERLO) delle Grazie…

EDUARDO -

(INDISPETTITO) Non signore … in via Santa Maria…

CUVIELLO -

…(CS) a Costantinopoli …

EDUARDO -

…(SEMPRE PIU’ INDISPETTITO) in via Santa Maria…

CUVIELLO -

…(CS) in portico…


EDUARDO -

…in via Santa Maria che non ti fa buttare il sangue mo mo! (RIVOLTO A GENNARO) Ma le conosce tutte!

GENNARO -

Ti ho detto tieni a freno la lingua, non fare lo spiritoso.

CUVIELLO -

Non parle più, non parle più.

EDUARDO -

Ho capito, però adesso mi devi far parlare ... tu adesso ti precipiti in via Santa Maria… (UN TEMPO) … Apparente 13 …

CUVIELLO -     

La sapevo! (A GENNARO CHE GLI RIFILA UN CEFFONE)

EDUARDO -

Allora dicevo, lì è morto un tale, un certo Tumulo Alberto, tu vai là…

CUVIELLO -

(FA PER INTERROMPERLO) … e gli porto le vostre condoglianze…

EDUARDO -

No signore… tu vai là…

CUVIELLO -

(CS)… e gli porto un cuscino di fiori…

EDUARDO -

No signore… tu vai là…

CUVIELLO -

(CS)… e gli porto una bella corona…

EDUARDO -

Tu vai là e chiedi il permesso e schiattamuort e te fa metter rint a bare n’zieme a iss … perhè là vai a finire se non ti stai zitto! (A GENNARO) Ma chi ce lo ha  mandato a questo?

GENNARO -

(IMPAURITO) Il guarda porte del vicolo degli Artigiani!

EDUARDO -

Ata passà tanta vuaje tu e iss.

CONCETTA -

Non vi arrabbiate, che vi sale il sangue in testa e si schiatta il fegato!

CUVIELLO - 

(MORTIFICATO) Vi giure che no parle più, no parle più.

EDUARDO -

Allora dicevo, tu vai là e t’intrufoli, gurdi, a’uosemo …

CUVIELLO - 

(PERPLESSO ALZA IL DITO) Don Eduà io vi voglio bene, anzi io vi ame addirittura,  però ve lo chiedo per favore spiegatevi meglio altrimenti cominciamo tutto da capo.

EDUARDO -

Mi spiego meglio … secondo te questo Tumulo Alberto, morendo cosa ha fatto?

CUVIELLO - 

Ha passate nu vuaglie!

EDUARDO -

Certamente. Ma ha lasciato anche una vedova ed io voglio ragguagli precisi su questa vedova.   

CUVIELLO - 

(STUPITO) Wuà, confesso che è la prima volta che sento questa parola!

EDUARDO -

Vedova?

CUVIELLO - 

No, no quella che avete detto prima, là… il fatto della quaglia!

GENNARO -

(STUPITO) Avete detto quaglia?

CONCETTA -

(SI METTE A CERCARE QUAGLIE INTORNO AL TAVOLO) Addò stà sta quglia?

EDUARDO -

Ma qual’ quaglia!

CUVIELLO - 

Vi ripeto che ho proprio sentito una quaglia!

CONCETTA -  

Si, si una quaglia l’ho sentita pure io.

GENNARO -

Io nun aggie viste nisciuna quaglia! Ma che state dicendo?

CUVIELLO -

Don Eduà per favore, ripetete l’ultima frase che avete detto.

EDUARDO -

Ho detto che mi servono ragguagli sulla ve…

CUVIELLO -

(PRONTAMENTE LO FERMA) Fermatevi … questa è la parola.

EDUARDO -

Ragguagli? …

CUVIELLO -

Eh!

EDUARDO -

Ragguagli significa che mi servono quante più notizie su questa signora…

CUVIELLO -

(COMPIACIUTO) Ah, e ve le porto qua?

EDUARDO -

Che cosa?

CUVIELLO -

E zizz ra signora?

GENNARO -

(SCHIAFFONE A CUVIELLO) Eh, scostumato, tieni a freno la lingua.


EDUARDO -

Notizie, Informazioni.

CUVIELLO -

Ah … comm è bell quann se parle taliano!

GENNARO -

E tu ci devi scusare se non siamo abbastanza ignoranti.

CUVIELLO -

Noo, non vi preoccupate nun fa niente.

EDUARDO -

Vai ora e fammi sapere il tutto il prima possibile. (EDUARDO SI ALZA E SI LASCIA AIUTARE DA CONCETTA PER INDOSSARE LA GIACCA, NEL FRATTEMPO      GENNARO PRENDE CUVIELLO IN DISPARTE)

GENNARO -

Non ti devi avvilire, quello il lavoro è facile, tu ora vai là, prima ti cucini il portiere, poi ti fai la moglie …

CUVIELLO -

No, no, no aspettate nu mumente, nun ce sto capenn niente!

EDUARDO -

Gennà e ti sto pregando non me lo confondere.

GENNARO -

Ma io gli sto spiegando i primi rudimenti del mestiere.

CUVIELLO -

Ma voi parlate di cucinare e non mi fate capire più niente, volete anche informazioni sui parenti?

GENNARO -   

Allora non hai capito niente? Soprattutto sui parenti. Tu vai là e devi cercare di    capire se il defunto tiene parenti stretti, lasche…

CUVIELLO -

Sicche, luonghe…

GENNARO -

Curt, chiatteee… ma che stai dicendo?

EDUARDO -

Voglio vedere se la smettete voi due, (A CUVIELLO) muoviti che il funerale è all’una!

CUVIELLO -

Volo, volo scusate avete detto Via Maria? (FA PER ANDARE, POI TORNA SUI SUOI PASSI)

GENNARO -

Santa Maria …

EDUARDO -

Madre di Dio, prega per noi… mo accummencene n’ata vote! Santa Maria Apparente 13!    

CUVIELLO - 

State senza pensiero (VIA DALLA COMUNE).

GENNARO -

Questa vedova la perdiamo.

CONCETTA -

Uh volete che ci vado pure io?

EDUARDO -

Sentite, Donna Concetta ... Qua gli interventi vostri non li desideriamo, va bene?

CONCETTA -

Don Eduardo, ma che impiccio vi do?

EDUARDO - 

Che impiccio non mi date? Ve lo dico una volta per tutte: voi mi dovete lasciare in pace! Io e voi non possiamo avere né rapporti d'affari, né rapporti d'amicizia.

CONCETTA -

Ma perché?

(NEL FRATTEMPO BUSSANO ALLA PORTA, VOCE FUORI CAMPO): "Telegramma!"

GENNARO -

(GENNARO CORRE AD APRIRE LA PORTA PRENDE IL TELEGRAMMA E LO CONSEGNA A EDUARDO, NEL FRATTEMPO CONCETTA SI SIEDE SUL DIVANO)

E’ per voi.

EDUARDO - 

(LEGGENDO STUPUTO) Buon giorno, et se uscite che la MaDonna vi accom­pagni.

CONCETTA -

Vi piace? E’ mio?

EDUARDO - 

E cosa significa?

CONCETTA -

E’per voi. E’ un  pensiero.

EDUARDO - 

Io vorrei proprio sapere che ci tenete in quella scatola cranica! Voi state qua dalle… Gennà a che ora è arrivata la signora?    

GENNARO -

Otto e dieci otto e undici.


EDUARDO - 

Dalle ore otto undici…

GENNARO -

…Otto e dodici, otto e tredici...

EDUARDO - 

…dalle ore otto tredici…

GENNARO -

…otto quattordici otto e quindici...

EDUARDO - 

Dalle otto e un quarto… e dico io mi mandate pure un telegramma…

CONCETTA -

Ho fatto il telegramma prima di venire, poi sono venuta qui per vederlo arrivare. Quel­lo il telegrafista mi ha assicurato: fra un paio d'ore arriva a destinazione.

EDUARDO - 

No, no... tutto questo non può durare. Sono quattro mesi che mi circuite.

Ma come ve lo devo dire? Voi avete passato i limiti d'età. Che cosa direbbe la gente se ci vedesse insieme?

CONCETTA -

Niente, Don Eduà. Non hanno detto nulla quando ero giovane, Fi­guriamoci adesso!

EDUARDO -

(INFURIATO) Non m’interessa, voi mi dovete lasciare in pace, avete capito o no?

CONCETTA -

Non vi arrabbiate, pensate al fegato (INIZIA A GUARDALO CON DOLCEZZA).

EDUARDO -

Non mi guardate, vi proibisco di guardarmi! (A GENNARO) Gennà, questo è un regalo tuo!

GENNARO -

(ACCOMPAGNANDO CONCETTA ALLA PORTA) Per favore signora ve ne dovete     andare, lo volete capire che io rischio il posto!!

CONCETTA -

(LIBERATASI DI GENNARO, SI AVVICINA A DON EDUARDO CHE INTANTO SI E’ SEDUTO ALLA SCRIVANIA) Sarò la tua traviata!

GENNARO -

(NEL RIPRENDERE CONCETTA LA RIPORTA ALLA PORTA) Andate a traviare da un’altra parte!

CONCETTA -

E va bene, me ne vado … ma secondo voi si schiatta?

GENNARO -

Che cosa?

CONCETTA -

Il fegato!

GENNARO -

Embè vi giuro che se si schiatta il fegato, sarete la prima a saperlo! Ma mò ve ne dovete andare.

EDUARDO -

(A GENNARO CHE COMINCIA A METTERE UN PO’ IN ORDINE) Se n’è andata?

GENNARO -

Si signore.

EDUARDO -

Gennà, liberami della vedova Mele, se no ti licenzio.

GENNARO -

Si signore (VIA VERSO LA COMUNE).

EDUARDO -

(INTANTO SEDUTO ALLA SCRIVANIA HA COMPOSTO UN NUMERO DI TELEFONO  DOPO AVER CONSULTATO L’AGENDA…NEL FRATTEMPO GENNARO, INDAFFARATO NELL’ENTRARE SCORGE LA SCENA SI PRECIPITA AL MANDOLINO SI METTE IN POSIZIONE E COMICIA A STRIMPELLARE DUE NOTE DI UNA MELODIA…  DON EDUARDO CON VOCE DOLCISSIMA) Pronto … Donn'Assuntina ... Avete riconosciuto la mia voce? Sono io il vostro Eduardo... Avete dormito bene? Come vi sen­tite, oggi? Come? Questo lamentarsi? Si si è il gatto che sta facendo le fusa … Capisco, intendo. (CON TONO VAGO DI FRATERNO RIMPROVERO)Ma voi non seguite i miei suggeri­menti, Donn'Assuntina! Piangere, si... ma come i violini... con dolcezza... E sennò voi nuocete al fisico, all'orga­nismo! Riflettete. Morta voi, morirebbe pure ogni memoria di Don Alfredo... Ergo, voi siete la candela che brucia per lui... Se vi faceste sbattere dal vento dell'angoscia, la candela si spegnerebbe e Don Al­fredo perderebbe ogni sostanza... Come dite?

Troppe cose concrete ve lo ricordano? Ecco l'errore! Liberatevi di tutto quello che apparteneva a lui… Mandate tutto a me… sapete  che abbiamo tanti di quei poveri da accontentare... Come? La collezione di francobolli?... (CENNO D’INTESA CON GENNARO) mandate pure quella… Si, si...Accetto tutto... Saranno altret­tanti suffragi per la bell'anima... Come, anche una bicicletta? Col portapacchi? E va bene... si si... Gra­zie. Come? Oggi? No purtroppo non è possibile …   possiamo fare (UN TEMPO, ALTRO CENNO D’INTESA CON GENNARO) Dopodomani?    Alle ore 16.00 va bene? Si, si mancano solo pochi giorni. Vi occorre altro? Solo la mia   presenza? Troppo buona … Vi bacio le manine di seta. Arrivederci.

(RIATTACCA, RICONSULTA L’AGENDA E SUBITO RIFORMULA UN ALTRO NUMERO, NUOVAMENTE GENNARO CORRE A PRENDERE IL MANDOLINO)

Donna Serafina? Avete riconosciuto la mia voce? Sono io il vostro Eduardo... Avete dormito bene? Come? Questo cigolio? Si, si la porta difettosa…

Capisco... Troppe cose vi ricordano della buonanima.

Ah, ma voi non seguite i miei suggerimenti, Donn’Assuntina...

(SI CORREGGE, NEL FRATTEMPO ENTRANO GIACINTO CAMMAROTA E GRAZIELLA) Eh … Donna Serafina...  certo, certo mandate pure tutto a me, non vi preoccupate. Come? No, purtroppo oggi  non è possibile, possiamo fare Lunedì alle 18.00. Va bene? (NEL FRATTEMPO GRAZIELLA SEDUTA COMINCIA AD INFASTIDIRE DON EDUARDO CHE INTENTO A PARLARE AL TELEFONO TENDE A GIRARSI ALLA SUA DESTRA PER NON  FARLA ORIGLIARE)…

Si, Si mancano solo pochi giorni, vi occorre altro? Solo la mia presenza … troppo  buona … vi bacio le manine di seta. Arrivederci.

(SI ALZA) Don Giacinto carissimo, a cosa devo la vostra visita, come mai da queste parti?

GENNARO -  

(ENTRA DALLA COMUNE CON UN PAIO DI SCARPE IN MANO) Don Eduà, le scarpe D’Onofrio a quanto le mettiamo?

EDUARDO -   

(NEL FRATTEMPO GENNARO RESTA A GUARDARE L’ACAVALLAMENTO DELLE GAMBE DI GRAZIELLA) Il solito Gennà. (A DON GIACINTO) Vi volete accomodare?

GIACINTO -

No grazie. Don Eduà io e voi dobbiamo parlare.

EDUARDO -

Prego dite...

GIACINTO -

(FACENDO INTENDERE CHE LA PRESENZA DI GENNARO LO INFASTIDISCE) A quattr’occhi.

EDUARDO -

(NEL VEDERE GENNARO INTENTO A FARE IL GUARDONE) Quann o cech’ nu mement l’uocchie e sono da voi, (A GENNARO) uè te ne devi andare, lo vuoi capire? (NUOVAMENTE A DON GIACINTO) Eccomi a voi dite.

GIACINTO -

Don Eduà meglio parlarci chiaro e subito, questo sconcio deve finire.

EDUARDO -

(STUPITO) Lo sconcio? Non capisco quale sconcio…

GIACINTO -

(CON IL BASTONE GLI PESTA UN PIEDE PER ANDARE VERSO GRAZIELLA) Ma lo vedi come fa l’indiano? Lo vedi come fa l’ingenuo? Ma con me ha sbagliato palazzo, perché io lo prendo a schiaffi.

EDUARDO -

Ho capito bene? Mi prendete a schiaffi?

GRAZIELLA

Eh, non rispondete che fate peggio, lo fate ingelosire ancora di più.

EDUARDO -

(SEMPRE PIU’ STUPITO) Lo faccio ingelosire?

GIACINTO -

E vi ho pregato di non fare l’indiano …

EDUARDO -

Ma quale indiano e indiano Don Giacinto … ma di cosa state parlando?

GRAZIELLA

Don Eduà, vi conviene confessare, tanto vi ha visto.

EDUARDO -

Scusate ma cosa dovrei confessare?

GIACINTO -

Che siete uno spione e un guardone…

EDUARDO -

Io?

GIACINTO -

Si Signore voi!

EDUARDO -

Guardate che io vi querelo!

GIACINTO -   

(A GRAZIELLA) Mi querela… hai sentito? Graziè, posso cominciare?

(FA PER MENARLO CON IL BASTONE).


EDUARDO -

Ma prima gradirei di sapere il perché?

GIACINTO -

Vi servo subito. Voi siete la persona che tutti i giorni verso mezzogiorno si affaccia dalla finestra…

EDUARDO -

E con ciò?

GIACINTO -

E con ciò? (RIVOLTO A GRAZIELLA) E con ciò? Che guardate?

EDUARDO -

E se non ve lo volessi dire?

GIACINTO -

Ve facc’ na faccia e schiaffe!

EDUARDO -

Quant’è così… Guardo il panorama, Capri, il Vesuvio… Capo Posillipo…

GIACINTO -

Si, si… capo Posillipo, si da il caso che di fronte alla vostra finestra, si vede una casa, la mia casa e precisamente la camera da letto dove mia moglie Graziella tre volte a settimana, a mezzogiorno riceve il suo massaggiatore personale (MIMANDO).

EDUARDO - 

Vostra moglie?

GRAZIELLA -

Si Signore.

EDUARDO - 

E scusate cosa volete da me?

GIACINTO -

Io vi proibisco di guardare! Perché voi dalla finestra la sbirciate nuda!

EDUARDO -

Vi sbagliate, perché non è nel mio fare guardare nelle case altrui, ma poi scusate perché non chiudete la finestra?

GIACINTO -

E’ impossibile, siccome io soffro d’asma e devo essere presente (UN CENNO D’INTESA) voi mi capite… non posso certamente morire asfissiato. Voi quella finestra quando mia moglie si fa i massaggi la dovete tenere chiusa, avete capito?

EDUARDO -

No No No Io da quella finestra mi devo godere il panorama.

GIACINTO -

(ARRABBIATO) E non ho capito vi volete godere il panorama di mia moglie?

EDUARDO -

Per carità avete frainteso, io mi riferivo all’altro panorama, di vostra moglie non m’interessa proprio.

GIACINTO -

(PRIMA STUPITO, POI LA INDICA E NE RISALTA LE DOTI FISICHE) No, scutate con   questo mi volete far capire che mia moglie Graziella vi fa schifo?

EDUARDO -

Nooo, per amore di Dio, vostra moglie per essere bona (APPROFITTANDO DI UN  MOMENTO DI DISTRAZIONE DI DON GIACINTO) è bona…

GRAZIELLA -

Ah finalmente, da quando vi conosco è la prima volta che mi fate un complimento...era ora (NEL FARLO GLI RIFILA UNA GINOCCHIATA ALLE PARTI BASSE, MENTRE DON GIACINTO E’ GIRATO DI SPALLE)…

EDUARDO -

Non ve l’ho mai fatto, per rispetto di vostro marito…

GRAZIELLA -

E invece sono certa che avrebbe fatto piacere anche a lui, non è vero Giacinto?

GIACINTO -

Ma quando mai!

GRAZIELLA -

Avete visto?

GIACINTO -

E invece avete fatto benissimo ad astenervi, perché la mia gelosia è incontrollabile è pericolosa. (PRENDE DON EDUARDO DA PARTE, CAMBIANDO TONO) Vedete io adesso sto parlando all’amico Eduardo Palumbo, vi sto toccando sulla corda sensibile. Ma mettetevi nei miei panni, io cedo al desiderio di mia moglie di farsi fare i massaggi perché sostiene che fanno bene alla salute…(LO RIPORTA ALL’ATTENZIONE COSTANTEMENTE DATO CHE GRAZIELLA LO DISTOGLIE VISTOSAMENTE) ma data la mia natura possessiva, mi sembra che cento occhi non bastino. Vedete questi capelli?  Non sono capelli sono un parrucchino, li vedete questi denti? Non sono di avorio, sono di porcellana… Don Eduà… lo sentite questo cuore?

EDUARDO -

(FA PER SENTIRLO) E’ di gomma?


GIACINTO -

Ma quale gomma!! E’ aritmico.

EDUARDO -

Scusate Don Giacinto, ma di vostro cosa avete?

GIACINTO -

La sincerità. Vi sto facendo un discorso da amico.

EDUARDO -

Va bhè ma…

GIACINTO -

Nooo! Lo so, lo so, avete ragione, è difficile perché la carne è debole, Satana è sempre in agguato, ma fate un piccolo sforzo, uno solo che cosa vi costa? Un piccolo sacrificio. (CAMBIA TONO) E nun guardate!

EDUARDO -

Ma voi venite in casa mia a prima mattina e mi dite che non devo affacciarmi, che non devo godermi il panorama… insomma se non volessi darvi ascolto?

GIACINTO -

E va bene, vorrà dire che in quel caso mi ritrovereste appostato alla finestra con un bel fucile di caccia grossa, così il panorama ve lo farò godere ancora meglio con un bel buco in fronte.

EDUARDO -

Avete detto tre volte alla settimana?

GIACINTO -

Si Signore, il Lunedì, il mercoledì e il venerdì.

EDUARDO -

A mezzogiorno?

GIACINTO -

Preciso.

EDUARDO -

Vorrà dire che terò chiusa la finestra.

GRAZIELLA -

(CON FARE AMMICANTE AVVOLGE EDUARDO TRA LE SUE BRACCIA) E allora vorrà dire che invece di guardarvi il panorama vi guardate un poco di televisione.

Il lunedì, il mercoledì e il venerdì fanno un programma molto interessante “Alla scoperta di Venere” ed io vi consiglio di guardarlo.

EDUARDO - 

Signora, ma già lo conosco.

GRAZIELLA -

Non lo dite, vederlo riserva sempre nuove emozioni. (NEL DIRLO PORTA IL GINOCCHIO AL PUBE DI EDUARDO E LO COLPISCE INVOLONTARIAMENTE).

GIACINTO -

Ma cosa importa a te cosa vuole fare la mattina. Sono affari suoi.

GRAZIELLA -

Mamma mia Giacinto come stai.

EDUARDO -

Io terrò la finestra chiusa, ma non posso garantire per il mio collaboratore.

GIACINTO -

Ah e fareste bene ad avvisarlo, se non voleste trovarvi con un collaboratore in meno.

EDUARDO -

Adesso lo avvisiamo insieme, Gennaro.

GENNARO -

Mi avete chiamato Don Eduà.

EDUARDO -

Gennaro, qui ci sono i signori Cammarota, si da il caso che dalla nostra finestra si

vede la camera da letto dove la signora Graziella tre volte a settimana fa i massaggi nuda.

GENNARO -

Overament? (UN TEMPO) E quando?

EDUARDO -

Il Lunedì, il mercoledì ed il venerdì.

GENNARO -

E a che ora?

EDUARDO -

A mezzogiorno.

GENNARO -

(UN TEMPO) Ma io non lo so se a quell’ora mi posso affacciare, io tengo da fare.

GIACINTO -

Ma allora non avete capito niente! In quei giorni a quell’ora quella finestra deve  essere chiusa. Avete capito?

GENNARO -   

Eh … con quale diritto m’impedite a me di godermi (UN TEMPO) il panorama.

EDUARDO -

Gennà il diritto glielo dà un bel fucile di caccia grossa. Come ti affacci, Don Giacinto ti spara. Mo’ sei avvisato pure tu! (A DON GIACINTO) Siete soddisfatto?

GIACINTO -

Per il momento si.

EDUARDO -

Gennà puoi andare.

GENNARO -

(MENTRE VA VERSO LA COMUNE) Avete detto lunedì, mercoledì e venerdì?


GIACINTO -

Si.

GENNARO -

(FA UN ALTRO PASSO) A mezzogiorno?

GIACINTO -

Precise. Vuje v’affaciat’ e io ve spare! (GENNARO VIA, NEL DIRLO UNA FITTA LANCINANTE AL FEGATO COLPISCE DON GIACINTO CHE SIEDE SUL DIVANO) Ah lo sapevo, non appena m’innervosisco mi viene questo maledetto dolore al fegato. (NEL FRATTEMPO DON EDUARDO SI E’ AVVICINATO A LUI E COMINCIA AD OSSERVARGLI IL VESTITO) E’ più di un mese che lo tengo, ho fatto analisi accertamenti, niente, nessuno è capace di dirmi cosa tengo, non vi nascondo che sono molto preoccupato.

EDUARDO -

Don Giacinto che bel vestito che avete. E’ Tasmania?

GIACINTO -

Si. Si signore e state fermo con le mani. E’ Tasmania.

EDUARDO -

E dove ve ne andate così elegante?

GIACINTO -

E vado a fare il solito giro di controllo per i miei negozi.

EDUARDO -

Ne avete parecchi?

GIACINTO -

Parecchi mo, ne ho sei. Tre salumerie, due bar e un negozio di scarpe.

EDUARDO -

Nuove?

GIACINTO -

E che vendevo le scarpe vecchie, scusate?

EDUARDO -

No no io intendevo i negozi sono nuovi?

GIACINTO -

Qualcuno avrebbe bisogno di essere rinnovato, ma comunque.

EDUARDO -

E voi signora?

GRAZIELLA -

Ah io non ho bisogno di rinnovazioni.

EDUARDO -

N, no dicevo pure voi andate a controllare i negozi?

GRAZIELLA -

Ah, nooo, io per i negozi vado solo a fare shopping.

GIACINTO -

Graziellina, andiamo si è fatto tardi. (FA PER ANDARE).

GRAZIELLA -

Si Giacinto, andiamo, andiamo, (A DON EDUARDO) Giacché è tutto risolto perché più tardi non venite a prendervi un caffè da noi? (AFFERRA DON EDUARDO APPROFITTANDO DELLE SPALLE DI GIACINTO) Ve lo preparo io personalmente.

EDUARDO -

Signora se posso volentieri.

GIACINTO -

(DI SPALLE) Graziè ci muoviamo?

GRAZIELLA -

Allora a più tardi. (POI A GIACINTO, SPINGENDOLO) Andiamo.

GIACINTO -

Mamma miaaa … non mi devi spingere, mi hai fatto uscire con il piede destro, adesso chissà cosa succede. (VIA DALLA COMUNE, EDUARDO FA DUE PASSI PER LA CASA CON FARE PENSIEROSO… POI PRENDE POSTO ALLA SCRIVANIA, MENTRE SULLA COMUNE APPARE LA VEDOVA SORRENTINO, IN UNA POSA VENEREA CON MANO ALLA FRONTE).

ADALGISA -

Eduardo.

EDUARDO -

(STUPITO) Cara, cara vedova Sorrentino. (FA PER BACIARLE LA MANO).

ADALGISA -

Non dovevo lo so Eduardo, perdonatemi, ma ho bisogno di parlarvi urgentemente.

EDUARDO -

Prego accomodatevi.

ADALGISA -

(PRENDONO POSTO SUL DIVANO) Di nuovo i miei tormenti notturni.

EDUARDO -

Ancora?

ADALGISA -

Ho passato un’altra notte agitata.

EDUARDO -

Ma, avete seguito i miei consigli?

ADALGISA -

Si Eduardo, ma non ne ho ricavato niente, neanche lontanamente immaginavo che la vita di una vedova giovane fosse così tormentata. (SALTA ADDOSSO A DON EDUARDO) Cercate di capirmi.


EDUARDO -

Io cerco di capirvi e di starvi vicino … oserei dire come un fratello spirituale.

ADALGISA -

E’ questo è il problema, in questo momento non ho bisogno di un fratello. Voi sapete che per volontà del defunto, per l’eredità devo rinunciare a qualunque legame con altri uomini. Fino ad oggi ci sono riuscita. Ma, adesso basta. Ho deciso Eduardo. Rinuncio all’eredità.

GENNARO -

(ENTRANDO DALLA COMUNE) Rinunciare è un peccato.

EDUARDO -

No, no no. Cosa state dicendo, non lo potete fare.

ADALGISA -

E allora aiutatemi voi. (IN PIEDI) Io non dormo più la notte e quando dormo è come se non dormissi. I miei sogni sono tutti uguali, sempre gli stessi. Nel letto mi giro, mi rigiro e che trovo? Il vuoto, l’oscurità, il niente. Appena è iniziata l’agitazione ho pensato di chiamarvi ma mi sono trattenuta. Allora mi sono alzata e ho aperto la finestra per prendere una boccata d’aria fresca.

EDUARDO -

E avete fatto bene.

ADALGISA -

Poi ho dovuto scolarmi una bottiglia di vodka per addormentarmi.

GENNARO -

Signora così vi rovinate il fegato.

EDUARDO -

Gennaro ha ragione, l’alcool fa male.

ADALGISA -

Stamattina, ancora confusa, (SBATTE EDUARDO SUL DIVANO) prima di venire qui da voi…

EDUARDO - 

Contessa un po’ di contegno non capisco dove volete arrivare…

ADALGISA -

E’ vero ho perso ogni ritegno, ma cosa volete da me… è un anno che mi aggrappo alla vostra amicizia, adesso voglio da voi un aiuto concreto!

EDUARDO -

Un aiuto concreto? (UN TEMPO) E forse la soluzione ce l’ho.

ADALGISA -

Quale?

EDUARDO -

Una soluzione che mette d’accordo me e voi.

ADALGISA -

Spiegatevi meglio.

EDUARDO -

(GUARDANDO GENNARO) Il solito sistema, una seduta spiritica. Noi ci serviamo di un medium, tramite esso, richiamiamo l’anima di vostro marito e gli  diciamo, caro Don Cesare (UN TEMPO) il corpo finisce, ma il dovere coniugale no. Così per un paio d’ore dovrai metterti nel corpo di Eduardo Palumbo e accontentare le voglie della tua giovane mogliettina.

ADALGISA -

Che bello e si può fare?

EDUARDO -

Certamente.

ADALGISA -

E facciamo presto, dov’è questo medium?

EDUARDO -

No no no, il tutto ha bisogno di una giornata di preparazione…

ADALGISA -

Domani?

EDUARDO -

Troppo presto (CONSULTANDO L’AGENDA) Possiamo fare venerdì 18 ore…

ADALGISA -

(FRAINTENDENDO)Diciotto ore che bello…

EDUARDO -

Siete troppo agitata, dicevo venerdì 18, ore 16.00.

ADALGISA -

(STRATTONANDOLO)Non vi dico con quanta ansia aspetterò quel giorno.

EDUARDO -

Anch’io. Preferite qui o casa vostra?

ADALGISA -

Facciamo prima qui e poi casa mia.

EDUARDO -

Eh… (UN TEMPO) troppo complicato, bisognerebbe traslocare le anime…

ADALGISA -

Allora va bene qui da voi.

EDUARDO -

(PRENDENDO  APPUNTI) Preferite del tè? Dei pasticcini?

ADALGISA -

Vodka! (NEL DIRLO UNO SPUTO INVOLONTARIO SU GENNARO DI PASSAGGIO)

EDUARDO -

Ho capito, Camomilla. Un po’ di musica?

ADALGISA -

Si. Canzoni napoletane al suono della balalaika, la sapete quella (INTONANDO LA

CANZONE) Femmena tu si na malafemmena…


GENNARO -

A malafemmena.

EDUARDO -

Va facc’ fa!

ADALGISA -

Grazie.

EDUARDO -

(NEL BACIARLE LA MANO L’ACCOMPAGNA ALLA COMUNE) A venerdì allora.

ADALGISA -

Non vi dico con quanta ansia aspetterò questo momento. (ESCE CANTANDO)

EDUARDO -

Gennaro.

GENNARO -

Eccomi.

EDUARDO -

La vedova Sorrentino è capitolata.

GENNARO -

Ah!! Finalmente.

EDUARDO -

E’ per venerdì! Qua ci vuole un bel pranzetto sostanzioso.

GENNARO -

Ed il vostro Gennaro cosa ci sta a fare? Voi state in mano all’arte. Ci sta Gennarino vostro che ci pensa, allora (UN TEMPO, SI SIEDE) vediamo un poco cosa possiamo preparare. (PRENDE LA SUA AGENDA PERSONALE)

Ecco qua un bel trattamento tartaro: Fettuccine alla diavola, estratto ghiandolare e testicolare di toro andaluso, bistecca di cavallo e vino bianco….

EDUARDO -

Preferisco il rosso…

GENNARO -

Eh… è troppo pesante. Poi voi (UN TEMPO) vi ammosciate e la prestazione non viene bene. (GESTO DI MALCONTENTO DI EDUARDO) va bene vi voglio accontentare, facciamo un rosé. (UN TEMPO) vado a fare l’ordinativo. (GENNARO VIA DALLA COMUNE, EDUARDO INTENTO INIZIA A FARMULARE UN ALTRO NUMERO DI TELEFONO, NEL MENTRE ENTRA GRAZIELLA CHE GLI MASCHERA GLI OCCHI DA DIETRO)

GRAZIELLA -

Cu cùù!

EDUARDO -

Donna Concè, voi state un’altra volta qua, ma come devo fare con voi. (CAPENDO CHE NON SI TRATTA DELLA VEDOVA MELE, MA DI DONNA GRAZIELLA)  Uh, Donna Graziella, che piacere, cosa ci fate qui?

GRAZIELLA -

(SI AVVINGHIA A LUI CHE NEL FRATTEMPO SI E’ ALZATO) Si sono io, la vostra Donna Graziella.

EDUARDO -

No, per piacere, voi siete sposata, comportatevi da quella signora che siete.

GRAZIELLA -

(SBATTENDOLO SULLA SCRIVANIA) Dillo, dillo ancora, comportatevi da quella signora che siete, mi piace tutto di te…come parli, come ridi, come mi guardi…

EDUARDO -

Donna Graziella per piacere, lasciatemi in pace…

GRAZIELLA -

Quanto sei bello, mi sembri un giaguaro…

EDUARDO -

Il giaguaro non vuole morire sparato…voi avete un marito pericoloso e poi io vado solo per vedove, vedove e basta, lo sapete questa è la mia vocazione.

GRAZIELLA -

(SIEDE) Ti riferisci alla tua squallida professione?

EDUARDO -

Perché squallida, ammazzo forse qualcuno? (UN TEMPO) Io li trovo già morti.

GRAZIELLA -

Già, poi arrivi tu come uno sciacallo e ti prendi tutto.

EDUARDO -

Ma quale sciacallo, come una colomba volete forse dire…glù glù glù… io porto un

respiro di speranza….

GRAZIELLA -

E lo voglio io il tuo respiro…

EDUARDO -

Non lo potete avere… voi siete una Donna sposata (NEL FRATTEMPO GRAZIELLA LO CONDUCE AL DIVANO), andare per vedove è la mia professione, non posso desistere, non posso deflettere…

GRAZIELLA -

Ma sei pure un uomo… allora deroga, (LO BUTTA SUL DIVANO E LEI SU DI ESSO)  deflettiti…

EDUARDO -

Donna Graziella, vogliamo gettare la maschera?

GRAZIELLA -

Gettiamola.


EDUARDO -

(LA RIBALTA SUL DIVANO) Se c’è una femmina che mi fa impazzire, quella siete voi…bella, simpatica, formosa…(UN TEMPO) voi siete le sette meraviglie,

(SI ALZA E LA LASCIA SUL DIVANO) ma io sono le sette inadempienze, lasciatemi in pace, altrimenti mi costringete a fare quello che un uomo non dovrebbe mai fare.

GRAZIELLA -

(SI ALZA, SI AVVICINA A DON EDUARDO, CON VOCE SENSUALE) Cosa?

EDUARDO -

(UN TEMPO) Dico tutto a vostro marito! (UN TEMPO) A proposito di vostro marito, ma non sta bene, l’ho visto con una faccia poco piacevole.

GRAZIELLA -

E’ il fegato, lo sto curando, gli sto facendo delle iniezioni.

GIACINTO -

(DALLA COMUNE) Permesso. (I DUE SI ALLONTANANO DI COLPO, AL SENTIRE DELLA VOCE DI DON GIACINTO) Ah, Graziè tu sei qua, sono stato a casa e non ti ho trovata.

GRAZIELLA -

Sono entrata proprio in quest’istante per fare due chiacchiere con Don Eduardo.

EDUARDO -

(PREOCCUPATO) Eh, avete visto che non è successo niente…

GIACINTO -

Lo dite voi… io c’ho un senso di peso alla testa…

EDUARDO -

E dove lo volevate tenere, lì c’è il cervello, il centro di tutti i sensi di peso. (UN      TEMPO) Volete un’aspirina?

GIACINTO -

Per carità, io non accetto nemmeno un bicchiere d’acqua da uno sconosciuto… figuriamoci le medicine.

GRAZIELLA -

Non ci fate caso, quella è una sua fissazione.

EDUARDO -

Fissatevi pure che io non ci tengo.

GIACINTO -

Nooo, sapete cos’è? (UN TEMPO) E’ l’invidia! Già l’invidia di tutti che io ho addosso. Pure il portiere stamattina, quando mi ha salutato, aveva la faccia di uno che pareva stesse dicendo, mamma mia che schifo si è fatto un altro vestito nuovo. Mo’ devo dare conto a lui se voglio cambiare abito tutti i giorni. (UN TEMPO) E pure voi… si, si, si secondo me qualche considerazione la fate.

GRAZIELLA -

Ma cosa dici Giacinto, proprio di questo stavamo parlando con Don Eduardo, della tua eleganza, della tua finezza.

GIACINTO -

Evidentemente pure la mia eleganza e la mia finezza gli danno fastidio.

EDUARDO -

Don Giacinto voi siete un poco nervoso, dovreste riposare.

GRAZIELLA -

Si è vero andiamocene a casa,(NEL DIRLO DA UNA MANO A DON GIACINTO AD ALZARSI DAL DIVANO) Don Eduardo, vi aspettiamo più tardi per un caffè. (DON   GIACINTO DI SPALLE, LEI SI AVVINGHIA A DON EDUARDO E CON FARE SENSUALE) Non mancate.

EDUARDO -

Se posso volentieri.

GRAZIELLA -

(USCENDO SPINTONA GIACINTO) Andiamo Giacinto.

GIACINTO -

Ah … non mi devi spingere, mi stavi facendo uscire un’altra volta con il piede destro. (VIA CON GRAZIELLA DALLA COMUNE, NEL FRATTEMPO EDUARDO SI SIEDE ALLA SCRIVANIA, PRENDE IL TELEFONO E FA PER FORMULARE UN NUMERO, DA DIETRO ENTRA DI SOPPIATTO LA VEDOVA MELE CON UN BICCHIERE IN MANO ED INTONANDO LA CANZONE).

CONCETTA -

Un’ora sola ti vorreiiiii….

EDUARDO -

(SPAVENTATO) Chi è? (REALIZZANDO CHE E’ LA VEDOVA MELE) Voi state un’altra volta qui?

CONCETTA -

Vi ho portato l’aperitivo.

EDUARDO -

Ma quale aperitivo… io non ho ordinato nessun aperitivo.

CONCETTA -

Non lo avete ordinato, ma lo dovete prendere.

EDUARDO -

Ma non lo voglio.


CONCETTA -

Questo vi fa aprire lo stomaco.

EDUARDO -

Mi fa male lo stomaco! Sentite Donna Concè, noi dobbiamo trovare un compromesso, una via di mezzo tra l’omicidio e il suicidio, perché questo stillicidio deve finire!

CONCETTA -

Ma perché dite così Eduardo, io per voi aspetterò albe, tramonti…

EDUARDO -

Ora inizia con la poesia (NEL FARLO LE SCIPPA IL BICCHIERE DI MANO E COMINCIA A BERE, POI FINISCE) Ecco qua siete contenta?

CONCETTA -

Bravo, lo sapevo che l’avreste bevuto (RESTANDO FERMA A GUARDARLO            ASPETTANDO CHE DON EDUARDO LA BACI).

EDUARDO -

(SI ALZA DI SCATTO) E cos’è mo’ questa fatto?

CONCETTA -

La mancia.

EDUARDO -

Ma quale mancia, jatevenn (FA PER ACCOMPAGNARLA ALLA COMUNE) Gennaro.

GENNARO -

(DALLA COMUNE) Un’altra volta qua state, ma lo volete capire che io così perdo il posto?

CONCETTA -

Piano, piano, non spingete, mi si rompe il bicchiere. (VIA DALLA COMUNE)

EDUARDO -

Tu mi devi liberare della vedova Mele, se no ti licenzio! E’ diventata un’ossessione, non mi lascia mai in pace.

GENNARO -

Si, tutto quello che volete voi, ma ora preparatevi, perché sta salendo la vedova  Pagliarulo, c’avete la seduta …

EDUARDO -

Ma quale seduta, non è possibile, io non ho ancora mangiato, non mi sento (FA PER PENSARE) digli che non ci sono, che sono uscito, che sono andato… (UN TEMPO) arò pozz’ io?

GENNARO -

Ma dove volete andare? Vi conviene di affrontarla, quella ieri ci ha mandato tutte le cose del marito, compresi gli effetti personali. 

EDUARDO -

E ‘na parola … quella è una tigre.

GENNARO -

Forza, fatevi forza... io vado di la… mi vado a preparare, quando siete pronto, mi chiamate. (VIA A DESTRA).

EDUARDO -

(TRA SE) Mamma mia, la vedova Pagliarulo… io non ce la faccio proprio.

(ENTRA LA VEDOVA PAGLIARULO E RESTA IN POSA STATUARIA SULLA COMUNE).

PAGLIARULO -

Eduardo!

EDUARDO -

Cara, cara vedova Pagliarulo, come mai da queste parti?

PAGLIARULO -

Eduardo! Finalmente, io non ho chiuso occhio tutta la notte… e vi confesso che ho un po’ di paura.

EDUARDO -

(SPERANZOSO) – Capisco, se volete possiamo rimandare…

PAGLIARULO -

Ma siete impazzito? Neanche per sogno! Sono decisa a tentare. (Ansiosa) Io sono pronta, anzi prontissima (TENTA DI TOGLIERSI LA GIACCHETTA).

EDUARDO -

(NEL RIMETTERLE LA GIACCHETTA) Beata voi...

PAGLIARULO -

Non vi capisco Eduardo, ma ci sono difficoltà?

EDUARDO -

Chi lo può mai dire quando si ha a che fare con il regno dell’aldilà… proverò a mettercela tutta.

PAGLIARULO -

E anche io…

EDUARDO -

Chist è o guaglie…

PAGLIARULO -

In che senso?

EDUARDO -

Nel senso che tante volte la nostra buona volontà non basta, sapete com’è… le anime s’impuntano, riluttano, pesano… Uh, se pesano! Che ne dite                         procrastiniamo? Differiamo?

PAGLIARULO -

Oh no!... io sono decisa.

EDUARDO -

(TRA SE) Speriamo bene…


PAGLIARULO -

E ditemi, cosa devo fare? (NEL DIRLO ALZA IL GINOCCHIO AL PUBE DI EDUARDO, COLPENDOLO INVOLONTARIAMENTE).

EDUARDO -

Io penso che vi dovete dare molto da fare…

PAGLIARULO -

Sono prontissima. (NEL DIRLO SI RISFILA LA GIACCHETTA).

EDUARDO -

(GLIELA RIMETTE) Eh si ma, accomodatevi sul divano, che io intanto vado a chiamare il medium (VIA A DESTRA).

PAGLIARULO -

(SIEDE SUL DIVANO) Mio dio che emozione, ho aspettato tre anni … e ditemi intanto cosa faccio mi spoglio? (EDUARDO E RIENTRATO CHIUDE LE FINESTRE, MENTRE LA PAGLIARULO FA PER TOGLIERSI LA GIACCHETTA)

(LUCE PIAZZATO GIU’ A META’)à (CUVIELLO à SIPARISTA à BULGARELLI)

EDUARDO -

(FA PER RIMETTERGLI LA GIACCHETTA) Non c’è fretta calma, Signora                      calma…aspettiamo il medium…

PAGLIARULO -

(TIRANDOLO SUL DIVANO) Abbracciatemi forte…

EDUARDO -

Aiuto, signora mi state affogando…

GENNARO -

(VESTITO DA MEDIUM CON IN MANO UN INCESIERA, SI SENTE LA SUA VOCE DA

DIETRO LE QUINTE) Silenzio! Non disturbate il corso delle forze occulte.

PAGLIARULO -

Abbracciatemi più forte…

EDUARDO -

Non respiro…

GENNARO -

(ENTRA) Pro tempestate tempestas, Numi e Sibille rispondete, anime e animelle dove siete! Dateci un segno! Anime e Chite…(SI CORREGGE) e chi ci ascolta,          mandateci un segno…Mandateci l’anima di Pasquale Pagliarulo… (SI RIVOLGE A   EDUARDO) E tu Eduardo Palumbo sei pronto a ricevere l’anima di Pasquale           Pagliarulo?

EDUARDO -

Non ancora, mantieni in mano un altro po’.

PAGLIARULO

Ma io intanto cosa devo fare mi devo spogliare?

GENNARO -

Certamente signora, vi dovete spogliare.

PAGLIARULO -

Tutta?

GENNARO -

Tutta Signora, tutta.

EDUARDO -

(CERCANDO DI TRATTENERE LA PAGLIARULO) Si, ma non c’è tutta questa fretta.

PAGLIARULO -

(SI ALZA) Ma si invece, la buonanima se non mi vedeva completamente nuda non ci riusciva, addirittura voleva che gli facessi lo spogliarello, altrimenti si arrabbiava.

GENNARO -

(SEMPRE PIU’ PRESO) E spogliatevi per carità non lo facciamo arrabbiare.

EDUARDO -

(SI ALZA) Ma senza fretta signora, l’aldilà è lontano. (A GENNARO) Ma lo vuoi capire che stiamo ancora immersi nelle tenebre.

GENNARO -

Aheeeè. E sfurzateve nu poche… (ALLA PAGLIARULO) Signora e concentratevi un poco anche voi.

PAGLIARULO -

Ma su che cosa mi devo concentrare?

GENNARO -

Su quella cosa là.

PAGLIARULO -

Ma su quella cosa là io sto sempre concentrata.

GENNARO -

Don Eduà, non facciamo brutte figure.

EDUARDO -

Al momento ho una difficoltà alla parvicula ingros­sandi.

GENNARO -

Ahee, (FA PER INCENSARE LE PARTI BASSE DI DON EDUARDO) Oculi Oculi, dateci un segno aiutate questo povero uomo…(FA PER PARLARE CON L’ALDILA’) Pasquale Pagliarulo ricordati che sono due anni che non vedi tua moglie…

PAGLIARULO -

Di più di più…

EDUARDO -

Noo Signò io rispondo solo dalla sua morte, sia chiaro.

PAGLIARULO -

Dicevo che sono più di due anni perciò muoviamoci.


EDUARDO -

(SCONFORTATO) E che vi devo dire, proviamoci Gennà musica.

GENNARO -

Subito. (VA ALLO STEREO, LASCIA PARTIRE UN DISCO)

EDUARDO -

Filumena, Filumena mia fammi vedere lo spogliarello (SI  ACCASCIA SUL DIVANO)

Musica: RAY GELATO - Just a Gigolò ain't got nobody

(MENTRE LA PAGLIARULO FA LO SPOGLIARELLO ED EDUARDO SUL DIVANO PIANO PIANO SI RIPRENDE, GENNARO ACCOMPAGNA LA SIGNORA PAGLIARULO CON L’INCENSIERA… DOPO UN PO’ SI ALZA ANCHE EDUARDO E INIZIA ANCHE LUI UNO SPOGLIARELLO…IL DUO PAGLIARULO-EDUARDO FINISCE DIETRO AL DIVANO, DOVE VOLANO PANTALONI, MUTANDINE E QUANT’ALTRO PER L’ARIA…MENTRE GENNARO CONTINUA AD INCENSARE).

SIPARIO

FINE I ATTO


SECONDO ATTO

Il secondo atto inizia come il primo, entra Gennaro, il quale, cammina senza affrettarsi verso il centro della stanza con un paio di giacche in mano che con delicatezza le sistema all’appendiabiti, poi rientra in cucina ed esce con un mazzo di fiori …

Musica: RAY GELATO - Just a Gigolò ain't got nobody

GENNARO -

Qua serve un vaso con un poco di acqua, altrimenti si ammosciano. (ENTRA CUVIELLO, GIACCA, CRAVATTA E VALIGETTA AL SEGUITO)

CUVIELLO -

(SALUTA, SEDENDO ALLA SCRIVANIA) Don Gennaro.

GENNARO -

Tu gia stai qua. (AD UN CUVIELLO INDAFFARANTO CHE NON GLI PRESTA              ATTENZIONE) Uè, ma perché non mi rispondi, com’è andata?

CUVIELLO -

Com’è andata? Ma secondo voi come poteva andare? Bene, ho fatto colpo sulla vedova, oltre ai vestiti del marito, mi ha dato anche la sua dentiera in oro…

GENNARO -

Bravo.

CUVIELLO -

Quella tra poco mi darà anche i mobili della casa.

GENNARO -

Ma tu lo sai che sei diventato un poco antipatico. Tu non hai la stoffa per questo mestiere.

CUVIELLO -

Mo me ne sto lavorando un’altra, a vico Parrettar’….na femmene ca si a verite ve fa sbattere n’terr… il marito morì l’anno scorso…ho appena saputo che avrò la sua eredità …

GENNARO -

(CON SACCENZA) La vedova Mercogliano? Ma lo vedi che sei poco guardingo, quella lì, quando il marito era ancora in vita aveva già tre amanti, figurati ora.

CUVIELLO -

A proposito di guardingo, Don Gennà non vi fate vedere da Don Antonio il portiere… sta come un pazzo, ha detto che le scarpe che gli avete venduto la settimana scorsa sono tutte strane, non le capisce, la sinistra dice che è storta.

GENNARO -

E cosa vorrebbe capire, quelle erano le scarpe di Don Antonio Cuomo, quel poveretto teneva una gamba di legno.

CUVIELLO -

E buttatele queste scarpe, altrimenti nguaiamm e pier a tutt o quartiere!

GENNARO -

Qua non si deve buttare niente, ma lo vuoi capire che noi dobbiamo fare di necessità virtù! Provo a farti un esempio se tu hai un paio di scarpe e si consuma solo la destra tu che fai?

CUVIELLO -

Le butto!

GENNARO -

Bravo! … non hai capito niente! Ti conservi la sinistra, finché non arriva un’altra

destra simile, così fai il paio.

CUVIELLO -

Ma sono simili, non uguali.

GENNARO -

Quando stanno sullo scaffale, ma quando stanno ai piedi del cliente quelle si       muovono non si vedono. Ma che parlo a fare con te, lasciami in pace che mi devo preparare, oggi c’è un’altra seduta.

CUVIELLO -

A proposito di vedove, ma Donna Graziella non si è vista ancora?

GENNARO -

Niente, non si è vista ancora…

CUVIELLO -

Ma oggi non finiva la clausura?

GENNARO -

Si signore, Don Eduardo mi ha fatto comprare anche i fiori, oggi fanno novanta   giorni che è morto Don Giacinto, proprio come disse nel testamento.

CUVIELLO -

Ma poi si è saputo com’è morto?

GENNARO -

Non lo si è mai scoperto, forse un avvelenamento del sangue.


CUVIELLO -

Che peccato, non ha potuto godersi quella bella moglie.

GENNARO -

Guagliò, tu devi togliere gli occhi da dosso alle clienti, hai capito? A me che lavoro qui da tanti anni me le fa solo guardare, figuriamoci a te che sei ancora fresco del mestiere.

CUVIELLO -

(CON SACCENZA) Ma io apprendo presto, farò una carriera rapida…

GENNARO -

Tu di rapido, devi solo eseguire gli ordini… cosa ti ho detto ieri?

CUVIELLO -

Che mi avete detto?

GENNARO -

E’ la terza volta che te lo ricordo che devi andare dal marmista per quell’epigrafe sulla lapide, ci sei stato?

CUVIELLO -

Certo, che ci sono stato.

GENNARO -

E ci devi ritornare!

CUVIELLO -

E perché?

GENNARO -

Gli devi dire che è un ignorante, perché ha scritto un’altra volta desolazione con una “Z”.

CUVIELLO -

Ma perché quante ce ne vogliono?

GENNARO -

Gesù due!

CUVIELLO -

Overe?

GENNARO -

Tu mi sembri il marmista, ogni volta che dico qualcosa, c’hai sempre da ridire. La desolazione è di tutta la famiglia, quindi si scrive al plurale. (NEL MENTRE        ENTRA DONNA GRAZIELLA VESTITA A LUTTO)

CUVIELLO -

Carissima Donna Graziella, siete più bella che mai. (FA PER BACIARLE LA MANO)

GRAZIELLA -

Grazie, e Don Eduardo?

GENNARO -

E’ uscito presto questa mattina, sapete un impegno urgente.

GRAZIELLA -

Capisco, qualche altra vedova da consolare.

GENNARO -

In verità, signora lui di mattina è contrario.

GRAZIELLA -

E chi è l’addetto alle consolazioni mattutine? Forse voi Cuviello?

CUVIELLO -

Magari… ne sarei onorato, ma Don Eduardo dice che non sono ancora pronto.

GENNARO -

Quello ancora deve imparare.

CUVIELLO -

Ma presto avrete la sorpresa.

GRAZIELLA -

Già, quella la lezione è difficile, allora voi Don Gennaro?

GENNARO -

A me, mi ha bocciato definitivamente, mi ha relegato nei gironi dei sofferenti, per colpa di Don Eduardo io sono diventato il guardone più guardone di Napoli. Io faccio il Medium … assisto.

GRAZIELLA -

Perciò vi state facendo sempre più secco.

CUVIELLO -

Infatti, è diventato un’alice salata.

GENNARO -

Guè, tu non ti devi prendere troppa confidenza con me. Non dovevi andare dal marmista?… e vai, vai.

CUVIELLO -

Va bene, va bene vado…(MENTRE GENNARO E’ INTENTO A FARE ALTRO, SI          AVVICINA A GRAZIELLA) Scusate Donna Graziella, ma desolazione con quante “Z” si scrive?

GRAZIELLA -

E’ una sola persona desolata o più persone?

CUVIELLO -

Tutta la famiglia…

GRAZIELLA -

Allora si scrive con due “Z”…

GENNARO -

Ignorante hai visto? Non ci volevi credere, vattene vai, è meglio che te ne vai…

(CUVIELLO VIA DALLA COMUNE, GENNARO RIVOLTO A GRAZIELLA). Signora nel  frattempo che aspettate Don Eduardo vado a prepararvi un caffè?

GRAZIELLA -

No, no, no grazie, ho saputo che quando preparate il caffè siete un po’ pericoloso.


GENNARO -

Grazie tanto. (VIA A DX, NEL FRATTEMPO GRAZIELLA SI ALZA E VA ALLA SCRIVANIA PER CONSULTARE GLI APPUNTAMENTI DI DON EDUARDO, IL QUALE ENTRA DALLA COMUNE)

EDUARDO -

Cara, cara Donna Graziella (FA PER BACIARLE LA MANO)

GRAZIELLA -

Eduardo…

EDUARDO -

Splendida, come se questi mesi non fossero mai passati … (A GENNARO, CHE E’

SPUNTATO DIETRO DON EDUARDO) Gennà che apsetti…

GENNARO -

Vado via subito.

EDUARDO -

Ma cosa hai capito (FACENDO INTENDERE DI PORTARE I FIORI)

GENNARO -

Ah, subito. (VIA ALLA COMUNE PER PRENDERE I FIORI)

EDUARDO -

Oggi sono novanta giorni che è scomparso Don Giacinto, (DANDOLE I FIORI, CHE

TEMPESTIVAMENTE GENNARO HA PROVVEDUTO A PORTARE) ecco al vostro ritorno alla vita…

GRAZIELLA -

Grazie, ma così mi confondete, sono meravigliose… grazie …

EDUARDO -

Gennaro, vogliamo offrire qualcosa a Donna Graziella?

GENNARO -

(CON TONO DI DISAPPUNTO) Non c’è niente, in cucina è finito tutto. (VIA A DX)

EDUARDO -

Gennarooo…

GRAZIELLA

Ehm, non ci fate caso, gli ho detto che non preferisco il caffè fatto da lui.

EDUARDO -

Capisco… Prego accomodatevi. (SI SIEDONO ENTRAMBI SUL DIVANO) Innanzitutto, non voglio vedervi vestita così …

GRAZIELLA -

(PRONTAMENTE LO INTERROMPE) Mi preferite spogliata?...

EDUARDO -

No dicevo di nero…

GRAZIELLA -

Volevo indossare la camicetta rosa, ma mi è sembrata un po’ troppo trasparente, non adatta a una fresca vedova. Ma perché non venite da me, così mi date un consiglio su cosa mettere, vedete sono tre mesi che non apro (UN TEMPO) le ante dell’armadio…

EDUARDO -

Capisco, facciamo dopo cena…

GRAZIELLA  -

Ma no, andiamoci subito... facciamo presto, presto…

EDUARDO -

Vabbhè, dipende…

GRAZIELLA -

Da che?

EDUARDO -

Da quanto è grande il vostro armadio… facciamo dopo cena…

GRAZIELLA -

Peccato, avevo già preparato tutti i vestiti della buon’anima, non vorrei salisse il portiere e portasse via tutto…

EDUARDO -

Mi avete convinto, vengo subito… (A GENNARO, IL QUALE PRONTAMENTE           INTERVIENE) Gennaro, io vado un attimo dalla signora Graziella, (LO PRENDE A SE) ‘e vestit’ e Cammarota.

GENNARO -

Vado a fare subito spazio… (VIA A SX, NEL FRATTEMPO ENTRA LA VEDOVA MELE, CHE NELL’ENTRARE NON TROVA NESSUNO)

CONCETTA -

E dove sono finiti tutti? (URLANDO) C’è nessuno?

GENNARO -

Ma voi siete un’altra volta qui cosa volete?

CONCETTA -

Si, mi trovavo da queste parti e sono salita, è arrivato Don Eduardo?

GENNARO -

(INDISPETTITO) Non signore, non è venuto ancora!

CONCETTA -

E com’è possibile, io non l’ho visto ne scendere ne salire… (UN TEMPO) sta dentro da Donna Graziella è vero? Ho visto arrivare i fiori…ahimè, dopo tre mesi di astinenza, chissà come me lo combina… lo vedete che la mia presenza è necessaria. (DALLA SUA BORSA ESTRAE DUE PACCHETTI DI PILLOLE) Una capsula la mattina ed una la sera dopo i pasti.

GENNARO -

Cosa sono?


CONCETTA -

Ma sono vitamine. (ENTRA DON EDUARDO CON UN SACCO DI ABITI DI DON        GIACINTO)

EDUARDO -

Gennà, dammi una mano, ha deciso di disfarsi di tutti gli abiti di Don Giacinto,   anche i suoi.

GENNARO -

Ma non abbiamo un reparto femminile, come facciamo?

CONCETTA -

Date a me (FA PER PRENDERSI GLI ABITI FEMMINILI), ve li sistemo tutti in dieci minuti, (A DON EDUARDO) ma tu riguardati. (VIA DALLA COMUNE)

GENNARO -

(A DON EDUARDO) Non sono riuscita a fermarla, perdonatemi. Ma cosa vuole?

EDUARDO -

Niente, quello è il guaio, non vuole niente. Se volesse qualcosa, uno gliela negherebbe e tutto sarebbe finito. Ma con chi non vuole niente che fai?          

GENNARO -

Niente…

EDUARDO -

Io torno di là… (GENNARO INTENTO A SISTEMARE GLI ABITI, MENTRE ENTRA LA VEDOVA PAGLIARULO)

PAGLIARULO -

Permesso…

GENNARO -

Carissima signora Pagliarulo… desiderate?

PAGLIARULO -

Eduardo dov’è?

GENNARO -

Se mi consentite un parere, signora, questo non è il giorno. Avevate forse appun­tamento?

PAGLIARULO -

No... tra me e Eduardo? Passavo di qua e sono salita... dov’è?

GENNARO -

E non lo dovevate fare. Non si fa signora mia, non si fa. Don Eduardo ha una giornata complessa... intensa... Quello è un uomo d'affari.

PAGLIARULO -

Ma per me adesso è un’altra cosa… (SIEDE AL DIVANO) su, dov’è?

GENNARO -

Ehm, qui vicino, alla porta accanto, da una fresca vedova.

PAGLIARULO -

Capisco, ma fresca di data o di persona?

GENNARO -

L'una e l'altra.

PAGLIARULO -

Ah… capisco… Chiamatelo subito!

GENNARO -

Non posso. E’ occupato.

PAGLIARULO -

Avete detto che sta qua a fianco? Preferite che ci vado io personalmente.

GENNARO -

No no. Lo chiamo subito. (VA AL TELEFONO, MENTRE E’ LI A COMPORRE IL NUMERO LA VEDOVA PAGLIARULO SI RISIEDE AL DIVANO, MENTRE GENNARO RESTA INCANTATO A GUARDARLE LE GAMBE)

PAGLIARULO -

Don Gennaro, ma cosa guardate?

GENNARO -

Signora, la mia è una guardata professionale… (MENTRE COMPONE IL NUMERO

ENTRA DON EDUARDO) Ah, eccolo qua.

EDUARDO -

Cara, cara vedova Pagliarulo… come mai da queste parti…

PAGLIARULO -

Eduardo, ma non ci davamo del tu?

EDUARDO - 

Occasionalmente… (FA PER ACCOMODARSI AL DIVANO)

PAGLIARULO -

Eduardo, ma come puoi esserti scordato tutto… a me quella seduta spiritica non si toglie più dalla testa… (PORTA A SE DON EDUARDO) Noi la dobbiamo ripetere subito…

EDUARDO -

(LESTAMENTE SI SVINCOLA DALLA PRESA) Tutto merito della buon’anima…

PAGLIARULO -

La dobbiamo fare due volte a settimana… (LO RIPORTA A SE)

EDUARDO -

Ma questo non dipende da me… dipende dalle forze occulte, non è vero Gennaro?

GENNARO -

Se, se  quello dipende dalle (MIMANDO)… forze… (VIA DALLA COMUNE)

EDUARDO -

E queste sono debolezze che le anime, possono avere una volta ogni due, tre…

PAGLIARULO -

Settimane?

EDUARDO -

…anni.


PAGLIARULO -

(ARRABBIATA) Ma insomma, voi veramente credete che sono una stupida e mi sia bevuta la storiella della seduta spiritica… della materializzazione…  

EDUARDO -

Perché non credevate che era vostro marito che interagiva per mia persona…

PAGLIARULO -

Per carità, i mariti in quella cosa valgono poco specialmente il mio, in quella cosa là non valeva niente da vivo, figuratevi da morto…

EDUARDO -

(PRESO ALLE STRETTE) Si vede che avrà mandato un amico per non fare brutta   figura… (GENNARO RIENTRA LESTAMENTE PER AVVISARE DON EDUARDO, CHE STA VENENDO LA VEDOVA SORRENTINO)

GENNARO -

Don Eduà, Don Eduà.

EDUARDO -

Perdonatemi… un momento e sono da voi.

GENNARO -

Don Eduà sta salendo la vedova Sorrentino tutta preparata, ci avete la seduta oggi a quest’ora.

EDUARDO -

Gennà, tu secondo me ci godi a vedermi in mezzo ai guai… trattienila il più           possibile. (RIVOLTO ALLA PAGLIARULO) Signora, ho un impegno improvviso di ufficio, che mi dice di licenziarvi, ci vediamo un’altra volta.

PAGLIARULO -

Io di qua non mi muovo.

EDUARDO -

(NON SAPENDO COSA FARE) Potete aspettare soltanto cinque minuti in quella    stanza?

PAGLIARULO -

Soltanto cinque minuti però.

EDUARDO -

Certo… soltanto cinque minutini… (LA PAGLIARULO VIA A SX, EDUARDO CHIUDE LA PORTA A CHIAVE MENTRE DALLA COMUNE SI SENTE LA VOCE DELLA VEDOVA SORRENTINO CHE VUOLE ENTRARE, GENNARO INVANO TENTA DI TRATTENERLA)

ADALGISA -

Insomma, lasciatemi entrare…

GENNARO -

Signora non potete, aspettate un momento…(ENTRA LA SORRENTINO E GENNARO AL SEGUITO)

EDUARDO -

Cara, carissima vedova Sorrentino come mai da queste parti.

ADALGISA -

Eduardo, oggi non è mercoledì 16 Settembre?

EDUARDO -

Non saprei signora… (CERCA DI TROVARE APPOGGIO IN GENNARO) Gennaro oggi è mercoledì 16 Settembre?

GENNARO -

Si.

EDUARDO -

Puozz’ ittà o velene!

GENNARO -

Pozz’ cagnà mica o calendario?

EDUARDO -

(ALLA SORRENTINO) Infatti oggi è sedici Settembre, e allora?

ADALGISA -

Oggi è fissata la seduta spiritica, è un anno che rimandate!

EDUARDO -

Lo so ma dobbiamo rimandare!

ADALGISA -

Ancora! E perché?

GENNARO -

E non lo vedete, non si sente bene.

EDUARDO -

Un’indisposizione.

ADALGISA -

(RIVOLTA A DON EDUARDO) Ma cosa centra lui, (POI AL CIELO) è lui che deve sentirsi in forma.

EDUARDO -

Lui chi?

ADALGISA -

Mio marito, la buon’anima.

EDUARDO -

(SOLLEVATO, A GENNARO) Giusto io che c’entro… (SI SENTE LA VOCE DELLA PAGLIARULO CHIUSA NELLA STANZA)

PAGLIARULO -

Aprite.

EDUARDO -

Gennaro, sai chi è che grida?

PAGLIARULO -

Fatemi uscire.


GENNARO -

Veramente non so.

EDUARDO -

(ALLA SORRENTINO) Che stranezza, (POI A GENNARO NEL DARGLI LA CHIAVE)     Gennà arap’e chella port’, (POI NUOVAMENTE ALLA SORRENTINO) Vengo subito. (VIA DALLA COMUNE)

GENNARO -

(PERPLESSO) Signora volete aprire un attimo quella porta… (VIA ANCHE LUI,        MENTRE LA SORRENTINO VA AD APRIRE LA PORTA).

PAGLIARULO -

Finalmente… (SI GUARDA IN GIRO) dov’è? Dov’è andato a finire? (SI ACCORGE   DELLA SORRENTINO) Permette, vedova Pagliarulo.

ADALGISA -

Piacere, vedova Sorrentino.

PAGLIARULO -

Eh… da quanto tempo conoscete Eduardo?

ADALGISA -

Bhè da un anno.

PAGLIARULO -

Ed io da tre, pare che basti no?

ADALGISA -

Che significano le date.

PAGLIARULO -

E invece significano e come se non significano, prima ho sentito tutto, mi sono fatta le croci. Voi conoscete Eduardo soltanto da un anno e già vi permettete di sollecitare sedute spiritiche. A me Eduardo l’ha fatta desiderare tre anni. Così venite voi fresca, fresca… ma fatemi il piacere…

ADALGISA -

Ma che piacere e piacere, ognuno fa gli affari suoi… a voi Eduardo l’ha fatta         desiderare tre anni, ma con me già dopo sei mesi voleva fare la seduta, sono stata io che ho voluto aspettare un anno. (DA DIETRO APPARE CARMELO IL MACELLAIO CHE SI AVVICINA ALLA VEDOVA SORRENTINO DA DIETRO)

CARMELO -

Buongiorno, vi ho fatto una bella sorpesa, non è vero?

ADALGISA -

Don Carmelo, cosa ci fate voi qui, anche voi conoscete Eduardo?

CARMELO -

Non ancora, so venuto proprio per conoscerlo e  scambiare due chiacchere con lui.

ADALGISA -

Eduardo è una persona squisita, un vero signore, un uomo tutto d’un pezzo…

CARMELO -

Ancora per poco…

ADALGISA -

Cosa c’è mi sembrate un pochino agitato.

CARMELO -

(ARRABBIATO) E basta con questa sceneggiata, voi a Don Eduardo non lo dovete vedere più. 

ADALGISA -

Ma voi come vi permettete di darmi degli ordini.

CARMELO -

(FA PER ABBRACCIARLA) Adalgisa, ma io vi ame… sono pazzo di voi.

ADALGISA -

Ma toglietemi queste mani di dosso, lasciatemi… puzzate, ve l’ho detto anche l’altra volta mentre mi preparavate la braciola.

PAGLIARULO -

Eh su Adalgisa, lui vi “ame”…

ADALGISA -

Cose da pazzi, io Adalgisa contessa Don Brusco vedova Sorrentino, corteggiata da un macellaio, inaudito.

CARMELO -

(ALLA PAGLIARULO) Ma si è offesa?

PAGLIARULO -

E vi pare, non è così che si corteggiano le Donne, ci vuole tatto.

CARMELO -

Il talco?

PAGLIARULO -

Ehhhh la cipria… tatto, insomma con poesia… voi siete troppo rude, grezzo, ignorante.

CARMELO -

E come devo fare?

PAGLIARULO -

Dovreste cominciare ad erudirvi un po’,che so iniziare a leggere qualche libro.

CARMELO -

E quale dovrei leggere?

PAGLIARULO -

Ma che so, D’Annunzio, Carducci, Dante…

CARMELO -

Sentite, ma Diabolik non va bene?

PAGLIARULO -

No, no, no.


CARMELO -

Va beno lo farò. Però prima Don Eduardo deve avere una lezione, (CACCIA UNA PISTOLA) E ora entrate in quella stanza, altrimenti vi sparo a tutte e due.

ADALGISA -

Ma io ho da fare…

PAGLIARULO -

E anche io ho da fare…

CARMELO -

Wèè, muovetevi altrimenti faccio una carneficina. Forza, andiamo  tutte e due la dentro. (LE DUE DONNE A SX) … e state in silenzio.

GENNARO -

(NELL’ENTRARE VEDE QUESTO PERSONAGGIO STRANO) E chist chi è mo… scusate avete visto due signore?

CARMELO -

(IMPACCIATO, NASCONDE LA PISTOLA) No, sono andate via.

GENNARO -

Ah, meno male… e voi cosa ci fate qua? Desiderate qualcosa da bere?

CARMELO -

No, no grazie, no tengo “seta”.

GENNARO -

(CAPENDO IL SOGGETTO) Neanche la lana?

CARMELO -

Non capito.

GENNARO -

Vi ho chiesto se desiderate qualcosa.

CARMELO -

(ALZANDO LA VOCE) Allora si sceme?  Ho detto che non voglio nulla!

GENNARO -

Ma allora cosa ci siete venuti a fare qua?

CARMELO -

Sto aspettando a Don Eduardo Palumbo, lo canoscete?

GENNARO -

Si signore.

CARMELO -

E dove stà?

GENNARO -

Stà qua fuori, sta aspettando che gli faccio un segnale per entrare.

CARMELO -

(PUNTANDO LA PISTOLA ALLA GOLA DI GENNARO) E segnalatelo allora.

GENNARO -

(IMPAURITO) Come volete voi… mo’ ci vado a fare un fonogramma… (VIA A CHIAMARE DON EDUARDO CHE LESTAMENTE ENTRA)

EDUARDO -

Gennà tutto apposto.

GENNARO -

Tutto apposto, sono andate via.

EDUARDO -

(ACCORGENDOSI DI CARMELO, CHE E’ INTENTO A SPIARE DAL BUCO DELLA PORTA LE DUE DONNE RINCHIUSE NELLA STANZA) E il dottore chi è?

GENNARO -

Il dottore fate attenzione, è armato.

EDUARDO -

E’ Armando?

GENNARO -

Eh, Nicola… è armato! (NEL FRATTEMPO CARMELO SI GIRA E PUNTA LA PISTOLA ALLA GOLA DI DON EDUARDO)

CARMELO -

Siete voi Don Eduardo Palumbo?

EDUARDO -

Può essere…

CARMELO -

Tu sei uno schifoso, tu sei una carogna…

EDUARDO -

Non capisco, perché tutte queste offese (GUARDANDO GENNARO MERAVIGLIATO)

CARMELO -

Mi stai antipatico e perciò ti devo ammazzare.

EDUARDO -

Eh, scu-scusate, non mi sembra un buon motivo, non è vero Gennà.

GENNARO -

Vabbhè, ma se gli siete antipatico.

CARMELO -

E quante pene mi avete dato, quante… voi la conoscete la Sorrentino?

EDUARDO -

Io, no! La conosce lui (INDICANDO GENNARO)

GENNARO -

Io non la conosco proprio.

CARMELO -

(PUNTANDOGLI NUOVAMENTE LA PISTOLA ALLA GOLA) Tu la devi lasciare stare, quella è la mia fidanzata? Hai capito? Ma da domani mi vado a migliorare.

Si, si, mi compro a Nunzio, a Carluccio e pure a Diabolik e poi vediamo.     

GENNARO -

Fate bene…


CARMELO -

E mo, mo ci vorrebbe un bel mambo… si perché io quando vede ballare il mambo divento buono, come un pezze di pane. Forza mettetevi là (INDICANDOGLI IL PROSCENIO) e ballate.

EDUARDO -

Ma non mi sembra il caso.

CARMELO -

Uèèè… vi ho dette che dovete ballare.

GENNARO -

Tutta al più vi possiamo cantare una canzone…

CARMELO -

(URLANDO) Vi ho dette che dovete ballare (GLI PARTE ACCIDENTALMENTE UN COLPO DALLA PISTOLA)

Musica: Mambo italiano

(EDUARDO E GENNARO INIZIANO A BALLARE, POI CARMELO NEL GUARDARLI INIZIA A BALLARE ANCHE LUI, NEL MENTRE I DUE FANNO PER SCAPPARE, CARMELO LI VEDE E LI RICHIAMA AL BALLO. ENTRA LA VEDOVO MELE CHE INCURIOSITA ACCENNA A BALLARE ANCHE LEI).

CONCETTA -

Ma cosa sta succedendo?

GENNARO -

Fate attenzione che è armato.

CONCETTA -

Ma quale Armando e Armando. (A CARMELO). Giovanotto, ve ne volete scendere con i piedi vostri o volete che vi butto per tutte le scale.

CARMELO -

Non ho capito bene, cosa avete detto?

CONCETTA -

(PRENDODENDOLO PER UN ORECCHIO) Ah non avete capito bene e mo vi faccio capire io, venite con me.

CARMELO -

Piano, fate piano, si rompe il camice. We, ma io qua torno. (VIA DALLA COMUNE)

EDUARDO -

(VA A SEDERE SUL DIVANO E GENNARO LO SEGUE) Mamma mia, ce la siamo scampata bella.

GENNARO -

Questa non è una Donna è un’ira di Dio.      

CONCETTA -

Calmatevi che adesso Concettina vostra vi va a preparare una bella camomilla.

EDUARDO -

Che mestiere pericoloso che è diventato, Gennà io non mi sento più le gambe.

CONCETTA -

Adesso lo avete capito eh? Voi non avete più l’età.

EDUARDO -

Ma come vi permettete, guardate chi parla. Ma da dove siete entrata?

CONCETTA -

Sono venuta a portarvi i soldi dei vestiti, 300 euro, ecco a voi tenete. (ALZANDO GENNARO DAL DIVANO E METTENDOSI AL SUO POSTO) Io vi voglio bene e voi una donna come me dovete tenere vicino.

EDUARDO -

Ma io non vi voglio bene.

CONCETTA -

E che fa, mica si vuole bene per contraccambio, si vuole bene e basta.

EDUARDO -

Ma perché non vi adottate un bambino, così riversate su di lui tutto il bene che avete.

CONCETTA -

Nooo, e se poi crescendo non vi assomiglia… (SI ODONO LE VOCI DELLA               SORRENTINO E DELLA PAGLIARULO RINCHIUSE)

ADALGISA -

Aiuto fateci uscire…

PAGLIARULO -

Siamo chiuse qui dentro, liberateci…

EDUARDO -

Gennà, le hai prese in ostaggio.

GENNARO -

Ma cosa state dicendo… (ALLA PORTA) Signore cosa ci fate qui dentro?

ADALGISA -

E’ stato Don Carmelo.

EDUARDO -

Gennà dammi la chiave.

GENNARO -

E chi ce l’ha?


EDUARDO -

(ALLA PORTA) Signore un momento, non abbiamo la chiave.

PAGLIARULO -

Ce l’ha Don Carmelo…

EDUARDO -

Gennà, ma chi è questo Don Carmelo, lo conosci?

ADALGISA -

Il mio macellaio…

GENNARO -

Mamm ro carmen’e o pazz’.

CONCETTA -

Don Eduardo, non vi preoccupate, ci penso io, Don Gennaro venite con me. (VIA CON GENNARO DALLA COMUNE)

EDUARDO -

(ALLA PORTA) Signore stiamo cercando di recuperare la chiave, intanto familiarizzate... rompete il ghiaccio. Li ci sono liquori, bibite, servitevi pure.

(ENTRA GRAZIELLA)

GRAZIELLA -

Eduardo io sto aspettando.

EDUARDO -

(TRA SE) Io mi ero dimenticata di quest’altra qua. (A GRAZIELLA) Stavo appunto  venendo da voi, poi Gennaro è dovuto scendere improvvisamente.

GRAZIELLA -

Vogliamo portare al termine quel discorso?

EDUARDO -

Certamente, dove eravamo rimasti.

GRAZIELLA -

Veramente non abbiamo nemmeno iniziato, sei scappato non appena stavo per darti un bacio.

EDUARDO -

Bacio? Ma allora, Donna Graziella non ci siamo capiti... Questo bacio è impossibile!

GRAZIELLA -

E perché?

EDUARDO -

E si domanda? Io, prima, dovevo rispettarvi perché eravate maritata. Oggi, vi devo rispettare a maggior ragione perché siete vedova.

GRAZIELLA -

Ma io ti voglio! Chi domanda rispetto? Non volevo essere rispettata ieri e non    voglio essere rispettata oggi! Su, muoviti, mancami di rispetto!

EDUARDO -

(SCOSTANDOSI) - No, no, no... Io invece vi devo rispettare con tutte le mie forze. Io vi devo ispirare la finezza, la dignità, l'orgoglio della vedovanza!

GRAZIELLA -

Ma Eduardo!

EDUARDO -

Ahè, lasciate fare a me… voi adesso andate di là, vi fate una bella doccettina calda, calda, una cenetta leggera e più tardi vi vengo a fare compagnia e nel giardino dei ricordi pianteremo l’alberello dei sentimenti, in memoria del povero Giacinto.

GRAZIELLA -

L’alberello, il giardino e la vibrazione della carne dove la metti?

EDUARDO -

La tamponeremo di tanto in tanto con una seduta spiritica.

GRAZIELLA -

Ma cosa credi che puoi trattarmi come una di quelle tue stupide vedove.

EDUARDO -

(GETTANDO UN’OCHIATA VERSO LA SGABUZZINO) Sst!Sst! Hai ragione. Due volte alla settimana. (LA GUARDA) Forse anche tre!... Eh? Che ne dici?

GRAZIELLA -

Non è questione di numero! E’ questione di qualità!

EDUARDO -

Eh bhé, là c'è poco da fare! E allora, che proponi?

GRAZIELLA -

Voglio l'esclusiva. Noi ci dobbiamo sposare.

EDUARDO -

Mi dispiace, Donna Graziella... onoratissimo... ma, per le note ragioni che già conoscete non la potete avere...

GRAZIELLA -

(INTERROMPENDOLO) Giacinto mi ha lasciato  tre appartamenti, sei negozi e tanti milioni in banca…

EDUARDO -

(CAMBIANDO TONO) Graziella io ti ho sempre voluta, ma… il guaio è che tu lo sai io ho una ditta ben avviata.

GRAZIELLA -

E chi ti dice di chiuderla… la farai gestire da un altro…

EDUARDO -

E’ una parola (CON ORGOGLIO). Dovrei fabbricare un secondo Eduardo Palumbo! Il mio non è un mestiere, è un arte.


GRAZIELLA -

Fammela vedere questa tua arte, (FA PER BACIARLO).

EDUARDO -

(SI SPOSTA) Hai detto… tre appartamenti… ?

GRAZIELLA -

Sei negozi e tanti milioni, (UN TEMPO) e allora mi sposi?

EDUARDO -

Mi hai confuso, lasciami almeno pensare un po’.

GRAZIELLA -

Allora vado di là… aspetterò con ansia una tua risposta.  A più tardi. (VIA DALLA COMUNE, MENTRE EDUARDO RESTA SEDUTO SUL DIVANO A PENSARE, INTANTO ENTRANO CONCETTA E GENNARO)

CONCETTA -

Ecco la chiave, non si è permesso nemmeno di fiatare.

GENNARO -

Don Eduà se ne avesse avuto cento, tutte e cento gliele dava. (RECUPERA LA CHIAVE DA CONCETTA, MENTRE EDUARDO RESTA IMPASSIBILE SUL DIVANO) Ecco signore, siete libere.

ADALGISA -

Finalmente!

PAGLIARULO -

(VA DA EDUARDO, GENNARO SI FRAPPONE TRA I DUE E PRENDE QUALCHE          BORSATA) Sei un traditore e pure un mascalzone.

ADALGISA -

Abbiamo sentito tutto. Questo matrimonio non si farà. Piuttosto provocheremo uno scandalo.

EDUARDO -

State tranquille, che non si farà.

PAGLIARULO -

Sarà meglio per te.

ADALGISA -

Noi ti abbiamo avvisato (VIA DALLA COMUNE INSIEME ALLA PAGLIARULO).

GENNARO -

Don Eduardo, ma cosa volevano dire…

EDUARDO -

Niente, niente, poco fa è venuta Donna Graziella, (UN TEMPO) mi ha proposto di sposarla ed io le ho risposto che ci avrei pensato, loro erano chiuse nel ripostiglio ed hanno sentito tutto, meglio così. Vai da Donna Graziella e dille che la mia risposta è un no.

GENNARO -

Subito. (VIA DALLA COMUNE)

CONCETTA -

Ma io non vi capisco, voi vi fate comandare da quelle due pupazze?

EDUARDO -

Donna Concè, la vedova stizzita è pericolosa, è peggio di una tigre .

CONCETTA -

Ho capito ci penso io, del resto cosa ci sto a fare qui.

EDUARDO -

Per favore lasciatemi stare in santa pace.

CONCETTA -

Non vi preoccupate, mi limiterò solo ad una piccola diffida. (VIA DALLA COMUNE)

EDUARDO -

(RESTA SEDUTO SUL DIVANO) Donna Concè dove andate?... (A GENNARO) Gennaro, Gennaro…

GENNARO -

(RIENTRANDO DALLA COMUNE) Eccomi a voi Don Eduà, tutto risolto, ho appena detto a Donna Graziella che questo matrimonio non sa da fare.

EDUARDO -

Ferma a Donna Concetta, è andata a minacciare a quelle due.

GENNARO -

Ah, poverine… Don Eduà e mo’ comm se fa.

EDUARDO -

E alloro torna da Donna Graziella e dille che la mia risposta è si. Basta, Gennà mi sposo, la finisco con questa vita. (IN PIEDI)

GENNARO -

Don Eduà, ma cosa state dicendo? Ci avete pensato bene? Voi tenete una ditta così ben avviata, ma poi dico io… per voi questo non è un mestiere, la vostra è una missione, voi siete un missionario… Voi non siete fatto per il matrimonio, si si si… io sono sicuro che se voi vi sposate poi ne morirete… e se poi succede questo, io che faccio?

EDUARDO -

Hai ragione, hai perfettamente ragione… fai una cosa, torna da Donna Graziella e dille che quel mio no è irrevocabile, inamovibile… è un no inciso a caratteri cubitali nel marmo.


GENNARO -

Bravo Don Eduardo, bravo! (DON EDUARDO VIA A DX) Siete bello! Bravo…

(LUCE PIAZZATO GIU’ A META’)à (GIACINTO)

(GENNARO OCCUPA IL PROSCENIO E RIVOLTO AL PUBBLICO) Il suo no fù inamovibile, irrevocabile, siiii… inciso a caratteri cubitali sul marmo…

così irrevocabile, che un mese fa si sono sposati… già , l’amore ha trionfato… l’amore e tre appartamenti, sei negozi e qualche milione in banca… (UN TEMPO) Oggi tornano dal viaggio di nozze, intanto io ho dovuto fare i lavori di ristrutturazione della casa e ho reso comunicante questo appartamento con quello della “EX” vedova Cammarota… (UN TEMPO) Cuviello? (ENTRA CUVIELLO, GIACCA E CRAVATTA, PRENDE POSTO ALLA SCRIVANIA ED E’ PRONTO PER UNA TELEFONATA) Lo ha sostituito in tutto… si si si, proprio in tutto… e dovreste vedere com’è cambiato… non ci credete? Lo volete vedere? Vi accontento subito…

(LUCE PIAZZATO SU) à( GIACINTO)

CUVIELLO -

(IMITANDO EDUARDO) Come?... Non avete passato una buona nottata? Cu­rioso, Donna Rosa... M'impensierite... Se posso darvi un consiglio...

devotamente... una di quelle pastigliet­te di valeriana che vi ho raccomandato ieri... Come?... Certo... verrei volentieri a darvela personalmente an­che oggi... come... come... Oggi? Mi spiace oggi non posso… (CONSULTANDO L’AGENDA) Vogliamo fare domani alle 16.00? Che dite? Sarò da voi… vi bacio le manine di seta…

GENNARO -

(CHE E’ RIMASTO LI’ TUTTO IL TEMPO AD ASCOLTARE, FINTAMENTE INDAFFARATO) E chi è mo’ questa Donna Rosa?

CUVIELLO -

E’ una nuova vedova che mi sto lavorando. Ma tu di che t’impicci?

GENNARO -

Io vorrei sapere come ha fatto Don Eduardo a lasciare la ditta in mano ad un individuo come te?...

CUVIELLO -

Aspettate che divento il padrone qua dentro… e poi vedrete…

GENNARO -

Tu non hai la stoffa hai capito? Non hai le qualità! Aspetta di perdere quel po’ di gioventù che hai… e poi un posto all’albergo dei poveri non te lo toglie nessuno.

(DALLA COMUNE SI SENTE LA VOCE DI DON EDUARDO)

EDUARDO -

Gennaro… Cuviello...

GENNARO -

E’ arrivato Don Eduardo… eccomi a voi Don Eduardo, vengo…

CUVIELLO -

(TRA SE) Cose è pazz… (INTANTO SI DA UN’AGGIUSTATINA, ENTRA DONNA GRAZIELLA IN ABITO MOLTO ELEGANTE INTENTA A LASCIARSI BACIARE LA MANO DA CUVIELLO, SEGUE EDUARDO)

EDUARDO -

Ah finalmente a casa.

CUVIELLO -

(VEDENDO GRAZIELLA CON LA MANO PROTESA, SI AVVICINA E CI PROVA) E tutti baciarono la sposa…

EDUARDO -

(PRONTAMENTE INTERVIENE) Nessuno baciò la sposa… (NOTA L’ABBIGLIAMENTO DI CUVIELLO) Uè e come ci siamo messi in ghingheri… e quanti progressi che hai fatto…

CUVIELLO -

Me lo avete raccomandato voi…

EDUARDO -

(AD UNA DISINTERESSATA GRAZIELLA) Graziella questa è la sorpresa di cui ti parlavo. (INDICANDOGLI LA PORTA DI DX) Da quì possiamo entrare direttamente nei nostri appartamenti.

GRAZIELLA -

Si, mi piace…

EDUARDO -

(A GENNARO) Uè allora? Gennaro ci vuoi preparare un bel caffè? (SIEDE)

GENNARO -

Subito Don Eduà, ve lo faccio subito. (VIA IN CUCINA)


GRAZIELLA -

Ah per me no grazie. Stanotte in treno non ho chiuso occhio, mi sento uno straccio.

CUVIELLO -

(SI AVVICINA MESTAMENTE) Ma quale straccio, voi sembrate una rosa.

GRAZIELLA -

(LASCIANDOSI ABBINDOLARE) Grazie… ma come siete galante…

EDUARDO -

(PRONTAMENTE INTERVIENE) E bravo a Cuviello, ti ho lasciato all’asilo e ti ritrovo al liceo…

CUVIELLO -

(ALLONTANANDOSI PRONTAMENTE DA DONNA GRAZIELLA) E’ tutto merito vostro Don Eduardo.

EDUARDO -

Ci vuoi raccontare i progressi che hai fatto durante la nostra assenza? (SIEDE)

CUVIELLO -

Volete il resoconto? Adesso?

EDUARDO -

Si, per Donna Graziella non ho segreti.

CUVIELLO -

(CONSULTANDO L’AGENDA) Allora, delle giacenze che avevate lasciato siamo apposto, con la vedova Versano siamo già arrivati ai gioielli, la vedova Gualtieri invece, ci ha fornito otto completi, taglia 54 come nuovi, sei paia di scarpe ed un dipinto ad olio firmato Brancaccio… fate voi il prezzo.

EDUARDO -

E la vedova Sorrentino?

CUVIELLO -

Eh, Eh… si è adattata subito al cambiamento di gestione.

EDUARDO -

(FINTAMENTE FELICE) Don Carmelo, il macellaio?

CUVIELLO -

Si è rassegnato… (GUARDANDO TRA LE GRAZIE DI GRAZIELLA) ha capito che con me non poteva esserci competizione… con la Pagliarulo invece non c’è stato nulla da fare… o di voi dice o di nessuno.

EDUARDO -

(GURDANDO GRAZIELLA) Modestamente.

GRAZIELLA -

Bene ed ora parlateci dei nuovi acquisti.

CUVIELLO -

Si, in effetti abbiamo altre cinque nuove vedove… (ENTRA GENNARO PORTANDO IL CAFFE PER DON EDUARDO) con tre siamo ancora alla prima fase del trattamento, con le altre due invece…

GENNARO -

(INTERROMPENDOLO PRONTAMENTE) …siamo già ad una media di due sedute al giorno.

GRAZIELLA -

(COMPIACIUTA ED INCURIOSITA)Ah!

EDUARDO -

(SI ALZA, PORGE LA TAZZA DEL CAFFE A GENNARO) Eh, non si fa!

CUVIELLO -

E perché?

EDUARDO -

E non si fa!

CUVIELLO -

Ma potendo…

EDUARDO -

Ma che potendo e potendo… non si fa! Tu, devi rigidamente amministrarti, altrimenti finita la tua gioventù sarai costretto a dichiarare fallimento… (UN TEMPO) A te ti puzza ancora la bocca di latte… poi ne parliamo (A GRAZIELLA) Graziè io scendo, vado a controllare i negozi.

GRAZIELLA -

Ah, ricordati di passare per la farmacia…

EDUARDO -

(COSTRETTO QUASI) Si Signore…(VIA DALL COMUNE)

GENNARO -

Io lo sapevo che Don Eduardo si sarebbe arrabbiato, io non ero d’accordo con questo metodo di gestione dell’azienda… (VIA IN CUCINA)

GRAZIELLA -

(APPROFITTANDO DEL MOMENTO DI INTIMITA’ CON CUVIELLO) Ma devo proprio crederci a quello che avete detto…

CUVIELLO -

Fate voi… (UN TEMPO) Io che dimostrazione posso mai darvi…

GRAZIELLA -

Già… non so perchè, ma una vocina nella mia testa mi dice di crederci.

CUVIELLO -

Grazie tante.

GRAZIELLA -

(CON INTENZIONE AD UN CUVIELLO INTENTO A SCRIVERE) Non capisco però come fate.


CUVIELLO -

(FA PER BACIARLE LA SPALLA) Ci sono portato cara Donna Graziella.

GRAZIELLA -

Certo… ma a tutto c’è un limite, dovete distribuire meglio le vostre forze

CUVIELLO -

Cosa volete farci… io sono fatto così… o tutto me stesso… o niente! (POI CAPENDO CHE STA ESAGERANDO CAMBIA TONO) Ma voi vi ricordate in quale condizioni Don Eduardo mi prese a lavorare?

GRAZIELLA -

Già… Don Eduardo… ma come siamo appena ritornati da un viaggio di nozze, nella casa rinnovata.. e tu? Non mi prendi neanche in braccio facendomi varcare la soglia della nuova camera da letto?

CUVIELLO -

E’ vero… non lo ha fatto.

GRAZIELLA -

(CON INTENZIONE) Fatelo voi allora…

CUVIELLO -

(FINTO SORPESO) Io? E in che veste?

GRAZIELLA -

Per interposta persona…

CUVIELLO -

Quando è così. (LA PRENDE IN BRACCIO E VARCANO LA SOGLIA DELLA STANZA ALLA DX, IN QUEL MENTRE ENTRA GENNARO DALLA CUCINA, CHE VEDE TUTTO… RESTA PER UN ATTIMO INTERDETTO, POI CAPISCE E IN TOTALE SILENZIO METTE ORDINE SULLA SCRIVANIA)

CONCETTA -

(ENTRA TRAFELATA) Ho visto a Don Eduardo… finalmente… e se vi dico che  paragonato al Don Eduardo di un mese fa… è ridotto ad uno straccio… mi dovete credere.

GENNARO -

E per forza, dopo un mese di viaggio di nozze, mi sembra normale.

Ma il viaggio di nozze lo dovrebbero abolire, è troppo faticoso (SIEDE SUL DIVANO). Anticamente gli sposi si chiudevano in casa e solo dopo sette giorni e sette notti facevano la prima uscita.

CONCETTA -

Sulla barella perché non si reggevano più in piedi, lo vedete il risultato è lo stesso.

EDUARDO -

(INTANTO E’ RIENTRATO E FERMO SULLA COMUNE ASCOLTA TUTTO) La vogliamo finire di parlare di queste oscenità? Mo’ che si sveglia Donna Graziella porta queste in camera mia, (MOSTRANDOGLIELE) vitamina A, B, C, D…

GENNARO -

Tutto l’alfabeto.

EDUARDO -

…pappa reale e testosterone.

CONCETTA -

Testo… che??

EDUARDO -

Testosterone Donna Concè, la forza dell’uomo. Me lo ha dato il farmacista. (SIEDE SUL DIVANO AFFLITTO)

CONCETTA -

Gesù e se l’è tolto lui? (NEL VEDERE DON EDUARDO) Don Eduà dite a me, è successo qualcosa?

EDUARDO -

Non è successo niente.

CONCETTA -

Parlate Don Eduà, vi posso aiutare…

EDUARDO -

Non mi potete aiutare… Maledetto viaggio di nozze.

GENNARO -

Don Eduà ma cosa è successo in questo viaggio di nozze?

EDUARDO -

Niente Gennà, non è successo niente.

CONCETTA -

Ah, sono contenta.

EDUARDO -

(FA PER AFFOGARLA) Gennà, ammazzala, distruggila… toglimela davanti agli occhi… io non ho le forze.

GENNARO -

Don Eduà voi avete una faccia irriconoscibile, qui ci sono tutti questi medicinali, ma cosaè successo in questo viaggio di nozze.


EDUARDO -

Gennà hai capito bene! (IN PIEDI) Non è successo niente! Niente a Monaco… niente ad Augsburg… niente a Erding dove pensavo che le acque termali del posto potessero favorire… invece niente!

GENNARO -

Avete provato a Donauwörth?

EDUARDO -

Gennà non erano i posti. Il guaio ero io... L'incapacità mia... Ma vi figurate? Succedeva in un momento in cui io ero lì, felice, glorioso come un eroe nella mischia, dicendo: “Mi vuoi bene? Quanto bene mi vuoi? Dimmelo che mi vuoi bene!" Sopravveniva una specie di nebbia, un velo nero... una rabbia che per poco non mi faceva strillare: "Graziella, scostati! Vattene!

GENNARO -

E poi?

EDUARDO -

E poi… con tante scuse, il tutto era rimandato al giorno dopo.

GENNARO -

E l'indomani?

EDUARDO -

Peggio ancora, la nebbia, più nebbia della nebbia!

GENNARO -

E che male tiemp.

EDUARDO -

Bravo! Ad Augsburg ho anche consultato un medico per uscire da questo calvario, quello disse che io avevo qualcosa di effemminato.

CONCETTA -

E come si è permesso, di insultare il mio stallone.

EDUARDO -

(A GENNARO) A me, tu hai capito? Tu che puoi dire quante sedute spiritiche ho fatto con successo nella mia vita.

GENNARO -

Come no. Ve lo posso testimoniare, anche se negli ultimi tempi qualche defezione c’è stata.

EDUARDO -

Cosa c’entra quello era dovuto alla stanchezza.

GENNARO -

Era la stanchezza…

CONCETTA -

Uè, ma perché cosa vuoi dire?

GENNARO -

Niente, per carità… era la stanchezza.

CONCETTA -

Ah…

EDUARDO -

Signò, ma perché non vi fate i fatti vostri.

CONCETTA -

Non me li posso fare.. perché mi sta a cuore la vostra reputazione.

EDUARDO -

Grazie tante.

GENNARO -

Don Eduà secondo me, pensandoci bene a voi vi ha fregato la specializzazione.

EDUARDO -

E cioè?

GENNARO -

Eh, mi dispiace dirvelo, ma voi avete il complesso della vedova.

EDUARDO -

In che senso?

GENNARO -

Nel senso che voi fino ad oggi avete agito sempre per interposta persona, adesso che invece dovete agire in qualità di titolare di voi stesso,  (UN TEMPO) avete fatto buca. (AD UN EDUARDO PERPLESSO)

CONCETTA -

(SI GUARDA UN ISTANTE CON GENNARO, POI INSIEME) Fetecchia!

EDUARDO -

Insomma quindi non c’è nulla da fare?

GENNARO -

Una speranza ce l’avete.

CONCETTA -

(TREPIDANTE) Avanti parlate, non ci fate stare sulle spine.

EDUARDO -

Perché pure voi state sulle spine?

CONCETTA -

(ACCAREZZANDOLO) E’ certo, io vi voglio vedere sempre felice, anche perché c’ho sempre una speranza.

EDUARDO -

A’fforza…(A GENNARO) Andiamo avanti… dicevi…

GENNARO -

Don Eduà voi dovete fare una cura disintossicante, ma in questa cura è necessario che ci dia una mano anche vostra moglie, praticamente dovrebbe indossare ancora una volta il lutto.


CONCETTA -

Uèèèè, sciò sciòòò …

GENNARO -

No, no, non nel senso che dite voi. Si deve vestire un’altra volta a lutto… e poi piano, piano giorno dopo giorno… una volta si togli la gonna nera, un altro giorno si toglie la camicetta, un altro giorno si mette un po’ di rossetto in più… e vedrete che senza nemmeno accorgervene guarirete.

CONCETTA -

Bravo Gennà. (ABBRACCIANDOSELO FORTE) Don Eduà siete salvo. (DALLA STANZA ALLA DX ESCE CUVIELLO, CHE SI RIMETTE IN ORDINE, POI VEDE LA PRENSENZA DI DON EDUARDO E SI RICHIUDE IN CAMERA)

EDUARDO -

Donna Concè adesso se ve ne andate mi fate un piacere

CONCETTA -

Quando me lo dite così e come se me ne andassi con voi.

CUVIELLO -

(ESCE CUVIELLO DALLA COMUNE, CON UN MARTELLO ED UN CARTELLO CON LA SCRITTA “PRIVATO”) Don Eduardo cosa ve ne pare? E’ una mia idea. (INIZA A MARTELLARE PER AFFIGGERE IL CARTELLO ALLA PORTA DELLA STANZA DI DONNA GRAZIELLA)

EDUARDO -

Uè, sta dormendo Donna Graziella

CUVIELLO -

Ah, sta dormendo, già… scusate…

EDUARDO -

Fai una cosa, vai al cimitero e vedi se ci sono buone nuove.

CUVIELLO -

Come preferite. (VIA DALLA COMUNE)

EDUARDO -

(A GENNARO) Ma lo sai che forse hai ragione tu. Io sembra che mi sento già meglio. Fai una cosa dammi quella bella giacca sportiva di Don Giacinto, mi vado a fare una bella passeggiata.

GENNARO -

Quella Tasmania. (INDAFFARATO ALL’APPENDIABITI)

EDUARDO -

Prendo un poco d’aria.

GENNARO -

Eccola qua (FA PER AIUTARLO AD INDOSSARLA).

EDUARDO -

Ah, che bel taglio.

GENNARO -

E come vi calza bene, sembra fatta apposta per voi.

EDUARDO -

(NEL PROVARSI LA GIACCA, TROVA DEI BIGLIETTI IN TASCA) C’è un biglietto, vedi un poco cosa sta scritto. (VA ALLO SPECCHIO PER DARSI UN’OCCHIATA)

GENNARO -

(LEGGE) “C’è qualcosa di strano intorno a me, firmato Giacinto Cammarota.”

EDUARDO -

E cosa significa?

GENNARO -

Non lo so.

EDUARDO -

Fossero corna?

GENNARO -

Chi può dirlo.

EDUARDO -

Guarda negli altri vestiti. (NEL DIRLO COMINCIA A FRUGARSI NELLE TASCHE DELLA GIACCA, MENTRE GENNARO FA LO STESSO CON I VESTITI APPESI ALL’APPENDIABITI).

GENNARO -

Don Eduà, qua in ogni giacca ci sono dei biglietti.

EDUARDO -

Fammi vedere. (GENNARO FA PER DARGLI PARTE DEI BIGLIETTI E I DUE COMINCIANO A LEGGERE) “Chi si muove nell’ombra”

GENNARO -

(IMPAURITO, NON CAPENDO CHE EDUARDO STA LEGGNEDO) Maronn ch’rèèè?

EDUARDO -

Sto leggendo.

GENNARO -

“Mi sento sempre peggio.”

EDUARDO -

“Graziella vuole farmi assolutamente delle siringhe di testosterone.“ (CAMBIANDO TONO) le stesse che sta facendo fare a me.

GENNARO -

“Alla milza non avevo mai avuto fastidi… oggi si”

EDUARDO -

“A chi può giovare la mia morte, chi erediterà?…” Gesù… (INSIEME A GENNARO) a vedev’, (TREMOLANTE) Gennà… Gennà… ma tu pensi che… mamma mia… e tu… tu dice ca era suggestione, era il mio complesso della vedova…


GENNARO -

Adesso non v’impressionate.

EDUARDO -

Quello era la mia forza di sopravvivenza.

GENNARO -

Calmatevi un secondo.

EDUARDO -

(CONTINUANDO A LEGGERE) “Sto morendo non è naturale… indagate”… Gennà qua bisogna riesumare il corpo di Don Giacinto… (GENNARO LO POGGIA SUL DIVANO) Gennà…

GENNARO -

State tranquillo non fate così.

EDUARDO -

Ha ucciso il marito e adesso sta facendo la stessa cosa anche con me.

GENNARO -

Adesso vi vado a prendere un tranquillante.

EDUARDO -

Le iniezioni Gennà…

GENNARO -

Calmatevi… (VIA IN CUCINA)

EDUARDO -

Non mi lasciare solo…”(CONTINUANDO A LEGGERE) Gennà “Sono a letto non ho la forza di muovermi” … quella ha ammazzato il marito. Sta facendo le stesse cose anche con me.

GENNARO -

(ARRIVA CON UN TRANQUILLANTE) Ecco qua bevete.

EDUARDO -

Cos’è?

GENNARO -

Un tranquillante. Stendetevi un po’… (VIA A PRENDERE UNA COPERTA) così dopo vi svegliate più forte di prima. (SPEGNE LA LUCE)

(LUCE PIAZZATO META’ GIU’)à (CUVIELLO) – MUSICA ECCLESIASTICA

EDUARDO -

Gennaro non mi lasciare solo (SI STENDE SUL DIVANO)

GENNARO -

Sono con voi, Gennaro vostro non se ne và. (DON EDUARDO SI ADDORMENTA, GENNARO, GLI METTE UNA COPERTA INDOSSO E VIA IN CUCINA)

(LUCE PIAZZATO TUTTA GIU’)à (CUVIELLO) 

(FUMO)à (GENNARO)

(LUCE PIAZZATO META’ GIU’)à (CUVIELLO) 

GIACINTO -

(ENTRA GIACINTO, CANOTTIERA E BOXER, BIANCHISSIMO IN VOLTO) Eduardo… Eduardo…

EDUARDO -

(DAL SONNO) Uh… guarda chi si vede, Don Giacinto Cammarota.

GIACINTO -

In carne ed ossa.

EDUARDO -

Volete scherzare

GIACINTO -

Insomma… sono io. Avete visto come sono combinato.

EDUARDO -

Uh… e come mai?

GIACINTO -

Così Graziella mi ha mandato al cimitero, non ci ha voluto rimettere nemmeno un vestito. Eppure ne avevo tanti. A proposito, a casa mia non li ho visti. Sapete che fine hanno fatto?

EDUARDO -

Io noooo, perché… ma voi non lo sapete?

GIACINTO -

Purtroppo no. Qua ci tengono allo scuro di tutto.

EDUARDO -

Menomale…

GIACINTO -

Mi hanno solo informato che sono morto.

EDUARDO -

Altrimenti non ve ne accorgevate nemmeno.

GIACINTO -

Ma come sono morto non lo so. Fatemi una cortesia, mettetemi voi al corrente.

EDUARDO -

Ma io, io non so niente Don Giacinto. Forse sarà stata la volontà di Dio.

GIACINTO -

Ma quando mai, io non ero neanche atteso, non ero nemmeno sulla lista. Ma allora non sapete proprio niente?

EDUARDO -

Io no, non so niente.

GIACINTO -

E Graziella come sta? Ho saputo che si è sposata. Eh… non vorrei essere nei panni di quell’uomo.

EDUARDO -

(TREMOLANTE) Perché Don Giacinto che avete da dire di Donna Graizella?


GIACINTO -

Eh… adesso non posso parlare.

EDUARDO -

Nooo, parlate per piacere.

GIACINTO -

Ma ne ho di belle da dire.

EDUARDO -

Raccontatemi, ditemi tutto.

GIACINTO -

Si è fatto tardi adesso, devo andare.

EDUARDO -

Don Giacinto, non ve ne andate.

GIACINTO -

Tornerò Don Eduà, tornerò, specialmente se vengo a sapere chi ha preso i miei vestiti. (VIA DALLA COMUNE)

EDUARDO -

(LAMENTANDOSI) Don Giacinto, Don Giacinto … Don Giacììì… (SI RISVEGLIA, E COMINCIA A CHIAMARE GENNARO) Gennaro, Gennaro…

GENNARO -

(ENTRA ACCENDENDO LA LUCE) Don Eduà cos’è stato?

(LUCE PIAZZATO SU)à (CUVIELLO) 

EDUARDO -

Corri per le scale, presto fermalo… ci sta Don Giacinto… fallo tornare indietro…

GENNARO -

Ma cosa state dicendo, quello è morto.

EDUARDO -

(SI ALZA) Me lo ha detto Gennà, la moglie lo ha ucciso…

GENNARO -

Calmatevi, avete fatto solo un brutto sogno.

EDUARDO -

Io voglio vivere. Aiutami (GENNARO LO METTE A SEDERE SULLA SEDIA)

GENNARO -

Calmatevi, quello è stato solo un brutto sogno… (REALIZZANDO CHE C’E’ UNA SOLA SOLUZIONE PER AIUTARE EDUARDO) Don Eduà, secondo me… la vostra salvezza si chiama Cuviello.

EDUARDO -

(RINSANENDO) Cuviello?

GENNARO -

Si, signore.

EDUARDO -

In che senso?

GENNARO -

Prima quando voi siete sceso a prendere le medicine in farmacia, Cuviello ha fatto il colpo.

EDUARDO -

Il colpo? E su chi?

GENNARO -

Vostra moglie. Donna Graziella!

EDUARDO -

(MERAVIGLIATO) Donna Graziella?

GENNARO -

Don Eduà, con rispetto parlando… tenete le corna!

EDUARDO -

Una seduta spiritica con me ancora in vita?

GENNARO -

Esattamente!

EDUARDO -

E’ bravo a Cuviello. E quello sicuramente sarà il mio successore.

GRAZIELLA -

(ENTRA GRAZIELLA IN VESTE DA NOTTE, GENNARO FILA IN CUCINA) Ti credevo fuori. Hai riposato qui.

EDUARDO -

(STIZZITO) Si, ma non l’eterno riposo al quale alludi tu!

GRAZIELLA -

(SIEDE SUL DIVANO) Che cosa intendi?

EDUARDO -

Niente… cose mie. Prima però voglio alcune informazioni sul tuo precedente matrimonio.

GRAZIELLA -

Oh Dio la gelosia retrospettiva.

EDUARDO -

Nessuna gelosia. Dimmi fosti felice con Giacinto… in tutti i sensi… di giorno, di notte.

GRAZIELLA -

Mah, diciamo di si, poi, sai com'è... quando Giacinto comincò ad ammalarsi non voleva più uscire la sera... Pareva che avesse un presentimento...

EDUARDO -

Aah! Ci siamo! Un presentimento!

GRAZIELLA -

Poi conobbi te... e il resto... lo sappiamo tutti e due.

EDUARDO -

Ma il discorso è un altro, cara Graziella. (UN TEMPO) Supponiamo che anche io, un giorno, mi sveglio cambiato, vecchio... e non mi va più di uscire, mi sfogo con la TV e coi giornali, mi viene l'asma bronchiale e via dicendo...


GRAZIELLA -

Ma perché vuoi mettere il carro avanti ai buoi?

EDUARDO -

Perché i buoi vogliono campare. Tengono le corna ma vogliono campare.

GRAZIELLA -

E chi glielo vieta?

EDUARDO -

Tu. (TIRANDO FUORI DALLA GIACCA UN BIGLIETTINO) Chi lo ha fatto una volta…

(GRAZIELLA SENZA NEMMENO LEGGERE, PRENDE IL BIGLIETTINO E LO STRAPPA) Eh, ne tengo tanti altri, uno più schifoso dell’altro.

GRAZIELLA -

E con questo? Non sono prove. Lo sapevano tutti che negli ultimi tempi Giacinto soffriva di manie di persecuzione. Che intenzioni hai?

EDUARDO -

Prima voglio sapere come e quando ti venne il pensierino sinistro.

GRAZIELLA -

Quando cominciasti a piacermi tu!

EDUARDO -

Sia chiaro che in questa macchinazione io non c’entro!

GRAZIELLA -

Si è vero! Ma io a te pensavo!

EDUARDO -

Arsenico, vetro in polvere, soda caustica… come hai fatto?

GRAZIELLA -

No, no...

EDUARDO -

Già. Troppo volgare... Hai trovato un mezzo più signorile?

GRAZIELLA -

Non fu un mezzo... Fu una cosa che può succedere... quando uno si fa le iniezioni ricostituenti...

EDUARDO -

Le stesse che stai facendo fare a me. Va bene, ma sono innocue! Che altro ci mettevi nella siringa per ottenere l'effetto voluto?

GRAZIELLA -

Niente... Può succedere che mentre uno prepara l'iniezione, l'ago gli sfugge di mano e cade per terra... Bisognerebbe disinfettarlo... il malato invece aspetta con la parte nuda...

EDUARDO -

(CON RACCAPRICCIO) Setticemia! (PARLANDO, ESALTATO ALL’INVISIBILE DON GIACINTO) Don Giacinto! Don Giacinto! La verità si è finalmente saputa! Siete morto di setticemia. La tua presenza mi è diventata insopportabile. Bisogna assolutamente venire a una conclusione. (UN TEMPO) Il nostro matrimonio, non essendosi consumato... bisogna annullarlo.

GRAZIELLA -

Non per colpa mia.

EDUARDO -

Per colpa e salvezza mia. Bisogna annullarlo. E non dovrai opporti, altrimenti ti denuncio… Dunque pensaci: o accetti l'immediato annullamento, o ti denuncio. Scegli. Avvocato o commissario? (AGITANDOLE SOTTO LA FACCIA I BIGLIETTINI DI DON GIACINTO) Aspetta Aspetta, non rispondere. Voglio un testimone! Gennaro!

GENNARO -

(ENTRA DALLA CUCINA CON UNA RADIO IN MANO) Ho registrato tutto.

EDUARDO -

Allora? Parla?

GRAZIELLA -

Scelgo l’avvocato!

EDUARDO -

Brava. E’ un affare. (GRAZIELLA CAMBIANDO TONO SCOPPIA A RIDERE A GOLA PIENA) Belva! Iena! Perché ridi?

GRAZIELLA -

Perché io le iniezioni non le so fare! Veniva l’infermiera, per questo. E in quanto al povero Giacinto, fior di professori ti potranno dire che era un fissato. Teneva la mania di persecuzione, vedeva assassini dappertutto. Tu quanti biglietti hai trovato. Una ventina? Io ne ho trovati a centinaia. Ce n'è perfino uno che dice: "Don Eduardo Palumbo non me la racconta giusta. Quello, una volta o l'altra, mi fa secco per le scale."

EDUARDO -

Tu che dici? Ma possibile?

GRAZIELLA -

Lo sapeva anche il Commissario di polizia. Portai tutte quelle carte lì, compreso un diario che pareva un romanzo giallo! L'avvocato, il commissario, l'annullamento... Don Gennà, giacché vi trovate registrate pure questa! (RIDE A SQUARCIAGOLA AL MICROFONO).

EDUARDO -

Avevi studiato tutto nei minimi particolari tu eh? Giocando sulla sua mania di persecuzione… avete fatto in modo che nessuno sospettasse niente! Ed ora che cosa pensi di fare?

GRAZIELLA -

Mi sta bene quello che hai detto! Mi sta bene l’annullamento. Perché mai dobbiamo guastarci il sangue? Tu ti sei sbagliato e io più di te... Abbiamo commesso un errore. Don Gennà, pensate voi a far rialzare il muro qua... a spese mie, naturalmente. Per me, ti auguro buona fortuna... Addio. (VIA DALLA COMUNE)

EDUARDO -

E io a te. Io credo che non passeranno (STRIZZA L’OCCHIO A GENNARO) sei mesi, e avrai un altro marito... Che Dio te lo conservi a lungo... ma nell'eventualità... io qua sono... Devotamente... (UN TEMPO) … E anche questa è fatta.

GENNARO -

Bravo Don Eduà… avete fatto bene.

CUVIELLO -

(ENTRA CUVIELLO)… Sono stato al cimitero di Poggioreale… nessuna novità.

EDUARDO -

Le novità te le do io… (SIEDE ALLA SCRIVANIA) Sei licenziato.

CUVIELLO -

Non ho capito, come sarebbe?

EDUARDO -

Esuberanza di personale. Eccessivo rendimento. Ti sollevo dalla gestione e riprendo in proprio le mie mansioni.

CUVIELLO -

Ma questa è una cattiva azione. Voi così mi rovinate.

GENNARO -

Ogni cosa che ha un inizio… ha poi una fine. E da ogni fine può nascere un inizio.

CUVIELLO -

(A GENNARO) Tu non mi hai mai sopportato! Sei contento adesso?

GENNARO -

Assai!

CUVIELLO -

(A DON EDUARDO) Questa me la pagherete, con l’esperienza che mi ritrovo, mi aprirò un’altra ditta e mi frego tutte le clienti vostre.

EDUARDO -

(SI ALZA) Tu in questo mestiere sei un pivello.

CUVIELLO -

Intanto a sedute spiritiche vi mangio vivo.

EDUARDO -

E questo è il tuo guaio, sai come finirai tu? (UN TEMPO) Marito!

CUVIELLO -

Perché voi come siete finito?

EDUARDO -

Io mi sono salvato in tempo! Gennà toglimelo dai piedi.

GENNARO -

Mo te n’è ‘aiiii (FA PER METTERLO ALLA PORTA)

CUVIELLO -

Me ne vado, me ne vado… ma sentirete parlare di me.

GENNARO -

Aspè damm a giacc’ (FA PER TOGLIERGLI LA GIACCA, POI CUVIELLO VIA DALLA COMUNE)… ben fatto Don Eduà… che bella soddisfazione… mi avete fatto ingrassare di dieci chili! Sit’e ruoss’… mo’ Gennarino vostro vi va a fare una bella tazza di cafffè. (VIA IN CUCINA)

EDUARDO -

(SIEDE AL DIVANO) Cos’altro mi deve capitare.

CONCETTA -

(ENTRA TRAFELATA) Don Eduà ma cosa è successo? Ho visto a Cuviello per le scale che imprecava e strillava come se avesse passato un guaio.

EDUARDO -

(SI ALZA) No il guaio l’ho passato io… voi state un’altra volta qua! Ma lo volete capire che qua sopra non ci dovete mettere più piede, che in questa casa siete un soggetto indesiderato. Azzòò, ma tenite a capa tosta! Ahhh (SIEDE)

CONCETTA -

(CON SENTIMENTO) Avete ragione. Io tengo la testa dura… e non riesco a farmi capace che in questa casa non ci devo mettere più piede, che sono una persona indesiderata. E vabbè, non fa niente vorrà dire che non ci verrò più non vi preoccupate. Mi ero illusa… si… mi ero illusa che con tante donne assatanate che avevate attorno… vi foste accorto veramente di chi vi vuole bene. (FA PER ANDARE)

EDUARDO -

(HA UN ATTIMO DI ESITAZIONE, POI REALIZZANDO CHE CONCETTA LO VUOLE REALMENTE BENE) Concè.


CONCETTA -

Eduà…

EDUARDO -

(CS) Concè, io…

GENNARO -

(ENTRA GENNARO CON IL CAFFE) Ecco il caffè…

CONCETTA -

Ma quale caffè… nervoso come sta solo il caffè ci manca… ora ha solo bisogno di riposo e tranquillità. (PRENDE LA COPERTA, MENTRE EDUARDO SI LASCIA ADAGIARE SUL DIVANO TRA LE SUE BRACCIA) Adesso si mette buono, buono e prova a riposare.

(REALIZZANDO TUTTO) Ha ragione Donna Concetta, ha proprio ragione, a voi Don Eduà non vi accadrà mai nulla… e sapete perché? Perché vicino a voi ci sono io… io… e Donna Concetta, che non vi faranno mancare mai il loro affetto… e anche perché se poi a voi vi succede qualcosa… noi che facciamo? Voi per noi siete il faro… la luce che ci illumina. (UN TEMPO, CHIUDE LA FINESTRA) Fatevi una bella dormita…

Musica: RAY GELATO - Just a Gigolò ain't got nobody

… e da domani riprenderemo tutti gli appuntamenti.

(VA A PRENDERE UNA SEDIA E SI METTE VICINO AL DIVANO ANCHE LUI)

Con la vedova Sorrentino, con la Pagliarulo… e se volete.. e se mi ritenete degno vi posso dare una mano anche io… il vostro umile servitore.

FINE !!!